Laboratori d’Arte A cura di: Daniela Settili · tempera, utilizzando per creare arancione viola e...

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Laboratori d’Arte A cura di: Daniela Settili Anno scolastico 2010/11 Progetto intercultura

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Laboratori d’Arte

A cura di: Daniela Settili

Anno scolastico 2010/11

Progetto intercultura

“Le culture e le società umane non hanno mai

costituito degli isolati assoluti. Scambio e

contatto culturale hanno sempre fatto parte

della vita di tutti i popoli” (Ugo Fabietti, antropologo)

La tradizione e l’autenticità delle espressioni artistiche di un popolo non sono legate necessariamente ad una fedeltà pedissequa al passato, alcuni popoli oggi continuano a creare scudi rituali ma utilizzano bidoni di latta e tappi di birra al posto di corteccia ed altre decorazioni; a tutti gli effetti però i loro sono scudi “tradizionali”. Gli scambi con altre popolazioni modificano usi e costumi, le diverse culture incontrandosi confluiscono, contaminano e si arricchiscono.

I progetti del Laboratorio di Arte mirano ad indicare ai bambini la presenza di questo arricchimento:

conoscendo alcuni artisti che nelle loro opere, a seguito della loro curiosità hanno intrapreso viaggi nel corso dei quali hanno assimilato forme, linee, variazioni cromatiche tipiche dei paesi conosciuti. Uno su tutti Friedrich Hundertwasser che, con i suoi campanili a cipolla, richiama architetture viennesi e nel contempo , attraverso l’utilizzo della foglia oro o di certi azzurri, suscita visioni d’Oriente.

Conoscendo la pittura decorativa araba, legata a forme geometriche e naturalistiche, così simili a certi mosaici presenti nelle chiese di Ravenna.

Conoscendo i monili africani del Ghana, che per una sorta di

”contaminazione inversa”, ci risultano familiari poiché derivano dalle perle di vetro di Murano, che dalla fine del Quattrocento ebbero enorme diffusione in tutto il Continente Nero. Ancora oggi nel patrimonio di molte famiglie dell’Africa Occidentale si trovano collane di perle veneziane, che vengono esibite nelle danze rituali e, le più pregiate dalla lavorazione complessa, sono simbolo del potere dei capi in molte etnie.

Il puzzle delle e Enrico Baj

Mali Nuova Guinea Lapponia India

Enrico Baj nasce a Milano nel 1924. La sua opera si articola in vari periodi e da una

parte si manifesta con opere che seguono un filone ludico create con ogni sorta di materiale utilizzando il collage che gli permette infinite varianti e combinazioni. Dall’altra, manifesta un forte impegno civile, a partire dalle figurazioni nucleari degli anni Cinquanta che testimoniano le paure scatenate dalla bomba di Hiroshima.

Creerà cicli di “Generali” e “Parate militari” volti a criticare ogni tipo di aggressività.

Seguiranno altri cicli: le “Dame”, le “Maschere tribali”, i “Totem”, i “Feltri”.

E’ un artista dissacratore e impegnato, usa la provocazione per criticare la società opulenta, il potere, il conformismo.

Per far ciò ritrae, e lo fa utilizzando stoffe da materasso e da tappezzerie, nappe, corde e cordoni vari, passamanerie d’altri tempi, pezzi di meccano, di legno, bottoni, lana, mattoncini di Lego, vecchie medaglie: non butta niente.

Tutti questi materiali gli servono per dar vita a una “cosa” inconfondibile, che assorbe in se tutto il materiale di origine , ricomparendo in forma assolutamente nuova!

Nel laboratorio svolto con bambini della classe

terza elementare nell’anno scolastico 2010/11, utilizzando immagini tratte da mensili a

carattere geografico e antropologico, sono state individuate alcune popolazioni e definite le aree geografiche di appartenenza (nello specifico Nuova Guinea, Lapponia, India, Polo Nord, Mali).

I bambini hanno tracciato la propria sagoma su un cartoncino a forma di tessera di puzzle, hanno colorato lo sfondo con i colori a tempera e poi utilizzando materiale di riciclo portato da casa, hanno vestito le proprie sagome copiando gli abiti del popolo a loro assegnato.

Il risultato finale, una volta unite le tessere, è stato quello di un meraviglioso puzzle multiculturale!

I bambini DELFINI E Il serpente arcobaleno

La cultura aborigena australiana è una tra le più antiche culture viventi al mondo con originali forme espressive. Generalmente gli aborigeni traspongono in immagini i loro racconti orali che parlano e interpretano la creazione del mondo e i suoi elementi. Il laboratorio proposto ai bambini di 1^ elementare parla del mito dei Bambini Delfini: in una giornata calda e afosa un gruppo di persone decide di andare verso la costa alla ricerca di una sorgente d’ acqua. Arrivati a destinazione si accorgono che mancano tre bambini. Le tracce portano al limite della scogliera dove inizia il mare. I bambini attratti dal mare a loro sconosciuto, si sono tuffati, non aspettandosi l’acqua profonda. Lo spirito del mare sentendo le loro grida di aiuto, decide di trasformarli in delfini, per farli giocare per sempre nell’acqua, ma anche di castigarli per essere stati essi stessi causa del loro male.

e i del Austria/Brasile/Grecia/Mar Morto/Africa

Friedrich Stowasser nasce a Vienna nel 1928 .

Pittore, architetto, grande viaggiatore per terra e per mare (la sua barca si chiama Regentag cioè giorno piovoso).

Cambierà il proprio nome in Hundertwasser (cento acque) Friedensreich ( regno di pace) Dunkelbunt (buio colorato).

Questi nomi indicano chiaramente l’importanza che per l’artista rivestono temi come l’ecologia, la natura, i sentimenti, le emozioni , la necessità di vivere in un mondo giusto che rispetti tutti i popoli e le loro culture, dove si insegni soprattutto ai bambini a non sentire il bisogno di cose inutili (società consumistica) ma ad abituarsi a guardare, “vedere” la vita intorno a loro (paesaggi, persone, giochi di luce) e a disegnarla usando moltitudini di colori, macchie, linee, sovrapponendo le sensazioni, le visioni, creando così personaggi e luoghi fantastici.

La natura è la nostra architettura.

L’ opera di Hundertwasser è caratterizzata da colori magici e titoli poetici. Egli dipinge su tutto e di tutto, lentamente ma costantemente. Crea un mondo spettacolare.

Nello stesso quadro mescola un punto di vista frontale e un punto di vista aereo che chiama“Vögelprospektiv” (prospettiva degli uccelli). Ogni quadro è un sogno, un racconto fantastico, non ci sono linee o colori stridenti, ma rotondità e armonia.

Nell’anno scolastico 2010/11 il laboratorio è stato ad indirizzo interculturale.

I bambini sono stati chiamati a “scoprire” la realtà in cui sono immersi, per poi confrontarla con quella di altri popoli . Nello specifico il laboratorio FRIEDRICH HUNDERTWASSER partendo dall’osservazione delle diverse tipologie costruttive (attraverso riproduzioni fotografiche), individua la forma “tetto” nella società tribale africana o nella bidonville brasiliana per poi portarci ai minareti arabi con le loro guglie dorate così care all’artista e da lui infinite volte riprodotte e ripensate.

L’analisi fatta in classe dei diversi agglomerati urbani ha evidenziato le tipologie costruttive, l’utilizzo dei materiali determinato anche dalle latitudini geografiche.

I bambini hanno inizialmente disegnato, copiandoli i diversi agglomerati urbani.

Si è poi passati ad analizzare le diverse forme architettoniche utilizzate da Hundertwasser nei suoi edifici e sempre presenti nei suoi quadri: spirali, colonne panciute, guglie a “cipolla”, finestre argentee e dorate.

I bambini hanno potuto sperimentare i colori a tempera, utilizzando per creare arancione viola e verde (colori secondari) solo i colori primari (rosso, blu, giallo).

Con la stagnola hanno creato guglie e finestre. Infine è stato chiesto di disegnare la loro scuola ideale,

ma alla maniera dell’artista quindi utilizzandone le forme caratteristiche.

Hanno osservato, analizzato, incollato, acquisito maggior competenza pittorica e infine, unendo tutto ciò, hanno creato!

Niki de Sainth Phalle ( / / )

Niki de Saint Phalle nasce a Neuilly-sur-Seine vicino Parigi nel 1930.

Artista fortemente influenzata dalla visione dei giardini di Gaudi’ a Barcellona fino a ricreare lei stessa un parco alla maniera di Park Güell intitolato “Il Giardino dei Tarocchi” in provincia di Grosseto.

Crea sculture di grandi dimensioni raffiguranti donne, draghi, figure immaginarie che hanno forme morbide e sinuose, dipinte con colori sgargianti ma puri (per lo più colori primari, blu, rosso giallo, con oro e argento, usa anche specchi lucenti e pezzi di piastrelle a mo’ di mosaico).

Le sue opere sembrano sogni!

Questa artista insegna a rappresentare la forma umana o animale con estrema fantasia seguendo il proprio pensiero.

I colori vivi, puliti trasmettono allegria, benessere. Le linee arrotondate aiutano a trasmettere sensazioni positive.

Il progetto si svolge utilizzando i colori a tempera.

Lavoriamo su fogli grandi perché ci permettono di esprimerci meglio.

Inizialmente si indagano le forme tipiche dell’artista: spirali, cuori, fiori, cerchi concentrici.

Successivamente ogni ragazzino si stende su un foglio grande quasi quanto lui e un compagno ne segna la sagoma.

Infine ognuno di loro decora la propria sagoma con forme riconducibili all’artista e colori a tempera primari e secondari, quest’ultimi a loro volta nati dalle corrette mescolanze dei primari.

Dall’Africa a Henri Matisse (Africa/Francia)

Henri Matisse nasce a Le Cateau-Cambresis, nel nord della Francia, il 31 dicembre1869.

Linea e colore sono i due elementi caratterizzanti delle sue opere.

La linea non serve semplicemente a riprodurre un oggetto ma lo ricrea; più volte disse nelle interviste che : “ Una linea non può esistere da sola, deve sempre prevedere una compagna”.

Il colore è il mezzo per esprimere l’emozione non per riprodurre la natura.

Nell’equilibrio fra questi due elementi risiede il segreto della creazione, ma un’opera nasce anche per mezzo del “sentimento che è in noi stessi . Il sentimento è nemico solo quando non si sa esprimerlo e bisogna esprimerlo interamente. Bisogna andare fino in fondo, un artista è un esploratore!”

In più di quarant’anni di lavoro Matisse assorbì tutte le luci della sua terra e quelle dell’umano per tramandare frammenti smaglianti di fervore e genio.

Vetrate stupende, ricche di forme e colori. Cartoncini ritagliati a creare opere intense e sognanti. Arabeschi e forme sconosciute e colori apparentemente fuori posto. Vera libertà creativa!

Nel laboratorio svolto con i bambini di 2^

elementare, cerchiamo la forma “foglia” cara a

Matisse nelle decorazioni di alcune tribù africane.

La troviamo riportata su un costume usato dai

danzatori ibo che imitano le fanciulle durante la

festa annuale del raccolto.

Con l’ausilio della cartina geografica la facciamo

“volare” dal continente africano a quello europeo

fino ad arrivare alla Francia e alle medesime

stilizzazioni di Henri Matisse

I bambini hanno raccolto nel bosco delle foglie e

con la monostampa creano la loro prima forma.

Abbiamo creato un abito su misura ad ogni bambino

tracciando la loro sagoma su cartoncino che poi è

stato da loro decorato con le rispettive “forma-

foglia” ispirandosi al costume africano.

Successivamente l’attenzione si è spostata all’opera

pittorica di Henri Matisse, nello specifico al

quadro “La tristezza del re”.

I bambini sono riusciti ha definire i dettagli della

ballerina e della chitarra fra le sagome raffigurate.

La maestra li ha sollecitati ad immaginare il

contrario di tristezza e quindi si ipotizza un’ opera

nuova chiamata “La felicità del re “

Colorano così prima uno sfondo multicolore con

gli acquerelli, poi vi incollano la sagoma della

felicità, e infine ritagliano cartoncini colorati a

forma di piccole foglioline.

Le foglie danzano creando un senso di allegria : “la

felicità del re” per l'appunto.

Henri Matisse “La Tristezza del re”

Piet Mondrian nasce vicino Utrecht nel 1872. Arriverà all’astrazione passando attraverso le esperienze della pittura nordica (paesaggistica, naturalistica) e quella francese (i colori accesi degli espressionisti francesi detti “Fauve”). Conosce il cubismo scomponendo anche le sue immagini in una serie di linee, segmenti orizzontali e verticali. Ma vuole raggiungere la “realtà pura”, la forma assoluta. Fino ad arrivare a definire due elementi fondamentali: la linea e il colore. Nelle sue sperimentazioni con i colori rosso, giallo, blu (colori primari), bianco, grigio e nero (non colori), e con linee verticali e orizzontali cerca l’armonia delle forme e degli spazi. Non rappresenta più la natura come ci appare, ma come forme costruite geometricamente, cercando l’equilibrio di rapporti essenziali e il dominio della mente sui sensi.

Il laboratorio vuole aiutare i ragazzi a riflettere sul significato dei colori legato alla rappresentazione delle proprie emozioni. Viene letto un racconto nel quale un bambino rappresenta la propria casa suddivisa in stanze di diversi colori che “abita” a seconda delle emozioni che lo animano. I ragazzi riconoscono la suddivisione cromatica per lo più condividendola, o aggiungendo qualche significato. Poi progettano a loro volta una casa ricca di emozioni. Una filastrocca rimanda a separazioni geometriche proprie di Piet Mondrian.

I Ragazzi provano con cartoncini colorati (colori primari e bianco) su sfondo nero. Successivamente piegando un foglio bianco cm 40 x 40 si costruiscono griglie. L’artista infatti, per un certo periodo della sua vita, componeva i quadri dentro ad una griglia prestabilita. Le linee erano distribuite in modo regolare sulla tela quadrata e bianca.

I progetti del Laboratorio di Arte, sono articolati in una prima fase di conoscenza, per la quale ci si avvale di fotografie, immagini, letture, ed una seconda fase di elaborazione manuale attraverso la pittura, il collage polimaterico, la mono-stampa …