LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare,...

12
LabNews LabNews LabNews LabNews Editoriale 1 Infezioni nell’an- ziano 2 HIV 4 Congresso 5 Vasculiti 8 Catene leggere 10 PSA 11 Azienda U.S.L. 6 - Livorno Laboratorio di Patologia Clinica Dicembre 2008 Anno 10, Numero 40/41 LabNews foglio di informazione del laboratorio di Patologia Clinica di Livorno direttore: Antonio La Gioia Hanno collaborato a questo numero: Valerio Corsini Antonio La Gioia Antonella Leoni Angela Matteucci Patrizia Petricci Fabrizio Torsi Siponta Vairo Viale Alfieri, 36 57100 Livorno Sommario: Editoriale Editoriale Anno 10, Numero 40/41 Pagina 1 A ncora una volta “numero dop- pio” a sottolineare da un lato le difficoltà di mantenere un impe- gno gravoso ed importante e dall’altro la volontà e l’orgoglio di riuscirci sempre; già, perché questo numero è dop- pio per davvero con più pagine e tanti spunti. Le pagine in più sono state dettate da un avvenimento che ha destato in tutti noi grandi aspettative, vale a dire il Congresso a “sigle unificate” che dal 28 al 31 ottobre scorso a Rimini ha visto insieme la Società Italiana di Biochimica Clinica (SiBioC) e la Società Italiana di Medicina di Laboratorio (SIMeL): bellissima cosa che festeggiamo con la pubblicazione in estratto di alcune relazioni che ci sono particolarmente pia- ciute. Abbiamo poi voluto dare particolare risalto, in questo numero, agli aspetti diagnostici di laboratorio per alcune patologie dell’anzia- no quali le infezioni (Dr. Corsini che, tra l’altro, con questo articolo cessa la collabo- razione con il nostro giornale avendo fatto scelte professionali diverse) o le compo- nenti monoclonali per le quali particolare rilevanza assume il dosaggio delle catene leggere libere monoclonali (dr.ssa Leoni). Completano il menu un articolo della dr.ssa Petricci sulla farmacoresistenza ai farmaci anti retrovirali, ed una (breve) del sotto- scritto su alcune delle “nuove” applicazioni diagnostiche del PSA. Qualche parola merita l’articolo sulla dia- gnostica delle vasculiti autoimmuni perché ne è autrice la dr.ssa Vairo, ultimo acquisto del laboratorio. La dr.ssa Vairo ha lavorato per molti anni nel laboratorio di Piombino occupandosi (come succede nei “piccoli” laboratori) un po’ di tutto per necessità e di autoimmunità per passione. Poi, poco tem- po fa, la scelta di questo trasferimento. Si porta dietro competenza ed esperienza e questo è un bene, ma nelle poche settima- ne con noi ho avuto modo di vedere anche aspettativa ed entusiasmo e questa è fortu- na. Benvenuta, Tina. Due parole sul mio “editoriale”. Non c’inca- stra nulla, penserà qualcuno e ne sono convinto anch’io; ma se, per una volta, mi approprio di uno spazio in un ambiente (LabNews) che sento profondamente mio, se pur condiviso con tanti, perdonatemi. (alg) I vecchi…… Valdo è seduto di fronte a me; mi parla della rivista e del suo impegno nell’Associazione, mi chiede un articolo “sugli anziani”, quello che mi pare. Accetto un po’ lusingato e poi il tempo passa e non ho fatto nulla perché ….già, perché? Gli impegni? Il lavoro? Il poco tempo per se stesso e la famiglia?. Storie. Il fatto è che io degli anziani non so nulla. Li vedo, a volte ci parlo, ne sento parlare, la televisione con l’estate me li ricorda, ma di loro non so nulla. Ed allora forse chiamo il signor Valdo, rinuncio e mi scuso con lui o forse scrivo quello che mi viene in mente e poi vediamo. Quanti vecchi conosco, io? Mio padre. Ha più di 90 anni e da molti ormai vive solo. Ogni tanto, meno di quanto vorrei (e dovrei) gli telefono. Ascolto il racconto dei suoi molti malanni inventati e dei pochi veri, (Continua a pagina 12)

Transcript of LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare,...

Page 1: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

LabNewsLabNewsLabNewsLabNews

Editoriale 1

Infezioni nell’an-

ziano

2

HIV 4

Congresso 5

Vasculiti 8

Catene leggere 10

PSA 11

Azienda U.S.L. 6 - Livorno Laboratorio di Patologia Clinica

Dicembre 2008

Anno 10, Numero 40/41

LabNews

foglio di informazione del laboratorio di Patologia Clinica

di Livorno direttore: Antonio La Gioia

Hanno collaborato a questo numero:

Valerio Corsini Antonio La Gioia Antonella Leoni Angela Matteucci Patrizia Petricci Fabrizio Torsi Siponta Vairo

Viale Alfieri, 36 57100 Livorno

Sommario:

EditorialeEditoriale

Anno 10, Numero 40/41 Pagina 1

A ncora una volta “numero dop-pio” a sottolineare da un lato le difficoltà di mantenere un impe-gno gravoso ed importante e

dall’altro la volontà e l’orgoglio di riuscirci sempre; già, perché questo numero è dop-pio per davvero con più pagine e tanti spunti. Le pagine in più sono state dettate da un avvenimento che ha destato in tutti noi grandi aspettative, vale a dire il Congresso a “sigle unificate” che dal 28 al 31 ottobre scorso a Rimini ha visto insieme la Società Italiana di Biochimica Clinica (SiBioC) e la Società Italiana di Medicina di Laboratorio (SIMeL): bellissima cosa che festeggiamo con la pubblicazione in estratto di alcune relazioni che ci sono particolarmente pia-ciute. Abbiamo poi voluto dare particolare risalto, in questo numero, agli aspetti diagnostici di laboratorio per alcune patologie dell’anzia-no quali le infezioni (Dr. Corsini che, tra l’altro, con questo articolo cessa la collabo-razione con il nostro giornale avendo fatto scelte professionali diverse) o le compo-nenti monoclonali per le quali particolare rilevanza assume il dosaggio delle catene

leggere libere monoclonali (dr.ssa Leoni). Completano il menu un articolo della dr.ssa Petricci sulla farmacoresistenza ai farmaci anti retrovirali, ed una (breve) del sotto-scritto su alcune delle “nuove” applicazioni diagnostiche del PSA. Qualche parola merita l’articolo sulla dia-gnostica delle vasculiti autoimmuni perché ne è autrice la dr.ssa Vairo, ultimo acquisto del laboratorio. La dr.ssa Vairo ha lavorato per molti anni nel laboratorio di Piombino occupandosi (come succede nei “piccoli” laboratori) un po’ di tutto per necessità e di autoimmunità per passione. Poi, poco tem-po fa, la scelta di questo trasferimento. Si porta dietro competenza ed esperienza e questo è un bene, ma nelle poche settima-ne con noi ho avuto modo di vedere anche aspettativa ed entusiasmo e questa è fortu-na. Benvenuta, Tina. Due parole sul mio “editoriale”. Non c’inca-stra nulla, penserà qualcuno e ne sono convinto anch’io; ma se, per una volta, mi approprio di uno spazio in un ambiente (LabNews) che sento profondamente mio, se pur condiviso con tanti, perdonatemi. (alg)

I vecchi……

Valdo è seduto di fronte a me; mi parla della rivista e del suo impegno nell’Associazione, mi chiede un articolo “sugli anziani”, quello che mi pare. Accetto un po’ lusingato e poi il tempo passa e non ho fatto nulla perché ….già, perché? Gli impegni? Il lavoro? Il poco tempo per se stesso e la famiglia?. Storie. Il fatto è che io degli anziani non so nulla. Li vedo, a volte ci parlo, ne sento parlare, la televisione con l’estate me li ricorda, ma di loro non so nulla. Ed allora forse chiamo il signor Valdo, rinuncio e mi scuso con lui o forse scrivo quello che mi viene in mente e poi vediamo. Quanti vecchi conosco, io? Mio padre. Ha più di 90 anni e da molti ormai vive solo. Ogni tanto, meno di quanto vorrei (e dovrei) gli telefono. Ascolto il racconto dei suoi molti malanni inventati e dei pochi veri,

(Continua a pagina 12)

Page 2: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

LabNewsLabNewsLabNewsLabNews

Pagina 2 Anno 10, Numero 40/41

QUANDO LE DIFESE CALANO: le infezioni nell’anziano

A ttualmente non esiste una definizione clinica del termine anziano. All’inizio del 1900, nel mondo, poco più di 15 milioni di persone superavano i 65 anni di età;

nel 1992 erano non meno di 342 milioni. Si stima che nel 2050 gli anziani saranno più di due miliardi (circa il 20% della popolazione mondiale). L'età di per sé rappresenta un fattore di rischio per lo svi-luppo di infezioni in quanto associata a modifica-zioni della risposta immunitaria, alterazioni fisiologi-che quali ridotto riflesso della tosse, minore perfu-sione tissutale e rallentati processi di riparazione delle ferite. Altre condizioni favorenti sono la ridotta attività fisica, la degenza a letto, malnutrizione, patologie debilitanti come diabete mellito, broncop-neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica. Le patologie infettive più frequenti osservate nell'an-ziano sono le infezioni delle vie urinarie, infezioni dell'apparato respiratorio, influenza, infezioni della cute e dei tessuti sottocutanei, batteriemie e sepsi, endocarditi batteriche, diarrea infettiva, meningiti batteriche, artriti batteriche e infezioni intraddomi-nali. Le manifestazioni cliniche molto spesso sono peculiari e atipiche e sono caratterizzate da assen-za di febbre o febbre non elevata, stato confusio-nale, iperventilazione, ipotensione, riduzione della diuresi, acidosi metabolica, tasso leucocitario nor-male o ridotto, ipoglicemia o iperglicemia e scom-penso del circolo. Le infezioni urinarie sono carat-terizzate da cistiti e pielonefriti e compaiono più frequentemente sopra i 60 anni, nelle donne hanno andamento ricorrente e sono la causa più frequen-te di batteriemia e sepsi. Negli anziani non ospeda-lizzati e comunque non istituzionalizzati il germe che più frequentemente causa infezioni urinarie è Escherichia coli mentre nei pazienti ospedalizzati e in comunità geriatriche sono Escherichia coli, Kleb-siella spp., Proteus spp., Staphyilococcus aureus e Enterococcus spp. L’approccio diagnostico da seguire nel sospetto di un’infezione urinaria è sempre l’urinocoltura. Negli anziani portatori di catetere vescicale, le infe-zioni sono polimicrobiche e spesso recidivanti. E’ bene però sottolineare che nell’anziano una batteriuria asintomatica è di frequente riscontro.

Numerosi studi presenti in letteratura hanno dimo-strato spesso l’inutilità di una terapia antibiotica sia per l’elevato rischio di recidiva che per gli effetti collaterali associati alla terapia. Le infezioni dell’apparato respiratorio e l’influenza rappresentano insieme la settima causa di morte nella popolazione di età compresa tra i 65 e 74 anni, la quinta tra 75 e 84 anni e, addirittura, la quarta oltre gli 85 anni. Gli agenti eziologici di più frequente riscontro nelle polmoniti dell'anziano sono Streptococcus pneumoniae (55%), Haemo-philus influenzae (10%), Staphylococcus aureus (1%), enterobatteri (Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae) (5%), infezioni miste (25%) e altri batteri (4%). Deve essere fatto un breve accenno a proposito della vaccinazione antinfluenzale. E' emerso che l'utilità è modesta per individui ricoverati in case di riposo e ancora più bassa per coloro che vivono all'interno della comunità. I vaccini non hanno u-n'efficacia significativa nel ridurre i casi di influenza e malattie simili, mentre sono efficaci nel contenere le complicanze più gravi, le ospedalizzazioni e i decessi; infatti si è osservata una riduzione dei ricoveri per polmonite di quasi il 30% e dei decessi del 42%(1).

Un’altra infezione polmonare di non raro riscontro nell’anziano è la tubercolosi. Questa malattia, so-stenuta da Mycobacterium tuberculosis, è dovuta ad una riattivazione di una pregressa infezione in seguito a caduta delle difese immunitarie, soprat-tutto dovuta a diabete, neoplasie o alcolismo. La batteriemia e la sepsi correlata hanno un tasso di letalità altissimo nell’anziano, superiore al 70%, soprattutto a causa dell’ipotensione e della scarsa riserva coronarica. Il focus primitivo può essere un’infezione delle vie urinarie, respiratorie, biliari della cute e dei tessuti sottocutanei. La diarrea infettiva nell’anziano è un grave proble-ma delle comunità geriatriche; si manifesta più frequentemente nei mesi invernali ed è causata da rotavirus, norovirus e da Clostridium difficile. I fatto-ri predisponenti sono da ricercare nell’acloridria, nella ridotta motilità intestinale e nel frequente uso degli antibiotici ad ampio spettro. Le infezioni della cute e dei tessuti molli sono ca-

(Continua a pagina 3)

Page 3: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

Pagina 3 Anno 10, Numero 40/41

LabNewsLabNewsLabNewsLabNews

ratterizzate da cellulite e infezioni cutanee correlate, da infezioni necrotizzanti dei tessuti molli caratterizza-te da una rapida e progressiva infiammazione e ne-crosi della cute, del grasso sottocutaneo e, talvolta, delle fasce muscolari. Le ulcere da decubito sono ulcerazioni cutanee causate da una pressione che porta alla necrosi ischemica della superficie cutanea e dei tessuti sottostanti. Le ulcere da decubito sono frequenti nei pazienti che giacciono a letto senza muoversi e nei pazienti con deficit di sensibilità. Altri potenziali fattori di rischio sono la denutrizione, l’incontinenza fecale ed urinaria, le fratture e bassa concentrazione di albumina pla-smatica. Le gravi complicanze da ulcere da decubito possono essere: cellulite, necrosi dei tessuti profondi, osteomielite dell’osso adiacente, tromboflebite settica e batteriemia. I microrganismi coinvolti sono sia germi aerobi come Escherichia coli, Klebsiella spp., Proteus spp., Staphyilococcus aureus e Enterococcus spp, Pseudomonas aeruginosa, sia anaerobi obbligati co-me Clostridium spp. Bacteroides spp, peptococchi. e peptostreptococchi Tra le infezioni della cute e dei tessuti molli che colpiscono il soggetto anziano non possiamo non citare il piede diabetico. Infatti i pazienti diabetici con infezione del piede sono generalmente

anziani, obesi e hanno una storia di diabete di tipo II di lunga durata. Il fumo, l’ipertensione arteriosa e la dislipidemia favoriscono la malattia vascolare. Si tratta di un’ulcera neuropatica ed è la conseguenza della perdita di sensibilità dolorifica per cui il paziente non avverte traumi che possono causare una soluzione di continuo a livello cutaneo. Le infezioni sono gravi e comportano un elevato rischio di amputazione. L’infe-zione è spesso polimicrobica e vede la presenza nella ferita, contemporaneamente, di germi aerobi e anae-robi. In conclusione la probabilità di contrarre un’infezione è direttamente correlate al concetto di “anziano fragi-le”. Il termine “anziano fragile” identifica quella situa-zione in cui diversi fattori quali invecchiamento avan-zato, stato socio-ambientale critico, coesistenza di malattie croniche, ridotta autonomia funzionale e poli-farmacoterapia rendono il soggetto anziano più su-scettibile alle infezioni microbiche . (vc)

Bibliografia 1) M.L. Jackson, J.C. Nelson, N.S. Weiss, K.M. Neuzil, W. Barlow and L.A. Jackson. Influenza vaccination and risk of community-acquired pneumonia in imunocompetent elderly people: a population- based, nested case-control study. 200-8. Lancet. 372. 398-405.

(Continua da pagina 2)

Page 4: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

Pagina 4 LabNews

LabNewsLabNewsLabNewsLabNews

I più recenti regimi terapeutici HIV specifici sono basati sulla contemporanea sommini-strazione di diversi inibitori della transcrittasi inversa (inibitori nucleotidici e non nucleotidi-

ci) e di inibitori della proteasi virus-specifica. Questi, pur con effetti secondari non trascurabili di tossicità per l'organismo, sono in grado di ridurre in modo efficace la replicazione del virus nella maggior parte dei soggetti infetti. Hanno portato, inoltre, ad alcuni cambiamenti radicali a livello epidemiologico che sono consistiti soprattutto in un calo significativo del numero di pazienti che necessitano di ricovero ospe-daliero e nel crollo della mortalità specifica. La disponibilità di farmaci più efficaci è però bilancia-ta dalla frequente insorgenza di stipiti virali resistenti a tutti o a parte dei farmaci impiegati, per la compar-sa di mutazioni nei geni che codificano le proteine- bersaglio dei diversi farmaci; conseguentemente si ha una minore affinità del farmaco per la proteina- bersaglio modificata che, tuttavia, continua a svolge-re la sua funzione fisiologica nell'economia replicativa del virus. Il genoma dell'HIV, come quello degli altri membri della famiglia Retroviridae, presenta un complesso ciclo replicativo nel quale intervengono tre sistemi enzimatici diversi di cui uno virale (trascrittasi inver-sa) e due cellulari (DNA polimerasi e RNA polimera-si). Il genoma del retrovirus, quindi, è sottoposto agli “errori di copiatura” di tre diversi sistemi enzimatici e possiede una notevole variabilità che gli consente di subire una selezione positiva principalmente (ma non esclusivamente) determinata da errori nella trascri-zione inversa (che trasforma le molecole di RNA vi-rionico in altrettante molecole di DNA provirale che si integra nel genoma delle cellule sensibili). Il risultato complessivo di tali errori è rappresentato da “mutazioni” molte delle quali compatibili con il mante-nimento della capacità replicativa del virus mutato. Quindi, mentre il virus infettante è formato da una popolazione di virioni con un genoma relativamente omogeneo, man mano che l'infezione progredisce la popolazione virale diventa sempre più genomicamen-te disomogenea fino a raggiungere, nel paziente a-sintomatico, un milione di “varianti” con più o meno consistenti modificazioni in una o più sequenze nu-cleotidiche ed oltre cento milioni di varianti nel pa-ziente in fase avanzata di malattia. Considerato che il genoma di HIV è composto da poco meno di 10.000 basi, è facile comprendere co-me sia possibile reperire nell'organismo, entro poche

settimane o mesi dall'infezione particelle virali conte-nenti quasi tutte le possibili mutazioni non-letali tra cui alcune che interessano il gene “pol” che codifica sia la trascrittasi inversa sia la proteasi virus-specifica, le quali, di conseguenza, possono risultare variamente modificate e con una molto minore affinità per i farmaci inibitori specifici. Con l'inizio della terapia farmacologica è naturale che i virus che presentano mutazioni che conferiscono loro la “resistenza” ai farmaci impiegati, prendano il sopravvento e quando il loro numero diventa consi-stente o addirittura preponderante, possono vanifica-re l'efficacia terapeutica dei farmaci. Per limitare al massimo questo inconveniente, la te-rapia viene di norma effettuata con la somministrazio-ne contemporanea di farmaci con diverso meccani-smo di azione ed è necessario controllare periodica-mente la sensibilità/resistenza nei confronti delle di-verse classi di farmaci disponibili della popolazione virale di ogni singolo paziente, allo scopo di cercare di modulare il regime terapeutico nel modo migliore. L'analisi della sensibilità/resistenza nei confronti delle diverse classi di farmaci è possibile sia con metodi fenotipici sia con metodi genotipici. I test fenotipici consistono nel determinare la capacità del virus isolato dal paziente, di moltiplicarsi in coltu-re cellulari “in vitro” mantenute in presenza di dosi adeguate del farmaco che si desidera saggiare. I test fenotipici sono di facile e sicura interpretazione: se il virus si moltiplica nelle colture cellulari in presen-za del farmaco, esso è “resistente” (o meglio nella popolazione virale infettante è presente una quota apprezzabile di virioni “resistenti), mentre se non si osserva moltiplicazione, è evidente che la popolazio-ne virale è omogeneamente “sensibile”. I test fenotipici, tuttavia, richiedono laboratori adegua-tamente attrezzati per l'isolamento e la coltivazione di HIV in colture cellulari “in vitro”; sono di esecuzione complessa, richiedono tempi lunghi ed i costi sono molto elevati. I test genotipici consistono nella ricerca diretta nel genoma virale amplificato di mutazioni correlate alla presenza di farmaco-resistenza. I test genotipici prescindono dall'uso di colture cellu-lari, sono relativamente poco costosi ed i tempi ne-cessari per una risposta utile sono abbastanza conte-nuti (3-5 gg). L'interpretazione dei test “genotipici” non è però sempre facilissima in quanto le mutazioni evidenziabili o almeno alcune di esse, non sono co-

(Continua a pagina 9)

NUOVE STRATEGIE PER UN NEMICO….MUTEVOLE:

lo studio della farmaco resistenza

Page 5: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

Pagina 5 Anno 10, Numero 40/41

LabNewsLabNewsLabNewsLabNews

U n nuovo documento di consenso elaborato congiuntamente dalle quattro principali Società Cardiologiche mondiali (American Heart Association, American College of Cardiology, European Society of Cardiology, World Hearth Federation) ha recentemente ridefinito ed espanso la definizione di “infarto miocardico” aggiornata l’ultima volta sette anni fa. Sono state individuate cinque categorie distinte di infarto miocardi-

co basate su differenze fisiopatologiche e sul fatto che l’evento sia collegato a procedure di rivascolarizzazione coronarica percutanea o chirurgica.

…omissis..

L’elemento chiave della diagnosi, con alcune importanti eccezioni, è l’elevazione nel sangue di un marcatore di danno miocardico provvisto di elevata sensibilità e specificità, preferibilmente la troponina, in un contesto clinico di ischemia.

Dagli atti del 1° evento nazionale congiunto SIB ioC– SIMeL.

Articolo completo consultabile anche on-line nei siti delle società: www. sibioc. it e www.simel.it

Il “problema” del 99° percentile. Il 99° percentile individua un valore di T al di so tto del quale è compreso il 99 % di una popolazione di riferimento e, con-seguentemente, il valore al di sopra del quale si possa parlare di “innalzamento” del marcatore. Poiché la sensibilità analitica dei diversi metodi di dosaggio delle troponine non sempre consente una accettabile precisio-ne in corrispondenza del valore del 99° percentile, si è convenuto di spostare il limite decisionale ad un valore (metodo/sistema dipendente) in corrispondenza del quale l’imprecisione analitica sia inferiore al 10%. La qualità analitica dei diversi sistemi di misurazione delle troponine è in continua evoluzione e, ad oggi, sono sempre di più le proposte in cui il valore con un CV10% si avvicina (o supera) il valore corrispondente al 99° p ercentile. Un rapporto fra i due (CV10%/95°p) ≤ 1 descrive la condizione ottimale. Nel nostro laboratorio è in uso un metodo di dosaggio della TI con un CV del 10% per un valore di 0.032 ng/mL e con un valore di 0.028 ng/mL al 99°p. (al)

NOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZ

NOTIZIE DAL CONGRESSO

Nuova classificazione dell’infarto miocardico (IM)

Tipo Descrizione

1 IM spontaneo da ischemia miocardica acuta cusata da un evento coronarico primario, come l’erosione e/o rottura, fissurazione o dissezione di una lesione aterosclerotica coronarica*

2 IM secondario a ischemia per sbilanciamento tra apporto e richiesta di O2, come risultato di spasmo o embolismo coronarico, anemia, aritmia, ipertensione o ipotensione *

3 Morte cardiaca improvvisa e inattesa, compreso l’arresto cardiaco, spesso accompagnata da sintomi suggestivi di ischemia e con rilievo elettrocardiografico di nuovo sopraslivellamento del tratto ST, nuovo blocco di branca sinistro, evidenza angiografica o anatomo-patologica di trombo coronarico fresco, in assenza di dati biochimici attendibili

4a IM associato con intervento di rivascolarizzazione coronarica percutanea**

4b IM associato con trombosi documentata (all’angiografia o all’anatomia patologica) di stent coronarico

5 IM associato a chirurgia cardiaca di by-pass aorto-coronarico***

* criterio biochimico: elevazione del marcatore cardiaco (preferibilmente la troponina) superiore al 99° percentile della popola-zione di riferimento

**criterio biochimico: elevazione del marcatore cardiaco (preferibilmente la troponina) superiore di 3 volte il 99° percentile della popolazione di riferimento

***criterio biochimico: elevazione del marcatore cardiaco (preferibilmente la troponina) superiore di 5 volte il 99° percentile della popolazione di riferimento

Page 6: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

Pagina 6 LabNews

NOTIZIE DAL CONGRESSO

TIROIDE E GRAVIDANZA

I QUESITI DEL CLINICO:

La gestione della paziente gravida con malattia tiroidea è diventata un importante banco di prova sia per il patologo clinico che per l'endocrinologo per fattori diversi:

a) incremento reale della patologia autoimmuni e nodulare tiroidea sia nota che subclinica;

b) crescente informazione e preoccupazione circa la possibilità dell'impatto negativo sul decorso della gravidanza e sulla salute del feto a causa di malattie tiroidee e dei farmaci ad esse correlate;

c) maggiori procedure di screening attivate dai colleghi emdocrinologi su pazienti “sane”.

Saranno pertanto passate in rassegna, in modo sintetico, le interazioni fra malattie tiroidee e gravidanza prospettando linee di consotta basate sulle evidenza attuali.

P.Garofalo. Tiroide e Gravidanza: I quesiti del clinico. RIMeL/IJaM 2008; 4 (Suppl.) Riassunto.

LE RISPOSTE DEL LABORATORIO:

Durante la gravidanza si verificano variazioni ormonali e metaboliche che determinano modificazioni della fun-zionalità tiroidea sia nelle donne normali che in quelle tireopatiche. Dopo poche settimane dal concepimento inizia un incremento della proteina legante la tiroxina (thyroxine binding globulin, TBG) che incrementa da due a tre volte. Questo porta ad un aumento degli ormoni tiroidei totali di circa 1,5 volte i valori prima della gravi-danza che aumentano rapidamente nelle prime settimane con un plateau nel secondo trimestre. Nel secondo e terzo trimestre vi è consenso che i livelli di FT4 e FT3 calano sotto il valore normale e il calo degli ormoni liberi è ulteriormente amplificato quando l'assunzione di iodio materno è scarso o insufficiente. L'entità delle differenze di concentrazione di FT4 durante la gravidanza però sono piuttosto controverse e le discrepanze sono dimostrate dipendere dai metodi utilizzati per il dosaggio. Nel primo trimestre della gravidanza si verifica il picco dell'aumento dell'hCG associato al calo dei livelli di TSH che può essere anche del 20%. La subunità beta di hCG ha un'attività tiroide stimolante legandosi ai recettori di TSH della tiroide, aumenta così la captazione dello iodio, la produzione di cAMP (AMP ciclico) e la secrezione di ormoni tiroidei con la conseguente caduta del TSH. Aumenta la clearance renale dello iodio e durante la gravidanza l'assunzione di iodio deve essere raddoppiata. Queste variazioni contribuiscono a rendere difficoltosa l'interpretazione dei test tiroidei anche per la frequenza delle disfunzioni tiroidee subcliniche nella donna in gravidanza. Negli ultimi anni diversi lavori dimostrano come l'utilizzo di Intervalli di Riferimento della popolazione generale porti a non rilevare carenze della funzionalità tiroidea materna con alto rischio per la madre e per lo sviluppo neurologico del feto e del bambino.

La diffusione di Linee Guida Nazionali ed Internazionali con raccomandazioni sia diagnostiche che terapeutiche, richiedono un adeguamento dei valori di riferimento. Le linee guida NACB 2006 specificano che intervalli di riferimento trimestre specifici dovrebbero essere usati quando refertiamo valori di test tiroidei per donne in gravidanza e che intervalli di riferimento di FT4 e FT3 in gravidanza sono metodo dipendente e

dovrebbero essere stabiliti indipendentemente per ogni metodo.

E.Toffalori, P. Caciagli. Tiroide e Gravidanza: Le risposte del laboratorio. RIMeL/IJaM 2008; 4 (Suppl.) Riassunto.

Consultabile on-line. www.simel.it

NOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZ

Al di là degli interessanti aspetti fisiopatologici e sul piano squisitamente applicativo, appare rilevante la necessità di non utilizzare per gli ormoni tiroidei i valori di riferimento della popolazione generale e, conseguentemente, l’obbligo di defi-nire con idonea campionatura valori di riferimento che defini-scano la normalità tiroidea in gravidanza. Avvieremo in tempi brevi in collaborazione con i colleghi dell’ostetricia la valuta-zione dello stato tiroideo in gravidanza. (am)

Page 7: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

Pagina 7 Anno 10, Numero 40/41

THE IMPACT OF THE NEW INTERNATIONAL CONSENSUS GUIDELINES ON

CLINICAL FLOW CYTOMETRY

L’immunofenotipizzazione citofluorimetrica (CFM) è universalmente utilizzata per la diagnosi, la prognosi e il monitoraggio di pazienti con leucemia e linfomi e malattie correlate. Una “consensus conference” internazionale ha tenuto conto di due linee guida precedenti, ha aggiornato le raccomandazioni sulla base dei nuovi dati e chiarito alcuni aspetti che erano rimasti prece-dentemente non risolti.

Indicazioni mediche

Le nuove linee guida affrontano le indicazioni alla esecuzione della CFM dalla prospettiva dei segni clinici del paziente, dei sintomi e delle anomalie di laboratorio, dato che questo approccio meglio rispecchia la pratica clinica. Un campione viene gen-eralmente inviato in laboratorio non con una diagnosi già fatta, ma in seguito ad una scoperta di linfocitosi o pancitopenia allo scopo di stabilire la diagnosi di una particolare malattia.

1 La CFM è indicata nei casi di anemia, leucopenia, monocitopenia, trombocitopenia e pancitopenia. Citopenie isolate come l’anemia devono essere prima valutate per cause benigne. Vanno studiate tutte le linee.

2 La CFM è indicata nella valutazione diagnostica di una linfocitosi persistente, monocitosi persistente ed eosinofilia persistente. Non è raccomandata nei casi di neutrofilia, basofilia o policitemia. La CFM nella valutazione di una trombocitosi è utile solamente in presenza di piastrine anomale.

3 L’identificazione di blasti in un campione è una indicazione assoluta alla CFM.

4 La CFM è utile nell’analisi di cellule atipiche nel midollo, sangue e fluidi come il liquido cefalorachidiano, versamenti e secreto oculare.

5 La CFM è raccomandata nella valutazione di una immunoglobulinemia monoclonale e nella diagnosi di una plasmocitosi midollare inspiegabile. Non è raccomandata nella valutazione di una ipergammaglobulinemia policlonale in assenza di altri segni di neoplasia ematolinfoide.

6 La CFM di prelievi bioptici o agoaspirati è indicata nella valutazione diagnostica di una linfoadenopatia primitiva, di una organomegalia e di masse tissutali. Nelle neoplasie ematolinfoidi la valutazione citofluorimetrica di sangue peri-ferico può comunque essere sufficiente per la diagnosi evitando così procedure più invasive.

7 La CFM è indicata nella valutazione diagnostica di rash cutanei (eritrodermia) o in presenza di lesioni che possano far sospettare malattie linfoidi cutanee.

8 La CFM deve essere sempre eseguita sulle biopsie dei linfonodi in pazienti con una storia di leucemia o linfoma o in presenza di alterazioni cliniche o di laboratorio suggestive di neoplasia ematolinfoide.

9 La CFM è indicata nella valutazione del liquido cefalorachidiano o di versamenti di pazienti con una storia di neoplasia ematolinfoide.

10 La CFM è indicata nello staging midollare del linfoma.

11 La CFM è utile per scoprire ev. potenziali target terapeutici (p.es. CD20, CD52).

12 La CFM è raccomandata per valutare la risposta al trattamento (inclusa la malattia minima residua). Esempi di malattie in cui la CFM si è rivelata utile sono la LLA, MM e LLC.

13 La CFM è utile per documentare la progressione o la recidiva.

14 La CFM è utile per evidenziare un’accelerazione della malattia o una trasformazione. P.es. scoprire la crisi blastica nella LMC o un linfoma B diffuso a grandi cellule, in casi di linfomi a basso grado o nella LLC.

15 La CFM è raccomandata per la prognosi della LLC (ZAP-70 e CD38), delle malattie plasmacellulari (messa in evidenza di plasmacellule circolanti, proliferation rate) e della leucemia acuta.

16 La CFM è raccomandata per la diagnosi di neoplasie ematolinfoidi di nuova insorgenza su malattia preesistente, sia secondarie a trattamento chemioterapico o a trapianto di midollo, sia coincidenti.

M.Stetler-Stevenson.Biochimica Clinica, 2008, vol.32, n.5.

Consultabile on-line: www.sibioc.it

NOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZIE DAL CONGRESSONOTIZ

NOTIZIE DAL CONGRESSO

Page 8: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

Pagina 8 Anno 10, Numero 40/41

L e vasculiti sistemiche autoimmuni sono malattie caratterizzate da flogosi e necrosi delle pareti dei vasi sanguigni. Possono essere colpiti vasi di qua-lunque tipo e di qualunque calibro: arterie, arterio-

le, venule e capillari. Le manifestazioni cliniche sono lega-te alla sofferenza ischemica dei tessuti irrorati dai vasi colpiti dalla flogosi e ai sintomi generali legati alla presen-za di un processo infiammatorio sistemico (tutti gli indici ematici di flogosi sono generalmente aumentati). La loro etiologia è per lo più sconosciuta, anche se per alcune di esse gli agenti innescanti il processo patologico sono noti: vedi la correlazione stretta fra crioglobulinemia mista di tipo II e la infezione con virus dell’epatite C, la panarterite arteriosa e la infezione da virus epatite B, la ipersensibilità ai farmaci. I meccanismi patogenetici sono molteplici e non esclusivi di malattia potendo, nella stessa vasculite, esserci l'inter-vento di più meccanismi: � vasculiti da immunità cellulo-mediata, con infiltrati,

nella parete dei vasi, di linfociti e monociti e formazio-ne di granulomi (granulomatosi di Wegener, sindrome di Churg-Strauss);

� vasculiti da immunocomplessi circolanti (CIC) con deposito nella parete dei vasi e sviluppo di necrosi fibrinoide (crioglobulinemia mista di tipo II, porpora di Shonlein Henoch, vasculiti da ipersensibilità);

� vasculiti da anticorpi anti cellule endoteliali (AECA) con induzione di citotossicità cellulo-mediata anticor-po dipendente (granulomatosi di Wegener, poliarterite microscopica, e vasculiti in corso di malattie reumati-che sistemiche come il LES e la sclerodermia);

� vasculiti ANCA associate in cui gli ANCA (anticorpi anti citoplasma dei polimorfonucleati neutrofili) rive- stono un ruolo patogenetico importante per la loro

interazione con i neutrofili attivati da una noxa patoge-na spesso sconosciuta.

Gli antigeni citoplasmatici dei neutrofili contenuti nei gra-nuli azzurrofili, tra i quali i più significativi sono la PR3 e la MPO, in seguito alla attivazione dei neutrofili stessi, ven-gono espressi sulla membrana citoplasmatica e/o rilasciati in circolo; divenuti antigenicamente significativi inducono la formazione di ANCA. Questi, a loro volta, attivano i neu-trofili inducendo la loro degranulazione con liberazione di proteasi ed enzimi lisosomiali, direttamente responsabili del danno endoteliale, ma vanno a reagire anche con la PR3 captata e/o sintetizzata dall’endotelio dei vasi, indu-cendo una citotossicità cellulo mediata anticorpo dipen-dente. Altri antigeni citoplasmatici minori dei neutrofili, riconosciuti dagli ANCA, sono la CAP 57 che, insieme alla PR3, danno un quadro fluoroscopico di tipo C-ANCA (fluorescenza granulare citoplasmatica); la Lattoferrina, la Catepsina G, la Elastasi, il Lisozima che, insieme alla MPO, danno un quadro fluoroscopico di tipo P-ANCA (fluorescenza perinu-cleare). Sono di prossima introduzione in laboratorio, presumibil-mente dal prossimo febbraio, metodiche immunoenzimati-che di tipo quantitativo per il riconoscimento della specifi-cità degli ANCA e per la loro quantizzazione, dopo averne rilevata la positività con metodo di screening in immuno-fluorescenza indiretta (IFI). In particolare si procederà alla identificazione dei due prin-cipali autoantigeni riconosciuti dagli ANCA: la PR3 e la MPO, per i quali è significativa la percentuale di associa-zione con alcune vasculiti sistemiche ANCA associate, che interessano i vasi di medio/piccolo calibro (arteriole, venule e capillari): vedi schema fondo pagina.

(Continua a pagina 9)

VASCULITI SISTEMICHE

ANCA– ASSOCIATE

Granulomatosi di Wegener ANCA associata 80-90% C-ANCA PR3-ANCA 70-80%

P-ANCA MPO-ANCA 20-30%

Poliarterite microscopica ANCA associata 80-85% C-ANCA PR3_ANCA 20-30%

P-ANCA MPO-ANCA 70-80%

Sindrome di Churg-Strauss ANCA associata 50-60% C-ANCA PR3-ANCA 30-40%

P-ANCA MPO-ANCA 60-70%

Panarterite nodosa ANCA associata 10-15% C-ANCA PR3-ANCA 20%

P-ANCA MPO-ANCA 90%

Page 9: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

LabNewsLabNewsLabNewsLabNews

Pagina 9 Anno 10, Numero 40/41

Si ricorda che, non di rado, nello stesso individuo è possi-bile il riscontro contemporaneo di C-ANCA e P-ANCA, rilevabili metodologicamente attraverso diluizioni del cam-pione positivo. Gli ANCA hanno una elevata sensibilità (>90%) ed elevata specificità (>90%) e di conseguenza un elevato valore predittivo positivo per malattia se sono strettamente legati alla selezione clinica dei pazienti sottoposti alla indagine; pertanto le ragioni più frequenti ed appropriate per la ri-chiesta di determinazione degli ANCA sono la diagnosi e/o il monitoraggio delle forme di vasculiti sopra menzionate per le quali, fino ad oggi, è riconosciuta evidenza diagno-stica e clinica: il titolo degli ANCA, rilevati in IFI e la quan-tificazione degli MPO e PR3 con metodo immunoenzimati-co correlano con l’attività di malattia. Le manifestazioni cliniche che fanno sospettare tali vascu-liti sono: � La sindrome polmonare-renale e la emorragia polmo-

nare � Una glomerulonefrite rapidamente progressiva � Manifestazioni cutanee di interesse vascolare accom-

pagnata da sintomi di flogosi generale � Noduli polmonari, lesioni croniche destruenti delle alte

vie aeree � Sinusiti e otiti croniche � Stenosi tracheale subglottica, massa retrorbitari, mo-

nonevriti multiple. Bisogna però ricordare che gli ANCA si possono rilevare anche in vasculiti che accompagnano altre malattie au-toimmuni sistemiche (LES: P-ANCA <20%) e/o di organo: � la colite ulcerosa è associata per l’80-90% con P-

ANCA ad alto titolo (assente nell’enterite di Crohn o a basso titolo se con interessamento del tratto colico)

� la colangite sclerosante è associata a P-ANCA per il 65-75 (sv)

(Continua da pagina 8)

ALGORITMO DI LABORATORIO In considerazione dei protocolli diagnostici proposti dalle società scientifiche per la richiesta appro-priata di ANCA (es. Gruppo F.I.R.M.A.), il laboratorio suggerisce: • Richiesta per diagnosi: ANCA (c-ANCA e p-ANCA) negativo positivo STOP ricerca e dosaggio PR3/MPO (automatici) • Richiesta per monitoraggio: PR3 e/o MPO (precedenti ANCA positivi)

stantemente associate al carattere fenotipico di “resistenza” alle dosi di farmaco utilizzabili in terapia. In entrambe i casi i livelli di sensibilità non sono estrema-mente elevati in quanto ambedue i tipi di test sono in gra-do di evidenziare subset di virus portatori di mutazioni associate al carattere fenotipico di “resistenza” solo se presenti nel 20% o più della popolazione virale.

Pur con queste limitazioni, lo studio della farmaco- resi-stenza della popolazione virale presente nel paziente, rappresenta oggi uno degli elementi essenziali nel venta-glio di indagini virologiche e immunologiche da effettuare, prima di iniziare o di modificare il trattamento farmacologi-co al fine di circoscrivere al massimo i possibili rischi di insuccesso terapeutico. (pp)

(Continua da pagina 4)

Page 10: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

LabNewsLabNewsLabNewsLabNews

SE SONO “LIBERE” SERVONO DI PIU’:

il dosaggio plasmatico delle catene leggere

Pagina 10 Anno 10, Numero 40/41

D a qualche mese il nostro Laboratorio ha cessato di eseguire il dosaggio nel siero delle Catene Leggere di tipo Kap-pa e Lambda perché, trattandosi di

catene leggere legate, privo di qualsiasi utilità clinica. E’ in corso di valutazione la possibilità di introdurre sugli analizzatori attualmente in uso il dosaggio delle “Catene Leggere Libere” (CLL).

FISIOPATOLOGIA E METABOLISMO DELLE CATENE LEGGERE Le plasmacellule sintetizzano separatamente le catene leggere e le catene pesanti che andran-no a formare l’Immunoglobulina completa. L’as-semblaggio delle catene pesanti e leggere av-viene dopo la loro liberazione nelle cisterne del reticolo endoplasmatico. Le CLL in un soggetto sano sono prodotte in leggero eccesso rispetto alle catene pesanti (circa 170 mg/24ore, pari al 10-20% della produzione giornaliera); la con-centrazione delle CLL nel sangue, tuttavia, è molto bassa (circa 2 mg/dL) perché per il loro basso p.m. passano rapidamente nel filtrato glomerulare e sono subito riassorbite e catabo-lizzate nel tubulo renale, fatto che spiega anche la loro bassa concentrazione urinaria. In un sog-getto con filtrato glomerulare normale, l’emivita della CLL è valutata intorno ai 60 min.

DOSAGGIO DELLE CATENE LEGGERE LI-BERE Attualmente il dosaggio delle CLL nel siero è possibile solo utilizzando il reagente proposto originariamente da Bradwel con metodi, tuttavia, non semplicemente applicabili a tutti gli analiz-zatori ma generalmente dotati di sufficiente sen-sibilità. Nell’interpretazione del risultato occorre tener presente che la concentrazione delle CLL nel siero è più elevata per le catene Lambda rispet-to alle K, pur essendo la produzione delle K maggiore rispetto alle Lambda. Questo avviene perché la velocità di filtrazione renale delle cate-ne K è 3 volte superiore rispetto a quella delle Lambda.

UTILITA’ DEL DOSAGGIO DELLE CATENE LEGGERE LIBERE NEL SIERO 1. Diagnosi precoce del mieloma micromoleco-

lare (caratterizzato dalla produzione di una sola catena leggera (tipo K o tipo Lambda).

2. Valutazione della risposta chemioterapica nei pazienti affetti da mieloma multiplo. La misurazione delle “catene leggere libe-re” nel siero ha dimostrato che nel 96% dei pazienti affetti da mieloma multiplo si evi-denziano concentrazioni abnormi di catene leggere libere o rapporti Kappa/Lambda alterati, oltre alla presenza della immuno-globulina completa. Poiché l’emivita delle CLL sieriche è di solo 2-6 ore in confron-to a quella delle immunoglobuline intatte (20-25 giorni nel caso delle IgG ) gli effetti della terapia potranno essere stabiliti più rapidamente monitorando i livelli delle CLL.

3. Valutazione delle possibili recidive. Al momento della comparsa di una recidiva la sensibilità del dosaggio delle CLL si rive-la di notevole importanza, in quanto i livelli di CLL spesso si innalzano prima dell’au-mento delle immunoglobuline.

4. Monitoraggio dei pazienti con bassi livelli di proteine del mieloma (mieloma multiplo non secernente o iposecernente). In tali pazienti si registra una non rilevabili-tà paraproteina sia nel siero che nelle uri-ne. La diagnosi si basava solo sui dati clinici o dall'esame bioptico del midollo. Oggi con il dosaggio delle catene leggere libere è possibile individuare e monitorare tali pazienti.

5. Indicatore di attività di malattia. Uno studio condotto dalla Mayo Clinic ha dimostrato che i pazienti con MGUS che presentavano un rapporto alterato delle catene leggere libere, avevano la tendenza al progredire della malattia verso il mieloma in fase attiva.

6. Diagnosi di amiloidosi AL e malattia da de-positi di catene leggere. Catene leggere libere monoclonali sono rilevabili nel 98% dei pazienti affetti da tale patologia. (al)

Bibliografia Indicazioni per il corretto impiego delle indagini biochi-miche nelle gammopatie monoclonali. A.Dolci, I.Infusino, R.Mozzi, M.Panteghini Biochimica Clinica 2008 vol.32 n.6

Page 11: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

LabNewsLabNewsLabNewsLabNews

Pagina 11 Anno 10, Numero 40/41

Orari per il pubblico

Prelievi Poliambulatorio: Tutti i giorni

dalle 7.30 alle 12.00

Consegna campioni Poliambulatorio:

Tutti i giorni dalle 7.30 alle 12.00

Appuntamenti per prelievo al

Poliambulatorio Giorni feriali: dalle 11.00

alle 17.45 Sabato e prefestivi: 11.00 - 12.00

Consegna risposte:

Giorni feriali: dalle 10.00 alle 17.45

Sabato e prefestivi: 8.30 - 12.00

Prelievi Distretto Via E.Rossi: Tutti i giorni

dalle 7.30 alle 9.15 Consegna risposte: 11.30-12.45

Prelievi Distretto Fiorentina:

Tutti i giorni dalle 7.30 alle 9.15

Consegna risposte: 11.30-12.45

Prelievi Distretto Via del Mare: Da Lun a Ven

dalle 7.30 alle 8.45 Consegna risposte: 11.30-12.30

Prelievi Distretto Collesalvetti:

Lun-Mer-Sab* dalle 7.30 alle 9.00

Consegna risposte Lun-Mer-Ven: 11.30-12.30

Prelievi Distretto Stagno

Venerdì* dalle 7.30 alle 9.00

*su prenotazione

PROSTATA: C’E’ QUALCOSA

DI NUOVO (?) OGGI …. il vPSA

I l punto interrogativo ad esternare il dubbio che il qualcosa non sia del tutto nuovo. Delle modalità di espressione del PSA e degli accorgimenti per migliorar-ne specificità e sensibilità nei confronti della diagnosi di cancro della pro-

stata e della valutazione prognostica se ne è parlato subito e tanto; poi, nei fatti, restarono il free, il totale ed il loro rapporto e, un pò più tardi e con minor fortuna dipendente probabilmente dalla esclusività della tecnologia, si affacciò il PSA complessato, complementarietà del free. Da un pò di tempo però, anche a seguito di alcune evidenze che segnalano la scarsa efficacia (valutata come riduzione della mortalità specifica) dell’uso del PSA in programmi di screening per il cancro della prostata, numerose segnalazio-ni di letteratura hanno riproposto il “vecchio” parametro della “velocity” (vPSA) vale a dire l’aumento del valore plasmatico del tPSA in un arco definito di tempo (generalmente 6 mesi / 1 anno). Cos’è cambiato nel tempo intercorso tra la proposta di utilizzo diagnostico del vPSA e la sua attuale riproposizione? Sicuramente è migliorata la qualità analitica degli immunodosaggi in generale e del PSA in particolare che permetterebbe di proporre dei cut-off sufficientemente bassi per incrementare la significatività clini-ca delle variazioni di concentrazione registrate, tenendo presente la necessità che per il calcolo di tali variazioni sia utilizzato sempre lo stesso sistema analitico nel-lo stesso laboratorio. Tra le molte segnalazioni prima richiamate citiamo il Journal of the National Can-cer Institute del novembre 2006 per il quale al cut-off di 0.35 ng/mL/anno di vPSA è associata una significativa differenza della sopravvivenza cancro specifica (92% contro 54% p<0.001) nella popolazione con valori inferiori o, rispettivamente su-periori al cut-off. Nello stesso lavoro si segnala per i soggetti con vPSA >0.35 ng/mL/anno un rischio relativo di 4.7. Risultati simili sono descritti, utilizzando un cut-off lievemente inferiore (0.26 ng/mL/anno), in un articolo apparso su European Urology dell’agosto 2008 in cui, inoltre, a tale valore è associato anche un incremento del rischio per cancro. In tale contesto che deve fare il laboratorio? Deve “attrezzarsi” per il calcolo in automatico del vPSA in maniera da renderlo disponibile una volta che il risultato corrente sia associato ad uno precedente di un anno? E deve consigliare a chi ritiene utile il controllo del PSA di osservare una periodicità abbastanza attenta da consentire il calcolo della velocity/anno? Ci aiuta nella risposta a questi quesiti un altro articolo apparso, sempre su Euro-pean Urology (gennaio 2006) a firma di Paul Perrin con un titolo suggestivo che appare anche un ammonimento all’uso ragionato sia della diagnostica di laborato-rio sia del concetto di significatività statistica: “PSA velocity and cancer prostate detection: the absence of evidence is not the evidence of absence”. Splendido. (alg)

La risposta corretta è D. Si dovrebbe sospettare una contaminazione se il pH è inferiore a 4,5. La batteriuria è di solito associata ad un pH alcalino dovuto alla produzione di ammonio a partire dall’urea. Una lunga conservazione può causare perdita di acidi volatili e far au-mentare il pH. Una dieta ricca di proteine provoca l’escrezione di acidi inorganici. La massima secrezione tubulare di ioni idrogeno avviene quando il pH urinario raggiunge il valore di 4,5 (il più basso pH urinario che i reni possano produrre).

(Continua da pagina 12)

Page 12: LabNewsLabNews - qualitologia.it · neumopatie cronico ostruttive (BCPO), enfisema polmonare, demenza, disturbi circolatori, scompen-so cardiocircolatorio e terapia anti-neoplastica.

LabNewsLabNewsLabNewsLabNews

Informazioni al pubblico

Segreteria Laboratorio Analisi Tel 223014 Tel 223355 Fax 223378

Feriali: dalle 10.30 alle 18.00 Prefestivi: dalle 10.30 alle 14.00

Distretto via E. Rossi Tel 223610

Dalle 11 alle 12.30

Distretto Fiorentina Tel 223522

Dalle 11.30 alle 12.45

Distretto via del Mare Tel 223186/223176

Dalle 11.30 alle 12.30

Distretto Collesalvetti Tel 962978

Distretto Stagno Tel 941291

Poliambulatorio Tel 223472

Dalle 11 alle 17.45 (feriali)

Laboratorio Analisi

Direzione 223207 Area siero 223397 Batteriologia 223084 Ematologia 223087 Sistema qualità 223086

Pagina 12 Anno 10, Numero 40/41

gli do i miei consigli e le mie raccomandazioni di medico che so non seguirà, ma se non glieli dessi direbbe che non mi preoccupo di lui. Da tempo ha scelto l’inattività della poltrona e del televisore e dell’omone che ricordavo sono rimaste gambe e braccia secche, un viso affilato e stanco e la malinconia della solitudine. Ogni tanto mi chiedo se lui è lo specchio della mia vecchiaia, ma preferisco non rispon-dermi. Serafino. Ha quasi 90 anni. Arriva sul suo Ciao scassato ondeggiando paurosamente per le ceste di ortaggi appese al manubrio e la pompa per ramare in spalla. Ha sempre fatto il contadino ed io l’ho “comprato” in blocco con la piccola colonica nella quale ave-vo visto la mia serenità futura. Mi aiuta nei lavori dell’orto, mi insegna i tanti segreti di una vita nei campi, la potatura dell’olivo e della vite, i riti della luna e delle semine. E’ un uomo minuto, con le mani nodose lo sguardo ceruleo limpido e sorridente, la pelle cascante delle braccia e delle gambe non nasconde muscoli ancora potenti tem-prati dalla fatica della vanga. Serafino non è vecchio. Valdo. Quanto tempo occorre per conoscere una persona? A volte non valgono anni e, per sé stessi neanche una vita; a volte, già al primo incontro, poche parole, la serenità di uno sguardo, la misura di un gesto bastano. So della passione politica e civile che ha animato la vita di Valdo, non so quanti anni abbia, forse più di 80, ma nelle poche parole, nello sguardo vivo, nella foga dei gesti intuisco la stessa passione, l’impegno sociale, la cultura dell’impegno di se stesso per gli altri che gli anni non hanno spento. Nemmeno Valdo è vecchio. Questi sono gli anziani che conosco e ciò che so di loro. Ed uno di essi è fragile, perché la fragilità non è solo nell’età e nemmeno, in alcuni casi, nelle patologie più o meno gravi; la fragilità sta anche nella solitudine. La solitudine è più brutta della malattia. La malattia si combatte, la solitudine no, non porta con sé neppure gli infermieri, i medici, i ricoveri in ospedale, la presenza di qual-cuno; con la solitudine sei solo. Ora sto pensando a me stesso (di me stesso) e mi chiedo perché degli anziani non so nulla, perché ho lasciato correre la mia indifferenza fino all’incapacità di saperne parla-re. Ho i miei figli d’intorno ed anche i loro figli e non mi sono mai chiesto se un giorno an-ch’io sarò solo; forse per me è stato naturale pensare fino ad oggi che loro, i miei figli, i miei nipoti, saranno con me quando ne avrò bisogno. Probabilmente anche mio padre pensava questo di me. Stasera gli telefono. (alg) Buon Natale e felice 2009. PSA: c’è qualcosa di nuovo(?) oggi….

(Continua da pagina 1)

Quale delle seguenti affermazioni riguardanti il pH delle urine è vera? A. Una dieta ricca di proteine produce un pH urinario alcalino B. Il pH tende a ridursi nell’urina conservata C. La presenza di batteri nell’urina è spesso associata ad un basso pH uri-

nario D. Si dovrebbe sospettare una contaminazione se il pH urinario è inferiore a

4,5 risposta pag. 11