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LA VOCE

L’apparato vocale è composto da un insieme di organi che concorrono alla fonazione di un suono particolare com’è quello della voce.

L’organo più importante che presiede alla formazione del suono vocale è la laringe. La laringe è una cavità nella quale passa l'aria con cui respiriamo ed è situata nella parte anteriore del collo. Quando si parla o si canta, l’aria immessa nei polmoni viene spinta attraverso l’uso del diaframma (muscolo sottile che separa la cavità addominale da quella toracica) verso la trachea e la laringe, al cui interno si trovano le corde vocali, sottili pieghe di membrana, formate da un tessuto elastico, morbido e dilatabile.

Le corde vocali sono quattro: due, poste in alto, dette false; due inferiori, dette vere. Solo queste ultime producono il suono. Quando respiriamo esse stanno in posizione di riposo, cioè lontane l'una dal-l'altra; quando invece parliamo e cantiamo si avvicinano, lasciando però un piccolo passaggio per l’aria che fa vibrare le corde vocali.

Queste vibrazioni, risuonando nella cavità della faringe e della bocca, producono i suoni della vo-ce articolata. Anche la testa è un’altra importante cassa di risonanza e dalla sua forma dipendono il tim-bro e altre sfumature sonore che caratterizzano la voce di ciascuno di noi. Le vocali e le consonanti cor-rispondono a diversi atteggiamenti e all’insieme delle varie posizioni in cui si trovano labbra, lingua e denti. All’orecchio spetta il compito di controllare l’intensità, il timbro e l’intonazione, cioè la riprodu-zione corretta delle altezze di ciò che si canta.

Una corretta respirazione diaframmatica ci consente di cantare con minor fatica e con migliori ri-sultati (grande estensione e grande sonorità). Per ottenere tali risultati la voce deve essere educata con tecniche appropriate, fino a divenire voce “impostata”, che è assai diversa dalla voce “naturale”.

Principali differenze tra voce impostata e naturale

Impostata Naturale � utilizza una tecnica che richiede una particolare

impostazione della gola e della posizione della mandibola

� il volume e l’estensione sono più intensi e ampi � utilizza una piena respirazione diaframmatica � permette di cantare quasi senza sforzo brani

molti difficili � le vibrazioni delle corde vocali vengono soste-

nute anche dalle altre cavità orofaringee � i passaggi fra i registri grave, medio e acuto so-

no più omogenei

� la regolazione è istintiva e sfrutta la minima quantità di aria

� il volume e l’estensione sono limitati � utilizza una respirazione normale � concentra lo sforzo sulle corde vocali (voce di

gola) � i passaggi fra i registri grave, medio e acuto so-

no poco omogenei

Principali differenze tra parlato e cantato

Parlato Cantato I suoni sono emessi per la maggior parte senza una intonazione precisa

I suoni sono sempre intonati e corrispondono a note precise

I suoni sono emessi senza rapporti precisi di durata I rapporti tra i suoni sono stabiliti da valori precisi

Le voci bianche Le corde vocali sono diverse da individuo a individuo e subiscono graduali modificazioni nel cor-

so della vita, poiché perdono una parte di elasticità. Le voci dei bambini fino all’età dello sviluppo (13-16 anni) hanno un timbro chiaro e sono piuttosto acute, in quanto le corde vocali sono sottili e molto e-lastiche. In coincidenza poi con lo sviluppo fisico ormonale, le corde vocali maschili diventano lenta-mente più spesse, perdendo una parte di elasticità, per cui la voce assume un'intonazione più grave (mu-ta di voce); le donne, invece, mantengono un'intonazione più acuta poiché l'ispessimento delle corde vocali è minimo.

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C’E’ CORO E CORO

In base alla sua struttura ed al suo impiego il coro può essere:

• monodico o omofonico, quando tutti i cantori intonano la stessa melodia; • polifonico, quando i cantori si dividono in più parti, ciascuna con una

precisa linea melodica; • di voci bianche, se è costituito solo da voci di bambini e bambine; • a voci pari, se è formato esclusivamente da voci dello stesso sesso; • a voci dispari o misto, se è formato da voci dei due sessi; • omoritmico, se le varie voci intonano contemporaneamente melodie di-

verse, ma tutte con lo stesso ritmo; • contrappuntistico, quando i cantori cantano contemporaneamente melo-

die diverse intrecciate tra loro; • parlato, quando i cantori non cantano ma si limitano a declamare il testo; • vocalizzante, quando i coristi non intonano alcun testo ma si limitano a

vocalizzare; • a bocca chiusa, in tal caso i vocalizzi risultano più sommessi e delicati; • a cappella, quando le voci non hanno alcun accompagnamento strumenta-

le; • concertante, quando le voci sono unite ad un’esecuzione strumentale; • battente o spezzato, quando i coristi vengono disposti in più punti diversi

e distanti fra loro, in modo da creare un gioco di richiami e di risposte.

Classificazione delle voci

VOCI FEMMINILI Soprano Voce molto acuta e squillante

Mezzosoprano Voce mediamente acuta, dal timbro pieno e caldo Contralto Voce acuta, ma molto vicina al timbro maschile

VOCI MASCHILI Tenore Voce non molto grave, melodiosa e limpida

Baritono Voce mediamente grave, vicina alla voce parlata Basso Voce molto grave e scura

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LA VOCE La tecnica del canto è quell’insieme di accorgimenti, appresi con l'allenamento e lo studio, neces-

sari ai cantanti professionisti per evitare gravi danni alla laringe e alle corde vocali e per ottenere una vo-ce timbricamente gradevole, potente e con un'ampia gamma cantabile, cioè una estensione dalla nota più bassa alla più alta in cui il timbro è omogeneo e l'intonazione è corretta e stabile.

Tutti, più o meno, possono cantare una canzone. Molti di meno invece riescono a cantare più can-zoni di seguito, anche semplici: dopo qualche minuto un cantante improvvisato comincia a sentire mal di gola, e la sua voce comincia a farsi roca e sfiatata: se nonostante tutto continua a cantare, di lì a poco si ritrova afono, e corre il rischio di procurarsi un edema alle corde vocali.

Questo accade perché, istintivamente, il cantore di cui sopra usa la sua voce come se parlasse. Ma l'uso della voce che si fa normalmente, sebbene sufficiente allo scopo di parlare, impone alle corde vocali delle sollecitazioni troppo forti nel caso del canto: per poter cantare per ore senza danni, senza sforzo e con una voce sempre gradevole, il cantante deve reimparare ad usare la sua voce in modo nuovo, attra-verso lo studio, l'allenamento e l'autoosservazione.

La voce naturale

Il suono della voce nasce dalla vibrazione delle corde vocali accostate, provocata dal flusso d'aria emessa dai polmoni che passa loro attraverso. L'altezza del suono (la nota) è stabilita dai muscoli che ac-costano e tendono le corde vocali stesse: più queste sono in tensione, più acuto è il suono che generano. La regolazione della tensione delle corde vocali e il loro accostamento è un fatto istintivo. Sempre istinti-vamente una persona usa, parlando, il minimo flusso d'aria necessario per far vibrare le proprie corde vo-cali, e per parlare più forte aumenta la tensione delle corde vocali, ottenendo così anche un timbro più a-cuto.

Questo meccanismo istintivo scarica tutto il peso della produzione di suono sulle corde vocali, che - non meno degli occhi - diventano lo specchio dell'anima: situazioni di tensione, stress o ansia si riper-cuotono direttamente sulle corde vocali, facendole tendere più del dovuto e portando la persona a parlare con voce più acuta. Fortunatamente, in genere nessuno ha bisogno di parlare molto forte per molto tempo (tranne i conferenzieri, che però hanno sempre dell'acqua accanto a loro), per cui raramente la gente co-mune subisce danni.

La voce impostata

I cantanti e le guide turistiche, viceversa, hanno bisogno di usare la voce a lungo e a volume molto

alto: il meccanismo istintivo di fonazione, per loro, non è più sufficiente. Il sistema di fonazione usato nel canto è la cosiddetta impostazione o voce impostata: si tratta di sfruttare una o più delle cavità orofaringe-e, craniali e tracheali come cassa di risonanza, secondo il principio sfruttato in molti strumenti musicali a corde, creando così un secondo sistema oscillante accoppiato con quello delle corde vocali. Per fare que-sto sono necessari due requisiti:

• sostenere durante il suono, in espirazione dai polmoni, un flusso d'aria continuo e maggiore del normale: da qui l'importanza fondamentale del controllo della respirazione e dei muscoli coinvolti (dia-framma e muscoli addominali) e di tenere la cassa toracica il più possibile aperta, per espandere al mas-simo i polmoni;

• imparare, con l'autoosservazione e l'aiuto di un maestro, a modellare gola, palato, lingua e labbra per mantenere la risonanza al variare della nota che si sta cantando. In questo modo le corde vocali devono soltanto iniziare e poi regolare una vibrazione che si autosostiene, sorretta dalla pressione dell'aria in arrivo dai polmoni. Cantando con la voce impostata si avverte sempre una sensazione di vibrazione, che può variare a seconda della particolare cavità che sta risuonando: nor-malmente è localizzata alla radice del naso, ma può anche essere nella fronte per i suoni più acuti, oppure nel petto per le note più gravi. Si può anche sentire il suono "correre" lungo il palato e premere contro gli incisivi superiori. Viceversa, le corde vocali "scompaiono" quasi, e se la tecnica è corretta non si hanno sensazioni particolari a livello delle corde vocali, che sono molto poco sollecitate: anzi, capita spesso che dopo aver cantato mezz'ora o più con voce impostata ci si senta la gola perfettamente riposata e fresca,

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pronta a ricominciare. È anche per questo che i grandi cantanti d'opera, prima di uno spettacolo, cantano buona parte dell'opera chiusi nei loro camerini. L'effetto terapeutico del canto con voce impostata è ormai stato riconosciuto anche dalla medicina uffi-ciale, e molti foniatri e logopedisti usano alcune tecniche di educazione al canto sui loro pazienti.

I registri della voce

I registri della voce assumono denominazione diversa a seconda della parte del corpo che entra in

risonanza durante il canto. La vibrazione delle corde vocali sarebbe inavvertibile senza un elemento che la fa risuonare. Se risuona la cassa toracica o almeno il mediastino, in particolare durante l'esecuzione di note di frequenza bassa, la voce si dice in registro di petto; se risuona, per note maggiormente acute, solo nella gola, si dice in registro di gola e viene evitata assolutamente durante il canto perché produce un suo-no debole, stridulo e poco gradevole; se risuona in testa sfruttandone le cavità (compresi i seni nasali e frontali), durante l'esecuzione di note molto acute, si dice in registro di testa. Particolare abilità serve per passare da un registro all'altro in modo non avvertibile (possibilmente evitando il registro di gola), l'ese-cuzione dei vocalizzi permette di esercitarsi in questa particolarità esecutiva. Un cantante completo è in grado di sfruttare più di una cavità per impostare la voce, ottenendo in questo modo una gamma di suoni cantabili molto maggiore. Generalmente ad essere maggiormente sfruttate sono le tre principali (trachea, orofaringe e rinofaringe): ma esistono cantanti particolarmente dotati in grado di sfruttarle tutte, fino ai piccolissimi seni frontali, ed ottenere estensioni straordinarie anche di quattro ottave cantabili. Mina ha una estensione cantabile di tre ottave.

L'articolazione delle parole

Cambiando il sistema di emissione del suono, cambia anche il modo di articolare le parole. Come

abbiamo visto, la voce impostata si basa sulla risonanza e su un flusso costante d'aria: perciò è semplice emettere le vocali (tranne la a, che essendo molto aperta rende difficile mantenere la risonanza) e relati-vamente semplice emettere le consonanti sonore (m, n, s, f...) ma crea un problema con quelle sorde (t, b, p ecc.): la pronuncia di queste consonanti implica l'interruzione del flusso d'aria, che se compiuta brusca-mente come nella pronuncia normale provoca un durissimo contraccolpo sulle corde vocali, che devono assorbire tutta l'energia accumulata nella cavità risonante (chiusa dall'altro lato dai denti e dalla lingua), e che rischia di danneggiarle seriamente: per questo la pronuncia delle consonanti sorde nel canto è in realtà una non pronuncia: per esempio la c si pronuncia alla toscana, come una specie di h; la t si elide, inter-rompendo l'emissione di suono per un attimo ma senza accostare la lingua ai denti; una misura della bontà della tecnica di un cantante è quanto bene riesce a far capire il testo della canzone mentre canta.

La tecnica del canto moderno

Anche chi usa la voce nel canto moderno, in particolare i cantanti della musica cosiddetta "legge-ra" deve o dovrebbe imparare una solida tecnica vocale che consenta loro di utilizzare al massimo lo strumento voce con il minimo sforzo possibile da parte della laringe.

La tecnica vocale nel canto moderno, pur basandosi sugli stessi principi della tecnica lirica, si dif-ferenzia stilisticamente portando ad un uso differente soprattutto a livello del vocal tract (apparato risuo-natore): ciò è dovuto in particolare all'uso del microfono, che rende possibili anche suoni di un registro vocale molto più grave di quello di appartenenza, ancorché con un peculiare timbro e con un'intensità in-feriore. Ciò non deve generare confusione nella classificazione delle voci, nel senso che la capacità di cia-scuno di toccare facilmente le note gravi della sua estensione non deve affatto costringere la voce a muo-versi solo nella zona grave e tantomeno scurirla forzatamente perché questa pratica ne riduce progressi-vamente la capacità estensiva verso gli acuti (e nel tempo le corde vocali si ispessiscono, similmente a come avviene nei fumatori).

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Corretto utilizzo del mezzo vocale

La pratica vocale insegna ad utilizzare correttamente ogni voce sfruttandone appieno le possibilità ma mantenendola sempre all'interno delle caratteristiche tipiche del suo registro, che ha particolari pecu-liarità timbriche, estensive e volumetriche, nonché di agilità . È molto importante quindi scegliere un re-pertorio adatto allo strumento e ciò al di là della possibilità di trasportare il brano nella tonalità più como-da o di variarne l'arrangiamento per renderlo più simile al carattere vocale dell'interprete. Anche l'artico-lazione nello stile moderno risulta alquanto differente dalla lirica e ciò perché si privilegia l'intelleggibili-tà della parola affinché il messaggio arrivi più facilmente all'ascoltatore. In questo senso è diversa la tec-nica adottata soprattutto nel passaggio di registro, perché si cerca di ritardare l'intervento del registro "di testa" e di sfruttare invece appieno il registro detto "di maschera" e ciò avviene eliminando il meccanismo di copertura e sostituendolo da un'apertura benché accompagnata dal corretto movimento laringo-faringeo (tecnica dello sbadiglio). Uno dei punti più importanti infine riguarda l'attacco del suono, che anche nello stile moderno deve attuarsi dolcemente, anche se in maniera sporadica e soprattutto non nella zona acuta (quando le corde sono più sottili e quindi più vulnerabili) sono accettati degli attacchi più incisivi, sempre nell'assoluto rispetto delle caratteristiche di robustezza di ogni laringe. Anche il raclage (suono sporco) viene talvolta utilizzato per questioni interpretative in qualche nota delle canzoni di stile moderno, ma senza mai dimenticare quanto devastanti possano essere gli effetti di un abuso di questa pratica a livello delle corde vocali; un aiuto per salvaguardarle è senz'altro quello di focalizzare l'attenzione sulla gola e sul suono durante e dopo questa pratica perché il forte calore che si avverte è un segno tangibile del livel-lo di attrito che stiamo producendo con lo sfregamento delle corde vocali. Ambedue queste pratiche a lungo andare possono provocare deformazioni del bordo cordale (noduli, polipi, etc.) che hanno un'origi-ne difensiva (fungono da cuscinetto) della laringe e che, se non si abbandona subito questa modalità di u-tilizzo della voce, sfociano quasi sempre nell'intervento chirurgico. La tecnica vocale nel canto moderno quindi non intende spersonalizzare il cantante o stereotiparlo in uno stile vocale ricco di virtuosismi me-lodici di stampo afro-americano (gospel,) o jazzistico ma mira soprattutto a diffondere la cultura della vo-ce e a salvaguardarla nel tempo, abbandonando modelli scorretti e andando alla ricerca di uno stile perso-nale che rispetti e si adatti perfettamente allo strumento naturale con cui siamo nati.

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