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273 • ANNO XLVIII • N. 2 mARZO/APRILe 2015 È un’altra Pasqua!

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273 • ANNO XLVIII • N. 2mArzO/AprILe 2015

È un’altraPasqua!

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2 LA VOCe - mArzO/AprILe 2015

Rivista della ParrocchiaS. Giovanni Battista alla Creta

Milano•

ANNO XLVIII - N. 2 (273)mArzO-AprILe

2015Costo annuo di redazione,

stampa e distribuzione: euro 18,00

Redazione: A. rapomiDirettore responsabile:massimiliano Taroni

reg.Trib. di milano, 22.1.1968 - n.17Con approvazione ecclesiastica

e dell’Ordine

StampaOlivares srl - robecco sul Naviglio (mI)

PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA ALLA CRETAPiazza San Giovanni Battista alla Creta, 11 • 20147 Milanoe-mail: [email protected] • http://www.creta.altervista.org/

Questi i numeri di telefono:Fraternità francescana 02.41.72.66Ufficio parrocchiale 02.41.72.67Oratorio 02.41.50.053Cinema-Teatro 02.41.53.404Fax e tel. Centro di ascolto 02.41.50.611

La comunità religiosa è composta da:

Fra Paolo Ferrario guardiano e parroco

Fra Guido Locatelli vicario parrocchiale

Fra Pierino Rubaga collaboratore parrocchiale

Fra Lucio Monti insegnante

Fra Aristide Cabassi

Fra Pietro M.Tassi psicoterapeuta

La chiesa è aperta:- nei giorni festivi dalle 7 alle 19.30- nei giorni feriali dalle 7 alle 19.30

Le messe sono celebrate:- nei giorni festivi alle 8.30 - 10 - 11.30 e 18 (vigiliare alle 18)

in estate alle 8.30 - 11 e 18 (vigiliare alle 18)

- nei giorni feriali alle 8 e 18

I confessori sono disponibili:tutti i giorni, a chiesa aperta suonando il campanello appositoprimo venerdì del mese: dalle 21 alle 22.30domenica e festivi: nella mezzora che precede ogni messa

Informazioni e indirizzi utili:La Segreteria parrocchiale (per certificati e documenti) è apertada lunedì a venerdì: dalle 9 alle 11.30martedì e venerdì: dalle 15 alle 17.30

Il Centro di ascoltoriceve ogni lunedì e venerdì: dalle 9.30 alle 11distribuzione viveri e indumenti: martedì dalle 16 alle 17

Suore della Carità di S. Giovanna AntidaCasa di accoglienza - Via Zurigo, 65 02.41.57.866

Circolo A.C.L.I. "Oscar Romero" 02.36.53.01.01Centro Diurno Educativo Creta 02.48.300.093

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Cari parrocchiani, come ogni anno la

Chiesa ci invita a prepararci allaPasqua attraverso il tempo liturgico della Qua-resima. Come ogni anno abbiamo fatto alcuneproposte utili e significative per prepararci benea ricordare, celebrare, far rivivere nella nostracoscienza e nella vita di cristiani il grande misterodella Pasqua del Signore, fatto di passione, mortee resurrezione. Ripercorrendo proprio questeproposte, possiamo raccogliere il senso di un’altraPasqua che il Signore ci dà da vivere: un’altraPasqua nel senso che “ancora una volta arriva laPasqua”, ma soprattutto nel senso di cogliere ilsenso profondo di una Pasqua altra, cioè radicatainteramente sul grande dono d’amore che il Si-gnore ancora una volta ci regala da vivere, dacapire, da scoprire.

La Mostra sulla SindoneDal 19 aprile al 24 giugno 2015 si terrà a Torinol’Ostensione straordinaria della Sindone. In col-laborazione con il Commissariato di Terra Santadi Milano nelle prime due settimane di Quare-sima è stata allestita nella nostra chiesa una mo-stra storico-didattica su questo misterioso len-zuolo di lino su cui è impressa l’immagine di unuomo crocifisso, che da antica tradizione vieneidentificato con Gesù. In 25 pannelli era raccon-tata la storia e il mistero di questa importante re-liquia. Anche la Via Crucis pomeridiana delleprime tre settimane si è ispirata a ciò che la Sin-done racconta. Ci siamo così trovati di fronte allatragica sorte di quest’uomo, scritta con tracciatidi sangue e dolore. Tutto questo ci ha aiutato ariportare al centro della nostra fede l’alto prezzodella nostra salvezza: il dolore anche fisico diGesù. Se è giusto che sia grande la festa della Ri-surrezione, non possiamo tralasciare di fermarelo sguardo del nostro cuore su ciò che ha portatoe reso possibile una gioia così grande: le ferite diCristo. Anche questa è un’altra Pasqua.

Lettura comunitaria del VangeloOgni mercoledì di Quaresima, guidati da fra Pie-rino, abbiamo fatto la Lettura comunitaria delVangelo della Passione secondo Matteo. Per moltidi noi è stata una novità accostare il raccontoevangelico già di per sé molto conosciuto, cer-cando però di prestare un’attenzione diversa, più

fedele al testo. Muniti di penna, abbiamo cercatodi evidenziare in ogni personaggio le sue azioni,le sue affermazioni, i suoi atteggiamenti interiori,soprattutto il suo rapportarsi a Gesù in questoparticolare momento della sua vita. É stato utileconfrontarci su come noi ci poniamo di fronte aCristo e al dramma del suo manifestarsi Signorenella debolezza, nei suoi patimenti subiti, addi-rittura nell’evidente - anche se momentanea -sconfitta. Anche questa è un’altra Pasqua.

La nostra caritàOgni domenica di Quaresima abbiamo dedicatola nostra attenzione e la nostra solidarietà a di-verse iniziative di solidarietà. Così, domenicadopo domenica, abbiamo potuto aprire il nostrocuore, la nostra mente e anche il nostro portafo-glio su realtà lontane e vicine a noi, dove alcunifratelli meno fortunati soffrono. Così domenica8 marzo era la Giornata per la Terra Santa a fa-vore dell’Ospedale di Aleppo. Domenica 15marzo abbiamo proposto la vendita dei ”Fagiolidi carità” regalati da un amico della nostra par-rocchia, il cui ricavato è stato destinato alle ini-ziative del Centro di Ascolto e della San Vin-cenzo. Domenica 22 marzo c’è stato il banco deiprodotti equo-solidali con uova di Pasqua a fa-vore dell’Associazione Preda che si impegna perla tutela dei bambini vittime di violenza e com-mercio sessuale nelle Filippine. La Pasqua rompei nostri corti e comodi orizzonti e il nostro perso-nale benessere per aprirci alle povertà, alle sof-ferenze e alle necessità dei fratelli. Anche questaè un’altra Pasqua.

Giornata per la Terra SantaQuasi a metà quaresima, il 7 e 8 marzo, frateFrancesco Ielpo, incaricato per la Terra Santa inLombardia, ha animato una Giornata di pre-ghiera e sensibilizzazione per la Terra Santa. Adogni messa, commentando la Parola di Dio delgiorno e attualizzando il Vangelo della disputadi Gesù con i figli di Abramo, ci ha fatto cono-scere l’attuale drammatica situazione in cui sitrovano a vivere e a professare la fede i cristianidi Terra Santa, del Medio Oriente, della Siria. Aquest’ultima realtà è stata dedicata un’attenzioneparticolare, attraverso la testimonianza del lavoroche i frati francescani continuano a svolgere neldramma della guerra, rivivendo nella loro carne

LA VOCE DEL PARROCOVerso un’altra Pasqua

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ciò che sono stati i patimenti di Cristo. Anche questaè un’altra Pasqua.

L’Ora della MadreOgni vita nasce dalla madre. Anche la Pasqua diGesù ha avuto una madre, Maria. Realmente haaccolto nel suo cuore la Passione del Figlio, lo haaccompagnato con fedeltà e tenerezza, lo ha soste-nuto con tutto il suo dolore: un dolore come le do-glie del parto, già vissute trent’anni prima nellanotte santa a Betlemme, quando ha dato alla luce ilsuo figlio, lo ha avvolto in fasce e lo ha adagiato inuna mangiatoia. Ora, di nuovo, la Madre partoriscecon dolore il Figlio alla vita nuova, ancora una voltalo avvolge in fasce e lo depone. Fin dai primi secolila Chiesa ha sentito e celebrato con commossa pietàil mistero della Madre di Gesù, che sta presso il Fi-glio ucciso, lacerata dal dolore per la sua morte esorretta dalla certezza della risurrezione. La Chiesacattolica conosce lo Stabat Mater, sequenza medioe-vale del sec. XIII, attribuita a frate Jacopone da Todi,cantata con melodie popolari durante la Via Crucise più volte musicata lungo i secoli da famosi com-positori. La Chiesa bizantina invece, con lo stessosentimento e la stessa devozione, il mattino del Sa-bato Santo celebra L’Ora della Madre, in cui il la-mento di Maria, espresso in forma poetica, raccontala pena del suo cuore e la forza della sua fede. Nelleultime settimane di Quaresima nella nostra chiesaabbiamo avuto la fortuna e il privilegio di vivereentrambe le celebrazioni: il concerto Stabat Materdi Pergolesi, per voci soliste e orchestra d’archi, èstato organizzato dall’Associazione culturale Gros-sman con l’Accademia Ambrosiana Scuola di mu-sica, mentre l’Ora della Madre è stato celebrato dallacomunità parrocchiale con l’animazione musicalee canora del nostro coro. Sono stati due momenticommoventi, con la partecipazione di tanti fedeliche hanno potuto intravvedere in Maria, la madreaddolorata e forte, una compagna e una confidentedelle nostre segrete pene, una efficace consolatricedei nostri dolori. Anche questa è un’altra Pasqua.

fr. Paoloparroco

Suggerimenti di papa Francesco

Custodisci il cuoreÈ “Custodisci il cuore” il titolo del libretto chePapa Francesco ha fatto distribuire in piazzaSan Pietro dopo l’Angelus di domenica 22 feb-braio, Prima Domenica di Quaresima. Un brevecompendio con i contenuti del messaggio e gliinsegnamenti di Gesù, gli elementi essenzialidella fede e le pratiche spirituali tradizionali: lalettura della Parola di Dio, l’esame di coscienzadella sera. Un testo certamente utile anche pertutti noi non solo nel Tempo della Quaresima,ma valido sempre, in ogni tempo dell’anno, inogni tappa della nostra vita.

ESAME DI COSCIENZAConsiste nell’interrogarsi sul male commessoe il bene omesso: verso Dio, il prossimo e sestessi.

Nei confronti di DioMi rivolgo a Dio solo nel bisogno? Partecipoalla Messa la domenica e le feste di precetto?Comincio e chiudo la giornata con la preghiera?Ho nominato invano Dio, la Vergine, i Santi? Misono vergognato di dimostrarmi cristiano?Cosa faccio per crescere spiritualmente? Come?Quando? Mi ribello davanti ai disegni di Dio?Pretendo che egli compia la mia volontà?

Nei confronti del prossimoSo perdonare, compatire, aiutare il prossimo?Ho calunniato, rubato, disprezzato i piccoli egli indifesi? Sono invidioso, collerico, parziale?Ho cura dei poveri e dei malati? Mi vergognodella carne di mio fratello, della mia sorella?Sono onesto e giusto con tutti o alimento la“cultura dello scarto”? Ho istigato altri a fare ilmale? Osservo la morale coniugale e familiareinsegnata dal Vangelo? Come vivo le respon-sabilità educative verso i figli? Onoro e rispet-to i miei genitori? Ho rifiutato la vita appenaconcepita? Ho spento il dono della vita? Ho aiutato a farlo? Rispetto l’ambiente?

Nei confronti di séSono un po’ mondano e un po’ credente?Esagero nel mangiare, bere, fumare, divertir-mi? Mi preoccupo troppo della salute fisica,dei miei beni? Come uso il mio tempo?Sono pigro? Voglio essere servito? Amo e colti-vo la purezza di cuore, di pensieri e di azioni?Medito vendette, nutro rancori? Sono mite, umile, costruttore di pace?

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Nel mese di aprile tutte leparrocchie della diocesisono impegnate nel rinnovo

dei Consigli Pastorali Parrocchiali(CPP). Questo importante stru-mento di partecipazione, intro-dotto dopo il Concilio, oggi nongode di ottima salute: come anchegli strumenti di partecipazionealla vita civile, dopo gli entusiasmidegli inizi, conosce un tempo difatica e di stanchezza. Di fattoperò il CPP rimane un grandemezzo per cercare di vivere lapratica ecclesiale di “sinodalità”,cioè di “cammino insieme” (laparola greca “sinodo” significaappunto “syn” = “insieme” e“odòs” = “cammino”, cioè muo-vere passi comuni nella stessa di-rezione). In questo articolo vo-gliamo offrire alcuni spunti utiliper tutti i parrocchiani, in parti-colare per coloro che pensano dioffrire la propria disponibilità ecollaborazione per il nuovo CPP.

Dieci domande sul CPP1. A cosa serve ? Il suo compito èquello di fare discernimento e cer-care cosa il Signore ci chiede peril bene e la crescita della parroc-chia.2. Da chi è composto? Membri didiritto sono i presbiteri operantiin parrocchia. Il numero dei con-siglieri dipende dal numero deiparrocchiani: per la nostra par-rocchia, che ha meno di 10 milaabitanti, occorrono da 18 a 25 laici,dei quali una parte viene sceltaper elezione dalla comunità, un’al-tra parte su indicazione del par-roco. 3. Come avviene l’elezione? Nellanostra parrocchia l’elezione sarà

Domenica 26 aprile. Dopo ognimessa verranno distribuite le sche-de, da compilare e imbucare nel-l’apposita cassetta. 4. Quali le caratteristiche di un con-sigliere? Per partecipare al CPPoccorre aver compiuto 18 anni edessere cristiano. Non è richiestoun impegno preciso nella comu-nità, anche se può essere beneche le diverse realtà che operanoin parrocchia siano tenute in con-siderazione. Deve essere un “cri-stiano comune” che vive la realtàquotidiana con la forza della fede,vivendo le fatiche e le gioie ditutti. Gli è chiesto un interesse eun’attenzione per sostenere il cam-mino non solo personale ma co-munitario di tutta la comunitàcristiana.5. Quanto dura, quanti incontri? IlCPP dura per 5 anni. Normal-mente prevede un incontro a sca-denza mensile che si tiene di seradalle 21 alle 22.30 circa. È buonacosa che, secondo le proprie pos-sibilità, i consiglieri partecipinoai momenti più importanti dellavita parrocchiale.6. Come lavora? Seguendo un or-dine del giorno precedentementepreparato e già conosciuto, si af-frontano temi, problemi e pro-grammi di interesse particolare.Un momento importante è l’ascoltoe il confronto reciproco per giun-gere insieme a delle conclusionicondivise.7. Di cosa si occupa? Il compitoprincipale del CPP è cercare in-sieme ciò che concorre al benedella comunità da realizzare conscelte concrete.8. Chi decide? Il CPP un organo“consultivo” in aiuto alle decisioni

che in ultima istanza spettano alparroco, che ha il dovere di essereattento e rispettoso del confrontoe dei pareri offerti da tutti.9. È necessario? Certamente è ne-cessario in ogni parrocchia comeorgano di ascolto e di confronto,di consultazione, di discernimento,di condivisione, per realizzare un“sinodo”, cioè un vero camminocomune condiviso per il bene ditutti sotto la guida di chi ha lacura e la responsabilità pastorale.10. È utile? Il CPP vuole essere unConsiglio di famiglia, dove pro-viamo a parlarci e a prendere in-sieme le decisioni di cui la vitafamiliare ha bisogno. Il buon esitodi un CPP dipende dal clima spi-rituale, dalla sincerità e libera par-tecipazione di tutti, dall’interesseprioritario per il bene della co-munità sui propri interessi e pareripersonali. Se questo accade il CPPè certamente molto utile, al di làdei progetti e delle iniziative chesi riescono a fare.

Sette motivi validi per candidarsi Perché candidarsi? Ci sono tanti ebuoni motivi per dire di sì a questaproposta. Eccone alcuni.Perché voglio bene alla Chiesa: DallaChiesa abbiamo ricevuto la fedee la vita cristiana. Prima ancoradi conoscere Gesù abbiamo in-contrato persone che ci hanno te-stimoniato e trasmesso, con l’esem-pio e le parole, la bellezza delVangelo. Noi ora possiamo e vo-gliamo manifestare la nostra ri-conoscenza mettendoci al suo ser-vizio.Perché “non è bene che il parroco siasolo: “Il parroco non è padronedella comunità ma è a suo servi-

Il rinnovo del Consiglio Pastorale Parrocchiale

Per camminareinsieme

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Ogni anno, in occasione della So-lennità dell’Annunciazione del Si-gnore, le Suore della carità della no-stra parrocchia rinnovano i loro votireligiosi insieme alle consorelle diCorsico. La celebrazione si svolge,con alternanza annuale, nelle chiesedelle due parrocchie. Quest’anno siè svolta la sera del 28 marzo durantela messa vigiliare della Domenicadelle Palme. È stato molto significa-tivo vivere questo momento all’iniziodella Settimana Santa. Dove Cristoci consegna in eredità la misura e laforma del Suo amore per noi: l’amoreper il prossimo. Ecco cosa hanno

scritto per noi le carissime suore,alle quali rivolgiamo ancora un rin-graziamento fatto di sincera amiciziae comune preghiera

Il 25 Marzo, Solennità dell’An-nunciazione del Signore, leSuore della Carità di Santa

Giovanna Antida Thouret, sparsenel mondo, vivono un appunta-mento molto importante e signi-ficativo della loro vita, la ricon-ferma dei voti di povertà, castitàe obbedienza, pronunciati davantia Dio nella loro consacrazionedefinitiva al Signore. La nostra

Fondatrice ci ha lasciato in ereditàanche un quarto voto, quello delservizio e dell’evangelizzazionedei poveri. Seguendo l’esempiodi S. Vincenzo, che è stato perGiovanna Antida un padre e unmaestro, ci ricorda nei suoi scrittiche «queste membra di Gesùsono i nostri padroni». Di conse-guenza ogni suora della carità è

colare: I doni di Dio non sono unaproprietà da consumare solo aproprio beneficio. Il Signore donasensibilità, qualità e capacità par-ticolari per metterle in comunecon gli altri per il bene di tutta laChiesa. Perché è una bella esperienza di fede:Nel CPP incontro la fede di altrifratelli e sorelle, ne vengo edificatoe consolato. La fede cresce nellamisura in cui viene condivisa.Perché “il Signore ne ha bisogno”:Quando Gesù entra a Gerusalem-me sceglie un asino come propriacavalcatura. Ai discepoli incaricatidi preparare il suo ingresso dicesoltanto: “Il Signore ne ha biso-gno”. Non è forse questa la ragionepiù semplice e più vera per cuiciascuno di noi può offrire se stes-so, le sue doti, il suo tempo, il suointeressamento, la sua disponibi-lità?

Le tappe per l’elezione del CPPnella nostra parrocchia Da domenica 8 Marzo: comunica-

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zio.” Il CPP gli ricorda che nonpuò e non deve far tutto da soloné secondo la sua testa, i suoigusti e i suoi interessi. Inoltre ilCPP gli ricorda che ogni parrocoè sostenuto, incoraggiato e correttodalla vicinanza di coloro che rap-presentano la comunità e spessola conoscono magari di più e daun’altra prospettiva.Perché è un servizio prezioso: Unacasa sta in piedi perché c’è qual-cuno che se ne prende cura. In-sieme ai servizi più semplici equotidiani e agli impegni nei variambiti e settori della parrocchia,ci sono anche coloro che provanoa pensare al bene complessivo ditutta la comunità. Perché la fede non è una faccenda in-dividuale: Siamo chiamati in modosingolare e unico dalla grazia diDio, ma nessuno di noi può cam-minare da solo. Nel CPP imparoa farmi carico della fede dei fratellie a camminare al loro fianco conumile senso di responsabilità.Perché i doni ricevuti vanno fatti cir-

zione del rinnovo del CPP e ri-chiesta delle candidature. A par-tire da questa domenica siamoinvitati a prendere coscienzadell’importanza del CPP perogni comunità parrocchiale. Ini-zia la raccolta delle candidaturein vista dell’elezione. Il parrocoverificherà la disponibilità effet-tiva delle persone che si ren-dono disponibili ad assumerel’incarico di consigliere. Domenica 12 Aprile: presenta-zione delle liste dei candidatialle elezioni:Domenica 26 Aprile: elezioni delnuovo CPP. Dopo le Messe cia-scun fedele potrà esprimere lapropria preferenza tra i candi-dati delle liste elettorali.Domenica 7 Giugno: presenta-zione del nuovo CPP durante laMessa delle ore 11.30. La comu-nità conosce i consiglieri nuovio rinnovati dal Consigliouscente e ciascun eletto riceveufficialmente l’incarico affida-togli.

Un altro importante rinnovo

Un umile “sì”a tutta l’umanità

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serva dei poveri. Questo nostrocarisma si esprime attraversomolteplici servizi a favore dellepersone bisognose: la nostra èuna missione che raggiunge tutti,bambini, adulti, anziani, amma-lati, carcerati immigrati, donnein difficoltà... Insomma tutte lepersone deboli e indifese.Quando si risponde alla chia-mata del Signore e lo si segue davicino pronunciando i voti, sidice “sì” a tutta l’umanità emar-ginata e dimenticata dalla so-cietà. La nostra vocazione, comerisposta all’amore di Gesù Cristo,si vive dando accoglienza eamore a tutte le persone che in-contriamo nel cammino di ognigiorno, perché sull’esempio diGesù il nostro cuore deve diven-tare la casa di tutti. Riconfermarei Voti significa allora per noi tuttechiedere quotidianamente aGesù la forza e il coraggio di te-stimoniare il suo amore per i piùpoveri, anche nei momenti menofacili o faticosi ma sempre im-portanti, perché ci si sforza didare a ciascuno di questi fratellie sorelle speranza, dignità, con-sapevolezza delle proprie capa-cità, voglia di vivere, qualità chea volte le vicende della vita sot-traggono o nascondono. Rive-dere il sorriso su questi volti al-larga il cuore e ci dà la forza dicontinuare il nostro servizio.Santa Giovanna Antida si è sem-pre sentita “Figlia della Chiesa”e ci ha chiesto più volte di conti-nuare ad esserlo anche noi. Inquesta piccola porzione diChiesa che è la nostra parrocchia,possiamo dire di sentirci Chiesacon tutti voi, carissimi parroc-chiani, che non mancate di farcisentire la vostra presenza e il vo-stro affetto in mille modi, anchenell’essere presenti a questa no-stra ricorrenza.Grazie a ciascuno di cuore! Il Si-gnore non mancherà di contrac-cambiare la vostra attenzione ela vostra gentilezza nei nostri ri-guardi.

Le Suore della Caritàdi via Zurigo

Wystan Hugh Auden (1907-1973),poeta, critico, prosatore estrema-mente prolifico, inglese di nascita edi cultura ma naturalizzato americano,è considerato da molti uno dei piùgrandi poeti del XX secolo, erede diThomas S. Eliot, a cui sicontrappone per la mi-nore difficoltà della suaopera (anch’essa, tuttavia,non facile) e per le sueidee politiche ben piùprogressiste. Grande ap-passionato delle parole,si è servito nella sua poe-sia dei modi e dei generipiù diversi, da un esasperato mo-dernismo a ritmi classici quali leballate o le villanelle alla solennitàprosastica dell’oratorio, come nellapoesia pubblicata qui, Il tempo presente,scritta nel 1941-42 e da lui definita“Oratorio di Natale”. Dopo averabbandonato la religione verso i tre-dici anni, vi ritornò in età adultaprofessando un anglicanesimo vicinoal cattolicesimo, di cui progressiva-

mente approfondì gli aspetti piùstrettamente teologici e filosofici.Nei versi qui riprodotti, il poetaesprime con un ritmo lento ma stra-ordinariamente incisivo quella con-sapevole o inconsapevole indifferenza

di cui molti di noi si mac-chiano, considerando ilNatale soltanto come unafesta di regali, luci sfavil-lanti, alberi decorati, e di-menticando Chi e checosa celebra in verità ilNatale. E insieme la poesiadi Auden parla con tri-stezza e speranza della

condizione umana nel tempo dellavita terrena, quando, per riprendereuna definizione del cardinale CarloMaria Martini, non si è più nell’agoniadel Venerdì Santo e non si è ancoranella gloria finale della domenica diPasqua, ma si vive nel sabato santo,in una fiduciosa attesa, anche se noia volte formuliamo preghiere sbagliatee nutriamo desideri sbagliati, nono-stante noi, Dio farà giustizia.

Il tempo presente

Ecco, siamo giunti alla fine:Ora è necessario disfare l’albero,Riporre nelle scatole di cartone le decorazioni —Alcune si sono rotte —E portarle in solaio.Togliere l’agrifoglio e il vischio e bruciarli,Preparare i bambini per il ritorno a scuola. C’è molto ciboDa riscaldare per tutta la settimana;Ma non abbiamo grande appetito, abbiamo bevuto tanto, Siamo stati svegli fino a tardi, abbiamo cercato — senza molto successo — Di amare tutti i nostri parenti, e in genereAbbiamo sopravvalutato le nostre capacità.[...]Ancora una volta abbiamo allontanato da noi Gesù,Chiedendogli tuttavia di rimanere i suoi servi disobbedienti,Bambini che promettono e non sanno accogliere a lungo la Sua parola.Il Natale è una memoria che svanisce,E già cominciamo vagamente a sentireUn senso lontano e non gradito di ansia, al pensieroDella Quaresima e del Venerdì Santo, che, dopo tutto, ora,Non possono essere molto lontani.[..............................]

La poesia religiosa attraverso i tempi e le civiltàL’arte che unisceL’arte che unisce

a cura di Anna Luisa Zazo

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8 LA VOCe - mArzO/AprILe 2015

Con il nuovo anno è iniziato unnuovo percorso di lettura per i Gruppidi Ascolto della Parola presenti inparrocchia, dedicato al libro degli Attidegli Apostoli. Ecco un’introduzionepreparata dal Card. Martini per laScuola della Parola: un testo semplice,completo e ancora molto valido, cheha fatto da base di formazione per glianimatori dei nostri Gruppi.

La cristianità primitiva ci halasciato un racconto sui primisviluppi del movimento cri-

stiano. Citato verso l’anno 180dagli Atti dei Martiri di Lione edalla Epistula Apostolorum, essoè menzionato nel Canone Mura-toriano (seconda metà del II se-colo) e ne viene indicato anche ilnome dell’autore, cioè Luca. Il ti-tolo usuale del libro è “Atti degliApostoli”. Tale titolo non gli èstato però attribuito dall’autore,che aveva concepito questo librettocome la seconda parte (dopo ilsuo Vangelo) di un’opera com-plessiva sulle origini cristiane.Negli Atti è narrata la diffusionedel messaggio della risurrezionedi Gesù secondo una linea di pro-gressione geografica che parte daGerusalemme e, attraverso la Giu-dea e la Samaria, si estende finoalle regioni della Siria e dell’AsiaMinore, e di là alla Grecia, perterminare a Roma.La missione di far percorrere que-sto itinerario alla Parola di Dio ènarrata nei primi dodici capitolie viene affidata a Pietro. L’azionedi Pietro raggiunge il suo mo-mento culminante quando egliammette al battesimo il paganoCornelio, centurione romano, sen-za obbligarlo ad abbracciare la

Nuovo percorso dei Gruppi di Ascolto della Parola

Un libroper tutti i tempi

legge di Mosè e quinbdi la reli-gione ebraica. A partire dal capi-tolo 13, il compito di attuare que-sta predicazione è affidato prin-cipalmente a Paolo, che viene cosìa porsi nel centro della narrazione.Paolo può allargare i confini dellasua missione verso le terre piùlontane dell’Asia Minore, dellaMacedonia e della Grecia. Dopouna intensa attività missionariae dopo una serie estenuante diprocessi, Paolo viene condotto aRoma. La narrazione si chiudecon la descrizione di Paolo pri-gioniero a Roma.Vi è oggi un sostanziale accordotra gli studiosi nel ritenere chel’autore degli Atti degli Apostoliè lo stesso che ha scritto il terzovangelo. L’accordo tra gli studiosinon è più unanime quando sipone il problema se l’autore siada identificare, come fa la tradi-zione, con un compagno di viag-gio di Paolo, cioè Luca, menzio-nato nell’epistolario paolino. Inquesto caso sarebbe testimoneoculare di parte degli avvenimentiche riferisce.Luca ha composto il suo libro at-tingendo il suo materiale da di-verse forme di informazione. Inparticolare si può riconoscere unafonte proveniente dalla comunitàcristiana di Antiochia e una daquella di Gerusalemme ed è pos-sibile distinguere, all’interno dellanarrrzone, una prima epoca do-minata dalla figura di Pietro, men-tre la seconda ha come protago-nista l’apostolo Paolo. Tra le dueepoche se ne coglie come una in-termedia, di grande importanza,in cui si mostra il passaggio prov-videnziale dai giudei ai pagani,

e insieme la continuità che per-mane tra i due gruppi, entrambiinseriti nell’unico disegno divinodi salvezza. Inoltre le loro vicendesi intersecano con quelle di altripersonaggi di rilievo, come il pri-mo martire Stefano e l’apostoloFilippo.È comunque possibile dividere illibro in cinque parti: I. Le origini della Chiesa a Geru-salemme (1 – 5). II. Una violenta persecuzione acausa di Stefano (6 – 12).III. Missione di Barnaba e Paoloin Asia (13, – 15,35).IV. Missione di Paolo in Grecia ea Efeso (15,36 – 20). V. Paolo a Gerusalemme, suo im-prigionamento e viaggio versoRoma (21 – 28).L’autore ha subordinato il disegnogenerale dell’opera, la sua strut-tura e il suo stile a una finalitàche egli ha espresso nel prologoa Teofilo con queste parole: «af-finché ti renda conto della soliditàdella dottrina su cui sei stato cate-chizzato». Appare, così, decisivoil ruolo della comunità destina-taria dell’opera lucana. Si trattaprobabilmente di una comunitàcomposta in gran parte dai paganiconvertiti, preoccupati però di te-ner viva la coscienza delle radiciantico-testamentarie del messag-gio cristiano. Il libro è posto cosìsotto il segno della continuità: traAntico e Nuovo Testamento, traattività del Cristo e vita delleChiese; tra Israele e la Chiesa, trai giudeo-cristiani e i pagani con-vertiti.Tuttavia lo scopo che si prefiggeval’autore era certamente quello dicomunicare importanti valori dot-trinali e un autentico messaggio,valido per ogni tempo.Per avere un quadro sinteticodegli elementi dottrinali presentinegli Atti, bisogna partire dal-l’evento centrale da cui ha originetutto il movimento cristiano, cioèla risurrezione di Cristo. Gesùglorificato costituisce l’oggettodella fede della Chiesa e la pre-dicazione ha appunto lo scopodi mostrare che egli è il Messia

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predetto dalle Scritture, colui cheè stato costituito giudice dei vivie dei morti, il Figlio di Dio. Sol-tanto per la fede in lui e per ilbattesimo nel suo nome è possibileottenere la salvezza e il perdonodei peccati. Centrale è pure ilruolo dello Spirito Santo che per-vade con la sua presenza e il suoinflusso tutta la vita e l’espansionedella Chiesa primitiva. La mani-festazione fondamentale delloSpirito si ha nella Pentecoste, cherappresenta per la dottrina sulloSpirito un po’ quello che la risur-rezione rappresenta per la cristo-logia. Nella presenza, tra i testi-moni della Pentecoste, di moltiche rappresentano i principali po-poli allora conosciuti si manifestala vocazione universale della Chie-sa e si realizza la sua missione diessere un segno di unità tra i di-versi popoli. La Chiesa apparecome la comunità di coloro chehanno creduto nel Cristo Risortoe vivono in unità sotto l’autoritàdegli Apostoli. Tra gli apostoliPietro gode di una posizione spe-ciale. È importante pure ricordareil posto che hanno negli Atti lafede, il battesimo, l’imposizionedelle mani per conferire lo Spirito,l’Eucaristia e la preghiera.Anche le diverse situazioni chescandiscono il cammino delle co-munità cristiane (crescita, perse-cuzione, dispersione, riconfermadella fede) e i loro atteggiamenti(gioia, carità, scambio fraternodei beni, mutuo aiuto, unione,prontezza a soccorrere anche ilontani, ospitalità, coraggio, aper-tura di cuore e di orizzonti, ecc.)affiorano di continuo nella nar-razione.Si ricava così dalla lettura dellibro un quadro ricchissimo dellavita dei primi cristiani, quadroche viene presentato alle Chiesedi tutti i tempi come modello ecome stimolo. Gli Atti degli Apo-stoli sono perciò «un libro pertutti i tempi, un libro molto attualeper il nostro tempo: «Bisogna leg-gerlo tutto in una volta, così comesi leggono avidamente i ricordidi famiglia» (H. Jenny).

Il 22 febbraio scorso la fraternitàdell’Ordine Francescano Seco-lare della Creta si è gioiosa-

mente ritrovata alla messa delle11.30 perché Federico ed io, conla Professione Solenne, siamo en-trati a far parte di questa grandefamiglia. Abbiamo affermato pub-blicamente il nostro impegno avivere il vangelo nel mondo, se-condo l’esempio di San Francescoe seguendo la regola dell’Ordine.È un “per sempre” che non im-pegna unicamente noi, nuovi pro-fessi, ma chiama tutta la fraternitàad occuparsi del nostro benessereumano e religioso: non a caso inquesta occasione tutti i fratellihanno rinnovato la loro profes-sione.Il cammino per arrivare fin qui èstato lungo: per un anno ho fre-quentato la fraternità per capirese davvero volevo impegnarmi,dopodiché è iniziato il periododella formazione, durato più didue anni. Ho avuto dubbi e lascelta finale non è stata scontata!L’unico altro mio “per sempre” è

stato per il mio matrimonio edora, esattamente come quando cisi sposa, non mi sento arrivata,ma... sto iniziando...L’inizio di che cosa? Personal-mente quello che in questi anniho maturato è la scelta di una par-ticolare “attenzione alla vita”. Ciòvuol dire, ad esempio, essere at-tenta alla scelte ecologiche (ilcreato) al vicino di casa, ai fratelli(il Signore me li donò), a mestessa, al valore della mia vita.Proprio perché sono più attenta ame stessa ho scelto una casa incui posso, anzi sono impegnata,a crescere nello Spirito e questoluogo è la fraternità. In fondosono attenzioni che hanno tutti gliuomini di “buona volontà”, ma èil mio sguardo che è cambiato.Avrei potuto arrivarci prima o perstrade diverse, a me il Signore haindicato questa.

Laura

L’inizio di una nuova strada

Grande festain casa OFS

PROSSIMI APPUNTAMENTISegnaliamo alcuni importanti appun-tamenti della vita della nostra parroc-chia

APRILE2 aprile Giovedì Santo3 aprile Venerdì Santo4 aprile Sabato Santo5 aprile Santa Pasqua12 aprile Ricordo di p. Emilio alla messa delle ore 11.30 (segue pranzo in oratorio)

MAGGIO10 maggio Festa degli anniversari17 maggio Prime Comunioni24 maggio Prime Comunioni30 maggio Cresime

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“Beati gli operatori di pace, perchésaranno chiamati figli di Dio”(Mt, 5, 9) — “Come sono belli suimonti i piedi del messaggero dilieti annunzi che annunzia lapace, messaggero di bene che an-nunzia la salvezza” (Is, 52, 7).

Forse sembra una notiziatroppo “leggera” quella dacui parto, ma non credo lo

sia, alla luce dei significati chepuò avere. All’assegnazione deipremi Oscar 2015 molti si aspet-tavano un trionfo per il film diClint Eastwood, American sniper,sulla vicenda del più famoso cec-chino americano, al quale si attri-buisce l’affermazione (ma non èdetto che l’abbia davvero pronun-ciata; con le attribuzioni bisognaandare molto cauti) che non pro-vava rimorso quando uccideva gliiracheni, durante la guerra in Iraq,ma lo trovava piuttosto diver-tente. Ora, il film non ha avutonessun premio, mentre sono statiscelti film che privilegiano vi-cende personali. Se, come credo,questa scelta riflette in parte an-che le opinioni del pubblico, se nepuò dedurre che la popolazionestatunitense non è favorevole allaguerra, non desidera vederlacome possibile opzione.Pure, già da qualche tempo, neicommenti dei giornali ai dram-matici fatti che tutti abbiamo pre-senti - attentati, decapitazioni, mi-nacce, guerre - alcuni articolihanno affermato più o menoesplicitamente, con parole più omeno chiare o sfumate, che biso-gna prendere atto della realtà:siamo di fatto in guerra e a unaguerra non si può pensare di ri-

mente (penso ai politici, agli uo-mini di governo, ai cosiddetti opi-nion makers) esserne profonda-mente a conoscenza.Una cosa tuttavia la so, e pos-siamo saperla tutti, per avere ve-duto i risultati di molte guerre re-centi, definite a volte operazioniper mantenere o imporre la pace,quasi che la pace si potesse “im-porre”, ma che erano, sotto tuttigli aspetti, guerre o aggressioni,iniziate senza essere state dichia-rate e basate a volte su argomentifalsi (la sbandierata e mai provatapresenza di armi atomiche inIraq).Anche lasciando da parte qual-siasi ragionamento morale o reli-gioso sul significato e l’accettabi-lità della guerra, quali sono stati irisultati delle guerre combattutedalle forze occidentali in Iraq, inAfghanistan, in Libia? Sia purecon l’inevitabile e terribile corol-lario delle distruzioni, delle morti,della miseria, hanno portato an-che la pace?La risposta è sotto gli occhi ditutti: No. In alcuni casi hanno ag-gravato la situazione.Una massima latina diceva: “Sevuoi la pace, prepara la guerra”.Qualcuno, in tempi molto più re-centi, ha detto:”Se vuoi la pace,prepara la pace”.Forse, in qualche modo, la rispo-sta sta proprio qui.Ed è quella che leggiamo nei Van-geli e in molti punti dell’AnticoTestamento: beato chi opera lapace, non chi la impone con laguerra; belli i messaggeri di pace,non gli annunciatori di (fragili)vittorie in guerra.

IL DIFFICILE CAMMINO DELLA PACEMa il punto, e la difficoltà dellacosa, risiede proprio in questo: lapace bisogna prepararla. Cercaredi correre ai ripari quando ormaici sono guerre in atto rende tuttoterribilmente più difficile, aleato-rio e pericoloso.E temo non si possa dire che i go-verni occidentali abbiano fattomolto per prepararla, la pace che

spondere con sforzi diplomatici,tentativi di dialogo, boicottaggi osanzioni. A una guerra si ri-sponde con le armi, con un’altraguerra.D’altro canto, sugli stessi giornalimolti articoli invocano al contra-rio una tenace e forte azione di-plomatica di tutti i governi occi-dentali uniti tra loro in un’unicapolitica difensiva.

QUAL È IL RISULTATO DELLA GUERRA?Una differenza di opinioni, unadiscrepanza nella linea di unostesso giornale che non può stu-pire quando ci si trova di fronte asituazioni che non soltanto pos-sono suscitare reazioni contra-stanti, ma che non si limitano asmuovere le acque delle politichegovernative, bensì interpellano inmodo particolare le coscienze.Come trovare, o soltanto ipotiz-zare, di fronte a problemi di que-sta natura - o a problemi analoghi- soluzioni che non comportinoiniziative belliche?Non ho le conoscenze politiche ediplomatiche che mi consentanodi avanzare, con qualche fonda-mento, una semplice e timida ipo-tesi di soluzione.Mi propongo soltanto di esporrealcune riflessioni che, partendo inqualche modo da quel rifiutodella guerra espresso apparente-mente dall’opinione pubblica sta-tunitense, si allargano e vanno in-dietro di parecchi anni.Molte cose, che potrebbero aiu-tarmi a comprendere meglio ilproblema, non le so, come forsesono in molti a non saperle, anchequanti dovrebbero auspicabil-

I segni dei tempi

Chi vuolela pace...

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pure quasi tutti dicono di volere,o soltanto per favorirla, con leazioni compiute o quelle noncompiute proprio in molti paesiche ora si rivelano una minaccia.Penso prevalentemente a tempitrascorsi, ma anche a periodi piùrecenti.Penso agli errori e agli sfrutta-menti compiuti durante il colo-nialismo (a cominciare da quel-l’errore fondamentale che è ilcolonialismo in sé); agli appoggidati per motivi di vantaggi eco-nomici o di opportunità politichea regimi che successivamente ve-nivano condannati e combattuticome dittature da estirpare; al-l’idea che la democrazia si possaesportare (o imporre) come sipuò esportare il vino o la moda(d’accordo, l’espressione puòsembrare paradossale, ma i pa-radossi hanno sempre una basedi verità); alle ingiustizie esistenti,ignorate o aggravate; alla non co-noscenza di civiltà molto diverseda quella occidentale alle qualispesso si è cercato di imporre ilmodello occidentale senza stu-diarsi di comprendere meglio lasituazione. L’elenco forse po-trebbe continuare.E, se azioni come queste non sipotranno dire cause dirette diguerre o rivolte, senza dubbiohanno contribuito e contribui-scono a creare un clima favore-vole alla guerra, o alla nascita diun rifiuto del mondo occidentale,che si trasforma in autentico odio,le cui vittime a volte non soltantosono innocenti, ma spesso appar-tengono a quei gruppi che cer-cano autenticamente di operarela pace.

LA CONDANNA DELLA “INUTILE STRAGE”Prevengo una possibile obiezione.Ho parlato di azioni in larga mi-sura già compiute, e quindi po-trebbe sembrare inutile parlarne.Tuttavia, se rimediare agli erroridel passato può essere più difficileche non commetterli, non è im-possibile. Soprattutto, non è im-possibile evitare di commetterli

nuovamente.Si può quanto meno cercare dicambiare l’ottica con cui si guardaalle situazioni e convincersi chein verità il modo migliore peravere la pace è quello di prepa-rarla: con la giustizia, con un au-tentico senso di accoglienza, conla difesa giusta, priva tuttavia diarroganza e rispettosa dei valorialtrui, dei propri valori e dellapropria civiltà. E anche - scen-dendo per così dire dal generaleal particolare, dalle azioni politi-che alle azioni personali - con unpiù autentico rispetto dei valoriai quali ci si richiama, compren-dendo i valori cristiani. Io credoche popolazioni non cristiane enon occidentali proverebberomaggior rispetto per una societàche aderisse più coerentemente aivalori che proclama suoi e che avolte vorrebbe imporre agli altri.Tanto più quando molti di questivalori possono essere condivisi.Mi auguro di non aver dato lasensazione di voler accusare l’oc-cidente passato e presente - o, piùprecisamente, i governi occiden-tali - di quello che avviene.Semmai, ho inteso dire che unaparte di responsabilità ricade an-che su quella che è stata e ancorain alcuni casi è la politica occiden-tale; su una certa, forse inconsa-pevole, arroganza nel sostenere ipropri valori, alla quale non sem-pre si accompagna la pratica diquegli stessi valori. E anche suquesto non si può non pensare diintervenire quando si cercano so-luzioni.Ma soprattutto volevo esprimere

i problemi che tutti, credo, ci po-niamo, riaffermando la convin-zione che dalla guerra, da qual-siasi forma di violenza, non puòvenire nulla di buono, meno an-cora di durevolmente buono.Non è un’affermazione che siainutile o superfluo ripetere. Un articolo recente “rivalutava”,per così dire, la Prima guerramondiale, criticando indiretta-mente la celebre definizione di Be-nedetto XV che la condannò comeuna “inutile strage”. Venivano ri-cordati, a sostegno della tesi riva-lutatrice, tutti i benefici risultativenuti da quella guerra. Tra que-sti si citava l’indipendenza dellaPolonia. Ma, dopo la Primaguerra mondiale, quanto è duratal’indipendenza della Polonia? E,se ora è stata ritrovata, non è gra-zie a quella strage, che personal-mente non riuscirei a definireutile. Per non parlare delle morti,della miseria, delle sofferenze,delle distruzioni, tutti risultatiscarsamente benefici, si devedavvero dimenticare che, in qual-che misura, la Prima guerra, o ilmodo in cui si è conclusa, ha pro-babilmente contribuito (quandopure non volontariamente) a fa-vorire il clima in cui si è affermatoil nazismo?Gli operatori di pace sarannobeati. Non vi sono nel Vangelobeatitudini promesse agli eroi diguerra.Non è facile, lo comprendo benis-simo, conciliare la difesa dellapace con la difesa contro chi mi-naccia o aggredisce. Sia tuttaviaconcesso sperare che, dopo tantisecoli di esperienze, di diploma-zia, di cristianesimo, praticato conmaggiore o minore convinzionee coerenza, ma tuttavia praticatoo quanto meno accettato in teoria,si possa trovare il modo di instau-rare dialoghi, di attivare tutti ipossibili mezzi diplomatici, dipreparare, mantenere e difenderela pace senza ricorrere alla guerra,che ne è l’antitesi.Se vuoi la pace, prepara la pace.

Anna Luisa Zazo

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Lo scorso 15 febbraio padre Anacletoha compiuto e festeggiato con parenti,concittadini e confratelli cento anni.Cent’anni di vita e di fede, di spiritofrancescano e di studi di storia. PadreAnacleto, che ricordiamo con simpatiae con affetto per i tanti anni trascorsicon noi alla Creta, è stato di recentetrasferito dal convento di Sant’Angeloall’infermeria di Sabbioncello di Me-rate. A dispetto di qualche acciaccoe della veneranda età, è sempre luci-dissimo e conversare con lui è unvero piacere. Abbiamo chiesto a padreGiancarlo, che lo conosce bene e cheha vissuto parecchi anni con lui, discriverci qualcosa.

Nel mio attuale incarico di“custode” del materialegiacente nell’archivio di

questa nostra Provincia france-scana di Lombardia, sto mettendomano ad un totale riordino deidocumenti e da qualche settimanasono alle prese con il settore checontiene una abbondante docu-mentazione relativa al settore“formazione e studi”. È emozionante rileggere i nomidi tanti fratelli conosciuti nelcorso degli anni e non è facile re-sistere alla tentazione di invaderela loro privacy scolastica e for-mativa per sbirciare tra le valu-tazioni scolastiche e le “relazioni”in merito alla capacità di appren-dimento, all’impegno nello studioe via via fino al temperamento,alla condotta e alla solidità della“vocazione”.Così, quasi per caso, mi trovaidavanti alla classe liceale dell’or-mai lontano 1935, giusto 80 annior sono: e, con mia sorpresa, trai tanti nomi elencati in rigoroso

qualche settimana, per godendoancora di “ottima” salute, si trovanel Convento di Merate, dove hasede la nostra “infermeria pro-vinciale” che garantisce ai degenticontinuata assistenza medica edinfermieristica. Ma non l’ha man-data giù bene! Confidava infattia quanti lo attorniavano per fe-steggiarlo: “Non so che ci faccioqui: non sono malato! Prendouna sola pastiglia al giorno e ilcerotto me lo metto da solo...”. Quasi quasi auguro a tutti voiche state leggendo una salute al-trettanto cagionevole!Ma non è solamente questo chevoglio raccontare di padre Ana-cleto. Lo ebbi come fratello - eper diciotto felici anni! - in questacomunità di San Giovanni Battistaalla Creta e sempre lo vidi co-stantemente e caparbiamente im-pegnato in lavori di ricerca pressobiblioteche e archivi e nello studiopersonale. Ora che mi trovo adessere il successore del suo suc-cessore non passa giorno che nonapprezzi il frutto del suo meti-coloso lavoro di ricercatore. Lesue molte pubblicazioni sono ma-teriale prezioso al quale indirizzocoloro che - per tesi universitarieo per diletto personale - mi sipresentano per ricerche su con-venti ormai abbandonati da tem-po o su frati che hanno lasciatoun segno importante nella storiacivile e religiosa non solo dei se-coli passati, ma anche in anni re-centi.Se la nostra riconoscenza a frateAnacleto si può condensare inqueste poche righe, certamenteil frutto del suo impegno e lasua passione per la storia dei figlilombardi di San Francesco torneràa beneficio di molti e per lunghianni.Non sembri quindi fuori luogoil titolo dato a questo ricordo: “Iprimi cent’anni di padre Anacle-to”. La semina ha occupato l’in-tero corso di un secolo, ma il rac-colto andrà ben oltre!

fr. Gian Carloarchivista ofm di Lombardia

ordine alfabetico (oltre una tren-tina!), scorsi quello di tale fr.Anacleto Mosconi. A quei tempil’anno di noviziato veniva postotra il quinto anno ginnasiale e ilprimo anno del corso liceale esui vent’anni - tale era l’età diquei giovani - si era già frati atutti gli effetti.Passai con calma in rassegna quellungo elenco di giovani fratelli,ormai tutti - e alcuni da moltotempo - passati in quella che noifrati chiamiamo “la Provincia ce-leste” e con mia grande sorpresanotai che ad uno di essi era stataaggiunta una annotazione sup-plementare. Diceva: “di salutecagionevole”. Lascio a voi im-maginare di chi poteva trattarsi.Ebbene, sì! Proprio di lui, il nostrocarissimo frate Anacleto che -unico tra tanti suoi compagni discuola - destava questa preoccu-pazione. La sua salute!Sono passati 80 anni da quandofu stesa quella annotazione. Sonopassati 80 anni e il giovane “ca-gionevole” è da qualche tempoun centenario “favoloso”.Così lo scorso sabato 15 febbraio- e pure la domenica successiva -siamo andati a fargli festa per ilsuo centesimo compleanno. Da

1915 - 15 febbraio - 2015

I primi cent’annidi padre Anacleto

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scoperta, da parte delle donne,della Resurrezione, al sepolcro,nel giorno dopo il sabato.

Lo specchio della Passione. Siamopartiti dal brano del Vangelo incui si racconta di Giuseppe d’Ari-matea che si reca da Pilato a chie-dere il corpo di Gesù, lo cala dallacroce e lo depone in un sepolcroscavato nella roccia, dopo averloavvolto in un lenzuolo nuovo (ingreco “sindòn”). Abbiamo quindiavuto la possibilità di riscoprirecosa appare sulla Sindone: l’im-magine frontale e dorsale di unuomo che riconduce chiaramentealla causa della sua morte, ovverola crocifissione; si distinguono in-fatti bene i segni dei chiodi nellemani e nei piedi. Altri particolariben visibili e netti sono i segnidella flagellazione, l’incoronazionedi spine e la trafittura del costatoche invece non sono “segni” ca-ratteristici delle crocifissioni diquell’epoca, ma perfettamenteaderenti ai racconti che troviamonei Vangeli. Sono anche ben chia-re, all’altezza della spalla, duemacchie scure che sono ricondu-cibili alla croce portata a spalledal condannato. Sulla parte an-teriore è ben visibile la ferita in-tercostale provocata da un’armada taglio dalla quale é fuoriuscitodel sangue. Abbiamo così riper-corso tutti i passaggi che hannoportato alla crocifissione di Gesùe a questo punto fr. Paolo ci haproposto di cantare nuovamente“Davanti a questo amore”. Ov-viamente, alla luce di quanto ave-vamo interiorizzato e fatto nostrofino a quel momento, le paroleche abbiamo ricantato hanno ac-

quistato ancor più significato, unsignificato nuovo, autentico e con-creto: cantavamo l’Amore di Dioattraverso il sacrificio di suo FiglioGesù! Confessiamo che, in quelmomento, cantare senza farsi so-praffare dall’emozione è statomolto difficile.

Le tappe di un lungo viaggio.Abbiamo ripercorso le tappe piùsignificative che, nello spazio enel tempo, hanno portato la Sin-done da Gerusalemme a Torino,dove tuttora è custodita. Sinte-tizzando, possiamo affermare chesia arrivata fino a noi grazie allapremura di coloro che l’hannosottratta, proteggendola, da in-vasioni, guerre e saccheggi. Du-rante la prima persecuzione degliapostoli, infatti, è arrivata a Pelleoltre il Giordano; poi è giunta adAntiochia; per salvarla dai Persianiè stata portata a Edessa da dovepoi, per proteggerla dai musul-mani, è stata portata a Costanti-nopoli. Verso il 1200 si perde,forse nascosta dai Templari, perriapparire in Francia verso il 1350.Viene poi ceduta ai Savoia un se-colo dopo e così arriva a Torino.Il XX secolo segna l’inizio delleindagini scientifiche sulla Sindone.Dopo aver ripercorso brevementela storia della Sindone, abbiamoeseguito il canto “Vedo la tualuce” il cui ritornello recita: Io oraso chi sei / io sento la tua voce / iovedo la tua luce / e so che tu sei qui;/ e sulla tua parola / io credo nell’amore/ io vivo nella pace / e so che tornerai.

Le indagini sulla Passione. Sonostate percorse tre strade nel ten-tativo di spiegare scientificamente

Un voce fuori dal Coro

Davanti a questo amore

Già! Proprio così ci siamosentiti la sera di martedì27 febbraio quando, prima

di iniziare le prove del coro, fr.Paolo ha voluto spiegarci la Mo-stra sulla Sindone che è stata al-lestita in chiesa. Abbiamo iniziatoleggendo le parole del canto “Da-vanti a questo amore”. È un cantomolto bello, che il coro ha impa-rato recentemente. Fr. Paolo hariportato il testo evidenziandotutte le parole per aiutarci a com-prenderne il senso profondo. Poilo abbiamo cantato come se fossesolo per noi: questo ci ha concessodi concentrarci proprio sulle pa-role e sul loro splendido signifi-cato.

Ve ne proponiamo il testo. Hai di-steso le tue braccia anche per me,Gesu, / dal tuo cuore come fonte / haiversato pace in me: / cerco ancora ilmio peccato ma non c’è. / Tu da semprevinci il mondo / dal tuo trono didolore. / Dio mia grazia, mia speranza,/ ricco e grande Redentore, / Tu Reumile e potente, / risorto per amore,risorgi per la vita. / Vero Agnellosenza macchia, / mite e forte Salvatoresei,/ Tu Re povero e glorioso, / risorgicon potenza: / davanti a questo amorela morte fuggira. Con questo “ba-gaglio” di spiritualità e di emo-zioni, ci siamo messi in viaggioseguendo i percorsi tematici pro-posti dalla Mostra.

I luoghi della Passione. Sonostati letti alcuni brani dei vangeliche riportavano i passi salientidella Passione di Gesù: l’agoniadell’orto del Getzemani, l’inco-ronazione di spine, la crocifissionee la morte. Infine la sorprendente

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il mistero della Sindone: a) spie-gazione chimica: la Sindone è ilrisultato di reazioni chimiche trai vapori cadaverici e gli oli aro-matici utilizzati nei riti di sepolturadel tempo; b) spiegazione pitto-rica: nel 1978 si è arrivati ad esclu-dere che ci potesse essere presenzadi pigmenti o coloranti; c) spie-gazione radioattiva: ciò che apparesulla Sindone è il risultato di ra-diazioni che il corpo rilascia an-dando a modificare la strutturadi ciò che lo circonda. Un’ultimaindagine ha evidenziato molte si-militudini tra il volto della Sin-done e le più antiche icone raffi-guranti il volto di Gesù, facendopensare proprio che il volto sullaSindone sia stato preso come pro-totipo per la prima iconografiacristiana. Inoltre, negli anni ‘90,sono state scoperte tracce di pollinie fogliami (più di 25 specie) pre-senti solamente nei dintorni diGerusalemme.

La parola della Chiesa. Ma laChiesa come si pone davanti allaSindone? La Chiesa, pur racco-gliendo dalla tradizione secolare

quale ci si prepara al compimentodel progetto di Salvezza che èappunto la risurrezione di Gesù.Come coro della Parrocchia siamochiamati ad aiutare tutti a pregarein modo più completo, propriocon l’accompagnamento del canto:ecco, quella sera abbiamo aiutatonoi stessi a capire ancora meglioche il servizio che facciamo nonè per nulla secondario ma, sefatto bene, può rivelarsi di grandeaiuto e supporto.Non neghiamo, come abbiamogià accennato, che eseguire i pochicanti che fr. Paolo aveva previstoper la serata non è stato facile:abbiamo avuto la possibilità disoffermarci sui momenti impor-tanti della Passione di Gesù e,con queste premesse, il “cantare”assume un nuovo significato, piùprofondo è importante, anche, esoprattutto, per chi lo esegue. Concludiamo questa nostra “cro-naca” con la stessa frase con laquale fr. Paolo ha lasciato noi altermine dell’incontro: «Ecco: orasapete perché e per Chi cantate!»

Simona e Sergio

la possibilità che la Sindone siadavvero il lenzuolo che ha avvoltoil corpo di Gesù, al momento at-tuale non si pronuncia ufficial-mente sulla sua autenticità. Ilcompito di stabilire quando e inche modo l’immagine si sia for-mata sul telo è compito dellascienza. La Chiesa ne autorizzaperò il culto, riconoscendone ilvalore di “specchio della Passione”di Cristo.Arrivati a questo punto, come lo-gica conclusione di questo mo-mento che abbiamo percepitocome intimo e profondo, non po-tevamo che far sfociare le emo-zioni ricevute in un gioioso cantodi risurrezione. Ci piace riportaresolo la parte finale di questo cantoperché riassume un po’ tutto: Tuhai vinto il mondo Gesu / liberiamola felicita; / e la morte, no, non esistepiu, l’hai vinta tu e hai salvato tuttinoi, uomini con te. Abbiamo davvero ricevuto ungrande regalo quella sera. Abbia-mo avuto la possibilità di fermarcie gustare gli ultimi passi dellavita di Gesù proprio all’inizio deltempo di Quaresima durante il

GRAZIE!!!

Grazie per la vostra generosità!!!Nell’ultimo banco vendita di finegennaio, in occasione della Gior-nata di sensibilizzazione ai malatidi lebbra, avete donato € 370. Ab-biamo subito inoltrato questa cifraall’AIFO di Bologna per aiutarele persone con disabilità in Mon-golia. Essere disabili in Mongoliaè una condizione resa ancor piùdifficile dal clima e dal nomadi-smo. Con questo vostro contributosi potranno avviare tre attivitàgeneratrici di reddito (gruppi diauto-aiuto).

VIA CRUCIS MISSIONARIA

Venerdì 27 febbraio si è svolta lavia Crucis Missionaria Decanale.Siamo partiti dalla Parrocchia diSan Vito. La grande Croce aspet-tava che qualche volonteroso sifacesse avanti. Quattro ragazzi sisono offerti e l’hanno portata aspalle per tutto il percorso che ciseparava fino alla chiesa di SanBenedetto. Durante il percorsoun bel silenzio fatto di preghieree raccoglimento. Le stazionierano sette, come le parrocchiedel nostro Decanato. Molto sug-

gestiva è stata la IV stazione de-dicata al Cireneo che aiuta Gesùa portare la Croce. La chiesettadi San Gervaso al Lorenteggio ciè apparsa tutta piena di luce conle porte spalancate, sembravauna mamma che aspettava abraccia aperte i suoi figli. Giuntinella chiesa di San Benedetto efatta l’ultima stazione, Suor Ma-ria Alberta ha dato la sua testi-monianza della vita trascorsa interra di missione nel CentroAfrica. Con la benedizione del Signoresiamo ritornati sereni nelle nostrecase.

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15LA VOCe - mArzO/AprILe 2015

DALLA TANZANIACome ogni anno, Padre Nava ciscrive per ragguagliarci sull’an-damento del suo ospedale:

Carissimi, vi comunico i passi com-piuti dall’Ospedale nel corso del2014. Dall’inizio dell’anno, ma so-prattutto in questi ultimi sei mesi, ipazienti sono aumentati tantissimo,e con essi il lavoro e le varie attivitàdi assistenza. Da mesi abbiamo ormairaggiunto una media giornaliera di340-360 degenti con punte fino a418 pazienti. Questo si traduce inun aumento del lavoro, dell’uso edell’approvvigionamento dei farmaci,di nuove assunzioni del personale,ecc. È come se un motore andassesempre al massimo. Chi non ha vistoil Consolata Hospital di Ikonda inquesti mesi fatica a farsi un’idea.Giungono ammalati da ogni parte econ ogni genere di traumi…anchecon una gamba mezza tranciata dalmorso di un coccodrillo. I reparti dichirurgia e ortopedia sono sempresuper affollati.Il Kampini, dove alloggiano i parentidei pazienti ricoverati, è sempre af-follato da 400-500 persone e l’ospedaleassomiglia sempre più a un villaggioin continuo movimento, non solo digiorno ma anche di notte, perché c’èsempre un via vai di pullman, corriere,macchine, camion, motociclette, biciche portano malati, gente inferma,mamme che vengono a partorire…

Nonostante tutto questo, non tra-scuriamo tutte le nostre attività as-sistenziali: cliniche mobili, programmadi assistenza alimentare, casi sociali,cure gratuite per bambini, cure adomicilio degli ammalati terminali,mamme e bambini ecc.I casi di estrema povertà sono sempretanti perché tra la gente ormai si èdiffusa la voce: “Vai a Ikonda, làcurano tutti e non mandano maivia nessuno…”.Nonostante tutto non abbiamo persol’entusiasmo e la gioia. E come dicepapa Francesco nella sua lettera perla Giornata Missionaria 2014: “I di-scepoli erano pieni di gioia, en-tusiasti di poter liberare la gentedai demoni (curare gli ammalati)”.Sicuramente la fatica si fa sentire,ma non siamo soli qui a Ikonda. Nelcorso di quest’anno abbiamo avutotanti segni di vicinanza: quella diDio e della nostra Consolata, quelladi tanti medici che si sono alternaticome un vortice di solidarietà cheaiuta anche l’ospedale e il personalelocale a crescere in conoscenza e pro-fessionalità.Ma anche la vicinanza della vostragenerosità ha reso possibile portareavanti e curare tutti questi ammalati.Ingrandiremo l’ospedale, visto il cre-scente numero di pazienti? Credoproprio di no. Noi speriamo che mi-gliorando le altre strutture sanitariedelle regioni vicine il numero deipazienti col tempo diminuisca. Tut-

tavia, intendiamo migliorare la qualitàdei servizi e le cure che l’ospedalefornisce.Se Dio ci aiuta noi restiamo: io ho63 anni, ma la dr.ssa Manuela èmolto giovane. La dr.ssa Virginia ela dr.ssa Barbara per almeno un altroanno staranno qui. C’è poi in attoun programma dell’Istituto volto apreparare un paio di padri come me-dici e uno come segretario e ammi-nistratore. Il futuro è nelle mani diDio, e Dio vede e provvede sempre.Se il Consolata Hospital ha fatto esta facendo tanto bene alla gente ègrazie alla vostra generosità e alvostro grande aiuto.Questo lo dico sempre e lo sannotutti. Senza di voi e senza i varimedici che si sono avvicendati e siavvicendano non saremmo andati danessuna parte.Vi dobbiamo molto, moltissimo. Viraccomandiamo tutti alla nostra Ma-donna Consolata, perché veramentesentiamo che anche voi siete partedel Consolata Hospital di Ikonda. Vi salutiamo con riconoscenza.

p. Alessandro Nava

RENDICONTO DELL’ANNO 2014ENTRATE USCITE

- Offerte nel corso dell’anno € 383,75 Somme distribuite- Offerte nella Giornata per i Lebbrosi € 1.044,70 - Offerta ad AIFO per cura lebbrosi € 280,00- Offerte nella Giornata missionaria mondiale € 1.438,30 - Adozione Seminarista € 621,00 Spese sostenute - Spediti 3 pacchi per posta in Brasile € 160,00 - Spediti m3 4 in Albania € 430,00 - Spese varie € 73,75 - Acquisto rosari € 25,00 - Spediti 37 pacchi mezzo container Guinea € 200,00 - Spediti 15 pacchi mezzo container Tanzania € 290,00

TOTALe € 2.866,75 TOTALe € 2.079,75

RiepilogoFONDO CASSA AL 31-12-2013 € 4.399,17 +TOTALe eNTrATe 2014 € 2.866,75 -TOTALe USCITe 2014 € 2.079,75 = ----------------FONDO CASSA AL 31-12-2014 € 5.186,17

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16 LA VOCe - mArzO/AprILe 2015

Abbiamo chiesto ad un parrocchiano,un bravo cristiano che però non è unassiduo frequentatore delle nostre ini-ziative e neppure impegnato diretta-mente in qualche settore o attivitàdella parrocchia, che cosa pensa dinoi. Ecco cosa ci ha scritto.

Sempre, quando viene stam-pata e diffusa “La Voce” ilparroco apre il nuovo numero

della rivista con un «Cari parroc-chiani» e con un suo scritto che èrivolto a tutti e a ciascuno: quindianche a me, anonimo parrocchia-no. Se è vero che “La Voce” con isuoi resoconti, testimonianze, pro-grammi e calendari ci informapuntualmente su tutta la multi-forme attività della parrocchia, èaltrettanto vero che lo scritto/in-troduzione del parroco stabilisceun rapporto quasi personale conciascuno di noi della Creta.È nata così una serie di riflessioniche mi hanno portato anzitutto asperare che questo “filo diretto”col parroco non si spezzi e quindiad augurarmi che fra Paolo ri-manga a lungo con noi, ma altresìmi hanno indotto a ripensare e achiarire a me stesso il significatoe il valore di quella che usiamodefinire “comunità parrocchiale”.Ho così richiamato alla menteesperienze e memorie anche lon-tane nel tempo che ora condividocon voi.Ricordo, per esempio, di aver co-nosciuto piccole comunità di altamontagna. Il relativo isolamentone ha certamente condizionato lacontinuità nel contesto non solosocio-economico, ma anche uma-no: intere generazioni familiarisono state battezzate nella stessa

chiesa, hanno vissuto le medesimevicende e si può dire che hannofatto tutti insieme la “storia” dellaloro parrocchia. Ricordo parimenticomunità parrocchiali nella estre-ma periferia della nostra città inun contesto popolare e direi “pro-letario”. Comunità socialmentecompatte e perfino orgogliosa-mente arroccate nella loro identitàe povertà, certamente non para-gonabili agli ambienti più evolutie raffinati delle zone ricche dellacittà. (…le chiese che potremmodefinire “dei sciuri”…).Ben diverso il contesto urbano esociale in cui opera la nostra par-rocchia, che ha del resto una storiarelativamente recente: le personedi età avanzata non sono statequi battezzate e anzi hanno vistocostruire e poi consacrare la nostrachiesa: ma soprattutto va consi-derato che negli ultimi decenni siè verificata una profonda trasfor-mazione nello sviluppo urbano/edilizio ed in conseguenza negliinsediamenti familiari e nella stra-tificazione sociale. Come mi appare oggi la comunitàdi San Giovanni Battista alla Creta?Certamente in una complessa ar-ticolazione: accanto al nucleo deidiretti e stretti collaboratori deifrati esiste una cerchia non piccoladi persone legate con assiduitàalla parrocchia perché inserite inspecifiche iniziative o in attivitàsussidiarie; altre famiglie lo sonoattraverso i figli frequentanti l’Ora-torio.Credo però che la maggioranzadei parrocchiani sia costituita daquelli che vorrei definire (solo perintendersi) i fedeli della messa fe-stiva: fedeli sì alla Creta come ad

un approdo sicuro, ma per ne-cessità non sempre assidui. Co-nosco coppie di anziani che ladomenica sono ospiti di figli e ni-poti residenti in altre zone. Alcontrario so di nonni che nei giornifestivi invitano i loro famigliari econ loro condividono la parteci-pazione al rito della Messa.Esiste una varietà e complessitàdi situazioni che se per un certoaspetto possono rappresentareuna “ricchezza” di esperienze emotivazioni diverse, dall’altro im-plica una maggiore difficoltà perchi deve dirigere la parrocchia (e“dirigere” in questo caso non hacertamente significato ammini-strativo, bensì eminentemente spi-rituale e religioso).In conclusione mi piace pensareche quando arriva “La Voce” loscritto del parroco (si tratti di unconsuntivo su attività già vissuteovvero di un annuncio/program-ma di nuove iniziative) ha il valoree l’efficacia di un discorso direttoa viva voce ad una ideale “as-semblea plenaria” dei parrocchianie perciò mi aiuta a credere che la“comunità”, che ci può essere an-che nella nostra parrocchia dellaCreta, non è una pia illusione, mauna confortante realtà.

Un parrocchiano amiconon più giovane, ma felice della vita

Credo valga la pena raccogliere -anche nei prossimi numeri - voci epareri di chi, non essendo “dentro”la realtà e gli impegni parrocchiali,può offrirci una prospettiva diversa,magari anche più libera e in qualchemodo oggettiva, di quello che noisiamo agli occhi di chi ci vede.

Con occhi diversi

Come mi apparela nostra comunità?

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17LA VOCe - mArzO/AprILe 2015

Sel numero precedente de “LaVoce” (pag. 9) abbiamo pre-sentato il Rendiconto econo-

mico della San Vincenzo, cheinsieme al Centro di Ascolto è inqualche modo la mano esecutivadella solidarietà della nostra par-rocchia nei confronti delle situa-zioni di povertà e di bisogno. Ora, come ogni anno, presen-tiamo il Rendiconto economicoparrocchiale dell’anno concluso.Ogni realtà che vive, ogni per-sona, ogni società ha un corpo eun’anima, una dimensione mate-riale e una spirituale. Questo valeanche per la Chiesa e per la nostraparrocchia. Oltre a vivere la fedecristiana in tanti modi (attraversole celebrazioni e i sacramenti,nelle molte attività pastorali di ca-techesi e formazione, animazionee aggregazione), di fatto deveprovvedere a tanti servizi e amantenere e migliorare le strut-ture in cui si svolge tutto quelloche facciamo. Tutto questo, ov-viamente, come anche in casa vo-stra, ha un costo e occorreprovvedere a garantire le entratenecessarie per sostenere le spese.Anche quest’anno siamo riusciti afar fronte a tutto ciò che era ne-cessario e di questo dobbiamosinceramente ringraziare tutti co-loro che, ispirati dalla Provvi-denza di Dio, in vario modohanno partecipato con il propriolavoro e la propria generosità.Però, come CAEP (Consiglio Af-fari Economici Parrocchiali) cipermettiamo di suggerire a tuttiuna riflessione personale chepossa rendere più sincera la no-stra coscienza e più viva la nostrapartecipazione alla vita della par-

rocchia: ogni volta che entro inchiesa o in oratorio o in palestra onella sala della comunità, mirendo conto delle spese che questiambienti comportano per tenerlipuliti e in ordine, per miglioraree garantire sempre di più la lorosicurezza, funzionalità e bellezza?Quando io stesso utilizzo gli am-bienti della parrocchia, quantoconcretamente ho saputo dare?Durante la raccolta delle offertenelle messe domenicali come econ quanto partecipo, di solito, aquesto gesto che è finalizzato asostenere tutte le spese per ciòche anch’io sto utilizzando? Ancora di cuore ringraziamo tuttie continuiamo a sostenere in-sieme i numeri e le opere dellanostra parrocchia. Qui di seguitoi dati raccolti (con cifre arroton-date):

Flussi in entrata ed in uscita

Confrontando i dati 2014 conquelli dell’anno precedente si evi-denziano le voci più significativeche influiscono sul risultato finaledel rendiconto:Offerte raccolte: € 53.350 (rispettoa € 65.850: diminuzione del 19%)Manutenzione ordinaria: € 13.115(rispetto a € 24.650: diminuzionedel 47%)Affitti e Terzi: € 94.000 (rispetto a€ 85.000: incremento del 10%)Imposte e tasse: € 24.130 (rispettoa € 17.870: incremento del 35%)Utenze: € 111.610 (rispetto a €97.776: incremento del 14%)Pulizie: € 42.630 (rispetto a €35.655: incremento del 19%)Manutenzione straordinaria: €65.000, così distribuite:

- € 22.000 per la sistemazione dellacaldaia che serve tutti gli stabili- € 43.000 per lavori in oratorio (€27.500 la tettoia, € 11.500 il nuovobar).Inoltre, come manutenzione stra-ordinaria, occorre considerareanche:- € 4.000 per il rifacimento di tuttele serrature dell’oratorio.- € 15.880 per i campi in sinteticodell’oratorio con ultimazione deipagamenti.

Considerazioni

Il bilancio risente dei pagamentieffettuati per i lavori straordinarie per il saldo finale dei campi insintetico in oratorio (pagati perun totale di € 84.700 in meno ditre anni!), e mostra un sostanzialepareggio di gestione.Prosegue inoltre la restituzione diun prestito infruttifero di € 60.000che ha evitato di ricorrere a fidibancari ed al conseguente esborsodi interessi passivi: nel corso del2014 sono stati restituiti ai credi-tori altri € 10.000 (con un residuodi € 30.000).Nonostante l’impegno econo-mico, nel corso dell’anno sonostate confermate tutte le spese acarattere caritativo (Missioni, SanVincenzo) con incremento della“carità alla porta”, verso le per-sone in stato di bisogno che sipresentano al di fuori delle nor-mali iniziative di sostegno. Inoltrenon sono qui riportate le cifre ine-renti alle molte iniziative di soli-darietà promosse durante l’annoda altre realtà extra parrocchiali.

Consiglio Affari Economici

Rendiconto parrocchiale 2014

Numeri e opereper la nostra parrocchia

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18 LA VOCe - mArzO/AprILe 2015

Da gennaio al nostro Cineteatro LaCreta è iniziata una nuova avven-tura: alla già ricca programmazionedi Teatro per grandi e piccoli, di Ci-neforum, di spettacoli con mario-nette e tante altre proposte di variogenere, cosa mancava? Mancava lamusica! E quest’anno è arrivata,grazie alla passione, alla competenzae alla dedizione di una nostra par-rocchiana, violinista di eccellentequalità e ormai diventata amica ecollaboratrice. Ecco cosa ci raccontadi se stessa e della Rassegna musi-cale ideata per la stagione 2015.

Sono nata e cresciuta in que-sto quartiere, in una casadalle cui finestre ho sempre

visto la nostra chiesa, e da pic-cola andavo a giocare con i com-pagni di scuola nel nostro ora-torio. Un giorno, in quintaelementare, durante una lezione,sono venuti in classe dei giovanimusicisti a mostrarci i loro stru-menti e per me è stata una fol-gorazione: dovevo diventaremusicista! E così è stato.Da adolescente, per i giochi nonc’è più stato molto tempo: vivevofra la scuola e il Conservatorio,poi gli studi all’estero, i primiconcerti, i teatri importanti. A volte gli amici del quartieremi chiedevano se avrei suonatoper loro. Così quando mi sonotrovata ad avere un po’ di tempolibero, ho pensato che sarebbestato un valore aggiunto dareuna stagione concertistica allanostra comunità. A farmi appas-sionare ancora di più a questoprogetto è stato il ricordo di unracconto di mia mamma. Lei midiceva che quando arrivarono in

spettacolo dedicato particolar-mente ai giovani, in cui il pub-blico è stato coinvolto dal vivocon il Karaoke. Il concerto del 12 aprile ha cometitolo “Suoni e balli dall’AmericaLatina” e vuole essere un’avvin-cente rassegna di canti polifonicicon le armonie e i ritmi caratte-ristici dell’America centroameri-cana, allietata dalla proiezionedi immagini e da una compa-gnia di ballo delle terre d’ori-gine. Infine il 10 maggio, ultimo ap-puntamento della rassegna,“Gran concerto classico”, conmusica classica, balletti e musicada film e la partecipazione dimusicisti che suonano nei piùimportanti teatri in Italia e al-l’estero.Ringrazio tutti i volontari, daquelli che si occupano della bi-glietteria, del bar, della prepara-zione e distribuzione dei libretticon i programmi della stagione:tutti davvero fanno la loro parteimportante. Ma sopratutto misento di dire un grazie partico-lare a Gianluca e Daniele, re-sponsabili della sala, e al nostroparroco. In un incontro fatto al-l’inizio dell’anno per motivaretutti i volontari, ci aveva spie-gato cosa deve essere la Saladella Comunità: «un luogo di ag-gregazione ed espressione di una co-munità viva e dinamica». Noi ce lastiamo mettendo tutta perchédavvero la nostra Sala della Co-munità sia così. Adesso alloramancate solo voi! Vi aspettiamo.

Alessandra Sonia Romano

questa zona c’erano poche case,la chiesa e i prati. E tutti crede-vano così fortemente nell’utilitàdel teatro che le famiglie deci-sero di raccogliere fondi per ren-derlo più bello. Così, tra tante idee, è nata lanuova Rassegna di Musica In-sieme per l’anno 2015, che hacome titolo “Viaggio fra spazio etempo, attraverso i generi musicali”.Si tratta di ben 5 proposte musi-cali di genere diverso, da gen-naio a maggio, con inizio dellospettacolo alle ore 20,30.Vi presento brevemente il pro-gramma e qualche annotazione.Il primo concerto si è tenuto il18 gennaio, è stato dedicato altango e a musiche brillanti clas-siche e folkloristiche, arricchitedalla partecipazione dei duecampioni di tango argentino An-gela e Mauro Rossi e dalle allievedi danza classica della scuolaArabeque. Come primo brano,io al violino e Nadio Marengoalla fisarmonica, abbiamo suo-nato Oblivion: la sala era semi-buia, non vedevo la platea. Allafine gli applausi: tanti! Poi la lucesi è accesa... e con mia grandesorpresa ho visto che il teatro erapieno. Che soddisfazione!Il concerto successivo si è svoltoil 15 febbraio ed era dedicato al“Inter & National pop”. È statoun viaggio raffinato nel popd’autore di ieri e di oggi, nazio-nale e internazionale, di sicuroimpatto emotivo sia per la bel-lezza dei brani proposti sia perl’eleganza dell’esecuzione musi-cale e degli arrangiamenti.Quello del 15 marzo ha avutocome protagonista il rock: uno

La nuova Rassegna musicale

Mancavala musica!

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19LA VOCe - mArzO/AprILe 2015

Con il battesimo sono diventati figli di Dio

2 15/03/2015 Francesco Lorenzo CARERE

3 15/03/2015 Federico CATALANO

4 15/03/2015 Valentina DA SILVA

5 15/03/2015 Valentina DEFENDI

6 15/03/2015 Giorgio DI GUGLIELMO

7 15/03/2015 Andrea FARRO

8 15/03/2015 Martina PRANDI

9 15/03/2015 Emily SANCHEZ MORALES

10 15/03/2015 Matteo VELLUCCI

Sono tornati alla casa del Padre

12 31/01/2015 Argia TONIOLO

via Zurigo, 28 - anni 94

13 01/02/2015 Grazia PACI

via Inganni, 81 - anni 89

14 06/02/2015 Alda Giannina FERRARI

via Berna, 21 - anni 93

15 08/02/2015 Laura PERDA

via Capinera, 5 - anni 70

16 15/02/2015 Ernesta CASTELLI

via Zurigo, 24 - anni 89

17 16/02/2015 Rita BASTONE

via Inganni, 52 - anni 76

18 16/02/2015 Giovanni ZIDONI

via Inganni, 64 - anni 91

19 23/02/2015 Alessandro LONGONI

via Ciconi, 8 - anni 89

20 05/03/2015 Ernesto PRATOLA

via Capinera, 6 - anni 88

21 07/03/2015 Francesco TONDELLI

via Pettirosso, 10 - anni 89

22 09/03/2015 Rita FIETTA

via Zurigo, 24/4 - anni 90

23 14/03/2015 Antonino MAISTRELLO

via Inganni, 52 - anni 74

24 14/03/2015 Liana ZAZZI

via Berna, 11/4 - anni 82

L’Agesci, Associazione guidee scout cattolici italiani, èun’associazione nazionale

che conta circa 176mila membri: èorganizzata in diversi livelli, quellolocale si chiama “gruppo”.Il gruppo scout Milano 31, che hasede e fa parte nella nostra parroc-chia da oltre 30 anni, ha 156 soci,divisi in due branchi (i lupetti, dagli8 ai 12 anni), due reparti (dai 12 ai16 anni) e un clan (dai 17 ai 20anni).Il branco ha come elementi centraliil gioco e l’ambiente fantastico. Valea dire che le attività proposte sonosotto forma di gioco, pur avendoprecise finalità educative. I bambiniimparano così a rispettare le regole,a essere leali, a giocare di squadra.Valore importantissimo è la fratel-lanza: i lupetti tra loro si chiamanofratellini e sorelline e i capi vigilanosempre perché vi sia un clima di“famiglia felice”.L’ambiente fantastico è quello dellagiungla, tratto da alcuni raccontide “il libro della giungla” di Ru-dyard Kipling: per questo motivo iragazzi si chiamano “lupetti” e icapi prendono il nome di “Akela”,“Bagheera”, “Baloo”…Cinque o sei volte all’anno nelleuscite, chiamate “cacce”, i capi or-ganizzano il “racconto”. Vengonocioè raccontati alcuni particolariepisodi dell’opera di Kipling inparti, sulle quali poi sono organiz-zati giochi con finalità educative.I lupetti sono circa 30 per ognibranco, e sono suddivisi in piccolesquadre chiamate sestiglie. La se-stiglia aiuta nella gestione del bran-co, per esempio nel passaggio delleinformazioni o per svolgere i servizinecessari durante uscite e campi.

Scout Milano 31

Parliamodi lupetti

È anche un modo per dare qualchepiccola responsabilità ai ragazzipiù grandi.I lupetti cercano di vivere nella na-tura, per questo motivo spesso svol-gono le proprie attività lontanodalla città e dall’oratorio. Si trovanocirca due o tre volte al mese, unadelle quali per uscite di due giorni. Nel periodo natalizio svolgono uncampo di tre o quattro giorni, aPasqua un campo di tre e durantel’estate un campo di otto. I campi,in particolare quello estivo, sono imomenti più importanti e forti peri ragazzi. Al campo, infatti, i lupettisvolgono in autonomia quasi tuttele necessità del branco, pur aiutatie supervisionati dai capi: lavaggiodei piatti, riordino e pulizie, orga-nizzazione dei momenti dei cerchidi gioia, dei momenti di preghierae catechesi.Ma come funziona una uscita? icapi si trovano qualche settimanaprima per organizzare assieme ailoro aiutanti più giovani (tra i 18 ei 20 anni). A tempo debito vengonotrasmesse le informazioni ai lupettiattraverso le sestiglie. Ci si ritrovapoi il sabato nel primo pomeriggio,di solito presso una stazione, e dalì si raggiunge il posto della “caccia”.

Il viaggio in treno è un’occasioneper chiacchierare e scherzare coilupetti senza troppi schemi.Raggiunta la meta, Akela e Bagheerafanno chiamata e radunano in cer-chio i lupetti a cui lanciano le atti-vità, spesso ambientate. Dopo cenasi fa un cerchio di gioia con canti,danze e giochi. Per dormire si usasempre una casa, benché spesso inmontagna o nei boschi. La domenicacomincia con le preghiere o la messaper poi riprendere con giochi disquadra, cacce al tesoro, laboratorimanuali, camminate in montagna,attività di conoscenza della natura.Qualche volta i capi parlano indi-vidualmente con i lupetti e li aiutanoa prendersi piccoli impegni concretiper migliorare sè stessi: è la cosid-detta “pista personale”, che prevedetre tappe il cui raggiungimento èsancito da una cerimonia e dallaconsegna di un distintivo.Alla fine dell’uscita i capi riaccom-pagnano a casa i lupetti e dopo il“grande urlo” tutti assieme li riaf-fidano ai genitori.

•Per sapere di più sulle nostre attivitàcerca su facebook “Agesci grupposcout Milano 31” o scrivi a:[email protected].

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PARROCCHIA SAN GIOVANNI BATTISTA ALLA CRETAPiazza San Giovanni Battista alla Creta, 11 • 20147 MilanoTel. 02.41.72.66 • Ufficio parrocchiale: tel. 02.41.72.67

DICEVA GIOVANNI ALLA FOLLA: «IN MEZZO A VOI C’È UNO CHE VOI NON CONOSCETE»

Forza, lupetti!