La verità nella vittoria

112
impa 28-04-2005 16:06 Pagina 1

description

Breve romanzo di attualità, scorrevole, intenso e profondo. Opera prima dell'autore. "La verità nella vittoria" racconta la storia di un ex soldato che, scampato per miracolo al massacro costato la vita a quasi tutti i suoi compagni, combatte contro un passato impossibile da dimenticare, contro i suoi incubi quotidiani e contro le proprie paure.

Transcript of La verità nella vittoria

Page 1: La verità nella vittoria

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 1

Page 2: La verità nella vittoria

© 2005, Daniele Cavagna

© 2005, Copertina Fotografie di Daniele Cavagna

© 2005, I Fiori di campo snc

via Rimembranze, 5 - 27015 Landriano - Pavia

www.edizionifioridicampo.it - Tel. 0382614781

I edizione maggio 2005

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 2

Page 3: La verità nella vittoria

Collana i papaveri

Daniele Cavagna

La verità

nella vittoria

i f ior i di campo

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 3

Page 4: La verità nella vittoria

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 4

Page 5: La verità nella vittoria

Dedico questo lavoro ai miei genitori e alla mia famiglia,quale ringraziamento mai saputo esprimere a parole.

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 5

Page 6: La verità nella vittoria

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 6

Page 7: La verità nella vittoria

LA VERITÀ NELLA VITTORIA vuole essere un piccolo, amiche-vole consiglio per l’uomo di oggi, un fiammifero acceso nel-l’immensa oscurità dell’universo, un niente, che esorta a ri-flettere sui nostri passi presenti, passati e anche su quelli futu-ri, perché ogni volta, ognuno di noi, abbia il coraggio di se-guire il proprio cuore, qualunque sia il prezzo da pagare.

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 7

Page 8: La verità nella vittoria

P.S.:Ogni riferimento a persone o situazioni è puramentecasuale.

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 8

Page 9: La verità nella vittoria

INTRODUZIONE

La verità. Nella vittoria. Sì, perché nella vittoria si nascondeuna verità, sempre. La vittoria ha sempre un profumo parti-colare, diverso. Ma questo aspetto piacevole non è altro chela giustizia che i nostri sensi percepiscono a modo loro all’in-terno della vittoria. La vittoria è giusta. Non c’è possibilità di errore, perché ilvincitore è il più forte, quello che ha dato di più alla causa,quello che nell’intimo più profondo della sua anima sa di me-ritarla più di chiunque altro. Per vincere bisogna non mollaremai. Anche quando tutto sembra contro di noi, quando ognicosa che facciamo sembra portarci nella direzione della scon-fitta, quando ogni passo che strisciamo, stancamente, sul por-fido del viale alberato della nostra battaglia, sembra esserel’ultimo. Solo chi si spinge coraggiosamente all’insegui-mento delle proprie idee, senza mai abbattersi, senza mai tra-dirle per dei comodi compromessi potrà sentirsi veramentevincitore. La vittoria esige sacrificio e prove da superare. Solo chi arri-verà alla fine avrà vinto. Comunque. Vincere non significa semplicemente sconfiggere un avversa-rio e essere portati in trionfo dalla folla acclamante. Ancheuno sconfitto può essere vincitore. La contraddizione è soloapparente, superficiale. Questo libro cerca di insegnare.

9

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 9

Page 10: La verità nella vittoria

Dany non è altro che un ex soldato, stanco di ricordare il mas-sacro toccato alla sua squadra, la squadra speciale Vasco, tru-cidata in una missione nell’Iraq contemporaneo assediato daterroristi, guerriglieri e alleati occidentali. Dany è un perden-te, sia all’inizio della storia, quando combatte nell’esercito,sia alla fine, quando molla tutto per fuggire tra le montagne.La sua vittoria si nasconde dentro un fallimento totale, roton-do e completo. Dapprima sopravvive per miracolo agli ag-guati dei gruppi Iracheni e, insieme alla sua squadra, deve su-bire una disfatta totale. Questa prima batosta sembra spinger-lo verso la sua nuova vita, tempestata di odio e rancore. Poifallisce nella vita perdendo e allontanandosi da tutto ciò cheama e che lo ama, isolandosi nel proprio dolore e nel proprioodio. Infine tenta la vendetta. Una vendetta tanto assurdaquanto desiderata. E fallisce anche in questo. Dany, a un certo punto della storia, si rende conto che il suoodio verso la parte del mondo diversa da quella che lui cono-sce è solo l’amore verso la propria terra, verso i propri costu-mi, le proprie tradizioni. L’odio che prova non è altro chepaura. La paura di una persona che si sente figlia di qualcosache è in pericolo. Un patriottismo d’altri tempi, ormai fuorimoda, spinge il nostro fallimentare eroe ad impegnarsi perdifendere la sua Italia, minacciata all’esterno da una culturainvadente come quella islamica e, all’interno, da figli incapa-ci di proteggerne e di difenderne le peculiarità. Dany fallisce nella sua impresa impossibile, ma la sua natu-ra, il suo orgoglio, il suo amore che riesce a emergere dal ma-re di odio che gli affligge il cuore, lo rendono comunque vin-citore. La verità, nella vittoria, non sta solo nel risultato. Dany, nel fondo dell’anima, ha un cuore grande che lo spin-ge a fare ciò che fa non tanto per odio verso i suoi nemici,

10

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 10

Page 11: La verità nella vittoria

quanto per amore verso la sua gente e la sua terra. Sbaglia,certo. La vendetta, dirà qualcuno, non è mai accompagnatadalla giustizia. Ma pur sbagliando Dany si impegna a seguireil proprio istinto, il proprio cuore, sacrificando la propria vita,in un certo senso. Ed è qui che vince. Dany ha delle idee, di-scutibili come quelle di chiunque altro, ma ciò che conta èche lui ha il coraggio immenso di seguirle. La verità nella vit-toria è proprio questo, avere il coraggio di essere sinceri consé stessi, avere la forza di non violentarsi dentro solo per ap-parire come ci vorrebbero gli altri, credere profondamentenelle proprie azioni e nelle proprie idee che, come nel nostrocaso, possono anche cambiare, non importa. Ciò che vera-mente è importante è non lasciarsi rammollire da una societàche fa del commercio uno stile di vita, una società in cui tuttoè in vendita. Dany ha qualcosa che non si può né vendere nécomprare. Ha l’amore, ha la convinzione di essere nel giusto,ha coraggio e spirito di sacrificio. Autentici. Non roba falsaprodotta in Cina e poi rivenduta sui mercati occidentali. Co-nosce il debito che la società esigerà da lui, dopo le sue azio-ni, ma non si ferma, non baratta la propria giustizia con unalibertà alienata e allucinata dalla televisione e dalla pubblici-tà. Fa ciò che crede giusto. Per sé e per la sua casa. La vita è come uno sport. Il risultato non è tutto. Bisogna co-minciare a rendersi conto che anche nella vita quello che èveramente importante non è essere i migliori. La vittoria va aldi là di questa semplicistica convinzione. Ciò che conta persentirsi vivi e vincitori è mettercela tutta. La verità è che lavittoria è di chi non si arrende mai alla sentenza del risultato.La vittoria è di chi segue il cuore. Essere vincitori significaessere sereni e soddisfatti di ciò che si ha dato alla vita, nondi ciò che si ha ricevuto. Dany, nella sua totale sconfitta, sa di

11

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 11

Page 12: La verità nella vittoria

aver dato tutto se stesso, così, tra le lacrime ancora calde dichi non ha potuto raccogliere quanto aveva seminato, è con-sapevole di avere comunque vinto. Immaginate di scrivere un libro, di impegnarvi giorno e nottenella sua realizzazione, di passare intere serate a cercare laforma giusta per una frase, la parola giusta per trasmettereun’emozione, il contesto oppurtuno per una scena. Immagi-nate di averci dedicato l’anima per mesi e mesi e, una volta con-cluso, di aver cercato un editore per la vostra opera. Chiun-que si rifiutasse di pubblicare il vostro lavoro non vi impedi-rà di sentirvi vincitori. Immaginate di essere sul ring, di combattere con un bestionealto due metri e di prenderlo a pugni con tutta la forza cheavete, cercando di mandarlo al tappeto in tutti i modi. Quandosarà lui, con il primo pugno, a farvi volare a terra, sapreste diaver dato il massimo e di aver provato di tutto per vincere, co-sì, nel profondo del vostro cuore, non vi sentireste vinti. Immaginate di avere un sogno, di inseguirlo con tutte le vo-stre forze e con tutti voi stessi. Se non riuscirete a realizzarlonon sarete dei falliti, ma persone migliori. Vi renderete contoche, se avrete dato tutti voi stessi, vi sentirete comunque vin-citori. Ecco la verità nella vittoria.

12

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 12

Page 13: La verità nella vittoria

CAPITOLO 1

Spesso succedono cose che non si riesce a comprendere.Uno si trova in una situazione senza sapere come ci sia potu-to arrivare e va avanti, ma non sa cosa gli stia succedendorealmente, perché si trovi in quel luogo e in quel momento,che senso abbia quello che sta vivendo, per quale causa stiacombattendo. Già, perché la vita è una lotta continua, bisognasempre combattere contro qualcosa o qualcuno, anche se lamaggior parte delle volte il nostro nemico più pericolososiamo proprio noi stessi.

Dany non sapeva cosa ci facesse in mezzo a tutto quel san-gue e a quelle maledette bombe che cadevano da ogni ango-lo del cielo. Era lì, perché qualche anno prima, indeciso sulproprio futuro, aveva pensato di passare un anno di volonta-rio nell’esercito. Aveva cominciato quasi per gioco, ma la vitainquadrata del soldato gli era piaciuta da subito e aveva scel-to di rimanere nell’arma anche dopo i suoi dodici mesi. Avevaimparato a sparare, conosceva pistole, fucili, mitragliatori elancia razzi, ed era un buon tiratore. Aveva avuto diversicompiti nei primi dodici mesi, ma il suo forte rimaneva ilcomputer. Aveva guidato carri armati, combattuto corpo acorpo, preparato piani d’azione per le esercitazioni, ma il suohabitat naturale era la sedia dietro al monitor del pc, così, fi-niti i mesi da volontario aveva sostenuto le prove per entrare

13

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 13

Page 14: La verità nella vittoria

a far parte della squadra speciale Vasco come tecnico infor-matico e aveva avuto il suo posto tra i 61 uomini della squa-dra creata appositamente per eseguire sabotaggi nelle sedi ne-miche.

Ed ora era lì, tra proiettili e bombe a mano, con la mime-tica imbrattata di polvere mista al sangue dei suoi compagni.Era stanco morto, aveva una fame e una sete del diavolo, maera uno dei fortunati che potevano ancora lamentarsi di quel-le sensazioni, e lo sapeva.

Dany odiava la sua testa quando, in quei momenti critici,partiva con la proiezione del film “Nostalgia”, con protago-nisti lui e i suoi amici in mezzo ai prati e ai boschi di quellemontagne che lui chiamava “casa”, seduti intorno a un fuocoa cantare le canzoni degli alpini in guerra, o quelle dei lorocantanti preferiti. E si rideva e si cantava, si era felici comealla vigilia di Natale, quando sai che domani sarà un giornospeciale, un bel giorno. Oppure quando gli faceva rivedere lasua ragazza, gli ricordava le loro risate, il loro amore. La suatesta era una stupida impicciona completamente priva di tem-pismo. Ora doveva concentrarsi su come salvarsi la pelle, otutti quei pensieri sarebbero spariti all’improviso, insieme alsuo cervello fracassato da uno dei proiettili da mortaio cheronzavano costantemente nell’aria in cerca di un italiano daspappolare e spiaccicare sui sassi di quei dolci pendii dell’I-raq. L’unica via di salvezza era il confine al di là del fiume el’unica possibilità di raggiungere l’Iran, dove, ad aspettare laVasco, c’era uno squadrone di duecento uomini, era oltrepas-sare il nemico che li stava massacrando da dietro quelle rocce.

Non potevano arretrare e cambiare percorso per raggiun-gere il confine, perché erano inseguiti da un’altro gruppo ira-cheno, a non più di 4 ore di cammino da loro, a causa dello

14

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 14

Page 15: La verità nella vittoria

scherzetto che avevano fatto al deposito protetto di bombe eesplosivi a sud-est di Najaf. L’unica via era quella sbarratadai poveri diavoli che, come i nostri, stavano eseguendo degliordini e forse, come il vecchio Dany, non sapevano che cavo-lo stessero facendo in mezzo a quella battaglia.

Il vecchio Dany, a proposito, pensava che sarebbero riu-sciti a passare, perché gli uomini della sua squadra erano piùnumerosi e le loro armi erano più potenti e più precise diquelle dei medio-orientali, ma il prezzo di vite umane stavadrasticamente crescendo di minuto in minuto. In effetti c’era-no due jolly iracheni che potevano cambiare le carte in tavo-la. Innanzitutto la posizione: mentre Dany e i suoi dovevanosparare alla cieca, rischiando sempre di essere colpiti, da sot-to le rocce, gli iracheni potevano vedere dall’alto tutta la sce-na e potevano far partire i colpi restando al coperto dietro aldeclivio polveroso. Inoltre c’era la notte che stava correndoveloce verso quell’assordante rumore di armi da fuoco e la Va-sco doveva passare alla svelta, altrimenti, col buio, sarebbearrivata anche l’altra compagnia di arabi alle loro spalle e nonci sarebbe stato scampo per gli italiani. Dovevano sbrigarsi,quindi, e si sarebbero sbrigati.

Il capitano ordinò che un gruppo di una decina di uominiarretrasse di 40 metri e che posizionasse i mortai per spiana-re la strada ai restanti 50 ragazzi della squadra che avrebbedato l’assalto alla postazione nemica. I ragazzi eseguirono inmeno di un minuto e le bombe italiane cominciarono a cade-re al di là del pendio sabbioso che nascondeva alla vista i sol-dati Iracheni. Subito dopo la seconda scarica di bombe preseil via l’assalto. Dany era in prima linea, sul colle dove avven-ne l’assalto, e vide morire tutti i 24 ragazzi che quel pome-riggio ci avrebbero lasciato la pelle.

15

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 15

Page 16: La verità nella vittoria

Al di là della collinetta c’erano almeno 40 soldati nemici,molti di più di quanti se ne aspettassero quelli della Vasco. Labattaglia fu combattuta faccia a faccia, le pallottole non ave-vano un gran tragitto da percorrere per raggiungere l’obbiet-tivo. Dany e altri 8 ragazzi si buttarono a terra proprio sullasommità del colle e cominciarono a sparare con le loro mitra-gliatrici sui nemici sotto di loro che non erano distanti più di10 metri. Gli schizzi di sangue erano come fontane che colo-ravano di rosso l’aria tiepida della sera avanzante e il suonodei proiettili che foravano la carne era odioso, quasi più delfracasso delle armi. Gli Iracheni risposero al fuoco e colpiro-no 4 dei nostri, mentre gli altri 4 si tuffarono al di qua delpendio, quasi a buttarsi tra le braccia protettive della madreterra. Il resto del gruppo cominciò con le bombe a mano perpermettere ad altri 8 mitraglieri di sporgersi e uccidere, per-ché questo era il loro compito: uccidere.

Dany, sopravvissuto per miracolo al primo assalto, vide ri-petersi l’operazione almeno una decina di volte e ogni voltaqualcuno dei suoi compagni non tornava da quel maledettocolle. Dei 50 del gruppo d’assalto ne erano caduti circa la me-tà prima che il passaggio venisse liberato. 24 morti in pocopiù di un quarto d’ora. 24 vite lasciate lì, tra sabbia, sassi epolvere. 24 pensieri come quelli che scorrevano lentamentenella mente di Dany distrutti, 24 posti che ormai non poteva-no più essere chiamati “casa”, orfani, vedove, genitori inlacrime, era tutto scritto lì, davanti agli occhi dei superstiti.

Era difficile accettare la morte di un proprio compagno,soprattutto quando giungeva inaspettata. Avrebbe dovuto es-sere un’operazione relativamente facile: dovevano entrare neldeposito Iracheno, fare il loro lavoro e uscire. L’unico ri-schio reale era quello di non riuscire ad abbandonare la zona

16

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 16

Page 17: La verità nella vittoria

prima che la compagnia aerea desse l’assalto. Il resto dovevaessere una passeggiata e, infatti, era andato tutto bene fino aquel momento, fino a lì. La squadra aveva lavorato in sinto-nia perfetta e il nemico si era appena accorto della loro pre-senza che loro se la stavano già filando. Ma quel maledettoagguato non era stato previsto, non doveva esserci nessunotra loro e la salvezza del fiume. Probabilmente era un gruppoche si trovava a passare di lì e aveva colto la palla al balzo.24 caduti.

Dany non riuscì a trattenere le lacrime mentre raccoglievail più possibile da terra per non lasciare armi ai nemici che liinseguivano. Aveva rivoltato i suoi amici e compagni di ten-da, aveva visto i loro volti bloccati nella smorfia della paurae del dolore e non riusciva a credere di averli persi per sem-pre, erano così vivi e allegri fino a poco tempo prima!

Giovanni “Jonny” Siroldi, 31 anni, da Padova, uno deiveterani della Vasco, gli stava parlando della sua ragazza,Stefania, quando furono sorpresi dall’imboscata. Il giornodopo sarebbero tutti tornati in Italia e lui l’avrebbe riabbrac-ciata.

Tutto questo sembrava solo un sogno molto lontano, ora,al vecchio Dany, che stava cercando le ultime bombe a manonelle tasche della divisa del povero Jonny. Lui se n’era anda-to, e con lui anche la sua felicità, la sua allegria e il suo amoreper la vita.

Stefano Bruni, 26 anni, da Stradella, un piccolo paese inprovincia di Pavia, predicava in continuazione ai suoi com-pagni che gli Iracheni erano brava gente, in fondo, che tutti imussulmani erano brave persone e che era dovere di ogniuomo di principio aiutarli a conquistare la loro libertà. Era unromantico, ma questo non l’aveva salvato, anche lui, ora, gia-

17

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 17

Page 18: La verità nella vittoria

ceva nella polvere inzuppata dal suo stesso sangue. In quelmomento Dany era incazzato con la vita, col mondo, con Dio.

Da piccolo gli era stato insegnato che nel mondo esisteuna specie di giustizia divina, superiore, per cui ognuno haquello che si merita. Era difficile crederlo, ora. I suoi compa-gni non meritavano di morire! Ma forse chi se ne va smette disoffrire, in questa valle di lacrime e raggiunge un posto mi-gliore. E chi resta deve ringraziare proprio la giustizia, chenon lascia partire chi ha dei conti in sospeso. Tutti pensieri,questi, che cercavano, nella mente di Dany, di dare un sensoa quella strage, anche se niente poteva alleviare quel senso diimpotenza e inutilità che ora attanagliava tutti i superstiti.

Ma ora non c’era tempo per le lacrime, dovevano darselaa gambe prima che il gruppo inseguitore arrivasse a massa-crarli. Mancavano solo 7 km e con un po’ di fortuna avrebbe-ro raggiunto la salvezza in poco più di un’ora, anche se ormaisi era fatto buio, ma niente, in quella giornata di morte, face-va pensare che la fortuna fosse dalla loro. La marcia fu piùlenta del previsto, appesantita dalla stanchezza e dalla pauradi un altro agguato.

I soldati di Roma procedevano nel buio più totale, per nonsegnalare la loro presenza, ma sapevano perfettamente che unnemico fermo davanti a loro li avrebbe sentiti arrivare a di-stanza di centinaia di metri. Il cielo era limpido e stellato, masenza luna, così da rendere cupa l’atmosfera e difficile l’a-vanzamento. All’improvviso, proprio davanti a loro, sentiro-no una voce. Evidentemente quella voce aveva comandato unordine, dato che subito dopo il suono deciso e fermo di quel-le corde vocali, partì una scarica di proiettili che falciò alme-no metà della compagnia già martoriata. La squadra specialeVasco si trovò di nuovo a terra, in balia del nemico.

18

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 18

Page 19: La verità nella vittoria

Ogni sopravvissuto si riparava dietro ai cadaveri dei com-pagni e tentava di rispondere al fuoco, ma senza grande for-tuna, poiché si trovavano a sparare nel vuoto totale che li cir-condava. Poi, un’altra volta quella voce e subito dopo, un’al-tra scarica. Avevano abbassato la mira. Quei bastardi sapeva-no bene dove sparare e si sentì l’urlo di dolore di altri 2 o 3soldati italiani. Non ci sarebbe stato scampo se fossero rima-sti fermi, un proiettile sarebbe arrivato a far visita anche dachi, fino ad ora, l’aveva scampata e la giustizia divina nonavrebbe potuto salvare neanche i debitori più importanti. Da-ny sapeva che ora non esistevano tattiche o formazioni di bat-taglia, era solo questione di vita o di morte. Chi poteva dove-va scappare, o sarebbe caduto come gli altri. Tolse lo zainoche gli impediva di muoversi liberamente e aspettò la terzascarica, sentì la carne di Marco, il suo scudo, 21 anni da Luc-ca, perforata e maciullata. Gli venne da urlare, ma non sareb-be servito ad altro che a farsi beccare, così si tenne tutto den-tro e scattò indietro. Corse e corse, a perdifiato, sfoderandoenergie che non avrebbe mai sperato di avere a disposizione.Si sentiva leggero, senza il peso dello zaino. Si buttò a terrasolo quando sentì le gambe che lo stavano abbandonando.Ora doveva riprendere la direzione che portava al fiume, do-veva, quindi, prendere a nord-est. Si voltò sulla schiena, guar-dando il cielo e cercando la stella Polare. Il cielo notturno,soprattutto quando non c’era la luna, era bellissimo da quelleparti. Le stelle erano milioni, erano splendenti e limpide nelcielo pulito. Al soldato Dany, le stelle erano sempre piaciute,era affascinato da quei mondi lontani, da quelle luci distantimiliardi di chilometri che arrivavano fino a noi.

La stella Polare era nascosta dietro al Carro Minore. Danymaledì un’altra volta la sua testa, che stava a pensare a quan-

19

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 19

Page 20: La verità nella vittoria

to fossero belle le stelle in un momento come quello, e si rial-zò. Ora poteva correre più lentamente, mancava poco e nondoveva farsi beccare proprio ora che era quasi salvo. Ma sen-tiva di avere ancora qualcosa da temere. Non sapeva cosa ochi, ma lo sapeva. Aveva una di quelle sensazioni che tantevolte gli avevano salvato la vita. L’istinto… Estrasse il col-tello dal fodero che gli pendeva sulla coscia destra e proseguìcercando di scomparire tra il rumore degli arbusti agitati dalvento. Vide un’ombra davanti a lui. Il cuore cominciò a farsisentire nel petto. Si abbassò sulle ginocchia, dietro a un ce-spuglio rinsecchito, cercando di capire dove fosse sparita quel-l’ombra. Il sudore gli colava sulla fronte, il respiro si facevapiù ampio. Sentiva dei rumori intorno a lui, ma potevano tuttiessere causati dal vento che muoveva quei maledetti arbusti.

Stava perdendo la testa, era a un passo dallo scoppiare, maproprio in quel momento sentì un rumore metallico a 5-6 me-tri davanti a lui. Quello stronzo stava caricando il fucile. Da-ny si tuffò nella polvere alla sua destra, fece una capriola e,una volta che i suoi piedi furono di nuovo sulla madre terra silanciò sul nemico col coltello puntato dritto alla gola. Vide laspilla della Vasco appesa alla giacchetta del nemico all’ulti-mo momento, giusto in tempo per deviare la direzione del suocoltello e piantarlo per terra. Lo slancio che aveva, lo fecerotolare a qualche metro di distanza. Si fermò, riprese fiato,alzò la testa e guardò verso l’ombra che stava per scannare.

«Ti è andata bene, brutto stronzo, ti stavo per sgozzare!Chi sei?»

«Dany?! Cazzo, ci è mancato un pelo che ti ripulissi le bu-della col piombo!»

Era Ale, 19 anni di Bologna, il più giovane della squadra.Dany era contento che Ale fosse vivo. Gli era simpatico quel

20

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 20

Page 21: La verità nella vittoria

ragazzo. Anche se in quel momento sarebbe stato contento diincontrare chiunque dei suoi compagni.

«Felice di vederti, Ale! Anche tu passavi di qui? Bella se-rata eh?!»

Poi Dany, senza aspettare che Ale rispondesse alla sua stu-pida battuta da mediocre film holliwoodiano, si alzò, ripreseil suo coltello e lo infilò nel fodero. Cercò di nuovo la stellaPolare nel cielo e, volgendosi a nord-est, lo vide. Il fiume eralà, il più bello, il più sperato e desiderato dei fiumi era a po-che centinaia di metri. Forse ce l’avrebbero fatta, ma doveva-no muoversi alla svelta.

«Forza» sussurrò Dany «col casino che abbiamo fatto ciavranno sentito fino a New York, dobbiamo sbrigarci.»

Si diressero verso la riva, di corsa. Una volta arrivati, Da-ny estrasse la torcia elettrica dalla tasca sinistra dei pantalonisegnalò la loro presenza all’accampamento che stava al di làdel fiume con il codice luminoso stabilito e subito sentì i gom-moni che si muovevano verso di loro. Ormai ce l’avevanofatta, nessuno li avrebbe attaccati con l’accampamento a 200metri di distanza e con 5 gommoni che venivano verso di lorocarichi di soldati. Saltarono su quelle specie di imbarcazionie si sdraiarono sul fondo. La stanchezza piombò addosso aidue poveretti tutta insieme, insopportabile. Uno dei soldatiche erano venuti a salvarli chiese al vecchio Dany se ci fosse-ro altri superstiti, ma lui chiuse gli occhi, incapace di rispon-dere. Si addormentò chiedendosi se le voci che sentiva esi-stessero davvero. Sembrava che qualcuno gli stesse facendodelle domande, ma il buio era così dolce…

21

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 21

Page 22: La verità nella vittoria

CAPITOLO 2

Il sole era ormai alto, erano già le 11, e Dany si svegliòpensando che fosse domenica. Era un sacco di tempo che nondormiva fino a tardi a quel modo e non poteva essere che do-menica, una domenica speciale.

In effetti era un giorno speciale, sarebbero dovuti tornarea casa, ma non era domenica, era mercoledì. Fece per alzarsie un dolore generale che partì dalla fronte per arrivare allapunta dei piedi lo avvisò che tutti i suoi muscoli erano indo-lenziti dalla fatica e, pensò lui, dalla paura. Camminare eramolto doloroso, gli sembrava di avere coltelli puntati dapper-tutto e che a ogni passo qualcuno di questi gli si infilzassenella carne, ma la sete che lo tormentava era altrettanto fasti-diosa, perciò si sforzò di arrivare fuori dalla tenda per cerca-re dell’acqua. Raccolse una tazza che stava lì per terra di fian-co al suo giaciglio, quasi qualcuno ce l’avesse messa la seraprima pensando che gli sarebbe servita al risveglio e uscì, co-sì com’era, in mutande. Salutò tutti i soldati che incrociò nel-l’accampamento con un sorriso di gratitudine. Avrebbe volu-to ringraziarli tutti, era anche, o meglio, soprattutto merito lo-ro se avrebbe potuto raccontare al comandante quello che erasuccesso alla sua squadra. Vide il barile capovolto che stavacercando, vi si avvicinò e riempì la tazza che aveva tra le ma-ni, poi lasciò che le gambe cedessero e si ritrovò a terra, sfi-

22

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 22

Page 23: La verità nella vittoria

nito come dopo un’esercitazione di resistenza, con la sua be-nedetta e meritata acqua fresca. All’addestramento di base gliavevano insegnato a bere poco per volta e lentamente dopoun’astinenza prolungata, per non rovinarsi lo stomaco. Si sco-lò la prima, riempì la seconda e buttò giù pure quella, poi riem-pì la terza e ora avrebbe bevuto poco per volta e lentamente,come aveva imparato.

Non aveva voglia di stupide storie, aveva sete, un sacco disuoi compagni erano stati ammazzati e trovava ridicolo pre-occuparsi per il suo stomaco. Erano almeno 30 ore che nontoccava un goccio d’acqua, da quando avevano lasciato le lo-ro tende per arrivare a quel deposito, ed era un piacere sen-tirla scendere nella gola, fresca e rigenerante.

Un tenente gli si fece incontro, sembrava indaffarato, pro-babilmente stava eseguendo degli ordini. Questo, comunque,non gli impedì di notare Dany da lontano, anche perché sa-rebbe stato difficile non notare un uomo in mutande sedutoper terra appoggiato al bidone trasparente dell’acqua potabi-le. Gli si avvicinò, lo guardò per qualche istante ed esordì conun tono serio e altezzoso:

«Buongiorno, Signore! Il comandante chiede di lei a rap-porto! Mi permetta un consiglio, si dia una sistematina, ha unaspetto orribile, Signore!»

«Anche tu non sei niente male, Signore! Lo sai? Quasiquasi ti scambiavo per un soldato vero con quell’uniformetutta sporca! Siediti qui vecchio terrone, offro io!»

Il tenente scoppiò in una risata fragorosa, si sedette vicinoa Dany e gli cinse le spalle con un braccio, gli tolse di manola tazza e si vuotò in gola quel che restava del prezioso liquido.

«È un piacere vederti! Sono felice che tu ce l’abbia fatta!»Si fece serio di colpo, quasi si fosse improvvisamente reso

23

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 23

Page 24: La verità nella vittoria

conto di aver mancato di rispetto ai caduti del giorno prima,poi continuò:

«Che cavolo è successo, Dany? Siete tornati in 8!»«In 8?! Non è possibile, dimmi che non è vero Mario!»Lo sguardo sconsolato e triste di chi non può che confer-

mare la verità convinse Dany. «Abbiamo incontrato 2 gruppi Iracheni», riprese Dany con

la testa appoggiata alle ginocchia «ci hanno preso alla sprov-vista. La prima l’abbiamo beccata alle 5, ieri sera. Erano al-meno in 40, posizionati molto meglio di noi. Abbiamo dovu-to piazzare i mortai e assalirli oltre una collina di rocce e pol-vere per passare, ma 24 di noi sono morti nel corpo a corpo.Li ho visti tutti Mario! Ero con loro; mentre dieci di noi ci co-privano con i mortai, noi ci buttavamo a terra a gruppi di ottoe scaricavamo i caricatori delle H25 su quei bastardi. Dopoun quarto d’ora abbiamo liberato il passaggio, ma 24 di noisono rimasti là. Anche Siroldi non ce l’ha fatta. Noi soprav-vissuti abbiamo preso tutto quello che riuscivamo a traspor-tare e siamo partiti, perché c’era un altro gruppo dietro di noiche ci inseguiva. Dopo meno di un’ora siamo caduti nella se-conda imboscata. Era buio e loro erano almeno in una venti-na, a giudicare dal casino che facevano. Si trovavano propriodritti davanti a noi e sparavano a colpo sicuro. Io sono torna-to indietro dopo aver evitato, Dio solo sa come, tre scarichedi fucileria e li ho aggirati, ma non ho idea del perché ce l’ab-bia fatta. Pensavo che sarebbe toccato anche a me. È stato uninferno.»

«Forse ce l’hai fatta perché sei in gamba. Ora vestiti, ilcomandante ti aspetta. Ci si vede più tardi!»

Poi si alzò e se ne andò ad eseguire gli ordini che aveva la-sciato in sospeso. Dany lo guardò allontanarsi. Non credeva

24

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 24

Page 25: La verità nella vittoria

di essere in gamba o sicuramente non lo era più di tutti quel-li che non ce l’avevano fatta, ma gli era grato per il suo con-forto. Mario, 26 anni Taormina; aveva fatto la selezione conlui per far parte della Vasco, ma non aveva passato le proveperché da piccolo si era rotto una gamba cadendo su un albe-ro dal balcone del secondo piano di casa sua. Alla Vasco ser-vivano uomini in perfetta forma e Mario quella gamba la sen-tiva tutte le mattine martellare nei tre punti fratturati, quindinon l’avevano preso. Forse quella caduta gli aveva salvato lavita.

Dany si alzò, con i muscoli che si facevano sentire anchese più disposti di prima a svolgere il loro lavoro, e si diresseverso la tenda per indossare la mimetica. Se la infilò e, men-tre pensava a chi potesse avergliela tolta, la notte prima, entròAle.

«Ciao Dany. Come stai? Io ho le gambe a pezzi. Hai sapu-to? Solo 8…»

«Già. Solo 8… È stata una maledetta carneficina.»«Il comandante aspetta anche te, vero?»«Proprio così, ci andiamo insieme. Eccomi, andiamo.»Uscirono dalla tenda e si diressero verso quella del coman-

dante. Entrarono, salutarono, si presentarono e si misero sul-l’attenti.

«Avete avuto una bella fortuna, ragazzi. Forza, sedetevi eraccontatemi quello che è successo.»

I due si sedettero sulle sedie pieghevoli di fronte alla scri-vania ricavata da assi e bidoni di gasolio vuoti e raccontaro-no tutto quello che ricordavano delle battaglie, senza trala-sciare nessun particolare. Raccontarono come si fossero mes-si in salvo, come stessero quasi per uccidersi a vicenda e co-me fossero arrivati alla riva.

25

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 25

Page 26: La verità nella vittoria

Un soldato, seduto in un angolo, aveva preso nota con unportatile di tutto ciò che i due avevano raccontato.

«Un inferno, avete ragione. Sentite, la vostra partenza èrinviata a dopo domani. Mi dispiace, ragazzi, ma bisogna re-cuperare i corpi di tutti i caduti e qualcuno di voi dovrebbeandare con i miei uomini. Qualcuno si offre volontario?»

Si offrirono tutti e 2. «Bene. Fatevi trovare pronti alle 13,00 ai canotti. Potete

andare.» I due si alzarono e, prima di uscire, salutarono il coman-

dante. Avevano poco più di un’ora per prepararsi a tornare inquell’inferno, ma questa volta sarebbero stati un centinaio diuomini. Nessun gruppo avrebbe osato attaccarli.

Ale andò nella sua tenda e Dany fece lo stesso. Mentrepreparava l’equipaggiamento pensava a quanto era costataquell’operazione. 8 superstiti su 61. Faceva e rifaceva quellasottrazione, e il risultato era sempre lo stesso, sconvolgente,terribile: 53. 53 morti in metà pomeriggio. La squadra spe-ciale Vasco era stata annientata, forse non sarebbe nemmenostata riformata. Avrebbero creato un’altra squadra, con un al-tro nome, al suo posto. Dany non lo sapeva e non gliene im-portava. 53 morti erano quasi un quartiere. Dalle sue partic’erano paesi che contavano meno di 53 abitanti. Perché tuttoquel dolore e quelle morti inutili? Avevano un senso o eranosolo frutto della stupidità della più intelligente tra le creaturedivine? Lui era un soldato e certe domande non se le sarebbedovute nemmeno porre. Doveva eseguire gli ordini dei supe-riori. Ci pensavano loro a farsi le domande e a darsi le rispo-ste. Gli ordini erano stati chiari: raggiungere il deposito dibombe e esplosivi, abbassare le protezioni e scappare primadell’arrivo dell’aeronautica. Era quello il suo lavoro. Era il

26

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 26

Page 27: La verità nella vittoria

lavoro della squadra speciale Vasco. Loro dovevano entrare,sabotare i computer e scappare prima che arrivasse la caval-leria. Dovevano rendere nulle le difese automatiche del nemi-co: allarmi, sensori di calore, telecamere, missili automatici,mine a sensori di movimento, radar, ecc…

In questo modo i nemici abbassavano la guardia per iltempo necessario agli aerei, alla fanteria o ai mezzi d’assalto,per spazzare via tutto quello che doveva essere distrutto. Inquesto caso gli aerei sarebbero arrivati alle 14,00 e avrebbe-ro bombardato il deposito gremito di ordigni esplosivi che sa-rebbero finiti attorno al corpo di qualche kamikaze. Per quel-l’ora le difese dovevano essere abbassate. L’operazione erariuscita e il deposito, che era probabilmente il più grande e ilpiù protetto di tutta l’organizzazione terroristica di Al Qaeda,con i suoi sistemi di allarme e la tecnologia avanzata di dife-sa, ora non era altro che un cumulo di macerie fumanti.

Ma quell’operazione così ben riuscita era costata 53 viteumane. 53 soldati scelti, ognuno con un suo compito specifi-co all’interno della squadra.

Alle 13,00 erano tutti sulla riva pronti a partire. Il coman-dante del campo impartiva gli ultimi ordini al capitano del-l’operazione di recupero e tutti avevano il loro da fare.

Finalmente pronti, i venti canotti lasciarono la riva, ognu-no con un uomo al motore e quattro pronti ad aprire il fuoco.

Arrivarono sull’altra sponda senza avvistare soldati o ri-belli, attraccarono e si prepararono a lasciare i canotti. 5 uo-mini rimasero a proteggere le imbarcazioni, in contatto radiocontinuo con gli altri soldati. Altri 2 erano sulla riva dove sor-geva l’accampamento italiano, pronti a dare l’allarme se cene fosse stato bisogno. Il grosso del gruppo iniziò la sua lentamarcia verso l’interno. In testa c’erano Dany e Ale, che per-

27

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 27

Page 28: La verità nella vittoria

correvano a ritroso la strada del giorno prima. La tensione erapalpabile sul volto dei due superstiti. Procedevano con passodeciso e sicuro, ma al minimo rumore la sicurezza svaniva erimaneva solo l’incertezza e la paura che il giorno preceden-te aveva lasciato in loro. Perlustrarono ogni metro quadratonel raggio di un paio di km dal fiume, si fermarono spesso ainterpretare le tracce lasciate sul terreno dai superstititi e dachi li aveva seguiti, infatti sia Dany che altri tre suoi compa-gni erano stati seguiti nella loro fuga. Non se ne erano resiconto, ma se, per sbaglio, avessero acceso le torce elettriche,o per chissà quale motivo, si fossero fatti notare nel buio tran-quillo e profondo della notte, ora non starebbero ripercorren-do quella pista. Stando ai segni, quei diavoli li avevano inse-guiti fino a pochi metri dal fiume. Poi erano tornati indietro;evidentemente il gioco non valeva più la candela, con l’ac-campamento Italiano al di là del fiume. Beh, erano stati for-tunati, ma lo erano stati anche senza considerare questa nuo-va pagina della vicenda, così non rimasero a preoccuparsitroppo: il fatto che erano stati seguiti non cambiava niente.

Si divisero in gruppi di 10 uomini e percorsero in lungo ein largo quei pendii sabbiosi e coperti di arbusti , ma dei corpineanche l’ombra. Avevano trovato il luogo dell’imboscata,ma erano rimaste solo tracce e sangue. Avevano trovato bos-soli, proiettili, mozziconi di sigarette Irachene, impronte, manessun cadavere, i corpi erano stati portati via, probabilmen-te con dei cavalli, dal momento che ce n’erano delle tracce sulterreno, ma nessuno si spiegava il perché.

Che cosa poteva significare? Decisero di proseguire fino al luogo della prima battaglia.

Camminarono in linea, a distanza di circa 5 metri l’uno dal-l’altro, in modo da rastrellare una fetta di terra larga più o

28

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 28

Page 29: La verità nella vittoria

meno 500 m, casomai si trovasse qualcosa che desse un sensoa tutto quel casino. Non trovarono niente, ma la loro attesanon sarebbe durata a lungo. Quando arrivarono in prossimitàdel maledetto declivio dove erano morti 24 ragazzi, il capita-no arrestò tutta la compagnia, vedendo Dany, più avanti diuna decina di metri, che si fermava a sua volta. Questi si vol-tò, guardò prima il capitano, e poi Ale. Il suo sguardo non la-sciava intuire nulla di buono, era spento, triste, aveva negliocchi qualcosa che andava oltre la rabbia e oltre l’angoscia.Erano occhi che non capivano, occhi che non si spiegavano laragione di quello che avrebbero visto di lì a poco. Già, perchéDany ora immaginava la fine dei corpi senza vita della squa-dra speciale Vasco.

Camminando, davanti alla linea di soldati, aveva sentitouno strano odore, acre, caldo e nauseante. Dany aveva l’im-pressione di averlo già sentito.

Da quel momento la sua mente corse da sé, lui poteva soloseguirla, subire passivamente quello che lei decideva di tra-smettergli. Vide le montagne, le sue montagne, all’alba, men-tre le campane suonavano le malinconiche canzoni delle festereligiose di paese. Era festa in paese, già, tutto il paese eraabbellito da festoni che scodinzolavano allegri sulla stradaappesi ai balconi delle case, e il cielo, col suo azzurro, sem-brava voler partecipare a quella festa di colori e allegria. Da-ny si vide piccolo, nel giardino di casa, con il pallone tra lemani. Ora non era più l’alba, ma il sole aveva raggiunto ilpunto più alto del suo tragitto celeste. Era mezzogiorno pas-sato e Dany stava prendendo una bella strigliata dalla madre,perché invece di preoccuparsi dei compitini domestici che glierano stati affidati con fiducia e speranza, aveva preferito ri-manere a giocare in giardino. Non l’aveva fatto di proposito,

29

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 29

Page 30: La verità nella vittoria

preso dall’euforia del gioco, si era completamente scordato diportare il pane alla nonna, di sistemare la spesa nel frigo e dispegnere il forno con il pollo. Il pollo bruciato l’avrebbesognato per un bel po’ da quel bel giorno di festa e l’odoredella carne bruciata aveva resistito in cucina per una settima-na. Quell’odore di carne bruciata…

Il film si interruppe e Dany capì. Fece un respiro profon-do, come se avesse dovuto andare a scovare e trascinare fuoriil coraggio che si era nascosto nei suoi polmoni, e riprese acamminare verso il piccolo colle che nascondeva chisssà qua-li orrori. Arrivato in cima si trovò davanti a una scena che nonavrebbe potuto essere che reale. La fantasia non avrebbe po-tuto essere così dolorosa. Dal mucchio di cadaveri carboniz-zati si alzava ancora una sottilissima colonna di fumo e l’o-dore che si sprigionava era, ora, insopportabile. Le teste, ge-nerosamente sottratte al rogo, erano state disposte, in un pic-colo spiazzo sulla destra dei corpi straziati, a forma di “J”,probabilmente a voler ricordare la Jiad, la “guerra santa”.

Erano state messe a coppie, una sopra l’altra, infilzate aterra con delle spade, mentre una, isolata, era stata infilzata suun bastone conficcato a terra proprio a metà strada tra la piladi cadaveri e le altre teste. Tutto questo era straziante per ilvecchio Dany, che riconosceva in quei volti deformati daltrattamento subito, i compagni di tante missioni, i suoi amici.

Si voltò e corse verso il resto del gruppo, che , intanto, a-veva ripreso ad avanzare. Li oltrepassò, corse per altri centometri e si buttò a terra, in ginocchio, implorante. Dalla suagola uscì un urlo di dolore incalcolabile, inspiegabile. Perchéquella messa in scena? Perché quel trattamento verso i suoiamici? Perché tutto questo? Si accasciò al suolo e lasciò chele lacrime esplodessero nel silenzio di quell’orrore che mai

30

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 30

Page 31: La verità nella vittoria

avrebbe potuto dimenticare. Il Capitano si affacciò a osserva-re e ordinò il rientro prima che qualcun altro potesse vedere.

Non c’era più niente da fare per quei poveretti, e stare lìsarebbe diventato rischioso col calare della notte. Il rientro fulento e triste, come una marcia funebre in onore dei caduti co-sì orrendamente profanati.

Dany percorse la pista del rientro in testa, come all’anda-ta, e le sue spalle erano sotto l’occhio di tutti i soldati che neseguivano il cammino. Quelle stesse spalle forti che avevanospostato carichi pesanti, sofferto la fatica, trascinato e spintomezzi in avaria, combattuto spalle altrettanto robuste, quellespalle orgogliose che avevano portato la bandiera italiana intutto il mondo ora procedevano convulse, singhiozzanti versoil confine.

31

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 31

Page 32: La verità nella vittoria

CAPITOLO 3

Una volta al campo il capitano della spedizione fu richia-mato nella tenda del comandante per un breve rapporto. Tuttii soldati furono lasciati liberi subito dopo aver sistemato igommoni sulla riva iraniana e ognuno si diresse verso la pro-pria tenda con i compagni d’alloggio per prepararsi alla notteche oramai aveva rubato quasi tutto il cielo alla luce del gior-no. Soltanto un arco sottile all’orizzonte, colorato di arancio-ne, sembrava poter resistere alle forze dell’oscurità, ma fuun’illusione che durò pochi minuti, il tempo di ripensare a unviso, alla propria casa, e tutto fu finito, la notte aveva vinto.

I soldati disfavano gli zaini, riempivano le borracce, ripu-livano i fucili dalla polvere, qualcuno aveva anche il coraggiodi suonare qualcosa con la chitarra, mentre nel campo si re-spirava un’aria di quieto e sereno dolore. Dany non sopporta-va quell’atmosfera così dimessa, si allontanò dalle tende, arri-vò sulla riva del fiume e si mise a sedere, con le spalle rivol-te verso il campo, appoggiate ad un masso dalla forma stra-na. In quel momento, al vecchio Dany, quel grosso sassoricordava un viso deformato dal dolore, una smorfia, una ma-schera da tragedia.

Il suo cuore non sopportava il pensiero di quello che avevavisto, ma la sua mente non poteva distogliersene. Avrebbevoluto trovare una spiegazione. Perché erano stati così crude-

32

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 32

Page 33: La verità nella vittoria

li? Non sapeva rispondere. Sperava soltanto che tutti i suoicompagni fossero morti prima di cadere nelle mani di queibarbari, anche se ne dubitava.

Le decapitazioni non erano una novità, in quell’ambientedi fanatismo religioso, anche se lui non credeva veramente al-la religione come movente. Pensava piuttosto che la religionefosse una pubblicità utile per rendersi comunque, in qualchemodo, etici, nelle loro azioni. La religione era un modo comeun altro per dare un senso alla loro sete di potere. Perché, infondo, questo era il vero motivo di tutto quel casino. Era as-surdo. Dany smise di piangere, gli scappò un sorriso da mani-comio, un sorriso completamente vuoto e spoglio di qualsia-si forma di allegria. Stava semplicemente pensando che gliuomini sono tutti schifosamente uguali. Nella loro diversità,nei loro mondi opposti, arabi e occidentali erano uguali. C’e-rano i poveretti che dovevano seguire i più forti e supportarlinella loro ricerca infinita del potere. Era l’unica spiegazionelogica, altrimenti perché un calzolaio di Brescia avrebbe do-vuto andare a combattere in Iraq, che gliene fregava a lui del-l’Iraq?! O a un venditore ambulante di hamburgher di Mia-mi? Cosa diavolo ci facevano lì tutti quei ragazzi figli di ope-rai, negozianti, elettricisti, macellai? Lui non conosceva nem-meno un soldato figlio di un notaio, o di un avvocato che a-vesse partecipato in prima linea a una qualunque battaglia.

Loro erano lì per combattere la guerra di qualcun altro eper conquistare qualcosa che non avrebbero mai potuto defi-nire loro. E lo stesso facevano i terroristi. I ricchi mandavanodei ragazzi ignoranti e poveri a sacrificarsi per la causa mus-sulmana sopra delle auto cariche di esplosivi, perché così sa-rebbero diventati martiri, elogiati da Dio, o da Hallah, o co-me lo si voglia chiamare. Dany credeva in Dio, e credeva che

33

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 33

Page 34: La verità nella vittoria

tutte le religioni parlassero dello stesso Dio, che mussulmani,buddhisti, cristiani, induisti, adorassero lo stesso Dio in modidiversi. “Guerra Santa”… la parola stessa era una stupidaidiozia, una contraddizione. Avrebbe voluto avere a portata dimano quei bastardi che alimentavano la foga nei giovani mus-sulmani e li spingevano a combattere per nessuno sa cosa. Inquei momenti diventava cattivo, anche per questo si isolava erimaneva solo. Qualsiasi cosa, una battuta, un incidente, unadivergenza di opinioni avrebbero potuto farlo scattare.

Dany non era quasi mai arrabbiato o se lo era non volevache i suoi compagni lo sapessero. Si teneva tutto dentro, dasempre, finchè non rimaneva solo. Allora scriveva, quandoera a casa prendeva a pugni il sacco pieno di sabbia che avevaappeso in garage, correva, suonava la sua chitarra. Qualsiasicosa pur di sfogare la rabbia che nascondeva dentro. Ma que-sta non era solo rabbia, era un misto formato anche da incom-prensione e odio che provava verso chi aveva potuto anchesolo immaginare di trattare così quegli uomini. Quegli uomi-ni erano i suoi compagni e lui non ce la faceva a non pensareche avrebbe voluto ammazzare tutti quei terroristi maledetti!Si rivoltava nella polvere della riva, come se a un tratto il suostomaco avesse preso a martellargli nelle viscere e gli faces-se un male del diavolo. Si mise a testa in giù, le gambe a po-chi centimetri dall’acqua che scorreva lentamente verso il ma-re e appoggiò i gomiti a terra prendendosi in mano il viso.

Strinse i denti fino a farli scricchiolare, si infilzò le unghienelle tempie, cercando di non urlare, ma non potè contenerequella forza che inondava il suo corpo come se la diga deisuoi sentimenti avesse ceduto riversando tutto il dolore nellevene del povero Dany.

Si alzò e prese a pugni il masso a cui era appoggiato poco

34

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 34

Page 35: La verità nella vittoria

prima, frenetico, incontenibile, urlando parole incomprensi-bili rotte dalla foga omicida. Si sarebbe spaccato le mani, manon sentiva dolore, sentiva solo il sangue che scorreva visci-do fino ai polsi. Il dolore sarebbe arrivato poi, ora doveva sfo-gare la rabbia e il dolore. Era troppo per poter contenere tuttoe doveva buttar fuori almeno una parte di tutto quel casino.Picchiò e picchiò, come faceva nel garage di casa con il saccopieno di sabbia, fino a quando non si sentì più le braccia. Poisi lasciò cadere a terra, come crocifisso, e ricominciò a pian-gere. Odiava la stupidità, lo rendeva nervoso, certe volte sisentiva pazzo. Ora si sentiva cattivo, né pazzo né nervoso.Solo cattivo. Al campo, distante solo qualche centinaio di me-tri, tutti sentirono la voce di Dany rimbombare per chilome-tri nella pianura, ma nessuno si avvicinò, intuendo da quelleurla che il loro compagno avrebbe voluto rimanere solo.

Quando Dany tornò al campo era già notte inoltrata. Si ve-devano solo le sentinelle rimaste di guardia, tutti gli altri era-no a dormire. Prima di arrivare alla sua tenda si fermò nellabaracca adibita a infermeria, entrò e prese acqua ossigenata ealcune bende, poi uscì. Appena fuori dalla baracca si bagnò lemani con il liquido disinfettante, lasciando scorrere il miscu-glio rossastro frizzante sul terreno polveroso, poi se le bendòcome meglio poteva, riportò dentro il barattolo quasi vuoto,chiuse e si indirizzò verso la tenda. Quando vi arrivò si abbas-sò, titubante, a far scorrere la cerniera per entrare, si sporse al-l’interno con la testa e vide i 5 soldati che lo avevano ospita-to nella loro reggia, addormentati. Non voleva svegliarli, masoprattutto non voleva parlare con nessuno. Loro gli avreb-bero chiesto come stava e come si fosse ferito alle mani e alletempie, ma lui non aveva voglia di parlarne, così richiuse lacerniera lampo e si avviò di nuovo verso il fiume. Riprese po-

35

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 35

Page 36: La verità nella vittoria

36

sto con le spalle appoggiate al masso rimasto impassibilenonostante i pugni che lo avevano travolto. Ricominciò apensare, ma ora era più tranquillo. Sfogarsi gli aveva fattobene.

Perché erano lì? Tutti quei soldati, quelle nazioni, cosa cifacevano lì? Ora la domanda era reale, non retorica, come pri-ma, quando si era detto che stavano combattendo la guerra diqualcun’altro. C’era chi diceva che erano lì per aiutare gli Ira-cheni a costruire uno stato democratico, libero. Qualcun’altrososteneva che l’unico motivo della guerra in Iraq era il petro-lio. Probabilmente, pensava lui, entrambe le cose erano vere.A lui il petrolio non interressava, così si concentrò sulla pri-ma ipotesi, ma non capiva se il modo che stavano utilizzandoper liberare il paese fosse quello giusto. Si sforzò di pensarea altre soluzioni, a altri modi per liberare l’Iraq e il mondoarabo in genere, da se stesso, ma non ne trovò di convincen-ti. La comunicazione era l’arma più importante, secondo lui.Ma doveva essere una comunicazione libera da ogni riper-cussione politica o religiosa. Ogni opinione doveva avere lapossibilità di essere espressa senza nessun tipo di censura. Lacomunicazione avrebbe dovuto essere l’origine di un dialogocostrutivo tra le diverse ideologie presenti in una religione ein uno stato chiusi come l’Islam e l’Iraq. Per un dialogo co-struttivo tra le parti, però, era necessario che il paese fosseliberato dal fanatismo religioso e dalla tirannia politica, quin-di le armi erano necessarie.

L’islam, inoltre, aveva un grosso problema di strutturazio-ne interna, secondo Dany, perché nella concezione di vitasociale mussulmana non c’era distinzione tra politica e reli-gione. L’autorità religiosa era anche quella politica. Sempli-cisticamente, pensò lui, era come se da noi il parroco fosse

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 36

Page 37: La verità nella vittoria

anche il sindaco. L’autoritarismo religioso era uno dei risvol-ti più ovvi in un sistema così strutturato. Nessuno poteva op-porsi all’ayatollah. E se questo capo supremo, che parlava diguerra santa, di martirio, di lotta all’occidente, non era con-trastato da nessun’altra voce, la gente povera, ignorante, incerca di un senso, un valore, nella propria vita e nella propriapovertà, cadeva facilmente in quei falsi fanatismi. Già, falsifanatismi, perché Dany era convinto che coloro che manda-vano gli altri a morire, non avrebbero mai dato la vita per nes-suna religione e per nessuna guerra santa. Bisognava far capi-re questo agli Iracheni e agli arabi comuni. Nessuna Guerra èsanta, perché nessun Dio vuole odio e violenza.

I pensieri si susseguirono nella sua mente, fitti e confusi,annebbiati dalla rabbia e dal dolore fino all’alba. Quando sialzò per tornare al campo, infatti, il sole stava già stropic-ciandosi gli occhioni all’orizzonte, proprio dalla parte oppo-sta rispetto a dove, la sera prima, il tramonto opponeva resi-stenza al calare della notte. Tutto quel pensare gli aveva per-messo di trascurare parte del suo dolore, così che anche lacattiveria che provava qualche ora prima si era calmata.

Era stanco, dopo tutte quelle ore passate a pensare. Erastanco di star male e di sforzarsi di trovare una soluzione allaquestione del terrorismo. Stanco di pensare alla scena nause-ante del giorno prima. Avrebbe voluto essere a casa, poterdormire nel suo letto, spensierato come quando era bambinoe i problemi gli passavano vicino senza turbare la sua gioia diesserci, di vivere. In quel momento sentì di essere stato uningrato verso i suoi genitori, verso la sua terra e il suo paese,verso le sue montagne. Se n’era andato ed era tornato soltan-to per dei brevi periodi di permesso. Ora sentiva il bisogno diabitare di nuovo a casa sua, nei posti dove era cresciuto.

37

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 37

Page 38: La verità nella vittoria

Stava bene nell’esercito, ma ora voleva soltanto dimenti-care quello che era successo alla sua squadra. Voleva vivereuna vita normale, con un lavoro normale e dei problemi nor-mali. Decise che avrebbe lasciato quella grande famiglia chel’aveva ospitato e trattato come un figlio per quattro lunghianni. L’indomani sarebbe tornato a casa e non sarebbe più ri-partito per nessuna missione. Sarebbe tornato alla vita damontanaro che aveva vissuto prima dell’arruolamento. Cosìpassò l’ultimo giorno a ripensare al negozio di formaggi delpadre dove aveva lavorato da ragazzo e dove avrebbe lavora-to anche ora, almeno all’inizio, almeno fino a quando non a-vesse trovato un altro mestiere. Ripensò ai suoi vecchi amici,alle passeggiate nei boschi e sui sentieri sotto il sole cocentedi luglio, alle feste, ai sabati sera, alle mangiate in compa-gnia, ai capodanni passati e a quelli futuri, alle vacanze almare, alle sciate della vigilia di Natale e a lei. Soprattutto alei che rappresentava il perno intorno al quale girava la suaimmaginaria nuova, in realtà vecchia, vita. Il pensiero di tor-nare a casa e di tornare a vivere come ai vecchi tempi gliregalò un pizzico di serenità e il suo volto sembrò ritrovare latranquillità che lo aveva sempre contraddistinto.

38

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 38

Page 39: La verità nella vittoria

CAPITOLO 4

Il ritorno a casa fu degno di un re. La primavera si stavalentamente trasformando in estate, il caldo e il sole stavanoprendendo il posto delle piogge e delle temperature mediocriche, a Oltre il Colle, non davano mai tregua. L’estate era ilperiodo in cui il paese si riempiva di turisti, soprattutto anzia-ni e bambini, che scappavano dal ritmo frenetico della cittàverso la pace della montagna. Durante il resto dell’anno, e-scluse le vacanze di Natale, il paese tornava patrimonio e-sclusivo dei suoi 700 abitanti. 1100 se vogliamo includere an-che le tre frazioni che circondavano il comune. Le tempera-ture, dicevamo, stavano diventando molto più gradevoli e al-cuni villeggianti avevano già dato il via alla loro permanenzaestiva. La Pro Loco aveva organizzato manifestazioni, con-certi, tombolate e incontri culturali come ogni anno, ma a finegiugno niente rallegrava ancora le tiepide serate di turisti eresidenti.

Gli amici di Dany non stavano certo a guardare i prepara-tivi del piccolo paese per la bella stagione. Anch’essi si dava-no da fare, come ogni anno, e organizzavano le loro feste e leloro serate in compagnia approfittando del bel tempo per del-le assurde mangiate all’aperto di carne alla piastra. Assurdeperché si mangiava fino alla nausea, si mangiava in conti-nuazione e si parlava sempre delle grigliate passate e di quel-

39

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 39

Page 40: La verità nella vittoria

le che dovevano ancora venire. La compagnia nella quale eracresciuto Dany non era una normale compagnia di adole-scenti con la fissa per le macchine o per le ragazze, per ladiscoteca o per le serate all’insegna dello sballo totale dapasticca. Era cresciuto con gli altri nei boschi, nelle cascine enei prati del suo piccolo paese. Era orgoglioso di aver avutodegli amici così, perché pensava che nessuno fosse capace didivertirsi come si divertivano loro, cioè con niente, assoluta-mente niente. Potremmo fare centinaia di esempi per renderel’idea di come fosse sufficiente una sciocchezza a dare il viaal loro spasso. Una volta erano stati buttati fuori dal centrocommerciale perché avevano pensato bene di fare una partitaa pallone nel viale tra i negozi. Avevano messo le porte (leloro felpe) per terra, fatto le squadre e dato il via alla partitacon il primo calcio al pallone (un cestino di vimini). Dopoqualche passaggio era arrivata una guardia che li aveva man-dati via e la loro partita era rimasta in sospeso. Avrebbero risoper tutta la vita pensando a quella guardia, indecisa se ridereo meno, che li rincorreva tra la gente per mandarli via.

Altre volte erano stati espulsi dai locali da ballo, perchémentre i gruppi musicali suonavano le loro cose dal vivo loroiniziavano a cantare le loro canzoni degli alpini o i cori dastadio dell’Atalanta e, spesso e volentieri, gli altri ragazzi liseguivano e cantavano insieme ai nostri scalmanati. La musi-ca del gruppo non si sentiva quasi più e chi avesse voluto bal-lare avrebbe dovuto farlo al ritmo di “Quel mazzolin difiori”o di “Sul cappello”. Così la sorveglianza li allontanavaper far tornare la situazione e la musica nella normalità. Luie i suoi amici erano orgogliosi anche di queste avventure, per-ché si erano divertiti come matti semplicemente cantando asquarciagola e saltando su e giù per i locali. Ogni serata con

40

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 40

Page 41: La verità nella vittoria

loro era una serata da ricordare, da tramandare ai posteri, darinnovare, da ripetere. Erano dei casinisti, ma, quello che piùli rendeva orgogliosi, era che, con tutto il casino che faceva-no ogni volta, non avevano mai litigato con nessuno. Ogni fi-ne settimana si sentiva e si leggeva sul giornale di risse in que-sto o quel locale, in giro per la provincia, ma loro erano sem-pre stati in sacrosanta pace con tutti, mai neanche un batti-becco, uno sguardo cattivo, niente. Facevano amicizia contutti e tutti quanti provavano simpatia per quel gruppo di di-vertenti mezzi pazzi. La loro pazzia era pacifica, come le lorogrigliate, all’insegna del sano, rustico e semplice divertimen-to. In effetti il loro modo preferito per stare insieme era pro-prio questo. Seduti intorno a un tavolo, magari sull’erba o suun sasso in mezzo a un prato con la bocca piena. Mangiare incompagnia e partire con il concerto dopo mangiato che, si sa,con la pancia piena si canta sempre molto meglio!Ogni esta-te si organizzavano 15 – 20 grigliate, per la felicità delle fi-danzate che non ne potevano più già dopo la quinta. A Danypiaceva un mondo ripensare a quei momenti felici, gli sem-brava di essere ancora là, con i suoi compagni di avventuratra costine e polenta. Era stata una bella gioventù, se lo ripe-teva sempre. Gli dispiaceva per tutti i ragazzi che crescevanoin città e non sapevano come fosse appagante passare il saba-to sera in un prato intorno al fuoco a parlare e cantare.

Per il ritorno a casa del soldato della compagnia gli amiciavrebbero organizzato una bella mangiata, tanto per cambia-re. Almeno questo era quello che supponeva Dany. Erano pas-sati quattro anni da quando era partito, ma ogni volta che tor-nava a casa, era come se lui e i suoi amici si fossero visti lasera prima. Era tutto normale, come era sempre stato, e così sa-rebbe andata anche questa volta, per il ritorno definitivo, sta-

41

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 41

Page 42: La verità nella vittoria

bile. Il clima, aveva saputo dalla sua adorata per telefono, erasopportabile e i “soci” avrebbero scelto di mettere in funzio-ne piastre e paioli, Dany ne era più che sicuro, nel praticellopiù sfruttato della storia per cose di questo tipo, la leggenda-ria Pozza del toro;una pozza d’acqua piovana dove, da chissàquanti secoli, si abbeveravano le bestie che, in primavera, sispostavano verso i pascoli alti dell’Alben, una delle quattromontagne che chiudevano Oltre il Colle in una morsa magicae stupenda. A pochi metri da questa pozza si ritagliava il suospazio, tra pini e faggi, un praticello pianeggiante, teatro delleesibizioni canore del gruppo. Già prima che l’aereo toccassel’afalto della pista di Malpensa, Dany sapeva che gli avreb-bero organizzato una festa a modo loro, era nel loro stile, ognioccasione era buona per concedersi completamente alla deacostina. Era passato almeno un anno dall’ultima volta che erastato alla Pozza del toro con i suoi amici e l’idea che ora sa-rebbe potuto tornarci una, dieci, mille, tutte le volte che neaveva voglia, lo rendeva quasi felice. La strage di due giorniprima sembrava non avere più alcun potere su di lui e sullasua mente.

Ad accoglierlo all’aereoporto, però, non ci sarebbero statii suoi amici, ma la sua ragazza. Non la vedeva da 4 mesi. Nonl’abbracciava, non la baciava, non ci faceva l’amore, non lascaldava, non le rimboccava le coperte da quattro lunghissi-mi, interminabili, mesi. La sua piccola Marzy gli aveva pro-messo, quando lui era partito, che in quei quattro mesi avreb-be preso la patente, per andare a prenderlo all’aereoporto. Alei non piaceva l’idea di guidare, ma per lui avrebbe bestem-miato davanti al papa. Così, fuori dalle porte automatiche delterminal 2, lei lo aspettava emozionata, come lui. Dany lasciòcadere il borsone che portava appeso alla spalla e le corse in-

42

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 42

Page 43: La verità nella vittoria

contro, lei fece lo stesso con le patatine che aveva tra le mani. Quando, lontano da casa, si sentiva solo e stanco della vita

del soldato, Dany pensava a lei e le forze gli tornavano a im-pregnare le vene, ritrovava il coraggio che si stava affievo-lendo, perché lei aveva bisogno della sua forza, lei avrebbecercato in lui sicurezza e stabilità e lui doveva essere in gradodi darle tutto quello di cui aveva bisogno. Doveva essere forteper lei. Dany aveva capito solo così cosa intendevano le per-sone quando dicevano che l’amore è il motore che fa girare ilmondo. Prima, queste parole, erano solo un vago romantici-smo utopistico.

I due innamorati rimasero abbracciati per un’infinità ditempo, come se così fossero nella loro condizione originale,come se fossero i due soli pezzi di un puzzle che solo com-pleto rivelava il senso di ciò che rappresentavano i singolipezzi. Quando si sciolsero dalla loro stretta lui salutò con unabbraccio meno dolce e più energico, anche i suoi genitori,che avevano voluto esserci fin dal primo istante del suo ritor-no a casa. Dopo tutti i convenevoli del caso, si diressero versola macchina. Marzy saltò in braccio al suo soldato un’altravolta prima di prendere tra le mani il volante e di dimostrareche aveva mantenuto la promessa. Dany la guardò con unafinta espressione di sorpresa sul viso e lei rispose con i suoiocchi teneri che lo facevano impazzire. Caricato l’unico ba-gaglio, ossia il borsone verde militare, si misero in viaggioper raggiungere casa. Come suonava bene quella parola, ora.

Era così dolce, così armoniosa, così calda!Durante il viaggio Dany fu assalito dalle domande degli

altri 3 passeggeri, ma prima di rispondere all’ennesima, zittìtutti quanti e disse che aveva intenzione di lasciare l’esercito,che non voleva più saperne di battaglie, armi e strategie di

43

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 43

Page 44: La verità nella vittoria

guerra. Non l’aveva ancora confessato a nessuno e la bellanotizia arrivò come un fulmine a ciel sereno. Furono tutti en-tusiasti, ma, più di mamma e papà, fu lei ad esserne vera-mente felice. La sua piccolina gli aveva sempre detto di sen-tirsi sola quando lui era lontano, chiedendogli, in questo mo-do, indirettamente, di lasciare quella vita, ma lui non avevavoluto saperne di abbandonare l’esercito, la sua squadra e isuoi nuovi amici. Perciò questo annuncio arrivava senza pre-avviso alle orecchie di Marzy e la felicità che aveva provatonel rivedere il suo amore, ora, le si era moltiplicata nel pettograzie all’idea che lui non sarebbe più partito lasciandola solaa casa. Era il massimo. Anche per lui era il massimo leggerela felicità sul suo bel visino, nei suoi occhi lucidi e sulla suabocca sorridente, mentre gioiva tenendo d’occhio la stradacon le mani strette al volante come aveva imparato alla scuo-la guida. Lei aveva preso la patente, per lui, e lui non sareb-be più partito, per lei.

I suoi amici lo accolsero come lui aveva immaginato. Finda fuori paese c’erano cartelli appesi ai muri, striscioni sospe-si sulla strada tra un palo della luce e un albero, tra un balco-ne e una grondaia, bandiere e scritte sull’asfalto. Lo salutaro-no con le canzoni che cantavano intorno al fuoco qualche an-no prima, con pacche sulle spalle, con brindisi e ovazioni. Poilo portarono alla Pozza del toro seduto su una sedia fissata alcassone di un pik-up con in braccio la sua piccolina. Era quasiil tramonto e anche il cielo sembrava voler partecipare allafesta, portando i colori giusti per l’atmosfera:l’azzurro inten-so e l’arancione. Solo il cielo sapeva dove andare a scovaredei colori così splendidi e nessun pittore avrebbe mai potutoegugliarne la meraviglia.

Fu una bella festa, come, del resto, lo erano sempre state.

44

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 44

Page 45: La verità nella vittoria

Dany era contento di essere tornato, anche se ogni tanto,quando la sua mente si distraeva un attimo dai festeggiamen-ti, i suoi compagni uccisi tornavano a visitarlo. Anche per lo-ro avrebbe dovuto esserci una festa come quella, anche perloro ci sarebbero state fidanzate, mogli, genitori e amici in al-legria, ma se n’erano andati. Questi pensieri, però, non aveva-no il tempo di ramificarsi nella sua mente, perché subito qual-cuno li spazzava via intonando una nuova canzone. Era ve-nerdì sera, e il giorno dopo quasi tutti avrebbero dovuto pre-sentarsi al lavoro, ma la festa non si fermò fino a tarda notte.

Verso le quattro il fuoco si stava ormai per spegnere e ascaldarsi vicino alle braci erano rimasti solo i due amanti che,comodamente adagiati sull’erba, avvolti in una coperta, sta-vano dando libero sfogo al loro amore. Non chiusero occhioper il resto della notte, poi, all’alba, raccolsero baracca e bu-rattini per andare a casa di Dany. Si sdraiarono sul divano, ab-bracciati come se fossero legati l’uno all’altro, davanti al ca-mino acceso nonostante i venti gradi del mattino, con l’amo-re che riempiva l’aria intorno a loro e li faceva sentire uniti,come non si erano mai sentiti prima. Sembrava che la guerrae i suoi compagni morti fossero lontani, ormai. Sembrava chein quel luogo, con quelle persone, un uomo potesse essereveramente felice. Dany voleva dimenticare tutto quello che e-ra successo negli ultimi tre giorni e sentì di essere nel postogiusto. Si addormentò guardando gli occhi chiusi di Marzynella pace del riposo, pensando che l’amava, la sua piccolina.

L’amava proprio tanto.

45

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 45

Page 46: La verità nella vittoria

CAPITOLO 5

Un anno dopo l’informale e rustico addio alle armi, all’in-segna di canti e risate in compagnia, che abbiamo raccontato,Dany era irriconoscibile. Ogni singolo giorno, a partire daquel 16 giugno, in cui persero la vita 53 dei suoi compagni,ripensò alla tragedia che si era consumata in Iraq. Ogni sin-golo giorno si sentì colpevole di aver mollato l’esercito pro-prio quando doveva fargliela pagare a chi aveva compiutoquegli orrori. Era ossessionato dal pensiero dei suoi compa-gni uccisi, sognava di rivivere le battaglie, di trovare i corpicarbonizzati con le teste infilzate nel terreno a pochi passi dalrogo, sognava di vedere i suoi familiari, i suoi vecchi amici eMarzy trattati allo stesso modo, decapitati e bruciati. La suanuova vita non era come lui l’aveva immaginata. La felicità,l’allegria, la semplicità che aveva tanto desiderato erano sol-tanto delle belle favole che non lo sfioravano nemmeno, per-ché la sua mente non aveva potuto superare lo schok che ave-va subito. Dimenticare, come avrebbe voluto Dany, era im-possibile. I suoi occhi vedevano agguati ovunque ci fosserodelle persone dall’aspetto arabo. Più della paura, si imposses-sò di lui la rabbia. Quando incontrava qualcuno che gli ricor-dasse gli iracheni non sapeva contenersi, doveva cambiarestrada o finire in manette. Non poteva sopportare di condivi-dere lo stesso marciapiede con persone capaci di tanto odio e

46

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 46

Page 47: La verità nella vittoria

di tanta perversa fantasia. Così aveva passato molte notti inprigione per aver scatenato risse senza senso, per aver insul-tato e aggredito pacifici passanti. Dany era convinto che tuttii mussulmani fossero una minaccia per l’Italia e per il mondointero e sentiva di avere il dovere di difendere il proprio paeseda tale minaccia.

Ogni giorno, in questo modo, allontanava un pò di più lepersone che lo amavano, rinchiudendosi nel proprio gusciofatto di dolore e rabbia. Dany era così. Da sempre. Non avevamai fatto ricadere le sue paure o i suoi dolori sugli altri. Siteneva tutto dentro e quando doveva sfogarsi lo faceva in so-litudine, come aveva fatto in riva al fiume, massacrandosi lemani sul quel masso. Ma questo era un sentimento che nonaveva mai provato prima, era una cosa grande e forte, troppoforte, tanto che si impossessò di lui, lo rese intrattabile, chiu-so e antipatico. Dany diventò ossessivo. Parlava sempre deimussulmani, li malediceva, li insultava, litigava con gli amiciche non lo stavano a sentire, si accendeva, si arrabbiava contutti, anche con la sua piccolina. Con lei aveva litigato unasola volta in due anni, prima che lasciasse l’esercito, ma daquando era tornato dall’Iraq era una lite continua, sempre perlo stesso motivo, sempre perché non sapeva parlare d’altroche di “quei bastardi”, perché lei cercava di convincerlo chenon tutti erano uguali e che doveva smetterla di comportarsiin quel modo assurdo e di rovinarsi la vita.

Questo Dany, come abbiamo detto, era irriconoscibile. Seavesse sfogato il suo dolore, più semplicemente, parlando conqualcuno di quella giornata infernale, piangendo per i suoiamici uccisi sulla spalla di un amico o di Marzy, forse ora nonstaremmo parlando di lui, ma questo modo di fare non face-va parte del suo carattere. Non si era mai sfogato in quel mo-

47

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 47

Page 48: La verità nella vittoria

do, aveva sempre saputo superare tutto tenendosi dentro do-lori e paure. Al povero Dany non piaceva parlare di se stessose non in tono scherzoso o gogliardico, lui preferiva ascolta-re i problemi degli altri piuttosto che raccontare i propri.

I primi mesi erano passati senza grossi problemi:sia gliamici che la sua piccolina sopportavano in silenzio pensandoche fosse normale un simile comportamento dopo ciò che eraaccaduto. Spesso succedeva che si organizzavano serate ap-posta per Dany, senza che lui lo sapesse, per cercare di aiu-tarlo a fare pace con il mondo. Tutti cercavano di farlo diver-tire e di fargli dimenticare i pensieri che lo assillavano, manemmeno gli sforzi più titanici riuscivano a fargli dimentica-re il suo odio per l’Islam e per gli islamici. Come se non ba-stasse, in televisione e alla radio, le notizie su ostaggi occi-dentali che venivano prima rapiti e poi, il più delle volte, uc-cisi, fioccavano numerose. Era come la benzina sul fuoco.

Dany divenne ben presto un emarginato. Dopo gli sforziiniziali gli amici si stancarono di sopportare le risse che sca-tenava, i suoi attacchi d’ira, i litigi che iniziava e finiva da so-lo insultando chi non lo stava a sentire. Loro erano stanchi dilui e lui di loro e della loro indifferenza. Rimase soltanto lasua piccolina, che sopportava a fatica il suo compagno cosìdiverso da come era stato in passato. Dany era preso dalle sueidee, immerso nella sua ossessione, è vero, ma non tanto danon rendersi conto di quanto Marzy soffrisse accanto a lui.Decise di rompere la storia con lei, anche se l’amore che pro-vava era forte come sempre. Forse proprio perché l’amavacosì profondamente pensò di allontanarla, evitando di farlasoffrire.

Divenne cattivo, e il suo cuore reclamava in ogni istantevendetta. Diventava ogni giorno più cattivo, più determinato,

48

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 48

Page 49: La verità nella vittoria

più convinto della giustizia e del valore del suo odio verso i“diversi” mussulmani. Se essere estremisti significa non ac-cettare nessun tipo di dialogo, non discutere con nessuno eportare avanti le proprie idee senza preoccuparsi delle altrui,allora Dany era diventato estremista, né più né meno comecoloro che odiava. Se avesse avuto la possibilità di spazzarevia dalla faccia della terra tutta la razza araba, senza distin-zione di religione, l’avrebbe fatto. Ringraziando Dio questapossibilità non l’aveva e non l’avrebbe mai avuta.

Per la prima volta in vita sua, a 22 anni, Dany odiava.Odiava chi gli aveva portato via amici come Jonny, o come ilpovero Stefano che ripeteva in continuazione che bisognavaaiutare quei poveri cristi a uscire dall’ignoranza del fanatismomussulmano. Quei poveri cristi l’avevano ammazzato, deca-pitato e bruciato senza pietà e, ora, Dany, riusciva solo ad o-diarli. Odiava chi aveva avuto il coraggio di far schiantaredue aerei carichi di passeggeri sulle due torri più importantid’America, chi aveva sventrato la metropolitana di Madrid,chi aveva fatto esplodere alberghi e ambasciate, chi, ogni gior-no, mandava un esaltato a morire sopra un’autobomba ucci-dendo donne e bambini, vecchi e innocenti. Il suo odio erauna sensazione nuova, era come avere un nuovo motore, piùpotente e brillante di quello vecchio. Si sentiva più forte, piùintelligente, più furbo rispetto a quando rischiava la pelle peraiutare gente che voleva vederlo morto. Non aveva scrupoli.Questo è l’odio. Non avere scrupoli, cercare a tutti i costi ilmale, volerlo con infinita pazienza e inesauribile risolutezza.

Gli esperti in materia sosterrebbero che Dany era diventa-to un “esaltato”; voleva che tutti i terroristi pagassero lo stes-so prezzo che aveva pagato lui, con lo stesso dolore e la stes-sa angoscia.

49

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 49

Page 50: La verità nella vittoria

Da quando aveva lasciato la sua piccolina, nella sua menteaveva cominciato a farsi strada un’idea, che divenne un pianoe, in seguito, un progetto ben preciso. Così cominciò a co-struire la sua vendetta.

Avrebbe dovuto, innanzitutto, trasferirsi in un posto isola-to dal resto del mondo. Pensò di comprare una vecchia baita,una di quelle dove i pastori, in estate, vivevano con il loroduro lavoro. Ne acquistò una a circa duemila metri d’altezzache faceva proprio al caso suo, perché nonostante la lonta-nanza dal resto del mondo vi si poteva arrivare tramite unastrada sterrata. Non certo un’autostrada, s’intenda, ma conuna qualsiasi jeep il tragitto era più che affrontabile.

La baita era composta da tre stanze più un soppalco adibi-to a camera da letto, la cantina sotterranea all’esterno e un’al-tra stanzetta, grande poco più di una cabina telefonica, allaquale si accedeva da una botola nel pavimento. Comples-sivamente erano almeno 200 metri quadrati, quindi avevatutto lo spazio che avrebbe potuto desiderare. Il prossimo pas-so era rendere quella baita vivibile, e a questo scopo fece dapendolare tra il suo paesino e le città più vicine per un paio dimesi, per preparare tutto al meglio. Prima di tutto portò tantiviveri che un intero battaglione avrebbe sguazzato nel lussoper due settimane. Carne in scatola, merendine, scatole di su-ghi pronti, pasta e cibi pronti in genere, farina, vino e birra,bibite e chi più ne ha più ne metta. Rimise a nuovo la cister-na, la ripulì e ricoprì con del nuovo isolante per scongiurareanche la minima perdita. Comprò lavelli, rubinetti, sanitari esi regalò il lusso dell’acqua corrente con il nuovo impiantoidraulico. Poi si preoccupò della corrente elettrica. Ne avevabisogno, per restare in contatto con quella parte del mondoche ancora gli interessava. Realizzò l’impianto elettrico e tra-

50

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 50

Page 51: La verità nella vittoria

sformò la baita in una vera e propria abitazione comune, conl’unica differenza che l’acqua proveniva da una cisterna pri-vata e non dall’acquedotto comunale, e poi che la correnteelettrica non era fornita da nessuna società, ma da un genera-tore di corrente a benzina da 9 kw. Ogni litro di benzina dava5 ore di energia, e la scorta che il vecchio Dany si era prepa-rato era di circa 2500 litri, goccia più, goccia meno. La suanuova jeep, gli aveva permesso di trasportare dei grossi bido-ni dove sistemare la benzina, nello sgabuzzino sotterraneoesterno, che era stato la cantina per i formaggi fino a qualchemese prima. Ora la sua nuova casa era ricca di comodità, manon era ancora pronta per il lavoro a cui doveva servire.

Era un estroso, il vecchio Dany. L’arte, in genere, lo atti-rava. Gli piaceva la musica e la pittura e si era cimentato inqueste due specialità. Non era né un gran chitarrista, né ungran pittore, però si divertiva quando suonava la chitarra, oquando imbrattava tavolette di legno, tele, muri o semplici fo-gli di carta. Così decise di unire l’utile al dilettevole. In unadelle stanze della baita Dany avrebbe consumato la sua ven-detta, ma voleva che la cosa fosse organizzata a dovere, cosìsi prese la briga di affrescarla. Ci perse due settimane, ma allafine il suo lavoro lo ripagò con la soddisfazione. Era un’ope-ra discreta, forse la migliore che avesse mai realizzato. Il te-ma era tipicamente cristiano:sulla parete di fondo aveva dise-gnato un grande crocifisso, con un cielo azzurro sullo sfondo,mentre le altre tre accompagnavano la scena con donne chepiangevano, con gli apostoli e i soldati che si divertivano conle vesti di Gesù. Finito il suo lavoro da pittore, dovette occu-parsi della parte più tecnica del suo piano. Si comprò un com-puter portatile e un cellulare da potervi collegare per naviga-re in Internet alla ricerca delle minacce, oramai quotidiane,

51

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 51

Page 52: La verità nella vittoria

degli estremisti islamici. Creò un programma per il suo com-puter in grado di non permettere a nessuno di rintracciare lasua posizione quando il cellulare era collegato a internet.

Quando era nella Vasco aveva imparato l’inimmaginabilesui computer, era il suo lavoro. Dany era l’addetto al sabotag-gio dei sistemi informatici, immetteva virus, interrompeva icontatti tra i vari reparti di una rete locale, scopriva e cambia-va password per entrare nei programmi più segreti e cose diquesto tipo. Così sfruttò tutto quello che aveva imparato pernascondere la sua posizione ai satelliti che avrebbero potutoindividuarlo in meno di 5 minuti. Con il suo programma, in-fatti, il satellite individuava l’origine del segnale del suo cel-lulare, ma lo ritrasmetteva in più punti. In pratica, sul moni-tor di un ipotetico poliziotto che stesse cercando l’origine delsegnale del suo telefonino, sarebbero comparsi centinaia dipunti di origine sparsi per tutto il mondo, da Cuba alla Gro-enlandia, dal Giappone al Sud Africa. Il rischio, o, forse lapaura più grande, infatti, era che le autorità lo scovassero pri-ma che lui riuscisse a portare a termine la sua missione, maaveva pensato anche a come rimanere al sicuro. Solo quandosi sentì completamente protetto proseguì con l’aquisto di ciòche gli serviva per la sua vendetta. Comprò una telecameradigitale, accompagnata da alcune pistole, un fucile, una mi-traglietta e diverse bombe fumogene. Aveva bisogno, inoltre,di qualche sonnifero. Lui avrebbe voluto qualcosa di nontroppo complicato e ingombrante, tipo una bomboletta spray,ma l’unica cosa che riuscì a procurarsi fu una pistola a frec-cette per scimpanzè. Una di quelle che utilizzavano agli zooquando dovevano tranquillizzare gli animali per farli visitareo per portarli via o per chissà cos’altro. Per avere sonniferiabbastanza efficaci da addormentare un uomo in meno di un

52

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 52

Page 53: La verità nella vittoria

minuto servivano certificati, carte bollate, settimane di attesae, soprattutto, bisognava dimostrare la reale necessità dellesostanze chimiche che, se adoperate in modo sbagliato o indosi eccessive, potevano anche uccidere. Dany non avevatempo per tutto questo, così, più semplicemente, scassinò unostudio veterinario all’interno di uno zoo, dove trovò la pisto-la e qualche scatola di freccette a punta soporifera.

Dany pensò a ogni possibile variante e, per ogni ipoteticoproblema, elaborò una soluzione. Così, dopo due mesiabbondanti di preparativi, tutto era pronto, tutto era stato con-siderato, ponderato e calcolato.

Era luglio inoltrato e il vecchio Dany era pronto, mancavasoltanto un passo per dare il via al suo piano, ma quel passonon lo poteva fare lui, doveva aspettare che lo facessero i suoiamici arabi. Nell’attesa passava il tempo con il vecchio caneche aveva portato con sé per avere un po’ di compagnia.

Il piccolo Lucky era stato suo compagno di giochi, quan-do, da piccolo, alla stalla del padre, Dany non sapeva cosafare per passare il tempo. L’avevano portato a casa quandoera ancora un cucciolo, era cresciuto insieme a lui e ora i duesi intendevano come due vecchi amici. Ogni giorno passeg-giavano insieme tra i sentieri delle loro montagne, si ferma-vano a giocare sui prati, a guardare il panorama, il paese lag-giù in fondo che sembrava così lontano e piccolo, stavano da-vanti alla stufa a controllare il computer, mangiavano e anda-vano a dormire insieme. Era come se Lucky avesse preso ilposto di tutti i vecchi amici che se n’erano andati.

Una sera, mentre Dany passava in rassegna i siti web dellapolizia, delle televisioni e dei giornali, come era solito fare o-gni giorno, seduto sulla poltrona vicino alla stufa, la vicendaprese la svolta decisiva. In Iraq era avvenuto un nuovo seque-

53

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 53

Page 54: La verità nella vittoria

stro. Il gruppo di Al Zarkawi, uno dei più accaniti in questogenere di cose, aveva rapito quattro occidentali. Quattro inge-gneri che lavoravano per una società di telecomunicazionebritannica. Dany si illuminò nel profondo del cuore, mentretutta l’Italia era in ansia per il suo ingegnere.

Carlo Rodolfi, 52 anni, ingegnere informatico laureato al-l’università di Pisa, una moglie e due figli, era stato rapito in-torno alle 15, nella sede dell’azienda britannica insieme a unospagnolo e a due inglesi, anch’essi ingegneri. Il filmato sul si-to arabo non aveva tardato a fare notizia. La procedura era lasolita:condanna a morte e ultimatum per i paesi dei quattrocondannati che per salvare le vite dei loro concittadini avreb-bero dovuto ritirare tutte le truppe dall’Iraq.

Dany guardò lo schermo senza più vederlo, la sua bocca siera distorta in un sorriso da inferno dantesco, irreale. Era l’en-nesima condanna a morte per degli ostaggi occidentali, negliultimi due mesi ne erano stati uccisi almeno una dozzina, de-capitati, ma per Dany non era un momento di speranza, o diansia, o di paura. Per lui era il momento della soddisfazione,dell’orgoglio e della vendetta. Pensò al suo piano e poi allasua piccolina. Era convinto che sarebbe stata fiera di lui. Sta-va per cambiare le carte in tavola. Non sapeva come avreb-bero reagito i terroristi alle sue azioni, ma di una cosa era cer-to, non sarebbe rimasto ad aspettare che uccidessero quattroinnocenti senza far niente. Gli avrebbe dato del filo da torce-re, il mondo intero avrebbe saputo che c’era qualcuno che nonera disposto a trattare con dei volgari e vigliacchi terroristi.

«Ora non sarà più tanto facile per quei bastardi!» sussurròDany, senza accorgersi di aver pronunciato quelle parole.

Negli eccessi di rabbia capita a tutti di parlare da soli esentirsi un po’ pazzi, ma Dany non ci faceva più caso, aveva

54

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 54

Page 55: La verità nella vittoria

iniziato a prenderci gusto, gli piaceva parlare a se stesso. For-se era stata la solitudine a ridurlo così, o forse solo l’odio, ilproblema è capire perché il vecchio Dany, che una volta eraspensierato, allegro e amico di tutti, ora non poteva parlarecon nessuno senza perdere le staffe, senza voler imporre lasua idea. Era difficile spiegarsi un cambiamento così drasti-co, anche considerando la strage della Vasco.

Dany spense il computer e staccò il telefono, buttò un’ul-timo ceppo di legna nella stufetta economica e spense il gene-ratore di corrente, poi si mise sotto le coperte, nel letto sulsoppalco, dove il calore era quasi fastidioso. Lucky accom-pagnò il padrone su per le scale e appoggiò il muso al cusci-no, aspettando qualche carezza e qualche parola dolce. «È arrivato il momento di fargliela vedere, vecchio mio!» glidisse. La sua voce non poteva lasciare dubbi: era euforico, erasoddisfatto di quello che stava per fare.

Mentre accarezzava il muso del suo amico a quattro zam-pe, controllava gli indirizzi sulla sua lista nera. I nomi eranoin ordine di importanza, il primo era quello di Alabam Ala-ramet, l’Imam della moschea più importante d’Italia e porta-va nella periferia occidentale di Varese. Tra i dieci personag-gi più importanti del mondo mussulmano in Italia, che Danysi era procurato sempre attraverso Internet, ce n’erano altridue che conducevano nel varesino. Sembrava che anche la sor-te volesse dargli una mano. Soffiò sulla candela che rischia-rava il tetto di travi in legno e si mise a dormire, felice. Quellanotte sognò di correre sulla spiaggia a cavallo. Sognò il soletagliato a metà dal mare, con i colori che si mischiavano nel-l’atmosfera di pace del caldo tropicale. Se è vero che i sognisono desideri, allora il vecchio Dany voleva la pace più di o-gni altra cosa, perché la pace regnava, sovrana incontrastata,

55

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 55

Page 56: La verità nella vittoria

in tutti i suoi sogni. Dany odiava come non aveva mai odiatoprima e sognava la pace, come non l’aveva mai sognata pri-ma. Paradossi della mente umana. Una cosa è certa: il pove-ro Freud, con i suoi studi, si era buttato a testa bassa in un ma-ledetto labirinto incomprensibile.

56

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 56

Page 57: La verità nella vittoria

CAPITOLO 6

Dopo il dolce sogno, però, bussava alla porta una crudelerealtà e Dany non era tipo da perdersi in inutili romanticismiquando l’unica cosa logica da fare era agire. Così, nell’ariafresca dell’alba di un luglio alpino, caldo come pochi altri cen’erano stati prima, in quel di Oltre il Colle, il nostro eroe simise in viaggio verso la città, lasciando il fidato Lucky diguardia alla baita. Durante le due ore di strada rilesse infinitevolte i nomi e gli indirizzi sulla lista appoggiata al sedile delpasseggero, ascoltando alla radio le canzoni della sua adole-scenza, che riuscivano ancora, a distanza di qualche anno, adargli un certo potere sulla sua coscenza, non ancora del tuttoconvinta della bontà della sua nuova vita e delle azioni chestava per compiere.

Arrivato a Varese si fermò sul bordo della strada, si guar-dò in giro e, poco distante, scorse un parcheggio e un bar.Pensò di fermarsi a bere un caffè e ricontrollare la cartina cheaveva studiato già da diversi giorni. Ordinò un caffè e si misea sedere a un tavolino che dava sull’esterno attraverso unavetrata.

Il sole era alto e il caldo, in città, era insopportabile. Danynon avrebbe mai potuto sopportare di vivere o anche sololavorare in una grande città. Stare lì, in mezzo ai palazzi e altraffico, lo faceva sentire in trappola. Perse qualche minuto a

57

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 57

Page 58: La verità nella vittoria

pensare alla montagna che lo stava aspettando e l’idea di but-tare tutto all’aria per ritirarsi da solo in pace per il resto dellavita lo sfiorò, bisogna dire la verità. Ma fu un attimo, una diquelle idee che tante volte ci fanno sognare e ci permettonodi andare avanti nella nostra miserabile vita. Aprì sul tavolino la carta geografica che riproduceva la cittàe tracciò distrattamente con il dito indice la via, che avrebbepotuto percorrere a occhi chiusi, evidenziata in giallo fluore-scente, sorseggiando il suo caffè bollente. Sarebbe andato su-bito dal numero uno della sua lista, si sarebbe occupato di luie avrebbe ripreso la strada di casa, fermandosi in Via Ba-schenis e in piazza della Libertà per compiere lo stesso lavo-ro anche con i dotti Mai-Sabel Alì e Mohia Bani Saktai. Ri-piegò la carta, si alzò e si diresse verso il bancone. Prelevò u-na moneta da un euro dalla tasca dei pantaloni e la lasciò allabarista, sulla cinquantina, con i segni di una vita fatta di lavo-ro e sofferenza scritti in bella vista sul viso. Dany stava lavo-rando anche per lei. Si metteva in gioco rischiando la pelleperché le brave persone come lei potessero godere dei fruttidel loro lavoro in pace, senza paura di perdere tutto in un at-tentato terroristico. La guardò negli occhi e cercò di farle ca-pire quello che stava pensando, ma lei prese la sua moneta esi rimise a correre di qua e di là, senza badare troppo allosguardo, apparentemente ammiccante, di un ragazzino un pòtoccato.

Erano le nove e mezza quando lasciò il tavolino del bar.Per prima cosa doveva raggiungere Arami Alabam Alaramet,nella periferia est della città, in via Mirasole. Prima delle die-ci era all’indirizzo dell’Imam della moschea più importantedel nord Italia. Parcheggiò la jeep il più vicino possibile alportone del palazzo, scese e attraversò la strada. Nello spazio

58

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 58

Page 59: La verità nella vittoria

lasciato vuoto dai quattro palazzi circostanti, sorgeva unaspecie di parco con qualche albero rinsecchito, un prato mez-zo spelacchiato e alcuni di quei giochi per bambini che si tro-vano nelle zone concesse alla natura dalle grandi città: altale-ne, scivoli, cavallini a molla e casette di legno. Dany estrasseil fumogeno da sotto la maglietta e lo attaccò con del nastrobiadesivo all’interno della casetta di legno. A quell’ora nonc’erano bambini e nemmeno i passanti potevano vantare unaforte presenza. D’altronde quello era un quartiere di periferia,non c’erano negozi o uffici, ma soltanto palazzi popolari invia di degrado, probabilmente rifugio di immigrati irregolari,criminali e mascalzoni. Per questo la gente che aveva affariimportanti da seguire non li portava certo in posti come viaMirasole per condurli a termine e nemmeno le mamme por-tavano i loro figlioletti a giocare in un parco come quello inuna zona come quella. La ruggine che scodinzolava sovranasul ferro delle altalene lo dimostrava. Perciò fu facile per l’ex-soldato piazzare l’ordigno, attivare il comando a distanza etornare sulla jeep senza essere notato da chicchessia.

Prima di mezzogiorno la sua vittima sarebbe uscita dal-l’appartamento popolare per raggiungere la sua moschea, chesorgeva a dieci minuti di cammino da lì. Dany sapeva che unImam ha dei doveri precisi nei rigurdi della sua moschea edella gente che la frequenta e, tra questi, c’è la preghiera delmattino, tra le undici e trenta e mezzogiorno. Dany avrebbeaspettato pazientemente l’ora della preghiera e avrebbe colpi-to non appena il suo uomo avesse messo piede fuori dal pa-lazzo. Perché lui sapeva che Alaramet non era ancora uscito,se lo sentiva, era un’altra volta il suo istinto, compagno fida-to di mille avventure, a sussurrarglielo. Caricò la pistola conla freccetta sonnifera e rimase ad aspettare.

59

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 59

Page 60: La verità nella vittoria

L’inattività era una vera e propria tortura. Anche nell’eser-cito aveva sempre sofferto l’attesa prima di un’operazione.

Non doveva avere tempo libero per pensare, il vecchioDany. Pensare voleva dire farsi degli scrupoli, porsi doman-de, lasciare che la paura trovasse spazio nel cuore che pocoper volta perdeva il suo coraggio, come una gomma foratache un pò alla volta lasciasse scappare tutta quella essenza,per lei vitale, unica ragione di esistenza, che è l’aria.

Ma Dany non poteva far altro che seguire il corso dei pro-pri pensieri, come un fiume non può che seguire il proprioletto per arrivare al mare. E allora pensò all’amore che predi-cava intorno al fuoco ai suoi amici, qualche anno prima, allebelle frasi, all’ottimismo e alla fiducia che aveva sempre avu-to nell’uomo e nel mondo. Si chiese cosa fosse rimasto di quelDany, se qualcosa di lui sopravvivesse ancora nella personache stava dedicando alla vendetta, all’odio e al rancore glianni più belli della vita di un uomo. Si chiese se fosse giustofarla pagare a mussulmani che non avevano niente a che farecon il terrorismo, a degli innocenti come lo erano stati tutti gliostaggi uccisi in Iraq. Ma poi, come se il suo stesso cervellonon volesse cedere al torpore degli ideali e dei principi, ripen-sò ai suoi compagni uccisi, agli attentati, al dolore che tutto ilterrorismo aveva scaricato sulle migliaia, milioni, di innocen-ti che pagavano ogni giorno per qualcosa che non avevanomai commesso. Spinto da questi pensieri, il coraggio rico-minciò a impregnargli il cuore, spazzando via ogni traccia ditimore.

Fortunatamente, comunque, l’attesa non durò a lungo, pas-sarono una ventina di minuti dall’arrivo della jeep al momen-to in cui l’Imam, riconoscibile grazie al copricapo che ne ri-velava l’identità, aprì il portone che dava sulla strada semi

60

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 60

Page 61: La verità nella vittoria

deserta della periferia varesina. Solo venti minuti che a Danysembrarono essere infiniti. Tutto si svolse nel giro di un atti-mo. Un piccolo, insignificante, attimo. Quello stupido attimoche avrebbe rovinato una vita, avrebbe reso triste e dolorosal’esistenza di un ragazzo che aveva sofferto già abbastanza,ma la vita è dura e non si fa scrupoli. Proprio come il vecchioDany non si fece scrupoli a pigiare il pulsante nero sul tele-comando che attivava il fumogeno dall’altra parte della stra-da. Da sotto la casetta giocattolo provenì un sibilo fastidioso,molto forte, accompagnato subito dopo da un fumo rosso den-so, come la tensione che deformava il volto dell’inarrestabilevendicatore, che cominciò ad uscire attraverso i pali lisci dilegno, attirando su di sé l’attenzione delle poche persone chein quel momento passavano di lì. Dany aprì la portiera delfuoristrada, uscì con la pistola nascosta dietro la schiena egirò intorno alla macchina per raggiungere il portellone po-steriore. Lo aprì e si mise a camminare sul marciapiede, dovestava, fisso sul fumo rosso che si alzava verso il cielo, anchel’Imam. Dany camminava con passo deciso, guardando lespalle del mussulmano e prima che questi potesse rendersiconto di ciò che stesse succedendo, si udì lo sparo. Dany sitrovava a 15 metri dall’islamico e cominciò a correre, ma nonarrivò prima che la sostanza chimica avesse compiuto il suolavoro. L’arabo muoveva la bocca, cercando di dire qualcosa,o di gridare per chiedere aiuto, non lo sapremo mai. Agitavale braccia, come se stesse cercando di rimanere a galla sul la-stricato freddo del marciapiede, quando Dany se lo caricò sul-le spalle per portarlo alla jeep, a una trentina di metri. Il fu-mogeno aveva funzionato a dovere:aveva distratto i passantie aveva quasi completamente coperto il rumore dello sparocon il suo sinistro sibilo.

61

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 61

Page 62: La verità nella vittoria

“Tutto ok” pensò Dany “sembra che tutto stia girando peril verso giusto!”

Richiuse il portellone dietro al prezioso bottino che coprìcon un telo verde militare, risalì in macchina e prese la stra-da verso il suo prossimo obiettivo.

Tutto ciò ebbe una durata di non più di sessanta-settantasecondi. Un attimo, come volevasi dimostrare. Un attimo incui Dany non si rese nemmeno conto di compiere un passotroppo grande anche per una persona forte e determinata co-me lui. Da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato, per-ché il suo piano aveva preso il via, la sua vita aveva preso unastrada senza possibilità di ritorno. La differenza tra l’inten-zione e l’azione divenne reale. Dany si rese conto che la real-tà avrebbe richiesto un enorme sforzo di volontà, un sacrifi-cio totale, ma pensò che ora la sua ragione di vita era vendi-care i suoi amici trucidati e non gli importava se avesse dovu-to scappare per il resto dei suoi giorni o se avesse dovutopagare con la vita. Avrebbero dovuto ucciderlo per fermarlo.I suoi occhi, mentre fissavano la strada, esprimevano l’odio.

Erano l’odio. Via Baschenis si trovava dall’altra parte della città. Dany

rimase in macchina, con le mani sul volante e lo sguardo fred-do fisso sulla strada per venti minuti. Quandò arrivò al palaz-zo del suo secondo uomo comprese che sarebbe stato tuttomolto più complicato, perché la zona era più trafficata. Danyavrebbe dovuto salire in casa di Mai-Sabel Alì. La prima cosada fare, però, era trovare un posto adatto al fumogeno e, so-prattutto, trovare il modo di piazzarlo senza essere notato.

Parcheggiò davanti al portone, in divieto di sosta e attivòle quattro frecce, poi prese un saccheto di carta dal cassettoporta oggetti e vi inserì l’ordigno, dopo aver attivato il co-

62

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 62

Page 63: La verità nella vittoria

mando a distanza. Scese dall’auto e si diresse, con il sacchet-to in mano, verso un cestino posto all’angolo del palazzo difronte. Lasciò cadere il suo regalo nell’immondizia e si dires-se verso la jeep per prendere un sacco di iuta e la pistola, danascondere, già carica, sotto la maglietta. Il numero era il 28,al terzo piano e anche questo era un problema, perché avreb-be dovuto fare tre rampe di scale con Alì sulle spalle con il ri-schio che qualcuno si accorgesse di lui e del suo tesoro. Arri-vò davanti alla porta marrone dell’appartamento del suo uo-mo e appoggiò il dito sul pulsante del campanello, senzaschiacciarlo verso il muro. Prese in mano la pistola, control-lò che fosse carica e senza sicura, poi pigiò. La portà si aprìtanto quanto le era concesso dalla catenella di sicurezza e,nello spazio tra muro e serramento si intravedeva un volto didonna, una signora sulla cinquantina, grassottella e con dueocchi neri e piccoli.

«Chi è?» chiese la signora in tono cortese, con accentostraniero.

«Salve signora, sto cercando il signor Alì. Sono Mauro Se-vini uno studente dell’Università degli studi di Milano e vor-rei fare alcune domande al signor Alì per la mia tesi di laureasull’Islam.» rispose Dany. Non si era preparato nessun di-scorso, era stato colto un pò a sorpresa da quel volto femmi-nile, ma aveva saputo mantenere una certa calma e aveva det-to la prima cosa che gli era venuta in mente.

«Il signor Alì non è in casa, mi dispiace, sarà di ritornosoltanto questa sera, devo lasciare un messaggio?»

«No, non si preoccupi, ripasserò domani, se non disturbo.»«Ma si figuri! A Sabel piace rispondere alle domande dei

ragazzi che si interessano della sua cultura, sarà felice di ac-coglierti.»

63

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 63

Page 64: La verità nella vittoria

«Ok, a domani allora. Grazie signora, arrivederci.»«Arrivederci, giovanotto»La signora richiuse la porta e Dany rimase sull’uscio ma-

ledicendo mentalmente il mondo intero. Prima di voltarsi e ri-discendere le scale mise la sicura alla pistola, che aveva tenu-to nascosta alla vista della signora, e la infilò nuovamente nel-la maglietta, raccolse il sacco che aveva appoggiato in unangolo sul pianerottolo e cominciò a scendere le scale. Avevapensato anche a questo, l’aveva previsto, anche se aveva spe-rato con tutto il cuore che non succedesse. Per questo motivoaveva portato la lista nera, così avrebbe potuto identificaredegli altri obiettivi se ne avesse avuto bisogno. Lasciò inmacchina il sacco e andò a frugare nel cestino per riprender-si il suo prezioso sacchetto-fumogeno: quei cosi costavano unsacco di soldi e non gli andava l’idea di lasciarne uno nellaspazzatura. Salì in macchina e partì verso piazza della Libertà.

Erano le undici e a quell’ora la gente che camminava perstrada era decisamente di più rispetto a un’ora prima, senzaconsiderare il fatto che piazza della libertà era una zona moltoviva della città. Ma Dany non poteva perdere tempo, dopoquattro ore al massimo il suo primo ostaggio si sarebbe sve-gliato e lui voleva che per quell’ora fosse tutto pronto. Cosìagì immediatamente. Lasciò il fumogeno in un cestino, salì,con la pistola nel solito nascondiglio e suonò il campanello.Per la seconda volta la faccia che arrivò ad aprire non eraquella che stava cercando. Un uomo, sui trent’anni, probabil-mente italiano, o, comunque occidentale, troppo giovane peressere considerato un dotto nella cultura islamica, chiese in-formazioni all’ospite. Dany rispose che avrebbe dovuto par-lare con Bani Saktai in privato, che non poteva entrare in casae che era stato mandato dall’Imam Arami Alabam, lo stesso

64

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 64

Page 65: La verità nella vittoria

che, in realtà, giaceva inerme sul fondo del posteriore dellasua jeep. L’uomo richiuse la porta, all’interno si sentirono deipassi che si allontanarono. Pochi secondi dopo si udirono altripassi, ora però stavano venendo verso la porta. Questa si aprìe si presentò un viso più anziano, medio orientale con unalunga barba grigia, occhi scuri e un paio di occhiali storti sulnaso.

«Mi dica, prego.» Esordì il dotto. «Lei è Bani Saktai?» Chiese Dany. «Si ragazzo.» «Ho un mesaggio molto importante per lei da parte del-

l’Imam Alaramet, mi segua per favore.» Dany improvvisava, diceva e faceva quello che gli veniva

in mente man mano che la vicenda proseguiva, perché è veroche aveva calcolato e programmato tutto nei minimi partico-lari, ma lasciava spazio anche al suo istinto, del quale si fida-va ciecamente. Ve l’ho detto, era un estroso.

Le sue parole furono dette con tale sicurezza che il dottonon potè far altro che seguirlo uscendo dall’appartamento echiudendosi la porta alle spalle. Dany rimase sorpreso da tan-ta accondiscendenza e gli balenò nella mente l’idea di farsiseguire fino alla jeep per poi addormentare il signor Bani sol-tanto durante il viaggio, al sicuro da sguardi indiscreti.

«Ho ricevuto ordini precisi dal signor Alaramet. Devochiederle di seguirmi, dobbiamo raggiungere una stazione diservizio fuori città, dove l’Imam sarà ad aspettarci. Si tratta diuna questione molto delicata.»

«È strano tutto ciò. Il mio amico Alabam non si era maicomportato così. E poi non ti ho mai visto prima d’ora. Ala-bam ha mandato altre volte qualcuno a chiamarmi, ma non homai visto il tuo viso. Chi sei?»

65

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 65

Page 66: La verità nella vittoria

Il dotto parlava con tranquillità. Probabilmente la sua buo-na fede non lo fece insospettire, anche se si rese conto chestava accadendo qualcosa di strano.

«Io non lavoro per Alaramet. Il suo amico è in pericolo eha bisogno del suo aiuto, per questo sono venuto a cercarla.»

Anche la voce di Dany era tranquilla e rilassata. «Perché non è venuto lui stesso?» «Non posso rispondere a tutte queste domande. Il tempo

che abbiamo a disposizione non è molto. Se tra venti minutinon saremo sul luogo dell’appuntamento Alaramet dovrà an-darsene. Con o senza il suo aiuto. Se vuole seguirmi deve far-lo subito. Possiamo parlare per strada, d’accordo?»

Bani non disse altro e fece cenno a Dany di precederlo. Quest’ultimo trasse un invisibile respiro di sollievo men-

tre si avviò giù per le scale con il dotto alle sue spalle. Usci-rono dal palazzo e raggiunsero la jeep che li aspettava a pochimetri di distanza. Dany aprì lo sportello del passeggero e in-vitò l’anziano signore a prendere posto scusandosi per l’auto-mezzo insolito e un pò malandato. Passò davanti all’auto eprese posto dietro al volante, avviò il motore e si inserì neltraffico lento della città. Bani riprese la conversazione inter-rotta poco prima:

«Può dirmi ora che cosa sta succedendo?»«Mi dispiace signor Saktai, ma non posso dirle niente di

più di ciò che le ho già accennato, tra poco potrà fare tutte ledomande che vorrà.»

Così dicendo Dany fece finta di concentrarsi unicamentesulla strada, pur tenendo costantemente sott’occhio il com-portamento del suo inconsapevole ostaggio. In pochi minuti lajeep raggiunse la strada statale che portava fuori città. Non ap-pena il traffico diventò scorrevole, tanto da impedire agli altri

66

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 66

Page 67: La verità nella vittoria

automobilisti di concentrarsi su qualcosa che non fosse la stra-da, Dany estrasse la pistola a freccette da sotto la maglietta,veloce come un serpente, e sparò nella coscia del dotto che nonebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che stesseaccadendo. In una manciata di secondi Bani fu addormenta-to, come un angioletto sulla sua soffice e comoda nuvoletta.

Ne aveva solo due, mentre ne avrebbe voluti almeno tre, ilnostro Dany, ma si doveva accontentare. Non poteva tratte-nersi oltre, doveva arrivare alla sua baita prima che i due ri-prendessero conoscenza, così riprese la strada di casa. Il cor-po dell’Imam nella parte posteriore era ben mimetizzato sottole coperte, tra corde, secchi e moschettoni, nel caso una pat-tuglia della polizia stradale avesse deciso di fermare quellajeep. In effetti incontrò due posti di blocco delle forze dell’or-dine, ma nessuno, tra quei poliziotti, diede importanza a Da-ny e alla sua auto, così l’ex combattente potè raggiungere ilsuo paese e poi la sua baita senza problemi.

Il buon Lucky riconobbe il rumore del motore del padro-ne e cominciò a saltare, abbaiare e girare su se stesso quandola jeep era ancora a più di un chilometro. Dany spense il mo-tore davanti alla baita e scese di corsa, saltando e scappandoper giocare con il suo amico peloso, poi aprì la porta e comin-ciò a scaricare la merce. Portò i due ostaggi ancora addor-mentati nella camera affrescata, li legò mani e piedi con dellecorde da montagna e li appese con degli uncini e delle cinghiealla sbarra che pendeva dal soffitto, con la schiena rivoltaverso il crocifisso disegnato sulla parete di fondo. Uscì dallastanza e chiuse la porta.

Tutto era andato più o meno come previsto, mancava al-l’appello almeno un ostaggio, ma non era un gran male, per-ché un uomo in più non avrebbe fatto molta differenza.

67

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 67

Page 68: La verità nella vittoria

Ora poteva preoccuparsi di se stesso, della stanchezza edello stomaco che brontolava per l’astinenza che durava dallamattina alle cinque. Accese la stufa e si preparò un piatto condel pane, del formaggio e una porzione di tonno in scatola.Mangiò con calma, davanti al calore che cominciava a conta-giare l’aria circostante, soddisfatto. Poi si mise comodo sullapoltrona e chiuse gli occhi. Gli ostaggi erano legati per bene,il vecchio Lucky faceva la guardia e lui poteva concedersi unpò di tranquillo e meritato riposo. Ora ci sarebbe stato da di-vertirsi, lui avrebbe dato una bella stangata a quei diavoli dimussulmani. Gliel’avrebbero pagata, molto cara, questo eracerto. Pensava al sapore della vendetta mentre anche su di luicalavano le tenebre del sonno. E mentre tutto intorno a Danycadeva nel buio, nell’altra stanza Alaramet apriva gli occhi.

68

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 68

Page 69: La verità nella vittoria

CAPITOLO 7

L’imam, ancora intontito dal fluido che gli aveva infettatoil sangue addormentandolo, aprì gli occhi lentamente. Nonriusciva a muovere le gambe e le braccia, d’altronde non glisarebbe servito a granchè, legato e appeso com’era. La testa gligirava e gli faceva male, si sentiva come ci si sente il giornodopo una sbornia colossale, ma si rese conto di essere vivo e,nonostante la situazione, questo lo rasserenò un poco. Avreb-be voluto gridare, ma non riuscì a emettere altro che suonistrozzati e distorti, il sonnifero era ancora aggrappato a granparte del suo corpo, anche se gli aveva concesso il privilegiodella coscenza. Tentò invano per qualche secondo ancora, poi,da saggio anziano qual era, rinunciò e si occupò d’altro.

È incredibile come, immobilizzato il corpo, rinchiuso, le-gato e appeso come un salame, senza assolutamente niente dafare se non starsene lì, proprio come starebbe un salame, lamente trovi irrimediabilmente qualcosa da indagare, esami-nare, qualche domanda a cui cercare risposta, qualche logicaper capire e interpretare la situazione, qualche sciocchezza acui rivolgere l’attenzione. La schiavitù fisica non compro-mette la libertà mentale, piuttosto, la istiga, la incita e la spin-ge a correre più forte, più lontano.

Alaramet non era un’eccezione e la sua mente si occupò diqualcos’altro dal momento che il suo corpo non gli permette-

69

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 69

Page 70: La verità nella vittoria

va di gridare. La sua attenzione si soffermò sugli affreschiche lo circondavano. Erano gradevoli, o meglio, lo sarebberostati in una situazione diversa. I colori intensi e accesi e iltema cristiano dei dipinti sulle pareti, lo rasserenarono un al-tro pò. La sua mente, a poco a poco, stava riacquistando luci-dità. Anche i suoi occhi ora si muovevano meglio e senza pro-durre quel fastidioso dolore che si prova quando si ha un feb-brone da cavallo. Lentamente, a partire dalle mani, riuscì a ri-conquistare il controllo su tutto il corpo, col passare dei mi-nuti, delle ore, ogni piccola parte di lui sembrava tornare alsuo posto dopo un’ingiustificata assenza. Non sapeva quantofosse passato dal suo risveglio, l’unica cosa che sapeva erache ora c’era buio fuori, a differenza di quando aveva ripresoconoscenza. La piccola finestrella di fronte a lui, dietro al ca-valletto a tre piedi che sembrava essere il sostegno per qual-che arma da fuoco lo dimostrava. L’effetto del sedativo eraormai sparito quando anche l’altro ostaggio riaprì gli occhi.

Anche il dotto, vedendo il suo compagno di sventura ac-canto a lui, tentò di parlare ma non vi riuscì.

«Sta tranquillo, Bani, tra un pò riuscirai a parlare e a muo-verti, ora ti gira la testa, ma passerà presto.»

I due rimaseo lì, al buio, per altri interminabili minuti, men-tre il loro carceriere, di là, dormiva tranquillo sulla poltronadavanti al calore piacevole che emanava la stufa. Anche ilguardiano a quattro zampe si era concesso un pò di riposo vi-cino al fuoco, sebbene al minimo rumore tornasse subito vigi-le. Così passò il primo pomeriggio, con gli ostaggi intenti astudiare il loro nuovo sito e con Dany che dormiva beato inattesa di iniziare la parte più importante del suo lavoro.

Poco dopo il risveglio del secondo ostaggio la porta dellacamera affrescata si aprì e la lampadina, proprio sopra il ca-

70

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 70

Page 71: La verità nella vittoria

valletto a tre piedi, si accese. Bani non aveva ancora smaltitodel tutto il sonnifero, ma riusciva a parlare e a muoversi, an-che se a fatica, e la sua mente era abbastanza presente da po-ter ascoltare e capire quello che disse loro il rapitore:

«Io non ce l’ho con voi due, questo deve essere chiaro findall’inizio. Non vi avevo mai visti prima d’ora, se non in fo-tografia e i vostri nomi mi erano sconosciuti fino a qualchesettimana fa…»

«Slegaci e lasciaci andare!» Gridò Alaramet, interrompen-do il discorso del vecchio Dany. Prima che l’ultima sillabapotesse uscire dalle labbra dell’Imam, Dany lo colpì allo sto-maco, con tutta la forza che aveva. L’ostaggio emise un gru-gnito di dolore e rimase a penzolare nella luce fioca dellalampadina, cercando disperatamente di respirare. Dany indie-treggiò, ritrovò la calma perduta e riprese a parlare:

«Non siete in condizione di darmi ordini, la prossima voltati farò male sul serio! Ascoltatemi e non interrompetemi, nonfate niente che possa anche solo lontanamente sembrare unamancanza di rispetto nei miei confronti e io non vi farò delmale. Ho detto che non ce l’ho con voi, ma ho bisogno di te-nervi qui per un pò. Se starete buoni la nostra convivenzapotrà anche essere piacevole, non soffrirete né fame, né sete,non avrete freddo e non vi torcerò un capello, a meno che nonmi facciate incazzare, tutto chiaro?»

I due annuirono, l’uno non ancora padrone assoluto delproprio corpo, l’altro ansimante per il dolore.

«Più avanti vi spiegherò il motivo di tutto questo, ora nonè il momento.» riprese Dany. «Tra poco vi slegherò e vi por-terò delle brande e delle coperte, del cibo e dell’acqua, cosìsarete comodi, al caldo e avrete la pancia piena, ma prima do-vete fare quello vi dirò. Se volete chiedermi qualcosa non

71

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 71

Page 72: La verità nella vittoria

abbiate timore, voglio che parliate con me come parlereste auna persona qualsiasi.»

I due islamici non chiesero nulla, rimasero zitti e fermi, inattesa che Dany ricominciasse a parlare e dicesse loro quelloche avrebbero dovuto fare.

«Bene. Ora dovremo fare un piccolo filmato. Voi sarete iprotagonisti e quando vi darò il segnale voi direte chi siete, ilvostro paese di origine, il vostro attuale indirizzo e pronun-cerete queste parole: “La mia vita è legata a quella di tutti gliostaggi occidentali in Iraq, il loro trattamento sarà il mio, laloro uccisione sarà la mia, la loro liberazione sarà la mia.”.

«Prima parlerai tu» indicò Alaramet «e poi toccherà a te.Avete capito bene? Quando avremo finito vi libererò da quel-le cinghie, devono fare un male del diavolo.»

I due annuirono un’altra volta, in silenzio, per nulla con-solati dalle parole che avrebbero dovuto pronunciare.

Dany uscì dalla stanza, lasciando la porta aperta, e tornòsubito dopo con la telecamera e un rifettore fissato a unapiantana di metallo nero. Fissò la telecamera sul cavalletto eposizionò il riflettore, lo accese e lo sistemò in modo da ri-schiarare perfettamente tutta la scena. I due ostaggi voltaronoindietro il viso, abbagliati dalla luce, e aspettarono che i loroocchi si abituassero al nuovo chiarore artificiale. Dany aspet-tò con loro alcuni minuti, poi diede il via ai due improvvisa-ti attori:

«Facciamo una prova, al mio via cominciate. Fate come viho spiegato e finiremo subito.» Il regista fece segno con lamano di cominciare e Alaramet obbedì:

«Sono Arami Alabam Alaramet, Imam della moschea diMohad, egiziano, abito a Varese in via Mirasole al numero 6.La mia vita è legata a tutti gli ostaggi in Iraq, se qualcuno di

72

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 72

Page 73: La verità nella vittoria

loro verrà ucciso anch’io morirò e se qualcuno verrà liberatolo sarò anch’io.»

Bani aspettò che l’Imam finisse il proprio monologo, percominciare col suo, sotto lo sguardo attento di Dany, nasco-sto dietro la telecamera:

«Sono Mohia Bani Saktai, dotto dell’Islam. Sono Iranianoe abito in piazza della Libertà, a Varese. La mia vita dipendeda tutti gli ostaggi occidentali in Iraq. La loro morte sarà lamia e la loro liberazione sarà la mia.»

Dany li guardò per un istante e si perse nei suoi pensieriper qualche secondo. Quei due anziani signori appesi comefossero buoi appena squartati gli facevano quasi pena. Forseera stato troppo duro?

«Bene, ora riprenderò la scena, dovrete parlare chiaramen-te, come avete appena fatto, ma metteteci un pò più di paura,di passione.»

Si avvicinò alla telecamera digitale e pigiò il pulsante diavvio, poi fece di nuovo segno con la mano e Alaramet rico-minciò con la sua monotona cantilena, seguita da quella nonmeno noiosa di Bani Saktai. Alla fine della scena Dany arre-stò il video, i due islamici videro la lucina verde accanto al-l’occhio della telecamera affievolirsi e morire. Il regista nonera per niente soddisfatto, le parole erano troppo piatte, laparlata non esprimeva paura e angoscia come lui avrebbevoluto, con quel video non avrebbe ottenuto un granchè. Loguardò un’altra volta, sullo sportellino apribile a cristalli li-quidi della telecamera e poi un’altra ancora, ma non andavaproprio. Non avrebbe dovuto dire ai due ostaggi di non pre-occuparsi.

«Lo facciamo un’altra volta, forse non avrei dovuto rassi-curarvi, prima, ma dovete essere spaventati, dovete parlare

73

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 73

Page 74: La verità nella vittoria

con più passione, dovete chiedere aiuto, dovete convincere iterroristi a lasciare liberi i loro ostaggi perché la vostra vitadipende da loro. Urlate, scalciate, fate qualsiasi cosa, ma do-vete essere più convincenti, altrimenti continueremo tutta lanotte e quelle cinghie vi taglieranno il torace in due parti en-tro domattina.»

Alaramet, il più giovane dei due rapiti, sulla sussentina,quasi completamente calvo, con una barbetta unta sul mentoe i suoi occhi piccoli, sproporzionati al resto del viso, guardòil carceriere come un cane rabbioso in gabbia guarderebbe unbimbo che lo perseguita con un bastone attraverso le sbarre.

Bani invece era più mite, forse grazie all’età, e non cercòdi ribellarsi al volere del loro sequestratore, non tanto perchéaveva paura di lui, ma perché vi aveva scorto, in profondità,una luce buona e giusta, un’anima virtuosa. Era più piccolodell’Imam, aveva un viso più amichevole, sebbene magro escavato, la sua espressione era buona, compassionevole. Glianni e le esperienze che portava sulle spalle lo avevano resopiù tranquillo e fiducioso nella volontà di Allah, rispetto adAlaramet, che invece avrebbe voluto massacrare Dany a suondi botte. Quest’ultimo si accorse dello sguardo di sfida cheinfuocava gli occhi di Alabam, lo sostenne per un pò, con al-trettanta cattiveria, senza dire niente, poi avvicinò la manoalla telecamera e l’azionò. Diede il segnale con la mano e re-stò ad ascoltare:

«Arami Alabam Alaramet, Imam della moschea di Mohad,egiziano, via Mirasole 6, Varese. La nostra vita dipende dallasorte degli ostaggi occidentali in Iraq, se qualcuno di loro mo-rirà anche noi verremo uccisi, salvateci!»

Questa volta Dany era più soddisfatto, nelle parole dell’isla-mico non c’era paura, ma odio e orgoglio, sembrava un leone

74

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 74

Page 75: La verità nella vittoria

in gabbia, c’era del sentimento, avrebbe trasmesso qualcosa achi l’avrebbe visto in quelle condizioni.

«Sono Mohia Bani Saktai, dotto dell’Islam. Abito in Piaz-za della libertà a Varese. Liberate gli ostaggi occidentali inIraq o verremo uccisi, aiutateci.»

Dany fermò di nuovo le riprese e riguardò il video. Deciseche questa volta il risultato poteva andare, così staccò la presadel riflettore e lo portò di là, poi fece lo stesso con la teleca-mera e il cavalletto. La stanza ora era completamente vuota,se si escludevano, ovviamente, i due sacchi umani appesi alsoffitto.

Sulla porta, senza mai entrare, c’era Lucky, che volevarendersi utile al padrone facendo la guardia ai due nuovi ospi-ti. Passarono alcuni minuti e la scena rimase come bloccatanel tempo e nello spazio, con la porta e il suo guardiano fermifino a nuovo ordine e gli osservati speciali attenti ai rumoriche percepivano debolmente attraverso le pareti. Pochi minu-ti in cui Dany si preoccupò di mantenere la parola data. Men-tre montava le brande che aveva promesso ai due ostaggi ri-mase colpito dal proprio comportamento. Si stava occupandodi loro con premura e preoccupazione, voleva mantenere laparola data perché non voleva che pensassero di avere a chefare con un uomo privo di principi e di rispetto. Ma tutto que-sto non era previsto, lui quella gente la odiava! Perché volerfare buona impressione su qualcuno che si odia? Forse trat-tarli bene era un modo che il suo inconscio aveva elaboratoper saldare il debito contratto con loro nel momento del rapi-mento. Nemmeno lui sapeva perché si stesse comportando inquel modo. Quando era solo e pensava a quello che avrebbefatto con i suoi ostaggi immaginava di farli soffrire, di la-sciarli senza cibo e acqua per giorni, di trattarli come avreb-

75

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 75

Page 76: La verità nella vittoria

be trattato gli assassini dei suoi amici, ma ora aveva davantidue persone in carne ed ossa e si sentiva a disagio. Si accor-se di come sono lontane fantasia e realtà in certi frangenti, sirese conto di quanto fosse stato stupido tutte le volte che a-veva insultato o picchiato, per strada e senza motivo, ognipersona dal viso medio orientale o arabo. In quelle situazionila sua fantasia poteva avere il sopravvento, perché succedevatutto in un attimo e l’impulso dell’odio non poteva raffred-darsi prima che la bocca e le mani avessero compiuto il lorosporco lavoro, ma questa volta era tutto diverso: aveva rapitodue persone e dai loro comportamenti ne intuiva il carattere,si rendeva conto di non essere di fronte a un “bastardo isla-mico”, ma a una persona come lui, con i suoi stessi sentimentie le sue paure e le sue reazioni agli avvenimenti.

Aveva di fronte due persone credibili, umane, reali e nondelle sue idealizzazioni. In questa situazione Dany non pote-va proiettare su di loro l’immagine che aveva dentro di sé, per-ché sia Alaramet che Bani avevano dimostrato di avere unaparticolare personalità, completa, finita, senza bisogno cheuna mente estranea, come quella dell’ex soldato, desse il suocontributo per dare un senso alle persone che aveva di fronte.Così ora si pentiva di aver colpito così duramente Alaramet esi preoccupava del docile e anziano Bani, perché poteva iden-tificarsi in ciascuno di loro.

Ripulì le brande estratte dalla polvere e dalla muffa cheregnavano nello sgabuzzino sotterraneo e le portò nella stan-za dei due nuovi inquilini. Subito dopo portò due materassi edelle coperte, sempre provenienti dal buio oltre la botola delpavimento. Poi svutò il comodino che aveva accanto al letto,lo posizionò tra i giacigli appena realizzati e la porta e vi misesopra carne in scatola, pane, cioccolato, alcuni pezzetti di

76

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 76

Page 77: La verità nella vittoria

formaggio e dell’acqua in una brocca con due bicchieri ac-canto.

«Mi dispiace, da domani avrete un pasto caldo tutte lesere, ma stasera vi dovrete accontentare di questo.»

Rimase un istante a guardare i due islamici appesi, aspet-tando che qualcuno di loro dicesse qualcosa. Sperò che unodei due avesse almeno una richiesta da fargli, perché volevaessere cortese, in qualche modo. Ma nessuno aprì bocca e Da-ny riprese:

«Ora vi slegherò, ma non cercate di fregarmi o ve ne pen-tirete.»

Mentre li avvisava guardava dritto negli occhi Alaramet,senz’altro il più focoso tra i due. Cercò di non far trapelare ilsuo senso di colpa per ciò che stava facendo. Voleva apparirefermo e solido come una roccia.

Salì in piedi sui materassi, sbloccò il nodo scorsoio allespalle di Bani e l’anziano dotto cominciò ad abbassarsi comese fosse appeso al gancio di una gru che lo stesse riportandoa terra. I suoi piedi toccarono terra e l’assenza del peso arre-stò lo scorrere delle cinghie. Dany gli slegò delicatamente lemani e i piedi, poi gli ordinò di sedersi sul letto, proprio difronte a lui, con la faccia rivolta verso il muro, mentre libera-va il suo amico. Anche quest’ultimo venne lentamente avvi-cinato al suolo dalle cinghie scorrevoli, slegato e lasciato li-bero. Quando Alaramet appoggiò i piedi al pavimento si tro-vò quasi per caso faccia a faccia con Dany. L’imam fissava lepupille del suo sequestratore con orgoglio indomabile e Danyrispondeva con la stessa intensità. Non successe niente e i duerimasero colpiti l’uno dal comportamento dell’altro:Dany eraconvinto che Alabam avrebbe cercato di colpirlo per svignar-sela e Alabam era convinto che Dany l’avrebbe colpito per

77

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 77

Page 78: La verità nella vittoria

dimostrare che non avrebbe dovuto sfidarlo. Invece nessunodei due volle infierire. In quel momento i due, in aperto con-trasto, si resero conto di essere simili e di rispettarsi recipro-camente.

Raccolte le corde e le cinghie che erano diventate inutili,Dany uscì dalla stanza, chiuse la porta e girò la chiave nellatoppa, poi prese posto sulla poltrona, vicino alla stufa ormairaffreddatasi.

Era l’una e venti, tutta quella faccenda era durata due orecirca. Ora gli ostaggi si stavano rifocillando, lui, invece, nonpoteva ancora rilassarsi. Prese il portatile e lo collegò alla te-lecamera. Scaricò il video sul computer e lo fece partire. L’at-mosfera che si intuiva era preoccupante, lo sfondo con il cro-cifisso dava una spolverata di fanatismo e il modo in cui eranostati legati gli ostaggi dava un sapore sadico alla scena. Avrebbefunzionato, pensò Dany. Staccata la telecamera raccolse ilcellulare dal pavimento e lo collegò al computer. Avviò la con-nesione a internet e trasmise il video al sito delle televisionipiù importanti. Rimase sulla poltrona a pensare se avesse do-vuto aggiungere al video un messaggio scritto in cui ordinareai terroristi con qualche inquietante minaccia la liberazione ditutti gli ostaggi, ma si rispose che avrebbe avuto tempo e mo-do per mandare messaggi. Non doveva avere fretta o avrebbecommesso degli errori. Spense il computer e si alzò per por-tarlo sul tavolo vicino alla credenza. Salì le scale del soppal-co dopo aver smorzato il generatore di corrente e si sdraiò, al-la luce fioca della candela. Lucky era lì, come sempre, in at-tesa di coccole. Dany lo accarezzò finchè la stanchezza dellalunga giornata di fatiche fisiche e mentali prese il sopravventosui suoi pensieri. La sua era una giusta causa e, anche se dif-ficile, il compito che si era assegnato andava portato a termine.

78

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 78

Page 79: La verità nella vittoria

CAPITOLO 8

Ciò che di sera sembra un ostacolo insormontabile o unproblema complicatissimo, al mattino, talvolta, lo vediamocome una sciocchezza, una banalità e, spesso, non riusciamoa capacitarci di come la sera prima eravamo preoccupati e inansia per una cosa così insignificante. Probabilmente la stan-chezza e l’atmosfera resa cupa dall’oscurità, offuscano le ideein modo che non possiamo trovare una facile e logica solu-zione alle difficoltà che ci assediano, mentre al mattino, conla mente riposata e il sole che viene a darci il buongiorno at-traverso la finestra le cose appaiono migliori. Quale sia larealtà, comunque, non ci è dato saperlo. Noi propendiamo perla versione semplice, forse semplicistica, dei fatti visti alrisveglio, perché sono più piacevoli per noi, ma chi ci assicu-ra che, invece, non siano proprio le paure, l’angosciante dif-ficoltà crepuscolare, le difficili soluzioni serali, a rappresen-tare la realtà delle cose?

Dany non credeva nella realtà delle cose, ma nella realtàdel soggetto che vede le cose. Secondo lui erano reali sia ledifficoltà che la sera proponeva sia il sollievo portato dal mat-tino e dal riposo. Il problema cambiava aspetto perché chi lopensava cambiava atteggiamento. Al vecchio Dany piacevapensare scherzosamente che al mattino era tutto più facileperché lui si risvegliava più intelligente e più volenteroso. La

79

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 79

Page 80: La verità nella vittoria

mente, pensava, è esattamente come il corpo: salire fino allacroce di una montagna, la stessa montagna, al mattino, fre-schi e riposati, non era come salirci dopo una giornata passa-ta a spostare sacchi di cemento. Chiunque avrebbe potutoconstatare sulla propria pelle che nella prima condizione lafatica era 10, mentre nella seconda arrivava a 100, sebbene ilpercorso fosse il medesimo.

L’importante, quindi, era scegliere il momento opportunoper affrontare il problema e Dany, con la scarsa esperienzache poteva avere a ventidue anni, sapeva che il momento mi-gliore per mettersi a risolvere dubbi e incertezze era la dolcemattina estiva, con gli uccellini che cantavano e il sole all’o-rizzonte che era appena stato lanciato nel suo tragitto celeste.Aveva imparato a non sacrificare il proprio sonno a beneficiodelle difficoltà, così, quando nel letto prima di dormire, gli siaffacciavano alla mente idee e supposizioni poco rassicuran-ti, aveva la capacità di non permettere loro di rovinargli il me-ritato riposo. Si riprometteva di tornare sulla questione l’in-domani e questo era uno dei rari casi in cui poteva vantarsi diessere padrone della propria mente. In fondo, in cambio dipensieri preoccupanti e complessi, la mente di Dany ricevevail dolce riposo che tanto apprezzava e la possibilità di corre-re libera e felice a sbizzarrirsi nei sogni. Forse proprio perchélo scambio era a netto favore di quest’ultima Dany potevafacilmente convincerla a rinviare l’ingrato compito di preoc-cuparsi alla mattina seguente.

Quella sera, visto che la fatica della giornata gravava op-pressiva sulle spalle del vecchio Dany, non era stato difficilesmorzare sul nascere la preoccupazione per i due ostaggi, perla brutta situazione in cui si era cacciato, dal punto di vistapenale, e per la continuazione del suo piano. Rimandò tutto al

80

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 80

Page 81: La verità nella vittoria

giorno che aveva ancora da venire e si addormentò soddisfat-to del calore piacevole che lo riscaldava sotto le coperte.

Il sole svegliò Dany con i suoi raggi che, incontenibili, ol-trepassavano le finestre e le tende, filtrando in ogni minusco-lo spiraglio possibile. Era in quei momenti che Dany si con-vinceva del fatto che luce e acqua fossero sorelle. La luce,sorella maggiore, odiava il buio e si incuneava in tutte le pos-sibili vie che le consentissero di infilzare il suo mortale nemi-co, attraversava solidi, liquidi e gas pur di sconfiggere l’oscu-rità. L’acqua, invece, era nemica dell’aria e scovava ogni pos-sibile nascondiglio di questa, scacciandola con la sua forzastrabiliante. L’una come l’altra strabordava attraverso i pas-saggi più invisibili e impensabili, cercando di avere la megliosul proprio antagonista.

Così, la luce che filtrava da ogni cantuccio possibile, ridiedela vita al nostro Dany. Era già molto tardi, aveva dormito a lun-go e, d'altronde, non c’era motivo per non farlo. Si alzò a se-dere sul bordo del letto e vide il buon Lucky che lo guardavada in fondo alle scale, vicino alla porta, scodinzolante. Comeun bimbo che si piega in due con le mani tra le cosce e saltel-la per il bisogno impellente di andare in bagno, anche Luckysapeva farsi capire, così Dany scese le scale e aprì la porta,lasciando all’amico la possibilità di correre quanto volesse sue giù per le montagne splendide che si stroppicciavano gli oc-chioni al tiepido calore del sole mattutino. Lasciò la portaaperta e si spostò verso il bagno. Quel panorama meraviglio-so, quel risveglio dolce e il lungo riposo che aveva alle spal-le lo rendevano pacatamente sereno. Le preoccupazioni dellasera prima, ora, potevano addirittura aspettare e il nuovo gior-no era lì, come un foglio bianco da riempire, come una pagi-na in attesa che lo scrittore le desse una storia da raccontare.

81

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 81

Page 82: La verità nella vittoria

Si vestì e fece colazione con dei grissini e della marmella-ta di pesche, la sua preferita. Quando ebbe finito prese la pi-stola, controllò che fosse scarica, per evitare che accidental-mente partisse un colpo ferendo qualcuno, e si presentò daisuoi ospiti, chidendo loro se avessero bisogno di usare il ba-gno. Li trovò già svegli anche se ancora sdraiati sulle lorobrande. Entrami usarono i servizi, prima Bani e poi Alaramet,sotto l’attento controllo di Dany e della sua innocua pistola.Andò tutto bene, nessuno dei due cercò di aggredire il ragaz-zo armato e in dieci minuti tutto tornò come prima, con i dueostaggi di nuovo insieme nella loro stanza. Dany era con loro,seduto sul davanzale della finestra sbarrata dall’esterno.

«Avete dormito?» Chiese. I due annuirono, senza dire una parola, guardando il loro

carceriere come cani bastonati e umiliati. «Se volete posso prepararvi del the per colazione, ho an-

che dei biscotti e qualche merendina.»«Perché ci tieni rinchiusi qui?» Domandò Alaramet, più

tranquillo del giorno prima. Forse la notte aveva portato con-siglio anche a lui, proprio come a Dany.

«Quando sarà il momento ve lo spiegherò. Dovreste avereintuito qualcosa ieri sera, con quel video e le parole che vi hofatto dire, no?»

«Abbiamo capito che vuoi liberare gli ostaggi in Iraq, manon sappiamo perché, non sappiamo chi sei, cosa vuoi da noi,se dobbiamo temere oppure no. Se uno di quegli ostaggi verràucciso noi faremo la stessa fine, è questo che abbiamo dettoieri sera, ma tu ci hai suggerito di non essere impauriti. È stra-no, non trovi?»

«Se collaborerete e non cercherete di scappare o di chie-dere aiuto non vi succederà niente. Mi dispiace essere arriva-

82

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 82

Page 83: La verità nella vittoria

to a rapire delle persone, ma ho bisogno di voi per la mia ven-detta, vi spiegherò tutto, ma non ora. Allora, volete del the?»

«D’accordo, se possibile anche dell’acqua.»«Sarà fatto. Vedete, signori? Vi tratto come dei re!» E se

ne andò di là sorridendo chiudendosi la porta alle spalle. Anche i due islamici si guardarono rassicurati dalle sue

parole tranquille e dalla sua voglia di scherzare. Certo, comerapitore, era piuttosto strano.

Preparò il the e lo portò insieme all’acqua agli ostaggi, piùspaesati per il comportamento di Dany che per la nuova situa-zione in cui si trovavano, poi li lasciò soli. Uscì dalla baita ecamminò per il resto della mattinata, più o meno due ore, neidintorni, fermandosi a guardare il cielo azzurro, le montagnedi fronte, il paese, gli alberi, l’erba, gli animaletti minuscoliche popolavano il prato e quelli più grandi che, sbadatamentesi facevano avvistare per sfuggire subito dopo dietro a qual-che costone. Si sentiva a proprio agio tra caprioli, stambecchie lepri, tra volpi e cornacchie, marmotte, passeri, conigli erane. Qualche volta si vedevano anche due aquile, le ultimerimaste nella zona. Si sentiva in sintonia con la natura, perce-piva un senso di appartenenza ad essa che lo spingeva a ri-spettarla profondamente e a difenderla. Quando si sentì appa-gato da queste sensazioni tornò alla baita. Era l’una e venti, ilsole aveva raggiunto l’apice del suo percorso nel cielo, il suocalore era al culmine della potenza che quel giorno avrebbeespresso.

Dany prese il portatile con il cellulare e si sedette fuori,all’ombra, con la schiena appoggiata al muro di pietra oltre alquale stavano i due detenuti. Appoggiò sulle gambe il com-puter e si collegò a internet per vedere se il suo messaggioavesse prodotto l’effetto sperato.

83

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 83

Page 84: La verità nella vittoria

Fin dalla home page ne ebbe conferma: tutte le pagineprincipali di tutti i motori di ricerca su internet mettevano inprimo piano il video pervenuto al sito della televisione. “Con-trorapimento”, “Video shock, rapiti due islamici”, “Terrorecristiano”, “Imam e dotto rapiti da un gruppo di estremisti cri-stiani’’, erano solo alcuni dei titoli che risplendevano in primapagina sulle maggiori testate nazionali. La notizia aveva giàfatto il giro del mondo. Il video, misero misero, che Danyaveva immesso nella rete la sera prima ora girava e rigirava,ininterrottamente, come se fosse un’anteprima inedita con-cessa al pubblico dell’ultimo film di Steven Spielberg. Tuttoil mondo, con il vecchio Dany in testa, era ansioso di saperecome avrebbero reagito i diretti interessati, ossia coloro chepotevano decretare la liberazione o la morte dei due islamici.

Era giunta l’ora di preparare un messaggio scritto, pensò ilnostro statega. Avrebbe dovuto inventare un nome pittorescocon cui il presunto “gruppo di terroristi cristiani” si potessefar conoscere. Dany voleva che la stampa desse una spintanotevole alla diffusione dei suoi messaggi elettronici e deci-se di lasciar credere che i due sventurati fossero stati rapitirealmente da un gruppo di fanatici. Pensò a “I Crociati”,oppure alle “Vendette cruciformi”, “Il sacrificio della croce”,“I timorati di Dio”. Aveva centinaia di possibilità, anche setutti quei nomi gli sembravano stupidi e insensati, ma proprioper questo, pensò, erano credibili, perché un fanatico, secon-do lui, era necessariamente stupido. Dopo aver perso alcuniminuti alla ricerca del nome migliore decise per “Gli apoca-littici”. L’idea di far parte di un gruppo di fanatici lo diverti-va e ancora di più lo faceva sorridere il nome che aveva scel-to per il suo piccolo circolo. Per un istante gli sembrò chetutto fosse diventato una specie di gioco.

84

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 84

Page 85: La verità nella vittoria

Cominciò a scrivere sul computer il messaggio che avreb-be obbligato i terroristi islamici a prendere una decisione checomunque si sarebbe rivoltata contro di loro. In qualsiasicaso, infatti, avrebbero perso credibilità o nei confronti deglialtri terroristi, oppure di fronte agli islamici moderati di cuiavevano bisogno per portare avanti le loro sporche azioni diguerriglia. Dany, infatti, era convinto che tutto l’Islam fosse,indirettamente, complice di quegli estremisti che tenevano ilmondo intero nell’ansia e nella paura. Se tutti i mussulmaniavessero deciso di opporsi fermamente alle bombe dei crimi-nali che si nascondevano tra loro, il terrore sarebbe morto,strangolato dalla mano forte della sua stessa nutrice. Ma l’I-slam non aveva dato, fino ad allora, segni di disaccordo, dideploro e di vergogna nei confronti delle organizzazioni ter-roristiche. Così se i rapitori mussulmani avessero deciso diignorare il messaggio gli islamici di tutto il mondo, che nonsi opponevano decisamente e duramente al terrorismo, avreb-bero saputo che quelle persone che si nascondevano tra loroerano senza scrupoli, che non erano disposte ad arretrare diun passo per salvare la vita a due innocenti fedeli. L’islam, inquesto modo, avrebbe avuto, se non altro, dei dubbi sui guer-rieri che non ostacolava in nessun modo. Se, viceversa, aves-sero deciso di liberare gli ostaggi avrebbero dato un segno diinsicurezza ai compagni della jiad. Il danno che i terroristiavrebbero subito era lo stesso che tutte le nazioni occidentaliavevano dovuto sopportare con i rapimenti passati. Qualchestato, sotto la minaccia dell’uccisione dei compatrioti, si eraritirato dall’Iraq, dando così prova, al cospetto degli alleati, didebole forza di volontà e di scarsa determinazione. Altre na-zioni, invece, avevano preferito perdere parte del consensopopolare pur di mostrare convinzione e fermezza agli alleati

85

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 85

Page 86: La verità nella vittoria

e ai nemici. Ora la scelta con tutte le sue conseguenze sareb-be toccata ai terroristi. Dany era curioso di vedere lo svilup-po del procedimento che aveva innescato. Il messaggio erabreve ma chiaro, conciso ma fermo:

“Mohia Bani Sktai e Arami Alabam Alaramet morirannose gli ostaggi occidentali rapiti nella sede della TelephoneBPU di Bagdhad non verranno liberati. La fine che avetepromesso agli ingegneri da voi detenuti sarà la stessa deivostri due fedeli. Se necessario, la persecuzione verso la vo-stra gente proseguirà. Altri Mujtaid verranno rapiti, altriImam verranno uccisi, altri mullà torturati, fino a che i vostrirapimenti non avranno fine.”

Gli apocalittici

Aprì la pagina di invio della posta elettronica e fece parti-re il messaggio verso i terminali della televisione nazionale.Staccò il telefono e spense il computer, rimase ancora un po’seduto per terra, con Lucky che gli si strusciava sulle gambe.Si sorprese a pensare a lei. Negli ultimi mesi era stato tal-mente preso da non aver quasi avuto il tempo per pensarla eora, all’improvviso, Marzy gli piombava nella mente riapren-do una ferita che faceva molto più male di tutte quelle di cuiportava ancora i segni sulla pelle. Quella giornata splendidadi piena estate gli ricordava il mare e la spiaggia. Non sape-va perché le giornate di sole riconducessero invariabilmenteil suo cervello al mare e poi a lei, ma era così. La rivide cor-rergli incontro il giorno del suo arrivo dopo la strage, la rivi-de mentre ridevano e scherzavano insieme a tutti i loro amici,mentre si abbracciavano e si prendevano in giro. Ma scacciòil dolce pensiero di lei prima ancora che questo potesse insi-

86

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 86

Page 87: La verità nella vittoria

nuarsi in profondità. Si alzò, portò il computer sul tavolo ecominciò a smontare, pulire e oliare le sue armi nuove, giàlucide e oliate alla perfezione.

Quel pensiero era forse una parte dell’antico Dany, quelloche era stato amico di tutti, buono e allegro, che aveva tenta-to di emergere dal mare di odio che soffocava il suo cuore.

Non c’era riuscito, ma il fatto che ci avesse provato erasintomo del fatto che quel mare, forse, piano piano si stavaprosciugando.

87

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 87

Page 88: La verità nella vittoria

CAPITOLO 9

La giornata passò come se tutto fosse nella normalità siaper Dany che per i due ostaggi. Dopo due giorni di sequestroBani e Alaramet erano tranquilli, convinti che il loro rapitorefosse sincero quando ripeteva loro di non temere.

Il tono e i comportamenti di Dany avevano dato prova dicorrettezza e di rispetto e loro, in quella situazione, non pote-vano chiedere di più. La sera arrivò rapida come un fulmine,mentre i due islamici parlottavano tra loro di quanto fosseinsolito e ambiguo il loro carceriere, mentre questo si occu-pava delle sue armi tentando inutilmente di scacciare il pen-siero di lei che tornava ogni volta come un boomerang piùforte di prima.

Dopo aver sistemato le armi al riparo sotto la botola nelpavimento, Dany preparò un piatto di pasta al pomodoro peri suoi ospiti, lasciò che mangiassero con comodo e cominciòa parlare con loro, curioso di sapere qualcosa di più sulla cul-tura islamica.

«Perché qualcuno tra voi vuole combattere una guerrasanta? Sono convinto che gli estremisti siano una minoranza,ma non posso fare a meno di pensare che tutti gli islamici po-trebbero essere come loro. Quando vedo uno di voi mi sentoin pericolo e provo odio. Cosa spinge quei bastardi a farequello che fanno?»

88

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 88

Page 89: La verità nella vittoria

Bani prese la parola prima di Alaramet, consapevole dellabuona impressione che aveva dato a Dany.

«Chi combatte le altre religioni, chi fa esplodere bombe euccide persone non è islamico. Il Corano non predica la guer-ra contro i cristiani, molti pensano questo, ma è sbagliato. Ilcorano predica la pace, come la bibbia, e chi si nasconde die-tro al Corano non fa parte del nostro popolo. Noi non ti pos-siamo rispondere, perché non sappiamo chi siano realmentecoloro che tu combatti. Sappiamo chi essi non sono: non sonomussulmani.»

«Chi è un mussulmano? Voi venite nei nostri paesi e co-minciate a pretendere prima ancora di conoscere la nostra lin-gua. Pretendete un lavoro, una casa, come se lo stato, i nostrisoldi, tutti i nostri sforzi fossero lì per voi. Un ragazzo italia-no che non trova né casa né lavoro non ottiene niente dal pro-prio paese, mentre voi, appena sbarcati, avete già una mine-stra calda che vi aspetta e un sacco di leggi fottute che vi assi-curano la possibilità di sopravvivere in mezzo a noi. E comeringraziamento e riconoscenza che fate? Pretendete ancora!Pretendete che dalle nostre scuole scompaiano i simboli diqualcosa che voi non potete comprendere, perché quei sim-boli rappresentano la storia su cui è cresciuto, mattone dopomattone, il paese di cui voi siete i parassiti, rappresentano unpassato che già era antico quando Maometto ebbe la brillan-te idea di autoproclamarsi profeta. Pretendete il rispetto chevoi stessi negate al suolo che vi ha accolto come figli, pre-tendete di avere il voto per essere padroni delle nostre terreinsieme a noi. Pretendete la nostra fiducia, mentre molti deivostri connazionali vengono nei nostri paesi a spacciare dro-ga e a organizzare attentati, pretendete che con i nostri soldilo stato vi costruisca moschee e spazi in cui possiate riunirvi

89

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 89

Page 90: La verità nella vittoria

senza che nessuno vi disturbi, perché, poverini, dovete esse-re accolti come degli ospiti qualunque, dovete avere tutte lecomodità e tutti i diritti di qualsiasi cittadino italiano. Ma per-ché pretendete tutto questo?Perché vi accorgete che la nostraè una cultura superiore, che da la possibilità a chiunque dipoter vivere in pace e allora ne approfittate e diventate paras-siti del nostro lavoro, delle nostre leggi e delle nostre fatiche!Eppure, nonostante ciò che avete ricevuto dai paesi dell’occi-dente, continuate a fregarvene di tutti coloro che, nasconden-dosi dietro alla vostra religione, massacrano la nostra gentecon le loro bombe. Se questo è il mussulmano allora non sietemigliori del peggior terrorista. Siete solo più furbi e, quindipiù pericolosi!»

«Sei solo uno stupido infedele!» urlò Alaramet. Dany lo guardò fisso negli occhi. L’imam aveva lo sguar-

do infuocato, il suo orgoglio era stato ferito dalle parole cheerano appena state pronunciate. Dany, invece, lo guardò conocchi tristi. Si rese conto che Alaramet era uno come ce n’e-rano milioni nel suo paese. L’Italia era assediata da gente chenon aveva nessun interesse per lei. Questo era peggio di qual-siasi pugnalata per il nostro patriota.

«E pretendete di insegnarci quello in cui è giusto credere.»Ribattè Dany, calmo, quasi sottovoce. Poi abbassò lo sguardoe scosse il capo, sconsolato.

«Io sono un italiano» riprese «e voi siete un male per ilmio paese. Questa non è la mia guerra. Non sono un politicoe nemmeno uno studioso. Il fatto che io abbia a cuore l’Italia,la tradizione, il passato, i costumi, le abitudini dei miei com-patrioti, dei miei antenati, non importa a nessuno. Mi sonovergoganato spesso di essere un italiano, perché l’idea chefacciamo arrivare alle altre nazioni è quella di un popolo

90

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 90

Page 91: La verità nella vittoria

spento, senza ideali, senza amor proprio, disposto a venderela propria madre per un’altra mezz’ora di felicità. Gli italianinon sanno difendere il proprio paese, permettono a chiunquedi inserirsi nella nostra vita e lasciano che la nostra cultura simescoli a quella di popoli che nascono a migliaia di chilome-tri di distanza da noi. Ma l’amore per casa mia è troppo gran-de e sebbene troppi miei fratelli non abbiano il coraggio perdifendere la nostra nutrice, non posso fare a meno di amarliin onore di quella terra che ha sopportato il mio e il loro peso.Voi siete una minaccia per tutto questo. Tra cinquant’anni l’I-talia si sarà trasformata e a Bergamo, camminando per lestrade, non si sentirà parlare il mio dialetto, con tutte le suesfumature di significato e di accento, ma lo slavo, o l’arabo;a Firenze il toscano sarà solo un ricordo, confuso con linguestraniere dell’est e del sud e del nord e di tutto il resto delmondo. Non odio arabi, marocchini, rumeni, polacchi o giap-ponesi, ma non posso sopportare la minaccia che essi rappre-sentano per ciò che io chiamo “casa”. Ho già chiesto perdo-no a Dio, lo stesso che voi chiamate Allah, per le mie cattiveazioni, ma mi sento disposto a rischiare l’inferno pur di sal-vare quello che resta della mia Italia.»

«Io non credo che culture straniere rappresentino una mi-naccia per il tuo paese. Le persone si scambiano idee e opi-nioni, in questo modo si cresce come singoli e come popolo. L’i-dentità della tua terra non è ferma nel passato, ma tuttora inevoluzione. Tutto ciò che la influenza e la trasforma non è unmale, ma un bene, perché la arricchisce di nuove varianti.»

Bani tentò di calmare il fuoco che si era acceso nel pro-fondo di Dany. Quando parlava del suo paese gli succedevasempre. Si accendeva, i suoi occhi scintillavano e il suo pettosi gonfiava di orgoglio e tenerezza.

91

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 91

Page 92: La verità nella vittoria

«Ciò che sta avvenendo non è una semplice trasformazio-ne. Le culture che lasciano la loro firma nella mia sono trop-pe e troppo diverse. In questo modo l’Italia non saprà più co-sa le appartiene e cosa, invece, proviene da altro, da qualco-sa di diverso da lei.» La voce di Dany era profonda, sembra-va non provenire più dalla gola, ma dal cuore. Le parole usci-vano dalla sua bocca esplosive, martellanti, veloci, ma allostesso tempo ferme e chiare.

Bani comprese che quel ragazzo provava un amore vero,profondo, per la propria patria e decise di lasciar perdere ladiscussione. Cambiò discorso dicendo:

«Tu sei un uomo buono, capace di amore profondo e vero.Le tue parole ne sono la chiara dimostrazione. Allora perchécerchi vendetta?Perché lasci che l’odio che provi per i terro-risti soffochi l’amore che provi per la tua vita?»

Dany rimase fermo, col mento abbassato sul petto, inca-pace di rispondere. Aprì la bocca per parlare, ma la domandadi Bani non ottenne risposta.

«Ora ho da fare, se avete bisogno di andare in bagno dite-lo ora, altrimenti ci andrete domani mattina.» Dany li lasciòuscire dalla stanza per andare ai servizi controllandone atten-tamente ogni mossa, poi li richiuse nella loro cella e uscì dallabaita.

Erano le 22 e tre quarti del 24 luglio, la luna nuova per-metteva alle stelle di rifulgere in tutto il loro splendore. Nonc’era neanche l’ombra di una nuvola sopra la testa di Danyche camminava sui sentieri tanto conosciuti e amati. Ma luinon ci fece caso. Camminò per tutta la notte tra la baita, lavetta e le altre mete di quelle montagne: laghi, strapiombi,boschi e prati. Camminò senza avere il tempo di fermarsi, co-me faceva di solito, per ammirare un fiore, o la forma strana

92

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 92

Page 93: La verità nella vittoria

di una roccia, o il panorama notturno. Non si bloccò per a-scoltare il rumore che facevano volpi e marmotte, lepri e ca-prioli. Camminò immerso nei suoi pensieri, come se il mondointorno a lui non esistesse più.

Qualcosa, nel momento del rapimento, era cambiato. Que-sto era chiaro, perché altrimenti Dany non sarebbe stato cosìcombattuto sul da farsi. Aveva due idee opposte che gli ron-zavano nella testa:la prima era quella di continuare come pre-visto, alla faccia dei sentimenti e dell’umanità che aveva scel-to un momento così delicato e inopporuno per riaffiorare;laseconda, invece, era modificare il piano in modo da non faredel male ai due ostaggi. Il problema, infatti, erano proprio lo-ro. Il piano prevedeva di ucciderne uno per ogni ostaggio oc-cidentale morto. Uno dei nostri, uno dei loro, semplice e lo-gico. Ma dopo due giorni di avventura Dany aveva compresodi non essere disposto a macchiarsi di un crimine così vigliac-co. Non voleva uccidere nessuno, non voleva fare del male aidue ostaggi.

Quando aveva rassicurato i due islamici sulla loro sorteaveva mentito. Pensava che li avrebbe ammazzati senza pietà,allora. Rassicurarli era solo un modo per tenerli buoni. Ora,invece, a distanza di poche ore, la fermezza di Dany, e con es-sa l’intero piano, era andata in frantumi. Non avrebbe com-piute le stesse sporche azioni dei suoi nemici.

Abbiamo già detto che il fatto di trovarsi di fronte a dellepersone non più immaginarie aveva intaccato la corazza di o-dio che stringeva il cuore di Dany, ma questo non bastava perspiegare quel senso di colpa che attanagliava ferocemente ilnostro ragazzo ogni qual volta apriva la porta della stanzaaffrescata. Il suo cuore era sull’orlo di un’esplosione, c’eraqualcosa che spingeva per uscire e Dany non avrebbe potuto

93

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 93

Page 94: La verità nella vittoria

resistere a lungo. Non possiamo essere quello che non siamo,si può fingere, questo è vero, ma la nostra natura avrà sempreil sopravvento prima o poi. Così la natura di Dany stava perriemergere. Il suo ottimismo, la sua gioia di vivere, il suoamore per la vita, stavano lasciando le profondità in cui eranostati spinti dall’odio.

“In fondo” pensò “ho ancora i due ostaggi, il mio proget-to può continuare, anche se dovrò inventarmi qualcosa dinuovo.”

Era uscito dalla baita a testa bassa, sconsolato e delusodalla vita. Era tornato saltellando come cappuccetto rossosulla strada che lo porta dalla nonna, con quella placida sen-sazione di chi sa che va tutto bene, che “comunque vada saràun successo”.

L’alba stava colorando la cima della montagna, la grandecroce di metallo rispecchiava il rosa intenso del sole nascen-te e gli uccelli più mattinieri iniziavano a salmodiare i lororichiami. Mentre Dany si risvegliava dal letargo di odio in cuiera rimasto per più di un anno, la sua montagna gli dava ilbuongiorno, lo accoglieva a braccia aperte come un figliolprodigo. Entrò in casa e si mise sulla poltrona. Si addormen-tò senza rendersi conto di essere stanco morto.

Il suo sonno fu accompagnato da un sogno che gli sugge-rì una soluzione. Si trovava lì, nella sua baita, con i suoi ostag-gi, anche se Bani e Alaramet non erano più ostaggi. Avevanodeciso di loro spontanea volontà di rimanere con Dany. Ilcomputer stava trasmettendo un filmato con l’esecuzione diAlaramet e tutti e tre lo guardavano, sorridendo come vecchiamici, mentre Lucky sonnecchiava sull’ingresso, alzando latesta di tanto in tanto, disturbato dalle risate più fragorose.

Il sole era già alto quando Dany si svegliò, folgorato dal-

94

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 94

Page 95: La verità nella vittoria

l’idea che quel sogno gli aveva suggerito. Svegliò i due isla-mici, agitato, lasciò che usassero il bagno e che mangiasseroqualcosa, poi li richiuse nella stanza. Accese il computer escoprì che i terroristi avevano lanciato un altro filmato in cuichiedevano il ritiro delle truppe italiane, spagnole e inglesi incambio della liberazione dei quattro ostaggi. Avevano ordi-nato, inoltre, all’autore del video con i due islamici, di nonostacolare la volontà di Allah. Dany spense il portatile e lolasciò sul tavolo, ordinò a Lucky di stare di guardia alla portadella stanza dei due mussulmani e uscì, sbattendosi la portaalle spalle. I due islamici, spaesati come non mai per il com-portamento agitato, ansioso e infantile di Dany, sentirono legomme della jeep sgommare sulla ghiaia e allontanarsi versovalle.

95

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 95

Page 96: La verità nella vittoria

CAPITOLO 10

Dany frugò nella sua vecchia stanza, come se stesse ru-bando e avesse paura che da un momento all’altro arrivasse ilpadrone di casa. In cinque minuti rivoltò il letto, svuotò l’ar-madio, tolse i cassetti dalle loro sedi e raccolse tutti i cd coni programmi che aveva usato quando era nell’esercito. Eranoprogrammi segreti e lui li aveva avuti solo in qualità di tecni-co informatico della squadra speciale Vasco. Li aveva custo-diti bene, avvolti in leggeri panni di cotone, li aveva nascostiin tutta la stanza nei posti più impensabili e ora stava cercan-do di ricordare tutti i nascondigli. Qualcuno era appiccicatodietro al cassetto, altri erano nel materasso, alcuni ancora era-no infilati tra il lampadario e il soffitto. Dovette frugare perun sacco di tempo prima di trovare tutto quello che stava cer-cando. In realtà il programma di cui aveva bisogno era sol-tanto uno, ma aveva bisogno di tre compact-disc per farlofunzionare. Era un sistema che aveva inventato lui, quandoera nella Vasco:prima di rendere attivo il programma serviva-no i tre cd che immettevano nel computer i tre codici di ac-cesso al quarto compact. Quando trovò i tre codici e il pro-gramma scappò, proprio come era entrato, ossia come un la-dro. Salì in macchina e partì a tavoletta per il suo personalerifugio. Correndo sulla strada si rese conto che era da più diun mese che non vedeva nessuno dei suoi amici, che non si

96

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 96

Page 97: La verità nella vittoria

fermava in uno dei suoi vecchi bar a bere una birra in com-pagnia. Ma non aveva tempo da perdere, il pensiero del suopassato fu più breve di un lampo. Tornò a concentrarsi sullaguida e in poche decine di minuti fu di nuovo alla baita. Ar-restò il motore ed entrò in casa. Lucky dormiva sull’usciodella cella, mentre al di là di questo si sentivano i due uomi-ni parlare. Entrò con loro, frenetico, e prima che questi potes-sero rendersi conto della sua presenza cominciò a parlare.

«Sono un ex soldato, combattevo in Iraq fino all’anno scor-so, quando ho lasciato l’esercito. Facevo parte di una squadraspeciale di 61 uomini specializzata in sabotaggio e informati-ca militare. L’anno scorso, durante la mia ultima operazione,siamo stati attaccati da due gruppi di soldati iracheni. 53 deimiei compagni sono stati uccisi, decapitati e bruciati. Io misono salvato per non so quale miracolo e il giorno dopo,insieme a una pattuglia di soldati sono tornato sul posto del-l’imboscata e lo spettacolo che gli Iracheni avevano prepara-to per noi era terribile. Da allora ho odiato loro e tutta la genteche mi ricordasse quelle terre, quella gente. Mi sono giuratodi vendicare la morte così atroce dei miei compagni e oraeccomi qui, con voi due, a cercare di umiliare i vostri estre-misti e di liberare degli innocenti. Avrei dovuto uccidervi segli ingegneri rapiti non fossero stati liberati, ma io non sonocome loro, non sono riuscito ad ignorare la vostra umanità.Ora vi lascerò la possibilità di tornare a casa, se vorrete, maprima vi chiederò un favore:aiutatemi. Se volete aiutarmi aliberare quei quattro dovete rimanere qui. Simuleremo l’ese-cuzione di uno di voi con un programma per gli effetti spe-ciali e minacceremo di uccidere anche l’altro se gli ingegne-ri non verranno liberati, ma dovrete restare qui per un pò, lon-tani da tutto e da tutti. Se invece non avete intenzione di aiu-

97

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 97

Page 98: La verità nella vittoria

tarmi potete andarvene subito, vi indicherò la strada per tor-nare a casa.»

Così dicendo aprì la porta che dava nell’altra stanza e siscansò, dando libera uscita a chi avesse voluto andarsene. A-laramet lo guardò per qualche istante negli occhi, incredulo.Quello che stava accadendo non gli sembrava reale, era unsogno, una visione. Non credeva possibile che il loro rapito-re si potesse comportare così. Bani, invece, guardava Danycon occhi diversi: aveva intuito fin dall’inizio l’animo buonoche si nascondeva in quel ragazzo e le sue parole erano l’en-nesima conferma di ciò che Alaramet non poteva credere. A-vevano parlato a lungo, nelle giornate passate rinchiusi nellaloro stanza, di Dany. Alaramet era convinto che si trattassesemplicemente di un mezzo pazzo con delle tendenze allaviolenza. Bani, invece, era convinto della sua bontà. Era certoche Dany si comportasse così soltanto in conseguenza di unoschock, che il suo animo fosse giusto, in fondo.

Nessuno dei due cambiò opinione sul conto di Dany e nes-suno ruppe il silenzio per alcuni secondi. La scena restò im-mobile, come se il tempo, anch’esso incredulo, si fosse fer-mato per riflettere. Bani fu il primo a trovare qualcosa da dire

«Perché dovremmo fidarci di te? E perché aiutarti?»«Dovete aiutarmi perché potremmo salvare delle vite in-

nocenti, perché avrete la possibilità di dimostrare che non tut-ti i mussulmani sono come i nemici dell’umanità che combat-to. E per quanto riguarda la fiducia posso capire. Non ho nes-suna garanzia da offrirvi, solo la mia parola.»

«La parola di un pazzo!» Disse Alaramet «Andiamocenedi qui Bani, prima che questo matto cambi di nuovo idea!»Così dicendo uscì dalla stanza e poi lasciò anche la baita. Ba-ni, invece, decise di fidarsi e di aiutare Dany. Quest’ultimo,

98

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 98

Page 99: La verità nella vittoria

infine, guardò prima l’Imam che se ne andava e poi si giròverso il dotto che se ne restò lì, impalato, contraccambiandolo sguardo.

«Vattene via, ha ragione. Sono solo un povero pazzo. Do-vete soltanto seguire la strada sterrata per arrivare in paese,poi da lì prenderete un pullman che vi porterà fino a Bergamoe infine il treno per Varese. Perdonatemi, se potete.»

«Io resto, voglio aiutarti. Sei un uomo buono, l’ho capitofin dall’inizio.»

«Non serve che resti. Quando Alaramet sarà tornato a casaparlerà di tutto quello che ho fatto e detto. Verranno a cercar-mi e mi porteranno in prigione.»

«Alaramet tornerà. Lui ti assomiglia, è impulsivo, passio-nale, ma in fondo è buono. Proprio come te. Vedrai che tor-nerà e ci aiuterà.»

«Perché mai dovrebbe tornare?! L’ho rapito, rinchiuso inuna cella, minacciato e picchiato. Dovrebbe essere più pazzodi me per tornare!»

«Perché è buono, te l’ho detto. Si fermerà a pensare a ciòche vuoi fare e deciderà di aiutarti.»

«Se ne sei così convinto aspetteremo fino a domattina, mapoi me ne andrò, prima che vengano a prendermi.» Uscì dallastanza lasciando Bani immobile a rendersi conto della sua li-bertà riconquistata. Poco dopo si riaffacciò e, mentre il dottosi stava voltando per guardare fuori dalla finestra, ormai abi-tuato a non poter uscire, ringraziò, prima di sparire di nuovoal di là del muro e andare a coricarsi nel suo letto sul soppalco.

Dany non dormì. In pochi istanti tutto era cambiato, in unlasso di tempo lungo quanto un sogno aveva rivoluzionato ilpiano. Aveva scambiato mesi e mesi di riflessioni, preparati-vi, calcoli e controlli con una mezz’ora di buonsenso e di otti-

99

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 99

Page 100: La verità nella vittoria

mismo. In quella mezz’ora aveva rovinato tutto, si sarebbereso ridicolo di fronte a tutto il mondo, avrebbe dovuto scap-pare da polizia e carabinieri che sarebbero stati inevitabil-mente sulle sue tracce e, prima o poi, l’avrebbero acchiappa-to. Ma soprattutto aveva fallito. Tutti i suoi propositi di ven-detta e di giustizia erano stati spazzati via, come foglie neltemporale.

Forse Alaramet aveva veramente ragione. Anche primadella strage che gli aveva rovinato la vita aveva sempre avutodifficoltà nelle scelte, nelle decisioni più importanti. A secon-da dell’umore sceglieva la strada e poi cambiava idea e la ri-cambiava ancora, ma il suo problema si era espanso dopo lamorte dei suoi compagni. Se prima cambiava idea riguardo alda farsi nell’arco di qualche settimana, ora bastavano soltan-to poche ore.

Si girò e rigirò nel letto, sperando che Alaramet tornasse,come aveva previsto Bani, ma il mattino sopraggiunse allasvelta e non portò con sé nessuna novità. Aveva deciso diandarsene e se n’era andato.

“Almeno lui ha una sua coerenza ed è convinto dell sueazioni.” pensava Dany mentre metteva nello zaino viveri emunizioni per fuggire tra le montagne. Non sapeva per quan-to tempo avrebbe dovuto scappare, così si caricò di munizio-ni, in modo da poter cacciare per un bel pò di giorni. L’acquanon sarebbe stata un problema: tra le montagne c’erano laghi,sorgenti e vallate. Senza parlare della neve perenne che si na-scondeva nei crepacci. La nostalgia lo afferrò ancora primadella partenza. Aveva nostalgia del suo passato, della vita fe-lice che aveva rovinato inseguendo una vendetta assurda eimpossibile. Oramai, comunque, era troppo tardi per tornareindietro. I suoi crimini l’avrebbero fatto rimanere in galera

100

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 100

Page 101: La verità nella vittoria

per un paio d’anni, forse di più, ma non era la prigione che lospaventava e lo spingeva alla fuga. Dany scappava dal mon-do, dalla gente. Si sentiva estraneo alla società, diverso datutti gli altri e incapace di comportarsi come loro. E poi teme-va il giudizio che i suoi amici, la sua piccolina e i suoi geni-tori avrebbero avuto di lui dopo il completo fallimento dellasua missione.

Nemmeno Bani, durante la notte, aveva chiuso occhio. Erarimasto sveglio tutto il tempo aspettando il suo amico, inansia per Dany. Erano rimasti svegli senza dirsi una parola,anche se conoscevano i loro rispettivi pensieri, ognuno nellasua stanza, sdraiato sul proprio letto con le orecchie e tutti isensi tesi per captare ogni minimo segnale che potesse signi-ficare quello che entrambi speravano. Non arrivò nessun se-gnale e tantomeno arrivò l’Imam, così Dany, nonostante i ten-tativi di dissuasione del dotto, decise di scappare e nascon-dersi nei boschi per un po’, finchè le acque non si fossero cal-mate, anche se sapeva che questo avrebbe determinato un au-mento della pena che, prima o poi, ne era convinto, avrebbedovuto scontare. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire echissà? Non trovandolo per qualche settimana avrebbero an-che potuto smettere di cercarlo, avrebbero potuto crederlomorto o chissachè. Sarebbe potuto succedere di tutto e lui,ora, doveva solo guadagnare più tempo possibile.

Salutò Bani, si scusò ancora con lui per quello che avevafatto e cominciò a camminare con lo zaino colmo sulle spal-le verso i laghi che tempestavano quelle montagne. Dal lagodel Capraio avrebbe poi scelto la direzione della sua fuga,con tutte le possibili alternative che da lì gli si paravano da-vanti agli occhi. Avrebbe potuto scendere a valle o salire an-cora e attraversare altre montagne. In pochi minuti l’islamico

101

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 101

Page 102: La verità nella vittoria

rimase completamente solo. Il fidato cane aveva seguito ilpadrone nella sua lenta fuga e ora anche le spalle di Dany chesi muovevano al ritmo dei passi non si vedevano più, spariteal di là del costone.

Bani non voleva abbandonare così quel luogo, poiché lasua convinzione non si era affievolita. Pensava che Alarametsarebbe tornato, ne era sicuro con tutto se stesso. Rientrò e silasciò cadere sulla poltrona. Aspettò minuti che diventaronorapidamente ore, ma dell’Imam non vide nemmeno l’ombra.Se ne era andato, proprio come se ne era andato anche Dany.Non aveva più senso rimanere lì ad aspettare, così decise chesarebbe partito anche lui. La sera, però, era ormai alle porte enon voleva rischiare di perdersi nella notte. Il suo passo eralento per via dell’età avanzata, senza contare che non avevamai visto quelle montagne e non sapeva quanta strada avreb-be dovuto percorrere. Così rimase per la notte. Sarebbe parti-to l’indomani. L’alba arrivò alla svelta e anche il sottile velodi speranza che sopravviveva nel cuore del dotto spirò. Nes-suno era tornato, così, con una borraccia a tracolla, si avviògiù per la strada sterrata, desolato e stanco.

Nel frattempo Dany, che aveva passato la notte fuori, sullariva del lago avvolto nel sacco a pelo, camminava tra l’erba ei fiori , piegato sotto il peso dello zaino e, forse più di questo,sotto il peso del senso di colpa. Aveva trascorso tutta la nottea pensare, non aveva chiuso occhio e si sentiva sfinito, scon-fitto. Tra le mani stringeva una custodia di plastica trasparen-te con dentro un compact disc. Il suo volto era il dolore, lasofferenza, anche se le lacrime dovevano ancora rompere gliargini. Aveva gli occhi lucidi, gonfi e la sua voce risuonava erimbalzava tra una roccia e l’altra mentre malediceva il mon-do, se stesso e la sua vita. Si fermò, guardò il lago del Capraio

102

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 102

Page 103: La verità nella vittoria

e poi il cd. Le lacrime stavano per strabordare, lanciò un urlodi sconforto mentre gettava il cd il più lontano possibile, sullasuperficie quasi immobile dell’acqua. Si accasciò sul prato,senza più sapere cosa maledire. Lasciò cadere lo zaino dallespalle e ne estrasse il portatile, scrisse il messaggio, scossodai singhiozzi e lo inviò. Poi si alzò urlando, frenetico, e gettòanche il computer nel lago. Rimase a guardarlo volare. Sem-brava felice e spensierato. Sembrava che volare fosse lo sco-po per cui era stato creato. Atterrò piatto sull’acqua e primadi affondare ebbe la forza di restare su, come per abituarsi alfreddo liquido che stava per chiuderglisi intorno. Sparì.

Dany riprese lo zaino e si incamminò verso il passo delCervo, con le guance colorate e bagnate, per riprendere la suafuga.

La televisione mandò in onda il suo messaggio, mentre ilcd con il video della decapitazione di Alaramet, creato quellastessa notte con il programma per gli effetti speciali esclusi-vo della Vasco, resisteva sulla superficie dell’acqua, testardonel suo non voler affondare, coccolato dalle onde quasi iper-cettibili del lago.

“La vittoria è di chi la persegue con più ardore. Il vincito-re sarà colui che, animato dalla forza della giustizia, sapràcontinuare ancora e ancora, fino a quando anche la storia do-vrà inchinarsi alle sue ragioni.

Il terrore non risulterà vincitore perché l’odio che rappre-senta è un motore troppo debole e fragile rispetto ai motoridella giustizia e della libertà che animano i vostri nemici.

Bani e Alaramet vengono liberati, poichè il loro sangue, seversato inutilmente, sarebbe stato nuovo carburante per il vo-stro odio, così voi vi spegnerete insieme al vostro rancore e la

103

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 103

Page 104: La verità nella vittoria

storia vi ricorderà soltanto come codardi assassini e sangui-nari privi di etica e di veri ideali. Tutte le vostre rappresaglienon saranno altro, per noi, che nuovi incentivi al coraggio ealla libertà.

I codardi fuggono di fronte alla paura e al terrore e voipensate che, di fronte alle vostre bombe, fuggiremo comecodardi!Stupidi fanatici… I coraggosi affrontano le propriepaure, per eliminarne la fonte e voi sarete costretti a deporrele vostre armi insanguinate sulle tombe delle vostre vittimeinnocenti, perché la morte non fermerà lo spirito di coloroche avete ingiustamente privato della vita. Dovrete combatte-re contro uomini e angeli, alleati e uniti per sconfiggere il ma-le del vostro cuore.

La vostra falsa fede non vi salverà, la vostra santa guerrasarà la vostra stessa rovina e la vostra fine sarà la medesimadi chiunque vorrà ostacolare la libertà e la pace che i vostrinemici rappresentano.”

Gli apocalittici

104

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 104

Page 105: La verità nella vittoria

CONCLUSIONE

Dany vagò tra le montagne per il resto dell’estate. Qual-cuno, tra i molti che percorsero in quei mesi i sentieri dellazona, lo vide. Nessuno, però, ebbe il tempo o la posibilità diparlare con lui. Non appena si rendeva conto di avere ospiti(ormai considerava le montagne come vera e propria casa)spariva in qualche buco che solo lui conosceva. Vivere nellanatura lo rendeva felice. Anche se tutte le comodità a cui erasempre stato abituato, anche nell’esercito, gli mancavano. Maaddormentarsi guardando le stelle e respirando l’aria fresca epura delle montagne lo ripagava di tutte le sofferenze e lemancanze. O quasi.

C’era un pensiero che non gli dava pace, un’assenza bendiversa da quelle pressoché insignificanti del telefono, dellatelevisione o di qualunque altra cosa presente in ogni casa.

Dany amava ancora la sua piccolina e ogni giorno se nerendeva conto. Ogni giorno di più. Lei era il suo pensiero ri-corrente, lei era la persona con cui avrebbe voluto riallaccia-re i rapporti, lei l’unico essere umano a cui avrebbe volutochiedere un’altra possibilità.

Alla fine dell’estate le persone che battevano quei sentieridiminuivano come la lunghezza delle giornate. Dany, col pas-sare dei giorni si sentì sempre più tranquillo. La polizia l’a-veva cercato tra le montagne, aveva chiesto ai turisti di lui,

105

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 105

Page 106: La verità nella vittoria

106

aveva seguito le sue tracce, ma non l’aveva scovato. Era statobravo. Così, anche la polizia, aveva piano piano abbandona-to le montagne, i sentieri, i prati e le vallate, lasciando al no-stro mediocre eroe la possibilità di tornare a vivere in pace, intranquillità, per quanto gli fosse possibile.

L’estate lasciò il posto a un autunno molto piovoso, a uninverno freddo e rigido, poi alla primavera e infine tornò lacalda e rassicurante estate. Nessuno vide più quell’uomo af-facciarsi da dietro una roccia per scomparire subito dopo inqualche grotta sotterranea. Nessuno ebbe più sue notizie, nes-suno conosce la sua storia da qui in poi e nessuno potrà mairaccontarla. Così la sua vita passò di qui, silenziosa, senza la-sciare segni visibili, perché la natura, il mondo, vanno avan-ti, non si fermano mai a piangere la scomparsa di qualcosa odi qualcuno, come è giusto che sia. Tra queste montagne, traquesti alberi e questi prati infiniti si sente ancora il profumodi una vita che si è nutrita delle lacrime e del sangue di Dany.

E allora, forse, lui è ancora qui, nell’aria, nell’atmosfera,nel rumore del vento tra le foglie, nel fruscio dell’acqua chescende a valle, nell’erba e nel tronco degli alberi.

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 106

Page 107: La verità nella vittoria

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 107

Page 108: La verità nella vittoria

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 108

Page 109: La verità nella vittoria

INDICE

Introduzione pag. 9

Capitolo 1 pag. 13

Capitolo 2 pag. 22

Capitolo 3 pag. 32

Capitolo 4 pag. 39

Capitolo 5 pag. 46

Capitolo 6 pag. 57

Capitolo 7 pag. 69

Capitolo 8 pag. 79

Capitolo 9 pag. 88

Capitolo 10 pag. 96

Conclusione pag. 105

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 109

Page 110: La verità nella vittoria

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 110

Page 111: La verità nella vittoria

NOTE BIOGRAFICHE

DANIELE CAVAGNA, autore di questo suo primo romanzo,nasce a Bergamo in un pomeriggio di fine primavera di ven-tidue anni fa: il 18 giugno del 1983.Da allora vive in un tranquillo paese dalla vocazione turisticatra le montagne delle valli bergamasche, Oltre il Colle, doveil cielo limpido, la natura e le vette innevate per buona partedell’anno, lo spingono alla riflessione e, spesso e volentieri,alla scrittura.Studia arte, letteratura e spettacolo all’università di Bergamo,dove ha imparato e impara tutt’ora, ad apprezzare pratica-mente ogni forma di espressione dell’arte, dalla musica allapoesia, dalla pittura al teatro.

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 111

Page 112: La verità nella vittoria

Finito di stampare nel mese di maggio 2005

presso Copy Card Center srl - San Donato (Mi)

impa 28-04-2005 16:06 Pagina 112