La tv delle ragazze

10

description

Elle, novembre 2013

Transcript of La tv delle ragazze

130 E l l e n o v e m b r e 2 0 1 3

Da sinistra, in senso orario. L’attrice Franca Valeri. La ballerina Heather Parisi. Le centraliniste di Portobello. La giornalista Angela Buttiglione. Le presentatrici Nicoletta Orsomando e Mariolina Cannuli. A destra. La showgirl Lorella Cuccarini.

A sinistra. La showgirl Alba Parietti. A destra, in alto. Le giornaliste Cristina Parodi e Cesara Buonamici. La “signorina buonasera” Marisa Borroni. Le ragazze di Drive In.

All’inizio c’erano le “signorine buonasera”, oggi Anna Maria Tarantola è presidente Rai. Lativùitaliana è sempre più rosa. Abbiamo chiesto a 21 donne di successo del piccolo schermo come ce l’hanno fatta: il percorso, gli errori, i segreti. E i consigli per le più giovanid i Pao l a Ca s e l l a e Mo n i Ca P i CC i n i

speciale

ragazzeLaTVdelle

1980

1967

1986

1977

19671981

1992

1992

1984

Far

ab

oLa

/aLi

na

ri/

oLy

co

m

E l l e n o v e m b r e 2 0 1 3 131

Da sinistra, in basso, in senso orario. La giornalista Bianca Maria Piccinino. La presentatrice Maria Giovanna Elmi. Raffaella Carrà con Mina. Le sorelle Kessler.

Per molto tempo parlare delle donne nella tv italiana ha significato passare da un vezzeggiativo all’altro

nel descrivere figure decorative, vallette sorridenti ma senza diritto di parola, “signorine buonasera” dal volto sereno e rassicurante, soubrette incaricate di portare come si deve la minigonna, quando andava bene speaker che lanciavano i servizi dei notiziari senza troppi commenti. Non è stato facile rompere il tetto di cristallo, imporsi come professioniste, manager e artiste in un mondo lavorativo per tradizione molto maschile, strette tra i dirigenti del servizio pubblico legati al mondo della politica e i tycoon della tv com-merciale, che sul mito della mascolinità hanno costruito i loro imperi. Poi però qualcosa è lentamente cambiato. Oggi Anna Maria Tarantola è il presidente della Rai, Marinella Soldi è l’amministratrice delegata del terzo gruppo tv italiano (Discovery), Sarah Varetto e Monica Maggioni sono al comando dei più importanti canali all news della nostra tv, solo per citare alcuni dei ruoli più in vista.

C’è voluto un lungo viaggio, una piccola rivoluzione parallela ai cambiamenti della società italiana, se pen-siamo che alla fine degli anni ’60 in Rai erano solo due le donne alle news, Bianca Maria Piccinino (la prima speaker donna del Tg1), e Angela Buttiglione, arrivata nel 1969. E che, prima di loro, le figure femminili più importanti in Rai erano state icone come Fulvia Colom-bo (la prima candida annunciatrice), Edy Campagnoli e Sabina Ciuffini (le mitiche vallette di Mike Bongiorno).

Poi sono arrivati gli anni ’80 e con loro la tv com-merciale, emblema di una cultura del consumo sospesa tra sogno e disprezzo, che si portava dietro un immagi-nario femminile tutto lustrini e paillettes. È nato allora il “peccato originale” della tv italiana, la rappresen-

tazione all’eccesso di una donna sempre poco vestita e poco pensante. Da lì in avanti è stato tutto un ten-tativo di scrollarsi di dosso quell’immaginario, ancora

oggi al centro di accese discussioni, non tutte prive di banalità e luoghi comuni. Ci ha provato un programma bandiera come La tv delle ragazze. Era il 1988 e su Raitre, per ironizzare sulle donne, sulla tv e i suoi cliché si costruiva un canale ideale tutto rosa.

Qualcosa stava cambiando anche sul fronte commer-ciale, e nel 1992 Cesara Buonamici e Cristina Parodi sono diventate i volti di rappresentanza del Tg5, giornaliste impegnate a controbilanciare le ninfette di Non è la Rai.

Negli ultimi anni, le donne televisive di potere sono diventate molte e hanno stili (di comando, d’intendere il proprio lavoro) molto diversi. Intorno a loro sono nate molte aspettative: sapranno cambiare l’immagine della nostra tv, soprattutto quella generalista? S’inventeranno contenuti e programmi meno inclini al “velinismo”? In-giusto però pensare che possano farcela da sole. Perché questi compiti non spettano solo a loro.

Cecilia Penati (docente di Linguaggi della Radio e della Televisione all’Università Cattolica di Milano)

A destra. Edy Campagnoli,

valletta di Mike Bongiorno. A lato.

Il programma satirico di Raitre La

tv delle ragazze.

1969

1956

1959

1974

19881990

1953

1956

132 E l l e n o v e m b r e 2 0 1 3

elle speciale

mil

es

to

ne

- o

ly

co

m

«Davvero vedete qualche cambiamento? Al momento

io no. Le quoterosa anche in tv sono un male necessario, ma comunque

un male. C’è chi dice scherzando che

raggiungeremo la parità quando nelle stanze dei bottoni ci saranno tante

donne incapaci quanti sono gli uomini che ora ci comandano, ma

io preferisco vederla in positivo. Ovvero basta

cretini di qualunque genere»

IlariaDallatanaAmministratrice delegata

della casa di produzione Magnolia (Pechino Express e Piazzapulita). Ha iniziato in mediaset con Giorgio Gori, poi il passaggio di entrambi a magnolia. Dice che accettare il ruo-lo di amministratore delegato è stata una scelta impegnativa: «Sapevo che prendere il posto di un professionista ca-rismatico come Gori non sarebbe stata una passeggiata». Ce l’ha fatta anche grazie alla sua squadra: «mi piaccio-no le persone che si buttano, magari fanno degli errori ma ci provano. nel tempo credo di essere diventata più diplomatica. mi è capitato di pensa-re che se fossi stata un uomo in alcuni momenti sarebbe stato più facile, e ce l’ho messa tutta per non mollare. negli anni ho visto molti più uomini disorien-tati quando bisognava fare una scelta scomoda». Ce.P.

BiancaBerlinguer53 anni, giornalista, è direttrice del Tg3 dal 2009. Sposata al politico Luigi Manconi, ha una figlia.

«C’è ancora una forte difficoltà psicologica e culturale ad accet­tare che una donna prenda l’ultima decisione. Gli uomini neanche sono consapevoli di quanto questa cosa li infastidisca».Hanno meno da dimostrare?

«Godono di un credito di fiducia iniziale. Lilli Gruber è arrivata a quel ruolo con una grande esperienza alle spalle. Un uomo non ha bisogno di tutto quel curriculum». Oggi che cosa cerca nei suoi collaboratori?

«Curiosità e spirito di avventura. È la passione a fare la differen­za. Una volta un telespettatore mi ha mandato una mail che mi ha fatto ridere. Diceva: signora Berlinguer, che ne ha fatto degli uomini della sua redazione, li ha inviati tutti in Afghanistan?». Come motiva la sua squadra? «Sono molto presente, ho un rapporto stretto con tutti. Nel mio ri­cordo i direttori più bravi sono quelli che ci sono sempre». Cosa significa essere leader? «Tenere la testa sulle spalle, non farsi travolgere da emotività o sco­

ramento. Gestire le ansie e le tensioni della redazione». E la gestione della famiglia? «Noi siamo privilegiate: possia­mo permetterci degli aiuti. Ma il rimpianto della mia vita è non aver avuto un secondo figlio». P.C.

MatildeBernabeiÈ presidente della Lux Vide, società produttrice di fiction televisive. Sposata a Gio-vanni Minoli, ha una figlia.

«A 26 anni ero la più giovane donna dirigente industriale in Italia, al gruppo Montedison, e ho passa­to notti insonni: dovevo parlare di chimica in inglese con i manager americani. In quelle riunioni ho portato il mio grande atout: il pen­

siero laterale. Erano tutti economisti e in­gegneri, e io, a partire dalle informazioni che mi davano, tiravo fuori idee migliori delle lo­ro: nelle mie c’era una modalità innovatrice».Che qualità cerca nei collaboratori?

«Quelle doti di fles­sibilità e creatività che si trovano soprattutto nelle donne. Le buone idee lasciano qualcosa nella mente e nel cuore delle persone e trovano un finanziamento, soprattutto se pen­siamo in termini globali. La fiction su Coco Chanel è andata benissimo sia in Usa sia in Francia».Cosa significa essere una leader?

«Vuol dire essere molto prepa­rata, ma sperare sempre che ci sia qualcuno con un’idea migliore della tua. E avere il coraggio di pensare cose che nessuno ha mai pensato». Che mamma è stata?

«Per fortuna non ansiosa, anche perché vengo da una famiglia di 8 figli, e se ce l’abbiamo fatta noi… La cosa fondamentale è dare ai figli la sicurezza di essere amati, e questo mi è venuto naturale. Su un altro versante, sono diventata dirigente prima di mio marito che ha 9 anni più di me: ancora oggi mi chiedo, a livello inconscio, che cosa abbia vo­luto veramente dire per lui». P.C.

“Vivailpensierolaterale”

“Mipiacechisibutta”

“Lapassionefaladifferenza”

Silvia Fumarola (critico tv di La repubblica)

134 E l l e n o v e m b r e 2 0 1 3

elle speciale

mil

es

to

ne

DariaBignardi 52 anni, conduttrice e scrittrice, è sposata con Luca Sofri e ha due figli. Il valore aggiunto dell’essere donna?

«Forse un’empatia particolare col prossimo».L’errore che un uomo non avrebbe fatto al suo posto?

«Lasciare La7 per andare in Rai quando licenziarono l’allora mio direttore di Rete: tipico errore femminile e sentimentale».Quanto è difficile conciliare famiglia e lavoro?

«Difficilissimo, faticosissimo e a tratti molto appagante».Che consigli darebbe a una ragazza che vuo-le fare il suo lavoro?

«Entrare il prima possibile in qualunque re­dazione, anche locale, accettando qualsiasi ruo­lo con abnegazione, senza smettere di studiare, curiosare, lavorando anche gratis o quasi, ascol­tando, sorridendo, divertendosi. E al momento buono proporre un’idea. Se si viene messi alla prova, consiglio di essere perfezionisti e di non mangiare né dormire fino a che non si è sod­disfatti. Bisogna tenere duro per anni. Magari esistono altri modi, ma io non li conosco». P.C.

RobertaEnni53 anni, vi-cedirettrice di Rai Uno per palinsesto e marketing.

Sposata, ha una figlia.Che tipo di donna di potere è?

«Credo di essere una donna di successo: sono due cose diverse. Di­rei che la mia è una “leadership se­duttiva”: provo un gran piacere a la­vorare con gli altri e loro lo sentono. Ho bisogno di convincere chi lavora con me che quello che facciamo va nella direzione giusta. Quando un collaboratore mi dà troppo ragione mi sento un folletto nella schiena...».È stato difficile dividersi tra fami-glia e lavoro?

«Sono una privilegiata: ho una rete famigliare e un marito non comuni. Non abbiamo saputo fem­minilizzare il lavoro nella gestione del tempo, non siamo riuscite a inse­gnare ai colleghi maschi che si può anche evitare la riunione alle sette di sera. Per il resto, credo di fare il mio lavoro “da femmina”».Cosa significa?

«Che ho la capacità di tenere in­sieme tante cose, e non vuol dire solo essere multitasking. La speculazione intellettuale femminile sa guarda­re tante cose da tanti punti di vista; quella maschile è seriale, un passo dopo l’altro. Uso le mie attitudini all’ascolto e all’attenzione verso gli altri, che ti permettono di accorger­ti di talenti e potenzialità nascoste. E uso la cura, la qualità grazie al­la quale le donne hanno mandato avanti per secoli le famiglie e oggi fanno lo stesso con il lavoro». Secondo lei ci sono ancora stereoti-pi femminili penalizzanti in tv?

«Sì, perché l’occupazione femmi­nile è cresciuta nei comparti organiz­zativi, molto meno in quelli ideativi. E invece i contenuti televisivi di suc­cesso oggi hanno valenze femminili: aggregano, generano conversazioni e si mettono in ascolto. Un bravo broa­dcaster oggi sa che non deve colpire un target, in un’ottica molto maschi­le, ma sedurre un’audience, e saperla abbracciare». P.C.

CostanzaEsclapon 48 anni, direttrice della comunicazione e re-lazioni esterne Rai. Ha due figlie.Cosa significa essere una leader?

«È importante dare l’esempio nei comportamenti e nell’impegno. Alla fine è il risultato che conta, non gli esercizi di potere».In che modo motiva la sua squadra?

«Con la meritocrazia. A volte è difficile coniugarla con i mecca­nismi aziendali, ma chi ha un ruolo dirigenziale deve impegnarsi per gratificare chi lavora bene». L’equilibrio famiglia e lavoro?

«Il grande sforzo l’ha fatto la mia famiglia: non mi sono resa conto dei sacrifici che chiedevo loro. Sono sempre stata brava a organizzarmi ma spesso non vedevo le mie figlie neanche nel fine settimana. Stanno venendo su bene, sono stata fortunata. Forse perché sono l’unico esempio di mamma che hanno avuto. Ma oggi sono io che sento di avere sacrificato qualcosa». P.C.

«Finalmente le donne iniziano a occupare ruolidirigenzialiin tv.

Il rischio è che abbraccino canoni e modelli“maschili”. La speranza è che portino il buon senso

tipico delle donne anche nel loro modo di fare tv» Alessandra Comazzi (critica tv della Stampa)

“L’audiencevasedotta”

“Ilsegreto?Lavoraresodo,sempre”

“Puntotuttosulmerito”

136 E l l e n o v e m b r e 2 0 1 3

elle speciale

co

nt

ra

st

o

«Dai tempi della vallettamuta della

Rai anni ’50, una specie di decorazione per il

conduttore, le cose sono molto cambiate. Anche grazie al passaggio al

digitale e a un mercato tv più aperto: più canali

femminili, più manager donne. Se e quanto queste nuove maestranze “rosa” hanno cambiato il modo di fare i programmi, è

ancora difficile da dire» Aldo Grasso (critico tv del Corriere della sera)

CinziaThTorrini59 anni, è regista cinematografica e televisiva. È fidan-zata con l’attore tedesco Ralph Palka.Un buon leader è...?

«Leader si nasce. Ho imparato a dare ordini senza alzare la voce. Nei primi 30 minuti del primo giorno di riprese ti giochi la stima della troupe».Ha sacrificato la vita privata?

«In passato a ogni regia mi per­devo un fidanzato e non ho fatto figli perché, vista la mia attitudine a dedicarmi a ogni attività in modo totale, avrei dovuto rinunciare a re­alizzarmi come regista, e se non ho la possibilità di esprimermi creati­vamente entro in depressione». Ci sono ancora stereotipi femminili

penalizzanti in tv?«Sì, ma in Rai finalmente

stanno arrivando molte diri­genti e produttrici». P.C.

MariaLatella56 anni, giornalista e conduttrice televisiva de L’intervista su Sky Tg24. Sposata, ha una figlia.Il suo modello?

«Barbara Walters e Oprah Winfrey: sono cresciuta con il modello giornalistico della tv americana. Il modello anglosassone è il primo che ha veramente valorizzato le donne in tv».Qual è il valore aggiunto dell’essere donna?

«Accorgersi dei dettagli. Quando non conosci l’intervistato devi concentrarti anche su ciò che apprendi guardando quella persona da vicino. E l’abitudine femminile a raccontare i dettagli si rivela utile». Qual è l’errore che un uomo non avrebbe fatto al suo posto?

«Quello di non essermi cercata un padrino politico quand’ero in Rai».Quale sarà la tv del futuro?

«Credo che si rivolgerà sempre più a delle nicchie precise». Secondo lei ci sono ancora stereotipi femminili penalizzanti in tv?

«Sì, ma dobbiamo prendere atto di come, da un anno a questa parte, la tv delle signore scosciate e seminude alle due del pomerig­gio sembri ormai vecchissima...». Che consigli darebbe a una ragazza che vuole fare il suo lavoro?

«Di fare esperienza in un telegiornale o in un giornale. Di impa­rare a cercare le notizie, a valutarle. È importante, all’inizio, avere vicino qualcuno che ti insegni il mestiere. In tutti i lavori». P.C.

MarinellaSoldiAmministratrice delegata di Discovery Italia e gene-ral manager Discovery Networks Sud Europa. Toscana, classe 1966, a 8 anni si trasferisce a Londra con la famiglia dove si laurea in Economia alla London School of Economics. Nel 2009 viene nominata ammini-stratore delegato Discovery Italia. Ha due figli adolescenti.All’inizio del 2013, l’azienda leader mondiale per contenuti non-fiction è

diventata il terzo editore te-levisivo nel nostro Paese in termini d’indici d’ascolto. e a capo di questa rivoluzione c’è lei. «Il mio sogno, dopo il ma-ster all’Insead, era di andare a lavorare per The economist: all’epoca i media avevano un grande potere per cambiare le cose in meglio». ma siccome

non c’erano assunzioni in vista, marinel-la aveva già pronto il piano b. Lavora in mtv networks europe prima come senior vice president dello sviluppo stra-tegico e poi come direttore generale di mtv Italia, canale di cui cura il lancio co-me canale free. A un certo punto lascia («non bisogna aver paura di uscire dal mercato per un po’»), per stare più vicino alla famiglia. «nella cultura anglosassone è normale prendersi dei periodi sabbatici di per-fezionamento. Prima dell’università, ho fatto un corso di Storia dell’arte in Italia; dopo la laurea, un periodo di vo-lontariato in Sudafrica». I percorsi non lineari la incuriosiscono anche nei curri-culum. Quando crea una sua società di coaching professionale, tra i clienti c’è proprio Discovery. La “sua” televisione ha come punto di forza il canale real Time: programmi fatti da donne (nor-mali) e apprezzati da donne, uomini e bambini. «né Wonder Woman né ve-line... I media possono fare molto nel proporre nuovi modelli di donna che si distinguano per il talento più che per l’immagine». m.P.

“Proponiamonuovimodelli”

“Leadersenzaurlare”

“Lativùscosciataèfinita”

138 E l l e n o v e m b r e 2 0 1 3

elle speciale

co

nt

ra

st

o -

ph

ot

om

as

i

TinnyAndreatta Eleonora Andreatta detta Tinny, 49 anni, figlia dell’economista e politico Beniamino, direttrice di Rai Fiction.

«I requisiti del mio gruppo di lavoro? La preparazione, la passione e la capacità di interagire rispettando gli altri. L’ambizione è impor­tante ma non deve mai superare l’entusiasmo e la competenza». Lei sta cercando di rappresentare una donna diversa nelle fiction Rai.

«Da un lato dobbiamo raccontare un modello femminile rispon­dente al reale, come in Una mamma imperfetta. Dall’altro possiamo proporre modelli aspirazionali. Stiamo sviluppando un progetto cui tengo moltissimo, la storia di una donna sindaco della Locride...».Cosa significa essere una leader?

«Vuol dire assumersi la respon­sabilità. È il senso del lavoro come servizio, che deriva anche dalla mia formazione, dalla mia famiglia».Le riesce naturale esercitare la sua autorità sul lavoro?

«Il giorno che sono stata nomina­ta direttore, i colleghi si sono mossi tutti verso il mio ufficio e mi hanno applaudito. È stata una cosa fra le più emozionanti della mia vita. Era una vittoria condivisa». P.C.

FatmaRuffiniConsulente direzio-ne generale contenuti Mediaset. Emiliana, laurea in storia dell’arte, sposata, ha una figlia.A lei si deve la scoperta di Fiorello al Karaoke, l’acquisto dei format in­ternazionali e i successi di Stranamo-re, Scherzi a parte, Camera Cafè e molti altri. Soprannominata la “Thatcher di Mediaset”, forse qualcosa di ve­ro c’è se, unica donna tra dirigenti maschi, ha resistito sulla poltrona di comando così a lungo. «Nel mio

lavoro avere potere significa essere nelle condizioni di fare del­le scelte e realizzarle. Non “qui comando io” ma “adesso facciamo questo”. Esattamente quel che mi disse Ber­lusconi al nostro primo incontro nel 1981. Dopo un’ora che parlavamo

mi salutò con un “vada e faccia”. E io cominciai a fare. Agli esordi della tv commerciale dovevamo inventar­ci tutto: i programmi, i gruppi di lavoro, il pubblico perfino. Per far bene il mio lavoro (Mike mi dice­va: “Sai tu, ragazza, qual è la tua forza? Esserci. Tu ci sei sempre”) ho rinunciato alla vita mondana. Ma non ho mai mancato un pranzo a casa con mia figlia». È previsto che qualcuno possa contrastarla? «Il confronto è importante. Poi decido comunque io», sorride. Leggende di corridoio la dipingono con… «un brutto carattere, lo so. A volte sono aggressiva mio malgrado nel mo­do di parlare». Ma a chi pensa che essere aggressivi serva per arrivare in vetta lei dice sempre: «Se sono ri­uscita a fare questo lavoro è perché quando sono arrivata nessuno mi ha preso in considerazione. A parte Berlusconi». M.P.

LorenzaLei53 anni, è amministratrice delegata della Sipra, la concessionaria pubblicitaria della televisione pubblica. Ha un figlio di 27 anni.Ha avuto difficoltà a conciliare lavoro e famiglia?

«È stato difficile far capire a mio figlio che era importante che sua madre lavorasse. Da piccolissimo mi diceva che da grande avrebbe voluto una moglie che non lavorava. Ora sostiene che le donne de­vono lavorare. Forse la vita l’ha temprato».Come è cambiata nel corso della carriera?

«Sono diventata meno spigolosa, i miei toni sono più rotondi. Ho acquisito una serenità interiore che mi permette di accettare delle ingiustizie, a volte anche ingiustificabili». Ritiene che esistano ancora stereotipi femminili in televisione?

«Sì, ma non si possono smontare soltanto vestendo una ballerina. Gli uomini fanno ancora fatica a interagire con donne in posizioni apicali». Da quale reazione deduce questa fatica?

«Dalle più semplici, come parlare sopra a una collega in riunione». C’è possibilità di intervenire sui contenuti pubblicitari per dare un’immagine più realistica delle donne contemporanee?

«Sì, ma c’è bisogno della collaborazione di tutti: a partire dagli investitori». P.C.

«Il cambiamento si vede nel campo della fiction. C’è stato uno svecchiamentonel raccontare le donne: dottoresse o insegnanti, e non più dame dell’800. Comunque, ancora niente in confronto

alle serie americane, tipo Mad Men o Grey’s Anatomy» norma rangeri (direttore del manifesto)

“Farecontapiùchecomandare”

“Chegioial’applausodeicolleghi!”

“Gliuomininonaccettanoledonnealtop”

140 E l l e n o v e m b r e 2 0 1 3

elle speciale

ol

yc

om

«C’è uno spostamento delle donne da davanti

a dietrole telecamere. L’Italia si sta

lentamente adeguando a considerare le donne di talento una risorsa importante. I primi a importare questa cultura nel nostro

panorama televisivo sono stati i grandi network stranieri come Mtv, Sky

e Discovery» Laura rio (critico tv del Giornale)

AntonellaDiLazzaro Diret-trice di Mtv. Romana, 41 anni,

laurea in Lettere e filosofia. Master in Giornalismo alla Luiss, ha studia-to Cinema a Parigi e Animazione 3D tra Barcellona e Maiorca. Ha una figlia di 3 anni.Primo lavoro a Londra. In Italia torna nel 2001, se si esclude un anno a Jo­hannesburg per il debutto di Mtv in Africa. La nomina a direttore arriva un anno fa, in concomitanza con un periodo di grande entusiasmo per la rete: il definitivo riposizionamento del brand Mtv sul digitale terrestre e la progettazione del primo canale d’intrattenimento per giovani adulti dedicato ai docu­reality come Ginna-ste o alle serie cult come Girls. Appe­na può viaggia: «Vado a trovare fami­glia e amici sparsi per Italia, Europa e anche mondo». M.P.

LilliGruber Conduttrice di Otto e mezzo su La7. Nasce a Bolzano nel 1957. Liceo linguistico e poi Lingue e letterature straniere. Te-lebolzano, Rai del Trentino-Alto Adige, Tg2 e Tg1. Nel 2004 viene eletta all’Europarlamento. Si dimette nel 2008 rinunciando alla pensione. Da quest’anno Otto e mezzo va in onda anche il sabato. È sposata con il giornalista francese Jacques Charmelot.È difficile essere donna in una posizione di potere?

«È difficile arrivarci, non esserlo. Le donne italiane dovrebbero imparare a pretendere di più. Anche quando avrebbero tutti i nu­meri per intraprendere percorsi professionali ambiziosi si limitano a “sperare” che prima o poi qualcuno riconosca le loro capacità. La consapevolezza di sé è decisiva per chiedere quel che si merita». Per lei è stato naturale?

«Ci ho messo anni! Quando a metà degli anni ’90 ho saputo per caso che nei sondaggi sui volti preferiti in tv ero prima in classifica, ho scritto al direttore generale e al presidente Rai chiedendo perché fossi ferma allo stipendio sindacale». Cosa consiglierebbe a una ragazza che vuole fare il suo lavoro?

«È a forte responsabilità sociale, richiede impegno e rispetto delle regole deontologiche. Bisogna imparare a non dire sempre “sì”». Lei ridirebbe oggi i “no” che ha detto?

«Le cose sono cambiate. Anch’io sono stata precaria, ma per noi la prospettiva del posto fisso era reale. E c’era un sindacato forte».

C’è un errore che un uomo non avrebbe fatto al suo posto?

«Parlare con troppa schiettezza? Ma per gli uomini è tutto più facile. Anche gli er­rori». P.C.

IlariaD’Amico Nasce 40 anni fa a Roma e vive a Milano. Debutta in tv nel ’97 con La giostra di goal su Rai International. Dal 2003 entra a far parte della squadra di Sky alla conduzione di Sky Calcio Show. Ha un compagno, Rocco Attisani, da cui ha avuto Pietro tre anni fa.«Per una contemplativa e pigra come me fare tv è una sorta di costrizio­ne. Devi avere sempre in testa un orologio». Si dovrà ricredere quindi

chi nella “prima teledi­va post­berlusconiana” (così l’ha definita il gior­nalista Francesco Merlo) vede una stakanovista dell’arena televisiva. «È un mestiere che ti espo­ne a verificare le tue forze e le tue debolezze. Facendolo ho imparato molto su me stessa. Ho scoperto, per esempio, di “riuscire a rimanere al centro del mio cerchio”. Mi pensavo più emotiva invece sono anche capa­ce di self­control». I suoi inizi sono stati più fortunati che sudati: «È vero, la mia storia non

fa storia. Stavo studiando Giuri­sprudenza quando la tv ha bussato alla mia porta. Però il mio consiglio è individuare le caratteristiche che ti rendono una persona appetibile e proporti per cosa ti somiglia di più, poi cercare di fare molta pratica». Essere donna nel suo settore è un valore aggiunto? «Una certa grade­volezza predispone più facilmente all’ascolto». Però poi c’è il risvolto del preconcetto “sarà un’oca?”. Lo smonti solo con l’esser “brava e suf­ficientemente cattiva”, come disse di lei Silvio Berlusconi nel loro ultimo confronto mediatico, un anno fa. M.P.

“Lamiaforza?Ilselfcontrol”

“Havintolospiritonomade”

“Dobbiamopretenderedipiù”

142 E l l e n o v e m b r e 2 0 1 3

elle speciale

co

nt

ra

st

o -

ol

yc

om

SarahVaretto Direttore del canale televisivo all-news Sky Tg24. Figlia unica, nasce a Torino nel 1972. A 18 anni, mentre frequenta il liceo, comin-cia a lavorare per una tv locale, Grp, Giornale Radiotelevisivo Piemonte-se. Entra a Sky nel 2003. Nel 2011 succede a Emilio Carelli nella direzione di Sky Tg24. È sposata con il giornalista Salvo Sottile. Hanno due figli.rigorosa, competente, poco trucco, mai un colore sgargiante, Sarah è il più giovane

direttore di tg in Italia. A Sky, inizialmente si è occupata di economia, la sua passione. Da allora non si è più fermata, simbolo “fortunato” di una meritocrazia non ancora del tutto estinta. «non amo fare questio-ni di genere, anche perché posso parlare solo della mia esperienza. Certo, il tema è ancora attuale, anche se molto ridimensionato». Se la immaginava una carriera tanto veloce? «Tendo a dare il cento per cento nel momento presente, senza pensare a cosa succederà. Quindi no. Però passare alla direzione è stata un’emozione grandis-sima». vita privata: come fa a far tutto? «mia mamma si è pratica-mente trasferita a roma da Torino e i miei suoceri vengono spesso da Palermo a darci una mano. L’appuntamento che non “buco” mai è accompagnare i figli a scuola. ma per il resto è un gioco a incastro. Quanto ai ritmi di lavoro, ho sempre lavorato moltissimo, ma il mio mestiere è talmente appassionante che non mi pesa». m.P.

MonicaMaggioni 49 anni, direttrice di RaiNews24. Che ricordi ha di quando ha as-

sunto il primo incarico dirigenziale?«Non riesco ancora a percepire

la differenza fra essere direttrice e essere inviata o caporedattrice: tro­vo ancora strano sedermi dall’altra parte della scrivania». Qualche volta vorrebbe tornare di là?

«No, ma quello dall’altro lato del­la scrivania è stato un pezzo molto bello della mia storia giornalistica».Quando assume qualcuno, quali sono le qualità che cerca?

«Sono terribilmente legata alla questione del merito, cerco persone che abbiano studiato, che non vo­gliano mai smettere di studiare, e che dimostrino una passione stra­ordinaria per questo lavoro».Come motiva i suoi collaboratori?

«Ripetendo che facciamo il lavo­ro più bello del mondo, che raccon­tare il presente dando al pubblico una chiave di lettura è un privile­gio. Ricordando che sono con loro. Se manca qualcuno, la sua parte la faccio io. Leadership è saper essere alla testa di qualcosa ma farne con­temporaneamente parte».Cos’è il potere?

«È l’opportunità di fare le cose in cui si crede. Non è retorica: potere vuol dire riuscire a fare. L’autorità in sé e per sé non mi interessa, pre­ferisco il concetto latino di autoritas, cioè di autorevolezza».Che cosa ha imparato nel corso della sua professione?

«Non basterebbero venti numeri di Elle per raccontarlo. Ma se devo scegliere, dico che ho imparato a non fermarmi in superficie e a togliermi di dosso i pregiudizi. Ogni storia è più complessa e imprevedibile di quanto avremmo mai immaginato».Ha figli?

«No, ma ho visto che la concilia­zione fra lavoro e famiglia è la sfida più grande per le colleghe che ne han­no. Quanto a me, so di aver fatto paga­re ad altri le scelte che mi appagavano. E mi sono sentita egoista». P.C.

RosannaRagusa Direttrice di NewsMediaset, agenzia stampa del Gruppo Mediaset. Nata a Catania 43 anni fa, Rosanna è stata la prima donna a dirigere una testata giornalistica targata Mediaset. Ha un figlio di un anno e mezzo. «La nomina a direttrice è arrivata lo scorso giugno a circa un anno dal mio rientro post maternità». Un bel segnale di speranza per le donne del nostro Paese. «Certo, bisogna sapersi organizzare, fare delle rinunce, e avere anche la fortuna di avere un compagno che è un papà fantastico». La promozione che ricorda con più soddisfazione, però, è stata quella alla vicedirezione. Era il 2010. «La notizia era online. I colleghi stavano già tappezzando l’ufficio con i lanci delle agenzie. Abbiamo fatto festa. Io vengo dalla redazione. Sono una di loro... Tra i miei collaboratori mi piace chi ha naso per le notizie ed eclettismo. Mentre da parte mia cerco di smussare gli aspetti più spigolosi di una personalità espansiva, impulsiva, nervosa. L’ho detto anche nel mio piano editoriale: chi lavora con me sa che dico sempre quel che penso». M.P.

«Di sicuro non sono cambiatii talk show. I conduttori, soprattutto quando si parla di politica, sono uomini.

Continuano a sollecitare liti usando toni da “ring” perché evidentemente si riconoscono in quel modo macho di raccontare

la realtà. Unica eccezione, oltre all’autorevole Lilli Gruber, è Ilaria D’Amico, che riesce a destreggiarsi con l’attualità anche grazie all’allenamento nelle trasmissioni sportive»

norma rangeri (direttore del manifesto)

“Misentosemprepartedellaredazione”

“Sonoconcentratasulpresente”

“Ledotimigliori?Sinceritàefiuto”

144 E l l e n o v e m b r e 2 0 1 3

elle speciale

co

nt

ra

st

o -

ph

ot

om

as

i

AnnaMariaTarantola 68 anni, è presidente della Rai dal 2012. Dopo la laurea in economia e commercio e il master alla London School of Economics ha fatto car-riera in Banca d’Italia diventando direttrice generale nel 2009 (pri-ma donna a ricoprire quel ruolo). Attenta alle questioni di genere, è

sposata e ha due figlie. Ha dichiarato: «Una donna ha come potenzialità la materni-tà, ma anche quella di espri-mere l’intelletto. Perché allora dev’essere messa di fronte alla necessità di dover scegliere?». Ha giudicato “un incidente” la diretta rai del matrimonio di valeria marini e ha abolito la trasmissione dedicata a miss

Italia. «vogliamo che la donna sia rappresentata in tv in modo diverso, che la fiction sia più contemporanea e racconti storie più realistiche», dice. e si è schierata a favore delle quote rosa nei Cda delle aziende: «non sono un favore alle donne ma al Paese, che non può permettersi di avere il 50 per cento di talenti femminili inutilizzati». P.C.

MilenaGabanelliAutrice e conduttrice di Report su Raitre. Nata in provincia di Piacenza nel 1954, si laurea al Dams di Bologna con una tesi in storia del cine-ma. Dal 1982 collabora con la Rai. Nel 1997 nasce Report su Raitre di cui è au-trice e conduttrice. Candidata dal Mo-

vimento 5 Stelle alla Presidenza della Repubblica ha gentilmente declinato l’invito. «La freelance che “poteva” diventare presidente», come l’ha chiamata Gian Antonio Stella, è sposata da 30 anni e ha una figlia di 30 anni, Giulia, avvocato.Cosa ha imparato lavorando in tv?

«Che nulla è come appare». Che consigli darebbe a una ragazza che vuole fare il suo lavoro?

«Tenacia. Perseguire l’obiettivo senza fretta e senza demoralizzarsi se le porte non si aprono la prima, la seconda, la terza volta...». C’è un errore che un uomo non avrebbe fatto al suo posto?

«Non essendo uomo non ne ho la più pallida idea». Esiste invece un valore aggiunto dell’essere donna nel suo mestiere?

«Credo che il lavoro giornalistico sia neutro e quindi la differenza la fa la persona e non il sesso di appartenenza». È difficile essere donna in una posizione di potere?

«In Italia certamente sì, perché per arrivare al potere e poi mante­nerlo non basta (o non serve) il merito, ma devi coltivare relazioni, il che significa non avere più tempo da dedicare alla tua famiglia. Un uomo questa limitazione la tollera, una donna un po’ meno». Secondo lei sopravvivono stereotipi che discriminano le donne in tv?

«Le veline, le letterine e compagnia sono un po’ mortificanti, ma non mi pare che qualcuno imponga alle giovani ragazze tanta gene­rosa esposizione. La sopravvivenza degli stereotipi è sempre il frutto di una complicità». M.P.

«Un uomo mediocre non fa fatica a fare carriera, mentre per le donne c’è un unico modo: non sbagliare mai. Sono tante le donne in tv, ma quantitànonsignificaqualità. E l’unica qualità che conta è poter incidere sulla realtà. Come nel caso del recupero

della Costa Concordia. Qualcuno ha sottolineato che

nella squadra dei tecnici c’era un architetto tedesco, una ragazza di 27 anni? No, e

allora perché dovremmo parlare di come sono brave le donne che fanno la tv? Non dovrebbe essere una notizia,

ma una realtà» Silvia Fumarola (critico tv di La repubblica)

“Perchéledonnedevonoscegliere?”

“Ilmerito?Nonbasta”

ChiaraPariani Direttore e-commerce e marketing Qvc Italia, multicanale di home shopping. Nasce a Busto Arsizio nel 1973. Dopo una lunga esperienza in agenzie di pubblicità internazionali, lavora a Sky. Nel giugno del 2010 viene chiamata in Qvc. La televendita è un racconto popolare che incanta, e che va in onda in diretta 17 ore al giorno. Dietro all’affabulazione del canale Qvc (32 del digitale terrestre o 475 di Sky), c’è l’entusiasmo di Chiara. «mi ritengo un leader positivo perché esercito la mia forza attraver-so legami emotivi». Si capisce che la sua curiosità verso gli altri è sincera, «un’attitudine naturale che mi ritorna indietro in termini di autorevolezza». Da questo lavoro ha imparato «a rinnovarmi come la Fenice. nutrendomi di stimoli sempre nuovi, come la recente partecipazione al laboratorio spe-rimentale “Surfin’the brain” che insegna a lavorare sul proprio potenziale con gli strumenti delle neuroscienze». Strumenti sofisticati che insieme alle parole paterne “senza la passione e il rispetto per gli altri non si arriva da nessuna parte” sono il refrain delle sue giornate “al frullatore”. m.P.

Lareginadelloshopping