La traviata

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44 a Stagione lirica Guida all'ascolto con il patrocinio della Provincia di Lecce Giuseppe Verdi

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Guida all'ascolto de La Traviata

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44a Stagione liricaGuida all'ascolto

con il patrociniodella Provincia di Lecce

Giuseppe Verdi

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Al tramonto del Risorgimento, l’opera verdiana abbandona la coralità diventandola tragedia del singolo eroe in dissidio con sé stesso e le sue intime contraddizioni.Ecco nascere a tutto tondo la figura di Azucena (nel “Trovatore”), di Rigoletto,per approdare a Violetta Valéry, protagonista de “La Traviata”.

LA SIGNORA DELLE CAMELIEFamoso in tutta Europa, Giuseppe Verdi (1813 – 1901) si trovava a Parigi conGiuseppina Strepponi quando nel 1852 assistette alla recita di “La dame auxcamélias” di Alexandre Dumas figlio (1824 – 1895), rimanendo indelebilmentecolpito dalla vicenda di quella mantenuta di lusso realmente esistita e a luicontemporanea, un’eroina borghese sullo sfondo di una Parigi corrotta in cuisoltanto lei e il suo sacrificio si tingono del contraddittorio candore della purezza.La “Signora delle camelie” si chiamava all’anagrafe Alphonsine Marie Duplessis,morta all’età di 23 anni, amante dello stesso Dumas che di lei scrive: “Era unadelle ultime e sole cortigiane che avessero un cuore: questo fu senza dubbio ilmotivo della sua prematura morte”. Si trattava certo di una donna dalla bellezzafolgorante se le bastava comparire in un palco dell’Opéra per ipnotizzare ipresenti, come testimoniato dallo scrittore Jules Janin (1804 – 1874): “Nellosplendore di una serata all’Opéra, all’improvviso vedemmo uno dei grandipalchi di proscenio aprirsi non senza un certo strepito ed entrare questa bellissimadonna con un bouquet in mano. Era pettinata splendidamente, i bellissimi capelliadorni di fiori e diamanti e pettinati all’insù con una grazia speciale che davamovimento e vita … Qual era il colore del bouquet che aveva in mano? Nonsaprei: ci vorrebbero gli occhi di un giovane e l’immaginazione di un fanciulloper distinguere il colore dei fiori sui quali è chinato un viso così grazioso”.

UN SOGGETTO NUOVO E ARDITOAll’indomani de “La dame aux camélias” Verdi, tornato a Busseto, accettò unnuovo ingaggio per il teatro La Fenice di Venezia e, nell’estate 1852, si miseal lavoro a braccetto con Francesco Maria Piave, già librettista di tanti altri titoliverdiani. La scrittura procedette velocemente. Nel gennaio 1853 il musicistascriveva all’amico Cesare de Sanctis: “Io desidero soggetti nuovi e arditiall’estremo punto. A Venezia faccio “La dame aux camélias” che avrà per titolo,forse, “Traviata”. Un soggetto dell’epoca attuale. Un altro forse non lo avrebbefatto per i costumi, pei tempi e per altri mille goffi scrupoli, io lo faccio contutto il piacere. Tutti gridavano quando proposi un gobbo da mettere in scena,ebbene io ero felice di scrivere il Rigoletto!”.Vuoi per la scabrosità dell’argomento, vuoi per un cast vocale inadeguato, laprima di Traviata, in scena il 6 marzo 1853, fu coronata da un fiasco clamoroso.Peraltro al pubblico non piacque per nulla il fatto di vedere i propri vizi messia nudo spudoratamente sul palcoscenico, sebbene la vicenda dell’opera fossestata retrodatata al XVIII secolo e i protagonisti fossero tutti in costume eparrucca. La nuova complessità psicologica del melodramma verdiano fuaccettata in pieno già l’anno dopo, sempre a Venezia, quando “La Traviata”ottenne il meritato trionfo che continua indiscusso ancora ai nostri giorni,sebbene non sia impresa facile reperire una grande primadonna che facciaemergere appieno tutti i volti di Violetta “… i cui folli gorgheggi da cortigianadevota unicamente al piacere (secondo Massimo Mila) hanno qualche cosa dimeccanico, di astratto, di simbolicamente ghiacciato: ma nell’amore e nelsacrificio quanta verità di umane lacrime troverà il suo canto!”

UN’EROINA BORGHESE

Breve introduzione all’ opera “La Traviata” di Giuseppe Verdi, terzoallestimento scenico in Cartellone per la 44° Stagione Lirica dellaProvincia di Lecce

di Fernando Greco

Alphonsine Marie Duplessis

Storica incisione di Maria Callas

Giuseppina Strepponi

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IL PERBENISMO BORGHESECon “La Traviata” Verdi mette in scena, per la prima volta nella storia del teatroitaliano, vizi privati e pubbliche virtù della società del tempo, lasciando intravedereun pesante giudizio negativo sul perbenismo borghese di cui Violetta è vittima.Paradossalmente la protagonista fa l’impossibile per essere accettata da unasocietà che la festeggia finché si tratta di orge e festini, ma storce il naso se sitratta di imparentarsi con lei. E’ sufficiente allora l’autorevole parola di un“padre” (con tutta l’importanza che questa parola riveste nell’universo verdiano)affinché ella accetti l’estremo sacrificio tornando a rivestire fino alla morte quelruolo con il quale la società l’ha irrimediabilmente etichettata. D’altra parte ilrispettabilissimo papà Germont è il membro più rappresentativo di quella società:vigliaccamente, nel dialogo con Violetta, egli dapprima fa la voce grossa, poi,quando capisce che stavolta il vero mantenuto è Alfredo, la butta sul pateticotirando fuori la storia della figlia “pura siccome un angelo”. Successivamenteegli si rivolgerà al figlio ribelle con parole di nostalgico ricordo nei confrontidella sua infanzia: il famoso “Di Provenza il mar, il suol” altro non è che unadolce e accorata ninnananna, forse quella che il padre cantava al figlio quandocostui era ancora un bambino.

DUE PRELUDI E TRE VOCI PER VIOLETTATra le numerose e geniali idee della partitura verdiana troviamo quella di farprecedere il primo e l’ultimo atto da due brevi preludi caratterizzati entrambidallo stesso incipit, ovvero una raggelante melodia degli archi le cui note“diafane” (secondo Sergio Sablich) e “metalliche” (secondo Arturo Toscanini)farebbero pensare alla morte, a qualcosa di tragico: l’opera sarebbe dunque unlungo flashback sulle vicende della protagonista, già moribonda all’inizio delprimo atto come all’inizio del terzo. Alcuni registi hanno cercato di tradurrequest’intuizione sulla scena, come Franco Zeffirelli che nella sua famosa edizionecinematografica mostra Violetta agonizzante già all’inizio dell’opera. Piùrecentemente Graham Vick, nell’ultimo allestimento di “Traviata” per l’Arenadi Verona, all’inizio dell’opera fa comparire in scena la tomba della protagonista,ricca di fiori e bigliettini.Caso più unico che raro nella storia del melodramma, il personaggio di Violettaha una vocalità variegata che rispecchia i differenti stati d’animo della protagonista:è un luogo comune il fatto che sarebbero necessarie tre diverse voci sopraniliper ognuno dei tre atti dell’opera. La festiva e spumeggiante leggerezza delprimo atto si attaglierebbe a una voce fresca e agile nelle colorature, quasi dasoprano leggero; nel secondo atto una passionalità dolente andrebbe resa conefficacia da una voce più lirica, mentre un sontuoso soprano drammatico potrebbeben interpretare l’atmosfera pre-verista dell’ultimo atto. In realtà, per dirla conil compianto Pierluigi Petrobelli (1932 – 2012), già direttore dell’IstitutoNazionale Studi Verdiani, “ … Queste distinzioni sono essenzialmente contem-poranee. Al tempo di Verdi non vi erano delle categorie così rigide e, per quelche ne sappiamo, i cantanti avevano un’estrema flessibilità nell’impiego dellaloro voce. Verdi era sempre attentissimo alle qualità dei suoi interpreti … eaveva delle esigenze drammatiche imprescindibili. Prima di ogni altra cosal’interprete di Violetta deve essere una grande attrice: i mezzi vocali sono infunzione di una precisa espressività. Se il soprano cantasse solo le note il fiascosarebbe assicurato. Ecco perché la parte di Violetta è così difficile. Ma ciò nonimpedisce a molte cantanti contemporanee di poterla interpretare egregiamente:se veramente servissero tutti e tre i tipi di soprano questo risulterebbe impossibilee la Traviata non sarebbe l’opera più eseguita al mondo”.

Maria Callas nello storico allestimento scaligero del 1955

Il manifesto del debutto

Stampa d’epoca

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ATTO PRIMO

In casa di Violetta Valéry (soprano), ricca mantenuta parigina, è incorso una festa. La padrona di casa accoglie gli invitati tra cui l’amicaFlora (mezzosoprano), il barone Douphol (baritono) e Gastonevisconte di Letorières (tenore). Quest’ultimo le presenta AlfredoGermont (tenore) dicendole che il giovane è molto interessato a leial punto che, durante la recente malattia della donna, egli ha chiestoogni giorno sue notizie. L’ammiccante dialogo infastidisce Douphol,attuale protettore di Violetta. Invitato a fare un brindisi, Alfredoinneggia ai dolci fremiti dell’amore, incalzato da Violetta che invecebrinda ai fugaci piaceri della carne. Mentre tutto il gruppo si staspostando nell’attigua sala da ballo dalla quale già si ode un valzer,Violetta è colta da improvviso malore, ma cerca di sdrammatizzareper non far preoccupare i suoi ospiti. Appartatasi momentaneamente,la donna viene raggiunta da Alfredo che le dichiara il suo amore: daquando l’ha vista un anno fa, egli è perdutamente innamorato di lei,“di quell’amor ch’è palpito dell’universo intero, croce e delizia alcor”. Pur lusingata, Violetta lo esorta a togliersi dalla testa questisentimenti dal momento che ella può offrirgli solo amicizia; lo invitatuttavia a ritornare da lei il giorno dopo. Rientrano in scena gli altriinvitati che, accaldati dalla danza, ringraziano la padrona di casa evanno via, proponendosi nuovi divertimenti per l’indomani. Rimastasola, Violetta è presa da pensieri contrastanti. Le parole di Alfredole sono rimaste scolpite in petto: cos’è questa nuova gioia ch’ellaprova? Forse anche per lei è giunto il vero amore, quello che sognavaquand’era un’innocente fanciulla? E perché buttarlo via in cambiodi aridi piaceri? Violetta conclude che tali riflessioni sono pura follia:meglio pensare a diletti sempre nuovi, lei è destinata a gioire divoluttà fino alla morte. Le parole di Alfredo però, come un tarlo,echeggiano in maniera ossessiva nella sua mente.

ATTO SECONDO

Parte Prima – Violetta e Alfredo si sono trasferiti in una casa dicampagna nei dintorni di Parigi, dove ormai da tre mesi vivonofelici e isolati dal resto del mondo. Alfredo viene a sapere dallaserva Annina (soprano) che Violetta sta vendendo di nascosto tuttele sue proprietà pur di garantire a sé stessa e al suo amato una vitaagiata. Preso dai rimorsi, si reca in città per cercare di risolvere lasituazione. Frattanto, in casa, Violetta riceve un biglietto da partedell’amica Flora: è un invito alla festa prevista per quella sera, eventoal quale Violetta prevede di non partecipare. Annunciato dal domesticoGiuseppe (tenore), entra un individuo altero e sconosciuto che sipresenta come Giorgio Germont (baritono), padre di Alfredo. L’uomodapprima si scaglia contro la ragazza, constatando l’eccessivo lussoe dicendole che lei è la rovina del figlio, il quale per colpa suadilapiderà tutti i suoi averi. Quando Violetta esibisce delle carte dacui risulta la vendita delle proprietà di lei, Germont cambia tono e,seppur con atteggiamento di solidarietà e commiserazione, le imponedi interrompere la relazione con Alfredo poiché altrimenti il fidanzatodella figlia, sapendo che un membro della famiglia Germont èimparentato con una prostituta, si rifiuta di convolare a nozze. Anulla valgono le lacrime di Violetta, che rivela di essere gravementemalata e di non avere altri affetti al di fuori di Alfredo. Germont èirremovibile e ipocrita: non solo convince la donna che la suarelazione, non benedetta dal Cielo, sfiorirà un giorno insieme con

la bellezza di lei, ma per di più pretende che Alfredo pensi ch’ellalo abbia lasciato di sua spontanea volontà. Violetta accetta leimposizioni di Germont, facendosi però promettere che un giornoil ragazzo avrebbe saputo tutta la verità. Germont si cela in giardinomentre la donna, visibilmente scossa, comincia a scrivere una letteraper Alfredo. Giunge l’amato, che nota l’agitazione di lei, ma nonne comprende il motivo. Ella gli urla tutto il suo amore (“AmamiAlfredo!”) e poi scappa via. Poco dopo ad Alfredo viene recapitatauna strana lettera: si tratta dell’addio di Violetta. L’uomo, affranto,viene soccorso dal padre, che lo abbraccia e cerca di convincerlo atornare nella casa natìa. Alfredo però nota casualmente il bigliettodi Flora e, sicuro che Violetta si recherà alla festa, esce furibondo.

Parte Seconda – E’ festa in casa di Flora. Si gioca a carte, si danza,si folleggia. Delle allegre zingarelle predicono il futuro ai presenti,mentre aitanti danzatori mascherati da toreri spagnoli corteggianole signore. Tra i presenti si mormora sulla recente separazione traVioletta e Alfredo. Giunge Alfredo e si siede al tavolo da gioco.Poco dopo giunge anche Violetta, a braccetto con il barone Doupholche, infastidito dalla presenza del giovane, impone alla ragazza dinon rivolgergli la parola. Anche Douphol si siede al tavolo da giocodove Alfredo, con fare spavaldo, stravince. Tutti si spostano in salada pranzo tranne Violetta che, chiamato Alfredo in disparte, gliconsiglia di andarsene poiché teme che tra i due uomini possasuccedere il peggio. Il ragazzo spera ancora che Violetta fugga conlui, ma quando comprende che lei è definitivamente legata al barone,esplode dalla rabbia: chiama tutti a raccolta e getta con disprezzodel denaro contro la donna, raccontando che, se ella un tempo haspeso tutti i suoi averi per mantenerlo, oggi lui si vuole sdebitarepagandola pubblicamente. Violetta sviene mentre papà Germont,che ha osservato la scena, redarguisce aspramente il figlio.

ATTO TERZO

Violetta giace moribonda nel letto, assistita dalla fedele Annina,mentre dall’esterno si odono allegri strepiti: per strada la gentefesteggia rumorosamente il Carnevale. Giunge il dottor Grenvil chediagnostica alla ragazza un’imminente guarigione, ma poi di nascostorivela ad Annina che, a causa della tisi di cui è malata, ormai allapoveretta non restano che poche ore di vita. Violetta legge la letterainviatale da Germont, in cui il vecchio le garantisce di aver rivelatoad Alfredo tutta la verità, e presto padre e figlio sarebbero giunti dalei per ottenere il suo perdono. La donna, guardandosi allo specchio,comprende che la morte è vicina e, amareggiata per non aver vicinoil suo Alfredo, prega Dio affinché la accolga nelle sue braccia.Improvvisamente giunge Alfredo che, stringendola tra la braccia,le chiede perdono e la invita a tornare a vivere con lui in campagna.Apparentemente rianimata, Violetta vorrebbe vestirsi per uscire, maè colta da malore e si accascia sulla sedia. Anche Germont, comparsosull’uscio, comprende che per la donna è arrivata la fine e si faprendere dal rimorso per tutto il male procuratole. Con le ultimeforze che le restano, Violetta dona ad Alfredo una sua immagine,augurandogli di sposarsi con una pudica vergine alla quale, mostrandoquell’immagine, egli dirà che rappresenta un angelo il quale dalcielo prega per loro. Nuovamente ella sembra rianimarsi, si sollevain piedi presa da insolito vigore, ma è solo questione di attimi: dopoaver urlato “Oh gioia!” ella cade morta al suolo.

L A T R A M A