La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può...

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Benoît MalonLa terza disfatta

del proletariato francese

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: La terza disfatta del proletariato franceseAUTORE: Malon, BenoîtTRADUTTORE: CURATORE: NOTE:

CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

TRATTO DA: La terza disfatta del proletariato fran-cese / Benedetto Malon Vol. I, Vol. II, Vol. III. -Milano : Lotta di Classe Edit. Tip. Degli Operai,1894 - 16. p. 126, 16. p. 115, 16. p. 131.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 3 novembre 2017

INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa

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1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO: HIS031000 STORIA / Rivoluzionaria

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

REVISIONE:Paolo Oliva, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4PREFAZIONE................................................................7I.Preliminari......................................................................9II.Il comitato centrale.......................................................53III.La Comune.................................................................102IV.Le ostilità....................................................................151V.La popolazione parigina sotto la Comune..................184VI.I rovesci......................................................................227VII.La Comune in provincia.............................................281VIII.La settimana di sangue...............................................324IXIl terrore tricolore........................................................392X.Conclusione................................................................417

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4PREFAZIONE................................................................7I.Preliminari......................................................................9II.Il comitato centrale.......................................................53III.La Comune.................................................................102IV.Le ostilità....................................................................151V.La popolazione parigina sotto la Comune..................184VI.I rovesci......................................................................227VII.La Comune in provincia.............................................281VIII.La settimana di sangue...............................................324IXIl terrore tricolore........................................................392X.Conclusione................................................................417

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BENEDETTO MALON

LA TERZA DISFATTADEL

Proletariato francese

VOLUME PRIMO

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BENEDETTO MALON

LA TERZA DISFATTADEL

Proletariato francese

VOLUME PRIMO

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PREFAZIONE

Rileggendo queste pagine scritte affrettatamente, alritorno dalla battaglia, io vi trovo parecchie lacune. Essevedranno, nulladimeno, la luce per cominciare la seriedelle smentite, che è un dovere, pei sopravvissuti al grandisastro, di infliggere ai calunniatori del popolo vinto.

È tempo che, a costo di farvi la figura dei barbari, co-loro che lavorano, coloro che combattono, coloro checol loro sudore e col loro sangue conservano ed aumen-tano il capitale umano e sono i più attivi agenti di pro-gresso – è tempo che gli operai entrino nelle regionidell'idea, riservate fin qui alle classi parassite.

Un borghese repubblicano scriveva con ragione, qual-che anno fa: «I vinti non hanno storia.»

Rompiamola con questa iniquità. Ma, la sappiano gliamici ed i nemici, i vinti che possono, in nome della ve-rità e della giustizia, trascinare i vincitori alle gemonie,sono ben prossimi alla vittoria.

Quanto a voi, oscuri eroi popolari caduti nelle stradedi Parigi per l'avvenimento della repubblica sociale, pri-gionieri, deportati, proscritti – i vostri sacrifici, le vostre

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PREFAZIONE

Rileggendo queste pagine scritte affrettatamente, alritorno dalla battaglia, io vi trovo parecchie lacune. Essevedranno, nulladimeno, la luce per cominciare la seriedelle smentite, che è un dovere, pei sopravvissuti al grandisastro, di infliggere ai calunniatori del popolo vinto.

È tempo che, a costo di farvi la figura dei barbari, co-loro che lavorano, coloro che combattono, coloro checol loro sudore e col loro sangue conservano ed aumen-tano il capitale umano e sono i più attivi agenti di pro-gresso – è tempo che gli operai entrino nelle regionidell'idea, riservate fin qui alle classi parassite.

Un borghese repubblicano scriveva con ragione, qual-che anno fa: «I vinti non hanno storia.»

Rompiamola con questa iniquità. Ma, la sappiano gliamici ed i nemici, i vinti che possono, in nome della ve-rità e della giustizia, trascinare i vincitori alle gemonie,sono ben prossimi alla vittoria.

Quanto a voi, oscuri eroi popolari caduti nelle stradedi Parigi per l'avvenimento della repubblica sociale, pri-gionieri, deportati, proscritti – i vostri sacrifici, le vostre

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sofferenze non saranno stati inutili. Essi affrettanol'aurora del giorno in cui l'umanità, sbarazzata dai pretiche abbrutiscono, dai soldati che uccidono, dai capitali-sti che spogliano, si allieterà allo spettacolo di tutti isuoi figli eguali, solidali, lavoratori e liberi.

Neuchâtel (Svizzera), 31 ottobre 1871.

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sofferenze non saranno stati inutili. Essi affrettanol'aurora del giorno in cui l'umanità, sbarazzata dai pretiche abbrutiscono, dai soldati che uccidono, dai capitali-sti che spogliano, si allieterà allo spettacolo di tutti isuoi figli eguali, solidali, lavoratori e liberi.

Neuchâtel (Svizzera), 31 ottobre 1871.

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I.Preliminari.

La rivoluzione sociale, che ebbe testè a soccombere aParigi, non manca di antecedenti storici nel passato;giacché non è solo ai nostri giorni che sfruttati si solle-varono contro sfruttatori e che oppressi colpirono i lorooppressori colle loro catene spezzate.

Questa lotta dell'affamato contro lo spogliatore, que-sta rivendicazione eterna della giustizia contro l'iniquoprivilegio fu però l'avvenimento che dagli scrittori e da-gli oratori di ogni epoca, tutti usciti dalle classi privile-giate, fu maggiormente infamato. Quali idee di riprova-zione attirarono la rivolta degli schiavi di Roma e dellaGrecia, quelle dei plebei romani seguaci dei Gracchi edi Catilina, e quelle dei mercenari di Cartagine, dei Ba-gaudi galli, dei Jacques in Francia, dei Ciompi di Firen-ze, dei Cappucci bianchi delle Fiandre, dei paesani russidi Stenka Razin, degli anabattisti in Germania, ecc.,ecc.! Sempre, dopo avere sterminato senza pietà questicombattenti del dolore, dopo avere inventato per essi i

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I.Preliminari.

La rivoluzione sociale, che ebbe testè a soccombere aParigi, non manca di antecedenti storici nel passato;giacché non è solo ai nostri giorni che sfruttati si solle-varono contro sfruttatori e che oppressi colpirono i lorooppressori colle loro catene spezzate.

Questa lotta dell'affamato contro lo spogliatore, que-sta rivendicazione eterna della giustizia contro l'iniquoprivilegio fu però l'avvenimento che dagli scrittori e da-gli oratori di ogni epoca, tutti usciti dalle classi privile-giate, fu maggiormente infamato. Quali idee di riprova-zione attirarono la rivolta degli schiavi di Roma e dellaGrecia, quelle dei plebei romani seguaci dei Gracchi edi Catilina, e quelle dei mercenari di Cartagine, dei Ba-gaudi galli, dei Jacques in Francia, dei Ciompi di Firen-ze, dei Cappucci bianchi delle Fiandre, dei paesani russidi Stenka Razin, degli anabattisti in Germania, ecc.,ecc.! Sempre, dopo avere sterminato senza pietà questicombattenti del dolore, dopo avere inventato per essi i

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più atroci supplizi, si volle altresì indicarli all'esecrazio-ne delle generazioni future.

Sin qui, questo sistema, costantemente adottato dagli«uomini d'ordine» di ogni tempo, riescì sempre, giacchèi soli ricchi possono scrivere e sanno parlare ed i mortinon ritornano giammai a protestare contro l'infamia deiloro carnefici. Ecco perchè la storia deve rifarsi, a nomedei sacrificati, degli spogliati, degli asserviti, dei calun-niati, dei martiri di tutte le epoche.

Senza tener conto della differente situazione, gli «uo-mini d'ordine» del nostro secolo ritornarono agli erroridei loro antenati. Dopo avere, com'essi, soppresso inmassa coloro che si levarono in nome della giustizia,essi li mostrarono all'opinione pubblica carichi di tantecalunnie, che l'opinione pubblica dovette maledirli. Diquali misfatti, secondo i nostri contemporanei, non sisono macchiati gli operai di Lione sollevati nel 1832, gliinsorti del giugno 1848 e i comunardi del 1871? Ma iltempo delle mistificazioni è cessato; oramai, tra i so-pravvissuti alla disfatta, resterà sempre qualcuno perdire, in faccia al mondo, ai carnefici ed ai calunniatori:voi avete mentito! e per dire agli uomini di buona fede:ecco ciò che noi siamo, ciò che facemmo e ciò che vo-lemmo.

Sono queste le considerazioni che posero la penna inmano ad un soldato di questa grande causa momenta-neamente vinta. Egli cercherà di dire ciò che fu, ciò chefece, ciò che volle la Comune del 1871; ma egli dirà al-

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più atroci supplizi, si volle altresì indicarli all'esecrazio-ne delle generazioni future.

Sin qui, questo sistema, costantemente adottato dagli«uomini d'ordine» di ogni tempo, riescì sempre, giacchèi soli ricchi possono scrivere e sanno parlare ed i mortinon ritornano giammai a protestare contro l'infamia deiloro carnefici. Ecco perchè la storia deve rifarsi, a nomedei sacrificati, degli spogliati, degli asserviti, dei calun-niati, dei martiri di tutte le epoche.

Senza tener conto della differente situazione, gli «uo-mini d'ordine» del nostro secolo ritornarono agli erroridei loro antenati. Dopo avere, com'essi, soppresso inmassa coloro che si levarono in nome della giustizia,essi li mostrarono all'opinione pubblica carichi di tantecalunnie, che l'opinione pubblica dovette maledirli. Diquali misfatti, secondo i nostri contemporanei, non sisono macchiati gli operai di Lione sollevati nel 1832, gliinsorti del giugno 1848 e i comunardi del 1871? Ma iltempo delle mistificazioni è cessato; oramai, tra i so-pravvissuti alla disfatta, resterà sempre qualcuno perdire, in faccia al mondo, ai carnefici ed ai calunniatori:voi avete mentito! e per dire agli uomini di buona fede:ecco ciò che noi siamo, ciò che facemmo e ciò che vo-lemmo.

Sono queste le considerazioni che posero la penna inmano ad un soldato di questa grande causa momenta-neamente vinta. Egli cercherà di dire ciò che fu, ciò chefece, ciò che volle la Comune del 1871; ma egli dirà al-

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tresì ciò che sono, ciò che fecero, ciò che vogliono isuoi nemici implacabili.

** *

Da sessanta secoli dacchè si conosce l'umanità, la so-cietà, malgrado un incontestabile perfezionamento, mal-grado profonde riforme, rimase costituzionalmente lastessa. Come seimila anni fa, esiste una minoranza inso-lente e crudele che approfitta dei sudori, delle sofferen-ze, delle privazioni ch'essa impone alla maggioranza.Come seimila anni fa, quando gli infelici sollevano ilcapo e chiedono che l'organizzazione sociale si occupianche di coloro che lavorano per tutti, si risponde lorocon implacabili massacri. Su questo punto, il progressoè nullo. In che cosa Catone e Cicerone, che trattavanoda briganti e da scioperati i plebei romani chiedenti ga-ranzie contro una aristocrazia avida e senza cuore e lifacevano sterminare dai legionari, in che cosa erano essipiù crudeli, per esempio, di Thiers o di Giulio Favre, iquali mentirono e calunniarono senza vergogna, da unatribuna donde si parla al mondo intero, per poter com-piere lo sterminio dei plebei parigini chiedenti,anch'essi, garanzie contro una borghesia avida e crudelee i quali, più grandi dei plebei di Roma, si sollevaronoaltresì per la libertà politica dell'Europa e per l'emanci-pazione del proletariato universale?

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tresì ciò che sono, ciò che fecero, ciò che vogliono isuoi nemici implacabili.

** *

Da sessanta secoli dacchè si conosce l'umanità, la so-cietà, malgrado un incontestabile perfezionamento, mal-grado profonde riforme, rimase costituzionalmente lastessa. Come seimila anni fa, esiste una minoranza inso-lente e crudele che approfitta dei sudori, delle sofferen-ze, delle privazioni ch'essa impone alla maggioranza.Come seimila anni fa, quando gli infelici sollevano ilcapo e chiedono che l'organizzazione sociale si occupianche di coloro che lavorano per tutti, si risponde lorocon implacabili massacri. Su questo punto, il progressoè nullo. In che cosa Catone e Cicerone, che trattavanoda briganti e da scioperati i plebei romani chiedenti ga-ranzie contro una aristocrazia avida e senza cuore e lifacevano sterminare dai legionari, in che cosa erano essipiù crudeli, per esempio, di Thiers o di Giulio Favre, iquali mentirono e calunniarono senza vergogna, da unatribuna donde si parla al mondo intero, per poter com-piere lo sterminio dei plebei parigini chiedenti,anch'essi, garanzie contro una borghesia avida e crudelee i quali, più grandi dei plebei di Roma, si sollevaronoaltresì per la libertà politica dell'Europa e per l'emanci-pazione del proletariato universale?

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Annone fece schiacciare i mercenari rivoltosi dai suoielefanti; Thiers faceva fucilare in blocco, dopo la batta-glia, gli operai di Parigi dalle orribili mitragliatrici; qua-le dei due supplizi è più mostruoso? Rispondano coloroche videro passare a decine quei carri di lembi di carneumana, donde sfuggivano ancora, mentre erano gettatiin una fossa profonda tra due strati di calce viva, dei ge-miti lugubri!

Ma su questo terreno bisognerebbe estendersi troppo:ritorno dunque all'argomento.

** *

Il grande sfacelo del 1789, concedendo la libertà rela-tiva a tutti i francesi, apportò un certo miglioramentonelle condizioni dell'operaio, e sopratutto del contadino,al quale veniva permesso di acquistare la terra, adem-piendosi così il suo vecchio sogno. Ma la parte del leonel'ebbe la borghesia, la quale non tardò a impadronirsiper suo uso esclusivo delle spoglie dei privilegiatid'allora e ad elevare contro il popolo una nuova aristo-crazia non meno invadente e più rapace dell'antica. Essadivenne presto spietata e crudele per coloro che recla-mavano la parte del popolo. Si sa come i giacobini, irappresentanti confessi della borghesia, caddero essistessi sotto i- colpi dei termidoriani, dopo avere succes-sivamente sacrificato al loro falso ideale i Girondini, isocialisti, decorati col titolo di arrabbiati (enragés), gli

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Annone fece schiacciare i mercenari rivoltosi dai suoielefanti; Thiers faceva fucilare in blocco, dopo la batta-glia, gli operai di Parigi dalle orribili mitragliatrici; qua-le dei due supplizi è più mostruoso? Rispondano coloroche videro passare a decine quei carri di lembi di carneumana, donde sfuggivano ancora, mentre erano gettatiin una fossa profonda tra due strati di calce viva, dei ge-miti lugubri!

Ma su questo terreno bisognerebbe estendersi troppo:ritorno dunque all'argomento.

** *

Il grande sfacelo del 1789, concedendo la libertà rela-tiva a tutti i francesi, apportò un certo miglioramentonelle condizioni dell'operaio, e sopratutto del contadino,al quale veniva permesso di acquistare la terra, adem-piendosi così il suo vecchio sogno. Ma la parte del leonel'ebbe la borghesia, la quale non tardò a impadronirsiper suo uso esclusivo delle spoglie dei privilegiatid'allora e ad elevare contro il popolo una nuova aristo-crazia non meno invadente e più rapace dell'antica. Essadivenne presto spietata e crudele per coloro che recla-mavano la parte del popolo. Si sa come i giacobini, irappresentanti confessi della borghesia, caddero essistessi sotto i- colpi dei termidoriani, dopo avere succes-sivamente sacrificato al loro falso ideale i Girondini, isocialisti, decorati col titolo di arrabbiati (enragés), gli

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Hebertisti ed i Dantonisti. I termidoriani incominciaronocolla proscrizione in massa della Comune giacobina diParigi e con quelle giornate di pratile in cui fu massacra-to il popolo affamato e lacero. Di vergogna in vergogna,di delitto in delitto, in mezzo alle orgie degli incroya-bles, passando pel primo tentativo di terrore tricolore,colle sinistre gesta della «gioventù dorata» e dei Com-pagnons de Jéhu, quei neutri della rivoluzione riesciro-no facilmente a gettare la libertà francese nell'agguatodel 18 brumaio. Il popolo, durante questo tempo, soffri-va in silenzio o si preparava a seguire al di là delle fron-tiere un sanguinario ambizioso su tutti i campi di batta-glia dell'Europa. Questa prostrazione, questa colpevolececità si spiegano colla stanchezza morale che abbattevai sopravvissuti agli anni di crisi. Le facoltà umane hannoi loro limiti: e le speranze d'una generazione di combat-timento li hanno anch'esse.

La grande rivendicazione del XVIII secolo aveva vin-to il passato a prezzo di sforzi inauditi, malgrado trovas-se una resistenza colossale; aveva gettato il diritto divi-no sotto il patibolo di Luigi XVI; aveva aperto la viaalle liquidazioni sociali, facilitando alla borghesia lapresa di possesso dei beni della nobiltà e del clero; ave-va affermato la libertà politica e posto l'eguaglianza so-ciale nel suo programma, infine aveva gettato l'umanitànella via delle trasformazioni radicali. Allorchè una ge-nerazione ha compiuto tali cose, essa può andarsene di-cendo: ho compiuto il mio dovere nell'opera della rinno-vazione. Fu dunque in mezzo a questo legittimo e gene-

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Hebertisti ed i Dantonisti. I termidoriani incominciaronocolla proscrizione in massa della Comune giacobina diParigi e con quelle giornate di pratile in cui fu massacra-to il popolo affamato e lacero. Di vergogna in vergogna,di delitto in delitto, in mezzo alle orgie degli incroya-bles, passando pel primo tentativo di terrore tricolore,colle sinistre gesta della «gioventù dorata» e dei Com-pagnons de Jéhu, quei neutri della rivoluzione riesciro-no facilmente a gettare la libertà francese nell'agguatodel 18 brumaio. Il popolo, durante questo tempo, soffri-va in silenzio o si preparava a seguire al di là delle fron-tiere un sanguinario ambizioso su tutti i campi di batta-glia dell'Europa. Questa prostrazione, questa colpevolececità si spiegano colla stanchezza morale che abbattevai sopravvissuti agli anni di crisi. Le facoltà umane hannoi loro limiti: e le speranze d'una generazione di combat-timento li hanno anch'esse.

La grande rivendicazione del XVIII secolo aveva vin-to il passato a prezzo di sforzi inauditi, malgrado trovas-se una resistenza colossale; aveva gettato il diritto divi-no sotto il patibolo di Luigi XVI; aveva aperto la viaalle liquidazioni sociali, facilitando alla borghesia lapresa di possesso dei beni della nobiltà e del clero; ave-va affermato la libertà politica e posto l'eguaglianza so-ciale nel suo programma, infine aveva gettato l'umanitànella via delle trasformazioni radicali. Allorchè una ge-nerazione ha compiuto tali cose, essa può andarsene di-cendo: ho compiuto il mio dovere nell'opera della rinno-vazione. Fu dunque in mezzo a questo legittimo e gene-

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rale abbattimento, nel momento in cui i fumi della gloriasanguinosa acciecavano e deviavano ogni residuod'energia che alcuni uomini di cuore, commossi dai do-lori di questo popolo che lavorava, soffriva, combattevasilenziosamente, oscuramente, eroicamente più per altriche non per lui, si dedicarono ad un'opera tale, per cuiera necessaria una vitalità eccezionale in un'epoca cosìsfibrata. Si trattava nientemeno che di trasformare dallesue radici la società francese. «Noi vogliamo stabilire lafelicità comune; questa felicità non può raggiungersiche per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le arti e la civiltà, noi siamo pronti asopprimerle, purchè l'eguaglianza si attui!» Così aveva-no parlato quegli audaci.

Il loro mezzo era rudimentale. impadronirsi del go-verno, decretare e realizzare l'eguaglianza assoluta. Unavasta congiura fu dunque ordita; la propaganda più atti-va aveva portato a parecchie migliaia il numero dei con-giurati. Erasi fissato il giorno della rivolta, quando icapi, denunciati da un traditore, vennero arrestati. Ba-boeuf e Darthé lasciarono le loro teste in questo tentati-vo di rinnovazione sociale; la deportazione e la prigio-nia colpirono gli altri: Buonarotti, Germain, Maréchal,Cazin, Moray, Blondeau, Menessier, Bouin, ecc.

Naturalmente si fu prodighi di calunnie contro i vinti,secondo il sistema di coloro che già allora s'intitolavano«la gente onesta», seguendo, sotto questa onorevole de-nominazione, la politica consistente nel massacrare enell'infamare gli aspiranti ad un migliore assetto sociale.

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rale abbattimento, nel momento in cui i fumi della gloriasanguinosa acciecavano e deviavano ogni residuod'energia che alcuni uomini di cuore, commossi dai do-lori di questo popolo che lavorava, soffriva, combattevasilenziosamente, oscuramente, eroicamente più per altriche non per lui, si dedicarono ad un'opera tale, per cuiera necessaria una vitalità eccezionale in un'epoca cosìsfibrata. Si trattava nientemeno che di trasformare dallesue radici la società francese. «Noi vogliamo stabilire lafelicità comune; questa felicità non può raggiungersiche per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le arti e la civiltà, noi siamo pronti asopprimerle, purchè l'eguaglianza si attui!» Così aveva-no parlato quegli audaci.

Il loro mezzo era rudimentale. impadronirsi del go-verno, decretare e realizzare l'eguaglianza assoluta. Unavasta congiura fu dunque ordita; la propaganda più atti-va aveva portato a parecchie migliaia il numero dei con-giurati. Erasi fissato il giorno della rivolta, quando icapi, denunciati da un traditore, vennero arrestati. Ba-boeuf e Darthé lasciarono le loro teste in questo tentati-vo di rinnovazione sociale; la deportazione e la prigio-nia colpirono gli altri: Buonarotti, Germain, Maréchal,Cazin, Moray, Blondeau, Menessier, Bouin, ecc.

Naturalmente si fu prodighi di calunnie contro i vinti,secondo il sistema di coloro che già allora s'intitolavano«la gente onesta», seguendo, sotto questa onorevole de-nominazione, la politica consistente nel massacrare enell'infamare gli aspiranti ad un migliore assetto sociale.

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Il popolo conobbe poco questo tentativo dei riforma-tori del 1796; era un tempo in cui i soli avvenimentigrandiosi riescivano a commuovere.

La rivoluzione sociale, schiacciata, si rifugiò nelle so-cietà segrete, che, da quell'epoca al 1839, conservaronoe rianimarono in Europa la tradizione rivoluzionaria.

Grazie però alla libertà industriale del capitale ed allasottomissione delle classi lavoratrici, consacrate dalleassemblee legislative della Francia; grazie sovratuttoall'aggiotaggio sfrenato, alimentato dalle vicende turbo-lenti di quell'epoca, la distinzione sociale tra borghesia eproletariato andava accentuandosi sempre più, e Fourier,fin dal 1808, scriveva queste parole profetiche:

«Il movimento sociale attuale tende a spogliare sem-pre più le classi inferiori a profitto delle superiori. Èprovato che l'industria ed il commercio, la cui influenzadistrusse la feudalità nobiliare diminuendo poco a pocole servitù personali e dirette, operano attualmente, conti-nuando il loro sviluppo, l'accrescimento delle servitùcollettive ed indirette e organizzano rapidamente la feu-dalità mercantile, industriale o finanziaria.»

Il pericolo segnalato dall'eminente socialista nonsembrava peraltro così vicino. Un altro flagello desolavaallora la civiltà occidentale. L'Europa era in balìa del piùcriminale perturbatore e si dibatteva in una guerra senzaescita; apparendo evidente che la vita sociale non ri-prenderebbe il suo corso normale che dopo la caduta diBonaparte. In questa immensa orgia di guerra di cui nonsi prevedeva la fine, l'industrialismo non poteva svilup-

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Il popolo conobbe poco questo tentativo dei riforma-tori del 1796; era un tempo in cui i soli avvenimentigrandiosi riescivano a commuovere.

La rivoluzione sociale, schiacciata, si rifugiò nelle so-cietà segrete, che, da quell'epoca al 1839, conservaronoe rianimarono in Europa la tradizione rivoluzionaria.

Grazie però alla libertà industriale del capitale ed allasottomissione delle classi lavoratrici, consacrate dalleassemblee legislative della Francia; grazie sovratuttoall'aggiotaggio sfrenato, alimentato dalle vicende turbo-lenti di quell'epoca, la distinzione sociale tra borghesia eproletariato andava accentuandosi sempre più, e Fourier,fin dal 1808, scriveva queste parole profetiche:

«Il movimento sociale attuale tende a spogliare sem-pre più le classi inferiori a profitto delle superiori. Èprovato che l'industria ed il commercio, la cui influenzadistrusse la feudalità nobiliare diminuendo poco a pocole servitù personali e dirette, operano attualmente, conti-nuando il loro sviluppo, l'accrescimento delle servitùcollettive ed indirette e organizzano rapidamente la feu-dalità mercantile, industriale o finanziaria.»

Il pericolo segnalato dall'eminente socialista nonsembrava peraltro così vicino. Un altro flagello desolavaallora la civiltà occidentale. L'Europa era in balìa del piùcriminale perturbatore e si dibatteva in una guerra senzaescita; apparendo evidente che la vita sociale non ri-prenderebbe il suo corso normale che dopo la caduta diBonaparte. In questa immensa orgia di guerra di cui nonsi prevedeva la fine, l'industrialismo non poteva svilup-

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parsi abbastanza per dar vita a questa nuova feudalitàche era già conosciuta in Inghilterra.

Ma vennero infine i giorni in cui la Francia espiò ildisastroso appoggio dato all'avventuriero; furono i gior-ni delle invasioni del 1814 e del 1815, della ristorazioneborbonica e di tutte le sue conseguenze.

Fu da questo momento che l'attività francese si volseinteramente verso l'industria. Gli inventori francesi pre-sero nei fasti del progresso umano un posto glorioso ac-canto agli inventori inglesi e tedeschi; ed i grandi opifi-ci, le intraprese gigantesche si elevarono su tutti i puntidel nostro territorio.

Il primo risultato fu una prosperità senza precedenti el'accrescimento del benessere delle classi operaie.

Ma bentosto le cose cangiarono. Colla sicurezza pub-blica e coll'aumento della popolazione, la vita industria-le si sviluppò rapidamente. Vaste fabbriche, usine im-mense si aprirono; col mezzo di nuove applicazioni, dinuove macchine, si moltiplicarono i prodotti con una ce-lerità, un'economia ed una perfezione fino allora scono-sciute. La rapida fortuna degli industriali svegliò l'emu-lazione più disordinata.

Il salario degli operai, portato a un tasso enorme, inforza di questa emulazione degli industriali, attirò neigrandi centri manifatturieri una popolazione strappataalle campagne, e spinse sempre più verso la produzioneeccessiva. Il consumo bentosto non corrispose più a unasimile moltiplicazione di prodotti. La sproporzione tra

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parsi abbastanza per dar vita a questa nuova feudalitàche era già conosciuta in Inghilterra.

Ma vennero infine i giorni in cui la Francia espiò ildisastroso appoggio dato all'avventuriero; furono i gior-ni delle invasioni del 1814 e del 1815, della ristorazioneborbonica e di tutte le sue conseguenze.

Fu da questo momento che l'attività francese si volseinteramente verso l'industria. Gli inventori francesi pre-sero nei fasti del progresso umano un posto glorioso ac-canto agli inventori inglesi e tedeschi; ed i grandi opifi-ci, le intraprese gigantesche si elevarono su tutti i puntidel nostro territorio.

Il primo risultato fu una prosperità senza precedenti el'accrescimento del benessere delle classi operaie.

Ma bentosto le cose cangiarono. Colla sicurezza pub-blica e coll'aumento della popolazione, la vita industria-le si sviluppò rapidamente. Vaste fabbriche, usine im-mense si aprirono; col mezzo di nuove applicazioni, dinuove macchine, si moltiplicarono i prodotti con una ce-lerità, un'economia ed una perfezione fino allora scono-sciute. La rapida fortuna degli industriali svegliò l'emu-lazione più disordinata.

Il salario degli operai, portato a un tasso enorme, inforza di questa emulazione degli industriali, attirò neigrandi centri manifatturieri una popolazione strappataalle campagne, e spinse sempre più verso la produzioneeccessiva. Il consumo bentosto non corrispose più a unasimile moltiplicazione di prodotti. La sproporzione tra

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l'offerta e la domanda divenne sensibile; ne derivò lapletora; l'equilibrio fu rotto.

«La concorrenza straniera – dice Daniele Stern – e laconcorrenza interna fra gli intraprenditori, i capifabbricae gli operai, apportarono lo sciopero nello stesso tempoin cui rendevano necessario il ribasso dei salari. Un lottaaccanita s'ingaggiò, la quale ebbe per conseguenza unamiseria di nuova specie, che, colpendo una classe moltoattiva, intelligente ed energica della popolazione, laspingeva convulsivamente dalla sofferenza alla rivolta,dalla rivolta a una maggiore sofferenza, e la faceva cosìdiscendere nel più irrimediabile disagio.»

La borghesia, al contrario, aveva raggiunto il suo apo-geo dopo la mistificazione del 1830. Quale magnificasituazione per essa! Essa, coll'aiuto del popolo che la se-gue, respinge nel passato le ultime vestigia del mondofeudale e possiede insieme il potere del governo e la di-rezione intellettuale della società francese. Essa detienele forze sociali, proprietà, industria, commercio, inse-gnamento, esercito, accademie, ecc. Col suo possessoesclusivo della scienza, ogni progresso deve passare perle sue mani, ricevere la sua marca di fabbrica, tanto neldominio del pensiero come in quello dell'industria.

Non basta; una pleiade di pensatori, i Saint-Simon, iFourier, i Cabet, i Giorgio Sand, i Proudhon, gli Augu-sto Comte, i Pietro Leroux, i Considérant, i Luigi Blanc,ecc., ecc., desiderosi di trascinare l'umanità nella grandevia delle trasformazioni, mettono a nudo le sofferenze

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l'offerta e la domanda divenne sensibile; ne derivò lapletora; l'equilibrio fu rotto.

«La concorrenza straniera – dice Daniele Stern – e laconcorrenza interna fra gli intraprenditori, i capifabbricae gli operai, apportarono lo sciopero nello stesso tempoin cui rendevano necessario il ribasso dei salari. Un lottaaccanita s'ingaggiò, la quale ebbe per conseguenza unamiseria di nuova specie, che, colpendo una classe moltoattiva, intelligente ed energica della popolazione, laspingeva convulsivamente dalla sofferenza alla rivolta,dalla rivolta a una maggiore sofferenza, e la faceva cosìdiscendere nel più irrimediabile disagio.»

La borghesia, al contrario, aveva raggiunto il suo apo-geo dopo la mistificazione del 1830. Quale magnificasituazione per essa! Essa, coll'aiuto del popolo che la se-gue, respinge nel passato le ultime vestigia del mondofeudale e possiede insieme il potere del governo e la di-rezione intellettuale della società francese. Essa detienele forze sociali, proprietà, industria, commercio, inse-gnamento, esercito, accademie, ecc. Col suo possessoesclusivo della scienza, ogni progresso deve passare perle sue mani, ricevere la sua marca di fabbrica, tanto neldominio del pensiero come in quello dell'industria.

Non basta; una pleiade di pensatori, i Saint-Simon, iFourier, i Cabet, i Giorgio Sand, i Proudhon, gli Augu-sto Comte, i Pietro Leroux, i Considérant, i Luigi Blanc,ecc., ecc., desiderosi di trascinare l'umanità nella grandevia delle trasformazioni, mettono a nudo le sofferenze

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delle masse popolari e dimostrano la necessità e la pos-sibilità di estirpare la miseria.

Per giustificare le immense aspirazioni che vengono agalla, le scoperte scientifiche moltiplicano i prodigi; lasola appropriazione del vapore centuplica le forzedell'attività umana.

Padrona d'un presente così fecondo e di tanti elementid'avvenire, la borghesia non ebbe che una preoccupazio-ne; aumentare colla speculazione e col lavoro dei suoisfruttati le sue immense ricchezze. In politica essa com-presse, in filosofia ignorò, in economia proclamò il la-sciar fare, lasciar passare e il ciascuno per sè, ciascunoa casa sua; in morale proclamò l'arricchitevi; in sociali-smo essa massacrerà.

Le sofferenze del proletariato divenivano sempre piùintollerabili. Un economista, Sismondi, descriveva cosìquesta miseria voluta, organizzata e mantenuta dall'egoi-smo della borghesia:

«Nessun godimento è più attaccato all'esistenza diqueste classi infelici; la fame, le sofferenze, soffocano inessa ogni affetto morale. Quando si deve lottare ad ogniora per vivere, tutte le passioni si concentrano nell'egoi-smo, ciascuno dimentica il dolore degli altri nel proprio:i sentimenti naturali si perdono. Un lavoro costante,ostinato, uniforme abbrutisce ogni facoltà. Si prova ver-gogna pel genere umano quando si vede a quale degra-dazione esso può scendere, a quale vita, inferiore a quel-la delle bestie, esso può sottoporsi.»

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delle masse popolari e dimostrano la necessità e la pos-sibilità di estirpare la miseria.

Per giustificare le immense aspirazioni che vengono agalla, le scoperte scientifiche moltiplicano i prodigi; lasola appropriazione del vapore centuplica le forzedell'attività umana.

Padrona d'un presente così fecondo e di tanti elementid'avvenire, la borghesia non ebbe che una preoccupazio-ne; aumentare colla speculazione e col lavoro dei suoisfruttati le sue immense ricchezze. In politica essa com-presse, in filosofia ignorò, in economia proclamò il la-sciar fare, lasciar passare e il ciascuno per sè, ciascunoa casa sua; in morale proclamò l'arricchitevi; in sociali-smo essa massacrerà.

Le sofferenze del proletariato divenivano sempre piùintollerabili. Un economista, Sismondi, descriveva cosìquesta miseria voluta, organizzata e mantenuta dall'egoi-smo della borghesia:

«Nessun godimento è più attaccato all'esistenza diqueste classi infelici; la fame, le sofferenze, soffocano inessa ogni affetto morale. Quando si deve lottare ad ogniora per vivere, tutte le passioni si concentrano nell'egoi-smo, ciascuno dimentica il dolore degli altri nel proprio:i sentimenti naturali si perdono. Un lavoro costante,ostinato, uniforme abbrutisce ogni facoltà. Si prova ver-gogna pel genere umano quando si vede a quale degra-dazione esso può scendere, a quale vita, inferiore a quel-la delle bestie, esso può sottoporsi.»

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Malgrado questo trattamento, la classe operaia non siabbrutì. Schiacciata dal mondo ufficiale, essa si agitò.Parecchi movimenti nelle grandi città industriali, comeSt. Etienne, Mulhouse, Lilla, Limoges, Rouen, Cler-mont-Ferrand, annunciarono che il proletariato non ac-cetterebbe senza combattere la schiavitù preparataglidalle compagnie finanziarie e industriali.

Nel 1832 i proletari di Lione scrivevano con lettererosse sulla loro nera bandiera di miseria: Vivere lavo-rando o morire combattendo.

Poi, discendevano eroicamente dalla Croce-Rossa ederano vinti dopo una violenta battaglia e fucilati a frottedopo la disfatta.

Tanto è vero che, per la borghesia possidente, l'opera-io reclamante la sua giusta parte al banchetto sociale,non fu mai altro che uno schiavo rivoltato, contro il qua-le tutti i mezzi sono buoni, compreso lo sterminio. Perlui non v'ha diritto delle genti; se vuole migliorare la suacondizione, egli è posto fuori dell'umanità. Le fucilatedel 1832 facevano prevedere le fucilate del 1848 e lemitragliate del 1871; il massacro è l'ultima ragionedell'ordine.

Tale fu la prima scaramuccia delle guerre sociali delsecolo XIX, e la prima disfatta del proletariato francese.

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Malgrado questo trattamento, la classe operaia non siabbrutì. Schiacciata dal mondo ufficiale, essa si agitò.Parecchi movimenti nelle grandi città industriali, comeSt. Etienne, Mulhouse, Lilla, Limoges, Rouen, Cler-mont-Ferrand, annunciarono che il proletariato non ac-cetterebbe senza combattere la schiavitù preparataglidalle compagnie finanziarie e industriali.

Nel 1832 i proletari di Lione scrivevano con lettererosse sulla loro nera bandiera di miseria: Vivere lavo-rando o morire combattendo.

Poi, discendevano eroicamente dalla Croce-Rossa ederano vinti dopo una violenta battaglia e fucilati a frottedopo la disfatta.

Tanto è vero che, per la borghesia possidente, l'opera-io reclamante la sua giusta parte al banchetto sociale,non fu mai altro che uno schiavo rivoltato, contro il qua-le tutti i mezzi sono buoni, compreso lo sterminio. Perlui non v'ha diritto delle genti; se vuole migliorare la suacondizione, egli è posto fuori dell'umanità. Le fucilatedel 1832 facevano prevedere le fucilate del 1848 e lemitragliate del 1871; il massacro è l'ultima ragionedell'ordine.

Tale fu la prima scaramuccia delle guerre sociali delsecolo XIX, e la prima disfatta del proletariato francese.

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Dopo questo disastro, le società segrete, fedeli custo-di dell'idea di Baboeuf, ripigliarono la lotta. Dopo St.Merry, dopo il massacro della. via Transnonain, Barbès,Blanqui, seguiti da duecento o trecento eroi, tentarononel 1839 di rovesciare ciò che Blanqui definì così benenel 1848 la «tirannia del capitale». Qualche anno piùtardi (1846) le palle francesi forzarono i minatori di St.Etienne a riprendere nelle miniere il loro lavoro penosoch'essi volevano meno lungo e meglio retribuito.

Eppure era il buon tempo in cui re Luigi Filippo an-nunciava ogni anno al mondo che la Francia, abituando-si all'ordine, godeva di una prosperità sempre crescente.

Era anche il tempo in cui la corruzione fioriva in alto,mentre la miseria si aggravava in basso. V. Considérantpoteva scrivere colla più scrupolosa verità:

«La società odierna è una cattiva matrigna, senzacuore e senza viscere, che ha bensì qualche sorriso perun piccolo numero di ricchi oziosi e bricconi, ma cheprende a calci e maledice le grandi legioni dei suoi figlipoveri, le cui mani sono callose, la cui schiena si curvaal duro lavoro. A questi essa non parla se non per chie-dere loro denaro, sudore e sangue.»

Infine scoppiano le giornate di febbraio. A questo col-po di fulmine, un grido di speranza risponde dal profon-do della miseria. Gli operai delle grandi città scrivonosulla loro bandiera: Diritto al lavoro, e, accarezzati dairetori giunti al potere, offrono alla repubblica tre mesi dimiseria.

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Dopo questo disastro, le società segrete, fedeli custo-di dell'idea di Baboeuf, ripigliarono la lotta. Dopo St.Merry, dopo il massacro della. via Transnonain, Barbès,Blanqui, seguiti da duecento o trecento eroi, tentarononel 1839 di rovesciare ciò che Blanqui definì così benenel 1848 la «tirannia del capitale». Qualche anno piùtardi (1846) le palle francesi forzarono i minatori di St.Etienne a riprendere nelle miniere il loro lavoro penosoch'essi volevano meno lungo e meglio retribuito.

Eppure era il buon tempo in cui re Luigi Filippo an-nunciava ogni anno al mondo che la Francia, abituando-si all'ordine, godeva di una prosperità sempre crescente.

Era anche il tempo in cui la corruzione fioriva in alto,mentre la miseria si aggravava in basso. V. Considérantpoteva scrivere colla più scrupolosa verità:

«La società odierna è una cattiva matrigna, senzacuore e senza viscere, che ha bensì qualche sorriso perun piccolo numero di ricchi oziosi e bricconi, ma cheprende a calci e maledice le grandi legioni dei suoi figlipoveri, le cui mani sono callose, la cui schiena si curvaal duro lavoro. A questi essa non parla se non per chie-dere loro denaro, sudore e sangue.»

Infine scoppiano le giornate di febbraio. A questo col-po di fulmine, un grido di speranza risponde dal profon-do della miseria. Gli operai delle grandi città scrivonosulla loro bandiera: Diritto al lavoro, e, accarezzati dairetori giunti al potere, offrono alla repubblica tre mesi dimiseria.

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La borghesia approfittò abilmente di questa sosta; treprecisi mesi dappoi, essa cominciò nelle strade di Parigi,sotto il caldo sole di giugno, il suo secondo San Bartolo-meo di proletari. Gli operai tennero duro questa voltaper tre giorni, con un eroismo ammirevole. Caddero sot-to il numero e la crudeltà dei nemici. La borghesia fuspietata; fucilò, durante quattro giorni e quattro notti,migliaia d'operai. Quando fu stanca di uccidere, deportò,calunniò, terrorizzò, si accanì contro il socialismo, im-bavagliò la libertà e credette di aver posto gli argini alprogresso, che è quanto dire di aver salvato la sua cassaforte; mentre essa non aveva fatto altro che attirarsi tuttigli odi del proletariato tradito e decimato.

Per condurre a buon fine l'opera sanguinaria, essaadoperò contro le sue vittime il solito mezzo.

Mentre gli eroici operai di Parigi combattevano nobil-mente i soldati di Cavaignac, istruiti in Africa nella fe-rocia e i giovani senza cervello irreggimentati da La-martine, i giornali dell'ordine avevano parlato di sac-cheggi e di altre infamie; borghesi e gesuiti, oramai buo-ni amici, piantarono nella via di Poitiers, sotto la dire-zione di Thiers, una vera fabbrica di calunnie. In qual-che settimana le provincie francesi furono inondate dainnumerevoli libelli, dai quali si apprendeva che repub-blicano rosso e socialista equivalevano precisamente aladro, a saccheggiatore, ad assassino, ad incendiario, amalfattore della peggiore specie. Si apprendeva altresìche le grandi città erano infestate da gente che volevaspogliare i poveri ed ingrassare col lavoro altrui.

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La borghesia approfittò abilmente di questa sosta; treprecisi mesi dappoi, essa cominciò nelle strade di Parigi,sotto il caldo sole di giugno, il suo secondo San Bartolo-meo di proletari. Gli operai tennero duro questa voltaper tre giorni, con un eroismo ammirevole. Caddero sot-to il numero e la crudeltà dei nemici. La borghesia fuspietata; fucilò, durante quattro giorni e quattro notti,migliaia d'operai. Quando fu stanca di uccidere, deportò,calunniò, terrorizzò, si accanì contro il socialismo, im-bavagliò la libertà e credette di aver posto gli argini alprogresso, che è quanto dire di aver salvato la sua cassaforte; mentre essa non aveva fatto altro che attirarsi tuttigli odi del proletariato tradito e decimato.

Per condurre a buon fine l'opera sanguinaria, essaadoperò contro le sue vittime il solito mezzo.

Mentre gli eroici operai di Parigi combattevano nobil-mente i soldati di Cavaignac, istruiti in Africa nella fe-rocia e i giovani senza cervello irreggimentati da La-martine, i giornali dell'ordine avevano parlato di sac-cheggi e di altre infamie; borghesi e gesuiti, oramai buo-ni amici, piantarono nella via di Poitiers, sotto la dire-zione di Thiers, una vera fabbrica di calunnie. In qual-che settimana le provincie francesi furono inondate dainnumerevoli libelli, dai quali si apprendeva che repub-blicano rosso e socialista equivalevano precisamente aladro, a saccheggiatore, ad assassino, ad incendiario, amalfattore della peggiore specie. Si apprendeva altresìche le grandi città erano infestate da gente che volevaspogliare i poveri ed ingrassare col lavoro altrui.

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Si sa che cosa avvenne; un terzo ladrone sopravvenneche si dichiarò vero salvatore della società.

I repubblicani di Parigi essendo quasi tutti morti, de-portati o in prigione, fu molto facile di mettere, al postodel fantasma di repubblica che ancora rimaneva, unadittatura «per dare la sicurezza ai benpensanti e far tre-mare i malpensanti.» Così si ebbe Bonaparte.

** *

Questa volta la rivoluzione era vinta per davvero. Lareazione percorreva l'Europa, sopprimendo col ferro ecol fuoco i moti repubblicani o socialisti di Roma, diMilano, di Vienna, di Dresda, di Pest, di Berlino e diLondra. Più che mai Dio regnava col terrore dell'infer-no, i monarchi col terrore della spada, i ricchi col terroredella fame, mentre i popoli vinti riprendevano la lorocatena d'oppressione e di miseria.

In compenso i capitali, che nel 1848 erano rimasti na-scosti, inondavano il mercato e servivano alle specula-zioni più svergognate. La monarchia borghese aveva in-cominciato e proseguito la corruzione della coscienza, laglorificazione dell'egoismo, l'assassinio della buonafede e la soppressione del senso morale: coll'impero erala corruzione, divenuta classe, quella che regnava. Laborghesia, con tutti i rifiuti di gente raccolti dall'impero,si gettò a capo perduto nei giuochi di borsa, ed i suoi

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Si sa che cosa avvenne; un terzo ladrone sopravvenneche si dichiarò vero salvatore della società.

I repubblicani di Parigi essendo quasi tutti morti, de-portati o in prigione, fu molto facile di mettere, al postodel fantasma di repubblica che ancora rimaneva, unadittatura «per dare la sicurezza ai benpensanti e far tre-mare i malpensanti.» Così si ebbe Bonaparte.

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Questa volta la rivoluzione era vinta per davvero. Lareazione percorreva l'Europa, sopprimendo col ferro ecol fuoco i moti repubblicani o socialisti di Roma, diMilano, di Vienna, di Dresda, di Pest, di Berlino e diLondra. Più che mai Dio regnava col terrore dell'infer-no, i monarchi col terrore della spada, i ricchi col terroredella fame, mentre i popoli vinti riprendevano la lorocatena d'oppressione e di miseria.

In compenso i capitali, che nel 1848 erano rimasti na-scosti, inondavano il mercato e servivano alle specula-zioni più svergognate. La monarchia borghese aveva in-cominciato e proseguito la corruzione della coscienza, laglorificazione dell'egoismo, l'assassinio della buonafede e la soppressione del senso morale: coll'impero erala corruzione, divenuta classe, quella che regnava. Laborghesia, con tutti i rifiuti di gente raccolti dall'impero,si gettò a capo perduto nei giuochi di borsa, ed i suoi

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Page 23: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

gran sacerdoti, gli economisti cantarono il secolo del ca-pitale.

«In questi tempi beati, dice l'uno di essi, il Laveleye,il mondo civile presentava l'aspetto d'una prosperità sen-za esempio. L'universo sembrava divenuto un alveare, opiuttosto un immenso opificio ed ogni popolo si applica-va a consegnare allo scambio generale quei prodotti chele sue attitudini o il clima gli permettevano di creare conmaggior profitto. Il vapore portava le navi sui mari ed ivagoni sulle ferrovie, stabilendo, fra tutti i mercati, co-municazioni quotidiane. L'oro colava a fiotti, e gli stru-menti di credito, ben più possenti dell'oro, davano allacircolazione delle ricchezze una facilità e conseguente-mente una rapidità estrema. Il trasporto delle merci, lamassa dei prodotti, il totale del consumo, tutti gli ele-menti della fortuna delle nazioni, si calcolavano con ci-fre enormi. Questa vita esuberante, questa febbre di pro-duzione erano certamente un bello spettacolo per coloroche credono che la salvezza delle società è nell'accumu-lazione dei capitali.»

In presenza di quest'orgia capitalista che piegava,estenuava, immiseriva la classe operaia e finiva col ren-dere odiosa la classe borghese, Proudhon poteva, allasua volta, scrivere:

«La società diventa una mischia, dove la legge del piùforte è surrogata dalla legge del più furbo; lo sfrutta-mento dell'uomo per mezzo dell'uomo succede al bri-gantaggio primitivo: la guerra ha per ultima parola laservitù, e questa per garante la tirannia.... La moralità

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gran sacerdoti, gli economisti cantarono il secolo del ca-pitale.

«In questi tempi beati, dice l'uno di essi, il Laveleye,il mondo civile presentava l'aspetto d'una prosperità sen-za esempio. L'universo sembrava divenuto un alveare, opiuttosto un immenso opificio ed ogni popolo si applica-va a consegnare allo scambio generale quei prodotti chele sue attitudini o il clima gli permettevano di creare conmaggior profitto. Il vapore portava le navi sui mari ed ivagoni sulle ferrovie, stabilendo, fra tutti i mercati, co-municazioni quotidiane. L'oro colava a fiotti, e gli stru-menti di credito, ben più possenti dell'oro, davano allacircolazione delle ricchezze una facilità e conseguente-mente una rapidità estrema. Il trasporto delle merci, lamassa dei prodotti, il totale del consumo, tutti gli ele-menti della fortuna delle nazioni, si calcolavano con ci-fre enormi. Questa vita esuberante, questa febbre di pro-duzione erano certamente un bello spettacolo per coloroche credono che la salvezza delle società è nell'accumu-lazione dei capitali.»

In presenza di quest'orgia capitalista che piegava,estenuava, immiseriva la classe operaia e finiva col ren-dere odiosa la classe borghese, Proudhon poteva, allasua volta, scrivere:

«La società diventa una mischia, dove la legge del piùforte è surrogata dalla legge del più furbo; lo sfrutta-mento dell'uomo per mezzo dell'uomo succede al bri-gantaggio primitivo: la guerra ha per ultima parola laservitù, e questa per garante la tirannia.... La moralità

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francese, nel foro interno, è distrutta; nulla più la trattie-ne; lo sfacelo è completo. Nessun pensiero di giustizia,nessuna stima di libertà, nessuna solidarietà fra cittadi-ni.... Col senso morale, l'istinto di conservazione stessosembra spento. La direzione generale è abbandonataall'empirismo; un'aristocrazia di borsa che si precipitasulla fortuna pubblica; una classe media che muore dipigrizia e di imbecillità, una plebe che si dibattenell'indigenza e nei cattivi consigli... quale avvenire?... imeno timorosi lo sentono e se ne inquietano.... Se un po'di vita ci rimane, se ogni onore non è perduto, noi lodobbiamo a questa fiamma sacra della rivoluzione, cuinulla riescirebbe a spegnere.»

Fortunatamente questo prodigioso sboccio di egoismodoveva portare i suoi frutti. Gli aggiotatori si abbando-narono a speculazioni talmente insensate ed immoraliche il crollo, divenuto inevitabile, si avverò (1857).

Allora si moltiplicarono i fallimenti, che spostano legrosse fortune, e gli scioperi, che fanno morire di famegli operai. Fu in questa dolorosa crisi che si disegnòbene la parte che ha il proletariato di fronte ai detentoridella fortuna pubblica e ai direttori dell'attività umana.Allorchè le speculazioni egoiste e disoneste di questi ul-timi produssero il disastro, essi se la cavarono col perde-re un guadagno o tutt'al più parte d'una fortuna acquista-ta con rapidità scandalosa, mentre la classe operaia –uomini, donne, anche fanciulli, tutti ingaggiati dallagrande industria – fu precipitata in una miseria senzasperanza. L'orribile spettro della fame, che si credeva

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francese, nel foro interno, è distrutta; nulla più la trattie-ne; lo sfacelo è completo. Nessun pensiero di giustizia,nessuna stima di libertà, nessuna solidarietà fra cittadi-ni.... Col senso morale, l'istinto di conservazione stessosembra spento. La direzione generale è abbandonataall'empirismo; un'aristocrazia di borsa che si precipitasulla fortuna pubblica; una classe media che muore dipigrizia e di imbecillità, una plebe che si dibattenell'indigenza e nei cattivi consigli... quale avvenire?... imeno timorosi lo sentono e se ne inquietano.... Se un po'di vita ci rimane, se ogni onore non è perduto, noi lodobbiamo a questa fiamma sacra della rivoluzione, cuinulla riescirebbe a spegnere.»

Fortunatamente questo prodigioso sboccio di egoismodoveva portare i suoi frutti. Gli aggiotatori si abbando-narono a speculazioni talmente insensate ed immoraliche il crollo, divenuto inevitabile, si avverò (1857).

Allora si moltiplicarono i fallimenti, che spostano legrosse fortune, e gli scioperi, che fanno morire di famegli operai. Fu in questa dolorosa crisi che si disegnòbene la parte che ha il proletariato di fronte ai detentoridella fortuna pubblica e ai direttori dell'attività umana.Allorchè le speculazioni egoiste e disoneste di questi ul-timi produssero il disastro, essi se la cavarono col perde-re un guadagno o tutt'al più parte d'una fortuna acquista-ta con rapidità scandalosa, mentre la classe operaia –uomini, donne, anche fanciulli, tutti ingaggiati dallagrande industria – fu precipitata in una miseria senzasperanza. L'orribile spettro della fame, che si credeva

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spento dopo la fine del medio evo, invase le grandi cittàdella civiltà industriale, sotto la forma di esseri umanicenciosi e denutriti, i quali avevano lavorato, nel tempodegli affari vertiginosi, le quattordici e fino le diciassetteore al giorno, intorno ad opere estenuanti, in un'atmosfe-ra fetida, sotto il rozzo comando o l'insulto del direttoree le esigenza sempre crescenti del padrone e tutto ciòper un salario quotidiano appena sufficiente per la loromiserabile vita d'un giorno. Ora, privi di lavoro e, con-seguentemente, di risorse, essi morivano di miseria perla maggior gloria dell'ordine, per la maggior santifica-zione delle massime della borghesia, per la maggior for-tuna di pochi arricchiti.

** *

Ed eccoci giunti ad uno dei momenti più solenni dellastoria.

Gli operai del mondo intero sanno oramai in qualconto tenere la buona volontà della classe possidente.Gli operai francesi hanno un argomento di più per con-vincersene: il ricordo dei massacri di giugno. Scorre neicentri industriali un soffio di liberazione: salviamoci danoi stessi. Coincidenza fortunata; la camicia di forza incui l'umanità soffoca, scoppia da ogni parte; un brividoagita i due mondi; in India il popolo si rivolta contro icapitalisti inglesi; l'America del Nord combatte per laemancipazione dei negri; l'Irlanda e l'Ungheria si agita-

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spento dopo la fine del medio evo, invase le grandi cittàdella civiltà industriale, sotto la forma di esseri umanicenciosi e denutriti, i quali avevano lavorato, nel tempodegli affari vertiginosi, le quattordici e fino le diciassetteore al giorno, intorno ad opere estenuanti, in un'atmosfe-ra fetida, sotto il rozzo comando o l'insulto del direttoree le esigenza sempre crescenti del padrone e tutto ciòper un salario quotidiano appena sufficiente per la loromiserabile vita d'un giorno. Ora, privi di lavoro e, con-seguentemente, di risorse, essi morivano di miseria perla maggior gloria dell'ordine, per la maggior santifica-zione delle massime della borghesia, per la maggior for-tuna di pochi arricchiti.

** *

Ed eccoci giunti ad uno dei momenti più solenni dellastoria.

Gli operai del mondo intero sanno oramai in qualconto tenere la buona volontà della classe possidente.Gli operai francesi hanno un argomento di più per con-vincersene: il ricordo dei massacri di giugno. Scorre neicentri industriali un soffio di liberazione: salviamoci danoi stessi. Coincidenza fortunata; la camicia di forza incui l'umanità soffoca, scoppia da ogni parte; un brividoagita i due mondi; in India il popolo si rivolta contro icapitalisti inglesi; l'America del Nord combatte per laemancipazione dei negri; l'Irlanda e l'Ungheria si agita-

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Page 26: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

no; la Polonia si solleva! L'opinione liberale in Russiaimpone un principio d'emancipazione dei contadini sla-vi. Mentre la gioventù russa, entusiasmata dagli scritti diTchernichewski, di Herzen, di Bakounine, si fa propa-gandista della rivoluzione sociale, la Germania, agitatada Carlo Marx, da Lassalle, da Becker, da Bebel, da Lie-bknecht, ecc., entra nel movimento socialista. Gli operaiinglesi, conservando la tradizione dei Cartisti e il ricor-do di Ernesto Jones e di Owen, sono in pieno movimen-to associazionista. Nel Belgio, in Isvizzera, in Italia,perfino in Ispagna gli operai accorgendosi che i loro po-litici li ingannano cercano i mezzi per migliorare le lorocondizioni. Gli operai francesi rinvengono dal torpore incui li avevano gettati i disastri di giugno e di dicembre.Dappertutto infine il movimento si accentua e i proletaritendono ad unirsi per realizzare le loro aspirazioni, va-ghe ancora, ma ardenti.

Il 28 settembre 1864 i delegati degli operai francesi,inglesi e tedeschi, che avevano già avuto degli abbocca-menti preliminari, davano una sostanza alle aspirazionioperaie. In un meeting tenuto a St. Martin's Hall, a Lon-dra, e convocato a favore della Polonia, essi posero lebasi dell'Associazione internazionale dei lavoratori.

«Considerando, dissero questi riformatori, chel'emancipazione dei lavoratori dev'essere l'opera dei la-voratori stessi; che gli sforzi dei lavoratori per conqui-stare la loro emancipazione non devono tendere a costi-tuire nuovi privilegi, ma a stabilire per tutti eguali dirittie doveri e a distruggere la dominazione di ogni classe;

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no; la Polonia si solleva! L'opinione liberale in Russiaimpone un principio d'emancipazione dei contadini sla-vi. Mentre la gioventù russa, entusiasmata dagli scritti diTchernichewski, di Herzen, di Bakounine, si fa propa-gandista della rivoluzione sociale, la Germania, agitatada Carlo Marx, da Lassalle, da Becker, da Bebel, da Lie-bknecht, ecc., entra nel movimento socialista. Gli operaiinglesi, conservando la tradizione dei Cartisti e il ricor-do di Ernesto Jones e di Owen, sono in pieno movimen-to associazionista. Nel Belgio, in Isvizzera, in Italia,perfino in Ispagna gli operai accorgendosi che i loro po-litici li ingannano cercano i mezzi per migliorare le lorocondizioni. Gli operai francesi rinvengono dal torpore incui li avevano gettati i disastri di giugno e di dicembre.Dappertutto infine il movimento si accentua e i proletaritendono ad unirsi per realizzare le loro aspirazioni, va-ghe ancora, ma ardenti.

Il 28 settembre 1864 i delegati degli operai francesi,inglesi e tedeschi, che avevano già avuto degli abbocca-menti preliminari, davano una sostanza alle aspirazionioperaie. In un meeting tenuto a St. Martin's Hall, a Lon-dra, e convocato a favore della Polonia, essi posero lebasi dell'Associazione internazionale dei lavoratori.

«Considerando, dissero questi riformatori, chel'emancipazione dei lavoratori dev'essere l'opera dei la-voratori stessi; che gli sforzi dei lavoratori per conqui-stare la loro emancipazione non devono tendere a costi-tuire nuovi privilegi, ma a stabilire per tutti eguali dirittie doveri e a distruggere la dominazione di ogni classe;

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«Che la soggezione economica del lavoratore ai de-tentori dei mezzi di lavoro, che è quanto dire delle fontidella vita, è la causa prima della sua schiavitù politica,morale e materiale;

«Che l'emancipazione economica dei lavoratori èconseguentemente il gran fine a cui ogni movimento po-litico deve, come mezzo, essere soggetto;

«Che tutti gli sforzi fin qui fatti fallirono per difetto disolidarietà tra gli operai delle diverse professioni in cia-scun paese e dell'unione fraterna fra i lavoratori dei di-versi paesi;

«Che l'emancipazione del lavoro non essendo un pro-blema nè locale, nè nazionale, ma sociale, abbraccia tut-ti i paesi in cui la vita moderna esiste e necessita per lapropria soluzione il loro concorso teorico e pratico;

«Che il movimento il quale riapparisce fra gli operaidei paesi più industriali d'Europa, facendo nascere nuo-ve speranze, dà un solenne avvertimento agli operaistessi di non ricadere nei vecchi errori e li spinge a com-binare immediatamente questi sforzi ancora isolati;

«Per tali ragioni è fondata l'Associazione internazio-nale dei lavoratori;

«L'Associazione e tutte le società o individui aderen-ti, riconoscono come base del loro contegno verso tuttigli uomini la verità, la giustizia e la morale, senza di-stinzione di razza, di credenza o di nazionalità. Essiconsiderano come un dovere di reclamare per tutti i di-ritti di uomini e di cittadini.»

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«Che la soggezione economica del lavoratore ai de-tentori dei mezzi di lavoro, che è quanto dire delle fontidella vita, è la causa prima della sua schiavitù politica,morale e materiale;

«Che l'emancipazione economica dei lavoratori èconseguentemente il gran fine a cui ogni movimento po-litico deve, come mezzo, essere soggetto;

«Che tutti gli sforzi fin qui fatti fallirono per difetto disolidarietà tra gli operai delle diverse professioni in cia-scun paese e dell'unione fraterna fra i lavoratori dei di-versi paesi;

«Che l'emancipazione del lavoro non essendo un pro-blema nè locale, nè nazionale, ma sociale, abbraccia tut-ti i paesi in cui la vita moderna esiste e necessita per lapropria soluzione il loro concorso teorico e pratico;

«Che il movimento il quale riapparisce fra gli operaidei paesi più industriali d'Europa, facendo nascere nuo-ve speranze, dà un solenne avvertimento agli operaistessi di non ricadere nei vecchi errori e li spinge a com-binare immediatamente questi sforzi ancora isolati;

«Per tali ragioni è fondata l'Associazione internazio-nale dei lavoratori;

«L'Associazione e tutte le società o individui aderen-ti, riconoscono come base del loro contegno verso tuttigli uomini la verità, la giustizia e la morale, senza di-stinzione di razza, di credenza o di nazionalità. Essiconsiderano come un dovere di reclamare per tutti i di-ritti di uomini e di cittadini.»

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Dopo quest'atto così importante per le sue conseguen-ze, sortito dalle necessità economiche della nostra epo-ca, l'umanità entra in una nuova fase; ogni speranza èpermessa; il popolo tante volte ingannato e sempre ri-messo alla catena, lavorerà esso stesso ed esclusivamen-te alla propria emancipazione. È in sè stesso ch'egli cer-cherà le sue aspirazioni; non attenderà più un messia. Ilsocialismo che fin qui non fu che sêtte e teorie discor-danti, s'incarna nel proletariato e diviene davvero la mo-derna buona novella annunciata a tutti coloro che soffro-no, che lavorano per l'avvenimento della giustizia.L'agitazione operaia trovò nell'Internazionale la sua for-ma di espansione: essa diviene generale in tutti i centriindustriali d'Europa, rivendicando il diritto alla vita conscioperi formidabili, creando migliaia di società operaie,mettendo a nudo le ingiustizie della vecchia società epiantando, nei Congressi internazionali, le assise delnuovo mondo.

La borghesia, come i monarchi, non vide in questo gi-gantesco movimento che dei motivi di repressione. Gliapostoli della nuova idea non uscivano dalle prigionigovernative che per incontrarsi coll'odio dei padronicoalizzati per farli morir di fame chiudendo loro gli opi-fici; nulla valse però a scoraggiare questi lottatori. InFrancia, malgrado le provocazioni, essi poterono rag-gruppare centinaia di migliaia d'aderenti e divenire i piùtemibili avversarii dell'impero; a Parigi specialmente irivoluzionarii puri, stanchi delle vuote parole delle riu-nioni pubbliche e disgustati della politica in seguito al

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Dopo quest'atto così importante per le sue conseguen-ze, sortito dalle necessità economiche della nostra epo-ca, l'umanità entra in una nuova fase; ogni speranza èpermessa; il popolo tante volte ingannato e sempre ri-messo alla catena, lavorerà esso stesso ed esclusivamen-te alla propria emancipazione. È in sè stesso ch'egli cer-cherà le sue aspirazioni; non attenderà più un messia. Ilsocialismo che fin qui non fu che sêtte e teorie discor-danti, s'incarna nel proletariato e diviene davvero la mo-derna buona novella annunciata a tutti coloro che soffro-no, che lavorano per l'avvenimento della giustizia.L'agitazione operaia trovò nell'Internazionale la sua for-ma di espansione: essa diviene generale in tutti i centriindustriali d'Europa, rivendicando il diritto alla vita conscioperi formidabili, creando migliaia di società operaie,mettendo a nudo le ingiustizie della vecchia società epiantando, nei Congressi internazionali, le assise delnuovo mondo.

La borghesia, come i monarchi, non vide in questo gi-gantesco movimento che dei motivi di repressione. Gliapostoli della nuova idea non uscivano dalle prigionigovernative che per incontrarsi coll'odio dei padronicoalizzati per farli morir di fame chiudendo loro gli opi-fici; nulla valse però a scoraggiare questi lottatori. InFrancia, malgrado le provocazioni, essi poterono rag-gruppare centinaia di migliaia d'aderenti e divenire i piùtemibili avversarii dell'impero; a Parigi specialmente irivoluzionarii puri, stanchi delle vuote parole delle riu-nioni pubbliche e disgustati della politica in seguito al

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tradimento dei deputati radicali nel 1869, si schieraronosotto la bandiera socialista della perseguitata Internazio-nale.

Si può asserire veramente che, verso la metà del1870, il movimento progressista, nelle grandi città diFrancia, era passato negli operai, coll'Internazionale percentro direttivo e che la separazione era completa tra irepubblicani puri o radicali borghesi e i socialisti; l'odiocomune contro l'impero non impediva che i dissensi simanifestassero con attacchi violenti.

Il ricordo del giugno serviva ad aumentare questa di-visione. Si rammenta che, in seguito all'offerta di di-scussioni sulla situazione economica, fatta da qualcheoratore delle riunioni pubbliche, un gruppo popolare ri-spose brutalmente, ma lealmente: «I vinti di giugno nondiscutono coi loro carnefici! essi attendono.»

La classe dirigente era affatto al disotto della situazio-ne. Sempre più divorata dall'egoismo, essa non accetta-va alcuna idea nuova e non aveva che insulti e calunnieper combattere le aspirazioni della classe operaia. Que-sta, invece, marciava piena di fede nell'avvenire, allaconquista della giustizia.

L'avvenimento prossimo della repubblica in Franciaera dunque gravido d'una formidabile lotta sociale, che,si poteva prevederlo, avrebbe messo in fiamme l'occi-dente. Frattanto i numerosi scioperi, che colpivano igrandi centri industriali della Francia, indicavano ba-stantemente che i proletari francesi, sentendosi abba-stanza forti per non avere più a subire in silenzio

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tradimento dei deputati radicali nel 1869, si schieraronosotto la bandiera socialista della perseguitata Internazio-nale.

Si può asserire veramente che, verso la metà del1870, il movimento progressista, nelle grandi città diFrancia, era passato negli operai, coll'Internazionale percentro direttivo e che la separazione era completa tra irepubblicani puri o radicali borghesi e i socialisti; l'odiocomune contro l'impero non impediva che i dissensi simanifestassero con attacchi violenti.

Il ricordo del giugno serviva ad aumentare questa di-visione. Si rammenta che, in seguito all'offerta di di-scussioni sulla situazione economica, fatta da qualcheoratore delle riunioni pubbliche, un gruppo popolare ri-spose brutalmente, ma lealmente: «I vinti di giugno nondiscutono coi loro carnefici! essi attendono.»

La classe dirigente era affatto al disotto della situazio-ne. Sempre più divorata dall'egoismo, essa non accetta-va alcuna idea nuova e non aveva che insulti e calunnieper combattere le aspirazioni della classe operaia. Que-sta, invece, marciava piena di fede nell'avvenire, allaconquista della giustizia.

L'avvenimento prossimo della repubblica in Franciaera dunque gravido d'una formidabile lotta sociale, che,si poteva prevederlo, avrebbe messo in fiamme l'occi-dente. Frattanto i numerosi scioperi, che colpivano igrandi centri industriali della Francia, indicavano ba-stantemente che i proletari francesi, sentendosi abba-stanza forti per non avere più a subire in silenzio

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Page 30: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

l'oppressione sociale degli industriali, più grave, più do-lorosa molte volte dell'oppressione politica, intendevanoproseguire fino al compimento dell'opera del migliora-mento della loro condizione.

Fu allora che, ridotto a questo passo dalla sua politicadi compressione, Bonaparte dichiarò guerra alla Germa-nia.

Fu un colpo di folgore per l'Europa stupefatta.L'Internazionale non aveva avuto il tempo di provvede-re; la federazione parigina organizzò in fretta una dimo-strazione a favore della pace e lanciò ai lavoratori di tut-ti i paesi il seguente manifesto

«Lavoratori!«Ancora una volta, sotto pretesto dell'equilibrio euro-

peo e dell'onore nazionale la pace è minacciata da politi-canti ambiziosi:

«Lavoratori francesi, tedeschi, spagnuoli! Le nostrevoci si uniscano in un grido di riprovazione contro laguerra.

«Oggi le società non possono avere altra base legitti-ma che la produzione e la sua equa ripartizione.

«La divisione del lavoro, aumentando ogni giorno lenecessità dello scambio, rese le nazioni solidali.

«La guerra per una questione di preponderanza o didinastia non può essere, agli occhi dei lavoratori, cheun'assurdità criminosa.

«In risposta alle acclamazioni bellicose di coloro chesi esonerano dall'imposta del sangue, e che trovano nelle

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l'oppressione sociale degli industriali, più grave, più do-lorosa molte volte dell'oppressione politica, intendevanoproseguire fino al compimento dell'opera del migliora-mento della loro condizione.

Fu allora che, ridotto a questo passo dalla sua politicadi compressione, Bonaparte dichiarò guerra alla Germa-nia.

Fu un colpo di folgore per l'Europa stupefatta.L'Internazionale non aveva avuto il tempo di provvede-re; la federazione parigina organizzò in fretta una dimo-strazione a favore della pace e lanciò ai lavoratori di tut-ti i paesi il seguente manifesto

«Lavoratori!«Ancora una volta, sotto pretesto dell'equilibrio euro-

peo e dell'onore nazionale la pace è minacciata da politi-canti ambiziosi:

«Lavoratori francesi, tedeschi, spagnuoli! Le nostrevoci si uniscano in un grido di riprovazione contro laguerra.

«Oggi le società non possono avere altra base legitti-ma che la produzione e la sua equa ripartizione.

«La divisione del lavoro, aumentando ogni giorno lenecessità dello scambio, rese le nazioni solidali.

«La guerra per una questione di preponderanza o didinastia non può essere, agli occhi dei lavoratori, cheun'assurdità criminosa.

«In risposta alle acclamazioni bellicose di coloro chesi esonerano dall'imposta del sangue, e che trovano nelle

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Page 31: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

pubbliche calamità una fonte di nuove speculazioni, noiprotestiamo, noi che vogliamo la pace, il lavoro, la li-bertà.

«Noi protestiamo:«contro la distruzione sistematica della razza uma-

na;«contro la dilapidazione del denaro del popolo, che

non deve servire che a fecondare la terra e l'industria;«contro il sangue sparso per l'odiosa soddisfazione

di vanità, di amor proprio, di ambizioni monarchiche of-fese o insaziabili.

«Sì, con tutta l'energia protestiamo contro la guerra,come uomini, come cittadini, come lavoratori. La guerraè il risveglio degli istinti selvaggi e degli odii nazionali;è il mezzo ipocrita con cui i governi soffocano le pub-bliche libertà; è la distruzione della ricchezza generale,opera delle nostre fatiche quotidiane.

«Fratelli tedeschi:«in nome della pace, non ascoltate le voci stipen-

diate o servili che vorrebbero ingannarvi sul vero spiritodella Francia;

«restate sordi alle provocazioni insensate, perocchèla guerra tra noi sarebbe guerra fratricida. Restate calmi,come può farlo, senza compromettere la propria dignità,un grande popolo forte e coraggioso.

«Le nostre divisioni non condurrebbero, al di qua e aldi là del Reno, se non al trionfo completo del dispoti-smo.

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pubbliche calamità una fonte di nuove speculazioni, noiprotestiamo, noi che vogliamo la pace, il lavoro, la li-bertà.

«Noi protestiamo:«contro la distruzione sistematica della razza uma-

na;«contro la dilapidazione del denaro del popolo, che

non deve servire che a fecondare la terra e l'industria;«contro il sangue sparso per l'odiosa soddisfazione

di vanità, di amor proprio, di ambizioni monarchiche of-fese o insaziabili.

«Sì, con tutta l'energia protestiamo contro la guerra,come uomini, come cittadini, come lavoratori. La guerraè il risveglio degli istinti selvaggi e degli odii nazionali;è il mezzo ipocrita con cui i governi soffocano le pub-bliche libertà; è la distruzione della ricchezza generale,opera delle nostre fatiche quotidiane.

«Fratelli tedeschi:«in nome della pace, non ascoltate le voci stipen-

diate o servili che vorrebbero ingannarvi sul vero spiritodella Francia;

«restate sordi alle provocazioni insensate, perocchèla guerra tra noi sarebbe guerra fratricida. Restate calmi,come può farlo, senza compromettere la propria dignità,un grande popolo forte e coraggioso.

«Le nostre divisioni non condurrebbero, al di qua e aldi là del Reno, se non al trionfo completo del dispoti-smo.

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Page 32: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Fratelli spagnuoli, anche noi, vent'anni fa, credem-mo di veder spuntare l'alba della libertà. La storia deinostri errori vi serva almeno di esempio. Padroni oggidei vostri destini, non piegatevi come noi sotto una nuo-va tutela; l'indipendenza da voi conquistata, già suggel-lata col vostro sangue, è il bene sovrano. Perderlo, cre-deteci, è poi popoli la causa dei rimpianti più amari epiù acuti.

«Lavoratori d'ogni paese, checchè avvenga dei nostrisforzi comuni, noi, membri dell'Associazione interna-zionale dei lavoratori, che non conosciamo più frontie-re, noi vi indirizziamo, come pegno di solidarietà indis-solubile, i voti ed i saluti dei lavoratori della Francia.»

(Seguono le firme).

Gli internazionali di Berlino risposero:«Lavoratori francesi!

«Anche noi vogliamo la pace, il lavoro, la libertà! Eperò ci associamo con tutto il cuore alla vostra protestaispirata da un entusiasmo ardente contro tutti gli ostacoliopposti al nostro sviluppo pacifico e principalmentecontro la guerra selvaggia. Animati da sentimenti frater-ni, uniamo le nostre mani alle vostre, e vi affermiamo,da uomini d'onore incapaci di mentire, che nei nostricuori non si trova il menomo odio nazionale; che noi su-biamo la forza e non entriamo se non nostro malgradonelle bande guerriere che spargeranno la miseria e la ro-vina nei tranquilli campi dei vostri paesi.

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«Fratelli spagnuoli, anche noi, vent'anni fa, credem-mo di veder spuntare l'alba della libertà. La storia deinostri errori vi serva almeno di esempio. Padroni oggidei vostri destini, non piegatevi come noi sotto una nuo-va tutela; l'indipendenza da voi conquistata, già suggel-lata col vostro sangue, è il bene sovrano. Perderlo, cre-deteci, è poi popoli la causa dei rimpianti più amari epiù acuti.

«Lavoratori d'ogni paese, checchè avvenga dei nostrisforzi comuni, noi, membri dell'Associazione interna-zionale dei lavoratori, che non conosciamo più frontie-re, noi vi indirizziamo, come pegno di solidarietà indis-solubile, i voti ed i saluti dei lavoratori della Francia.»

(Seguono le firme).

Gli internazionali di Berlino risposero:«Lavoratori francesi!

«Anche noi vogliamo la pace, il lavoro, la libertà! Eperò ci associamo con tutto il cuore alla vostra protestaispirata da un entusiasmo ardente contro tutti gli ostacoliopposti al nostro sviluppo pacifico e principalmentecontro la guerra selvaggia. Animati da sentimenti frater-ni, uniamo le nostre mani alle vostre, e vi affermiamo,da uomini d'onore incapaci di mentire, che nei nostricuori non si trova il menomo odio nazionale; che noi su-biamo la forza e non entriamo se non nostro malgradonelle bande guerriere che spargeranno la miseria e la ro-vina nei tranquilli campi dei vostri paesi.

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Page 33: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Noi pure, noi siamo uomini di combattimento! Mavogliamo combattere lavorando pacificamente, con tuttele nostre forze, pel benessere nostro e dell'umanità; vo-gliamo combattere per la libertà, l'uguaglianza e la fra-tellanza; combattere contro il dispotismo dei tiranni cheopprimono la santa libertà, contro la menzogna e la per-fidia, da qualunque parte vengano. Solennemente vipromettiamo che nè il rumore dei tamburi, nè il tuonardei cannoni, nè la vittoria, nè la disfatta riesciranno a di-strarci dal nostro lavoro per l'unione dei proletari di tuttii paesi. Noi pure non conosciamo più frontiere, giacchèsappiamo che al di qua e al di là del Reno, che nellavecchia Europa come nella giovane America, vivono inostri fratelli, coi quali siamo pronti a marciare incontroalla morte pel raggiungimento del nostro fine: la repub-blica sociale.

«Vivano la pace, il lavoro, la libertà!«In nome dei membri dell'Associazione internaziona-

le dei lavoratori di Berlino.«GUSTAVO KWASNIEWSKI.»

Durante questo scambio di proteste pacifiche tra i la-voratori dei due paesi, gli eserciti marciavano l'uno con-tro l'altro. Il sangue stava per scorrere a torrenti. Qual-che mese più tardi, questi stessi internazionali francesi,che stigmatizzano con tanta autorità questi macelli uma-ni, saranno forzati a dirigere operazioni militari ed a so-

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«Noi pure, noi siamo uomini di combattimento! Mavogliamo combattere lavorando pacificamente, con tuttele nostre forze, pel benessere nostro e dell'umanità; vo-gliamo combattere per la libertà, l'uguaglianza e la fra-tellanza; combattere contro il dispotismo dei tiranni cheopprimono la santa libertà, contro la menzogna e la per-fidia, da qualunque parte vengano. Solennemente vipromettiamo che nè il rumore dei tamburi, nè il tuonardei cannoni, nè la vittoria, nè la disfatta riesciranno a di-strarci dal nostro lavoro per l'unione dei proletari di tuttii paesi. Noi pure non conosciamo più frontiere, giacchèsappiamo che al di qua e al di là del Reno, che nellavecchia Europa come nella giovane America, vivono inostri fratelli, coi quali siamo pronti a marciare incontroalla morte pel raggiungimento del nostro fine: la repub-blica sociale.

«Vivano la pace, il lavoro, la libertà!«In nome dei membri dell'Associazione internaziona-

le dei lavoratori di Berlino.«GUSTAVO KWASNIEWSKI.»

Durante questo scambio di proteste pacifiche tra i la-voratori dei due paesi, gli eserciti marciavano l'uno con-tro l'altro. Il sangue stava per scorrere a torrenti. Qual-che mese più tardi, questi stessi internazionali francesi,che stigmatizzano con tanta autorità questi macelli uma-ni, saranno forzati a dirigere operazioni militari ed a so-

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Page 34: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

stenere un assedio sanguinoso; tanto il fatto è lontanodall'aspirazione.

Non è qui il luogo di narrare come, un mese dopol'apertura delle ostilità, una nazione, la prima potenzamilitare d'Europa, vide, in una serie ininterrotta di di-sfatte colossali, distrutti, prigionieri o bloccati i trecentomila uomini che il suo governo aveva gettato contro unmilione di nemici. L'imperatore capitolava vilmente aSèdan con ottantacinque mila uomini; il resto dell'eser-cito era assediato in Metz ed i tedeschi vittoriosi invade-vano il nord e l'est della Francia e si precipitavano amarcie forzate su Parigi.

** *

All'annunzio di questi fulminei avvenimenti, la capi-tale abbattè, con una sollevazione unanime, l'impero;fece appello al patriottismo francese; si dispose a soste-nere un lungo assedio, a combattere ad oltranza; e sidrizzo fiera in faccia all'invasore.

Trascinato dalla grandezza del pericolo in cui si tro-vava l'indipendenza nazionale, il proletariato dimenticòle giornate di giugno e gli odii della borghesia, e si unìad essa, rinviando le questioni sociali. – Aggiusteremopiù tardi i conti, dicevano gli operai; intanto salviamo laFrancia. – La borghesia pur essa sembrò dimenticare;ma ciò non durò lungo tempo.

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stenere un assedio sanguinoso; tanto il fatto è lontanodall'aspirazione.

Non è qui il luogo di narrare come, un mese dopol'apertura delle ostilità, una nazione, la prima potenzamilitare d'Europa, vide, in una serie ininterrotta di di-sfatte colossali, distrutti, prigionieri o bloccati i trecentomila uomini che il suo governo aveva gettato contro unmilione di nemici. L'imperatore capitolava vilmente aSèdan con ottantacinque mila uomini; il resto dell'eser-cito era assediato in Metz ed i tedeschi vittoriosi invade-vano il nord e l'est della Francia e si precipitavano amarcie forzate su Parigi.

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All'annunzio di questi fulminei avvenimenti, la capi-tale abbattè, con una sollevazione unanime, l'impero;fece appello al patriottismo francese; si dispose a soste-nere un lungo assedio, a combattere ad oltranza; e sidrizzo fiera in faccia all'invasore.

Trascinato dalla grandezza del pericolo in cui si tro-vava l'indipendenza nazionale, il proletariato dimenticòle giornate di giugno e gli odii della borghesia, e si unìad essa, rinviando le questioni sociali. – Aggiusteremopiù tardi i conti, dicevano gli operai; intanto salviamo laFrancia. – La borghesia pur essa sembrò dimenticare;ma ciò non durò lungo tempo.

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L'insufficienza del governo, che odiava meno i prus-siani degli operai (contro i quali, come osò poscia scri-vere Favre a Gambetta, esso veramente doveva difen-dersi più che contro il nemico) e che, secondo il genera-le Trochu, suo capo, «non faceva che un simulacro di di-fesa, non essendo questa difesa che una sublime folliadel popolo,» non tardò a farsi sentire.

In tale situazione, le personalità del partito rivoluzio-nario e i delegati dell'Internazionale si misero in relazio-ne Essi si riunirono alla sede del Consiglio federaledell'Internazionale, nella piazza della Corderie du Tem-ple. I delegati dei clubs portarono in queste riunioni illinguaggio violento delle assemblee popolari. La riunio-ne divenne in breve una semplice delegazione delle se-zioni dell'Internazionale e dei clubs; e prese il titolo diComitato centrale repubblicano dei venti circondari diParigi. Questo Comitato si diede a organizzare in ognicircondario un Comitato di vigilanza, che doveva stimo-lare i municipi ed aiutare l'opera della difesa. Il Comita-to centrale si attribuì eguale scopo di fronte al governo,a cui significava spesso i voti del popolo. Col titolo diProposta al governo un manifesto rosso fu affisso a Pa-rigi; esso indicava parecchie misure radicali, come laleva in massa, l'acceleramento dell'armamento, e le re-quisizioni. Lo si stracciò nel centro di Parigi. Tra coloroche firmarono ricordiamo i cittadini Avrial, Beslay,Briosne, Chalain, Combault, Camélinat, Chardon, De-may, Duval, Dercure, Fraenkel, Ferré, Flourens, Johan-nard, Jaclard, Lefrançais, Langevin, Longuet, Malon,

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L'insufficienza del governo, che odiava meno i prus-siani degli operai (contro i quali, come osò poscia scri-vere Favre a Gambetta, esso veramente doveva difen-dersi più che contro il nemico) e che, secondo il genera-le Trochu, suo capo, «non faceva che un simulacro di di-fesa, non essendo questa difesa che una sublime folliadel popolo,» non tardò a farsi sentire.

In tale situazione, le personalità del partito rivoluzio-nario e i delegati dell'Internazionale si misero in relazio-ne Essi si riunirono alla sede del Consiglio federaledell'Internazionale, nella piazza della Corderie du Tem-ple. I delegati dei clubs portarono in queste riunioni illinguaggio violento delle assemblee popolari. La riunio-ne divenne in breve una semplice delegazione delle se-zioni dell'Internazionale e dei clubs; e prese il titolo diComitato centrale repubblicano dei venti circondari diParigi. Questo Comitato si diede a organizzare in ognicircondario un Comitato di vigilanza, che doveva stimo-lare i municipi ed aiutare l'opera della difesa. Il Comita-to centrale si attribuì eguale scopo di fronte al governo,a cui significava spesso i voti del popolo. Col titolo diProposta al governo un manifesto rosso fu affisso a Pa-rigi; esso indicava parecchie misure radicali, come laleva in massa, l'acceleramento dell'armamento, e le re-quisizioni. Lo si stracciò nel centro di Parigi. Tra coloroche firmarono ricordiamo i cittadini Avrial, Beslay,Briosne, Chalain, Combault, Camélinat, Chardon, De-may, Duval, Dercure, Fraenkel, Ferré, Flourens, Johan-nard, Jaclard, Lefrançais, Langevin, Longuet, Malon,

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Oudet, Pottier, Pindy, Ranvier, Régère, Rigault, Serail-ler, Tridon, Theisz, Trinquet, Vaillant, Varlin, Vallés,ecc., ecc.

Nei clubs incominciavano le critiche violenti contro ilcontegno del governo. Flourens discese, il 6 ottobre, allatesta di cinque battaglioni, da Belleville, e un tentativodi dimostrazione per la guerra ad oltranza ebbe luogo,1'8 ottobre, sulla piazza dell'Hôtel-de-Ville.

Per tutta risposta, il governo parlò di «agenti prussia-ni» pagati per agitare Parigi ed i giornali dell'ordine siscagliarono contro i «miserabili» che, in presenza aiprussiani, volevano «ostacolare la difesa». La scissuratra borghesia e proletariato era nuovamente un fattocompiuto. Con astuzia ch'ebbe pieno successo, il gover-no evocò agli occhi della borghesia parigina lo spettrodel socialismo pronto a divorarla. La borghesia lasciòben presto da parte il suo patriottismo per correre allasua cassa. Essa prese un atteggiamento di odio verso isobborghi, ossia verso la classe operaia, e si abbandonò,senza riserva, nelle braccia di quei vili governanti, chepreparavano le vergogne della Francia, e che eccitando,per servirsene, gli odii sociali, rendevano inevitabile laterribile esplosione di marzo.

Fu allora, che, nello stesso momento, si apprese la di-sfatta del Bourget, la capitolazione di Metz, e l'arrivo diThiers, e un progetto di armistizio.

Il giornale il Combat aveva annunciato, due giorniprima, in seguito ad un'indiscrezione di Rochefort aFlourens, questa capitolazione, ma nessuno aveva volu-

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Oudet, Pottier, Pindy, Ranvier, Régère, Rigault, Serail-ler, Tridon, Theisz, Trinquet, Vaillant, Varlin, Vallés,ecc., ecc.

Nei clubs incominciavano le critiche violenti contro ilcontegno del governo. Flourens discese, il 6 ottobre, allatesta di cinque battaglioni, da Belleville, e un tentativodi dimostrazione per la guerra ad oltranza ebbe luogo,1'8 ottobre, sulla piazza dell'Hôtel-de-Ville.

Per tutta risposta, il governo parlò di «agenti prussia-ni» pagati per agitare Parigi ed i giornali dell'ordine siscagliarono contro i «miserabili» che, in presenza aiprussiani, volevano «ostacolare la difesa». La scissuratra borghesia e proletariato era nuovamente un fattocompiuto. Con astuzia ch'ebbe pieno successo, il gover-no evocò agli occhi della borghesia parigina lo spettrodel socialismo pronto a divorarla. La borghesia lasciòben presto da parte il suo patriottismo per correre allasua cassa. Essa prese un atteggiamento di odio verso isobborghi, ossia verso la classe operaia, e si abbandonò,senza riserva, nelle braccia di quei vili governanti, chepreparavano le vergogne della Francia, e che eccitando,per servirsene, gli odii sociali, rendevano inevitabile laterribile esplosione di marzo.

Fu allora, che, nello stesso momento, si apprese la di-sfatta del Bourget, la capitolazione di Metz, e l'arrivo diThiers, e un progetto di armistizio.

Il giornale il Combat aveva annunciato, due giorniprima, in seguito ad un'indiscrezione di Rochefort aFlourens, questa capitolazione, ma nessuno aveva volu-

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to credervi, e la gente dell'ordine aveva tentato di farlapagar cara a quel giornale. Ma questa volta, il dubbionon era lecito, Parigi comprese che la si preparava allacapitolazione; vi fu, nei sobborghi, un generale ed irresi-stibile moto di collera; si discese armati sull'Hôtel-de-Ville, alle grida: Abbasso Trochu! Abbasso Thiers! Ab-basso la capitolazione! Viva la difesa ad oltranza!; siportavano manifesti colle iscrizioni: Viva la repubblica!Non vogliamo armistizio! Viva la Comune! Leva inmassa!

Era il 31 ottobre.S'invase l'Hôtel-de-Ville, e si catturò il governo. Indi i

capi improvvisati della rivoluzione decisero, in mancan-za di meglio, la nomina d'una Commissione provvisoria,incaricata di far procedere all'elezione di una Comuneentro 48 ore. Ciò fatto, i battaglioni rivoluzionari, cre-dendosi sicuri della vittoria, ritornarono trionfalmente, asuon di musica, sotto una pioggia fitta, nei loro sobbor-ghi, ove la gioia era generale. Qualche ora più tardi, nel-lo stesso tempo in cui si pubblicava il manifesto ufficia-le convocante gli elettori allo scrutinio, i battaglioni bor-ghesi del centro ed i mobili bretoni ristabilivano il go-verno.

L'indomani, un manifesto altezzoso e minaccioso diGiulio Favre condannava il moto insurrezionale e di-chiarava nulla e non avvenuta la promessa di elezione,nonostante che egli ed i suoi colleghi l'avessero giurata.

I parigini, chiamati a pronunciarsi con un sì o con unno pel mantenimento del governo, risposero sì con una

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to credervi, e la gente dell'ordine aveva tentato di farlapagar cara a quel giornale. Ma questa volta, il dubbionon era lecito, Parigi comprese che la si preparava allacapitolazione; vi fu, nei sobborghi, un generale ed irresi-stibile moto di collera; si discese armati sull'Hôtel-de-Ville, alle grida: Abbasso Trochu! Abbasso Thiers! Ab-basso la capitolazione! Viva la difesa ad oltranza!; siportavano manifesti colle iscrizioni: Viva la repubblica!Non vogliamo armistizio! Viva la Comune! Leva inmassa!

Era il 31 ottobre.S'invase l'Hôtel-de-Ville, e si catturò il governo. Indi i

capi improvvisati della rivoluzione decisero, in mancan-za di meglio, la nomina d'una Commissione provvisoria,incaricata di far procedere all'elezione di una Comuneentro 48 ore. Ciò fatto, i battaglioni rivoluzionari, cre-dendosi sicuri della vittoria, ritornarono trionfalmente, asuon di musica, sotto una pioggia fitta, nei loro sobbor-ghi, ove la gioia era generale. Qualche ora più tardi, nel-lo stesso tempo in cui si pubblicava il manifesto ufficia-le convocante gli elettori allo scrutinio, i battaglioni bor-ghesi del centro ed i mobili bretoni ristabilivano il go-verno.

L'indomani, un manifesto altezzoso e minaccioso diGiulio Favre condannava il moto insurrezionale e di-chiarava nulla e non avvenuta la promessa di elezione,nonostante che egli ed i suoi colleghi l'avessero giurata.

I parigini, chiamati a pronunciarsi con un sì o con unno pel mantenimento del governo, risposero sì con una

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maggioranza schiacciante. Tutti i partigiani dell'ordinesi erano fatti in quattro per arrivare a questo risultato. Simostrava l'esercito pronto a rivoltarsi se il governo nonfosse mantenuto e, come ultimo spauracchio, la capito-lazione. Si distribuiva il Journal officiel gratuitamentein tutti i quartieri. Si parlava della salvezza della Fran-cia, e si domandava, in nome della patria, che un muta-mento di governo avrebbe gettata nelle braccia dellostraniero, un voto di fiducia. Parecchi operai si lasciaro-no commuovere; altri si astennero. Pure vi furono 63mila nemici irreconciliabili del governo borghese, cherisposero no.

Si accordò però una soddisfazione derisoria al motodel 31 ottobre. I parigini furono chiamati a eleggere inogni circondario un maire e tre aggiunti. I sobborghielessero undici socialisti alle funzioni municipali: Ran-vier, Flourens, Lefrançais, Dereure, Jaclard, Millière,Malon, Poirier, Héligon, Tolain e A. Murat. Ma Ranvier,Flourens, Lefrançais, Millière e Jaclard erano già in pri-gione insieme a Vermorel, Vallès ed altri ; Blanqui e Fe-lice Pyat, egualmente perseguitati, avevano potuto sfug-gire alle ricerche.

Il governo, dopo il suo trionfo plebiscitario non avevapiù riguardi pei rivoluzionarii; pure, per dare una soddi-sfazione al sentimento pubblico, mostrò di credere perun momento alla difesa, incoraggiò le sottoscrizioni peicannoni, annunciò, una sera di novembre, che l'ora dellegrandi risoluzioni era suonata, e fece la sortita di Cham-

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maggioranza schiacciante. Tutti i partigiani dell'ordinesi erano fatti in quattro per arrivare a questo risultato. Simostrava l'esercito pronto a rivoltarsi se il governo nonfosse mantenuto e, come ultimo spauracchio, la capito-lazione. Si distribuiva il Journal officiel gratuitamentein tutti i quartieri. Si parlava della salvezza della Fran-cia, e si domandava, in nome della patria, che un muta-mento di governo avrebbe gettata nelle braccia dellostraniero, un voto di fiducia. Parecchi operai si lasciaro-no commuovere; altri si astennero. Pure vi furono 63mila nemici irreconciliabili del governo borghese, cherisposero no.

Si accordò però una soddisfazione derisoria al motodel 31 ottobre. I parigini furono chiamati a eleggere inogni circondario un maire e tre aggiunti. I sobborghielessero undici socialisti alle funzioni municipali: Ran-vier, Flourens, Lefrançais, Dereure, Jaclard, Millière,Malon, Poirier, Héligon, Tolain e A. Murat. Ma Ranvier,Flourens, Lefrançais, Millière e Jaclard erano già in pri-gione insieme a Vermorel, Vallès ed altri ; Blanqui e Fe-lice Pyat, egualmente perseguitati, avevano potuto sfug-gire alle ricerche.

Il governo, dopo il suo trionfo plebiscitario non avevapiù riguardi pei rivoluzionarii; pure, per dare una soddi-sfazione al sentimento pubblico, mostrò di credere perun momento alla difesa, incoraggiò le sottoscrizioni peicannoni, annunciò, una sera di novembre, che l'ora dellegrandi risoluzioni era suonata, e fece la sortita di Cham-

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pigny, che si ridusse, come è noto, a due vittorie incom-plete e sterili.

Durante questo tempo, la carestia cresceva. V'erano,nei sobborghi, miserie inaudite. Una famiglia aveva algiorno 1 fr. 50, 2 fr. 50 al più per alimentarsi, e la carneera limitata a razioni di 30 grammi, e i legumi erano in-trovabili, e v'era assoluta mancanza di legna da bruciarementre il freddo era eccezionale. Le municipalità fecerosforzi lodevoli per attenuare le miserie; ma che potevafare l'assistenza? I socialisti ed i giornali radicali recla-mavano con maggiore insistenza, e sempre inutilmente,il riparto egualitario delle risorse comuni. E le sofferen-ze divenivano sempre più intollerabili e la situazione diParigi andava sempre più peggiorando.

Quelli dei sobborghi vedevano avvicinarsi la catastro-fe, senza che il governo si occupasse di evitarla, e si ec-citavano. Questi proletarii armati di cui non si volevasaperne, non potevano adattarsi all'idea di una capitola-zione; essi domandarono «la sortita in massa, la granbattaglia torrenziale, l'impiego contro i prussiani di tuttimezzi di distruzione cui può fornire la scienza, l'esperi-mento del fuoco greco, l'esplosione dei forti e dellemura piuttosto che la resa, e, se ciò fosse necessario, lasuprema battaglia della disperazione in Parigi, cui erameglio vedere distrutta che disonorata.»

Quest'ordine di idee, che il governo non disapprovavatroppo, lasciando dire ad uno dei suoi membri: PiuttostoMosca che Sédan, trovava modo di applicarsi violente-mente nei clubs dei sobborghi, ove si malediceva alla

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pigny, che si ridusse, come è noto, a due vittorie incom-plete e sterili.

Durante questo tempo, la carestia cresceva. V'erano,nei sobborghi, miserie inaudite. Una famiglia aveva algiorno 1 fr. 50, 2 fr. 50 al più per alimentarsi, e la carneera limitata a razioni di 30 grammi, e i legumi erano in-trovabili, e v'era assoluta mancanza di legna da bruciarementre il freddo era eccezionale. Le municipalità fecerosforzi lodevoli per attenuare le miserie; ma che potevafare l'assistenza? I socialisti ed i giornali radicali recla-mavano con maggiore insistenza, e sempre inutilmente,il riparto egualitario delle risorse comuni. E le sofferen-ze divenivano sempre più intollerabili e la situazione diParigi andava sempre più peggiorando.

Quelli dei sobborghi vedevano avvicinarsi la catastro-fe, senza che il governo si occupasse di evitarla, e si ec-citavano. Questi proletarii armati di cui non si volevasaperne, non potevano adattarsi all'idea di una capitola-zione; essi domandarono «la sortita in massa, la granbattaglia torrenziale, l'impiego contro i prussiani di tuttimezzi di distruzione cui può fornire la scienza, l'esperi-mento del fuoco greco, l'esplosione dei forti e dellemura piuttosto che la resa, e, se ciò fosse necessario, lasuprema battaglia della disperazione in Parigi, cui erameglio vedere distrutta che disonorata.»

Quest'ordine di idee, che il governo non disapprovavatroppo, lasciando dire ad uno dei suoi membri: PiuttostoMosca che Sédan, trovava modo di applicarsi violente-mente nei clubs dei sobborghi, ove si malediceva alla

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vigliaccheria dei reazionari, partigiani della capitolazio-ne affine di conservare in tutto le loro proprietà.

Come unica misura d'eccezione, il governo organizzòcompagnie di guerra nella guardia nazionale. Questi cit-tadini fecero coraggiosamente il loro dovere negliavamposti. Messi in prima linea a Montretout, essi mo-strarono ciò che avrebbero fatto se il governo li avesseimpiegati prima. Ma il motivo per cui erano stati fattisortire, era quello di contenerli; ed oramai non era piùtempo.

E pensare che coloro, che non vollero adoperare con-tro la Prussia le forze offerte dal patriottismo degli ope-rai, diranno più tardi all'Europa che questi operai furonovili davanti al nemico! – mentre la verità è che, durantetutto l'assedio, essi non cessarono dal chiedere di potercombattere, e mentre il governo della capitolazione liscartò sempre per un interesse che oggi è ben conosciu-to e mentre la borghesia, nella sua paura insensata delsocialismo, non mancò di avere contro di essi maggiortimore e maggior odio che non contro i prussiani.

La sortita di Montretout-Buzenval terminò con una ri-tirata, come le precedenti.

Questa volta lo scoraggiamento fu generale. Le soffe-renze avevano raggiunto il periodo acuto; le razioni delpane erano a 300 grammi, e si vedeva con rabbia chetanti sforzi, tante privazioni andavano a terminare in unacatastrofe oramai inevitabile. I più fiduciosi tentaronol'insurrezione del 22 gennaio, allo scopo di rovesciare il

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vigliaccheria dei reazionari, partigiani della capitolazio-ne affine di conservare in tutto le loro proprietà.

Come unica misura d'eccezione, il governo organizzòcompagnie di guerra nella guardia nazionale. Questi cit-tadini fecero coraggiosamente il loro dovere negliavamposti. Messi in prima linea a Montretout, essi mo-strarono ciò che avrebbero fatto se il governo li avesseimpiegati prima. Ma il motivo per cui erano stati fattisortire, era quello di contenerli; ed oramai non era piùtempo.

E pensare che coloro, che non vollero adoperare con-tro la Prussia le forze offerte dal patriottismo degli ope-rai, diranno più tardi all'Europa che questi operai furonovili davanti al nemico! – mentre la verità è che, durantetutto l'assedio, essi non cessarono dal chiedere di potercombattere, e mentre il governo della capitolazione liscartò sempre per un interesse che oggi è ben conosciu-to e mentre la borghesia, nella sua paura insensata delsocialismo, non mancò di avere contro di essi maggiortimore e maggior odio che non contro i prussiani.

La sortita di Montretout-Buzenval terminò con una ri-tirata, come le precedenti.

Questa volta lo scoraggiamento fu generale. Le soffe-renze avevano raggiunto il periodo acuto; le razioni delpane erano a 300 grammi, e si vedeva con rabbia chetanti sforzi, tante privazioni andavano a terminare in unacatastrofe oramai inevitabile. I più fiduciosi tentaronol'insurrezione del 22 gennaio, allo scopo di rovesciare il

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Page 41: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

governo incapace o traditore e di decretare la sortitadella disperazione.

Il moto fallì e il governo si affrettò a firmare l'armisti-zio del 28 gennaio, che abbandonò al nemico i forti e di-sarmò i baluardi. La classe operaia nutrì, da questo gior-no, un motivo d'odio di più contro la borghesia incapacee vile che, essendo stata al potere, aveva trascinato Pari-gi nell'abisso.

Questi operai corrucciati mandarono all'assembleanazionale che doveva riunirsi a Bordeaux dei partigianidella guerra ad oltranza, dei socialisti, per odio contro ilgoverno che li aveva ingannati o perseguitati. La pro-vincia, invece, battuta dalla reazione e snervatadall'imbelle governo di Tours, nominò, per odio controla repubblica che voleva la guerra ad oltranza, i fantasmidei partiti monarchici e liberali che avevano per divisala pace ad ogni costo. Che poteva mai aspettarsi da si-mili elezioni? Le disgrazie della Francia erano prepara-te.

«Benchè isolata, durante cinque mesi dalla Francia edal mondo – dicono P. Lanjalley e P. Corriez nella Sto-ria della rivoluzione del 18 marzo – la città di Pariginon aveva nulla perduto della sua incomparabile gran-dezza ed era rimasta il focolare più intenso della civiltàmoderna. Ben profondo fu lo stupore che la colse, allor-quando essa apprese la composizione dell'assemblea na-zionale. Parigi, che aveva voluto la «guerra ad oltran-za», si trovò in presenza a paesani che, nella maggiorparte, avevano desiderato la «pace ad ogni costo». Un

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governo incapace o traditore e di decretare la sortitadella disperazione.

Il moto fallì e il governo si affrettò a firmare l'armisti-zio del 28 gennaio, che abbandonò al nemico i forti e di-sarmò i baluardi. La classe operaia nutrì, da questo gior-no, un motivo d'odio di più contro la borghesia incapacee vile che, essendo stata al potere, aveva trascinato Pari-gi nell'abisso.

Questi operai corrucciati mandarono all'assembleanazionale che doveva riunirsi a Bordeaux dei partigianidella guerra ad oltranza, dei socialisti, per odio contro ilgoverno che li aveva ingannati o perseguitati. La pro-vincia, invece, battuta dalla reazione e snervatadall'imbelle governo di Tours, nominò, per odio controla repubblica che voleva la guerra ad oltranza, i fantasmidei partiti monarchici e liberali che avevano per divisala pace ad ogni costo. Che poteva mai aspettarsi da si-mili elezioni? Le disgrazie della Francia erano prepara-te.

«Benchè isolata, durante cinque mesi dalla Francia edal mondo – dicono P. Lanjalley e P. Corriez nella Sto-ria della rivoluzione del 18 marzo – la città di Pariginon aveva nulla perduto della sua incomparabile gran-dezza ed era rimasta il focolare più intenso della civiltàmoderna. Ben profondo fu lo stupore che la colse, allor-quando essa apprese la composizione dell'assemblea na-zionale. Parigi, che aveva voluto la «guerra ad oltran-za», si trovò in presenza a paesani che, nella maggiorparte, avevano desiderato la «pace ad ogni costo». Un

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Page 42: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

contrasto così inatteso produsse sulla popolazione pari-gina un'impressione dolorosissima. Contemplando que-sta maggioranza «rurale» – come l'aveva qualificatamolto felicemente Gastone Cremieux di Marsiglia – Pa-rigi comprese che questa «immagine fedele della Fran-cia», incarnazione delle idee retrive e delle viltà egoistedella massa campagnuola, era ostile alla repubblica etendeva a ricostituire al più presto una monarchia....Mentre Parigi lottava e soffriva non solo per la propriadifesa, ma ancora e sopratutto per la causa della Francia,la provincia, i cui eletti stavano per imporre la legge aParigi, professava l'idea antisociale del «ciascuno per sè,ciascuno a casa propria» e concludeva, in ultima analisi,alla dissoluzione di ogni organismo sociale, alla disorga-nizzazione di ogni società.»

I proletari socialisti di Parigi non potevano rinunciareal tentativo di reagire contro questa deificazionedell'egoismo, segnale di irremediabile decadenza; essipromisero a sè stessi di vegliare sull'onore della Franciae sulla salvezza della repubblica, seriamente minacciatidall'assemblea monarcheggiante di Bordeaux. Dai lorotimori, dalle loro aspirazioni uscì un'idea comune, che,senza precedente intesa, venne formulata simultanea-mente in parecchi clubs: «solidarizzare i diversi batta-glioni della guardia nazionale.»

Alcuni tentativi furono messi in opera e, nel 15 feb-braio, ebbe luogo al Waux-Hall una riunione di delegati;non si decise nulla, ma si presero accordi di massima; fuconvenuto che la forma federativa, di cui l'internaziona-

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contrasto così inatteso produsse sulla popolazione pari-gina un'impressione dolorosissima. Contemplando que-sta maggioranza «rurale» – come l'aveva qualificatamolto felicemente Gastone Cremieux di Marsiglia – Pa-rigi comprese che questa «immagine fedele della Fran-cia», incarnazione delle idee retrive e delle viltà egoistedella massa campagnuola, era ostile alla repubblica etendeva a ricostituire al più presto una monarchia....Mentre Parigi lottava e soffriva non solo per la propriadifesa, ma ancora e sopratutto per la causa della Francia,la provincia, i cui eletti stavano per imporre la legge aParigi, professava l'idea antisociale del «ciascuno per sè,ciascuno a casa propria» e concludeva, in ultima analisi,alla dissoluzione di ogni organismo sociale, alla disorga-nizzazione di ogni società.»

I proletari socialisti di Parigi non potevano rinunciareal tentativo di reagire contro questa deificazionedell'egoismo, segnale di irremediabile decadenza; essipromisero a sè stessi di vegliare sull'onore della Franciae sulla salvezza della repubblica, seriamente minacciatidall'assemblea monarcheggiante di Bordeaux. Dai lorotimori, dalle loro aspirazioni uscì un'idea comune, che,senza precedente intesa, venne formulata simultanea-mente in parecchi clubs: «solidarizzare i diversi batta-glioni della guardia nazionale.»

Alcuni tentativi furono messi in opera e, nel 15 feb-braio, ebbe luogo al Waux-Hall una riunione di delegati;non si decise nulla, ma si presero accordi di massima; fuconvenuto che la forma federativa, di cui l'internaziona-

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le era il modello, sarebbe accettata nell'organizzazione.Il 24 febbraio una nuova adunanza di ben duemila dele-gati tenutasi nella stessa località prese la seguente riso-luzione:

«La guardia nazionale protesta, per mezzo del proprioComitato centrale, contro ogni tentativo di disarmo e di-chiara che, occorrendo, essa vi resisterà colle armi.»

Ciò fatto, i convenuti si recarono all'imponente dimo-strazione repubblicana che avveniva alla piazza dellaBastiglia.

Due giorni dopo, eccitate dal cittadino Piazza, centomila guardie nazionali, rispondendo all'appello rivolu-zionario, si portarono su Neuilly, coi fucili carichi e legiberne ben provviste. Si era loro detto che i prussianistavano per occupare frodolentemente Parigi – ed essevolevano, a prezzo della loro vita, impedire questa vio-lazione del trattato. Ma, non avendo constatato nullad'insolito, ritornarono, portando in trionfo i cannoni e lemitragliatrici ch'erano state piantate nella piazza Wa-gram e che si temeva dovessero rapirsi dai prussiani.Questi cannoni, trascinati con entusiasmo dal popolo,uomini, donne e fanciulli spinti da una stessa ebbrezzadi patriottismo, vennero appostati nei sobborghi, a Bati-gnolles, a Montmartre, a Belleville, sulla piazza dei Vo-sgi, ecc., e dati in guardia al popolo armato, malgrado iclamori dei reazionari che gridarono al sacrilegio.

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le era il modello, sarebbe accettata nell'organizzazione.Il 24 febbraio una nuova adunanza di ben duemila dele-gati tenutasi nella stessa località prese la seguente riso-luzione:

«La guardia nazionale protesta, per mezzo del proprioComitato centrale, contro ogni tentativo di disarmo e di-chiara che, occorrendo, essa vi resisterà colle armi.»

Ciò fatto, i convenuti si recarono all'imponente dimo-strazione repubblicana che avveniva alla piazza dellaBastiglia.

Due giorni dopo, eccitate dal cittadino Piazza, centomila guardie nazionali, rispondendo all'appello rivolu-zionario, si portarono su Neuilly, coi fucili carichi e legiberne ben provviste. Si era loro detto che i prussianistavano per occupare frodolentemente Parigi – ed essevolevano, a prezzo della loro vita, impedire questa vio-lazione del trattato. Ma, non avendo constatato nullad'insolito, ritornarono, portando in trionfo i cannoni e lemitragliatrici ch'erano state piantate nella piazza Wa-gram e che si temeva dovessero rapirsi dai prussiani.Questi cannoni, trascinati con entusiasmo dal popolo,uomini, donne e fanciulli spinti da una stessa ebbrezzadi patriottismo, vennero appostati nei sobborghi, a Bati-gnolles, a Montmartre, a Belleville, sulla piazza dei Vo-sgi, ecc., e dati in guardia al popolo armato, malgrado iclamori dei reazionari che gridarono al sacrilegio.

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Durante questo tempo l'assemblea di Bordeaux eleg-geva come capo del potere esecutivo il rappresentantedell'egoismo borghese, Thiers; insultava Garibaldi edava ripetuti attestati del proprio odio contro Parigi, in-giuriando talvolta i suoi difensori dall'alto della tribuna.Come si poteva attenderselo, essa faceva la pace coiprussiani perdendo due provincie e cinque miliardi esottoscriveva all'occupazione parziale di Parigi.

Questa vile pace colla clausola relativa a Parigi diedel'ultimo colpo all'esasperazione degli operai della capi-tale. Il primo loro movimento fu di opporsi colla forzaall'entrata dei prussiani. Ma il Comitato centrale cheerasi aggiunto alcuni membri del Consiglio federale pa-rigino dell'Internazionale, come più pratici, pubblicò, il28 febbraio, il seguente manifesto:

«Comitato centrale della guardia nazionale.«Il sentimento generale pare sia di non opporsi

all'entrata dei prussiani in Parigi. Il Comitato centrale,che aveva espresso una contraria opinione, dichiara diaderire alla seguente risoluzione:

«Si stabilirà attorno ai quartieri, che il nemico deveoccupare, una serie di barricate allo scopo di isolarecompletamente questa parte della città. Gli abitanti dellaregione circondata dovranno escirne immediatamente.

«La guardia nazionale, d'accordo coll'esercito forma-to in cordone nel circuito, veglierà a che il nemico, iso-lato così su un suolo che non sarà più la nostra città, non

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Durante questo tempo l'assemblea di Bordeaux eleg-geva come capo del potere esecutivo il rappresentantedell'egoismo borghese, Thiers; insultava Garibaldi edava ripetuti attestati del proprio odio contro Parigi, in-giuriando talvolta i suoi difensori dall'alto della tribuna.Come si poteva attenderselo, essa faceva la pace coiprussiani perdendo due provincie e cinque miliardi esottoscriveva all'occupazione parziale di Parigi.

Questa vile pace colla clausola relativa a Parigi diedel'ultimo colpo all'esasperazione degli operai della capi-tale. Il primo loro movimento fu di opporsi colla forzaall'entrata dei prussiani. Ma il Comitato centrale cheerasi aggiunto alcuni membri del Consiglio federale pa-rigino dell'Internazionale, come più pratici, pubblicò, il28 febbraio, il seguente manifesto:

«Comitato centrale della guardia nazionale.«Il sentimento generale pare sia di non opporsi

all'entrata dei prussiani in Parigi. Il Comitato centrale,che aveva espresso una contraria opinione, dichiara diaderire alla seguente risoluzione:

«Si stabilirà attorno ai quartieri, che il nemico deveoccupare, una serie di barricate allo scopo di isolarecompletamente questa parte della città. Gli abitanti dellaregione circondata dovranno escirne immediatamente.

«La guardia nazionale, d'accordo coll'esercito forma-to in cordone nel circuito, veglierà a che il nemico, iso-lato così su un suolo che non sarà più la nostra città, non

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possa in alcun modo comunicare colle altre parti di Pari-gi.

«Il Comitato centrale impegna dunque tutta la guardianazionale a prestare il suo concorso all'esecuzione dellemisure necessarie per raggiungere tale scopo e per evita-re ogni aggressione, che avrebbe per effetto il rovescia-mento immediato della repubblica.»

Queste prescrizioni saggie insieme ed energiche, fu-rono puntualmente osservate, senza il concorsodell'esercito, che si ritirò sulla riva sinistra; ed i prussia-ni non ebbero ad applaudirsi della loro entrata in Parigi.

Il governo felicitò Parigi pel suo atteggiamento digni-toso e patriottico e si potè credere per un momento chetutto sarebbe rientrato nella calma. Ma rimanevano icannoni. I giornali dell'ordine domandavano che, o peramore o per forza, essi fossero rimessi al posto primiti-vo. Vinoy, che, per molte ragioni, detestava l'elementoradicale, ossia l'elemento operaio della guardia naziona-le, era anche troppo disposto a far uso della forza. Eglitentò dunque, il 14 marzo, di impadronirsi dei cannoniin piazza dei Vosgi. Ma il suo tentativo fallì miserevol-mente, giacchè le guardie nazionali federate dell'undice-simo circondario facevano buona guardia. Durante taltempo proseguiva l'organizzazione della guardia nazio-nale in federazione.

Per iniziativa di Jaclard, Bergeret, R. du Bisson, Tri-balet, Grêlier, ecc., un Comitato federale repubblicanodei battaglioni di Montmartre stava formandosi; il Co-

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possa in alcun modo comunicare colle altre parti di Pari-gi.

«Il Comitato centrale impegna dunque tutta la guardianazionale a prestare il suo concorso all'esecuzione dellemisure necessarie per raggiungere tale scopo e per evita-re ogni aggressione, che avrebbe per effetto il rovescia-mento immediato della repubblica.»

Queste prescrizioni saggie insieme ed energiche, fu-rono puntualmente osservate, senza il concorsodell'esercito, che si ritirò sulla riva sinistra; ed i prussia-ni non ebbero ad applaudirsi della loro entrata in Parigi.

Il governo felicitò Parigi pel suo atteggiamento digni-toso e patriottico e si potè credere per un momento chetutto sarebbe rientrato nella calma. Ma rimanevano icannoni. I giornali dell'ordine domandavano che, o peramore o per forza, essi fossero rimessi al posto primiti-vo. Vinoy, che, per molte ragioni, detestava l'elementoradicale, ossia l'elemento operaio della guardia naziona-le, era anche troppo disposto a far uso della forza. Eglitentò dunque, il 14 marzo, di impadronirsi dei cannoniin piazza dei Vosgi. Ma il suo tentativo fallì miserevol-mente, giacchè le guardie nazionali federate dell'undice-simo circondario facevano buona guardia. Durante taltempo proseguiva l'organizzazione della guardia nazio-nale in federazione.

Per iniziativa di Jaclard, Bergeret, R. du Bisson, Tri-balet, Grêlier, ecc., un Comitato federale repubblicanodei battaglioni di Montmartre stava formandosi; il Co-

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mitato centrale inviò i suoi delegati e i due Comitati sifusero. Dietro suggerimento dei membri del Comitatodelegati dal Consiglio federale parigino dell'Internazio-nale, una nuova assemblea generale dei delegati fu deci-sa poi 3 marzo. Essa ebbe luogo, e votò gli statuti dellaFederazione repubblicana della guardia nazionale.

Il primo atto del Comitato centrale definitivo fu diprocedere, su proposta di Varlin, a rielezioni generalinella guardia nazionale. 200 battaglioni su 270 riconob-bero il Comitato centrale, il quale fece, allora, affiggereil seguente manifesto:

R E P U B B L IC A F R A N C E S ELIBERTÀ, EGUAGLIANZA, FRATELLANZA.

Comitato Centrale della Guardia Nazionale.«Il Comitato centrale della Guardia nazionale, nomi-

nato in un'assemblea generale di delegati di più di 200battaglioni, ha la missione di costituire la federazionerepubblicana della guardia nazionale affinchè questa siaorganizzata per proteggere il paese meglio che nol pote-rono sin qui gli eserciti permanenti e per difendere, intutti i modi, la repubblica minacciata.

«Il Comitato centrale non è un comitato anonimo;esso è la riunione di mandatari di uomini liberi cognitidei loro doveri, affermanti i loro diritti e decisi a fondarela solidarietà fra tutti i membri della guardia nazionale.

«Esso protesta dunque contro tutte le accuse che ten-dessero a snaturare l'espressione del suo programma per

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mitato centrale inviò i suoi delegati e i due Comitati sifusero. Dietro suggerimento dei membri del Comitatodelegati dal Consiglio federale parigino dell'Internazio-nale, una nuova assemblea generale dei delegati fu deci-sa poi 3 marzo. Essa ebbe luogo, e votò gli statuti dellaFederazione repubblicana della guardia nazionale.

Il primo atto del Comitato centrale definitivo fu diprocedere, su proposta di Varlin, a rielezioni generalinella guardia nazionale. 200 battaglioni su 270 riconob-bero il Comitato centrale, il quale fece, allora, affiggereil seguente manifesto:

R E P U B B L IC A F R A N C E S ELIBERTÀ, EGUAGLIANZA, FRATELLANZA.

Comitato Centrale della Guardia Nazionale.«Il Comitato centrale della Guardia nazionale, nomi-

nato in un'assemblea generale di delegati di più di 200battaglioni, ha la missione di costituire la federazionerepubblicana della guardia nazionale affinchè questa siaorganizzata per proteggere il paese meglio che nol pote-rono sin qui gli eserciti permanenti e per difendere, intutti i modi, la repubblica minacciata.

«Il Comitato centrale non è un comitato anonimo;esso è la riunione di mandatari di uomini liberi cognitidei loro doveri, affermanti i loro diritti e decisi a fondarela solidarietà fra tutti i membri della guardia nazionale.

«Esso protesta dunque contro tutte le accuse che ten-dessero a snaturare l'espressione del suo programma per

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impedirne l'esecuzione. I suoi atti furono sempre firma-ti; essi non hanno che un movente, la difesa di Parigi.Esso respinge con disprezzo le calunnie tendenti ad ac-cusarlo di eccitamento al saccheggio d'armi e di muni-zioni ed alla guerra civile.

«Lo spirare dell'armistizio sul cui prolungamento ilJournal Officiel del 26 febbraio era rimasto muto, avevaeccitato la legittima emozione di tutta Parigi. La ripresadelle ostilità era infatti l'invasione, era l'occupazione,erano tutte le calamità che subiscono le città nemiche.

«Cosicchè la febbre patriottica, che, in una notte, sol-levò e mise in armi tutta la guardia nazionale, non ful'influenza d'una commissione provvisoria nominata perl'elaborazione degli statuti, ma fu l'espressione realedell'emozione sentita dal popolo. Allorquando la con-venzione relativa all'occupazione fu compiuta ufficial-mente, il Comitato centrale, con una dichiarazione affis-sa in Parigi, impegnò i cittadini ad assicurare, col loroconcorso energico, la stretta esecuzione di quella con-venzione.

«Alla guardia nazionale spettava il diritto e il doveredi proteggere, di difendere i suoi focolari minacciati.Sollevatasi tutta intera, spontaneamente, essa sola, colsuo atteggiamento, seppe rendere l'occupazione prussia-na un'umiliazione pel vincitore.

«Viva la repubblica!«Parigi, 4 marzo 1871.

«ARNOLD, GIULIO BERGERET, BOUIT, CASTIO-NI, CHAUVIERE, CHOUTEAU, COURTY, DUTIL,

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impedirne l'esecuzione. I suoi atti furono sempre firma-ti; essi non hanno che un movente, la difesa di Parigi.Esso respinge con disprezzo le calunnie tendenti ad ac-cusarlo di eccitamento al saccheggio d'armi e di muni-zioni ed alla guerra civile.

«Lo spirare dell'armistizio sul cui prolungamento ilJournal Officiel del 26 febbraio era rimasto muto, avevaeccitato la legittima emozione di tutta Parigi. La ripresadelle ostilità era infatti l'invasione, era l'occupazione,erano tutte le calamità che subiscono le città nemiche.

«Cosicchè la febbre patriottica, che, in una notte, sol-levò e mise in armi tutta la guardia nazionale, non ful'influenza d'una commissione provvisoria nominata perl'elaborazione degli statuti, ma fu l'espressione realedell'emozione sentita dal popolo. Allorquando la con-venzione relativa all'occupazione fu compiuta ufficial-mente, il Comitato centrale, con una dichiarazione affis-sa in Parigi, impegnò i cittadini ad assicurare, col loroconcorso energico, la stretta esecuzione di quella con-venzione.

«Alla guardia nazionale spettava il diritto e il doveredi proteggere, di difendere i suoi focolari minacciati.Sollevatasi tutta intera, spontaneamente, essa sola, colsuo atteggiamento, seppe rendere l'occupazione prussia-na un'umiliazione pel vincitore.

«Viva la repubblica!«Parigi, 4 marzo 1871.

«ARNOLD, GIULIO BERGERET, BOUIT, CASTIO-NI, CHAUVIERE, CHOUTEAU, COURTY, DUTIL,

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FLEURY, FRONTIER, GASTEAU, ENRICO FOR-TUNE, LACORD, LAGARDE, LAVALETTE, MA-LJOURNAL, MATTÈ, MATTIN, OSTYN, PICO-NEL, PINDY, PRUDHOMME, VARLIN, ENRICO'VERLET, VIARD.»

Intanto che organizzava la guardia nazionale e parla-va all'opinione pubblica, il Comitato non trascurava imezzi della difesa materiale; importanti lavori di difesasi eseguivano alle alture di Montmartre e di Chaumont,ove era la maggior parte dei cannoni condottivi dal par-co Wagram. Questi lavori si iniziarono sotto la direzionedi Poulizac, comandante dei franchi tiratori, il quale, piùtardi, si fece uccidere nelle file dei versagliesi, e sottoquelle di L. Brin, che anch'egli passò a Versailles. Ciòmostra che il primo movimento di federazione dellaguarda nazionale era più patriottico che rivoluzionario.La prima idea di organizzare la guardia nazionale erapartita da una riunione borghese, dal Club Valentino, edai consigli di famiglia di diversi battaglioni. Ma lo spi-rito radicale dei sobborghi, l'imperizia e gli attacchi delgoverno, come pure l'influenza dell'Internazionale, ven-nero bentosto a dare alla federazione il suo carattere ri-voluzionario e socialista.

Già gli operai non erano i soli malcontenti control'assemblea. L'effetto della «legge sulle scadenze» si fa-ceva sentire e colpiva crudelmente il piccolo commercioparigino. I primi biglietti potevano essere presentati il13 marzo. I creditori furono senza pietà; si parlò di

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FLEURY, FRONTIER, GASTEAU, ENRICO FOR-TUNE, LACORD, LAGARDE, LAVALETTE, MA-LJOURNAL, MATTÈ, MATTIN, OSTYN, PICO-NEL, PINDY, PRUDHOMME, VARLIN, ENRICO'VERLET, VIARD.»

Intanto che organizzava la guardia nazionale e parla-va all'opinione pubblica, il Comitato non trascurava imezzi della difesa materiale; importanti lavori di difesasi eseguivano alle alture di Montmartre e di Chaumont,ove era la maggior parte dei cannoni condottivi dal par-co Wagram. Questi lavori si iniziarono sotto la direzionedi Poulizac, comandante dei franchi tiratori, il quale, piùtardi, si fece uccidere nelle file dei versagliesi, e sottoquelle di L. Brin, che anch'egli passò a Versailles. Ciòmostra che il primo movimento di federazione dellaguarda nazionale era più patriottico che rivoluzionario.La prima idea di organizzare la guardia nazionale erapartita da una riunione borghese, dal Club Valentino, edai consigli di famiglia di diversi battaglioni. Ma lo spi-rito radicale dei sobborghi, l'imperizia e gli attacchi delgoverno, come pure l'influenza dell'Internazionale, ven-nero bentosto a dare alla federazione il suo carattere ri-voluzionario e socialista.

Già gli operai non erano i soli malcontenti control'assemblea. L'effetto della «legge sulle scadenze» si fa-ceva sentire e colpiva crudelmente il piccolo commercioparigino. I primi biglietti potevano essere presentati il13 marzo. I creditori furono senza pietà; si parlò di

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275.000 protesti nei giorni 14, 15 e 16 marzo. Erano50.000 cittadini colpiti o minacciati di rovina.

A Bordeaux, l'assemblea aveva ratificato, appunto nel1.° marzo, i preliminari di questa pace disastrosa. In se-guito a tal voto, quattro deputati socialisti, Rochefort,Rane, Tridon e Malon, diedero le loro dimissioni. FelicePyat dichiarò che si sarebbe astenuto dal partecipare allesedute. I deputati d'Alsazia e di Lorena, con Gambettaalla testa, si erano egualmente dimessi. La maggioranzamonarchica continuava alla più bella nei suoi attacchicontro Parigi e la repubblica, forzava Vittor Hugo a riti-rarsi e dava un principio di attuazione al suo sogno fa-vorito; la «decapitalizzazione» di Parigi fissando Ver-sailles per sua sede.

Ci si teneva assolutamente all'odio della Francia con-tro Parigi. Così avvenne che, un bel mattino, i giornaliconservatori di provincia, obbedendo a non so quale pa-rola d'ordine, appresero ai francesi che Parigi insorta eramessa a fuoco ed a sangue. Questi giornali aggiungeva-no, con quel linguaggio di cui gli uomini d'ordine hannosoli il segreto, che bisognava stavolta che la Francia fa-cesse rispettare le sue decisioni, ponendo nell'impossibi-lità di nuocere «questi miserabili agitatori, questa impu-ra lega dei sobborghi» troppo poco sterminati in giugno.Per tre giorni si eccitarono tutti i sentimenti della collerafrancese contro Parigi, e raggiunto lo scopo, si annunciòcinicamente che Parigi non era affatto insorta; che lo siera detto per isbaglio.

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275.000 protesti nei giorni 14, 15 e 16 marzo. Erano50.000 cittadini colpiti o minacciati di rovina.

A Bordeaux, l'assemblea aveva ratificato, appunto nel1.° marzo, i preliminari di questa pace disastrosa. In se-guito a tal voto, quattro deputati socialisti, Rochefort,Rane, Tridon e Malon, diedero le loro dimissioni. FelicePyat dichiarò che si sarebbe astenuto dal partecipare allesedute. I deputati d'Alsazia e di Lorena, con Gambettaalla testa, si erano egualmente dimessi. La maggioranzamonarchica continuava alla più bella nei suoi attacchicontro Parigi e la repubblica, forzava Vittor Hugo a riti-rarsi e dava un principio di attuazione al suo sogno fa-vorito; la «decapitalizzazione» di Parigi fissando Ver-sailles per sua sede.

Ci si teneva assolutamente all'odio della Francia con-tro Parigi. Così avvenne che, un bel mattino, i giornaliconservatori di provincia, obbedendo a non so quale pa-rola d'ordine, appresero ai francesi che Parigi insorta eramessa a fuoco ed a sangue. Questi giornali aggiungeva-no, con quel linguaggio di cui gli uomini d'ordine hannosoli il segreto, che bisognava stavolta che la Francia fa-cesse rispettare le sue decisioni, ponendo nell'impossibi-lità di nuocere «questi miserabili agitatori, questa impu-ra lega dei sobborghi» troppo poco sterminati in giugno.Per tre giorni si eccitarono tutti i sentimenti della collerafrancese contro Parigi, e raggiunto lo scopo, si annunciòcinicamente che Parigi non era affatto insorta; che lo siera detto per isbaglio.

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Pure i proletari parigini non dubitavano nemmeno diessere così odiati dalla provincia. Quelli che ne ritorna-vano e raccontavano ciò che vi avevano udito, non era-no sempre creduti. Eppure l'atteggiamento della stampadell'ordine a Parigi avrebbe dovuto convincerli. Si do-mandava con insistenza un atto di forza per «sbarazzarel'Aventino demagogico, l'Acropoli dell'ammutinamento(Montmartre)» e per mettere i «guardiani di cannoni»nell'impotenza.

Il governo entrò decisamente in tal via colla nominadi Valentin, ex ufficiale di gendarmeria, a prefetto di po-lizia e del generale d'Aurelle, celebre per la crudeltà ver-so i suoi subordinati, a comandante in capo della guar-dia nazionale, la quale aveva, per parte sua, acclamatoGaribaldi.

Pure, se il governo si fosse limitato a questo, la guerracivile poteva ancora evitarsi.

Difatti, la guardia dei cannoni incominciava a stanca-re i federati. Il Comitato centrale d'artiglieria si dichiaròpronto a rimetterli alla legione d'artiglieria della guardianazionale se questa veniva ricostituita. I delegati del61.° battaglione (di Montmartre) fecero un passo uffi-cioso verso Clemenceau, maire del 18.° circondario edeputato, affinchè egli trattasse la riconsegna pura esemplice, non urtando l'amor proprio della guardia na-zionale. Il governo non ignorò queste intenzioni pacifi-che; ma una soluzione, che, in ultima analisi, conserva-va alla guardia nazionale le sue armi, lasciando intatta lasua potente federazione repubblicana, non poteva essere

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Pure i proletari parigini non dubitavano nemmeno diessere così odiati dalla provincia. Quelli che ne ritorna-vano e raccontavano ciò che vi avevano udito, non era-no sempre creduti. Eppure l'atteggiamento della stampadell'ordine a Parigi avrebbe dovuto convincerli. Si do-mandava con insistenza un atto di forza per «sbarazzarel'Aventino demagogico, l'Acropoli dell'ammutinamento(Montmartre)» e per mettere i «guardiani di cannoni»nell'impotenza.

Il governo entrò decisamente in tal via colla nominadi Valentin, ex ufficiale di gendarmeria, a prefetto di po-lizia e del generale d'Aurelle, celebre per la crudeltà ver-so i suoi subordinati, a comandante in capo della guar-dia nazionale, la quale aveva, per parte sua, acclamatoGaribaldi.

Pure, se il governo si fosse limitato a questo, la guerracivile poteva ancora evitarsi.

Difatti, la guardia dei cannoni incominciava a stanca-re i federati. Il Comitato centrale d'artiglieria si dichiaròpronto a rimetterli alla legione d'artiglieria della guardianazionale se questa veniva ricostituita. I delegati del61.° battaglione (di Montmartre) fecero un passo uffi-cioso verso Clemenceau, maire del 18.° circondario edeputato, affinchè egli trattasse la riconsegna pura esemplice, non urtando l'amor proprio della guardia na-zionale. Il governo non ignorò queste intenzioni pacifi-che; ma una soluzione, che, in ultima analisi, conserva-va alla guardia nazionale le sue armi, lasciando intatta lasua potente federazione repubblicana, non poteva essere

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di sua convenienza. Il governo di Thiers voleva ostina-tamente un conflitto, o tutt'almeno voleva arrivare al di-sarmo degli operai, troppo rivoluzionari, troppo sociali-sti oramai per non essere una minaccia permanentedell'ordine borghese; nuove truppe erano arrivate e ilgoverno si credeva abbastanza forte. L'attacco del 18marzo contro i sobborghi fu quindi deciso nei consigli diquesto governo pieno d'odio.

«Ed ecco – sono parole dell'indirizzo del Consigliogenerale a tutti i membri dell'Internazionale – ecco cheParigi doveva deporre le armi per ordine di Bordeaux ericonoscere che la rivoluzione del 4 settembre non erache una semplice trasmissione di potere da Bonaparte aisuoi regali avversari, oppure dichiararsi il paladino-mar-tire della Francia, cui era impossibile preservare da unatotale rovina rigenerandola, senza la distruzione rivolu-zionaria delle condizioni sociali e politiche da cui erasorto il secondo impero.

«Parigi, abbattuta da cinque mesi di fame, non ebbeun momento d'esitazione. Risolse eroicamente di correretutti i rischi della resistenza contro i cospiratori francesi,malgrado i cannoni prussiani puntati sovra di essa sullealture dei suoi propri forti. Pure, abborrendo dalla guer-ra civile alla quale Parigi stava per essere trascinata, ilComitato centrale continuava in un atteggiamento dipura difesa, malgrado le provocazioni dell'Assemblea, leusurpazioni del potere esecutivo e la concentrazione mi-nacciosa di truppe in Parigi e nei dintorni.»

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di sua convenienza. Il governo di Thiers voleva ostina-tamente un conflitto, o tutt'almeno voleva arrivare al di-sarmo degli operai, troppo rivoluzionari, troppo sociali-sti oramai per non essere una minaccia permanentedell'ordine borghese; nuove truppe erano arrivate e ilgoverno si credeva abbastanza forte. L'attacco del 18marzo contro i sobborghi fu quindi deciso nei consigli diquesto governo pieno d'odio.

«Ed ecco – sono parole dell'indirizzo del Consigliogenerale a tutti i membri dell'Internazionale – ecco cheParigi doveva deporre le armi per ordine di Bordeaux ericonoscere che la rivoluzione del 4 settembre non erache una semplice trasmissione di potere da Bonaparte aisuoi regali avversari, oppure dichiararsi il paladino-mar-tire della Francia, cui era impossibile preservare da unatotale rovina rigenerandola, senza la distruzione rivolu-zionaria delle condizioni sociali e politiche da cui erasorto il secondo impero.

«Parigi, abbattuta da cinque mesi di fame, non ebbeun momento d'esitazione. Risolse eroicamente di correretutti i rischi della resistenza contro i cospiratori francesi,malgrado i cannoni prussiani puntati sovra di essa sullealture dei suoi propri forti. Pure, abborrendo dalla guer-ra civile alla quale Parigi stava per essere trascinata, ilComitato centrale continuava in un atteggiamento dipura difesa, malgrado le provocazioni dell'Assemblea, leusurpazioni del potere esecutivo e la concentrazione mi-nacciosa di truppe in Parigi e nei dintorni.»

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Che tutto il sangue che sarà versato ricada sugli ag-gressori, su questi uomini feroci, la cui cieca ambizionesarà cagione di tanto lutto, di tanta rovina, di tanto dolo-re, di tanta disperazione.

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Che tutto il sangue che sarà versato ricada sugli ag-gressori, su questi uomini feroci, la cui cieca ambizionesarà cagione di tanto lutto, di tanta rovina, di tanto dolo-re, di tanta disperazione.

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II.Il comitato centrale.

Come l'uomo del 2 dicembre, il governo di Thiers in-cominciò il suo colpo di Stato con un manifesto nottur-no, pieno di minaccie. Mentre lo si affiggeva si dava ilsegno d'allarme nei quartieri centrali di Parigi per chia-mare i borghesi contro gli operai dei sobborghi imprepa-rati a tale attacco; e l'esercito era spinto all'assalto di Ba-tignolles, di Montmartre, di Popincourt, della Villette, diBelleville e di Montrouge.

Quest'aggressione inaspettata sembrò dapprima rie-scire nel punto principale. I cannoni lasciati a Batignol-les furono conquistati senza colpo ferire, alle cinque delmattino; si cominciava a ritirare quelli di Montmartre; lealture erano occupate e Vinoy, che stava prudentementesul boulevard di Clichy, potè per un momento crederealla vittoria.

Il generale Lecomte, che conduceva la colonnadell'attacco, lanciò dapprima uno squadrone di gendar-meria all'assalto delle alture. Una compagnia di venti-

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II.Il comitato centrale.

Come l'uomo del 2 dicembre, il governo di Thiers in-cominciò il suo colpo di Stato con un manifesto nottur-no, pieno di minaccie. Mentre lo si affiggeva si dava ilsegno d'allarme nei quartieri centrali di Parigi per chia-mare i borghesi contro gli operai dei sobborghi imprepa-rati a tale attacco; e l'esercito era spinto all'assalto di Ba-tignolles, di Montmartre, di Popincourt, della Villette, diBelleville e di Montrouge.

Quest'aggressione inaspettata sembrò dapprima rie-scire nel punto principale. I cannoni lasciati a Batignol-les furono conquistati senza colpo ferire, alle cinque delmattino; si cominciava a ritirare quelli di Montmartre; lealture erano occupate e Vinoy, che stava prudentementesul boulevard di Clichy, potè per un momento crederealla vittoria.

Il generale Lecomte, che conduceva la colonnadell'attacco, lanciò dapprima uno squadrone di gendar-meria all'assalto delle alture. Una compagnia di venti-

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cinque uomini del 61.° battaglione ne stava, in quelgiorno, alla guardia; Turpin, oppostosi risolutamente aigendarmi, cadde mortalmente ferito. La compagnia nel-la via dei Rosiers subì una violenta scarica, fu infine cir-condata ed obbligata ad arrendersi a discrezione. Già isoldati avevano seguito i gendarmi, riempivano i fossati,distruggevano i lavori di difesa dei federati – allorquan-do la fortuna cangiò.

Erano le 6 del mattino; la generale batteva in Mont-martre, le guardie federate e la popolazione scendevanoin massa nella strada. Una colonna di federati occupò ri-solutamente le alture della via Müller; il generale Le-comte fece loro sbarrare il passo e comandò il fuoco. Isoldati si rifiutarono di tirare. Rinnovò l'ordine, egualerifiuto. – Arrendetevi allora! disse ironicamente il gene-rale esasperato. Non domandiamo che questo, risposeroimperturbabili i soldati, e molti di essi aggiunsero l'attoalla parola gettando le loro armi. Tosto la folla li circon-da, li acclama; i federati sollevano i calci dei loro fuciliin alto; da ogni parte si fraternizza; in uno slancio spon-taneo federati, soldati, curiosi, uomini e donne si ab-bracciano piangendo; le mani si stringono con effusione,alle grida incessanti di: Viva la Repubblica! Fu un mo-mento solenne. Lecomte fatto prigioniero col suo statomaggiore è condotto al posto di picchetto del Château-rouge.

Al basso della via Houdon i cacciatori a cavallo si ri-fiutano egualmente di caricare la folla. Solo un capitanos'avanza colla spada sguainata; ferisce un soldato di li-

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cinque uomini del 61.° battaglione ne stava, in quelgiorno, alla guardia; Turpin, oppostosi risolutamente aigendarmi, cadde mortalmente ferito. La compagnia nel-la via dei Rosiers subì una violenta scarica, fu infine cir-condata ed obbligata ad arrendersi a discrezione. Già isoldati avevano seguito i gendarmi, riempivano i fossati,distruggevano i lavori di difesa dei federati – allorquan-do la fortuna cangiò.

Erano le 6 del mattino; la generale batteva in Mont-martre, le guardie federate e la popolazione scendevanoin massa nella strada. Una colonna di federati occupò ri-solutamente le alture della via Müller; il generale Le-comte fece loro sbarrare il passo e comandò il fuoco. Isoldati si rifiutarono di tirare. Rinnovò l'ordine, egualerifiuto. – Arrendetevi allora! disse ironicamente il gene-rale esasperato. Non domandiamo che questo, risposeroimperturbabili i soldati, e molti di essi aggiunsero l'attoalla parola gettando le loro armi. Tosto la folla li circon-da, li acclama; i federati sollevano i calci dei loro fuciliin alto; da ogni parte si fraternizza; in uno slancio spon-taneo federati, soldati, curiosi, uomini e donne si ab-bracciano piangendo; le mani si stringono con effusione,alle grida incessanti di: Viva la Repubblica! Fu un mo-mento solenne. Lecomte fatto prigioniero col suo statomaggiore è condotto al posto di picchetto del Château-rouge.

Al basso della via Houdon i cacciatori a cavallo si ri-fiutano egualmente di caricare la folla. Solo un capitanos'avanza colla spada sguainata; ferisce un soldato di li-

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nea, ma cade morto sotto un colpo di fucile. Sul boule-vard esterno i gendarmi, riparati dalle baracche, tiranosui federati, ma ben tosto sono circondati ed a malapena possono ritirarsi rapidamente. Si menava le maniegualmente al passaggio Piemontesi e sulla piazza Pi-galle; ma dappertutto una folla, per lo più di donne, cir-condava i soldati e riesciva farli passare dalla parte delpopolo. Già Vinoy batteva in ritirata sulla piazza Clichye di là nell'interno di Parigi. Da questa parte l'aggressio-ne governativa era vinta davvero e i federati riconduce-vano trionfalmente i cannoni.

A Belleville, al Château-d'Eau, al Luxembourg la si-tuazione era identica; dovunque i soldati fraternizzavanocoi federati e i gendarmi e le guardie di città erano co-strette a fuggire. Nell'interno di Parigi, i battaglioni bor-ghesi avevano positivamente rifiutato di prestarsi a unsecondo «giugno» e non si facevano scrupolo di con-dannare il contegno del governo.

Questo scacco inatteso non riuscì a mutare le risolu-zioni del governo, che fece ancora affiggere i seguentiproclami, pieni d'insulti e di calunnie inopportune con-tro i vincitori:

R E P U B B L IC A F R A N C E S E .«Guardie nazionali di Parigi.«Si diffonde l'assurda voce che il governo prepari un

colpo di Stato.

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nea, ma cade morto sotto un colpo di fucile. Sul boule-vard esterno i gendarmi, riparati dalle baracche, tiranosui federati, ma ben tosto sono circondati ed a malapena possono ritirarsi rapidamente. Si menava le maniegualmente al passaggio Piemontesi e sulla piazza Pi-galle; ma dappertutto una folla, per lo più di donne, cir-condava i soldati e riesciva farli passare dalla parte delpopolo. Già Vinoy batteva in ritirata sulla piazza Clichye di là nell'interno di Parigi. Da questa parte l'aggressio-ne governativa era vinta davvero e i federati riconduce-vano trionfalmente i cannoni.

A Belleville, al Château-d'Eau, al Luxembourg la si-tuazione era identica; dovunque i soldati fraternizzavanocoi federati e i gendarmi e le guardie di città erano co-strette a fuggire. Nell'interno di Parigi, i battaglioni bor-ghesi avevano positivamente rifiutato di prestarsi a unsecondo «giugno» e non si facevano scrupolo di con-dannare il contegno del governo.

Questo scacco inatteso non riuscì a mutare le risolu-zioni del governo, che fece ancora affiggere i seguentiproclami, pieni d'insulti e di calunnie inopportune con-tro i vincitori:

R E P U B B L IC A F R A N C E S E .«Guardie nazionali di Parigi.«Si diffonde l'assurda voce che il governo prepari un

colpo di Stato.

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«Il governo della repubblica non ha nè può avere al-tro scopo che la salvezza della repubblica.

«Le misure da esso prese erano indispensabili pelmantenimento dell'ordine; egli volle e vuole farla finitacon un Comitato insurrezionale i cui membri, quasi tuttiignoti alla popolazione, non rappresentano che delledottrine comuniste e metterebbero Parigi a sacco e di-struggerebbero la Francia, se la guardia nazionale el'esercito non si levassero a difendere, di comune accor-do, la patria e la repubblica.

«Parigi, 18 marzo 1871.«A. THIERS, DUFAURE, E. PICARD, G. FAVRE, G.

SIMON, POUYER-QUERTIER, generale LO FLÔ,ammiraglio POTHUAU, LAMBRECHT, deLARCY.»

A lle G u a r d ie N a z io n a l i .«Il governo vi chiama a difendere la vostra città, le

vostre famiglie, le vostre proprietà.«Alcuni uomini illusi, ponendosi al disopra delle leg-

gi, non obbedendo che a capi occulti, dirigono controParigi i cannoni sottratti ai Prussiani.

«Essi resistono colla forza alla guardia nazionale edall'esercito.

«Lo tollererete voi?«Volete voi, sotto gli occhi dello straniero, pronto ad

approfittare delle nostre discordie, abbandonare Parigialla rivolta?

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«Il governo della repubblica non ha nè può avere al-tro scopo che la salvezza della repubblica.

«Le misure da esso prese erano indispensabili pelmantenimento dell'ordine; egli volle e vuole farla finitacon un Comitato insurrezionale i cui membri, quasi tuttiignoti alla popolazione, non rappresentano che delledottrine comuniste e metterebbero Parigi a sacco e di-struggerebbero la Francia, se la guardia nazionale el'esercito non si levassero a difendere, di comune accor-do, la patria e la repubblica.

«Parigi, 18 marzo 1871.«A. THIERS, DUFAURE, E. PICARD, G. FAVRE, G.

SIMON, POUYER-QUERTIER, generale LO FLÔ,ammiraglio POTHUAU, LAMBRECHT, deLARCY.»

A lle G u a r d ie N a z io n a l i .«Il governo vi chiama a difendere la vostra città, le

vostre famiglie, le vostre proprietà.«Alcuni uomini illusi, ponendosi al disopra delle leg-

gi, non obbedendo che a capi occulti, dirigono controParigi i cannoni sottratti ai Prussiani.

«Essi resistono colla forza alla guardia nazionale edall'esercito.

«Lo tollererete voi?«Volete voi, sotto gli occhi dello straniero, pronto ad

approfittare delle nostre discordie, abbandonare Parigialla rivolta?

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«Se voi non la soffocherete nel suo germe, soccombe-rà la repubblica e forse la Francia!

«La loro sorte è nelle vostre mani.«Il governo volle lasciarvi le vostre armi.«Impugnatele risolutamente per ristabilire il regime

delle leggi, per salvare la repubblica dall'anarchia, ossiadalla sua perdita; raggruppatevi intorno ai vostri capi; èil solo mezzo di sfuggire alla rovina e al dominio stra-niero.

«Parigi, 18 marzo 1871.«Il ministro dell'interno E. PICARD; il generale co-

mandante superiore della guardia nazionale D'AUREL-LE.»

Già vedemmo che la borghesia si rifiutava di rispon-dere a quegli appelli replicati alla guerra civile. Si suo-nava la generale in tutti i sobborghi, irti di barricate, ed ifederati scendevano in battaglioni a Parigi, occupavanola Bastiglia, i mercati, la piazza Vendôme, parecchi mi-nisteri, le caserme della Courtille, del principe Eugenio,la prefettura di polizia e si recavano contro l'Hôtel-de-Ville, che il governo evacuava frettolosamente.

Verso sera avvenne un disgraziato incidente. Il gene-rale Clemente Thomas, distintosi nell'assedio coi suoiproclami insolenti e calunniosi contro la guardia nazio-nale di cui era generale, fu riconosciuto, nella piazza Pi-galle, arrestato e condotto al posto di guardia della viadei Rosiers, ove trovavasi da pochi momenti il generale

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«Se voi non la soffocherete nel suo germe, soccombe-rà la repubblica e forse la Francia!

«La loro sorte è nelle vostre mani.«Il governo volle lasciarvi le vostre armi.«Impugnatele risolutamente per ristabilire il regime

delle leggi, per salvare la repubblica dall'anarchia, ossiadalla sua perdita; raggruppatevi intorno ai vostri capi; èil solo mezzo di sfuggire alla rovina e al dominio stra-niero.

«Parigi, 18 marzo 1871.«Il ministro dell'interno E. PICARD; il generale co-

mandante superiore della guardia nazionale D'AUREL-LE.»

Già vedemmo che la borghesia si rifiutava di rispon-dere a quegli appelli replicati alla guerra civile. Si suo-nava la generale in tutti i sobborghi, irti di barricate, ed ifederati scendevano in battaglioni a Parigi, occupavanola Bastiglia, i mercati, la piazza Vendôme, parecchi mi-nisteri, le caserme della Courtille, del principe Eugenio,la prefettura di polizia e si recavano contro l'Hôtel-de-Ville, che il governo evacuava frettolosamente.

Verso sera avvenne un disgraziato incidente. Il gene-rale Clemente Thomas, distintosi nell'assedio coi suoiproclami insolenti e calunniosi contro la guardia nazio-nale di cui era generale, fu riconosciuto, nella piazza Pi-galle, arrestato e condotto al posto di guardia della viadei Rosiers, ove trovavasi da pochi momenti il generale

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Lecomte. La presenza di Thomas, detestato nei sobbor-ghi, sovreccitò la folla e fu causa della morte di Lecom-te. Le grida di morte! si fecero udire. Vi furono cittadinicoraggiosi che si costituirono in tribunale di guerra alloscopo di salvare i due prigionieri. Ma prevalse il senti-mento del giusto odio del popolo contro Thomas, aiuta-to dall'odio non meno vivo dei soldati di Lecomte con-tro il generale.

«Si rimprovera con violenza a Clemente Thomas –narrano Lanjalley o Corriez – d'aver fatto tirare sul po-polo nel 1848, d'aver fatto massacrare inutilmente leguardie nazionali a Montretout. Egli risponde a malapena a queste accuse formali. Tosto, da un movimentodella folla egli è trascinato fuori dal giardino. Al suo ap-parire sorge un tumulto indescrivibile. Tutte le accuse,tutti gli odi, tutte le passioni selvaggie di questa folla ec-citata si manifestano in un momento sotto l'influenza dimolteplici ricordi: le durezze dell'assedio, l'agonia deicari, la morte tutto intorno; sacrifici sovrumani resi inu-tili dall'incapacità o dal tradimento dei capi militari.Thomas è uno di questi. Mentre egli discende dai gradi-ni, un colpo di fuoco parte; il suo cappello è attraversatoda una palla. Lo si conduce presso il muro del giardino,davanti a un drappello di franchi tiratori e di soldati dilinea con alquante guardie nazionali. Da ogni parte unafolla enorme, con gran numero di donne, reclama l'ese-cuzione immediata. Thomas, pallidissimo, chiede diparlare; non può, per l'emozione. Prima che ne venga

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Lecomte. La presenza di Thomas, detestato nei sobbor-ghi, sovreccitò la folla e fu causa della morte di Lecom-te. Le grida di morte! si fecero udire. Vi furono cittadinicoraggiosi che si costituirono in tribunale di guerra alloscopo di salvare i due prigionieri. Ma prevalse il senti-mento del giusto odio del popolo contro Thomas, aiuta-to dall'odio non meno vivo dei soldati di Lecomte con-tro il generale.

«Si rimprovera con violenza a Clemente Thomas –narrano Lanjalley o Corriez – d'aver fatto tirare sul po-polo nel 1848, d'aver fatto massacrare inutilmente leguardie nazionali a Montretout. Egli risponde a malapena a queste accuse formali. Tosto, da un movimentodella folla egli è trascinato fuori dal giardino. Al suo ap-parire sorge un tumulto indescrivibile. Tutte le accuse,tutti gli odi, tutte le passioni selvaggie di questa folla ec-citata si manifestano in un momento sotto l'influenza dimolteplici ricordi: le durezze dell'assedio, l'agonia deicari, la morte tutto intorno; sacrifici sovrumani resi inu-tili dall'incapacità o dal tradimento dei capi militari.Thomas è uno di questi. Mentre egli discende dai gradi-ni, un colpo di fuoco parte; il suo cappello è attraversatoda una palla. Lo si conduce presso il muro del giardino,davanti a un drappello di franchi tiratori e di soldati dilinea con alquante guardie nazionali. Da ogni parte unafolla enorme, con gran numero di donne, reclama l'ese-cuzione immediata. Thomas, pallidissimo, chiede diparlare; non può, per l'emozione. Prima che ne venga

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l'ordine, parte un colpo di fuoco; Thomas cade bocconi.La fucilata continua. Si conduce il generale Lecomte.

«Allorchè Thomas aveva lasciato la sala ove sedeva ilConsiglio di guerra, la discussione sulla condanna diLecomte erasi proseguita con molta animazione. Gli op-positori alla sua esecuzione, fra gli altri un ufficiale ga-ribaldino, non trovavano ascolto. La folla furiosa li mi-nacciava violentemente; essa li trascinò fin presso algiardino. Lecomte fu spinto vicino al cadavere di Tho-mas. Egli era in preda ad un'estrema commozione; tre-mava, le gambe gli si piegavano. Quest'uomo, che nelmattino comandava, a tre riprese, con sangue freddo,con calma, il fuoco sulla folla, non seppe morire digni-tosamente. Si fa fuoco su lui; egli cade supino, mostran-do la faccia. La folla si disperde allora gridando: viva laRepubblica! abbasso i traditori!»

Nè il Comitato centrale, nè quello di Montmartre, nèla municipalità del 18.° circondario avevano saputo nul-la di questi fatti; essi appresero contemporaneamente lanotizia dell'arresto dei due generali e quella della loroesecuzione, che, del resto, non sarebbe stato in loro po-tere di impedire. Ciò non tolse che il Journal officiel diThiers attribuisse al Comitato centrale questa doppiaesecuzione.

Ma intanto il governo fuggiva a Versailles, portandoseco libri e cassa ed impiegati, e lasciando Parigi nellapiù completa disorganizzazione. Tale fu la criminosaostinazione degli uomini di Versailles; cacciati da Pari-gi, essi partirono per ritornare rafforzati ed imporsi colla

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l'ordine, parte un colpo di fuoco; Thomas cade bocconi.La fucilata continua. Si conduce il generale Lecomte.

«Allorchè Thomas aveva lasciato la sala ove sedeva ilConsiglio di guerra, la discussione sulla condanna diLecomte erasi proseguita con molta animazione. Gli op-positori alla sua esecuzione, fra gli altri un ufficiale ga-ribaldino, non trovavano ascolto. La folla furiosa li mi-nacciava violentemente; essa li trascinò fin presso algiardino. Lecomte fu spinto vicino al cadavere di Tho-mas. Egli era in preda ad un'estrema commozione; tre-mava, le gambe gli si piegavano. Quest'uomo, che nelmattino comandava, a tre riprese, con sangue freddo,con calma, il fuoco sulla folla, non seppe morire digni-tosamente. Si fa fuoco su lui; egli cade supino, mostran-do la faccia. La folla si disperde allora gridando: viva laRepubblica! abbasso i traditori!»

Nè il Comitato centrale, nè quello di Montmartre, nèla municipalità del 18.° circondario avevano saputo nul-la di questi fatti; essi appresero contemporaneamente lanotizia dell'arresto dei due generali e quella della loroesecuzione, che, del resto, non sarebbe stato in loro po-tere di impedire. Ciò non tolse che il Journal officiel diThiers attribuisse al Comitato centrale questa doppiaesecuzione.

Ma intanto il governo fuggiva a Versailles, portandoseco libri e cassa ed impiegati, e lasciando Parigi nellapiù completa disorganizzazione. Tale fu la criminosaostinazione degli uomini di Versailles; cacciati da Pari-gi, essi partirono per ritornare rafforzati ed imporsi colla

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Page 60: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

rovina e coi massacri in nome della Francia, la qualeperò accettava la rivoluzione parigina e, nelle grandi cit-tà, suscitava sanguinose insurrezioni per sostenerla,mentre tutti i suoi rappresentanti più autorevoli doman-davano la fine della crociata della reazione contro la ca-pitale abbattuta da tante sofferenze.

Il Comitato di Montmartre lanciava colonne di esplo-ratori su tutti i punti dell'interno di Parigi, ed il Comitatocentrale, abbastanza imbarazzato della sua inattesa vit-toria, sedeva all'Hôtel-de-Ville, ove un'immensa folla ar-mata veniva ad applaudirlo. Gli operai erano definitiva-mente padroni di Parigi.

L'indomani la vittoria dei proletari parigini era annun-ciata dai seguenti proclami:

R E P U B B L IC A F R A N C E S ELIBERTÀ, EGUAGLIANZA, FRATELLANZA.

A L P O P O L O .«Cittadini,«Il popolo di Parigi scosse il giogo che si tentava im-

porgli.«Calmo, impassibile nella sua forza, esso attese senza

paura e senza provocazione i pazzi svergognati che vo-levano attentare alla repubblica.

«Questa volta i nostri fratelli dell'esercito non volleroportare la mano sull'arca santa delle nostre libertà. Gra-zie a tutti; e che Parigi e la Francia gettino insieme le

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rovina e coi massacri in nome della Francia, la qualeperò accettava la rivoluzione parigina e, nelle grandi cit-tà, suscitava sanguinose insurrezioni per sostenerla,mentre tutti i suoi rappresentanti più autorevoli doman-davano la fine della crociata della reazione contro la ca-pitale abbattuta da tante sofferenze.

Il Comitato di Montmartre lanciava colonne di esplo-ratori su tutti i punti dell'interno di Parigi, ed il Comitatocentrale, abbastanza imbarazzato della sua inattesa vit-toria, sedeva all'Hôtel-de-Ville, ove un'immensa folla ar-mata veniva ad applaudirlo. Gli operai erano definitiva-mente padroni di Parigi.

L'indomani la vittoria dei proletari parigini era annun-ciata dai seguenti proclami:

R E P U B B L IC A F R A N C E S ELIBERTÀ, EGUAGLIANZA, FRATELLANZA.

A L P O P O L O .«Cittadini,«Il popolo di Parigi scosse il giogo che si tentava im-

porgli.«Calmo, impassibile nella sua forza, esso attese senza

paura e senza provocazione i pazzi svergognati che vo-levano attentare alla repubblica.

«Questa volta i nostri fratelli dell'esercito non volleroportare la mano sull'arca santa delle nostre libertà. Gra-zie a tutti; e che Parigi e la Francia gettino insieme le

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Page 61: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

basi d'una repubblica, d'un governo che chiuderà persempre l'èra delle invasioni e delle guerre civili.

«Lo stato d'assedio è tolto.«Il popolo di Parigi è convocato nelle sue Sezioni per

le elezioni comunali. La sicurezza dei cittadini è affidataalla guardia nazionale.

«Il Comitato centrale della guardia nazionale:«ASSI, BILLIORAY, FERRAT, BADICK, ED. MO-

REAU, CARLO DUPONT, VARLIN, BOURSIER,MORTIER, GOLTHIER, LAVALETTE, FR. JOUR-DE, ROUSSEAU, CARLO LULLIER, BLANCHET,J. GROLLARD, BARROUD, H. GERESMIE, FA-BRE, POUGERET.»

R E P U B B L IC A F R A N C E S ELIBERTÀ, EGUAGLIANZA, FRATELLANZA.

Alle guardie nazionali di Parigi.

«Cittadini,«Incaricati da voi di organizzare la difesa di Parigi e

dei vostri diritti, abbiamo la coscienza d'avere adempiu-to a questa missione; aiutati dal vostro coraggio genero-so e dal vostro ammirabile sangue freddo, abbiamo cac-ciato il governo che ci tradiva.

«Ora il nostro mandato è cessato e noi ve lo riconse-gniamo, non pretendendo di prendere il posto di coloroche l'ira popolare rovesciò.

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basi d'una repubblica, d'un governo che chiuderà persempre l'èra delle invasioni e delle guerre civili.

«Lo stato d'assedio è tolto.«Il popolo di Parigi è convocato nelle sue Sezioni per

le elezioni comunali. La sicurezza dei cittadini è affidataalla guardia nazionale.

«Il Comitato centrale della guardia nazionale:«ASSI, BILLIORAY, FERRAT, BADICK, ED. MO-

REAU, CARLO DUPONT, VARLIN, BOURSIER,MORTIER, GOLTHIER, LAVALETTE, FR. JOUR-DE, ROUSSEAU, CARLO LULLIER, BLANCHET,J. GROLLARD, BARROUD, H. GERESMIE, FA-BRE, POUGERET.»

R E P U B B L IC A F R A N C E S ELIBERTÀ, EGUAGLIANZA, FRATELLANZA.

Alle guardie nazionali di Parigi.

«Cittadini,«Incaricati da voi di organizzare la difesa di Parigi e

dei vostri diritti, abbiamo la coscienza d'avere adempiu-to a questa missione; aiutati dal vostro coraggio genero-so e dal vostro ammirabile sangue freddo, abbiamo cac-ciato il governo che ci tradiva.

«Ora il nostro mandato è cessato e noi ve lo riconse-gniamo, non pretendendo di prendere il posto di coloroche l'ira popolare rovesciò.

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Page 62: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Preparate dunque e fate tosto le vostre elezioni co-munali e dateci per ricompensa questo solo: di vederestabilita per vostra opera la vera repubblica.

«Intanto noi conserviamo, in nome del popolo,l'Hôtel-de-Ville.

«Parigi, dall'Hôtel-de-Ville, 19 marzo 1871.

«Il Comitato, ecc.»

Nei sobborghi la gioia era generale; si credeva defini-tivo il trionfo, ed i giornali popolari esclamavano:

«La Francia del popolo data dal 18 marzo l'êra nuovacome la sua bandiera. La Francia dei nobili morì nell'89colla bandiera bianca! La Francia borghese è morta nel71 colla bandiera tricolore! Non più caste, non più clas-si!

«La Francia del diritto, del dovere, del lavoro, del po-polo, di tutti, incomincia, giovane, nuova, viva, ardentecome la sua bandiera scarlatta...» (Le Vengeur).

«Morite in pace, o genti di Versailles. È questo ilgiorno dell'emancipazione comunale della Francia, laquale, per correre nelle braccia di Parigi, scavalcò già ilmannequin dell'ordine vestito da spettro di Banco, davoi inutilmente gettato tra le gambe della repubblica.»(Cri du peuple).

Pure, mai rivoluzione aveva più sorpreso i rivoluzio-nari. Essa infatti era sorta e si era sviluppata per le vi-

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«Preparate dunque e fate tosto le vostre elezioni co-munali e dateci per ricompensa questo solo: di vederestabilita per vostra opera la vera repubblica.

«Intanto noi conserviamo, in nome del popolo,l'Hôtel-de-Ville.

«Parigi, dall'Hôtel-de-Ville, 19 marzo 1871.

«Il Comitato, ecc.»

Nei sobborghi la gioia era generale; si credeva defini-tivo il trionfo, ed i giornali popolari esclamavano:

«La Francia del popolo data dal 18 marzo l'êra nuovacome la sua bandiera. La Francia dei nobili morì nell'89colla bandiera bianca! La Francia borghese è morta nel71 colla bandiera tricolore! Non più caste, non più clas-si!

«La Francia del diritto, del dovere, del lavoro, del po-polo, di tutti, incomincia, giovane, nuova, viva, ardentecome la sua bandiera scarlatta...» (Le Vengeur).

«Morite in pace, o genti di Versailles. È questo ilgiorno dell'emancipazione comunale della Francia, laquale, per correre nelle braccia di Parigi, scavalcò già ilmannequin dell'ordine vestito da spettro di Banco, davoi inutilmente gettato tra le gambe della repubblica.»(Cri du peuple).

Pure, mai rivoluzione aveva più sorpreso i rivoluzio-nari. Essa infatti era sorta e si era sviluppata per le vi-

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Page 63: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

gliaccherie, le pretese insensate, le aggressioni stupideed i calcoli feroci dei rappresentanti dell'ordine borgheserepubblicano e monarchico, di questi egoisti ciechi chesognano di mantenere i loro privilegi colla schiavitù delproletariato. Il proletariato era rimasto vincitore – ma inqual situazione!

In faccia a Parigi, a Versaglia siedono un governo edun'Assemblea di recente eletta, composti quasi total-mente di uomini senza scrupolo, che odiano la repubbli-ca, detestano Parigi, esecrano i sobborghi e il socialismoe sono i diretti rappresentanti di tutte le speranze monar-chiche, di tutte le paure della gente satolla, di tutte le vi-gliaccherie, di tutti gli odî del passato contro il progres-so. Prima loro cura era stata il tentativo di ammutinarela provincia contro Parigi e di chiamare a Versailles, colconsenso dei prussiani, tutte le forze di cui disponeva laFrancia per lanciarle contro Parigi.

Dall'altra parte 800.000 tedeschi occupano ancora ilterritorio francese, tengono la metà dei forti di Parigi, diquella Parigi contro la quale hanno tanti rancori, essen-do pronti del resto a intervenire ove i difensori dell'«or-dine» non possano venire a capo di domare la rivoluzio-ne.

D'altronde in parecchi dipartimenti, abbindolati da in-triganti monarchici, non si capiva la sollevazione di Pa-rigi in quel momento. Versailles sola poteva parlare allaFrancia e ne approfittava per mentire alla nazione e percalunniare Parigi, isolata e dichiarata colpevole.

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gliaccherie, le pretese insensate, le aggressioni stupideed i calcoli feroci dei rappresentanti dell'ordine borgheserepubblicano e monarchico, di questi egoisti ciechi chesognano di mantenere i loro privilegi colla schiavitù delproletariato. Il proletariato era rimasto vincitore – ma inqual situazione!

In faccia a Parigi, a Versaglia siedono un governo edun'Assemblea di recente eletta, composti quasi total-mente di uomini senza scrupolo, che odiano la repubbli-ca, detestano Parigi, esecrano i sobborghi e il socialismoe sono i diretti rappresentanti di tutte le speranze monar-chiche, di tutte le paure della gente satolla, di tutte le vi-gliaccherie, di tutti gli odî del passato contro il progres-so. Prima loro cura era stata il tentativo di ammutinarela provincia contro Parigi e di chiamare a Versailles, colconsenso dei prussiani, tutte le forze di cui disponeva laFrancia per lanciarle contro Parigi.

Dall'altra parte 800.000 tedeschi occupano ancora ilterritorio francese, tengono la metà dei forti di Parigi, diquella Parigi contro la quale hanno tanti rancori, essen-do pronti del resto a intervenire ove i difensori dell'«or-dine» non possano venire a capo di domare la rivoluzio-ne.

D'altronde in parecchi dipartimenti, abbindolati da in-triganti monarchici, non si capiva la sollevazione di Pa-rigi in quel momento. Versailles sola poteva parlare allaFrancia e ne approfittava per mentire alla nazione e percalunniare Parigi, isolata e dichiarata colpevole.

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Page 64: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Era bene la classe operaia, senza guide e senza capiriconosciuti, che era arrivata al potere. Inesperta e gene-rosa, essa non vedeva la situazione nella sua realtà terri-bile. Non pensava che quei vili aggressori, dopo esserefuggiti ed essere stati battuti nei loro tentativi di guerracivile, ritornerebbero alla carica e cercherebbero, a prez-zo di torrenti di sangue, di domare Parigi. Essa salutaval'aurora d'un nuovo mondo, senza vedere che sull'oriz-zonte si accumulavano le tempeste.

Il Comitato centrale, ad eccezione di Varlin, Assi eRanvier, era composto di sconosciuti, usciti dalle visce-re della folla; il che gli valse molti attacchi. Esso vi ri-spose con un documento che importa riprodurre:

Federazione repubblicana della guardia nazionale.

COMITATO CENTRALE.

«Se il Comitato centrale della guardia nazionale fosseun governo, esso potrebbe, per la dignità dei suoi eletto-ri, evitare di giustificarsi. Ma la sua prima dichiarazioneessendo stata questa ch'esso non pretendeva prendere ilposto di coloro che il popolo aveva rovesciati, tenendocia rimanere onestamente nello stretto limite del mandatoconfidatogli, esso rimane un aggregato di persone, chehanno il diritto di difendersi.

«Figlio della repubblica, che ha per divisa la parolafraternità, esso perdona ai suoi detrattori, ma vuol con-vincere gli onesti che accolsero per ignoranza la calun-nia.

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Era bene la classe operaia, senza guide e senza capiriconosciuti, che era arrivata al potere. Inesperta e gene-rosa, essa non vedeva la situazione nella sua realtà terri-bile. Non pensava che quei vili aggressori, dopo esserefuggiti ed essere stati battuti nei loro tentativi di guerracivile, ritornerebbero alla carica e cercherebbero, a prez-zo di torrenti di sangue, di domare Parigi. Essa salutaval'aurora d'un nuovo mondo, senza vedere che sull'oriz-zonte si accumulavano le tempeste.

Il Comitato centrale, ad eccezione di Varlin, Assi eRanvier, era composto di sconosciuti, usciti dalle visce-re della folla; il che gli valse molti attacchi. Esso vi ri-spose con un documento che importa riprodurre:

Federazione repubblicana della guardia nazionale.

COMITATO CENTRALE.

«Se il Comitato centrale della guardia nazionale fosseun governo, esso potrebbe, per la dignità dei suoi eletto-ri, evitare di giustificarsi. Ma la sua prima dichiarazioneessendo stata questa ch'esso non pretendeva prendere ilposto di coloro che il popolo aveva rovesciati, tenendocia rimanere onestamente nello stretto limite del mandatoconfidatogli, esso rimane un aggregato di persone, chehanno il diritto di difendersi.

«Figlio della repubblica, che ha per divisa la parolafraternità, esso perdona ai suoi detrattori, ma vuol con-vincere gli onesti che accolsero per ignoranza la calun-nia.

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Page 65: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Esso non fu occulto; i suoi membri firmarono tutti isuoi manifesti. Se i loro nomi sono oscuri, essi non sisottrassero però alla responsabilità.

«Esso non fu sconosciuto, perchè sorto dai liberi suf-fragi di 215 battaglioni della guardia nazionale.

«Esso non fu fautore di disordini, giacchè la guardianazionale, che ne accettò la direzione, non commise neeccessi nè rappresaglie, e si mostrò imponente e fortecolla correttezza e la moderazione del suo contegno.

«Nullostante le provocazioni non mancarono, e il go-verno, coi mezzi più vergognosi, non ristette dall'atten-tato più odioso: la guerra civile.

«Il governo calunniò Parigi provocandole contro laprovincia.

«Spinse contro noi i fratelli dell'esercito, cui fece mo-rire di freddo sulle nostre piazze.

«Volle imporvi un generale in capo.«Con tentativi notturni tentò di toglierci i nostri can-

noni, che noi gli avevamo impedito di consegnare aiprussiani.

«Infine, col concorso dei suoi complici di Bordeaux,esso disse a Parigi: Tu ti mostrasti eroica: noi abbiamopaura di te; dunque ti strappiamo la tua corona di capita-le.

«Che fece il Comitato per rispondere a questi attac-chi? Fondò la federazione, predicò la moderazione, anzila generosità; nel momento in cui incominciava l'attaccoa mano armata, esso diceva a tutti: Non aggressione;non reagite se non all'ultima estremità!

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«Esso non fu occulto; i suoi membri firmarono tutti isuoi manifesti. Se i loro nomi sono oscuri, essi non sisottrassero però alla responsabilità.

«Esso non fu sconosciuto, perchè sorto dai liberi suf-fragi di 215 battaglioni della guardia nazionale.

«Esso non fu fautore di disordini, giacchè la guardianazionale, che ne accettò la direzione, non commise neeccessi nè rappresaglie, e si mostrò imponente e fortecolla correttezza e la moderazione del suo contegno.

«Nullostante le provocazioni non mancarono, e il go-verno, coi mezzi più vergognosi, non ristette dall'atten-tato più odioso: la guerra civile.

«Il governo calunniò Parigi provocandole contro laprovincia.

«Spinse contro noi i fratelli dell'esercito, cui fece mo-rire di freddo sulle nostre piazze.

«Volle imporvi un generale in capo.«Con tentativi notturni tentò di toglierci i nostri can-

noni, che noi gli avevamo impedito di consegnare aiprussiani.

«Infine, col concorso dei suoi complici di Bordeaux,esso disse a Parigi: Tu ti mostrasti eroica: noi abbiamopaura di te; dunque ti strappiamo la tua corona di capita-le.

«Che fece il Comitato per rispondere a questi attac-chi? Fondò la federazione, predicò la moderazione, anzila generosità; nel momento in cui incominciava l'attaccoa mano armata, esso diceva a tutti: Non aggressione;non reagite se non all'ultima estremità!

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Page 66: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Esso chiamò a sè tutte le intelligenze e le capacità!chiese il concorso del corpo degli ufficiali; aprì le sueporte quante volte vi si batteva nel nome della repubbli-ca.

«Da qual parte erano dunque il diritto e la giustizia?Da quale la malafede?

«È una storia troppo breve e recente perchè ciascunonon se ne ricordi. Se noi la scriviamo alla vigilia delgiorno in cui ci ritireremo, è per rammentarla, ripetia-mo, agli onesti, che leggermente raccolsero le calunniedegne soltanto di chi le aveva lanciate.

«Uno dei motivi più grandi della collera di quegli ul-timi è l'oscurità dei nostri nomi. Ahimè! molti di questierano conosciuti e fu una notorietà fatale!...

«Sapete qual è uno degli ultimi mezzi che essi adope-rarono contro di noi? Essi rifiutano il pane alle truppeche preferiscono lasciarsi disarmare al tirare sul popolo.E ci chiamano assassini, essi, che puniscono il rifiuto diassassinare col mezzo della fame!

«Lo diciamo indignati: il fango sanguinolento, concui si cerca macchiare il nostro onore, è un'ignobile in-famia. Mai una sentenza di morte fu da noi firmata; maila guardia nazionale partecipò all'esecuzione d'un delit-to.

«Che interesse vi avrebbe essa, vi avremmo noi? Èassurdo ed infame.

«No, davvero, è quasi una vergogna la nostra difesa.È la nostra condotta che mostra chi noi siamo. Abbiamoforse brigato posti od onori? E non è perciò che noi,

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«Esso chiamò a sè tutte le intelligenze e le capacità!chiese il concorso del corpo degli ufficiali; aprì le sueporte quante volte vi si batteva nel nome della repubbli-ca.

«Da qual parte erano dunque il diritto e la giustizia?Da quale la malafede?

«È una storia troppo breve e recente perchè ciascunonon se ne ricordi. Se noi la scriviamo alla vigilia delgiorno in cui ci ritireremo, è per rammentarla, ripetia-mo, agli onesti, che leggermente raccolsero le calunniedegne soltanto di chi le aveva lanciate.

«Uno dei motivi più grandi della collera di quegli ul-timi è l'oscurità dei nostri nomi. Ahimè! molti di questierano conosciuti e fu una notorietà fatale!...

«Sapete qual è uno degli ultimi mezzi che essi adope-rarono contro di noi? Essi rifiutano il pane alle truppeche preferiscono lasciarsi disarmare al tirare sul popolo.E ci chiamano assassini, essi, che puniscono il rifiuto diassassinare col mezzo della fame!

«Lo diciamo indignati: il fango sanguinolento, concui si cerca macchiare il nostro onore, è un'ignobile in-famia. Mai una sentenza di morte fu da noi firmata; maila guardia nazionale partecipò all'esecuzione d'un delit-to.

«Che interesse vi avrebbe essa, vi avremmo noi? Èassurdo ed infame.

«No, davvero, è quasi una vergogna la nostra difesa.È la nostra condotta che mostra chi noi siamo. Abbiamoforse brigato posti od onori? E non è perciò che noi,

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Page 67: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

sconosciuti, ottenemmo la fiducia di 215 battaglioni? Lanotorietà si acquista a buon mercato: basta a ciò un po'di retorica o un po' di vigliaccheria; lo provarono esem-pi recentissimi.

«Caricati d'un mandato, grave di responsabilità, noi locompiemmo senza esitazione, senza paura; ad ora pros-simi alla sua fine, diciamo al popolo: Ecco il mandatoche ci affidasti; là, ove incomincerebbe il nostro interes-se personale, finisce il nostro dovere; fa la tua volontà.Noi rientriamo nelle tue file, abbandonando l'Hôtel-de-Ville a testa alta colla certezza di meritare la stretta dellatua mano leale e robusta.

«I membri del Comitato centrale:«A. ARNAUD, ASSI, FILLIORAY, FERRAT, BA-

BICK, ED. MOREAU, C. DUPONT, VARLIN,BOURSIER, MORTIER, GOUHIER, LAVALLET-TE, F. JOURDE, ROUSSEAU, C. LULLIER, ENRI-CO FORTUNÈ, G. ARNOLD, VIARD, BLAN-CHET, J. GROLLARD, BARROUD, H. GÉRESME,FABRE, POUGERET, BONIT.»

I primi atti del Comitato centrale furono, dopo tolto lostato d'assedio, l'amnistia per tutti i reati politici e laconvocazione degli elettori per nominare un Consigliocomunale, nel 22 marzo.

Il Journal officiel, diretto da Longuet pubblicò suc-cessivamente:

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sconosciuti, ottenemmo la fiducia di 215 battaglioni? Lanotorietà si acquista a buon mercato: basta a ciò un po'di retorica o un po' di vigliaccheria; lo provarono esem-pi recentissimi.

«Caricati d'un mandato, grave di responsabilità, noi locompiemmo senza esitazione, senza paura; ad ora pros-simi alla sua fine, diciamo al popolo: Ecco il mandatoche ci affidasti; là, ove incomincerebbe il nostro interes-se personale, finisce il nostro dovere; fa la tua volontà.Noi rientriamo nelle tue file, abbandonando l'Hôtel-de-Ville a testa alta colla certezza di meritare la stretta dellatua mano leale e robusta.

«I membri del Comitato centrale:«A. ARNAUD, ASSI, FILLIORAY, FERRAT, BA-

BICK, ED. MOREAU, C. DUPONT, VARLIN,BOURSIER, MORTIER, GOUHIER, LAVALLET-TE, F. JOURDE, ROUSSEAU, C. LULLIER, ENRI-CO FORTUNÈ, G. ARNOLD, VIARD, BLAN-CHET, J. GROLLARD, BARROUD, H. GÉRESME,FABRE, POUGERET, BONIT.»

I primi atti del Comitato centrale furono, dopo tolto lostato d'assedio, l'amnistia per tutti i reati politici e laconvocazione degli elettori per nominare un Consigliocomunale, nel 22 marzo.

Il Journal officiel, diretto da Longuet pubblicò suc-cessivamente:

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Page 68: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

1. Una nota dei reduci dalle prigioni, che erano sta-ti mandati da Versailles per commettere dei delitti, affi-ne di dare nuovo pretesto alle accuse dei nemici del po-polo.

2.° Un invito agli impiegati di riprendere il servizioentro 48 ore, sotto pena di destituzione. (Gli impiegatierano partiti per Versailles).

3 ° La copia d'un manifesto affisso pei vari quartie-ri, del seguente tenore

R E P U B B L IC A F R A N C E S ELIBERTÀ, EGUAGLIANZA, FRATELLANZA.

M O RT E A I L A D R I.«Ogni persona presa in flagrante delitto di furto sarà

immediatamente fucilata.»

4.° Un gran numero di norme concernenti la poliziadella città.

Infine i seguenti documenti:

Parigi, 19 marzo 1871.CITTADINI,

«La giornata del 18 marzo, che si cerca interessata-mente a mostrare sotto una luce odiosa, sarà chiamatanella storia la giornata della giustizia del popolo.

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1. Una nota dei reduci dalle prigioni, che erano sta-ti mandati da Versailles per commettere dei delitti, affi-ne di dare nuovo pretesto alle accuse dei nemici del po-polo.

2.° Un invito agli impiegati di riprendere il servizioentro 48 ore, sotto pena di destituzione. (Gli impiegatierano partiti per Versailles).

3 ° La copia d'un manifesto affisso pei vari quartie-ri, del seguente tenore

R E P U B B L IC A F R A N C E S ELIBERTÀ, EGUAGLIANZA, FRATELLANZA.

M O RT E A I L A D R I.«Ogni persona presa in flagrante delitto di furto sarà

immediatamente fucilata.»

4.° Un gran numero di norme concernenti la poliziadella città.

Infine i seguenti documenti:

Parigi, 19 marzo 1871.CITTADINI,

«La giornata del 18 marzo, che si cerca interessata-mente a mostrare sotto una luce odiosa, sarà chiamatanella storia la giornata della giustizia del popolo.

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Page 69: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Il governo caduto, sempre inabile, volle provocareun conflitto, senza rendersi conto della propria impopo-larità e della fratellanza delle differenti armi.

«L'esercito intero, comandato ad essere fratricida, ri-spose col grido: Viva la repubblica, viva la guardia na-zionale!

«Soli due uomini, impopolari da sei mesi per atti ve-ramente iniqui, furono colpiti dalla giustizia popolare.

«Il Comitato della federazione della guardia naziona-le protesta fin d'ora contro ogni calunnia tendente ad in-sinuare che quelle esecuzioni avvennero per suo ordi-ne.»

———

«Oggi 20, tutti i ministeri sono costituiti: la prefetturadi polizia funziona; tutte le amministrazioni riprendonoil loro corso; e noi invitiamo i cittadini alla calma edalla fiducia.»

———

«La storia imparziale constaterà che la rivoluzionedel 18 marzo è una nuova tappa importante nella marciadel progresso.

«I proletari della capitale, in mezzo alla debolezza eal tradimento dei governanti, compresero ch'era suona-ta per essi l'ora in cui dovevano salvare la situazioneimpadronendosi della direzione degli affari politici.

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«Il governo caduto, sempre inabile, volle provocareun conflitto, senza rendersi conto della propria impopo-larità e della fratellanza delle differenti armi.

«L'esercito intero, comandato ad essere fratricida, ri-spose col grido: Viva la repubblica, viva la guardia na-zionale!

«Soli due uomini, impopolari da sei mesi per atti ve-ramente iniqui, furono colpiti dalla giustizia popolare.

«Il Comitato della federazione della guardia naziona-le protesta fin d'ora contro ogni calunnia tendente ad in-sinuare che quelle esecuzioni avvennero per suo ordi-ne.»

———

«Oggi 20, tutti i ministeri sono costituiti: la prefetturadi polizia funziona; tutte le amministrazioni riprendonoil loro corso; e noi invitiamo i cittadini alla calma edalla fiducia.»

———

«La storia imparziale constaterà che la rivoluzionedel 18 marzo è una nuova tappa importante nella marciadel progresso.

«I proletari della capitale, in mezzo alla debolezza eal tradimento dei governanti, compresero ch'era suona-ta per essi l'ora in cui dovevano salvare la situazioneimpadronendosi della direzione degli affari politici.

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Page 70: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Essi usarono del potere loro rimesso dal popolo, conuna moderazione e con una saggezza che non si sepperotroppo lodare.

«Essi rimasero calmi davanti le provocazioni dei ne-mici della repubblica e prudenti in presenza dello stra-niero.

«Essi diedero prova del massimo disinteresse e diun'assoluta abnegazione. Appena giunti al potere si af-frettarono a convocare i comizi popolari per la nominaimmediata dei rappresentanti comunali, nelle mani deiquali essi abdicheranno la loro autorità di un giorno.

«Non v'ha esempio nella storia d'un governo provvi-sorio più pronto a deporre il suo mandato nelle mani de-gli eletti del suffragio universale.

«Dinanzi a una condotta così interessata, onesta, de-mocratica, ciascuno si chiede con stupore come possaesservi una stampa così ingiusta, disonesta, svergognatada versare la calunnia o l'oltraggio su cittadini rispetta-bili, i cui atti non meritano che elogi.

«Gli amici dell'umanità, i difensori del diritto, vitto-riosi o vinti, saranno dunque sempre le vittime dellamenzogna?

«I lavoratori, quelli che tutto producono e nulla go-dono, che soffrono la miseria in mezzo al cumulo deiprodotti, frutto del loro lavoro e del loro sudore, do-vranno dunque sempre essere esposti all'oltraggio?

«Non sarà giammai lecito ad essi di lavorare per laloro emancipazione, senza attirarsi un coro di maledi-zioni?

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«Essi usarono del potere loro rimesso dal popolo, conuna moderazione e con una saggezza che non si sepperotroppo lodare.

«Essi rimasero calmi davanti le provocazioni dei ne-mici della repubblica e prudenti in presenza dello stra-niero.

«Essi diedero prova del massimo disinteresse e diun'assoluta abnegazione. Appena giunti al potere si af-frettarono a convocare i comizi popolari per la nominaimmediata dei rappresentanti comunali, nelle mani deiquali essi abdicheranno la loro autorità di un giorno.

«Non v'ha esempio nella storia d'un governo provvi-sorio più pronto a deporre il suo mandato nelle mani de-gli eletti del suffragio universale.

«Dinanzi a una condotta così interessata, onesta, de-mocratica, ciascuno si chiede con stupore come possaesservi una stampa così ingiusta, disonesta, svergognatada versare la calunnia o l'oltraggio su cittadini rispetta-bili, i cui atti non meritano che elogi.

«Gli amici dell'umanità, i difensori del diritto, vitto-riosi o vinti, saranno dunque sempre le vittime dellamenzogna?

«I lavoratori, quelli che tutto producono e nulla go-dono, che soffrono la miseria in mezzo al cumulo deiprodotti, frutto del loro lavoro e del loro sudore, do-vranno dunque sempre essere esposti all'oltraggio?

«Non sarà giammai lecito ad essi di lavorare per laloro emancipazione, senza attirarsi un coro di maledi-zioni?

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Page 71: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«La borghesia, che raggiunse la propria emancipa-zione da quasi un secolo, che li precedette nella via del-la rivoluzione, non comprende essa in oggi che la voltadell'emancipazione del proletariato è arrivata?

«I disastri e le pubbliche calamità, nelle quali la suaincapacità politica e la sua decrepitezza morale ed intel-lettuale piombarono la Francia, dovrebbe pure provarlech'essa ha finito il suo tempo, ch'essa ha compiuto lamissione impostale nell'89 e ch'essa deve, se non cedereil posto ai lavoratori, almeno lasciarli arrivare alla lorovolta all'emancipazione sociale.

«In presenza alle attuali catastrofi, è necessario ilconcorso di tutti per la nostra salvezza.

«Perchè dunque si ostina essa nel rifiutare al proleta-riato la sua parte legittima di emancipazione?

«Perchè gli contesta il diritto comune, opponendosirisolutamente al libero sviluppo dei lavoratori?

«Perchè mette essa continuamente in pericolo tutte leconquiste dello spirito umano, compiute dalla grande ri-voluzione francese?

«Se dopo il 4 settembre scorso la classe governanteavesse lasciato libero corso alle aspirazioni e ai bisognidel popolo; se avesse accordato francamente ai lavorato-ri il diritto comune, l'esercizio di tutte le libertà; se aves-se loro permesso lo sviluppo di ogni facoltà, l'eserciziodi ogni diritto, la soddisfazione di ogni bisogno; se nonavesse preferito la rovina della patria al certo trionfodella repubblica in Europa, noi non ci troveremmo alpunto in cui siamo e i nostri disastri si sarebbero evitati.

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«La borghesia, che raggiunse la propria emancipa-zione da quasi un secolo, che li precedette nella via del-la rivoluzione, non comprende essa in oggi che la voltadell'emancipazione del proletariato è arrivata?

«I disastri e le pubbliche calamità, nelle quali la suaincapacità politica e la sua decrepitezza morale ed intel-lettuale piombarono la Francia, dovrebbe pure provarlech'essa ha finito il suo tempo, ch'essa ha compiuto lamissione impostale nell'89 e ch'essa deve, se non cedereil posto ai lavoratori, almeno lasciarli arrivare alla lorovolta all'emancipazione sociale.

«In presenza alle attuali catastrofi, è necessario ilconcorso di tutti per la nostra salvezza.

«Perchè dunque si ostina essa nel rifiutare al proleta-riato la sua parte legittima di emancipazione?

«Perchè gli contesta il diritto comune, opponendosirisolutamente al libero sviluppo dei lavoratori?

«Perchè mette essa continuamente in pericolo tutte leconquiste dello spirito umano, compiute dalla grande ri-voluzione francese?

«Se dopo il 4 settembre scorso la classe governanteavesse lasciato libero corso alle aspirazioni e ai bisognidel popolo; se avesse accordato francamente ai lavorato-ri il diritto comune, l'esercizio di tutte le libertà; se aves-se loro permesso lo sviluppo di ogni facoltà, l'eserciziodi ogni diritto, la soddisfazione di ogni bisogno; se nonavesse preferito la rovina della patria al certo trionfodella repubblica in Europa, noi non ci troveremmo alpunto in cui siamo e i nostri disastri si sarebbero evitati.

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Page 72: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Il proletariato, di fronte alla minaccia permanentedei suoi diritti, alla negazione delle sue aspirazioni, allarovina della patria e delle sue speranze, comprese esseresuo dovere imperioso e suo diritto assoluto di prenderein mano i propri destini e di assicurarne il trionfo collaconquista del potere.

«Ecco perchè esso rispose colla rivoluzione alle pro-vocazioni insensate e criminose d'un governo cieco ecolpevole, che non temette di scatenare la guerra civilein presenza all'invasione e all'occupazione dello stranie-ro.

«L'esercito, che il potere sperava avere contro noi, ri-fiutò di volgere le armi contro il proletariato, a cui teseuna mano fraterna.

«Che le poche goccie di sangue versato ricadano sulcapo dei provocatori della guerra civile e dei nemici delpopolo, che da quasi mezzo secolo furono gli autori ditutte le nostre lotte intestine e di tutte le nostre rovinenazionali.

«La marcia del progresso, un momento interrotta, ri-prenderà la sua via e il proletariato compirà, malgradotutto, la propria emancipazione!»

———

PA R IG I È N E L D IR IT T O .«...L'assemblea, col suo voto di diffidenza e d'odio

contro Parigi, ove rifiutò di sedere, l'Assemblea di Bor-deaux e di Versailles disconobbe i servigi resi da Parigi

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«Il proletariato, di fronte alla minaccia permanentedei suoi diritti, alla negazione delle sue aspirazioni, allarovina della patria e delle sue speranze, comprese esseresuo dovere imperioso e suo diritto assoluto di prenderein mano i propri destini e di assicurarne il trionfo collaconquista del potere.

«Ecco perchè esso rispose colla rivoluzione alle pro-vocazioni insensate e criminose d'un governo cieco ecolpevole, che non temette di scatenare la guerra civilein presenza all'invasione e all'occupazione dello stranie-ro.

«L'esercito, che il potere sperava avere contro noi, ri-fiutò di volgere le armi contro il proletariato, a cui teseuna mano fraterna.

«Che le poche goccie di sangue versato ricadano sulcapo dei provocatori della guerra civile e dei nemici delpopolo, che da quasi mezzo secolo furono gli autori ditutte le nostre lotte intestine e di tutte le nostre rovinenazionali.

«La marcia del progresso, un momento interrotta, ri-prenderà la sua via e il proletariato compirà, malgradotutto, la propria emancipazione!»

———

PA R IG I È N E L D IR IT T O .«...L'assemblea, col suo voto di diffidenza e d'odio

contro Parigi, ove rifiutò di sedere, l'Assemblea di Bor-deaux e di Versailles disconobbe i servigi resi da Parigi

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Page 73: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

e lo spirito generoso e devoto della sua popolazione.Essa non è più degna di avere la sua sede nella capitale.

«Collo spirito profondamente reazionario di cui essadiede prova, colla ristrettezza delle sue vedute, col suocarattere esclusivo e rurale, coll'intolleranza verso i piùillustri e devoti cittadini, quest'assemblea provincialemostrò di non essere all'altezza degli avvenimenti e lasua incapacità di prendere e fare eseguire risoluzionienergiche, indispensabili alla salute della patria.

«Non v'ha che una Assemblea liberamente eletta, sen-za pressioni dello straniero, senza influenze ufficiali ereazionarie, e sedente a Parigi, a cui la Francia interapossa riconoscere il carattere di sovranità nazionale edelegare il potere legislativo o costituente.

«Fuori dell'indipendenza e della libertà delle elezionie fuori di Parigi, non esistono che delle false parvenzedi rappresentanza nazionale e d'assemblea sovrana.

«Si affretti dunque l'attuale Assemblea a compiere latrista bisogna affidatale: quella di risolvere la questionedella pace o della guerra, e sparisca al più presto. Essanon ebbe che un mandato limitato e non può, senza vio-lare la sovranità del popolo, arrogarsi il potere costi-tuente e il diritto di emanare leggi organiche.

«È a Parigi che spetta il dovere di far rispettare lasovranità del popolo e di esigere che non si arrechi of-fesa ai suoi diritti.

«Parigi non può separarsi dalla provincia, nè tolle-rare che la si separi da essa.

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e lo spirito generoso e devoto della sua popolazione.Essa non è più degna di avere la sua sede nella capitale.

«Collo spirito profondamente reazionario di cui essadiede prova, colla ristrettezza delle sue vedute, col suocarattere esclusivo e rurale, coll'intolleranza verso i piùillustri e devoti cittadini, quest'assemblea provincialemostrò di non essere all'altezza degli avvenimenti e lasua incapacità di prendere e fare eseguire risoluzionienergiche, indispensabili alla salute della patria.

«Non v'ha che una Assemblea liberamente eletta, sen-za pressioni dello straniero, senza influenze ufficiali ereazionarie, e sedente a Parigi, a cui la Francia interapossa riconoscere il carattere di sovranità nazionale edelegare il potere legislativo o costituente.

«Fuori dell'indipendenza e della libertà delle elezionie fuori di Parigi, non esistono che delle false parvenzedi rappresentanza nazionale e d'assemblea sovrana.

«Si affretti dunque l'attuale Assemblea a compiere latrista bisogna affidatale: quella di risolvere la questionedella pace o della guerra, e sparisca al più presto. Essanon ebbe che un mandato limitato e non può, senza vio-lare la sovranità del popolo, arrogarsi il potere costi-tuente e il diritto di emanare leggi organiche.

«È a Parigi che spetta il dovere di far rispettare lasovranità del popolo e di esigere che non si arrechi of-fesa ai suoi diritti.

«Parigi non può separarsi dalla provincia, nè tolle-rare che la si separi da essa.

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Page 74: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Parigi fu, è ancora e deve restare definitivamente lacapitale della Francia, la testa e il cuore della repubblicademocratica, una e indivisibile.

«Essa ha dunque il diritto incontestabile di procederealle elezioni d'un Consiglio municipale, di amministrarsida sè, come s'addice a qualunque città democratica, e divegliare alla libertà e alla quiete pubblica coll'aiuto dellaguardia nazionale, composta di tutti i cittadini, elettoridiretti dei loro capi mediante il suffragio universale.»

Questo era il linguaggio della rivoluzione. Importa,per poter fare un giusto apprezzamento, di conoscere illinguaggio degli uomini dell'ordine.

Ecco che cosa si leggeva nel Journal officiel di Ver-sailles del 19 marzo:

«...Si chiede, con dolorosa sorpresa, quale possa esse-re lo scopo di questo deplorevole attentato; dei malevolinon temettero di spargere la voce che il governo prepa-rava un colpo di Stato, che parecchi repubblicani eranostati arrestati. Sono odiose calunnie. Il governo, sorto daun'assemblea nominata dal suffragio universale, dichia-rò ripetutamente di voler fondare la repubblica, coloroche vogliono rovesciarla sono gli uomini del disordine,gli assassini che seminano lo spavento e la morte in unacittà che non può salvarsi che colla calma e col rispettodelle leggi. Questi uomini non possono essere che glistipendiati del nemico o del dispotismo. I loro delitti, losperiamo, solleveranno la giusta indignazione del popo-lo parigino, che infliggerà loro il meritata castigo.»

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«Parigi fu, è ancora e deve restare definitivamente lacapitale della Francia, la testa e il cuore della repubblicademocratica, una e indivisibile.

«Essa ha dunque il diritto incontestabile di procederealle elezioni d'un Consiglio municipale, di amministrarsida sè, come s'addice a qualunque città democratica, e divegliare alla libertà e alla quiete pubblica coll'aiuto dellaguardia nazionale, composta di tutti i cittadini, elettoridiretti dei loro capi mediante il suffragio universale.»

Questo era il linguaggio della rivoluzione. Importa,per poter fare un giusto apprezzamento, di conoscere illinguaggio degli uomini dell'ordine.

Ecco che cosa si leggeva nel Journal officiel di Ver-sailles del 19 marzo:

«...Si chiede, con dolorosa sorpresa, quale possa esse-re lo scopo di questo deplorevole attentato; dei malevolinon temettero di spargere la voce che il governo prepa-rava un colpo di Stato, che parecchi repubblicani eranostati arrestati. Sono odiose calunnie. Il governo, sorto daun'assemblea nominata dal suffragio universale, dichia-rò ripetutamente di voler fondare la repubblica, coloroche vogliono rovesciarla sono gli uomini del disordine,gli assassini che seminano lo spavento e la morte in unacittà che non può salvarsi che colla calma e col rispettodelle leggi. Questi uomini non possono essere che glistipendiati del nemico o del dispotismo. I loro delitti, losperiamo, solleveranno la giusta indignazione del popo-lo parigino, che infliggerà loro il meritata castigo.»

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Page 75: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

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Guardie nazionali di Parigi!«Un Comitato, che si arroga il nome di Comitato cen-

trale, dopo essersi impadronito d'un certo numero dicannoni, coperse Parigi di barricate e, durante la notte,prese possesso del Ministero di giustizia. Esso tirò suidifensori dell'ordine e fece dei prigionieri. Esso assassi-nò, con sangue freddo, il generale Clemente Thomas eun generale dell'esercito, Lecomte.

«Chi sono i membri di questo Comitato? Nessuno aParigi li conosce. I loro nomi sono nuovi per tutti; non sisaprebbe neppur dire a qual partito essi appartengano.Sono essi comunisti, bonapartisti o prussiani? Sono essigli agenti d'una triplice coalizione? Chiunque essi siano,essi sono i nemici di Parigi, da loro abbandonato al sac-cheggio, i nemici della Francia, da loro abbandonata aiprussiani, i nemici della repubblica; ch'essi fra poco ab-bandoneranno al dispotismo. I loro delitti abbominevolitolgono qualunque scusa a chi osasse seguirli o subirli.

«Volete prendervi la responsabilità dei loro assassinî edelle rovine ch'essi vanno ammonticchiando? Allora sta-tevene pure con essi. Ma se vi importano l'onore e i vo-stri più sacri interessi, unitevi al governo della repubbli-ca e all'assemblea nazionale.

«Parigi, 19 marzo 1871.

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Guardie nazionali di Parigi!«Un Comitato, che si arroga il nome di Comitato cen-

trale, dopo essersi impadronito d'un certo numero dicannoni, coperse Parigi di barricate e, durante la notte,prese possesso del Ministero di giustizia. Esso tirò suidifensori dell'ordine e fece dei prigionieri. Esso assassi-nò, con sangue freddo, il generale Clemente Thomas eun generale dell'esercito, Lecomte.

«Chi sono i membri di questo Comitato? Nessuno aParigi li conosce. I loro nomi sono nuovi per tutti; non sisaprebbe neppur dire a qual partito essi appartengano.Sono essi comunisti, bonapartisti o prussiani? Sono essigli agenti d'una triplice coalizione? Chiunque essi siano,essi sono i nemici di Parigi, da loro abbandonato al sac-cheggio, i nemici della Francia, da loro abbandonata aiprussiani, i nemici della repubblica; ch'essi fra poco ab-bandoneranno al dispotismo. I loro delitti abbominevolitolgono qualunque scusa a chi osasse seguirli o subirli.

«Volete prendervi la responsabilità dei loro assassinî edelle rovine ch'essi vanno ammonticchiando? Allora sta-tevene pure con essi. Ma se vi importano l'onore e i vo-stri più sacri interessi, unitevi al governo della repubbli-ca e all'assemblea nazionale.

«Parigi, 19 marzo 1871.

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«I ministri presenti a Parigi: DUFAURE, J. FAVRE, E.PICARD, J. SIMON, ammiraglio POTHUAU, gene-rale LE FLÔ.»

Nello stesso giorno Thiers spediva la seguente circo-lare nei dipartimenti:

«Il governo è tutto riunito a Versailles e così purel'assemblea sta per riunirvisi.

«L'esercito, forte di 40.000 uomini, vi è concentratoin buon ordine sotto il comando del generale Vinoy. Viarrivarono tutte le autorità, tutti i capi dell'esercito. Leautorità civili e militari non eseguiranno altri ordini senon quelli del governo legale sedente a Versailles, sottopena d'essere considerati traditori.

«I membri dell'assemblea nazionale sono invitati adaffrettare il loro ritorno per essere presenti alla sedutadel 20 marzo.

«Il presente dispaccio sarà fatto conoscere al pubbli-co.

«A. THIERS».

Tutti gli impiegati dell'amministrazione di Parigi rice-vettero una nota del seguente tenore:

«Per ordine del capo del potere esecutivo siete invita-to a recarvi a Versailles per mettervi a disposizione delgoverno».

———

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«I ministri presenti a Parigi: DUFAURE, J. FAVRE, E.PICARD, J. SIMON, ammiraglio POTHUAU, gene-rale LE FLÔ.»

Nello stesso giorno Thiers spediva la seguente circo-lare nei dipartimenti:

«Il governo è tutto riunito a Versailles e così purel'assemblea sta per riunirvisi.

«L'esercito, forte di 40.000 uomini, vi è concentratoin buon ordine sotto il comando del generale Vinoy. Viarrivarono tutte le autorità, tutti i capi dell'esercito. Leautorità civili e militari non eseguiranno altri ordini senon quelli del governo legale sedente a Versailles, sottopena d'essere considerati traditori.

«I membri dell'assemblea nazionale sono invitati adaffrettare il loro ritorno per essere presenti alla sedutadel 20 marzo.

«Il presente dispaccio sarà fatto conoscere al pubbli-co.

«A. THIERS».

Tutti gli impiegati dell'amministrazione di Parigi rice-vettero una nota del seguente tenore:

«Per ordine del capo del potere esecutivo siete invita-to a recarvi a Versailles per mettervi a disposizione delgoverno».

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«Per ordine del governo, è vietato di dar corso o di di-stribuire alcun oggetto di corrispondenza originaria diParigi.

«Ogni oggetto di quest'origine che pervenisse al vo-stro ufficio in dispacci chiusi da Parigi o altrimenti do-vrà essere invariabilmente rispedito su Versailles.»

Per parte sua, l'assemblea adottava all'unanimità il se-guente proclama, gravido di massacri pel futuro:

L'Assemblea nazionale al popolo ed all'esercito.

«CITTADINI E SOLDATI,

«Il più grande attentato che possa commettersi pressoun popolo che vuole esser libero, una rivolta aperta con-tro la sovranità nazionale, aggiunge in questo momentoun nuovo disastro a tutti i mali della patria. Dei crimina-li, degli insensati, all'indomani dei nostri rovesci, quan-do appena lo straniero s'allontanava dai nostri campi ro-vinati, non temettero di portare in questa Parigi, ch'essipretendono onorare e difendere, più che il disordine e larovina: il disonore. Essi la macchiarono d'un sangue chesolleva contro loro la coscienza umana e loro interdicenello stesso tempo di pronunciare la nobile parola re-pubblica, ch'è senza senso priva dell'inviolabile rispettodel diritto e della libertà.

«Già, noi lo sappiamo, la Francia intera respinge conindignazione quest'odiosa impresa. Non paventate daparte nostra una debolezza morale, che aggraverebbe il

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«Per ordine del governo, è vietato di dar corso o di di-stribuire alcun oggetto di corrispondenza originaria diParigi.

«Ogni oggetto di quest'origine che pervenisse al vo-stro ufficio in dispacci chiusi da Parigi o altrimenti do-vrà essere invariabilmente rispedito su Versailles.»

Per parte sua, l'assemblea adottava all'unanimità il se-guente proclama, gravido di massacri pel futuro:

L'Assemblea nazionale al popolo ed all'esercito.

«CITTADINI E SOLDATI,

«Il più grande attentato che possa commettersi pressoun popolo che vuole esser libero, una rivolta aperta con-tro la sovranità nazionale, aggiunge in questo momentoun nuovo disastro a tutti i mali della patria. Dei crimina-li, degli insensati, all'indomani dei nostri rovesci, quan-do appena lo straniero s'allontanava dai nostri campi ro-vinati, non temettero di portare in questa Parigi, ch'essipretendono onorare e difendere, più che il disordine e larovina: il disonore. Essi la macchiarono d'un sangue chesolleva contro loro la coscienza umana e loro interdicenello stesso tempo di pronunciare la nobile parola re-pubblica, ch'è senza senso priva dell'inviolabile rispettodel diritto e della libertà.

«Già, noi lo sappiamo, la Francia intera respinge conindignazione quest'odiosa impresa. Non paventate daparte nostra una debolezza morale, che aggraverebbe il

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male, patteggiando coi colpevoli. Noi vi conserveremointatto il deposito affidatoci per salvare, organizzare ecostituire il paese; questo grande e tutelare principiodella sovranità nazionale noi lo teniamo dai vostri liberisuffragi.

«Noi siamo i vostri rappresentanti e i vostri soli man-datari; è da noi, è in vostro nome che la menoma parcel-la del nostro suolo dev'essere governata e, a maggior ra-gione, questa città eroica, cuore della nostra Francia,che non è fatta per lasciarsi a lungo sorprendere da unaminoranza faziosa

«Cittadini e soldati, si tratta del primo dei vostri dirit-ti; sta a voi di mantenerlo. Per fare appello al vostro co-raggio, per reclamare la vostra energica assistenza, i vo-stri rappresentanti sono unanimi; essi vi scongiurano diserrarvi strettamente intorno a quest'assemblea, che è lavostra opera, la vostra immagine, la vostra unica salvez-za.»

— È il partito del brigantaggio, gridava Trochunell'assemblea nazionale.

— Preferisco essere stato vinto dagli infami al nonaverli combattuti, soggiungeva Thiers.

— Combattiamo senza tregua questa ciurmaglia com-posta degli elementi più detestabili, vociferava GiulioFavre.

— Sì, sì; chiamiamo, se occorre, la provincia e mar-ciamo su Parigi, bisogna finirla, esclamava Saisset.

Ecco che cosa si diceva a Versailles. Si poteva di giàprevedere che ogni tentativo di accomodamento sarebbe

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male, patteggiando coi colpevoli. Noi vi conserveremointatto il deposito affidatoci per salvare, organizzare ecostituire il paese; questo grande e tutelare principiodella sovranità nazionale noi lo teniamo dai vostri liberisuffragi.

«Noi siamo i vostri rappresentanti e i vostri soli man-datari; è da noi, è in vostro nome che la menoma parcel-la del nostro suolo dev'essere governata e, a maggior ra-gione, questa città eroica, cuore della nostra Francia,che non è fatta per lasciarsi a lungo sorprendere da unaminoranza faziosa

«Cittadini e soldati, si tratta del primo dei vostri dirit-ti; sta a voi di mantenerlo. Per fare appello al vostro co-raggio, per reclamare la vostra energica assistenza, i vo-stri rappresentanti sono unanimi; essi vi scongiurano diserrarvi strettamente intorno a quest'assemblea, che è lavostra opera, la vostra immagine, la vostra unica salvez-za.»

— È il partito del brigantaggio, gridava Trochunell'assemblea nazionale.

— Preferisco essere stato vinto dagli infami al nonaverli combattuti, soggiungeva Thiers.

— Combattiamo senza tregua questa ciurmaglia com-posta degli elementi più detestabili, vociferava GiulioFavre.

— Sì, sì; chiamiamo, se occorre, la provincia e mar-ciamo su Parigi, bisogna finirla, esclamava Saisset.

Ecco che cosa si diceva a Versailles. Si poteva di giàprevedere che ogni tentativo di accomodamento sarebbe

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brutalmente respinto e che la soluzione sarebbe sangui-nosa.

I giornali dell'ordine di tutta Europa ebbero un lin-guaggio non meno violento. A niuno saltò in mente dicercare se, nella rivoluzione del 18 marzo, non vi fosseun fondo di rivendicazione legittima.

Erano stati operai a toccare l'arca santa del potere,questo privilegio degli sfruttatori dei popoli; guai adessi! La morte e l'esecrazione potevano sole espiare unsimile attentato. Rari giornali repubblicani parlarono diconciliazione.

Non basta. Anche in Parigi, la rivoluzione era conte-stata dall'elemento borghese. I quartieri centrali non vo-levano riconoscere il Comitato centrale e si disponeva-no, in attesa di meglio, a non rispondere al suo appelloper le elezioni. I giornali reazionari diedero un corpo aquest'ostilità colla seguente pubblicazione

Dichiarazione della stampa agli elettori di Parigi.

«Attesochè la convocazione degli elettori è un atto disovranità nazionale;

«Che l'esercizio di questa sovranità non ispetta che aipoteri emanati dal suffragio universale;

«Che quindi il Comitato installatosi all'Hôtel-de-Villenon ha diritto nè veste per tal convocazione.

«I rappresentanti dei sottosegnati giornali considera-no la convocazione degli elettori pel 22 marzo come

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brutalmente respinto e che la soluzione sarebbe sangui-nosa.

I giornali dell'ordine di tutta Europa ebbero un lin-guaggio non meno violento. A niuno saltò in mente dicercare se, nella rivoluzione del 18 marzo, non vi fosseun fondo di rivendicazione legittima.

Erano stati operai a toccare l'arca santa del potere,questo privilegio degli sfruttatori dei popoli; guai adessi! La morte e l'esecrazione potevano sole espiare unsimile attentato. Rari giornali repubblicani parlarono diconciliazione.

Non basta. Anche in Parigi, la rivoluzione era conte-stata dall'elemento borghese. I quartieri centrali non vo-levano riconoscere il Comitato centrale e si disponeva-no, in attesa di meglio, a non rispondere al suo appelloper le elezioni. I giornali reazionari diedero un corpo aquest'ostilità colla seguente pubblicazione

Dichiarazione della stampa agli elettori di Parigi.

«Attesochè la convocazione degli elettori è un atto disovranità nazionale;

«Che l'esercizio di questa sovranità non ispetta che aipoteri emanati dal suffragio universale;

«Che quindi il Comitato installatosi all'Hôtel-de-Villenon ha diritto nè veste per tal convocazione.

«I rappresentanti dei sottosegnati giornali considera-no la convocazione degli elettori pel 22 marzo come

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nulla e non avvenuta ed eccitano gli elettori a non tener-ne conto.»

(Seguono i nomi di 36 giornali).

Quando si tratti di combattere il socialismo repubbli-cani borghesi e clericali vanno a braccetto. E questospiega come i giornali aderenti al manifesto siano di tut-te le tinte.

Il Journal officiel così vi rispose:

«La stampa reazionaria ricorse a menzogne ed a ca-lunnie per gettare il discredito sui patrioti che fecerotrionfare i diritti del popolo.

«Noi non possiamo attentare alla libertà della stampa;solamente, avendo il Governo versagliese sospeso ilcorso ordinario dei tribunali, noi preveniamo i pubblici-sti di mala fede, ai quali, in tempi normali, sarebberoapplicabili le leggi di diritto comune sulla calunnia esull'ingiuria, ch'essi saranno immediatamente deferiti alComitato centrale della guardia nazionale.»

Frattanto i maires e gli aggiunti di Parigi, unitamentea qualche deputato della Senna, si adunarono per prov-vedere alla mairie della Banca (2.° Circondario). Lamaggioranza non voleva riconoscere il movimento; laminoranza chiedeva che si annodassero relazioni colComitato centrale, osservando che l'aggressore era ilGoverno e che il Comitato centrale rappresentava, inogni modo, la difesa trionfatrice del popolo attaccatodalla reazione.

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nulla e non avvenuta ed eccitano gli elettori a non tener-ne conto.»

(Seguono i nomi di 36 giornali).

Quando si tratti di combattere il socialismo repubbli-cani borghesi e clericali vanno a braccetto. E questospiega come i giornali aderenti al manifesto siano di tut-te le tinte.

Il Journal officiel così vi rispose:

«La stampa reazionaria ricorse a menzogne ed a ca-lunnie per gettare il discredito sui patrioti che fecerotrionfare i diritti del popolo.

«Noi non possiamo attentare alla libertà della stampa;solamente, avendo il Governo versagliese sospeso ilcorso ordinario dei tribunali, noi preveniamo i pubblici-sti di mala fede, ai quali, in tempi normali, sarebberoapplicabili le leggi di diritto comune sulla calunnia esull'ingiuria, ch'essi saranno immediatamente deferiti alComitato centrale della guardia nazionale.»

Frattanto i maires e gli aggiunti di Parigi, unitamentea qualche deputato della Senna, si adunarono per prov-vedere alla mairie della Banca (2.° Circondario). Lamaggioranza non voleva riconoscere il movimento; laminoranza chiedeva che si annodassero relazioni colComitato centrale, osservando che l'aggressore era ilGoverno e che il Comitato centrale rappresentava, inogni modo, la difesa trionfatrice del popolo attaccatodalla reazione.

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Questa minoranza, in cui figuravano Millière, Loc-kroy, Poirier, Jaclard, Malon, fu oggetto di vivaci attac-chi. Essa domandava come i figli della rivoluzione po-tessero rinnegare il 18 marzo. Si rispose colla scusadell'imminenza d'un conflitto tra Parigi e Versailles, col-la sicura sconfitta di Parigi, poichè Versailles avrebbesempre trovato l'aiuto dei prussiani, i quali non avrebbe-ro ritenuto il Comitato centrale abbastanza solvibile pelpagamento dei cinque miliardi. Ora, dicevano essi, noidobbiamo fare il possibile per evitare un tale conflitto,pur salvaguardando la rivoluzione compiuta dal popolo;quando la conciliazione apparirà impossibile, alloracombatteremo per Parigi. – È così del resto ch'essi agi-rono o l'avvenire giustificò anche troppo i loro timori.

Finalmente l'adunanza municipale s'accordò nel biasi-mo contro il governo e in un duplice tentativo di conci-liazione, l'uno presso il governo, l'altro presso il Comi-tato. Tirard, Demarest, Vautrain e Dubail si recaronoalla mairie del 1.° circondario, ove ancora trovavasiGiulio Ferry, il quale non potè loro dir nulla. Di là anda-rono al Ministero degli esteri ov'era l'avvocato Hendlè,segretario di Giulio Favre. Hendlè chiese loro anzituttose la notizia dell'uccisione di Clemente Thomas e di Le-comte era accertata. Alla risposta affermativa dei dele-gati, egli replicò:

— Non è possibile alcuna concessione alla sommos-sa; noi non patteggiamo cogli assassini.

E fu tutto. Era non sappiamo se più ridicolo o triste ilvedere questi uomini del 4 settembre, portati all'Hôtel-

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Questa minoranza, in cui figuravano Millière, Loc-kroy, Poirier, Jaclard, Malon, fu oggetto di vivaci attac-chi. Essa domandava come i figli della rivoluzione po-tessero rinnegare il 18 marzo. Si rispose colla scusadell'imminenza d'un conflitto tra Parigi e Versailles, col-la sicura sconfitta di Parigi, poichè Versailles avrebbesempre trovato l'aiuto dei prussiani, i quali non avrebbe-ro ritenuto il Comitato centrale abbastanza solvibile pelpagamento dei cinque miliardi. Ora, dicevano essi, noidobbiamo fare il possibile per evitare un tale conflitto,pur salvaguardando la rivoluzione compiuta dal popolo;quando la conciliazione apparirà impossibile, alloracombatteremo per Parigi. – È così del resto ch'essi agi-rono o l'avvenire giustificò anche troppo i loro timori.

Finalmente l'adunanza municipale s'accordò nel biasi-mo contro il governo e in un duplice tentativo di conci-liazione, l'uno presso il governo, l'altro presso il Comi-tato. Tirard, Demarest, Vautrain e Dubail si recaronoalla mairie del 1.° circondario, ove ancora trovavasiGiulio Ferry, il quale non potè loro dir nulla. Di là anda-rono al Ministero degli esteri ov'era l'avvocato Hendlè,segretario di Giulio Favre. Hendlè chiese loro anzituttose la notizia dell'uccisione di Clemente Thomas e di Le-comte era accertata. Alla risposta affermativa dei dele-gati, egli replicò:

— Non è possibile alcuna concessione alla sommos-sa; noi non patteggiamo cogli assassini.

E fu tutto. Era non sappiamo se più ridicolo o triste ilvedere questi uomini del 4 settembre, portati all'Hôtel-

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de-Ville da qualche migliaio di schiamazzatori, in unmomento di sorpresa, chiamare «sommossa» una rivolu-zione di Parigi e rifiutarsi ad ogni trattativa con essa!Una simile pretesa in questa Francia, in questa Parigi,così agitate dalle rivoluzioni durante ottant'anni, potreb-be dirsi il colmo dell'oltracotanza se non fosse stato unode' quei pretesti che si mettono innanzi per avere l'occa-sione di soffocare nel sangue e sotto le rovine le rivendi-cazioni popolari.

Intanto sei della minoranza: Millière, Malon, Tolain,Clémenceau, Villeneuve e Poirier andavano all'Hôtel-de-Ville dal Comitato centrale. Al quale esposero che larivoluzione doveva conservare il suo carattere munici-pale; che, nello stato in cui trovavasi la Francia, tal ca-rattere non poteva assolutamente essere politico e trasci-nare lo scioglimento dell'Assemblea, che il miglior mez-zo di risolvere la situazione senza intervento prussiano,senza guerra civile, pur consacrando l'avvenimento dellarivoluzione municipale, era di rimettere l'Hôtel-de-Villee il potere amministrativo nelle mani delle municipalitàelette in Parigi, le quali, alla loro volta, avrebbero fattotutto il possibile perché le elezioni comunali avesseroluogo. Come guarentigia, il Comitato centrale conserve-rebbe la direzione della guardia nazionale e sarebbe in-caricato del mantenimento dell'ordine in Parigi; doven-dosi intendere che la prefettura di polizia fosse abolitaper sempre.

Varlin, che presiedeva la seduta del Comitato, risposeche la situazione rivoluzionaria era forse meno tesa di

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de-Ville da qualche migliaio di schiamazzatori, in unmomento di sorpresa, chiamare «sommossa» una rivolu-zione di Parigi e rifiutarsi ad ogni trattativa con essa!Una simile pretesa in questa Francia, in questa Parigi,così agitate dalle rivoluzioni durante ottant'anni, potreb-be dirsi il colmo dell'oltracotanza se non fosse stato unode' quei pretesti che si mettono innanzi per avere l'occa-sione di soffocare nel sangue e sotto le rovine le rivendi-cazioni popolari.

Intanto sei della minoranza: Millière, Malon, Tolain,Clémenceau, Villeneuve e Poirier andavano all'Hôtel-de-Ville dal Comitato centrale. Al quale esposero che larivoluzione doveva conservare il suo carattere munici-pale; che, nello stato in cui trovavasi la Francia, tal ca-rattere non poteva assolutamente essere politico e trasci-nare lo scioglimento dell'Assemblea, che il miglior mez-zo di risolvere la situazione senza intervento prussiano,senza guerra civile, pur consacrando l'avvenimento dellarivoluzione municipale, era di rimettere l'Hôtel-de-Villee il potere amministrativo nelle mani delle municipalitàelette in Parigi, le quali, alla loro volta, avrebbero fattotutto il possibile perché le elezioni comunali avesseroluogo. Come guarentigia, il Comitato centrale conserve-rebbe la direzione della guardia nazionale e sarebbe in-caricato del mantenimento dell'ordine in Parigi; doven-dosi intendere che la prefettura di polizia fosse abolitaper sempre.

Varlin, che presiedeva la seduta del Comitato, risposeche la situazione rivoluzionaria era forse meno tesa di

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quello che si credesse; che, d'altronde, arrivando disgra-zie, ogni responsabilità doveva spettarne agli aggressorie non alla guardia nazionale, la quale si era limitata a di-fendersi; che però il Comitato non rifiutava la concilia-zione; voleva solo che la rivoluzione comunale fosse as-sicurata. Su tal terreno l'intesa fu facile e tre delegati delComitato: Varlin, Jourde e Moreau vennero alla mairiedella Banca per le definitive intese.

L'assemblea trovò che i suoi delegati si erano troppoavanzati. Fu una penosa discussione di sei ore. Final-mente nella notte tra il 19 e il 20 si terminò coll'accor-darsi sulle basi poste all'Hôtel-de-Ville tra i delegati deimaires e il Comitato.

Bonvalet, A. Murat e Denisot vennero designati aprendere possesso dell'Hôtel-de-Ville nel mattino del 20marzo. Allorchè essi si presentarono, i membri del Co-mitato centrale dichiararono di non poter riconoscerel'impegno accettato dai loro delegati, perocchè l'effettone sarebbe stato di disarmare la rivoluzione del 18 mar-zo. Il Comitato centrale aveva ragione. L'atteggiamentodei maires era però allora leale; ma avevano torto di cre-dere alla possibilità di trattare coll'assemblea.

Pure le trattative non furono totalmente rotte. Nellaseduta del 23 marzo dell'assemblea nazionale, i deputatidell'estrema sinistra reclamarono energicamente le ele-zioni municipali per Parigi. Insistettero specialmenteLockroy, Millière, Tolain e Clémenceau. L'Assemblearispose con insulti contro Parigi; l'atroce requisitoria diFavre contro gli operai l'aveva resa furibonda di odio.

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quello che si credesse; che, d'altronde, arrivando disgra-zie, ogni responsabilità doveva spettarne agli aggressorie non alla guardia nazionale, la quale si era limitata a di-fendersi; che però il Comitato non rifiutava la concilia-zione; voleva solo che la rivoluzione comunale fosse as-sicurata. Su tal terreno l'intesa fu facile e tre delegati delComitato: Varlin, Jourde e Moreau vennero alla mairiedella Banca per le definitive intese.

L'assemblea trovò che i suoi delegati si erano troppoavanzati. Fu una penosa discussione di sei ore. Final-mente nella notte tra il 19 e il 20 si terminò coll'accor-darsi sulle basi poste all'Hôtel-de-Ville tra i delegati deimaires e il Comitato.

Bonvalet, A. Murat e Denisot vennero designati aprendere possesso dell'Hôtel-de-Ville nel mattino del 20marzo. Allorchè essi si presentarono, i membri del Co-mitato centrale dichiararono di non poter riconoscerel'impegno accettato dai loro delegati, perocchè l'effettone sarebbe stato di disarmare la rivoluzione del 18 mar-zo. Il Comitato centrale aveva ragione. L'atteggiamentodei maires era però allora leale; ma avevano torto di cre-dere alla possibilità di trattare coll'assemblea.

Pure le trattative non furono totalmente rotte. Nellaseduta del 23 marzo dell'assemblea nazionale, i deputatidell'estrema sinistra reclamarono energicamente le ele-zioni municipali per Parigi. Insistettero specialmenteLockroy, Millière, Tolain e Clémenceau. L'Assemblearispose con insulti contro Parigi; l'atroce requisitoria diFavre contro gli operai l'aveva resa furibonda di odio.

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Davanti a così desolante spettacolo, Clémenceau grida-va: A voi dunque la responsabilità di ciò che accadrà! EFloquet esclamava: Ma questi uomini sono pazzi!

** *

Due forze andavano sempre più affermandosi in Pari-gi una in faccia all'altra. Più di 30.000 reazionari in armioccupavano il 2.°, 8.° e 6.° circondario e parte del 5.°,7.°, 9.° e 10.° Era da temersi un conflitto. I maires tenta-rono un altro mezzo per evitarlo. Si formulò un pro-gramma di transazione. Provvisoriamente Dorian sareb-be maire di Parigi, Langlois generale della guardia na-zionale, Edmondo Adam prefetto di polizia; Vinoy e Pi-card sarebbero posti da parte. Una legge verrebbe pre-sentata all'Assemblea di Versailles per autorizzare leelezioni municipali a Parigi e l'elezione d'un generale incapo della guardia nazionale.

Era una proposta nata-morta. Essa partiva dalla mag-gioranza dell'adunanza municipale e rivelava nei suoiautori una completa ignoranza della situazione.

I maires nominarono, non potendo far meglio, Saisseta generale provvisorio della guardia nazionale. Era unpasso ancor più sbagliato. Essi venivano a dare un capomilitare alla reazione in Parigi e a porre sè stessi tra ireazionari.

Fu allora che si separarono rumorosamente da essi L.Melliet, aggiunto al 13.° circondario, Malon, aggiunto al

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Davanti a così desolante spettacolo, Clémenceau grida-va: A voi dunque la responsabilità di ciò che accadrà! EFloquet esclamava: Ma questi uomini sono pazzi!

** *

Due forze andavano sempre più affermandosi in Pari-gi una in faccia all'altra. Più di 30.000 reazionari in armioccupavano il 2.°, 8.° e 6.° circondario e parte del 5.°,7.°, 9.° e 10.° Era da temersi un conflitto. I maires tenta-rono un altro mezzo per evitarlo. Si formulò un pro-gramma di transazione. Provvisoriamente Dorian sareb-be maire di Parigi, Langlois generale della guardia na-zionale, Edmondo Adam prefetto di polizia; Vinoy e Pi-card sarebbero posti da parte. Una legge verrebbe pre-sentata all'Assemblea di Versailles per autorizzare leelezioni municipali a Parigi e l'elezione d'un generale incapo della guardia nazionale.

Era una proposta nata-morta. Essa partiva dalla mag-gioranza dell'adunanza municipale e rivelava nei suoiautori una completa ignoranza della situazione.

I maires nominarono, non potendo far meglio, Saisseta generale provvisorio della guardia nazionale. Era unpasso ancor più sbagliato. Essi venivano a dare un capomilitare alla reazione in Parigi e a porre sè stessi tra ireazionari.

Fu allora che si separarono rumorosamente da essi L.Melliet, aggiunto al 13.° circondario, Malon, aggiunto al

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17 °, e Dereure, aggiunto al 18.°, dichiarando con pro-clami di aderire al movimento comunale. Infatti Versail-les erasi mostrata ostinata a non fare concessioni a Pari-gi; onde continuare a parlare di conciliazione non erache prestarsi, scientemente o inscientemente, al giuocodell'assemblea e della reazione.

L'ammiraglio Saisset accettò la nomina, dopo avutanela ratifica dal governo e pose il suo quartier generale alGrand-Hôtel. Le guardie nazionali dell'ordine si miserocon premura sotto il suo comando.

In un proclama ai parigini, Saisset garantì in nomedell'assemblea nazionale: 1.° il mantenimento della re-pubblica; 2.° le franchigia municipali e le elezioni a bre-ve termine; 3.° l'elezione del generale della guardia na-zionale; 4.° modificazioni alla legge sulle scadenze; 5.°un progetto di legge sui fitti favorevole ai conduttori nellimite dei fitti di 1200 franchi.

I federati, ben sapendo che l'assemblea non aveva cheinsulti da dispensare ai parigini, strapparono questo pro-clama, che chiamavano un tranello. Difatti l'assembleanulla aveva accordato; e Saisset mentiva.

I maires fecero un tentativo disperato, inviando allaseduta dell'assemblea tredici delegati, che si presentaro-no colla sciarpa municipale. Non si ebbe altro risultatoche di far loro subire gli insulti della maggioranza mo-narchica e di accrescere l'esasperazione dei parigini. Untestimonio oculare così descrive l'accoglienza avuta daquei tredici:

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17 °, e Dereure, aggiunto al 18.°, dichiarando con pro-clami di aderire al movimento comunale. Infatti Versail-les erasi mostrata ostinata a non fare concessioni a Pari-gi; onde continuare a parlare di conciliazione non erache prestarsi, scientemente o inscientemente, al giuocodell'assemblea e della reazione.

L'ammiraglio Saisset accettò la nomina, dopo avutanela ratifica dal governo e pose il suo quartier generale alGrand-Hôtel. Le guardie nazionali dell'ordine si miserocon premura sotto il suo comando.

In un proclama ai parigini, Saisset garantì in nomedell'assemblea nazionale: 1.° il mantenimento della re-pubblica; 2.° le franchigia municipali e le elezioni a bre-ve termine; 3.° l'elezione del generale della guardia na-zionale; 4.° modificazioni alla legge sulle scadenze; 5.°un progetto di legge sui fitti favorevole ai conduttori nellimite dei fitti di 1200 franchi.

I federati, ben sapendo che l'assemblea non aveva cheinsulti da dispensare ai parigini, strapparono questo pro-clama, che chiamavano un tranello. Difatti l'assembleanulla aveva accordato; e Saisset mentiva.

I maires fecero un tentativo disperato, inviando allaseduta dell'assemblea tredici delegati, che si presentaro-no colla sciarpa municipale. Non si ebbe altro risultatoche di far loro subire gli insulti della maggioranza mo-narchica e di accrescere l'esasperazione dei parigini. Untestimonio oculare così descrive l'accoglienza avuta daquei tredici:

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«23 marzo, ore sei e mezza pomeridiane. Lascio ora ilpalazzo dell'assemblea, sotto il colpo della più dolorosaemozione. La seduta si chiuse con una di quelle spaven-tose tempeste parlamentari che rammentano la Conven-zione. Ma almeno ai tempi della Convenzione, lo scio-glimento distrugge la tristezza tragica del dramma; lapatria, la repubblica escono più grandi da queste crisi; ela discussione più accanita si risolve in deliberazionieroiche. Nulla di questo, oggi.

«Le due prime tribune di destra della prima galleria siaprono; gli spettatori ne escono, e tredici maires di Pari-gi, colla sciarpa tricolore, si presentano.

«Applausi frenetici e grida di viva la repubblica! suibanchi di sinistra. Ma, su qualche banco di destra si sca-tena non più la collera, ma il furore, il delirio. Si gridaall'attentato! Si mostrano i pugni ai maires. Buon nume-ro di deputati si slanciano verso la tribuna, minacciandoBaze, che vi si dimena, minacciando il presidente. È untumulto spaventoso, indescrivibile.

«Diminuito l'uragano, l'estrema destra si avvia peruscire. Il presidente, dopo un vano scampanellio, si co-pre e dichiara sciolta la seduta. L'agitazione è al suo col-mo nelle tribune, che si vuotano lentamente. I poverimaires sono là, in piedi, con un'aria d'imbarazzo, collacera desolata. Arnaud (dell'Ariège) li raggiunge e li fapartire.»

Ecco come i versagliesi comprendevano e volevanola conciliazione.

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«23 marzo, ore sei e mezza pomeridiane. Lascio ora ilpalazzo dell'assemblea, sotto il colpo della più dolorosaemozione. La seduta si chiuse con una di quelle spaven-tose tempeste parlamentari che rammentano la Conven-zione. Ma almeno ai tempi della Convenzione, lo scio-glimento distrugge la tristezza tragica del dramma; lapatria, la repubblica escono più grandi da queste crisi; ela discussione più accanita si risolve in deliberazionieroiche. Nulla di questo, oggi.

«Le due prime tribune di destra della prima galleria siaprono; gli spettatori ne escono, e tredici maires di Pari-gi, colla sciarpa tricolore, si presentano.

«Applausi frenetici e grida di viva la repubblica! suibanchi di sinistra. Ma, su qualche banco di destra si sca-tena non più la collera, ma il furore, il delirio. Si gridaall'attentato! Si mostrano i pugni ai maires. Buon nume-ro di deputati si slanciano verso la tribuna, minacciandoBaze, che vi si dimena, minacciando il presidente. È untumulto spaventoso, indescrivibile.

«Diminuito l'uragano, l'estrema destra si avvia peruscire. Il presidente, dopo un vano scampanellio, si co-pre e dichiara sciolta la seduta. L'agitazione è al suo col-mo nelle tribune, che si vuotano lentamente. I poverimaires sono là, in piedi, con un'aria d'imbarazzo, collacera desolata. Arnaud (dell'Ariège) li raggiunge e li fapartire.»

Ecco come i versagliesi comprendevano e volevanola conciliazione.

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** *

Nel frattempo era accaduto un grave avvenimento.Un appello era stato diretto, il giorno 21, agli «uomini

d'ordine» e qualche adunanza ebbe luogo, in seguito allaquale, nell'indomani, vi fu un tentativo di una dimostra-zione contro-rivoluzionaria. La relazione dei fatti trova-si nel seguente rapporto, steso dopo una inchiesta ordi-nata dal Comitato centrale:

«Alle ore 1 e mezza, la dimostrazione che si organiz-zava sin dal mezzodì sulla piazza del nuovo teatrodell'Opera, mosse per via della Pace. In prima fila ungruppo molto esaltato nel quale le guardie nazionali ri-conobbero i signori de Heckeeren, de Coetlogon e H. dePène, già famigliari dell'impero, agitava violentementeuna bandiera senza leggenda. Arrivata alla sommità del-la via nuova S. Agostino, la dimostrazione circuì, disar-mò e maltrattò due guardie nazionali staccate come sen-tinelle avanzate; esse dovettero ritirarsi, senza fucili,malmenate nelle vesti, sino alla piazza Vendòme. Imme-diatamente le guardie nazionali si posero in ordine dibattaglia all'estremità della via nuova dei Petits-Champs.

La prima fila aveva l'ordine di sollevare in aria il cal-cio dei fucili se venisse sbaragliata, e di ripiegarsi dietrola terza; così la seconda; la terza doveva incrociare labaionetta, ma era espressamente raccomandato di non ti-rare.

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** *

Nel frattempo era accaduto un grave avvenimento.Un appello era stato diretto, il giorno 21, agli «uomini

d'ordine» e qualche adunanza ebbe luogo, in seguito allaquale, nell'indomani, vi fu un tentativo di una dimostra-zione contro-rivoluzionaria. La relazione dei fatti trova-si nel seguente rapporto, steso dopo una inchiesta ordi-nata dal Comitato centrale:

«Alle ore 1 e mezza, la dimostrazione che si organiz-zava sin dal mezzodì sulla piazza del nuovo teatrodell'Opera, mosse per via della Pace. In prima fila ungruppo molto esaltato nel quale le guardie nazionali ri-conobbero i signori de Heckeeren, de Coetlogon e H. dePène, già famigliari dell'impero, agitava violentementeuna bandiera senza leggenda. Arrivata alla sommità del-la via nuova S. Agostino, la dimostrazione circuì, disar-mò e maltrattò due guardie nazionali staccate come sen-tinelle avanzate; esse dovettero ritirarsi, senza fucili,malmenate nelle vesti, sino alla piazza Vendòme. Imme-diatamente le guardie nazionali si posero in ordine dibattaglia all'estremità della via nuova dei Petits-Champs.

La prima fila aveva l'ordine di sollevare in aria il cal-cio dei fucili se venisse sbaragliata, e di ripiegarsi dietrola terza; così la seconda; la terza doveva incrociare labaionetta, ma era espressamente raccomandato di non ti-rare.

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Un migliaio della folla si trovò bentosto in faccia alleguardie nazionali, gridando: abbasso gli assassini, ab-basso il Comitato! e gettando loro in viso i più grossola-ni insulti. I più infuriati afferrano i loro fucili. Si strappala sciabola ad un ufficiale. Le grida raddoppiano; si trat-ta non più d'una dimostrazione, ma d'una rivolta. Uncolpo di revolver ferisce alla coscia Maljournal, luogo-tenente di stato maggiore e membro del Comitato cen-trale. Il generale Bergeret, comandante della piazza, ac-corso sin dai primi momenti, intima ai ribelli di ritirarsi.Per cinque minuti si ode il rullio dei tamburi. Si fannodieci intimazioni, alle quali rispondono nuove grida enuovi insulti. Due guardie nazionali cadono, gravementeferite. Pure, i loro camerati esitano e tirano in aria. I ri-voltosi tentano di rompere le file e di disarmarli. Unafucilata disperde in un attimo la sommossa. Il generaleBergeret ordina di cessare il fuoco; gli ufficiali egual-mente. Pure alcuni colpi si odono ancora; da qualchecasa si era tirato sulle guardie nazionali. Di queste duesono uccise, otto ferite.

«Tra i morti portati all'ambulanza del Credito mobi-liare è il visconte di Molinet.

«Un gran numero di revolvers e di bastoni a stoccovenne raccolto nella via della Pace.

«I valori trovati indosso ai ribelli furono suggellati edepositati.

«Solo il sangue freddo e la fermezza del generaleBergeret riescirono a contenere la giusta ira delle guar-die nazionali e ad evitare maggiori mali.

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Un migliaio della folla si trovò bentosto in faccia alleguardie nazionali, gridando: abbasso gli assassini, ab-basso il Comitato! e gettando loro in viso i più grossola-ni insulti. I più infuriati afferrano i loro fucili. Si strappala sciabola ad un ufficiale. Le grida raddoppiano; si trat-ta non più d'una dimostrazione, ma d'una rivolta. Uncolpo di revolver ferisce alla coscia Maljournal, luogo-tenente di stato maggiore e membro del Comitato cen-trale. Il generale Bergeret, comandante della piazza, ac-corso sin dai primi momenti, intima ai ribelli di ritirarsi.Per cinque minuti si ode il rullio dei tamburi. Si fannodieci intimazioni, alle quali rispondono nuove grida enuovi insulti. Due guardie nazionali cadono, gravementeferite. Pure, i loro camerati esitano e tirano in aria. I ri-voltosi tentano di rompere le file e di disarmarli. Unafucilata disperde in un attimo la sommossa. Il generaleBergeret ordina di cessare il fuoco; gli ufficiali egual-mente. Pure alcuni colpi si odono ancora; da qualchecasa si era tirato sulle guardie nazionali. Di queste duesono uccise, otto ferite.

«Tra i morti portati all'ambulanza del Credito mobi-liare è il visconte di Molinet.

«Un gran numero di revolvers e di bastoni a stoccovenne raccolto nella via della Pace.

«I valori trovati indosso ai ribelli furono suggellati edepositati.

«Solo il sangue freddo e la fermezza del generaleBergeret riescirono a contenere la giusta ira delle guar-die nazionali e ad evitare maggiori mali.

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«Il generale americano Shèridan, testimonio oculare,asserì di aver veduto partire colpi di fuoco da parte deidimostranti.»

Resta dunque stabilito che gli «uomini d'ordine» ave-vano attaccato la piazza Vendòme a mano armata. In Pa-rigi il fatto non ebbe altro risultato che di confinare ireazionari nei loro quartieri.

Non furono perciò interrotte le trattative tra 1'Hôtel-de-Ville e l'adunanza municipale.

Ma la rivoluzione andava guadagnando terreno. Nelgiorno 23 i federati occupavano, senza colpo ferire, lamunicipalità del 1.° circondario. Due delegati del Comi-tato centrale, Varlin e Jourde, eransi presentati alla Ban-ca che aveva loro anticipato un milione. Il governatoredella Banca, Rouland, aveva loro detto: «Vi aspettava-mo; ad ogni mutamento di governo noi facciamo di que-ste anticipazioni. Avviene sempre che il governo spode-stato porti con sè dei fondi e che il governo trionfante cene chieda.»

Il Comitato poteva così pagare le guardie nazionalifederate e soccorrere i bisogni più immediati delle mu-nicipalità dei sobborghi.

Poco dopo fu concluso un nuovo accomodamento tradue delegati del Comitato, Ranvier e Arnold e l'adunan-za dei maires, in forza del quale le elezioni furono stabi-lite pel 30 marzo. I maires speravano ancora chel'assemblea legalizzerebbe le elezioni prima di questadata, per evitare la guerra civile.

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«Il generale americano Shèridan, testimonio oculare,asserì di aver veduto partire colpi di fuoco da parte deidimostranti.»

Resta dunque stabilito che gli «uomini d'ordine» ave-vano attaccato la piazza Vendòme a mano armata. In Pa-rigi il fatto non ebbe altro risultato che di confinare ireazionari nei loro quartieri.

Non furono perciò interrotte le trattative tra 1'Hôtel-de-Ville e l'adunanza municipale.

Ma la rivoluzione andava guadagnando terreno. Nelgiorno 23 i federati occupavano, senza colpo ferire, lamunicipalità del 1.° circondario. Due delegati del Comi-tato centrale, Varlin e Jourde, eransi presentati alla Ban-ca che aveva loro anticipato un milione. Il governatoredella Banca, Rouland, aveva loro detto: «Vi aspettava-mo; ad ogni mutamento di governo noi facciamo di que-ste anticipazioni. Avviene sempre che il governo spode-stato porti con sè dei fondi e che il governo trionfante cene chieda.»

Il Comitato poteva così pagare le guardie nazionalifederate e soccorrere i bisogni più immediati delle mu-nicipalità dei sobborghi.

Poco dopo fu concluso un nuovo accomodamento tradue delegati del Comitato, Ranvier e Arnold e l'adunan-za dei maires, in forza del quale le elezioni furono stabi-lite pel 30 marzo. I maires speravano ancora chel'assemblea legalizzerebbe le elezioni prima di questadata, per evitare la guerra civile.

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Il Comitato non sanzionò quest'accomodamento, di-chiarando che la propria dignità non gli consentiva disottoscrivere a una nuova proroga e ch'esso mantenevala data già fissata del 26 marzo. Contemporaneamenteesso prendeva delle misure militari, nominava Brunel,Eudes e Duval capi militari all'interno. I tre generali an-nunciarono con proclami che non tollererebbero alcunturbamento all'ordine pubblico. Lullier, il primo capomilitare del Comitato, era stato arrestato per avere mi-nacciato il Comitato Centrale. Questo Lullier, che piùtardi doveva cospirare con Versailles per la caduta diParigi, e le cui eccentricità erano già state fatte note alComitato dei venti circondari, aveva commesso un gros-so errore non facendo occupare, insieme ai forti del sud,il Monte Valeriano; cosa facile nei primi giorni.

Egli si accontentò di una banale promessa fattagli dalcomandante del forte «di non far tirare sul popolo».Così egli lasciava scoperta Parigi su tutto il lato nord-ovest e la presa della città non poteva più essere chequestione di tempo; protetto dal Monte Valeriano, il ne-mico poteva elevare tutte le opere d'attacco possibili erendere insostenibili i baluardi occidentali. Ed è ciò cheanche accadde.

Frattanto si leggevano in Parigi i proclami seguenti:

«Parigi, dopo il 18 marzo, non ha altro governo chequello del popolo; è il migliore.

«Mai rivoluzione si compiè in tali condizioni. Parigi èdivenuta città libera; la sua enorme centralizzazione non

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Il Comitato non sanzionò quest'accomodamento, di-chiarando che la propria dignità non gli consentiva disottoscrivere a una nuova proroga e ch'esso mantenevala data già fissata del 26 marzo. Contemporaneamenteesso prendeva delle misure militari, nominava Brunel,Eudes e Duval capi militari all'interno. I tre generali an-nunciarono con proclami che non tollererebbero alcunturbamento all'ordine pubblico. Lullier, il primo capomilitare del Comitato, era stato arrestato per avere mi-nacciato il Comitato Centrale. Questo Lullier, che piùtardi doveva cospirare con Versailles per la caduta diParigi, e le cui eccentricità erano già state fatte note alComitato dei venti circondari, aveva commesso un gros-so errore non facendo occupare, insieme ai forti del sud,il Monte Valeriano; cosa facile nei primi giorni.

Egli si accontentò di una banale promessa fattagli dalcomandante del forte «di non far tirare sul popolo».Così egli lasciava scoperta Parigi su tutto il lato nord-ovest e la presa della città non poteva più essere chequestione di tempo; protetto dal Monte Valeriano, il ne-mico poteva elevare tutte le opere d'attacco possibili erendere insostenibili i baluardi occidentali. Ed è ciò cheanche accadde.

Frattanto si leggevano in Parigi i proclami seguenti:

«Parigi, dopo il 18 marzo, non ha altro governo chequello del popolo; è il migliore.

«Mai rivoluzione si compiè in tali condizioni. Parigi èdivenuta città libera; la sua enorme centralizzazione non

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Page 91: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

esiste più; la monarchia è morta constatando la propriaimpotenza.

«In questa città libera ognuno ha il diritto di parlare,senza pretesa d'influire in alcun modo sui destini dellaFrancia.

«Parigi chiede:1.° L'elezione della sua mairie.2.° L'elezione dei maires, aggiunti e consiglieri

municipali dei suoi venti circondari.3.° L'elezione di tutti i capi della guardia nazionale.

«Parigi non intende separarsi dalla Francia, per laquale dovette subire l'impero, il governo della difesa na-zionale, tradimenti e vigliaccherie. Essa dice solamentealla Francia: Sostienti come io mi sostenni; opponitiall'oppressione come io mi opposi.«Il comandante delegato all'ex-prefettura di polizia E.

DUVAL.«I delegati aggiunti: E. TEULIÈRE, EDOARDO

ROULLIER, L. DUVIVIER, CHARDON, VER-GNAUD, MONTON.»

———

«Cittadini! La causa delle nostre divisioni deriva daun malinteso. Da avversari leali, affine di dissiparlo, noiesponiamo ancora i nostri legittimi motivi di rancore.

«Il governo, sospetto alla democrazia in forza dellasua stessa composizione, pure era stato da noi accettato,

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esiste più; la monarchia è morta constatando la propriaimpotenza.

«In questa città libera ognuno ha il diritto di parlare,senza pretesa d'influire in alcun modo sui destini dellaFrancia.

«Parigi chiede:1.° L'elezione della sua mairie.2.° L'elezione dei maires, aggiunti e consiglieri

municipali dei suoi venti circondari.3.° L'elezione di tutti i capi della guardia nazionale.

«Parigi non intende separarsi dalla Francia, per laquale dovette subire l'impero, il governo della difesa na-zionale, tradimenti e vigliaccherie. Essa dice solamentealla Francia: Sostienti come io mi sostenni; opponitiall'oppressione come io mi opposi.«Il comandante delegato all'ex-prefettura di polizia E.

DUVAL.«I delegati aggiunti: E. TEULIÈRE, EDOARDO

ROULLIER, L. DUVIVIER, CHARDON, VER-GNAUD, MONTON.»

———

«Cittadini! La causa delle nostre divisioni deriva daun malinteso. Da avversari leali, affine di dissiparlo, noiesponiamo ancora i nostri legittimi motivi di rancore.

«Il governo, sospetto alla democrazia in forza dellasua stessa composizione, pure era stato da noi accettato,

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con riserva di vegliare perch'esso non tradisse la repub-blica, dopo aver tradito Parigi.

«Noi facemmo, senza colpo ferire, una rivoluzione.Era un sacro dovere; eccone le prove: Che cosa doman-davamo noi?

«Il mantenimento della repubblica come unico gover-no possibile e indiscutibile.

«Il diritto comune per Parigi, cioè un consiglio comu-nale nominato degli elettori.

«La soppressione della prefettura di polizia, reclama-ta dallo stesso prefetto de Kératry.

«La soppressione dell'esercito permanente e il dirittoper voi, guardia nazionale, di essere sola ad assicurarel'ordine in Parigi.

«Il diritto di nominare tutti i nostri capi.«Infine la riorganizzazione della guardia nazionale su

basi che garantiscano il popolo.«Come rispose il governo a tali legittime rivendica-

zioni? Ristabilì lo stato d'assedio, diede il comando aVinoy, che lo prese con piglio minaccioso. Attentò allalibertà di stampa, sopprimendo giornali. Diede per capoalla guardia nazionale un generale impopolare, incarica-to di sottometterla ad una disciplina di ferro e di ricosti-tuirla antidemocraticamente. Installò la polizia alla pre-fettura nella persona del generale Valentin ex colonnellodei gendarmi.

«L'Assemblea stessa non ristette dall'insultare Parigi,che avea provato il suo eroismo.

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con riserva di vegliare perch'esso non tradisse la repub-blica, dopo aver tradito Parigi.

«Noi facemmo, senza colpo ferire, una rivoluzione.Era un sacro dovere; eccone le prove: Che cosa doman-davamo noi?

«Il mantenimento della repubblica come unico gover-no possibile e indiscutibile.

«Il diritto comune per Parigi, cioè un consiglio comu-nale nominato degli elettori.

«La soppressione della prefettura di polizia, reclama-ta dallo stesso prefetto de Kératry.

«La soppressione dell'esercito permanente e il dirittoper voi, guardia nazionale, di essere sola ad assicurarel'ordine in Parigi.

«Il diritto di nominare tutti i nostri capi.«Infine la riorganizzazione della guardia nazionale su

basi che garantiscano il popolo.«Come rispose il governo a tali legittime rivendica-

zioni? Ristabilì lo stato d'assedio, diede il comando aVinoy, che lo prese con piglio minaccioso. Attentò allalibertà di stampa, sopprimendo giornali. Diede per capoalla guardia nazionale un generale impopolare, incarica-to di sottometterla ad una disciplina di ferro e di ricosti-tuirla antidemocraticamente. Installò la polizia alla pre-fettura nella persona del generale Valentin ex colonnellodei gendarmi.

«L'Assemblea stessa non ristette dall'insultare Parigi,che avea provato il suo eroismo.

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Page 93: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Noi tenevamo dei cannoni pagati da noi e sottratti aiprussiani; si tentò impadronirsene a mano armata, dinotte.

«Non si voleva nulla accordare; e noi ci sollevammo,pacificamente, ma in massa.

«Si oppone che l'Assemblea, presa dalla paura, cipromette per un'epoca (indeterminata) l'elezione comu-nale e quella dei nostri capi; e che quindi la nostra resi-stenza non ha più motivo di continuare:

«È un cattivo argomento. Troppe volte fummo ingan-nati per non credere d'esserlo ancora; la mano sinistra,per lo meno, riprenderebbe ciò che darebbe la destra e ilpopolo sarebbe ancora una volta vittima della menzognae del tradimento.

«Vedete, infatti, come il governo agisce: per mezzo diGiulio Favre esso lancia, nella Camera, il più spavento-so appello alla guerra civile, alla distruzione di Parigiper mezzo della provincia e versa su noi le più odiosecalunnie.

«Cittadini! la nostra causa è giusta, è la vostra; coope-rate dunque con noi al suo trionfo. Non badate ai consi-gli di gente comprata, che vuol seminare la discordianelle nostre file; che se la vostra opinione è diversa, pro-testate mediante il voto, come è dovere d'ogni buon cit-tadino.

«Disertare le urne non è provare d'aver ragione; è as-similarsi, col sotterfugio dell'astensione, le debolezzedegli indifferenti, dei pigri e dei cittadini senza fede po-litica.

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«Noi tenevamo dei cannoni pagati da noi e sottratti aiprussiani; si tentò impadronirsene a mano armata, dinotte.

«Non si voleva nulla accordare; e noi ci sollevammo,pacificamente, ma in massa.

«Si oppone che l'Assemblea, presa dalla paura, cipromette per un'epoca (indeterminata) l'elezione comu-nale e quella dei nostri capi; e che quindi la nostra resi-stenza non ha più motivo di continuare:

«È un cattivo argomento. Troppe volte fummo ingan-nati per non credere d'esserlo ancora; la mano sinistra,per lo meno, riprenderebbe ciò che darebbe la destra e ilpopolo sarebbe ancora una volta vittima della menzognae del tradimento.

«Vedete, infatti, come il governo agisce: per mezzo diGiulio Favre esso lancia, nella Camera, il più spavento-so appello alla guerra civile, alla distruzione di Parigiper mezzo della provincia e versa su noi le più odiosecalunnie.

«Cittadini! la nostra causa è giusta, è la vostra; coope-rate dunque con noi al suo trionfo. Non badate ai consi-gli di gente comprata, che vuol seminare la discordianelle nostre file; che se la vostra opinione è diversa, pro-testate mediante il voto, come è dovere d'ogni buon cit-tadino.

«Disertare le urne non è provare d'aver ragione; è as-similarsi, col sotterfugio dell'astensione, le debolezzedegli indifferenti, dei pigri e dei cittadini senza fede po-litica.

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Page 94: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Gli onesti ripudiano simili compromessi.«Prima di compiere l'atto, dopo il quale noi dobbiamo

ritirarci, abbiamo tentato quest'appello alla ragione edalla verità.

«Il nostro dovere è compiuto.«Dall'Hôtel-de-Ville, 24 marzo 1871 (seguono le fir-

me del Comitato centrale).»Il movimento diveniva sempre più generale e la fer-

mezza del Comitato centrale finiva col trionfare di tuttigli ostacoli.

Questo Comitato, composto da «sconosciuti», giustail rimprovero dei borghesi, aveva spiegato una grandeabilità politica in quei giorni tormentosi. Conciliantenella forma, ma ben deciso nel fatto, esso approfittò ditutti gli errori di Versailles e non ne commise alcuno.Mentre un grido di guerra civile percorreva tutte le viedi Parigi e per più volte fu solo un caso ch'essa noniscoppiasse in tutto il suo orrore a maggior gloria diThiers, Favre e consorti, il Comitato «calmo nella suaforza», com'esso si diceva al popolo parigino, delibera-va all'Hôtel-de-Ville con piena tranquillità e serenità.Erano uomini che sapevano ciò che volevano e decisi atentar tutto per la riescita.

Li aveva particolarmente sostenuti il concorso dellapopolazione operaia, che, non partecipando ai timoritroppo politici dei rivoluzionari teorici, non vedeva cheil lato rivoluzionario della situazione e si gettava nelmovimento, senza pensare alle conseguenze, con abne-gazione eroica. In quei giorni d'entusiasmo non ci fu un

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«Gli onesti ripudiano simili compromessi.«Prima di compiere l'atto, dopo il quale noi dobbiamo

ritirarci, abbiamo tentato quest'appello alla ragione edalla verità.

«Il nostro dovere è compiuto.«Dall'Hôtel-de-Ville, 24 marzo 1871 (seguono le fir-

me del Comitato centrale).»Il movimento diveniva sempre più generale e la fer-

mezza del Comitato centrale finiva col trionfare di tuttigli ostacoli.

Questo Comitato, composto da «sconosciuti», giustail rimprovero dei borghesi, aveva spiegato una grandeabilità politica in quei giorni tormentosi. Conciliantenella forma, ma ben deciso nel fatto, esso approfittò ditutti gli errori di Versailles e non ne commise alcuno.Mentre un grido di guerra civile percorreva tutte le viedi Parigi e per più volte fu solo un caso ch'essa noniscoppiasse in tutto il suo orrore a maggior gloria diThiers, Favre e consorti, il Comitato «calmo nella suaforza», com'esso si diceva al popolo parigino, delibera-va all'Hôtel-de-Ville con piena tranquillità e serenità.Erano uomini che sapevano ciò che volevano e decisi atentar tutto per la riescita.

Li aveva particolarmente sostenuti il concorso dellapopolazione operaia, che, non partecipando ai timoritroppo politici dei rivoluzionari teorici, non vedeva cheil lato rivoluzionario della situazione e si gettava nelmovimento, senza pensare alle conseguenze, con abne-gazione eroica. In quei giorni d'entusiasmo non ci fu un

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solo attentato contro le persone, una sola rissa.Quest'ordine senza polizia era tale che un giornale dellarivoluzione, il Vengeur, poteva scrivere con tutta verità:

«Quale cangiamento! Quale miglioramento! Non piùBonaparte! Non più Troppmann! Non un omicidio, nonun furto! Non un cadavere alla Morgue! La Corte d'assi-se vuota come il Louvre!»

Dalla parte dei prussiani l'orizzonte si schiariva unpo'. Essi avevano dichiarato il loro non intervento finchèi moti parigini non compromettessero gli interessi dellapace. Il Comitato centrale dichiarò che non aveva vesteper discutere i preliminari di questa pace. A Parigi si di-ceva che la Comune era proclamata o stava per procla-marsi a Lione, a Marsiglia, a St. Etienne, a Tolosa, a Li-moges.

Queste notizie esaltavano i federati. Quando tutta laFrancia ci si metterà – dicevasi – i versagliesi dovrannoper forza riconoscere la legittimità della nostra rivolu-zione. Non vi sarà più sangue versato e noi potremorientrare nei nostri opifici colla coscienza di aver lavora-to per la rigenerazione della Francia.

Così parlavano quegli oscuri eroi della rivoluzione,che avevano abbandonato il lavoro e la famiglia per far-si soldati del diritto e della giustizia. Essi non sapevanoa qual grado doveva arrivare l'ostinatezza d'un vecchioimplacabile e di mente ristretta, d'un vecchio che avevapromesso in faccia al mondo ed aveva giurato a sè stes-so di ristabilire, a qualunque prezzo, l'ordine borghese inParigi. Certamente se Thiers ed i versagliesi avessero

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solo attentato contro le persone, una sola rissa.Quest'ordine senza polizia era tale che un giornale dellarivoluzione, il Vengeur, poteva scrivere con tutta verità:

«Quale cangiamento! Quale miglioramento! Non piùBonaparte! Non più Troppmann! Non un omicidio, nonun furto! Non un cadavere alla Morgue! La Corte d'assi-se vuota come il Louvre!»

Dalla parte dei prussiani l'orizzonte si schiariva unpo'. Essi avevano dichiarato il loro non intervento finchèi moti parigini non compromettessero gli interessi dellapace. Il Comitato centrale dichiarò che non aveva vesteper discutere i preliminari di questa pace. A Parigi si di-ceva che la Comune era proclamata o stava per procla-marsi a Lione, a Marsiglia, a St. Etienne, a Tolosa, a Li-moges.

Queste notizie esaltavano i federati. Quando tutta laFrancia ci si metterà – dicevasi – i versagliesi dovrannoper forza riconoscere la legittimità della nostra rivolu-zione. Non vi sarà più sangue versato e noi potremorientrare nei nostri opifici colla coscienza di aver lavora-to per la rigenerazione della Francia.

Così parlavano quegli oscuri eroi della rivoluzione,che avevano abbandonato il lavoro e la famiglia per far-si soldati del diritto e della giustizia. Essi non sapevanoa qual grado doveva arrivare l'ostinatezza d'un vecchioimplacabile e di mente ristretta, d'un vecchio che avevapromesso in faccia al mondo ed aveva giurato a sè stes-so di ristabilire, a qualunque prezzo, l'ordine borghese inParigi. Certamente se Thiers ed i versagliesi avessero

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avuto il menomo buon volere, i conciliatori non manca-vano nè mancavano le basi d'una intesa; la popolazioneparigina voleva la pace; il Comitato centrale non do-mandava di meglio che di non spingere le cose agliestremi. Ma gli aggressori vinti nel 18 marzo volevanouna rivincita sanguinosa e, perchè Parigi non s'illudesse,non si accontentarono di rifiutare alla città vittoriosa tut-ti i suoi reclami; ma dalla tribuna copersero d'ingiurie,d'insulti, di provocazioni, di calunnie l'eroica ed infelicepopolazione, di cui meditavano il massacro.

** *

Se parecchi membri dell'Internazionale avevano par-tecipato alla direzione del movimento, la grande asso-ciazione in corpo non aveva ancora assunto un atteggia-mento. Essa entrò nella rivoluzione col seguente mani-festo:

Associazione internazionale dei lavoratori.Consiglio Federale delle sezioni parigine.

Camera Federale delle società operaie.

«Lavoratori;«Una lunga serie di rovesci, una catastrofe che sem-

bra dover trascinare alla completa rovina il nostro paese,ecco il bilancio della situazione creata alla Francia daisuoi governi.

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avuto il menomo buon volere, i conciliatori non manca-vano nè mancavano le basi d'una intesa; la popolazioneparigina voleva la pace; il Comitato centrale non do-mandava di meglio che di non spingere le cose agliestremi. Ma gli aggressori vinti nel 18 marzo volevanouna rivincita sanguinosa e, perchè Parigi non s'illudesse,non si accontentarono di rifiutare alla città vittoriosa tut-ti i suoi reclami; ma dalla tribuna copersero d'ingiurie,d'insulti, di provocazioni, di calunnie l'eroica ed infelicepopolazione, di cui meditavano il massacro.

** *

Se parecchi membri dell'Internazionale avevano par-tecipato alla direzione del movimento, la grande asso-ciazione in corpo non aveva ancora assunto un atteggia-mento. Essa entrò nella rivoluzione col seguente mani-festo:

Associazione internazionale dei lavoratori.Consiglio Federale delle sezioni parigine.

Camera Federale delle società operaie.

«Lavoratori;«Una lunga serie di rovesci, una catastrofe che sem-

bra dover trascinare alla completa rovina il nostro paese,ecco il bilancio della situazione creata alla Francia daisuoi governi.

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«Abbiamo noi perduto le condizioni necessarie per ri-levarci da quest'abbassamento? Siamo noi degenerati alpunto di subire con rassegnazione il dispotismo ipocritadi coloro che ci abbandonarono allo straniero e di nonritrovare dell'energia se non per rendere irrimediabile,mediante la guerra civile, la nostra rovina?

«Gli ultimi avvenimenti dimostrarono la forza del po-polo parigino; noi siamo convinti che un accordo frater-no dimostrerà fra breve la sua saggezza.

«Il principio d'autorità è ormai impotente a ristabilirel'ordine nella strada, a ravvivare il lavoro nell'officina etale impotenza è la sua negazione.

«La non solidarietà degli interessi creò la rovina ge-nerale, produsse la guerra sociale; è alla libertà, all'egua-glianza, alla solidarietà che si deve chiedere di assicura-re l'ordine su nuove basi, di riorganizzare il lavoro, cheè la sua condiziono prima.

«Lavoratori! La rivoluzione comunale afferma questiprincipi e rimuove ogni causa di conflitto nell'avvenire.Esitereste a darle la vostra sanzione definitiva?

«L'indipendenza della Comune è il pegno d'un con-tratto, le cui clausole, liberamente dibattute, farannocessare l'antagonismo delle classi ed assicurerannol'eguaglianza sociale.

«Noi rivendicammo l'emancipazione dei lavoratori; ladelegazione comunale ne è la guarentigia, poichè devefornire ad ogni cittadino i mezzi di difendere i suoi dirit-ti, di controllare efficacemente gli atti dei suoi mandata-

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«Abbiamo noi perduto le condizioni necessarie per ri-levarci da quest'abbassamento? Siamo noi degenerati alpunto di subire con rassegnazione il dispotismo ipocritadi coloro che ci abbandonarono allo straniero e di nonritrovare dell'energia se non per rendere irrimediabile,mediante la guerra civile, la nostra rovina?

«Gli ultimi avvenimenti dimostrarono la forza del po-polo parigino; noi siamo convinti che un accordo frater-no dimostrerà fra breve la sua saggezza.

«Il principio d'autorità è ormai impotente a ristabilirel'ordine nella strada, a ravvivare il lavoro nell'officina etale impotenza è la sua negazione.

«La non solidarietà degli interessi creò la rovina ge-nerale, produsse la guerra sociale; è alla libertà, all'egua-glianza, alla solidarietà che si deve chiedere di assicura-re l'ordine su nuove basi, di riorganizzare il lavoro, cheè la sua condiziono prima.

«Lavoratori! La rivoluzione comunale afferma questiprincipi e rimuove ogni causa di conflitto nell'avvenire.Esitereste a darle la vostra sanzione definitiva?

«L'indipendenza della Comune è il pegno d'un con-tratto, le cui clausole, liberamente dibattute, farannocessare l'antagonismo delle classi ed assicurerannol'eguaglianza sociale.

«Noi rivendicammo l'emancipazione dei lavoratori; ladelegazione comunale ne è la guarentigia, poichè devefornire ad ogni cittadino i mezzi di difendere i suoi dirit-ti, di controllare efficacemente gli atti dei suoi mandata-

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ri, incaricati della gestione dei suoi interessi e di deter-minare l'applicazione progressiva delle riforme sociali.

«L'autonomia di ciascun Comune toglie ogni caratte-re d'oppressione alle sue rivendicazioni ed afferma la re-pubblica nella sua più alta espressione.

«Lavoratori! Noi combattemmo, noi imparammo asoffrire pel nostro principio egualitario; non sapremmoritirarci quando possiamo aiutare a porre la prima pietradell'edifizio sociale.

«Che cosa chiedemmo?«L'organizzazione del credito, dello scambio,

dell'associazione, al fine di assicurare al lavoratore il va-lore integrale del suo lavoro.

«L'istruzione gratuita, laica, integrale.«Il diritto di riunione e d'associazione, la libertà asso-

luta della stampa, la libertà del cittadino.«L'organizzazione municipale dei mezzi di polizia, di

forza armata, d'igiene, di statistica, ecc.«Fummo già ingannati dai nostri governanti, lascian-

doci pigliare al loro gioco, allorquando essi accarezza-vano e comprimevano, a vicenda, le fazioni il cui anta-gonismo assicurava la loro esistenza.

«Oggi il popolo parigino vede chiaramente la situa-zione; si rifiuta a far la parte del fanciullo diretto dalprecettore; e nelle elezioni municipali, prodotto d'unmovimento che a lui stesso si deve, esso ricorderà che ilprincipio dirigente l'organizzazione d'un gruppo, d'unaassociazione, è quello stesso che deve governare l'intierasocietà; ed, allo stesso modo ch'esso respingerebbe un

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ri, incaricati della gestione dei suoi interessi e di deter-minare l'applicazione progressiva delle riforme sociali.

«L'autonomia di ciascun Comune toglie ogni caratte-re d'oppressione alle sue rivendicazioni ed afferma la re-pubblica nella sua più alta espressione.

«Lavoratori! Noi combattemmo, noi imparammo asoffrire pel nostro principio egualitario; non sapremmoritirarci quando possiamo aiutare a porre la prima pietradell'edifizio sociale.

«Che cosa chiedemmo?«L'organizzazione del credito, dello scambio,

dell'associazione, al fine di assicurare al lavoratore il va-lore integrale del suo lavoro.

«L'istruzione gratuita, laica, integrale.«Il diritto di riunione e d'associazione, la libertà asso-

luta della stampa, la libertà del cittadino.«L'organizzazione municipale dei mezzi di polizia, di

forza armata, d'igiene, di statistica, ecc.«Fummo già ingannati dai nostri governanti, lascian-

doci pigliare al loro gioco, allorquando essi accarezza-vano e comprimevano, a vicenda, le fazioni il cui anta-gonismo assicurava la loro esistenza.

«Oggi il popolo parigino vede chiaramente la situa-zione; si rifiuta a far la parte del fanciullo diretto dalprecettore; e nelle elezioni municipali, prodotto d'unmovimento che a lui stesso si deve, esso ricorderà che ilprincipio dirigente l'organizzazione d'un gruppo, d'unaassociazione, è quello stesso che deve governare l'intierasocietà; ed, allo stesso modo ch'esso respingerebbe un

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amministratore o presidente imposto da un potere estra-neo, così respingerà qualunque maire, qualunque prefet-to imposto da un governo estraneo alle sue aspirazioni.

«Esso affermerà il suo diritto, superiore al votod'un'assemblea, di essere padrone nella propria città e dicostituire, secondo le proprie convenienze, la sua rap-presentanza municipale, senza pretendere d'imporla aglialtri.

«Domenica, 26 marzo, ne siamo convinti, il popolo diParigi si farà un onore di votare per la Comune.

«I delegati presenti alla seduta della notte del 23 mar-zo 1871:

«Consiglio federale delle Sezioni parigine dell'Asso-ciazione internazionale: AUBRY (federazione diRouen), BOUDET, CHANDESAIGUES, COIFÈ, V.DEMAY, A. DUCHÊNE, DUPUIS, LEO FRÆNKEL,H. GOULLÈ, LAUREAU, LIMOUSIN, MARTINLÈON, NOSTAG, C. ROCHAT.

«Camera federale delle Società operaie: CAMELI-NAT, DESCAMPS, ÈVETTE, GALAND, HAAN, HA-MET, JANCE, J. LALLEMAND, LAZZARO LÈVY,PINDY, EUGENIO POTTIER, ROUVEYROLES,SPOETLER, A. THEISZ, VÈRY.»

Ogni giorno un numero maggiore di avversari inco-minciava ad esitare; e molti esitanti si decidevano pernoi. Saisset, dopo avere inutilmente trasportato 16 mi-

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amministratore o presidente imposto da un potere estra-neo, così respingerà qualunque maire, qualunque prefet-to imposto da un governo estraneo alle sue aspirazioni.

«Esso affermerà il suo diritto, superiore al votod'un'assemblea, di essere padrone nella propria città e dicostituire, secondo le proprie convenienze, la sua rap-presentanza municipale, senza pretendere d'imporla aglialtri.

«Domenica, 26 marzo, ne siamo convinti, il popolo diParigi si farà un onore di votare per la Comune.

«I delegati presenti alla seduta della notte del 23 mar-zo 1871:

«Consiglio federale delle Sezioni parigine dell'Asso-ciazione internazionale: AUBRY (federazione diRouen), BOUDET, CHANDESAIGUES, COIFÈ, V.DEMAY, A. DUCHÊNE, DUPUIS, LEO FRÆNKEL,H. GOULLÈ, LAUREAU, LIMOUSIN, MARTINLÈON, NOSTAG, C. ROCHAT.

«Camera federale delle Società operaie: CAMELI-NAT, DESCAMPS, ÈVETTE, GALAND, HAAN, HA-MET, JANCE, J. LALLEMAND, LAZZARO LÈVY,PINDY, EUGENIO POTTIER, ROUVEYROLES,SPOETLER, A. THEISZ, VÈRY.»

Ogni giorno un numero maggiore di avversari inco-minciava ad esitare; e molti esitanti si decidevano pernoi. Saisset, dopo avere inutilmente trasportato 16 mi-

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tragliatrici nella via della Banca, era ridotto a dover li-cenziare i suoi «uomini d'ordine».

Nulla di più strano della divisione di Parigi in duecampi.

Nei quartieri occupati dai federati si circolava libera-mente e regnava l'allegria. Si gridava a pieni polmoni:viva la repubblica, viva la Comune. L'idea rivoluziona-ria, dapprima vaga, erasi fissata sull'elezione d'una Co-mune è su una radicale riforma sociale. Nè si dimentica-va la fraternità dei popoli; al suono della marsigliese eall'agitarsi delle bandiere rosse, si udiva il grido di: Vivala repubblica universale!

Nei quartieri borghesi invece s'arrestavano tutti quelliche avevano l'aria di abitanti dei sobborghi; si impreca-va contro i «saccheggiatori, briganti, ubbriaconi dei sob-borghi». In tre giorni si arrestarono almeno seicento per-sone.

Nel 25 marzo l'atteggiamento degli «uomini d'ordine»ammassati sulla piazza della Borsa, fu talmente provo-cante che i federati non evitarono un conflitto se non ac-consentendo a sfilare, coi calci dei fucili sollevati inaria, sui boulevards interni.

Lo zelo di questa gente finì col compromettere i mai-res, che si trovarono trasformati in rappresentanti visibi-li della reazione. Questi se ne avvidero, e si indussero adaccettare le elezioni comunali; ch'è quanto dire a ricono-scere la rivoluzione del 18 marzo. La situazione era tesae gli «uomini d'ordine» dovettero, pel momento, na-scondersi.

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tragliatrici nella via della Banca, era ridotto a dover li-cenziare i suoi «uomini d'ordine».

Nulla di più strano della divisione di Parigi in duecampi.

Nei quartieri occupati dai federati si circolava libera-mente e regnava l'allegria. Si gridava a pieni polmoni:viva la repubblica, viva la Comune. L'idea rivoluziona-ria, dapprima vaga, erasi fissata sull'elezione d'una Co-mune è su una radicale riforma sociale. Nè si dimentica-va la fraternità dei popoli; al suono della marsigliese eall'agitarsi delle bandiere rosse, si udiva il grido di: Vivala repubblica universale!

Nei quartieri borghesi invece s'arrestavano tutti quelliche avevano l'aria di abitanti dei sobborghi; si impreca-va contro i «saccheggiatori, briganti, ubbriaconi dei sob-borghi». In tre giorni si arrestarono almeno seicento per-sone.

Nel 25 marzo l'atteggiamento degli «uomini d'ordine»ammassati sulla piazza della Borsa, fu talmente provo-cante che i federati non evitarono un conflitto se non ac-consentendo a sfilare, coi calci dei fucili sollevati inaria, sui boulevards interni.

Lo zelo di questa gente finì col compromettere i mai-res, che si trovarono trasformati in rappresentanti visibi-li della reazione. Questi se ne avvidero, e si indussero adaccettare le elezioni comunali; ch'è quanto dire a ricono-scere la rivoluzione del 18 marzo. La situazione era tesae gli «uomini d'ordine» dovettero, pel momento, na-scondersi.

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Nel 26 marzo 230.000 elettori, aderenti alla idea co-munale, andarono a votare con una calma ammirevole.Questa bella e imponente manifestazione parigina riani-mò le speranze.

Mentre Parigi votava, Thiers telegrafava a tutta laFrancia:

«La Francia, risoluta e sdegnata, si serra intorno alGoverno ed all'Assemblea nazionale per reprimerel'anarchia, che tenta dominare Parigi.

«Un accordo, a cui il Governo è estraneo, si stabilì frala pretesa Comune e i maires per l'appello alle elezioni;queste avverranno senza libertà e quindi senza autoritàmorale.

«Il paese non se ne preoccupi e confidi. L'ordine saràristabilito a Parigi e dovunque.

«A. THIERS.»Sì, l'ordine borghese si ristabilirà, pur troppo, ancora

una volta, col massacro di Parigi. Ma quanto sangue cicosteranno le aspirazioni monarchiche, l'accecamento,l'ostinazione, la crudeltà di quell'assemblea sanguinariae di quel feroce vecchio!

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Nel 26 marzo 230.000 elettori, aderenti alla idea co-munale, andarono a votare con una calma ammirevole.Questa bella e imponente manifestazione parigina riani-mò le speranze.

Mentre Parigi votava, Thiers telegrafava a tutta laFrancia:

«La Francia, risoluta e sdegnata, si serra intorno alGoverno ed all'Assemblea nazionale per reprimerel'anarchia, che tenta dominare Parigi.

«Un accordo, a cui il Governo è estraneo, si stabilì frala pretesa Comune e i maires per l'appello alle elezioni;queste avverranno senza libertà e quindi senza autoritàmorale.

«Il paese non se ne preoccupi e confidi. L'ordine saràristabilito a Parigi e dovunque.

«A. THIERS.»Sì, l'ordine borghese si ristabilirà, pur troppo, ancora

una volta, col massacro di Parigi. Ma quanto sangue cicosteranno le aspirazioni monarchiche, l'accecamento,l'ostinazione, la crudeltà di quell'assemblea sanguinariae di quel feroce vecchio!

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III.La Comune.

La proclamazione della Comune ebbe luogo il 28marzo, con una solennità veramente imponente.

Il Journal Officiel di Parigi fece di questo grande av-venimento una relazione, il cui tono entusiasta è in ar-monia coi sentimenti del popolo, trascinato da questospettacolo:

«Oggi, verso le 3 pom., più di 60.000 guardie nazio-nali erano sotto le armi, sfilando, fiere e dignitose, conun ordine ammirevole, nelle vie e sui boulevards e diri-gendosi verso l'Hôtel-de-Ville, al suono squillante dellefanfare e dei tamburi, a tempo di marcia. I battaglionidei sobborghi avevano un aspetto marziale, austero. Sisarebbe detto che il selciato trasaliva sotto i loro passicadenzati.

«I loro vessilli erano sormontati da berretti frigi, sim-bolo d'indipendenza e di libertà, e le loro baionette ave-vano una frangia rossa in memoria del sangue versatodal popolo per la sua emancipazione.

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III.La Comune.

La proclamazione della Comune ebbe luogo il 28marzo, con una solennità veramente imponente.

Il Journal Officiel di Parigi fece di questo grande av-venimento una relazione, il cui tono entusiasta è in ar-monia coi sentimenti del popolo, trascinato da questospettacolo:

«Oggi, verso le 3 pom., più di 60.000 guardie nazio-nali erano sotto le armi, sfilando, fiere e dignitose, conun ordine ammirevole, nelle vie e sui boulevards e diri-gendosi verso l'Hôtel-de-Ville, al suono squillante dellefanfare e dei tamburi, a tempo di marcia. I battaglionidei sobborghi avevano un aspetto marziale, austero. Sisarebbe detto che il selciato trasaliva sotto i loro passicadenzati.

«I loro vessilli erano sormontati da berretti frigi, sim-bolo d'indipendenza e di libertà, e le loro baionette ave-vano una frangia rossa in memoria del sangue versatodal popolo per la sua emancipazione.

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«Marciavano, cogli occhi raggianti e la gioia sullelabbra, soldati d'ogni arma. Era un corteo imponente!

«Sulla piazza dell'Hôtel-de-Ville erano riuniti il Co-mitato centrale e i membri della Comune.

«Una piattaforma s'eleva davanti alla porta centrale.Sovra essa, in mezzo a trofei di bandiere, sta il bustodella repubblica decorato con una sciarpa rossa. La ban-diera della Comune è spiegata e davanti ad essa si trova-no in gruppo quelle di tutti i battaglioni.

«Il Comitato è seduto presso un grande tavolo; dietroad esso si vedono gli eletti del popolo in sciarpa rossa.

«La piazza scintilla di baionette; più di 20.000 uominivi si trovano affollati. Nelle vie adiacenti i battaglioni edun'immensa moltitudine di popolo si muovono in lunghefile. Tutta la guardia nazionale è presente.

«Tosto si fa un profondo silenzio. Il Comitato centra-le dichiara spirato il proprio mandato e rimette i suoi po-teri alla Comune di Parigi. Il cittadino Assi proclama ilnome dei membri di esso e li presenta al popolo.

«In quel momento l'anima dei cittadini si eleva, riem-piendosi d'un'indicibile emozione; indi un'immensa ac-clamazione esce da tutti i petti: viva la Comune, viva larepubblica! L'entusiasmo raddoppia quando le artiglieriefanno tremare la terra. È un momento grandioso. Cia-scuno si riporta alle giornate eroiche della prima rivolu-zione; si direbbe che il soffio, dei nostri padri anima tut-ti questi uomini, trasformati ad un tratto.

«La gioia, la speranza si leggono su tutti i volti ; alcu-ni piangono.

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«Marciavano, cogli occhi raggianti e la gioia sullelabbra, soldati d'ogni arma. Era un corteo imponente!

«Sulla piazza dell'Hôtel-de-Ville erano riuniti il Co-mitato centrale e i membri della Comune.

«Una piattaforma s'eleva davanti alla porta centrale.Sovra essa, in mezzo a trofei di bandiere, sta il bustodella repubblica decorato con una sciarpa rossa. La ban-diera della Comune è spiegata e davanti ad essa si trova-no in gruppo quelle di tutti i battaglioni.

«Il Comitato è seduto presso un grande tavolo; dietroad esso si vedono gli eletti del popolo in sciarpa rossa.

«La piazza scintilla di baionette; più di 20.000 uominivi si trovano affollati. Nelle vie adiacenti i battaglioni edun'immensa moltitudine di popolo si muovono in lunghefile. Tutta la guardia nazionale è presente.

«Tosto si fa un profondo silenzio. Il Comitato centra-le dichiara spirato il proprio mandato e rimette i suoi po-teri alla Comune di Parigi. Il cittadino Assi proclama ilnome dei membri di esso e li presenta al popolo.

«In quel momento l'anima dei cittadini si eleva, riem-piendosi d'un'indicibile emozione; indi un'immensa ac-clamazione esce da tutti i petti: viva la Comune, viva larepubblica! L'entusiasmo raddoppia quando le artiglieriefanno tremare la terra. È un momento grandioso. Cia-scuno si riporta alle giornate eroiche della prima rivolu-zione; si direbbe che il soffio, dei nostri padri anima tut-ti questi uomini, trasformati ad un tratto.

«La gioia, la speranza si leggono su tutti i volti ; alcu-ni piangono.

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«Il cittadino Ranvier s'avanza. Egli spiega al popolo ilgrande atto che si è compiuto. Dopo di lui parlano i cit-tadini Assi e Lavalette, i cui discorsi si alternano cogliinni della marsigliese e del canto «della partenza».

«Alle 5 comincia la marcia. Davanti all'impalcato checopre il bassorilievo di Enrico IV, i capi dei battaglionistringono la mano ai membri della Comune....»

Eppure coloro, che non si lasciavano completamenteubbriacare da questo spettacolo e il cui pensiero correvaal di là delle mura di Parigi, provavano una grande in-quietudine, una tristezza involontaria. In questa formi-dabile guerra che la reazione stava per muovere controla rivoluzione, sarebbe il popolo, finalmente, questa vol-ta, vincitore?

Il Comitato centrale sembrava non dubitare che la vit-toria fosse definitiva. Esso emanò, nella sera, il seguenteproclama:

FEDERAZIONE DELLA GUARDIA NAZIONALE.

«Cittadini!«Oggi assistemmo allo spettacolo popolare più gran-

dioso che abbia mai commosso i nostri animi: Parigi ac-clamava la sua rivoluzione e scriveva il suo nome in unapagina bianca della storia.

«Duecentomila liberi vennero ad affermare la loro li-bertà e a proclamare, al suono delle artiglierie, la nuovaistituzione. Vadano gli spioni di Versaglia a dire ai loropadroni come vibrino i petti di tutto un popolo; riferi-

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«Il cittadino Ranvier s'avanza. Egli spiega al popolo ilgrande atto che si è compiuto. Dopo di lui parlano i cit-tadini Assi e Lavalette, i cui discorsi si alternano cogliinni della marsigliese e del canto «della partenza».

«Alle 5 comincia la marcia. Davanti all'impalcato checopre il bassorilievo di Enrico IV, i capi dei battaglionistringono la mano ai membri della Comune....»

Eppure coloro, che non si lasciavano completamenteubbriacare da questo spettacolo e il cui pensiero correvaal di là delle mura di Parigi, provavano una grande in-quietudine, una tristezza involontaria. In questa formi-dabile guerra che la reazione stava per muovere controla rivoluzione, sarebbe il popolo, finalmente, questa vol-ta, vincitore?

Il Comitato centrale sembrava non dubitare che la vit-toria fosse definitiva. Esso emanò, nella sera, il seguenteproclama:

FEDERAZIONE DELLA GUARDIA NAZIONALE.

«Cittadini!«Oggi assistemmo allo spettacolo popolare più gran-

dioso che abbia mai commosso i nostri animi: Parigi ac-clamava la sua rivoluzione e scriveva il suo nome in unapagina bianca della storia.

«Duecentomila liberi vennero ad affermare la loro li-bertà e a proclamare, al suono delle artiglierie, la nuovaistituzione. Vadano gli spioni di Versaglia a dire ai loropadroni come vibrino i petti di tutto un popolo; riferi-

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scano loro lo spettacolo grandioso di un popolo che ri-prende la sua sovranità al grido: morire per la patria!

«Cittadini!«Noi rimettemmo a voi i poteri che ci concedeste.

Permettete che, in quest'ultimo momento del nostro effi-mero dominio, noi vi ringraziamo.

«Aiutati nel nostro compito dal vostro patriottismo edalla vostra saggezza, noi adempimmo, senza violenza,ma senza debolezza, i doveri del nostro mandato. Para-lizzati dal sentimento di lealtà che ci impediva di fareatto di governo, pure potemmo, appoggiandoci su voi,preparare in otto giorni una rivoluzione radicale. I nostriatti li conoscete; li sottomettiamo al vostro giudizio. Ma,prima di passare noi stessi al tribunale della vostra opi-nione, noi vogliamo dire che nulla di bene si fece se nonper vostro mezzo; noi vogliamo proclamare altamenteche voi affermaste la vostra forza sovratutto colla vostragenerosità e che, se avete reclamato ed imposto rivendi-cazioni, non avete mai adoperato rappresaglie.

«La Francia deve rigenerarsi con una libertà calma econ un lavoro assiduo. La vostra libertà sarà garantitaenergicamente e per sempre dai vostri eletti d'oggi. Il la-voro dipende da voi soli. Raggruppatevi dunque con fi-ducia intorno alla vostra Comune, facilitate i suoi lavori,prestandovi alle riforme indispensabili. Camminate sullavia dell'avvenire con fermezza, con coraggio; predicatecoll'esempio, dimostrando il valore della libertà, ed arri-verete sicuramente al prossimo raggiungimento del fine.

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scano loro lo spettacolo grandioso di un popolo che ri-prende la sua sovranità al grido: morire per la patria!

«Cittadini!«Noi rimettemmo a voi i poteri che ci concedeste.

Permettete che, in quest'ultimo momento del nostro effi-mero dominio, noi vi ringraziamo.

«Aiutati nel nostro compito dal vostro patriottismo edalla vostra saggezza, noi adempimmo, senza violenza,ma senza debolezza, i doveri del nostro mandato. Para-lizzati dal sentimento di lealtà che ci impediva di fareatto di governo, pure potemmo, appoggiandoci su voi,preparare in otto giorni una rivoluzione radicale. I nostriatti li conoscete; li sottomettiamo al vostro giudizio. Ma,prima di passare noi stessi al tribunale della vostra opi-nione, noi vogliamo dire che nulla di bene si fece se nonper vostro mezzo; noi vogliamo proclamare altamenteche voi affermaste la vostra forza sovratutto colla vostragenerosità e che, se avete reclamato ed imposto rivendi-cazioni, non avete mai adoperato rappresaglie.

«La Francia deve rigenerarsi con una libertà calma econ un lavoro assiduo. La vostra libertà sarà garantitaenergicamente e per sempre dai vostri eletti d'oggi. Il la-voro dipende da voi soli. Raggruppatevi dunque con fi-ducia intorno alla vostra Comune, facilitate i suoi lavori,prestandovi alle riforme indispensabili. Camminate sullavia dell'avvenire con fermezza, con coraggio; predicatecoll'esempio, dimostrando il valore della libertà, ed arri-verete sicuramente al prossimo raggiungimento del fine.

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Page 106: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Viva la repubblica universale!«Hôtel-de-Ville di Parigi, 28 marzo 1871.

«I MEMBRI DEL COMITATO CENTRALE».

La prima seduta della Comune ebbe luogo nello stes-so 28 marzo, alle nove di sera, colla presidenza di CarloBeslay, anziano d'età. Fu una seduta penosa. L'elementomoderato, composto di quindici borghesi, di cui Tirardera l'oratore, si urtò violentemente contro l'elemento ri-voluzionario. Vi fu uno scambio di parole acerbe, in se-guito alle quali Tirard dichiarò che, poichè il «Consigliomunicipale» esorbitava dalle sue attribuzioni arrogando-si il diritto di far della politica, egli si ritirava. – Ritiran-domi, soggiunse, ho anche un altro fine: voglio tagliarcorto alle discussioni appassionate che, senza mia vo-lontà beninteso, io solleverei. Vi accompagno con votisinceri nel cómpito difficile che vi assumete.

Gli si rispose che la Comune, sorta da una rivoluzioneparigina, aveva per obbligo di amministrare Parigi, ab-bandonata da un governo fautore della guerra civile eche, incontestabilmente, l'eccezionalità della situazionenecessitava e giustificava misure eccezionali; lasciataampia libertà di ritirarsi a coloro che non comprendeva-no che tale era il loro mandato.

Prima che la seduta terminasse si votò che la guardianazionale e il suo Comitato avevano ben meritato di Pa-rigi e della repubblica.

Nella seduta del 29 marzo il Comitato centrale deposesolennemente i suoi poteri nelle mani della Comune. I

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«Viva la repubblica universale!«Hôtel-de-Ville di Parigi, 28 marzo 1871.

«I MEMBRI DEL COMITATO CENTRALE».

La prima seduta della Comune ebbe luogo nello stes-so 28 marzo, alle nove di sera, colla presidenza di CarloBeslay, anziano d'età. Fu una seduta penosa. L'elementomoderato, composto di quindici borghesi, di cui Tirardera l'oratore, si urtò violentemente contro l'elemento ri-voluzionario. Vi fu uno scambio di parole acerbe, in se-guito alle quali Tirard dichiarò che, poichè il «Consigliomunicipale» esorbitava dalle sue attribuzioni arrogando-si il diritto di far della politica, egli si ritirava. – Ritiran-domi, soggiunse, ho anche un altro fine: voglio tagliarcorto alle discussioni appassionate che, senza mia vo-lontà beninteso, io solleverei. Vi accompagno con votisinceri nel cómpito difficile che vi assumete.

Gli si rispose che la Comune, sorta da una rivoluzioneparigina, aveva per obbligo di amministrare Parigi, ab-bandonata da un governo fautore della guerra civile eche, incontestabilmente, l'eccezionalità della situazionenecessitava e giustificava misure eccezionali; lasciataampia libertà di ritirarsi a coloro che non comprendeva-no che tale era il loro mandato.

Prima che la seduta terminasse si votò che la guardianazionale e il suo Comitato avevano ben meritato di Pa-rigi e della repubblica.

Nella seduta del 29 marzo il Comitato centrale deposesolennemente i suoi poteri nelle mani della Comune. I

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suoi delegati dichiararono ch'essi non sarebbero oramaiche il gran consiglio di famiglia della guardia nazionale.L'adunanza, tenuta in mezzo all'entusiasmo generale, sisciolse al grido di: viva la Comune! viva la repubblicauniversale!

La Comune si divise poscia in dieci commissioni,composte come segue:

Commissione esecutiva: Eudes, Tridon, Vaillant, Le-français, Duval, Felice Pyat, Bergeret, Delescluze.

Commissione delle finanze: Vittorio Clément, Varlin,Jourde, Beslay, Régère.

Commissione militare: Pindy, Eudes, Bergeret, Duval,Chardon, Flourens, Ranvier.

Commissione della giustizia: Rane, Protot, LeoneMeillet, Vermorel, Ledroit, Babick.

Commissione della sicurezza generale: Raoul Ri-gault, Ferré, Assi, Cournet, Oudet, Chalain, Carlo Gé-rardin.

Commissione delle sussistenze: Dereure, Champy,Ostyn, Clément, Parisel, Emilio Clément, Enrico Fortu-né.

Commissione del lavoro, industria e scambi: Malon,Frænkel, Theisz, Dupont, Avrial, Loiseau-Pinson, Euge-nio Gérardin, Puget.

Commissione delle relazioni estere: Delescluze, Ranc,Pasquale Grousset, Ulisse Parent, Arturo Arnould, An-tonio Arnauld, Carlo Gérardin.

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suoi delegati dichiararono ch'essi non sarebbero oramaiche il gran consiglio di famiglia della guardia nazionale.L'adunanza, tenuta in mezzo all'entusiasmo generale, sisciolse al grido di: viva la Comune! viva la repubblicauniversale!

La Comune si divise poscia in dieci commissioni,composte come segue:

Commissione esecutiva: Eudes, Tridon, Vaillant, Le-français, Duval, Felice Pyat, Bergeret, Delescluze.

Commissione delle finanze: Vittorio Clément, Varlin,Jourde, Beslay, Régère.

Commissione militare: Pindy, Eudes, Bergeret, Duval,Chardon, Flourens, Ranvier.

Commissione della giustizia: Rane, Protot, LeoneMeillet, Vermorel, Ledroit, Babick.

Commissione della sicurezza generale: Raoul Ri-gault, Ferré, Assi, Cournet, Oudet, Chalain, Carlo Gé-rardin.

Commissione delle sussistenze: Dereure, Champy,Ostyn, Clément, Parisel, Emilio Clément, Enrico Fortu-né.

Commissione del lavoro, industria e scambi: Malon,Frænkel, Theisz, Dupont, Avrial, Loiseau-Pinson, Euge-nio Gérardin, Puget.

Commissione delle relazioni estere: Delescluze, Ranc,Pasquale Grousset, Ulisse Parent, Arturo Arnould, An-tonio Arnauld, Carlo Gérardin.

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Commissione dei servizi pubblici: Ostyn, Billioray, G.B. Clément, Martelet, Mortier, Rastoul.

Commissione dell'insegnamento: Giulio Vallès, dotto-re Goupil, Lefèvre, Urbain, Alberto Leroy, Verdure, De-may, dottore Robinet.

Alla fine della seduta il cittadino Beslay lesse il se-guente discorso:

«Cittadini, la vostra presenza in questo luogo attesta aParigi ed alla Francia che la Comune è fatta. L'emanci-pazione della Comune di Parigi è, senza alcun dubbio,l'emancipazione di tutte le comuni della repubblica.

«Da cinquant'anni la vecchia politica ci addormentavacoi grandi paroloni di decentramento e di governo delpaese per mezzo del paese. Frasi che non ci diedero nul-la.

«Più valorosi dei nostri antenati, voi faceste come ilsavio, che camminava per dimostrare l'esistenza delmoto; avete camminato e si può star certi che la repub-blica camminerà con voi.

«È questo il coronamento della nostra vittoria pacifi-ca. I vostri avversari vi dissero che colpivate la repub-blica. L'avete colpita come l'arbusto colpisce la terranella quale è sprofondato.

«Sì, è mediante la libertà completa della Comune chela repubblica metterà radici tra noi. La repubblica non èoggi più ciò che era nei grandi giorni della nostra rivolu-zione. La repubblica del 93 era un soldato che, per com-battere i nemici interni ed esterni, doveva centralizzare

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Commissione dei servizi pubblici: Ostyn, Billioray, G.B. Clément, Martelet, Mortier, Rastoul.

Commissione dell'insegnamento: Giulio Vallès, dotto-re Goupil, Lefèvre, Urbain, Alberto Leroy, Verdure, De-may, dottore Robinet.

Alla fine della seduta il cittadino Beslay lesse il se-guente discorso:

«Cittadini, la vostra presenza in questo luogo attesta aParigi ed alla Francia che la Comune è fatta. L'emanci-pazione della Comune di Parigi è, senza alcun dubbio,l'emancipazione di tutte le comuni della repubblica.

«Da cinquant'anni la vecchia politica ci addormentavacoi grandi paroloni di decentramento e di governo delpaese per mezzo del paese. Frasi che non ci diedero nul-la.

«Più valorosi dei nostri antenati, voi faceste come ilsavio, che camminava per dimostrare l'esistenza delmoto; avete camminato e si può star certi che la repub-blica camminerà con voi.

«È questo il coronamento della nostra vittoria pacifi-ca. I vostri avversari vi dissero che colpivate la repub-blica. L'avete colpita come l'arbusto colpisce la terranella quale è sprofondato.

«Sì, è mediante la libertà completa della Comune chela repubblica metterà radici tra noi. La repubblica non èoggi più ciò che era nei grandi giorni della nostra rivolu-zione. La repubblica del 93 era un soldato che, per com-battere i nemici interni ed esterni, doveva centralizzare

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tutte le forze della patria; la repubblica del 1871 è unoperaio, che ha sovra tutto bisogno di libertà per fecon-dare la pace.

«Pane e lavoro! Ecco il nostro avvenire, la certezzadella nostra rivincita e della nostra rigenerazione socia-le; e, così compresa, la repubblica può ancora fare dellaFrancia il sostegno dei deboli, la protettrice dei lavora-tori, la speranza degli oppressi e il fondamento della re-pubblica universale.

«L'emancipazione della Comune è dunque, lo ripeto,l'emancipazione della stessa repubblica; ciascun grupposociale ritroverà la piena indipendenza, la completa li-bertà d'azione.

«La Comune si occuperà degli interessi locali; il Di-partimento di quelli regionali; il Governo di quelli na-zionali.

«E, diciamolo altamente, la Comune nostra sarà laComune modello. Chi dice lavoro dice ordine, econo-mia, onestà, controllo severo; e non è nella Comune re-pubblicana che Parigi troverà delle frodi di centinaia dimilioni.

«Per sua parte, così ridotto, il governo non potrà piùessere altro che il docile mandatario del suffragio uni-versale e il custode della repubblica.

«Ecco, secondo me, o cittadini, la via da seguire; en-tratevi risolutamente e arditamente. Non oltrepassiamoquesto limite del nostro programma ed il paese e il go-verno saranno lieti di applaudire a questa rivoluzione,

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tutte le forze della patria; la repubblica del 1871 è unoperaio, che ha sovra tutto bisogno di libertà per fecon-dare la pace.

«Pane e lavoro! Ecco il nostro avvenire, la certezzadella nostra rivincita e della nostra rigenerazione socia-le; e, così compresa, la repubblica può ancora fare dellaFrancia il sostegno dei deboli, la protettrice dei lavora-tori, la speranza degli oppressi e il fondamento della re-pubblica universale.

«L'emancipazione della Comune è dunque, lo ripeto,l'emancipazione della stessa repubblica; ciascun grupposociale ritroverà la piena indipendenza, la completa li-bertà d'azione.

«La Comune si occuperà degli interessi locali; il Di-partimento di quelli regionali; il Governo di quelli na-zionali.

«E, diciamolo altamente, la Comune nostra sarà laComune modello. Chi dice lavoro dice ordine, econo-mia, onestà, controllo severo; e non è nella Comune re-pubblicana che Parigi troverà delle frodi di centinaia dimilioni.

«Per sua parte, così ridotto, il governo non potrà piùessere altro che il docile mandatario del suffragio uni-versale e il custode della repubblica.

«Ecco, secondo me, o cittadini, la via da seguire; en-tratevi risolutamente e arditamente. Non oltrepassiamoquesto limite del nostro programma ed il paese e il go-verno saranno lieti di applaudire a questa rivoluzione,

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così grande e così semplice, e che sarà la rivoluzionepiù feconda della nostra storia.

«Viva la repubblica! viva la Comune!»Infine, prima di separarsi, la Comune votò il seguente

proclama ai parigini:«Cittadini, la vostra Comune è costituita. Il voto del

26 marzo sanzionò la repubblica vittoriosa.«Un potere vilmente aggressore vi aveva presi alla

gola; voi l'avete, legittimamente difendendovi, respintodalle vostre mura.

«Oggi i delinquenti abusano della vostra generosità dinon averli perseguitati, per organizzare alle porte stessedella città un focolare di cospirazione monarchica. Essiinvocano la guerra civile, mettono, in opera tutte le cor-ruzioni, accettano tutte le complicità, osano persinomendicare l'appoggio dello straniero.

«Appelliamo contro queste mene esecrabili il giudiziodella Francia e del mondo.

«Cittadini, voi vi siete date istituzioni, che sfidanoogni attentato.

«Voi siete i padroni dei vostri destini. Forte del vostroappoggio, la vostra rappresentanza riparerà i disastriprodotti dal potere decaduto; l'industria compromessa, illavoro sospeso, le transazioni commerciali paralizzatericeveranno un impulso vigoroso.

«Oggi avrete l'attesa decisione sui fitti; domani quellasulle scadenze; i servizi pubblici ristabiliti e semplifica-ti, la guardia nazionale riorganizzata.

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così grande e così semplice, e che sarà la rivoluzionepiù feconda della nostra storia.

«Viva la repubblica! viva la Comune!»Infine, prima di separarsi, la Comune votò il seguente

proclama ai parigini:«Cittadini, la vostra Comune è costituita. Il voto del

26 marzo sanzionò la repubblica vittoriosa.«Un potere vilmente aggressore vi aveva presi alla

gola; voi l'avete, legittimamente difendendovi, respintodalle vostre mura.

«Oggi i delinquenti abusano della vostra generosità dinon averli perseguitati, per organizzare alle porte stessedella città un focolare di cospirazione monarchica. Essiinvocano la guerra civile, mettono, in opera tutte le cor-ruzioni, accettano tutte le complicità, osano persinomendicare l'appoggio dello straniero.

«Appelliamo contro queste mene esecrabili il giudiziodella Francia e del mondo.

«Cittadini, voi vi siete date istituzioni, che sfidanoogni attentato.

«Voi siete i padroni dei vostri destini. Forte del vostroappoggio, la vostra rappresentanza riparerà i disastriprodotti dal potere decaduto; l'industria compromessa, illavoro sospeso, le transazioni commerciali paralizzatericeveranno un impulso vigoroso.

«Oggi avrete l'attesa decisione sui fitti; domani quellasulle scadenze; i servizi pubblici ristabiliti e semplifica-ti, la guardia nazionale riorganizzata.

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«Gli eletti dal popolo domandano a questo ch'egli, perla sicurezza del trionfo della repubblica, li sostenga col-la sua fiducia. Essi faranno il loro dovere.

«LA COMUNE DI PARIGI.»

Prima di procedere non sarà privo d'interesse di cono-scere la composizione della Comune. L'internazionaleebbe 17 eletti, il Comitato centrale 13, il gruppo blan-quista 7, la stampa radicale e il partito rivoluzionario 9, iclubs 21, il partito moderato o borghese 15. Questi ulti-mi non assistettero, per lo più, alle sedute e pochi giornidopo si dimisero tutti.

Nei primi dieci giorni d'aprile si ebbero sei nuove di-missioni, di Ranc, di Ulisse Parent, di Robinet, di Lefè-vre, di Fruneau e di Goupil.

Le dimissioni degli eletti dalla borghesia erano previ-ste; essi non accettavano la Comune e tanto meno le ten-denze socialiste dei delegati dei sobborghi. Ma le sei ul-time dimissioni furono meno spiegabili. La Comune leconsiderò come una fuga prima del combattimento. Dalpunto di vista degli avvenimenti che seguirono, questaritirata può essere giudicata ancor più severamente.Bene spesso i provvedimenti più gravi furono presi amaggioranza di solo qualche voto. Per esempio la for-mazione di un Comitato di salute pubblica non fu decre-tata che a maggioranza di sei voti. Si può sostenere che,se Ranc e compagni avessero meno temuto di impegna-re la loro responsabilità, la minoranza socialista sarebbe

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«Gli eletti dal popolo domandano a questo ch'egli, perla sicurezza del trionfo della repubblica, li sostenga col-la sua fiducia. Essi faranno il loro dovere.

«LA COMUNE DI PARIGI.»

Prima di procedere non sarà privo d'interesse di cono-scere la composizione della Comune. L'internazionaleebbe 17 eletti, il Comitato centrale 13, il gruppo blan-quista 7, la stampa radicale e il partito rivoluzionario 9, iclubs 21, il partito moderato o borghese 15. Questi ulti-mi non assistettero, per lo più, alle sedute e pochi giornidopo si dimisero tutti.

Nei primi dieci giorni d'aprile si ebbero sei nuove di-missioni, di Ranc, di Ulisse Parent, di Robinet, di Lefè-vre, di Fruneau e di Goupil.

Le dimissioni degli eletti dalla borghesia erano previ-ste; essi non accettavano la Comune e tanto meno le ten-denze socialiste dei delegati dei sobborghi. Ma le sei ul-time dimissioni furono meno spiegabili. La Comune leconsiderò come una fuga prima del combattimento. Dalpunto di vista degli avvenimenti che seguirono, questaritirata può essere giudicata ancor più severamente.Bene spesso i provvedimenti più gravi furono presi amaggioranza di solo qualche voto. Per esempio la for-mazione di un Comitato di salute pubblica non fu decre-tata che a maggioranza di sei voti. Si può sostenere che,se Ranc e compagni avessero meno temuto di impegna-re la loro responsabilità, la minoranza socialista sarebbe

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Page 112: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

divenuta maggioranza e le conseguenze di tal fatto sa-rebbero state inapprezzabili.

Tra coloro che rimanevano gli internazionali erano ipiù conosciuti dalla popolazione operaia. Varlin e Malonlottavano per la causa operaia sin dal 1865. Nel 1869,epoca in cui l'Internazionale ebbe il suo momento di cri-si, quei due cittadini, aiutati da Combault e da altri, necontinuarono con frutto la propaganda. Essi, e special-mente Varlin, non mancavano di influenza nelle sezioniinternazionali e nelle società operaie ed erano riesciti afondare gruppi numerosi sia a Parigi sia nei dipartimen-ti. Theisz, Avrial. Langevin, Pindy erano i principalirappresentanti della Camera federale delle società ope-raie. Assi era conosciuto dopo lo sciopero del Creuzot.Frenkel, austriaco, aveva fondato una sezione tedescadell'Internazionale a Parigi. Eugenio Gérardin, Clémen-ce, Chalain, Vittorio Clément e Dereure erano egual-mente notissimi nelle società operaie. Lefrançais, menoesclusivamente internazionale, era sovratutto conosciutoper la sua attiva propaganda socialista nei clubs. Tutti,più o meno, aveano subito condanne sotto l'impero. Essisi conoscevano tra loro; avevano lottato insieme, abitatoinsieme le prigioni; era un gruppo di amici. Le loro ten-denze federaliste, le loro convinzioni socialiste, la loropratica nell'organizzazione e nell'amministrazione li al-lontanavano dal terrorismo empirico del 93. Essi, ad ec-cezione di Dereure e di Chalain, passati alla maggioran-za, formarono sin dal primo giorno un gruppo compatto,che sedette a sinistra e s'intitolò socialista e che fu suc-

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divenuta maggioranza e le conseguenze di tal fatto sa-rebbero state inapprezzabili.

Tra coloro che rimanevano gli internazionali erano ipiù conosciuti dalla popolazione operaia. Varlin e Malonlottavano per la causa operaia sin dal 1865. Nel 1869,epoca in cui l'Internazionale ebbe il suo momento di cri-si, quei due cittadini, aiutati da Combault e da altri, necontinuarono con frutto la propaganda. Essi, e special-mente Varlin, non mancavano di influenza nelle sezioniinternazionali e nelle società operaie ed erano riesciti afondare gruppi numerosi sia a Parigi sia nei dipartimen-ti. Theisz, Avrial. Langevin, Pindy erano i principalirappresentanti della Camera federale delle società ope-raie. Assi era conosciuto dopo lo sciopero del Creuzot.Frenkel, austriaco, aveva fondato una sezione tedescadell'Internazionale a Parigi. Eugenio Gérardin, Clémen-ce, Chalain, Vittorio Clément e Dereure erano egual-mente notissimi nelle società operaie. Lefrançais, menoesclusivamente internazionale, era sovratutto conosciutoper la sua attiva propaganda socialista nei clubs. Tutti,più o meno, aveano subito condanne sotto l'impero. Essisi conoscevano tra loro; avevano lottato insieme, abitatoinsieme le prigioni; era un gruppo di amici. Le loro ten-denze federaliste, le loro convinzioni socialiste, la loropratica nell'organizzazione e nell'amministrazione li al-lontanavano dal terrorismo empirico del 93. Essi, ad ec-cezione di Dereure e di Chalain, passati alla maggioran-za, formarono sin dal primo giorno un gruppo compatto,che sedette a sinistra e s'intitolò socialista e che fu suc-

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cessivamente rinforzato da Giulio Vallès, Vermorel,Ostyn, Arturo Arnould, Tridon, Berlay, Jourde, Verduree Babick.

La minoranza socialista voleva anzitutto che si indi-rizzasse un manifesto alla Francia e si inviasse un ulti-matum a Versaglia per precisare i limiti della rivoluzio-ne comunale e arrivare, se fosse possibile, al riconosci-mento delle franchigie comunali di Parigi. Essa votò, ingenerale, contro i provvedimenti che riteneva arbitrarî,come la soppressione di giornali e protestò contro diver-si arresti, che giudicava inutili. Ebbe Vermorel, Jourde,Lefrançais e Theisz per oratori più ascoltati.

Gli altri eletti formarono la maggioranza, con a capoFelice Pyat, Miot, Grousset e Gambon. I suoi portavoceabituali erano Ferrè, Rigault, Billioray, Chalain, Amou-roux. Chardon, Urbain, Ledroit, Parisel, Ranvier, EnricoFortuné e Blanchet.

Qui predominava il giacobinismo, grazie all'influenzadi alcuni uomini del 1848 ed al passaggio nelle societàsegrete della maggior parte dei giovani rivoluzionari,che li seguivano. La preponderanza del giacobinismo,del resto, si esplicava solo sulla politica, consideratadalla maggioranza solo dal lato autoritario, ma nonescludeva il socialismo, la cui legittimità era contestatada soli due o tre di essa. È da notare che, in generale, idecreti socialisti raccolsero l'unanimità dei voti.

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cessivamente rinforzato da Giulio Vallès, Vermorel,Ostyn, Arturo Arnould, Tridon, Berlay, Jourde, Verduree Babick.

La minoranza socialista voleva anzitutto che si indi-rizzasse un manifesto alla Francia e si inviasse un ulti-matum a Versaglia per precisare i limiti della rivoluzio-ne comunale e arrivare, se fosse possibile, al riconosci-mento delle franchigie comunali di Parigi. Essa votò, ingenerale, contro i provvedimenti che riteneva arbitrarî,come la soppressione di giornali e protestò contro diver-si arresti, che giudicava inutili. Ebbe Vermorel, Jourde,Lefrançais e Theisz per oratori più ascoltati.

Gli altri eletti formarono la maggioranza, con a capoFelice Pyat, Miot, Grousset e Gambon. I suoi portavoceabituali erano Ferrè, Rigault, Billioray, Chalain, Amou-roux. Chardon, Urbain, Ledroit, Parisel, Ranvier, EnricoFortuné e Blanchet.

Qui predominava il giacobinismo, grazie all'influenzadi alcuni uomini del 1848 ed al passaggio nelle societàsegrete della maggior parte dei giovani rivoluzionari,che li seguivano. La preponderanza del giacobinismo,del resto, si esplicava solo sulla politica, consideratadalla maggioranza solo dal lato autoritario, ma nonescludeva il socialismo, la cui legittimità era contestatada soli due o tre di essa. È da notare che, in generale, idecreti socialisti raccolsero l'unanimità dei voti.

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Sarà utile dare la caratteristica di qualche individuali-tà spiccata, la cui influenza si fece specialmente sentirenei deliberati della Comune.

Vermorel era un giornalista, giovane ancora (era natonel 1841) ma già quasi un veterano della stampa mili-tante. Primo, nel Courrier Français, egli aveva inalbera-to, sotto l'impero, la bandiera del socialismo. Perseguita-to e calunniato da tutti i partiti politici, ma specialmentedagli uomini della sinistra, i cui tradimenti egli avevacoraggiosamente svelato, egli s'era, in ricambio, guada-gnato la stima degli operai socialisti, che ne conosceva-no il talento e l'integrità di carattere. Eletto nella Comu-ne, senza aver brigato la candidatura, egli abbandonò ilsuo villaggio nelle vicinanze di Lione, ove si trovava al-lora, per venire a Parigi ad occupare il posto a cui erachiamato. Eppure egli aveva il presentimento dellasconfitta e, fin dapprincipio, disperando della rivoluzio-ne, suo unico pensiero fu di mantenerla nella via dellagiustizia e di morire degnamente per essa.

Delescluze, sebbene appartenente, pel suo passato, airivoluzionari del 1848, nella qual epoca si era segnalatoper un'energica propaganda repubblicana durante la pre-sidenza di Bonaparte, essendo poi stato deportato a Ca-jenna sotto l'impero, – non si racchiuse però in un giaco-binismo ristretto e si mostrò accessibile ad idee piùavanzate. Egli rimase, più che potè, al di fuori dei duepartiti. Votò talvolta colla maggioranza, talvolta collaminoranza, conservando sempre su ambedue una in-

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Sarà utile dare la caratteristica di qualche individuali-tà spiccata, la cui influenza si fece specialmente sentirenei deliberati della Comune.

Vermorel era un giornalista, giovane ancora (era natonel 1841) ma già quasi un veterano della stampa mili-tante. Primo, nel Courrier Français, egli aveva inalbera-to, sotto l'impero, la bandiera del socialismo. Perseguita-to e calunniato da tutti i partiti politici, ma specialmentedagli uomini della sinistra, i cui tradimenti egli avevacoraggiosamente svelato, egli s'era, in ricambio, guada-gnato la stima degli operai socialisti, che ne conosceva-no il talento e l'integrità di carattere. Eletto nella Comu-ne, senza aver brigato la candidatura, egli abbandonò ilsuo villaggio nelle vicinanze di Lione, ove si trovava al-lora, per venire a Parigi ad occupare il posto a cui erachiamato. Eppure egli aveva il presentimento dellasconfitta e, fin dapprincipio, disperando della rivoluzio-ne, suo unico pensiero fu di mantenerla nella via dellagiustizia e di morire degnamente per essa.

Delescluze, sebbene appartenente, pel suo passato, airivoluzionari del 1848, nella qual epoca si era segnalatoper un'energica propaganda repubblicana durante la pre-sidenza di Bonaparte, essendo poi stato deportato a Ca-jenna sotto l'impero, – non si racchiuse però in un giaco-binismo ristretto e si mostrò accessibile ad idee piùavanzate. Egli rimase, più che potè, al di fuori dei duepartiti. Votò talvolta colla maggioranza, talvolta collaminoranza, conservando sempre su ambedue una in-

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fluenza giustificata dalla sua devozione alla causa, dalsuo coraggio, dalla sua austerità.

Protot, noto per la sua partecipazione al Congresso diLiegi, per la discussione sostenuta al Congressodell'Internazionale a Ginevra nel 1866 contro Fribourg ei mutualisti parigini, per la sua condanna nel processodella Società segreta del caffè della Renaissance e per lasua difesa di Mégy, spiegò, nei due mesi della Comune,una grande attività. per la riforma giudiziaria, da lui co-scienziosamente studiata.

Tridon era stato uno degli organizzatori del Congres-so di Liegi (1865), che fu il vero risveglio della gioven-tù latina, la cui prima idea spettava a Blanqui. In un li-bro vivacissimo, perseguitato dall'impero, Tridon riabili-tò quegli Hebertisti, da lui così ben definiti «i grandidannati della storia» e divenne, sebbene in un circolo ri-stretto, un vero capo-partito, sotto la direzione di Blan-qui.

Vallès è una natura possente e bella, sviata dalle disil-lusioni politiche della nostra generazione. Il trionfodell'impero, da lui combattuto alle barricate del 3 di-cembre, lo abbattè e ne fece un refrattario. È vero ch'egliportò vigorosi colpi agli avversari della rivoluzione, chenel 1869 si portò nell'ottavo Circondario come «candi-dato della miseria», che ebbe sempre lagrime pel popoloe maledizioni per l'oppressore; ma la rivoluzione siaspettava qualche cosa di più dal suo incontestabile ta-lento. Egli era popolarissimo a Belleville.

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fluenza giustificata dalla sua devozione alla causa, dalsuo coraggio, dalla sua austerità.

Protot, noto per la sua partecipazione al Congresso diLiegi, per la discussione sostenuta al Congressodell'Internazionale a Ginevra nel 1866 contro Fribourg ei mutualisti parigini, per la sua condanna nel processodella Società segreta del caffè della Renaissance e per lasua difesa di Mégy, spiegò, nei due mesi della Comune,una grande attività. per la riforma giudiziaria, da lui co-scienziosamente studiata.

Tridon era stato uno degli organizzatori del Congres-so di Liegi (1865), che fu il vero risveglio della gioven-tù latina, la cui prima idea spettava a Blanqui. In un li-bro vivacissimo, perseguitato dall'impero, Tridon riabili-tò quegli Hebertisti, da lui così ben definiti «i grandidannati della storia» e divenne, sebbene in un circolo ri-stretto, un vero capo-partito, sotto la direzione di Blan-qui.

Vallès è una natura possente e bella, sviata dalle disil-lusioni politiche della nostra generazione. Il trionfodell'impero, da lui combattuto alle barricate del 3 di-cembre, lo abbattè e ne fece un refrattario. È vero ch'egliportò vigorosi colpi agli avversari della rivoluzione, chenel 1869 si portò nell'ottavo Circondario come «candi-dato della miseria», che ebbe sempre lagrime pel popoloe maledizioni per l'oppressore; ma la rivoluzione siaspettava qualche cosa di più dal suo incontestabile ta-lento. Egli era popolarissimo a Belleville.

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Se un uomo dei nostri tempi potè studiare il camminodelle rivoluzioni in Francia, questi è certamente CarloBeslay, l'anziano nella Comune, che porta allegramentei suoi 77 anni. Nato alla vita politica sotto il «terrorbianco» del 1815, egli fu eletto deputato dopo il 1830 efece parte anche della Costituente del 1848. Così eglidice di sè: «Partito dall'opposizione bonapartista sotto laRistorazione, passai pel liberalismo ed il repubblicani-smo per arrivare al socialismo.» Difatti, sino dal 1848,egli si attaccò a Proudhon di cui rimase l'amico ed il di-scepolo. Capitalista per posizione, egli era però partigia-no, in qualità di mutualista, dell'abolizione dell'interessedel denaro. Industriale, aveva fatto parecchi tentativi diassociazione tra i suoi operai. Egli era il primo borgheseche entrasse nell'Internazionale. Dal 1865 in poi eglifrequentò le adunanze della via des Gravilliers e rimasesempre membro della grande associazione.

Pasquale Grousset, professore, côrso d'origine, già re-dattore della Marseillaise, erasi fatto rimarcare per unopuscolo intitolato il sogno d'un irreconciliabile, oveavevano trovato posto le idee socialiste più avanzate.Egli difese, con un certo talento, le idee giacobine allaComune.

Rigault, conosciuto da parecchi anni nel quartier lati-no, aveva fatto la sua apparizione nei sobborghi comeuno dei più assidui oratori delle pubbliche riunioni, oveparlavano in quel tempo, col maggior successo, Lefra-nçais, Flourens, la signora Paola Mink, Longuet, Lissa-garay, Gaillard, Ranvier, Tolain, Peyrouton, Chemalé,

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Se un uomo dei nostri tempi potè studiare il camminodelle rivoluzioni in Francia, questi è certamente CarloBeslay, l'anziano nella Comune, che porta allegramentei suoi 77 anni. Nato alla vita politica sotto il «terrorbianco» del 1815, egli fu eletto deputato dopo il 1830 efece parte anche della Costituente del 1848. Così eglidice di sè: «Partito dall'opposizione bonapartista sotto laRistorazione, passai pel liberalismo ed il repubblicani-smo per arrivare al socialismo.» Difatti, sino dal 1848,egli si attaccò a Proudhon di cui rimase l'amico ed il di-scepolo. Capitalista per posizione, egli era però partigia-no, in qualità di mutualista, dell'abolizione dell'interessedel denaro. Industriale, aveva fatto parecchi tentativi diassociazione tra i suoi operai. Egli era il primo borgheseche entrasse nell'Internazionale. Dal 1865 in poi eglifrequentò le adunanze della via des Gravilliers e rimasesempre membro della grande associazione.

Pasquale Grousset, professore, côrso d'origine, già re-dattore della Marseillaise, erasi fatto rimarcare per unopuscolo intitolato il sogno d'un irreconciliabile, oveavevano trovato posto le idee socialiste più avanzate.Egli difese, con un certo talento, le idee giacobine allaComune.

Rigault, conosciuto da parecchi anni nel quartier lati-no, aveva fatto la sua apparizione nei sobborghi comeuno dei più assidui oratori delle pubbliche riunioni, oveparlavano in quel tempo, col maggior successo, Lefra-nçais, Flourens, la signora Paola Mink, Longuet, Lissa-garay, Gaillard, Ranvier, Tolain, Peyrouton, Chemalé,

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G. Casse, F. Ducasse, Héligon, Jaclard, Amouroux,Briosne, Poirier ed altri. I blanquisti, che lo ammetteva-no nelle loro riunioni, dicevano ch'egli aveva le qualitàd'un prefetto di polizia; egli era, difatti, con Ferré, ilcapo di quel gruppo di giovani, che, come Dacosta,Chalain e Le Moussu, si credevano anch'essi nati per lapolizia. Tutti questi si precipitarono sulla prefettura dipolizia come su una preda; ma vi fecero male gli inte-ressi della Comune.

Assai più noto e, sovratutto, più amato era il buono ebravo Flourens. Figlio del celebre scienziato, sulla cuicattedra egli stesso aveva professato, egli s'era fatto no-tare al ritorno dall'isola di Candia, per la cui indipenden-za aveva combattuto contro i Turchi. Oratore applauditodelle pubbliche riunioni, redattore nella Marseillaise,popolarissimo nei sobborghi, egli fu alla testa di tutti itentativi d'insurrezione contro l'impero. Dopo la manife-stazione del 10 gennaio (funerali di Vittore Noir), eglivoleva che si marciasse su Parigi e s'indusse con diffi-coltà a perdonare a Rochefort d'aver fatto prevalere ilcontrario avviso. Gli uomini del 4 settembre lo nomina-rono maggiore di trincea per ingraziarsi Belleville; maegli non resistette a lungo alla politica dell'aspettativa e,nel 6 ottobre, scese da Belleville alla testa di sei batta-glioni. Nel 31 ottobre i membri del governo dovettero lavita alla sua generosità; per ricompensa lo imprigionaro-no. Liberato nel 21 gennaio dal popolo, egli non parteci-pò ai fatti del 22 e, ciò non ostante, fu, nel 10 marzo, incontumacia, condannato a morte. Alla Comune si notò il

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G. Casse, F. Ducasse, Héligon, Jaclard, Amouroux,Briosne, Poirier ed altri. I blanquisti, che lo ammetteva-no nelle loro riunioni, dicevano ch'egli aveva le qualitàd'un prefetto di polizia; egli era, difatti, con Ferré, ilcapo di quel gruppo di giovani, che, come Dacosta,Chalain e Le Moussu, si credevano anch'essi nati per lapolizia. Tutti questi si precipitarono sulla prefettura dipolizia come su una preda; ma vi fecero male gli inte-ressi della Comune.

Assai più noto e, sovratutto, più amato era il buono ebravo Flourens. Figlio del celebre scienziato, sulla cuicattedra egli stesso aveva professato, egli s'era fatto no-tare al ritorno dall'isola di Candia, per la cui indipenden-za aveva combattuto contro i Turchi. Oratore applauditodelle pubbliche riunioni, redattore nella Marseillaise,popolarissimo nei sobborghi, egli fu alla testa di tutti itentativi d'insurrezione contro l'impero. Dopo la manife-stazione del 10 gennaio (funerali di Vittore Noir), eglivoleva che si marciasse su Parigi e s'indusse con diffi-coltà a perdonare a Rochefort d'aver fatto prevalere ilcontrario avviso. Gli uomini del 4 settembre lo nomina-rono maggiore di trincea per ingraziarsi Belleville; maegli non resistette a lungo alla politica dell'aspettativa e,nel 6 ottobre, scese da Belleville alla testa di sei batta-glioni. Nel 31 ottobre i membri del governo dovettero lavita alla sua generosità; per ricompensa lo imprigionaro-no. Liberato nel 21 gennaio dal popolo, egli non parteci-pò ai fatti del 22 e, ciò non ostante, fu, nel 10 marzo, incontumacia, condannato a morte. Alla Comune si notò il

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suo silenzio. Egli, d'ordinario così espansivo, restavacontinuamente preoccupato. Vedeva egli la situazionenella sua terribile realtà? Aveva egli un presentimentodella prossima morte, colla quale egli doveva suggellarela sua devozione alla causa del popolo?

Invece l'operaio fonditore Duval, generale della 3.a

armata comunale, da silenzioso che era divenne nellaComune estremamente loquace. Egli prendeva molto dispesso la parola ed aveva deposto parecchi progetti,quando venne assassinato, per ordine di Vinoy, dopo ladisfatta del 4 aprile.

Miot, già rappresentante del popolo, è conosciutospecialmente pel processo detto dell'Opera-comica(1862), ove egli fu il principale condannato (3 anni diprigione).

Si rammenta l'agitazione prodotta dal rifiuto d'impo-ste all'impero da parte di Gambon nel 1869. Questo anti-co rappresentante del popolo, deputato nel 1851, il piùsocialista e il più simpatico dei giacobini del 1848, è no-tissimo nella democrazia francese.

Uno degli uomini della Comune, che abbia occupatomaggiormente la pubblica opinione, è senza dubbio Fe-lice Pyat, letterato socialista prima del 1848, deputatopiù tardi, esiliato nel 1851, uno dei fondatori della Co-mune rivoluzionaria dei proscritti francesi a Londra.Rientrato in Francia in seguito all'amnistia del 1868,egli scrisse con successo nel Rappel e ritornò a Londradopo una condanna a sei mesi di carcere. Dopo il 4 set-tembre egli fondò due giornali: il Combat ed il Vengeur,

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suo silenzio. Egli, d'ordinario così espansivo, restavacontinuamente preoccupato. Vedeva egli la situazionenella sua terribile realtà? Aveva egli un presentimentodella prossima morte, colla quale egli doveva suggellarela sua devozione alla causa del popolo?

Invece l'operaio fonditore Duval, generale della 3.a

armata comunale, da silenzioso che era divenne nellaComune estremamente loquace. Egli prendeva molto dispesso la parola ed aveva deposto parecchi progetti,quando venne assassinato, per ordine di Vinoy, dopo ladisfatta del 4 aprile.

Miot, già rappresentante del popolo, è conosciutospecialmente pel processo detto dell'Opera-comica(1862), ove egli fu il principale condannato (3 anni diprigione).

Si rammenta l'agitazione prodotta dal rifiuto d'impo-ste all'impero da parte di Gambon nel 1869. Questo anti-co rappresentante del popolo, deputato nel 1851, il piùsocialista e il più simpatico dei giacobini del 1848, è no-tissimo nella democrazia francese.

Uno degli uomini della Comune, che abbia occupatomaggiormente la pubblica opinione, è senza dubbio Fe-lice Pyat, letterato socialista prima del 1848, deputatopiù tardi, esiliato nel 1851, uno dei fondatori della Co-mune rivoluzionaria dei proscritti francesi a Londra.Rientrato in Francia in seguito all'amnistia del 1868,egli scrisse con successo nel Rappel e ritornò a Londradopo una condanna a sei mesi di carcere. Dopo il 4 set-tembre egli fondò due giornali: il Combat ed il Vengeur,

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nei quali condusse una lotta accanita contro gli uominidella Difesa nazionale, accusandoli incessantemented'incapacità, di doppiezza, di vigliaccheria. Egli fu allaComune il corifeo del neo-giacobinismo, il che lo resefrancamente antipatico a' suoi colleghi socialisti.

Insieme a Flourens, il Consiglio di guerra del 10 mar-zo aveva condannato a morte il vecchio campione dellarivoluzione radicale, Blanqui. Arrestato il 17 marzo nelmezzogiorno della Francia, Blanqui non potè venire adoccupare alla Comune il seggio, a cui l'avevano manda-to gli elettori di due circondari. I suoi colleghi, sapendodi quale utilità sarebbe stato per la rivoluzione comunalequest'organizzatore di tante cospirazioni, usarono ognimezzo per ottenerne la liberazione. Offrirono in ricam-bio la liberazione dell'arcivescovo di Parigi e di tutti ipreti che si volessero; ma Thiers, per motivi di cui par-leremo in seguito, rifiutò la proposta.

** *

Sin dai primordi si poté constatare che, in generale, imembri della Comune avevano la tendenza tutta france-se di parare gli avvenimenti colle frasi o di pigliarselacoi risultati immediati invece di ricercare le cause. Gio-vani quasi tutti, essi mancavano della calma che s'impo-ne nelle situazioni difficili. La loro vivacità li esponevaai rimproveri di Delescluze, di Vermorel, d'altri, impen-sieriti, a ragione, del predominio di preoccupazioni e

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nei quali condusse una lotta accanita contro gli uominidella Difesa nazionale, accusandoli incessantemented'incapacità, di doppiezza, di vigliaccheria. Egli fu allaComune il corifeo del neo-giacobinismo, il che lo resefrancamente antipatico a' suoi colleghi socialisti.

Insieme a Flourens, il Consiglio di guerra del 10 mar-zo aveva condannato a morte il vecchio campione dellarivoluzione radicale, Blanqui. Arrestato il 17 marzo nelmezzogiorno della Francia, Blanqui non potè venire adoccupare alla Comune il seggio, a cui l'avevano manda-to gli elettori di due circondari. I suoi colleghi, sapendodi quale utilità sarebbe stato per la rivoluzione comunalequest'organizzatore di tante cospirazioni, usarono ognimezzo per ottenerne la liberazione. Offrirono in ricam-bio la liberazione dell'arcivescovo di Parigi e di tutti ipreti che si volessero; ma Thiers, per motivi di cui par-leremo in seguito, rifiutò la proposta.

** *

Sin dai primordi si poté constatare che, in generale, imembri della Comune avevano la tendenza tutta france-se di parare gli avvenimenti colle frasi o di pigliarselacoi risultati immediati invece di ricercare le cause. Gio-vani quasi tutti, essi mancavano della calma che s'impo-ne nelle situazioni difficili. La loro vivacità li esponevaai rimproveri di Delescluze, di Vermorel, d'altri, impen-sieriti, a ragione, del predominio di preoccupazioni e

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Page 120: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

d'attacchi personali. Questa tendenza alle recriminazioniviolente i membri della Comune l'avevano contratta nel-le adunanze pubbliche sotto l'impero e nei clubs dopo il4 settembre. In quei tristi giorni la critica, anche feroce,era giustificata dal contegno infame del governo; il po-polo vi si era abituato e gli oratori più violenti erano ipiù applauditi. Questa foggia d'eloquenza fu portata daessi anche nelle discussioni della Comune, sebbene nondegenerasse mai nel basso insulto.

Parecchi degli eletti mancavano oltreciò degli studi edell'esperienza necessari agli uomini politici; ma non bi-sogna dimenticare che la classe operaia si trovava al po-tere per la prima volta. Ad eccezione di qualche lettera-to, tutti avevano avuto una vita di lavoro e di fatiche; ilpoco che sapevano l'avevano appreso nei rari momentidi riposo. Il peggio era che la maggioranza, troppo im-bevuta della grande rivoluzione dal lato giacobino e tea-trale, era naturalmente disposta a non preoccuparsi dellerealtà, a non rendersi conto degli ostacoli, a sacrificare iprincipî, importati nella politica dalla nuova scuola so-cialista, alla riescita. Questa tendenza della maggioranzasopratutto fu combattuta dalla minoranza socialista.

Ma ciò ch'ebbero tutti fu il grande amore degli op-pressi, l'odio delle ingiustizie. Essi sentivano vagamenteche, rappresentando i proletari parigini insorti, essi rap-presentavano la gran causa di tutti coloro che soffrono leiniquità sociali. Onde, pur differendo nei mezzi, essi simostrarono, in generale, pronti a dare la loro vita per af-

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d'attacchi personali. Questa tendenza alle recriminazioniviolente i membri della Comune l'avevano contratta nel-le adunanze pubbliche sotto l'impero e nei clubs dopo il4 settembre. In quei tristi giorni la critica, anche feroce,era giustificata dal contegno infame del governo; il po-polo vi si era abituato e gli oratori più violenti erano ipiù applauditi. Questa foggia d'eloquenza fu portata daessi anche nelle discussioni della Comune, sebbene nondegenerasse mai nel basso insulto.

Parecchi degli eletti mancavano oltreciò degli studi edell'esperienza necessari agli uomini politici; ma non bi-sogna dimenticare che la classe operaia si trovava al po-tere per la prima volta. Ad eccezione di qualche lettera-to, tutti avevano avuto una vita di lavoro e di fatiche; ilpoco che sapevano l'avevano appreso nei rari momentidi riposo. Il peggio era che la maggioranza, troppo im-bevuta della grande rivoluzione dal lato giacobino e tea-trale, era naturalmente disposta a non preoccuparsi dellerealtà, a non rendersi conto degli ostacoli, a sacrificare iprincipî, importati nella politica dalla nuova scuola so-cialista, alla riescita. Questa tendenza della maggioranzasopratutto fu combattuta dalla minoranza socialista.

Ma ciò ch'ebbero tutti fu il grande amore degli op-pressi, l'odio delle ingiustizie. Essi sentivano vagamenteche, rappresentando i proletari parigini insorti, essi rap-presentavano la gran causa di tutti coloro che soffrono leiniquità sociali. Onde, pur differendo nei mezzi, essi simostrarono, in generale, pronti a dare la loro vita per af-

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frettare l'avvenimento di questo mondo novello, cui in-travedevano nella «repubblica sociale universale».

Uno dei tratti salienti della Comune fu, infatti, l'attua-zione, nel suo stesso seno, di quell'internazionalitàch'essa proclamava e che fino allora non era mai stataconsacrata in una rappresentanza di governo: mentreessa dichiarò che accoglierebbe gli eletti del popolo,qualunque fosse la loro nazionalità. È così che accettò ilcittadino ungherese Frenkel, eletto dal 13.° circondario.

Le sedute si tennero sempre nella sala detta del Con-siglio municipale, ch'era bassissima, quasi priva d'aria ela cui atmosfera opprimente le rendeva penose e sner-vanti, massimamente avvenendosi esse per lo più di not-te; essendo il giorno dedicato all'amministrazione e aldisbrigo degli affari.

** *

I provvedimenti che s'imponevano per la loro urgenzaerano il regolamento delle locazioni e delle scadenze; ilristabilimento della amministrazione della città di Pari-gi, che si trovava completamente disorganizzata; la con-sacrazione legale delle più ovvie rivendicazioni rivolu-zionarie e la direzione delle operazioni militari.

Perciò le prime deliberazioni della Comune furono leseguenti:

1. Condono generale dei fitti pel periodo dall'ottobre1870 all'aprile 1871.

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frettare l'avvenimento di questo mondo novello, cui in-travedevano nella «repubblica sociale universale».

Uno dei tratti salienti della Comune fu, infatti, l'attua-zione, nel suo stesso seno, di quell'internazionalitàch'essa proclamava e che fino allora non era mai stataconsacrata in una rappresentanza di governo: mentreessa dichiarò che accoglierebbe gli eletti del popolo,qualunque fosse la loro nazionalità. È così che accettò ilcittadino ungherese Frenkel, eletto dal 13.° circondario.

Le sedute si tennero sempre nella sala detta del Con-siglio municipale, ch'era bassissima, quasi priva d'aria ela cui atmosfera opprimente le rendeva penose e sner-vanti, massimamente avvenendosi esse per lo più di not-te; essendo il giorno dedicato all'amministrazione e aldisbrigo degli affari.

** *

I provvedimenti che s'imponevano per la loro urgenzaerano il regolamento delle locazioni e delle scadenze; ilristabilimento della amministrazione della città di Pari-gi, che si trovava completamente disorganizzata; la con-sacrazione legale delle più ovvie rivendicazioni rivolu-zionarie e la direzione delle operazioni militari.

Perciò le prime deliberazioni della Comune furono leseguenti:

1. Condono generale dei fitti pel periodo dall'ottobre1870 all'aprile 1871.

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Page 122: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

2. Soppressione della vendita degli oggetti depositatial Monte di pietà.

3. Abolizione della coscrizione.4. Separazione della Chiesa e dello Stato; soppressio-

ne del bilancio dei culti. Confisca, a vantaggio della Co-mune, dei beni di manomorta.

5. Decreto accordante una pensione da 300 a 1200franchi ad ogni federato ferito combattendo per la Co-mune.

6. Decreto accordante una pensione di 600 franchialla compagna, legittima o no, del federato morto da-vanti al nemico ed una pensione di 365 franchi per ognifiglio, riconosciuto o ho, fino all'età di 18 anni.

7. Creazione d'un Consiglio di guerra in ogni legione.8. Creazione d'una Corte marziale sotto la presidenza

di Rossel.9. Messa in accusa dei membri del governo di Ver-

sailles, dopo l'aggressione contro Parigi.10. Convocazione delle Camere sindacali operaie e

delle Camere sindacali del commercio e dell'industriaper invitarle a presentare dei progetti di legge sulle sca-denze.

11. Decreto sulle scadenze, autorizzante i pagamenti arate, a partire dal 15 luglio e accordante una proroga to-tale di tre anni.

12. Decreto affidante la direzione amministrativa deiloro rispettivi circondari ai membri della Comune, sottoloro responsabilità.

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2. Soppressione della vendita degli oggetti depositatial Monte di pietà.

3. Abolizione della coscrizione.4. Separazione della Chiesa e dello Stato; soppressio-

ne del bilancio dei culti. Confisca, a vantaggio della Co-mune, dei beni di manomorta.

5. Decreto accordante una pensione da 300 a 1200franchi ad ogni federato ferito combattendo per la Co-mune.

6. Decreto accordante una pensione di 600 franchialla compagna, legittima o no, del federato morto da-vanti al nemico ed una pensione di 365 franchi per ognifiglio, riconosciuto o ho, fino all'età di 18 anni.

7. Creazione d'un Consiglio di guerra in ogni legione.8. Creazione d'una Corte marziale sotto la presidenza

di Rossel.9. Messa in accusa dei membri del governo di Ver-

sailles, dopo l'aggressione contro Parigi.10. Convocazione delle Camere sindacali operaie e

delle Camere sindacali del commercio e dell'industriaper invitarle a presentare dei progetti di legge sulle sca-denze.

11. Decreto sulle scadenze, autorizzante i pagamenti arate, a partire dal 15 luglio e accordante una proroga to-tale di tre anni.

12. Decreto affidante la direzione amministrativa deiloro rispettivi circondari ai membri della Comune, sottoloro responsabilità.

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13. Interdizione del cumulo degli impieghi e fissazio-ne del maximum degli stipendi in franchi 6000 annuali.

14. Fissazione degli emolumenti dei membri dellaComune in 15 franchi al giorno.

15. Adozione delle famiglie delle vittime del 22 gen-naio e del 18 marzo.

16. Decreto ordinante che ogni arresto da parte dellaSicurezza generale dovrà notificarsi al delegato dellagiustizia, che provvederà sulla conferma dell'arresto.Vietate le perquisizioni senza regolare mandato.

17. Attribuzione, se del caso, d'una pensione alimen-tare alla moglie che chiederà la separazione coniugale.

18. Decreto per l'organizzazione d'una Sezione delTribunale civile della Comune di Parigi. Abolizione del-la procedura ordinaria. Le parti autorizzate a difendersipersonalmente. Gli uscieri facoltizzati a sostituire i pro-curatori.

19. Organizzazione del giurì per assicurare ai cittadiniin modo completo il giudizio dei propri pari, l'elezionedei magistrati, la libertà di difesa.

20. Attribuzione d'uno stipendio fisso agli uscieri, no-tai, cancellieri dei tribunali, dispensandoli dalle cauzionie coll'obbligo in essi di versare mensilmente al delegatoalle finanze le somme percepite per gli atti di loro com-petenza.

21. Attribuzione, dopo inchiesta e riservati i diritti delproprietario, degli opifici abbandonati alle associazionioperaie.

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13. Interdizione del cumulo degli impieghi e fissazio-ne del maximum degli stipendi in franchi 6000 annuali.

14. Fissazione degli emolumenti dei membri dellaComune in 15 franchi al giorno.

15. Adozione delle famiglie delle vittime del 22 gen-naio e del 18 marzo.

16. Decreto ordinante che ogni arresto da parte dellaSicurezza generale dovrà notificarsi al delegato dellagiustizia, che provvederà sulla conferma dell'arresto.Vietate le perquisizioni senza regolare mandato.

17. Attribuzione, se del caso, d'una pensione alimen-tare alla moglie che chiederà la separazione coniugale.

18. Decreto per l'organizzazione d'una Sezione delTribunale civile della Comune di Parigi. Abolizione del-la procedura ordinaria. Le parti autorizzate a difendersipersonalmente. Gli uscieri facoltizzati a sostituire i pro-curatori.

19. Organizzazione del giurì per assicurare ai cittadiniin modo completo il giudizio dei propri pari, l'elezionedei magistrati, la libertà di difesa.

20. Attribuzione d'uno stipendio fisso agli uscieri, no-tai, cancellieri dei tribunali, dispensandoli dalle cauzionie coll'obbligo in essi di versare mensilmente al delegatoalle finanze le somme percepite per gli atti di loro com-petenza.

21. Attribuzione, dopo inchiesta e riservati i diritti delproprietario, degli opifici abbandonati alle associazionioperaie.

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22. Decreto elevante lo stipendio dei maestri e dellemaestre a franchi 2000 e quello dei loro assistenti deidue sessi a franchi 1500.

23. Decreto ordinante l'abbattimento della colonnaVendôme: «Considerando che la colonna imperiale è unmonumento di barbarie, un simbolo della forza bruta edella falsa gloria, un'affermazione del militarismo, unanegazione del diritto internazionale, un insulto perma-nente dei vincitori ai vinti, un attentato perpetuo ad unodei tre grandi principi della repubblica francese: la fra-ternità».

24. Decreto ordinante che, per metter fine alle esecu-zioni dei prigionieri fatte ostensibilmente dai Versaglie-si, si potranno prendere degli ostaggi fra i partigiani diVersaglia.

25. Interdizione delle ammende e delle ritenute negliopifici e nelle amministrazioni.

26. Abolizione del giuramento politico e professiona-le.

27. Istituzione di medici incaricati di constatare a do-micilio la nascita, nell'interesse della conservazione deineonati.

28. Apertura, in ogni mairie, d'un registro d'offerte edomande di lavoro, colle relative condizioni.

29. Nomina d'una Commissione d'iniziativa per le ri-forme sociali. Questa Commissione, alla sua volta, face-va appello ai delegati dell'Internazionale, delle societàoperaie, dei comitati democratici, dei gruppi industriali

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22. Decreto elevante lo stipendio dei maestri e dellemaestre a franchi 2000 e quello dei loro assistenti deidue sessi a franchi 1500.

23. Decreto ordinante l'abbattimento della colonnaVendôme: «Considerando che la colonna imperiale è unmonumento di barbarie, un simbolo della forza bruta edella falsa gloria, un'affermazione del militarismo, unanegazione del diritto internazionale, un insulto perma-nente dei vincitori ai vinti, un attentato perpetuo ad unodei tre grandi principi della repubblica francese: la fra-ternità».

24. Decreto ordinante che, per metter fine alle esecu-zioni dei prigionieri fatte ostensibilmente dai Versaglie-si, si potranno prendere degli ostaggi fra i partigiani diVersaglia.

25. Interdizione delle ammende e delle ritenute negliopifici e nelle amministrazioni.

26. Abolizione del giuramento politico e professiona-le.

27. Istituzione di medici incaricati di constatare a do-micilio la nascita, nell'interesse della conservazione deineonati.

28. Apertura, in ogni mairie, d'un registro d'offerte edomande di lavoro, colle relative condizioni.

29. Nomina d'una Commissione d'iniziativa per le ri-forme sociali. Questa Commissione, alla sua volta, face-va appello ai delegati dell'Internazionale, delle societàoperaie, dei comitati democratici, dei gruppi industriali

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e scientifici, agli ingegneri ed architetti ed a tutte le ini-ziative.

30. Riforma del servizio di verifica dei pesi e misure.31. Introduzione d'un capitolato fissante il salario del-

la mano d'opera in tutti i contratti della Comune. Conquesto provvedimento si voleva ricondurre la concor-renza al suo principio scientifico e cioè si voleva circo-scriverla ai soli limiti del profitto, con garanzia pel com-pratore della sincerità di qualità e di fabbricazione epell'operaio di un salario ragionevole. Il contrario quindidi ciò che ora avviene colla concorrenza fatta a spesedella qualità e del salario, con inganno del compratore econ isfruttamento dell'operaio.

32. Riscatto, verso indennità, dal Monte di pietà deglioggetti depositati per una somma non superiore ai 25franchi.

33. Soppressione del lavoro notturno nei forni. Aboli-zione dei mediatori di collocamento, ecc., ecc.

I due decreti di cui si fece maggior rimprovero allaComune sono quello relativo agli ostaggi e quello relati-vo alla colonna Vendôme.

Il primo fu necessitato dalle esecuzioni dei prigionierifatte pubblicamente dai versagliesi: assassinio di Duvale di due ufficiali dello Stato maggiore, assassinio diFlourens, assassinio dei federati sorpresi dai cavalieridel marchese di Galiffet, che se ne vantò in un pubblicoproclama; macello sistematico di tutti i soldati passatialla Comune, autorizzato da una nota del Journal offi-

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e scientifici, agli ingegneri ed architetti ed a tutte le ini-ziative.

30. Riforma del servizio di verifica dei pesi e misure.31. Introduzione d'un capitolato fissante il salario del-

la mano d'opera in tutti i contratti della Comune. Conquesto provvedimento si voleva ricondurre la concor-renza al suo principio scientifico e cioè si voleva circo-scriverla ai soli limiti del profitto, con garanzia pel com-pratore della sincerità di qualità e di fabbricazione epell'operaio di un salario ragionevole. Il contrario quindidi ciò che ora avviene colla concorrenza fatta a spesedella qualità e del salario, con inganno del compratore econ isfruttamento dell'operaio.

32. Riscatto, verso indennità, dal Monte di pietà deglioggetti depositati per una somma non superiore ai 25franchi.

33. Soppressione del lavoro notturno nei forni. Aboli-zione dei mediatori di collocamento, ecc., ecc.

I due decreti di cui si fece maggior rimprovero allaComune sono quello relativo agli ostaggi e quello relati-vo alla colonna Vendôme.

Il primo fu necessitato dalle esecuzioni dei prigionierifatte pubblicamente dai versagliesi: assassinio di Duvale di due ufficiali dello Stato maggiore, assassinio diFlourens, assassinio dei federati sorpresi dai cavalieridel marchese di Galiffet, che se ne vantò in un pubblicoproclama; macello sistematico di tutti i soldati passatialla Comune, autorizzato da una nota del Journal offi-

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Page 126: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

ciel di Versailles, nella qual città si progettava di istitui-re appositi tribunali. La presa di ostaggi non potè nullacontro i mali trattamenti usati dai versagliesi verso i pri-gionieri, ma mise un freno al loro ardore di massacridopo la battaglia. È vero ch'essi se ne vendicarono,inaugurando la guerra delle sorprese e dei massacri not-turni. La legge degli ostaggi fu adunque imposta allaComune per difesa della vita dei suoi uomini.

La demolizione della colonna Vendòme mancava for-se d'opportunità, ma rispondeva ad un pensiero generosoe giusto, alla riprovazione delle guerre tra i popoli edalla fraternità internazionale.

** *

Amministrativamente la Comune si trovava davantiad una città di 2 milioni d'abitanti, davanti ad una molti-tudine d'interessi ch'essa doveva difendere e dirigere.

Il governo aveva lasciato gli uffici deserti e le cassevuote; bisognò dunque organizzare una polizia, un per-sonale giudiziario, un'amministrazione dei servizi pub-blici, un'amministrazione militare, il servizio delle am-bulanze, l'assistenza pubblica, l'insegnamento, officineper la fabbrica di munizioni e d'armi. l'amministrazionedelle mairies, ecc. Bisognò inoltre vegliare alla direzio-ne dei musei e delle biblioteche, all'approvvigionamentodi Parigi assediata e provvedere alle enormi difficoltàd'una situazione eccezionale.

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ciel di Versailles, nella qual città si progettava di istitui-re appositi tribunali. La presa di ostaggi non potè nullacontro i mali trattamenti usati dai versagliesi verso i pri-gionieri, ma mise un freno al loro ardore di massacridopo la battaglia. È vero ch'essi se ne vendicarono,inaugurando la guerra delle sorprese e dei massacri not-turni. La legge degli ostaggi fu adunque imposta allaComune per difesa della vita dei suoi uomini.

La demolizione della colonna Vendòme mancava for-se d'opportunità, ma rispondeva ad un pensiero generosoe giusto, alla riprovazione delle guerre tra i popoli edalla fraternità internazionale.

** *

Amministrativamente la Comune si trovava davantiad una città di 2 milioni d'abitanti, davanti ad una molti-tudine d'interessi ch'essa doveva difendere e dirigere.

Il governo aveva lasciato gli uffici deserti e le cassevuote; bisognò dunque organizzare una polizia, un per-sonale giudiziario, un'amministrazione dei servizi pub-blici, un'amministrazione militare, il servizio delle am-bulanze, l'assistenza pubblica, l'insegnamento, officineper la fabbrica di munizioni e d'armi. l'amministrazionedelle mairies, ecc. Bisognò inoltre vegliare alla direzio-ne dei musei e delle biblioteche, all'approvvigionamentodi Parigi assediata e provvedere alle enormi difficoltàd'una situazione eccezionale.

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Infine, in piena febbre di battaglia, bisognò montare emettere in movimento una macchina governativa com-plicatissima.

Le prime Commissioni provvidero alle necessità piùurgenti; ma, caduta la Commissione esecutiva, in cuidominava la minoranza e divenuta, in seguito a ciò, lamaggioranza più compatta, si dovettero eleggere nuoveCommissioni; tanto più che le elezioni supplementaridel 16 aprile portavano nuovi elementi nella Comune.

A queste elezioni supplementari la reazione rinfacciònuovamente il piccolo numero di votanti che vi parteci-parono. Con maggiore buona fede si sarebbe riconosciu-to che la diminuzione dei voti dipendeva da due cause:dei sobborghi i più ardenti partigiani della Comune era-no sul campo di battaglia; dei quartieri borghesi la mag-gior parte degli elettori erano emigrati a Versailles, ovespaventavano i provinciali col racconto d'immaginaripericoli corsi a Parigi.

Comunque sia, la Comune accettò come eletti tutticoloro che avevano ottenuto la maggioranza assoluta deivoti.

Di questi Cluseret, Pottier e Johannard (tutti e tredell'Internazionale), Pillot, Sicard, J. Dugand, Philippe,Lonclas, A. Dupont, Viard e Trinquet sedettero collamaggioranza; Serallier, J. Andrieu e Longuet (tutti e tredella Internazionale), Courbet e Arnold colla minoranza.Menotti Garibaldi non comparve. Rogeard e Briosne de-clinarono il mandato, non avendo (come del resto quasi

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Infine, in piena febbre di battaglia, bisognò montare emettere in movimento una macchina governativa com-plicatissima.

Le prime Commissioni provvidero alle necessità piùurgenti; ma, caduta la Commissione esecutiva, in cuidominava la minoranza e divenuta, in seguito a ciò, lamaggioranza più compatta, si dovettero eleggere nuoveCommissioni; tanto più che le elezioni supplementaridel 16 aprile portavano nuovi elementi nella Comune.

A queste elezioni supplementari la reazione rinfacciònuovamente il piccolo numero di votanti che vi parteci-parono. Con maggiore buona fede si sarebbe riconosciu-to che la diminuzione dei voti dipendeva da due cause:dei sobborghi i più ardenti partigiani della Comune era-no sul campo di battaglia; dei quartieri borghesi la mag-gior parte degli elettori erano emigrati a Versailles, ovespaventavano i provinciali col racconto d'immaginaripericoli corsi a Parigi.

Comunque sia, la Comune accettò come eletti tutticoloro che avevano ottenuto la maggioranza assoluta deivoti.

Di questi Cluseret, Pottier e Johannard (tutti e tredell'Internazionale), Pillot, Sicard, J. Dugand, Philippe,Lonclas, A. Dupont, Viard e Trinquet sedettero collamaggioranza; Serallier, J. Andrieu e Longuet (tutti e tredella Internazionale), Courbet e Arnold colla minoranza.Menotti Garibaldi non comparve. Rogeard e Briosne de-clinarono il mandato, non avendo (come del resto quasi

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tutti gli eletti del 16 aprile) raccolto il numero legale deivoti.

Coll'entrata dei nuovi eletti le forze della Comunenon subirono adunque alcun cangiamento.

Nella seduta del 20 aprile ebbe luogo una discussionetempestosissima fra la Commissione esecutiva, sostenu-ta dalla minoranza e la Commissione di sicurezza gene-rale, appoggiata dalla maggioranza. La Commissioneesecutiva, avendo tentato invano di togliere dalla sicu-rezza generale Rigault e Ferrè, ai quali rimproverava ar-resti arbitrari e soppressioni di giornali senza autorizza-zione, dovette dimettersi ed a maggioranza fu presa laseguente risoluzione

«1.° Il potere esecutivo resta affidato, provvisoria-mente, ai delegati riuniti delle nove Commissioni tra lequali la Comune ripartì i lavori e le attribuzioni ammini-strative.

«2.° I delegati saranno nominati dalla Comune, amaggioranza di voti.

«3.° I delegati si riuniranno ogni sera e prenderanno,a maggioranza di voti, le decisioni relative a ciascunode' loro dipartimenti.

«4.° Ogni giorno essi daranno conto alla Comune, inComitato segreto, dei provvedimenti presi o discussi daessi e la Comune deciderà.»

Le elezioni per le deliberazioni e le Commissioni die-dero i seguenti risultati:

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tutti gli eletti del 16 aprile) raccolto il numero legale deivoti.

Coll'entrata dei nuovi eletti le forze della Comunenon subirono adunque alcun cangiamento.

Nella seduta del 20 aprile ebbe luogo una discussionetempestosissima fra la Commissione esecutiva, sostenu-ta dalla minoranza e la Commissione di sicurezza gene-rale, appoggiata dalla maggioranza. La Commissioneesecutiva, avendo tentato invano di togliere dalla sicu-rezza generale Rigault e Ferrè, ai quali rimproverava ar-resti arbitrari e soppressioni di giornali senza autorizza-zione, dovette dimettersi ed a maggioranza fu presa laseguente risoluzione

«1.° Il potere esecutivo resta affidato, provvisoria-mente, ai delegati riuniti delle nove Commissioni tra lequali la Comune ripartì i lavori e le attribuzioni ammini-strative.

«2.° I delegati saranno nominati dalla Comune, amaggioranza di voti.

«3.° I delegati si riuniranno ogni sera e prenderanno,a maggioranza di voti, le decisioni relative a ciascunode' loro dipartimenti.

«4.° Ogni giorno essi daranno conto alla Comune, inComitato segreto, dei provvedimenti presi o discussi daessi e la Comune deciderà.»

Le elezioni per le deliberazioni e le Commissioni die-dero i seguenti risultati:

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Delegazioni: Guerra: Cluseret; finanze: Jourde; sus-sistenze: Viard; relazioni estere: Pasquale Grousset;istruzione: Vaillant; giustizia: Protot; sicurezza genera-le: R. Rigault; lavoro e scambio: Fraenkel; servizi pub-blici: Andrieu.

Commissioni: Guerra: Delescluze, Tridon; Avrial,Ranvier, Arnold.

Finanze: Beslay, Billioray, Vittore Clément, Lefra-nçais, Felice Pyat.

Sicurezza generale: Cournet, Trinquet, Vermorel, Fer-rè, Dupont.

Istruzione: Courbet, Verdure, Giulio Miot, Vallès, G.B. Clément.

Sussistenze: Varlin, Parisel, V. Clément, Arturo Ar-nould, Champy.

Giustizia: Gambon, Dereure, Clémence, Langevin,Durand.

Lavoro e scambio: Theisz, Malon, Serailler, C. Lon-guet, Chalain.

Relazioni estere: Meillet, Carlo Gérardin, Amouroux,Johannard, Vallès.

Servizi pubblici: Ostyn, Vèsinier, Rastoul, Ant. Ar-naud, Pottier.

** *

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Delegazioni: Guerra: Cluseret; finanze: Jourde; sus-sistenze: Viard; relazioni estere: Pasquale Grousset;istruzione: Vaillant; giustizia: Protot; sicurezza genera-le: R. Rigault; lavoro e scambio: Fraenkel; servizi pub-blici: Andrieu.

Commissioni: Guerra: Delescluze, Tridon; Avrial,Ranvier, Arnold.

Finanze: Beslay, Billioray, Vittore Clément, Lefra-nçais, Felice Pyat.

Sicurezza generale: Cournet, Trinquet, Vermorel, Fer-rè, Dupont.

Istruzione: Courbet, Verdure, Giulio Miot, Vallès, G.B. Clément.

Sussistenze: Varlin, Parisel, V. Clément, Arturo Ar-nould, Champy.

Giustizia: Gambon, Dereure, Clémence, Langevin,Durand.

Lavoro e scambio: Theisz, Malon, Serailler, C. Lon-guet, Chalain.

Relazioni estere: Meillet, Carlo Gérardin, Amouroux,Johannard, Vallès.

Servizi pubblici: Ostyn, Vèsinier, Rastoul, Ant. Ar-naud, Pottier.

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Dopo la guerra, di cui ci occuperemo in appresso, lacosa più importante per la Comune fu certamentel'amministrazione delle finanze.

Questo dipartimento fu con molta intelligenza ammi-nistrato da Jourde, che trovò il mezzo di sovvenire a tut-te le spese reclamate dalla situazione, pur rimanendo inuna legalità da far disperare i nemici della rivoluzione.Egli riorganizzò i diversi servizi delle entrate, come ildazio, le contribuzioni, la locazione dei mercati, i tabac-chi, i francobolli, il registro, le entrate diverse della cittàdi Parigi, ecc. Così egli riescì ad assicurarsi un'entrata di5 o 600.000 fr. al giorno. Le spese sorpassavano le en-trate di circa 200.000 fr. Questo deficit quotidiano fu co-perto con diverse rimesse della Banca di Francia (ove laComune aveva delegato Beslay) sulle somme depositatedalla città di Parigi e col rientrare delle contribuzioni re-lative alle ferrovie. Ecco la decisione che spiega questoprovvedimento:

«Il delegato al Ministero delle finanze,«Viste le leggi e i regolamenti sui rapporti tra lo Stato

e le compagnie ferroviarie;«Considerando che importa determinare in qual pro-

porzione le imposte di ogni natura dovute dalle dettecompagnie possono percepirsi dalla Comune di Parigi;

«Che occorre fissare provvisoriamente il quantumdella somma da reclamarsi sull'arretrato delle impostedovute pel periodo anteriore al 18 marzo, ma che, in se-guito alla guerra colla Germania, alcune compagnie su-

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Dopo la guerra, di cui ci occuperemo in appresso, lacosa più importante per la Comune fu certamentel'amministrazione delle finanze.

Questo dipartimento fu con molta intelligenza ammi-nistrato da Jourde, che trovò il mezzo di sovvenire a tut-te le spese reclamate dalla situazione, pur rimanendo inuna legalità da far disperare i nemici della rivoluzione.Egli riorganizzò i diversi servizi delle entrate, come ildazio, le contribuzioni, la locazione dei mercati, i tabac-chi, i francobolli, il registro, le entrate diverse della cittàdi Parigi, ecc. Così egli riescì ad assicurarsi un'entrata di5 o 600.000 fr. al giorno. Le spese sorpassavano le en-trate di circa 200.000 fr. Questo deficit quotidiano fu co-perto con diverse rimesse della Banca di Francia (ove laComune aveva delegato Beslay) sulle somme depositatedalla città di Parigi e col rientrare delle contribuzioni re-lative alle ferrovie. Ecco la decisione che spiega questoprovvedimento:

«Il delegato al Ministero delle finanze,«Viste le leggi e i regolamenti sui rapporti tra lo Stato

e le compagnie ferroviarie;«Considerando che importa determinare in qual pro-

porzione le imposte di ogni natura dovute dalle dettecompagnie possono percepirsi dalla Comune di Parigi;

«Che occorre fissare provvisoriamente il quantumdella somma da reclamarsi sull'arretrato delle impostedovute pel periodo anteriore al 18 marzo, ma che, in se-guito alla guerra colla Germania, alcune compagnie su-

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birono perdite considerevoli, di cui è giusto che si tengaloro conto;

«Considerando che è il caso di stabilire le basi, su cuiverrà percetta l'imposta del decimo e che è equo di fissa-re al ventesimo del debito totale delle altre imposte spe-ciali alle ferrovie la parte applicabile alla Comune di Pa-rigi dopo il 18 marzo 1871;

Decreta:«Art. 1. Le compagnie del Nord, dell'Est, dell'Ovest,

d'Orleans e di Lione verseranno al Tesoro, nel terminedi quarantotto ore dalla pubblicazione del presente, lasomma di due milioni, imputabile all'arretrato delle loroimposte e ripartibili come segue tra le dette compagnie:

Compagnia del Nord fr. 303.000Compagnia dell'Ovest fr. 275.000Compagnia dell'Est fr. 354.000Compagnia di Lione fr. 692.000Compagnia d'Orleans fr. 376.000

Art. 2. Dal 18 marzo l'imposta del decimo sui viag-giatori e sui trasporti a grande velocità sarà percettasull'entrata lorda delle stazioni di Parigi.

«Art. 3. L'abbonamento pel registro delle azioni edobbligazioni, le imposte di trasmissione e sui titoli alportatore, e i decimi su di esse, le patenti, i diritti di li-cenza e di circolazione, le spese di polizia e di sorve-

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birono perdite considerevoli, di cui è giusto che si tengaloro conto;

«Considerando che è il caso di stabilire le basi, su cuiverrà percetta l'imposta del decimo e che è equo di fissa-re al ventesimo del debito totale delle altre imposte spe-ciali alle ferrovie la parte applicabile alla Comune di Pa-rigi dopo il 18 marzo 1871;

Decreta:«Art. 1. Le compagnie del Nord, dell'Est, dell'Ovest,

d'Orleans e di Lione verseranno al Tesoro, nel terminedi quarantotto ore dalla pubblicazione del presente, lasomma di due milioni, imputabile all'arretrato delle loroimposte e ripartibili come segue tra le dette compagnie:

Compagnia del Nord fr. 303.000Compagnia dell'Ovest fr. 275.000Compagnia dell'Est fr. 354.000Compagnia di Lione fr. 692.000Compagnia d'Orleans fr. 376.000

Art. 2. Dal 18 marzo l'imposta del decimo sui viag-giatori e sui trasporti a grande velocità sarà percettasull'entrata lorda delle stazioni di Parigi.

«Art. 3. L'abbonamento pel registro delle azioni edobbligazioni, le imposte di trasmissione e sui titoli alportatore, e i decimi su di esse, le patenti, i diritti di li-cenza e di circolazione, le spese di polizia e di sorve-

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glianza amministrativa e tutte le altre imposte analoghesi percepiranno sulla somma totale dovuta per tali impo-ste in ragione del ventesimo di questa somma, prenden-do per base il prodotto netto dell'esercizio precedente.

«Art. 4. Le contribuzioni fondiarie saranno dovutenella loro totalità nel circondario della Comune di Pari-gi.

Art. 5. Le compagnie ferroviarie verseranno, entrootto giorni, ai diversi preposti della Comune, l'ammon-tare delle imposte di qualunque natura, dovute dal 18marzo al 20 aprile 1871 inclusivamente.

«Partendo dal 20 aprile il conto si chiuderà regolar-mente e si salderà ogni decimo giorno.

«Il membro della Comune delegato alle finanzeJOURDE.»

La Comune spendeva circa fr. 800.000 al giorno, dicui più di 600.000 erano divorati dalla guerra. Risultadalle spiegazioni di Jourde davanti al Consiglio di guer-ra che il totale delle spese della Comune, durante tutto ilsuo dominio, si elevò a 53 milioni. A questo propositorimarchiamo che «il più bell'esercito della Francia» co-stava alla nazione tre milioni al giorno. 300.000 padri difamiglia, soldati di un'idea, non costavano che quellameschina paga, loro tanto rinfacciata. Le spese dell'eser-cito comunale non raggiungevano il quinto di quelledell'esercito versagliese. Il popolo solo conosce il disin-teresse e sa morir povero, oscuro, per un'idea. I milioni,le decorazioni, le lodi ufficiali sono pei suoi nemici, che

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glianza amministrativa e tutte le altre imposte analoghesi percepiranno sulla somma totale dovuta per tali impo-ste in ragione del ventesimo di questa somma, prenden-do per base il prodotto netto dell'esercizio precedente.

«Art. 4. Le contribuzioni fondiarie saranno dovutenella loro totalità nel circondario della Comune di Pari-gi.

Art. 5. Le compagnie ferroviarie verseranno, entrootto giorni, ai diversi preposti della Comune, l'ammon-tare delle imposte di qualunque natura, dovute dal 18marzo al 20 aprile 1871 inclusivamente.

«Partendo dal 20 aprile il conto si chiuderà regolar-mente e si salderà ogni decimo giorno.

«Il membro della Comune delegato alle finanzeJOURDE.»

La Comune spendeva circa fr. 800.000 al giorno, dicui più di 600.000 erano divorati dalla guerra. Risultadalle spiegazioni di Jourde davanti al Consiglio di guer-ra che il totale delle spese della Comune, durante tutto ilsuo dominio, si elevò a 53 milioni. A questo propositorimarchiamo che «il più bell'esercito della Francia» co-stava alla nazione tre milioni al giorno. 300.000 padri difamiglia, soldati di un'idea, non costavano che quellameschina paga, loro tanto rinfacciata. Le spese dell'eser-cito comunale non raggiungevano il quinto di quelledell'esercito versagliese. Il popolo solo conosce il disin-teresse e sa morir povero, oscuro, per un'idea. I milioni,le decorazioni, le lodi ufficiali sono pei suoi nemici, che

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sfruttano il suo lavoro intitolandosi «galantuomini» echiamando lui, il pagatore universale, il Cireneo di tuttii tempi, l'eroe di tutte le cause giuste: «un ammasso dimalfattori e di reduci della galera».

In una delle prime sedute di maggio Jourde presentòun bilancio riassuntivo del movimento di fondi dal 20marzo al 30 aprile. Questo documento, pubblicato davari giornali, provò che i conti della Comune erano te-nuti dal segretario generale delle finanze G. Durand conesattezza scrupolosa. Negli ultimi tempi della Comunenon v'era da tenere che una buona contabilità, dacchè laBanca di Francia erasi assunta il servizio di cassa dellaComune, impegnandosi a versare ogni giorno fr.800.000 alle finanze pei bisogni del governo comunale.Tal misura indica – tra parentesi – l'impudenza dei gior-nali reazionari, i quali, dopo la disfatta, accusarono sin-goli uomini della Comune di essersi appropriati centina-ia di migliaia di franchi. Avrebbero dovuto prenderli allaBanca, ch'era il vero cassiere della Comune.

Un altro fatto. Verso il 10 maggio una compagnia in-glese mandò un delegato alla Commissione delle finan-ze offrendogli 50 milioni verso consegna di determinatiquadri. Tale vendita, soggiungevano i finanzieri inglesi,sarà risolubile e, durante un termine da stabilirsi, i qua-dri non saranno che un pegno nelle nostre mani, che voipotrete liberare restituendoci la somma anticipata. LaCommissione delle finanze, non riconoscendosi autoriz-zata a disporre di oggetti appartenenti alla nazione avantaggio della sola Parigi, diede un rifiuto reciso. Ed

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sfruttano il suo lavoro intitolandosi «galantuomini» echiamando lui, il pagatore universale, il Cireneo di tuttii tempi, l'eroe di tutte le cause giuste: «un ammasso dimalfattori e di reduci della galera».

In una delle prime sedute di maggio Jourde presentòun bilancio riassuntivo del movimento di fondi dal 20marzo al 30 aprile. Questo documento, pubblicato davari giornali, provò che i conti della Comune erano te-nuti dal segretario generale delle finanze G. Durand conesattezza scrupolosa. Negli ultimi tempi della Comunenon v'era da tenere che una buona contabilità, dacchè laBanca di Francia erasi assunta il servizio di cassa dellaComune, impegnandosi a versare ogni giorno fr.800.000 alle finanze pei bisogni del governo comunale.Tal misura indica – tra parentesi – l'impudenza dei gior-nali reazionari, i quali, dopo la disfatta, accusarono sin-goli uomini della Comune di essersi appropriati centina-ia di migliaia di franchi. Avrebbero dovuto prenderli allaBanca, ch'era il vero cassiere della Comune.

Un altro fatto. Verso il 10 maggio una compagnia in-glese mandò un delegato alla Commissione delle finan-ze offrendogli 50 milioni verso consegna di determinatiquadri. Tale vendita, soggiungevano i finanzieri inglesi,sarà risolubile e, durante un termine da stabilirsi, i qua-dri non saranno che un pegno nelle nostre mani, che voipotrete liberare restituendoci la somma anticipata. LaCommissione delle finanze, non riconoscendosi autoriz-zata a disporre di oggetti appartenenti alla nazione avantaggio della sola Parigi, diede un rifiuto reciso. Ed

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ecco perchè i giornali versagliesi annunciarono che laComune faceva denaro cogli oggetti d'arte del Louvre.

La delegazione delle sussistenze non ebbe che a ve-gliare alla conservazione ed allo sfogo dello stock la-sciato dal governo del 4 settembre. Importa notare chequesto stock era ragguardevole; onde il governo delladifesa nazionale mentiva pretendendo di aver capitolatodavanti alla fame. I commestibili abbandonati erano,nella massima parte, deteriorati; il che prova ch'eranoimmagazzinati prima dell'assedio. Pure si potè trarne di-screto partito. I salumi furono distribuiti copiosamenteai federati di servizio; si apersero oltreciò magazzini divendita in diversi circondari e, alla caduta della Comu-ne, l'approvvigionamento non era affatto esaurito; lostesso dicasi delle munizioni, lasciate in una quantitàinapprezzabile.

La Commissione di lavoro e di scambio era statacreata dietro domanda degli internazionalisti delegatialla Comune. Sfortunatamente non era il tempo di rifor-me sociali. Ad essa però si deve quanto fu fatto in talcampo.

La Commissione dei servizi pubblici dovette riorga-nizzare tutti i servizi di viabilità, di illuminazione, diconduttura, di cimiteri, ecc. Fu un'organizzazione con-dotta attivamente da Ostyn, primo delegato a quei servi-zi. Il suo successore Andrieu non fece che seguirne letraccie. I servizi pubblici dovettero inoltre occuparsidelle requisizioni di alloggi, che furono numerose, trat-tandosi di dar ricovero a migliaia di vittime del bombar-

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ecco perchè i giornali versagliesi annunciarono che laComune faceva denaro cogli oggetti d'arte del Louvre.

La delegazione delle sussistenze non ebbe che a ve-gliare alla conservazione ed allo sfogo dello stock la-sciato dal governo del 4 settembre. Importa notare chequesto stock era ragguardevole; onde il governo delladifesa nazionale mentiva pretendendo di aver capitolatodavanti alla fame. I commestibili abbandonati erano,nella massima parte, deteriorati; il che prova ch'eranoimmagazzinati prima dell'assedio. Pure si potè trarne di-screto partito. I salumi furono distribuiti copiosamenteai federati di servizio; si apersero oltreciò magazzini divendita in diversi circondari e, alla caduta della Comu-ne, l'approvvigionamento non era affatto esaurito; lostesso dicasi delle munizioni, lasciate in una quantitàinapprezzabile.

La Commissione di lavoro e di scambio era statacreata dietro domanda degli internazionalisti delegatialla Comune. Sfortunatamente non era il tempo di rifor-me sociali. Ad essa però si deve quanto fu fatto in talcampo.

La Commissione dei servizi pubblici dovette riorga-nizzare tutti i servizi di viabilità, di illuminazione, diconduttura, di cimiteri, ecc. Fu un'organizzazione con-dotta attivamente da Ostyn, primo delegato a quei servi-zi. Il suo successore Andrieu non fece che seguirne letraccie. I servizi pubblici dovettero inoltre occuparsidelle requisizioni di alloggi, che furono numerose, trat-tandosi di dar ricovero a migliaia di vittime del bombar-

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damento. Ma la vera somministrazione dei servizi pub-blici spettava ai maires di circondario, che avevano unacerta autonomia e funzionarono colla massima libertà.

La delegazione all'istruzione non ebbe il tempo difunzionare. Le diverse municipalità avevano preso l'ini-ziativa della soppressione dell'insegnamento religiosoEssa ratificò questa risoluzione, aumentò gli onorari deimaestri e delle maestre e si occupava di fondare unascuola modello per l'inaugurazione del metodo speri-mentale, quando avvenne la caduta della Comune.

La delegazione dei rapporti esteri doveva essere so-vratutto un comitato di propaganda. È ciò che il delega-to Pasquale Grousset non comprese subito. Verso la fined'aprile, però, egli spedì in provincia un certo numero didelegati, scelti con più o meno criterio e le cui istruzionitroppo limitate non permisero di far gran che. La ragio-ne era l'impossibilità pei parigini di giudicare del verostato della Francia, in mezzo al precipitare continuo de-gli avvenimenti. Le elezioni municipali del 30 aprileformarono lo stupore della gran capitale, che non riesci-va a capire come i comuni francesi potessero essere fa-vorevoli alla causa di Parigi. quando l'esercito di provin-cia si mostrava fanatico per la repressione e per la ven-detta.

Il movimento delle grandi città della Francia essendo,come vedremo, abortito, sembrava dovesse risultarneuna reazione generale. Nulla di tutto questo; e lo dimo-strò appunto il voto del 30 aprile. Giusta quanto asseri-rono i delegati della Comune in provincia, i contadini

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damento. Ma la vera somministrazione dei servizi pub-blici spettava ai maires di circondario, che avevano unacerta autonomia e funzionarono colla massima libertà.

La delegazione all'istruzione non ebbe il tempo difunzionare. Le diverse municipalità avevano preso l'ini-ziativa della soppressione dell'insegnamento religiosoEssa ratificò questa risoluzione, aumentò gli onorari deimaestri e delle maestre e si occupava di fondare unascuola modello per l'inaugurazione del metodo speri-mentale, quando avvenne la caduta della Comune.

La delegazione dei rapporti esteri doveva essere so-vratutto un comitato di propaganda. È ciò che il delega-to Pasquale Grousset non comprese subito. Verso la fined'aprile, però, egli spedì in provincia un certo numero didelegati, scelti con più o meno criterio e le cui istruzionitroppo limitate non permisero di far gran che. La ragio-ne era l'impossibilità pei parigini di giudicare del verostato della Francia, in mezzo al precipitare continuo de-gli avvenimenti. Le elezioni municipali del 30 aprileformarono lo stupore della gran capitale, che non riesci-va a capire come i comuni francesi potessero essere fa-vorevoli alla causa di Parigi. quando l'esercito di provin-cia si mostrava fanatico per la repressione e per la ven-detta.

Il movimento delle grandi città della Francia essendo,come vedremo, abortito, sembrava dovesse risultarneuna reazione generale. Nulla di tutto questo; e lo dimo-strò appunto il voto del 30 aprile. Giusta quanto asseri-rono i delegati della Comune in provincia, i contadini

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Page 136: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

accolsero favorevolmente il seguente manifesto, ispiratodalla signora André Léo, e diffuso in più di 100.000 co-pie:

C O M U N E D I PA R IG I.Ai lavoratori delle campagne.

«Fratello, ti s'inganna. I nostri interessi sono i mede-simi. Ciò ch'io domando, tu pure lo vuoi; l'emancipazio-ne ch'io reclamo è la tua. Che importa se il pane, il ve-stito, il tetto, il soccorso mancano piuttosto nella cittàche nella campagna a chi produce tutta la ricchezza diquesto mondo ? Che importa che l'oppressore si chiami,piuttosto gran proprietario che industriale? Da te, comeda noi, la giornata è lunga e faticosa e non apporta nem-manco ciò che basta ai bisogni fisici. A te, come a me,mancano la libertà, il piacere, la vita dello spirito e delcuore. Noi siamo ancora e sempre, tu ed io, i vassallidella miseria.

«Ecco più d'un secolo, o contadino, o povero giorna-liero, che senti ripetere che la proprietà è il sacro fruttodel lavoro e che lo credi. Ma apri adunque gli occhi eguardati intorno; guarda te stesso e vedrai che è unamenzogna. Eccoti vecchio; tu hai sempre lavorato; tutti ituoi giorni li passasti colla vanga o colla falce in mano,dall'alba alla notte – eppure ora tu non solo non sei ric-co, ma non hai nemmeno un tozzo di pane per la tua

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accolsero favorevolmente il seguente manifesto, ispiratodalla signora André Léo, e diffuso in più di 100.000 co-pie:

C O M U N E D I PA R IG I.Ai lavoratori delle campagne.

«Fratello, ti s'inganna. I nostri interessi sono i mede-simi. Ciò ch'io domando, tu pure lo vuoi; l'emancipazio-ne ch'io reclamo è la tua. Che importa se il pane, il ve-stito, il tetto, il soccorso mancano piuttosto nella cittàche nella campagna a chi produce tutta la ricchezza diquesto mondo ? Che importa che l'oppressore si chiami,piuttosto gran proprietario che industriale? Da te, comeda noi, la giornata è lunga e faticosa e non apporta nem-manco ciò che basta ai bisogni fisici. A te, come a me,mancano la libertà, il piacere, la vita dello spirito e delcuore. Noi siamo ancora e sempre, tu ed io, i vassallidella miseria.

«Ecco più d'un secolo, o contadino, o povero giorna-liero, che senti ripetere che la proprietà è il sacro fruttodel lavoro e che lo credi. Ma apri adunque gli occhi eguardati intorno; guarda te stesso e vedrai che è unamenzogna. Eccoti vecchio; tu hai sempre lavorato; tutti ituoi giorni li passasti colla vanga o colla falce in mano,dall'alba alla notte – eppure ora tu non solo non sei ric-co, ma non hai nemmeno un tozzo di pane per la tua

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vecchiaia. Tutti i tuoi guadagni se n'andarono ad alleva-re dei figli, che la coscrizione va a strapparti o che, ac-casandosi alla lor volta, condurranno la vita da bestie dasoma che tu hai condotto, per finire miserabilmentecome te, poichè il vigore perduto dei tuoi muscoli non ticonsente più di trovar lavoro – mentre i tuoi figli saran-no funestati dallo spettacolo e dal peso della tua vec-chiaia, che ti obbligherà, bentosto, a cercare di porta inporta una spregevole e fredda elemosina.

«Ciò non è giusto; non lo senti, o fratello contadino?Vedi dunque bene che ti s'inganna; poichè, se fosse veroche la proprietà è il frutto del lavoro, tu saresti proprie-tario, tu che hai tanto lavorato. Tu possederesti quellapiccola casa, con un giardino e un orto, che fu il sogno,lo scopo, la passione di tutta la tua vita, ma che tu nonriescisti a raggiungere – o che tu raggiungesti forse, oinfelice, a prezzo d'un debito che ti sfibra, ti divora eforzerà i tuoi figli a vendere, appena sarai morto, se nonanche prima, quel tetto, che tanto ti costò! No, fratello,il lavoro non dà la proprietà. Essa si trasmette per caso osi conquista coll'astuzia. I ricchi sono oziosi; i lavoratorisono poveri – e rimangono poveri. Questa è la regola; ilresto non è che l'eccezione.

«Ciò non è giusto. Ed ecco perchè Parigi si agita, re-clama, insorge e vuol mutare le leggi che danno ognipotere ai ricchi sui poveri. Parigi vuole che il figlio delcontadino sia altrettanto istruito come quello del ricco egratuitamente, poichè la scienza umana è un bene co-mune di tutti gli uomini.

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vecchiaia. Tutti i tuoi guadagni se n'andarono ad alleva-re dei figli, che la coscrizione va a strapparti o che, ac-casandosi alla lor volta, condurranno la vita da bestie dasoma che tu hai condotto, per finire miserabilmentecome te, poichè il vigore perduto dei tuoi muscoli non ticonsente più di trovar lavoro – mentre i tuoi figli saran-no funestati dallo spettacolo e dal peso della tua vec-chiaia, che ti obbligherà, bentosto, a cercare di porta inporta una spregevole e fredda elemosina.

«Ciò non è giusto; non lo senti, o fratello contadino?Vedi dunque bene che ti s'inganna; poichè, se fosse veroche la proprietà è il frutto del lavoro, tu saresti proprie-tario, tu che hai tanto lavorato. Tu possederesti quellapiccola casa, con un giardino e un orto, che fu il sogno,lo scopo, la passione di tutta la tua vita, ma che tu nonriescisti a raggiungere – o che tu raggiungesti forse, oinfelice, a prezzo d'un debito che ti sfibra, ti divora eforzerà i tuoi figli a vendere, appena sarai morto, se nonanche prima, quel tetto, che tanto ti costò! No, fratello,il lavoro non dà la proprietà. Essa si trasmette per caso osi conquista coll'astuzia. I ricchi sono oziosi; i lavoratorisono poveri – e rimangono poveri. Questa è la regola; ilresto non è che l'eccezione.

«Ciò non è giusto. Ed ecco perchè Parigi si agita, re-clama, insorge e vuol mutare le leggi che danno ognipotere ai ricchi sui poveri. Parigi vuole che il figlio delcontadino sia altrettanto istruito come quello del ricco egratuitamente, poichè la scienza umana è un bene co-mune di tutti gli uomini.

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«Parigi vuole che non vi sia più un re, che riceva 30milioni del denaro del popolo per ingrassarne la sua fa-miglia e i suoi favoriti; vuole che invece le imposte di-minuiscano. Parigi domanda che non vi siano più sti-pendi da 20.000 o da 100.000 franchi per dar da man-giare ad un uomo, in un anno solo, la fortuna di parec-chie famiglie e vuole che, con tale economia, si fondinoasili per gli operai vecchi.

«Parigi chiede che ogni uomo non proprietario nonpaghi un soldo d'imposta; che chi non possiede che unacasa col suo giardino non paghi neppur esso; che le pic-cole fortune paghino un'imposta mite – e che tutto ilpeso dell'imposta incomba sui ricchi.

«Parigi chiede che siano obbligati i deputati, i senato-ri ed i bonapartisti, autori della guerra, a pagare i 5 mi-liardi alla Prussia – e che si vendano, a tale scopo, leloro proprietà insieme ai beni della Corona, inutili ormaiper la Francia.

«Parigi chiede che la giustizia non costi più nulla achi ne ha bisogno e che il popolo stesso scelga i suoigiudici.

«Parigi vuole infine – ascolta bene – o lavoratore del-le campagne, povero giornaliero, piccolo proprietariodivorato dall'usura, mezzadro, voi tutti che seminate,raccogliete, sudate pel profitto di qualcuno che non fanulla – Parigi vuole la terra al contadino, l'utensileall'operaio, il lavoro per tutti.

«La guerra che Parigi conduce in questo momento èla guerra contro l'usura, la menzogna, l'ozio. Vi si dice: i

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«Parigi vuole che non vi sia più un re, che riceva 30milioni del denaro del popolo per ingrassarne la sua fa-miglia e i suoi favoriti; vuole che invece le imposte di-minuiscano. Parigi domanda che non vi siano più sti-pendi da 20.000 o da 100.000 franchi per dar da man-giare ad un uomo, in un anno solo, la fortuna di parec-chie famiglie e vuole che, con tale economia, si fondinoasili per gli operai vecchi.

«Parigi chiede che ogni uomo non proprietario nonpaghi un soldo d'imposta; che chi non possiede che unacasa col suo giardino non paghi neppur esso; che le pic-cole fortune paghino un'imposta mite – e che tutto ilpeso dell'imposta incomba sui ricchi.

«Parigi chiede che siano obbligati i deputati, i senato-ri ed i bonapartisti, autori della guerra, a pagare i 5 mi-liardi alla Prussia – e che si vendano, a tale scopo, leloro proprietà insieme ai beni della Corona, inutili ormaiper la Francia.

«Parigi chiede che la giustizia non costi più nulla achi ne ha bisogno e che il popolo stesso scelga i suoigiudici.

«Parigi vuole infine – ascolta bene – o lavoratore del-le campagne, povero giornaliero, piccolo proprietariodivorato dall'usura, mezzadro, voi tutti che seminate,raccogliete, sudate pel profitto di qualcuno che non fanulla – Parigi vuole la terra al contadino, l'utensileall'operaio, il lavoro per tutti.

«La guerra che Parigi conduce in questo momento èla guerra contro l'usura, la menzogna, l'ozio. Vi si dice: i

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parigini, i socialisti vogliono «spartire». – Eh, buonagente, non vedete chi ve lo dice? Non è forse «spartire»il vivere del lavoro altrui non facendo nulla? Avretebene inteso qualche volta che i ladri, per cavarsela, gri-dano: dàlli al ladro! E riescono a scappare, mentre si ar-resta il derubato!

«Sì; i frutti della terra a chi li coltiva. A ciascuno ilsuo; il lavoro per tutti. Non più ricchi e poveri. Non piùlavoro senza riposo, non più riposo senza lavoro. Ciò èfattibile; sarebbe meglio non credere a nulla di quelloche credere che la giustizia non sia cosa possibile. Nonoccorre per ciò che far buone leggi, il che avverrà quan-do i lavoratori cesseranno d'essere ingannati dagli ozio-si.

«Ed allora, credetelo, fratelli, le fiere ed i mercati sa-ranno migliori per chi produce i cereali e la carne e piùabbondanti per tutti che non ai tempi degli imperatori odei re. Giacchè allora il lavoratore sarà forte e ben nutri-to ed il lavoro sarà libero dalle imposte, dalle patenti edalle decime, che, come vedete bene, la grande rivolu-zione non ha completamente portato via.

«Voi lo vedete, adunque, o abitanti delle campagne, lacausa di Parigi è la vostra ed è per voi ch'esso lavora, la-vorando per l'operaio. I generali che, in questo momentol'attaccano, sono quelli che tradirono la Francia. I depu-tati, che nominaste senza conoscerli, vogliono ricondur-re Enrico V. Se Parigi cade, il giogo della miseria resteràsul vostro collo e passerà su quello dei vostri figli. Aiu-tatela dunque a trionfare e, qualunque cosa avvenga,

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parigini, i socialisti vogliono «spartire». – Eh, buonagente, non vedete chi ve lo dice? Non è forse «spartire»il vivere del lavoro altrui non facendo nulla? Avretebene inteso qualche volta che i ladri, per cavarsela, gri-dano: dàlli al ladro! E riescono a scappare, mentre si ar-resta il derubato!

«Sì; i frutti della terra a chi li coltiva. A ciascuno ilsuo; il lavoro per tutti. Non più ricchi e poveri. Non piùlavoro senza riposo, non più riposo senza lavoro. Ciò èfattibile; sarebbe meglio non credere a nulla di quelloche credere che la giustizia non sia cosa possibile. Nonoccorre per ciò che far buone leggi, il che avverrà quan-do i lavoratori cesseranno d'essere ingannati dagli ozio-si.

«Ed allora, credetelo, fratelli, le fiere ed i mercati sa-ranno migliori per chi produce i cereali e la carne e piùabbondanti per tutti che non ai tempi degli imperatori odei re. Giacchè allora il lavoratore sarà forte e ben nutri-to ed il lavoro sarà libero dalle imposte, dalle patenti edalle decime, che, come vedete bene, la grande rivolu-zione non ha completamente portato via.

«Voi lo vedete, adunque, o abitanti delle campagne, lacausa di Parigi è la vostra ed è per voi ch'esso lavora, la-vorando per l'operaio. I generali che, in questo momentol'attaccano, sono quelli che tradirono la Francia. I depu-tati, che nominaste senza conoscerli, vogliono ricondur-re Enrico V. Se Parigi cade, il giogo della miseria resteràsul vostro collo e passerà su quello dei vostri figli. Aiu-tatela dunque a trionfare e, qualunque cosa avvenga,

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rammentate bene queste parole – giacchè vi saranno ri-voluzioni nel mondo fino a che esse siano compiute: Laterra al contadino, l'utensile all'operaio, il lavoro pertutti.

«I LAVORATORI DI PARIGI».

Il delegato alla giustizia, Protot, aveva intrapreso lariforma completa del sistema giudiziario della Francia,sulla base dei giudici e ufficiali giudiziari elettivi e digaranzie serie date all'accusato. Gli si deve l'iniziativadei differenti decreti relativi all'organizzazione giudizia-ria, promulgati dalla Comune e da noi già rammentati.

Se v'era cosa importante per la Comune, nelle contin-genze difficili che essa attraversava, questa era l'orga-nizzazione d'una buona polizia politica. Era la mansionedella Commissione di sicurezza generale, la cui autoritàera concentrata nelle mani di Ferrè e di Rigault, che nonsi mostrarono però all'altezza del mandato. Non vi fumai un servizio regolare. Si voleva fare ad ogni costodella polizia dispotica, arrestando di qua e di là, senzamai mettere la mano sugli elementi veramente pericolo-si. Durante questo tempo, coloro che desideravano la ca-duta della Comune, mediante un movimento interno, co-spiravano, organizzando l'esercito dei malcontenti. Era-no ventimila, provvisti, pel momento opportuno, di se-gni di riconoscimento (il bracciale tricolore) e di una pa-rola d'ordine – e i delegati della sicurezza non sapevanonulla. La cospirazione si allargava, le municipalità face-vano, per loro conto, arresti che le mettevano sull'avvi-

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rammentate bene queste parole – giacchè vi saranno ri-voluzioni nel mondo fino a che esse siano compiute: Laterra al contadino, l'utensile all'operaio, il lavoro pertutti.

«I LAVORATORI DI PARIGI».

Il delegato alla giustizia, Protot, aveva intrapreso lariforma completa del sistema giudiziario della Francia,sulla base dei giudici e ufficiali giudiziari elettivi e digaranzie serie date all'accusato. Gli si deve l'iniziativadei differenti decreti relativi all'organizzazione giudizia-ria, promulgati dalla Comune e da noi già rammentati.

Se v'era cosa importante per la Comune, nelle contin-genze difficili che essa attraversava, questa era l'orga-nizzazione d'una buona polizia politica. Era la mansionedella Commissione di sicurezza generale, la cui autoritàera concentrata nelle mani di Ferrè e di Rigault, che nonsi mostrarono però all'altezza del mandato. Non vi fumai un servizio regolare. Si voleva fare ad ogni costodella polizia dispotica, arrestando di qua e di là, senzamai mettere la mano sugli elementi veramente pericolo-si. Durante questo tempo, coloro che desideravano la ca-duta della Comune, mediante un movimento interno, co-spiravano, organizzando l'esercito dei malcontenti. Era-no ventimila, provvisti, pel momento opportuno, di se-gni di riconoscimento (il bracciale tricolore) e di una pa-rola d'ordine – e i delegati della sicurezza non sapevanonulla. La cospirazione si allargava, le municipalità face-vano, per loro conto, arresti che le mettevano sull'avvi-

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so, quando essi appresero che non avevano saputo vedernulla; ed anche dopo la scoperta della cosa, non feceroche un centinaio d'arresti. Non uno dei capi fu preso.

Assai migliore era la polizia che Versailles faceva inParigi. Spie ve n'era dappertutto, le quali spesso disorga-nizzavano i nostri servizi amministrativi portando il pa-nico nei nostri avamposti; mentre sapevano insinuarsinello stato maggiore, alla Commissione per la guerra enell'Hôtel-de-Ville.

La Comune avrebbe avuto bisogno d'una sorveglian-za abile, politica, saggia benchè severa – e non si avevache una polizia svergognata. Confessiamo che il cómpi-to era grave. Non si potevano trovare agenti, per l'ostili-tà del popolo; gli avvenimenti precipitavano, impedendoun'organizzazione paziente; mentre si aveva di fronte laschifosa, ma sapientemente organizzata, polizia ex-imperiale, di cui gli uomini di Versailles non mancaronodi servirsi.

V'è ancora un'altra scusante pei delegati alla sicurez-za; essi erano giovanissimi. Rigault e Ferrè non avevanoancora venticinque anni; quanto ad A. Dupont egli eratroppo essenzialmente cospiratore per piegarsi alle esi-genze dei costumi attuali in riguardo all'organizzazioned'una buona polizia politica. Da questa polizia, a tortood a ragione, la morale pubblica, quella dei socialisti al-meno, vuole assolutamente escludere il confidente.

Quanto all'ordine propriamente detto, abbiamo giànotato che la sicurezza in Parigi non fu mai tanta quanto

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so, quando essi appresero che non avevano saputo vedernulla; ed anche dopo la scoperta della cosa, non feceroche un centinaio d'arresti. Non uno dei capi fu preso.

Assai migliore era la polizia che Versailles faceva inParigi. Spie ve n'era dappertutto, le quali spesso disorga-nizzavano i nostri servizi amministrativi portando il pa-nico nei nostri avamposti; mentre sapevano insinuarsinello stato maggiore, alla Commissione per la guerra enell'Hôtel-de-Ville.

La Comune avrebbe avuto bisogno d'una sorveglian-za abile, politica, saggia benchè severa – e non si avevache una polizia svergognata. Confessiamo che il cómpi-to era grave. Non si potevano trovare agenti, per l'ostili-tà del popolo; gli avvenimenti precipitavano, impedendoun'organizzazione paziente; mentre si aveva di fronte laschifosa, ma sapientemente organizzata, polizia ex-imperiale, di cui gli uomini di Versailles non mancaronodi servirsi.

V'è ancora un'altra scusante pei delegati alla sicurez-za; essi erano giovanissimi. Rigault e Ferrè non avevanoancora venticinque anni; quanto ad A. Dupont egli eratroppo essenzialmente cospiratore per piegarsi alle esi-genze dei costumi attuali in riguardo all'organizzazioned'una buona polizia politica. Da questa polizia, a tortood a ragione, la morale pubblica, quella dei socialisti al-meno, vuole assolutamente escludere il confidente.

Quanto all'ordine propriamente detto, abbiamo giànotato che la sicurezza in Parigi non fu mai tanta quanto

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dal 19 marzo al 21 maggio. Non un attentato contro lepersone o le proprietà.

A chi obbiettasse che la Comune irreggimentò i redu-ci dalle prigioni, risponderà che sono ben lontano dalconsiderare questi diseredati della nostra iniqua organiz-zazione sociale come gente maledetta. Si sa donde essi,in generale, provengono: l'abbandono e la miseria dap-prima, la casa di correzione, la riprovazione cieca, losfruttamento poi; di guisa che d'un uomo, che avrebbepotuto renderle dei servigi, la società matrigna fa unbandito, cui perseguita ignominiosamente fino al patibo-lo. Alcune migliaia di questi disgraziati, sentendo istin-tivamente che, sotto il regime dell'eguaglianza, il vizioed il delitto devono scomparire, andarono a chiederedelle armi alle loro municipalità. Siccome non portava-no impresse sulle fronti le loro condanne, le armi nonvennero loro rifiutate. Agli avamposti, colla divisa delfederato, seppero fare il loro dovere di cittadini. Eranocirca due o tremila al più.

Gridino pure che la Comune era pertanto una societàdi banditi. Forsechè condannando un affamato o un de-pravato, reso ladro dalla miseria e dal cattivo esempio,al carcere temporaneo, si intende condannarlo a morte?E, se ciò non è, la società deve riaprirgli le sue braccia.Certo così non succede nel mondo borghese, ove i ladridi milioni troneggiano e mandano in prigione il poveroaffamato, che ha rubato un pane.

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dal 19 marzo al 21 maggio. Non un attentato contro lepersone o le proprietà.

A chi obbiettasse che la Comune irreggimentò i redu-ci dalle prigioni, risponderà che sono ben lontano dalconsiderare questi diseredati della nostra iniqua organiz-zazione sociale come gente maledetta. Si sa donde essi,in generale, provengono: l'abbandono e la miseria dap-prima, la casa di correzione, la riprovazione cieca, losfruttamento poi; di guisa che d'un uomo, che avrebbepotuto renderle dei servigi, la società matrigna fa unbandito, cui perseguita ignominiosamente fino al patibo-lo. Alcune migliaia di questi disgraziati, sentendo istin-tivamente che, sotto il regime dell'eguaglianza, il vizioed il delitto devono scomparire, andarono a chiederedelle armi alle loro municipalità. Siccome non portava-no impresse sulle fronti le loro condanne, le armi nonvennero loro rifiutate. Agli avamposti, colla divisa delfederato, seppero fare il loro dovere di cittadini. Eranocirca due o tremila al più.

Gridino pure che la Comune era pertanto una societàdi banditi. Forsechè condannando un affamato o un de-pravato, reso ladro dalla miseria e dal cattivo esempio,al carcere temporaneo, si intende condannarlo a morte?E, se ciò non è, la società deve riaprirgli le sue braccia.Certo così non succede nel mondo borghese, ove i ladridi milioni troneggiano e mandano in prigione il poveroaffamato, che ha rubato un pane.

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Page 143: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

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Insomma, la macchina amministrativa funzionavapassabilmente, meglio che non si sperava, tra i prudentiche gridavano: Scavezzacolli! e gli impazienti che gri-davano: Reazionari!

Data la situazione, era difficile far meglio. La mag-gior parte dei membri della Comune e dei capi dei di-versi servizi, schiacciati sotto un lavoro ininterrotto, sot-to veglie continuate, sotto preoccupazioni molteplici esotto il sentimento della loro responsabilità, si trovavanocostantemente in quello stato nervoso che passadall'abbattimento alla sovreccitazione e da questaall'esaurimento, turbando e sterilizzando le intelligenzepiù solide e fredde.

Gli uomini della rivoluzione comunale furono al di-sotto del loro cómpito – si è sempre al disotto di un po-polo insorto – ma non poterono dare, in quei giorni tem-pestosi, ciò che avrebbero potuto in epoche più calme.Nè le teorie, nè gli uomini possono essere equamentegiudicati sui loro atti compiuti allo scoppio di una similefornace rivoluzionaria. Dico questo solamente per laparte amministrativa, che fu la meglio condotta. Non fuil minore degli errori di parecchi membri della Comunequello di sacrificare la parte direttiva e politica a questaparte pratica. È un po' per questo che l'idea rivoluziona-ria del 18 marzo mancò d'interpreti autorevoli e la situa-zione d'uomini capaci di dominarla. Aggiungasi che non

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Insomma, la macchina amministrativa funzionavapassabilmente, meglio che non si sperava, tra i prudentiche gridavano: Scavezzacolli! e gli impazienti che gri-davano: Reazionari!

Data la situazione, era difficile far meglio. La mag-gior parte dei membri della Comune e dei capi dei di-versi servizi, schiacciati sotto un lavoro ininterrotto, sot-to veglie continuate, sotto preoccupazioni molteplici esotto il sentimento della loro responsabilità, si trovavanocostantemente in quello stato nervoso che passadall'abbattimento alla sovreccitazione e da questaall'esaurimento, turbando e sterilizzando le intelligenzepiù solide e fredde.

Gli uomini della rivoluzione comunale furono al di-sotto del loro cómpito – si è sempre al disotto di un po-polo insorto – ma non poterono dare, in quei giorni tem-pestosi, ciò che avrebbero potuto in epoche più calme.Nè le teorie, nè gli uomini possono essere equamentegiudicati sui loro atti compiuti allo scoppio di una similefornace rivoluzionaria. Dico questo solamente per laparte amministrativa, che fu la meglio condotta. Non fuil minore degli errori di parecchi membri della Comunequello di sacrificare la parte direttiva e politica a questaparte pratica. È un po' per questo che l'idea rivoluziona-ria del 18 marzo mancò d'interpreti autorevoli e la situa-zione d'uomini capaci di dominarla. Aggiungasi che non

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Page 144: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

è in due mesi di battaglia che un partito ha il tempo dimostrare la sua potenza organizzatrice.

Ecco ora le diverse nomine a cui si procedette:Theisz, direttore delle poste;Bastelica, direttore dei dazi;Combault, direttore delle contribuzioni indirette;J. Fontaine, direttore dei demanî;Treillard, direttore dell'assistenza pubblica;Olivier, direttore del registro;Camélinat, direttore della zecca;Beslay, delegato alla Banca;Andrieu, capo del personale amministrativo;Paolo Pia, ispettore delle ferrovie;Beniamino Gastineau, direttore del Conservatorio;Elia Réclus, direttore della Biblioteca nazionale;E. Moulé, direttore del Museo;Varlin, intendente generale;Caron, segretario generale ai servizi pubblici;Pauvert, direttore dei telegrafi;Dott. Sémerie, direttore delle ambulanze, ecc.Malgrado la loro incontestabile insufficienza ed i loro

numerosi errori, i membri della Comune non furonomeno i rappresentanti sinceri di quelle idee, di cui il 18marzo aveva assicurato il momentaneo trionfo. Questifigli della folla s'ispirarono sempre alla folla. È così che,se nei decreti si trovano vedute contradditorie, la Di-chiarazione al popolo francese, questo testamento dellaComune, è completamente dominata dall'idea federativae socialista. Si rimproverò a questo documento la man-

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è in due mesi di battaglia che un partito ha il tempo dimostrare la sua potenza organizzatrice.

Ecco ora le diverse nomine a cui si procedette:Theisz, direttore delle poste;Bastelica, direttore dei dazi;Combault, direttore delle contribuzioni indirette;J. Fontaine, direttore dei demanî;Treillard, direttore dell'assistenza pubblica;Olivier, direttore del registro;Camélinat, direttore della zecca;Beslay, delegato alla Banca;Andrieu, capo del personale amministrativo;Paolo Pia, ispettore delle ferrovie;Beniamino Gastineau, direttore del Conservatorio;Elia Réclus, direttore della Biblioteca nazionale;E. Moulé, direttore del Museo;Varlin, intendente generale;Caron, segretario generale ai servizi pubblici;Pauvert, direttore dei telegrafi;Dott. Sémerie, direttore delle ambulanze, ecc.Malgrado la loro incontestabile insufficienza ed i loro

numerosi errori, i membri della Comune non furonomeno i rappresentanti sinceri di quelle idee, di cui il 18marzo aveva assicurato il momentaneo trionfo. Questifigli della folla s'ispirarono sempre alla folla. È così che,se nei decreti si trovano vedute contradditorie, la Di-chiarazione al popolo francese, questo testamento dellaComune, è completamente dominata dall'idea federativae socialista. Si rimproverò a questo documento la man-

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canza di precisione; l'accusa può essere fondata: le duecorrenti, giacobinismo e socialismo, che dividevano laComune e la stessa popolazione operaia, resero necessa-ria l'intesa su un terreno conciliativo, il che non potè chenuocere alla chiarezza delle idee espresse od accennate-vi. Ecco il testo di questo memorando documento:

Dichiarazione al popolo francese.«Nel doloroso e terribile conflitto, che impone, anco-

ra una volta, a Parigi gli orrori dell'assedio e del bom-bardamento, che fa scorrere il sangue francese, che faperire i nostri fratelli, le nostre donne, i nostri figli sottogli obici e la mitraglia, è necessario che l'opinione pub-blica non sia divisa, che la coscienza nazionale non siaturbata.

«Bisogna che Parigi, che tutto il paese sappiano qualè la natura, la ragione, lo scopo della rivoluzione com-piutasi. Bisogna infine che la responsabilità dei lutti,delle sofferenze, delle disgrazie di cui siamo le vittime,ricada su coloro che, dopo tradita la Francia e consegna-ta Parigi allo straniero, perseguono, con cieca e crudeleostinazione, la rovina della capitale, affine di seppellirenel disastro della repubblica e della libertà la doppia te-stimonianza del loro tradimento e del loro delitto.

«La Comune ha il dovere di affermare e di determina-re le aspirazioni ed i voti della popolazione di Parigi; diprecisare il carattere del movimento del 18 marzo, in-

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canza di precisione; l'accusa può essere fondata: le duecorrenti, giacobinismo e socialismo, che dividevano laComune e la stessa popolazione operaia, resero necessa-ria l'intesa su un terreno conciliativo, il che non potè chenuocere alla chiarezza delle idee espresse od accennate-vi. Ecco il testo di questo memorando documento:

Dichiarazione al popolo francese.«Nel doloroso e terribile conflitto, che impone, anco-

ra una volta, a Parigi gli orrori dell'assedio e del bom-bardamento, che fa scorrere il sangue francese, che faperire i nostri fratelli, le nostre donne, i nostri figli sottogli obici e la mitraglia, è necessario che l'opinione pub-blica non sia divisa, che la coscienza nazionale non siaturbata.

«Bisogna che Parigi, che tutto il paese sappiano qualè la natura, la ragione, lo scopo della rivoluzione com-piutasi. Bisogna infine che la responsabilità dei lutti,delle sofferenze, delle disgrazie di cui siamo le vittime,ricada su coloro che, dopo tradita la Francia e consegna-ta Parigi allo straniero, perseguono, con cieca e crudeleostinazione, la rovina della capitale, affine di seppellirenel disastro della repubblica e della libertà la doppia te-stimonianza del loro tradimento e del loro delitto.

«La Comune ha il dovere di affermare e di determina-re le aspirazioni ed i voti della popolazione di Parigi; diprecisare il carattere del movimento del 18 marzo, in-

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compreso, misconosciuto e calunniato dagli uomini po-litici sedenti a Versailles.

«Questa volta ancora, Parigi lavora e soffre per laFrancia intera, di cui prepara, con combattimenti e sacri-fici, la rigenerazione attuale, morale, amministrativa edeconomica, la gloria e la prosperità.

«Che chiede essa?«Il riconoscimento ed il consolidamento della repub-

blica, sola forma di governo compatibile coi diritti delpopolo e collo sviluppo regolare e libero della società.

«L'autonomia assoluta della Comune, estesa a tutte lelocalità della Francia e la quale assicuri a ciascunol'integralità dei suoi diritti ed il pieno esercizio delle suefacoltà e delle sue attitudini, come uomo, cittadino e la-voratore.

«L'autonomia della Comune non avrà altro limite cheil diritto d'autonomia eguale per tutte le altre Comuniaderenti al contratto e la cui associazione deve assicura-re l'unità francese.

«I diritti inerenti alla Comune sono:«Il voto del bilancio comunale, entrate e spese; la fis-

sazione e la ripartizione dell'imposta; la direzione deiservizi locali; l'organizzazione della magistratura, dellapolizia interna e dell'insegnamento; l'amministrazionedei beni appartenenti alla Comune.

«La scelta, mediante elezione o concorso, colla re-sponsabilità e il diritto permanente di controllo e di re-voca, dei magistrati o funzionari comunali di ogni cate-goria.

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compreso, misconosciuto e calunniato dagli uomini po-litici sedenti a Versailles.

«Questa volta ancora, Parigi lavora e soffre per laFrancia intera, di cui prepara, con combattimenti e sacri-fici, la rigenerazione attuale, morale, amministrativa edeconomica, la gloria e la prosperità.

«Che chiede essa?«Il riconoscimento ed il consolidamento della repub-

blica, sola forma di governo compatibile coi diritti delpopolo e collo sviluppo regolare e libero della società.

«L'autonomia assoluta della Comune, estesa a tutte lelocalità della Francia e la quale assicuri a ciascunol'integralità dei suoi diritti ed il pieno esercizio delle suefacoltà e delle sue attitudini, come uomo, cittadino e la-voratore.

«L'autonomia della Comune non avrà altro limite cheil diritto d'autonomia eguale per tutte le altre Comuniaderenti al contratto e la cui associazione deve assicura-re l'unità francese.

«I diritti inerenti alla Comune sono:«Il voto del bilancio comunale, entrate e spese; la fis-

sazione e la ripartizione dell'imposta; la direzione deiservizi locali; l'organizzazione della magistratura, dellapolizia interna e dell'insegnamento; l'amministrazionedei beni appartenenti alla Comune.

«La scelta, mediante elezione o concorso, colla re-sponsabilità e il diritto permanente di controllo e di re-voca, dei magistrati o funzionari comunali di ogni cate-goria.

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«La garanzia assoluta della libertà individuale, di co-scienza e del lavoro.

«L'intervento permanente dei cittadini negli affari co-munali, mediante la libera manifestazione delle loroidee, la libera difesa dei loro interessi; garanzie date atali manifestazioni dalla Comune, sola incaricata di sor-vegliare e assicurare il libero e giusto esercizio del dirit-to di riunione e di pubblicità.

«L'organizzazione della difesa urbana e della guardianazionale, che elegge i suoi capi e veglia, sola, al man-tenimento dell'ordine nella città.

«Parigi non vuole nulla di più a titolo di garanzie lo-cali, semprechè, ben inteso, ritrovi nella grande ammini-strazione centrale, delegazione dei comuni federali, larealizzazione e la pratica degli stessi principi.

«Ma, grazie alla sua autonomia ed alla sua libertàd'azione, Parigi si riserva di operare a sua guisa, in casasua, le riforme amministrative ed economiche reclamatedalla cittadinanza; di creare istituzioni che sviluppino epropaghino l'istruzione, la produzione, lo scambio ed ilcredito; di universalizzare il potere e la proprietà, secon-do le necessità del momento, ed il voto degli interessatied i dati forniti dall'esperienza.

«I nostri nemici s'ingannano od ingannano il paese,accusando Parigi di volere imporre la sua volontà o lasua supremazia al resto della nazione e di pretendere aduna dittatura che sarebbe un vero attentato contro l'indi-pendenza e la sovranità delle altre comuni.

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«La garanzia assoluta della libertà individuale, di co-scienza e del lavoro.

«L'intervento permanente dei cittadini negli affari co-munali, mediante la libera manifestazione delle loroidee, la libera difesa dei loro interessi; garanzie date atali manifestazioni dalla Comune, sola incaricata di sor-vegliare e assicurare il libero e giusto esercizio del dirit-to di riunione e di pubblicità.

«L'organizzazione della difesa urbana e della guardianazionale, che elegge i suoi capi e veglia, sola, al man-tenimento dell'ordine nella città.

«Parigi non vuole nulla di più a titolo di garanzie lo-cali, semprechè, ben inteso, ritrovi nella grande ammini-strazione centrale, delegazione dei comuni federali, larealizzazione e la pratica degli stessi principi.

«Ma, grazie alla sua autonomia ed alla sua libertàd'azione, Parigi si riserva di operare a sua guisa, in casasua, le riforme amministrative ed economiche reclamatedalla cittadinanza; di creare istituzioni che sviluppino epropaghino l'istruzione, la produzione, lo scambio ed ilcredito; di universalizzare il potere e la proprietà, secon-do le necessità del momento, ed il voto degli interessatied i dati forniti dall'esperienza.

«I nostri nemici s'ingannano od ingannano il paese,accusando Parigi di volere imporre la sua volontà o lasua supremazia al resto della nazione e di pretendere aduna dittatura che sarebbe un vero attentato contro l'indi-pendenza e la sovranità delle altre comuni.

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«S'ingannano od ingannano il paese accusando Parigidi tendere alla distruzione dell'unità francese, stabilitadalla rivoluzione, tra le acclamazioni dei nostri padri,accorsi alla festa della Federazione da ogni punto dellavecchia Francia.

«L'unità, quale ci fu imposta sino ad oggi dall'impero,dalla monarchia, dal parlamentarismo, non è chel'accentramento dispotico, inintelligente, arbitrario, one-roso.

«L'unità politica, quale la vuole Parigi, è l'associazio-ne volontaria di tutte le iniziative locali, il concorsospontaneo e libero di tutte le energie individuali in vistad'un bene comune, il benessere, la libertà e la sicurezzadi tutti.

«La rivoluzione comunale del 18 marzo inauguraun'êra nuova di politica sperimentale, positiva, scientifi-ca.

«È la fine del vecchio mondo governativo e clericale,del militarismo, del funzionarismo, dello sfruttamento,dell'aggiotaggio, dei monopoli, dei privilegi, ai quali ilproletariato deve il proprio servaggio, la patria le pro-prie sventure ed i propri disastri.

«Si rassicuri dunque questa cara e grande patria, in-gannata dalle menzogne e dalle calunnie!

«La lotta ingaggiata tra Parigi e Versailles, è di quelleche non possono terminarsi con compromessi illusori;l'esito non potrebbe essere dubbioso. La vittoria, a cuitende l'indomabile energia della guardia nazionale, riu-scirà all'idea ed al diritto.

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«S'ingannano od ingannano il paese accusando Parigidi tendere alla distruzione dell'unità francese, stabilitadalla rivoluzione, tra le acclamazioni dei nostri padri,accorsi alla festa della Federazione da ogni punto dellavecchia Francia.

«L'unità, quale ci fu imposta sino ad oggi dall'impero,dalla monarchia, dal parlamentarismo, non è chel'accentramento dispotico, inintelligente, arbitrario, one-roso.

«L'unità politica, quale la vuole Parigi, è l'associazio-ne volontaria di tutte le iniziative locali, il concorsospontaneo e libero di tutte le energie individuali in vistad'un bene comune, il benessere, la libertà e la sicurezzadi tutti.

«La rivoluzione comunale del 18 marzo inauguraun'êra nuova di politica sperimentale, positiva, scientifi-ca.

«È la fine del vecchio mondo governativo e clericale,del militarismo, del funzionarismo, dello sfruttamento,dell'aggiotaggio, dei monopoli, dei privilegi, ai quali ilproletariato deve il proprio servaggio, la patria le pro-prie sventure ed i propri disastri.

«Si rassicuri dunque questa cara e grande patria, in-gannata dalle menzogne e dalle calunnie!

«La lotta ingaggiata tra Parigi e Versailles, è di quelleche non possono terminarsi con compromessi illusori;l'esito non potrebbe essere dubbioso. La vittoria, a cuitende l'indomabile energia della guardia nazionale, riu-scirà all'idea ed al diritto.

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«Ne appelliamo alla Francia!«Avvertita che Parigi armata ha altrettanta calma

quanto coraggio, ch'essa sostiene l'ordine con altrettantaenergia quanto entusiasmo, che essa si sacrifica con al-trettanta ragione quanto eroismo, che essa non si armòche per devozione alla libertà ed alla gloria di tutti –faccia la Francia cessare questo sanguinoso conflitto!

«Spetta alla Francia disarmare Versailles colla mani-festazione solenne della sua irresistibile volontà.

«Chiamata ad avvantaggiarsi delle nostre conquiste,si dichiari essa solidale dei nostri sforzi; sia nostra allea-ta in questo combattimento, che non può finire se noncol trionfo dell'idea comunale o colla rovina di Parigi.

«Quanto a noi, cittadini di Parigi, la nostra missione èdi portare a compimento la rivoluzione moderna, la piùlarga e la più feconda di tutte quelle che illuminarono lastoria.

«Noi abbiamo il dovere di lottare e di vincere!

«Parigi, 19 aprile 1871.

«LA COMUNE DI PARIGI.»

Fine del primo volume.

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«Ne appelliamo alla Francia!«Avvertita che Parigi armata ha altrettanta calma

quanto coraggio, ch'essa sostiene l'ordine con altrettantaenergia quanto entusiasmo, che essa si sacrifica con al-trettanta ragione quanto eroismo, che essa non si armòche per devozione alla libertà ed alla gloria di tutti –faccia la Francia cessare questo sanguinoso conflitto!

«Spetta alla Francia disarmare Versailles colla mani-festazione solenne della sua irresistibile volontà.

«Chiamata ad avvantaggiarsi delle nostre conquiste,si dichiari essa solidale dei nostri sforzi; sia nostra allea-ta in questo combattimento, che non può finire se noncol trionfo dell'idea comunale o colla rovina di Parigi.

«Quanto a noi, cittadini di Parigi, la nostra missione èdi portare a compimento la rivoluzione moderna, la piùlarga e la più feconda di tutte quelle che illuminarono lastoria.

«Noi abbiamo il dovere di lottare e di vincere!

«Parigi, 19 aprile 1871.

«LA COMUNE DI PARIGI.»

Fine del primo volume.

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BENEDETTO MALON

LA TERZA DISFATTADEL

Proletariato francese

VOLUME SECONDO

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BENEDETTO MALON

LA TERZA DISFATTADEL

Proletariato francese

VOLUME SECONDO

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IV.Le ostilità.

Il popolo parigino, felice della sua vittoria, che essocredeva consolidata, demoliva le sue barricate e recla-mava il lavoro.

«Bisogna ad ogni costo, dicevano i giornali popolari,che il commercio si riprenda, che le botteghe si riempia-no, che le commissioni arrivino. Bisogna che gli opificisi riaprano, che le fucine si accendano, che il martellorisuoni e che l'operaio corra al suo lavoro, giacchè ab-biamo un grosso debito da pagare e disastri da riparare.

«Facciamo sapere dovunque, all'estero, in provincia,che la grande rivoluzione è fatta, che Parigi è salva, eche i suoi cinquecentomila combattenti sono pronti a ri-divenire cinquecentomila lavoratori!»

Durante questo tempo il governo di Versailles orga-nizzava rapidamente un formidabile attacco contro lacapitale insorta. «L'ordine sarà ristabilito a Parigi comealtrove,» aveva detto Thiers nel giorno stesso in cui due-centotrentamila elettori parigini votavano nei loro comi-

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IV.Le ostilità.

Il popolo parigino, felice della sua vittoria, che essocredeva consolidata, demoliva le sue barricate e recla-mava il lavoro.

«Bisogna ad ogni costo, dicevano i giornali popolari,che il commercio si riprenda, che le botteghe si riempia-no, che le commissioni arrivino. Bisogna che gli opificisi riaprano, che le fucine si accendano, che il martellorisuoni e che l'operaio corra al suo lavoro, giacchè ab-biamo un grosso debito da pagare e disastri da riparare.

«Facciamo sapere dovunque, all'estero, in provincia,che la grande rivoluzione è fatta, che Parigi è salva, eche i suoi cinquecentomila combattenti sono pronti a ri-divenire cinquecentomila lavoratori!»

Durante questo tempo il governo di Versailles orga-nizzava rapidamente un formidabile attacco contro lacapitale insorta. «L'ordine sarà ristabilito a Parigi comealtrove,» aveva detto Thiers nel giorno stesso in cui due-centotrentamila elettori parigini votavano nei loro comi-

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zi. Avanti dunque coi cannoni, coi chassepots, colle mi-tragliatrici, colle palle esplodenti, colle palle coniche apunta d'acciaio, colla mitraglia, colle bombe al petrolio,con tutti quegli ordigni terribili non adoperati contro iprussiani e che serviranno a schiacciare la grande capi-tale.

Bisogna tornare indietro per parecchi secoli se si vuoltrovare nella storia una situazione che rammenti quelladi Parigi alla fine di marzo. I prussiani tenevano i fortidell'est e del nord, il governo legale era ridotto sul mon-te Valeriano e gli insorti, padroni della città, si difende-vano nei forti del sud.

La domenica, 2 aprile, nella mattinata piovosa, Parigifu svegliata dal cannone. Era l'aggressione violenta, erail segnale della guerra sociale.

Parigi fu attaccata senza che avvenissero intimazioni,verso le 10 del mattino. Due colonne s'avanzarono. unadalla parte di Montretout e Vaucresson, l'altra dalla partedi Rueil e Nanterre, si congiunsero alla rotonda des Ber-gères, donde partirono per impadronirsi delle posizionibarricate dai federati a Courbevoie. L'attacco, vivace edimprovviso sostenuto dal monte Valeriano, donde parti-vano gli obici su Courbevoie, Neuilly e sulla porta Mail-lot, riuscì. I federati, sorpresi, si ripiegarono in disordinee rientrarono in Parigi dal viale di Neully e dalla portaMaillot; i franchi tiratori garibaldini coprivano brava-mente la ritirata. I versagliesi non spinsero più oltrel'attacco e, la sera stessa, tutte le posizioni perdute eranorioccupate.

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zi. Avanti dunque coi cannoni, coi chassepots, colle mi-tragliatrici, colle palle esplodenti, colle palle coniche apunta d'acciaio, colla mitraglia, colle bombe al petrolio,con tutti quegli ordigni terribili non adoperati contro iprussiani e che serviranno a schiacciare la grande capi-tale.

Bisogna tornare indietro per parecchi secoli se si vuoltrovare nella storia una situazione che rammenti quelladi Parigi alla fine di marzo. I prussiani tenevano i fortidell'est e del nord, il governo legale era ridotto sul mon-te Valeriano e gli insorti, padroni della città, si difende-vano nei forti del sud.

La domenica, 2 aprile, nella mattinata piovosa, Parigifu svegliata dal cannone. Era l'aggressione violenta, erail segnale della guerra sociale.

Parigi fu attaccata senza che avvenissero intimazioni,verso le 10 del mattino. Due colonne s'avanzarono. unadalla parte di Montretout e Vaucresson, l'altra dalla partedi Rueil e Nanterre, si congiunsero alla rotonda des Ber-gères, donde partirono per impadronirsi delle posizionibarricate dai federati a Courbevoie. L'attacco, vivace edimprovviso sostenuto dal monte Valeriano, donde parti-vano gli obici su Courbevoie, Neuilly e sulla porta Mail-lot, riuscì. I federati, sorpresi, si ripiegarono in disordinee rientrarono in Parigi dal viale di Neully e dalla portaMaillot; i franchi tiratori garibaldini coprivano brava-mente la ritirata. I versagliesi non spinsero più oltrel'attacco e, la sera stessa, tutte le posizioni perdute eranorioccupate.

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Page 153: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Ma i versagliesi, come degno preludio alle future im-prese, fucilarono alcuni prigionieri. I federati trovaronoi loro cadaveri sulla piazza di Puteaux; e quest'atrocità,la cui notizia si sparse tosto a Parigi, mise il colmoall'indignazione.

La Comune prese immediatamente i primi provvedi-menti. Le porte furono chiuse e solidamente custodite;l'allarme fu battuto in tutta la città. La guardia nazionaleaccorse in massa, con uno slancio ammirabile. Nei sob-borghi le donne incoraggiavano gli uomini; i fanciulliseguivano i battaglioni cantando ed alle 6 della sera cen-tomila uomini erano accampati nel Campo di Marte enei quartieri minacciati, reclamando vivamenteun'offensiva immediata. La Comune sedeva in perma-nenza; essa non voleva saperne d'un movimento offensi-vo. In primo luogo per la ragione che Parigi doveva li-mitarsi alla difesa, affinchè la Francia vedesse bene daqual parte erano i fautori della guerra civile; poi perchèla guardia nazionale federata, eccellente per la difesa diParigi, era, secondo Cluseret, troppo disorganizzata peruna spedizione esterna. Forse sarebbe stato possibile diprendere Versailles il 19 e 20 marzo, quando l'esercito indisordine fuggiva da Parigi; ora era troppo tardi. Il Co-mitato centrale non aveva approfittato di questo mo-mento; il suo capo militare aveva anzi abbandonato,come si vide, il monte Valeriano al nemico; bisognava obene o male rassegnarsi alla difensiva. Ma i generali po-polari, Bergeret, Eudes, Duval e Flourens, spintidall'opinione pubblica dei sobborghi acclamanti la di-

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Ma i versagliesi, come degno preludio alle future im-prese, fucilarono alcuni prigionieri. I federati trovaronoi loro cadaveri sulla piazza di Puteaux; e quest'atrocità,la cui notizia si sparse tosto a Parigi, mise il colmoall'indignazione.

La Comune prese immediatamente i primi provvedi-menti. Le porte furono chiuse e solidamente custodite;l'allarme fu battuto in tutta la città. La guardia nazionaleaccorse in massa, con uno slancio ammirabile. Nei sob-borghi le donne incoraggiavano gli uomini; i fanciulliseguivano i battaglioni cantando ed alle 6 della sera cen-tomila uomini erano accampati nel Campo di Marte enei quartieri minacciati, reclamando vivamenteun'offensiva immediata. La Comune sedeva in perma-nenza; essa non voleva saperne d'un movimento offensi-vo. In primo luogo per la ragione che Parigi doveva li-mitarsi alla difesa, affinchè la Francia vedesse bene daqual parte erano i fautori della guerra civile; poi perchèla guardia nazionale federata, eccellente per la difesa diParigi, era, secondo Cluseret, troppo disorganizzata peruna spedizione esterna. Forse sarebbe stato possibile diprendere Versailles il 19 e 20 marzo, quando l'esercito indisordine fuggiva da Parigi; ora era troppo tardi. Il Co-mitato centrale non aveva approfittato di questo mo-mento; il suo capo militare aveva anzi abbandonato,come si vide, il monte Valeriano al nemico; bisognava obene o male rassegnarsi alla difensiva. Ma i generali po-polari, Bergeret, Eudes, Duval e Flourens, spintidall'opinione pubblica dei sobborghi acclamanti la di-

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Page 154: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

scesa «torrenziale» su Versailles, e fiduciosi nella vitto-ria, si pronunciarono per l'offensiva e prepararono tostola spedizione per l'indomani.

Frattanto la Commissione esecutiva faceva affiggereil seguente proclama:

Alla guardia nazionale di Parigi.«I cospiratori realisti attaccarono; attaccarono mal-

grado la moderazione del nostro contegno.«Non potendo contare sull'esercito francese, attacca-

rono coi zuavi pontifici e colla polizia imperiale.«Non contenti di sopprimere le corrispondenze colla

provincia e dei loro vani tentativi per costringerci collafame, questi furibondi vollero imitare in tutto e per tuttoi prussiani, bombardando la capitale.

«Questa mattina i Chouans di Charette, i Vandesi diCathelineau, i Bretoni di Trochu, appoggiati dai gendar-mi di Valentin, copersero di mitraglia il villaggio inof-fensivo di Neuilly, intraprendendo la guerra civile collenostre guardie nazionali.

Vi furono morti e feriti.«Eletti dalla popolazione di Parigi, abbiamo il dovere

di difenderla contro la colpevole aggressione. E, col vo-stro aiuto, la difenderemo.

«Parigi, 2 aprile 1871.«La Commissione esecutiva: BERCERET; EU-

DES, DUVAL, LEFRANÇAIS, FELICEPYAT, G. TRIDON, E. VAILLANT.»

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scesa «torrenziale» su Versailles, e fiduciosi nella vitto-ria, si pronunciarono per l'offensiva e prepararono tostola spedizione per l'indomani.

Frattanto la Commissione esecutiva faceva affiggereil seguente proclama:

Alla guardia nazionale di Parigi.«I cospiratori realisti attaccarono; attaccarono mal-

grado la moderazione del nostro contegno.«Non potendo contare sull'esercito francese, attacca-

rono coi zuavi pontifici e colla polizia imperiale.«Non contenti di sopprimere le corrispondenze colla

provincia e dei loro vani tentativi per costringerci collafame, questi furibondi vollero imitare in tutto e per tuttoi prussiani, bombardando la capitale.

«Questa mattina i Chouans di Charette, i Vandesi diCathelineau, i Bretoni di Trochu, appoggiati dai gendar-mi di Valentin, copersero di mitraglia il villaggio inof-fensivo di Neuilly, intraprendendo la guerra civile collenostre guardie nazionali.

Vi furono morti e feriti.«Eletti dalla popolazione di Parigi, abbiamo il dovere

di difenderla contro la colpevole aggressione. E, col vo-stro aiuto, la difenderemo.

«Parigi, 2 aprile 1871.«La Commissione esecutiva: BERCERET; EU-

DES, DUVAL, LEFRANÇAIS, FELICEPYAT, G. TRIDON, E. VAILLANT.»

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Per parte sua, il Comitato centrale, con grande stupo-re della popolazione parigina e della Comune, che ave-vano creduto alla sua solenne deposizione dal potere an-nunciata tante volte e in termini così altisonanti, fecepubblicare il seguente proclama, il quale, del resto, pre-cisava bene il carattere della lotta ch'era incominciata:

Federazione Repubblicana della GuardiaNazionale.

COMITATO CENTRALE.«Cittadini di Parigi.

«Ciò che avviene in questo momento è l'eterna storiadei delinquenti, che cercano di sottrarsi alla punizionecommettendo un ultimo delitto, il quale loro permetta diregnare, impuniti, mediante il terrore.

«Sono un pugno di spergiuri, di traditori, di falsari ed'assassini, che vogliono soffocare la giustizia nel san-gue.

«La guerra civile è la loro ultima speranza di salute;essi la scatenano. Siano mille volte maledetti e perisca-no!

«Parigini, eccoci ritornati ai grandi giorni di sublimeeroismo e di virtù suprema! Il benessere del paese,l'avvenire del mondo intero sono nelle vostre mani. È labenedizione o la maledizione delle generazioni futureche vi attende.

«Lavoratori, non illudetevi: è la gran lotta, è il paras-sitismo e il lavoro, lo sfruttamento e la produzione che

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Per parte sua, il Comitato centrale, con grande stupo-re della popolazione parigina e della Comune, che ave-vano creduto alla sua solenne deposizione dal potere an-nunciata tante volte e in termini così altisonanti, fecepubblicare il seguente proclama, il quale, del resto, pre-cisava bene il carattere della lotta ch'era incominciata:

Federazione Repubblicana della GuardiaNazionale.

COMITATO CENTRALE.«Cittadini di Parigi.

«Ciò che avviene in questo momento è l'eterna storiadei delinquenti, che cercano di sottrarsi alla punizionecommettendo un ultimo delitto, il quale loro permetta diregnare, impuniti, mediante il terrore.

«Sono un pugno di spergiuri, di traditori, di falsari ed'assassini, che vogliono soffocare la giustizia nel san-gue.

«La guerra civile è la loro ultima speranza di salute;essi la scatenano. Siano mille volte maledetti e perisca-no!

«Parigini, eccoci ritornati ai grandi giorni di sublimeeroismo e di virtù suprema! Il benessere del paese,l'avvenire del mondo intero sono nelle vostre mani. È labenedizione o la maledizione delle generazioni futureche vi attende.

«Lavoratori, non illudetevi: è la gran lotta, è il paras-sitismo e il lavoro, lo sfruttamento e la produzione che

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sono alle prese. Se siete stanchi di vegetare nell'ignoran-za e di abbrutirvi nella miseria; se volete che i vostri fi-gli siano degli uomini, ritraenti il beneficio del loro la-voro e non una specie quasi d'animali addomesticati perl'officina o per la guerra, fecondanti coi loro sudori lafortuna di un padrone o spargenti il loro sangue per undespota; se non volete che le vostre figlie, cui non pote-te allevare e sorvegliare da voi stessi, siano strumenti dipiacere per l'aristocrazia del denaro; se non volete piùche la miseria spinga gli uomini nella polizia e le donnenella prostituzione; se voi volete, infine, il regno dellagiustizia, o lavoratori, siate intelligenti; alzatevi, e le vo-stre forti mani abbattano la immonda reazione.

«Cittadini di Parigi, commercianti, industriali, botte-gai, pensatori, voi tutti, infine, che lavorate e che cerca-te, in buona fede, la soluzione dei problemi sociali, ilComitato centrale vi scongiura di marciare uniti verso ilprogresso. Ispiratevi ai destini della patria ed al suo ge-nio universale.

«Il Comitato centrale ha coscienza che l'eroica popo-lazione parigina s'immortalerà e rigenererà il mondo.

«Viva la repubblica! Viva la Comune!«Parigi, 5 aprile 1871.

«IL COMITATO CENTRALE.»

Il 3 aprile, verso le 4 del mattino, Bergeret e Flourensuscirono dalla porta Maillot con 40.000 uomini circa.L'esercito si divise in due corpi al ponte di Neuilly;

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sono alle prese. Se siete stanchi di vegetare nell'ignoran-za e di abbrutirvi nella miseria; se volete che i vostri fi-gli siano degli uomini, ritraenti il beneficio del loro la-voro e non una specie quasi d'animali addomesticati perl'officina o per la guerra, fecondanti coi loro sudori lafortuna di un padrone o spargenti il loro sangue per undespota; se non volete che le vostre figlie, cui non pote-te allevare e sorvegliare da voi stessi, siano strumenti dipiacere per l'aristocrazia del denaro; se non volete piùche la miseria spinga gli uomini nella polizia e le donnenella prostituzione; se voi volete, infine, il regno dellagiustizia, o lavoratori, siate intelligenti; alzatevi, e le vo-stre forti mani abbattano la immonda reazione.

«Cittadini di Parigi, commercianti, industriali, botte-gai, pensatori, voi tutti, infine, che lavorate e che cerca-te, in buona fede, la soluzione dei problemi sociali, ilComitato centrale vi scongiura di marciare uniti verso ilprogresso. Ispiratevi ai destini della patria ed al suo ge-nio universale.

«Il Comitato centrale ha coscienza che l'eroica popo-lazione parigina s'immortalerà e rigenererà il mondo.

«Viva la repubblica! Viva la Comune!«Parigi, 5 aprile 1871.

«IL COMITATO CENTRALE.»

Il 3 aprile, verso le 4 del mattino, Bergeret e Flourensuscirono dalla porta Maillot con 40.000 uomini circa.L'esercito si divise in due corpi al ponte di Neuilly;

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Flourens si diresse verso St. Cloud e Montretout dallapiazza di Puteaux; Bergeret si diresse verso Nanterre pelviale St. Germain. L'obbiettivo di congiunzione dei fe-derati era Rueil. Essi partirono con molto slancio; matosto il monte Valeriano si mise a tuonare formidabil-mente; i suoi obici caddero in mezzo alle colonne dei fe-derati, rompendole. Pure una parte di essi continuò adavanzarsi coraggiosamente; ma la retroguardia ritornò indisordine, spargendo il panico sul suo passaggio. Questidue corpi d'esercito operarono, ciononostante, la lorocongiunzione a Rueil e stesero le loro ali da Bezons finoa Chatou, Croissy e Bougival. Là si urtarono coll'eserci-to versagliese, sostenuto dal fuoco del Monte Valerianoe di due batterie di riserva, e sostennero bravamentel'urto, ma ben tosto le loro file, decimate dalla mitraglia,si ruppero e la loro ritirata divenne un disastro; la pianu-ra era coperta di morti, l'artiglieria fu abbandonata ed iversagliesi arrivarono la sera stessa fino alla rotonda diCourbevoie, ove stabilirono una batteria, che cannoneg-giò il ponte di Neuilly, messo in istato di difesa dai fede-rati. Da questa parte le perdite furono serie; parecchi uo-mini erano caduti, parecchie centinaia fatti prigionieri eFlourens non era ritornato. Circondato in Rueil con al-cuni bravi di Belleville, egli venne colpito al capo dallasciabola d'un ufficiale di gendarmeria, certo Desmarest.Così morì questo cavaliere errante della rivoluzione, ilcui coraggio non pareggiava che la sua bontà e la suadevozione appassionata pei sofferenti.

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Flourens si diresse verso St. Cloud e Montretout dallapiazza di Puteaux; Bergeret si diresse verso Nanterre pelviale St. Germain. L'obbiettivo di congiunzione dei fe-derati era Rueil. Essi partirono con molto slancio; matosto il monte Valeriano si mise a tuonare formidabil-mente; i suoi obici caddero in mezzo alle colonne dei fe-derati, rompendole. Pure una parte di essi continuò adavanzarsi coraggiosamente; ma la retroguardia ritornò indisordine, spargendo il panico sul suo passaggio. Questidue corpi d'esercito operarono, ciononostante, la lorocongiunzione a Rueil e stesero le loro ali da Bezons finoa Chatou, Croissy e Bougival. Là si urtarono coll'eserci-to versagliese, sostenuto dal fuoco del Monte Valerianoe di due batterie di riserva, e sostennero bravamentel'urto, ma ben tosto le loro file, decimate dalla mitraglia,si ruppero e la loro ritirata divenne un disastro; la pianu-ra era coperta di morti, l'artiglieria fu abbandonata ed iversagliesi arrivarono la sera stessa fino alla rotonda diCourbevoie, ove stabilirono una batteria, che cannoneg-giò il ponte di Neuilly, messo in istato di difesa dai fede-rati. Da questa parte le perdite furono serie; parecchi uo-mini erano caduti, parecchie centinaia fatti prigionieri eFlourens non era ritornato. Circondato in Rueil con al-cuni bravi di Belleville, egli venne colpito al capo dallasciabola d'un ufficiale di gendarmeria, certo Desmarest.Così morì questo cavaliere errante della rivoluzione, ilcui coraggio non pareggiava che la sua bontà e la suadevozione appassionata pei sofferenti.

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I federati presi dai cavalieri di Galiffet vennero fuci-lati sul momento. Il nobile marchese, le mani ancor fu-manti del sangue degli operai parigini massacrati, scris-se il seguente proclama:

«La guerra fu dichiarata dalle bande di Parigi. Ieri edoggi esse m'assassinarono i miei soldati.

«È una guerra senza tregua nè pietà ch'io dichiaro aquesti assassini.

«Dovetti dare un esempio questa mattina; sia esso sa-lutare; io desidero non essere nuovamente ridotto a si-mile estremità.

«Non dimenticate che il paese, che la legge, che il di-ritto quindi, sono di Versailles e dell'Assemblea nazio-nale e non presso la grottesca Assemblea, che s'intitolaComune.

«3 aprile 1871.«il generale di brigata

«GALIFFET.»

Il secondo esercito della Comune, comandato da Eu-des, Ranvier ed Avrial, coronava le alture di Meudon.Esso attaccò i versagliesi alle 5 del mattino. Il nemico,composto d'una brigata di truppe regolari e di gendarmia piedi e guardie di città, rispose con furia. Il combatti-mento, sanguinoso ed accanito, fu sfavorevole ai federa-ti, che però conservarono le posizioni principali.

Il terzo esercito comunale, comandato da Duval, Hen-ry e Chardon, partì da Châtillon per raggiungere la viadi Versailles, passando da Chevreuse. Si incontrarono

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I federati presi dai cavalieri di Galiffet vennero fuci-lati sul momento. Il nobile marchese, le mani ancor fu-manti del sangue degli operai parigini massacrati, scris-se il seguente proclama:

«La guerra fu dichiarata dalle bande di Parigi. Ieri edoggi esse m'assassinarono i miei soldati.

«È una guerra senza tregua nè pietà ch'io dichiaro aquesti assassini.

«Dovetti dare un esempio questa mattina; sia esso sa-lutare; io desidero non essere nuovamente ridotto a si-mile estremità.

«Non dimenticate che il paese, che la legge, che il di-ritto quindi, sono di Versailles e dell'Assemblea nazio-nale e non presso la grottesca Assemblea, che s'intitolaComune.

«3 aprile 1871.«il generale di brigata

«GALIFFET.»

Il secondo esercito della Comune, comandato da Eu-des, Ranvier ed Avrial, coronava le alture di Meudon.Esso attaccò i versagliesi alle 5 del mattino. Il nemico,composto d'una brigata di truppe regolari e di gendarmia piedi e guardie di città, rispose con furia. Il combatti-mento, sanguinoso ed accanito, fu sfavorevole ai federa-ti, che però conservarono le posizioni principali.

Il terzo esercito comunale, comandato da Duval, Hen-ry e Chardon, partì da Châtillon per raggiungere la viadi Versailles, passando da Chevreuse. Si incontrarono

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coi versagliesi al Petit-Bicêtre; il combattimento riescìfunesto ai federati, che si ritirarono verso sera a Châtil-lon, avendo subito gravi perdite.

Tale fu la giornata del 3 aprile. Mentre rumori di vit-toria correvano in Parigi, i federati avevano contempo-raneamente tre sconfitte.

** *

Il 4 aprile i versagliesi attaccarono nello stesso tempoMeudon e Châtillon, sino dalle 5 del mattino. Il secondoesercito comunale perdette le alture di Meudon dopo unlungo combattimento, ma non fu disperso e passò la not-te ai piedi delle posizioni perdute. Il ridotto di Châtillonfu conquistato alla baionetta, il generale Duval vennepreso e fucilato e 1500 federati furono fatti prigionieri.Nel numero di questi, dice un narratore versagliese, sitrovavano parecchi reduci dal carcere e condannati mili-tari, i quali furono immediatamente passati sotto le armi.

Tra i reduci dal carcere, di cui parla l'ufficiale versa-gliese, si trovava Eliseo Rèclus, il celebre autore dellaTerra, ed uno degli uomini più onesti, più devoti e piùbuoni. Il suo carattere generoso sofferse talmente deimaltrattamenti inferti dai versagliesi, che il dolore lorese folle durante il tragitto. Fortunatamente pella scien-za e pei suoi, la ragione gli ritornò dopo otto ore. Avetevoi, o signori galantuomini, di questi reduci dalle carcerinelle vostre file?

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coi versagliesi al Petit-Bicêtre; il combattimento riescìfunesto ai federati, che si ritirarono verso sera a Châtil-lon, avendo subito gravi perdite.

Tale fu la giornata del 3 aprile. Mentre rumori di vit-toria correvano in Parigi, i federati avevano contempo-raneamente tre sconfitte.

** *

Il 4 aprile i versagliesi attaccarono nello stesso tempoMeudon e Châtillon, sino dalle 5 del mattino. Il secondoesercito comunale perdette le alture di Meudon dopo unlungo combattimento, ma non fu disperso e passò la not-te ai piedi delle posizioni perdute. Il ridotto di Châtillonfu conquistato alla baionetta, il generale Duval vennepreso e fucilato e 1500 federati furono fatti prigionieri.Nel numero di questi, dice un narratore versagliese, sitrovavano parecchi reduci dal carcere e condannati mili-tari, i quali furono immediatamente passati sotto le armi.

Tra i reduci dal carcere, di cui parla l'ufficiale versa-gliese, si trovava Eliseo Rèclus, il celebre autore dellaTerra, ed uno degli uomini più onesti, più devoti e piùbuoni. Il suo carattere generoso sofferse talmente deimaltrattamenti inferti dai versagliesi, che il dolore lorese folle durante il tragitto. Fortunatamente pella scien-za e pei suoi, la ragione gli ritornò dopo otto ore. Avetevoi, o signori galantuomini, di questi reduci dalle carcerinelle vostre file?

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Page 160: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Liberata dalle apprensioni – continua l'autore or oracitato – l'Assemblea nazionale si affrettò ad applaudire asì felice risultato e votò (4 aprile) all'unanimità ringra-ziamenti alle truppe pel loro coraggio e pel loro patriot-tismo.

«Nel 3 e 4 aprile ebbimo un centinaio di feriti, tra iquali il generale Pellé.... Le nostre truppe fecero più di1500 prigionieri e si potè vedere davvicino la figura diquesti miserabili. Giammai la bassa demagogia avevaofferto agli sguardi afflitti degli onesti dei visi più igno-bili (quest'ultima frase è presa da una circolare ufficialedel governo versagliese).

«I più erano tra i quaranta ed i sessanta anni, mav'erano tra loro dei vecchi e dei fanciulli ed anche qual-che donna. La compagnia di cavalleria, che li scortava,ebbe gran difficoltà a sottrarli dalle mani d'una folla esa-sperata; si pervenne però a condurli sani e salvi fino allegrandi scuderie.... Quanto al cosidetto generale Duval,egli era stato, sin dal mattino, fucilato al Petit-Bicêtrecon due ufficiali di stato maggiore della Comune. Tutti etre subirono da fanfaroni (!) il destino riservato dallalegge ai capi degli insorti presi colle armi alla mano.»

Da questa relazione, come dal proclama di Galiffet,risulta nettamente il piano di Thiers di fare una guerra disterminio. E risulta anche che Duval ed i due ufficiali distato maggiore della Comune erano morti da eroi. Henryera prigioniero; Chardon potè evadere.

— La giornata è felicissima e l'effetto morale eccel-lente, disse Thiers all'assemblea, mentre si calunniavano

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«Liberata dalle apprensioni – continua l'autore or oracitato – l'Assemblea nazionale si affrettò ad applaudire asì felice risultato e votò (4 aprile) all'unanimità ringra-ziamenti alle truppe pel loro coraggio e pel loro patriot-tismo.

«Nel 3 e 4 aprile ebbimo un centinaio di feriti, tra iquali il generale Pellé.... Le nostre truppe fecero più di1500 prigionieri e si potè vedere davvicino la figura diquesti miserabili. Giammai la bassa demagogia avevaofferto agli sguardi afflitti degli onesti dei visi più igno-bili (quest'ultima frase è presa da una circolare ufficialedel governo versagliese).

«I più erano tra i quaranta ed i sessanta anni, mav'erano tra loro dei vecchi e dei fanciulli ed anche qual-che donna. La compagnia di cavalleria, che li scortava,ebbe gran difficoltà a sottrarli dalle mani d'una folla esa-sperata; si pervenne però a condurli sani e salvi fino allegrandi scuderie.... Quanto al cosidetto generale Duval,egli era stato, sin dal mattino, fucilato al Petit-Bicêtrecon due ufficiali di stato maggiore della Comune. Tutti etre subirono da fanfaroni (!) il destino riservato dallalegge ai capi degli insorti presi colle armi alla mano.»

Da questa relazione, come dal proclama di Galiffet,risulta nettamente il piano di Thiers di fare una guerra disterminio. E risulta anche che Duval ed i due ufficiali distato maggiore della Comune erano morti da eroi. Henryera prigioniero; Chardon potè evadere.

— La giornata è felicissima e l'effetto morale eccel-lente, disse Thiers all'assemblea, mentre si calunniavano

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Page 161: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

bassamente i vinti nelle circolari ufficiali, si assassina-vano i capi dei federati ed i soldati parteggianti per laComune, che cadevano nelle mani dei versagliesi.

Ma non bastava: si trattarono i prigionieri con unabarbarie senza esempio. Ecco, su tal proposito, alcunidocumenti, che edificheranno la gente di buona fedesull'umanità dei «galantuomini»:

Parigi, 5 aprile 1871.

Ai membri della Comune di Parigi.«Arrivo da Versailles ancora commosso ed indignato

dai fatti orribili che vidi coi miei occhi.«I prigionieri vi sono ricevuti atrocemente; sono ba-

stonati senza pietà. Ne vidi di sanguinanti, colle orec-chie strappate, colla faccia ed il collo stracciati comedalle unghie di belve feroci. Vidi il colonnello Henry inquesto stato e, devo aggiungere a suo onore, che –sprezzando questa banda di barbari – egli marciò fiero,calmo, stoico, alla morte.

«Una Corte marziale funziona sotto gli sguardi delgoverno. Ciò vuoi dire che la morte falcia i nostri con-cittadini fatti prigionieri. Orribili sono i sotterranei oveson gettati, custoditi dai gendarmi.

«Credetti mio dovere mettervi a parte di queste cru-deltà, la cui sola memoria basterà a provocare, per lungotempo, la mia indignazione.

«BARRÈRE.»

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bassamente i vinti nelle circolari ufficiali, si assassina-vano i capi dei federati ed i soldati parteggianti per laComune, che cadevano nelle mani dei versagliesi.

Ma non bastava: si trattarono i prigionieri con unabarbarie senza esempio. Ecco, su tal proposito, alcunidocumenti, che edificheranno la gente di buona fedesull'umanità dei «galantuomini»:

Parigi, 5 aprile 1871.

Ai membri della Comune di Parigi.«Arrivo da Versailles ancora commosso ed indignato

dai fatti orribili che vidi coi miei occhi.«I prigionieri vi sono ricevuti atrocemente; sono ba-

stonati senza pietà. Ne vidi di sanguinanti, colle orec-chie strappate, colla faccia ed il collo stracciati comedalle unghie di belve feroci. Vidi il colonnello Henry inquesto stato e, devo aggiungere a suo onore, che –sprezzando questa banda di barbari – egli marciò fiero,calmo, stoico, alla morte.

«Una Corte marziale funziona sotto gli sguardi delgoverno. Ciò vuoi dire che la morte falcia i nostri con-cittadini fatti prigionieri. Orribili sono i sotterranei oveson gettati, custoditi dai gendarmi.

«Credetti mio dovere mettervi a parte di queste cru-deltà, la cui sola memoria basterà a provocare, per lungotempo, la mia indignazione.

«BARRÈRE.»

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Page 162: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Certifico che la presente dichiarazione fu fatta da-vanti a me

«LEROUX,«comandante dell'84.° battaglione

«della guardia nazionale.»———

Lettera d'un detenuto di Brest al giornale LA LIBERTÈdi Bruxelles.«....Ci dispongono in cerchio sul piazzale (dopo la

presa di Châtillon), facendo uscire dalle nostre file quel-li che sono soldati. Son fatti mettere in ginocchio nelfango e, sotto il comando del generale Pellé, si fucilanosenza pietà, in mezzo ai lazzi dei signori ufficiali, cheinsultavano atrocemente e stupidamente la nostra scon-fitta. Dopo una buona mezz'ora ci mettono allineati diri-gendoci verso Versailles, tra due file di cacciatori a ca-vallo; per via incontriamo Vinoy, scortato dal suo statomaggiore.

«Per suo ordine, i nostri ufficiali, posti in testa al cor-teo ed ai quali eransi strappate le insegne dei loro gradistavano per essere fucilati quando un colonnello ram-mentò la promessa formale del generale Pellé che tutti iprigionieri avrebbero la vita salva. Allora Vinoy ordinòche gli passassero immediatamente per le armi il gene-rale Duval, il suo colonnello di Stato maggiore ed il co-mandante dei volontari di Montrouge. Questi tre valoro-si morirono gridando Viva la repubblica! Viva la Comu-ne! Un cavaliere tolse gli stivali dell'infelice generale,

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«Certifico che la presente dichiarazione fu fatta da-vanti a me

«LEROUX,«comandante dell'84.° battaglione

«della guardia nazionale.»———

Lettera d'un detenuto di Brest al giornale LA LIBERTÈdi Bruxelles.«....Ci dispongono in cerchio sul piazzale (dopo la

presa di Châtillon), facendo uscire dalle nostre file quel-li che sono soldati. Son fatti mettere in ginocchio nelfango e, sotto il comando del generale Pellé, si fucilanosenza pietà, in mezzo ai lazzi dei signori ufficiali, cheinsultavano atrocemente e stupidamente la nostra scon-fitta. Dopo una buona mezz'ora ci mettono allineati diri-gendoci verso Versailles, tra due file di cacciatori a ca-vallo; per via incontriamo Vinoy, scortato dal suo statomaggiore.

«Per suo ordine, i nostri ufficiali, posti in testa al cor-teo ed ai quali eransi strappate le insegne dei loro gradistavano per essere fucilati quando un colonnello ram-mentò la promessa formale del generale Pellé che tutti iprigionieri avrebbero la vita salva. Allora Vinoy ordinòche gli passassero immediatamente per le armi il gene-rale Duval, il suo colonnello di Stato maggiore ed il co-mandante dei volontari di Montrouge. Questi tre valoro-si morirono gridando Viva la repubblica! Viva la Comu-ne! Un cavaliere tolse gli stivali dell'infelice generale,

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Page 163: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

portandoli intorno come un trofeo. Indi il feroce Vinoys'allontanò e noi riprendemmo il nostro doloroso cam-mino, perseguitati letteralmente dalle crudeltà della no-stra scorta fino a Versailles.

«Qui la penna ci cade di mano. È infatti impossibiledescrivere l'accoglimento che ci fece la città dei rurali.Esso sorpassa tutto quanto d'ignominioso può immagi-narsi. Maltrattati, schiacciati sotto i piedi, a colpi di pu-gno, di bastone, in mezzo alle grida, dovemmo fare duevolte il giro della città, con fermate ordinate a bella po-sta per meglio esporci alla ferocia d'una popolazione dispie e di poliziotti, schierata ai lati delle vie da noi per-corse. Ci si condusse dapprima al deposito di cavalleria,ove facemmo una sosta d'almeno venti minuti. La follaci strappava le coperture, i kepì, gli zaini; nulla sfuggivainsomma alla rabbia di quegli energumeni. Ci si trattavada ladri, briganti, assassini, canaglie. Indi andammo allacaserma delle guardie di Parigi, nel cui cortile fummoaccolti con una salva d'ingiurie; ci puntarono contro ifucili, dicendoci che ci avrebbero fucilati come tanticani. Colla scorta di questa stessa vile soldatesca pren-demmo il cammino di Satory, in un cui magazzino di fo-raggi ci si rinchiuse, in numero di 1685, sfiniti, impossi-bilitati a coricarci (talmente eravamo addossati gli uniagli altri); passammo ivi due notti e due giorni, in piedi,dandoci il cambio per riposare un poco sulla paglia umi-da e posti ad un regime di pane ed acqua infetta, che siattingeva dai nostri guardiani in una cisterna, destinata araccogliere i loro escrementi. E spaventoso, ma è così....

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portandoli intorno come un trofeo. Indi il feroce Vinoys'allontanò e noi riprendemmo il nostro doloroso cam-mino, perseguitati letteralmente dalle crudeltà della no-stra scorta fino a Versailles.

«Qui la penna ci cade di mano. È infatti impossibiledescrivere l'accoglimento che ci fece la città dei rurali.Esso sorpassa tutto quanto d'ignominioso può immagi-narsi. Maltrattati, schiacciati sotto i piedi, a colpi di pu-gno, di bastone, in mezzo alle grida, dovemmo fare duevolte il giro della città, con fermate ordinate a bella po-sta per meglio esporci alla ferocia d'una popolazione dispie e di poliziotti, schierata ai lati delle vie da noi per-corse. Ci si condusse dapprima al deposito di cavalleria,ove facemmo una sosta d'almeno venti minuti. La follaci strappava le coperture, i kepì, gli zaini; nulla sfuggivainsomma alla rabbia di quegli energumeni. Ci si trattavada ladri, briganti, assassini, canaglie. Indi andammo allacaserma delle guardie di Parigi, nel cui cortile fummoaccolti con una salva d'ingiurie; ci puntarono contro ifucili, dicendoci che ci avrebbero fucilati come tanticani. Colla scorta di questa stessa vile soldatesca pren-demmo il cammino di Satory, in un cui magazzino di fo-raggi ci si rinchiuse, in numero di 1685, sfiniti, impossi-bilitati a coricarci (talmente eravamo addossati gli uniagli altri); passammo ivi due notti e due giorni, in piedi,dandoci il cambio per riposare un poco sulla paglia umi-da e posti ad un regime di pane ed acqua infetta, che siattingeva dai nostri guardiani in una cisterna, destinata araccogliere i loro escrementi. E spaventoso, ma è così....

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«Dopo averci spogliati di tutto, ci diressero sulla fer-rovia dell'Ovest. Ci ammucchiarono in vagoni pel be-stiame, in quaranta per ogni vagone, chiudendoci erme-ticamente e privandoci della luce; per cibo ci diedero unpo' di biscotto. Restammo così fino alle quattro del mat-tino del sabato, in cui giungemmo a Brest. Eravamo sei-cento; gli altri prigionieri erano stati mandati in altreprigioni. Invano, durante il viaggio, avevamo invocatodai nostri custodi acqua ed aria: essi rimasero sordi allenostre suppliche, minacciandoci coi revolvers al meno-mo tentativo di rivolta. Parecchi di noi erano divenutipazzi; pensate! trentun'ore di ferrovia passate in similicondizioni: ce n'era d'avanzo per produrre dei casi dipazzia!

«Discesi dal treno, fummo tradotti al forte di Quéleru,ove ci troviamo tuttora internati, senza comunicazionicol di fuori e quasi senza notizie dei nostri, le cui lettereci giungono dissuggellate, come le nostre non partonosenza previa censura. Confinati in umide casematte ecoricati su orribili pagliericci, manchiamo, inoltre, dicibo e soffriamo la fame. Non ci si danno nemmeno duegamelle di zuppa ed appena una libbra e mezza di paneal giorno. Quanto a bevande, solamente dell'acqua.

«....Il cittadino Eliseo Réclus, ch'è tra noi, contribui-sce validamente a renderci più sopportabile il nostro tri-ste soggiorno. Con conferenze quotidiane, altrettanto in-teressanti quanto istruttive e sempre improntate alle piùalte idee di giustizia, egli sostiene la nostra fede e parec-

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«Dopo averci spogliati di tutto, ci diressero sulla fer-rovia dell'Ovest. Ci ammucchiarono in vagoni pel be-stiame, in quaranta per ogni vagone, chiudendoci erme-ticamente e privandoci della luce; per cibo ci diedero unpo' di biscotto. Restammo così fino alle quattro del mat-tino del sabato, in cui giungemmo a Brest. Eravamo sei-cento; gli altri prigionieri erano stati mandati in altreprigioni. Invano, durante il viaggio, avevamo invocatodai nostri custodi acqua ed aria: essi rimasero sordi allenostre suppliche, minacciandoci coi revolvers al meno-mo tentativo di rivolta. Parecchi di noi erano divenutipazzi; pensate! trentun'ore di ferrovia passate in similicondizioni: ce n'era d'avanzo per produrre dei casi dipazzia!

«Discesi dal treno, fummo tradotti al forte di Quéleru,ove ci troviamo tuttora internati, senza comunicazionicol di fuori e quasi senza notizie dei nostri, le cui lettereci giungono dissuggellate, come le nostre non partonosenza previa censura. Confinati in umide casematte ecoricati su orribili pagliericci, manchiamo, inoltre, dicibo e soffriamo la fame. Non ci si danno nemmeno duegamelle di zuppa ed appena una libbra e mezza di paneal giorno. Quanto a bevande, solamente dell'acqua.

«....Il cittadino Eliseo Réclus, ch'è tra noi, contribui-sce validamente a renderci più sopportabile il nostro tri-ste soggiorno. Con conferenze quotidiane, altrettanto in-teressanti quanto istruttive e sempre improntate alle piùalte idee di giustizia, egli sostiene la nostra fede e parec-

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chi di noi gli saranno debitori di escire dal carcere mi-gliori di quello ch'erano entrandovi.»

———«Cittadini,

«Il giornale ufficiale di Versailles contiene quanto se-gue:

«Alcuni uomini, riconosciuti appartenenti all'esercitoe presi colle armi alla mano, furono passati sotto learmi, secondo il rigore della legge militare, che colpiscei soldati che combattono contro la loro bandiera.

«Quest'orribile confessione non ha bisogno di com-menti. Ogni parola grida vendetta, giustizia!

«La violenza dei nostri nemici prova la loro debolez-za. Essi assassinano; i repubblicani combattono. La re-pubblica vincerà!«La Commissione esecutiva: COURNET, DELESCLU-

ZE, FELICE PYAT, TRIDON, VAILLANT, VER-MOREL»

———

REPUBBLICA FRANCESELIBERTÀ, EGUAGLIANZA, FRATELLANZA.

La fanteria di linea alla popolazione di Parigi.«Cittadini,

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chi di noi gli saranno debitori di escire dal carcere mi-gliori di quello ch'erano entrandovi.»

———«Cittadini,

«Il giornale ufficiale di Versailles contiene quanto se-gue:

«Alcuni uomini, riconosciuti appartenenti all'esercitoe presi colle armi alla mano, furono passati sotto learmi, secondo il rigore della legge militare, che colpiscei soldati che combattono contro la loro bandiera.

«Quest'orribile confessione non ha bisogno di com-menti. Ogni parola grida vendetta, giustizia!

«La violenza dei nostri nemici prova la loro debolez-za. Essi assassinano; i repubblicani combattono. La re-pubblica vincerà!«La Commissione esecutiva: COURNET, DELESCLU-

ZE, FELICE PYAT, TRIDON, VAILLANT, VER-MOREL»

———

REPUBBLICA FRANCESELIBERTÀ, EGUAGLIANZA, FRATELLANZA.

La fanteria di linea alla popolazione di Parigi.«Cittadini,

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Page 166: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Un Consiglio di guerra, sedente a Versailles, con-dannò a morte gli ufficiali e sottufficiali dell'esercito,che si rifiutarono a tirare sul popolo.

«Agli abitanti di Parigi il giudicarci. Se siamo colpe-voli, i nostri petti sono, qui a rispondere; noi non cadre-mo da vili.

«Parigi, 6 aprile 1871.

«Il capitano d'infanteria delegato«A. PIERRE.

«BONAVENTURE, capitano, PHILIPPOT, sergente.»———

Il giornale il Siècle protestava in questi termini:«Con tutta l'energia noi appelliamo al signor Thiers

contro questi rigori.«L'assemblea ed il governo abbandonarono Parigi,

che si trovò indipendente e belligerante. La qualità dibelligerante fu riconosciuta al Comitato centrale dal go-verno di Versailles, mediante il manifesto ch'esso fecequi pubblicare dall'ammiraglio Saisset.

«Siamo due milioni di abitanti sotto il governo dellaComune. O Versailles deve considerarci tutti come ri-belli, o deve rispettare tutti i prigionieri, anche quelliche appartennero all'esercito imperiale.

«Intanto non si tratta di disertori, che abbiano abban-donato l'esercito versagliese per arruolarsi a Parigi; sonouomini che abitano a Parigi dopo che questa non è piùgovernata da Versailles. Essi obbediscono ad un mini-

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«Un Consiglio di guerra, sedente a Versailles, con-dannò a morte gli ufficiali e sottufficiali dell'esercito,che si rifiutarono a tirare sul popolo.

«Agli abitanti di Parigi il giudicarci. Se siamo colpe-voli, i nostri petti sono, qui a rispondere; noi non cadre-mo da vili.

«Parigi, 6 aprile 1871.

«Il capitano d'infanteria delegato«A. PIERRE.

«BONAVENTURE, capitano, PHILIPPOT, sergente.»———

Il giornale il Siècle protestava in questi termini:«Con tutta l'energia noi appelliamo al signor Thiers

contro questi rigori.«L'assemblea ed il governo abbandonarono Parigi,

che si trovò indipendente e belligerante. La qualità dibelligerante fu riconosciuta al Comitato centrale dal go-verno di Versailles, mediante il manifesto ch'esso fecequi pubblicare dall'ammiraglio Saisset.

«Siamo due milioni di abitanti sotto il governo dellaComune. O Versailles deve considerarci tutti come ri-belli, o deve rispettare tutti i prigionieri, anche quelliche appartennero all'esercito imperiale.

«Intanto non si tratta di disertori, che abbiano abban-donato l'esercito versagliese per arruolarsi a Parigi; sonouomini che abitano a Parigi dopo che questa non è piùgovernata da Versailles. Essi obbediscono ad un mini-

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stro della guerra sedente a Parigi, che li alimenta e lipaga. Erano essi liberi di seguirvi a Versailles? Sonoessi liberi di non combattere nelle file dei duecento bat-taglioni della guardia nazionale, che obbediscono allaComune?

«Il diritto delle genti vi vieta di toccare quegli uomi-ni; ve lo vietano anche la buona politica ed il patriotti-smo. Non vi accorgete che eccitate le rappresaglie?

«Vi sono a Versailles dei generali, che, nel 2 dicem-bre, portarono le armi contro la legge, il paese, l'onore.Essi dovrebbero accontentarsi di farsi dimenticare e nonmostrarsi così implacabili contro degli infelici.»

** *

La Comune aveva appena avuto il tempo di ricono-scersi, durante questa serie d'avvenimenti fulminei. Lasituazione militare era deplorevole e l'inquietudine suc-cedeva alla folle confidenza dei primordi. La guardianazionale, così profondamente agitata dopo la finedell'assedio, era completamente disorganizzata.

Uno stato maggiore senza direzione: ufficiali improv-visati, incapaci per la maggior parte; amministrazionenulla: questo era il lato militare.

Inoltre, se v'era un'ammirevole folla armata, che sape-va combattere e morire eroicamente, mancavano gli ele-menti di disciplina necessari ad una forza armata, incari-cata della missione paziente e difficile della difesa d'una

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stro della guerra sedente a Parigi, che li alimenta e lipaga. Erano essi liberi di seguirvi a Versailles? Sonoessi liberi di non combattere nelle file dei duecento bat-taglioni della guardia nazionale, che obbediscono allaComune?

«Il diritto delle genti vi vieta di toccare quegli uomi-ni; ve lo vietano anche la buona politica ed il patriotti-smo. Non vi accorgete che eccitate le rappresaglie?

«Vi sono a Versailles dei generali, che, nel 2 dicem-bre, portarono le armi contro la legge, il paese, l'onore.Essi dovrebbero accontentarsi di farsi dimenticare e nonmostrarsi così implacabili contro degli infelici.»

** *

La Comune aveva appena avuto il tempo di ricono-scersi, durante questa serie d'avvenimenti fulminei. Lasituazione militare era deplorevole e l'inquietudine suc-cedeva alla folle confidenza dei primordi. La guardianazionale, così profondamente agitata dopo la finedell'assedio, era completamente disorganizzata.

Uno stato maggiore senza direzione: ufficiali improv-visati, incapaci per la maggior parte; amministrazionenulla: questo era il lato militare.

Inoltre, se v'era un'ammirevole folla armata, che sape-va combattere e morire eroicamente, mancavano gli ele-menti di disciplina necessari ad una forza armata, incari-cata della missione paziente e difficile della difesa d'una

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città come Parigi. E come poteva essere altrimenti? So-cialismo, federalismo, fraternità dei popoli, amoredell'umanità, tutte, queste grandi idee, di cui andava glo-rioso ogni federato, non sono esse eternamente contrad-ditorie colla guerra e con quel lato, altrettanto immoralequanto necessario, dello stato militare, chiamato disci-plina od obbedienza passiva? La Comune si rese benconto di questa contraddizione coi suoi principî impo-stale dalla necessità di difendersi contro l'aggressione diVersailles, ma che fare? Scatenare rivoluzionariamenteuna folla sovreccitata e gettarla contro un esercito orga-nizzato non bastava; lo si aveva veduto nel disastro del3 aprile. V'era stato un momento favorevole durante gliotto giorni del Comitato centrale; ma può forse ascriver-si a sua colpa s'egli non gettò i battaglioni dei sobborghisu Versailles, quando si noti che, nella terza parte di Pa-rigi, la borghesia era in armi contro la rivoluzione ope-raia?

Nella situazione in cui si era, coi perfezionamentidell'arte di uccidere gli uomini e di distruggere le città,conveniva rispondere al cannone col cannone, alle operesapienti dell'investimento con una difensiva ben ordina-ta; a qualunque costo bisognava tentare di organizzare laguardia nazionale.

Perciò la Comune delegò Cluseret al ministero dellaguerra, gli affidò tutta la guardia nazionale, ordinando atutti i capi militari di obbedirgli. Creò di pianta un'inten-denza; riorganizzò lo stato maggiore; mandò delegati,presi fra i suoi membri, nei forti, agli avamposti, nelle

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città come Parigi. E come poteva essere altrimenti? So-cialismo, federalismo, fraternità dei popoli, amoredell'umanità, tutte, queste grandi idee, di cui andava glo-rioso ogni federato, non sono esse eternamente contrad-ditorie colla guerra e con quel lato, altrettanto immoralequanto necessario, dello stato militare, chiamato disci-plina od obbedienza passiva? La Comune si rese benconto di questa contraddizione coi suoi principî impo-stale dalla necessità di difendersi contro l'aggressione diVersailles, ma che fare? Scatenare rivoluzionariamenteuna folla sovreccitata e gettarla contro un esercito orga-nizzato non bastava; lo si aveva veduto nel disastro del3 aprile. V'era stato un momento favorevole durante gliotto giorni del Comitato centrale; ma può forse ascriver-si a sua colpa s'egli non gettò i battaglioni dei sobborghisu Versailles, quando si noti che, nella terza parte di Pa-rigi, la borghesia era in armi contro la rivoluzione ope-raia?

Nella situazione in cui si era, coi perfezionamentidell'arte di uccidere gli uomini e di distruggere le città,conveniva rispondere al cannone col cannone, alle operesapienti dell'investimento con una difensiva ben ordina-ta; a qualunque costo bisognava tentare di organizzare laguardia nazionale.

Perciò la Comune delegò Cluseret al ministero dellaguerra, gli affidò tutta la guardia nazionale, ordinando atutti i capi militari di obbedirgli. Creò di pianta un'inten-denza; riorganizzò lo stato maggiore; mandò delegati,presi fra i suoi membri, nei forti, agli avamposti, nelle

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fabbriche dei proiettili e delle armi, dovunque insommaoccorreva predicare coll'esempio, incoraggiare e orga-nizzare. Dichiarò, biasimando l'offensiva del 3 aprile,che essa intendeva oramai di tenere le operazioni milita-ri sotto la sua direzione, ordinando a Cluseret di restaresulla difensiva.

Emanò, inoltre, parecchi decreti, ordinanti, tra altro:1.° I1 disarmo delle guardie nazionali refrattarie,

che vennero inoltre private della paga.2.° La dissoluzione dei Sotto-Comitati di circonda-

rio.3.° L'installamento all'Hôtel-de-Ville d'un ufficio

centrale d'informazioni sui federati uccisi o feriti.4.° La formazione di compagnie d'ambulanza.5.° La requisizione di tutti gli appartamenti vacanti,

per alloggiarvi gli abitanti dei quartieri bombardati.6.° L'apertura, in ogni mairie, d'un registro, per

iscrivervi i nomi e gli atti dei cittadini, che si sarebberosegnalati al servizio della repubblica.

7.° L'invio davanti alla Corte marziale dei fornitorie funzionari accusati di furto, concussione e depredazio-ne, colla clausola che i colpevoli sarebbero condannati amorte.

Cluseret, dal canto suo, si fece un dovere d'organizza-re i battaglioni federati. Venne energicamente aiutato inquest'impresa difficile da Rossel, capo del suo statomaggiore, il quale aveva posto al servizio del popolo la

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fabbriche dei proiettili e delle armi, dovunque insommaoccorreva predicare coll'esempio, incoraggiare e orga-nizzare. Dichiarò, biasimando l'offensiva del 3 aprile,che essa intendeva oramai di tenere le operazioni milita-ri sotto la sua direzione, ordinando a Cluseret di restaresulla difensiva.

Emanò, inoltre, parecchi decreti, ordinanti, tra altro:1.° I1 disarmo delle guardie nazionali refrattarie,

che vennero inoltre private della paga.2.° La dissoluzione dei Sotto-Comitati di circonda-

rio.3.° L'installamento all'Hôtel-de-Ville d'un ufficio

centrale d'informazioni sui federati uccisi o feriti.4.° La formazione di compagnie d'ambulanza.5.° La requisizione di tutti gli appartamenti vacanti,

per alloggiarvi gli abitanti dei quartieri bombardati.6.° L'apertura, in ogni mairie, d'un registro, per

iscrivervi i nomi e gli atti dei cittadini, che si sarebberosegnalati al servizio della repubblica.

7.° L'invio davanti alla Corte marziale dei fornitorie funzionari accusati di furto, concussione e depredazio-ne, colla clausola che i colpevoli sarebbero condannati amorte.

Cluseret, dal canto suo, si fece un dovere d'organizza-re i battaglioni federati. Venne energicamente aiutato inquest'impresa difficile da Rossel, capo del suo statomaggiore, il quale aveva posto al servizio del popolo la

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Page 170: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

sua elevata intelligenza, le sue incontestate capacità mi-litari, la sua ferrea volontà.

Nataniele Rossel, capitano del genio, era fuggito daMetz, dopo la capitolazione di Bazaine, ed aveva rag-giunto l'esercito della Loira, dove la sua scienza ed ilsuo coraggio lo fecero nominare colonnello. Scoppiatala rivoluzione del 18 marzo s'era dimesso ed era tostovenuto a Parigi, dove il Comitato centrale lo nominòcapo della 17.a legione a Batignolles, ov'egli conobbe idue Dombrowski, Wroblewski e Okolowiez, allora sem-plici privati. Un certo Alfonso Ducamp, riconosciutopiù tardi come ex poliziotto dell'impero, l'arrestò nel 3aprile. Carlo Gérardin e Malon lo fecero rilasciare e lopresentarono a Cluseret, che l'accettò con premura comecapo del suo stato maggiore, nominandolo inoltre presi-dente della Corte marziale.

Cluseret rdinò in primo luogo la formazione di com-pagnie di marcia, il che era una misura molto saggia, el'obbligo del servizio nella guardia nazionale, il che erauna misura infelice. Intanto essa non portò mille uominidi più agli avamposti, non essendo possibile forzare unapopolazione a prendere le armi. In parecchi circondarinon vi fu violenza; in quelli, dove si fu più severi, lepersecuzioni non andarono, checchè abbiano detto igiornali reazionari, al di là del disarmo, per mezzo diperquisizioni generali a domicilio e di minaccie non se-guite da esecuzione. In secondo luogo, l'obbligo del ser-vizio cangiò il significato rivoluzionario della Comune,dandole l'atteggiamento d'un governo autoritario, il che

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sua elevata intelligenza, le sue incontestate capacità mi-litari, la sua ferrea volontà.

Nataniele Rossel, capitano del genio, era fuggito daMetz, dopo la capitolazione di Bazaine, ed aveva rag-giunto l'esercito della Loira, dove la sua scienza ed ilsuo coraggio lo fecero nominare colonnello. Scoppiatala rivoluzione del 18 marzo s'era dimesso ed era tostovenuto a Parigi, dove il Comitato centrale lo nominòcapo della 17.a legione a Batignolles, ov'egli conobbe idue Dombrowski, Wroblewski e Okolowiez, allora sem-plici privati. Un certo Alfonso Ducamp, riconosciutopiù tardi come ex poliziotto dell'impero, l'arrestò nel 3aprile. Carlo Gérardin e Malon lo fecero rilasciare e lopresentarono a Cluseret, che l'accettò con premura comecapo del suo stato maggiore, nominandolo inoltre presi-dente della Corte marziale.

Cluseret rdinò in primo luogo la formazione di com-pagnie di marcia, il che era una misura molto saggia, el'obbligo del servizio nella guardia nazionale, il che erauna misura infelice. Intanto essa non portò mille uominidi più agli avamposti, non essendo possibile forzare unapopolazione a prendere le armi. In parecchi circondarinon vi fu violenza; in quelli, dove si fu più severi, lepersecuzioni non andarono, checchè abbiano detto igiornali reazionari, al di là del disarmo, per mezzo diperquisizioni generali a domicilio e di minaccie non se-guite da esecuzione. In secondo luogo, l'obbligo del ser-vizio cangiò il significato rivoluzionario della Comune,dandole l'atteggiamento d'un governo autoritario, il che

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urtava contro i suoi principî e le sue tendenze. Infinequesta misura servì di testo alle grida dei reazionari, cheinventarono su di essa i più fantastici racconti di perse-cuzione.

Questo decreto, per altro, fu approvato nei quartieripopolari. I federati non potevano soffrire lo spettacolo digiovani effeminati bene in arnese, contornati da corti-giane e che se la spassavano nei caffè, mentre i combat-tenti dei sobborghi partivano pel campo. Questa gioven-tù borghese aveva sorrisi ironici e parole provocanti perquei soldati dell'idea, padri di famiglia in maggioranza,che andavano ad esporre la vita per difendere Parigi.L'obbligo del servizio militare forzò almeno i ganimedia portare il loro spirito di godimento a Versailles, doveesso era più appropriato che non in Parigi bombardata.

Cluseret riescì meglio nella formazione di un campodi riserva al Campo di Marte. Egli portò anche un po'd'ordine nella distribuzione degli equipaggiamenti, deiviveri e delle munizioni; potè regolarizzare il serviziodella piazza ed i ruoli dei battaglioni; riformò lo statomaggiore passabilmente fantastico, che erasi formatocontemporaneamente al Comitato centrale. Moltiplicògli ordini, le circolari, i rapporti, che furono rimarcatipel loro tono paterno e per le idee veramente spartane.

Il numero delle misure prese dalla Comune, dallaCommissione esecutiva e dalla delegazione di guerra in-dica sufficientemente a qual punto tutto era da farsi, dallato militare, mentre già l'esercito comunale trovavasialle prese coll'esercito versagliese.

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urtava contro i suoi principî e le sue tendenze. Infinequesta misura servì di testo alle grida dei reazionari, cheinventarono su di essa i più fantastici racconti di perse-cuzione.

Questo decreto, per altro, fu approvato nei quartieripopolari. I federati non potevano soffrire lo spettacolo digiovani effeminati bene in arnese, contornati da corti-giane e che se la spassavano nei caffè, mentre i combat-tenti dei sobborghi partivano pel campo. Questa gioven-tù borghese aveva sorrisi ironici e parole provocanti perquei soldati dell'idea, padri di famiglia in maggioranza,che andavano ad esporre la vita per difendere Parigi.L'obbligo del servizio militare forzò almeno i ganimedia portare il loro spirito di godimento a Versailles, doveesso era più appropriato che non in Parigi bombardata.

Cluseret riescì meglio nella formazione di un campodi riserva al Campo di Marte. Egli portò anche un po'd'ordine nella distribuzione degli equipaggiamenti, deiviveri e delle munizioni; potè regolarizzare il serviziodella piazza ed i ruoli dei battaglioni; riformò lo statomaggiore passabilmente fantastico, che erasi formatocontemporaneamente al Comitato centrale. Moltiplicògli ordini, le circolari, i rapporti, che furono rimarcatipel loro tono paterno e per le idee veramente spartane.

Il numero delle misure prese dalla Comune, dallaCommissione esecutiva e dalla delegazione di guerra in-dica sufficientemente a qual punto tutto era da farsi, dallato militare, mentre già l'esercito comunale trovavasialle prese coll'esercito versagliese.

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** *

Frattanto i combattimenti continuavano, diretti, que-sta volta, da un generale autentico. Jaroslao Dombrow-ski era stato nominato comandante in capo della piazzadi Parigi.

I federati, furiosi pel primo scacco subito, compieva-no, personalmente, prodigi di valore, tenendo in rispettol'esercito versagliese, che, coi suoi centomila uomini, at-taccava simultaneamente Issy, Vanves, Bicêtre, Neuilly,Levallois, Asnières, Clichy, Passy, il bosco di Boulogne,i Moulineaux, le Hautes-Bruyères, il Moulin-Saquet,ecc., mentre più di duecento bocche di fuoco bombarda-vano con furore i forti d'Issy, di Vanves, di Bicêtre,d'Ivry, le porte Maillot, d'Auteuil, di Passy, di St. Cloud,Bineau, des Ternes, il viale della Grande-Armata fino aiCampi Elisi, l'Arco di trionfo, Auteuil, Vaugirard, Gre-nelle.

Intanto Thiers dichiarava cinicamente alla Franciache non v'era battaglia; che i soli «banditi» di Parigi ti-ravano dei colpi di cannone, per far credere che si batte-vano. Al che Rochefort rispose che, senza dubbio, i nu-merosi feriti, ingombranti le ambulanze di Versailles,fingevano d'esser feriti e che quei versagliesi, che si sep-pellivano dopo la battaglia, fingevano d'esser morti; cosìvolendolo la logica del «sanguinario Tom-Pouce», ilquale copriva Parigi colla mitraglia e faceva annunciare

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** *

Frattanto i combattimenti continuavano, diretti, que-sta volta, da un generale autentico. Jaroslao Dombrow-ski era stato nominato comandante in capo della piazzadi Parigi.

I federati, furiosi pel primo scacco subito, compieva-no, personalmente, prodigi di valore, tenendo in rispettol'esercito versagliese, che, coi suoi centomila uomini, at-taccava simultaneamente Issy, Vanves, Bicêtre, Neuilly,Levallois, Asnières, Clichy, Passy, il bosco di Boulogne,i Moulineaux, le Hautes-Bruyères, il Moulin-Saquet,ecc., mentre più di duecento bocche di fuoco bombarda-vano con furore i forti d'Issy, di Vanves, di Bicêtre,d'Ivry, le porte Maillot, d'Auteuil, di Passy, di St. Cloud,Bineau, des Ternes, il viale della Grande-Armata fino aiCampi Elisi, l'Arco di trionfo, Auteuil, Vaugirard, Gre-nelle.

Intanto Thiers dichiarava cinicamente alla Franciache non v'era battaglia; che i soli «banditi» di Parigi ti-ravano dei colpi di cannone, per far credere che si batte-vano. Al che Rochefort rispose che, senza dubbio, i nu-merosi feriti, ingombranti le ambulanze di Versailles,fingevano d'esser feriti e che quei versagliesi, che si sep-pellivano dopo la battaglia, fingevano d'esser morti; cosìvolendolo la logica del «sanguinario Tom-Pouce», ilquale copriva Parigi colla mitraglia e faceva annunciare

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dal suo Journal Officiel che «Parigi non era bombarda-ta».

Gli ufficiali federati erano, per lo più, dei proletari epoco atti al comando. Cluseret e Rossel erano gli unicimilitari; indi venivano Brunel, L'Enfant, Jaclard, Bour-going, Mathieu, Montel, Durassier, Pujet, Berthaud,Cœurderoy, Eudes, Mégy, ecc., i quali furono messi allatesta delle legioni e mostrarono, generalmente, maggiorcoraggio individuale che non capacità militare.

Eppure ci volevano uomini speciali per questa guerra;onde si accettò con riconoscenza il servizio dei dueDombrowski, di Wroblewski, d'Okolowicz, di La Ceci-lia e di altri. I reazionari ne approfittarono per dire chela rivoluzione parigina era l'opera d'un gruppo di stra-nieri. A ciascuno la propria responsabilità e la propriagloria: la rivoluzione comunale è opera esclusiva deglioperai parigini, il che non li trattenne dall'accettare ilconcorso di tutti gli uomini di cuore, senza tener contodella nazionalità di questi cittadini del mondo.

La Cecilia fu mandato allo stato maggiore, Wroblew-ski, sotto i forti del sud; J. Dombrowski posto al coman-do supremo dell'esercito del nord-ovest, andò in personaa Neuilly, affidando a suo fratello, a Okolowicz ed aL'Enfant il perimetro di battaglia che, partendo da Le-vallois, giungeva, per Asnières e Clichy, fino a St.Ouen, limite estremo della zona neutralizzata, pella vici-nanza delle linee prussiane.

Prima di Jaroslao Dombrowski, la posizione di Neuil-ly era stata molto compromessa. I versagliesi avevano

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dal suo Journal Officiel che «Parigi non era bombarda-ta».

Gli ufficiali federati erano, per lo più, dei proletari epoco atti al comando. Cluseret e Rossel erano gli unicimilitari; indi venivano Brunel, L'Enfant, Jaclard, Bour-going, Mathieu, Montel, Durassier, Pujet, Berthaud,Cœurderoy, Eudes, Mégy, ecc., i quali furono messi allatesta delle legioni e mostrarono, generalmente, maggiorcoraggio individuale che non capacità militare.

Eppure ci volevano uomini speciali per questa guerra;onde si accettò con riconoscenza il servizio dei dueDombrowski, di Wroblewski, d'Okolowicz, di La Ceci-lia e di altri. I reazionari ne approfittarono per dire chela rivoluzione parigina era l'opera d'un gruppo di stra-nieri. A ciascuno la propria responsabilità e la propriagloria: la rivoluzione comunale è opera esclusiva deglioperai parigini, il che non li trattenne dall'accettare ilconcorso di tutti gli uomini di cuore, senza tener contodella nazionalità di questi cittadini del mondo.

La Cecilia fu mandato allo stato maggiore, Wroblew-ski, sotto i forti del sud; J. Dombrowski posto al coman-do supremo dell'esercito del nord-ovest, andò in personaa Neuilly, affidando a suo fratello, a Okolowicz ed aL'Enfant il perimetro di battaglia che, partendo da Le-vallois, giungeva, per Asnières e Clichy, fino a St.Ouen, limite estremo della zona neutralizzata, pella vici-nanza delle linee prussiane.

Prima di Jaroslao Dombrowski, la posizione di Neuil-ly era stata molto compromessa. I versagliesi avevano

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preso la barricata del ponte di Neuilly, ove il colonnellofederato Bourgoing era stato ucciso. Le batterie versa-gliesi della ronda di Courbevoie, del viale di St. Ger-main, di Puteaux, battevano, senza tregua, la porta Mai-liot e Neuilly, aiutate dal Monte-Valeriano in tale terribi-le opera. Dombrowski tenne Neuilly in un'alternativa disuccessi e di rovesci, fino all'ultimo giorno, non avendoche un effettivo di 1500 a 3000 federati da opporre adun esercito di 8 a 12 mila versagliesi.

Il 14 aprile, la giornata fu disastrosa: il generale ver-saghese Wolf si gettò nella Grande-Avenue, circondò lecase occupate dai federati e «passò per le armi tutti i co-munardi che vi trovò», come riferisce l'ufficiale superio-re, autore della Guerra dei comunardi di Parigi. Cosìperirono massacrati quasi duecento padri di famiglia.

Nei giorni 15 e 16 il bombardamento raddoppiò diviolenza e nel 17 il castello di Bécon, occupato qualchegiorno prima da Jaclard e Dombrowski juniore, era ri-preso dai versagliesi. Quotidianamente si battagliava inquesti paraggi, senza notevoli risultati d'ambo le parti,giacchè i versagliesi non poterono mai passare la Sennaal disotto di Villiers.

Dal lato sud, l'aggressione versagliese non era menofuriosa. Il ridotto dei Moulineaux fu preso e ripreso, ilforte d'Issy subì tre assalti notturni successivi, che ven-nero respinti vittoriosamente ed in cui i versagliesi eb-bero perdite enormi. Continui erano i conflitti a Vanvese ad Issiy e sulle colline di Bagneux.

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preso la barricata del ponte di Neuilly, ove il colonnellofederato Bourgoing era stato ucciso. Le batterie versa-gliesi della ronda di Courbevoie, del viale di St. Ger-main, di Puteaux, battevano, senza tregua, la porta Mai-liot e Neuilly, aiutate dal Monte-Valeriano in tale terribi-le opera. Dombrowski tenne Neuilly in un'alternativa disuccessi e di rovesci, fino all'ultimo giorno, non avendoche un effettivo di 1500 a 3000 federati da opporre adun esercito di 8 a 12 mila versagliesi.

Il 14 aprile, la giornata fu disastrosa: il generale ver-saghese Wolf si gettò nella Grande-Avenue, circondò lecase occupate dai federati e «passò per le armi tutti i co-munardi che vi trovò», come riferisce l'ufficiale superio-re, autore della Guerra dei comunardi di Parigi. Cosìperirono massacrati quasi duecento padri di famiglia.

Nei giorni 15 e 16 il bombardamento raddoppiò diviolenza e nel 17 il castello di Bécon, occupato qualchegiorno prima da Jaclard e Dombrowski juniore, era ri-preso dai versagliesi. Quotidianamente si battagliava inquesti paraggi, senza notevoli risultati d'ambo le parti,giacchè i versagliesi non poterono mai passare la Sennaal disotto di Villiers.

Dal lato sud, l'aggressione versagliese non era menofuriosa. Il ridotto dei Moulineaux fu preso e ripreso, ilforte d'Issy subì tre assalti notturni successivi, che ven-nero respinti vittoriosamente ed in cui i versagliesi eb-bero perdite enormi. Continui erano i conflitti a Vanvese ad Issiy e sulle colline di Bagneux.

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Così, dopo il 2 aprile, non era solamente un assedio,ma una battaglia continua che Parigi doveva sostenere.Le cannonate non cessavano e, specialmente di notte, illoro rumore aveva qualche cosa di sinistro.

D'ambe le parti si spiegava una grande attività. I ver-sagliesi, ai quali i prussiani avevano insegnato come sifa la guerra, moltiplicavano le opere dell'assedio; il lorocorpo del genio guarniva le loro linee di opere inattacca-bili e di trincee: fra gli altri lavori esso elevava, al riparodel MonteValeriano, il formidabile ridotto di Montre-tout, cinto da una triplice fila di pezzi di grosso calibro,le cui ottanta bocche stavano per fulminare Parigi, Au-teuil, La Muette e il Point du Jour, rendendo insostenibi-le da questa, parte la posizione.

Già, sotto il fuoco convergente delle batterie di Cour-bevoie, del Rond Point, di Puteaux e del Monte-Valeria-no, il ponte levatoio della Porta-Maillot era caduto, fra-cassato da duecento obici ed i quartieri circostanti eranoterribilmente bombardati. Non basta; Parigi assediatanon poteva aumentare le sue risorse ed i versagliesi rice-vevano giornalmente rinforzi di uomini, di cannoni, diordigni d'assedio d'ogni specie. Campi di formazioneerano stabiliti a Cherbourg, a Cambrai, ad Auxerre; isoldati prigionieri reduci dalla Germania erano immessiin un corpo dell'esercito attivo e queste nuove truppe ve-nivano tosto dirette su Versailles, che dispose ben prestod'un esercito di 150 mila uomini ben nutriti, ben coman-dati, eccitati dalle calunnie e dalle promesse e i quali

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Così, dopo il 2 aprile, non era solamente un assedio,ma una battaglia continua che Parigi doveva sostenere.Le cannonate non cessavano e, specialmente di notte, illoro rumore aveva qualche cosa di sinistro.

D'ambe le parti si spiegava una grande attività. I ver-sagliesi, ai quali i prussiani avevano insegnato come sifa la guerra, moltiplicavano le opere dell'assedio; il lorocorpo del genio guarniva le loro linee di opere inattacca-bili e di trincee: fra gli altri lavori esso elevava, al riparodel MonteValeriano, il formidabile ridotto di Montre-tout, cinto da una triplice fila di pezzi di grosso calibro,le cui ottanta bocche stavano per fulminare Parigi, Au-teuil, La Muette e il Point du Jour, rendendo insostenibi-le da questa, parte la posizione.

Già, sotto il fuoco convergente delle batterie di Cour-bevoie, del Rond Point, di Puteaux e del Monte-Valeria-no, il ponte levatoio della Porta-Maillot era caduto, fra-cassato da duecento obici ed i quartieri circostanti eranoterribilmente bombardati. Non basta; Parigi assediatanon poteva aumentare le sue risorse ed i versagliesi rice-vevano giornalmente rinforzi di uomini, di cannoni, diordigni d'assedio d'ogni specie. Campi di formazioneerano stabiliti a Cherbourg, a Cambrai, ad Auxerre; isoldati prigionieri reduci dalla Germania erano immessiin un corpo dell'esercito attivo e queste nuove truppe ve-nivano tosto dirette su Versailles, che dispose ben prestod'un esercito di 150 mila uomini ben nutriti, ben coman-dati, eccitati dalle calunnie e dalle promesse e i quali

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credevano cancellare l'onta delle loro disfatte massa-crando gli operai di Parigi.

È opportuno giustificare quest'asserzione sui senti-menti dell'esercito di Sédan verso Parigi, che potevanogià far prevedere gli eccidii di maggio. In un giornalemoderato della provincia, nell'Indépendant rémois, silegge il seguente articolo scritto sulla fine d'aprile:

«Ci sembra però che, in talune parti dell'esercito sisnaturano i servigi, cui il governo e l'assemblea attendo-no dagli ultimi soldati della Francia. Si tratta di entrarein Parigi e di vincere la ribellione; nè più, nè meno Ora,un'operazione simile non richiede l'entusiasmo guerrie-ro, ma esige la calma, l'abnegazione stoica, l'eroismo si-lenzioso. Troppo spesso invece dominano sentimenticontrarii. Ci si parlò di eccessi di zelo volgenti alla fe-rocia e che sarebbero giustamente biasimevoli in unaguerra collo straniero. Vedemmo, coi nostri occhi, inlettere di alcuni sottotenenti, reduci dalle prigioni tede-sche, frasi come questa: «Noi ci promettiamo di non darquartiere a simili canaglie, ecc.»

«Qualunque sia la parte da farsi all'indignazione legit-tima contro gli eccessi della Comune, noi pensiamo cheil dovere del ministro della guerra e dei capi militari sot-to i suoi ordini è di moderare anzitutto tali sentimenti,che non sono nè sentimenti da cittadini, nè sentimenti dasoldati. La moderazione importa tanto maggiormente inquanto si è più vicini alla vittoria.

«Queste riflessioni ci sono suggerite da un passo dellacorrispondenza dell'agenzia Havas, ove è detto: «Nella

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credevano cancellare l'onta delle loro disfatte massa-crando gli operai di Parigi.

È opportuno giustificare quest'asserzione sui senti-menti dell'esercito di Sédan verso Parigi, che potevanogià far prevedere gli eccidii di maggio. In un giornalemoderato della provincia, nell'Indépendant rémois, silegge il seguente articolo scritto sulla fine d'aprile:

«Ci sembra però che, in talune parti dell'esercito sisnaturano i servigi, cui il governo e l'assemblea attendo-no dagli ultimi soldati della Francia. Si tratta di entrarein Parigi e di vincere la ribellione; nè più, nè meno Ora,un'operazione simile non richiede l'entusiasmo guerrie-ro, ma esige la calma, l'abnegazione stoica, l'eroismo si-lenzioso. Troppo spesso invece dominano sentimenticontrarii. Ci si parlò di eccessi di zelo volgenti alla fe-rocia e che sarebbero giustamente biasimevoli in unaguerra collo straniero. Vedemmo, coi nostri occhi, inlettere di alcuni sottotenenti, reduci dalle prigioni tede-sche, frasi come questa: «Noi ci promettiamo di non darquartiere a simili canaglie, ecc.»

«Qualunque sia la parte da farsi all'indignazione legit-tima contro gli eccessi della Comune, noi pensiamo cheil dovere del ministro della guerra e dei capi militari sot-to i suoi ordini è di moderare anzitutto tali sentimenti,che non sono nè sentimenti da cittadini, nè sentimenti dasoldati. La moderazione importa tanto maggiormente inquanto si è più vicini alla vittoria.

«Queste riflessioni ci sono suggerite da un passo dellacorrispondenza dell'agenzia Havas, ove è detto: «Nella

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notte da giovedì a venerdì, i nostri sorpresero le posizio-ni dei federati tra Arcueil, Cachan e Montrouge. Duebattaglioni conquistarono, alla baionetta, la Grange-Orye la casa Plichon, situata presso il forte di Montmartre. Ifederati, sorpresi nel sonno, vennero baionettati e scia-bolati dalla cavalleria nella loro fuga disordinata suParigi. Le perdite degli insorti ammontano a 400 o 500morti o feriti; tra i morti v'è un colonnello.»

«Ora, se i federati furono sorpresi nel sonno, nonv'era, ci sembra, alcuna necessità di massacrarli collabaionetta; migliore e più facile cosa era di farli prigio-nieri. Vorremmo che questo racconto fosse inesatto e ve-nisse smentito dal Journal officiel. Non si tratta solod'umanità, ma anche di buona politica.

«Sappiamo benissimo che vi saranno anime caritate-voli per insinuare che la nostra tenerezza pei federati èben straordinaria, che noi siamo per lo meno agenti se-greti del Comitato di salute pubblica e che, forse, siamostati, a Brest od a Tolone, i compagni di catena di queiforzati liberati, che formano attualmente tutta intera lapopolazione di Parigi.

«Poco c'importa. Ciò che occorre è che ciascuno fac-cia il suo dovere; ed il dovere della stampa, in tempo diguerra civile, è di tentare di frenare la passione dei com-battenti. Sarebbe forse meglio eccitarla? Se altri lo cre-de, si accomodi.

«EUGENIO LIÉBERT.»

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notte da giovedì a venerdì, i nostri sorpresero le posizio-ni dei federati tra Arcueil, Cachan e Montrouge. Duebattaglioni conquistarono, alla baionetta, la Grange-Orye la casa Plichon, situata presso il forte di Montmartre. Ifederati, sorpresi nel sonno, vennero baionettati e scia-bolati dalla cavalleria nella loro fuga disordinata suParigi. Le perdite degli insorti ammontano a 400 o 500morti o feriti; tra i morti v'è un colonnello.»

«Ora, se i federati furono sorpresi nel sonno, nonv'era, ci sembra, alcuna necessità di massacrarli collabaionetta; migliore e più facile cosa era di farli prigio-nieri. Vorremmo che questo racconto fosse inesatto e ve-nisse smentito dal Journal officiel. Non si tratta solod'umanità, ma anche di buona politica.

«Sappiamo benissimo che vi saranno anime caritate-voli per insinuare che la nostra tenerezza pei federati èben straordinaria, che noi siamo per lo meno agenti se-greti del Comitato di salute pubblica e che, forse, siamostati, a Brest od a Tolone, i compagni di catena di queiforzati liberati, che formano attualmente tutta intera lapopolazione di Parigi.

«Poco c'importa. Ciò che occorre è che ciascuno fac-cia il suo dovere; ed il dovere della stampa, in tempo diguerra civile, è di tentare di frenare la passione dei com-battenti. Sarebbe forse meglio eccitarla? Se altri lo cre-de, si accomodi.

«EUGENIO LIÉBERT.»

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La Comune e la delegazione alla guerra non perdeva-no tempo davanti all'attività del nemico. In qualchegiorno, tutte le fortificazioni furono armate; batterievennero opposte in faccia alle formidabili opere di Ver-sailles; barricate vennero innalzate a difesa degli avam-posti; si riprese la fabbricazione di munizioni e la ripa-razione delle armi; le cannoniere furono equipaggiate elanciate ed il servizio delle ambulanze si riorganizzò. Siformava, d'altra parte, un corpo di genio, venti di arti-glieri ed in Parigi si ricominciava ad elevare barricateinterne, riguardate come la chiave della posizione.

La situazione militare sembrava ristabilita. I batta-glioni federati s'abituavano al fuoco e partivano corag-giosamente per la battaglia, musica alla testa, bandierarossa al vento, al canto d'inni patriottici. Davanti al ne-mico avevano un contegno fiero, tanto più che i paurosinon erano venuti. Dombrowski, che aveva un incredibi-le disprezzo dei pericoli, incontrava sovratutto la loro fi-ducia. Del resto egli era severo e rampognava pubblica-mente la menoma esitazione. I battaglioni restavano daotto a quindici giorni agli avamposti; indi venivano aprendere due o tre giorni di riposo, dopo i quali riparti-vano. Le spedizioni erano sanguinose e spesso le falangiproletarie ritornavano decimate. Quante volte si viderosfilare davanti all'Hôtel-de-Ville anneriti dalla polvere,colle bandiere stracciate dalla mitraglia, colle file dimi-nuite, ma gridando in mezzo al rumore dei tamburi: vivala repubblica universale! viva il lavoro! viva la Comu-ne! Di solito un membro della Comune li arringava e

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La Comune e la delegazione alla guerra non perdeva-no tempo davanti all'attività del nemico. In qualchegiorno, tutte le fortificazioni furono armate; batterievennero opposte in faccia alle formidabili opere di Ver-sailles; barricate vennero innalzate a difesa degli avam-posti; si riprese la fabbricazione di munizioni e la ripa-razione delle armi; le cannoniere furono equipaggiate elanciate ed il servizio delle ambulanze si riorganizzò. Siformava, d'altra parte, un corpo di genio, venti di arti-glieri ed in Parigi si ricominciava ad elevare barricateinterne, riguardate come la chiave della posizione.

La situazione militare sembrava ristabilita. I batta-glioni federati s'abituavano al fuoco e partivano corag-giosamente per la battaglia, musica alla testa, bandierarossa al vento, al canto d'inni patriottici. Davanti al ne-mico avevano un contegno fiero, tanto più che i paurosinon erano venuti. Dombrowski, che aveva un incredibi-le disprezzo dei pericoli, incontrava sovratutto la loro fi-ducia. Del resto egli era severo e rampognava pubblica-mente la menoma esitazione. I battaglioni restavano daotto a quindici giorni agli avamposti; indi venivano aprendere due o tre giorni di riposo, dopo i quali riparti-vano. Le spedizioni erano sanguinose e spesso le falangiproletarie ritornavano decimate. Quante volte si viderosfilare davanti all'Hôtel-de-Ville anneriti dalla polvere,colle bandiere stracciate dalla mitraglia, colle file dimi-nuite, ma gridando in mezzo al rumore dei tamburi: vivala repubblica universale! viva il lavoro! viva la Comu-ne! Di solito un membro della Comune li arringava e

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dava loro una bandiera nuova, rossa con frangie d'oro.Ed il battaglione la spiegava entusiasticamente e riparti-va, cantando sempre la marsigliese, il canto della par-tenza o morir per la patria!

Questi erano gli uomini che Versailles non si accon-tentava di massacrare, ma insultava e calunniava neisuoi discorsi e nelle sue circolari ufficiali, come pure neigiornali di scandalo, ch'essa aveva ereditato dall'impero.

Certamente non tutti i federati erano eroi senza paurae senza rimprovero; v'erano tra essi anche dei non valo-ri. I sette od otto mesi d'assedio e di privazione avevanodato ad un troppo gran numero abitudini, rinfacciateloro severamente dai compagni; ma fra i combattentidella Comune v'erano 50 mila soldati della rivoluzione,quasi tutti operai, eroici per la costanza, il coraggio,l'abnegazione. In questi tempi di viltà, d'egoismo, di de-pravazione delle classi dirigenti, questo coraggio, questafede nell'avvenire da parte del proletariato cosciente, in-dica abbastanza a chi apparterrà la vittoria finale.

** *

Peraltro, l'effettivo di guerra della Comune non au-mentava, anzi diminuiva. I nuovi volontari colmavano amalapena i vuoti fatti dalla morte; cosicchè gli uominipiù devoti alla causa erano sempre più schiacciatidall'eccesso delle loro prestazioni.

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dava loro una bandiera nuova, rossa con frangie d'oro.Ed il battaglione la spiegava entusiasticamente e riparti-va, cantando sempre la marsigliese, il canto della par-tenza o morir per la patria!

Questi erano gli uomini che Versailles non si accon-tentava di massacrare, ma insultava e calunniava neisuoi discorsi e nelle sue circolari ufficiali, come pure neigiornali di scandalo, ch'essa aveva ereditato dall'impero.

Certamente non tutti i federati erano eroi senza paurae senza rimprovero; v'erano tra essi anche dei non valo-ri. I sette od otto mesi d'assedio e di privazione avevanodato ad un troppo gran numero abitudini, rinfacciateloro severamente dai compagni; ma fra i combattentidella Comune v'erano 50 mila soldati della rivoluzione,quasi tutti operai, eroici per la costanza, il coraggio,l'abnegazione. In questi tempi di viltà, d'egoismo, di de-pravazione delle classi dirigenti, questo coraggio, questafede nell'avvenire da parte del proletariato cosciente, in-dica abbastanza a chi apparterrà la vittoria finale.

** *

Peraltro, l'effettivo di guerra della Comune non au-mentava, anzi diminuiva. I nuovi volontari colmavano amalapena i vuoti fatti dalla morte; cosicchè gli uominipiù devoti alla causa erano sempre più schiacciatidall'eccesso delle loro prestazioni.

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Versailles aveva un effettivo per lo meno doppio. Civolle dunque, bisogna riconoscerlo, un coraggio ammi-rabile perchè i federati resistessero per tanto tempo adun attacco così formidabile e ben condotto. Ci volle unagrande costanza da parte della Comune, perchè essa nondisperasse mai della situazione, in modo da cadere sola-mente vinta, schiacciata – ma, non sottomessa e senzaun'ora di paura o di debolezza. Essa si distinse da Ver-sailles per non avere nè ucciso, nè maltrattato un prigio-niero, accontentandosi di ostaggi, i quali dovevano farriflettere coloro che fucilavano vilmente, dopo il com-battimento, i vinti e che se ne vantavano cinicamente neiproclami, come il marchese di Galiffet.

Un giornale, che parteggiava per la Comune, ma conuna forma troppo intonata ai giornali versagliesi, avendopubblicato un dispaccio annunciante che alcuni contadi-ni, i quali tiravano dalle case sui federati, uccidendoneparecchi, erano stati fucilati per ordine di Dombrowski,ricevette dal Journal officiel la seguente smentita:

«Parecchi giornali riproducono dal Paris libre un di-spaccio di questo tenore: «Posto di guerra. Dombrowskimi apprende che dei contadini nascosti nelle case ci uc-cisero parecchi uomini. I contadini furono presi e fucila-ti sul momento. HENRY». E l'accompagnano con com-menti malevoli. La Comune stessa se ne mostra impres-sionata. Ora, il cittadino Henry, capo di Stato maggioredella piazza, invitato, dichiarò che il dispaccio è apocri-fo.»

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Versailles aveva un effettivo per lo meno doppio. Civolle dunque, bisogna riconoscerlo, un coraggio ammi-rabile perchè i federati resistessero per tanto tempo adun attacco così formidabile e ben condotto. Ci volle unagrande costanza da parte della Comune, perchè essa nondisperasse mai della situazione, in modo da cadere sola-mente vinta, schiacciata – ma, non sottomessa e senzaun'ora di paura o di debolezza. Essa si distinse da Ver-sailles per non avere nè ucciso, nè maltrattato un prigio-niero, accontentandosi di ostaggi, i quali dovevano farriflettere coloro che fucilavano vilmente, dopo il com-battimento, i vinti e che se ne vantavano cinicamente neiproclami, come il marchese di Galiffet.

Un giornale, che parteggiava per la Comune, ma conuna forma troppo intonata ai giornali versagliesi, avendopubblicato un dispaccio annunciante che alcuni contadi-ni, i quali tiravano dalle case sui federati, uccidendoneparecchi, erano stati fucilati per ordine di Dombrowski,ricevette dal Journal officiel la seguente smentita:

«Parecchi giornali riproducono dal Paris libre un di-spaccio di questo tenore: «Posto di guerra. Dombrowskimi apprende che dei contadini nascosti nelle case ci uc-cisero parecchi uomini. I contadini furono presi e fucila-ti sul momento. HENRY». E l'accompagnano con com-menti malevoli. La Comune stessa se ne mostra impres-sionata. Ora, il cittadino Henry, capo di Stato maggioredella piazza, invitato, dichiarò che il dispaccio è apocri-fo.»

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Quanto alla stampa versagliese, essa oltrepassava i li-miti dell'odio. Mentre il Journal officiel di Versailles ac-cusava i parigini di viltà davanti ai prussiani, comparan-doli classicamente agli assassini di Maratona ed ai ladridegli Abruzzi, i giornali officiosi inauguravano quelleeccitazioni al massacro, che dovevano costare la vita atanti parigini. Ecco questo significante documento.

«Riproduciamo, dice il Journal officiel di Parigi, dalJournal officiel di Versailles il seguente articolo, chegetta una luce sinistra sui pensieri reconditi, coperti sinqui dall'equivoco stile ufficiale. Il linguaggio abbomine-vole del giornalista ufficioso non è, dopo tutto, che latraduzione in buon francese dei discorsi di Giulio Favre:

L'ignoranza della gente istruita.«Gli stati maggiori d'una nazione, militari, civili o po-

litici che siano, avranno sempre un difetto capitale:l'ignoranza del vero carattere della plebaglia, dei suoiodî, delle sue brame, del suo scopo. Ecco uno statomaggiore pieno di pompa, dinanzi a cui si traduce unabanda d'assassini. Noi, osservatori della strada, noi co-nosciamo a priori questi farabutti e imploriamo la lorosoppressione radicale.

«Ma li conoscono bene i giudici? Non è forse a te-mersi che questi giudici istruiti, pieni di erudizione,onorati a buon diritto da tutto il paese, abbiano, a favoredi questi assassini, i larghi sentimenti d'umanità, che ladistanza loro permette? Vivendo colla miglior società,

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Quanto alla stampa versagliese, essa oltrepassava i li-miti dell'odio. Mentre il Journal officiel di Versailles ac-cusava i parigini di viltà davanti ai prussiani, comparan-doli classicamente agli assassini di Maratona ed ai ladridegli Abruzzi, i giornali officiosi inauguravano quelleeccitazioni al massacro, che dovevano costare la vita atanti parigini. Ecco questo significante documento.

«Riproduciamo, dice il Journal officiel di Parigi, dalJournal officiel di Versailles il seguente articolo, chegetta una luce sinistra sui pensieri reconditi, coperti sinqui dall'equivoco stile ufficiale. Il linguaggio abbomine-vole del giornalista ufficioso non è, dopo tutto, che latraduzione in buon francese dei discorsi di Giulio Favre:

L'ignoranza della gente istruita.«Gli stati maggiori d'una nazione, militari, civili o po-

litici che siano, avranno sempre un difetto capitale:l'ignoranza del vero carattere della plebaglia, dei suoiodî, delle sue brame, del suo scopo. Ecco uno statomaggiore pieno di pompa, dinanzi a cui si traduce unabanda d'assassini. Noi, osservatori della strada, noi co-nosciamo a priori questi farabutti e imploriamo la lorosoppressione radicale.

«Ma li conoscono bene i giudici? Non è forse a te-mersi che questi giudici istruiti, pieni di erudizione,onorati a buon diritto da tutto il paese, abbiano, a favoredi questi assassini, i larghi sentimenti d'umanità, che ladistanza loro permette? Vivendo colla miglior società,

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Page 182: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

hanno essi consultato intorno alla canaglia altri tipi chenon siano quelli idealizzati da Gavarni? Praticaronoessi, su questa gente che sta per rovinare la Francia, glistudi entomologici necessari alla giustizia? Non può for-se il delinquente, con una umiltà piagnucolosa o col ri-tornello del sostegno di famiglia, intenerire il suo giudi-ce? La commiserazione è facile in chi non venne attac-cato.

«....Una tirata umanitaria fece risultare le circostanzeattenuanti; ed ecco che l'accusato anzichè essere fulmi-nato sul posto, è condotto in prigione. Che succederà al-lora?

«Un giorno d'oblio, di festa pubblica, una amnistiapiena ed intera sarà decretata e le porte del carceres'apriranno a due battenti; il nostro accusato farà nuovevittime, fabbricherà segretamente nuove cartuccie, ecc.;egli l'ha giurato, in passato, nel suo sobborgo – e cosìavviene da lungo tempo.

«Supponete ora che questo brillante stato maggioresia escito dal suo gabinetto talvolta ed abbia udito, nellastrada, i colloqui degli abbattitori di governi, dei sac-cheggiatori, degli assassini di soldati; supponete ancorache gli sia stata data la facoltà di parlare liberamente edincognito con essi o con quelle che loro servono dadonne, altra specie di denunciatrici, di manifatturierediaboliche, accanite contro i galantuomini come queimostri che ci tormentano nei nostri sonni. Non credeteche la sentenza colpirà più giusto?

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hanno essi consultato intorno alla canaglia altri tipi chenon siano quelli idealizzati da Gavarni? Praticaronoessi, su questa gente che sta per rovinare la Francia, glistudi entomologici necessari alla giustizia? Non può for-se il delinquente, con una umiltà piagnucolosa o col ri-tornello del sostegno di famiglia, intenerire il suo giudi-ce? La commiserazione è facile in chi non venne attac-cato.

«....Una tirata umanitaria fece risultare le circostanzeattenuanti; ed ecco che l'accusato anzichè essere fulmi-nato sul posto, è condotto in prigione. Che succederà al-lora?

«Un giorno d'oblio, di festa pubblica, una amnistiapiena ed intera sarà decretata e le porte del carceres'apriranno a due battenti; il nostro accusato farà nuovevittime, fabbricherà segretamente nuove cartuccie, ecc.;egli l'ha giurato, in passato, nel suo sobborgo – e cosìavviene da lungo tempo.

«Supponete ora che questo brillante stato maggioresia escito dal suo gabinetto talvolta ed abbia udito, nellastrada, i colloqui degli abbattitori di governi, dei sac-cheggiatori, degli assassini di soldati; supponete ancorache gli sia stata data la facoltà di parlare liberamente edincognito con essi o con quelle che loro servono dadonne, altra specie di denunciatrici, di manifatturierediaboliche, accanite contro i galantuomini come queimostri che ci tormentano nei nostri sonni. Non credeteche la sentenza colpirà più giusto?

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Page 183: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Meno erudizione e meno filantropia, o signori, e unpo' più di esperienza e d'energia. Se quest'esperienzanon potè salire sino a voi, vogliate assumervi almenoquella delle vittime.

«Noi giochiamo la Francia, in questo momento. Èforse il tempo di fare dei componimenti letterari? No,mille volte no; conosciamo quanto essi costino.

«Fate un po' ciò che un grande popolo farebbe in talcaso: niente prigionieri!

«Se nella folla si trovasse un galantuomo realmenteattirato colla violenza, voi lo vedreste bene; in mezzo aquella gente un galantuomo si distingue colla sua aureo-la.

«Accordate ai bravi soldati la libertà di vendicare iloro compagni, facendo, sul teatro e nella rabbiadell'azione, ciò ch'essi non farebbero domani, a sanguefreddo: Fuoco!»

Tale invettiva piena di fiele è al disotto dello sprezzo.Una classe, che giunge a questo, può ben tenere tutte leforze militari d'una nazione nelle sue mani e giovarseneper ischiacciare la minoranza intelligente e progressista;essa è ben vicina alla sua caduta materiale e la sua cadu-ta morale è già un fatto compiuto.

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«Meno erudizione e meno filantropia, o signori, e unpo' più di esperienza e d'energia. Se quest'esperienzanon potè salire sino a voi, vogliate assumervi almenoquella delle vittime.

«Noi giochiamo la Francia, in questo momento. Èforse il tempo di fare dei componimenti letterari? No,mille volte no; conosciamo quanto essi costino.

«Fate un po' ciò che un grande popolo farebbe in talcaso: niente prigionieri!

«Se nella folla si trovasse un galantuomo realmenteattirato colla violenza, voi lo vedreste bene; in mezzo aquella gente un galantuomo si distingue colla sua aureo-la.

«Accordate ai bravi soldati la libertà di vendicare iloro compagni, facendo, sul teatro e nella rabbiadell'azione, ciò ch'essi non farebbero domani, a sanguefreddo: Fuoco!»

Tale invettiva piena di fiele è al disotto dello sprezzo.Una classe, che giunge a questo, può ben tenere tutte leforze militari d'una nazione nelle sue mani e giovarseneper ischiacciare la minoranza intelligente e progressista;essa è ben vicina alla sua caduta materiale e la sua cadu-ta morale è già un fatto compiuto.

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Page 184: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

V.La popolazione parigina sotto la Comune.

Gli elettori del 26 marzo volevano la pace. Pace! la-voro! ecco le parole che s'udivano dalla folla che occu-pava i dintorni dell'Hôtel-de-Ville, nel giorno della pro-clamazione della Comune. L'attacco impreveduto del 2aprile portò il turbamento nelle coscienze e l'indignazio-ne nei cuori. Si malediceva a Versailles, che aveva ini-ziato la guerra sociale, ma si chiedeva altresì se la Co-mune aveva davvero fatto tutto il possibile per evitare lalotta. La Commissione esecutiva si affrettò a risponderealle preoccupazioni dell'opinione pubblica con questoproclama:

AI D IPA RTIM EN TI.«Voi siete assetati di verità e, fino ad oggi, il governo

di Versailles non vi nutrì che di menzogne e di calunnie.Noi vi faremo conoscere, adunque, la situazione con tut-ta esattezza.

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V.La popolazione parigina sotto la Comune.

Gli elettori del 26 marzo volevano la pace. Pace! la-voro! ecco le parole che s'udivano dalla folla che occu-pava i dintorni dell'Hôtel-de-Ville, nel giorno della pro-clamazione della Comune. L'attacco impreveduto del 2aprile portò il turbamento nelle coscienze e l'indignazio-ne nei cuori. Si malediceva a Versailles, che aveva ini-ziato la guerra sociale, ma si chiedeva altresì se la Co-mune aveva davvero fatto tutto il possibile per evitare lalotta. La Commissione esecutiva si affrettò a risponderealle preoccupazioni dell'opinione pubblica con questoproclama:

AI D IPA RTIM EN TI.«Voi siete assetati di verità e, fino ad oggi, il governo

di Versailles non vi nutrì che di menzogne e di calunnie.Noi vi faremo conoscere, adunque, la situazione con tut-ta esattezza.

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Page 185: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«È il governo di Versailles che cominciò la guerra ci-vile, massacrando i nostri avamposti ingannati dalle ap-parenze pacifiche dei suoi sicari; è lo stesso governo chefece assassinare i nostri prigionieri e che minaccia a Pa-rigi gli orrori della fame, senza badare agli interessi e aidolori d'una popolazione già provata da cinque mesi diassedio. Nulla diciamo dell'interruzione del servizio po-stale, così pregiudizievole al commercio, dell'accaparra-mento dei prodotti del dazio, ecc., ecc.

«Quello che più di tutto ci preoccupa è la propagandaorganizzata dal governo versagliese nei dipartimenti perinfamare il movimento sublime della popolazione pari-gina. Vi s'inganna, o fratelli, dicendovi che Parigi vuolgovernare la Francia ed esercitare una dittatura, nega-zione della sovranità nazionale. Vi s'inganna dicendoviche il furto e l'assassinio imperano pubblicamente in Pa-rigi. Giammai le nostre strade furono così tranquille. Datre settimane non avvenne un furto, non un tentativod'assassinio.

«Se la Comune di Parigi escì dalle sue attribuzioninormali è contro voglia, è per rispondere allo stato diguerra provocato dal governo di Versailles. Parigi nontende che alla propria autonomia, rispettando l'egual di-ritto negli altri comuni della Francia.

«Quanto ai membri della Comune, loro unica ambi-zione è che venga il giorno, in cui Parigi, liberata dairealisti che la minacciano, potrà procedere a nuove ele-zioni.

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«È il governo di Versailles che cominciò la guerra ci-vile, massacrando i nostri avamposti ingannati dalle ap-parenze pacifiche dei suoi sicari; è lo stesso governo chefece assassinare i nostri prigionieri e che minaccia a Pa-rigi gli orrori della fame, senza badare agli interessi e aidolori d'una popolazione già provata da cinque mesi diassedio. Nulla diciamo dell'interruzione del servizio po-stale, così pregiudizievole al commercio, dell'accaparra-mento dei prodotti del dazio, ecc., ecc.

«Quello che più di tutto ci preoccupa è la propagandaorganizzata dal governo versagliese nei dipartimenti perinfamare il movimento sublime della popolazione pari-gina. Vi s'inganna, o fratelli, dicendovi che Parigi vuolgovernare la Francia ed esercitare una dittatura, nega-zione della sovranità nazionale. Vi s'inganna dicendoviche il furto e l'assassinio imperano pubblicamente in Pa-rigi. Giammai le nostre strade furono così tranquille. Datre settimane non avvenne un furto, non un tentativod'assassinio.

«Se la Comune di Parigi escì dalle sue attribuzioninormali è contro voglia, è per rispondere allo stato diguerra provocato dal governo di Versailles. Parigi nontende che alla propria autonomia, rispettando l'egual di-ritto negli altri comuni della Francia.

«Quanto ai membri della Comune, loro unica ambi-zione è che venga il giorno, in cui Parigi, liberata dairealisti che la minacciano, potrà procedere a nuove ele-zioni.

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«Ancora una volta, o fratelli, non lasciatevi pigliaredalle mostruose invenzioni dei realisti di Versailles.Pensate che Parigi lotta in questo momento non solo persè, ma anche per voi. I vostri sforzi s'uniscano ai nostri enoi vinceremo, poichè rappresentiamo il diritto e la giu-stizia, cioè la felicità di tutti per mezzo di tutti, la libertàper tutti e per ciascuno, sotto gli auspici d'una solidarie-tà volontaria e feconda.

«La Commissione esecutiva: COURNET, DE-LESCLUZE, FELICE PYAT, TRIDON, VER-MOREL, VAILLANT.»

Contemporaneamente una solennità triste e grandiosa,che rispondeva perfettamente ai sentimenti della popola-zione operaia di Parigi, venne a mostrare luminosamen-te da qual parte stava il popolo.

In seguito alla disastrosa giornata del 3 aprile, dei ca-daveri in gran numero furono deposti all'anfiteatrodell'ospizio Beaujou per essere riconosciuti o fotografatinel caso in cui rimanessero sconosciuti. Nella seduta del4 aprile la Comune dichiarò che solenni funerali si fa-rebbero ai primi difensori caduti per la rivoluzione pari-gina.

I funerali ebbero luogo il 6 aprile e vi furono delegatisei membri della Comune. Tre immensi catafalchi, pa-vesati di bandiere rosse e preceduti da parecchie bandemilitari, andarono a raggiungere i bastioni interni, segui-ti da una folla di quarantamila persone.

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«Ancora una volta, o fratelli, non lasciatevi pigliaredalle mostruose invenzioni dei realisti di Versailles.Pensate che Parigi lotta in questo momento non solo persè, ma anche per voi. I vostri sforzi s'uniscano ai nostri enoi vinceremo, poichè rappresentiamo il diritto e la giu-stizia, cioè la felicità di tutti per mezzo di tutti, la libertàper tutti e per ciascuno, sotto gli auspici d'una solidarie-tà volontaria e feconda.

«La Commissione esecutiva: COURNET, DE-LESCLUZE, FELICE PYAT, TRIDON, VER-MOREL, VAILLANT.»

Contemporaneamente una solennità triste e grandiosa,che rispondeva perfettamente ai sentimenti della popola-zione operaia di Parigi, venne a mostrare luminosamen-te da qual parte stava il popolo.

In seguito alla disastrosa giornata del 3 aprile, dei ca-daveri in gran numero furono deposti all'anfiteatrodell'ospizio Beaujou per essere riconosciuti o fotografatinel caso in cui rimanessero sconosciuti. Nella seduta del4 aprile la Comune dichiarò che solenni funerali si fa-rebbero ai primi difensori caduti per la rivoluzione pari-gina.

I funerali ebbero luogo il 6 aprile e vi furono delegatisei membri della Comune. Tre immensi catafalchi, pa-vesati di bandiere rosse e preceduti da parecchie bandemilitari, andarono a raggiungere i bastioni interni, segui-ti da una folla di quarantamila persone.

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Intanto le cannonate colpivano spaventosamente esenza tregua la Porta-Maillot, il viale della grande Ar-mata, Auteuil, la parte bassa delle Ternes e portaval'orrore della battaglia in mezzo a quella grande tristez-za. La folla andava ingrossando, le donne, trascinatedallo spettacolo del dolore popolare, piangevano. Sulpassaggio del corteo tutti si scoprivano. I soli frequenta-tori del boulevard degli Italiani vollero fare eccezione,restando a capo coperto, col sigaro in bocca, davanti allutto del popolo. Tosto, con uno di quei moti che s'impa-droniscono delle folle, mille voci gridarono: abbasso icappelli! e quelli che non obbedirono, dovettero farlodavanti alla violenza. Al Château-d'Eau la folla divenneinnumerevole; alla Bastiglia poteva valutarsi a duecen-tomila persone. I membri della Comune seguivano apiedi, a capo scoperto; indi venivano le famiglie, poi lafolla. Delescluze andava ripetendo: Diranno ancora chesiamo un pugno di faziosi? Qual vittoria questa concor-dia solenne! Che popolo magnifico!

Si arrivò al Père Lachaise; sulla fossa aperta dei mar-tiri vennero pronunciati discorsi e la folla si disperse,dopo aver gridato: viva la repubblica universale! viva laComune!

La popolazione borghese del centro di Parigi vide condispetto questa manifestazione operaia così bella, cosìspontanea, così religiosa, direi quasi. E tentò, nella piaz-za della Borsa, una manifestazione versagliese, che sisciolse davanti alle pattuglie dell'esercito comunale.

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Intanto le cannonate colpivano spaventosamente esenza tregua la Porta-Maillot, il viale della grande Ar-mata, Auteuil, la parte bassa delle Ternes e portaval'orrore della battaglia in mezzo a quella grande tristez-za. La folla andava ingrossando, le donne, trascinatedallo spettacolo del dolore popolare, piangevano. Sulpassaggio del corteo tutti si scoprivano. I soli frequenta-tori del boulevard degli Italiani vollero fare eccezione,restando a capo coperto, col sigaro in bocca, davanti allutto del popolo. Tosto, con uno di quei moti che s'impa-droniscono delle folle, mille voci gridarono: abbasso icappelli! e quelli che non obbedirono, dovettero farlodavanti alla violenza. Al Château-d'Eau la folla divenneinnumerevole; alla Bastiglia poteva valutarsi a duecen-tomila persone. I membri della Comune seguivano apiedi, a capo scoperto; indi venivano le famiglie, poi lafolla. Delescluze andava ripetendo: Diranno ancora chesiamo un pugno di faziosi? Qual vittoria questa concor-dia solenne! Che popolo magnifico!

Si arrivò al Père Lachaise; sulla fossa aperta dei mar-tiri vennero pronunciati discorsi e la folla si disperse,dopo aver gridato: viva la repubblica universale! viva laComune!

La popolazione borghese del centro di Parigi vide condispetto questa manifestazione operaia così bella, cosìspontanea, così religiosa, direi quasi. E tentò, nella piaz-za della Borsa, una manifestazione versagliese, che sisciolse davanti alle pattuglie dell'esercito comunale.

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Page 188: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Quei borghesi che, senza aderire completamente almoto rivoluzionario, ne riconoscevano la legittimità,credendo ancora possibile l'accordo, formarono delleUnioni e delle Leghe, che esercitarono una certa azionedurante la guerra. Prima per data e per importanza laLega d'unione repubblicana dei diritti di Parigi, fondatadal gruppo repubblicano delle antiche municipalità elet-te. Essa si manifestò colla seguente dichiarazione, affis-sa in Parigi e che non nasconde le simpatie per la Co-mune

«La guerra civile non potè evitarsi; l'assemblea diVersailles, colla sua ostinazione a non voler riconoscerei diritti legittimi di Parigi, condusse fatalmente allo spar-gimento del sangue.

«Conviene ora provvedere a che una lotta, che gettala costernazione nel cuore di ogni cittadino, non abbiaper risultato la perdita della repubblica e delle nostre li-bertà.

«A tale intento importa che un programma nettamentedeterminato, che unisca in un pensiero comune l'immen-sa maggioranza dei cittadini di Parigi, ponga fine allaconfusione degli spiriti ed alla divergenza degli sforzi.

«I cittadini sottoscritti, riuniti sotto la denominazionedi Lega d'unione repubblicana dei diritti di Parigi, adot-tarono il seguente programma, che loro sembra esprime-re i voti della popolazione di Parigi:

«Riconoscimento della repubblica,«Riconoscimento a Parigi del diritto di governarsi, di

regolare, con un consiglio liberamente eletto e sovrano

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Quei borghesi che, senza aderire completamente almoto rivoluzionario, ne riconoscevano la legittimità,credendo ancora possibile l'accordo, formarono delleUnioni e delle Leghe, che esercitarono una certa azionedurante la guerra. Prima per data e per importanza laLega d'unione repubblicana dei diritti di Parigi, fondatadal gruppo repubblicano delle antiche municipalità elet-te. Essa si manifestò colla seguente dichiarazione, affis-sa in Parigi e che non nasconde le simpatie per la Co-mune

«La guerra civile non potè evitarsi; l'assemblea diVersailles, colla sua ostinazione a non voler riconoscerei diritti legittimi di Parigi, condusse fatalmente allo spar-gimento del sangue.

«Conviene ora provvedere a che una lotta, che gettala costernazione nel cuore di ogni cittadino, non abbiaper risultato la perdita della repubblica e delle nostre li-bertà.

«A tale intento importa che un programma nettamentedeterminato, che unisca in un pensiero comune l'immen-sa maggioranza dei cittadini di Parigi, ponga fine allaconfusione degli spiriti ed alla divergenza degli sforzi.

«I cittadini sottoscritti, riuniti sotto la denominazionedi Lega d'unione repubblicana dei diritti di Parigi, adot-tarono il seguente programma, che loro sembra esprime-re i voti della popolazione di Parigi:

«Riconoscimento della repubblica,«Riconoscimento a Parigi del diritto di governarsi, di

regolare, con un consiglio liberamente eletto e sovrano

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nel limite delle proprie attribuzioni, la sua polizia, le suefinanze, la sua assistenza pubblica, il suo insegnamentoe l'esercizio della libertà di coscienza.

«La custodia di Parigi esclusivamente affidata allaguardia nazionale, composta di tutti gli elettori validi.

«È alla difesa di questo programma che i membri del-la Lega vogliono consacrare tutti i loro sforzi. E frattan-to eccitano tutti i cittadini ad aiutarli in questo compito,facendo conoscere la loro adesione, affinchè, forti diquesta, essi membri della Lega possano esercitare unaenergica azione mediatrice, capace di procurare il rista-bilimento della pace e di conservare la repubblica.

«Parigi, 6 aprile 1871.»(Seguono le firme).

La Lega non si limitò ai manifesti, ma intraprese atti-vamente l'opera di conciliazione. In una riunione dellavia Thorigny, a cui assistevano parecchi membri dellaminoranza della Comune, il programma fu definitiva-mente adottato e una delegazione partì per Versailles,dopo aver ricevuto dalla Comune questa dichiarazione:

«La Comune non provocò la guerra; è a Versailles, èagli aggressori che bisogna dirigersi per farla cessare.Noi vogliamo conservare i diritti datici in custodia dalpopolo di Parigi, nè ebbimo mai la pretesa di reggere laFrancia.»

A Versailles la delegazione ebbe un accoglimento piùche freddo, accompagnato da una ripulsa. Thiers nonvoleva riconoscere ai parigini la qualità di belligeranti,

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nel limite delle proprie attribuzioni, la sua polizia, le suefinanze, la sua assistenza pubblica, il suo insegnamentoe l'esercizio della libertà di coscienza.

«La custodia di Parigi esclusivamente affidata allaguardia nazionale, composta di tutti gli elettori validi.

«È alla difesa di questo programma che i membri del-la Lega vogliono consacrare tutti i loro sforzi. E frattan-to eccitano tutti i cittadini ad aiutarli in questo compito,facendo conoscere la loro adesione, affinchè, forti diquesta, essi membri della Lega possano esercitare unaenergica azione mediatrice, capace di procurare il rista-bilimento della pace e di conservare la repubblica.

«Parigi, 6 aprile 1871.»(Seguono le firme).

La Lega non si limitò ai manifesti, ma intraprese atti-vamente l'opera di conciliazione. In una riunione dellavia Thorigny, a cui assistevano parecchi membri dellaminoranza della Comune, il programma fu definitiva-mente adottato e una delegazione partì per Versailles,dopo aver ricevuto dalla Comune questa dichiarazione:

«La Comune non provocò la guerra; è a Versailles, èagli aggressori che bisogna dirigersi per farla cessare.Noi vogliamo conservare i diritti datici in custodia dalpopolo di Parigi, nè ebbimo mai la pretesa di reggere laFrancia.»

A Versailles la delegazione ebbe un accoglimento piùche freddo, accompagnato da una ripulsa. Thiers nonvoleva riconoscere ai parigini la qualità di belligeranti,

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nè voleva intendere di venire a trattative con essi e si ac-contentò di rispondere:

«Che l'insurrezione disarmi; coloro che avranno de-posto le armi avranno la vita salva. Noi non puniremocolla morte se non gli assassini di Clemente Thomas edi Lecomte.»

Era come dire: Parigi si arrenda a discrezione, noinon massacreremo la popolazione in massa; abbiamo al-tri mezzi; noi, non uccideremo che i capi.

Questo scacco non iscoraggiò la Lega; la quale finì astrappare, nel 25 aprile, da questo governo senza cuore,un armistizio di qualche ora, di cui approfittarono gli in-felici bombardati di Neuilly per uscire dai loro antri, ovemorivano di privazioni e di terrore. Versailles, natural-mente, rifiutò loro l'ospitalità e perfino il passaggio at-traverso le sue linee. Queste povere vittime vennero aParigi, che le accolse nel modo più fraterno.

In quel giorno l'emozione fu grande. Per la prima vol-ta da ventitrè giorni il cannone taceva al nord-ovest; sisperava in un prolungamento dell'armistizio, avendo ifederati dichiarato ch'essi non tirerebbero pei primi. Ma,al primo minuto successivo alle nove ore convenuta perl'armistizio, il Monte Valeriano incominciò improvvisa-mente a tuonare. Il cannone comunale rispose ed i cuorisi serrarono: Versailles ricominciava la battaglia.

La Lega tenne gran numero di adunanze, tentò altripassi, tutti senza frutto, e agì nel senso della conciliazio-ne fino all'ultimo giorno.

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nè voleva intendere di venire a trattative con essi e si ac-contentò di rispondere:

«Che l'insurrezione disarmi; coloro che avranno de-posto le armi avranno la vita salva. Noi non puniremocolla morte se non gli assassini di Clemente Thomas edi Lecomte.»

Era come dire: Parigi si arrenda a discrezione, noinon massacreremo la popolazione in massa; abbiamo al-tri mezzi; noi, non uccideremo che i capi.

Questo scacco non iscoraggiò la Lega; la quale finì astrappare, nel 25 aprile, da questo governo senza cuore,un armistizio di qualche ora, di cui approfittarono gli in-felici bombardati di Neuilly per uscire dai loro antri, ovemorivano di privazioni e di terrore. Versailles, natural-mente, rifiutò loro l'ospitalità e perfino il passaggio at-traverso le sue linee. Queste povere vittime vennero aParigi, che le accolse nel modo più fraterno.

In quel giorno l'emozione fu grande. Per la prima vol-ta da ventitrè giorni il cannone taceva al nord-ovest; sisperava in un prolungamento dell'armistizio, avendo ifederati dichiarato ch'essi non tirerebbero pei primi. Ma,al primo minuto successivo alle nove ore convenuta perl'armistizio, il Monte Valeriano incominciò improvvisa-mente a tuonare. Il cannone comunale rispose ed i cuorisi serrarono: Versailles ricominciava la battaglia.

La Lega tenne gran numero di adunanze, tentò altripassi, tutti senza frutto, e agì nel senso della conciliazio-ne fino all'ultimo giorno.

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** *

Una riunione di pensatori e di letterati lanciò, alla suavolta, questo manifesto, che non ebbe altro seguito:

Equilibrio repubblicano – Manifesto del Comitato.«Parigi, 4 aprile 1871.

«La maggioranza repubblicana accettò e consacrò colsuo voto la vittoria del movimento comunale. Essa vuolconservare i risultati acquisiti. Più che mai essa devedunque affermare la sua decisione.

«Conviene si sappia che i destini della repubblica nonvanno confusi tutti interi con quelli d'un potere dirigentequalunque, che, d'altronde, si rinnova frequentemente.

«Conviene si sappia che, dietro il partito che presel'iniziativa, esistono altri gruppi, pronti ad appoggiarloed al bisogno di alternarsi con esso; che, dietro o ai fian-chi della repubblica rivoluzionaria, marcia la repubblicaradicale e che, in nessun caso, la lotta ingaggiatasi devevolgere a profitto delle reazioni monarchiche.

«Considerando che è urgente di porre nettamente ilprogramma d'un ordine nuovo, sociale e politico, i sotto-scritti dichiarano di aderire alle idee seguenti:

«1.° Repubblica indiscutibile – democratica e laica.«Non solo la repubblica è la necessità logica, è anche

l'utilità pratica.

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Una riunione di pensatori e di letterati lanciò, alla suavolta, questo manifesto, che non ebbe altro seguito:

Equilibrio repubblicano – Manifesto del Comitato.«Parigi, 4 aprile 1871.

«La maggioranza repubblicana accettò e consacrò colsuo voto la vittoria del movimento comunale. Essa vuolconservare i risultati acquisiti. Più che mai essa devedunque affermare la sua decisione.

«Conviene si sappia che i destini della repubblica nonvanno confusi tutti interi con quelli d'un potere dirigentequalunque, che, d'altronde, si rinnova frequentemente.

«Conviene si sappia che, dietro il partito che presel'iniziativa, esistono altri gruppi, pronti ad appoggiarloed al bisogno di alternarsi con esso; che, dietro o ai fian-chi della repubblica rivoluzionaria, marcia la repubblicaradicale e che, in nessun caso, la lotta ingaggiatasi devevolgere a profitto delle reazioni monarchiche.

«Considerando che è urgente di porre nettamente ilprogramma d'un ordine nuovo, sociale e politico, i sotto-scritti dichiarano di aderire alle idee seguenti:

«1.° Repubblica indiscutibile – democratica e laica.«Non solo la repubblica è la necessità logica, è anche

l'utilità pratica.

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Page 192: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«È la giustizia perchè, non legando affatto la libertàdi scelta, riserva e lascia integro il nostro diritto e quellodei nostri successori.

«È il supremo interesse, poichè fa succedere alle con-vulsioni rivoluzionarie lo sviluppo infinito dell'evolu-zione pacifica; ciò che sentono più che mai l'industria, ilcommercio, l'agricoltura, provate, ogni quindici anni,dai cataclismi.

«È infine l'arena più valida contro il cesarismo tede-sco, il cuneo, che si caccierà, a poco a poco, in questaunità fittizia.

«2.° Comune autonomo, liberamente eletto, frequen-temente rinnovato, espressione municipale, sociale e po-litica della città.

«3.° Federazione dei comuni, garanzia mutua dellaloro autonomia.

«4.° Equilibrio repubblicano, ossia accordo delle duecorrenti repubblicane su principi comuni, terreno per-manente e solido, in cui le variazioni dottrinali o perso-nali non possono compromettere a profitto della reazio-ne la repubblica che intendiamo fondare.»

(Seguono le firme).

Ecco un altro manifesto dello stesso genere, adottatoda un'adunanza analoga:

«Al signor Thiers, capo del potere esecutivo della repub-blica.«Signore,

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«È la giustizia perchè, non legando affatto la libertàdi scelta, riserva e lascia integro il nostro diritto e quellodei nostri successori.

«È il supremo interesse, poichè fa succedere alle con-vulsioni rivoluzionarie lo sviluppo infinito dell'evolu-zione pacifica; ciò che sentono più che mai l'industria, ilcommercio, l'agricoltura, provate, ogni quindici anni,dai cataclismi.

«È infine l'arena più valida contro il cesarismo tede-sco, il cuneo, che si caccierà, a poco a poco, in questaunità fittizia.

«2.° Comune autonomo, liberamente eletto, frequen-temente rinnovato, espressione municipale, sociale e po-litica della città.

«3.° Federazione dei comuni, garanzia mutua dellaloro autonomia.

«4.° Equilibrio repubblicano, ossia accordo delle duecorrenti repubblicane su principi comuni, terreno per-manente e solido, in cui le variazioni dottrinali o perso-nali non possono compromettere a profitto della reazio-ne la repubblica che intendiamo fondare.»

(Seguono le firme).

Ecco un altro manifesto dello stesso genere, adottatoda un'adunanza analoga:

«Al signor Thiers, capo del potere esecutivo della repub-blica.«Signore,

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Page 193: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Parigi intera è in una profonda costernazione. Dopotante sofferenze, col nemico ancora sotto le mura, per-chè questa guerra fratricida, che ci spaventa e ci atterra?

«Un deplorevole malinteso sembra esserne la cagio-ne. Voi credete ad una sommossa: voi siete in faccia aconvinzioni precise e generali.

«L'immensa maggioranza della capitale considera larepubblica, oggi governo di fatto e che non potrebbesicangiare senza rivoluzione, come un diritto superiore,fuori di discussione. Non è dunque senza allarmech'essa vide l'atteggiamento preso dall'Assemblea diBordeaux e continuato a Versailles. L'attacco di Mont-martre le sembrò egualmente suggerito da un equivoco.Parigi, a torto od a ragione, vide in tutto il contegnodell'Assemblea l'intenzione premeditata di ristabilire lamonarchia, origine dei nostri terribili disastri. Molti cit-tadini differirono nell'avviso sull'opportunità di una resi-stenza materiale; ma concluderne un disaccordo sul me-rito del regime repubblicano sarebbe, da parte vostra,cadere in un grave errore....

«I sottoscritti fanno appello alla lealtà dell'assemblea.Se essa entra in questa via giusta ed umana, lo spargi-mento di sangue cesserà; i fratelli nemici potranno nuo-vamente stringersi la mano; il patto d'unione verrà traessi suggellato. Parigi, in quel giorno, sarà nella gioia,rientrerà nella pace e riprenderà i suoi lavori, dicendocon voi: viva la repubblica!»

(Seguono le firme).

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«Parigi intera è in una profonda costernazione. Dopotante sofferenze, col nemico ancora sotto le mura, per-chè questa guerra fratricida, che ci spaventa e ci atterra?

«Un deplorevole malinteso sembra esserne la cagio-ne. Voi credete ad una sommossa: voi siete in faccia aconvinzioni precise e generali.

«L'immensa maggioranza della capitale considera larepubblica, oggi governo di fatto e che non potrebbesicangiare senza rivoluzione, come un diritto superiore,fuori di discussione. Non è dunque senza allarmech'essa vide l'atteggiamento preso dall'Assemblea diBordeaux e continuato a Versailles. L'attacco di Mont-martre le sembrò egualmente suggerito da un equivoco.Parigi, a torto od a ragione, vide in tutto il contegnodell'Assemblea l'intenzione premeditata di ristabilire lamonarchia, origine dei nostri terribili disastri. Molti cit-tadini differirono nell'avviso sull'opportunità di una resi-stenza materiale; ma concluderne un disaccordo sul me-rito del regime repubblicano sarebbe, da parte vostra,cadere in un grave errore....

«I sottoscritti fanno appello alla lealtà dell'assemblea.Se essa entra in questa via giusta ed umana, lo spargi-mento di sangue cesserà; i fratelli nemici potranno nuo-vamente stringersi la mano; il patto d'unione verrà traessi suggellato. Parigi, in quel giorno, sarà nella gioia,rientrerà nella pace e riprenderà i suoi lavori, dicendocon voi: viva la repubblica!»

(Seguono le firme).

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Page 194: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

A proposito della questione delle scadenze, un grannumero di commercianti erano venuti a portare il loroavviso alla Commissione di lavoro e di scambio. Il para-gone tra questi operai, che volevano udire gli interessatiprima di legiferare e poscia emanavano un decreto con-forme alle opinioni raccolte ed i politicanti di Versaillesche votavano senza riflessione decreti inapplicabili e ro-vinosi pel piccolo commercio, mostrava abbastanza aidelegati dei commercianti da qual parte era la buonafede. Essi portarono seco la più favorevole idea sullaComune. Tal simpatia si concretò in un tentativo di con-ciliazione, organizzato da J. Amiguez, ma che, natural-mente, si ruppe contro il partito preso e la fredda crudel-tà della gente di Versailles. Il passo del commercio erastato preceduto dalla seguente pubblicazione:

«Il sindacato generale dell'Unione nazionale,«Considerando che un conflitto sanguinoso è impe-

gnato tra francesi, sotto gli occhi dello straniero: la qualdisgrazia e la qual vergogna devono avere un termine, alpiù presto;

«Che le resistenze vicendevoli dell'assemblea nazio-nale e della Comune di Parigi provengono, sovratutto,da malintesi, che un intervento illuminato e ben inten-zionato potrebbe riescire a risolvere;

«Che il commercio ed il lavoro in Parigi soffrono cru-delmente per tale stato di cose e che spetta precipua-mente agli interessati più diretti di prendere l'iniziativad'un riavvicinamento tra le due forze in presenza;

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A proposito della questione delle scadenze, un grannumero di commercianti erano venuti a portare il loroavviso alla Commissione di lavoro e di scambio. Il para-gone tra questi operai, che volevano udire gli interessatiprima di legiferare e poscia emanavano un decreto con-forme alle opinioni raccolte ed i politicanti di Versaillesche votavano senza riflessione decreti inapplicabili e ro-vinosi pel piccolo commercio, mostrava abbastanza aidelegati dei commercianti da qual parte era la buonafede. Essi portarono seco la più favorevole idea sullaComune. Tal simpatia si concretò in un tentativo di con-ciliazione, organizzato da J. Amiguez, ma che, natural-mente, si ruppe contro il partito preso e la fredda crudel-tà della gente di Versailles. Il passo del commercio erastato preceduto dalla seguente pubblicazione:

«Il sindacato generale dell'Unione nazionale,«Considerando che un conflitto sanguinoso è impe-

gnato tra francesi, sotto gli occhi dello straniero: la qualdisgrazia e la qual vergogna devono avere un termine, alpiù presto;

«Che le resistenze vicendevoli dell'assemblea nazio-nale e della Comune di Parigi provengono, sovratutto,da malintesi, che un intervento illuminato e ben inten-zionato potrebbe riescire a risolvere;

«Che il commercio ed il lavoro in Parigi soffrono cru-delmente per tale stato di cose e che spetta precipua-mente agli interessati più diretti di prendere l'iniziativad'un riavvicinamento tra le due forze in presenza;

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«Il Sindacato generale, rappresentante 56 camere sin-dacali, formate e nominate da più di 7000 industriali ecommercianti, nella coscienza di rappresentare nelleloro varietà infinite il più gran numero degli interessiora pericolanti;

«Dichiara ritenere indispensabile e urgente che si agi-sca in vista d'una soluzione pacifica e che si cerchino lebasi di essa mettendosi in rapporto coll'Assemblea na-zionale e colla Comune di Parigi:

«Afferma che, secondo essa è convinta, le basi diquesta soluzione stanno nel consolidamento della repub-blica, fuori della quale non vi sarebbe che una serie ine-vitabile di turbamenti e di pericoli:

«Esprime il voto formale che si costituiscano e si or-ganizzino le franchigie municipali di Parigi sulle basipiù democratiche, ma distinte dai poteri politici, cuispettano gli interessi generali della Francia.

«Il Sindacato generale delega a tale effetto, con pienipoteri, una Commissione, composta dei signori....»

(Seguono i nomi).

Alcuni giornali repubblicani, quali il Rappel, ilTemps, il Siècle, la Vérité, fecero egualmente un'agita-zione, rimasta sterile, in favore della conciliazione.L'intervento di questi organi della borghesia avanzatamostrava bene a Thiers, che tutto ciò che non era accie-cato dalla reazione voleva la pace tra Parigi e la Francia,sulla base delle franchigie comunali e del mantenimentodella repubblica. Pure, egli rimase irremovibile. Il vec-

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«Il Sindacato generale, rappresentante 56 camere sin-dacali, formate e nominate da più di 7000 industriali ecommercianti, nella coscienza di rappresentare nelleloro varietà infinite il più gran numero degli interessiora pericolanti;

«Dichiara ritenere indispensabile e urgente che si agi-sca in vista d'una soluzione pacifica e che si cerchino lebasi di essa mettendosi in rapporto coll'Assemblea na-zionale e colla Comune di Parigi:

«Afferma che, secondo essa è convinta, le basi diquesta soluzione stanno nel consolidamento della repub-blica, fuori della quale non vi sarebbe che una serie ine-vitabile di turbamenti e di pericoli:

«Esprime il voto formale che si costituiscano e si or-ganizzino le franchigie municipali di Parigi sulle basipiù democratiche, ma distinte dai poteri politici, cuispettano gli interessi generali della Francia.

«Il Sindacato generale delega a tale effetto, con pienipoteri, una Commissione, composta dei signori....»

(Seguono i nomi).

Alcuni giornali repubblicani, quali il Rappel, ilTemps, il Siècle, la Vérité, fecero egualmente un'agita-zione, rimasta sterile, in favore della conciliazione.L'intervento di questi organi della borghesia avanzatamostrava bene a Thiers, che tutto ciò che non era accie-cato dalla reazione voleva la pace tra Parigi e la Francia,sulla base delle franchigie comunali e del mantenimentodella repubblica. Pure, egli rimase irremovibile. Il vec-

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Page 196: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

chio crudele, spinto d'altronde dall'assemblea più inca-pace e più sanguinaria, che abbia afflitto l'infelice nostrapatria, erasi giurato di distruggere la Parigi rivoluziona-ria e, colla sua ben nota ostinazione, conduceva, attra-verso le rovine e la morte, la sua opera sanguinosa abuon porto.

Pietro Denis nel Cri du peuple, Rochefort e H. Maretnel Mot d'ordre, G. Duchêne nella Commune, VittoreConsiderant in una pubblicazione speciale, intitolata: Lapace nelle ventiquattro ore, elaborarono diversi progettidi programma o di trattato, rimasti egualmente senza ri-sultato.

In quest'opera conciliativa intervenne anche la masso-neria. Nel giorno 11 aprile, i delegati di moltissime log-gie di Parigi tentarono una pratica a Versailles. Thiers ri-spose loro di rivolgersi piuttosto alla Comune, giacchè,disse, «ciò che occorre è la sottomissione degli insorti,non quella del potere legale».

Nel 21 aprile i massoni si riunirono e decisero l'inviodi nuovi delegati, col mandato imperativo seguente: 1.°ottenere un armistizio per l'evacuazione dei villaggibombardati; 2.° domandare energicamente a Versaillesla pace, basata sul programma della Comune, comequella che solo poteva assicurarla definitiva.

Nel 24 aprile, dice il Cri du peuple, quasi diecimilamassoni, colle bandiere alla testa, rivestiti colle loro in-segne, si trovavano riuniti al Châtelet per udire la rela-zione dei delegati, mandati il giorno prima a Versailles.Questi avevano veduto Thiers, il quale si sentiva «addo-

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chio crudele, spinto d'altronde dall'assemblea più inca-pace e più sanguinaria, che abbia afflitto l'infelice nostrapatria, erasi giurato di distruggere la Parigi rivoluziona-ria e, colla sua ben nota ostinazione, conduceva, attra-verso le rovine e la morte, la sua opera sanguinosa abuon porto.

Pietro Denis nel Cri du peuple, Rochefort e H. Maretnel Mot d'ordre, G. Duchêne nella Commune, VittoreConsiderant in una pubblicazione speciale, intitolata: Lapace nelle ventiquattro ore, elaborarono diversi progettidi programma o di trattato, rimasti egualmente senza ri-sultato.

In quest'opera conciliativa intervenne anche la masso-neria. Nel giorno 11 aprile, i delegati di moltissime log-gie di Parigi tentarono una pratica a Versailles. Thiers ri-spose loro di rivolgersi piuttosto alla Comune, giacchè,disse, «ciò che occorre è la sottomissione degli insorti,non quella del potere legale».

Nel 21 aprile i massoni si riunirono e decisero l'inviodi nuovi delegati, col mandato imperativo seguente: 1.°ottenere un armistizio per l'evacuazione dei villaggibombardati; 2.° domandare energicamente a Versaillesla pace, basata sul programma della Comune, comequella che solo poteva assicurarla definitiva.

Nel 24 aprile, dice il Cri du peuple, quasi diecimilamassoni, colle bandiere alla testa, rivestiti colle loro in-segne, si trovavano riuniti al Châtelet per udire la rela-zione dei delegati, mandati il giorno prima a Versailles.Questi avevano veduto Thiers, il quale si sentiva «addo-

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lorato» egli stesso, come asseriva, del proprio rigore; mai parigini non potevano essere considerati nè trattati dalui come belligeranti....

— Ma che volete fare? avrebbe detto, sdegnata, la de-putazione.

— Difendere l'assemblea contro tutti; e, per questo,noi distruggeremo case ed ammazzeremo uomini, finchèil diritto resti alla forza...

Riportando all'Assemblea il triste racconto diquest'intervista e l'amaro risultato della loro missione, idelegati massonici provocarono un moto unanime di ri-provazione pei carnefici inesorabili di Versailles.

Il 26 aprile una nuova riunione massonica prese la se-guente deliberazione:

«Esauriti tutti i mezzi di conciliazione col governo diVersailles, la frammassoneria è risoluta a piantare le suebandiere sui bastioni di Parigi ed, ove una sola palla letoccasse, i F.·. M.·. marcerebbero con uno slancio solocontro il nemico comune.»

Così deciso, 2000 massoni vengono in deputazioneall'Hôtel-de-Ville, ricevuti dalla Comune nella corted'onore, ove, a nome di tutti, Thirifocq dichiara che,dacchè la Comune esiste, la frammassoneria ha compre-so ch'essa sarebbe la base delle nostre riforme sociali. E,disse, la più grande rivoluzione, che il mondo abbia maiveduto; se all'inizio del movimento i frammassoni nonagirono è perchè volevano acquistare la prova che Ver-sailles non voleva alcuna conciliazione. Come supporre

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lorato» egli stesso, come asseriva, del proprio rigore; mai parigini non potevano essere considerati nè trattati dalui come belligeranti....

— Ma che volete fare? avrebbe detto, sdegnata, la de-putazione.

— Difendere l'assemblea contro tutti; e, per questo,noi distruggeremo case ed ammazzeremo uomini, finchèil diritto resti alla forza...

Riportando all'Assemblea il triste racconto diquest'intervista e l'amaro risultato della loro missione, idelegati massonici provocarono un moto unanime di ri-provazione pei carnefici inesorabili di Versailles.

Il 26 aprile una nuova riunione massonica prese la se-guente deliberazione:

«Esauriti tutti i mezzi di conciliazione col governo diVersailles, la frammassoneria è risoluta a piantare le suebandiere sui bastioni di Parigi ed, ove una sola palla letoccasse, i F.·. M.·. marcerebbero con uno slancio solocontro il nemico comune.»

Così deciso, 2000 massoni vengono in deputazioneall'Hôtel-de-Ville, ricevuti dalla Comune nella corted'onore, ove, a nome di tutti, Thirifocq dichiara che,dacchè la Comune esiste, la frammassoneria ha compre-so ch'essa sarebbe la base delle nostre riforme sociali. E,disse, la più grande rivoluzione, che il mondo abbia maiveduto; se all'inizio del movimento i frammassoni nonagirono è perchè volevano acquistare la prova che Ver-sailles non voleva alcuna conciliazione. Come supporre

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infatti che dei delinquenti possano accettare una conci-liazione coi loro giudici?

Numerose grida di viva la Comune, la frammassone-ria, la repubblica universale, rispondono all'oratore.

Giulio Vallès, ringraziata la deputazione, dà la suasciarpa al f.·. Thirifocq, che dichiara che tale emblemarimarrà, come ricordo di questo giorno memorabile, ne-gli archivi della frammassoneria.

Dopo un discorso di Lefrançais, il f.·. v.·. della Rosascozzese, con una calda improvvisazione, annuncia chela Comune, nuovo tempio di Salomone, è l'opera che iF.·. F.·. devono avere per fine, e cioè la giustizia ed il la-voro come basi della società.

La deputazione si ritirò dopo avere inghirlandato lasua bandiera colla sciarpa di Vallès e portò seco un ves-sillo rosso, dopo due triplici salve ai riti francese e scoz-zese.

Una delegazione della Comune ricondusse la deputa-zione massonica fino alla via Cadet. Essa fu acclamatadalla popolazione entusiasta e la separazione ebbe luogodopo una vivace e patriottica allocuzione di Ranvier. Iframmassoni tennero parola e fecero del 29 aprile 1881una delle più grandi giornate della rivoluzione.

Il 29 aprile, sin dalle nove del mattino, una folla com-patta invase la via di Rivoli, la piazza della Concordia ele vicinanze dell'Hôtel-de-Ville. Da questo, mezz'oradopo, escì una deputazione dei membri della Comune,colla musica alla testa e diretta verso il Louvre ad incon-trare la dimostrazione massonica. Alle undici la deputa-

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infatti che dei delinquenti possano accettare una conci-liazione coi loro giudici?

Numerose grida di viva la Comune, la frammassone-ria, la repubblica universale, rispondono all'oratore.

Giulio Vallès, ringraziata la deputazione, dà la suasciarpa al f.·. Thirifocq, che dichiara che tale emblemarimarrà, come ricordo di questo giorno memorabile, ne-gli archivi della frammassoneria.

Dopo un discorso di Lefrançais, il f.·. v.·. della Rosascozzese, con una calda improvvisazione, annuncia chela Comune, nuovo tempio di Salomone, è l'opera che iF.·. F.·. devono avere per fine, e cioè la giustizia ed il la-voro come basi della società.

La deputazione si ritirò dopo avere inghirlandato lasua bandiera colla sciarpa di Vallès e portò seco un ves-sillo rosso, dopo due triplici salve ai riti francese e scoz-zese.

Una delegazione della Comune ricondusse la deputa-zione massonica fino alla via Cadet. Essa fu acclamatadalla popolazione entusiasta e la separazione ebbe luogodopo una vivace e patriottica allocuzione di Ranvier. Iframmassoni tennero parola e fecero del 29 aprile 1881una delle più grandi giornate della rivoluzione.

Il 29 aprile, sin dalle nove del mattino, una folla com-patta invase la via di Rivoli, la piazza della Concordia ele vicinanze dell'Hôtel-de-Ville. Da questo, mezz'oradopo, escì una deputazione dei membri della Comune,colla musica alla testa e diretta verso il Louvre ad incon-trare la dimostrazione massonica. Alle undici la deputa-

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zione era di ritorno ed i frammassoni entravano nellacorte d'onore dell'Hôtel-de-Ville, predisposto a riceverli.I vendicatori della repubblica ed il 71.° battaglione dellaguardia nazionale facevano ala.

L'intera Comune stava sul balcone della scala d'ono-re, davanti alla statua della repubblica, cinta di sciarperosse e contornata da trofei delle bandiere della Comu-ne.

Le bandiere massoniche vennero a porsi successiva-mente sui gradini della scala, dispiegando le massimeumanitarie, che sono le basi della frammassoneria e chela Comune si prese per compito di mettere in pratica.

Una bandiera bianca, fra tutte le altre, colpisce l'atten-zione. È portata da un artigliere ed ha scritto in lettererosse «Amiamoci gli uni gli altri.»

Appena la corte è piena, le grida di viva la Comune!viva la frammassoneria! viva la pace universale! si odo-no da ogni parte.

Felice Pyat, con voce forte e commossa, pronuncia leseguenti parole:

«Fratelli, cittadini della grande patria, della patriauniversale, fedeli ai comuni nostri principî: libertà,eguaglianza, fratellanza e più logici della Lega dei dirit-ti di Parigi, voi, frammassoni, voi fate seguire i vostriatti alle vostre parole.

«Oggi le parole sono poco, gli atti sono tutto. E voi,dopo aver affisso il vostro manifesto – il manifesto delcuore – sulle muraglie di Parigi, state ora per piantare il

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zione era di ritorno ed i frammassoni entravano nellacorte d'onore dell'Hôtel-de-Ville, predisposto a riceverli.I vendicatori della repubblica ed il 71.° battaglione dellaguardia nazionale facevano ala.

L'intera Comune stava sul balcone della scala d'ono-re, davanti alla statua della repubblica, cinta di sciarperosse e contornata da trofei delle bandiere della Comu-ne.

Le bandiere massoniche vennero a porsi successiva-mente sui gradini della scala, dispiegando le massimeumanitarie, che sono le basi della frammassoneria e chela Comune si prese per compito di mettere in pratica.

Una bandiera bianca, fra tutte le altre, colpisce l'atten-zione. È portata da un artigliere ed ha scritto in lettererosse «Amiamoci gli uni gli altri.»

Appena la corte è piena, le grida di viva la Comune!viva la frammassoneria! viva la pace universale! si odo-no da ogni parte.

Felice Pyat, con voce forte e commossa, pronuncia leseguenti parole:

«Fratelli, cittadini della grande patria, della patriauniversale, fedeli ai comuni nostri principî: libertà,eguaglianza, fratellanza e più logici della Lega dei dirit-ti di Parigi, voi, frammassoni, voi fate seguire i vostriatti alle vostre parole.

«Oggi le parole sono poco, gli atti sono tutto. E voi,dopo aver affisso il vostro manifesto – il manifesto delcuore – sulle muraglie di Parigi, state ora per piantare il

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vostro vessillo d'umanità sugli spalti della nostra cittàassediata e bombardata.

«Voi state per protestare altresì contro le palle omici-de e le bombe fratricide, in nome del diritto e della paceuniversale. (Applausi unanimi).

«Agli uomini di Versailles state per stendere unamano disarmata – per un momento – e noi, mandataridel popolo e difensori dei suoi diritti, noi, suoi eletti, vo-gliamo tutti unirci a voi, a voi che siete gli eletti dellaprova in quest'atto fraterno. (Nuovi applausi).

«La Comune aveva deciso ch'essa sceglierebbe cin-que dei suoi per aver l'onore d'accompagnarvi; fu, giu-stamente, proposto che quest'onore fosse impartito dallasorte; la sorte designò cinque nomi per seguirvi inquest'atto glorioso, vittorioso. (Approvazioni).

«Il vostro atto, cittadini, rimarrà nella gloria dellaFrancia e dell'umanità.

«Viva la repubblica universale. (Applausi).»Beslay, vecchio repubblicano, il cui padre era stato

membro della Convenzione, parla indi così:«Cittadini, mi associai con voi alle parole testè pro-

nunciate, le quali riuniscono qui fraternamente tutti iframmassoni.

«Non fui ieri favorito dalla sorte, e quindi non sonofra i cinque nomi che dovevano andare a ricevere iframmassoni.

«Volemmo questo sorteggio, perchè tutta la Comunedi Parigi intendeva partecipare, sin dapprincipio, a que-sta grande dimostrazione; non ebbi la fortuna d'essere

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vostro vessillo d'umanità sugli spalti della nostra cittàassediata e bombardata.

«Voi state per protestare altresì contro le palle omici-de e le bombe fratricide, in nome del diritto e della paceuniversale. (Applausi unanimi).

«Agli uomini di Versailles state per stendere unamano disarmata – per un momento – e noi, mandataridel popolo e difensori dei suoi diritti, noi, suoi eletti, vo-gliamo tutti unirci a voi, a voi che siete gli eletti dellaprova in quest'atto fraterno. (Nuovi applausi).

«La Comune aveva deciso ch'essa sceglierebbe cin-que dei suoi per aver l'onore d'accompagnarvi; fu, giu-stamente, proposto che quest'onore fosse impartito dallasorte; la sorte designò cinque nomi per seguirvi inquest'atto glorioso, vittorioso. (Approvazioni).

«Il vostro atto, cittadini, rimarrà nella gloria dellaFrancia e dell'umanità.

«Viva la repubblica universale. (Applausi).»Beslay, vecchio repubblicano, il cui padre era stato

membro della Convenzione, parla indi così:«Cittadini, mi associai con voi alle parole testè pro-

nunciate, le quali riuniscono qui fraternamente tutti iframmassoni.

«Non fui ieri favorito dalla sorte, e quindi non sonofra i cinque nomi che dovevano andare a ricevere iframmassoni.

«Volemmo questo sorteggio, perchè tutta la Comunedi Parigi intendeva partecipare, sin dapprincipio, a que-sta grande dimostrazione; non ebbi la fortuna d'essere

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tra i designati, ma chiesi di andare alla vostra testa,come decano della Comune ed anche della massoneria,di cui faccio parte da cinquantasei anni.

«Che vi dirò, o cittadini, dopo le eloquenti parole diFelice Pyat? Voi farete un grande atto di fraternità pian-tando la vostra bandiera sui baluardi della nostra città,confondendovi nelle nostre file contro i nemici di Ver-sailles. (Applausi).

«Cittadini, fratelli, permettetemi di dare ad uno di voil'abbraccio fraterno. (Abbraccia un massone. Applau-si).»

Poi il cittadino Monière legge un discorso scritto. Unmassone, con una bandiera in mano, dice: «Reclamol'onore di piantare la prima bandiera sui baluardi di Pari-gi, la bandiera della Perseveranza, che esiste dal 1790.»(Applausi).

La banda del battaglione suona la marsigliese.Leone Meillet pronuncia questo discorso:«Avete udito la sola musica che possiamo ascoltare

fino alla pace definitiva. Ecco il vessillo rosso, offertodalla Comune alle deputazioni massoniche. Esso deveaccompagnare le vostre bandiere pacifiche; esso è ilvessillo della pace universale, dei nostri diritti federati-vi, davanti cui tutti dobbiamo stringerci, per evitare che,in avvenire, una mano, per quanto possente, ci getti gliuni sugli altri, fuorchè per abbracciarci. (Applausi). È ilsuo vessillo che la Comune di Parigi affida ai frammas-soni. Esso starà davanti alla vostra bandiera e davantialle palle omicide di Versailles.

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tra i designati, ma chiesi di andare alla vostra testa,come decano della Comune ed anche della massoneria,di cui faccio parte da cinquantasei anni.

«Che vi dirò, o cittadini, dopo le eloquenti parole diFelice Pyat? Voi farete un grande atto di fraternità pian-tando la vostra bandiera sui baluardi della nostra città,confondendovi nelle nostre file contro i nemici di Ver-sailles. (Applausi).

«Cittadini, fratelli, permettetemi di dare ad uno di voil'abbraccio fraterno. (Abbraccia un massone. Applau-si).»

Poi il cittadino Monière legge un discorso scritto. Unmassone, con una bandiera in mano, dice: «Reclamol'onore di piantare la prima bandiera sui baluardi di Pari-gi, la bandiera della Perseveranza, che esiste dal 1790.»(Applausi).

La banda del battaglione suona la marsigliese.Leone Meillet pronuncia questo discorso:«Avete udito la sola musica che possiamo ascoltare

fino alla pace definitiva. Ecco il vessillo rosso, offertodalla Comune alle deputazioni massoniche. Esso deveaccompagnare le vostre bandiere pacifiche; esso è ilvessillo della pace universale, dei nostri diritti federati-vi, davanti cui tutti dobbiamo stringerci, per evitare che,in avvenire, una mano, per quanto possente, ci getti gliuni sugli altri, fuorchè per abbracciarci. (Applausi). È ilsuo vessillo che la Comune di Parigi affida ai frammas-soni. Esso starà davanti alla vostra bandiera e davantialle palle omicide di Versailles.

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«Allorchè riporterete le bandiere della frammassone-ria, ritornino esse stracciate o intatte, il vessillo dellaComune non avrà ceduto. Esso le avrà accompagnate inmezzo al fuoco; il che sarà la prova della loro unione in-separabile. (Applausi).»

Il f.·. Thirifocq prende il vessillo rosso e così parla:«Cittadini, fratelli, io sono tra coloro che presero l'ini-

ziativa di questa manifestazione e son lieto di vederealla testa delle altre la bandiera bianca della Loggia diVincennes, sulla quale si legge: «Amiamoci gli uni glialtri.» (Applausi). Noi la porremo prima davanti le trup-pe nemiche; noi stenderemo ad esse la mano, poichèVersailles non volle udirci.

«Sì, noi diremo a questi soldati: Soldati della stessapatria, venite a fraternizzare con noi; abbracciateci, e lapace sia fatta. (Applausi).

«E se tal pace si compie, rientreremo in Parigi, con-vinti d'aver riportato la più bella vittoria, quelladell'umanità!

«Se, invece, non siamo ascoltati e se verrà fatto fuococontro noi, allora chiameremo in aiuto tutte le vendette.Siamo certi che la massoneria di tutta la Francia ci se-guirà e che, dovunque i nostri fratelli vedranno dei sol-dati diretti contro Parigi, li affronteranno per eccitarli afraternizzare.

«Se falliremo in questo tentativo di pace e se Versail-les ordinerà di non tirare su noi per non uccidere sola-mente i nostri fratelli sui baluardi, allora ci mescolere-mo con essi, noi, che fin qui non avevamo appunto il

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«Allorchè riporterete le bandiere della frammassone-ria, ritornino esse stracciate o intatte, il vessillo dellaComune non avrà ceduto. Esso le avrà accompagnate inmezzo al fuoco; il che sarà la prova della loro unione in-separabile. (Applausi).»

Il f.·. Thirifocq prende il vessillo rosso e così parla:«Cittadini, fratelli, io sono tra coloro che presero l'ini-

ziativa di questa manifestazione e son lieto di vederealla testa delle altre la bandiera bianca della Loggia diVincennes, sulla quale si legge: «Amiamoci gli uni glialtri.» (Applausi). Noi la porremo prima davanti le trup-pe nemiche; noi stenderemo ad esse la mano, poichèVersailles non volle udirci.

«Sì, noi diremo a questi soldati: Soldati della stessapatria, venite a fraternizzare con noi; abbracciateci, e lapace sia fatta. (Applausi).

«E se tal pace si compie, rientreremo in Parigi, con-vinti d'aver riportato la più bella vittoria, quelladell'umanità!

«Se, invece, non siamo ascoltati e se verrà fatto fuococontro noi, allora chiameremo in aiuto tutte le vendette.Siamo certi che la massoneria di tutta la Francia ci se-guirà e che, dovunque i nostri fratelli vedranno dei sol-dati diretti contro Parigi, li affronteranno per eccitarli afraternizzare.

«Se falliremo in questo tentativo di pace e se Versail-les ordinerà di non tirare su noi per non uccidere sola-mente i nostri fratelli sui baluardi, allora ci mescolere-mo con essi, noi, che fin qui non avevamo appunto il

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Page 203: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

servizio della guardia nazionale che come un serviziod'ordine. E, tutti, ci uniremo alle compagnie di guerraper partecipare alla battaglia e incoraggiare col nostroesempio i gloriosi difensori della città.» (Applausi).

Agitato il vessillo, egli chiude colle parole «Ed ora,cittadini, bando alle frasi; all'azione!»

Le deputazioni della frammassoneria, accompagnatedai membri della Comune, escono dall'Hôtel-de-Ville.

Durante la sfilata, l'orchestra suona la marsigliese.Il corteo è composto di 10.000 frammassoni, colle in-

segne del loro grado, azzurre, rosse e nere. Gli ufficialirosa-croce hanno al collo il cordone rosso, i cavalieriKadosch la ciarpa nera colle frange d'argento; altri uffi-ciali la ciarpa azzurra con ricami d'oro.

Sono rappresentati i tre riti francesi: il Grande-Orien-te, il rito scozzese e il rito Misraim.

Tutte queste bandiere coi loro diversi colori dannoalla dimostrazione un carattere solenne.

Durante il percorso, una folla immensa si trova nellevie.

Giulio Vallès così continua il racconto di di questamemoranda giornata:

«Dopo aver seguito la sua marcia trionfale dalla piaz-za della Bastiglia, ove fu il posto della prigione-fortezzademolita dal popolo, un secolo fa, fino alla piazza Ven-dôme, la cui colonna, monumento di gloria odiosa, saràdemolita domani, il corteo arriva nel sobborgo di S.Onorato, nel quartiere già abitato dai fuggiaschi milio-

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servizio della guardia nazionale che come un serviziod'ordine. E, tutti, ci uniremo alle compagnie di guerraper partecipare alla battaglia e incoraggiare col nostroesempio i gloriosi difensori della città.» (Applausi).

Agitato il vessillo, egli chiude colle parole «Ed ora,cittadini, bando alle frasi; all'azione!»

Le deputazioni della frammassoneria, accompagnatedai membri della Comune, escono dall'Hôtel-de-Ville.

Durante la sfilata, l'orchestra suona la marsigliese.Il corteo è composto di 10.000 frammassoni, colle in-

segne del loro grado, azzurre, rosse e nere. Gli ufficialirosa-croce hanno al collo il cordone rosso, i cavalieriKadosch la ciarpa nera colle frange d'argento; altri uffi-ciali la ciarpa azzurra con ricami d'oro.

Sono rappresentati i tre riti francesi: il Grande-Orien-te, il rito scozzese e il rito Misraim.

Tutte queste bandiere coi loro diversi colori dannoalla dimostrazione un carattere solenne.

Durante il percorso, una folla immensa si trova nellevie.

Giulio Vallès così continua il racconto di di questamemoranda giornata:

«Dopo aver seguito la sua marcia trionfale dalla piaz-za della Bastiglia, ove fu il posto della prigione-fortezzademolita dal popolo, un secolo fa, fino alla piazza Ven-dôme, la cui colonna, monumento di gloria odiosa, saràdemolita domani, il corteo arriva nel sobborgo di S.Onorato, nel quartiere già abitato dai fuggiaschi milio-

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Page 204: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

nari e dagli ambasciatori e che ora il signor Thiers fabombardare.

«In questo momento un colpo di cannone saluta que-sta Parigi pacifica. La folla, davanti al pericolo, rispon-de con un immenso grido: Viva la Comune! I vessilliferidiscendono dal grande viale sotto una pioggia di mitra-glia. Il bastione è battuto dagli obici; i fanali cadono;venti o trenta proiettili colpiscono la maestà massicciadell'Arco di trionfo, mutilano i suoi gruppi immobili emuti, deturpando la fronte d'una madre e spezzando ilbraccio di pietra d'un fanciullo nei bassorilievi.

«Scoppiano ancora venti obici, ed a ciascuna loro de-tonazione gli assistenti rispondono gridando entusiasti-camente e quasi allegramente: viva la Comune!

«Infine il fuoco cessa. Allora i massoni, rimasti im-passibili sotto il fuoco, dietro l'arco di trionfo, si recanoverso i bastioni e vogliono raggiungere coloro che devo-no aver piantato colà la loro bandiera.

«Si dice che tre essi sono stati colpiti. Promettono divendicarli. Si dice che due obici hanno forato la bandie-ra bianca. Giurano di vendicarla.

«In questi giorni di combattimenti e di lutti, con cuiParigi compera le sue franchigie comunali, questa gior-nata sarà una delle più gloriose e decisive della presenterivoluzione.

«Uscendo dalle sue mistiche officine per portare sullapubblica piazza il suo stendardo di pace, che sfida laforza, affermando alla luce del sole le idee, i cui simboliessa custodiva nell'ombra da parecchi secoli, la fram-

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nari e dagli ambasciatori e che ora il signor Thiers fabombardare.

«In questo momento un colpo di cannone saluta que-sta Parigi pacifica. La folla, davanti al pericolo, rispon-de con un immenso grido: Viva la Comune! I vessilliferidiscendono dal grande viale sotto una pioggia di mitra-glia. Il bastione è battuto dagli obici; i fanali cadono;venti o trenta proiettili colpiscono la maestà massicciadell'Arco di trionfo, mutilano i suoi gruppi immobili emuti, deturpando la fronte d'una madre e spezzando ilbraccio di pietra d'un fanciullo nei bassorilievi.

«Scoppiano ancora venti obici, ed a ciascuna loro de-tonazione gli assistenti rispondono gridando entusiasti-camente e quasi allegramente: viva la Comune!

«Infine il fuoco cessa. Allora i massoni, rimasti im-passibili sotto il fuoco, dietro l'arco di trionfo, si recanoverso i bastioni e vogliono raggiungere coloro che devo-no aver piantato colà la loro bandiera.

«Si dice che tre essi sono stati colpiti. Promettono divendicarli. Si dice che due obici hanno forato la bandie-ra bianca. Giurano di vendicarla.

«In questi giorni di combattimenti e di lutti, con cuiParigi compera le sue franchigie comunali, questa gior-nata sarà una delle più gloriose e decisive della presenterivoluzione.

«Uscendo dalle sue mistiche officine per portare sullapubblica piazza il suo stendardo di pace, che sfida laforza, affermando alla luce del sole le idee, i cui simboliessa custodiva nell'ombra da parecchi secoli, la fram-

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Page 205: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

massoneria riunì, in nome della fratellanza, la borghesialaboriosa ed il proletariato eroico. Essa ben meritò dellarepubblica e della rivoluzione.»

Agli avamposti però, malgrado le minaccie degli uffi-ciali versagliesi, vi fu uno scambio di segni tra federati esoldati. I federati dichiararono ancora che non ricomin-cerebbero pei primi. Parigi gode del silenzio dei cannonied una speranza di pace entra nei cuori. Tre delegatimassoni sono a Versailles; otterranno essi un armistiziodi qualche giorno? è questa la preoccupazione generale.Arriva la notte; il fuoco non ricomincia: sarebbe veroche la guerra sta infine per cessare? Si fa festa ai masso-ni che s'incontra. Ma, illusione crudele, i delegati nullahanno ottenuto dagli uomini sanguinari e feroci di Ver-sailles e, dopo ventotto ore di tregua, l'insolente cannoneversagliese riprende la parola e Parigi, con una amarez-za resa maggiore dalla speranza perduta, ritorna al suotriste ma fiero atteggiamento di guerra.

Ormai la battaglia continuerà senza interruzione finoal giorno, ahimè troppo vicino, in cui i difensori dellaComune sacrificheranno le loro vite sulle vie insangui-nate di Parigi.

Dopo tale scacco, i F.·. M.·. si federarono coi Compa-gni di Parigi e, di comune accordo con essi, lanciaronoil seguente appello:

la Federazione dei frammassoni e dei compagni di ParigiAi loro compagni di Francia e di tutto il mondo.

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massoneria riunì, in nome della fratellanza, la borghesialaboriosa ed il proletariato eroico. Essa ben meritò dellarepubblica e della rivoluzione.»

Agli avamposti però, malgrado le minaccie degli uffi-ciali versagliesi, vi fu uno scambio di segni tra federati esoldati. I federati dichiararono ancora che non ricomin-cerebbero pei primi. Parigi gode del silenzio dei cannonied una speranza di pace entra nei cuori. Tre delegatimassoni sono a Versailles; otterranno essi un armistiziodi qualche giorno? è questa la preoccupazione generale.Arriva la notte; il fuoco non ricomincia: sarebbe veroche la guerra sta infine per cessare? Si fa festa ai masso-ni che s'incontra. Ma, illusione crudele, i delegati nullahanno ottenuto dagli uomini sanguinari e feroci di Ver-sailles e, dopo ventotto ore di tregua, l'insolente cannoneversagliese riprende la parola e Parigi, con una amarez-za resa maggiore dalla speranza perduta, ritorna al suotriste ma fiero atteggiamento di guerra.

Ormai la battaglia continuerà senza interruzione finoal giorno, ahimè troppo vicino, in cui i difensori dellaComune sacrificheranno le loro vite sulle vie insangui-nate di Parigi.

Dopo tale scacco, i F.·. M.·. si federarono coi Compa-gni di Parigi e, di comune accordo con essi, lanciaronoil seguente appello:

la Federazione dei frammassoni e dei compagni di ParigiAi loro compagni di Francia e di tutto il mondo.

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«Frammassoni di tutti i riti e di tutti gli Orienti, com-pagni di tutte le corporazioni, voi sapete che tutti i fram-massoni sono uomini di pace, di concordia, di fratellan-za, di studio e di lavoro, i quali sempre lottarono controla tirannia, l'ipocrisia e l'ignoranza. Essi hanno per pre-cetto: la morale, la giustizia, il diritto.

«I compagni sono anch'essi uomini che pensano edagiscono pel progresso e l'emancipazione dell'umanità.

«In un'epoca come la nostra, in cui il flagello dellaguerra venne scatenato dai despoti per annientare spe-cialmente la nobile nazione francese, la quale si vede ri-dotta a mal punto, mentre la sua capitale è il bersaglio diattacchi fratricidi – ecco i frammassoni ed i compagniuscire dai loro santuari misteriosi, col ramo d'olivo ecolla spada della rivendicazione.

«Gli sforzi dei frammassoni vennero tre volte respintida coloro stessi che pretendono rappresentare l'ordine.Essi dunque ed i compagni devono prendere l'arma ven-dicatrice e gridare: Fratelli sorgete! i traditori e gli ipo-criti vengano puniti!

«Fratelli e compagni udite: I frammassoni inviarono,il 22 aprile, a Versailles parole di pace; i loro delegatierano accompagnati da due cittadini designati dalle Ca-mere sindacali di Parigi, ma non ottennero che una tre-gua di nove ore. Le ostilità essendosi riprese con una fe-rocia indescrivibile, i frammassoni si riunirono il 26aprile al Clâtelet e decisero che, il sabato 29, essi an-drebbero solennemente a fare adesione alla Comune diParigi ed a piantare le loro bandiere sugli spalti della cit-

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«Frammassoni di tutti i riti e di tutti gli Orienti, com-pagni di tutte le corporazioni, voi sapete che tutti i fram-massoni sono uomini di pace, di concordia, di fratellan-za, di studio e di lavoro, i quali sempre lottarono controla tirannia, l'ipocrisia e l'ignoranza. Essi hanno per pre-cetto: la morale, la giustizia, il diritto.

«I compagni sono anch'essi uomini che pensano edagiscono pel progresso e l'emancipazione dell'umanità.

«In un'epoca come la nostra, in cui il flagello dellaguerra venne scatenato dai despoti per annientare spe-cialmente la nobile nazione francese, la quale si vede ri-dotta a mal punto, mentre la sua capitale è il bersaglio diattacchi fratricidi – ecco i frammassoni ed i compagniuscire dai loro santuari misteriosi, col ramo d'olivo ecolla spada della rivendicazione.

«Gli sforzi dei frammassoni vennero tre volte respintida coloro stessi che pretendono rappresentare l'ordine.Essi dunque ed i compagni devono prendere l'arma ven-dicatrice e gridare: Fratelli sorgete! i traditori e gli ipo-criti vengano puniti!

«Fratelli e compagni udite: I frammassoni inviarono,il 22 aprile, a Versailles parole di pace; i loro delegatierano accompagnati da due cittadini designati dalle Ca-mere sindacali di Parigi, ma non ottennero che una tre-gua di nove ore. Le ostilità essendosi riprese con una fe-rocia indescrivibile, i frammassoni si riunirono il 26aprile al Clâtelet e decisero che, il sabato 29, essi an-drebbero solennemente a fare adesione alla Comune diParigi ed a piantare le loro bandiere sugli spalti della cit-

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tà nei luoghi più minacciati, sperando di ottenere così lafine di questa guerra empia e fratricida.

«Il 29 aprile, 10 od 11.000 frammassoni si recaronoall'Hôtel-de-Ville; arrivati al viale della Grande armata,malgrado le bombe e la mitraglia, inalberarono 62 delleloro bandiere in faccia agli assedianti.

«La loro bandiera bianca: Amiamoci gli uni gli altri,avanzandosi sulle linee versagliesi, fece cessare il fuocodalla porta Delfina alla porta Bineau; la testa delle loroprofonde colonne raggiunse sola la prima barricata degliassalitori.

«Tre frammassoni vennero ammessi come delegati.Non avendo ottenuto che una breve tregua dai generali,a cui si erano diretti a Neuilly, a Courbevoie ed a Rueil,due di essi, cedendo alle istanze dei generali, che dichia-rarono però di non poter essere i loro interpreti, andaro-no a Versailles, senza mandato e contrariamente alla li-nea di condotta tracciatasi, ma per mostrare ancora unavolta che ogni tentativo di conciliazione era ormai inuti-le.

«Essi non ottennero nulla. Il fuoco, interrotto il 29alle quattro dopo mezzodì, ricominciò più formidabile,accompagnato da bombe incendiarie, il 30 alle 7.45 del-la sera. La tregua adunque era durata 27 ore e 45 minuti.

«Una delegazione di frammassoni, posta alla portaMaillot, constatò la profanazione delle bandiere.

«È da Versailles che partirono i primi colpi e un fram-massone ne fu la prima vittima.

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tà nei luoghi più minacciati, sperando di ottenere così lafine di questa guerra empia e fratricida.

«Il 29 aprile, 10 od 11.000 frammassoni si recaronoall'Hôtel-de-Ville; arrivati al viale della Grande armata,malgrado le bombe e la mitraglia, inalberarono 62 delleloro bandiere in faccia agli assedianti.

«La loro bandiera bianca: Amiamoci gli uni gli altri,avanzandosi sulle linee versagliesi, fece cessare il fuocodalla porta Delfina alla porta Bineau; la testa delle loroprofonde colonne raggiunse sola la prima barricata degliassalitori.

«Tre frammassoni vennero ammessi come delegati.Non avendo ottenuto che una breve tregua dai generali,a cui si erano diretti a Neuilly, a Courbevoie ed a Rueil,due di essi, cedendo alle istanze dei generali, che dichia-rarono però di non poter essere i loro interpreti, andaro-no a Versailles, senza mandato e contrariamente alla li-nea di condotta tracciatasi, ma per mostrare ancora unavolta che ogni tentativo di conciliazione era ormai inuti-le.

«Essi non ottennero nulla. Il fuoco, interrotto il 29alle quattro dopo mezzodì, ricominciò più formidabile,accompagnato da bombe incendiarie, il 30 alle 7.45 del-la sera. La tregua adunque era durata 27 ore e 45 minuti.

«Una delegazione di frammassoni, posta alla portaMaillot, constatò la profanazione delle bandiere.

«È da Versailles che partirono i primi colpi e un fram-massone ne fu la prima vittima.

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Page 208: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Non ci rimane altra risoluzione da prendere chequella di combattere e di coprire colla nostra sacra egidala parte del diritto.

«Armiamoci per la difesa; salviamo Parigi, la Fran-cia, l'umanità.

«Parigi, alla testa del progresso umano, in una crisisuprema, fa appello alla Massoneria universale, ai com-pagni di tutte le corporazioni, gridando: A me i figliuolidella vedova.

«E tutti i frammassoni ed i compagni si uniranno perun'azione comune, protestando contro la guerra civilefomentata dai sostenitori della monarchia.

«Tutti comprenderanno che ciò che vogliono i lorofratelli di Parigi è che la giustizia passi dalla teoria allapratica, che l'amore degli uni pegli altri divenga la rego-la generale e che la spada non sia sguainata, a Parigi, senon per legittima difesa dell'umanità.

«No, non permetterete che la forza brutale trionfi, chesi ritorni al caos.

«Agite d'accordo, tutte le città insieme, affrontando icombattenti, loro malgrado, per la peggiore delle cause,per quella degli interessi egoisti e trascinateli a servirela causa della giustizia e del diritto.

«Avrete ben meritato della patria universale, avreteassicurata la felicità dei popoli per l'avvenire.

«Viva la repubblica! Vivano i comuni della Franciafederati con quello di Parigi!

«Parigi, 5 maggio 1871.»(Seguono le firme).

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«Non ci rimane altra risoluzione da prendere chequella di combattere e di coprire colla nostra sacra egidala parte del diritto.

«Armiamoci per la difesa; salviamo Parigi, la Fran-cia, l'umanità.

«Parigi, alla testa del progresso umano, in una crisisuprema, fa appello alla Massoneria universale, ai com-pagni di tutte le corporazioni, gridando: A me i figliuolidella vedova.

«E tutti i frammassoni ed i compagni si uniranno perun'azione comune, protestando contro la guerra civilefomentata dai sostenitori della monarchia.

«Tutti comprenderanno che ciò che vogliono i lorofratelli di Parigi è che la giustizia passi dalla teoria allapratica, che l'amore degli uni pegli altri divenga la rego-la generale e che la spada non sia sguainata, a Parigi, senon per legittima difesa dell'umanità.

«No, non permetterete che la forza brutale trionfi, chesi ritorni al caos.

«Agite d'accordo, tutte le città insieme, affrontando icombattenti, loro malgrado, per la peggiore delle cause,per quella degli interessi egoisti e trascinateli a servirela causa della giustizia e del diritto.

«Avrete ben meritato della patria universale, avreteassicurata la felicità dei popoli per l'avvenire.

«Viva la repubblica! Vivano i comuni della Franciafederati con quello di Parigi!

«Parigi, 5 maggio 1871.»(Seguono le firme).

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Circa lo stesso tempo, i cittadini originari dei diparti-menti si radunarono affine di portare, in gruppo, un con-corso effettivo alla Comune, sovratutto un concorso mo-rale, invitando i loro compatrioti dei dipartimenti a pre-mere sul governo versagliese per far cessare lo spargi-mento di sangue, pur sostenendo il principio della rivo-luzione comunale. Ne derivò la Federazione delle asso-ciazioni dipartimentali.

Sotto l'energico impulso di Millière, le adunanze dellaFederazione non tardarono a trasformarsi in clubs im-mensi di 10 a 20 mila persone, ove si eccitava la levatagenerale in armi contro gli spietati bombardatori di Pari-gi.

Ecco il rapporto ufficiale sull'adunanza della corte delLouvre:

Alleanza repubblicana dei dipartimenti.Assemblea generale di 100 mila cittadini della provin-

cia residenti a Parigi, nella corte del del Louvre, do-menica 30 aprile 1871.

RISOLUZIONE.«Considerando che, dopo aver sacrificato la Francia

agli interessi dei loro partiti politici e della loro ambi-zione personale, questi uomini, che eransi incaricati del-la difesa nazionale, vollero soffocare in Parigi lo spiritodi indipendenza, che impediva loro di godere il fruttodel loro tradimento;

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Circa lo stesso tempo, i cittadini originari dei diparti-menti si radunarono affine di portare, in gruppo, un con-corso effettivo alla Comune, sovratutto un concorso mo-rale, invitando i loro compatrioti dei dipartimenti a pre-mere sul governo versagliese per far cessare lo spargi-mento di sangue, pur sostenendo il principio della rivo-luzione comunale. Ne derivò la Federazione delle asso-ciazioni dipartimentali.

Sotto l'energico impulso di Millière, le adunanze dellaFederazione non tardarono a trasformarsi in clubs im-mensi di 10 a 20 mila persone, ove si eccitava la levatagenerale in armi contro gli spietati bombardatori di Pari-gi.

Ecco il rapporto ufficiale sull'adunanza della corte delLouvre:

Alleanza repubblicana dei dipartimenti.Assemblea generale di 100 mila cittadini della provin-

cia residenti a Parigi, nella corte del del Louvre, do-menica 30 aprile 1871.

RISOLUZIONE.«Considerando che, dopo aver sacrificato la Francia

agli interessi dei loro partiti politici e della loro ambi-zione personale, questi uomini, che eransi incaricati del-la difesa nazionale, vollero soffocare in Parigi lo spiritodi indipendenza, che impediva loro di godere il fruttodel loro tradimento;

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Page 210: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«che a tal uopo la maggioranza monarchicadell'assemblea nazionale ed il suo potere esecutivo pro-vocarono la popolazione parigina, facendola attaccareda capi bonapartisti, complici del delitto di dicembre;

«che il governo versagliese, facendo ricominciare,con maggior barbarie dei prussiani, il bombardamentodi Parigi, per mezzo di generali bonapartisti che fannoassassinare i prigionieri disarmati, rinnova contro laFrancia gli orrori della guerra straniera e, insieme, delcolpo di stato;

«che, mentre il governo le muove una guerra atroce,Parigi, perfettamente calma all'interno, si difendecoll'eroismo del coraggio e della lealtà, per comprovare,nell'interesse della Francia intera, senza alcuna premi-nenza:

«1.° la repubblica una e indivisibile, solo governocapace di metter fine alle rivoluzioni violente;

«2.° l'indipendenza della Comune, garanzia dei di-ritti individuali;

«L'assemblea dichiara:«Di rinnovare solennemente l'adesione all'opera pa-

triottica della Comune di Parigi, scongiurando i buonicittadini, in ogni dipartimento, di apportare a Parigil'appoggio morale e, possibilmente, un concorso effetti-vo per aiutarla nella sua rivendicazione dei nostri dirittiinternazionali e municipali.»

Il 6 maggio la Federazione venne solennemente ed inmassa ad aderire alla Comune. La piazza di Gréve era

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«che a tal uopo la maggioranza monarchicadell'assemblea nazionale ed il suo potere esecutivo pro-vocarono la popolazione parigina, facendola attaccareda capi bonapartisti, complici del delitto di dicembre;

«che il governo versagliese, facendo ricominciare,con maggior barbarie dei prussiani, il bombardamentodi Parigi, per mezzo di generali bonapartisti che fannoassassinare i prigionieri disarmati, rinnova contro laFrancia gli orrori della guerra straniera e, insieme, delcolpo di stato;

«che, mentre il governo le muove una guerra atroce,Parigi, perfettamente calma all'interno, si difendecoll'eroismo del coraggio e della lealtà, per comprovare,nell'interesse della Francia intera, senza alcuna premi-nenza:

«1.° la repubblica una e indivisibile, solo governocapace di metter fine alle rivoluzioni violente;

«2.° l'indipendenza della Comune, garanzia dei di-ritti individuali;

«L'assemblea dichiara:«Di rinnovare solennemente l'adesione all'opera pa-

triottica della Comune di Parigi, scongiurando i buonicittadini, in ogni dipartimento, di apportare a Parigil'appoggio morale e, possibilmente, un concorso effetti-vo per aiutarla nella sua rivendicazione dei nostri dirittiinternazionali e municipali.»

Il 6 maggio la Federazione venne solennemente ed inmassa ad aderire alla Comune. La piazza di Gréve era

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riempita di 30 mila persone. La delegazione venne rice-vuta dalla Comune nella corte d'onore. Calorose protestesi scambiarono, separandosi tutti al grido di viva la Re-pubblica, viva la Comune!

In una successiva riunione, la Federazione adottò ilseguente programma:

«Considerando che urge di procedere ad una pronta eseria organizzazione, si pregano tutti i cittadini dellaprovincia residenti a Parigi di unirsi in associazioni fe-derate, secondo i gruppi cantonali e le circoscrizioni di-partimentali.

«Le associazioni saranno formate dai cittadini natinello stesso dipartimento o da quelli che vi hanno rela-zioni di famiglia o di amicizia.

«Loro immediato scopo è di ristabilire l'unione fraParigi e la provincia, constatando, con ogni mezzo, laverità dei fatti e delle loro cause prima e durante l'asse-dio e dopo la capitolazione di Parigi; di vegliare agli in-teressi della loro circoscrizioni e dei loro cantoni; diproteggere i cittadini; di propagandare e far trionfare iprincipii dell'indipendenza comunale, adottando comebase dell'unità politica il seguente programma:

«l.° Libertà assoluta di riunione e d'associazione.«2.° Istruzione laica, gratuita ed obbligatoria.«3.° Abolizione della pena di morte; giustizia gra-

tuita, magistratura e burocrazia pubblica elettive.«4.° Libertà di coscienza, senza alcun culto retri-

buito dallo Stato.

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riempita di 30 mila persone. La delegazione venne rice-vuta dalla Comune nella corte d'onore. Calorose protestesi scambiarono, separandosi tutti al grido di viva la Re-pubblica, viva la Comune!

In una successiva riunione, la Federazione adottò ilseguente programma:

«Considerando che urge di procedere ad una pronta eseria organizzazione, si pregano tutti i cittadini dellaprovincia residenti a Parigi di unirsi in associazioni fe-derate, secondo i gruppi cantonali e le circoscrizioni di-partimentali.

«Le associazioni saranno formate dai cittadini natinello stesso dipartimento o da quelli che vi hanno rela-zioni di famiglia o di amicizia.

«Loro immediato scopo è di ristabilire l'unione fraParigi e la provincia, constatando, con ogni mezzo, laverità dei fatti e delle loro cause prima e durante l'asse-dio e dopo la capitolazione di Parigi; di vegliare agli in-teressi della loro circoscrizioni e dei loro cantoni; diproteggere i cittadini; di propagandare e far trionfare iprincipii dell'indipendenza comunale, adottando comebase dell'unità politica il seguente programma:

«l.° Libertà assoluta di riunione e d'associazione.«2.° Istruzione laica, gratuita ed obbligatoria.«3.° Abolizione della pena di morte; giustizia gra-

tuita, magistratura e burocrazia pubblica elettive.«4.° Libertà di coscienza, senza alcun culto retri-

buito dallo Stato.

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Page 212: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«5.° Soppressione degli eserciti permanenti ed edu-cazione militare obbligatoria per tutti.

«6.° Revisione dell'imposta.«7.° Istituzioni di credito popolare, agricolo ed in-

dustriale.«La sede della Federazione è a Parigi, la sua durata è

illimitata.«Per esserne membro si deve – condizione essenziale

– non aver subito condanne infamanti.«Guerra all'ignoranza! Viva la Comune! viva la re-

pubblica! viva l'unione sincera tra Parigi e la provincia!Conosciamo, una buona volta, i nostri diritti e compren-diamo i nostri doveri! All'opera tutti, apostoli dell'uma-nità, all'opera!» (seguono le firme).

Accanto a queste Unioni, ma completamente al difuori di esse, funzionava il Comitato centrale dei venticircondari, a cui avevano appartenuto, in origine, i piùdei membri della Comune. Il suo concorso era assicura-to alla rivoluzione comunale; ma esso riservava formal-mente il proprio diritto di apprezzamento, come è pro-vato dai seguenti documenti:

«Il Comitato centrale dei venti circondari di Parigi di-chiara di aderire pienamente ai tre decreti della Comunedel 29 marzo, relativi 1.° agli affitti, 2.° alla coscrizione,3.° agli oggetti impegnati al Monte di Pietà. – Parigi, 30marzo 1871.» (Seguono le firme).

A proposito d'un progetto che la Comune non tenessesedute pubbliche, il Comitato dei venti circondari deli-berò come segue:

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«5.° Soppressione degli eserciti permanenti ed edu-cazione militare obbligatoria per tutti.

«6.° Revisione dell'imposta.«7.° Istituzioni di credito popolare, agricolo ed in-

dustriale.«La sede della Federazione è a Parigi, la sua durata è

illimitata.«Per esserne membro si deve – condizione essenziale

– non aver subito condanne infamanti.«Guerra all'ignoranza! Viva la Comune! viva la re-

pubblica! viva l'unione sincera tra Parigi e la provincia!Conosciamo, una buona volta, i nostri diritti e compren-diamo i nostri doveri! All'opera tutti, apostoli dell'uma-nità, all'opera!» (seguono le firme).

Accanto a queste Unioni, ma completamente al difuori di esse, funzionava il Comitato centrale dei venticircondari, a cui avevano appartenuto, in origine, i piùdei membri della Comune. Il suo concorso era assicura-to alla rivoluzione comunale; ma esso riservava formal-mente il proprio diritto di apprezzamento, come è pro-vato dai seguenti documenti:

«Il Comitato centrale dei venti circondari di Parigi di-chiara di aderire pienamente ai tre decreti della Comunedel 29 marzo, relativi 1.° agli affitti, 2.° alla coscrizione,3.° agli oggetti impegnati al Monte di Pietà. – Parigi, 30marzo 1871.» (Seguono le firme).

A proposito d'un progetto che la Comune non tenessesedute pubbliche, il Comitato dei venti circondari deli-berò come segue:

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Page 213: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Considerando che la pubblicità è la prima condizio-ne della responsabilità e che, senza di essa, gli elettorinon potrebbero giudicare i loro mandatari ed, al caso,revocarli;

«Invita i membri della Comune di Parigi, dei quali ènoto d'altronde il repubblicanismo e lo spirito rivoluzio-nario, a respingere il progetto in questione.»

Il Consiglio federale parigino dell’Internazionale e laCamera federale delle società operaie, assunsero un at-teggiamento esclusivamente socialista. Nominarono unacommissione d'iniziativa, composta dei cittadini Hamet,Martin, Nostag, Goullè e Compas, la quale doveva pre-sentare alla Comune il risultato dei lavori delle Sezioniparigine. Questa proposta coincise coll'appello dellaCommissione di lavoro e di scambio, il quale portò nellasottocommissione alcuni membri influenti dell'Interna-zionale, come Rouillier, Teulière, Goullè, Lèvy Lazzaro,Minet, Bertin, e fece affrettare la costituzione definitivadi gruppi operai, come risulta dal seguente proclama:

Alle Camere sindacali delle Società operaie.«Col decreto 16 aprile, la Comune di Parigi invita le

Società operaie a costituire una Commissione d'inchie-sta allo scopo di esporre la statistica degli opifici abban-donati e di presentare, in concorso alla Commissione dellavoro e dello scambio, una relazione sul pronto funzio-namento di detti opifici.

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«Considerando che la pubblicità è la prima condizio-ne della responsabilità e che, senza di essa, gli elettorinon potrebbero giudicare i loro mandatari ed, al caso,revocarli;

«Invita i membri della Comune di Parigi, dei quali ènoto d'altronde il repubblicanismo e lo spirito rivoluzio-nario, a respingere il progetto in questione.»

Il Consiglio federale parigino dell’Internazionale e laCamera federale delle società operaie, assunsero un at-teggiamento esclusivamente socialista. Nominarono unacommissione d'iniziativa, composta dei cittadini Hamet,Martin, Nostag, Goullè e Compas, la quale doveva pre-sentare alla Comune il risultato dei lavori delle Sezioniparigine. Questa proposta coincise coll'appello dellaCommissione di lavoro e di scambio, il quale portò nellasottocommissione alcuni membri influenti dell'Interna-zionale, come Rouillier, Teulière, Goullè, Lèvy Lazzaro,Minet, Bertin, e fece affrettare la costituzione definitivadi gruppi operai, come risulta dal seguente proclama:

Alle Camere sindacali delle Società operaie.«Col decreto 16 aprile, la Comune di Parigi invita le

Società operaie a costituire una Commissione d'inchie-sta allo scopo di esporre la statistica degli opifici abban-donati e di presentare, in concorso alla Commissione dellavoro e dello scambio, una relazione sul pronto funzio-namento di detti opifici.

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Page 214: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Per noi, lavoratori, ecco un'occasione per costituircidefinitivamente e per mettere in pratica i nostri studi pa-zienti e laboriosi di questi ultimi anni.

«Un locale fu messo a disposizione delle Corporazio-ni nel Ministero dei lavori pubblici affine di essere incontinuo rapporto colla Commissione del lavoro e delloscambio. Il sindacato dei meccanici invita tutte le corpo-razioni a farsi rappresentare nel più breve termine.«Per la delegazione della Camera sindacale:

DELAHAYE.»

La vera parte del Consiglio federale dell'internaziona-le e della Camera federale delle Società operaie si mani-festò negli ultimi giorni della Comune. Dopo la Dichia-razione della minoranza della Comune – di cui parlere-mo in seguito – il Consiglio invitò i suoi autori a spiega-re la loro condotta. Essi obbedirono e dissero che, nonpotendo abdicare il loro mandato, non avevano potutovotare pel Comitato di salute pubblica, vera dittatura dacui nulla potevasi attendere, una imitazione del giacobi-nismo caro alla maggioranza, i cui risultati già evidentierano funesti alla Comune, sviata da simili plagi intem-pestivi. Udite queste spiegazioni, il Consiglio federale ela Camera federale, riuniti in assemblea solenne allaCorderie, il 18 maggio, dichiararono che la minoranzaaveva agito bene, invitandola però a continuare a difen-dere le idee socialiste ed internazionali nella Comune e,conseguentemente, a riprendervi i suoi seggi. La mino-ranza accettò tal verdetto.

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«Per noi, lavoratori, ecco un'occasione per costituircidefinitivamente e per mettere in pratica i nostri studi pa-zienti e laboriosi di questi ultimi anni.

«Un locale fu messo a disposizione delle Corporazio-ni nel Ministero dei lavori pubblici affine di essere incontinuo rapporto colla Commissione del lavoro e delloscambio. Il sindacato dei meccanici invita tutte le corpo-razioni a farsi rappresentare nel più breve termine.«Per la delegazione della Camera sindacale:

DELAHAYE.»

La vera parte del Consiglio federale dell'internaziona-le e della Camera federale delle Società operaie si mani-festò negli ultimi giorni della Comune. Dopo la Dichia-razione della minoranza della Comune – di cui parlere-mo in seguito – il Consiglio invitò i suoi autori a spiega-re la loro condotta. Essi obbedirono e dissero che, nonpotendo abdicare il loro mandato, non avevano potutovotare pel Comitato di salute pubblica, vera dittatura dacui nulla potevasi attendere, una imitazione del giacobi-nismo caro alla maggioranza, i cui risultati già evidentierano funesti alla Comune, sviata da simili plagi intem-pestivi. Udite queste spiegazioni, il Consiglio federale ela Camera federale, riuniti in assemblea solenne allaCorderie, il 18 maggio, dichiararono che la minoranzaaveva agito bene, invitandola però a continuare a difen-dere le idee socialiste ed internazionali nella Comune e,conseguentemente, a riprendervi i suoi seggi. La mino-ranza accettò tal verdetto.

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Page 215: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

** *

In mezzo a questo movimento incessante, appariva,ancora, l'agitazione dei clubs.

Ivi erasi conservata, colla sua potente passione e lasua ristrettezza teorica, l'idea giacobina, quasi affattobandita dalle Società operaie e dalle Sezioni dell'Inter-nazionale.

I clubs si tenevano generalmente nelle chiese dellequali la folla erasi rivoluzionariamente impadronita.

Il pulpito, donde finora si predicava il rispetto pei for-ti e la rassegnazione nella miseria, era inghirlandato conbanderuole rosse.

Da esso gli oratori improvvisati predicavano, alla lucedelle lampade profane, la santa rivolta dei poveri, deglisfruttati, degli oppressi contro gli sfruttatori ed i tiranni,ed infiammavano gli animi per la lotta decisiva, da cuidoveva escire l'emancipazione politica e sociale dei po-poli.

Là erano notomizzati gli uomini ed i fatti, là narrati estigmatizzati gli orrori scoperti nelle case religiose; sienumeravano i cadaveri di giovani donne e di neonatitrovati nella chiesa di S. Lorenzo; si descrivevano gliistromenti di tortura rinvenuti nel convento di Picpus. Inuna cella di pochi piedi quadrati si erano scoperte tremonache, che vi si trovavano rinchiuse da più di noveanni; il loro stato era compassionevole.

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In mezzo a questo movimento incessante, appariva,ancora, l'agitazione dei clubs.

Ivi erasi conservata, colla sua potente passione e lasua ristrettezza teorica, l'idea giacobina, quasi affattobandita dalle Società operaie e dalle Sezioni dell'Inter-nazionale.

I clubs si tenevano generalmente nelle chiese dellequali la folla erasi rivoluzionariamente impadronita.

Il pulpito, donde finora si predicava il rispetto pei for-ti e la rassegnazione nella miseria, era inghirlandato conbanderuole rosse.

Da esso gli oratori improvvisati predicavano, alla lucedelle lampade profane, la santa rivolta dei poveri, deglisfruttati, degli oppressi contro gli sfruttatori ed i tiranni,ed infiammavano gli animi per la lotta decisiva, da cuidoveva escire l'emancipazione politica e sociale dei po-poli.

Là erano notomizzati gli uomini ed i fatti, là narrati estigmatizzati gli orrori scoperti nelle case religiose; sienumeravano i cadaveri di giovani donne e di neonatitrovati nella chiesa di S. Lorenzo; si descrivevano gliistromenti di tortura rinvenuti nel convento di Picpus. Inuna cella di pochi piedi quadrati si erano scoperte tremonache, che vi si trovavano rinchiuse da più di noveanni; il loro stato era compassionevole.

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Là si segnalavano alla pubblica indignazione gli arti-coli più violenti dei giornali reazionari, di cui si recla-mava altamente la soppressione; là si commentavano leesecuzioni di prigionieri da parte dei versagliesi e gridadi vendetta interrompevano l'oratore.

In questi ardenti focolai della passione popolare, laComune passava per moderata, la minoranza per reazio-naria. «Dacchè il popolo è sempre ingannato dai suoieletti – dicevasi – ebbene stracci il mandato e faccia ri-voluzionariamente i propri affari! Che importano le per-sone? occorre che la reazione sia vinta, che i traditoriperiscano, che il popolo trionfi.» Quest'onda di radicali-smo spinto montava, montava sempre, trascinando secola parte militante della massa.

Nulladimeno, verso la metà di maggio, quando eragiunto il periodo più acuto, vi fu una reazione naturale.S'incominciò ad abbandonare l'esagerazione e, pur con-tinuando la passione a regnare nella calda atmosfera deiclubs, la ragione poteva farvisi intendere. Ecco come lalibertà si corregge da sè degli eccessi inseparabili daiprimi giorni d'una rivoluzione; ma il popolo non ebbemai il tempo di fare una esperienza, giacchè le sangui-nose reazioni lo ripiombano nel suo stato d'oppressionenel momento in cui esso, dopo qualche incertezza, staper rientrare nella via della calma ragione.

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Là si segnalavano alla pubblica indignazione gli arti-coli più violenti dei giornali reazionari, di cui si recla-mava altamente la soppressione; là si commentavano leesecuzioni di prigionieri da parte dei versagliesi e gridadi vendetta interrompevano l'oratore.

In questi ardenti focolai della passione popolare, laComune passava per moderata, la minoranza per reazio-naria. «Dacchè il popolo è sempre ingannato dai suoieletti – dicevasi – ebbene stracci il mandato e faccia ri-voluzionariamente i propri affari! Che importano le per-sone? occorre che la reazione sia vinta, che i traditoriperiscano, che il popolo trionfi.» Quest'onda di radicali-smo spinto montava, montava sempre, trascinando secola parte militante della massa.

Nulladimeno, verso la metà di maggio, quando eragiunto il periodo più acuto, vi fu una reazione naturale.S'incominciò ad abbandonare l'esagerazione e, pur con-tinuando la passione a regnare nella calda atmosfera deiclubs, la ragione poteva farvisi intendere. Ecco come lalibertà si corregge da sè degli eccessi inseparabili daiprimi giorni d'una rivoluzione; ma il popolo non ebbemai il tempo di fare una esperienza, giacchè le sangui-nose reazioni lo ripiombano nel suo stato d'oppressionenel momento in cui esso, dopo qualche incertezza, staper rientrare nella via della calma ragione.

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Un fatto importante sovra gli altri, messo in luce dallarivoluzione di Parigi, è l'entrata delle donne nella vitapolitica. Sotto la pressione delle circostanze, stante ladiffusione delle idee socialiste e la propaganda deiclubs, esse sentirono che il loro concorso era indispen-sabile pel trionfo della rivoluzione sociale arrivata al pe-riodo del combattimento e che la donna ed il proletario,questi ultimi oppressi dell'antico ordinamento, non pos-sono sperare nella loro emancipazione se non unendosifortemente contro tutte le forze del passato. D'altrondele donne parigine avevano riempito una delle più bellepagine della rivoluzione del 1789, nelle giornate del 5 e6 ottobre; esse lo rammentarono e si misero, con passio-ne, a servizio della rivoluzione comunale.

Nel 9 aprile esse parteciparono alla dimostrazione po-polare, in cui s'incendiarono due ghigliottine ai piedidella statua di Voltaire. Esse si trovavano sempre nume-rose nelle azioni collettive e molte si dedicarono conparticolare ardore alla causa rivoluzionaria. Alcune eroi-ne facevano risolutamente e modestamente il loro colpodi fucile agli avamposti, alcune coll'uniforme di guardianazionale. Una dozzina di cantiniere avevano lasciato lavita; le sopravissute non erano meno coraggiose.

La leggendaria Luisa Michel, padrona d'un albergo,donna piena di bontà e di devozione, d'un eroismo inco-sciente a forza d'essere assoluto, diede a queste giornateterribili uno di quei tipi, cui la storia ammira ed i popoliamano.

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Un fatto importante sovra gli altri, messo in luce dallarivoluzione di Parigi, è l'entrata delle donne nella vitapolitica. Sotto la pressione delle circostanze, stante ladiffusione delle idee socialiste e la propaganda deiclubs, esse sentirono che il loro concorso era indispen-sabile pel trionfo della rivoluzione sociale arrivata al pe-riodo del combattimento e che la donna ed il proletario,questi ultimi oppressi dell'antico ordinamento, non pos-sono sperare nella loro emancipazione se non unendosifortemente contro tutte le forze del passato. D'altrondele donne parigine avevano riempito una delle più bellepagine della rivoluzione del 1789, nelle giornate del 5 e6 ottobre; esse lo rammentarono e si misero, con passio-ne, a servizio della rivoluzione comunale.

Nel 9 aprile esse parteciparono alla dimostrazione po-polare, in cui s'incendiarono due ghigliottine ai piedidella statua di Voltaire. Esse si trovavano sempre nume-rose nelle azioni collettive e molte si dedicarono conparticolare ardore alla causa rivoluzionaria. Alcune eroi-ne facevano risolutamente e modestamente il loro colpodi fucile agli avamposti, alcune coll'uniforme di guardianazionale. Una dozzina di cantiniere avevano lasciato lavita; le sopravissute non erano meno coraggiose.

La leggendaria Luisa Michel, padrona d'un albergo,donna piena di bontà e di devozione, d'un eroismo inco-sciente a forza d'essere assoluto, diede a queste giornateterribili uno di quei tipi, cui la storia ammira ed i popoliamano.

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Una donna, il cui nome è quello d'uno dei più grandiscrittori contemporanei e cui Rossel, che se n'intendeva,chiamava il cittadino André Léo, s'era egualmente dedi-cata alla causa popolare, servendola colla penna, collaparola, coll'azione. Poco proclive alle misure violente,essa biasimò molti atti della Comune, ma, avendo sapu-to liberare dalla grande idea militante il suo corteggioinevitabile di errori e di passioni, essa rimase fedele allarivoluzione proletaria e vi si attaccò più fortemente an-cora nel momento della catastrofe. In unione alle cittadi-ne Jaclard, Poirier, Buisard ed altre, essa fondò, nei cir-condari 17.° e 18.°, un gruppo di donne addette alle am-bulanze. Essa propugnava anche la formazione d'un bat-taglione femminile per la difesa delle barricate, nel casodi combattimenti entro Parigi.

Anche una giovane russa, che si faceva chiamare Eli-sa Dmitrieff, si pose all'opera. Sedotta dalla grande tra-dizione rivoluzionaria di Parigi ed attratta da una devo-zione appassionata alla causa del popolo, essa volevariunire in una lega militante le operaie parigine, affinedi portare alla Comune un concorso prezioso edall'emancipazione della donna un punto d'appoggio. In-cominciò col convocare alcune donne di cuore, tra cui lacittadina Lemel, una delle fondatrici della Società deilegatori e legatrici di Parigi e, per qualche tempo, segre-taria d'una delle società di consumo, fondate da Varlin.Il piccolo Comitato decise la fondazione dei clubs didonne. E l'esito non mancò. Il Comitato s'intitolò: Co-mitato centrale dell'Unione delle donne; le propagandi-

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Una donna, il cui nome è quello d'uno dei più grandiscrittori contemporanei e cui Rossel, che se n'intendeva,chiamava il cittadino André Léo, s'era egualmente dedi-cata alla causa popolare, servendola colla penna, collaparola, coll'azione. Poco proclive alle misure violente,essa biasimò molti atti della Comune, ma, avendo sapu-to liberare dalla grande idea militante il suo corteggioinevitabile di errori e di passioni, essa rimase fedele allarivoluzione proletaria e vi si attaccò più fortemente an-cora nel momento della catastrofe. In unione alle cittadi-ne Jaclard, Poirier, Buisard ed altre, essa fondò, nei cir-condari 17.° e 18.°, un gruppo di donne addette alle am-bulanze. Essa propugnava anche la formazione d'un bat-taglione femminile per la difesa delle barricate, nel casodi combattimenti entro Parigi.

Anche una giovane russa, che si faceva chiamare Eli-sa Dmitrieff, si pose all'opera. Sedotta dalla grande tra-dizione rivoluzionaria di Parigi ed attratta da una devo-zione appassionata alla causa del popolo, essa volevariunire in una lega militante le operaie parigine, affinedi portare alla Comune un concorso prezioso edall'emancipazione della donna un punto d'appoggio. In-cominciò col convocare alcune donne di cuore, tra cui lacittadina Lemel, una delle fondatrici della Società deilegatori e legatrici di Parigi e, per qualche tempo, segre-taria d'una delle società di consumo, fondate da Varlin.Il piccolo Comitato decise la fondazione dei clubs didonne. E l'esito non mancò. Il Comitato s'intitolò: Co-mitato centrale dell'Unione delle donne; le propagandi-

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ste crescevano, di giorno nelle riunioni, di sera nei loroclubs; le adesioni piovevano. Clubs di donne si aprivanoanche nei quartieri bombardati; e vi si accorreva in folla.

In breve tempo venti comitati di undici membri furo-no installati nei venti circondari di Parigi e raggruppatiin federazione intorno al Comitato centrale, che aveva lasua sede nella mairie del 10.° circondario.

Mentr'esse eccitavano i sacrifici all'idea rivoluziona-ria ed instavano presso la Comune per avere armi ed ot-tenere i posti pericolosi, propagavano altresì le idee so-ciali dell'Internazionale, formavano dei nuclei di asso-ciazioni operaie, di Camere sindacali di lavoratrici, cer-cavano le basi d'una Federazione internazionale delleoperaie di Parigi. E non trascuravano il presente: forma-vano compagnie di cittadine, le quali non chiedevano senon armi per andare agli avamposti ed inviavano, su tut-ti i campi di battaglia, sezioni di donne addette alle am-bulanze per soccorrere e curare i feriti. Bentosto tutte leambulanze furono in mano delle donne rivoluzionariefederate, con grande soddisfazione dei feriti.

Ecco l'appello veramente internazionale da esse diret-to alle cittadine di Parigi:

«Parigi è bloccata, Parigi è bombardata....Cittadine, ove sono i nostri figli, i nostri fratelli, i no-

stri mariti? Udite il cannone che rimbomba e la campa-na a stormo che suona l'appello sacro?

«Alle armi! La patria è in pericolo!«È forse lo straniero che ritorna ad invadere la Fran-

cia? Sono forse le legioni coalizzate dei tiranni d'Euro-

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ste crescevano, di giorno nelle riunioni, di sera nei loroclubs; le adesioni piovevano. Clubs di donne si aprivanoanche nei quartieri bombardati; e vi si accorreva in folla.

In breve tempo venti comitati di undici membri furo-no installati nei venti circondari di Parigi e raggruppatiin federazione intorno al Comitato centrale, che aveva lasua sede nella mairie del 10.° circondario.

Mentr'esse eccitavano i sacrifici all'idea rivoluziona-ria ed instavano presso la Comune per avere armi ed ot-tenere i posti pericolosi, propagavano altresì le idee so-ciali dell'Internazionale, formavano dei nuclei di asso-ciazioni operaie, di Camere sindacali di lavoratrici, cer-cavano le basi d'una Federazione internazionale delleoperaie di Parigi. E non trascuravano il presente: forma-vano compagnie di cittadine, le quali non chiedevano senon armi per andare agli avamposti ed inviavano, su tut-ti i campi di battaglia, sezioni di donne addette alle am-bulanze per soccorrere e curare i feriti. Bentosto tutte leambulanze furono in mano delle donne rivoluzionariefederate, con grande soddisfazione dei feriti.

Ecco l'appello veramente internazionale da esse diret-to alle cittadine di Parigi:

«Parigi è bloccata, Parigi è bombardata....Cittadine, ove sono i nostri figli, i nostri fratelli, i no-

stri mariti? Udite il cannone che rimbomba e la campa-na a stormo che suona l'appello sacro?

«Alle armi! La patria è in pericolo!«È forse lo straniero che ritorna ad invadere la Fran-

cia? Sono forse le legioni coalizzate dei tiranni d'Euro-

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pa, che massacrano i nostri fratelli, sperando distrugge-re, colla grande città, anche la memoria delle conquisteimmortali, comperate da noi, da un secolo, col nostrosangue, e qui il mondo chiama libertà, eguaglianza efratellanza?

«No, questi nemici, questi assassini del popolo e dellalibertà, sono francesi!

«Questa vertigine, da cui la Francia è presa, questaguerra a morte sono l'atto finale dell'eterno antagonismodel diritto e della forza, del lavoro e dello sfruttamento,del popolo e de' suoi carnefici!

«I nostri nemici sono i privilegiati dell'ordine socialeattuale, tutti coloro che vissero sempre dei nostri sudori,che s'ingrassarono sempre colla nostra miseria....

«Essi videro il popolo sollevarsi, gridando: Nessundovere senza diritto, nessun diritto senza dovere!... Noivogliamo il lavoro, ma per conservarne il prodotto....Non più sfruttatori, non più padroni! Il lavoro e il benes-sere per tutti – il governo del popolo per mezzo del po-polo, la Comune; vivere liberi lavorando o morire com-battendo!

«E la paura di dover rispondere al tribunale del popo-lo spinse i nostri nemici al massimo delitto, alla guerracivile!

«Cittadine di Parigi, discendenti dalle donne dellagrande rivoluzione, le quali marciarono su Versailles, ri-conducendone prigioniero Luigi XVI, noi, madri, donnee sorelle di questo popolo francese, sopporteremo anco-ra che la miseria e l'ignoranza facciano nostri nemici i

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pa, che massacrano i nostri fratelli, sperando distrugge-re, colla grande città, anche la memoria delle conquisteimmortali, comperate da noi, da un secolo, col nostrosangue, e qui il mondo chiama libertà, eguaglianza efratellanza?

«No, questi nemici, questi assassini del popolo e dellalibertà, sono francesi!

«Questa vertigine, da cui la Francia è presa, questaguerra a morte sono l'atto finale dell'eterno antagonismodel diritto e della forza, del lavoro e dello sfruttamento,del popolo e de' suoi carnefici!

«I nostri nemici sono i privilegiati dell'ordine socialeattuale, tutti coloro che vissero sempre dei nostri sudori,che s'ingrassarono sempre colla nostra miseria....

«Essi videro il popolo sollevarsi, gridando: Nessundovere senza diritto, nessun diritto senza dovere!... Noivogliamo il lavoro, ma per conservarne il prodotto....Non più sfruttatori, non più padroni! Il lavoro e il benes-sere per tutti – il governo del popolo per mezzo del po-polo, la Comune; vivere liberi lavorando o morire com-battendo!

«E la paura di dover rispondere al tribunale del popo-lo spinse i nostri nemici al massimo delitto, alla guerracivile!

«Cittadine di Parigi, discendenti dalle donne dellagrande rivoluzione, le quali marciarono su Versailles, ri-conducendone prigioniero Luigi XVI, noi, madri, donnee sorelle di questo popolo francese, sopporteremo anco-ra che la miseria e l'ignoranza facciano nostri nemici i

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nostri figli, sopporteremo che, il padre contro il figlio, ilfratello contro il fratello, essi vengano ad ammazzarsisotto i nostri occhi pel capriccio dei nostri oppressori,che vogliono la distruzione di Parigi, dopo averla conse-gnata allo straniero?

«Cittadine, l'ora decisiva è arrivata. Convien farla fi-nita col vecchio mondo. Noi vogliamo essere libere. Enon è la sola Francia, che si solleva; tutti i popoli civilihanno gli occhi su Parigi, attendendo il nostro trionfoperchè venga la volta anche della loro liberazione. LaGermania, i cui eserciti principeschi devastarono la no-stra patria, giurando la morte alle proprie tendenze de-mocratiche e sociali, è essa stessa scossa dal soffio rivo-luzionario! Da sei mesi essa è perciò in istato d'assedioed i suoi rappresentanti operai sono in prigione. Persinola Russia non vede perire i suoi difensori della libertàche per salutare una generazione nuova, pronta, a suavolta, a combattere ed a morire per la repubblica e per latrasformazione sociale!

«L'Irlanda e la Polonia, che non muoiono se non perrinascere con nuova energia, la Spagna e l'Italia che ri-trovano il vigore perduto per unirsi alla lotta internazio-nale dei popoli, – l'Inghilterra, la cui massa proletaria esalariata diviene rivoluzionaria, l'Austria che deve repri-mere le rivolte simultanee dei paesi e dei poteri slavi –questo cozzo perpetuo tra le classi dominanti ed il popo-lo non indica esso forse che l'albero della libertà, fecon-dato dal sangue versato durante tanti secoli ha infineportato i suoi frutti?

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nostri figli, sopporteremo che, il padre contro il figlio, ilfratello contro il fratello, essi vengano ad ammazzarsisotto i nostri occhi pel capriccio dei nostri oppressori,che vogliono la distruzione di Parigi, dopo averla conse-gnata allo straniero?

«Cittadine, l'ora decisiva è arrivata. Convien farla fi-nita col vecchio mondo. Noi vogliamo essere libere. Enon è la sola Francia, che si solleva; tutti i popoli civilihanno gli occhi su Parigi, attendendo il nostro trionfoperchè venga la volta anche della loro liberazione. LaGermania, i cui eserciti principeschi devastarono la no-stra patria, giurando la morte alle proprie tendenze de-mocratiche e sociali, è essa stessa scossa dal soffio rivo-luzionario! Da sei mesi essa è perciò in istato d'assedioed i suoi rappresentanti operai sono in prigione. Persinola Russia non vede perire i suoi difensori della libertàche per salutare una generazione nuova, pronta, a suavolta, a combattere ed a morire per la repubblica e per latrasformazione sociale!

«L'Irlanda e la Polonia, che non muoiono se non perrinascere con nuova energia, la Spagna e l'Italia che ri-trovano il vigore perduto per unirsi alla lotta internazio-nale dei popoli, – l'Inghilterra, la cui massa proletaria esalariata diviene rivoluzionaria, l'Austria che deve repri-mere le rivolte simultanee dei paesi e dei poteri slavi –questo cozzo perpetuo tra le classi dominanti ed il popo-lo non indica esso forse che l'albero della libertà, fecon-dato dal sangue versato durante tanti secoli ha infineportato i suoi frutti?

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«Cittadine, la sfida è gettata: conviene o vincere omorire! Le madri, le donne si persuadano una buonavolta che il solo mezzo di salvare i mariti che le sosten-gono, i figli, in cui pongono le loro speranze, è di pren-dere parte attiva nella lotta per farla cessare per sempre,in questa lotta fratricida, che non può chiudersi se noncol trionfo del popolo, a meno di non venir ripreso in unprossimo avvenire!

«Guai alle madri, se ancora una volta il popolo soc-combesse! Sono i loro figli che pagheranno la disfatta,poichè quanto ai nostri fratelli ed ai nostri mariti, la lorotesta è giocata e la reazione avrà buon gioco.... Clemen-za non ne vogliamo nè noi nè i nostri nemici!...

«Cittadine; unite, risolute, vegliamo alla sicurezzadella nostra causa. Disponiamoci a difendere e vendica-re i nostri fratelli. Alle porte di Parigi, sulle barricate,nei sobborghi, dovunque aggiungiamo i nostri sforzi ailoro; se gli infami fucilano dei prigionieri, assassinano inostri capi, mitragliano una folla di donne inermi, tantomeglio! Il grido d'indignazione della Francia e del mon-do compirà ciò che noi avremo tentato. E se le armi e lebaionette sono tutte in mano ai nostri fratelli, ci reste-ranno ancora dei selciati per ischiacciare i traditori!»

Questa organizzazione rivoluzionaria delle donne nonimpediva la formazione di gruppi isolati per lo stessoscopo. È così che, contemporaneamente a quell'appello,si leggeva nei giornali il seguente avviso:

«Nel momento in cui ci troviamo, chi non si afferma,come chi fugge, è un vile!

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«Cittadine, la sfida è gettata: conviene o vincere omorire! Le madri, le donne si persuadano una buonavolta che il solo mezzo di salvare i mariti che le sosten-gono, i figli, in cui pongono le loro speranze, è di pren-dere parte attiva nella lotta per farla cessare per sempre,in questa lotta fratricida, che non può chiudersi se noncol trionfo del popolo, a meno di non venir ripreso in unprossimo avvenire!

«Guai alle madri, se ancora una volta il popolo soc-combesse! Sono i loro figli che pagheranno la disfatta,poichè quanto ai nostri fratelli ed ai nostri mariti, la lorotesta è giocata e la reazione avrà buon gioco.... Clemen-za non ne vogliamo nè noi nè i nostri nemici!...

«Cittadine; unite, risolute, vegliamo alla sicurezzadella nostra causa. Disponiamoci a difendere e vendica-re i nostri fratelli. Alle porte di Parigi, sulle barricate,nei sobborghi, dovunque aggiungiamo i nostri sforzi ailoro; se gli infami fucilano dei prigionieri, assassinano inostri capi, mitragliano una folla di donne inermi, tantomeglio! Il grido d'indignazione della Francia e del mon-do compirà ciò che noi avremo tentato. E se le armi e lebaionette sono tutte in mano ai nostri fratelli, ci reste-ranno ancora dei selciati per ischiacciare i traditori!»

Questa organizzazione rivoluzionaria delle donne nonimpediva la formazione di gruppi isolati per lo stessoscopo. È così che, contemporaneamente a quell'appello,si leggeva nei giornali il seguente avviso:

«Nel momento in cui ci troviamo, chi non si afferma,come chi fugge, è un vile!

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«Le donne delle ambulanze della Comune dichiaranodi non appartenere ad alcuna società. La loro vita è con-sacrata tutta alla rivoluzione; loro dovere è di curare, sulluogo del combattimento, le ferite prodotte dalle palleavvelenate di Versailles, di prendere, quando l'ora lo esi-ga, il fucile, come gli altri....

«Viva la Comune, viva la repubblica universale!Le volontarie nelle ambulanze della Comune:

«LUISA MICHEL, FERNANDEZ, GOULLÉ, POU-LAIN, QUARTIER, DAUGUET.»

Nel 12 maggio una compagnia di volontarie organiz-zata ed armata marciava colla 12.a legione.

Quest'azione rivoluzionaria delle donne, che non siravvisa che nelle giornate storiche dei popoli, sovreccitòl'ardire dei federati ed esasperò i reazionari, ai qualiquesto fatto medesimo mostrava trattarsi d'una vera ri-voluzione. Gli operai al potere, le donne divenute citta-dine nel foro – non era forse ciò, per essi, l'abbomina-zione della desolazione? Da tale istante si fabbricaronole più schifose calunnie; nei giorni del massacro s'inven-tarono le petroliere, per distrarre l'attenzione da quellediecimila donne e da quei cinquemila fanciulli combat-tenti e morenti sulle barricate al grido di: viva la repub-blica universale, viva il lavoro, viva la Comune!

Tale fu il popolo repubblicano di Parigi, uscendo daun lungo assedio, in mezzo ad un bombardamento spa-

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«Le donne delle ambulanze della Comune dichiaranodi non appartenere ad alcuna società. La loro vita è con-sacrata tutta alla rivoluzione; loro dovere è di curare, sulluogo del combattimento, le ferite prodotte dalle palleavvelenate di Versailles, di prendere, quando l'ora lo esi-ga, il fucile, come gli altri....

«Viva la Comune, viva la repubblica universale!Le volontarie nelle ambulanze della Comune:

«LUISA MICHEL, FERNANDEZ, GOULLÉ, POU-LAIN, QUARTIER, DAUGUET.»

Nel 12 maggio una compagnia di volontarie organiz-zata ed armata marciava colla 12.a legione.

Quest'azione rivoluzionaria delle donne, che non siravvisa che nelle giornate storiche dei popoli, sovreccitòl'ardire dei federati ed esasperò i reazionari, ai qualiquesto fatto medesimo mostrava trattarsi d'una vera ri-voluzione. Gli operai al potere, le donne divenute citta-dine nel foro – non era forse ciò, per essi, l'abbomina-zione della desolazione? Da tale istante si fabbricaronole più schifose calunnie; nei giorni del massacro s'inven-tarono le petroliere, per distrarre l'attenzione da quellediecimila donne e da quei cinquemila fanciulli combat-tenti e morenti sulle barricate al grido di: viva la repub-blica universale, viva il lavoro, viva la Comune!

Tale fu il popolo repubblicano di Parigi, uscendo daun lungo assedio, in mezzo ad un bombardamento spa-

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ventoso, ad una battaglia continua e sotto la minaccia,cento volte ripetuta, di distruzione in caso di sconfitta.

Gli ardenti non vedevano nel pericolo incessante cheun motivo di sovreccitazione rivoluzionaria e di prodigidi coraggio da compiere; i più calmi esaminavano fred-damente la situazione e pensavano ai mezzi per far ces-sare lo spargimento del sangue.

Nè gli uni nè gli altri trovarono da attaccar briga traloro; i vili erano andati a Versailles.

** *

Tale fu sempre Parigi. Da venti secoli non mancò maialla Francia il giorno d'un disastro nazionale; esso nonmancò mai all'Europa, quando si trattò di far penetrarela rivoluzione nel vecchio ordine occidentale.

Al tempo di Vercingetorige, allorchè per la Gallia re-pubblicana e federativa suonò l'ora lugubre dell'invasio-ne, i parigini, per ordine di Camulogene, incendiaronola loro città piuttosto di abbandonarla ai Romani di Ce-sare, dopo la disfatta.

Nel secolo X, quando la Francia, divisa, straziata daisuoi nobili e dai suoi invasori, inebetita dai suoi preti, silasciava spogliare senza resistenza, i parigini fermavanodavanti alle loro mura i Normanni vittoriosi, respingen-doli dopo un lungo assedio e dopo combattimenti san-guinosi, risuscitavano il vecchio coraggio gallico con

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ventoso, ad una battaglia continua e sotto la minaccia,cento volte ripetuta, di distruzione in caso di sconfitta.

Gli ardenti non vedevano nel pericolo incessante cheun motivo di sovreccitazione rivoluzionaria e di prodigidi coraggio da compiere; i più calmi esaminavano fred-damente la situazione e pensavano ai mezzi per far ces-sare lo spargimento del sangue.

Nè gli uni nè gli altri trovarono da attaccar briga traloro; i vili erano andati a Versailles.

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Tale fu sempre Parigi. Da venti secoli non mancò maialla Francia il giorno d'un disastro nazionale; esso nonmancò mai all'Europa, quando si trattò di far penetrarela rivoluzione nel vecchio ordine occidentale.

Al tempo di Vercingetorige, allorchè per la Gallia re-pubblicana e federativa suonò l'ora lugubre dell'invasio-ne, i parigini, per ordine di Camulogene, incendiaronola loro città piuttosto di abbandonarla ai Romani di Ce-sare, dopo la disfatta.

Nel secolo X, quando la Francia, divisa, straziata daisuoi nobili e dai suoi invasori, inebetita dai suoi preti, silasciava spogliare senza resistenza, i parigini fermavanodavanti alle loro mura i Normanni vittoriosi, respingen-doli dopo un lungo assedio e dopo combattimenti san-guinosi, risuscitavano il vecchio coraggio gallico con

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imprese gigantesche e nella loro eroica e gloriosa cittàpiantavano la culla della nazionalità francese.

Nei secoli XI-XIV Parigi divenne l'asilo della filoso-fia, preparando lo spirito umano alla libertà.

Nel secolo XV, mentre gli Inglesi invadevano e deva-stavano la Francia, tradita da una nobiltà vigliacca e dauna casa regnante vergognosa, Parigi si sollevò, fiera eminacciosa, convocò la Francia intelligente per salvarel'indipendenza nazionale e fondare le libertà popolari.Essa fece la sua Comune, tese la mano ai communiers diFiandra, parlamentò coi Jacques e non cadde se nondopo aver lottato eroicamente ed aver veduto il suoMarcel assassinato a tradimento e se non dopo essersirivoltata nuovamente sotto i Cabochiens ed i Maillot-tins.

Nel secolo XVI, vedendo che, in fatto di religione, osi crede o si nega, ma non si riforma, Parigi rifiuta difarsi protestante, applaude quelli della Lega; i quali ledicono che i re sono «bestie feroci, che bisogna uccide-re», s'organizza ancora una volta in Comune e sostienecontro i due re di diritto divino un assedio, in cui, piut-tosto che arrendersi, gli abitanti mangiavano ossa e lemadri i loro figli morti.

Nel secolo XVII, dispregiando i suoi re, Parigi si di-verte a cacciarli ed a difendersi contro essi col cannone,nelle guerre della Fronda.

Nel secolo XVIII, accoglie con entusiasmo la grandefilosofia umana, annunciatrice della fine prossima delvecchio mondo; si mette alla testa della rivoluzione

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imprese gigantesche e nella loro eroica e gloriosa cittàpiantavano la culla della nazionalità francese.

Nei secoli XI-XIV Parigi divenne l'asilo della filoso-fia, preparando lo spirito umano alla libertà.

Nel secolo XV, mentre gli Inglesi invadevano e deva-stavano la Francia, tradita da una nobiltà vigliacca e dauna casa regnante vergognosa, Parigi si sollevò, fiera eminacciosa, convocò la Francia intelligente per salvarel'indipendenza nazionale e fondare le libertà popolari.Essa fece la sua Comune, tese la mano ai communiers diFiandra, parlamentò coi Jacques e non cadde se nondopo aver lottato eroicamente ed aver veduto il suoMarcel assassinato a tradimento e se non dopo essersirivoltata nuovamente sotto i Cabochiens ed i Maillot-tins.

Nel secolo XVI, vedendo che, in fatto di religione, osi crede o si nega, ma non si riforma, Parigi rifiuta difarsi protestante, applaude quelli della Lega; i quali ledicono che i re sono «bestie feroci, che bisogna uccide-re», s'organizza ancora una volta in Comune e sostienecontro i due re di diritto divino un assedio, in cui, piut-tosto che arrendersi, gli abitanti mangiavano ossa e lemadri i loro figli morti.

Nel secolo XVII, dispregiando i suoi re, Parigi si di-verte a cacciarli ed a difendersi contro essi col cannone,nelle guerre della Fronda.

Nel secolo XVIII, accoglie con entusiasmo la grandefilosofia umana, annunciatrice della fine prossima delvecchio mondo; si mette alla testa della rivoluzione

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francese, rovescia Bastiglia e monarchia e diviene la cit-tà santa dei popoli.

Nel secolo XIX, Parigi rimane il focolare ardente del-la rivoluzione, il foro delle libertà politiche e diviene lapiazza forte del proletariato socialista, sollevato perl'emancipazione universale e per l'avvenimento dellagiustizia. Mai essa fu maggiormente degna di sè stessa.

Gli uomini d'«ordine» di ogni tempo poterono e pos-sono ancora imbrattare il selciato di Parigi col sanguedei suoi difensori, possono desolare, terrorizzare, spopo-lare i suoi sobborghi, possono insultarla, maledirla, spo-destarla, dopo averla devastata; essi non faranno cherendere più brillante la sua aureola secolare. Ognuno deisuoi disastri è un titolo di più al grande destino riservatodall'avvenire a questa città martire, a questa capitale mi-litante dell'Europa, nella costei gestazione della trasfor-mazione politica e sociale.

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francese, rovescia Bastiglia e monarchia e diviene la cit-tà santa dei popoli.

Nel secolo XIX, Parigi rimane il focolare ardente del-la rivoluzione, il foro delle libertà politiche e diviene lapiazza forte del proletariato socialista, sollevato perl'emancipazione universale e per l'avvenimento dellagiustizia. Mai essa fu maggiormente degna di sè stessa.

Gli uomini d'«ordine» di ogni tempo poterono e pos-sono ancora imbrattare il selciato di Parigi col sanguedei suoi difensori, possono desolare, terrorizzare, spopo-lare i suoi sobborghi, possono insultarla, maledirla, spo-destarla, dopo averla devastata; essi non faranno cherendere più brillante la sua aureola secolare. Ognuno deisuoi disastri è un titolo di più al grande destino riservatodall'avvenire a questa città martire, a questa capitale mi-litante dell'Europa, nella costei gestazione della trasfor-mazione politica e sociale.

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VI.I rovesci.

Dacchè incominciò la storia dell'umanità, la forza nonfu sovente al servizio del diritto. Parigi aveva un belrappresentare le idee di avvenire e di giustizia; le sue fa-langi rivoluzionarie, inferiori di numero, difettanti dicapi capaci ed inette a piegarsi alle coscienze della di-sciplina, avevano e dovevano rimanere soccombenti difronte ad un esercito organizzato e disciplinato.

Certamente, ove si fosse trattato solamente di corag-gio individuale e di ardore di convinzioni, la vittoriaavrebbe potuto essere dei federati; ma si trattava di resi-stere costantemente ad attacchi incessanti ed ordinati, disostenere un assedio sapientemente diretto; onde la vit-toria piegò presto dalla parte del numero, della scienzamilitare, della disciplina e della forte artiglieria. I fede-rati lo vedevano ed i tepidi non ritornavano al combatti-mento; ciò che si comprende benissimo, non essendosupponibile che operai, che socialisti, che fino alloraavevano predicato le idee di libertà e di fratellanza, si

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VI.I rovesci.

Dacchè incominciò la storia dell'umanità, la forza nonfu sovente al servizio del diritto. Parigi aveva un belrappresentare le idee di avvenire e di giustizia; le sue fa-langi rivoluzionarie, inferiori di numero, difettanti dicapi capaci ed inette a piegarsi alle coscienze della di-sciplina, avevano e dovevano rimanere soccombenti difronte ad un esercito organizzato e disciplinato.

Certamente, ove si fosse trattato solamente di corag-gio individuale e di ardore di convinzioni, la vittoriaavrebbe potuto essere dei federati; ma si trattava di resi-stere costantemente ad attacchi incessanti ed ordinati, disostenere un assedio sapientemente diretto; onde la vit-toria piegò presto dalla parte del numero, della scienzamilitare, della disciplina e della forte artiglieria. I fede-rati lo vedevano ed i tepidi non ritornavano al combatti-mento; ciò che si comprende benissimo, non essendosupponibile che operai, che socialisti, che fino alloraavevano predicato le idee di libertà e di fratellanza, si

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Page 228: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

adattassero alla vita passiva e crudele del soldato incampagna. Il disgusto e la stanchezza facevano loro ab-bandonare la lotta.

I convinti ne ricavavano invece una maggior decisio-ne; la loro passione rivoluzionaria era superiore ad ognialtra considerazione. Cosicchè se i battaglioni della Co-mune, decimati dai proiettili versagliesi e dalle diserzio-ni, erano meno numerosi, erano anche più solidi davantial nemico.

Intorno ad essi si moltiplicavano le compagnie di vo-lontari, coi nomi più diversi franchi tiratori della Comu-ne, vendicatori della repubblica, turcos della Comune,vendicatori di Flourens, volontari di Montrouge, figlidel père Duchêne, ecc. Queste compagnie speciali era-no, in generale, composte di poveri ed eroici figli delpopolo, che andavano agli avamposti colle vesti strac-ciate, ma colla cartucciera munita e colla volontà di vin-cere. Sovente essi furono decimati, specialmente a Ba-gneux, a Vanves, a Issy, a Montrouge ed a Bicêtre. Al-cuni di questi corpi, per esempio i volontari della Villet-te, dovettero più volte venir riformati.

Mentre l'energia rivoluzionaria ispirava questi gene-rosi tentativi, Cluseret e Rossel continuavanonell'improba opera di organizzazione militare dellaguardia nazionale. Fra gli ostacoli insormontabili, di cuisi lagnavano i delegati alla guerra, era in primo luogo ilComitato Centrale. Questo, contrariamente alle sue pro-teste di disinteresse, era rimasto alla testa della guardianazionale, nelle cui file la sua agitazione intrigante ac-

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adattassero alla vita passiva e crudele del soldato incampagna. Il disgusto e la stanchezza facevano loro ab-bandonare la lotta.

I convinti ne ricavavano invece una maggior decisio-ne; la loro passione rivoluzionaria era superiore ad ognialtra considerazione. Cosicchè se i battaglioni della Co-mune, decimati dai proiettili versagliesi e dalle diserzio-ni, erano meno numerosi, erano anche più solidi davantial nemico.

Intorno ad essi si moltiplicavano le compagnie di vo-lontari, coi nomi più diversi franchi tiratori della Comu-ne, vendicatori della repubblica, turcos della Comune,vendicatori di Flourens, volontari di Montrouge, figlidel père Duchêne, ecc. Queste compagnie speciali era-no, in generale, composte di poveri ed eroici figli delpopolo, che andavano agli avamposti colle vesti strac-ciate, ma colla cartucciera munita e colla volontà di vin-cere. Sovente essi furono decimati, specialmente a Ba-gneux, a Vanves, a Issy, a Montrouge ed a Bicêtre. Al-cuni di questi corpi, per esempio i volontari della Villet-te, dovettero più volte venir riformati.

Mentre l'energia rivoluzionaria ispirava questi gene-rosi tentativi, Cluseret e Rossel continuavanonell'improba opera di organizzazione militare dellaguardia nazionale. Fra gli ostacoli insormontabili, di cuisi lagnavano i delegati alla guerra, era in primo luogo ilComitato Centrale. Questo, contrariamente alle sue pro-teste di disinteresse, era rimasto alla testa della guardianazionale, nelle cui file la sua agitazione intrigante ac-

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Page 229: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

cresceva la confusione ed il disordine. La Comune fuben presto impigliata nei conciliaboli del Comitato cen-trale e dei Consigli di legione dei venti circondari. I bat-taglioni di marcia non avevano il tempo di inquietarsiper tali divisioni, che, in un'epoca di pace, sarebbero sta-te senza importanza. Non così i battaglioni sedentari, iquali non mancavano di paragonare il Comitato centralee la Comune. Gli otto giorni del Comitato centrale, ottogiorni di trionfo e di feste, facevano loro migliore im-pressione che non le lunghe settimane di combattimentidella Comune, ove il trionfo, messo di nuovo in questio-ne, rendeva necessario un assedio, con tutti i suoi acces-sori di duro servizio e di battaglie sanguinose.

I versagliesi, i quali al nord-ovest s'erano impadronitidi tutta la riva della Senna fino a Gennevilliers, portaro-no dal 20 aprile i loro maggiori sforzi al sud. Nel 22 uncorpo di vedette della Comune cadde in un'imboscata efu completamente massacrato. Nel 24 incominciò controil forte d'Issy un terribile bombardamento.

«Mentre le nostre truppe si concentravano – dicel'ufficiale superiore dell'esercito di Versailles, già citato– e mentre il genio proseguiva i suoi lavori, la nostra ar-tiglieria non era rimasta inattiva.

«Approfittando abilmente dei tristi e singolari rischidella guerra, essa aveva disposto i propri mezzi d'attac-co dietro alla maggior parte delle spalliere ultimamentecostrutte dai prussiani e più di 150 bocche di fuoco sta-vano per contribuire da questa parte all'attacco delle di-fese degli insorti parigini.... Nel momento in cui tutto

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cresceva la confusione ed il disordine. La Comune fuben presto impigliata nei conciliaboli del Comitato cen-trale e dei Consigli di legione dei venti circondari. I bat-taglioni di marcia non avevano il tempo di inquietarsiper tali divisioni, che, in un'epoca di pace, sarebbero sta-te senza importanza. Non così i battaglioni sedentari, iquali non mancavano di paragonare il Comitato centralee la Comune. Gli otto giorni del Comitato centrale, ottogiorni di trionfo e di feste, facevano loro migliore im-pressione che non le lunghe settimane di combattimentidella Comune, ove il trionfo, messo di nuovo in questio-ne, rendeva necessario un assedio, con tutti i suoi acces-sori di duro servizio e di battaglie sanguinose.

I versagliesi, i quali al nord-ovest s'erano impadronitidi tutta la riva della Senna fino a Gennevilliers, portaro-no dal 20 aprile i loro maggiori sforzi al sud. Nel 22 uncorpo di vedette della Comune cadde in un'imboscata efu completamente massacrato. Nel 24 incominciò controil forte d'Issy un terribile bombardamento.

«Mentre le nostre truppe si concentravano – dicel'ufficiale superiore dell'esercito di Versailles, già citato– e mentre il genio proseguiva i suoi lavori, la nostra ar-tiglieria non era rimasta inattiva.

«Approfittando abilmente dei tristi e singolari rischidella guerra, essa aveva disposto i propri mezzi d'attac-co dietro alla maggior parte delle spalliere ultimamentecostrutte dai prussiani e più di 150 bocche di fuoco sta-vano per contribuire da questa parte all'attacco delle di-fese degli insorti parigini.... Nel momento in cui tutto

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Page 230: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

questo materiale (posizioni comprese fra il Moulin-de-Pierre, la terrazza di Meudon, il ponte di Sévres, e la ter-razza di St. Cloud) si metteva in movimento, stavasi perpiantare a Montretout una batteria di 70 pezzi di grossocalibro e si progettava di stabilire nel parco d'Issy unabatteria di 20 pezzi da 24. Già all'aprirsi del fuoco, nel25 aprile, le nostre batterie danneggiarono notevolmenteil forte d'Issy, riducendolo momentaneamente al silen-zio.... L'indomani, 26, il forte fu letteralmente schiaccia-to dai nostri proiettili. Malgrado tutto, i nostri avversaricombattevano disperatamente. Montrouge e Vanver so-stenevano vigorosamente Issy; il Point-du-Jour non ces-sava d'inquietarci. Il bastione 65, il 68 e la batteria delDazio disputavano al Trocadero l'onore di toccare ilMonte-Valeriano. Le bocche del Dazio battevano con-temporaneamente Meudon e la Lanterna-di-Demostene.Quattro locomotive corazzate sul viadotto tiravano, sen-za tregua, sulla nostra batteria di Breteuil. Infine la can-noniera Farey, protetta da quattro altre e da una batteriavolante, attaccava alternativamente Sévres, Breteuil eBrimborion. La batteria volante, discendendo fino a Bil-lancourt, ebbe un giorno perfino l'audacia di stabilirsiper cannoneggiare Meudon. Al nord-ovest il fuoco nonera men vivo; Asnières era esposta ai proiettili d'unabatteria stabilita nella stamperia Paolo Dupont ed aquelli d'una locomotiva corazzata, in continuo moto.Bécon era cannoneggiata da Levallois e dalla stazioneSt. Ouen, Courbevoie dalla fronte della cinta 50-53. Gliinsorti procedevano nuovamente all'armamento di Mon-

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questo materiale (posizioni comprese fra il Moulin-de-Pierre, la terrazza di Meudon, il ponte di Sévres, e la ter-razza di St. Cloud) si metteva in movimento, stavasi perpiantare a Montretout una batteria di 70 pezzi di grossocalibro e si progettava di stabilire nel parco d'Issy unabatteria di 20 pezzi da 24. Già all'aprirsi del fuoco, nel25 aprile, le nostre batterie danneggiarono notevolmenteil forte d'Issy, riducendolo momentaneamente al silen-zio.... L'indomani, 26, il forte fu letteralmente schiaccia-to dai nostri proiettili. Malgrado tutto, i nostri avversaricombattevano disperatamente. Montrouge e Vanver so-stenevano vigorosamente Issy; il Point-du-Jour non ces-sava d'inquietarci. Il bastione 65, il 68 e la batteria delDazio disputavano al Trocadero l'onore di toccare ilMonte-Valeriano. Le bocche del Dazio battevano con-temporaneamente Meudon e la Lanterna-di-Demostene.Quattro locomotive corazzate sul viadotto tiravano, sen-za tregua, sulla nostra batteria di Breteuil. Infine la can-noniera Farey, protetta da quattro altre e da una batteriavolante, attaccava alternativamente Sévres, Breteuil eBrimborion. La batteria volante, discendendo fino a Bil-lancourt, ebbe un giorno perfino l'audacia di stabilirsiper cannoneggiare Meudon. Al nord-ovest il fuoco nonera men vivo; Asnières era esposta ai proiettili d'unabatteria stabilita nella stamperia Paolo Dupont ed aquelli d'una locomotiva corazzata, in continuo moto.Bécon era cannoneggiata da Levallois e dalla stazioneSt. Ouen, Courbevoie dalla fronte della cinta 50-53. Gliinsorti procedevano nuovamente all'armamento di Mon-

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trouge per coprire di fuoco la penisola di Gennevilliers.Ciononostante i nostri artiglieri riducevano al silenzioIssy.... Nella notte dal 26 al 27 le nostre trincee eranoabbastanza avanzate, sì da non permettere più al nemicoun'azione offensiva; onde si risolse di fare un attacco suiMoulineaux.»

Parte del villaggio di Moulineaux ed il parco d'Issyfurono occupati dai versagliesi e, nei giorni 27, 28 e 29aprile, il bombardamento del forte d'Issy continuava in-cessante, spaventoso. Nella notte dal 29 al 30, le trinceedavanti questo forte furono perdute, dopo un lungo eviolento combattimento. Il forte non poteva omai più re-sistere sotto la pioggia di obici. Quando i suoi difensorividero, il 30 aprile, che niuno di essi vi era più nelletrincee avanzate, furono presi da grande inquietudine.Gli obici versagliesi sfondavano le casematte, smonta-vano le artiglierie, coprivano la piattaforma di morti e diferiti. Allora gli ufficiali, riuniti in consiglio di guerra,sotto la presidenza del governatore Mégy, decisero losgombero. Inchiodarono tosto i cannoni e la guarnigionepartì. Un giovane federato, di sedici o diciassette anni,rifiutò di seguirla; si rifugiò nella polveriera, dichiaran-do che l'avrebbe fatta saltare all'avvicinarsi del nemico.Ma i versagliesi, o sospettassero una finta o temesserol'esplosione del forte, non l'occuparono. E Cluseret, conalcuni battaglioni dell'undicesimo circondario, muniti diartiglieria, si recava sui luoghi, respingeva un'avvisagliaversagliese e rioccupava il forte, di cui Eudes prendevail comando.

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trouge per coprire di fuoco la penisola di Gennevilliers.Ciononostante i nostri artiglieri riducevano al silenzioIssy.... Nella notte dal 26 al 27 le nostre trincee eranoabbastanza avanzate, sì da non permettere più al nemicoun'azione offensiva; onde si risolse di fare un attacco suiMoulineaux.»

Parte del villaggio di Moulineaux ed il parco d'Issyfurono occupati dai versagliesi e, nei giorni 27, 28 e 29aprile, il bombardamento del forte d'Issy continuava in-cessante, spaventoso. Nella notte dal 29 al 30, le trinceedavanti questo forte furono perdute, dopo un lungo eviolento combattimento. Il forte non poteva omai più re-sistere sotto la pioggia di obici. Quando i suoi difensorividero, il 30 aprile, che niuno di essi vi era più nelletrincee avanzate, furono presi da grande inquietudine.Gli obici versagliesi sfondavano le casematte, smonta-vano le artiglierie, coprivano la piattaforma di morti e diferiti. Allora gli ufficiali, riuniti in consiglio di guerra,sotto la presidenza del governatore Mégy, decisero losgombero. Inchiodarono tosto i cannoni e la guarnigionepartì. Un giovane federato, di sedici o diciassette anni,rifiutò di seguirla; si rifugiò nella polveriera, dichiaran-do che l'avrebbe fatta saltare all'avvicinarsi del nemico.Ma i versagliesi, o sospettassero una finta o temesserol'esplosione del forte, non l'occuparono. E Cluseret, conalcuni battaglioni dell'undicesimo circondario, muniti diartiglieria, si recava sui luoghi, respingeva un'avvisagliaversagliese e rioccupava il forte, di cui Eudes prendevail comando.

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Page 232: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

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In quel giorno vi fu alla Comune una seduta tempe-stosa. Delescluze attaccò vivamente Cluseret, accusan-dolo d'incapacità. Dopo animata discussione, in cuiquest'ultimo ebbe pochi difensori, la Comune approvò, amaggioranza, le seguenti risoluzioni, già prese dallaCommissione esecutiva prima che Cluseret rioccupasseil forte d'Issy:

«L'incuria e la negligenza del delegato alla guerraavendo minacciato di compromettere il nostro possessodel forte d'Issy, la Commissione esecutiva credette suodovere di proporre l'arresto del cittadino Cluseret allaComune, che decretò analogamente.

«La Comune, d'altronde, prese ogni misura necessariaper mantenere in suo potere il forte d'Issy.

«Parigi, 30 aprile 1871.»————

«La Commissione esecutiva decreta:«Il cittadino Rossel è incaricato provvisoriamente

delle funzioni di delegato alla guerra.«Parigi, 30 aprile 1871.

«La commissione esecutiva: J. ANDRIEU, PASQUALEGROUSSET, E. VAILLANT, F. COURNET, JOUR-DE.»

L'accettazione di Rossel non fu ottimista:«Ai cittadini membri della Commissione esecutiva.

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In quel giorno vi fu alla Comune una seduta tempe-stosa. Delescluze attaccò vivamente Cluseret, accusan-dolo d'incapacità. Dopo animata discussione, in cuiquest'ultimo ebbe pochi difensori, la Comune approvò, amaggioranza, le seguenti risoluzioni, già prese dallaCommissione esecutiva prima che Cluseret rioccupasseil forte d'Issy:

«L'incuria e la negligenza del delegato alla guerraavendo minacciato di compromettere il nostro possessodel forte d'Issy, la Commissione esecutiva credette suodovere di proporre l'arresto del cittadino Cluseret allaComune, che decretò analogamente.

«La Comune, d'altronde, prese ogni misura necessariaper mantenere in suo potere il forte d'Issy.

«Parigi, 30 aprile 1871.»————

«La Commissione esecutiva decreta:«Il cittadino Rossel è incaricato provvisoriamente

delle funzioni di delegato alla guerra.«Parigi, 30 aprile 1871.

«La commissione esecutiva: J. ANDRIEU, PASQUALEGROUSSET, E. VAILLANT, F. COURNET, JOUR-DE.»

L'accettazione di Rossel non fu ottimista:«Ai cittadini membri della Commissione esecutiva.

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«Ho l'onore di accusarvi ricevuta dell'ordine, con cuim'incaricate provvisoriamente delle funzioni di delegatoalla guerra.

«Accetto tali difficili funzioni, ma ho d'uopo del vo-stro concorso più completo, più assoluto, affine di nonsoccombere sotto il peso delle circostanze.

«Salute e fratellanza.«Parigi, 30 aprile 1871.

«Il colonnello del genio: ROSSEL.»Nella medesima sera il nuovo governatore del forte

d'Issy, Dumont, caporale nella guardia razionale, sceltoper la sua energia, ricevette la seguente

INTIMAZIONE.«In nome e per ordine del signor maresciallo coman-

dante in capo dell'esercito, noi, maggiore di trincea, inti-miamo al comandante degli insorti, riuniti in questo mo-mento nel forte d'Issy, di arrendersi insieme a tutto ilpersonale, che ivi si trova.

«È accordato un termine di un quarto d'ora per ri-spondere alla presente.

«Se il comandante della forza insorta dichiara, periscritto, in nome suo e della guarnigione intera del forte,di sottomettersi, egli ed i suoi, alla presente intimazione,senz'altra condizione che d'ottenere la vita salva e la li-bertà, meno l'autorizzazione di risiedere a Parigi, tal fa-vore verrà accordato.

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«Ho l'onore di accusarvi ricevuta dell'ordine, con cuim'incaricate provvisoriamente delle funzioni di delegatoalla guerra.

«Accetto tali difficili funzioni, ma ho d'uopo del vo-stro concorso più completo, più assoluto, affine di nonsoccombere sotto il peso delle circostanze.

«Salute e fratellanza.«Parigi, 30 aprile 1871.

«Il colonnello del genio: ROSSEL.»Nella medesima sera il nuovo governatore del forte

d'Issy, Dumont, caporale nella guardia razionale, sceltoper la sua energia, ricevette la seguente

INTIMAZIONE.«In nome e per ordine del signor maresciallo coman-

dante in capo dell'esercito, noi, maggiore di trincea, inti-miamo al comandante degli insorti, riuniti in questo mo-mento nel forte d'Issy, di arrendersi insieme a tutto ilpersonale, che ivi si trova.

«È accordato un termine di un quarto d'ora per ri-spondere alla presente.

«Se il comandante della forza insorta dichiara, periscritto, in nome suo e della guarnigione intera del forte,di sottomettersi, egli ed i suoi, alla presente intimazione,senz'altra condizione che d'ottenere la vita salva e la li-bertà, meno l'autorizzazione di risiedere a Parigi, tal fa-vore verrà accordato.

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«Qualora egli non risponda nel termine sovra indica-to, tutta la guarnigione sarà passata per le armi.«Dalle trincee, davanti il forte d'Issy, 20 aprile 1871.«Il colonnello, di statomaggiore, maggiore di trincea:

LEPERCHE.»Dumont non si diede per inteso e Rossel rispose:

«Parigi, 1.° maggio 1871.Al cittadino Leperche,

maggiore delle trincee davanti il forte d'Issy.«Caro camerata. La prima volta che voi vi permette-

rete di mandarci un'intimazione così insolente come ilvostro autografo di ieri, farò fucilare il vostro parlamen-tare, di conformità agli usi di guerra.

«Vostro devoto camerata: ROSSEL, delegato dellaComune di Parigi.»

Il primo atto di Rossel nel Ministero della guerra ful'ordine seguente, reso necessario dall'incertezza nei li-miti delle funzioni militari.

ORDINE.«Il delegato della guerra ordina come segue la riparti-

zione dei diversi comandi militari:«Il generale Dombrowski starà personalmente a

Neuilly e dirigerà direttamente le operazioni sulla rivadestra.

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«Qualora egli non risponda nel termine sovra indica-to, tutta la guarnigione sarà passata per le armi.«Dalle trincee, davanti il forte d'Issy, 20 aprile 1871.«Il colonnello, di statomaggiore, maggiore di trincea:

LEPERCHE.»Dumont non si diede per inteso e Rossel rispose:

«Parigi, 1.° maggio 1871.Al cittadino Leperche,

maggiore delle trincee davanti il forte d'Issy.«Caro camerata. La prima volta che voi vi permette-

rete di mandarci un'intimazione così insolente come ilvostro autografo di ieri, farò fucilare il vostro parlamen-tare, di conformità agli usi di guerra.

«Vostro devoto camerata: ROSSEL, delegato dellaComune di Parigi.»

Il primo atto di Rossel nel Ministero della guerra ful'ordine seguente, reso necessario dall'incertezza nei li-miti delle funzioni militari.

ORDINE.«Il delegato della guerra ordina come segue la riparti-

zione dei diversi comandi militari:«Il generale Dombrowski starà personalmente a

Neuilly e dirigerà direttamente le operazioni sulla rivadestra.

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Page 235: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Il generale La Cecilia dirigerà le operazioni tra laSenna e la riva sinistra della Bièvre; egli prenderà il tito-lo di generale comandante del centro.

«Il generale Wroblewski manterrà il comando dell'alasinistra.

«Il generale Bergeret comanderà la prima brigata diriserva.

«Il generale Eudes comanderà la seconda brigata atti-va di riserva.

«I generali sopra designati avranno ciascuno un quar-tiere nell'interno della città, cioè:

«1.° Il generale Dombrowski alla piazza Vendôme;«2.° Il generale La Cecilia alla Scuola militare;«3.° Il generale Wroblewski all'Eliseo;«4.° Il generale Bergeret al Corpo legislativo;«5.° Il generale Eudes alla Legione d'onore.«Un ordine ulteriore determinerà le truppe che il Mi-

nistero della guerra porrà a loro disposizione.«Parigi, 5 maggio 1871.

«Il delegato alla guerra: ROSSEL.»

Rossel emanò poi parecchie disposizioni disciplinaricontro la rilassatezza sempre crescente del servizio agliavamposti. Egli vi si recò spesso, incoraggiando talvol-ta, biasimando sempre. Ma la sua severità non doveva,date le circostanze, produrre risultati maggiori dei pro-clami di Cluseret. La guardia nazionale federata erameno che mai organizzabile, snervata com'era da una

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«Il generale La Cecilia dirigerà le operazioni tra laSenna e la riva sinistra della Bièvre; egli prenderà il tito-lo di generale comandante del centro.

«Il generale Wroblewski manterrà il comando dell'alasinistra.

«Il generale Bergeret comanderà la prima brigata diriserva.

«Il generale Eudes comanderà la seconda brigata atti-va di riserva.

«I generali sopra designati avranno ciascuno un quar-tiere nell'interno della città, cioè:

«1.° Il generale Dombrowski alla piazza Vendôme;«2.° Il generale La Cecilia alla Scuola militare;«3.° Il generale Wroblewski all'Eliseo;«4.° Il generale Bergeret al Corpo legislativo;«5.° Il generale Eudes alla Legione d'onore.«Un ordine ulteriore determinerà le truppe che il Mi-

nistero della guerra porrà a loro disposizione.«Parigi, 5 maggio 1871.

«Il delegato alla guerra: ROSSEL.»

Rossel emanò poi parecchie disposizioni disciplinaricontro la rilassatezza sempre crescente del servizio agliavamposti. Egli vi si recò spesso, incoraggiando talvol-ta, biasimando sempre. Ma la sua severità non doveva,date le circostanze, produrre risultati maggiori dei pro-clami di Cluseret. La guardia nazionale federata erameno che mai organizzabile, snervata com'era da una

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lotta che si prolungava, dai mutamenti continui dei suoiufficiali e dall'azione anarchica dei consigli delle legio-ni, che rappresentavano il Comitato centrale nei circon-dari.

** *

L'unità non era meglio costituita nella Comune. I ro-vesci rendevano gli uomini eccitabili. Nella sua smaniaimitativa del giacobinismo, la maggioranza credeva cheun raddoppiamento d'energia all'interno basterebbe perfar fronte alla terribile situazione. Contro tale avviso, laminoranza notava che il 1793 non poteva ripetersi; chele circostanze non erano le stesse; che le parole non sal-vavano nulla; che bisognava rendersi un conto esattodello stato delle cose e cercare, senza preconcetti, le mi-sure efficaci. In queste discussioni, la scissura tra mag-gioranza e minoranza s'aggravava sempre più. InfineGiulio Miot, in nome della prima, propose «senza frasi»la nomina d'un Comitato di salute pubblica. A tale pro-posta la minoranza rispose ch'essa voleva bensì l'unitàdi direzione, ma che, per ottenerla, occorreva menocreare un potere nuovo che semplificare gli esistenti eproponeva, per esempio, lo scioglimento definitivo delComitato centrale, che turbava l'organizzazione militare,l'estensione delle attribuzioni della Commissione esecu-tiva e dei poteri di Rossel. Quanto al Comitato di salutepubblica, si soggiungeva, esso non avrebbe costituito

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lotta che si prolungava, dai mutamenti continui dei suoiufficiali e dall'azione anarchica dei consigli delle legio-ni, che rappresentavano il Comitato centrale nei circon-dari.

** *

L'unità non era meglio costituita nella Comune. I ro-vesci rendevano gli uomini eccitabili. Nella sua smaniaimitativa del giacobinismo, la maggioranza credeva cheun raddoppiamento d'energia all'interno basterebbe perfar fronte alla terribile situazione. Contro tale avviso, laminoranza notava che il 1793 non poteva ripetersi; chele circostanze non erano le stesse; che le parole non sal-vavano nulla; che bisognava rendersi un conto esattodello stato delle cose e cercare, senza preconcetti, le mi-sure efficaci. In queste discussioni, la scissura tra mag-gioranza e minoranza s'aggravava sempre più. InfineGiulio Miot, in nome della prima, propose «senza frasi»la nomina d'un Comitato di salute pubblica. A tale pro-posta la minoranza rispose ch'essa voleva bensì l'unitàdi direzione, ma che, per ottenerla, occorreva menocreare un potere nuovo che semplificare gli esistenti eproponeva, per esempio, lo scioglimento definitivo delComitato centrale, che turbava l'organizzazione militare,l'estensione delle attribuzioni della Commissione esecu-tiva e dei poteri di Rossel. Quanto al Comitato di salutepubblica, si soggiungeva, esso non avrebbe costituito

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che una nuova ruota inutile senza portare alcuna forzareale; il suo risultato più chiaro sarebbe, in grazia dei ri-cordi che il suo nome risveglia, di spaventare la popola-zione e di rigettare nel campo reazionario coloro che giàora non sostengono la Comune che con riserva. «Da unaltro punto di vista, diceva Lefrançais, i membri dellaComune non ebbero il loro mandato per deporlo nellemani di un Comitato qualunque, senza il consenso deiloro elettori.»

La maggioranza rispondeva: Siamo in una situazionerivoluzionaria e dobbiamo agire rivoluzionariamente.

Là stava appunto la difficoltà. Nata da una insurrezio-ne legalizzata dal voto del popolo parigino, ma rinnega-ta dal governo di Versailles, la Comune non era, in real-tà, nè un potere rivoluzionario, nè una rappresentanzalegale. Da questo vizio d'origine dipendevano per lo piùle sue indecisioni.

Pure, dopo due giorni di penose discussioni, la mag-gioranza parlò di «reazione da vincere» di «traditori dapunire» ed il decreto seguente venne adottato con 34voti contro 28.

«La ComuneDECRETA:

«Art. 1.° Un Comitato di salute pubblica sarà organiz-zato immediatamente.

«Art. 2. Esso si comporrà di cinque membri, nominatidalla Comune a scrutinio individuale.

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che una nuova ruota inutile senza portare alcuna forzareale; il suo risultato più chiaro sarebbe, in grazia dei ri-cordi che il suo nome risveglia, di spaventare la popola-zione e di rigettare nel campo reazionario coloro che giàora non sostengono la Comune che con riserva. «Da unaltro punto di vista, diceva Lefrançais, i membri dellaComune non ebbero il loro mandato per deporlo nellemani di un Comitato qualunque, senza il consenso deiloro elettori.»

La maggioranza rispondeva: Siamo in una situazionerivoluzionaria e dobbiamo agire rivoluzionariamente.

Là stava appunto la difficoltà. Nata da una insurrezio-ne legalizzata dal voto del popolo parigino, ma rinnega-ta dal governo di Versailles, la Comune non era, in real-tà, nè un potere rivoluzionario, nè una rappresentanzalegale. Da questo vizio d'origine dipendevano per lo piùle sue indecisioni.

Pure, dopo due giorni di penose discussioni, la mag-gioranza parlò di «reazione da vincere» di «traditori dapunire» ed il decreto seguente venne adottato con 34voti contro 28.

«La ComuneDECRETA:

«Art. 1.° Un Comitato di salute pubblica sarà organiz-zato immediatamente.

«Art. 2. Esso si comporrà di cinque membri, nominatidalla Comune a scrutinio individuale.

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«Art. 3. I poteri più estesi per tutte le delegazioni ecommissioni sono dati a questo Comitato, il quale nonsarà responsabile che verso la Comune.

————Sono nominati membri del Comitato di salute pubbli-

ca i cittadini: Antonio Arnaud, Leone Melliet, Ranvier,Felice Pyat e Carlo Gérardin.»

** *

Intanto il governo di Versailles, non contento,coll'intromissione dei signori Domalain, Charpentier edaltri di spingere la borghesia ad una diversione sangui-nosa all'interno, inviava il suo agente Duthil al Comitatocentrale, allo scopo di portare il tradimento nel cuorestesso della rivoluzione. Lullier, Ganier, d'Abain, duBisson e tutti i generali del 18 marzo, dei quali la Co-mune non aveva creduto di servirsi, erano stati guada-gnati. Nulladimeno sembrava impossibile indurre il Co-mitato centrale a cospirare con Versailles. Gli agentiprovocatori giocarono d'astuzia; ravvivarono la gelosiadel Comitato contro la Comune, accusando quest'ultimadi reazione e d'incapacità e fecero capire al Comitatoche, a meno di mancare al suo dovere, gli incombeva disalvare Parigi con un colpo di stato. Contemporanea-mente intrigavano presso i capi ed i consigli di legione,facevano eleggere ufficiali i loro uomini e si ripromette-vano un pronto successo. Uno dei congiurati, il conte di

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«Art. 3. I poteri più estesi per tutte le delegazioni ecommissioni sono dati a questo Comitato, il quale nonsarà responsabile che verso la Comune.

————Sono nominati membri del Comitato di salute pubbli-

ca i cittadini: Antonio Arnaud, Leone Melliet, Ranvier,Felice Pyat e Carlo Gérardin.»

** *

Intanto il governo di Versailles, non contento,coll'intromissione dei signori Domalain, Charpentier edaltri di spingere la borghesia ad una diversione sangui-nosa all'interno, inviava il suo agente Duthil al Comitatocentrale, allo scopo di portare il tradimento nel cuorestesso della rivoluzione. Lullier, Ganier, d'Abain, duBisson e tutti i generali del 18 marzo, dei quali la Co-mune non aveva creduto di servirsi, erano stati guada-gnati. Nulladimeno sembrava impossibile indurre il Co-mitato centrale a cospirare con Versailles. Gli agentiprovocatori giocarono d'astuzia; ravvivarono la gelosiadel Comitato contro la Comune, accusando quest'ultimadi reazione e d'incapacità e fecero capire al Comitatoche, a meno di mancare al suo dovere, gli incombeva disalvare Parigi con un colpo di stato. Contemporanea-mente intrigavano presso i capi ed i consigli di legione,facevano eleggere ufficiali i loro uomini e si ripromette-vano un pronto successo. Uno dei congiurati, il conte di

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Montferrier, dice in un recente libro che non trattavasi diconsegnar Parigi, ma d'arrestare i capi della rivoluzionee di venire poi ad accordi con Versailles. Anche in que-sto caso però, si trattava d'una resa bella e buona. Già,credendosi abbastanza forti, essi facevano attaccare lamairie di Batignolles e la 17.a legione a mano armata;non vi riescirono, ma non si scoraggiarono e continuaro-no le loro sobillazioni presso il Comitato centrale, checredeva ingenuamente si trattasse di fare un supplemen-to di rivoluzione, una specie di 31 maggio. I capi di le-gione in gran maggioranza seguivano gli agitatori versa-gliesi che li colmavano di promesse e d'adulazioni. In-vece, di stare ai loro posti, si riunivano per discutere sul-la Comune, su Rossel e sulle operazioni militari, mentredifettavano uomini e capi agli avamposti; questo era giàun trionfo pegli agenti di Thiers. Di lì a poco degli ab-boccamenti ebbero luogo tra moltissimi capi di sezionee il Comitato centrale. Questo rifiutò formalmente, con-tro l'avviso d'alcuni capi militari, di tentare un colpo diforza per rovesciare violentemente la Comune. Gliagenti dovettero accontentarsi di far firmare al Comitatocentrale ed ai capi delle sezioni riuniti un imperioso in-vito al poter comunale.

Ciò avveniva al caffè della Guardia nazionale, nellapiazza dell'Hôtel-de-Ville. Appena lo seppe, Rossel in-viò un forte distaccamento di federati con mandatod'arrestare i congiurati. Ma questi erano già partiti quan-do il distaccamento arrivò. Ed alla Comune era statopresentato quel famoso invito, in cui si chiedeva:

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Montferrier, dice in un recente libro che non trattavasi diconsegnar Parigi, ma d'arrestare i capi della rivoluzionee di venire poi ad accordi con Versailles. Anche in que-sto caso però, si trattava d'una resa bella e buona. Già,credendosi abbastanza forti, essi facevano attaccare lamairie di Batignolles e la 17.a legione a mano armata;non vi riescirono, ma non si scoraggiarono e continuaro-no le loro sobillazioni presso il Comitato centrale, checredeva ingenuamente si trattasse di fare un supplemen-to di rivoluzione, una specie di 31 maggio. I capi di le-gione in gran maggioranza seguivano gli agitatori versa-gliesi che li colmavano di promesse e d'adulazioni. In-vece, di stare ai loro posti, si riunivano per discutere sul-la Comune, su Rossel e sulle operazioni militari, mentredifettavano uomini e capi agli avamposti; questo era giàun trionfo pegli agenti di Thiers. Di lì a poco degli ab-boccamenti ebbero luogo tra moltissimi capi di sezionee il Comitato centrale. Questo rifiutò formalmente, con-tro l'avviso d'alcuni capi militari, di tentare un colpo diforza per rovesciare violentemente la Comune. Gliagenti dovettero accontentarsi di far firmare al Comitatocentrale ed ai capi delle sezioni riuniti un imperioso in-vito al poter comunale.

Ciò avveniva al caffè della Guardia nazionale, nellapiazza dell'Hôtel-de-Ville. Appena lo seppe, Rossel in-viò un forte distaccamento di federati con mandatod'arrestare i congiurati. Ma questi erano già partiti quan-do il distaccamento arrivò. Ed alla Comune era statopresentato quel famoso invito, in cui si chiedeva:

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1.° L'entrata solenne dei membri del Comitato alla se-duta.

2.° La rimessione della direzione della guerra nellemani del Comitato.

La minoranza opinò per un rifiuto netto di ricevere ilComitato e pel rinvio puro e semplice della sua propostaalla Commissione militare.

Dopo lunga discussione, si rinviò la questione avantiil Comitato di salute pubblica che credette risolvere ladifficoltà col seguente decreto:

«Il Comitato di salute pubblicaDECRETA:

«Art. 1.° La Delegazione della guerra comprende duedivisioni: divisione militare ed amministrazione.

«Art. 2.° Il colonnello Rossel è incaricato dell'iniziati-va e della direzione delle operazioni militari.

«Art. 3.° li Comitato centrale della guardia nazionaleè incaricato dei vari servizi dell'amministrazione dellaguerra, sotto il controllo diretto della Commissione mili-tare comunale.

«15 floreale, anno 7.«Il Comitato di salute pubblica: Ant. Arnaud, Gérar-

din, Felice Pyat, Leone Melliet, Ranvier.»

Fu una decisione deplorevole che impacciava Rossele legalizzava il disordine al Ministero della guerra. LaCommissione militare se ne lamentò vivamente; malgra-

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1.° L'entrata solenne dei membri del Comitato alla se-duta.

2.° La rimessione della direzione della guerra nellemani del Comitato.

La minoranza opinò per un rifiuto netto di ricevere ilComitato e pel rinvio puro e semplice della sua propostaalla Commissione militare.

Dopo lunga discussione, si rinviò la questione avantiil Comitato di salute pubblica che credette risolvere ladifficoltà col seguente decreto:

«Il Comitato di salute pubblicaDECRETA:

«Art. 1.° La Delegazione della guerra comprende duedivisioni: divisione militare ed amministrazione.

«Art. 2.° Il colonnello Rossel è incaricato dell'iniziati-va e della direzione delle operazioni militari.

«Art. 3.° li Comitato centrale della guardia nazionaleè incaricato dei vari servizi dell'amministrazione dellaguerra, sotto il controllo diretto della Commissione mili-tare comunale.

«15 floreale, anno 7.«Il Comitato di salute pubblica: Ant. Arnaud, Gérar-

din, Felice Pyat, Leone Melliet, Ranvier.»

Fu una decisione deplorevole che impacciava Rossele legalizzava il disordine al Ministero della guerra. LaCommissione militare se ne lamentò vivamente; malgra-

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Page 241: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

do tutto però, la cospirazione versagliese era mancatanel suo scopo principale.

Essendo proprio della gente senza scrupoli di non cre-dere mai alla sincerità degli altri, quelli di Versaillesvollero anche ricorrere alla corruzione. Un certo Vaissetfu mandato a Dombrowski con un milione e mezzo difranchi in tratte sulla casa Rothschild. Dombrowski av-vertì il Comitato di salute pubblica e Vaisset, arrestato il18 maggio, venne fucilato il 22 ai piedi della statua diEnrico IV, per ordine di Rigault. La legittimità di questaesecuzione è indiscutibile davanti alle leggi della guerra.Rigault, così la spiegò alla folla:

«Cittadini, noi vogliamo agire alla luce del sole, so-vratutto dovendosi prendere una risoluzione così grave.Vaisset volle, a nome di Versailles, comperare i nostricapi militari; è un delitto che merita la morte; siate voi itestimonî della nostra giustizia.»

Durante questa lotta interna, i nemici continuarono adavanzare.

Nella notte dal 1.° al 2 maggio, i federati perdevano,dopo una lunga resistenza, il castello d'Issy e la stazionedi Clamart; questi fatti costarono loro 700 uomini; 300morti e 400 prigionieri.

A tal data va posta una nuova cospirazione, sempreorganizzata dagli agenti versagliesi. Due battaglioni rea-zionari di Cassy dovevano consegnare il Point-du-Jour.La vigilanza dei combattenti fece abortire questo pro-getto, come confessa l'ufficiale superiore dell'esercito diVersailles, altra volta citato, il quale soggiunge: «Era la

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do tutto però, la cospirazione versagliese era mancatanel suo scopo principale.

Essendo proprio della gente senza scrupoli di non cre-dere mai alla sincerità degli altri, quelli di Versaillesvollero anche ricorrere alla corruzione. Un certo Vaissetfu mandato a Dombrowski con un milione e mezzo difranchi in tratte sulla casa Rothschild. Dombrowski av-vertì il Comitato di salute pubblica e Vaisset, arrestato il18 maggio, venne fucilato il 22 ai piedi della statua diEnrico IV, per ordine di Rigault. La legittimità di questaesecuzione è indiscutibile davanti alle leggi della guerra.Rigault, così la spiegò alla folla:

«Cittadini, noi vogliamo agire alla luce del sole, so-vratutto dovendosi prendere una risoluzione così grave.Vaisset volle, a nome di Versailles, comperare i nostricapi militari; è un delitto che merita la morte; siate voi itestimonî della nostra giustizia.»

Durante questa lotta interna, i nemici continuarono adavanzare.

Nella notte dal 1.° al 2 maggio, i federati perdevano,dopo una lunga resistenza, il castello d'Issy e la stazionedi Clamart; questi fatti costarono loro 700 uomini; 300morti e 400 prigionieri.

A tal data va posta una nuova cospirazione, sempreorganizzata dagli agenti versagliesi. Due battaglioni rea-zionari di Cassy dovevano consegnare il Point-du-Jour.La vigilanza dei combattenti fece abortire questo pro-getto, come confessa l'ufficiale superiore dell'esercito diVersailles, altra volta citato, il quale soggiunge: «Era la

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Page 242: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

seconda volta in dieci giorni che si tentava una sorpresadi questo genere.»

Da questo momento si misero elementi diversi nellecompagnie dei battaglioni, togliendo così ogni terreno aitradimenti.

I federati avevano ripreso la stazione di Clamart, mala perdettero definitivamente nella notte dal 5 al 6 mag-gio. Bisogna notare che i versagliesi attaccavano sempredi notte, all'improvviso, e troppo sovente riescivano.Essi uccisero così migliaia di federati, pur subendogrosse perdite, specialmente nei primi giorni di maggio.Nella notte dal 3 al 4 sorpresero i difensori del ridottodel Moulin-Saquet, massacrandone due o trecento e fa-cendone prigionieri per lo meno altrettanti. Per questobel fatto d'armi, vi fu festa a Versailles; l'Assemblea na-zionale felicitò i suoi soldati reduci coi trofei di quellanotte sanguinosa. Ma, all'indomani, i federati riconqui-stavano il ridotto.

** *

Nel 5 maggio, Rossel venne alla Comune. Passò in ri-vista gli ultimi affari militari con una lucidità meravi-gliosa, attaccò il Comitato di salute pubblica e quasipersonalmente F. Pyat, dicendo che le ultime sventureerano state causate da intrusioni infelici. «Quanto a me,soggiunse, io non voglio essere responsabile d'una dire-zione, turbata continuamente dall'intervento di gente

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seconda volta in dieci giorni che si tentava una sorpresadi questo genere.»

Da questo momento si misero elementi diversi nellecompagnie dei battaglioni, togliendo così ogni terreno aitradimenti.

I federati avevano ripreso la stazione di Clamart, mala perdettero definitivamente nella notte dal 5 al 6 mag-gio. Bisogna notare che i versagliesi attaccavano sempredi notte, all'improvviso, e troppo sovente riescivano.Essi uccisero così migliaia di federati, pur subendogrosse perdite, specialmente nei primi giorni di maggio.Nella notte dal 3 al 4 sorpresero i difensori del ridottodel Moulin-Saquet, massacrandone due o trecento e fa-cendone prigionieri per lo meno altrettanti. Per questobel fatto d'armi, vi fu festa a Versailles; l'Assemblea na-zionale felicitò i suoi soldati reduci coi trofei di quellanotte sanguinosa. Ma, all'indomani, i federati riconqui-stavano il ridotto.

** *

Nel 5 maggio, Rossel venne alla Comune. Passò in ri-vista gli ultimi affari militari con una lucidità meravi-gliosa, attaccò il Comitato di salute pubblica e quasipersonalmente F. Pyat, dicendo che le ultime sventureerano state causate da intrusioni infelici. «Quanto a me,soggiunse, io non voglio essere responsabile d'una dire-zione, turbata continuamente dall'intervento di gente

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Page 243: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

inesperta. Domando formalmente che la seduta sia pub-blica; ciò che dico, ciò che devo dire, i cittadini di Parigidevono saperlo.» Non si passò a votazione, sotto prete-sto che non dovevasi troppo palesare a Versailles. Ros-sel se ne dolse, ma lasciò passar oltre.

Nel corso della discussione, avendo Miot inopportu-namente chiesto al giovane ufficiale quali fossero i suoiantecedenti democratici, questi rispose:

— Amai, amo ardentemente la Francia. Ma, durantel'ultima guerra, fui ben forzato a vedere che la vecchiaFrancia moriva. Vidi e maledissi l'incapacità e la vi-gliaccheria dei capi militari. Vidi anche che un ordinesociale oppressore ed iniquo era prossimo all'agonia. Perodio contro coloro che tradirono la mia patria, per odiocontro il vecchio ordine sociale, venni a schierarmi sottola bandiera rinnovatrice degli operai di Parigi. Io ignorociò che sarà il novello ordine del socialismo, ma l'amocon fiducia, poichè varrà sicuramente meglio dell'ordineantico. Ecco perchè mi sono consacrato, ecco perchè la-vorerò con tutte le mie forze a distruggere il passato,l'odio mio contro il quale è determinato dal ragionamen-to e dalla riflessione ed a preparare l'avvenire, cui ravvi-so nella libertà e nell'eguaglianza per tutti: in una parola,nella giustizia.

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inesperta. Domando formalmente che la seduta sia pub-blica; ciò che dico, ciò che devo dire, i cittadini di Parigidevono saperlo.» Non si passò a votazione, sotto prete-sto che non dovevasi troppo palesare a Versailles. Ros-sel se ne dolse, ma lasciò passar oltre.

Nel corso della discussione, avendo Miot inopportu-namente chiesto al giovane ufficiale quali fossero i suoiantecedenti democratici, questi rispose:

— Amai, amo ardentemente la Francia. Ma, durantel'ultima guerra, fui ben forzato a vedere che la vecchiaFrancia moriva. Vidi e maledissi l'incapacità e la vi-gliaccheria dei capi militari. Vidi anche che un ordinesociale oppressore ed iniquo era prossimo all'agonia. Perodio contro coloro che tradirono la mia patria, per odiocontro il vecchio ordine sociale, venni a schierarmi sottola bandiera rinnovatrice degli operai di Parigi. Io ignorociò che sarà il novello ordine del socialismo, ma l'amocon fiducia, poichè varrà sicuramente meglio dell'ordineantico. Ecco perchè mi sono consacrato, ecco perchè la-vorerò con tutte le mie forze a distruggere il passato,l'odio mio contro il quale è determinato dal ragionamen-to e dalla riflessione ed a preparare l'avvenire, cui ravvi-so nella libertà e nell'eguaglianza per tutti: in una parola,nella giustizia.

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Page 244: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Il giorno 8 maggio, lo sfortunato forte di Issy, letteral-mente rovinato dagli obici, coi suoi cannoni quasi total-mente smontati, coi suoi parapetti sgretolati, colle suecasematte rotte in breccia, colla sua piattaforma copertadalla mitraglia e dai cadaveri, dovette essere infine eva-cuato. La ritirata si operò sotto il fuoco circolare deiversagliesi, i quali avevano circondato ed isolato il for-te; essa fu condotta con molta prudenza ed effettuatacon fortuna.

Rossel, esasperato da tale evacuazione, l'annunciò aiparigini in questi termini: «La bandiera tricolore svento-la sul forte d'Issy, abbandonato, ieri sera, dalla sua guar-nigione.»

La severità di Rossel era qui andata fino all'ingiusti-zia. Meritava qualche cosa di meglio quest'eroica guar-nigione d'Issy, che ritornava totalmente decimata, dopoaver sopportato per parecchi giorni una vera pioggia dimitraglia.

È sotto l'impressione di quella grave notizia che siriunì la Comune.

Avendo Rigault e Ferré incominciato con recrimina-zioni contro Vermorel, loro oppositore alla sicurezza ge-nerale, Delescluze prese la parola e disse:

«Voi recriminate poichè si annuncia che la bandieratricolore sventola sul forte d'Issy. Cittadini, bisognaprovvedere senza ritardo. Io vidi stamane Rossel, chediede le dimissioni, ben deciso a non ritirarle.

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Il giorno 8 maggio, lo sfortunato forte di Issy, letteral-mente rovinato dagli obici, coi suoi cannoni quasi total-mente smontati, coi suoi parapetti sgretolati, colle suecasematte rotte in breccia, colla sua piattaforma copertadalla mitraglia e dai cadaveri, dovette essere infine eva-cuato. La ritirata si operò sotto il fuoco circolare deiversagliesi, i quali avevano circondato ed isolato il for-te; essa fu condotta con molta prudenza ed effettuatacon fortuna.

Rossel, esasperato da tale evacuazione, l'annunciò aiparigini in questi termini: «La bandiera tricolore svento-la sul forte d'Issy, abbandonato, ieri sera, dalla sua guar-nigione.»

La severità di Rossel era qui andata fino all'ingiusti-zia. Meritava qualche cosa di meglio quest'eroica guar-nigione d'Issy, che ritornava totalmente decimata, dopoaver sopportato per parecchi giorni una vera pioggia dimitraglia.

È sotto l'impressione di quella grave notizia che siriunì la Comune.

Avendo Rigault e Ferré incominciato con recrimina-zioni contro Vermorel, loro oppositore alla sicurezza ge-nerale, Delescluze prese la parola e disse:

«Voi recriminate poichè si annuncia che la bandieratricolore sventola sul forte d'Issy. Cittadini, bisognaprovvedere senza ritardo. Io vidi stamane Rossel, chediede le dimissioni, ben deciso a non ritirarle.

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Page 245: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Tutti i suoi atti incontrarono opposizioni da parte delComitato centrale: egli non ne può più. Faccio un appel-lo a tutti voi.

«Io sperava, cittadini, che la Francia sarebbe salvatada Parigi e l'Europa dalla Francia. Andai oggi al Mini-stero della guerra e vidi la disperazione di Rossel. Undecreto, firmato da Melliet, nomina costui governatoredel forte di Bicêtre. V'era là un uomo, un soldato, che sitrovava troppo severo. Sarebbe desiderabile che tuttifossero stati altrettanto severi.

«Dalla Comune emana una potenza di sentimento ri-voluzionario capace di salvare la patria. Deponete oggitutti i vostri odî. Occorre che noi salviamo il paese. IlComitato di salute pubblica non corrispose all'attesa; fuun ostacolo anzichè uno stimolo. Dico che esso devescomparire. Si prendano provvedimenti immediati, deci-sivi.

«La Francia ci tende le braccia; noi abbiamo viveri:facciamo ancora otto giorni di sforzi per cacciare queibanditi di Versailles. La Francia si agita e ci apporta unconcorso morale, che si convertirà in concorso attivo.Occorre che troviamo fra i coraggiosi del 18 marzo e nelComitato centrale, il quale rese tanti servigi, delle forzeche ci salvino. Occorre costituire l'unità del comando. Ioaveva proposto di conservare l'unità di direzione politi-ca: ciò non servirà a nulla. Si arrivò al Comitato di salu-te pubblica: che fa esso? Delle nomine speciali anzichèatti collettivi. Esso nominò il cittadino Moreau delegatocivile alla guerra. Allora dunque che stanno a fare i

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«Tutti i suoi atti incontrarono opposizioni da parte delComitato centrale: egli non ne può più. Faccio un appel-lo a tutti voi.

«Io sperava, cittadini, che la Francia sarebbe salvatada Parigi e l'Europa dalla Francia. Andai oggi al Mini-stero della guerra e vidi la disperazione di Rossel. Undecreto, firmato da Melliet, nomina costui governatoredel forte di Bicêtre. V'era là un uomo, un soldato, che sitrovava troppo severo. Sarebbe desiderabile che tuttifossero stati altrettanto severi.

«Dalla Comune emana una potenza di sentimento ri-voluzionario capace di salvare la patria. Deponete oggitutti i vostri odî. Occorre che noi salviamo il paese. IlComitato di salute pubblica non corrispose all'attesa; fuun ostacolo anzichè uno stimolo. Dico che esso devescomparire. Si prendano provvedimenti immediati, deci-sivi.

«La Francia ci tende le braccia; noi abbiamo viveri:facciamo ancora otto giorni di sforzi per cacciare queibanditi di Versailles. La Francia si agita e ci apporta unconcorso morale, che si convertirà in concorso attivo.Occorre che troviamo fra i coraggiosi del 18 marzo e nelComitato centrale, il quale rese tanti servigi, delle forzeche ci salvino. Occorre costituire l'unità del comando. Ioaveva proposto di conservare l'unità di direzione politi-ca: ciò non servirà a nulla. Si arrivò al Comitato di salu-te pubblica: che fa esso? Delle nomine speciali anzichèatti collettivi. Esso nominò il cittadino Moreau delegatocivile alla guerra. Allora dunque che stanno a fare i

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membri della Commissione della guerra? Noi non siamodunque nulla? Non posso ammetterlo. Fummo nominatiseriamente dalla Comune e seriamente faremo il nostrodovere.

«L'amministrazione pura e semplice della guerra ven-ne affidata al Comitato centrale. E che ne fece esso?Non ne so nulla; ma, alla fine, se esso, accettando la si-tuazione fattagli, vuole aiutare il lavoro che ora devecompiersi per riunire gli elementi sparsi della difesa diParigi, sia esso il benvenuto. Il vostro Comitato di salutepubblica è annichilito, schiacciato sotto il peso dellememorie di cui lo si carica e non fa nemmeno ciò chepotrebbe fare una semplice Commissione esecutiva.»

Felice Pyat rispose con una violenta requisitoria con-tro Rossel, cui disse responsabile di tutti i rovesci e lamaggioranza, per non dar torto al suo Comitato di salutepubblica, attaccato così vivacemente, il 5 maggio, daRossel, decretò di porre in istato d'accusa il delegato allaguerra e ne ordinò l'immediato arresto. Per ottenere talrisultato, Felice Pyat sorpassò sè stesso per l'eloquenza,le insinuazioni odiose e la passione cieca. Il discorso dalui fatto in quest'occasione è paragonabile alla famosarequisitoria di Saint-Just contro Danton. Egli ebbe l'epi-teto di cattivo genio della rivoluzione del 18 marzo, mail suo trionfo fu completo; la messa in accusa e l'arrestodi Rossel vennero votati, in mezzo ad un'animazioneimpetuosa, all'unanimità, meno due. I due contrari furo-no Carlo Gérardin e chi scrive queste linee.

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membri della Commissione della guerra? Noi non siamodunque nulla? Non posso ammetterlo. Fummo nominatiseriamente dalla Comune e seriamente faremo il nostrodovere.

«L'amministrazione pura e semplice della guerra ven-ne affidata al Comitato centrale. E che ne fece esso?Non ne so nulla; ma, alla fine, se esso, accettando la si-tuazione fattagli, vuole aiutare il lavoro che ora devecompiersi per riunire gli elementi sparsi della difesa diParigi, sia esso il benvenuto. Il vostro Comitato di salutepubblica è annichilito, schiacciato sotto il peso dellememorie di cui lo si carica e non fa nemmeno ciò chepotrebbe fare una semplice Commissione esecutiva.»

Felice Pyat rispose con una violenta requisitoria con-tro Rossel, cui disse responsabile di tutti i rovesci e lamaggioranza, per non dar torto al suo Comitato di salutepubblica, attaccato così vivacemente, il 5 maggio, daRossel, decretò di porre in istato d'accusa il delegato allaguerra e ne ordinò l'immediato arresto. Per ottenere talrisultato, Felice Pyat sorpassò sè stesso per l'eloquenza,le insinuazioni odiose e la passione cieca. Il discorso dalui fatto in quest'occasione è paragonabile alla famosarequisitoria di Saint-Just contro Danton. Egli ebbe l'epi-teto di cattivo genio della rivoluzione del 18 marzo, mail suo trionfo fu completo; la messa in accusa e l'arrestodi Rossel vennero votati, in mezzo ad un'animazioneimpetuosa, all'unanimità, meno due. I due contrari furo-no Carlo Gérardin e chi scrive queste linee.

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Dal canto suo Rossel, ignorando ciò che accadeva,mandò alla Comune le proprie dimissioni motivate. Igiornali pubblicarono il suo scritto, che era piuttostoun'esposizione delle sue accuse contro coloro che lo at-torniavano e contro la stessa Comune, fatta con passionee con sincerità da un uomo indignato e disperato. FelicePyat, tra gli applausi della Comune, denunciò questofatto come un atto di tradimento. Era giudicar male. LaComune cadeva negli errori dei poteri autoritari nè com-prendeva che il primo dovere, che si ha verso il popolo,è la verità. Rossel aveva avuto il torto incontestabile dimandare la sua lettera ai giornali, anzichè dirigerla allaComune, e di mettere, senza preparazione, l'opinionepubblica a parte degli imbarazzi crescenti del governocomunale; il che non potè cagionare poco piacere ai rea-zionari. Dopo tutto, però, egli non aveva fatto altro chesvelare, in modo violento, acre forse, la situazione inter-na, turbata dagli intrighi degli agenti versagliesi e «resaassurda», giusta la sua espressione, dai conflitti di pote-re. Ecco quel documento:

Parigi, 9 maggio 1871.Cittadini membri della Comune.

«Incaricato da voi, a titolo provvisorio, della delega-zione della guerra, mi sento incapace di portare più alungo la responsabilità d'un comando, ove tutti delibera-no, nessuno obbedisce.

«Allorquando si dovette organizzare l'artiglieria, ilComitato centrale d'artiglieria deliberò e nulla prescris-

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Dal canto suo Rossel, ignorando ciò che accadeva,mandò alla Comune le proprie dimissioni motivate. Igiornali pubblicarono il suo scritto, che era piuttostoun'esposizione delle sue accuse contro coloro che lo at-torniavano e contro la stessa Comune, fatta con passionee con sincerità da un uomo indignato e disperato. FelicePyat, tra gli applausi della Comune, denunciò questofatto come un atto di tradimento. Era giudicar male. LaComune cadeva negli errori dei poteri autoritari nè com-prendeva che il primo dovere, che si ha verso il popolo,è la verità. Rossel aveva avuto il torto incontestabile dimandare la sua lettera ai giornali, anzichè dirigerla allaComune, e di mettere, senza preparazione, l'opinionepubblica a parte degli imbarazzi crescenti del governocomunale; il che non potè cagionare poco piacere ai rea-zionari. Dopo tutto, però, egli non aveva fatto altro chesvelare, in modo violento, acre forse, la situazione inter-na, turbata dagli intrighi degli agenti versagliesi e «resaassurda», giusta la sua espressione, dai conflitti di pote-re. Ecco quel documento:

Parigi, 9 maggio 1871.Cittadini membri della Comune.

«Incaricato da voi, a titolo provvisorio, della delega-zione della guerra, mi sento incapace di portare più alungo la responsabilità d'un comando, ove tutti delibera-no, nessuno obbedisce.

«Allorquando si dovette organizzare l'artiglieria, ilComitato centrale d'artiglieria deliberò e nulla prescris-

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se. Dopo due mesi di rivoluzione, tutto il servizio deivostri cannoni riposa sull'energia di alcuni volontari, ilcui numero è insufficiente.

«Al mio arrivo al Ministero, quand'io volli favorire laconcentrazione delle armi, la requisizione dei cavalli, lapunizione dei refrattari, chiesi alla Comune di dare svi-luppo alle municipalità di circondario.

«La Comune deliberò e nulla risolse.«Più tardi il Comitato centrale della Federazione ven-

ne ad offrire quasi imperiosamente il proprio concorsoall'amministrazione della guerra. Consultato dal Comita-to di salute pubblica, accettai tal concorso nel modo piùfranco e misi a parte i membri di esso Comitato di tuttele notizie ch'io aveva sull'organizzazione. Da quel tem-po il Comitato Centrale delibera e non seppe ancora agi-re. Durante questo tempo il nemico stringeva il forted'Issy con attacchi avventurosi ed imprudenti, di cui iolo punirei, se avessi appena la forza militare a disposi-zione.

«La guarnigione, mal comandata, s'impauriva e gliufficiali deliberavano, cacciavano dal forte il capitanoDumont, uomo energico venuto a comandarli e, mentredeliberavano, evacuavano il loro forte, dopo averescioccamente parlato di farlo saltare, cosa più impossi-bile per essi che non la sua difesa.

«Non basta. Jeri, mentre ognuno doveva essere al la-voro od al fuoco, i capi di legione deliberavano per so-stituire un nuovo sistema d'organizzazione a quello dame adottato affine di supplire all'imprevidenza della loro

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se. Dopo due mesi di rivoluzione, tutto il servizio deivostri cannoni riposa sull'energia di alcuni volontari, ilcui numero è insufficiente.

«Al mio arrivo al Ministero, quand'io volli favorire laconcentrazione delle armi, la requisizione dei cavalli, lapunizione dei refrattari, chiesi alla Comune di dare svi-luppo alle municipalità di circondario.

«La Comune deliberò e nulla risolse.«Più tardi il Comitato centrale della Federazione ven-

ne ad offrire quasi imperiosamente il proprio concorsoall'amministrazione della guerra. Consultato dal Comita-to di salute pubblica, accettai tal concorso nel modo piùfranco e misi a parte i membri di esso Comitato di tuttele notizie ch'io aveva sull'organizzazione. Da quel tem-po il Comitato Centrale delibera e non seppe ancora agi-re. Durante questo tempo il nemico stringeva il forted'Issy con attacchi avventurosi ed imprudenti, di cui iolo punirei, se avessi appena la forza militare a disposi-zione.

«La guarnigione, mal comandata, s'impauriva e gliufficiali deliberavano, cacciavano dal forte il capitanoDumont, uomo energico venuto a comandarli e, mentredeliberavano, evacuavano il loro forte, dopo averescioccamente parlato di farlo saltare, cosa più impossi-bile per essi che non la sua difesa.

«Non basta. Jeri, mentre ognuno doveva essere al la-voro od al fuoco, i capi di legione deliberavano per so-stituire un nuovo sistema d'organizzazione a quello dame adottato affine di supplire all'imprevidenza della loro

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Page 249: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

autorità sempre mobile e male obbedita. Risultò dal loroconciliabolo un progetto nel momento in cui occorreva-no degli uomini ed una dichiarazione di principi nel mo-mento in cui occorrevano dei fatti.

«La mia indignazione li ricondusse ad altro partito edessi non mi promisero per oggi, come ultimo terminedei loro sforzi, che una forza organizzata di 12.000 uo-mini, colla quale m'impegno a marciare contro il nemi-co. Questi uomini dovevano riunirsi alle 11½; è la una enon sono pronti; in luogo di 12.000 sono 7000 circa.Non è affatto la stessa cosa.

«Cosi, la nullità del Comitato d'artiglieria impedival'organizzazione dell'artiglieria; le incertezze del Comi-tato centrale della Federazione fermano l'amministrazio-ne; le preoccupazioni meschine dei capi di legione para-lizzano la mobilitazione delle truppe.

«Io non sono uomo da ritirarmi davanti la repressionee ieri, mentre i capi di legione discutevano, la compa-gnia d'esecuzione li attendeva nel cortile. Ma io non vo-glio prendere da solo l'iniziativa d'una misura energica,addossare me solo della parte odiosa delle esecuzioninecessarie per cavare da questo caos l'organizzazione,l'obbedienza e la vittoria. Se almeno fossi protetto dallapubblicità dei miei atti e della mia impotenza, potreiconservare il mio mandato. Ma la Comune non ebbe ilcoraggio d'affrontare la pubblicità. Due volte digià vidiedi gli schiarimenti necessari e due volte, mio malgra-do, voleste avere il Comitato segreto.

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autorità sempre mobile e male obbedita. Risultò dal loroconciliabolo un progetto nel momento in cui occorreva-no degli uomini ed una dichiarazione di principi nel mo-mento in cui occorrevano dei fatti.

«La mia indignazione li ricondusse ad altro partito edessi non mi promisero per oggi, come ultimo terminedei loro sforzi, che una forza organizzata di 12.000 uo-mini, colla quale m'impegno a marciare contro il nemi-co. Questi uomini dovevano riunirsi alle 11½; è la una enon sono pronti; in luogo di 12.000 sono 7000 circa.Non è affatto la stessa cosa.

«Cosi, la nullità del Comitato d'artiglieria impedival'organizzazione dell'artiglieria; le incertezze del Comi-tato centrale della Federazione fermano l'amministrazio-ne; le preoccupazioni meschine dei capi di legione para-lizzano la mobilitazione delle truppe.

«Io non sono uomo da ritirarmi davanti la repressionee ieri, mentre i capi di legione discutevano, la compa-gnia d'esecuzione li attendeva nel cortile. Ma io non vo-glio prendere da solo l'iniziativa d'una misura energica,addossare me solo della parte odiosa delle esecuzioninecessarie per cavare da questo caos l'organizzazione,l'obbedienza e la vittoria. Se almeno fossi protetto dallapubblicità dei miei atti e della mia impotenza, potreiconservare il mio mandato. Ma la Comune non ebbe ilcoraggio d'affrontare la pubblicità. Due volte digià vidiedi gli schiarimenti necessari e due volte, mio malgra-do, voleste avere il Comitato segreto.

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«Il mio predecessore ebbe il torto di dibattersi inmezzo ad una situazione così assurda. Ammaestrato datale esempio, sapendo che la forza d'un rivoluzionarionon consiste che nella chiarezza della situazione, duevie mi restano a scegliere: rompere l'ostacolo che si op-pone alla mia azione o ritirarmi.

«Io non romperò l'ostacolo, poichè l'ostacolo sietevoi, è la vostra debolezza; io non voglio attentare allasovranità pubblica.

«Mi ritiro ed ho l'onore di chiedervi una cella a Ma-zas.

«ROSSEL.»

Rossel però non attese la sua cella a Mazas e riescì afuggire, grazie al concorso di Carlo Gérardin, la cuicondotta in quest'occasione diede luogo ad accuse vera-mente esagerate. Rossel meritava meglio che una cella aMazas e la sua destituzione fu una disgrazia per la causadi Parigi. La reazione non mancò di rallegrarsene neigiornali ed aveva ragione. Invece la Sociale e il Motd'ordre lo difesero calorosamente. Vi fu un po' di fer-mento a Montmartre ed i Batignolles vennero occupatimilitarmente da quattro battaglioni di Belleville. Non siverificò però alcun disordine; la situazione era troppotesa perchè non si considerasse un delitto qualunqueagitazione interna.

Il Comitato di salute pubblica, che aveva dato la mi-sura della sua inutilità ed era ridotto, del resto, a quattro

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«Il mio predecessore ebbe il torto di dibattersi inmezzo ad una situazione così assurda. Ammaestrato datale esempio, sapendo che la forza d'un rivoluzionarionon consiste che nella chiarezza della situazione, duevie mi restano a scegliere: rompere l'ostacolo che si op-pone alla mia azione o ritirarmi.

«Io non romperò l'ostacolo, poichè l'ostacolo sietevoi, è la vostra debolezza; io non voglio attentare allasovranità pubblica.

«Mi ritiro ed ho l'onore di chiedervi una cella a Ma-zas.

«ROSSEL.»

Rossel però non attese la sua cella a Mazas e riescì afuggire, grazie al concorso di Carlo Gérardin, la cuicondotta in quest'occasione diede luogo ad accuse vera-mente esagerate. Rossel meritava meglio che una cella aMazas e la sua destituzione fu una disgrazia per la causadi Parigi. La reazione non mancò di rallegrarsene neigiornali ed aveva ragione. Invece la Sociale e il Motd'ordre lo difesero calorosamente. Vi fu un po' di fer-mento a Montmartre ed i Batignolles vennero occupatimilitarmente da quattro battaglioni di Belleville. Non siverificò però alcun disordine; la situazione era troppotesa perchè non si considerasse un delitto qualunqueagitazione interna.

Il Comitato di salute pubblica, che aveva dato la mi-sura della sua inutilità ed era ridotto, del resto, a quattro

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membri dopo la fuga di Gérardin, perdette l'appoggiodella maggioranza.

In una seduta segreta, nella notte dal 9 al 10 maggio,la Comune decise:

«Di reclamare la dimissione dei membri attuali delComitato di salute pubblica;

«Di surrogarli immediatamente;«Di nominare un delegato civile alla guerra, assistito

dall'attuale Commissione militare;«Di nominare una Commissione di tre membri;«Di redigere un proclama al popolo di Parigi;«Di riunirsi solamente tre volte alla settimana in as-

semblea deliberante, salve le riunioni d'urgenza, da con-vocarsi su proposta di cinque membri o del Comitato disalute pubblica;

«Di installarsi in permanenza nelle mairies dei diversicircondari;

«Di provvedere, come poter sovrano, ai bisogni dellasituazione;

«Di creare una Corte marziale, da nominarsi dallaCommissione militare;

«D'istituire il Comitato di salute pubblica in perma-nenza all'Hôtel-de-Ville.»

Del Comitato uscente rimanevano alcuni decretid'ordine secondario, l'installamento del Comitato centra-le alla guerra e la promulgazione del decreto, che ordi-nava la demolizione della cappella espiatoria di LuigiXVI.

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membri dopo la fuga di Gérardin, perdette l'appoggiodella maggioranza.

In una seduta segreta, nella notte dal 9 al 10 maggio,la Comune decise:

«Di reclamare la dimissione dei membri attuali delComitato di salute pubblica;

«Di surrogarli immediatamente;«Di nominare un delegato civile alla guerra, assistito

dall'attuale Commissione militare;«Di nominare una Commissione di tre membri;«Di redigere un proclama al popolo di Parigi;«Di riunirsi solamente tre volte alla settimana in as-

semblea deliberante, salve le riunioni d'urgenza, da con-vocarsi su proposta di cinque membri o del Comitato disalute pubblica;

«Di installarsi in permanenza nelle mairies dei diversicircondari;

«Di provvedere, come poter sovrano, ai bisogni dellasituazione;

«Di creare una Corte marziale, da nominarsi dallaCommissione militare;

«D'istituire il Comitato di salute pubblica in perma-nenza all'Hôtel-de-Ville.»

Del Comitato uscente rimanevano alcuni decretid'ordine secondario, l'installamento del Comitato centra-le alla guerra e la promulgazione del decreto, che ordi-nava la demolizione della cappella espiatoria di LuigiXVI.

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«Considerando – dice il decreto – che l'immobile co-nosciuto sotto il nome di cappella espiatoria di LuigiXVI è un insulto permanente alla prima rivoluzione eduna protesta perpetua della reazione contro la giustiziadel popolo, ecc.»

La minoranza approfittò di tal cangiamento per lasoppressione del Comitato di salute pubblica. La mag-gioranza «passò oltre», giusta una formula, a cui ci tene-va.

Nella successiva seduta furono nominati: delegato ci-vile alla guerra Delescluze; membri del nuovo Comitatodi salute pubblica: Ranvier, A. Arnaud, Eudes, Gambon,Billioray.

Le prime misure del nuovo Comitato furono aperta-mente dirette contro la minoranza. Questa era riuscita atogliere Rigault dalla sicurezza generale, facendolo rim-piazzare da Cournet; il Comitato di salute pubblica de-stituì quest'ultimo, sotto pretesto di fiacchezza e gli so-stituì Ferré. Vermorel, che voleva assolutamente vederchiaro nelle azioni dell'ex-prefettura, in qualità di mem-bro della Commissione di sicurezza generale, fu egual-mente destituito, con grande soddisfazione dei suoi col-leghi; in suo luogo fu posto un membro della maggio-ranza, Emilio Clément. Longuet, della minoranza, era alJournal officiel dal 18 marzo; lo si destituì, sostituendo-lo con Vésinier, della maggioranza, che cumulò la dire-zione di quel giornale con quella d'uno suo proprio, inti-tolato Paris libre.

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«Considerando – dice il decreto – che l'immobile co-nosciuto sotto il nome di cappella espiatoria di LuigiXVI è un insulto permanente alla prima rivoluzione eduna protesta perpetua della reazione contro la giustiziadel popolo, ecc.»

La minoranza approfittò di tal cangiamento per lasoppressione del Comitato di salute pubblica. La mag-gioranza «passò oltre», giusta una formula, a cui ci tene-va.

Nella successiva seduta furono nominati: delegato ci-vile alla guerra Delescluze; membri del nuovo Comitatodi salute pubblica: Ranvier, A. Arnaud, Eudes, Gambon,Billioray.

Le prime misure del nuovo Comitato furono aperta-mente dirette contro la minoranza. Questa era riuscita atogliere Rigault dalla sicurezza generale, facendolo rim-piazzare da Cournet; il Comitato di salute pubblica de-stituì quest'ultimo, sotto pretesto di fiacchezza e gli so-stituì Ferré. Vermorel, che voleva assolutamente vederchiaro nelle azioni dell'ex-prefettura, in qualità di mem-bro della Commissione di sicurezza generale, fu egual-mente destituito, con grande soddisfazione dei suoi col-leghi; in suo luogo fu posto un membro della maggio-ranza, Emilio Clément. Longuet, della minoranza, era alJournal officiel dal 18 marzo; lo si destituì, sostituendo-lo con Vésinier, della maggioranza, che cumulò la dire-zione di quel giornale con quella d'uno suo proprio, inti-tolato Paris libre.

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Page 253: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Ma non bastava. Al ministero della guerra eravi unaCommissione militare, di cui facevano parte Tridon,Varlin, Avrial, Arnold e Johannard; i quattro primi eranodella minoranza, di capacità e di devozione a tutta pro-va. Furono destituiti e suppliti con sette della maggio-ranza: Bergeret, Champy, Ledroit, Urbain, Lonclas, Gé-resmes, Sicard.

In questi cangiamenti i sostituiti furono, senz'eccezio-ne, inferiori ai destituiti. Era un processo di tendenzacontro la minoranza socialista.

Quest'ultima si commosse davanti a tali destituzionisistematiche e risolse di portare la questione in seduta.Ma la maggioranza, che governava col suo Comitato disalute pubblica, avvertita, sdegnò di presentarsi. La mi-noranza prese una grave risoluzione, espressa nei se-guenti documenti:

«I membri della minoranza della Comune avevanodeliberato di leggere, alla seduta ordinaria di lunedì 15maggio, una dichiarazione, che avrebbe, senza dubbio,fatto sparire i malintesi politici esistenti nell'assemblea.L'assenza di quasi tutti i membri della maggioranza nonpermise l'apertura della seduta.

«È dunque nostro dovere illuminare la pubblica opi-nione sul nostro atteggiamento, rendendole noti i punti,che ci separano dalla maggioranza.

«I membri presenti: Arturo Arnould, Ostyn, Longuet,Arnold, Lefrançais, Serrailler, Giulio Valles, Courbet,Vittore Clément, Jourde, Varlin.»

————

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Ma non bastava. Al ministero della guerra eravi unaCommissione militare, di cui facevano parte Tridon,Varlin, Avrial, Arnold e Johannard; i quattro primi eranodella minoranza, di capacità e di devozione a tutta pro-va. Furono destituiti e suppliti con sette della maggio-ranza: Bergeret, Champy, Ledroit, Urbain, Lonclas, Gé-resmes, Sicard.

In questi cangiamenti i sostituiti furono, senz'eccezio-ne, inferiori ai destituiti. Era un processo di tendenzacontro la minoranza socialista.

Quest'ultima si commosse davanti a tali destituzionisistematiche e risolse di portare la questione in seduta.Ma la maggioranza, che governava col suo Comitato disalute pubblica, avvertita, sdegnò di presentarsi. La mi-noranza prese una grave risoluzione, espressa nei se-guenti documenti:

«I membri della minoranza della Comune avevanodeliberato di leggere, alla seduta ordinaria di lunedì 15maggio, una dichiarazione, che avrebbe, senza dubbio,fatto sparire i malintesi politici esistenti nell'assemblea.L'assenza di quasi tutti i membri della maggioranza nonpermise l'apertura della seduta.

«È dunque nostro dovere illuminare la pubblica opi-nione sul nostro atteggiamento, rendendole noti i punti,che ci separano dalla maggioranza.

«I membri presenti: Arturo Arnould, Ostyn, Longuet,Arnold, Lefrançais, Serrailler, Giulio Valles, Courbet,Vittore Clément, Jourde, Varlin.»

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DICHIARAZIONE.«Con un voto speciale e preciso, la Comune di Parigi

abdicò il suo potere nelle mani di una dittatura, a cuidiede il nome di Salute pubblica.

«La maggioranza della Comune si dichiarò irrespon-sabile con tale voto ed abbandonò a quel Comitato tuttele responsabilità della situazione.

«La minoranza afferma invece che la Comune è indebito verso il movimento rivoluzionario, politico e so-ciale, di accettare tutte le responsabilità, non declinan-done alcuna, per quanto voglia abbandonarle a mani de-gne.

«Essa vuole, come la maggioranza, il compimentodelle rivendicazioni politiche e sociali; ma, contraria-mente ad essa, noi sosteniamo, in nome dei suffragi danoi rappresentati, il diritto di rispondere noi soli dei no-stri atti davanti ai nostri elettori, senza ripararci dietrouna suprema dittatura, che il nostro mandato non ci con-sente di accettare o di riconoscere.

«Noi non ci presenteremo dunque più all'Assemblea,fino al giorno in cui essa si costituirà in Corte di giusti-zia per giudicare uno dei suoi membri.»

«Devoti alla nostra gran causa comunale, per la qualetanti cittadini muoiono ogni giorno, noi ci ritiriamo neinostri circondari, forse troppo negletti. Convintid'altronde che la questione della guerra assorbe, in que-sto momento, tutte le altre, noi andremo ad impiegare iltempo lasciatoci libero dalle nostre funzioni municipali

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DICHIARAZIONE.«Con un voto speciale e preciso, la Comune di Parigi

abdicò il suo potere nelle mani di una dittatura, a cuidiede il nome di Salute pubblica.

«La maggioranza della Comune si dichiarò irrespon-sabile con tale voto ed abbandonò a quel Comitato tuttele responsabilità della situazione.

«La minoranza afferma invece che la Comune è indebito verso il movimento rivoluzionario, politico e so-ciale, di accettare tutte le responsabilità, non declinan-done alcuna, per quanto voglia abbandonarle a mani de-gne.

«Essa vuole, come la maggioranza, il compimentodelle rivendicazioni politiche e sociali; ma, contraria-mente ad essa, noi sosteniamo, in nome dei suffragi danoi rappresentati, il diritto di rispondere noi soli dei no-stri atti davanti ai nostri elettori, senza ripararci dietrouna suprema dittatura, che il nostro mandato non ci con-sente di accettare o di riconoscere.

«Noi non ci presenteremo dunque più all'Assemblea,fino al giorno in cui essa si costituirà in Corte di giusti-zia per giudicare uno dei suoi membri.»

«Devoti alla nostra gran causa comunale, per la qualetanti cittadini muoiono ogni giorno, noi ci ritiriamo neinostri circondari, forse troppo negletti. Convintid'altronde che la questione della guerra assorbe, in que-sto momento, tutte le altre, noi andremo ad impiegare iltempo lasciatoci libero dalle nostre funzioni municipali

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in mezzo ai nostri fratelli della guardia nazionale e par-teciperemo a questa lotta decisiva sostenuta in nome deidiritti del popolo.

«Là ancora serviremo utilmente le nostre convinzionied eviteremo di creare nella Comune dissidi, che tutti ri-proviamo, persuasi che, maggioranza o minoranza, mal-grado le divergenze politiche, tutti proseguiamo lo stes-so scopo: la libertà politica, l'emancipazione dei lavora-tori.

«Viva la repubblica sociale! viva la Comune!«Carlo Beslay, Jourde, Theisz, Lefrançais, Eugenio

Gérardin, Vermorel, Clémence, Andriew, Serrailler,Longuet, Arturo Arnould, Vittore Clément, Avrial,Ostyn, Frœnkel, Pindy, Arnold, Giulio Vallès, Tridon,Varlin, Courbet.»

————«Votando pel Comitato di salute pubblica io mi riser-

vai il diritto di giudicarlo. Uso di tal diritto unendomialla Dichiarazione della minoranza. Voglio anzitutto lasalvezza della Comune.

«LEONE FRŒNKEL.»————

«Se avessi potuto assistere alla seduta del 15 maggio,avrei firmato la Dichiarazione della minoranza dellaComune. Ne accetto tutti i punti. Dopo aver veduto fun-zionare il Comitato di salute pubblica, contro la cui isti-tuzione io votai insieme ai miei colleghi, resto convintoche le reminiscenze del 93 non avrebbero mai dovuto

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in mezzo ai nostri fratelli della guardia nazionale e par-teciperemo a questa lotta decisiva sostenuta in nome deidiritti del popolo.

«Là ancora serviremo utilmente le nostre convinzionied eviteremo di creare nella Comune dissidi, che tutti ri-proviamo, persuasi che, maggioranza o minoranza, mal-grado le divergenze politiche, tutti proseguiamo lo stes-so scopo: la libertà politica, l'emancipazione dei lavora-tori.

«Viva la repubblica sociale! viva la Comune!«Carlo Beslay, Jourde, Theisz, Lefrançais, Eugenio

Gérardin, Vermorel, Clémence, Andriew, Serrailler,Longuet, Arturo Arnould, Vittore Clément, Avrial,Ostyn, Frœnkel, Pindy, Arnold, Giulio Vallès, Tridon,Varlin, Courbet.»

————«Votando pel Comitato di salute pubblica io mi riser-

vai il diritto di giudicarlo. Uso di tal diritto unendomialla Dichiarazione della minoranza. Voglio anzitutto lasalvezza della Comune.

«LEONE FRŒNKEL.»————

«Se avessi potuto assistere alla seduta del 15 maggio,avrei firmato la Dichiarazione della minoranza dellaComune. Ne accetto tutti i punti. Dopo aver veduto fun-zionare il Comitato di salute pubblica, contro la cui isti-tuzione io votai insieme ai miei colleghi, resto convintoche le reminiscenze del 93 non avrebbero mai dovuto

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Page 256: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

entrare nella rivoluzione sociale e proletaria inauguratail 18 marzo.

«Salute e fraternità.«Il membro della Comune, delegato al 17.° circonda-

rio: B. MALON.»Questa Dichiarazione, ch'ebbe il torto di venire trop-

po tardi e di non essere abbastanza esplicita, non era pernulla una dimissione collettiva; fu piuttosto un pubblicobiasimo contro la maggioranza, che, secondo l'opinionedei dichiaranti, conduceva la Comune alla sua perdita.La minoranza aveva invano sperato che quest'appelloalla pubblica opinione avrebbe fatto riflettere la maggio-ranza. Nella seduta, ove avvennero le spiegazioni, Pa-squale Grousset qualificò di «nuovi Girondini» i firma-tari della dichiarazione. A tale accusa Frœnkel risposegiustamente:

— Se voi ci chiamate Girondini gli è perchè voi visvegliate e vi addormentate coi Moniteur del 93; altri-menti vedreste qual differenza esiste tra i Girondini enoi socialisti rivoluzionari.

A modo di replica, si discusse nei concilii della mag-gioranza l'arresto di coloro, cui si chiamava dissidenti.Delescluze si oppose vivacemente a tal misura, ch'egliqualificava una follia. Bisognava d'altronde tener contodi questo fatto che quasi tutti gli amministratori dellaComune erano membri della minoranza. Si avrebbe do-vuto anzitutto trovare nella maggioranza uomini capacie desiderosi di rimpiazzarli. Niuna decisione si prese al

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entrare nella rivoluzione sociale e proletaria inauguratail 18 marzo.

«Salute e fraternità.«Il membro della Comune, delegato al 17.° circonda-

rio: B. MALON.»Questa Dichiarazione, ch'ebbe il torto di venire trop-

po tardi e di non essere abbastanza esplicita, non era pernulla una dimissione collettiva; fu piuttosto un pubblicobiasimo contro la maggioranza, che, secondo l'opinionedei dichiaranti, conduceva la Comune alla sua perdita.La minoranza aveva invano sperato che quest'appelloalla pubblica opinione avrebbe fatto riflettere la maggio-ranza. Nella seduta, ove avvennero le spiegazioni, Pa-squale Grousset qualificò di «nuovi Girondini» i firma-tari della dichiarazione. A tale accusa Frœnkel risposegiustamente:

— Se voi ci chiamate Girondini gli è perchè voi visvegliate e vi addormentate coi Moniteur del 93; altri-menti vedreste qual differenza esiste tra i Girondini enoi socialisti rivoluzionari.

A modo di replica, si discusse nei concilii della mag-gioranza l'arresto di coloro, cui si chiamava dissidenti.Delescluze si oppose vivacemente a tal misura, ch'egliqualificava una follia. Bisognava d'altronde tener contodi questo fatto che quasi tutti gli amministratori dellaComune erano membri della minoranza. Si avrebbe do-vuto anzitutto trovare nella maggioranza uomini capacie desiderosi di rimpiazzarli. Niuna decisione si prese al

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Page 257: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

riguardo; all'incontro la maggioranza ebbe a fare arre-stare due dei suoi membri, cioè Blanchet, il cui veronome era Pourille, ex capuccino, ex segretario di uncommissariato di polizia sotto l'impero e, per di più,condannato a sei giorni di prigione per bancarotta, edEmilio Clément, che essendo a Mazas pel fattodell'Opera comica aveva mandato una supplica all'impe-ratore, offrendogli i suoi servigi. Per coloro che cono-scevano E. Clément, era un atto di debolezza commessoda un uomo quasi privo di senso morale, ma non un attod'infamia. L'impressione fu penosa. Ma tal fatto mostròalmeno che questa Comune così calunniata non volevache uomini irreprensibili nel suo seno. Era assai menoscrupolosa quell'assemblea, che aveva messo alla testadel governo di Francia un ex ministro aggiotatore ed unfalsario: Thiers e Favre. Thiers, entrato povero al mini-stero, ne escì milionario nel 1840 e fu pubblicamente, inpiena Camera dei deputati, accusato d'aver speculato suifondi pubblici a proposito di quella questione d'Oriente,a cui egli stesso erasi attaccato così inabilmente. Il vin-citore di Transnonain se la cavò colle lagrime; le lagri-me dei grandi fanno bene in questa Francia sentimenta-le, ma costano caro al popolo, che le paga. Giulio Favredovette riconoscere avanti ai tribunali (udienza 6 set-tembre 1871) di aver commesso il falso, di cui l'avevanosuccessivamente accusato Millière e Laluyé. Millièrepagò colla propria vita la sua sincerità indiscreta; Laluyéfu condannato ad un anno di prigione.

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riguardo; all'incontro la maggioranza ebbe a fare arre-stare due dei suoi membri, cioè Blanchet, il cui veronome era Pourille, ex capuccino, ex segretario di uncommissariato di polizia sotto l'impero e, per di più,condannato a sei giorni di prigione per bancarotta, edEmilio Clément, che essendo a Mazas pel fattodell'Opera comica aveva mandato una supplica all'impe-ratore, offrendogli i suoi servigi. Per coloro che cono-scevano E. Clément, era un atto di debolezza commessoda un uomo quasi privo di senso morale, ma non un attod'infamia. L'impressione fu penosa. Ma tal fatto mostròalmeno che questa Comune così calunniata non volevache uomini irreprensibili nel suo seno. Era assai menoscrupolosa quell'assemblea, che aveva messo alla testadel governo di Francia un ex ministro aggiotatore ed unfalsario: Thiers e Favre. Thiers, entrato povero al mini-stero, ne escì milionario nel 1840 e fu pubblicamente, inpiena Camera dei deputati, accusato d'aver speculato suifondi pubblici a proposito di quella questione d'Oriente,a cui egli stesso erasi attaccato così inabilmente. Il vin-citore di Transnonain se la cavò colle lagrime; le lagri-me dei grandi fanno bene in questa Francia sentimenta-le, ma costano caro al popolo, che le paga. Giulio Favredovette riconoscere avanti ai tribunali (udienza 6 set-tembre 1871) di aver commesso il falso, di cui l'avevanosuccessivamente accusato Millière e Laluyé. Millièrepagò colla propria vita la sua sincerità indiscreta; Laluyéfu condannato ad un anno di prigione.

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Page 258: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Frattanto il forte di Vanves, abbandonato una primavolta e poi ripreso da Wroblewski alla testa di due batta-glioni dell'11.° circondario, dovette nuovamente venirsgombrato. Come il forte d'Issy, esso era stato battuto dauno spaventoso bombardamento; nel momento dell'eva-cuazione esso non era che una rovina, coperta di cada-veri. Parecchie centinaia di federati erano quivi cadutieroicamente.

Giudicando ch'era giunto il momento favorevole, Ver-sailles faceva pubblicamente ai parigini un appello altradimento, appello pieno di menzogne e di odiose ca-lunnie. La cospirazione dei Brassards doveva risponder-vi, chiamando all'insurrezione le migliaia d'agenti, giàpenetrati in Parigi. L'attività del Comitato di salute pub-blica e del delegato alla guerra impedì ch'essa riescisse.

Come fatto corrispondente, vi fu, senza miglior suc-cesso, un altro tradimento di ufficiali superiori della Co-mune, sedotti dall'oro versagliese, i quali dovevano apri-re due porte. Con tutto il buon volere dei cospiratori,l'operazione divenne difficile, dacchè erano stati scoper-ti i primi tentativi.

Così la Comune, mentre doveva combattere un nemi-co implacabile e vittorioso, era costretta a muoversi inun cerchio di tradimenti, di conflitti e di dissidi. Qualesituazione fu mai più terribile?

La batteria di Montmartre, che doveva mostrarsi ab-bastanza inutile alla difesa, poichè si era giunti a chie-dersi se i comandanti di quelle alture fossero dei versa-gliesi travestiti o semplicemente degli uomini d'una in-

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Frattanto il forte di Vanves, abbandonato una primavolta e poi ripreso da Wroblewski alla testa di due batta-glioni dell'11.° circondario, dovette nuovamente venirsgombrato. Come il forte d'Issy, esso era stato battuto dauno spaventoso bombardamento; nel momento dell'eva-cuazione esso non era che una rovina, coperta di cada-veri. Parecchie centinaia di federati erano quivi cadutieroicamente.

Giudicando ch'era giunto il momento favorevole, Ver-sailles faceva pubblicamente ai parigini un appello altradimento, appello pieno di menzogne e di odiose ca-lunnie. La cospirazione dei Brassards doveva risponder-vi, chiamando all'insurrezione le migliaia d'agenti, giàpenetrati in Parigi. L'attività del Comitato di salute pub-blica e del delegato alla guerra impedì ch'essa riescisse.

Come fatto corrispondente, vi fu, senza miglior suc-cesso, un altro tradimento di ufficiali superiori della Co-mune, sedotti dall'oro versagliese, i quali dovevano apri-re due porte. Con tutto il buon volere dei cospiratori,l'operazione divenne difficile, dacchè erano stati scoper-ti i primi tentativi.

Così la Comune, mentre doveva combattere un nemi-co implacabile e vittorioso, era costretta a muoversi inun cerchio di tradimenti, di conflitti e di dissidi. Qualesituazione fu mai più terribile?

La batteria di Montmartre, che doveva mostrarsi ab-bastanza inutile alla difesa, poichè si era giunti a chie-dersi se i comandanti di quelle alture fossero dei versa-gliesi travestiti o semplicemente degli uomini d'una in-

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Page 259: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

capacità più che strana, era smascherata e tuonava, adintervalli e senza grande risultato, su Gennevillier,Asnières e Beçon. Invece, il bombardamento versagliesedi quei tre forti, di due ridotti e di 80 batterie con 400cannoni, devastava tutti i quartieri del sud, dell'ovest edel nord-ovest di Parigi. Le nostre batterie erano ridotteal silenzio da quelle di Brimborion e dell'Isola-Saint-Germain. Infine, in faccia della Muette, il nemico, cheaveva passato la Senna ed attraversato il Bosco di Bou-logne, smascherava la batteria di Montretout ed altrenuove batterie, a qualche centinaio di metri dai bastioni.

I federati tentarono invano una sortita da questa parte;era troppo tardi, ed i parigini andarono ad urtarsi, sottouna pioggia di palle, contro trincee insuperabili.

Parigi era definitivamente stretta da 40 chilometri ditrincee, dominati da formidabili opere di campagna e ri-parati da tre forti, Monte Valeriano, Issy e Vanves e dadue ridotti, Montretout e Châtillon.

L'esercito versagliese, fanatizzato dai suoi capi, si ac-caniva alla guerra contro gli operai di Parigi. Come ve-demmo, esso agiva generalmente di notte, per sorpresa,massacrando quanti uomini gli capitavano alla mano.Così aveva fatto a Neuilly, alla stazione di Clamart, adOry, al Moulin-Saquet. Questi atti di ferocia, senzaesempio nelle guerre moderne, eccettuato il contegnodello stesso esercito in Algeria e nel Messico, impres-sionavano penosamente l'opinione pubblica europea.

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capacità più che strana, era smascherata e tuonava, adintervalli e senza grande risultato, su Gennevillier,Asnières e Beçon. Invece, il bombardamento versagliesedi quei tre forti, di due ridotti e di 80 batterie con 400cannoni, devastava tutti i quartieri del sud, dell'ovest edel nord-ovest di Parigi. Le nostre batterie erano ridotteal silenzio da quelle di Brimborion e dell'Isola-Saint-Germain. Infine, in faccia della Muette, il nemico, cheaveva passato la Senna ed attraversato il Bosco di Bou-logne, smascherava la batteria di Montretout ed altrenuove batterie, a qualche centinaio di metri dai bastioni.

I federati tentarono invano una sortita da questa parte;era troppo tardi, ed i parigini andarono ad urtarsi, sottouna pioggia di palle, contro trincee insuperabili.

Parigi era definitivamente stretta da 40 chilometri ditrincee, dominati da formidabili opere di campagna e ri-parati da tre forti, Monte Valeriano, Issy e Vanves e dadue ridotti, Montretout e Châtillon.

L'esercito versagliese, fanatizzato dai suoi capi, si ac-caniva alla guerra contro gli operai di Parigi. Come ve-demmo, esso agiva generalmente di notte, per sorpresa,massacrando quanti uomini gli capitavano alla mano.Così aveva fatto a Neuilly, alla stazione di Clamart, adOry, al Moulin-Saquet. Questi atti di ferocia, senzaesempio nelle guerre moderne, eccettuato il contegnodello stesso esercito in Algeria e nel Messico, impres-sionavano penosamente l'opinione pubblica europea.

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Page 260: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Il Times, l'organo dell'aristocrazia inglese, non potèfare a meno di stigmatizzarli. Ecco quanto esso scrive-va:

«È impossibile leggere le lettere di Versailles, che de-scrivono i macelli compiuti a sangue freddo a Clamarted al Moulin-Saquet, senza fremere d'orrore. Tale è laguerra civile in Francia alla fine del secolo XIX; ed iministri, che riferiscono simili imprese all'assemblea diVersailles, fanno accuratamente rilevare gli atti di fero-cia, che li segnalano. Ben meglio: il signor Thiers èodiosamente faceto quando, in una circolare relativa alfatto del Moulin-Saquet, ci racconta che gli insorti la-sciarono 150 morti o feriti sul campo di battaglia (men-tre, per dire la verità, feriti non vi erano stati) e gli altrifuggivano celeremente, quanto potevano comportarlo leloro gambe.»

Come conferma d'altro genere, inseriamo questo do-cumento del ministero della guerra:

«Segnaliamo alla pubblica indignazione ed alla me-moria dei parigini il colonnello comandante il 39.° di li-nea. Allorchè i versagliesi si impadronirono del parco diNeuilly, questo miserabile fece passare sotto le armi 18prigionieri feriti, giurando che avrebbe fatto altrettantocon tutti i parigini, i quali gli cadessero nelle mani.

«Si guardi dal cadere egli stesso, nelle mani dei pari-gini!

«Parigi, il maggio 1871.»

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Il Times, l'organo dell'aristocrazia inglese, non potèfare a meno di stigmatizzarli. Ecco quanto esso scrive-va:

«È impossibile leggere le lettere di Versailles, che de-scrivono i macelli compiuti a sangue freddo a Clamarted al Moulin-Saquet, senza fremere d'orrore. Tale è laguerra civile in Francia alla fine del secolo XIX; ed iministri, che riferiscono simili imprese all'assemblea diVersailles, fanno accuratamente rilevare gli atti di fero-cia, che li segnalano. Ben meglio: il signor Thiers èodiosamente faceto quando, in una circolare relativa alfatto del Moulin-Saquet, ci racconta che gli insorti la-sciarono 150 morti o feriti sul campo di battaglia (men-tre, per dire la verità, feriti non vi erano stati) e gli altrifuggivano celeremente, quanto potevano comportarlo leloro gambe.»

Come conferma d'altro genere, inseriamo questo do-cumento del ministero della guerra:

«Segnaliamo alla pubblica indignazione ed alla me-moria dei parigini il colonnello comandante il 39.° di li-nea. Allorchè i versagliesi si impadronirono del parco diNeuilly, questo miserabile fece passare sotto le armi 18prigionieri feriti, giurando che avrebbe fatto altrettantocon tutti i parigini, i quali gli cadessero nelle mani.

«Si guardi dal cadere egli stesso, nelle mani dei pari-gini!

«Parigi, il maggio 1871.»

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Page 261: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Ma il Times non dice tutto. Le bombe a petrolio, lecassette di mitraglia, le palle esplodenti, le palle coni-che, armate d'una punta di acciaio, tutto era impiegatodai sanguinari campioni dell'ordine, che volevano vince-re la rivoluzione ad ogni costo. Sono fatti che non pos-sono negarsi. Centomila persone poterono vedere,com'io vidi, alcuni di tali ordigni della ferocia versaglie-se. Gli incendi a Neuilly, ad Auteuil, alle Ternes, a Bati-gnolles, a Grenelle, a Clichy rivelavano, ad ogni mo-mento, l'impiego delle bombe a petrolio. Le cassette dimitraglia caddero più d'una volta fino al viale dellaGrande armata. Palle esplosive e palle coniche a puntadi ferro furono raccolte, dopo vari combattimenti. Io nevidi coi miei occhi, provenienti dal combattimento diMeudon (4 aprile).

In così difficili circostanze, Delescluze tentò tutto ilpossibile. La sua fede indomabile nella battaglia supre-ma delle barricate gli faceva osar tutto. Il proclama, concui annunciò la sua nomina al popolo di Parigi, fa senti-re la forza della sua volontà e la ferma sua speranza divittoria:

«Cittadini, la Comune mi delegò al ministero dellaguerra; pensando che il suo rappresentante nell'ammini-strazione militare dovesse appartenere all'elemento civi-le. S'io non consultassi che le mie forze, avrei declinatoquesta funzione pericolosa; ma io contai sul vostro pa-triottismo, che me ne renderà più facile il compimento.

«La situazione, voi lo sapete, è grave. L'orribile guer-ra mossavi dai feudali, congiurati coi resti dei regimi

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Ma il Times non dice tutto. Le bombe a petrolio, lecassette di mitraglia, le palle esplodenti, le palle coni-che, armate d'una punta di acciaio, tutto era impiegatodai sanguinari campioni dell'ordine, che volevano vince-re la rivoluzione ad ogni costo. Sono fatti che non pos-sono negarsi. Centomila persone poterono vedere,com'io vidi, alcuni di tali ordigni della ferocia versaglie-se. Gli incendi a Neuilly, ad Auteuil, alle Ternes, a Bati-gnolles, a Grenelle, a Clichy rivelavano, ad ogni mo-mento, l'impiego delle bombe a petrolio. Le cassette dimitraglia caddero più d'una volta fino al viale dellaGrande armata. Palle esplosive e palle coniche a puntadi ferro furono raccolte, dopo vari combattimenti. Io nevidi coi miei occhi, provenienti dal combattimento diMeudon (4 aprile).

In così difficili circostanze, Delescluze tentò tutto ilpossibile. La sua fede indomabile nella battaglia supre-ma delle barricate gli faceva osar tutto. Il proclama, concui annunciò la sua nomina al popolo di Parigi, fa senti-re la forza della sua volontà e la ferma sua speranza divittoria:

«Cittadini, la Comune mi delegò al ministero dellaguerra; pensando che il suo rappresentante nell'ammini-strazione militare dovesse appartenere all'elemento civi-le. S'io non consultassi che le mie forze, avrei declinatoquesta funzione pericolosa; ma io contai sul vostro pa-triottismo, che me ne renderà più facile il compimento.

«La situazione, voi lo sapete, è grave. L'orribile guer-ra mossavi dai feudali, congiurati coi resti dei regimi

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Page 262: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

monarchici, vi costò già molto sangue generoso. Ma,pur deplorando queste perdite dolorose, allorquando ioprevedo il sublime avvenire, che vedranno i miei figli,dato anche che a noi non sia dato di raccogliere ciò cheseminammo, saluto ancora con entusiasmo la rivoluzio-ne del 18 marzo, che aprì alla Francia ed all'Europa de-gli orizzonti, che nessuno intravedeva tre mesi fa. Dun-que, alle vostre file, o cittadini; e tenete fermo davanti alnemico.

«Le nostre mura sono solide come le vostre braccia,come i vostri cuori. E voi non ignorate che combatteteper la vostra libertà e per l'eguaglianza sociale; nonignorate che se i vostri petti sono esposti alle palle diVersaglia, il premio che v'attende è l'emancipazione del-la Francia e del mondo, la sicurezza delle vostre case ela vita delle vostre donne e dei vostri figli.

«Voi vincerete dunque; il mondo che vi contempla edapplaude ai vostri magnanimi sforzi, si appresta a cele-brare il vostro trionfo, che sarà la salute per tutti i popo-li.

«Viva la repubblica universale, viva la Comune!«Parigi, 10 maggio 1871.»

Il delegato civile alla guerra: DELESCLUZE.

Questo debole vecchio attingeva nella sua passionerivoluzionaria un'attività infaticabile. Egli regolò nuova-mente il servizio dello stato maggiore, pronunciò varidecreti disciplinari, tentò di attivare la formazione d'un

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monarchici, vi costò già molto sangue generoso. Ma,pur deplorando queste perdite dolorose, allorquando ioprevedo il sublime avvenire, che vedranno i miei figli,dato anche che a noi non sia dato di raccogliere ciò cheseminammo, saluto ancora con entusiasmo la rivoluzio-ne del 18 marzo, che aprì alla Francia ed all'Europa de-gli orizzonti, che nessuno intravedeva tre mesi fa. Dun-que, alle vostre file, o cittadini; e tenete fermo davanti alnemico.

«Le nostre mura sono solide come le vostre braccia,come i vostri cuori. E voi non ignorate che combatteteper la vostra libertà e per l'eguaglianza sociale; nonignorate che se i vostri petti sono esposti alle palle diVersaglia, il premio che v'attende è l'emancipazione del-la Francia e del mondo, la sicurezza delle vostre case ela vita delle vostre donne e dei vostri figli.

«Voi vincerete dunque; il mondo che vi contempla edapplaude ai vostri magnanimi sforzi, si appresta a cele-brare il vostro trionfo, che sarà la salute per tutti i popo-li.

«Viva la repubblica universale, viva la Comune!«Parigi, 10 maggio 1871.»

Il delegato civile alla guerra: DELESCLUZE.

Questo debole vecchio attingeva nella sua passionerivoluzionaria un'attività infaticabile. Egli regolò nuova-mente il servizio dello stato maggiore, pronunciò varidecreti disciplinari, tentò di attivare la formazione d'un

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Page 263: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

corpo di genio e di stabilire le barricate in Parigi e rifor-mò totalmente l'artiglieria della Comune.

Il 16 maggio cadeva, tra gli applausi d'una folla im-mensa, il monumento di guerra elevato alla gloria delprimo Bonaparte, la colonna Vendôme.

Ecco la narrazione del fatto del Journal officiel di Pa-rigi:

Demolizione della colonna Vendôme.

«Il decreto della Comune, che ordinava la demolizio-ne di questa colonna, fu eseguito ieri, tra gli applausid'una folla compatta, la quale assisteva, seria e riflessi-va, alla caduta d'un monumento odioso, elevato alla fal-sa gloria d'un mostro d'ambizione.

«La data del 26 floreale sarà gloriosa nella storia,poich'ella consacra la nostra rottura col militarismo, conquesta sanguinosa negazione di tutti i diritti dell'uomo.

«Il primo Bonaparte immolò milioni di figli del popo-lo alla sete inestinguibile del dominio; strozzò la repub-blica, dopo aver giurato di difenderla; figlio della rivo-luzione, si circondò dei privilegi e delle pompe grotte-sche del monarcato; perseguitò colle sue vendette tutticoloro che pensavano ancora od aspiravano alla libertà;volle allacciare i popoli con una collana di schiavitù, pertroneggiare da solo nella sua vanità, in mezzo alla viltàuniversale; ecco la sua opera di quindici anni.

«Essa incominciò, il 18 brumaio, collo spergiuro; sisostenne colla strage; fu coronata da due invasioni. Non

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corpo di genio e di stabilire le barricate in Parigi e rifor-mò totalmente l'artiglieria della Comune.

Il 16 maggio cadeva, tra gli applausi d'una folla im-mensa, il monumento di guerra elevato alla gloria delprimo Bonaparte, la colonna Vendôme.

Ecco la narrazione del fatto del Journal officiel di Pa-rigi:

Demolizione della colonna Vendôme.

«Il decreto della Comune, che ordinava la demolizio-ne di questa colonna, fu eseguito ieri, tra gli applausid'una folla compatta, la quale assisteva, seria e riflessi-va, alla caduta d'un monumento odioso, elevato alla fal-sa gloria d'un mostro d'ambizione.

«La data del 26 floreale sarà gloriosa nella storia,poich'ella consacra la nostra rottura col militarismo, conquesta sanguinosa negazione di tutti i diritti dell'uomo.

«Il primo Bonaparte immolò milioni di figli del popo-lo alla sete inestinguibile del dominio; strozzò la repub-blica, dopo aver giurato di difenderla; figlio della rivo-luzione, si circondò dei privilegi e delle pompe grotte-sche del monarcato; perseguitò colle sue vendette tutticoloro che pensavano ancora od aspiravano alla libertà;volle allacciare i popoli con una collana di schiavitù, pertroneggiare da solo nella sua vanità, in mezzo alla viltàuniversale; ecco la sua opera di quindici anni.

«Essa incominciò, il 18 brumaio, collo spergiuro; sisostenne colla strage; fu coronata da due invasioni. Non

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ne rimase altro che rovine, che un lungo abbassamentomorale, che l'avvilimento della Francia, che il legato delsecondo impero, cominciato al 2 dicembre per finirenella vergogna di Sedan.

«La Comune di Parigi aveva per dovere di abbatterequesto simbolo di dispotismo. Ciò facendo essa mostròdi porre il diritto al disopra della forza, di preferire lagiustizia all'assassinio anche trionfante.

«La piazza Vendôme si chiama da oggi Piazza Inter-nazionale.»

Nel 17 Parigi assistette ad una catastrofe spaventosa:la polveriera del viale Rapp saltò in aria. Il fatto si attri-buì agli agenti versagliesi. La Comune ne adottò le vitti-me.

Nello stesso giorno la Comune emise il seguente de-creto:

«La Comune di Parigi.«Considerando che la chiesa Brèa sita a Parigi, 76,

viale d'Italia (13.° circondario) è un insulto permanenteai vinti di giugno ed ai caduti per la causa del popolo,

DECRETA:«Art. 1. – La chiesa Brèa sarà demolita.«Art. 2 – Il posto da essa occupato si chiamerà piazza

di Giugno.«Art. 3. – La municipalità del 13.° circondario è inca-

ricata dell'esecuzione del presente Decreto.

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ne rimase altro che rovine, che un lungo abbassamentomorale, che l'avvilimento della Francia, che il legato delsecondo impero, cominciato al 2 dicembre per finirenella vergogna di Sedan.

«La Comune di Parigi aveva per dovere di abbatterequesto simbolo di dispotismo. Ciò facendo essa mostròdi porre il diritto al disopra della forza, di preferire lagiustizia all'assassinio anche trionfante.

«La piazza Vendôme si chiama da oggi Piazza Inter-nazionale.»

Nel 17 Parigi assistette ad una catastrofe spaventosa:la polveriera del viale Rapp saltò in aria. Il fatto si attri-buì agli agenti versagliesi. La Comune ne adottò le vitti-me.

Nello stesso giorno la Comune emise il seguente de-creto:

«La Comune di Parigi.«Considerando che la chiesa Brèa sita a Parigi, 76,

viale d'Italia (13.° circondario) è un insulto permanenteai vinti di giugno ed ai caduti per la causa del popolo,

DECRETA:«Art. 1. – La chiesa Brèa sarà demolita.«Art. 2 – Il posto da essa occupato si chiamerà piazza

di Giugno.«Art. 3. – La municipalità del 13.° circondario è inca-

ricata dell'esecuzione del presente Decreto.

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«La Comune dichiara inoltre ch'essa amnistia il citta-dino Nourri, detenuto da 22 anni a Caienna, in seguitoall'esecuzione del traditore Brèa. La Comune lo faràmettere in libertà al più presto possibile.»

Questo decreto mise il colmo all'odio della borghesia.Esso era male stilato; bisognava ricordare che Brèa ave-va fatto fucilare, qualche ora prima del suo arresto, 80prigionieri a cui aveva promesso la vita salva e che lasua morte, per quanto deplorevole, si spiegava coll'indi-gnazione suscitata dalla sua recente crudeltà. Del restoquesta morte era stata fin troppo vendicata dalle fucila-zioni in massa e dalle deportazioni senza processo, dicui si macchiarono i vincitori degli operai di Parigi nel1848.

Si sarebbe potuto, infine, scegliere un episodio mi-gliore di quello della barriera d'Italia; ma spettava allaComune di dichiararsi la sorella dell'«insurrezione dellafame». Gli eroi di giugno, questi calunniati, che si solle-varono gridando «o pane o piombo» e che seppero cosìbene combattere e morire, dovevano essere riabilitati dailoro fratelli dall'anatema, di cui i borghesi, dopo averlimassacrati, colpirono la loro memoria.

Frattanto il Comitato di salute pubblica, prevedendol'ora del combattimento supremo, dirigeva alla popola-zione questo caloroso proclama:

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«La Comune dichiara inoltre ch'essa amnistia il citta-dino Nourri, detenuto da 22 anni a Caienna, in seguitoall'esecuzione del traditore Brèa. La Comune lo faràmettere in libertà al più presto possibile.»

Questo decreto mise il colmo all'odio della borghesia.Esso era male stilato; bisognava ricordare che Brèa ave-va fatto fucilare, qualche ora prima del suo arresto, 80prigionieri a cui aveva promesso la vita salva e che lasua morte, per quanto deplorevole, si spiegava coll'indi-gnazione suscitata dalla sua recente crudeltà. Del restoquesta morte era stata fin troppo vendicata dalle fucila-zioni in massa e dalle deportazioni senza processo, dicui si macchiarono i vincitori degli operai di Parigi nel1848.

Si sarebbe potuto, infine, scegliere un episodio mi-gliore di quello della barriera d'Italia; ma spettava allaComune di dichiararsi la sorella dell'«insurrezione dellafame». Gli eroi di giugno, questi calunniati, che si solle-varono gridando «o pane o piombo» e che seppero cosìbene combattere e morire, dovevano essere riabilitati dailoro fratelli dall'anatema, di cui i borghesi, dopo averlimassacrati, colpirono la loro memoria.

Frattanto il Comitato di salute pubblica, prevedendol'ora del combattimento supremo, dirigeva alla popola-zione questo caloroso proclama:

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ALLE GUARDIE NAZIONALI DI PARIGI.«I vostri nemici, non potendo vincervi, vorrebbero di-

sonorarvi. Essi vi chiamano briganti e ladri. Risponderecolla forza ai loro attentati contro la repubblica, questo èbrigantaggio per essi; lottare pel trionfo delle franchigiecomunali, questo è furto.

«Bonapartisti, orleanisti e chouans sono alleati controvoi e non hanno altro legame comune che l'odio controla rivoluzione. Essi vogliono ristabilire un trono, cheserva di difesa ai loro privilegi e vorrebbero schiacciarela repubblica; voi respingerete i loro progetti colla vo-stra disciplina e col vostro eroismo. I loro tradimentic'impedirono di salvare l'integrità della patria, ma nonriesciranno a rigettarci sotto il giogo, anche passeggero,d'una ristorazione monarchica.

«Bisogna che questi insorti contro i diritti dal popolosi rassegnino: noi realizzeremo il sublime programmatracciato dai nostri padri nel 92. L'ordine nella repubbli-ca, la libertà, l'eguaglianza, la fratellanza non rimarran-no lettera morta. La lotta sostenuta in Francia da ot-tant'anni contro il vecchio mondo, sta finalmente per de-cidersi.

«Se voi fate il vostro dovere, il trionfo di Parigi non èdubbio; le città seguiranno il vostro esempio, le campa-gne avranno coscienza dei loro diritti, la repubblica saràinespugnabile ed emanciperà il popolo dall'ignoranza edalla miseria; un'era nuova si aprirà.

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ALLE GUARDIE NAZIONALI DI PARIGI.«I vostri nemici, non potendo vincervi, vorrebbero di-

sonorarvi. Essi vi chiamano briganti e ladri. Risponderecolla forza ai loro attentati contro la repubblica, questo èbrigantaggio per essi; lottare pel trionfo delle franchigiecomunali, questo è furto.

«Bonapartisti, orleanisti e chouans sono alleati controvoi e non hanno altro legame comune che l'odio controla rivoluzione. Essi vogliono ristabilire un trono, cheserva di difesa ai loro privilegi e vorrebbero schiacciarela repubblica; voi respingerete i loro progetti colla vo-stra disciplina e col vostro eroismo. I loro tradimentic'impedirono di salvare l'integrità della patria, ma nonriesciranno a rigettarci sotto il giogo, anche passeggero,d'una ristorazione monarchica.

«Bisogna che questi insorti contro i diritti dal popolosi rassegnino: noi realizzeremo il sublime programmatracciato dai nostri padri nel 92. L'ordine nella repubbli-ca, la libertà, l'eguaglianza, la fratellanza non rimarran-no lettera morta. La lotta sostenuta in Francia da ot-tant'anni contro il vecchio mondo, sta finalmente per de-cidersi.

«Se voi fate il vostro dovere, il trionfo di Parigi non èdubbio; le città seguiranno il vostro esempio, le campa-gne avranno coscienza dei loro diritti, la repubblica saràinespugnabile ed emanciperà il popolo dall'ignoranza edalla miseria; un'era nuova si aprirà.

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«Se invece esitate o vi ritirate, Parigi sarà abbandona-ta alle vendette feroci dei sicari di Versailles, la devasta-zione e la strage saranno portate nelle sue vie, i repub-blicani saranno massacrati e deportati, il lutto della re-pubblica sarà aggiunto al lutto nazionale, la schiavitùdel cittadino sarà decretata sulla patria smembrata; si in-staurerà una reazione spaventosa in tutte le orgie dellamonarchia.

«Guardie nazionali! la vostra scelta è fatta: voi com-battete per la repubblica, per la vostra salvezza, per lapiù nobile causa e voi vincerete!

«Viva la repubblica! viva la Comune!«Parigi, 27 floreale, anno 79.

«IL COMITATO DI SALUTE PUBBLICA.»

La situazione, sempre più terribile, necessitava daparte dei membri del Comitato e del delegato alla guerraun'attività incessante; parecchie misure generali furonoprese:

Nomina dei commissari civili presso i generali:«Il Comitato di salute pubblica«Considerando che per salvaguardare gli interessi

della rivoluzione è indispensabile associare l'elementocivile al militare;

«Che i nostri padri avevano perfettamente compresoche tal misura poteva sola preservare il paese dalla ditta-tura militare, che tosto o tardi approda invariabilmenteallo stabilimento d'una dinastia;

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«Se invece esitate o vi ritirate, Parigi sarà abbandona-ta alle vendette feroci dei sicari di Versailles, la devasta-zione e la strage saranno portate nelle sue vie, i repub-blicani saranno massacrati e deportati, il lutto della re-pubblica sarà aggiunto al lutto nazionale, la schiavitùdel cittadino sarà decretata sulla patria smembrata; si in-staurerà una reazione spaventosa in tutte le orgie dellamonarchia.

«Guardie nazionali! la vostra scelta è fatta: voi com-battete per la repubblica, per la vostra salvezza, per lapiù nobile causa e voi vincerete!

«Viva la repubblica! viva la Comune!«Parigi, 27 floreale, anno 79.

«IL COMITATO DI SALUTE PUBBLICA.»

La situazione, sempre più terribile, necessitava daparte dei membri del Comitato e del delegato alla guerraun'attività incessante; parecchie misure generali furonoprese:

Nomina dei commissari civili presso i generali:«Il Comitato di salute pubblica«Considerando che per salvaguardare gli interessi

della rivoluzione è indispensabile associare l'elementocivile al militare;

«Che i nostri padri avevano perfettamente compresoche tal misura poteva sola preservare il paese dalla ditta-tura militare, che tosto o tardi approda invariabilmenteallo stabilimento d'una dinastia;

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Page 268: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Visto il decreto che istituisce un delegato civile aldipartimento della guerra;

DECRETA:«Art. 1.° Sono delegati commissarî civili rappresen-

tanti della Comune presso i generali dei tre eserciti dellaComune.

«Art. 2.° Sono nominati commissarî civili:«1.° presso il generale Dombrowski, il cittadino De-

reure;«2.° presso il generale La Cecilia, il cittadino Johau-

nard;«3.° presso il generale Wroblewski, il cittadino Leone

Melliet;«Hôtel-de-Ville, 26 floreale anno 79.

«Il Comitato di salute pubblica: ANT. ARNAUD,EUDES, BILLORAY, F. GAMBON, G. RANVIER.»

Ricostituzione della corte marziale, che venne cosìcostituita: colonnello E. Gois, presidente; colonnello J.Collet e Ledrux, luogo tenente colonnello Razona, co-mandante Ed. Levraud, giudici; comandanti Lefebvre-Roncier, Michevont, H. Arnold, giudici supplenti; co-mandante A. Goullé, giudice relatore.

Decreto ordinante la demolizione della casa di Thiers:«Visto il manifesto del signor Thiers, sedicente capo

del potere esecutivo della repubblica francese;«Considerando che tal manifesto, stampato a Versail-

les, fu affisso a Parigi per ordine del detto signor Thiers;

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«Visto il decreto che istituisce un delegato civile aldipartimento della guerra;

DECRETA:«Art. 1.° Sono delegati commissarî civili rappresen-

tanti della Comune presso i generali dei tre eserciti dellaComune.

«Art. 2.° Sono nominati commissarî civili:«1.° presso il generale Dombrowski, il cittadino De-

reure;«2.° presso il generale La Cecilia, il cittadino Johau-

nard;«3.° presso il generale Wroblewski, il cittadino Leone

Melliet;«Hôtel-de-Ville, 26 floreale anno 79.

«Il Comitato di salute pubblica: ANT. ARNAUD,EUDES, BILLORAY, F. GAMBON, G. RANVIER.»

Ricostituzione della corte marziale, che venne cosìcostituita: colonnello E. Gois, presidente; colonnello J.Collet e Ledrux, luogo tenente colonnello Razona, co-mandante Ed. Levraud, giudici; comandanti Lefebvre-Roncier, Michevont, H. Arnold, giudici supplenti; co-mandante A. Goullé, giudice relatore.

Decreto ordinante la demolizione della casa di Thiers:«Visto il manifesto del signor Thiers, sedicente capo

del potere esecutivo della repubblica francese;«Considerando che tal manifesto, stampato a Versail-

les, fu affisso a Parigi per ordine del detto signor Thiers;

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«Che in questo documento egli dichiara che il suoesercito non bombarda Parigi, mentre ogni giorno donnee fanciulli sono vittime dei proiettili fratricidi di Versail-les;

«Che vi è fatto appello al tradimento per penetrarenella piazza, sentendo l'assoluta impossibilità di vincerecolle armi l'eroica popolazione di Parigi.»

Questo decreto fu inabile, poichè posava da martire ilsanguinario fantoccio. Beslay si dimise in seguito adesso. Si può difendere il decreto dal punto di vista deldiritto di guerra, poichè Parigi poteva benissimo consi-derare Thiers come nemico pubblico e trattarlo cometale. Poteva dunque colpirlo nei suoi beni, non potendocolpirlo nella sua persona.

Una misura più deplorevole del Comitato di salutepubblica fu il decreto ordinante ad ogni cittadino di mu-nirsi d'una carta d'identità. Una città come Parigi nonpuò essere tenuta tutta quanta sotto il sospetto. Fu undecreto impraticabile ed inapplicato. Lo si spiega colfatto che, dopo la metà di maggio, si vedevano quotidia-namente in Parigi dei nuovi figuri, dagli sguardi fuggen-ti e scrutatori, che annunciano la spia; erano le spie cheVersailles, sicura della prossima vittoria, inviava a Pari-gi per marcare le vittime. Cinque o sei cospirazioni di-già erano fallite, ma serî tradimenti erano nell'aria; gliscrittori versagliesi confessarono poi che i timori dellaComune su quest'argomento erano ampiamente giustifi-cati. D'altronde la cospirazione dei Brassards non erastata scoperta che imperfettamente e si poteva tuttora te-

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«Che in questo documento egli dichiara che il suoesercito non bombarda Parigi, mentre ogni giorno donnee fanciulli sono vittime dei proiettili fratricidi di Versail-les;

«Che vi è fatto appello al tradimento per penetrarenella piazza, sentendo l'assoluta impossibilità di vincerecolle armi l'eroica popolazione di Parigi.»

Questo decreto fu inabile, poichè posava da martire ilsanguinario fantoccio. Beslay si dimise in seguito adesso. Si può difendere il decreto dal punto di vista deldiritto di guerra, poichè Parigi poteva benissimo consi-derare Thiers come nemico pubblico e trattarlo cometale. Poteva dunque colpirlo nei suoi beni, non potendocolpirlo nella sua persona.

Una misura più deplorevole del Comitato di salutepubblica fu il decreto ordinante ad ogni cittadino di mu-nirsi d'una carta d'identità. Una città come Parigi nonpuò essere tenuta tutta quanta sotto il sospetto. Fu undecreto impraticabile ed inapplicato. Lo si spiega colfatto che, dopo la metà di maggio, si vedevano quotidia-namente in Parigi dei nuovi figuri, dagli sguardi fuggen-ti e scrutatori, che annunciano la spia; erano le spie cheVersailles, sicura della prossima vittoria, inviava a Pari-gi per marcare le vittime. Cinque o sei cospirazioni di-già erano fallite, ma serî tradimenti erano nell'aria; gliscrittori versagliesi confessarono poi che i timori dellaComune su quest'argomento erano ampiamente giustifi-cati. D'altronde la cospirazione dei Brassards non erastata scoperta che imperfettamente e si poteva tuttora te-

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Page 270: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

mere una sollevazione prossima della popolazione bor-ghese, istigata da Versailles.

Il decreto, che colpiva gli ultimi giornali ostili allaComune, fu bene accolto dalla popolazione rivoluziona-ria. Se le soppressioni dei giornali furono misure altret-tanto arbitrarie quanto inutili e se, sovratutto, smentiro-no i principi di libertà individuale e le idee socialistedella Comune, esse sono giustificate, fino ad un certopunto, dal tono dei giornali ostili, che non contenti diostentare le loro simpatie per Versailles, snaturavano ifatti, insultavano grossolanamente i difensori di Parigi epredicavano la rivolta contro il governo popolare.

Agli avamposti, i federati s'indignavano di questamala fede, di questi attacchi, di questi insulti, e doman-davano talvolta la soppressione dei «fogli versagliesi».Nei clubs, ove le idee terroriste erano, come vedemmo,accolte con visibile favore, si insisteva egualmente perla soppressione.

Questa popolazione militante, così provata, così so-vreccitata, così disillusa da otto mesi, era al limite dellapazienza. Le occorrevano fatti grandiosi, poichè vedevaapprossimarsi l'ora terribile e cercava istintivamente discongiurare i pericoli con atti di passione rivoluzionaria,approvando, senza esame, tutto ciò che le appariva ener-gico. Era perciò divenuta ostile alla minoranza, che ac-cusava di moderatismo. Tale ostilità si concretò allor-quando il Comitato centrale, divenuto influentissimo, siriunì alla maggioranza, dichiarando ch'esso non era «de-

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mere una sollevazione prossima della popolazione bor-ghese, istigata da Versailles.

Il decreto, che colpiva gli ultimi giornali ostili allaComune, fu bene accolto dalla popolazione rivoluziona-ria. Se le soppressioni dei giornali furono misure altret-tanto arbitrarie quanto inutili e se, sovratutto, smentiro-no i principi di libertà individuale e le idee socialistedella Comune, esse sono giustificate, fino ad un certopunto, dal tono dei giornali ostili, che non contenti diostentare le loro simpatie per Versailles, snaturavano ifatti, insultavano grossolanamente i difensori di Parigi epredicavano la rivolta contro il governo popolare.

Agli avamposti, i federati s'indignavano di questamala fede, di questi attacchi, di questi insulti, e doman-davano talvolta la soppressione dei «fogli versagliesi».Nei clubs, ove le idee terroriste erano, come vedemmo,accolte con visibile favore, si insisteva egualmente perla soppressione.

Questa popolazione militante, così provata, così so-vreccitata, così disillusa da otto mesi, era al limite dellapazienza. Le occorrevano fatti grandiosi, poichè vedevaapprossimarsi l'ora terribile e cercava istintivamente discongiurare i pericoli con atti di passione rivoluzionaria,approvando, senza esame, tutto ciò che le appariva ener-gico. Era perciò divenuta ostile alla minoranza, che ac-cusava di moderatismo. Tale ostilità si concretò allor-quando il Comitato centrale, divenuto influentissimo, siriunì alla maggioranza, dichiarando ch'esso non era «de-

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generato» e che rimaneva la «sentinella avanzata dellarivoluzione comunale».

In quest'occasione il Comitato centrale, creduto gene-ralmente il depositario dell'idea sociale della rivoluzio-ne, affermò nettamente che, tra i socialisti ed i giacobi-ni, la sua libera scelta l'attirava verso questi ultimi. Pro-nunciando questo pubblico anatema contro i socialisti,esso perdette il suo primitivo significato rivoluzionario.

Nello stesso tempo si manifestavano minaccie d'uncolpo di Stato della maggioranza contro la minoranza,del Comitato centrale contro la Comune, dei capi milita-ri contro la Comune ed il Comitato.

In mezzo a questo fermento anarchico, a questi peri-coli interni, che si risolvevano in conflitti di potere, nonsi prevedeva però che il giorno della disfatta fosse cosìvicino. Le donne continuavano a mantenere una veraagitazione rivoluzionaria, i loro clubs erano numerosi ela loro azione si faceva sentire in tutti i circondari. Ban-de di fanciulli trascinavano per le vie piccole bandiererosse, al canto della marsigliese e al grido di viva la Co-mune! Nei clubs si continuava la guerra di parole controi reazionari. In generale i capi della rivoluzione si illu-devano anch'essi; tanto è vero che è difficile di bene ap-prezzare una situazione, quando se ne è un combattenteinteressato ed appassionato.

Quanto ai giornali, essi erano completamente serenied annunciavano tranquillamente che, ove i versagliesirientrassero, essi non uscirebbero più.

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generato» e che rimaneva la «sentinella avanzata dellarivoluzione comunale».

In quest'occasione il Comitato centrale, creduto gene-ralmente il depositario dell'idea sociale della rivoluzio-ne, affermò nettamente che, tra i socialisti ed i giacobi-ni, la sua libera scelta l'attirava verso questi ultimi. Pro-nunciando questo pubblico anatema contro i socialisti,esso perdette il suo primitivo significato rivoluzionario.

Nello stesso tempo si manifestavano minaccie d'uncolpo di Stato della maggioranza contro la minoranza,del Comitato centrale contro la Comune, dei capi milita-ri contro la Comune ed il Comitato.

In mezzo a questo fermento anarchico, a questi peri-coli interni, che si risolvevano in conflitti di potere, nonsi prevedeva però che il giorno della disfatta fosse cosìvicino. Le donne continuavano a mantenere una veraagitazione rivoluzionaria, i loro clubs erano numerosi ela loro azione si faceva sentire in tutti i circondari. Ban-de di fanciulli trascinavano per le vie piccole bandiererosse, al canto della marsigliese e al grido di viva la Co-mune! Nei clubs si continuava la guerra di parole controi reazionari. In generale i capi della rivoluzione si illu-devano anch'essi; tanto è vero che è difficile di bene ap-prezzare una situazione, quando se ne è un combattenteinteressato ed appassionato.

Quanto ai giornali, essi erano completamente serenied annunciavano tranquillamente che, ove i versagliesirientrassero, essi non uscirebbero più.

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Fece eccezione il solo Mot d'ordre, che sospese le suepubblicazioni, dichiarando che, davanti alle ripetutesoppressioni di giornali, esso non riteneva più dignitosodi continuare. In seguito a ciò, Rochefort, accompagnatodal suo segretario Mourot, lasciò Parigi. Arrestato aMeaux, fu condotto a Versailles e poco mancò che nonvenisse sbranato dalla popolazione reazionaria, che ese-crava l'ardito polemista, la cui penna valorosa, non con-viene dimenticarlo, fece tanto pel risveglio rivoluziona-rio della Francia.

Ma agli avamposti non si trovava più l'eguale entusia-smo tra i federati. Tutti i battaglioni erano stati colpiti;parecchi erano decimati; dal principio della guerra eran-si perduti almeno 20.000 uomini, per lo più uccisi, giac-chè i versagliesi, accaniti nel massacro, facevano pochiprigionieri. Di più, le sorprese notturne, a cui l'esercitoerasi abituato, necessitavano ai primi ranghi una vigilan-za poco consona al carattere dei federati e che li este-nuava. Come posizione strategica, era con gran pena chesi mantenevano il Grand-Montrouge, il Petit-Vanves eMalakoff. Bastava uno scacco da questa parte perchè iversagliesi giungessero presso alle mura. I bastioni occi-dentali, battuti dalle batterie di Montretout, del MonteValeriano e del bosco di Boulogne non erano più tenibi-li. Neuilly, Levallois e Clichy erano difesi a malapena. Iforti d'Issy e di Vanves erano presi, il forte di Montrou-ge, molto danneggiato e battuto senza posa, sembravadover venire evacuato alla prima giornata. Dal lato

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Fece eccezione il solo Mot d'ordre, che sospese le suepubblicazioni, dichiarando che, davanti alle ripetutesoppressioni di giornali, esso non riteneva più dignitosodi continuare. In seguito a ciò, Rochefort, accompagnatodal suo segretario Mourot, lasciò Parigi. Arrestato aMeaux, fu condotto a Versailles e poco mancò che nonvenisse sbranato dalla popolazione reazionaria, che ese-crava l'ardito polemista, la cui penna valorosa, non con-viene dimenticarlo, fece tanto pel risveglio rivoluziona-rio della Francia.

Ma agli avamposti non si trovava più l'eguale entusia-smo tra i federati. Tutti i battaglioni erano stati colpiti;parecchi erano decimati; dal principio della guerra eran-si perduti almeno 20.000 uomini, per lo più uccisi, giac-chè i versagliesi, accaniti nel massacro, facevano pochiprigionieri. Di più, le sorprese notturne, a cui l'esercitoerasi abituato, necessitavano ai primi ranghi una vigilan-za poco consona al carattere dei federati e che li este-nuava. Come posizione strategica, era con gran pena chesi mantenevano il Grand-Montrouge, il Petit-Vanves eMalakoff. Bastava uno scacco da questa parte perchè iversagliesi giungessero presso alle mura. I bastioni occi-dentali, battuti dalle batterie di Montretout, del MonteValeriano e del bosco di Boulogne non erano più tenibi-li. Neuilly, Levallois e Clichy erano difesi a malapena. Iforti d'Issy e di Vanves erano presi, il forte di Montrou-ge, molto danneggiato e battuto senza posa, sembravadover venire evacuato alla prima giornata. Dal lato

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Page 273: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

d'Ivry, di Bicêtre, delle Hautez-Bruyères la posizioneera meno cattiva.

Versailles annunciava apertamente la sua prossimavittoria; all'Assemblea si presentava una massa di pro-getti di legge contro i fautori dell'insurrezione e Thiersannunciava ai suoi colleghi, impauriti malgrado le suc-cessive disfatte dei federati, che entro otto giorni la si-tuazione «sarebbe all'altezza del loro coraggio».

In seguito ad un'interpellanza diretta da questa genteimplacabile, il potere esecutivo prometteva d'essere ine-sorabile pei parigini. Singolare preoccupazione di questisanguinari parlamentari! Temevano essi che non vi sa-rebbe una sufficiente resistenza, un sufficiente odio inParigi o sufficienti pretesti per uno sterminio? La storiagiudicherà questa sete di vendetta alla vigilia dei massa-cri.

Era difficile illudersi più a lungo; non rimaneva cheprepararsi alla «guerra delle vie», alla guerra della di-sperazione.

Erasi confidato, un momento, nell'intervento efficacedelle città; quest'intervento era divenuto l'ultima speran-za della Comune prima del combattimento delle barrica-te. Il delegato alle relazioni estere, sperando a torto susollevazioni immediate, che avrebbero operato una di-versione, indirizzò alle grandi città quest'appello pres-sante:

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d'Ivry, di Bicêtre, delle Hautez-Bruyères la posizioneera meno cattiva.

Versailles annunciava apertamente la sua prossimavittoria; all'Assemblea si presentava una massa di pro-getti di legge contro i fautori dell'insurrezione e Thiersannunciava ai suoi colleghi, impauriti malgrado le suc-cessive disfatte dei federati, che entro otto giorni la si-tuazione «sarebbe all'altezza del loro coraggio».

In seguito ad un'interpellanza diretta da questa genteimplacabile, il potere esecutivo prometteva d'essere ine-sorabile pei parigini. Singolare preoccupazione di questisanguinari parlamentari! Temevano essi che non vi sa-rebbe una sufficiente resistenza, un sufficiente odio inParigi o sufficienti pretesti per uno sterminio? La storiagiudicherà questa sete di vendetta alla vigilia dei massa-cri.

Era difficile illudersi più a lungo; non rimaneva cheprepararsi alla «guerra delle vie», alla guerra della di-sperazione.

Erasi confidato, un momento, nell'intervento efficacedelle città; quest'intervento era divenuto l'ultima speran-za della Comune prima del combattimento delle barrica-te. Il delegato alle relazioni estere, sperando a torto susollevazioni immediate, che avrebbero operato una di-versione, indirizzò alle grandi città quest'appello pres-sante:

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ALLE GRANDI CITTÀ.

«Dopo due mesi d'una battaglia di ogni ora, Pariginon è nè stanca nè abbattuta; essa lotta sempre, senzatregua, eroica, non vinta.

«Parigi fece un patto colla morte. Dietro ai suoi fortiessa ha le sue mura; dietro a queste, le sue barricate;dietro a queste, le sue case, che bisognerebbe strapparlead una ad una o far saltare, al bisogno, piuttosto che far-la arrendere.

«Grandi città della Francia, assisterete voi immobilied impassibili a questo duello a morte dell'avvenire con-tro il passato, della repubblica contro la monarchia?

«O vedrete infine che Parigi è il campione della Fran-cia e del mondo e che non aiutarla è tradirla?

«Voi volete la repubblica o i vostri voti non hanno al-cun significato; volete la Comune, perchè respingerlasarebbe la vostra abdicazione ad una parte di sovranitànazionale; volete la libertà politica e l'eguaglianza socia-le, poichè la scrivete sui vostri programmi; vedete chia-ramente che l'esercito versagliese è l'esercito del bona-partismo, del centralismo monarchico, del dispotismo edel privilegio, giacchè conoscete i suoi capi e ne ram-mentate il passato.

«Che cosa attendete dunque per sollevarvi e cacciaredal vostro seno gli infami agenti del governo della capi-tolazione e della vergogna, che mendica ed accetta, inquest'ora stessa, dall'esercito prussiano, i mezzi per

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ALLE GRANDI CITTÀ.

«Dopo due mesi d'una battaglia di ogni ora, Pariginon è nè stanca nè abbattuta; essa lotta sempre, senzatregua, eroica, non vinta.

«Parigi fece un patto colla morte. Dietro ai suoi fortiessa ha le sue mura; dietro a queste, le sue barricate;dietro a queste, le sue case, che bisognerebbe strapparlead una ad una o far saltare, al bisogno, piuttosto che far-la arrendere.

«Grandi città della Francia, assisterete voi immobilied impassibili a questo duello a morte dell'avvenire con-tro il passato, della repubblica contro la monarchia?

«O vedrete infine che Parigi è il campione della Fran-cia e del mondo e che non aiutarla è tradirla?

«Voi volete la repubblica o i vostri voti non hanno al-cun significato; volete la Comune, perchè respingerlasarebbe la vostra abdicazione ad una parte di sovranitànazionale; volete la libertà politica e l'eguaglianza socia-le, poichè la scrivete sui vostri programmi; vedete chia-ramente che l'esercito versagliese è l'esercito del bona-partismo, del centralismo monarchico, del dispotismo edel privilegio, giacchè conoscete i suoi capi e ne ram-mentate il passato.

«Che cosa attendete dunque per sollevarvi e cacciaredal vostro seno gli infami agenti del governo della capi-tolazione e della vergogna, che mendica ed accetta, inquest'ora stessa, dall'esercito prussiano, i mezzi per

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bombardare Parigi, contemporaneamente da tutte le par-ti?

«Aspettate che i soldati del diritto siano caduti, finoall'ultimo di essi, sotto le palle avvelenate di Versailles?o che Parigi sia trasformata in cimitero e ciascuna dellesue case in una tomba?

«Grandi città, voi le inviaste la vostra adesione frater-na e le diceste: col cuore, siamo con te!

«Ora non è tempo di manifesti, ma di atti, poichè laparola spetta al cannone. Basta colle simpatie platoni-che; voi avete fucili e munizioni: Alle armi! su, o cittàdella Francia!

«Parigi vi guarda ed attende che voi vi serriate in cer-chio intorno ai suoi vili bombardatori, impedendoch'essi sfuggano al meritato castigo.

«Parigi farà il suo dovere fino all'ultimo. Ma – nondimenticatelo, o Lione, Marsiglia, Lilla, Tolosa, Nantes,Bordeaux, se Parigi soccombesse per la libertà del mon-do, la storia vendicatrice avrebbe il diritto di dire cheParigi fu massacrata perché voi lasciaste compiere il suoassassinio.

«Il delegato della Comune alle relazioni estere: PA-SQUALE GROUSSET.»

Prima che tale appello giungesse al suo destino, nel20 e 21 maggio, i versagliesi mossero un furioso e vigo-roso attacco sulle nostre posizioni del sud-ovest: Mala-koff ed il Petit-Vanves furono presi ed i soldati dell'«or-

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bombardare Parigi, contemporaneamente da tutte le par-ti?

«Aspettate che i soldati del diritto siano caduti, finoall'ultimo di essi, sotto le palle avvelenate di Versailles?o che Parigi sia trasformata in cimitero e ciascuna dellesue case in una tomba?

«Grandi città, voi le inviaste la vostra adesione frater-na e le diceste: col cuore, siamo con te!

«Ora non è tempo di manifesti, ma di atti, poichè laparola spetta al cannone. Basta colle simpatie platoni-che; voi avete fucili e munizioni: Alle armi! su, o cittàdella Francia!

«Parigi vi guarda ed attende che voi vi serriate in cer-chio intorno ai suoi vili bombardatori, impedendoch'essi sfuggano al meritato castigo.

«Parigi farà il suo dovere fino all'ultimo. Ma – nondimenticatelo, o Lione, Marsiglia, Lilla, Tolosa, Nantes,Bordeaux, se Parigi soccombesse per la libertà del mon-do, la storia vendicatrice avrebbe il diritto di dire cheParigi fu massacrata perché voi lasciaste compiere il suoassassinio.

«Il delegato della Comune alle relazioni estere: PA-SQUALE GROUSSET.»

Prima che tale appello giungesse al suo destino, nel20 e 21 maggio, i versagliesi mossero un furioso e vigo-roso attacco sulle nostre posizioni del sud-ovest: Mala-koff ed il Petit-Vanves furono presi ed i soldati dell'«or-

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dine» erano accampati, la sera del 21, in faccia alle por-te d'Orléans, di Versailles e di Châtillon!

Dopo la disfatta, i battaglioni federati rientrarono de-cimati e sbandati in Parigi. Alcune centinaia di questisfortunati, avendo voluto salvarsi attraverso le cave si-tuate nelle vicinanze, vi si perdettero e dovettero trovar-vi una morte terribile. Già al momento dell'evacuazionedel forte di Vanves un gran numero di federati avevatentato di rientrare dalle catacombe, vi si era perduto esarebbe tutto perito senza il coraggio del cittadino Chol-let, che

penetrato nei sotterranei potè liberarlo. Sono episodiche basterebbero a far maledire le guerre. Perchè è duo-po che la guerra sia così spesso una necessità del pro-gresso?

Nello stesso giorno, alle ore 4, i versagliesi, avvertitiche i bastioni d'Auteuil erano evacuati, facevano pene-trare un distaccamento dalla porta di St. Cloud e si pre-cipitavano alla porta d'Auteuil, che alcuni dai loro stava-no per aprire.

Mentre questi tristi avvenimenti preludevano alla ca-duta di Parigi, la Comune si adunava per l'ultima volta.La minoranza era presente; si trattava di decidere sullasorte di Cluseret, che compariva, in quel giorno, comeaccusato. Vivaci parole furono anzitutto scambiate tra idue partiti della Comune; pure si dichiarò che, in mo-menti così gravi, non era lecita una scissione. D'altraparte, come vedemmo, il Consiglio federale pariginodell'Internazionale, a cui appartenevano quasi tutti i

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dine» erano accampati, la sera del 21, in faccia alle por-te d'Orléans, di Versailles e di Châtillon!

Dopo la disfatta, i battaglioni federati rientrarono de-cimati e sbandati in Parigi. Alcune centinaia di questisfortunati, avendo voluto salvarsi attraverso le cave si-tuate nelle vicinanze, vi si perdettero e dovettero trovar-vi una morte terribile. Già al momento dell'evacuazionedel forte di Vanves un gran numero di federati avevatentato di rientrare dalle catacombe, vi si era perduto esarebbe tutto perito senza il coraggio del cittadino Chol-let, che

penetrato nei sotterranei potè liberarlo. Sono episodiche basterebbero a far maledire le guerre. Perchè è duo-po che la guerra sia così spesso una necessità del pro-gresso?

Nello stesso giorno, alle ore 4, i versagliesi, avvertitiche i bastioni d'Auteuil erano evacuati, facevano pene-trare un distaccamento dalla porta di St. Cloud e si pre-cipitavano alla porta d'Auteuil, che alcuni dai loro stava-no per aprire.

Mentre questi tristi avvenimenti preludevano alla ca-duta di Parigi, la Comune si adunava per l'ultima volta.La minoranza era presente; si trattava di decidere sullasorte di Cluseret, che compariva, in quel giorno, comeaccusato. Vivaci parole furono anzitutto scambiate tra idue partiti della Comune; pure si dichiarò che, in mo-menti così gravi, non era lecita una scissione. D'altraparte, come vedemmo, il Consiglio federale pariginodell'Internazionale, a cui appartenevano quasi tutti i

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membri della minoranza, e qualche riunione d'elettoriavendo deciso che, pur approvando la dichiarazione deiventidue, essi li pregavano di continuare ad assisterealle sedute, la minoranza dichiarò ch'essa non insistereb-be nella astensione.

Una nota di questo tenore era comparsa, alla vigilia,nel Journal Officiel di Parigi:

«Gli abitanti di Parigi sono invitati a portarsi al lorodomicilio entro 48 ore; passato questo termine i loro ti-toli di rendita al Gran Libro saranno bruciati.

«Pel Comitato centrale: GRÈLIER.»

La minoranza domandò la sconfessione ed il biasimopubblico di queste linee per lo meno strane e l'arrestodel firmatario e dei suoi complici, ove risultassero.Dopo breve discussione la Comune votò all'unanimitàquesta proposta ed il delegato al Journal Officiel dichia-rò che la nota eravi stata inserita a sua insaputa.

Venne poi la questione Cluseret.J. Miot ebbe la parte di accusatore, quale relatore del-

la Commissione d'inchiesta; egli non riesci a formularealcuna accusa seria e Cluseret fu dichiarato prosciolto.Egli, chiesta la parola, disse che, ponendo la causa delpopolo al disopra dei suoi risentimenti, resterebbe devo-to, fino alla morte, alla rivoluzione e che egli era agli or-dini della Comune. Vermorel, levatosi, con parole com-mosse, invocò la mutua benevolenza e l'oblio dei dis-sensi.

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membri della minoranza, e qualche riunione d'elettoriavendo deciso che, pur approvando la dichiarazione deiventidue, essi li pregavano di continuare ad assisterealle sedute, la minoranza dichiarò ch'essa non insistereb-be nella astensione.

Una nota di questo tenore era comparsa, alla vigilia,nel Journal Officiel di Parigi:

«Gli abitanti di Parigi sono invitati a portarsi al lorodomicilio entro 48 ore; passato questo termine i loro ti-toli di rendita al Gran Libro saranno bruciati.

«Pel Comitato centrale: GRÈLIER.»

La minoranza domandò la sconfessione ed il biasimopubblico di queste linee per lo meno strane e l'arrestodel firmatario e dei suoi complici, ove risultassero.Dopo breve discussione la Comune votò all'unanimitàquesta proposta ed il delegato al Journal Officiel dichia-rò che la nota eravi stata inserita a sua insaputa.

Venne poi la questione Cluseret.J. Miot ebbe la parte di accusatore, quale relatore del-

la Commissione d'inchiesta; egli non riesci a formularealcuna accusa seria e Cluseret fu dichiarato prosciolto.Egli, chiesta la parola, disse che, ponendo la causa delpopolo al disopra dei suoi risentimenti, resterebbe devo-to, fino alla morte, alla rivoluzione e che egli era agli or-dini della Comune. Vermorel, levatosi, con parole com-mosse, invocò la mutua benevolenza e l'oblio dei dis-sensi.

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«Ogni giorno, esclamò, de' valorosi muoiono per larivoluzione, e noi pure dobbiamo la nostra vita all'ideache rappresentiamo, al popolo che ci scelse per capi. Iotalvolta mi rimprovero di essere ancor vivo, quando tan-ti eroi oscuri cadono ad ogni istante sotto i proiettili ver-sagliesi. Cittadini, grandi pericoli ci stringono, ma noipossiamo ancora sfidarli e trionfarne, solo che restiamouniti e fermi. Che tutta l'energia, di cui siamo pieni, siconcentri sulla difesa e Parigi vincerà.»

Egli parlava ancora, quando entrò Billioray, più palli-do del solito. Si sedette con impazienza e pregò Vermo-rel di spicciarsi. Vermorel gli cedette la parola e Billio-ray lesse un dispaccio di Dombrowsky, cui cito a memo-ria:

Dombrowsky al Dipartimento della guerrae al Comitato di salute pubblica.

«Le mie previsioni si verificarono. La porta St. Cloudfu occupata alle 4 dai versagliesi. Raduno le mie forzeper attaccarli. Spero rigettarli dalle mura cogli uominiche ho; mandatemi però rinforzi. Questo grave fatto nonci scoraggi; conserviamo tutto il nostro sangue freddo.Nulla è ancora perduto; se, per impossibile ipotesi, iversagliesi rimanessero in possesso di questa parte dellemura, noi faremmo saltare la parte minata e li terremmoin rispetto dalla nostra seconda linea di difesa, appog-giata sul viadotto d'Auteuil.

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«Ogni giorno, esclamò, de' valorosi muoiono per larivoluzione, e noi pure dobbiamo la nostra vita all'ideache rappresentiamo, al popolo che ci scelse per capi. Iotalvolta mi rimprovero di essere ancor vivo, quando tan-ti eroi oscuri cadono ad ogni istante sotto i proiettili ver-sagliesi. Cittadini, grandi pericoli ci stringono, ma noipossiamo ancora sfidarli e trionfarne, solo che restiamouniti e fermi. Che tutta l'energia, di cui siamo pieni, siconcentri sulla difesa e Parigi vincerà.»

Egli parlava ancora, quando entrò Billioray, più palli-do del solito. Si sedette con impazienza e pregò Vermo-rel di spicciarsi. Vermorel gli cedette la parola e Billio-ray lesse un dispaccio di Dombrowsky, cui cito a memo-ria:

Dombrowsky al Dipartimento della guerrae al Comitato di salute pubblica.

«Le mie previsioni si verificarono. La porta St. Cloudfu occupata alle 4 dai versagliesi. Raduno le mie forzeper attaccarli. Spero rigettarli dalle mura cogli uominiche ho; mandatemi però rinforzi. Questo grave fatto nonci scoraggi; conserviamo tutto il nostro sangue freddo.Nulla è ancora perduto; se, per impossibile ipotesi, iversagliesi rimanessero in possesso di questa parte dellemura, noi faremmo saltare la parte minata e li terremmoin rispetto dalla nostra seconda linea di difesa, appog-giata sul viadotto d'Auteuil.

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Page 279: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Rimaniamo calmi e tutto sarà salvato; noi non dob-biamo essere vinti.

«DOMBROWSKY.»

Billioray annunciò che i rinforzi erano partiti, che ilComitato di salute pubblica vegliava e credeva semprenella vittoria.

Tal comunicazione fu accolta con raccoglimento, macon troppa fede nell'ottimismo di Dombrowsky. Si con-venne di portarsi ciascuno nel rispettivo circondario perorganizzarvi, al bisogno, la difesa.

In questo momento solenne la risolutezza sembròcosa tanto naturale che a niuno venne in mente di racco-mandarla. Giulio Vallès, che presiedeva quest'ultima riu-nione, dichiarò, sciolta la seduta; i membri della Comu-ne si separarono.

Molti di essi non dovevano più rivedersi: il massacrospietato era di già in Parigi ed il proletariato rivoluzio-nario, forzato nel suo ultimo asilo, non aveva più che adare a' suoi implacabili vincitori la battaglia della dispe-razione.

Fine del secondo volume.

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«Rimaniamo calmi e tutto sarà salvato; noi non dob-biamo essere vinti.

«DOMBROWSKY.»

Billioray annunciò che i rinforzi erano partiti, che ilComitato di salute pubblica vegliava e credeva semprenella vittoria.

Tal comunicazione fu accolta con raccoglimento, macon troppa fede nell'ottimismo di Dombrowsky. Si con-venne di portarsi ciascuno nel rispettivo circondario perorganizzarvi, al bisogno, la difesa.

In questo momento solenne la risolutezza sembròcosa tanto naturale che a niuno venne in mente di racco-mandarla. Giulio Vallès, che presiedeva quest'ultima riu-nione, dichiarò, sciolta la seduta; i membri della Comu-ne si separarono.

Molti di essi non dovevano più rivedersi: il massacrospietato era di già in Parigi ed il proletariato rivoluzio-nario, forzato nel suo ultimo asilo, non aveva più che adare a' suoi implacabili vincitori la battaglia della dispe-razione.

Fine del secondo volume.

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BENEDETTO MALON

LA TERZA DISFATTADEL

Proletariato francese

VOLUME TERZO

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BENEDETTO MALON

LA TERZA DISFATTADEL

Proletariato francese

VOLUME TERZO

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Page 281: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

VII.La Comune in provincia.

Prima di seguire nelle vie insanguinate di Parigi i fe-roci massacratori dell'«ordine», è opportuno gettare unosguardo sulla provincia durante la guerra sociale del1871.

Entrava nei calcoli dell'Assemblea monarchista e del«sanguinario Tom-Pouce» (come lo chiamò Rochefort)padrone delle forze organizzate della Francia, di consu-mare la scissura tra i dipartimenti e Parigi. Tutti questiuomini di reazione vi avevano cooperato con un'attivitàed un'astuzia funesta. Durante la guerra, mentre Parigi,separata dal mondo intero, sosteneva eroicamente un as-sedio di cinque mesi, essi incominciarono a diffonderele loro calunnie contro la grande città, contro le inten-zioni delle popolazioni dei sobborghi, propalando lapretesa avuta sempre da Parigi di dominare la provincia,ecc. E quando l'incapacità e la viltà dei capi ebbe sner-vato e sgominato tutte le forze offerte da un popolo en-tusiasta della dignità e dell'indipendenza nazionale con-

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VII.La Comune in provincia.

Prima di seguire nelle vie insanguinate di Parigi i fe-roci massacratori dell'«ordine», è opportuno gettare unosguardo sulla provincia durante la guerra sociale del1871.

Entrava nei calcoli dell'Assemblea monarchista e del«sanguinario Tom-Pouce» (come lo chiamò Rochefort)padrone delle forze organizzate della Francia, di consu-mare la scissura tra i dipartimenti e Parigi. Tutti questiuomini di reazione vi avevano cooperato con un'attivitàed un'astuzia funesta. Durante la guerra, mentre Parigi,separata dal mondo intero, sosteneva eroicamente un as-sedio di cinque mesi, essi incominciarono a diffonderele loro calunnie contro la grande città, contro le inten-zioni delle popolazioni dei sobborghi, propalando lapretesa avuta sempre da Parigi di dominare la provincia,ecc. E quando l'incapacità e la viltà dei capi ebbe sner-vato e sgominato tutte le forze offerte da un popolo en-tusiasta della dignità e dell'indipendenza nazionale con-

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tro il nemico, essi, questi capi, dissero gesuiticamenteche se Parigi era caduta ciò dipendeva dai suoi abitantiche avevano rifiutato di battersi. Tutti gli intriganti mo-narchisti cantarono questa canzone. Ed aggiunsero che,mentre i repubblicani, amici del disordine, non volevanola guerra ad oltranza che per abbandonare tutta la Fran-cia agli orrori dell'invasione, l'interesse delle campagnedomandava la pace. Tali manovre erano riescite nellecampagne, che avevano mandato all'Assemblea queglistessi calunniatori di Parigi, i quali erano venuticoll'idea fissa:

1.° di far la pace, ad ogni costo, coi prussiani;2.° di decapitalizzare Parigi, colpevole di tradizioni

e di sentimenti rivoluzionari3.° di schiacciare le rivendicazioni operaie con

nuove giornate di giugno;4.° di ristabilire una monarchia.

Si deve convenire ch'essi manovrarono bene e riesci-rono completamente, a prezzo di torrenti di lagrime e disangue – ma che importa ad essi!

** *

Le grandi città di Francia almeno non erano cadutenel tranello.

Sin dal 28 settembre vediamo Lione tentare un motorivoluzionario. Marsiglia fa il suo 31 ottobre ed una

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tro il nemico, essi, questi capi, dissero gesuiticamenteche se Parigi era caduta ciò dipendeva dai suoi abitantiche avevano rifiutato di battersi. Tutti gli intriganti mo-narchisti cantarono questa canzone. Ed aggiunsero che,mentre i repubblicani, amici del disordine, non volevanola guerra ad oltranza che per abbandonare tutta la Fran-cia agli orrori dell'invasione, l'interesse delle campagnedomandava la pace. Tali manovre erano riescite nellecampagne, che avevano mandato all'Assemblea queglistessi calunniatori di Parigi, i quali erano venuticoll'idea fissa:

1.° di far la pace, ad ogni costo, coi prussiani;2.° di decapitalizzare Parigi, colpevole di tradizioni

e di sentimenti rivoluzionari3.° di schiacciare le rivendicazioni operaie con

nuove giornate di giugno;4.° di ristabilire una monarchia.

Si deve convenire ch'essi manovrarono bene e riesci-rono completamente, a prezzo di torrenti di lagrime e disangue – ma che importa ad essi!

** *

Le grandi città di Francia almeno non erano cadutenel tranello.

Sin dal 28 settembre vediamo Lione tentare un motorivoluzionario. Marsiglia fa il suo 31 ottobre ed una

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grande agitazione si diffonde in parecchie città, comeSaint-Etienne, Tolosa, Lilla, ecc.

Scoppia infine il 18 marzo ed il brivido rivoluzionariopercorre tutte le nostre città: Marsiglia, Lione, Limoges,Vierzon, Nevers, Cosne, Saint-Etienne, Narbonna, Tolo-sa, Le Creuzot, Bordeaux, ecc., acclamano la rivoluzio-ne comunale.

A Lione, sin dal 21 marzo, gli ufficiali della guardianazionale nominarono una Comune provvisoria di undi-ci membri, che s'installò all'Hôtel-de-Ville, cacciò ilConsiglio municipale, imprigionò il prefetto e dichiaròdi parteggiare per Parigi contro Versailles. Al primo mo-mento, la borghesia, credendo alla caduta definitiva diThiers e consorti, aveva accettato il movimento e vi ave-va partecipato; ma, apprendendo che a Versailles si or-ganizzava un esercito contro Parigi, cangiò di opinionee si pronunciò altamente contro la Comune. Questa, sen-za denaro e senza amministrazione, in seguito all'asten-sione ostile della borghesia. rimase isolata e si dibattènel vuoto. I membri della Comune lionese non essendoabbastanza energici per prendere le misure rivoluziona-rie volute dalla situazione, non avevano ormai più che ascomparire; è ciò che fecero, ciascuno successivamente.Gaspare Blanc e Parraton, rimasti gli ultimi, dovetteroinfine ritirarsi anch'essi, facendo porre il prefetto in li-bertà. E tutto rientrò nell'ordine a Lione, senza che ilmoto comunale e la sua caduta determinassero il meno-mo conflitto La forza d'inerzia della reazione era bastataper rendere impotente la rivoluzione; la paura della oc-

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grande agitazione si diffonde in parecchie città, comeSaint-Etienne, Tolosa, Lilla, ecc.

Scoppia infine il 18 marzo ed il brivido rivoluzionariopercorre tutte le nostre città: Marsiglia, Lione, Limoges,Vierzon, Nevers, Cosne, Saint-Etienne, Narbonna, Tolo-sa, Le Creuzot, Bordeaux, ecc., acclamano la rivoluzio-ne comunale.

A Lione, sin dal 21 marzo, gli ufficiali della guardianazionale nominarono una Comune provvisoria di undi-ci membri, che s'installò all'Hôtel-de-Ville, cacciò ilConsiglio municipale, imprigionò il prefetto e dichiaròdi parteggiare per Parigi contro Versailles. Al primo mo-mento, la borghesia, credendo alla caduta definitiva diThiers e consorti, aveva accettato il movimento e vi ave-va partecipato; ma, apprendendo che a Versailles si or-ganizzava un esercito contro Parigi, cangiò di opinionee si pronunciò altamente contro la Comune. Questa, sen-za denaro e senza amministrazione, in seguito all'asten-sione ostile della borghesia. rimase isolata e si dibattènel vuoto. I membri della Comune lionese non essendoabbastanza energici per prendere le misure rivoluziona-rie volute dalla situazione, non avevano ormai più che ascomparire; è ciò che fecero, ciascuno successivamente.Gaspare Blanc e Parraton, rimasti gli ultimi, dovetteroinfine ritirarsi anch'essi, facendo porre il prefetto in li-bertà. E tutto rientrò nell'ordine a Lione, senza che ilmoto comunale e la sua caduta determinassero il meno-mo conflitto La forza d'inerzia della reazione era bastataper rendere impotente la rivoluzione; la paura della oc-

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Page 284: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

cupazione prussiana, abilmente sfruttata dai contro-rivo-luzionari, aveva l'atto il resto.

** *

Marsiglia fece una vera rivoluzione. Il mercoledì 22una folla numerosa riunita all'Eldorado dichiarò la suasimpatia alla rivoluzione parigina. L'indomani l'autoritàchiamò a raccolta la guardia nazionale per provocareuna dimostrazione a favore del governo di Versailles. Ilrisultato di questo tentativo fu la sollevazione di Marsi-glia, la presa della prefettura, l'imprigionamento del pre-fetto, del suo personale e del generale Ollivier. In segui-to a tal misura, una Commissione dipartimentale provvi-soria, composta di tre delegati del Consiglio municipalee d'un egual numero di delegati delle società repubblica-ne e della guardia nazionale, si insediò alla prefettura.Questa Commissione si urtò contro la forza d'inerzia de-gli impiegati amministrativi, che rifiutarono di lavoraree seguirono la parte reazionaria del Consiglio Municipa-le a bordo della Corona; l'esercito partì egualmente. LaCommissione municipale, padrona della città, fece af-figgere i seguenti proclami:

R ep u b b lica fra n cese .COMUNE DI MARSIGLIA.

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cupazione prussiana, abilmente sfruttata dai contro-rivo-luzionari, aveva l'atto il resto.

** *

Marsiglia fece una vera rivoluzione. Il mercoledì 22una folla numerosa riunita all'Eldorado dichiarò la suasimpatia alla rivoluzione parigina. L'indomani l'autoritàchiamò a raccolta la guardia nazionale per provocareuna dimostrazione a favore del governo di Versailles. Ilrisultato di questo tentativo fu la sollevazione di Marsi-glia, la presa della prefettura, l'imprigionamento del pre-fetto, del suo personale e del generale Ollivier. In segui-to a tal misura, una Commissione dipartimentale provvi-soria, composta di tre delegati del Consiglio municipalee d'un egual numero di delegati delle società repubblica-ne e della guardia nazionale, si insediò alla prefettura.Questa Commissione si urtò contro la forza d'inerzia de-gli impiegati amministrativi, che rifiutarono di lavoraree seguirono la parte reazionaria del Consiglio Municipa-le a bordo della Corona; l'esercito partì egualmente. LaCommissione municipale, padrona della città, fece af-figgere i seguenti proclami:

R ep u b b lica fra n cese .COMUNE DI MARSIGLIA.

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«Noi vogliamo l'unità di direzione politica, conun'Assemblea costituente ed un governo repubblicano,sorto da quest'Assemblea, ed ambidue con sede a Parigi.

«Noi vogliamo il decentramento amministrativocoll'autonomia della Comune, affidando al Consigliomunicipale eletto da ogni grande città le attribuzioniamministrative e municipali.

«L'istituzione della prefettura è funesta alla libertà.«Noi vogliamo il consolidamento della repubblica

colla federazione della guardia nazionale su tutto il no-stro territorio.

«Ma sovratutto noi vogliamo ciò che vorrà Marsiglia.«Se il governo sedente a Versailles avesse acconsenti-

to a sciogliere l'Assemblea nazionale, il cui mandato èspirato, e a farla portare a Parigi, noi non avremmo pre-teso garanzie così rilevanti ed avremmo atteso con mi-nor impazienza l'attuazione dei nostri voti. Ma, conti-nuando a sussistere il conflitto, noi dobbiamo manteneree far prevalere le nostre legittime rivendicazioni.

«In virtù di tali principî:«L'amministrazione della prefettura di Marsiglia deve

sopprimersi.«Il Consiglio municipale deve sciogliersi; un nuovo

Consiglio verrà eletto, investendolo dell'amministrazio-ne dipartimentale e della gestione degli interessi comu-nali,

«Il maire di Marsiglia compirà le funzioni di prefetto.«I Consigli generali e di circondario saranno soppres-

si.

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«Noi vogliamo l'unità di direzione politica, conun'Assemblea costituente ed un governo repubblicano,sorto da quest'Assemblea, ed ambidue con sede a Parigi.

«Noi vogliamo il decentramento amministrativocoll'autonomia della Comune, affidando al Consigliomunicipale eletto da ogni grande città le attribuzioniamministrative e municipali.

«L'istituzione della prefettura è funesta alla libertà.«Noi vogliamo il consolidamento della repubblica

colla federazione della guardia nazionale su tutto il no-stro territorio.

«Ma sovratutto noi vogliamo ciò che vorrà Marsiglia.«Se il governo sedente a Versailles avesse acconsenti-

to a sciogliere l'Assemblea nazionale, il cui mandato èspirato, e a farla portare a Parigi, noi non avremmo pre-teso garanzie così rilevanti ed avremmo atteso con mi-nor impazienza l'attuazione dei nostri voti. Ma, conti-nuando a sussistere il conflitto, noi dobbiamo manteneree far prevalere le nostre legittime rivendicazioni.

«In virtù di tali principî:«L'amministrazione della prefettura di Marsiglia deve

sopprimersi.«Il Consiglio municipale deve sciogliersi; un nuovo

Consiglio verrà eletto, investendolo dell'amministrazio-ne dipartimentale e della gestione degli interessi comu-nali,

«Il maire di Marsiglia compirà le funzioni di prefetto.«I Consigli generali e di circondario saranno soppres-

si.

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«Il colonnello capo di stato maggiore della guardianazionale, egualmente eletto, deve centralizzare i poterimilitari, qualunque siano.

«In tal modo cesseranno le nostre convulsioni internee la repubblica non sarà più minacciata da un potere ri-belle.

«E noi, repubblicani, non ci saremo levati invano perdifenderla.

«Viva la repubblica una ed indivisibile!«Marsiglia, 30 marzo 1871.«LA COMMISSIONE DIPARTIMENTALE.»

———«La Commissione dipartimentale provvisoria delle

Bocche-del-Rodano«DECRETA

«Il Consiglio municipale della Comune di Marsiglia èe rimane sciolto.

«Gli elettori sono convocati nei comizi per eleggerela Comune marsigliese.

«Le elezioni avranno luogo mercoledì prossimo, 5aprile 1871.

«Lo scrutinio sarà aperto dalle ore 6 del mattino, alle6 della sera, negli uffici ordinari delle 54 sezioni.

«Non vi sarà che un solo turno di scrutinio.«Una Commissione sarà nominata per presiedere alle

operazioni elettorali.«Marsiglia, 2 aprile 1871.

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«Il colonnello capo di stato maggiore della guardianazionale, egualmente eletto, deve centralizzare i poterimilitari, qualunque siano.

«In tal modo cesseranno le nostre convulsioni internee la repubblica non sarà più minacciata da un potere ri-belle.

«E noi, repubblicani, non ci saremo levati invano perdifenderla.

«Viva la repubblica una ed indivisibile!«Marsiglia, 30 marzo 1871.«LA COMMISSIONE DIPARTIMENTALE.»

———«La Commissione dipartimentale provvisoria delle

Bocche-del-Rodano«DECRETA

«Il Consiglio municipale della Comune di Marsiglia èe rimane sciolto.

«Gli elettori sono convocati nei comizi per eleggerela Comune marsigliese.

«Le elezioni avranno luogo mercoledì prossimo, 5aprile 1871.

«Lo scrutinio sarà aperto dalle ore 6 del mattino, alle6 della sera, negli uffici ordinari delle 54 sezioni.

«Non vi sarà che un solo turno di scrutinio.«Una Commissione sarà nominata per presiedere alle

operazioni elettorali.«Marsiglia, 2 aprile 1871.

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Page 287: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«I membri della Commissione dipartimentale provvi-soria delle Bocche del Rodano (seguono le firme).»

Quattro delegati di Parigi, Landeck, Megy, Amou-roux e Gauley de Taillac si misero in relazione collaCommissione ed organizzarono il movimento. Ma il ro-vescio non tardò molto.

Il 4 aprile, senz'alcuna intimazione, Marsiglia fu at-taccata, bombardata, presa d'assalto da un corpo d'eser-cito del generale Espivent. Questi, trasportato il proprioquartier generale ad Aubagne, aveva riunito numeroseforze nelle vicinanze e, sin dal sabato, diversi corpi era-no scaglionati lungo tutta la cinta di Marsiglia, forman-do un cordone militare. Essi arrivarono nella notte dallunedì al martedì.

La piazza S. Michele, la stazione della ferrovia, il via-le del Prado, la piazza d'Aix furono occupati da reggi-menti di linea, da battaglioni di cacciatori a piedi, dabatterie di artiglieria, da squadroni di cavalleria. Quasinello stesso tempo delle compagnie di sbarco della ma-rina, scelte fra gli equipaggi delle due fregate corazzatela Corona e la Magnanima, scendevano a terra e si sta-bilivano nel palazzo della Borsa.

Nel giorno, tutte queste posizioni erano fortementeoccupate.

Un battaglione di cacciatori a piedi ed un pezzo d'arti-glieria furono diretti verso la prefettura per le vie diRoma e di Saint-Ferréol.

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«I membri della Commissione dipartimentale provvi-soria delle Bocche del Rodano (seguono le firme).»

Quattro delegati di Parigi, Landeck, Megy, Amou-roux e Gauley de Taillac si misero in relazione collaCommissione ed organizzarono il movimento. Ma il ro-vescio non tardò molto.

Il 4 aprile, senz'alcuna intimazione, Marsiglia fu at-taccata, bombardata, presa d'assalto da un corpo d'eser-cito del generale Espivent. Questi, trasportato il proprioquartier generale ad Aubagne, aveva riunito numeroseforze nelle vicinanze e, sin dal sabato, diversi corpi era-no scaglionati lungo tutta la cinta di Marsiglia, forman-do un cordone militare. Essi arrivarono nella notte dallunedì al martedì.

La piazza S. Michele, la stazione della ferrovia, il via-le del Prado, la piazza d'Aix furono occupati da reggi-menti di linea, da battaglioni di cacciatori a piedi, dabatterie di artiglieria, da squadroni di cavalleria. Quasinello stesso tempo delle compagnie di sbarco della ma-rina, scelte fra gli equipaggi delle due fregate corazzatela Corona e la Magnanima, scendevano a terra e si sta-bilivano nel palazzo della Borsa.

Nel giorno, tutte queste posizioni erano fortementeoccupate.

Un battaglione di cacciatori a piedi ed un pezzo d'arti-glieria furono diretti verso la prefettura per le vie diRoma e di Saint-Ferréol.

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Verso le sei e mezza, tuonò un colpo di cannone tiratoa polvere. La città era già in moto; numerosi cittadini siaffollavano nelle vie.

Alle otto, una dimostrazione pacifica, preceduta dauna bandiera nera, erasi formata nei prezzi della piazzad'Aix, e si avanzò, per la via Saint-Ferréol, verso la pre-fettura. La folla seguiva, gridando: viva Parigi! Sullapiazza Saint-Ferréol, verso la quale i cacciatori a piedieransi concentrati, un secondo colpo di cannone a pol-vere, poi un terzo si fecero udire. V'ebbe un momento dipanico. Partì qualche colpo di fucile; un artigliere ed unufficiale furono colpiti. La folla circondava gli artiglieri,assai scarsi di numero, intorno al pezzo d'artiglieria,s'impadronì di questo e lo trascinò lungo la via Saint-Ferréol. Alcuni soldati furono portati dall'onda della di-mostrazione ed il gruppo principale si diresse verso lavia di Roma e verso il bastione dello stesso nome.

Ma, barricate si elevavano in parecchie vie ed aveva-no luogo diversi combattimenti, mentre dal forte St. Ni-colas e dalle batterie di Notre-Dame-de-la-Garde, Espi-vent faceva bombardare la prefettura.

Un delegato della Comune, B. Landeck, continua cosìil racconto di questi sanguinosi avvenimenti in un rap-porto alla Comune di Parigi:

«Cedendo alle sollecitazioni dei cittadini, mi recai colcittadino G. Crémieux presso l'ex generale Espivent pertentare un ultimo sforzo che evitasse lo spargimento delsangue.

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Verso le sei e mezza, tuonò un colpo di cannone tiratoa polvere. La città era già in moto; numerosi cittadini siaffollavano nelle vie.

Alle otto, una dimostrazione pacifica, preceduta dauna bandiera nera, erasi formata nei prezzi della piazzad'Aix, e si avanzò, per la via Saint-Ferréol, verso la pre-fettura. La folla seguiva, gridando: viva Parigi! Sullapiazza Saint-Ferréol, verso la quale i cacciatori a piedieransi concentrati, un secondo colpo di cannone a pol-vere, poi un terzo si fecero udire. V'ebbe un momento dipanico. Partì qualche colpo di fucile; un artigliere ed unufficiale furono colpiti. La folla circondava gli artiglieri,assai scarsi di numero, intorno al pezzo d'artiglieria,s'impadronì di questo e lo trascinò lungo la via Saint-Ferréol. Alcuni soldati furono portati dall'onda della di-mostrazione ed il gruppo principale si diresse verso lavia di Roma e verso il bastione dello stesso nome.

Ma, barricate si elevavano in parecchie vie ed aveva-no luogo diversi combattimenti, mentre dal forte St. Ni-colas e dalle batterie di Notre-Dame-de-la-Garde, Espi-vent faceva bombardare la prefettura.

Un delegato della Comune, B. Landeck, continua cosìil racconto di questi sanguinosi avvenimenti in un rap-porto alla Comune di Parigi:

«Cedendo alle sollecitazioni dei cittadini, mi recai colcittadino G. Crémieux presso l'ex generale Espivent pertentare un ultimo sforzo che evitasse lo spargimento delsangue.

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Page 289: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Quest'uomo, che porta le spalline, credendo che Crè-mieux fosse l'autore della sua destituzione, osò portarela mano su di lui e farlo arrestare, con sfregio delle leggiche proteggono, anche tra i selvaggi, ogni parlamentare.Resistetti, dicendogli che una simile vigliaccheria nonpoteva commettersi che da un generale dell'impero ech'egli passerebbe sul mio corpo prima di arrestare ilmio collega; che, del resto, era stato io a destituirlo, invirtù dei poteri avuti dal Comitato centrale di Parigi.

«Debbo rendere giustizia agli ufficiali, che, protestan-do in nome dell'onore francese, obbligarono quest'uomoa rispettare, suo malgrado, il carattere sacro dei parla-mentari.

«Egli mi chiese che cosa volevamo. Gli risposi: LaCommissione dipartimentale, composta dei delegati ditutti i cittadini di Marsiglia, convocò gli elettori pereleggere la Comune. Vogliamo fare liberamente questeelezioni; vogliamo che la città sia custodita dalla guar-dia nazionale, sola forza pubblica ormai riconosciuta inFrancia. Marsiglia, infine, vuole Parigi capitale dellaFrancia.

«Rispose: Ed io voglio la prefettura entro dieci minu-ti, o la prenderò colla forza tra un'ora.

«Non restava che gridare: viva la Comune! ed io gri-dai: viva la Comune!

«Ritornai alla prefettura per riferire tale risultato, at-traverso ad una folla enorme di cittadini e di soldati, fra-ternizzanti, quando, ad un tratto, dalle finestre del club

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«Quest'uomo, che porta le spalline, credendo che Crè-mieux fosse l'autore della sua destituzione, osò portarela mano su di lui e farlo arrestare, con sfregio delle leggiche proteggono, anche tra i selvaggi, ogni parlamentare.Resistetti, dicendogli che una simile vigliaccheria nonpoteva commettersi che da un generale dell'impero ech'egli passerebbe sul mio corpo prima di arrestare ilmio collega; che, del resto, era stato io a destituirlo, invirtù dei poteri avuti dal Comitato centrale di Parigi.

«Debbo rendere giustizia agli ufficiali, che, protestan-do in nome dell'onore francese, obbligarono quest'uomoa rispettare, suo malgrado, il carattere sacro dei parla-mentari.

«Egli mi chiese che cosa volevamo. Gli risposi: LaCommissione dipartimentale, composta dei delegati ditutti i cittadini di Marsiglia, convocò gli elettori pereleggere la Comune. Vogliamo fare liberamente questeelezioni; vogliamo che la città sia custodita dalla guar-dia nazionale, sola forza pubblica ormai riconosciuta inFrancia. Marsiglia, infine, vuole Parigi capitale dellaFrancia.

«Rispose: Ed io voglio la prefettura entro dieci minu-ti, o la prenderò colla forza tra un'ora.

«Non restava che gridare: viva la Comune! ed io gri-dai: viva la Comune!

«Ritornai alla prefettura per riferire tale risultato, at-traverso ad una folla enorme di cittadini e di soldati, fra-ternizzanti, quando, ad un tratto, dalle finestre del club

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Page 290: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

dei Moutards, club legittimista, partirono dei colpi difuoco, che furono il segnale d'una orribile battaglia.

«Abbrevio, perchè il cuore sanguina a così dolorosiricordi. Per sette ore e mezza la fucilata e la mitraglia,che partivano dalle finestre, dietro cui erano nascosti irealisti ed i cacciatori, portarono il terrore e la morte inmezzo a questa popolazione, che credeva che i soldatinon avrebbero tirato. Ma essa aveva calcolato senza ipreti – e, dicendo 6.° cacciatori dico i preti, perchè dallaCasa-madre dei frati ignorantelli partirono pure delle fu-cilate, tirate – lo affermo – da questi degni emuli di Leo-tadio di sinistra memoria.

«Per sette ore i cannoni piantati a Notre-Dame-de-la-Garde ed al forte Saint-Nicolas non cessarono di erutta-re proiettili sulla prefettura: 800 bombe, palle ed obicivennero lanciati. E poi si parla di prussiani!

«Si uccisero donne, fanciulli, cittadini; ma ciò di cuiposso assicurare è che non si uccise lo spirito repubbli-cano a Marsiglia, la quale attende una vittoria di Parigiper sollevarsi nuovamente, malgrado i tentativi di disar-mo della guardia nazionale.»

Ed ora ecco alcuni episodi, che serviranno a caratte-rizzare la tattica di sterminio, da cui i versagliesi non siscostarono mai nella loro lotta disperata contro la rivo-luzione

«È certo che gli ostaggi furono trovati sani e salvi,come pure i numerosi cacciatori prigionieri e ciò nelmomento in cui si fucilavano i prigionieri dei dissidenti.

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dei Moutards, club legittimista, partirono dei colpi difuoco, che furono il segnale d'una orribile battaglia.

«Abbrevio, perchè il cuore sanguina a così dolorosiricordi. Per sette ore e mezza la fucilata e la mitraglia,che partivano dalle finestre, dietro cui erano nascosti irealisti ed i cacciatori, portarono il terrore e la morte inmezzo a questa popolazione, che credeva che i soldatinon avrebbero tirato. Ma essa aveva calcolato senza ipreti – e, dicendo 6.° cacciatori dico i preti, perchè dallaCasa-madre dei frati ignorantelli partirono pure delle fu-cilate, tirate – lo affermo – da questi degni emuli di Leo-tadio di sinistra memoria.

«Per sette ore i cannoni piantati a Notre-Dame-de-la-Garde ed al forte Saint-Nicolas non cessarono di erutta-re proiettili sulla prefettura: 800 bombe, palle ed obicivennero lanciati. E poi si parla di prussiani!

«Si uccisero donne, fanciulli, cittadini; ma ciò di cuiposso assicurare è che non si uccise lo spirito repubbli-cano a Marsiglia, la quale attende una vittoria di Parigiper sollevarsi nuovamente, malgrado i tentativi di disar-mo della guardia nazionale.»

Ed ora ecco alcuni episodi, che serviranno a caratte-rizzare la tattica di sterminio, da cui i versagliesi non siscostarono mai nella loro lotta disperata contro la rivo-luzione

«È certo che gli ostaggi furono trovati sani e salvi,come pure i numerosi cacciatori prigionieri e ciò nelmomento in cui si fucilavano i prigionieri dei dissidenti.

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Page 291: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«I dettagli della fucilata della stazione sono strazianti.È certo intanto che i garibaldini fecero fuoco pei primi eche un ufficiale fu ferito. Ma quando i soldati vollero fu-cilare un giovane garibaldino disarmato, che in ginoc-chio piangeva, domandando la vita colle lagrime, tuttifurono commossi. Ma fu inutile. Povero giovane, venutoin Francia per difenderci; egli non si aspettava questa ri-compensa. – I garibaldini non erano là che una quindici-na.

«Il cittadino Funel venne ferito, mentre fuggiva perevitare d'essere fucilato per ordine d'un capo superiore,consultato dall'ufficiale. Un impiegato, semplice curio-so, fu ucciso da una revolverata, mentre fuggiva davantialle minaccie.

«Ma la cosa più spaventosa fu la morte del signorRoy padre, capo-stazione, accusato, dicono i giornalireazionari, di complicità coi garibaldini; accusato è unaparola adorabile. Se i repubblicani avessero agito così,in venti anni si adopererebbe ancora quest'arma terribilecontro il principio.

«Il figlio Roy si trascinava ai piedi dell'ufficiale. Fu-cilate me, diceva egli tra i singhiozzi, fucilate me al po-sto di mio padre! – Niente grazia, si rispose, e l'infelicegiovane vide massacrare sotto i suoi occhi colui, a cuidoveva la vita.

«In Francia le parole sono tutto, gli atti nulla. Gli in-genui della Comune avevano fatto un ridicolo decreto dimessa fuor dalla legge, gli altri mettono fuor dalla vita.Ma è in nome dell'ordine: allora tutto va bene.

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«I dettagli della fucilata della stazione sono strazianti.È certo intanto che i garibaldini fecero fuoco pei primi eche un ufficiale fu ferito. Ma quando i soldati vollero fu-cilare un giovane garibaldino disarmato, che in ginoc-chio piangeva, domandando la vita colle lagrime, tuttifurono commossi. Ma fu inutile. Povero giovane, venutoin Francia per difenderci; egli non si aspettava questa ri-compensa. – I garibaldini non erano là che una quindici-na.

«Il cittadino Funel venne ferito, mentre fuggiva perevitare d'essere fucilato per ordine d'un capo superiore,consultato dall'ufficiale. Un impiegato, semplice curio-so, fu ucciso da una revolverata, mentre fuggiva davantialle minaccie.

«Ma la cosa più spaventosa fu la morte del signorRoy padre, capo-stazione, accusato, dicono i giornalireazionari, di complicità coi garibaldini; accusato è unaparola adorabile. Se i repubblicani avessero agito così,in venti anni si adopererebbe ancora quest'arma terribilecontro il principio.

«Il figlio Roy si trascinava ai piedi dell'ufficiale. Fu-cilate me, diceva egli tra i singhiozzi, fucilate me al po-sto di mio padre! – Niente grazia, si rispose, e l'infelicegiovane vide massacrare sotto i suoi occhi colui, a cuidoveva la vita.

«In Francia le parole sono tutto, gli atti nulla. Gli in-genui della Comune avevano fatto un ridicolo decreto dimessa fuor dalla legge, gli altri mettono fuor dalla vita.Ma è in nome dell'ordine: allora tutto va bene.

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Page 292: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«....Ci viene giurato che s'intese gridare al corso Bo-naparte dagli zuavi pontifici: viva la linea, morte ai re-pubblicani!

«Era impossibile attraversare il ponte del canale. Ap-pena qualcuno appariva, ch'era pigliato di mira da unadozzina di palle. Gli uomini, ancora, riescivano a scap-pare. Ma una povera donna, col bimbo in braccio, vollepassare: rimase uccisa sul colpo. Che differenza fate voitra coloro che tirano sui disarmati e gli assassini?

«Quattro soldati, che avevano abbandonato i ranghi,furono presi e fucilati di buon mattino presso la prefet-tura. Un sergente della guardia nazionale, uomo serio,afferma d'aver veduto, al bastione del Muy, delle guar-die nazionali fucilare un inerme, colpevole d'avere adalta voce disapprovato la condotta di certi battaglioni.Un altro cittadino, che biasimò quest'atto, fu minacciato;egli scoperse il proprio petto, dicendo: tirate, se ne aveteil coraggio! Non l'ebbero il coraggio, ma chiamaronodei marinai, che erano alla prefettura; questi tiraronodelle fucilate sul cittadino, che si salvava.» (Egalité diMarsiglia).

«....Ciò che v'ha di certo è che queste esecuzioni nonsono fatti isolati, di cui un partito possa respingere la re-sponsabilità, ma il risultato d'una parola d'ordine,l'applicazione d'una regola di condotta, poichè a Marsi-glia egualmente, è l'Union nazionale che lo narra, tutti isoldati, caduti nelle mani d'Espivent, subirono l'egualsorte.

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«....Ci viene giurato che s'intese gridare al corso Bo-naparte dagli zuavi pontifici: viva la linea, morte ai re-pubblicani!

«Era impossibile attraversare il ponte del canale. Ap-pena qualcuno appariva, ch'era pigliato di mira da unadozzina di palle. Gli uomini, ancora, riescivano a scap-pare. Ma una povera donna, col bimbo in braccio, vollepassare: rimase uccisa sul colpo. Che differenza fate voitra coloro che tirano sui disarmati e gli assassini?

«Quattro soldati, che avevano abbandonato i ranghi,furono presi e fucilati di buon mattino presso la prefet-tura. Un sergente della guardia nazionale, uomo serio,afferma d'aver veduto, al bastione del Muy, delle guar-die nazionali fucilare un inerme, colpevole d'avere adalta voce disapprovato la condotta di certi battaglioni.Un altro cittadino, che biasimò quest'atto, fu minacciato;egli scoperse il proprio petto, dicendo: tirate, se ne aveteil coraggio! Non l'ebbero il coraggio, ma chiamaronodei marinai, che erano alla prefettura; questi tiraronodelle fucilate sul cittadino, che si salvava.» (Egalité diMarsiglia).

«....Ciò che v'ha di certo è che queste esecuzioni nonsono fatti isolati, di cui un partito possa respingere la re-sponsabilità, ma il risultato d'una parola d'ordine,l'applicazione d'una regola di condotta, poichè a Marsi-glia egualmente, è l'Union nazionale che lo narra, tutti isoldati, caduti nelle mani d'Espivent, subirono l'egualsorte.

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Page 293: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Ma niuno si commuove di questi assassini, che simoltiplicano. Perchè un assassinio divenga un atto digiustizia basta che, in luogo d'essere compiuto sottol'etichetta della repubblica, sia d'ordine monarchico eclericale.

«Ahimè! il senso morale subisce attualmente, in que-sta povera e grande Francia, un'eclisse, che farà epocanella storia del mondo. Sembra che sia nostro compitogiustificare la sentenza di morte pronunciata contro dinoi da un vincitore insolente.» (J. Guesde, Droits del'homme, di Montpellier).

Questi fatti non hanno bisogno di commento. Il popo-lo si limitava a disarmare; i difensori dell'«ordine» mas-sacravano.

Il numero dei morti fu considerevole. L'esercito dellacontro-rivoluzione fece oltreciò gran numero di prigio-nieri ed il generale Espivent celebrò le sue gesta in que-sti termini:

«Marsiglia, 5 aprile.

«IL GENERALE DI DIVISIONE«AL SIGNOR MINISTRO DELLA GUERRA.

«Feci un'entrata trionfale in Marsiglia con tutte le mietruppe; fui molto acclamato.

«Il mio quartier generale è installato alla prefettura. Idelegati del Comitato rivoluzionario abbandonarono in-dividualmente la città, sin da iermattina. Il procuratoregenerale presso la Corte d'Aix, che mi dà il concorso più

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«Ma niuno si commuove di questi assassini, che simoltiplicano. Perchè un assassinio divenga un atto digiustizia basta che, in luogo d'essere compiuto sottol'etichetta della repubblica, sia d'ordine monarchico eclericale.

«Ahimè! il senso morale subisce attualmente, in que-sta povera e grande Francia, un'eclisse, che farà epocanella storia del mondo. Sembra che sia nostro compitogiustificare la sentenza di morte pronunciata contro dinoi da un vincitore insolente.» (J. Guesde, Droits del'homme, di Montpellier).

Questi fatti non hanno bisogno di commento. Il popo-lo si limitava a disarmare; i difensori dell'«ordine» mas-sacravano.

Il numero dei morti fu considerevole. L'esercito dellacontro-rivoluzione fece oltreciò gran numero di prigio-nieri ed il generale Espivent celebrò le sue gesta in que-sti termini:

«Marsiglia, 5 aprile.

«IL GENERALE DI DIVISIONE«AL SIGNOR MINISTRO DELLA GUERRA.

«Feci un'entrata trionfale in Marsiglia con tutte le mietruppe; fui molto acclamato.

«Il mio quartier generale è installato alla prefettura. Idelegati del Comitato rivoluzionario abbandonarono in-dividualmente la città, sin da iermattina. Il procuratoregenerale presso la Corte d'Aix, che mi dà il concorso più

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Page 294: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

sincero, spicca mandati d'arresto in tutta la Francia. Ab-biamo 500 prigionieri, che faccio condurre al castellod'If.

«Tutto è perfettamente tranquillo, in questo momento,a Marsiglia.

«Firmato: generale ESPIVENT.»

Portare in una città l'incendio, il furore ed il massa-cro, decimare una fiera popolazione ecco ciò che i gene-rali di Thiers chiamano un'«entrata trionfale!»

Le condanne a morte di parecchi capi del movimentomarsigliese – Gastone Crèmieux, Roux, Etienne, Pélis-sier, Paquis, Brissy, ecc. – furono aggiunte dal Consigliodi guerra alle pompe dell'«entrata trionfale» del generaleEspivent.

** *

Non appena si conobbero a St. Etienne gli avveni-menti di Parigi, la frazione repubblicana della città af-fermò al club della Rotonda, la sua simpatia per la Co-mune. Il Comitato centrale repubblicano, detto della viadella Vergine, fondato dopo il 4 settembre e composto diventi delegati di ciascuno dei quattro comitati repubbli-cani circondariali, propose immediatamente la procla-mazione della Comune. La Società dell'Alleanza repub-blicana ebbe un momento d'esitazione, di cui approfittòil Comitato centrale repubblicano per far nominare, se-duta stante, in una riunione d'ufficiali, un Comitato cen-

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sincero, spicca mandati d'arresto in tutta la Francia. Ab-biamo 500 prigionieri, che faccio condurre al castellod'If.

«Tutto è perfettamente tranquillo, in questo momento,a Marsiglia.

«Firmato: generale ESPIVENT.»

Portare in una città l'incendio, il furore ed il massa-cro, decimare una fiera popolazione ecco ciò che i gene-rali di Thiers chiamano un'«entrata trionfale!»

Le condanne a morte di parecchi capi del movimentomarsigliese – Gastone Crèmieux, Roux, Etienne, Pélis-sier, Paquis, Brissy, ecc. – furono aggiunte dal Consigliodi guerra alle pompe dell'«entrata trionfale» del generaleEspivent.

** *

Non appena si conobbero a St. Etienne gli avveni-menti di Parigi, la frazione repubblicana della città af-fermò al club della Rotonda, la sua simpatia per la Co-mune. Il Comitato centrale repubblicano, detto della viadella Vergine, fondato dopo il 4 settembre e composto diventi delegati di ciascuno dei quattro comitati repubbli-cani circondariali, propose immediatamente la procla-mazione della Comune. La Società dell'Alleanza repub-blicana ebbe un momento d'esitazione, di cui approfittòil Comitato centrale repubblicano per far nominare, se-duta stante, in una riunione d'ufficiali, un Comitato cen-

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Page 295: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

trale della guardia nazionale, col quale precedette il po-polo all'Hôtel-de-Ville, che venne occupato senza colpoferire.

Il signor de l'Espée, mandato a St. Etienne a ristabili-re l'ordine e che diceva a voce ben alta: «La canaglianon mi fa paura; io so che cosa sia una sommossa ecome la si domi», fu riconosciuto nel tumulto da unoperaio armaiolo ed arrestato. Senza perdere un'ora, ilComitato centrale convocò gli elettori col seguente pro-clama:

R ep u b b lica fra n cese .COMUNE DI ST. ETIENNE.

«Cittadini.«La guardia nazionale ha stabilito la Comune.«La Comune non è nè l'incendio, nè il furto, nè il sac-

cheggio, come si va ripetendo, ma la conquista dellefranchigie e dell'indipendenza, toltevi dalle legislazioniimperiali e monarchiche; è la vera base della repubblica.

«Una Commissione provvisoria di quattro membridella guardia nazionale per ogni compagnia venne inse-diata; essa amministrerà, sino a nomina, per via del suf-fragio universale, del Consiglio definitivo.

«Le elezioni a tale scopo avranno luogo mercoledì,29 corrente, a scrutinio di lista con 36 nomi.

«La Commissione provvisoria conta sul patriottismodei buoni cittadini pel mantenimento dell'ordine e della

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trale della guardia nazionale, col quale precedette il po-polo all'Hôtel-de-Ville, che venne occupato senza colpoferire.

Il signor de l'Espée, mandato a St. Etienne a ristabili-re l'ordine e che diceva a voce ben alta: «La canaglianon mi fa paura; io so che cosa sia una sommossa ecome la si domi», fu riconosciuto nel tumulto da unoperaio armaiolo ed arrestato. Senza perdere un'ora, ilComitato centrale convocò gli elettori col seguente pro-clama:

R ep u b b lica fra n cese .COMUNE DI ST. ETIENNE.

«Cittadini.«La guardia nazionale ha stabilito la Comune.«La Comune non è nè l'incendio, nè il furto, nè il sac-

cheggio, come si va ripetendo, ma la conquista dellefranchigie e dell'indipendenza, toltevi dalle legislazioniimperiali e monarchiche; è la vera base della repubblica.

«Una Commissione provvisoria di quattro membridella guardia nazionale per ogni compagnia venne inse-diata; essa amministrerà, sino a nomina, per via del suf-fragio universale, del Consiglio definitivo.

«Le elezioni a tale scopo avranno luogo mercoledì,29 corrente, a scrutinio di lista con 36 nomi.

«La Commissione provvisoria conta sul patriottismodei buoni cittadini pel mantenimento dell'ordine e della

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Page 296: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

sicurezza pubblica, con cui solamente si può assicurareil lavoro e togliere la fonte delle nostre miserie.

«Viva la repubblica!«Fatto all'Hôtel-de-Ville di St. Etienne, il 26 marzo

1871.«Per ordine del Comitato della guardia nazionale

JOLIVALT.»

Erasi rimarcato da qualche giorno, a Saint Etienne,l'esaltazione d'un vecchio repubblicano del 1851, chia-mato Fillon. Egli passeggiava per la città, collo chasse-pot in ispalla, con un revolver alla cintura rossa, e colcapo coperto da un immenso cappello da montanarocontornato da un'enorme fascia di lana rossa; andava ar-ringando i gruppi e spingendo alla sommossa. Arrivatofra i primi all'Hôtel-deVille, fu incaricato col cittadinoVictoire (e non Gidrol, come dissero certi giornali) disorvegliare il prefetto prigioniero.

Dato lo stato in cui trovavasi Fillon, le cose volseropresto al tragico. Victoire, che volle intervenire a favoredel prefetto, ricevette una scarica di revolver, che lo ste-se morto; l'assassino tirò poscia sul prefetto, che caddeegualmente nel proprio sangue. In quel momento accor-sero alcune guardie nazionali, attirate dal rumore. Partìun colpo di fuoco e alla sua volta Fillon cadde morentesulle sue vittime.

Queste sono le circostanze in cui fu ucciso il sig. del'Espèe. Ma i versagliesi, fedeli alla loro politica di ca-

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sicurezza pubblica, con cui solamente si può assicurareil lavoro e togliere la fonte delle nostre miserie.

«Viva la repubblica!«Fatto all'Hôtel-de-Ville di St. Etienne, il 26 marzo

1871.«Per ordine del Comitato della guardia nazionale

JOLIVALT.»

Erasi rimarcato da qualche giorno, a Saint Etienne,l'esaltazione d'un vecchio repubblicano del 1851, chia-mato Fillon. Egli passeggiava per la città, collo chasse-pot in ispalla, con un revolver alla cintura rossa, e colcapo coperto da un immenso cappello da montanarocontornato da un'enorme fascia di lana rossa; andava ar-ringando i gruppi e spingendo alla sommossa. Arrivatofra i primi all'Hôtel-deVille, fu incaricato col cittadinoVictoire (e non Gidrol, come dissero certi giornali) disorvegliare il prefetto prigioniero.

Dato lo stato in cui trovavasi Fillon, le cose volseropresto al tragico. Victoire, che volle intervenire a favoredel prefetto, ricevette una scarica di revolver, che lo ste-se morto; l'assassino tirò poscia sul prefetto, che caddeegualmente nel proprio sangue. In quel momento accor-sero alcune guardie nazionali, attirate dal rumore. Partìun colpo di fuoco e alla sua volta Fillon cadde morentesulle sue vittime.

Queste sono le circostanze in cui fu ucciso il sig. del'Espèe. Ma i versagliesi, fedeli alla loro politica di ca-

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lunnie, accusarono della sua morte il partito repubblica-no della città, mentre trattavasi dell'opera d'uno di queicervelli squilibrati, che l'effervescenza delle folle finiscecol rendere pazzi.

Apprendendo questi tristi avvenimenti, il Comitatocentrale sentì il coraggio venir meno ed, anzichè spiega-re alla popolazione di Saint Etienne come erano passatele cose, si tenne in una completa inazione. Ciò non per-tanto tutto l'elemento popolare era sollevato: i minatorierano partiti dai pozzi ed inondavano la piazza; arma-iuoli e passamanai erano nel movimento; la rivoluzioneavrebbe potuto condursi a buon fine. Ma l'inazione delComitato stancò tutti. All'indomani la folla era assai di-minuita e non comprendeva nulla di un movimento, dalquale non sgorgava alcuna azione collettiva; essa nonoppose resistenza ai diecimila uomini di truppa, che ri-presero l'Hôtel de-Ville.

Minaccie a tutta la popolazione ed arresti numerosi fi-nirono il «ristabilimento dell'ordine». La maggioranzadella città, senza avere appoggiato il movimento inmodo efficace, era spaventata dall'audacia della reazio-ne, e l'Eclaireur de St. Etienne diceva malinconicamen-te:

«Se il Governo e l'assemblea di Versailles avesserovoluto, se avessero realmente dato opera al consolida-mento della repubblica, se avessero tolto ogni speranzaai pretendenti, Parigi non si sarebbe sollevata, e dopo diessa Lione, Marsiglia, Tolosa, St. Etienne, ecc. Ma si agì

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lunnie, accusarono della sua morte il partito repubblica-no della città, mentre trattavasi dell'opera d'uno di queicervelli squilibrati, che l'effervescenza delle folle finiscecol rendere pazzi.

Apprendendo questi tristi avvenimenti, il Comitatocentrale sentì il coraggio venir meno ed, anzichè spiega-re alla popolazione di Saint Etienne come erano passatele cose, si tenne in una completa inazione. Ciò non per-tanto tutto l'elemento popolare era sollevato: i minatorierano partiti dai pozzi ed inondavano la piazza; arma-iuoli e passamanai erano nel movimento; la rivoluzioneavrebbe potuto condursi a buon fine. Ma l'inazione delComitato stancò tutti. All'indomani la folla era assai di-minuita e non comprendeva nulla di un movimento, dalquale non sgorgava alcuna azione collettiva; essa nonoppose resistenza ai diecimila uomini di truppa, che ri-presero l'Hôtel de-Ville.

Minaccie a tutta la popolazione ed arresti numerosi fi-nirono il «ristabilimento dell'ordine». La maggioranzadella città, senza avere appoggiato il movimento inmodo efficace, era spaventata dall'audacia della reazio-ne, e l'Eclaireur de St. Etienne diceva malinconicamen-te:

«Se il Governo e l'assemblea di Versailles avesserovoluto, se avessero realmente dato opera al consolida-mento della repubblica, se avessero tolto ogni speranzaai pretendenti, Parigi non si sarebbe sollevata, e dopo diessa Lione, Marsiglia, Tolosa, St. Etienne, ecc. Ma si agì

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come si volesse provocare alla guerra civile; ed oral'abbiamo avuta.

«Lo chiediamo ai reazionari: sono essi veramente fie-ri della loro opera? Il paese, minacciato dai prussiani sidilania esso stesso, come se la Francia andasse realmen-te ad annientarsi. È questo ciò ch'essi volevano e pensa-vano forse che la nazione non sia ancora abbastanza sfi-brata per essere posta nuovamente sotto il giogo di unamonarchia qualunque?»

** *

Come la popolazione di St. Etienne, anche quella diNarbona si sollevò negli ultimi di marzo, impadronen-dosi dell'Hôtel-de-Ville, e proclamò la sua Comune.Bentosto la città intera apprese dal programma seguente,il significato del moto rivoluzionario, che aveva inalbe-rato la bandiera rossa:

«POPOLO DI NARBONA,«Cedendo infine ai vostri patriottici e legittimi desi-

deri, spesso espressi nelle riunioni pubbliche, abbiamochiesto al Consiglio municipale di proclamare la Comu-ne centrale del circondario, giusta l'esempio dell'eroicaParigi.

«È invano che instammo per la convocazione delConsiglio, onde, seguendo il vostro irresistibile impulso,rientrammo risolutamente nell'Hôtel-de-Ville per inalbe-

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come si volesse provocare alla guerra civile; ed oral'abbiamo avuta.

«Lo chiediamo ai reazionari: sono essi veramente fie-ri della loro opera? Il paese, minacciato dai prussiani sidilania esso stesso, come se la Francia andasse realmen-te ad annientarsi. È questo ciò ch'essi volevano e pensa-vano forse che la nazione non sia ancora abbastanza sfi-brata per essere posta nuovamente sotto il giogo di unamonarchia qualunque?»

** *

Come la popolazione di St. Etienne, anche quella diNarbona si sollevò negli ultimi di marzo, impadronen-dosi dell'Hôtel-de-Ville, e proclamò la sua Comune.Bentosto la città intera apprese dal programma seguente,il significato del moto rivoluzionario, che aveva inalbe-rato la bandiera rossa:

«POPOLO DI NARBONA,«Cedendo infine ai vostri patriottici e legittimi desi-

deri, spesso espressi nelle riunioni pubbliche, abbiamochiesto al Consiglio municipale di proclamare la Comu-ne centrale del circondario, giusta l'esempio dell'eroicaParigi.

«È invano che instammo per la convocazione delConsiglio, onde, seguendo il vostro irresistibile impulso,rientrammo risolutamente nell'Hôtel-de-Ville per inalbe-

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rarvi la bandiera della rivendicazione dei vostri diritti,troppo a lungo disconosciuti.

«Appena insediati, fummo attaccati dalla forza arma-ta, mandata da chi non ha coraggio se non protetto daisoldati. L'attacco si volse in confusione poi nostri nemi-ci; i soldati rammentarono di non essere che i figli delpopolo, di cui si cerca di fare i carnefici dei loro fratelli.

«Da allora l'ordine più perfetto non cessò di regnare aNarbona; malgrado l'eccitazione pubblica le proprietà ele persone furono rispettate; se si presero provvedimentieccezionali verso il sig. Raynal seniore, è a motivo dellenotizie certe che ce lo rappresentavano come l'istigatorereale dell'attacco armato diretto contro noi; lo arrestam-mo per misura d'ordine pubblico.

«Il sig. Raynal seniore fu, nelle nostre mani, una ga-ranzia del mantenimento dell'ordine ed un ostaggio perla sicurezza di coloro, che si sollevarono per la difesadei vostri diritti.

«Si cerca di scoraggiarci, dicendo che le città circo-stanti non imitarono ancora il nostro esempio; è questoun motivo per abbassare davanti alla forza brutale que-sta bandiera rossa, tinta del sangue dei nostri martiri eche noi siamo pronti a bagnare col nostro?

«Altri acconsentano a vivere eternamente oppressi econtinuino ad essere il vile gregge, con cui i nostri op-pressori cercano di sfamarsi. Noi non disarmeremo fin-chè non sarà fatta giustizia alle nostre rivendicazioni ed,ove si ricorra ancora alla forza per respingerle, noi lo di-

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rarvi la bandiera della rivendicazione dei vostri diritti,troppo a lungo disconosciuti.

«Appena insediati, fummo attaccati dalla forza arma-ta, mandata da chi non ha coraggio se non protetto daisoldati. L'attacco si volse in confusione poi nostri nemi-ci; i soldati rammentarono di non essere che i figli delpopolo, di cui si cerca di fare i carnefici dei loro fratelli.

«Da allora l'ordine più perfetto non cessò di regnare aNarbona; malgrado l'eccitazione pubblica le proprietà ele persone furono rispettate; se si presero provvedimentieccezionali verso il sig. Raynal seniore, è a motivo dellenotizie certe che ce lo rappresentavano come l'istigatorereale dell'attacco armato diretto contro noi; lo arrestam-mo per misura d'ordine pubblico.

«Il sig. Raynal seniore fu, nelle nostre mani, una ga-ranzia del mantenimento dell'ordine ed un ostaggio perla sicurezza di coloro, che si sollevarono per la difesadei vostri diritti.

«Si cerca di scoraggiarci, dicendo che le città circo-stanti non imitarono ancora il nostro esempio; è questoun motivo per abbassare davanti alla forza brutale que-sta bandiera rossa, tinta del sangue dei nostri martiri eche noi siamo pronti a bagnare col nostro?

«Altri acconsentano a vivere eternamente oppressi econtinuino ad essere il vile gregge, con cui i nostri op-pressori cercano di sfamarsi. Noi non disarmeremo fin-chè non sarà fatta giustizia alle nostre rivendicazioni ed,ove si ricorra ancora alla forza per respingerle, noi lo di-

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ciamo in faccia al cielo, sapremo difenderle fino allamorte.

«Vogliamo che la Comune centrale sia riconosciutatale quale fu acclamata dal popolo riunito sotto questaloggia, unendoci alla Comune nazionale di Parigi.

«Vogliamo che la guardia nazionale sia organizzatacon nuove elezioni dei quadri e che oltreciò le si dianoinfine armi e munizioni.

«Coloro che trovassero esagerate le nostre pretesenon possono essere che i sicari dei tiranni, i cui tronitentano di ristabilire. Essi saranno i veri autori dellesventure, che si preparano! E su loro che dovete farnericadere la terribile responsabilità! Sì; cadano su di essile maledizioni dei posteri.

«S'essi osano massacrarvi, o donne eroiche, degne diSparta, saranno maledetti nei loro figli e nei loro discen-denti.

«Viva la repubblica democratica ! Viva la Comune diParigi!

«Il capo provvisorio della Comune centrale del cir-condario di Narbona: E. DIGEON.»

Anche qui la vittoria non durò a lungo. Giusta la tatti-ca di Versailles, l'esercito, che dapprima erasi ritirato, ri-tornò alla carica con rinforzi e vinse.

La Fraternité di Carcassonne fece nei seguenti termi-ni il racconto di questa nuova disfatta del popolo

«Narbona è sconfitta, in mezzo all'isolamento in cuifu lasciata dalle altre città, specialmente da Tolosa, e da-

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ciamo in faccia al cielo, sapremo difenderle fino allamorte.

«Vogliamo che la Comune centrale sia riconosciutatale quale fu acclamata dal popolo riunito sotto questaloggia, unendoci alla Comune nazionale di Parigi.

«Vogliamo che la guardia nazionale sia organizzatacon nuove elezioni dei quadri e che oltreciò le si dianoinfine armi e munizioni.

«Coloro che trovassero esagerate le nostre pretesenon possono essere che i sicari dei tiranni, i cui tronitentano di ristabilire. Essi saranno i veri autori dellesventure, che si preparano! E su loro che dovete farnericadere la terribile responsabilità! Sì; cadano su di essile maledizioni dei posteri.

«S'essi osano massacrarvi, o donne eroiche, degne diSparta, saranno maledetti nei loro figli e nei loro discen-denti.

«Viva la repubblica democratica ! Viva la Comune diParigi!

«Il capo provvisorio della Comune centrale del cir-condario di Narbona: E. DIGEON.»

Anche qui la vittoria non durò a lungo. Giusta la tatti-ca di Versailles, l'esercito, che dapprima erasi ritirato, ri-tornò alla carica con rinforzi e vinse.

La Fraternité di Carcassonne fece nei seguenti termi-ni il racconto di questa nuova disfatta del popolo

«Narbona è sconfitta, in mezzo all'isolamento in cuifu lasciata dalle altre città, specialmente da Tolosa, e da-

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vanti alle forze spedite da parecchi punti per vincerla,col cannone e collo chassepot dei turcos. Montpellierfornì due compagnie del genio, Tolosa mezza batteriad'artiglieria, Foix 120 uomini di fanteria, Carcassonneuno squadrone di cavalleria, Perpignano alcune compa-gnie di africani, di soldati nati nel paese delle iene e deisciacalli. Queste truppe, riunite al 42.° reggimento diguarnigione a Narbona, formavano un piccolo esercito.Nulla vi mancava; tutte le armi vi erano rappresentate.

«Il generale Zentz era stato spedito da Tolosa per as-sumere il comando di queste forze, in sostituzione delsignor Robinet, che senza dubbio non si trovò abbastan-za spietato per eseguire gli ordini spediti.

«Nella notte dal giovedì al venerdì eransi erette barri-cate nelle vie sboccanti alle vicinanze dell'Arcivescova-to. Verso le tre del mattino, una barricata subì il fuocodei turcos senza alcuna intimazione preventiva e senzache vi fosse attacco. Uno dei difensori della barricatacadde morto sul colpo e tre altri furono gravemente feri-ti.

«Alle due pomeridiane del venerdì arrivò a Carcas-sonne un dispaccio annunciante la capitolazione degliinsorti. Questi uscirono dall'Hôtel-de-Ville e vi rimase ilsolo signor Digeon, che non volle abbandonare il suoposto. Un gruppo di cittadini e di donne del popolo sali-rono nella sala ov'egli era e lo rapirono a viva forza,malgrado la sua resistenza. Lo si portò più che non lo sicondusse in una casa della città, ove rimase finoall'indomani alle otto del mattino, rifiutando di provve-

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vanti alle forze spedite da parecchi punti per vincerla,col cannone e collo chassepot dei turcos. Montpellierfornì due compagnie del genio, Tolosa mezza batteriad'artiglieria, Foix 120 uomini di fanteria, Carcassonneuno squadrone di cavalleria, Perpignano alcune compa-gnie di africani, di soldati nati nel paese delle iene e deisciacalli. Queste truppe, riunite al 42.° reggimento diguarnigione a Narbona, formavano un piccolo esercito.Nulla vi mancava; tutte le armi vi erano rappresentate.

«Il generale Zentz era stato spedito da Tolosa per as-sumere il comando di queste forze, in sostituzione delsignor Robinet, che senza dubbio non si trovò abbastan-za spietato per eseguire gli ordini spediti.

«Nella notte dal giovedì al venerdì eransi erette barri-cate nelle vie sboccanti alle vicinanze dell'Arcivescova-to. Verso le tre del mattino, una barricata subì il fuocodei turcos senza alcuna intimazione preventiva e senzache vi fosse attacco. Uno dei difensori della barricatacadde morto sul colpo e tre altri furono gravemente feri-ti.

«Alle due pomeridiane del venerdì arrivò a Carcas-sonne un dispaccio annunciante la capitolazione degliinsorti. Questi uscirono dall'Hôtel-de-Ville e vi rimase ilsolo signor Digeon, che non volle abbandonare il suoposto. Un gruppo di cittadini e di donne del popolo sali-rono nella sala ov'egli era e lo rapirono a viva forza,malgrado la sua resistenza. Lo si portò più che non lo sicondusse in una casa della città, ove rimase finoall'indomani alle otto del mattino, rifiutando di provve-

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dere alla sua salvezza personale. Egli non ignoravach'era stato emanato contro di lui un mandato di cattura.Alle otto fu arrestato dai gendarmi.»

Secondo il governo di Versailles, non era stato versa-to a sufficienza il sangue popolare; degli ufficiali con-dannarono a morte diciannove soldati, rei di non aver ti-rato sui loro fratelli di Narbona. La loro pena fu com-mutata nel bagno. Così ne parlava il giornale Les droitsde l'homme di Montpellier:

«Essi rifiutarono di tirare sui comunardi di Narbona;passarono nelle loro file e rimasero con essi, qualchegiorno, nell'Hôtel-deVille. Sapevano essi ciò che faceva-no? Avevano udito parlare della rivoluzione di Parigi,dell'insurrezione di Lione, di Marsiglia, credevano che ilgoverno, ch'era fuggitivo, avrebbe la stessa sorte diquelli del 1830, del 1848, del 4 settembre. Sapevano chealle giornate di luglio e del 24 febbraio alcuni reggimen-ti avevano levato in aria i calci dei fucili, divenendo, coiloro colonnelli, l'oggetto di ovazioni popolari.

«L'effetto di questa terribile condanna non sarà mino-re in tutta la Francia che nel nostro dipartimento, ove ladolorosa notizia fu accolta come un lutto pubblico eportò la tristezza nelle anime meno pietose. Essa ram-menta, infatti, le più tristi epoche della nostra storia,quelle in cui le leggi marziali, applicate con rigore ine-sorabile, creavano, colle vittime d'un'idea, i germi dirappresaglie terribili, le quali covavano nei cuori e sipropagavano col contagio della rabbia vendicatrice, su-scitata dall'ammirazione d'una causa popolare.»

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dere alla sua salvezza personale. Egli non ignoravach'era stato emanato contro di lui un mandato di cattura.Alle otto fu arrestato dai gendarmi.»

Secondo il governo di Versailles, non era stato versa-to a sufficienza il sangue popolare; degli ufficiali con-dannarono a morte diciannove soldati, rei di non aver ti-rato sui loro fratelli di Narbona. La loro pena fu com-mutata nel bagno. Così ne parlava il giornale Les droitsde l'homme di Montpellier:

«Essi rifiutarono di tirare sui comunardi di Narbona;passarono nelle loro file e rimasero con essi, qualchegiorno, nell'Hôtel-deVille. Sapevano essi ciò che faceva-no? Avevano udito parlare della rivoluzione di Parigi,dell'insurrezione di Lione, di Marsiglia, credevano che ilgoverno, ch'era fuggitivo, avrebbe la stessa sorte diquelli del 1830, del 1848, del 4 settembre. Sapevano chealle giornate di luglio e del 24 febbraio alcuni reggimen-ti avevano levato in aria i calci dei fucili, divenendo, coiloro colonnelli, l'oggetto di ovazioni popolari.

«L'effetto di questa terribile condanna non sarà mino-re in tutta la Francia che nel nostro dipartimento, ove ladolorosa notizia fu accolta come un lutto pubblico eportò la tristezza nelle anime meno pietose. Essa ram-menta, infatti, le più tristi epoche della nostra storia,quelle in cui le leggi marziali, applicate con rigore ine-sorabile, creavano, colle vittime d'un'idea, i germi dirappresaglie terribili, le quali covavano nei cuori e sipropagavano col contagio della rabbia vendicatrice, su-scitata dall'ammirazione d'una causa popolare.»

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La popolazione operaia del Creuzot non rimase indif-ferente a questo movimento comunale. Dal 5 settembreessa teneva l'amministrazione della città. Un operaiomeccanico, Dumay, era maire; un operaio orologiaio,Supplissy, era commissario centrale; nel Consiglio mu-nicipale sedevano Gaffiot, Nigault, i fratelli Lemoine,Bontemps, Alemancy figlio ed altri socialisti.

All'annuncio del 18 marzo, una folla numerosa si riu-nì nella sala del teatro e dichiarò, tra un entusiasmo in-descrivibile, di voler seguire l'esempio di Parigi. Gaffiotdichiarò che all'indomani avrebbe luogo una grande ri-vista ed invitò la guardia nazionale a restar fedele allasua origine popolare. Era abbastanza esplicito; onde ilprefetto di Saône-et-Loire si affrettò ad inviare nuovetruppe al Creuzot.. La rivista era stata tenuta; la guardianazionale, seguita da una folla immensa, in cui le donnein gruppi numerosi si facevano rimarcare per le loro gri-da di viva la Comune; si recava alla piazza della Mairie.Davanti a questa stavano un battaglione di fanteria eduno squadrone di cavalleria. Il colonnello intimò al po-polo di ritirarsi; il popolo rispose con un immenso gridodi viva la Comune; contemporaneamente una diecina dicittadini si slanciò verso i soldati, scongiurandoli di nontirare sui loro fratelli. Il colonnello comanda il fuoco;non un fucile si abbassa. Viva la linea! viva la repubbli-ca! grida la folla. La gente dell'«ordine» voleva assolu-

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La popolazione operaia del Creuzot non rimase indif-ferente a questo movimento comunale. Dal 5 settembreessa teneva l'amministrazione della città. Un operaiomeccanico, Dumay, era maire; un operaio orologiaio,Supplissy, era commissario centrale; nel Consiglio mu-nicipale sedevano Gaffiot, Nigault, i fratelli Lemoine,Bontemps, Alemancy figlio ed altri socialisti.

All'annuncio del 18 marzo, una folla numerosa si riu-nì nella sala del teatro e dichiarò, tra un entusiasmo in-descrivibile, di voler seguire l'esempio di Parigi. Gaffiotdichiarò che all'indomani avrebbe luogo una grande ri-vista ed invitò la guardia nazionale a restar fedele allasua origine popolare. Era abbastanza esplicito; onde ilprefetto di Saône-et-Loire si affrettò ad inviare nuovetruppe al Creuzot.. La rivista era stata tenuta; la guardianazionale, seguita da una folla immensa, in cui le donnein gruppi numerosi si facevano rimarcare per le loro gri-da di viva la Comune; si recava alla piazza della Mairie.Davanti a questa stavano un battaglione di fanteria eduno squadrone di cavalleria. Il colonnello intimò al po-polo di ritirarsi; il popolo rispose con un immenso gridodi viva la Comune; contemporaneamente una diecina dicittadini si slanciò verso i soldati, scongiurandoli di nontirare sui loro fratelli. Il colonnello comanda il fuoco;non un fucile si abbassa. Viva la linea! viva la repubbli-ca! grida la folla. La gente dell'«ordine» voleva assolu-

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Page 304: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

tamente uno spargimento di sangue; la cavalleria siavanza per caricare. Le guardie nazionali incrociano ri-solutamente la baionetta, i cavalli si fermano, tutti i pettisono oppressi.

— Ma che volete dunque? esclama allora il capo mi-litare.

— La Comune! si risponde.— Ebbene, fatela la vostra Comune, replica egli. E si

ritira colle truppe.Tosto la piazza della Mairie si riempie ed il maire Du-

may annuncia in nome del popolo, che la Comune èproclamata al Creuzot. E la bandiera rossa si inalbera,fra le grida entusiaste di viva la Comune, viva la repub-blica, viva Parigi!

Questa bella giornata ebbe un ben triste indomani.L'esercito, rinforzato considerevolmente, ritornò alla ca-rica, disperse un meeting sulla piazza grande e s'impa-dronì della mairie. Era la sera; di notte infierirono gli ar-resti: l'«ordine» era ristabilito al Creuzot.

È incontestabile che il Creuzot s'era sollevato dietrol’esempio di Parigi, ma, come Parigi, era stato provoca-to dal governo di Thiers. È così che, nella sera del 1.°marzo (tosto dopo firmati i preliminari di pace) la cittàsi meravigliò di trovarsi senza gas; i rivoluzionari fiuta-rono qualche cosa d'insolito e non isbagliarono. Degliagenti provocatori, mescolati a creature di Schneider,corsero le vie, gridando: viva il 93! viva la ghigliottina!Suonarono l'allarme, ma vennero respinti dalla mairieda Dumay e da Supplissy, che arrestarono sette dei prin-

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tamente uno spargimento di sangue; la cavalleria siavanza per caricare. Le guardie nazionali incrociano ri-solutamente la baionetta, i cavalli si fermano, tutti i pettisono oppressi.

— Ma che volete dunque? esclama allora il capo mi-litare.

— La Comune! si risponde.— Ebbene, fatela la vostra Comune, replica egli. E si

ritira colle truppe.Tosto la piazza della Mairie si riempie ed il maire Du-

may annuncia in nome del popolo, che la Comune èproclamata al Creuzot. E la bandiera rossa si inalbera,fra le grida entusiaste di viva la Comune, viva la repub-blica, viva Parigi!

Questa bella giornata ebbe un ben triste indomani.L'esercito, rinforzato considerevolmente, ritornò alla ca-rica, disperse un meeting sulla piazza grande e s'impa-dronì della mairie. Era la sera; di notte infierirono gli ar-resti: l'«ordine» era ristabilito al Creuzot.

È incontestabile che il Creuzot s'era sollevato dietrol’esempio di Parigi, ma, come Parigi, era stato provoca-to dal governo di Thiers. È così che, nella sera del 1.°marzo (tosto dopo firmati i preliminari di pace) la cittàsi meravigliò di trovarsi senza gas; i rivoluzionari fiuta-rono qualche cosa d'insolito e non isbagliarono. Degliagenti provocatori, mescolati a creature di Schneider,corsero le vie, gridando: viva il 93! viva la ghigliottina!Suonarono l'allarme, ma vennero respinti dalla mairieda Dumay e da Supplissy, che arrestarono sette dei prin-

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cipali sobillatori, che furono poi rilasciati all'indomaniper ordine del tribunale di Autun. Questo fatto fu ac-compagnato da una strana circostanza. Al Creuzot,quante volte succede un'agitazione, la popolazione siporta in massa, quasi per tradizione, a Montchamin, al-tro centro operaio; il grido: a Montchamin! è l'accompa-gnamento obbligatorio di tutti i movimenti. Ora, per unasingolare coincidenza, in questa notte dal l.° al 2 marzo,in cui abortì il tentativo degli agenti provocatori, deipersonaggi misteriosi ponevano sulla via di Montcha-min degli ordigni carichi di cotone fulminante; ma perla loro inesperienza fecero succedere un'esplosione, cheuccise quindici di essi. A chi erano destinate quellebombe? È facile rispondere: si era voluto attirare in untranello infernale la popolazione rivoluzionaria delCreuzot. Questi sono i mezzi della reazione.

Bordeaux, Tolosa, Aix, Limoge, Nevers, Cosne, Nan-tes, Vierzon, Grenoble s'agitarono più o meno a favoredella rivoluzione comunale; ma ovunque, a furia di re-pressioni sanguinose e d'arresti, la forza rimase a Ver-sailles.

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La seconda città della Francia, Lione, non poteva li-mitarsi al suo tentativo sterile del 22 marzo e verso lafine d'aprile un moto insurrezionale più serio s'organiz-

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cipali sobillatori, che furono poi rilasciati all'indomaniper ordine del tribunale di Autun. Questo fatto fu ac-compagnato da una strana circostanza. Al Creuzot,quante volte succede un'agitazione, la popolazione siporta in massa, quasi per tradizione, a Montchamin, al-tro centro operaio; il grido: a Montchamin! è l'accompa-gnamento obbligatorio di tutti i movimenti. Ora, per unasingolare coincidenza, in questa notte dal l.° al 2 marzo,in cui abortì il tentativo degli agenti provocatori, deipersonaggi misteriosi ponevano sulla via di Montcha-min degli ordigni carichi di cotone fulminante; ma perla loro inesperienza fecero succedere un'esplosione, cheuccise quindici di essi. A chi erano destinate quellebombe? È facile rispondere: si era voluto attirare in untranello infernale la popolazione rivoluzionaria delCreuzot. Questi sono i mezzi della reazione.

Bordeaux, Tolosa, Aix, Limoge, Nevers, Cosne, Nan-tes, Vierzon, Grenoble s'agitarono più o meno a favoredella rivoluzione comunale; ma ovunque, a furia di re-pressioni sanguinose e d'arresti, la forza rimase a Ver-sailles.

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La seconda città della Francia, Lione, non poteva li-mitarsi al suo tentativo sterile del 22 marzo e verso lafine d'aprile un moto insurrezionale più serio s'organiz-

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Page 306: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

zò. Nella notte dal sabato alla domenica fu affisso il se-guente appello:

«Cittadini, l'ora è venuta: Lione, che fu la prima cittàla quale nel 4 settembre rivendicasse i suoi diritti allaComune, non può più a lungo lasciar massacrare l'eroicasua sorella, Parigi.

«I traditori di Versailles oltrepassarono il loro manda-to; dopo aver accettato per la Francia, senza discussione,tutte le condizioni volute dal nemico, vogliono ancoraimporsi a noi come governo costituente, che serva dagradino ad un regime monarchico.

«Il popolo lionese volle vedere fin dove arriverebbela sua audacia, ma la sua pazienza è esaurita ed esso nonpuò tollerare più oltre che un'assemblea faziosa agiti inFrancia la bandiera della guerra civile.»

«Le elezioni municipali erano l'ultimo, colpo portatoalla repubblica. Sarà questo il segnale della caduta deinostri oppressori.

«Conseguentemente, i rivoluzionari lionesi, tuttid'accordo, si radunarono, nominando una Commissioneprovvisoria coi poteri più estesi.

«Questa Comune, senza farsi conoscere, preparò la ri-voluzione oggi compiutasi e rimarrà depositaria di tutti ipoteri, insino a che, in un breve termine, si facciano ele-zioni logiche ed opportune.

«L'attuale situazione è difficile, o cittadini, e noi con-tiamo sul vostro concorso energico; ma i membri com-ponenti la Comune provvisoria sono risoluti ad impiega-re tutti gli elementi di successo, che sono in loro potere,

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zò. Nella notte dal sabato alla domenica fu affisso il se-guente appello:

«Cittadini, l'ora è venuta: Lione, che fu la prima cittàla quale nel 4 settembre rivendicasse i suoi diritti allaComune, non può più a lungo lasciar massacrare l'eroicasua sorella, Parigi.

«I traditori di Versailles oltrepassarono il loro manda-to; dopo aver accettato per la Francia, senza discussione,tutte le condizioni volute dal nemico, vogliono ancoraimporsi a noi come governo costituente, che serva dagradino ad un regime monarchico.

«Il popolo lionese volle vedere fin dove arriverebbela sua audacia, ma la sua pazienza è esaurita ed esso nonpuò tollerare più oltre che un'assemblea faziosa agiti inFrancia la bandiera della guerra civile.»

«Le elezioni municipali erano l'ultimo, colpo portatoalla repubblica. Sarà questo il segnale della caduta deinostri oppressori.

«Conseguentemente, i rivoluzionari lionesi, tuttid'accordo, si radunarono, nominando una Commissioneprovvisoria coi poteri più estesi.

«Questa Comune, senza farsi conoscere, preparò la ri-voluzione oggi compiutasi e rimarrà depositaria di tutti ipoteri, insino a che, in un breve termine, si facciano ele-zioni logiche ed opportune.

«L'attuale situazione è difficile, o cittadini, e noi con-tiamo sul vostro concorso energico; ma i membri com-ponenti la Comune provvisoria sono risoluti ad impiega-re tutti gli elementi di successo, che sono in loro potere,

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e sono sovratutto risoluti, piuttosto che vedersi strappatala vittoria, a fare un ammasso di ruine di una città chefosse abbastanza vile da lasciare assassinare Parigi e larepubblica.

«Viva la repubblica democratica, sociale ed universa-le!»

Immediatamente la Guillotière fu coperta di barricate,e la mairie di questo circondario, occupata dalle guardienazionali favorevoli alla rivoluzione, divenne il quartie-re generale del movimento.

Ma ai primi rumori d'insurrezione, il prefetto Valentined il generale Crouzat, alla testa delle guardie nazionaliborghesi e dell'esercito regolare, attaccarono la Guillo-tière, che occuparono dopo cinque ore di combattimen-to. Il popolo lasciò una cinquantina dei suoi sul campodi battaglia.

** *

Tutti questi tentativi fallirono per essere rimasti indi-pendenti gli uni dagli altri. Lo scacco era stato prevedu-to da alcuni organizzatori, tra cui Alberto Leblanc, dele-gato dell'Internazionale, i quali tentarono invano di soli-darizzare gli sforzi isolati. Nello stesso senso agirono icomunardi del Creuzot, quando, dopo il 18 marzo, in-viavano uno dei loro, Gaffiot, a Lione affine d'intendersicolla Comune di Lione sulla possibilità di fare di questacittà, ove si sarebbero recati armati i rivoluzionari dei

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e sono sovratutto risoluti, piuttosto che vedersi strappatala vittoria, a fare un ammasso di ruine di una città chefosse abbastanza vile da lasciare assassinare Parigi e larepubblica.

«Viva la repubblica democratica, sociale ed universa-le!»

Immediatamente la Guillotière fu coperta di barricate,e la mairie di questo circondario, occupata dalle guardienazionali favorevoli alla rivoluzione, divenne il quartie-re generale del movimento.

Ma ai primi rumori d'insurrezione, il prefetto Valentined il generale Crouzat, alla testa delle guardie nazionaliborghesi e dell'esercito regolare, attaccarono la Guillo-tière, che occuparono dopo cinque ore di combattimen-to. Il popolo lasciò una cinquantina dei suoi sul campodi battaglia.

** *

Tutti questi tentativi fallirono per essere rimasti indi-pendenti gli uni dagli altri. Lo scacco era stato prevedu-to da alcuni organizzatori, tra cui Alberto Leblanc, dele-gato dell'Internazionale, i quali tentarono invano di soli-darizzare gli sforzi isolati. Nello stesso senso agirono icomunardi del Creuzot, quando, dopo il 18 marzo, in-viavano uno dei loro, Gaffiot, a Lione affine d'intendersicolla Comune di Lione sulla possibilità di fare di questacittà, ove si sarebbero recati armati i rivoluzionari dei

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vicini dipartimenti, una terza rocca della rivoluzione(Marsiglia si sosteneva ancora). Ma si era fatto balenareai lionesi il pericolo d'un intervento prussiano e non sidiede seguito a questo progetto di federazione rivoluzio-naria delle provincie del Rodano, sognata da alcuni eche forse sarebbe stata la salvezza.

** *

Accanto a questi moti insurrezionali, che furono com-pressi isolatamente, un'altra agitazione, ma essenzial-mente popolare, sorgeva in tutta la Francia. Malgrado lemanovre monarchiche e le calunnie governative di Ver-sailles contro Parigi, quasi tutte le Comuni nominarono,nelle elezioni del 30 aprile, municipalità repubblicane.Un'idea generale emanava dai proclami dei nuovi eletti:cessazione del conflitto tra Parigi e Versailles, sul terre-no del riconoscimento delle franchigie municipali recla-mate dai parigini ed accettate dalla Francia..

Un gruppo di repubblicani di Bordeaux aveva apertoil cammino, pubblicando la seguente risoluzione:

«Art. 1. Un Congresso di delegati delle città francesiè convocato a Bordeaux, allo scopo di deliberare sullemisure più adatte a terminare la guerra civile, ad assicu-rare le franchigie municipali, a consolidare la repubbli-ca.

«Art. 2. Ogni città invierà un delegato per 20.000 abi-tanti. Tuttavia, una frazione supplementare eccedente

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vicini dipartimenti, una terza rocca della rivoluzione(Marsiglia si sosteneva ancora). Ma si era fatto balenareai lionesi il pericolo d'un intervento prussiano e non sidiede seguito a questo progetto di federazione rivoluzio-naria delle provincie del Rodano, sognata da alcuni eche forse sarebbe stata la salvezza.

** *

Accanto a questi moti insurrezionali, che furono com-pressi isolatamente, un'altra agitazione, ma essenzial-mente popolare, sorgeva in tutta la Francia. Malgrado lemanovre monarchiche e le calunnie governative di Ver-sailles contro Parigi, quasi tutte le Comuni nominarono,nelle elezioni del 30 aprile, municipalità repubblicane.Un'idea generale emanava dai proclami dei nuovi eletti:cessazione del conflitto tra Parigi e Versailles, sul terre-no del riconoscimento delle franchigie municipali recla-mate dai parigini ed accettate dalla Francia..

Un gruppo di repubblicani di Bordeaux aveva apertoil cammino, pubblicando la seguente risoluzione:

«Art. 1. Un Congresso di delegati delle città francesiè convocato a Bordeaux, allo scopo di deliberare sullemisure più adatte a terminare la guerra civile, ad assicu-rare le franchigie municipali, a consolidare la repubbli-ca.

«Art. 2. Ogni città invierà un delegato per 20.000 abi-tanti. Tuttavia, una frazione supplementare eccedente

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5000, darà diritto ad un delegato in più. I capiluoghi didipartimento o di circondario con meno di 20.000 abi-tanti invieranno ciascuno un delegato.

«Art.3. I delegati dovendo naturalmente venire indi-cati dal suffragio dei cittadini, gli inviti nominali saran-no indirizzati ai consiglieri municipali nominati nelleelezioni del 30 aprile 1871, secondo l'ordine del ruolo,fino a concorrenza del numero dei rappresentanti a cuila città avrà diritto e sino ad esaurimento della lista, nelcaso di rifiuto, morte, dimissione od impedimento deiprimi iscritti.

«Art. 4. A prevenire ogni obbiezione contro la legalitàdelle sue assemblee, il Congresso conserverà il caratteredi riunione privata. Non vi saranno ammessi che i suoimembri, i rappresentanti della stampa e le persone invi-tate dal suo ufficio.

«Art. 5. Il Congresso si riunirà a Bordeaux nei diecigiorni susseguenti alle elezioni del 30 aprile.

«Art. 6. Una sottoscrizione si aprirà in ogni città persovvenire alle spese del Congresso, proporzionalmenteal numero di delegati di ciascuna di esse.

«Art. 7. Gli elettori, i Comitati, i giornali sono invitatia diffondere la presente convocazione e ad assicurare lariunione del Congresso.

«Bordeaux, 25 aprile 1871.«Il Comitato provvisorio d'organizzazione (seguono

le firme).»

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5000, darà diritto ad un delegato in più. I capiluoghi didipartimento o di circondario con meno di 20.000 abi-tanti invieranno ciascuno un delegato.

«Art.3. I delegati dovendo naturalmente venire indi-cati dal suffragio dei cittadini, gli inviti nominali saran-no indirizzati ai consiglieri municipali nominati nelleelezioni del 30 aprile 1871, secondo l'ordine del ruolo,fino a concorrenza del numero dei rappresentanti a cuila città avrà diritto e sino ad esaurimento della lista, nelcaso di rifiuto, morte, dimissione od impedimento deiprimi iscritti.

«Art. 4. A prevenire ogni obbiezione contro la legalitàdelle sue assemblee, il Congresso conserverà il caratteredi riunione privata. Non vi saranno ammessi che i suoimembri, i rappresentanti della stampa e le persone invi-tate dal suo ufficio.

«Art. 5. Il Congresso si riunirà a Bordeaux nei diecigiorni susseguenti alle elezioni del 30 aprile.

«Art. 6. Una sottoscrizione si aprirà in ogni città persovvenire alle spese del Congresso, proporzionalmenteal numero di delegati di ciascuna di esse.

«Art. 7. Gli elettori, i Comitati, i giornali sono invitatia diffondere la presente convocazione e ad assicurare lariunione del Congresso.

«Bordeaux, 25 aprile 1871.«Il Comitato provvisorio d'organizzazione (seguono

le firme).»

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Ecco ora l'appello della Municipalità lionese:

R ep u b b lica fra n cese .COMUNE DI LIONE.

Lione, 5 maggio 1871.«Cittadini! La Francia non potè assistere impassibile

alla guerra fratricida tra Parigi e Versailles.«Da ogni parte si inviarono indirizzi all'Assemblea ed

alla Comune per portar loro parole di pace; dopo gli in-dirizzi, le delegazioni. Queste voci isolate andarono per-dute nei rumori del combattimento. Bisogna parlare piùforte; bisogna che la grande voce della Francia si elevi efaccia tacere la voce del cannone.

«Abbastanza sangue fu sparso; ne abbiamo abbastan-za di rovine e di lutti! Si dovrà dunque da francesi con-sumare l'opera di distruzione, che l'odio dello stranieroaveva sognata e che sembra non essersi compiuta daesso se non per riservarne a noi l'eterno rimorso?

«Parigi, assediata da un esercito francese, dopo esserestata assediata dalle orde prussiane, tende, ancora unavolta, le sue mani verso la provincia. Essa non sollecitaun concorso armato, ma un appoggio morale; chiede chela sua autorità pacifica si frapponga a disarmare i com-battenti. Potrebbe la provincia restar sorda a quest'appel-lo?

«Parigi non è la Comune, ma, pur deplorando i suoieccessi, vuole le libertà municipali come base della re-

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Ecco ora l'appello della Municipalità lionese:

R ep u b b lica fra n cese .COMUNE DI LIONE.

Lione, 5 maggio 1871.«Cittadini! La Francia non potè assistere impassibile

alla guerra fratricida tra Parigi e Versailles.«Da ogni parte si inviarono indirizzi all'Assemblea ed

alla Comune per portar loro parole di pace; dopo gli in-dirizzi, le delegazioni. Queste voci isolate andarono per-dute nei rumori del combattimento. Bisogna parlare piùforte; bisogna che la grande voce della Francia si elevi efaccia tacere la voce del cannone.

«Abbastanza sangue fu sparso; ne abbiamo abbastan-za di rovine e di lutti! Si dovrà dunque da francesi con-sumare l'opera di distruzione, che l'odio dello stranieroaveva sognata e che sembra non essersi compiuta daesso se non per riservarne a noi l'eterno rimorso?

«Parigi, assediata da un esercito francese, dopo esserestata assediata dalle orde prussiane, tende, ancora unavolta, le sue mani verso la provincia. Essa non sollecitaun concorso armato, ma un appoggio morale; chiede chela sua autorità pacifica si frapponga a disarmare i com-battenti. Potrebbe la provincia restar sorda a quest'appel-lo?

«Parigi non è la Comune, ma, pur deplorando i suoieccessi, vuole le libertà municipali come base della re-

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pubblica. La causa che essa difende è la causa di tutte lecittà della Francia.

«Come potrebbero esse non intervenire in un conflittoin cui sono impegnati i loro più preziosi interessi? Qualespirito imparziale potrebbe sostenere che le loro tenden-ze, le loro aspirazioni sono realmente rappresentatenell'assemblea? E come non avrebbero esse adunque ildiritto ed il dovere di far udire i loro voti?

«Questi voti, d'altronde, non sono essi i voti di tutta lanazione? Le elezioni municipali ora compiute possonoesse avere altro significato? A dispetto dei terrori, che laguerra civile poteva proiettare sullo scrutinio, non grida-no esse all'assemblea: pace e libertà?

«È sotto l'ispirazione di queste idee che Lione risolsedi formare nel suo seno un Congresso, a cui invita tuttele municipalità a mandare i loro delegati. Questi dovran-no concertarsi sulle migliori misure per far cessare laguerra civile, per assicurare le franchigie municipali, perrafforzare la repubblica.

«Il Congresso s'aprirà domenica, 14 maggio, a mez-zodì, al Grand-Thêatre, ove dovranno presentarsi i dele-gati, muniti dei loro poteri.

«Contiamo sulla vostra premura a rispondere al no-stro appello. Da un pronto intervento può dipendere lasalvezza della Francia e della repubblica.

«Ricevete, cari cittadini, i nostri fraterni saluti.

«I membri dell'ex Consiglio municipale: BARODET,BARBECOT, ecc.»

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pubblica. La causa che essa difende è la causa di tutte lecittà della Francia.

«Come potrebbero esse non intervenire in un conflittoin cui sono impegnati i loro più preziosi interessi? Qualespirito imparziale potrebbe sostenere che le loro tenden-ze, le loro aspirazioni sono realmente rappresentatenell'assemblea? E come non avrebbero esse adunque ildiritto ed il dovere di far udire i loro voti?

«Questi voti, d'altronde, non sono essi i voti di tutta lanazione? Le elezioni municipali ora compiute possonoesse avere altro significato? A dispetto dei terrori, che laguerra civile poteva proiettare sullo scrutinio, non grida-no esse all'assemblea: pace e libertà?

«È sotto l'ispirazione di queste idee che Lione risolsedi formare nel suo seno un Congresso, a cui invita tuttele municipalità a mandare i loro delegati. Questi dovran-no concertarsi sulle migliori misure per far cessare laguerra civile, per assicurare le franchigie municipali, perrafforzare la repubblica.

«Il Congresso s'aprirà domenica, 14 maggio, a mez-zodì, al Grand-Thêatre, ove dovranno presentarsi i dele-gati, muniti dei loro poteri.

«Contiamo sulla vostra premura a rispondere al no-stro appello. Da un pronto intervento può dipendere lasalvezza della Francia e della repubblica.

«Ricevete, cari cittadini, i nostri fraterni saluti.

«I membri dell'ex Consiglio municipale: BARODET,BARBECOT, ecc.»

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A Montpellier, i delegati dei Consigli municipali diCette, Béziers, Lunel, Clermont l'Herault, Marseillan,Montbazin, Gigean, Marsillargues, Maraussan, Abei-lhan, Villeneuve-lès-Béziers, Saint-Thibérv, ecc., riuniti,giovedì 4 maggio, alla sera, in Congresso preparatorio,presero le seguenti risoluzioni:

«Art. 1. Ogni Consiglio municipale repubblicano deldipartimento invierà ciascuno uno dei suoi membri aVersailles per far cessare immediatamente lo spargimen-to di sangue.

«Art. 2. Le Comuni che si trovassero nella deplorevo-le impossibilità di mandare un delegato sono autorizzatead affidare i loro poteri a quello d'una Comune del lorocantone.

«Art. 3. Il mandato dei delegati è definito dalla se-guente mozione, adottata in assemblea generale e dasottomettersi all'assemblea di Versailles

«I delegati dei Consigli municipali del dipartimentodell'Hérault, considerando:

«che il suffragio universale è uno, sempre eguale asè stesso e che il suo ultimo verdetto ha forza di legge;

«che gli eletti dell'8 febbraio, il cui mandato era li-mitato alla questione di pace o di guerra, non avrebberodiritto di contestare o restringere la sovranità degli elettidel 30 aprile;

«che nelle ultime elezioni municipali, a gran mag-gioranza, la nazione affermò la volontà di porre termineimmediatamente alla lotta fratricida già troppo durata;

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A Montpellier, i delegati dei Consigli municipali diCette, Béziers, Lunel, Clermont l'Herault, Marseillan,Montbazin, Gigean, Marsillargues, Maraussan, Abei-lhan, Villeneuve-lès-Béziers, Saint-Thibérv, ecc., riuniti,giovedì 4 maggio, alla sera, in Congresso preparatorio,presero le seguenti risoluzioni:

«Art. 1. Ogni Consiglio municipale repubblicano deldipartimento invierà ciascuno uno dei suoi membri aVersailles per far cessare immediatamente lo spargimen-to di sangue.

«Art. 2. Le Comuni che si trovassero nella deplorevo-le impossibilità di mandare un delegato sono autorizzatead affidare i loro poteri a quello d'una Comune del lorocantone.

«Art. 3. Il mandato dei delegati è definito dalla se-guente mozione, adottata in assemblea generale e dasottomettersi all'assemblea di Versailles

«I delegati dei Consigli municipali del dipartimentodell'Hérault, considerando:

«che il suffragio universale è uno, sempre eguale asè stesso e che il suo ultimo verdetto ha forza di legge;

«che gli eletti dell'8 febbraio, il cui mandato era li-mitato alla questione di pace o di guerra, non avrebberodiritto di contestare o restringere la sovranità degli elettidel 30 aprile;

«che nelle ultime elezioni municipali, a gran mag-gioranza, la nazione affermò la volontà di porre termineimmediatamente alla lotta fratricida già troppo durata;

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«che la guerra civile, succeduta alla guerra stranie-ra, finisce l'opera di sfinimento delle nostre risorse econsumerebbe la nostra rovina, ove non sia arrestata atempo;

«che l'assemblea nazionale dev'essere la prima adesiderare il ristabilimento della pace interna e non sa-prebbe rifiutarsi ai sacrifici necessari;

«che una nuova assemblea, eletta con uno spirito diconcordia e di fratellanza, avrà sola la forza di cancella-re il passato e d'assicurare l'avvenire;

«hanno l'onore di sottomettere all'assemblea nazio-nale il seguente progetto di transazione:

«1.° Scioglimento dell'assemblea e della Comu-ne di Parigi e convocazione, entro breve termine, dellaFrancia nei suoi comizi.

«2.° In attesa che possa riunirsi a Parigi la nuovaassemblea, delegazione al sig. Thiers dei poteri necessa-ri a far rispettare i preliminari di pace ed assicurare ilcorpo dei pubblici servizi.

«3.° Rimessa degli interessi di Parigi al sig. Lui-gi Blanc, primo eletto, in attesa che la capitale abbia po-tuto eleggere il proprio Consiglio municipale.

«Essi non dubitano affatto che l'assemblea e la Comu-ne accetteranno una transazione così onorevole, median-te cui i dipartimenti e Parigi potranno decidere essi stes-si dei loro destini.

«In caso di rifiuto, sia da parte dell'assemblea, sia daparte della Comune, ad essi non rimarrebbe che rigettare

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«che la guerra civile, succeduta alla guerra stranie-ra, finisce l'opera di sfinimento delle nostre risorse econsumerebbe la nostra rovina, ove non sia arrestata atempo;

«che l'assemblea nazionale dev'essere la prima adesiderare il ristabilimento della pace interna e non sa-prebbe rifiutarsi ai sacrifici necessari;

«che una nuova assemblea, eletta con uno spirito diconcordia e di fratellanza, avrà sola la forza di cancella-re il passato e d'assicurare l'avvenire;

«hanno l'onore di sottomettere all'assemblea nazio-nale il seguente progetto di transazione:

«1.° Scioglimento dell'assemblea e della Comu-ne di Parigi e convocazione, entro breve termine, dellaFrancia nei suoi comizi.

«2.° In attesa che possa riunirsi a Parigi la nuovaassemblea, delegazione al sig. Thiers dei poteri necessa-ri a far rispettare i preliminari di pace ed assicurare ilcorpo dei pubblici servizi.

«3.° Rimessa degli interessi di Parigi al sig. Lui-gi Blanc, primo eletto, in attesa che la capitale abbia po-tuto eleggere il proprio Consiglio municipale.

«Essi non dubitano affatto che l'assemblea e la Comu-ne accetteranno una transazione così onorevole, median-te cui i dipartimenti e Parigi potranno decidere essi stes-si dei loro destini.

«In caso di rifiuto, sia da parte dell'assemblea, sia daparte della Comune, ad essi non rimarrebbe che rigettare

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sulla parte non accettante la responsabilità delle conse-guenze.»

La città di Nevers mandò alla Comune il seguente ca-loroso saluto d'adesione:

ALLA CITTÀ DI PARIGI.«A te, Parigi, capitale della Francia, che dopo un'eroi-

ca lotta contro lo straniero raccogli la sfida dell'assem-blea di Versailles alla repubblica!

«A te, che così nobilmente rispondesti alle numeroseprovocazioni dei rurali, affermando la tua autonomia edil tuo amore ardente per la repubblica!

«A te, che esauriti verso il governo tutti i mezzi diconciliazione, che incontrarono o il disprezzo o l'indiffe-renza colpevole, sapesti prendere una risoluzione virile!

«A te, che colla tua iniziativa sovrana, affine d'evitarela guerra civile dopo la guerra straniera, facesti appelloallo scrutinio!

«Lo scrutinio si pronunciò, domenica 26 marzo, perla politica radicale, basata sulla riorganizzazione dellaComune, fondamento della repubblica e del vero pro-gresso, mediante l'emancipazione del pensiero e del la-voro.

«I sottoscritti sono felici di trovarsi oggi, come nelloscorso 8 febbraio, in completa comunione d'idee e disentimenti colla capitale, a cui inviano le loro cordialicongratulazioni, insieme alla loro energica adesione ed

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sulla parte non accettante la responsabilità delle conse-guenze.»

La città di Nevers mandò alla Comune il seguente ca-loroso saluto d'adesione:

ALLA CITTÀ DI PARIGI.«A te, Parigi, capitale della Francia, che dopo un'eroi-

ca lotta contro lo straniero raccogli la sfida dell'assem-blea di Versailles alla repubblica!

«A te, che così nobilmente rispondesti alle numeroseprovocazioni dei rurali, affermando la tua autonomia edil tuo amore ardente per la repubblica!

«A te, che esauriti verso il governo tutti i mezzi diconciliazione, che incontrarono o il disprezzo o l'indiffe-renza colpevole, sapesti prendere una risoluzione virile!

«A te, che colla tua iniziativa sovrana, affine d'evitarela guerra civile dopo la guerra straniera, facesti appelloallo scrutinio!

«Lo scrutinio si pronunciò, domenica 26 marzo, perla politica radicale, basata sulla riorganizzazione dellaComune, fondamento della repubblica e del vero pro-gresso, mediante l'emancipazione del pensiero e del la-voro.

«I sottoscritti sono felici di trovarsi oggi, come nelloscorso 8 febbraio, in completa comunione d'idee e disentimenti colla capitale, a cui inviano le loro cordialicongratulazioni, insieme alla loro energica adesione ed

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all'assicurazione del loro concorso assoluto per la difesadella repubblica e delle funzioni municipali.

«Ed aggiungono la loro alla voce di Parigi per chiede-re il pronto scioglimento ed, occorrendo, la decadenzadell'assemblea di Versailles, il cui mandato è spirato.

«Unione indissolubile tra la capitale e la provincia!Viva Parigi, viva la repubblica!»

** *

D'altro canto Grenoble, Valenza, Mâcon, Nyons,Troyes, Perpignano, Avignone, Chalon, Tarare, Roanne,Lodève, Montélimar, Vienna, Beaune, Agen, Charolles,Draghignano, Nîmes, Pamiers, Limoux, Béziers – centi-naia d'altre città e migliaia di Comuni inviavano a Ver-sailles l'espressione del loro orrore per la guerra civile edel loro desiderio che questa cessasse, riconoscendosi larepubblica e le franchigie municipali di Parigi. I giornalirepubblicani entrarono in questo movimento generale.Nel 14 aprile, la Liberté de l'Hérault pubblicava il se-guente appello:

ALLA STAMPA DIPARTIMENTALE.«Se il cuore di ogni francese non traboccasse d'ango-

scia, imponendo alle mani di sollevarsi ad un supremotentativo di conciliazione, l'interesse di ciascuno pro-nuncerebbe abbastanza altamente le parole che scorronosulle nostre labbra: pace! obblìo!

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all'assicurazione del loro concorso assoluto per la difesadella repubblica e delle funzioni municipali.

«Ed aggiungono la loro alla voce di Parigi per chiede-re il pronto scioglimento ed, occorrendo, la decadenzadell'assemblea di Versailles, il cui mandato è spirato.

«Unione indissolubile tra la capitale e la provincia!Viva Parigi, viva la repubblica!»

** *

D'altro canto Grenoble, Valenza, Mâcon, Nyons,Troyes, Perpignano, Avignone, Chalon, Tarare, Roanne,Lodève, Montélimar, Vienna, Beaune, Agen, Charolles,Draghignano, Nîmes, Pamiers, Limoux, Béziers – centi-naia d'altre città e migliaia di Comuni inviavano a Ver-sailles l'espressione del loro orrore per la guerra civile edel loro desiderio che questa cessasse, riconoscendosi larepubblica e le franchigie municipali di Parigi. I giornalirepubblicani entrarono in questo movimento generale.Nel 14 aprile, la Liberté de l'Hérault pubblicava il se-guente appello:

ALLA STAMPA DIPARTIMENTALE.«Se il cuore di ogni francese non traboccasse d'ango-

scia, imponendo alle mani di sollevarsi ad un supremotentativo di conciliazione, l'interesse di ciascuno pro-nuncerebbe abbastanza altamente le parole che scorronosulle nostre labbra: pace! obblìo!

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«Alziamoci tutti, non per combattere e proscrivere deirepubblicani, ma per fare udire parole di perdono reci-proco e d'unione repubblicana. Manifestiamo con ener-gia i sentimenti di ogni uomo di cuore allo spettacolodelle sventure, che opprimono e minacciano ancora lapopolazione di Parigi. Occorre che il potere legale cono-sca tali sentimenti e se ne ispiri per porre fine all'orren-do conflitto.

«Già intervengono consigli municipali, corporazioni,associazioni d'ogni sorta. La loro voce acclama alla paceinterna ed alla repubblica, a questi due termini sinonimidel patto, che solo può togliere di mezzo il deplorevoledissenso.

«La stampa dipartimentale, che è una delle più com-plete manifestazioni della pubblica opinione, non po-trebbe essa fare più e meglio che degli articoli, in cui iltimore di sembrar cedere alle passioni di partito può, inuno od altro senso, soffocare i consigli dello spirito diconciliazione?

«Si aduni, in una città centrale, un Congresso di rap-presentanti della stampa dipartimentale. Il tempo strin-ge; ogni momento perduto rappresenta la perdita di mi-gliaia di vite umane.

«È facile, in una riunione siffatta, concludere al piùpresto i termini d'una risoluzione, che verrebbe portata aVersailles, al capo del potere esecutivo, dal Congressointero o dai suoi delegati.»

Quarantotto giornali di provincia riprodusseroquest'appello. Le Alleanze, le Leghe repubblicane si

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«Alziamoci tutti, non per combattere e proscrivere deirepubblicani, ma per fare udire parole di perdono reci-proco e d'unione repubblicana. Manifestiamo con ener-gia i sentimenti di ogni uomo di cuore allo spettacolodelle sventure, che opprimono e minacciano ancora lapopolazione di Parigi. Occorre che il potere legale cono-sca tali sentimenti e se ne ispiri per porre fine all'orren-do conflitto.

«Già intervengono consigli municipali, corporazioni,associazioni d'ogni sorta. La loro voce acclama alla paceinterna ed alla repubblica, a questi due termini sinonimidel patto, che solo può togliere di mezzo il deplorevoledissenso.

«La stampa dipartimentale, che è una delle più com-plete manifestazioni della pubblica opinione, non po-trebbe essa fare più e meglio che degli articoli, in cui iltimore di sembrar cedere alle passioni di partito può, inuno od altro senso, soffocare i consigli dello spirito diconciliazione?

«Si aduni, in una città centrale, un Congresso di rap-presentanti della stampa dipartimentale. Il tempo strin-ge; ogni momento perduto rappresenta la perdita di mi-gliaia di vite umane.

«È facile, in una riunione siffatta, concludere al piùpresto i termini d'una risoluzione, che verrebbe portata aVersailles, al capo del potere esecutivo, dal Congressointero o dai suoi delegati.»

Quarantotto giornali di provincia riprodusseroquest'appello. Le Alleanze, le Leghe repubblicane si

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agitarono nel medesimo senso, ma nulla servì a scuotereil feroce omiciattolo, che aveva giurato di annientareParigi rivoluzionaria. Egli continuò ad inondare la pro-vincia di quegli odiosi e ridicoli bollettini, in cui si de-cretavano gli elogi più iperbolici ai gendarmi, alle guar-die di città, ai soldati e simili sicari dell'ordine; ove ilbonapartista Mac-Mahon era trasformato in «nuovo Ba-jardo», ove i saldati avevano sempre «ben meritato»,ove i parigini erano «una massa di banditi cosmopoliti,di vili scellerati, di briganti, ecc.»

Questa assenza di senso morale, anzi di semplicebuon senso, questo grottesco odio erano severamentegiudicati nella provincia da coloro che non si lasciavanoingannare. Sfortunatamente essi erano la minoranza. Lafolla, ignorante e poco riflessiva, crede facilmente ciòche le si dice. Thiers lo sapeva altrettanto bene che donBasilio.

Vi furono però alte proteste. In tutte le guardie nazio-nali della Francia si trovava un forte elemento repubbli-cano, che rimase costantemente con Parigi. Vi furonoanzi alcune città, come St. Etienne, Bordeaux, Tolosa,Marsiglia, Narbona, Limoges, Cosnes, ecc., in cui lamaggioranza della guardia nazionale fu e mostrò d'esse-re francamente comunalista. A Lione e Marsiglia l'ele-mento borghese aiutò la repressione col vigore mostratosempre da questi signori, quando si fa loro credere chesi tratta non dell'onore, della patria o del progresso, madei loro privilegi o della loro cassa; ma fu tutto. I più fe-roci sostenitori dell'«ordine» rifiutarono di ricondurre,

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agitarono nel medesimo senso, ma nulla servì a scuotereil feroce omiciattolo, che aveva giurato di annientareParigi rivoluzionaria. Egli continuò ad inondare la pro-vincia di quegli odiosi e ridicoli bollettini, in cui si de-cretavano gli elogi più iperbolici ai gendarmi, alle guar-die di città, ai soldati e simili sicari dell'ordine; ove ilbonapartista Mac-Mahon era trasformato in «nuovo Ba-jardo», ove i saldati avevano sempre «ben meritato»,ove i parigini erano «una massa di banditi cosmopoliti,di vili scellerati, di briganti, ecc.»

Questa assenza di senso morale, anzi di semplicebuon senso, questo grottesco odio erano severamentegiudicati nella provincia da coloro che non si lasciavanoingannare. Sfortunatamente essi erano la minoranza. Lafolla, ignorante e poco riflessiva, crede facilmente ciòche le si dice. Thiers lo sapeva altrettanto bene che donBasilio.

Vi furono però alte proteste. In tutte le guardie nazio-nali della Francia si trovava un forte elemento repubbli-cano, che rimase costantemente con Parigi. Vi furonoanzi alcune città, come St. Etienne, Bordeaux, Tolosa,Marsiglia, Narbona, Limoges, Cosnes, ecc., in cui lamaggioranza della guardia nazionale fu e mostrò d'esse-re francamente comunalista. A Lione e Marsiglia l'ele-mento borghese aiutò la repressione col vigore mostratosempre da questi signori, quando si fa loro credere chesi tratta non dell'onore, della patria o del progresso, madei loro privilegi o della loro cassa; ma fu tutto. I più fe-roci sostenitori dell'«ordine» rifiutarono di ricondurre,

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come nel giugno 1848, i parigini alla ragione. Così Ca-thelineau e Charette, coprirono, senza risultato, i muridelle città e dei comuni di manifesti convocanti ichouans di Francia e di Navarra alla caccia sanguinosadei rivoluzionari. Vi furono dei volontari, ma questi siposero sotto la bandiera rossa della Comune, spiegata daParigi, in nome della repubblica universale, dell'autono-mia comunale e dell'eguaglianza sociale.

** *

Tanti fatti che pur dimostravano all'assemblea di Ver-sailles com'essa si trovasse in flagrante ostilità collaFrancia intelligente, impropriamente chiamata ruraledalle grandi città, non riescirono a rimuoverla dalle suevecchie pretese. Ben più: la maggioranza monarchica,reputando giunto il momento favorevole, spiegò la ban-diera realista; si parlamentò tra legittimo e bastardo e siriescì ad intendersi almeno per combattere la repubblicaconcordemente.

Nello stesso tempo Dufaure redigeva leggi di com-pressione contro i rivoluzionari, che si sperava d'averefra poco tra le mani; l'assemblea votava queste leggicoll'entusiasmo della vendetta, che non poteva tardare avenir soddisfatta. La conciliazione diveniva un «delit-to», come fu rivelato alla Francia da una circolare go-vernativa.

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come nel giugno 1848, i parigini alla ragione. Così Ca-thelineau e Charette, coprirono, senza risultato, i muridelle città e dei comuni di manifesti convocanti ichouans di Francia e di Navarra alla caccia sanguinosadei rivoluzionari. Vi furono dei volontari, ma questi siposero sotto la bandiera rossa della Comune, spiegata daParigi, in nome della repubblica universale, dell'autono-mia comunale e dell'eguaglianza sociale.

** *

Tanti fatti che pur dimostravano all'assemblea di Ver-sailles com'essa si trovasse in flagrante ostilità collaFrancia intelligente, impropriamente chiamata ruraledalle grandi città, non riescirono a rimuoverla dalle suevecchie pretese. Ben più: la maggioranza monarchica,reputando giunto il momento favorevole, spiegò la ban-diera realista; si parlamentò tra legittimo e bastardo e siriescì ad intendersi almeno per combattere la repubblicaconcordemente.

Nello stesso tempo Dufaure redigeva leggi di com-pressione contro i rivoluzionari, che si sperava d'averefra poco tra le mani; l'assemblea votava queste leggicoll'entusiasmo della vendetta, che non poteva tardare avenir soddisfatta. La conciliazione diveniva un «delit-to», come fu rivelato alla Francia da una circolare go-vernativa.

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Il degno capo di questi uomini d'odio, Thiers, volleanche dare al mondo un pegno della sua inflessibilitàcontro l'infelice Parigi. Dopo avere altezzosamente re-spinto tutti i delegati conciliativi, inviatigli dalla Franciae dalla stessa Parigi, egli interdisse i Congressi munici-pali, questa tavola di salvezza che la repubblica tendevaalla patria sull'orlo dell'abisso.

D'allora in poi i dipartimenti non avevano che a solle-varsi contro Versailles, o ad assistere alla distruzionedella gran capitale.

I repubblicani ardenti non si scoraggiarono intera-mente e continuarono, senz'esito, contro l'Assemblea, laguerra d'idee.

Se il loro numero esiguo rendeva inefficaci i loro ten-tativi, essi ebbero almeno l'onore di protestare, finoall'ultimo giorno, contro i massacri, che Versailles stavaper ordinare.

Il Congresso di Bordeaux, il più importante, non potècosì aver luogo. Ma per togliere di mezzo la difficoltà,gli organizzatori di quello di Lione, anzichè tenere altala bandiera della conciliazione repubblicana da essi inal-berata, dichiararono di essere non tanto un Congressomunicipale quanto un'assemblea di «notabili». In graziadi tal cangiamento di nome, essi poterono riunirsi, ma leloro risoluzioni erano a priori colpite di sterilità a cagio-ne di simile debolezza. Non potevano infatti essere piùla voce della Francia., intimante alle due parti di deporrele armi, giacchè come semplice riunione di cittadini, perquanto «notabili», il preteso Congresso non aveva nè

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Il degno capo di questi uomini d'odio, Thiers, volleanche dare al mondo un pegno della sua inflessibilitàcontro l'infelice Parigi. Dopo avere altezzosamente re-spinto tutti i delegati conciliativi, inviatigli dalla Franciae dalla stessa Parigi, egli interdisse i Congressi munici-pali, questa tavola di salvezza che la repubblica tendevaalla patria sull'orlo dell'abisso.

D'allora in poi i dipartimenti non avevano che a solle-varsi contro Versailles, o ad assistere alla distruzionedella gran capitale.

I repubblicani ardenti non si scoraggiarono intera-mente e continuarono, senz'esito, contro l'Assemblea, laguerra d'idee.

Se il loro numero esiguo rendeva inefficaci i loro ten-tativi, essi ebbero almeno l'onore di protestare, finoall'ultimo giorno, contro i massacri, che Versailles stavaper ordinare.

Il Congresso di Bordeaux, il più importante, non potècosì aver luogo. Ma per togliere di mezzo la difficoltà,gli organizzatori di quello di Lione, anzichè tenere altala bandiera della conciliazione repubblicana da essi inal-berata, dichiararono di essere non tanto un Congressomunicipale quanto un'assemblea di «notabili». In graziadi tal cangiamento di nome, essi poterono riunirsi, ma leloro risoluzioni erano a priori colpite di sterilità a cagio-ne di simile debolezza. Non potevano infatti essere piùla voce della Francia., intimante alle due parti di deporrele armi, giacchè come semplice riunione di cittadini, perquanto «notabili», il preteso Congresso non aveva nè

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poteva avere che delle suppliche da indirizzare a Ver-sailles.

L'insuccesso finale lo mostrò bene. Ecco le risoluzio-ni prese:

Al capo del potere esecutivo della Repubblica france-se ed alla Comune di Parigi,

«I delegati, membri di Consigli municipali di sedicidipartimenti, riuniti a Lione,

«In nome delle popolazioni da essi rappresentate, af-fermano la repubblica come solo governo legittimo epossibile, l'autonomia comunale come sola base del go-verno repubblicano e chiedono:

«Cessazione delle ostilità; scioglimento dell'Assem-blea nazionale, il cui mandato, firmata la pace, è termi-nato; scioglimento della Comune; elezioni municipali inParigi; elezioni per una costituente in tutta la Francia.

«Qualora queste risoluzioni vengano respintedall'Assemblea o dalla Comune, essi terrebbero respon-sabile davanti alla nazione sovrana quello dei combat-tenti che, col suo rifiuto, minacciasse di dare nuova escaalla guerra civile.»

(Seguono le firme dei delegati dei dipartimenti).I delegati partirono tosto, ma non ebbero che un'acco-

glienza ironica a Versailles, che aveva raggiunto il suoscopo di vendetta. Il loro arrivo a Parigi precedette dipoche ore quello delle truppe.

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poteva avere che delle suppliche da indirizzare a Ver-sailles.

L'insuccesso finale lo mostrò bene. Ecco le risoluzio-ni prese:

Al capo del potere esecutivo della Repubblica france-se ed alla Comune di Parigi,

«I delegati, membri di Consigli municipali di sedicidipartimenti, riuniti a Lione,

«In nome delle popolazioni da essi rappresentate, af-fermano la repubblica come solo governo legittimo epossibile, l'autonomia comunale come sola base del go-verno repubblicano e chiedono:

«Cessazione delle ostilità; scioglimento dell'Assem-blea nazionale, il cui mandato, firmata la pace, è termi-nato; scioglimento della Comune; elezioni municipali inParigi; elezioni per una costituente in tutta la Francia.

«Qualora queste risoluzioni vengano respintedall'Assemblea o dalla Comune, essi terrebbero respon-sabile davanti alla nazione sovrana quello dei combat-tenti che, col suo rifiuto, minacciasse di dare nuova escaalla guerra civile.»

(Seguono le firme dei delegati dei dipartimenti).I delegati partirono tosto, ma non ebbero che un'acco-

glienza ironica a Versailles, che aveva raggiunto il suoscopo di vendetta. Il loro arrivo a Parigi precedette dipoche ore quello delle truppe.

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Il Congresso dei giornali repubblicani tenuto il 17 e18 maggio a Moulins, prese una risoluzione analoga,che non potè essere trasmessa.

Comunque sia, le adesioni più calorose all'idea comu-nale si trovavano sempre nel proletariato socialista. Nel-le grandi città gli avanzi delle insurrezioni vinte nonerano affatto scoraggiati e non attendevano che il mo-mento propizio per la ripresa delle armi.

I delegati della Comune in provincia trovarono gruppirivoluzionari affatto decisi a nuovi tentativi. Certamenteuna diversione imponente avrebbe potuto avvenire ovele Sezioni dell'Internazionale ed i Comitati insurreziona-li delle città avessero avuto maggior tempo per compie-re i loro preparativi e per intendersi. Davanti all'inflessi-bilità dei Versagliesi ed al loro desiderio ben deciso dischiacciare Parigi, il solo mezzo d'intervenire era, infat-ti, quello di fare nei dipartimenti una nuova levata discudi rivoluzionari.

Che mai poteva attendersi dalle misure conciliative?Non si era forse di fronte ad uomini che chiamavano de-litto ogni tentativo simile? Non erano questi gli uomini,che avevano firmato colla Prussia la pace più disastrosae vergognosa subita dalla Francia, specificando che ilprimo decimo dei 5 miliardi «sarebbe pagato trenta gior-ni dopo la pacificazione di Parigi?» Era dichiarare chese la Comune, per impossibile ipotesi, fosse vittoriosa, iprussiani sarebbero incaricati, da un governo dicentesifrancese, di far regnare a Parigi, nel sangue e nelle fiam-me, l'ordine di Bazeilles. Non erano infine gli stessi uo-

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Il Congresso dei giornali repubblicani tenuto il 17 e18 maggio a Moulins, prese una risoluzione analoga,che non potè essere trasmessa.

Comunque sia, le adesioni più calorose all'idea comu-nale si trovavano sempre nel proletariato socialista. Nel-le grandi città gli avanzi delle insurrezioni vinte nonerano affatto scoraggiati e non attendevano che il mo-mento propizio per la ripresa delle armi.

I delegati della Comune in provincia trovarono gruppirivoluzionari affatto decisi a nuovi tentativi. Certamenteuna diversione imponente avrebbe potuto avvenire ovele Sezioni dell'Internazionale ed i Comitati insurreziona-li delle città avessero avuto maggior tempo per compie-re i loro preparativi e per intendersi. Davanti all'inflessi-bilità dei Versagliesi ed al loro desiderio ben deciso dischiacciare Parigi, il solo mezzo d'intervenire era, infat-ti, quello di fare nei dipartimenti una nuova levata discudi rivoluzionari.

Che mai poteva attendersi dalle misure conciliative?Non si era forse di fronte ad uomini che chiamavano de-litto ogni tentativo simile? Non erano questi gli uomini,che avevano firmato colla Prussia la pace più disastrosae vergognosa subita dalla Francia, specificando che ilprimo decimo dei 5 miliardi «sarebbe pagato trenta gior-ni dopo la pacificazione di Parigi?» Era dichiarare chese la Comune, per impossibile ipotesi, fosse vittoriosa, iprussiani sarebbero incaricati, da un governo dicentesifrancese, di far regnare a Parigi, nel sangue e nelle fiam-me, l'ordine di Bazeilles. Non erano infine gli stessi uo-

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mini, che, potendo essi medesimi ristabilire la pace, sca-tenavano il massacro, e quasi prendendosi gioco diquest'infelice nazione, da essi condotta all'abisso (sep-pure non trattavasi di puro cretinismo), votavano in pie-no paese di libero pensiero, in piena evoluzione scienti-fica, delle pubbliche preghiere? Invano Rochefort evocòMolière, invano l'opinione illuminata della Francia sichiese da qual manicomio erano usciti quei bigotti ridi-coli e sinistri, perduti nel nostro secolo XIX per vergo-gna e disgrazia dei popoli. Le pubbliche preghiere ebbe-ro luogo nel giorno stesso, in cui incominciava a Parigilo sterminio dei socialisti.

** *

Gli operai europei non s'ingannarono sul caratteredella lotta parigina, ne videro nettamente la parte socia-le, e le loro adesioni formali alla Comune non mancaro-no. Da ogni parte si tennero meetings, si votarono indi-rizzi di solidarietà per gli operai parigini. La Germania,l'Inghilterra, il Belgio, la Svizzera, la Spagna, l'Italia,persino l'America, ebbero le loro assemblee operaie.nelle quali si dichiarò che il proletariato parigino avevaben meritato dalla gran causa del lavoro.

Ma prima che tali manifestazioni simpatiche si risol-vessero in un concorso effettivo, la data lugubre del 21maggio era arrivata. Nelle vie di Parigi incominciava digià la gigantesca lotta delle sette giornate. Il Caligola

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mini, che, potendo essi medesimi ristabilire la pace, sca-tenavano il massacro, e quasi prendendosi gioco diquest'infelice nazione, da essi condotta all'abisso (sep-pure non trattavasi di puro cretinismo), votavano in pie-no paese di libero pensiero, in piena evoluzione scienti-fica, delle pubbliche preghiere? Invano Rochefort evocòMolière, invano l'opinione illuminata della Francia sichiese da qual manicomio erano usciti quei bigotti ridi-coli e sinistri, perduti nel nostro secolo XIX per vergo-gna e disgrazia dei popoli. Le pubbliche preghiere ebbe-ro luogo nel giorno stesso, in cui incominciava a Parigilo sterminio dei socialisti.

** *

Gli operai europei non s'ingannarono sul caratteredella lotta parigina, ne videro nettamente la parte socia-le, e le loro adesioni formali alla Comune non mancaro-no. Da ogni parte si tennero meetings, si votarono indi-rizzi di solidarietà per gli operai parigini. La Germania,l'Inghilterra, il Belgio, la Svizzera, la Spagna, l'Italia,persino l'America, ebbero le loro assemblee operaie.nelle quali si dichiarò che il proletariato parigino avevaben meritato dalla gran causa del lavoro.

Ma prima che tali manifestazioni simpatiche si risol-vessero in un concorso effettivo, la data lugubre del 21maggio era arrivata. Nelle vie di Parigi incominciava digià la gigantesca lotta delle sette giornate. Il Caligola

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dalle 700 teste, che digerisce a Versailles, vedeva avve-rarsi il suo sogno tanto accarezzato: lo sterminio del so-cialismo in un unico massacro. Avanti dunque, in nomedell'«ordine!»; la morte copre Parigi colle sue ali fune-bri; centocinquantamila carnefici gli preparano un de-gno trionfo!

Tu, Failly, massacratore a Trasnonain, vincitore aMentana: tu, o Cavaignac, chiamato il beccaio di Parigidopo i tuoi massacri di giugno; tu, o Bonaparte, che conmezza dozzina di manigoldi strozzasti in una notte oscu-ra la repubblica francese, uccidendone o deportandone icoraggiosi difensori; tu, o duca d'Orleans, vincitore de-gli operai di Lione nel 1832; tu, o Murawieff, «pacifica-tore» della Polonia; tu, o Radetzky, devastatore di Mila-no; tu, o re Bomba, distruttore di Palermo; tu, o Haynaul'«appiccatore», vincitore dell'Ungheria; voi, prussianidi Bazeilles, – voi tutti, rallegratevi: voi non sarete piùl'esecrazione della storia; i delitti, che stanno per com-mettersi, cancelleranno i vostri!

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dalle 700 teste, che digerisce a Versailles, vedeva avve-rarsi il suo sogno tanto accarezzato: lo sterminio del so-cialismo in un unico massacro. Avanti dunque, in nomedell'«ordine!»; la morte copre Parigi colle sue ali fune-bri; centocinquantamila carnefici gli preparano un de-gno trionfo!

Tu, Failly, massacratore a Trasnonain, vincitore aMentana: tu, o Cavaignac, chiamato il beccaio di Parigidopo i tuoi massacri di giugno; tu, o Bonaparte, che conmezza dozzina di manigoldi strozzasti in una notte oscu-ra la repubblica francese, uccidendone o deportandone icoraggiosi difensori; tu, o duca d'Orleans, vincitore de-gli operai di Lione nel 1832; tu, o Murawieff, «pacifica-tore» della Polonia; tu, o Radetzky, devastatore di Mila-no; tu, o re Bomba, distruttore di Palermo; tu, o Haynaul'«appiccatore», vincitore dell'Ungheria; voi, prussianidi Bazeilles, – voi tutti, rallegratevi: voi non sarete piùl'esecrazione della storia; i delitti, che stanno per com-mettersi, cancelleranno i vostri!

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VIII.La settimana di sangue.

Prima d'intraprendere questo doloroso racconto, miraccolgo e, sentendo ingrandire la mia indignazione,prometto a me stesso ed a coloro che mi leggeranno diricercare scrupolosamente la verità; se qualche errore didettaglio mi sfuggirà, sarà involontario. È ben vero cheè difficile calunniare i versagliesi.

Per la storia di questa terribile settimana occorrereb-bero dei volumi; opera impossibile attualmente. Ciascu-no dica ciò che sa; la storia si farà più tardi. La storiascolpirà l'eroismo, il sacrificio degli operai combattenticaduti per la repubblica egualitaria, ma non avrà maledi-zioni bastanti per gli organizzatori e gli stromenti diquesta St. Barthèlemy del socialismo.

Da due o tre giorni la porta di St. Cloud, non più teni-bile in seguito ad uno spaventevole bombardamento, erastata abbandonata dai federati, che eransi ripiegati aqualche centinaio di metri indietro, verso il viadottod'Auteuil. Il ponte levatoio, fracassato dagli obici, era ri-

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VIII.La settimana di sangue.

Prima d'intraprendere questo doloroso racconto, miraccolgo e, sentendo ingrandire la mia indignazione,prometto a me stesso ed a coloro che mi leggeranno diricercare scrupolosamente la verità; se qualche errore didettaglio mi sfuggirà, sarà involontario. È ben vero cheè difficile calunniare i versagliesi.

Per la storia di questa terribile settimana occorrereb-bero dei volumi; opera impossibile attualmente. Ciascu-no dica ciò che sa; la storia si farà più tardi. La storiascolpirà l'eroismo, il sacrificio degli operai combattenticaduti per la repubblica egualitaria, ma non avrà maledi-zioni bastanti per gli organizzatori e gli stromenti diquesta St. Barthèlemy del socialismo.

Da due o tre giorni la porta di St. Cloud, non più teni-bile in seguito ad uno spaventevole bombardamento, erastata abbandonata dai federati, che eransi ripiegati aqualche centinaio di metri indietro, verso il viadottod'Auteuil. Il ponte levatoio, fracassato dagli obici, era ri-

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caduto sul fossato e formava un ponte colle sue due assidi quercia, cui gli obici e le bombe delle batterie nonavevano potuto danneggiare.

Un membro della Comune, Lefrançais, fece un'escur-sione da questa parte, nel mattino del 21; anzi oltrepassòil fossato dei bastioni sui resti del ponte levatoio abbat-tuto e potè vedere, a qualche metro dalle palizzate, letrincee dei versagliesi. Ritornato incolume, ne mandòtosto a Delescluze comunicazione, la quale non perven-ne al suo indirizzo.

Qualche ora più tardi, un partigiano di Versailles fecela identica escursione ed avvertì i versagliesi dell'abban-dono dei bastioni. Una compagnia di marina s'introdusseimmediatamente, dalla porta di St. Cloud, per esplorarele località. Li seguono alcuni fantaccini; si sospende ilbombardamento e tutti questi soldati, incamminandosilungo il bastione verso nord, abbassano il ponte levatoiodella porta d'Auteuil, abbandonata pur essa dai federati.Lo stesso accade alle porte di Châtillon e di Issy. I ver-sagliesi si affrettano a trarne profitto; alla sera, metàdell'esercito era entro Parigi.

Dombrowski, stabilito alla Muette, aveva tosto spedi-to alla Comune il dispaccio menzionato più sopra edaveva invano tentato di portarsi contro l'avanguardiaversagliese. Vedendo l'esercito entro le mura, i federatinon avevano più pensato che alle barricate dei loroquartieri, rifiutandosi di avanzare. Questo chauvinismedi quartiere, ch'era stato la prima causa della disfatta de-gli insorti di giugno, s'impossessò dei federati, tostochè

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caduto sul fossato e formava un ponte colle sue due assidi quercia, cui gli obici e le bombe delle batterie nonavevano potuto danneggiare.

Un membro della Comune, Lefrançais, fece un'escur-sione da questa parte, nel mattino del 21; anzi oltrepassòil fossato dei bastioni sui resti del ponte levatoio abbat-tuto e potè vedere, a qualche metro dalle palizzate, letrincee dei versagliesi. Ritornato incolume, ne mandòtosto a Delescluze comunicazione, la quale non perven-ne al suo indirizzo.

Qualche ora più tardi, un partigiano di Versailles fecela identica escursione ed avvertì i versagliesi dell'abban-dono dei bastioni. Una compagnia di marina s'introdusseimmediatamente, dalla porta di St. Cloud, per esplorarele località. Li seguono alcuni fantaccini; si sospende ilbombardamento e tutti questi soldati, incamminandosilungo il bastione verso nord, abbassano il ponte levatoiodella porta d'Auteuil, abbandonata pur essa dai federati.Lo stesso accade alle porte di Châtillon e di Issy. I ver-sagliesi si affrettano a trarne profitto; alla sera, metàdell'esercito era entro Parigi.

Dombrowski, stabilito alla Muette, aveva tosto spedi-to alla Comune il dispaccio menzionato più sopra edaveva invano tentato di portarsi contro l'avanguardiaversagliese. Vedendo l'esercito entro le mura, i federatinon avevano più pensato che alle barricate dei loroquartieri, rifiutandosi di avanzare. Questo chauvinismedi quartiere, ch'era stato la prima causa della disfatta de-gli insorti di giugno, s'impossessò dei federati, tostochè

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vennero chiamati alle barricate. È ciò che spiega la mi-nima resistenza sui punti che pei primi erano stati occu-pati. Alcuni momenti dopo, Dombrowski era arrestatocon tutto il suo stato maggiore per venir tradotto avantiil Comitato di salute pubblica. Ostyn, membro della Co-mune, incontrando il corteo, chiese al capo del distacca-mento da chi fossegli stato ordinato l'arresto di Dombro-wski.

— Da un comandante, rispose egli, di cui ignoro ilnome.

All'Hôtel-de-Ville Dombrowski fu rimesso in libertà,senza che si potesse spiegare il mistero del suo singolarearresto, in un momento così terribile.

Durante la notte, i versagliesi, operando con una cele-rità maravigliosa, s'impadronivano di Grenelle, del Tro-cadero, ove prendevano Assi e 1500 federati, e dell'Arcodi Trionfo. Quivi i federati montavano una batteria, edebbero appena il tempo di condurre i pezzi d'artiglieria,a gran trotto, giù pei Campi Elisi, sotto una pioggia dipalle. I versagliesi volsero il ridotto contro la terrazzadelle Tuileries, solidamente armate dai federati. TuttaVaugiraud, era egualmente invasa e, alle 6 del mattino,il Campo di Marte era occupato e la destra dell'esercitoversagliese trovavasi alla stazione Montparnasse.

Dalle 2 del mattino la generale e l'allarme rimbomba-vano in Parigi; le vie si affollavano. Alle barricate! sigridava da ogni parte. Uomini, donne, fanciulli, tutti co-loro che amano la rivoluzione comunale, si mettonoall'opera e, qualche ora dopo, la città sorpresa era riesci-

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vennero chiamati alle barricate. È ciò che spiega la mi-nima resistenza sui punti che pei primi erano stati occu-pati. Alcuni momenti dopo, Dombrowski era arrestatocon tutto il suo stato maggiore per venir tradotto avantiil Comitato di salute pubblica. Ostyn, membro della Co-mune, incontrando il corteo, chiese al capo del distacca-mento da chi fossegli stato ordinato l'arresto di Dombro-wski.

— Da un comandante, rispose egli, di cui ignoro ilnome.

All'Hôtel-de-Ville Dombrowski fu rimesso in libertà,senza che si potesse spiegare il mistero del suo singolarearresto, in un momento così terribile.

Durante la notte, i versagliesi, operando con una cele-rità maravigliosa, s'impadronivano di Grenelle, del Tro-cadero, ove prendevano Assi e 1500 federati, e dell'Arcodi Trionfo. Quivi i federati montavano una batteria, edebbero appena il tempo di condurre i pezzi d'artiglieria,a gran trotto, giù pei Campi Elisi, sotto una pioggia dipalle. I versagliesi volsero il ridotto contro la terrazzadelle Tuileries, solidamente armate dai federati. TuttaVaugiraud, era egualmente invasa e, alle 6 del mattino,il Campo di Marte era occupato e la destra dell'esercitoversagliese trovavasi alla stazione Montparnasse.

Dalle 2 del mattino la generale e l'allarme rimbomba-vano in Parigi; le vie si affollavano. Alle barricate! sigridava da ogni parte. Uomini, donne, fanciulli, tutti co-loro che amano la rivoluzione comunale, si mettonoall'opera e, qualche ora dopo, la città sorpresa era riesci-

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ta a porre parecchie centinaia di barricate tra sè ed i ne-mici. Già la battaglia tuonava dalle Batignolles a Mont-parnasse.

«Le barricate sorgono dal suolo – dice un avversario,L. Jezierski (La bataille des sept jours) – allo sboccod'ogni via, all'angolo di ogni piazza, perfino nei quartie-ri ostili alla Comune, come in quello dell'Opera, dellaBorsa, del sobborgo S. Germano. Il grosso dei federatiaveva cioè invaso il centro di Parigi, scegliendo i posti;un primo cordone è tracciato, tutta la banda si poneall'opera, ogni passante deve portare la sua pietra. Neiquartieri alti, l'agitazione è grande, i battaglioni discen-dono dai bastioni al centro della città, colla musica allatesta ed i cannoni alla coda... Nelle file si trova buon nu-mero di donne col fucile in ispalla e in veste succintacome i loro camerati; anzi si vede sfilare un battaglioneesclusivamente composto di donne. I federati gesticola-no, cantando la marsigliese.

«...La giornata del lunedì è adunque impiegata dai fe-derati a discendere nei quartieri del centro a barricarli. Ibastioni interni, i due larghi della via du Bac, i pressidell'Opera, di Notre-Dame-de-Lorette, come pur i din-torni di S. Sulpizio e del Pantheon, questi erano i puntisui quali si concentrava il lavoro, al fine di proteggere,mediante una linea ininterrotta, da Montrouge a Mont-martre, il quartier generale dell'Hôtel-de-Ville.»

«Nel mattino del lunedì, dice dal suo canto il DailyNews, non v'erano più di quattro barricate nell'interno diParigi; alle dieci le vie erano di già impraticabili. Uomi-

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ta a porre parecchie centinaia di barricate tra sè ed i ne-mici. Già la battaglia tuonava dalle Batignolles a Mont-parnasse.

«Le barricate sorgono dal suolo – dice un avversario,L. Jezierski (La bataille des sept jours) – allo sboccod'ogni via, all'angolo di ogni piazza, perfino nei quartie-ri ostili alla Comune, come in quello dell'Opera, dellaBorsa, del sobborgo S. Germano. Il grosso dei federatiaveva cioè invaso il centro di Parigi, scegliendo i posti;un primo cordone è tracciato, tutta la banda si poneall'opera, ogni passante deve portare la sua pietra. Neiquartieri alti, l'agitazione è grande, i battaglioni discen-dono dai bastioni al centro della città, colla musica allatesta ed i cannoni alla coda... Nelle file si trova buon nu-mero di donne col fucile in ispalla e in veste succintacome i loro camerati; anzi si vede sfilare un battaglioneesclusivamente composto di donne. I federati gesticola-no, cantando la marsigliese.

«...La giornata del lunedì è adunque impiegata dai fe-derati a discendere nei quartieri del centro a barricarli. Ibastioni interni, i due larghi della via du Bac, i pressidell'Opera, di Notre-Dame-de-Lorette, come pur i din-torni di S. Sulpizio e del Pantheon, questi erano i puntisui quali si concentrava il lavoro, al fine di proteggere,mediante una linea ininterrotta, da Montrouge a Mont-martre, il quartier generale dell'Hôtel-de-Ville.»

«Nel mattino del lunedì, dice dal suo canto il DailyNews, non v'erano più di quattro barricate nell'interno diParigi; alle dieci le vie erano di già impraticabili. Uomi-

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ni in blouse, signori in abito di città, donne in cenci edonne vestite di seta erano egualmente poste a requisi-zione e lavoravano come frenetiche a sovraporre pietre,sacchi di sabbia e di melma.

«La torre St. Jacques era ingombra d'uomini che sca-vavano la terra per elevare barricate. Si facevano spe-cialmente rimarcare dei fanciulli che maneggiavanozappe e picconi alti com'essi, cantando il canto dellapartenza e la marsigliese.

«Le Tuileries presentavano un aspetto curiosissimo. Imagnifici giardini erano ingombri di cannoni ed io do-vetti camminare nel mezzo della via, giacchè si gettava-no a profusione dalle finestre materassi, sedie, mobili diogni specie, che venivano tosto trasformati in barricate.

«Sparsi su tutta la piazza erano dei cannoni; ogni fac-cia da me incontrata brillava di speranza e di risolutez-za. La moschetteria, il cannoneggiamento, le grida degliuomini, le risa ed i canti dei ragazzi, il rumore dei pic-coni, le esortazioni delle donne, spingenti gli uomini allavoro, formavano un concerto d'un fascino terribile.»

Per lo più le barricate sorgevano in mezzo ad un pro-fondo silenzio; non si udiva che il rumore sordo dellepietre ammucchiate le une sulle altre, e le voci gravi deifederati, che dicevano ai passanti: – Un colpo di mano,cittadini; è per la vostra libertà che noi andiamo a mori-re.

Tale era Parigi che si preparava alla gran battaglia.

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ni in blouse, signori in abito di città, donne in cenci edonne vestite di seta erano egualmente poste a requisi-zione e lavoravano come frenetiche a sovraporre pietre,sacchi di sabbia e di melma.

«La torre St. Jacques era ingombra d'uomini che sca-vavano la terra per elevare barricate. Si facevano spe-cialmente rimarcare dei fanciulli che maneggiavanozappe e picconi alti com'essi, cantando il canto dellapartenza e la marsigliese.

«Le Tuileries presentavano un aspetto curiosissimo. Imagnifici giardini erano ingombri di cannoni ed io do-vetti camminare nel mezzo della via, giacchè si gettava-no a profusione dalle finestre materassi, sedie, mobili diogni specie, che venivano tosto trasformati in barricate.

«Sparsi su tutta la piazza erano dei cannoni; ogni fac-cia da me incontrata brillava di speranza e di risolutez-za. La moschetteria, il cannoneggiamento, le grida degliuomini, le risa ed i canti dei ragazzi, il rumore dei pic-coni, le esortazioni delle donne, spingenti gli uomini allavoro, formavano un concerto d'un fascino terribile.»

Per lo più le barricate sorgevano in mezzo ad un pro-fondo silenzio; non si udiva che il rumore sordo dellepietre ammucchiate le une sulle altre, e le voci gravi deifederati, che dicevano ai passanti: – Un colpo di mano,cittadini; è per la vostra libertà che noi andiamo a mori-re.

Tale era Parigi che si preparava alla gran battaglia.

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** *

L'esercito versagliese erasi diviso in cinque colonne,che avevano rispettivamente per obiettivo la barrierad'Italia ed il Pantheon, le posizioni del centro e le alturedella riva destra: Montmartre e la Chapelle; si trattavaevidentemente di ricacciare i rivoluzionari a Belleville.

Il cannone non tardò a tuonare. Il Trocadero e l'Arcodi Trionfo versagliese, mirati dalla forte batteria dei fe-derati sulla terrazza delle Tuileries e da quella di Mont-martre, tiravano incessantemente su queste posizioni,mentre gli avamposti federati di Neuilly, di Levallois edi Clichy, in pericolo di venir circondati, rientravanoprecipitosamente dalla porta di Clichy e raggiungevanoi combattenti di Parigi. Questi, riparati dalle loro barri-cate improvvisate, ricevevano il primo urto e tenevanotesta all'esercito invadente, forte già di più di 100.000uomini. I membri della Comune, i cui circondari nonerano stati ancora attaccati, sedevano all'Hôtel de Ville,accanto a Delescluze ed al Comitato di salute pubblica,attuando ed organizzando la difesa.

Mentre la battaglia si estendeva su tutta la linea, ilComitato centrale, in seduta, votò condizioni di pace traVersailles e la Comune. Un delegato venne inviatoall'Unione repubblicana, la quale obiettò non esservi al-cuna probabilità di fare accettare da Versailles quellecondizioni, di cui ecco il tenore:

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L'esercito versagliese erasi diviso in cinque colonne,che avevano rispettivamente per obiettivo la barrierad'Italia ed il Pantheon, le posizioni del centro e le alturedella riva destra: Montmartre e la Chapelle; si trattavaevidentemente di ricacciare i rivoluzionari a Belleville.

Il cannone non tardò a tuonare. Il Trocadero e l'Arcodi Trionfo versagliese, mirati dalla forte batteria dei fe-derati sulla terrazza delle Tuileries e da quella di Mont-martre, tiravano incessantemente su queste posizioni,mentre gli avamposti federati di Neuilly, di Levallois edi Clichy, in pericolo di venir circondati, rientravanoprecipitosamente dalla porta di Clichy e raggiungevanoi combattenti di Parigi. Questi, riparati dalle loro barri-cate improvvisate, ricevevano il primo urto e tenevanotesta all'esercito invadente, forte già di più di 100.000uomini. I membri della Comune, i cui circondari nonerano stati ancora attaccati, sedevano all'Hôtel de Ville,accanto a Delescluze ed al Comitato di salute pubblica,attuando ed organizzando la difesa.

Mentre la battaglia si estendeva su tutta la linea, ilComitato centrale, in seduta, votò condizioni di pace traVersailles e la Comune. Un delegato venne inviatoall'Unione repubblicana, la quale obiettò non esservi al-cuna probabilità di fare accettare da Versailles quellecondizioni, di cui ecco il tenore:

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«1.° L'Assemblea nazionale, il cui mandato è finito,deve sciogliersi;

«2.° La Comune si scioglierà egualmente;«3.° L'esercito detto regolare abbandonerà Parigi, al-

lontanandosene almeno per venticinque chilometri;«4.° Si nominerà un potere interinale composto dei

delegati delle città di 50.000 abitanti. Esso sceglierà tra isuoi membri un governo provvisorio, incaricato di farprocedere all'elezione d'una Costituente e della Comunedi Parigi;

«5.° Non si eserciteranno rappresaglie nè contro imembri dell'Assemblea nè contro quelli della Comuneper tutti i fatti posteriori al 18 marzo.

«Ecco le sole condizioni accettabili.«Che tutto il sangue versato in una lotta fratricida ri-

cada su coloro che le respingessero.»Questa proposta di conciliazione non ebbe altro risul-

tato che di gettare l'indecisione e lo scoraggiamento neiquartieri ove venne affissa. Sarebbe interessante cono-scere colui che fece commettere al Comitato centralequesto deplorevole errore.

Sfortunatamente non era più il tempo di conciliazioni;la morte dei socialisti era decisa; non si trattava per essiche di combattere e di sapere, al bisogno, morir bene.

** *

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«1.° L'Assemblea nazionale, il cui mandato è finito,deve sciogliersi;

«2.° La Comune si scioglierà egualmente;«3.° L'esercito detto regolare abbandonerà Parigi, al-

lontanandosene almeno per venticinque chilometri;«4.° Si nominerà un potere interinale composto dei

delegati delle città di 50.000 abitanti. Esso sceglierà tra isuoi membri un governo provvisorio, incaricato di farprocedere all'elezione d'una Costituente e della Comunedi Parigi;

«5.° Non si eserciteranno rappresaglie nè contro imembri dell'Assemblea nè contro quelli della Comuneper tutti i fatti posteriori al 18 marzo.

«Ecco le sole condizioni accettabili.«Che tutto il sangue versato in una lotta fratricida ri-

cada su coloro che le respingessero.»Questa proposta di conciliazione non ebbe altro risul-

tato che di gettare l'indecisione e lo scoraggiamento neiquartieri ove venne affissa. Sarebbe interessante cono-scere colui che fece commettere al Comitato centralequesto deplorevole errore.

Sfortunatamente non era più il tempo di conciliazioni;la morte dei socialisti era decisa; non si trattava per essiche di combattere e di sapere, al bisogno, morir bene.

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Nel pomeriggio, mentre, su una lunghezza di diecichilometri, tuonavano le fucilate e le cannonate, si vide-ro lingue di fiamme, projettanti un fumo nero e spesso,elevarsi dal ministero delle finanze; erano gli obici a pe-trolio dei versagliesi, preludianti gli incendi; i borghesicredettero attribuirli ai federati e si affrettarono a spar-gerne la voce.

In questa prima giornata, i successi dell'esercito nonfurono però decisivi. Sulla riva destra, Batignolles ave-va sostenuto un combattimento incessante, senza perde-re una barricata. Ma nel centro, il palazzo dell'Industriaera stato occupato senza colpo ferire; egualmente laScuola militare, evacuata dal suo comandante Razoua.La caserma della Pépinière, la chiesa di S. Agostino e lastazione di S. Lazzaro erano pure, dopo viva resistenza,cadute nelle mani dei versagliesi. Sulla riva sinistra, lastazione Montparnasse e la grande barricata della viad'Orléans erano conquistate.

Là incominciarono, verso sera, quelle fucilate in bloc-co, orribile macello umano, di cui anche i più aspri ne-mici non avrebbero creduto capaci i versagliesi.

Nella notte si affisse ai muri dei quartieri non ancoraoccupati, il proclama seguente:

COMUNE DI PARIGI.«Tutti i buoni cittadini sorgano! Alle barricate! Il ne-

mico è nelle nostre mura. Nessuna esitanza! Avanti, perla repubblica, per la Comune e per la libertà! Alle armi!

«IL COMITATO DI SALUTE PUBBLICA.»

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Nel pomeriggio, mentre, su una lunghezza di diecichilometri, tuonavano le fucilate e le cannonate, si vide-ro lingue di fiamme, projettanti un fumo nero e spesso,elevarsi dal ministero delle finanze; erano gli obici a pe-trolio dei versagliesi, preludianti gli incendi; i borghesicredettero attribuirli ai federati e si affrettarono a spar-gerne la voce.

In questa prima giornata, i successi dell'esercito nonfurono però decisivi. Sulla riva destra, Batignolles ave-va sostenuto un combattimento incessante, senza perde-re una barricata. Ma nel centro, il palazzo dell'Industriaera stato occupato senza colpo ferire; egualmente laScuola militare, evacuata dal suo comandante Razoua.La caserma della Pépinière, la chiesa di S. Agostino e lastazione di S. Lazzaro erano pure, dopo viva resistenza,cadute nelle mani dei versagliesi. Sulla riva sinistra, lastazione Montparnasse e la grande barricata della viad'Orléans erano conquistate.

Là incominciarono, verso sera, quelle fucilate in bloc-co, orribile macello umano, di cui anche i più aspri ne-mici non avrebbero creduto capaci i versagliesi.

Nella notte si affisse ai muri dei quartieri non ancoraoccupati, il proclama seguente:

COMUNE DI PARIGI.«Tutti i buoni cittadini sorgano! Alle barricate! Il ne-

mico è nelle nostre mura. Nessuna esitanza! Avanti, perla repubblica, per la Comune e per la libertà! Alle armi!

«IL COMITATO DI SALUTE PUBBLICA.»

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Come risposta a questo caloroso appello, i quartierialti continuavano ad elevare silenziosamente formidabilibarricate ed a mandare nel centro le loro colonned'attacco, che scendevano sempre più numerose, coitamburi e musica alla testa, colla bandiera rossa spiega-ta, coi cannoni alla coda. Da queste file ove le donne,collo chassepot in ispalla, erano numerose, sorgevanogrida entusiaste di viva la repubblica, la Comune, la re-pubblica universale! ed i maschi accenti della marsiglie-se, del canto della partenza e del canto «morire per lapatria».

Sotto così energico impulso, i lavori di difesa dellaprima linea, che aveva per centro l'Hôtel de Ville, eranocompiuti; si attivavano quelli della seconda, che avevaper fronte il Château d'Eau e la Bastiglia e per centro lamairie dell'11.° circondario.

Frattanto i versagliesi, avanzandosi sulla riva sinistrafino ai limiti del sobborgo S. Germano, attaccavano nel-lo stesso tempo Montrouge e St. Marceau. Sulla riva de-stra avevano fortificato il collegio Chaptal e, girandoBatignolles, attaccavano Montmartre alla zona neutrale,che i prussiani avevano loro fraternamente consegnata.

** *

Tutta notte tuonò il cannone e nel martedì mattina lasituazione era peggiorata sensibilmente.

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Come risposta a questo caloroso appello, i quartierialti continuavano ad elevare silenziosamente formidabilibarricate ed a mandare nel centro le loro colonned'attacco, che scendevano sempre più numerose, coitamburi e musica alla testa, colla bandiera rossa spiega-ta, coi cannoni alla coda. Da queste file ove le donne,collo chassepot in ispalla, erano numerose, sorgevanogrida entusiaste di viva la repubblica, la Comune, la re-pubblica universale! ed i maschi accenti della marsiglie-se, del canto della partenza e del canto «morire per lapatria».

Sotto così energico impulso, i lavori di difesa dellaprima linea, che aveva per centro l'Hôtel de Ville, eranocompiuti; si attivavano quelli della seconda, che avevaper fronte il Château d'Eau e la Bastiglia e per centro lamairie dell'11.° circondario.

Frattanto i versagliesi, avanzandosi sulla riva sinistrafino ai limiti del sobborgo S. Germano, attaccavano nel-lo stesso tempo Montrouge e St. Marceau. Sulla riva de-stra avevano fortificato il collegio Chaptal e, girandoBatignolles, attaccavano Montmartre alla zona neutrale,che i prussiani avevano loro fraternamente consegnata.

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Tutta notte tuonò il cannone e nel martedì mattina lasituazione era peggiorata sensibilmente.

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Page 333: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Durante tutto il mattino del martedì Montmartre subìun bombardamento violento, senza rispondere efficace-mente. Alle 9 antim., dopo cinque ore di nuova e san-guinosa lotta, i combattenti di Batignolles, in procinto diessere circondati, si ritirarono in fretta su Montmartre,ove contavano trovare forte resistenza, e che si arreseinvece quasi senza combattere. Alle dieci, la barricatacentrale della piazza di Clichy era perduta e la bandieratricolore sostituiva la bandiera rossa alla mairie del 17.°circondario, al rumore delle scariche delle compagnied'esecuzione, che assassinavano i federati caduti nellemani dei versagliesi.

Si conosceva già la tattica di questi ultimi, la qualeconsisteva nel girare tutte le posizioni secondarie, nonattaccando che le chiavi delle posizioni. E l'attacco av-veniva in questo modo: si piantavano cannoni o mitra-gliatrici agli angoli della strada, della quale trattavasid'impadronirsi; si spingevano avanti per tirare e si ritrae-vano celeremente per ricaricare al coperto. Durante que-sto tempo i soldati invadevano le case e, mentre alcunidirigevano dalle finestre un fuoco omicida sui federati,gli altri rompevano i muri e, di casa in casa, s'avanzava-no per l'interno fino al piede della barricata. Allora, daogni finestra delle case circostanti, tiravano a colpo si-curo sui federati, che cadevano fulminati. Approfittandodel panico, circondavano poscia la barricata e fucilava-no immediatamente i federati, non caduti alle prime sca-riche.

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Durante tutto il mattino del martedì Montmartre subìun bombardamento violento, senza rispondere efficace-mente. Alle 9 antim., dopo cinque ore di nuova e san-guinosa lotta, i combattenti di Batignolles, in procinto diessere circondati, si ritirarono in fretta su Montmartre,ove contavano trovare forte resistenza, e che si arreseinvece quasi senza combattere. Alle dieci, la barricatacentrale della piazza di Clichy era perduta e la bandieratricolore sostituiva la bandiera rossa alla mairie del 17.°circondario, al rumore delle scariche delle compagnied'esecuzione, che assassinavano i federati caduti nellemani dei versagliesi.

Si conosceva già la tattica di questi ultimi, la qualeconsisteva nel girare tutte le posizioni secondarie, nonattaccando che le chiavi delle posizioni. E l'attacco av-veniva in questo modo: si piantavano cannoni o mitra-gliatrici agli angoli della strada, della quale trattavasid'impadronirsi; si spingevano avanti per tirare e si ritrae-vano celeremente per ricaricare al coperto. Durante que-sto tempo i soldati invadevano le case e, mentre alcunidirigevano dalle finestre un fuoco omicida sui federati,gli altri rompevano i muri e, di casa in casa, s'avanzava-no per l'interno fino al piede della barricata. Allora, daogni finestra delle case circostanti, tiravano a colpo si-curo sui federati, che cadevano fulminati. Approfittandodel panico, circondavano poscia la barricata e fucilava-no immediatamente i federati, non caduti alle prime sca-riche.

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Page 334: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Accadevano colà cose orribili; il sangue scorreva afiotti, in mezzo a grida strazianti; poi l'ufficiale gridava:bravo! (io udii questo grido all'assalto della barricatadella via des Dames a Batignolles) ed i soldati lasciava-no il posto, dopo aver fatto un cumulo di morti.

Altre volte, i versagliesi si ponevano ben al coperto,aprivano contro i federati un fuoco intermittente, insinoa che questi, tirando senza posa, rimanevano privi dimunizioni; allora i soldati s'avanzavano a passo di corsa,in numero dieci volte superiore e prendevano tutti i di-fensori della barricata, che fucilavano ordinariamentesui due piedi.

È allo scopo di parare questa tattica singolare che siordinò ai capi delle barricate di far saltare o d'incendiarele case circostanti alle barricate centrali, affine di forza-re i soldati ad avanzarsi allo scoperto.

I capi delle barricate furono inoltre autorizzati a ri-chiedere l'apertura delle porte delle case, ove lo giudi-cassero necessario, ed a requisire, pei loro uomini, tutti iviveri e gli oggetti utili alla difesa, di cui dovevano rila-sciare ricevuta e di cui la Comune si riteneva responsa-bile verso chi di diritto.

** *

In questa guerra di classe non mancavano gli ausilia-rii, nella stessa Parigi, ai soldati dell'«ordine». Durantel'assedio più d'un federato era stato colpito dalla palla

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Accadevano colà cose orribili; il sangue scorreva afiotti, in mezzo a grida strazianti; poi l'ufficiale gridava:bravo! (io udii questo grido all'assalto della barricatadella via des Dames a Batignolles) ed i soldati lasciava-no il posto, dopo aver fatto un cumulo di morti.

Altre volte, i versagliesi si ponevano ben al coperto,aprivano contro i federati un fuoco intermittente, insinoa che questi, tirando senza posa, rimanevano privi dimunizioni; allora i soldati s'avanzavano a passo di corsa,in numero dieci volte superiore e prendevano tutti i di-fensori della barricata, che fucilavano ordinariamentesui due piedi.

È allo scopo di parare questa tattica singolare che siordinò ai capi delle barricate di far saltare o d'incendiarele case circostanti alle barricate centrali, affine di forza-re i soldati ad avanzarsi allo scoperto.

I capi delle barricate furono inoltre autorizzati a ri-chiedere l'apertura delle porte delle case, ove lo giudi-cassero necessario, ed a requisire, pei loro uomini, tutti iviveri e gli oggetti utili alla difesa, di cui dovevano rila-sciare ricevuta e di cui la Comune si riteneva responsa-bile verso chi di diritto.

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In questa guerra di classe non mancavano gli ausilia-rii, nella stessa Parigi, ai soldati dell'«ordine». Durantel'assedio più d'un federato era stato colpito dalla palla

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d'un fucile a vento, piantato dietro le gelosie d'un appar-tamento borghese. Ora, che l'esercito era là, a qualchecentinaio di metri, i reazionarii più arditi si servivano diveri chassepots od almeno di fucili da caccia e tiravanospecialmente sugli ufficiali superiori e sui membri dellaComune, riconoscibili alla loro fascia rossa. Talvolta ti-ravano anche nel bel mezzo delle colonne di federatiche passavano.

Per rispondere a tal modo di combattere, il Comitatodi salute pubblica fece il seguente decreto:

«Art. 1. – Le persiane o tende delle finestre rimarran-no aperte.

«Art. 2. – Ogni casa, da cui partirà anche un solo col-po di fucile od una qualunque aggressione contro laguardia nazionale, sarà immediatamente incendiata.

«Art. 3. – La guardia nazionale è incaricata di veglia-re alla stretta esecuzione del presente decreto.»

Questa decisione, reclamata dall'urgenza, non fu nèpoteva essere eseguita; sarebbero state migliaia le caseche avrebbero dovuto bruciarsi e dalle cui finestre i rea-zionarii, felici di vendicarsi dei socialisti, o gli agentiappostati da Versailles, tiravano sui federati.

Ed eccoci giunti al momento in cui la natura dellaguerra portata dai versagliesi in Parigi acquista il suovero carattere. Le lugubri detonazioni dei plotoni d'ese-cuzione, fucilanti i prigionieri, si confondono col rumo-re terribile della battaglia; già il parco Monceaux è spar-so di cadaveri; dodici federati sono presi dietro una bar-ricata e fucilati. Tutti coloro che sono presi isolati sono

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d'un fucile a vento, piantato dietro le gelosie d'un appar-tamento borghese. Ora, che l'esercito era là, a qualchecentinaio di metri, i reazionarii più arditi si servivano diveri chassepots od almeno di fucili da caccia e tiravanospecialmente sugli ufficiali superiori e sui membri dellaComune, riconoscibili alla loro fascia rossa. Talvolta ti-ravano anche nel bel mezzo delle colonne di federatiche passavano.

Per rispondere a tal modo di combattere, il Comitatodi salute pubblica fece il seguente decreto:

«Art. 1. – Le persiane o tende delle finestre rimarran-no aperte.

«Art. 2. – Ogni casa, da cui partirà anche un solo col-po di fucile od una qualunque aggressione contro laguardia nazionale, sarà immediatamente incendiata.

«Art. 3. – La guardia nazionale è incaricata di veglia-re alla stretta esecuzione del presente decreto.»

Questa decisione, reclamata dall'urgenza, non fu nèpoteva essere eseguita; sarebbero state migliaia le caseche avrebbero dovuto bruciarsi e dalle cui finestre i rea-zionarii, felici di vendicarsi dei socialisti, o gli agentiappostati da Versailles, tiravano sui federati.

Ed eccoci giunti al momento in cui la natura dellaguerra portata dai versagliesi in Parigi acquista il suovero carattere. Le lugubri detonazioni dei plotoni d'ese-cuzione, fucilanti i prigionieri, si confondono col rumo-re terribile della battaglia; già il parco Monceaux è spar-so di cadaveri; dodici federati sono presi dietro una bar-ricata e fucilati. Tutti coloro che sono presi isolati sono

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sicuri della loro sorte. Nel quartiere delle Epinettes, tuttii federati, che si poterono catturare, sono condotti allaporta Clichy e fucilati Tra questi v'erano tre donne, so-spette d'aver lavorato ad una barricata.

«Un soldato, a Batignolles – narra V. d'Esboeufs (Lavérité sur la Commune et les Versaillais) – stanco di uc-cidere, rifiuta di fucilare delle donne e dei fanciulli inof-fensivi: è immediatamente messo a morte per ordinedell'ufficiale. Nello stesso circondario si vide un uomo,che non aveva menomamente partecipato alla lotta, tra-scinato, sotto gli occhi della moglie, mentre usciva perprovvedere un po' di cibo alla famiglia, da una soldate-sca ebbra di sangue. Sua moglie accorre, con un fanciul-lo in braccio, per protestare la sua innocenza; non èascoltata e, poich'ella teneva strettamente abbracciato ilmarito e che ci sarebbe voluto del tempo a staccarli, sifucila il marito, la moglie, il bambino. Il medico Iz-quierdo si precipita per soccorrere il bambino, che respi-rava ancora; e anch'egli è preso e fucilato alla sua vol-ta.»

Le perquisizioni generali e gli arresti in massa com-piono la «pacificazione» di Batignolles.

** *

Montmartre è attaccato da tre punti contemporanea-mente; al nord da Saint Ouen, al centro dal cimitero, alsud dai baluardi. Nella via Houdon, un distaccamento di

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sicuri della loro sorte. Nel quartiere delle Epinettes, tuttii federati, che si poterono catturare, sono condotti allaporta Clichy e fucilati Tra questi v'erano tre donne, so-spette d'aver lavorato ad una barricata.

«Un soldato, a Batignolles – narra V. d'Esboeufs (Lavérité sur la Commune et les Versaillais) – stanco di uc-cidere, rifiuta di fucilare delle donne e dei fanciulli inof-fensivi: è immediatamente messo a morte per ordinedell'ufficiale. Nello stesso circondario si vide un uomo,che non aveva menomamente partecipato alla lotta, tra-scinato, sotto gli occhi della moglie, mentre usciva perprovvedere un po' di cibo alla famiglia, da una soldate-sca ebbra di sangue. Sua moglie accorre, con un fanciul-lo in braccio, per protestare la sua innocenza; non èascoltata e, poich'ella teneva strettamente abbracciato ilmarito e che ci sarebbe voluto del tempo a staccarli, sifucila il marito, la moglie, il bambino. Il medico Iz-quierdo si precipita per soccorrere il bambino, che respi-rava ancora; e anch'egli è preso e fucilato alla sua vol-ta.»

Le perquisizioni generali e gli arresti in massa com-piono la «pacificazione» di Batignolles.

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Montmartre è attaccato da tre punti contemporanea-mente; al nord da Saint Ouen, al centro dal cimitero, alsud dai baluardi. Nella via Houdon, un distaccamento di

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donne sostiene coraggiosamente il primo attacco. Almolino della Galette, i resti dei difensori di Batignollescombattono per poco tempo; nella via Lepic si resistepiù a lungo.

Ma i versagliesi non tardano ad impadronirsi dellamairie e superano le colline, ove brillavano al sole duefile di cannoni, muti per mancanza di munizioni. Il piùdei federati di Montmartre combatteva nell'interno diParigi ed il disordine più completo regnava in questocircondario, sulla cui resistenza si aveva diritto di conta-re.

Gli ultimi difensori si ripiegarono sulla Chapelle,mentre, nel baluardo Ornano, una formidabile barricata,energicamente difesa, arrestava di colpo la marcia inavanti dei versagliesi.

Ma questi tenevano Montmartre, l'Aventino demago-gico, l'acropoli della rivolta, come dicevano i giornalidella reazione.

Le perquisizioni servirono di pretesto ad un vero sac-cheggio; non contenti di rapire, i soldati distruggevanoogni cosa. Grazie alla ritirata sulla Chapelle, essi feceropochi prigionieri. Vennero fucilati quelli che poteronoprendersi sui gradini dell'Eliseo Montmartre, nella viades Rosiers, davanti alla mairie ed in diversi crocicchi; eper la rabbia, senza dubbio, di non aver maggior numerodi vittime, si fece una razzia nelle case.

Erano generalmente dei refrattari alla Comune, e tal-volta degli avversari dichiarati del 18 marzo; ma nonimportava; non si poteva aver preso Montmartre per

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donne sostiene coraggiosamente il primo attacco. Almolino della Galette, i resti dei difensori di Batignollescombattono per poco tempo; nella via Lepic si resistepiù a lungo.

Ma i versagliesi non tardano ad impadronirsi dellamairie e superano le colline, ove brillavano al sole duefile di cannoni, muti per mancanza di munizioni. Il piùdei federati di Montmartre combatteva nell'interno diParigi ed il disordine più completo regnava in questocircondario, sulla cui resistenza si aveva diritto di conta-re.

Gli ultimi difensori si ripiegarono sulla Chapelle,mentre, nel baluardo Ornano, una formidabile barricata,energicamente difesa, arrestava di colpo la marcia inavanti dei versagliesi.

Ma questi tenevano Montmartre, l'Aventino demago-gico, l'acropoli della rivolta, come dicevano i giornalidella reazione.

Le perquisizioni servirono di pretesto ad un vero sac-cheggio; non contenti di rapire, i soldati distruggevanoogni cosa. Grazie alla ritirata sulla Chapelle, essi feceropochi prigionieri. Vennero fucilati quelli che poteronoprendersi sui gradini dell'Eliseo Montmartre, nella viades Rosiers, davanti alla mairie ed in diversi crocicchi; eper la rabbia, senza dubbio, di non aver maggior numerodi vittime, si fece una razzia nelle case.

Erano generalmente dei refrattari alla Comune, e tal-volta degli avversari dichiarati del 18 marzo; ma nonimportava; non si poteva aver preso Montmartre per

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così poco. Questi amici di Versailles hanno agio di pen-sare attualmente in qualche prigione, all'onestà del go-verno, ch'essi difesero.

** *

La presa di Montmartre portava un colpo decisivoalla resistenza; il centro si trovava circondato e Bellevil-le stava per essere fulminata dai cannoni delle colline.

La notizia di questo disastro si sparse lentamente inParigi; i federati non vi prestarono fede, tanto si era abi-tuati a considerare Montmartre come il punto forte delladifesa. In alto, al nono circondario, specialmente sulviale Trudaine, la battaglia era furibonda. Aiutati dacontinui rinforzi, i versagliesi conquistarono tutte questeposizioni, facendo numerosi prigionieri ed i plotonid'esecuzione funzionarono nel viale Trudaine, all'angolodella via Ventimille.

Nella stessa ora, il forte di Montrouge capitolava eduna divisione dell'esercito s'impadroniva definitivamen-te di Neuilly, Levailois, Clichy e St. Ouen. Centocinquebocche di cannone e gran numero di prigionieri cadderonelle mani dei versagliesi.

Nel centro la gran barricata, elevata da lungo temponella piazza della Concordia, all'angolo della via Reale,resisteva con successo, allorquando un corpo d'esercito,entrando dai baluardi, la girò. I difensori si ripiegaronorapidamente, in numero di più di 300, nella chiesa della

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così poco. Questi amici di Versailles hanno agio di pen-sare attualmente in qualche prigione, all'onestà del go-verno, ch'essi difesero.

** *

La presa di Montmartre portava un colpo decisivoalla resistenza; il centro si trovava circondato e Bellevil-le stava per essere fulminata dai cannoni delle colline.

La notizia di questo disastro si sparse lentamente inParigi; i federati non vi prestarono fede, tanto si era abi-tuati a considerare Montmartre come il punto forte delladifesa. In alto, al nono circondario, specialmente sulviale Trudaine, la battaglia era furibonda. Aiutati dacontinui rinforzi, i versagliesi conquistarono tutte questeposizioni, facendo numerosi prigionieri ed i plotonid'esecuzione funzionarono nel viale Trudaine, all'angolodella via Ventimille.

Nella stessa ora, il forte di Montrouge capitolava eduna divisione dell'esercito s'impadroniva definitivamen-te di Neuilly, Levailois, Clichy e St. Ouen. Centocinquebocche di cannone e gran numero di prigionieri cadderonelle mani dei versagliesi.

Nel centro la gran barricata, elevata da lungo temponella piazza della Concordia, all'angolo della via Reale,resisteva con successo, allorquando un corpo d'esercito,entrando dai baluardi, la girò. I difensori si ripiegaronorapidamente, in numero di più di 300, nella chiesa della

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Maddalena. Le truppe li inseguirono, sfondarono le por-te a cannonate e consumarono nella chiesa il massacrodi tutti i federati. Non uno scampò; la baionetta fece me-raviglie. Nella stessa sera venivano occupate la chiesadella Trinità e la piazza Vendôme, che non erano statedifese meglio della Scuola militare.

Sulla riva sinistra, un'altra divisione dell'esercito ver-sagliese attaccava Montrouge con nuovo furore. Duebarricate, l'una in piazza S. Pietro, l'altra all'antica bar-riera d'Enfer, la tennero a lungo in iscacco; ambedue fu-rono prese nella serata, ed il vessillo tricolore sventolòsulla mairie del 14.° circondario.

Tutto, peraltro, non era ancor fatto da questa parte: ifederati, solidamente trincerati all'angolo delle vie delVieux-Colombier, di Vaugirard e di Rennes, donde cir-condavano tutta la via di Rennes e la stazione dell'ovest,resistono parecchie ore ancora e riescono a prendere, perun istante, l'offensiva. La perdita di questi baluardi delsud-ovest cagionò quella di tutto il sobborgo San Ger-mano.

L'esercito della riva sinistra si urtò in seguito controuna vera fortezza, fatta di tre barricate, che sbarravanola via Gay-Lussac, la via S. Michele e la via Royer-Col-lard. Questa fortezza era stata elevata in un momento edera difesa con audacia da una moltitudine di uomini, didonne e di fanciulli. Nello stesso tempo avveniva, alcrocicchio della Croce-Rossa, un lungo e sanguinosocombattimento; quivi i federati, trincerati dietro un se-micerchio di barricate, resistettero vittoriosamente ai

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Maddalena. Le truppe li inseguirono, sfondarono le por-te a cannonate e consumarono nella chiesa il massacrodi tutti i federati. Non uno scampò; la baionetta fece me-raviglie. Nella stessa sera venivano occupate la chiesadella Trinità e la piazza Vendôme, che non erano statedifese meglio della Scuola militare.

Sulla riva sinistra, un'altra divisione dell'esercito ver-sagliese attaccava Montrouge con nuovo furore. Duebarricate, l'una in piazza S. Pietro, l'altra all'antica bar-riera d'Enfer, la tennero a lungo in iscacco; ambedue fu-rono prese nella serata, ed il vessillo tricolore sventolòsulla mairie del 14.° circondario.

Tutto, peraltro, non era ancor fatto da questa parte: ifederati, solidamente trincerati all'angolo delle vie delVieux-Colombier, di Vaugirard e di Rennes, donde cir-condavano tutta la via di Rennes e la stazione dell'ovest,resistono parecchie ore ancora e riescono a prendere, perun istante, l'offensiva. La perdita di questi baluardi delsud-ovest cagionò quella di tutto il sobborgo San Ger-mano.

L'esercito della riva sinistra si urtò in seguito controuna vera fortezza, fatta di tre barricate, che sbarravanola via Gay-Lussac, la via S. Michele e la via Royer-Col-lard. Questa fortezza era stata elevata in un momento edera difesa con audacia da una moltitudine di uomini, didonne e di fanciulli. Nello stesso tempo avveniva, alcrocicchio della Croce-Rossa, un lungo e sanguinosocombattimento; quivi i federati, trincerati dietro un se-micerchio di barricate, resistettero vittoriosamente ai

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reiterati attacchi d'un nemico dieci volte superiore. Essitennero duro fino alla notte successiva e, solamente al-lorquando si videro girati, abbandonarono il campo dibattaglia coperto dai loro morti.

** *

«Mercoledì nel mattino – scrive Jezierski – (La ba-taille des sept jours) la Borsa è presa. Il 9.° ed il 2.° cir-condario sono liberati (?), le finestre si pavesano di ban-diere tricolori; già le guardie nazionali anti-comunarde,hanno ripreso il loro uniforme; kepì e maniche sono ab-bellite con fascie tricolori, in segno di adesione e di ri-conoscenza. Si formano i fasci sulla piazza della Borsa;guai ai comunardi del quartiere che si avventurano incostume civile in mezzo a questo allegro risveglio; sonoriconosciuti, denunciati, circondati, presi. Tosto intervie-ne l'ordine del disarmo e calma questo zelo esuberante.Sul baluardo s'apre qualche caffè e si riempie di consu-matori bellicosi, che mitragliano a parole gli insorti; visi nota qualche «ritorno» di Versailles. L'absinthe dimercoledì, 27 maggio, al caffè Holder, sarà, per alcuni,un avvenimento da incidersi sui marmi dello stabilimen-to. Corre una dolorosa notizia: il comandante Poulizacfu ucciso martedì su una barricata della via di Gram-mont.

«Ma la notizia più lugubre, più funebre. è quelladell'incendio delle Tuileries. Non si sa ancora se il Lou-

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reiterati attacchi d'un nemico dieci volte superiore. Essitennero duro fino alla notte successiva e, solamente al-lorquando si videro girati, abbandonarono il campo dibattaglia coperto dai loro morti.

** *

«Mercoledì nel mattino – scrive Jezierski – (La ba-taille des sept jours) la Borsa è presa. Il 9.° ed il 2.° cir-condario sono liberati (?), le finestre si pavesano di ban-diere tricolori; già le guardie nazionali anti-comunarde,hanno ripreso il loro uniforme; kepì e maniche sono ab-bellite con fascie tricolori, in segno di adesione e di ri-conoscenza. Si formano i fasci sulla piazza della Borsa;guai ai comunardi del quartiere che si avventurano incostume civile in mezzo a questo allegro risveglio; sonoriconosciuti, denunciati, circondati, presi. Tosto intervie-ne l'ordine del disarmo e calma questo zelo esuberante.Sul baluardo s'apre qualche caffè e si riempie di consu-matori bellicosi, che mitragliano a parole gli insorti; visi nota qualche «ritorno» di Versailles. L'absinthe dimercoledì, 27 maggio, al caffè Holder, sarà, per alcuni,un avvenimento da incidersi sui marmi dello stabilimen-to. Corre una dolorosa notizia: il comandante Poulizacfu ucciso martedì su una barricata della via di Gram-mont.

«Ma la notizia più lugubre, più funebre. è quelladell'incendio delle Tuileries. Non si sa ancora se il Lou-

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vre fu risparmiato. Malgrado, gli obici, la folla si portasulla piazza del Teatro francese: un denso fumo sale aldisopra delle Tuileries; la volta è già crollata; nell'aladell'ex ministero di Stato si vede, attraverso le finestre,diffondersi la fiamma, pesante e grassa; è bene il fuocodel petrolio. Lì vicino la fucilata e la cannonata tuonano;è l'orchestra infernale che accompagna questo spettacolodi desolazione.

«Allora il furore s'impadronisce della folla; finoraessa si dava piuttosto al sentimento di gioia per la libe-razione; ma la gioia si esaspera, si volge alle passionispietate della vendetta e delle rappresaglie. Si narra, fre-mendo, che il fuoco del petrolio consuma eziandio unametà della via Reale, il ministero delle finanze e tutti imonumenti della via d'Orsay, nonchè la via du Bac.Questi incendi tramandano nubi di fumo nero ed accen-dono nei cuori un altro incendio non meno feroce. «Fu-cilate i prigionieri; nessun quartiere; a morte i petrolie-ri!» gridano i gruppi esasperati ai soldati, che aveanomantenuto, nel loro rude servizio, un rimarchevole spiri-to d'umanità (fucilando in massa?). Allora s'organizza lacaccia ai sospetti, uomini e donne; si arresta e si fucilasul posto; la folla applaude. Nelle case, portinai e botte-gai ostruiscono con cura tutte le aperture, come gli spi-ragli delle cantine.

«I nuovi incendi, che scoppiano senza tregua fino alsabato, congiunti all'assassinio degli ostaggi nelle pri-gioni, alimentano ed attizzano questa passione di giusti-zia sregolata e selvaggia. Per di più, degli obici a petro-

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vre fu risparmiato. Malgrado, gli obici, la folla si portasulla piazza del Teatro francese: un denso fumo sale aldisopra delle Tuileries; la volta è già crollata; nell'aladell'ex ministero di Stato si vede, attraverso le finestre,diffondersi la fiamma, pesante e grassa; è bene il fuocodel petrolio. Lì vicino la fucilata e la cannonata tuonano;è l'orchestra infernale che accompagna questo spettacolodi desolazione.

«Allora il furore s'impadronisce della folla; finoraessa si dava piuttosto al sentimento di gioia per la libe-razione; ma la gioia si esaspera, si volge alle passionispietate della vendetta e delle rappresaglie. Si narra, fre-mendo, che il fuoco del petrolio consuma eziandio unametà della via Reale, il ministero delle finanze e tutti imonumenti della via d'Orsay, nonchè la via du Bac.Questi incendi tramandano nubi di fumo nero ed accen-dono nei cuori un altro incendio non meno feroce. «Fu-cilate i prigionieri; nessun quartiere; a morte i petrolie-ri!» gridano i gruppi esasperati ai soldati, che aveanomantenuto, nel loro rude servizio, un rimarchevole spiri-to d'umanità (fucilando in massa?). Allora s'organizza lacaccia ai sospetti, uomini e donne; si arresta e si fucilasul posto; la folla applaude. Nelle case, portinai e botte-gai ostruiscono con cura tutte le aperture, come gli spi-ragli delle cantine.

«I nuovi incendi, che scoppiano senza tregua fino alsabato, congiunti all'assassinio degli ostaggi nelle pri-gioni, alimentano ed attizzano questa passione di giusti-zia sregolata e selvaggia. Per di più, degli obici a petro-

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lio piovevano in gran copia, specialmente di notte, dallealture di Chaumont e dal Père-Lachaise, sui quartieri delcentro. Cosicchè le esecuzioni sommarie, reclamate dal-la voce pubblica, si moltiplicano nei crocicchi e sullevie»

L'autore versagliese dimentica di dire che, dal lunedìe durante tutto il martedì, quando niun incendio erasimanifestato, fuorchè quello al Ministero delle finanze,dovuto agli obici a petrolio dei versagliesi, la folla bor-ghese del centro non era meno crudele e meno vile. Gliincendi servirono di pretesto e, sovratutto, all'invenzionedelle «petroliere», una specie di donne che, secondol'immaginazione dei reazionari, avrebbe acconsentito,verso salario, a portare l'incendio in Parigi, colla torciain una mano, ed il recipiente di petrolio nell'altra. Si era-no bene inventati, nel 1848, i «mobili, segati tra due ta-vole»; non si poteva restare indietro nel 1871. Ma quantiassassinî non fece commettere questa impudente menzo-gna! Parigi reazionaria vi si tuffò dentro con voluttà. Siera ritornati ai tempi stigmatizzati da Tacito, ai tempi incui, nella Roma della decadenza, i pasciuti del mondopagano si immergevano nell'orgia, mentre, in loro nomee per loro comando, il massacro s'abbatteva spietato suiquartieri plebei, segnando il suo passaggio con cumulidi cadaveri e con fiumi di sangue. Egualmente fecero ipasciuti dei tempi cristiani. Per conservar loro il prodot-to del lavoro degli altri, un esercito di forsennati portavain Parigi il ferro ed il fuoco. Ammazzavano senza pietà;portavano la morte in tutti gli angoli dell'immensa città,

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lio piovevano in gran copia, specialmente di notte, dallealture di Chaumont e dal Père-Lachaise, sui quartieri delcentro. Cosicchè le esecuzioni sommarie, reclamate dal-la voce pubblica, si moltiplicano nei crocicchi e sullevie»

L'autore versagliese dimentica di dire che, dal lunedìe durante tutto il martedì, quando niun incendio erasimanifestato, fuorchè quello al Ministero delle finanze,dovuto agli obici a petrolio dei versagliesi, la folla bor-ghese del centro non era meno crudele e meno vile. Gliincendi servirono di pretesto e, sovratutto, all'invenzionedelle «petroliere», una specie di donne che, secondol'immaginazione dei reazionari, avrebbe acconsentito,verso salario, a portare l'incendio in Parigi, colla torciain una mano, ed il recipiente di petrolio nell'altra. Si era-no bene inventati, nel 1848, i «mobili, segati tra due ta-vole»; non si poteva restare indietro nel 1871. Ma quantiassassinî non fece commettere questa impudente menzo-gna! Parigi reazionaria vi si tuffò dentro con voluttà. Siera ritornati ai tempi stigmatizzati da Tacito, ai tempi incui, nella Roma della decadenza, i pasciuti del mondopagano si immergevano nell'orgia, mentre, in loro nomee per loro comando, il massacro s'abbatteva spietato suiquartieri plebei, segnando il suo passaggio con cumulidi cadaveri e con fiumi di sangue. Egualmente fecero ipasciuti dei tempi cristiani. Per conservar loro il prodot-to del lavoro degli altri, un esercito di forsennati portavain Parigi il ferro ed il fuoco. Ammazzavano senza pietà;portavano la morte in tutti gli angoli dell'immensa città,

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non risparmiando nè l'età nè il sesso, giacchè, come aitempi dell'impero romano, tutti coloro che avevano be-stemmiato gli dei del vecchio mondo, tutti coloro che at-tendevano la fine delle sofferenze umane, tutti coloroche sognavano un avvenire di scienza e di felicità pertutti, erano votati alla morte; e di essi il numero era in-calcolabile a Parigi.

Mentre aveva luogo la strage, la gioventù, arrivandoda Versailles, si mostrava nuovamente sui baluardi libe-rati. Le belle nottambule, che li avevano seguiti, giunge-vano con essi, e l'orgia impudica e sfrenata annunciavail ritorno della «gente onesta». Sembrava d'essere in pie-no impero. La Comune aveva abolito l'insolente prosti-tuzione delle vie; tutti questi versagliesi se ne vendica-vano, gridando tra due bicchierini e due meretrici: Amorte! fucilate i briganti!

Così, sulla piazza della Borsa, le esecuzioni somma-rie furono le più numerose; si attaccavano i recalcitrantiai cancelli e si fucilavano. Quivi fu assassinato, insiemead un cittadino scambiato per Lefrançais, Pottier, unodei più simpatici membri della Comune, nonchè un gio-vane scambiato per Serrailler.

Se tutti coloro, che erano presi colle armi alla mano,che erano denunciati o sembravano sospetti, erano fuci-lati sul posto, le razzie fatte a domicilio ed i gruppi presiin massa, non davano un minor numero di prigionieri aiversagliesi.

Si rammenteranno le fucilate borghesi nelle cantinedelle Tuileries e le esecuzioni del Campo di Marte, ordi-

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non risparmiando nè l'età nè il sesso, giacchè, come aitempi dell'impero romano, tutti coloro che avevano be-stemmiato gli dei del vecchio mondo, tutti coloro che at-tendevano la fine delle sofferenze umane, tutti coloroche sognavano un avvenire di scienza e di felicità pertutti, erano votati alla morte; e di essi il numero era in-calcolabile a Parigi.

Mentre aveva luogo la strage, la gioventù, arrivandoda Versailles, si mostrava nuovamente sui baluardi libe-rati. Le belle nottambule, che li avevano seguiti, giunge-vano con essi, e l'orgia impudica e sfrenata annunciavail ritorno della «gente onesta». Sembrava d'essere in pie-no impero. La Comune aveva abolito l'insolente prosti-tuzione delle vie; tutti questi versagliesi se ne vendica-vano, gridando tra due bicchierini e due meretrici: Amorte! fucilate i briganti!

Così, sulla piazza della Borsa, le esecuzioni somma-rie furono le più numerose; si attaccavano i recalcitrantiai cancelli e si fucilavano. Quivi fu assassinato, insiemead un cittadino scambiato per Lefrançais, Pottier, unodei più simpatici membri della Comune, nonchè un gio-vane scambiato per Serrailler.

Se tutti coloro, che erano presi colle armi alla mano,che erano denunciati o sembravano sospetti, erano fuci-lati sul posto, le razzie fatte a domicilio ed i gruppi presiin massa, non davano un minor numero di prigionieri aiversagliesi.

Si rammenteranno le fucilate borghesi nelle cantinedelle Tuileries e le esecuzioni del Campo di Marte, ordi-

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nate da Cavaignac nel giugno 1848 all'epoca della di-sfatta degli operai di Parigi; ma giammai in questi tristigiorni si vide una rabbia contro i vinti pari a quella cheavremo dinanzi agli occhi.

** *

Sino dalla sera del lunedì si vedono passare lunghefile di più centinaia di prigionieri, raccolti un po' dap-pertutto; vengono legati quattro a quattro; talvolta collemani attaccate dietro la schiena; con uno ceffone si met-tono a capo nudo; indi si conducono tra due file doppiedi soldati. Gli ufficiali hanno il revolver nel pugno; latruppa il fucile carico e la baionetta innastata. Al meno-mo tentativo di fuga, una scarica uccide il prigioniero.Non sempre essi arrivavano a Versailles; quando, duran-te il viaggio, piace all'ufficiale del distaccamento di farequalche esecuzione, egli sceglie nel gruppo ed i plotonid'esecuzione incominciano il loro lugubre mestiere.

Ad esempio, il marchese di Galiffet, conducendo unconvoglio, comanda una sosta davanti al bastione 56,sceglie i più vecchi tra i prigionieri e li fa fucilare im-mediatamente, in numero di 80; dopo di che ordina allacolonna di rimettersi in cammino. Ma la cosa più orribi-le è ancora il contegno incredibilmente vile e feroce del-la popolazione reazionaria davanti ai prigionieri. Essa liinsulta grossolanamente, li calunnia, gridando: a morte ibriganti, gli incendiari, gli assassini! A Versailles

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nate da Cavaignac nel giugno 1848 all'epoca della di-sfatta degli operai di Parigi; ma giammai in questi tristigiorni si vide una rabbia contro i vinti pari a quella cheavremo dinanzi agli occhi.

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Sino dalla sera del lunedì si vedono passare lunghefile di più centinaia di prigionieri, raccolti un po' dap-pertutto; vengono legati quattro a quattro; talvolta collemani attaccate dietro la schiena; con uno ceffone si met-tono a capo nudo; indi si conducono tra due file doppiedi soldati. Gli ufficiali hanno il revolver nel pugno; latruppa il fucile carico e la baionetta innastata. Al meno-mo tentativo di fuga, una scarica uccide il prigioniero.Non sempre essi arrivavano a Versailles; quando, duran-te il viaggio, piace all'ufficiale del distaccamento di farequalche esecuzione, egli sceglie nel gruppo ed i plotonid'esecuzione incominciano il loro lugubre mestiere.

Ad esempio, il marchese di Galiffet, conducendo unconvoglio, comanda una sosta davanti al bastione 56,sceglie i più vecchi tra i prigionieri e li fa fucilare im-mediatamente, in numero di 80; dopo di che ordina allacolonna di rimettersi in cammino. Ma la cosa più orribi-le è ancora il contegno incredibilmente vile e feroce del-la popolazione reazionaria davanti ai prigionieri. Essa liinsulta grossolanamente, li calunnia, gridando: a morte ibriganti, gli incendiari, gli assassini! A Versailles

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quest'odio pei vinti oltrepassa ogni limite; si giunge abattere gli infelici vinti; si sbranerebbero, ove i gendar-mi ed i soldati, già essi stessi così feroci, non li proteg-gessero un po' contro tanto furore.

Ecco come ne parla un testimonio oculare, corrispon-dente del moderato Indèpendant rèmois:

«L'esasperazione contro Parigi ed i parigini è grandequi. Allorquando arriva un distaccamento di prigionieri,la folla si reca sul suo passaggio e, senza la prudenza ela fermezza delle truppe, è certo che non si attendereb-be, per farne giustizia, che la legge possa venir loro ap-plicata. La collera dei versagliesi si manifesta non solocontro i federati, ma contro tutti gli abitanti di Parigi. Èun covo di banditi, si dice, e bisogna che ci sbarazziamodi quelli che vi rimasero. Si distruggano dovunque illupo, la lupa, i lupicini (le famiglie parigine) e la tran-quillità sarà ristabilita per lungo tempo.»

Arrivati al luogo di destinazione, i prigionieri sonoaccampati, all'aria aperta, sotto un sole cocente o sottola pioggia e nel fango. Altre volte sono ammucchiati sulterreno nudo, nelle cantine e nelle scuderie del castello,addossati gli uni sugli altri, nella più spaventosa promi-scuità, uomini, donne, fanciulli. I vermi li divorano; nonhanno altro cibo che pane ed acqua, dati loro, come sefossero cani, in quantità insufficiente e con ingiurieignominiose. Un gran numero, fra le donne specialmen-te, è colpito da pazzia. La mancanza d'aria, l'umidità delsuolo sono causa per essi di orribili sofferenze. In mez-zo ad essi si trovano fanciulli di otto anni e vecchi di

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quest'odio pei vinti oltrepassa ogni limite; si giunge abattere gli infelici vinti; si sbranerebbero, ove i gendar-mi ed i soldati, già essi stessi così feroci, non li proteg-gessero un po' contro tanto furore.

Ecco come ne parla un testimonio oculare, corrispon-dente del moderato Indèpendant rèmois:

«L'esasperazione contro Parigi ed i parigini è grandequi. Allorquando arriva un distaccamento di prigionieri,la folla si reca sul suo passaggio e, senza la prudenza ela fermezza delle truppe, è certo che non si attendereb-be, per farne giustizia, che la legge possa venir loro ap-plicata. La collera dei versagliesi si manifesta non solocontro i federati, ma contro tutti gli abitanti di Parigi. Èun covo di banditi, si dice, e bisogna che ci sbarazziamodi quelli che vi rimasero. Si distruggano dovunque illupo, la lupa, i lupicini (le famiglie parigine) e la tran-quillità sarà ristabilita per lungo tempo.»

Arrivati al luogo di destinazione, i prigionieri sonoaccampati, all'aria aperta, sotto un sole cocente o sottola pioggia e nel fango. Altre volte sono ammucchiati sulterreno nudo, nelle cantine e nelle scuderie del castello,addossati gli uni sugli altri, nella più spaventosa promi-scuità, uomini, donne, fanciulli. I vermi li divorano; nonhanno altro cibo che pane ed acqua, dati loro, come sefossero cani, in quantità insufficiente e con ingiurieignominiose. Un gran numero, fra le donne specialmen-te, è colpito da pazzia. La mancanza d'aria, l'umidità delsuolo sono causa per essi di orribili sofferenze. In mez-zo ad essi si trovano fanciulli di otto anni e vecchi di

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settanta. Di tempo in tempo uno dei più deboli agonizzain un canto; un guardiano lo trascina fuori perchè cimuoia. Al menomo rumore, al menomo grido sedizioso,i fucili si abbassano e sorde detonazioni si fanno udire;le palle colpiscono all'impazzata. Felici coloro che cado-no fulminati, risparmiando un'orribile agonia!

«Cose incredibili – leggesi nella Gazzetta di Franco-forte – mi si narrarono sui trattamenti inflitti ai primiconvogli di prigionieri. Tutto il giorno senz'aria e senzacibo, ammucchiati in piedi in vagoni-merci chiusi, ametà soffocati, a metà morti di fame; molti ne furono ri-tirati cadaveri. Conviene sperare che ciò sia stato al-quanto esagerato, ma quello che appresi da un impiega-to del Governo, che non aveva precisamente il cuor te-nero, è il contegno d'una compagnia di soldati al campodi Satory, che, allorquando qualche sintomo d'agitazionesi manifestava tra i prigionieri, scaricava, senza ritardo,i suoi fucili, durante dieci minuti, sul gruppo.»

** *

Fino dal primo giorno, i versagliesi avevano trovatoche la fucilata ordinaria non era abbastanza sollecita. Siera dapprima inventata la fucilata a bruciapelo, doveogni fucile abbatteva il suo uomo; poi la fucilata per filedi 6, di 10, di 12 o di 20, ma tutto ciò non bastava; in-ventarono la «mitragliata». Ecco in proposito l'afferma-

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settanta. Di tempo in tempo uno dei più deboli agonizzain un canto; un guardiano lo trascina fuori perchè cimuoia. Al menomo rumore, al menomo grido sedizioso,i fucili si abbassano e sorde detonazioni si fanno udire;le palle colpiscono all'impazzata. Felici coloro che cado-no fulminati, risparmiando un'orribile agonia!

«Cose incredibili – leggesi nella Gazzetta di Franco-forte – mi si narrarono sui trattamenti inflitti ai primiconvogli di prigionieri. Tutto il giorno senz'aria e senzacibo, ammucchiati in piedi in vagoni-merci chiusi, ametà soffocati, a metà morti di fame; molti ne furono ri-tirati cadaveri. Conviene sperare che ciò sia stato al-quanto esagerato, ma quello che appresi da un impiega-to del Governo, che non aveva precisamente il cuor te-nero, è il contegno d'una compagnia di soldati al campodi Satory, che, allorquando qualche sintomo d'agitazionesi manifestava tra i prigionieri, scaricava, senza ritardo,i suoi fucili, durante dieci minuti, sul gruppo.»

** *

Fino dal primo giorno, i versagliesi avevano trovatoche la fucilata ordinaria non era abbastanza sollecita. Siera dapprima inventata la fucilata a bruciapelo, doveogni fucile abbatteva il suo uomo; poi la fucilata per filedi 6, di 10, di 12 o di 20, ma tutto ciò non bastava; in-ventarono la «mitragliata». Ecco in proposito l'afferma-

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zione categorica d'un testimonio oculare, il corrispon-dente del giornale Droits de l'Homme di Montpellier:

«Non avrei osato crederlo; ma un ufficiale dell'eserci-to me lo confermò ieri sera: era colle mitragliatrici chesi facevano le esecuzioni alla Scuola militare. Eccocome si procedeva: si conducevano quaranta prigionieri,si mettevano in due file, legati l'uno all'altro; poi si sca-ricava la mitragliatrice. Indi i soldati si avvicinavanoalle vittime e le finivano a colpi di baionetta.»

Si procedeva in egual modo nelle caserme Lobau edella Pepinière; si stava per fare lo stesso ai Gobelins, alLuxembourg, alle Buttes-Chaumont, al Père-Lachaise,ecc. I principali centri delle fucilate erano, oltre le caser-me di Lobau e della Pepinière e della Scuola militare, –la stazione del Nord, il parco Monceaux, il Châtelet e gliangoli di tutti i quadrivi occupati. Quivi si fucilava collochassepot, a file di sei. Dopo lasciati i cadaveri, pergiornate intere stesi sul lastrico e forzate le vittime apassare sul corpo degli uccisi per andare ad addossarsial muro insanguinato, si trasportarono i morti a carretta-te un po' dappertutto: quelli della Scuola militare alCampo di Marte, quelli del parco Monceaux nei terreninudi delle Ternes, quelli della caserma Lobau erano tra-sportati allo square St. Jacques, quelli dei quadrivi in al-tre piazze. I federati fucilati alle rive della Senna sonolasciati ivi. Vi sono orrende agonie di lunghe ore, spe-cialmente fra i mitragliati. Alla rinfusa vengon buttatisul carro e rovesciati in grandi trincee, trasformate infossa comune. Quanti i feriti gettati coi morti?

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zione categorica d'un testimonio oculare, il corrispon-dente del giornale Droits de l'Homme di Montpellier:

«Non avrei osato crederlo; ma un ufficiale dell'eserci-to me lo confermò ieri sera: era colle mitragliatrici chesi facevano le esecuzioni alla Scuola militare. Eccocome si procedeva: si conducevano quaranta prigionieri,si mettevano in due file, legati l'uno all'altro; poi si sca-ricava la mitragliatrice. Indi i soldati si avvicinavanoalle vittime e le finivano a colpi di baionetta.»

Si procedeva in egual modo nelle caserme Lobau edella Pepinière; si stava per fare lo stesso ai Gobelins, alLuxembourg, alle Buttes-Chaumont, al Père-Lachaise,ecc. I principali centri delle fucilate erano, oltre le caser-me di Lobau e della Pepinière e della Scuola militare, –la stazione del Nord, il parco Monceaux, il Châtelet e gliangoli di tutti i quadrivi occupati. Quivi si fucilava collochassepot, a file di sei. Dopo lasciati i cadaveri, pergiornate intere stesi sul lastrico e forzate le vittime apassare sul corpo degli uccisi per andare ad addossarsial muro insanguinato, si trasportarono i morti a carretta-te un po' dappertutto: quelli della Scuola militare alCampo di Marte, quelli del parco Monceaux nei terreninudi delle Ternes, quelli della caserma Lobau erano tra-sportati allo square St. Jacques, quelli dei quadrivi in al-tre piazze. I federati fucilati alle rive della Senna sonolasciati ivi. Vi sono orrende agonie di lunghe ore, spe-cialmente fra i mitragliati. Alla rinfusa vengon buttatisul carro e rovesciati in grandi trincee, trasformate infossa comune. Quanti i feriti gettati coi morti?

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Presso al boulevard del principe Gerolamo, gli abi-tanti intesero un giorno, durante mortali otto ore, i lugu-bri gemiti dell'agonia di infelici federati ricoperti di terrae non completamente ammazzati dalle mitragliatrici;quelli ch'erano ivi di fazione impedirono che si soccor-ressero. Allo square St. Jacques, uno dei sotterrati viviriesci a sporgere le braccia fuor della terra; gli abitantidi questo quartiere aristocratico fuggivano, invasi dallospavento.

In quest'ardore di carneficina la cupidigia non era di-menticata; i fucilati erano quasi sempre spogliati diquanto avevano addosso, denaro, gioielli, che venivanodistribuiti fra i soldati. Spesse volte si pigliavano persi-no le scarpe. Quanto alle donne fucilate, esse erano trat-tate press'a poco come le infelici arabe delle tribù insor-te: agonizzanti ancora, venivano spogliate e talvoltal'insulto andava più oltre, come al piede del sobborgoMontmartre e sulla piazza Vendôme, dove, sui marcia-piedi, furono abbandonate delle donne ignude e brutaliz-zate.

Si può ben pensare che i feriti non avevano da atten-der quartiere da questi mitragliatori in blocco. Ecco unfatto. Un capitano si presenta all'ambulanza del semina-rio S. Sulpizio e dice: Da questa casa si è tirato. Era fal-so, ma quel modo di dire era il segnale convenuto perportare il massacro in un caseggiato. Il capo dell'ambu-lanza, un giovane medico spagnuolo, di nome Fano,protestò che non era vero. L'ufficiale, il quale non avevache venti uomini, partì, ma ritornò pochi istanti appresso

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Presso al boulevard del principe Gerolamo, gli abi-tanti intesero un giorno, durante mortali otto ore, i lugu-bri gemiti dell'agonia di infelici federati ricoperti di terrae non completamente ammazzati dalle mitragliatrici;quelli ch'erano ivi di fazione impedirono che si soccor-ressero. Allo square St. Jacques, uno dei sotterrati viviriesci a sporgere le braccia fuor della terra; gli abitantidi questo quartiere aristocratico fuggivano, invasi dallospavento.

In quest'ardore di carneficina la cupidigia non era di-menticata; i fucilati erano quasi sempre spogliati diquanto avevano addosso, denaro, gioielli, che venivanodistribuiti fra i soldati. Spesse volte si pigliavano persi-no le scarpe. Quanto alle donne fucilate, esse erano trat-tate press'a poco come le infelici arabe delle tribù insor-te: agonizzanti ancora, venivano spogliate e talvoltal'insulto andava più oltre, come al piede del sobborgoMontmartre e sulla piazza Vendôme, dove, sui marcia-piedi, furono abbandonate delle donne ignude e brutaliz-zate.

Si può ben pensare che i feriti non avevano da atten-der quartiere da questi mitragliatori in blocco. Ecco unfatto. Un capitano si presenta all'ambulanza del semina-rio S. Sulpizio e dice: Da questa casa si è tirato. Era fal-so, ma quel modo di dire era il segnale convenuto perportare il massacro in un caseggiato. Il capo dell'ambu-lanza, un giovane medico spagnuolo, di nome Fano,protestò che non era vero. L'ufficiale, il quale non avevache venti uomini, partì, ma ritornò pochi istanti appresso

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con un'intera compagnia, dicendo: Affermo che da que-sta casa fu tirato. Tosto i soldati si precipitano; quelli deiferiti ch'erano in piedi sono addossati al muro e fucilati,in numero di trenta; un'altra trentina è massacrata nelletto a colpi di baionetta o coi calci dei fucili. Mentre isoldati eseguivano puntualmente la loro consegna, il de-gno ufficiale bruciava le cervella al giovane medico.

Obbedendo ad «ordini diretti», la truppa ricercava so-vratutto, per esecutarli immediatamente, i membri e lepersonalità della Comune. Vi riescì talvolta; così nei pri-mi giorni furono fucilati Pottier, J. Durand e Pillot. Masovente s'ingannarono: guai ai disgraziati che avevanoqualche rassomiglianza con taluno degli eletti di Parigi;una morte orribile li attendeva.

Un merciaiolo, chiamato Constant, fu preso perchèdesignato per Billioray. Ebbe un bel provare la sua iden-tità; venne fucilato seduta stante; i soldati dicevano chemorì da vile ed i giornali-scandalo ne trassero partito,durante parecchi giorni, contro i rivoluzionari, fino almomento in cui si apprese che non era Billioray. Non siera mancato di aggiungere che il preteso Billioray eraportatore di parecchie centinaia di mille franchi.

Un cittadino sconosciuto ebbe la sventura di incontra-re un tale, che esclamò: ecco Vallès! Venne tosto circon-dato da un plotone ed un ufficiale gli tagliò la faccia conuna sciabolata. L'infelice trovò la forza di rimandargliun pugno; i soldati lo crivellarono colle baionette. Sic-come non era morto, un assistente meno feroce gridò:Ma finitelo dunque quel pover'omo! Questo grido fu la

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con un'intera compagnia, dicendo: Affermo che da que-sta casa fu tirato. Tosto i soldati si precipitano; quelli deiferiti ch'erano in piedi sono addossati al muro e fucilati,in numero di trenta; un'altra trentina è massacrata nelletto a colpi di baionetta o coi calci dei fucili. Mentre isoldati eseguivano puntualmente la loro consegna, il de-gno ufficiale bruciava le cervella al giovane medico.

Obbedendo ad «ordini diretti», la truppa ricercava so-vratutto, per esecutarli immediatamente, i membri e lepersonalità della Comune. Vi riescì talvolta; così nei pri-mi giorni furono fucilati Pottier, J. Durand e Pillot. Masovente s'ingannarono: guai ai disgraziati che avevanoqualche rassomiglianza con taluno degli eletti di Parigi;una morte orribile li attendeva.

Un merciaiolo, chiamato Constant, fu preso perchèdesignato per Billioray. Ebbe un bel provare la sua iden-tità; venne fucilato seduta stante; i soldati dicevano chemorì da vile ed i giornali-scandalo ne trassero partito,durante parecchi giorni, contro i rivoluzionari, fino almomento in cui si apprese che non era Billioray. Non siera mancato di aggiungere che il preteso Billioray eraportatore di parecchie centinaia di mille franchi.

Un cittadino sconosciuto ebbe la sventura di incontra-re un tale, che esclamò: ecco Vallès! Venne tosto circon-dato da un plotone ed un ufficiale gli tagliò la faccia conuna sciabolata. L'infelice trovò la forza di rimandargliun pugno; i soldati lo crivellarono colle baionette. Sic-come non era morto, un assistente meno feroce gridò:Ma finitelo dunque quel pover'omo! Questo grido fu la

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sentenza di morte di chi l'aveva pronunciato; lo conse-gnarono immediatamente al plotone d'esecuzione. Nellastessa guisa si assassinarono tutti coloro che venneropresi per membri della Comune. Più tardi si fucilaronoaltri Vallès ancora, un Longuet, un Ostyn, un Protot, unAmouroux, un Ferrò, un Gambon, un Courbet, un Vail-lant, parecchi Lefrançais; un giovanotto di Batignollesfu condotto a Versailles, colle mani legate al dorso, tragli insulti e le bastonate, perchè un individuo aveva det-to che era Malon. Giammai si vide tale un'orgia di fero-cia e non era nulla al paragone di ciò che andava a suc-cedere.

** *

Venticinque membri della Comune circa sedevano an-cora all'Hôtel-de-Ville, ove era anche Delescluze.

Una parte si trovava alle barricate; altri organizzava-no la difesa nei loro circondari. Un piccolissimo numeroesitò, per fortuna dell'onore della rivoluzione, davanti alpericolo. La Comune in massa pagò di persona, com'erasuo stretto dovere.

Sempre più, cioè a misura che ingrandiva il massacroorganizzato da Versailles, l'odio saliva al cuore dei fede-rati, che cadevano a centinaia, gridando vendetta.

Si domanderà a coloro che son perseguitati come be-stie feroci, distrutti in blocco, dovunque vengono incon-trati, con gioia selvaggia, massacrati ancorchè feriti,

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sentenza di morte di chi l'aveva pronunciato; lo conse-gnarono immediatamente al plotone d'esecuzione. Nellastessa guisa si assassinarono tutti coloro che venneropresi per membri della Comune. Più tardi si fucilaronoaltri Vallès ancora, un Longuet, un Ostyn, un Protot, unAmouroux, un Ferrò, un Gambon, un Courbet, un Vail-lant, parecchi Lefrançais; un giovanotto di Batignollesfu condotto a Versailles, colle mani legate al dorso, tragli insulti e le bastonate, perchè un individuo aveva det-to che era Malon. Giammai si vide tale un'orgia di fero-cia e non era nulla al paragone di ciò che andava a suc-cedere.

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Venticinque membri della Comune circa sedevano an-cora all'Hôtel-de-Ville, ove era anche Delescluze.

Una parte si trovava alle barricate; altri organizzava-no la difesa nei loro circondari. Un piccolissimo numeroesitò, per fortuna dell'onore della rivoluzione, davanti alpericolo. La Comune in massa pagò di persona, com'erasuo stretto dovere.

Sempre più, cioè a misura che ingrandiva il massacroorganizzato da Versailles, l'odio saliva al cuore dei fede-rati, che cadevano a centinaia, gridando vendetta.

Si domanderà a coloro che son perseguitati come be-stie feroci, distrutti in blocco, dovunque vengono incon-trati, con gioia selvaggia, massacrati ancorchè feriti,

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squarciati dalla mitraglia, sepolti vivi talvolta – si do-manderà forse ad essi, che offrano, senza vendetta, iloro petti ai fucili? Si domanderà forse loro d'essere cal-mi, quando tutto è passione e furore intorno ad essi,quando i loro nemici danno lo spettacolo della ferocia indelirio?

Nella notte dal 23 al 24 l'incendio si sviluppa nelleTuileries, senza che se ne conoscano in modo certo gliautori. Il palazzo dei re si sollevò come un vulcano conun fracasso spaventoso, rumoreggiando come cento tuo-ni. L'esplosione coperse da lontano tutti gli echidell'immensa battaglia; una nera nube velò il cielo,oscurando l'aria ed il vecchio monumento crollò, semprerumoreggiando e lanciando fiamme.

Comunque sia, era ben lecito al popolo parigino, aquesto popolo magnanimo che, da un secolo, sacrifica ilfior fiore di ciascuna delle sue generazioni al progressomondiale, a questo popolo, massacrato in quel momentoa cagione della sua fede repubblicana e socialista ed acui volevasi imporre una monarchia e il mantenimentod'un regime di sfruttamento, – era ben lecito a questopopolo, avanguardia della civiltà nuova, il quale sa com-battere e morire, di bruciare il palazzi dei re. Per conse-guire la vittoria, i primi cristiani attaccavano i templi deipaganesimo e gli dei spodestati caddero coi templi. Pari-gi non vuole più re.

I giornali reazionari parlarono di 400 feriti, bruciatinelle Tuileries; è una delle solite bugie: i feriti eranopartiti di là da lungo tempo. I feriti, uccisi atrocemente

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squarciati dalla mitraglia, sepolti vivi talvolta – si do-manderà forse ad essi, che offrano, senza vendetta, iloro petti ai fucili? Si domanderà forse loro d'essere cal-mi, quando tutto è passione e furore intorno ad essi,quando i loro nemici danno lo spettacolo della ferocia indelirio?

Nella notte dal 23 al 24 l'incendio si sviluppa nelleTuileries, senza che se ne conoscano in modo certo gliautori. Il palazzo dei re si sollevò come un vulcano conun fracasso spaventoso, rumoreggiando come cento tuo-ni. L'esplosione coperse da lontano tutti gli echidell'immensa battaglia; una nera nube velò il cielo,oscurando l'aria ed il vecchio monumento crollò, semprerumoreggiando e lanciando fiamme.

Comunque sia, era ben lecito al popolo parigino, aquesto popolo magnanimo che, da un secolo, sacrifica ilfior fiore di ciascuna delle sue generazioni al progressomondiale, a questo popolo, massacrato in quel momentoa cagione della sua fede repubblicana e socialista ed acui volevasi imporre una monarchia e il mantenimentod'un regime di sfruttamento, – era ben lecito a questopopolo, avanguardia della civiltà nuova, il quale sa com-battere e morire, di bruciare il palazzi dei re. Per conse-guire la vittoria, i primi cristiani attaccavano i templi deipaganesimo e gli dei spodestati caddero coi templi. Pari-gi non vuole più re.

I giornali reazionari parlarono di 400 feriti, bruciatinelle Tuileries; è una delle solite bugie: i feriti eranopartiti di là da lungo tempo. I feriti, uccisi atrocemente

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in quei tristi giorni, furono quelli che vennero colpiti daicalci e dalle baionette versagliesi nel loro letto.

** *

In quel giorno incominciarono le fucilazioni degliostaggi. Chaudey e tre gendarmi vennero fucilati a San-ta Pelagia, per ordine di Rigault. L'indomani un altromembro della sicurezza generale si recò alla Roquette edisse:

— Sei membri della Comune furono or ora fucilati(era questa l'opinione generale); occhio per occhio, den-te per dente: sei ostaggi verranno messi a morte.

Ed, infatti, si fucilarono sei ostaggi, tra i quali l'arci-vescovo di Parigi.

In queste esecuzioni v'era altrettanto furore quantonell'ordine dato da Versailles di fucilare tutti coloro, cheappartenevano alla Comune; solamente non erano cherappresaglie. Gli ostaggi espiarono l'orribile guerra sca-tenata da Versailles su Parigi. Se i versagliesi non aves-sero, già nei primi giorni d'aprile, assassinato i prigio-nieri, la Comune non avrebbe preso ostaggi. Se Thiersavesse liberato Blanqui, si sarebbe rilasciato l'arcivesco-vo e quasi tutti i preti arrestati. Ma entrava nei calcoli diThiers che i federati esercitassero rappresaglie, le qualisarebbero state elevate a delitti, sfruttandole contro la ri-voluzione. Riducendoli alla disperazione con una guerradi sterminio, dopo aver rifiutato lo scambio degli ostag-

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in quei tristi giorni, furono quelli che vennero colpiti daicalci e dalle baionette versagliesi nel loro letto.

** *

In quel giorno incominciarono le fucilazioni degliostaggi. Chaudey e tre gendarmi vennero fucilati a San-ta Pelagia, per ordine di Rigault. L'indomani un altromembro della sicurezza generale si recò alla Roquette edisse:

— Sei membri della Comune furono or ora fucilati(era questa l'opinione generale); occhio per occhio, den-te per dente: sei ostaggi verranno messi a morte.

Ed, infatti, si fucilarono sei ostaggi, tra i quali l'arci-vescovo di Parigi.

In queste esecuzioni v'era altrettanto furore quantonell'ordine dato da Versailles di fucilare tutti coloro, cheappartenevano alla Comune; solamente non erano cherappresaglie. Gli ostaggi espiarono l'orribile guerra sca-tenata da Versailles su Parigi. Se i versagliesi non aves-sero, già nei primi giorni d'aprile, assassinato i prigio-nieri, la Comune non avrebbe preso ostaggi. Se Thiersavesse liberato Blanqui, si sarebbe rilasciato l'arcivesco-vo e quasi tutti i preti arrestati. Ma entrava nei calcoli diThiers che i federati esercitassero rappresaglie, le qualisarebbero state elevate a delitti, sfruttandole contro la ri-voluzione. Riducendoli alla disperazione con una guerradi sterminio, dopo aver rifiutato lo scambio degli ostag-

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gi, il capo della borghesia francese sapeva bene che cosasi faceva. Sapeva a qual punto spingere la disperazionee quanto l'uccisione dell'arcivescovo di Parigi e dei suoicompagni poteva servire alla causa dell'«ordine».

Nè meno interessato era Thiers riguardo agli incendi.I suoi obici a petrolio mettono il fuoco al Ministero del-le finanze: egli dice che sono i federati. La tattica sel-vaggia dei suoi soldati, che s'avanzano verso le barricateper vie nascoste, devastando le case, obbliga i federati,per non abbandonare la lotta ed arrendersi senza difesaai massacratori, a far saltare o ad incendiare le case vici-ne alle principali barricate ; egli fa spargere la voce che ifederati incendiano sistematicamente Parigi.

Sì; vi furono incendi deplorevoli, ma chi ne conoscegli autori? Chi appiccò il fuoco al palazzo reale, allacorte dei conti, per esempio? Dirò tosto, poich'è la veri-tà, che il massacro degli ostaggi e certi incendi, comequello dell'Hôtel-de-Ville, sono opera non della Comunecome corpo, ma di alcune personalità, mosse dalle causedette sopra e che sono, si vorrà riconoscerlo, singolar-mente attenuanti. Ma i più interessati all'incendio di cer-ti edifici non erano i federati e, quando si ha a che farecoi Thiers, coi Favre, coi Simon, coi Picard, tutte le ipo-tesi sono lecite. Nel 9 novembre 1870 si voleva incen-diare la prefettura di polizia; erano i federati? Risponda-no gli uomini del 4 settembre!

Quanto agli ostaggi, il lettore ricorderà che, durantetutto il governo comunale, malgrado gli assassini com-messi da Versailles, non un ostaggio venne messo a

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gi, il capo della borghesia francese sapeva bene che cosasi faceva. Sapeva a qual punto spingere la disperazionee quanto l'uccisione dell'arcivescovo di Parigi e dei suoicompagni poteva servire alla causa dell'«ordine».

Nè meno interessato era Thiers riguardo agli incendi.I suoi obici a petrolio mettono il fuoco al Ministero del-le finanze: egli dice che sono i federati. La tattica sel-vaggia dei suoi soldati, che s'avanzano verso le barricateper vie nascoste, devastando le case, obbliga i federati,per non abbandonare la lotta ed arrendersi senza difesaai massacratori, a far saltare o ad incendiare le case vici-ne alle principali barricate ; egli fa spargere la voce che ifederati incendiano sistematicamente Parigi.

Sì; vi furono incendi deplorevoli, ma chi ne conoscegli autori? Chi appiccò il fuoco al palazzo reale, allacorte dei conti, per esempio? Dirò tosto, poich'è la veri-tà, che il massacro degli ostaggi e certi incendi, comequello dell'Hôtel-de-Ville, sono opera non della Comunecome corpo, ma di alcune personalità, mosse dalle causedette sopra e che sono, si vorrà riconoscerlo, singolar-mente attenuanti. Ma i più interessati all'incendio di cer-ti edifici non erano i federati e, quando si ha a che farecoi Thiers, coi Favre, coi Simon, coi Picard, tutte le ipo-tesi sono lecite. Nel 9 novembre 1870 si voleva incen-diare la prefettura di polizia; erano i federati? Risponda-no gli uomini del 4 settembre!

Quanto agli ostaggi, il lettore ricorderà che, durantetutto il governo comunale, malgrado gli assassini com-messi da Versailles, non un ostaggio venne messo a

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morte. Esecuzioni di spie ebbero bensì luogo al forte diBicêtre, dietro condanna d'un Consiglio di guerra, pre-sieduto da Léo Melliet, allora governatore di quel forte.Così una spia venne fucilata in seguito a sentenza d'unConsiglio di guerra presieduto da Johannard, al quartie-re generale di La Cecilia. Le leggi di guerra circa le spiesono categoriche. Ma di queste esecuzioni, biasimevolio no, spetta la responsabilità davanti alla storia ai soliMelliet e Johannard che agirono senza l'assenso dei lorocolleghi.

La Comune. adunque, merita essa l'epiteto di sangui-naria datole dai suoi carnefici?

** *

I nuovi incendi ed il massacro di dieci ostaggi miseroil colmo al furore selvaggio dell'esercito e della popola-zione borghese.

La strage, più spaventosa, raddoppiò d'intensità ed ilteatro di essa si allargò. D'ambe le parti i mezzi di di-struzione erano terribili. Una pioggia, di bombe a petro-lio, d'obici, di mitraglia cadeva sulla Villette, su Belle-ville, sul Pantheon , sulla barriera d'Italia, sulla Basti-glia, sul sobborgo del Tempio, sul quartiere Popincourt,ecc. Nulla scoraggiava gli indomiti federati, che si batte-vano da eroi e le alture di Chaumont si vendicavano delbombardamento di Belleville bombardando l'interno diParigi.

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morte. Esecuzioni di spie ebbero bensì luogo al forte diBicêtre, dietro condanna d'un Consiglio di guerra, pre-sieduto da Léo Melliet, allora governatore di quel forte.Così una spia venne fucilata in seguito a sentenza d'unConsiglio di guerra presieduto da Johannard, al quartie-re generale di La Cecilia. Le leggi di guerra circa le spiesono categoriche. Ma di queste esecuzioni, biasimevolio no, spetta la responsabilità davanti alla storia ai soliMelliet e Johannard che agirono senza l'assenso dei lorocolleghi.

La Comune. adunque, merita essa l'epiteto di sangui-naria datole dai suoi carnefici?

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I nuovi incendi ed il massacro di dieci ostaggi miseroil colmo al furore selvaggio dell'esercito e della popola-zione borghese.

La strage, più spaventosa, raddoppiò d'intensità ed ilteatro di essa si allargò. D'ambe le parti i mezzi di di-struzione erano terribili. Una pioggia, di bombe a petro-lio, d'obici, di mitraglia cadeva sulla Villette, su Belle-ville, sul Pantheon , sulla barriera d'Italia, sulla Basti-glia, sul sobborgo del Tempio, sul quartiere Popincourt,ecc. Nulla scoraggiava gli indomiti federati, che si batte-vano da eroi e le alture di Chaumont si vendicavano delbombardamento di Belleville bombardando l'interno diParigi.

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Ma i versaglieli guadagnano terreno, attaccano le bar-ricate del Ponte Nuovo, della punta S. Eustachio e dellavia Rivoli e conquistano questa posizione dopo lunga esanguinosa resistenza. Tosto l'ala destra del nemicogiunge a Notre-Dame, sulla riva sinistra. Sulla riva de-stra esso ha già occupato le stazioni dell'Est e del Nord esta per assaltare le barricate del sobborgo St. Denis, cheresistono valorosamente. Ivi gli obici a petrolio incen-diano il teatro della porta St. Martin.

Ma il grande combattimento di quella giornata ha luo-go nei pressi dell'Hôtel-de-Ville, ove erano state elevateopere formidabili: da una parte e dall'altra l'artiglieria fastrage e copre, colle sue lugubri detonazioni, il rumored'una fucilata spaventosa. Dopo parecchie ore di lotta, lelinee di battaglia dei versagliesi si serrano; la posizionedei federati non è più sostenibile; con gravi perdite, de-vono pensare alla ritirata. Fanno allora saltare le case acui sono appoggiate le barricate; incendiano le polverie-re dell'Hôtel-de-Ville e si ritirano sul Château-d'Eau, di-fendendo ancora il terreno palmo a palmo. Una tremen-da detonazione, che dura parecchi minuti, annuncia aParigi l'esplosione del vecchio palazzo municipale, chesi consuma lentamente, in mezzo al fumo ed alle fiam-me.

Quest'incendio fu opera di individui, non autorizzatiaffatto ad agire così. I membri della Comune, riunitiall'11.° circondario — fra gli altri Delescluze — biasi-marono generalmente quest'atto deplorevole. Dal latopolitico esso fu un grave errore. La Comune, infatti, do-

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Ma i versaglieli guadagnano terreno, attaccano le bar-ricate del Ponte Nuovo, della punta S. Eustachio e dellavia Rivoli e conquistano questa posizione dopo lunga esanguinosa resistenza. Tosto l'ala destra del nemicogiunge a Notre-Dame, sulla riva sinistra. Sulla riva de-stra esso ha già occupato le stazioni dell'Est e del Nord esta per assaltare le barricate del sobborgo St. Denis, cheresistono valorosamente. Ivi gli obici a petrolio incen-diano il teatro della porta St. Martin.

Ma il grande combattimento di quella giornata ha luo-go nei pressi dell'Hôtel-de-Ville, ove erano state elevateopere formidabili: da una parte e dall'altra l'artiglieria fastrage e copre, colle sue lugubri detonazioni, il rumored'una fucilata spaventosa. Dopo parecchie ore di lotta, lelinee di battaglia dei versagliesi si serrano; la posizionedei federati non è più sostenibile; con gravi perdite, de-vono pensare alla ritirata. Fanno allora saltare le case acui sono appoggiate le barricate; incendiano le polverie-re dell'Hôtel-de-Ville e si ritirano sul Château-d'Eau, di-fendendo ancora il terreno palmo a palmo. Una tremen-da detonazione, che dura parecchi minuti, annuncia aParigi l'esplosione del vecchio palazzo municipale, chesi consuma lentamente, in mezzo al fumo ed alle fiam-me.

Quest'incendio fu opera di individui, non autorizzatiaffatto ad agire così. I membri della Comune, riunitiall'11.° circondario — fra gli altri Delescluze — biasi-marono generalmente quest'atto deplorevole. Dal latopolitico esso fu un grave errore. La Comune, infatti, do-

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veva e voleva fare dell'Hôtel-de-Ville il suo ultimo cen-tro di resistenza; ed a tale uopo, a cura di Lefrançais, diE. Gèrardin e del capo di legione Noro, il 4.° circonda-rio era stato trincerato di barricate ben provviste di di-fensori. Ognuno sentiva bene che, fuori del loro Hô-telde-Ville, gli eletti di Parigi non sarebbero più che deivinti fuggiaschi. Ed è ciò che accadde. Alcuni rappre-sentanti della Comune ebbero un bello insediarsi allamairie dell'11.° circondario; la rivoluzione mancava didirezione.

I versagliesi proseguirono nella loro marcia vittorio-sa; stanno per attaccare la Bastiglia, a destra. L'Opera èpresa, dopo sanguinosa resistenza; vengono egualmenteconquistate, in seguito a violenti combattimenti, le bar-ricate delle vie di Châteaudun e dei Martiri. Infine, tuttii quartieri dei circondari 16, 15, 14, 6, 2, 8, 9, 17, 18 e 1sono in potere dei versagliesi.

Essi fucilano in cento località e, per non dover sep-pellire i federati fucilati, scavano una fossa, ai piedi del-la barricata conquistata, ve li gettano morti o moribondi,li ricoprono con qualche po' di terra e corrono ad altreimprese.

Combattimenti accaniti, spaventosi, s'ingaggiano neicircondari 4, 5 e 10. In ciascuna delle piccole vie delquartiere delle Halles sta una barricata eroicamente dife-sa.

Atti d'eroismo da parte dei federati si compiono sututti i punti della lotta. Ora è un solo uomo, che mano-vra cinque o sei fucili, tenendo testa a tutta una compa-

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veva e voleva fare dell'Hôtel-de-Ville il suo ultimo cen-tro di resistenza; ed a tale uopo, a cura di Lefrançais, diE. Gèrardin e del capo di legione Noro, il 4.° circonda-rio era stato trincerato di barricate ben provviste di di-fensori. Ognuno sentiva bene che, fuori del loro Hô-telde-Ville, gli eletti di Parigi non sarebbero più che deivinti fuggiaschi. Ed è ciò che accadde. Alcuni rappre-sentanti della Comune ebbero un bello insediarsi allamairie dell'11.° circondario; la rivoluzione mancava didirezione.

I versagliesi proseguirono nella loro marcia vittorio-sa; stanno per attaccare la Bastiglia, a destra. L'Opera èpresa, dopo sanguinosa resistenza; vengono egualmenteconquistate, in seguito a violenti combattimenti, le bar-ricate delle vie di Châteaudun e dei Martiri. Infine, tuttii quartieri dei circondari 16, 15, 14, 6, 2, 8, 9, 17, 18 e 1sono in potere dei versagliesi.

Essi fucilano in cento località e, per non dover sep-pellire i federati fucilati, scavano una fossa, ai piedi del-la barricata conquistata, ve li gettano morti o moribondi,li ricoprono con qualche po' di terra e corrono ad altreimprese.

Combattimenti accaniti, spaventosi, s'ingaggiano neicircondari 4, 5 e 10. In ciascuna delle piccole vie delquartiere delle Halles sta una barricata eroicamente dife-sa.

Atti d'eroismo da parte dei federati si compiono sututti i punti della lotta. Ora è un solo uomo, che mano-vra cinque o sei fucili, tenendo testa a tutta una compa-

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gnia; ora sono pochi coraggiosi, che si difendono, conaudacia inaudita, contro una colonna intera e si fannoammazzare fino all'ultimo uomo, disputando il terrenopalmo a palmo; ora sono fanciulli, che tentano una folleed impossibile offensiva, incontrando, a testa alta, unamorte sicura. A centinaia bisognerebbe rammentare gliatti di eroismo; eccone alcuni:

«Certamente; i federati morirono da uomini fieri.Qualunque sia l'ingiusto anatema contro la loro memo-ria, niuno negherà il loro coraggio; me ne appello ai loroavversari politici. Tutti i racconti furono unanimi. Alcu-ni furono uccisi dietro una barricata; altri fucilati, cad-dero gridando: viva la Comune! – Arrenditi! dicono isoldati a un fanciullo di sedici anni. – No! risponde, e sifa uccidere sui gradini della via Hautefeuille.

«Un convoglio di prigionieri scende dal boulevard S.Michele. – Urlate dunque: viva la Comune! questo è ilmomento buono, esclamano ironicamente alcuni bor-ghesi. Ed è tosto emesso quel grido che è una sentenzadi morte.

«Più in là, si conducono cinque prigionieri. Se ne fu-cilano quattro; il quinto sembra troppo giovane. Il capi-tano vuol salvarlo; egli protesta, mostra il suo libretto, ilsuo uniforme.... È fucilato.

«Un fanciullo di quindici anni, dopo aver chiesto se lacanna del fucile gli verrà applicata all'orecchio destro odal sinistro, si pianta allegramente davanti al plotone ecade fulminato.

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gnia; ora sono pochi coraggiosi, che si difendono, conaudacia inaudita, contro una colonna intera e si fannoammazzare fino all'ultimo uomo, disputando il terrenopalmo a palmo; ora sono fanciulli, che tentano una folleed impossibile offensiva, incontrando, a testa alta, unamorte sicura. A centinaia bisognerebbe rammentare gliatti di eroismo; eccone alcuni:

«Certamente; i federati morirono da uomini fieri.Qualunque sia l'ingiusto anatema contro la loro memo-ria, niuno negherà il loro coraggio; me ne appello ai loroavversari politici. Tutti i racconti furono unanimi. Alcu-ni furono uccisi dietro una barricata; altri fucilati, cad-dero gridando: viva la Comune! – Arrenditi! dicono isoldati a un fanciullo di sedici anni. – No! risponde, e sifa uccidere sui gradini della via Hautefeuille.

«Un convoglio di prigionieri scende dal boulevard S.Michele. – Urlate dunque: viva la Comune! questo è ilmomento buono, esclamano ironicamente alcuni bor-ghesi. Ed è tosto emesso quel grido che è una sentenzadi morte.

«Più in là, si conducono cinque prigionieri. Se ne fu-cilano quattro; il quinto sembra troppo giovane. Il capi-tano vuol salvarlo; egli protesta, mostra il suo libretto, ilsuo uniforme.... È fucilato.

«Un fanciullo di quindici anni, dopo aver chiesto se lacanna del fucile gli verrà applicata all'orecchio destro odal sinistro, si pianta allegramente davanti al plotone ecade fulminato.

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«Ad una guardia isolata si grida: non passate di là; visono i versagliesi. – Ragione di più, risponde; carica ilfucile e corre a farsi uccidere.» (Les droits de l'homme)

Alla porta St Martin, un federato, stando su un cumu-lo di pietre, impugnava una bandiera rossa. Piovevano lepalle; egli non aveva l'aria d'accorgersene, appoggiando-si indolentemente ad una botte. – Sei dunque stanco? glidice un compagno. – Che, che, risponde; m'appoggioper restare in piedi quando sarò ammazzato.

Nel 10.° circondario è presa una barricata; tutti i di-fensori sono fucilati; rimane l'ultimo, un fanciullo. Lo siaddossa al muro, ma egli, rivoltosi all'ufficiale, gli con-segna un orologio d'argento, pregandolo di rimetterloalla madre, portinaia nel vicinato. L'ufficiale, in vena digenerosità, risponde: Vedo che cosa vuoi; vacci tu stes-so. Il fanciullo parte a corsa e ritorna; tutto sudato, pochiminuti dopo, corre al muro, scavalcando i cadaveri edice all'ufficiale maravigliato: Eccomi, capitano. Tantoeroismo gli valse l'indulgenza; ma il Consiglio di guerralo mandò in una casa di correzione.

In una conferenza a Chaux-de-Fonds, la signora An-drò Léo, raccontò questo fatto:

«Una donna, nota nella letteratura, non democratica,abitante nel quartiere del Pantheon, narrava: La miacasa era circondata da quattro barricate, di cui una sottole mie finestre. I soldati entravano nelle case, donde ti-ravano sui difensori delle barricate, obbligandoli a cede-re. Da me non si entrò, mi sarei piuttosto fatta uccidere.Io non era per l'insurrezione, ma quella era una guerra

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«Ad una guardia isolata si grida: non passate di là; visono i versagliesi. – Ragione di più, risponde; carica ilfucile e corre a farsi uccidere.» (Les droits de l'homme)

Alla porta St Martin, un federato, stando su un cumu-lo di pietre, impugnava una bandiera rossa. Piovevano lepalle; egli non aveva l'aria d'accorgersene, appoggiando-si indolentemente ad una botte. – Sei dunque stanco? glidice un compagno. – Che, che, risponde; m'appoggioper restare in piedi quando sarò ammazzato.

Nel 10.° circondario è presa una barricata; tutti i di-fensori sono fucilati; rimane l'ultimo, un fanciullo. Lo siaddossa al muro, ma egli, rivoltosi all'ufficiale, gli con-segna un orologio d'argento, pregandolo di rimetterloalla madre, portinaia nel vicinato. L'ufficiale, in vena digenerosità, risponde: Vedo che cosa vuoi; vacci tu stes-so. Il fanciullo parte a corsa e ritorna; tutto sudato, pochiminuti dopo, corre al muro, scavalcando i cadaveri edice all'ufficiale maravigliato: Eccomi, capitano. Tantoeroismo gli valse l'indulgenza; ma il Consiglio di guerralo mandò in una casa di correzione.

In una conferenza a Chaux-de-Fonds, la signora An-drò Léo, raccontò questo fatto:

«Una donna, nota nella letteratura, non democratica,abitante nel quartiere del Pantheon, narrava: La miacasa era circondata da quattro barricate, di cui una sottole mie finestre. I soldati entravano nelle case, donde ti-ravano sui difensori delle barricate, obbligandoli a cede-re. Da me non si entrò, mi sarei piuttosto fatta uccidere.Io non era per l'insurrezione, ma quella era una guerra

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vile. I federati non entravano nelle case. Essi si batteva-no da leoni; erano magnifici nel loro eroismo. Quandovidero tutto perduto, fu uno spettacolo sublime. Unod'essi, in mezzo alle palle, tenne questo discorso:

« — Ancora una volta, la causa del popolo soccombe,la giustizia ci è negata e noi ripiombiamo nella schiavi-tù. Ebbene, no; piuttosto la morte! Nella morte!

«Allora tutti, ripetendo il grido, si precipitarono sullabarricata, scoprendo i loro petti, coll'entusiasmo delladisperazione, – e caddero. La banda assoldata passò suicadaveri di costoro che non volevano che una vita nobi-le e libera.»

Erano questi gli uomini, di cui un borghese diceva:— Io vorrei far subire a ciascuno d'essi tre morti;

squartarli, strangolarli e fucilarli.Un parrucchiere di Montrouge non marciava coi fede-

rati, ma una volta entrati i versagliesi, indignato, pigliail suo vecchio fucile ed esce sulla strada; mira un capita-no ed uccide un sergente. Ricarica il fucile; arrivano al-cuni soldati:

— Che fate qui?— Ho sbagliato il capitano; ricarico per ammazzarlo.Getta l'orologio alla moglie, si rivolge al figlio di die-

ci anni:— Giura di vendicarmi!— Giuro! dice il fanciullo, cui i soldati vogliono ucci-

dere, ma che è salvato dai vicini.Indi i1 parrucchiere si appoggia al muro della casa:— Sono pronto.

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vile. I federati non entravano nelle case. Essi si batteva-no da leoni; erano magnifici nel loro eroismo. Quandovidero tutto perduto, fu uno spettacolo sublime. Unod'essi, in mezzo alle palle, tenne questo discorso:

« — Ancora una volta, la causa del popolo soccombe,la giustizia ci è negata e noi ripiombiamo nella schiavi-tù. Ebbene, no; piuttosto la morte! Nella morte!

«Allora tutti, ripetendo il grido, si precipitarono sullabarricata, scoprendo i loro petti, coll'entusiasmo delladisperazione, – e caddero. La banda assoldata passò suicadaveri di costoro che non volevano che una vita nobi-le e libera.»

Erano questi gli uomini, di cui un borghese diceva:— Io vorrei far subire a ciascuno d'essi tre morti;

squartarli, strangolarli e fucilarli.Un parrucchiere di Montrouge non marciava coi fede-

rati, ma una volta entrati i versagliesi, indignato, pigliail suo vecchio fucile ed esce sulla strada; mira un capita-no ed uccide un sergente. Ricarica il fucile; arrivano al-cuni soldati:

— Che fate qui?— Ho sbagliato il capitano; ricarico per ammazzarlo.Getta l'orologio alla moglie, si rivolge al figlio di die-

ci anni:— Giura di vendicarmi!— Giuro! dice il fanciullo, cui i soldati vogliono ucci-

dere, ma che è salvato dai vicini.Indi i1 parrucchiere si appoggia al muro della casa:— Sono pronto.

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È fucilato.

** *

Il cannone tuonava, senza intervallo, da ambo le parti.«La notte, narra Jezierski, non apparve, per così dire,

sul teatro della lotta, perocchè venne rischiaratadall'incendio dell'Hôtel-de-Ville, che sorgeva ai suoiquattro lati.

«Prima di parlare della terza posizione del centro, ilChateau-d'Eau, occupiamoci dell'ultimo combattimentoimportante della riva sinistra.

«Da un lato l'esercito regolare, oltrepassando la barri-cata della barriera d'Enfer ed il Luxembourg, s'impadro-nì, il mercoledì 24 maggio, del Pantheon; dall'altro lacolonna, che seguiva le fortificazioni, arrivò alla Bièvre.Non è che un ruscello, il quale però ha un letto abba-stanza profondo, specialmente davanti al boulevardd'Italia.

«Quivi, dove il terreno forma l'altura detta Butte-aux-Cailles, elevantesi 65 metri, i federati presero posizione,con forze considerevoli, da sette ad otto mila uomini.Colle loro artiglierie battono il quartiere di Montrouge; itiratori discendono sul piano e fanno una dimostrazioneoffensiva contro le truppe regolari.

«Queste si trovavano impedite nel loro movimento;tennero fermo durante la sera e la notte. Al giovedì mat-tina le posizioni erano sempre le medesime; bisognava

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È fucilato.

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Il cannone tuonava, senza intervallo, da ambo le parti.«La notte, narra Jezierski, non apparve, per così dire,

sul teatro della lotta, perocchè venne rischiaratadall'incendio dell'Hôtel-de-Ville, che sorgeva ai suoiquattro lati.

«Prima di parlare della terza posizione del centro, ilChateau-d'Eau, occupiamoci dell'ultimo combattimentoimportante della riva sinistra.

«Da un lato l'esercito regolare, oltrepassando la barri-cata della barriera d'Enfer ed il Luxembourg, s'impadro-nì, il mercoledì 24 maggio, del Pantheon; dall'altro lacolonna, che seguiva le fortificazioni, arrivò alla Bièvre.Non è che un ruscello, il quale però ha un letto abba-stanza profondo, specialmente davanti al boulevardd'Italia.

«Quivi, dove il terreno forma l'altura detta Butte-aux-Cailles, elevantesi 65 metri, i federati presero posizione,con forze considerevoli, da sette ad otto mila uomini.Colle loro artiglierie battono il quartiere di Montrouge; itiratori discendono sul piano e fanno una dimostrazioneoffensiva contro le truppe regolari.

«Queste si trovavano impedite nel loro movimento;tennero fermo durante la sera e la notte. Al giovedì mat-tina le posizioni erano sempre le medesime; bisognava

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finirla ad ogni costo. Arrivarono rinforzi; una batteria fupiantata dietro la ferrovia di Sceaux contro la Butte-aux-Cailles. I soldati si avanzarono e, dopo una lotta omici-da, conquistarono, nel pomeriggio, la posizione.

«Fu certamente uno degli episodi più sanguinosi.Esso terminò coll'incendio dei Gobelins. Ma tutta la rivasinistra era in mano all'esercito. Contemporaneamentecadevano i forti di Bicêtre e d'Ivry. Questa vittoria rapi-da, riportata dalla cavalleria del generale Du Barrail, sispiega col fatto che, dopo il combattimento della Butte-aux-Cailles, la guarnigione dei forti era tagliata fuori,isolata e ridotta all'impotenza.»

Padroni della riva sinistra e della destra fino alla Vil-lette, mentre il cannone di Montmartre si sfoga su Belle-ville, i versagliesi si avanzano al centro, dal decimo edal terzo circondario, coperti di barricate, coraggiosa-mente difese, e che vengono o girate o prese d'assalto.Questa marcia contro la Bastiglia ed il Château-d'Eau èun combattimento continuo, un massacro, benchè gli in-vasori siano incomparabilmente più numerosi.

Ed ecco un episodio. Un distaccamento versagliese sipresenta all'ospizio St.-Antoine, ne fa uscire tutti i feritie li fa fucilare nel cortile. Compiuta la triste bisogna, ar-rivano quattro federati con due dei loro su una barella;entro dieci minuti sono fucilati tutti sei. Non si trattad'un fatto isolato: in ogni ospizio, in ogni ambulanza, ivincitori cercavano i feriti e li portavano via.

Non li fucilavano però sempre sui due piedi. Così aBatignolles i soldati, entrati nell'ambulanza della via

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finirla ad ogni costo. Arrivarono rinforzi; una batteria fupiantata dietro la ferrovia di Sceaux contro la Butte-aux-Cailles. I soldati si avanzarono e, dopo una lotta omici-da, conquistarono, nel pomeriggio, la posizione.

«Fu certamente uno degli episodi più sanguinosi.Esso terminò coll'incendio dei Gobelins. Ma tutta la rivasinistra era in mano all'esercito. Contemporaneamentecadevano i forti di Bicêtre e d'Ivry. Questa vittoria rapi-da, riportata dalla cavalleria del generale Du Barrail, sispiega col fatto che, dopo il combattimento della Butte-aux-Cailles, la guarnigione dei forti era tagliata fuori,isolata e ridotta all'impotenza.»

Padroni della riva sinistra e della destra fino alla Vil-lette, mentre il cannone di Montmartre si sfoga su Belle-ville, i versagliesi si avanzano al centro, dal decimo edal terzo circondario, coperti di barricate, coraggiosa-mente difese, e che vengono o girate o prese d'assalto.Questa marcia contro la Bastiglia ed il Château-d'Eau èun combattimento continuo, un massacro, benchè gli in-vasori siano incomparabilmente più numerosi.

Ed ecco un episodio. Un distaccamento versagliese sipresenta all'ospizio St.-Antoine, ne fa uscire tutti i feritie li fa fucilare nel cortile. Compiuta la triste bisogna, ar-rivano quattro federati con due dei loro su una barella;entro dieci minuti sono fucilati tutti sei. Non si trattad'un fatto isolato: in ogni ospizio, in ogni ambulanza, ivincitori cercavano i feriti e li portavano via.

Non li fucilavano però sempre sui due piedi. Così aBatignolles i soldati, entrati nell'ambulanza della via

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Page 362: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Brochant, fucilano l'infermiere capo, padre di cinque fi-gli, rapiscono da una parte i feriti, dall'altra tutte le don-ne che li assistevano, li legano a due a due e li spedisco-no prima alla caserma della Nuova-Francia, poi a Ver-sailles, in mezzo alle grida, alle ingiurie, alle minaccedella popolazione dei boulevards, che li obbliga soventea mettersi in ginocchio, coprendoli di una sassaiuola egridando: a morte le petroliere!

In generale, le donne condotte a Versailles, tra le vo-ciferazioni della folla, erano altrettanto colpevoli degliincendi quanto quelle di Batignolles.

Che dirà la storia di un partito, il quale, non contentodel massacro di una intera popolazione, inventa controessa le più incredibili calunnie? Che dirà di quei sette-cento dell'Assemblea nazionale, che non hanno un rim-pianto, un rimorso, un dolore, un sentimento di pietà da-vanti a quell'orrore, che è il saccheggio e la carneficinadi Parigi, nè sanno altro che votare leggi di vendetta, co-ronate da questo decreto, che basterebbe da solo a votar-li all'esecrazione dei posteri:

«Le armate di terra e di mare ed il capo del potereesecutivo bene meritano della patria.» (22 maggio).

Tolain ed un altro deputato, di cui ignoro il nome, fu-rono i soli a votar contro.

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Brochant, fucilano l'infermiere capo, padre di cinque fi-gli, rapiscono da una parte i feriti, dall'altra tutte le don-ne che li assistevano, li legano a due a due e li spedisco-no prima alla caserma della Nuova-Francia, poi a Ver-sailles, in mezzo alle grida, alle ingiurie, alle minaccedella popolazione dei boulevards, che li obbliga soventea mettersi in ginocchio, coprendoli di una sassaiuola egridando: a morte le petroliere!

In generale, le donne condotte a Versailles, tra le vo-ciferazioni della folla, erano altrettanto colpevoli degliincendi quanto quelle di Batignolles.

Che dirà la storia di un partito, il quale, non contentodel massacro di una intera popolazione, inventa controessa le più incredibili calunnie? Che dirà di quei sette-cento dell'Assemblea nazionale, che non hanno un rim-pianto, un rimorso, un dolore, un sentimento di pietà da-vanti a quell'orrore, che è il saccheggio e la carneficinadi Parigi, nè sanno altro che votare leggi di vendetta, co-ronate da questo decreto, che basterebbe da solo a votar-li all'esecrazione dei posteri:

«Le armate di terra e di mare ed il capo del potereesecutivo bene meritano della patria.» (22 maggio).

Tolain ed un altro deputato, di cui ignoro il nome, fu-rono i soli a votar contro.

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L'esercito, intanto continuava a rendersi degno delvoto dell'Assemblea.

«Si era a questo punto: un uomo passa. Ecco un co-munardo! dice taluno; lo si fucila. Una donna attraversala strada. Dev'essere infermiera in qualche battaglione;la si fucila.

«Quanti, oltre che per odii o vendette private, quantidenunciano, per puro zelo, degli sconosciuti!

« — Avete insorti feriti? chiede un comandante al di-rettore d'un grande ospedale. Abbiamo bisogno di 300,tra i più leggermente feriti, per fucilarli.

« — Non abbiamo insorti, ma solo malati.« — Badate! Sareste forse uno dei loro?«Una fucilata parte da una finestra della via delle

Scuole: da qual mano? da qual piano? Non si sa. I solda-ti si precipitano alla cieca, trovano un giovane svizzero,lo inchiodano sul terreno con una baionettata.

« — Voi ammazzate un galantuomo! esclama l'infeli-ce, cadendo.

«Sui tetti, un infermiere assiste al combattimento;vede entrare un picchetto, che arresta, a casaccio, un in-fermo e lo trascina sotto gli alberi lì presso.

«Alla Charité, ufficiali e soldati erano vergognosi edisgustati della parte infame loro imposta dall'alto.

«Un federato fu trasportato ferito all'ambulanza delLuxembourg per l'operazione di disarticolazione dellaspalla. Entrano ufficiali e soldati:

« — Consegnateci quest'uomo!«I medici protestano.

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L'esercito, intanto continuava a rendersi degno delvoto dell'Assemblea.

«Si era a questo punto: un uomo passa. Ecco un co-munardo! dice taluno; lo si fucila. Una donna attraversala strada. Dev'essere infermiera in qualche battaglione;la si fucila.

«Quanti, oltre che per odii o vendette private, quantidenunciano, per puro zelo, degli sconosciuti!

« — Avete insorti feriti? chiede un comandante al di-rettore d'un grande ospedale. Abbiamo bisogno di 300,tra i più leggermente feriti, per fucilarli.

« — Non abbiamo insorti, ma solo malati.« — Badate! Sareste forse uno dei loro?«Una fucilata parte da una finestra della via delle

Scuole: da qual mano? da qual piano? Non si sa. I solda-ti si precipitano alla cieca, trovano un giovane svizzero,lo inchiodano sul terreno con una baionettata.

« — Voi ammazzate un galantuomo! esclama l'infeli-ce, cadendo.

«Sui tetti, un infermiere assiste al combattimento;vede entrare un picchetto, che arresta, a casaccio, un in-fermo e lo trascina sotto gli alberi lì presso.

«Alla Charité, ufficiali e soldati erano vergognosi edisgustati della parte infame loro imposta dall'alto.

«Un federato fu trasportato ferito all'ambulanza delLuxembourg per l'operazione di disarticolazione dellaspalla. Entrano ufficiali e soldati:

« — Consegnateci quest'uomo!«I medici protestano.

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«Lo si porta nel cortile e lo si fucila.«Ogni guardia trovata isolata subisce egual sorte. Nel

viale Clichy, un mercante di tabacco venne fucilato inginocchio, davanti alla sua bottega, presente la moglie.È un fatto tra mille.» (Droits de l'homme).

«Un distaccamento del 51.° reggimento di linea avevafatto prigionieri alcuni cittadini. Si fece un accampa-mento, mettendo i fucili in piramide; ad un tratto unabomba cadde nella vicinanza e ferì parecchie persone.Tosto il comandante dispose quindici dei prigioniericontro un muro e «per vendicarsi della bomba» li fecefucilare.» (Gazzetta di Francoforte).

«In un albergo della via Cloître-Notre-Dame, tutti glialloggiati, ch'erano quattordici, furono fucilati, unita-mente al proprietario, che si era permesso delle osserva-zioni. E perchè? Lo si ignora; non erano guardie nazio-nali. I soldati erano «lanciati»; ecco tutto! Un tale, di viaRichelieu, chiese ad un colonnello e ad un capitano suoiconoscenti perchè non avessero arrestato i soldati. Ri-sposero: non saremmo stati obbediti: i soldati avevanoricevuto ordini diretti.

«Un'istitutrice vide fucilare una donna ed i suoi quat-tro figli perch'ella era stata veduta comperare un po' dipetrolio per uso domestico.» (André Leo, Les defen-seurs de l'ordre).

Il giornale dei Débats, a proposito delle esecuzioninella caserma della Guardia repubblicana in piazza Lo-bau, in seguito a sentenza della Corte marziale sedente

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«Lo si porta nel cortile e lo si fucila.«Ogni guardia trovata isolata subisce egual sorte. Nel

viale Clichy, un mercante di tabacco venne fucilato inginocchio, davanti alla sua bottega, presente la moglie.È un fatto tra mille.» (Droits de l'homme).

«Un distaccamento del 51.° reggimento di linea avevafatto prigionieri alcuni cittadini. Si fece un accampa-mento, mettendo i fucili in piramide; ad un tratto unabomba cadde nella vicinanza e ferì parecchie persone.Tosto il comandante dispose quindici dei prigioniericontro un muro e «per vendicarsi della bomba» li fecefucilare.» (Gazzetta di Francoforte).

«In un albergo della via Cloître-Notre-Dame, tutti glialloggiati, ch'erano quattordici, furono fucilati, unita-mente al proprietario, che si era permesso delle osserva-zioni. E perchè? Lo si ignora; non erano guardie nazio-nali. I soldati erano «lanciati»; ecco tutto! Un tale, di viaRichelieu, chiese ad un colonnello e ad un capitano suoiconoscenti perchè non avessero arrestato i soldati. Ri-sposero: non saremmo stati obbediti: i soldati avevanoricevuto ordini diretti.

«Un'istitutrice vide fucilare una donna ed i suoi quat-tro figli perch'ella era stata veduta comperare un po' dipetrolio per uso domestico.» (André Leo, Les defen-seurs de l'ordre).

Il giornale dei Débats, a proposito delle esecuzioninella caserma della Guardia repubblicana in piazza Lo-bau, in seguito a sentenza della Corte marziale sedente

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al Châtelet, dice d'aver veduto uscirne dei giovinetti daquindici a sedici anni, destinati alla fucilazione.

Un altro giornale, la Petite Presse, scrive:«Nella via di Bretagna, una donna passava presso un

gruppo di soldati, cui apostrofò violentemente. L'ufficia-le del posto tira una sciabolata alla faccia della megera;le baionette la finiscono.»

Orrori di questo genere possono contarsi a centinaia.Ed è con simili imprese che, secondo i parlamentari diVersailles ed i reazionari, i soldati «meritavano bene»della patria. Povera Francia! Povero popolo!

** *

Se, durante tutto il secondo assedio, il governo diThiers aveva abilmente impedito l'arrivo in provincia enell'Europa delle notizie di Parigi, tanto più convenivaserrare intorno il cerchio di ferro durante la strage deiproletari. Tutte le porte furono chiuse: non potevanouscirne nè persone, nè lettere, nè giornali. Parigi era di-venuto un immenso campo di carneficina, chiuso daogni lato ed in mezzo a cui una popolazione disperata evinta si dibatteva sotto i colpi d'una soldatesca sfrenata,ebbra di strage e sovreccitata al massacro da una classemaledetta. Intanto a Versailles, nel Journal officiel, neigiornali-scandalo, nelle circolari governative, le menzo-gne più odiose, le esagerazioni più incredibili votavano ivinti di Parigi all'esecrazione della Francia e dell'Euro-

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al Châtelet, dice d'aver veduto uscirne dei giovinetti daquindici a sedici anni, destinati alla fucilazione.

Un altro giornale, la Petite Presse, scrive:«Nella via di Bretagna, una donna passava presso un

gruppo di soldati, cui apostrofò violentemente. L'ufficia-le del posto tira una sciabolata alla faccia della megera;le baionette la finiscono.»

Orrori di questo genere possono contarsi a centinaia.Ed è con simili imprese che, secondo i parlamentari diVersailles ed i reazionari, i soldati «meritavano bene»della patria. Povera Francia! Povero popolo!

** *

Se, durante tutto il secondo assedio, il governo diThiers aveva abilmente impedito l'arrivo in provincia enell'Europa delle notizie di Parigi, tanto più convenivaserrare intorno il cerchio di ferro durante la strage deiproletari. Tutte le porte furono chiuse: non potevanouscirne nè persone, nè lettere, nè giornali. Parigi era di-venuto un immenso campo di carneficina, chiuso daogni lato ed in mezzo a cui una popolazione disperata evinta si dibatteva sotto i colpi d'una soldatesca sfrenata,ebbra di strage e sovreccitata al massacro da una classemaledetta. Intanto a Versailles, nel Journal officiel, neigiornali-scandalo, nelle circolari governative, le menzo-gne più odiose, le esagerazioni più incredibili votavano ivinti di Parigi all'esecrazione della Francia e dell'Euro-

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pa; bisognava bene fare accogliere la distruzione siste-matica, voluta, organizzata di tutta una popolazione.Durante i massacri, Thiers diceva: «Il suolo è copertodei loro cadaveri. Gli avvenimenti seguono il corso cheavevamo diritto di prevedere.»

È orribile: Parigi trasformato in un macello umano:ecco l'avvenimento che aveva diritto di prevedere quelferoce istrione!

Non basta: bisognava persuadere l'Europa ed il mon-do che i comunardi massacrati non erano che un'orda discellerati, macchiati dei delitti più esecrandi. Non unodoveva sfuggire; anche il diritto d'asilo doveva loro es-sere negato. Giulio Favre spedì dunque a tutti i rappre-sentanti all'estero la seguente circolare:

«Signore, l'abbominevole opera degli scellerati, chesoccombono sotto l'eroico sforzo del nostro esercito,non va confusa con un atto politico, ma costituisce unaserie di delitti preveduti e puniti dalle leggi di tutti i po-poli civili. L'assassinio, il furto, l'incendio ordinati siste-maticamente, preparati con abilità infernale, non devonopermettere ai loro autori e complici altro rifugio fuoridell'espiazione legale. Non v'ha nazione che possa co-prirli d'immunità; presso ognuna di esse la loro presenzasarebbe una vergogna ed un pericolo. Qualora dunqueveniate a conoscere che un individuo compromessonell'attentato di Parigi abbia passato la frontiera dellanazione presso cui siete accreditato, vi invito a sollecita-re dalle autorità locali il suo arresto immediato, dando-

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pa; bisognava bene fare accogliere la distruzione siste-matica, voluta, organizzata di tutta una popolazione.Durante i massacri, Thiers diceva: «Il suolo è copertodei loro cadaveri. Gli avvenimenti seguono il corso cheavevamo diritto di prevedere.»

È orribile: Parigi trasformato in un macello umano:ecco l'avvenimento che aveva diritto di prevedere quelferoce istrione!

Non basta: bisognava persuadere l'Europa ed il mon-do che i comunardi massacrati non erano che un'orda discellerati, macchiati dei delitti più esecrandi. Non unodoveva sfuggire; anche il diritto d'asilo doveva loro es-sere negato. Giulio Favre spedì dunque a tutti i rappre-sentanti all'estero la seguente circolare:

«Signore, l'abbominevole opera degli scellerati, chesoccombono sotto l'eroico sforzo del nostro esercito,non va confusa con un atto politico, ma costituisce unaserie di delitti preveduti e puniti dalle leggi di tutti i po-poli civili. L'assassinio, il furto, l'incendio ordinati siste-maticamente, preparati con abilità infernale, non devonopermettere ai loro autori e complici altro rifugio fuoridell'espiazione legale. Non v'ha nazione che possa co-prirli d'immunità; presso ognuna di esse la loro presenzasarebbe una vergogna ed un pericolo. Qualora dunqueveniate a conoscere che un individuo compromessonell'attentato di Parigi abbia passato la frontiera dellanazione presso cui siete accreditato, vi invito a sollecita-re dalle autorità locali il suo arresto immediato, dando-

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mene tosto avviso, perchè io regolarizzi questa situazio-ne con una domanda d'estradizione.

« Ricevete, ecc.«firmato: Giulio Favre.»

Così agivano i vincitori della Comune. Ma la lottanon è ancor cessata; avendo ridotto alla disperazionetutta una classe, essi avranno l'ultima battaglia disperata.

** *

Una nuova esplosione annunciò l'incendio della Pre-fettura di polizia, uno degli stromenti più odiosi del di-spotismo in Francia. Pure vi sono forti dubbi circa gliautori.

Gli avanzi della Comune sono riuniti alla mairiedell'11.° circondario. Davanti a tanto sangue, alcunimembri presenti si chiedono se non vi sia mezzo di ces-sare da questa orribile guerra. Rastoul si leva e parla,press'a poco, così:

— Noi siamo l'oggetto dell'odio particolare dei versa-gliesi, sacrifichiamoci dunque per la salute di questo po-polo eroico. Andiamo, cinti delle nostro sciarpe, al quar-tier generale e diciamo ai nostri nemici: eccoci, fucilate-ci, ma fermate i massacri!

Si applaude a questa proposta generosa, ma la si rico-nosce impraticabile. Non si sarebbe potuto arrivare finoal quartier generale; la sciarpa rossa avrebbe servito so-lamente a provocare un'immediata fucilazione. E poi,

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mene tosto avviso, perchè io regolarizzi questa situazio-ne con una domanda d'estradizione.

« Ricevete, ecc.«firmato: Giulio Favre.»

Così agivano i vincitori della Comune. Ma la lottanon è ancor cessata; avendo ridotto alla disperazionetutta una classe, essi avranno l'ultima battaglia disperata.

** *

Una nuova esplosione annunciò l'incendio della Pre-fettura di polizia, uno degli stromenti più odiosi del di-spotismo in Francia. Pure vi sono forti dubbi circa gliautori.

Gli avanzi della Comune sono riuniti alla mairiedell'11.° circondario. Davanti a tanto sangue, alcunimembri presenti si chiedono se non vi sia mezzo di ces-sare da questa orribile guerra. Rastoul si leva e parla,press'a poco, così:

— Noi siamo l'oggetto dell'odio particolare dei versa-gliesi, sacrifichiamoci dunque per la salute di questo po-polo eroico. Andiamo, cinti delle nostro sciarpe, al quar-tier generale e diciamo ai nostri nemici: eccoci, fucilate-ci, ma fermate i massacri!

Si applaude a questa proposta generosa, ma la si rico-nosce impraticabile. Non si sarebbe potuto arrivare finoal quartier generale; la sciarpa rossa avrebbe servito so-lamente a provocare un'immediata fucilazione. E poi,

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fossero anche arrivati, sarebbero trattati da volgari mal-fattori e ciò che a Versailles si chiama la «repressionedella sommossa» non cesserebbe perciò, mentre i fede-rati, già esasperati dalla disfatta, crederebbero ad un tra-dimento. La proposta fu dunque abbandonata.

«Nello stesso giorno – così si legge nell'Indirizzo delConsiglio generale dell'Associazione internazionale deilavoratori al Consiglio centrale di Nuova-York pegliStati Uniti – il segretario del sig. Washburne offerse allaComune una proposta emanante dai prussiani per un ac-comodamento sulle basi seguenti:

«Sospensione delle ostilità;«Rielezione della Comune da una parte e dell'Assem-

blea nazionale dall'altra.«Le truppe di Versailles abbandonano Parigi e si in-

stallano intorno alle fortificazioni.«Parigi resta affidata alla guardia nazionale.«Niuno sarà perseguitato come appartenente all'eser-

cito dei federati.«La Comune in seduta straordinaria, accettò questa

proposta, stipulando che la Francia avrebbe due mesi ditempo per prepararsi alle elezioni generali per una Co-stituente.

«Una seconda, intervista ebbe luogo col segretariodell'ambasciata americana. Nella seduta del mattino del25 maggio, la Comune deliberò d'inviare cinque cittadi-ni – tra i quali Vermorel, Delescluze e Arnold – qualiplenipotenziari a Vincennes, ove, giusta le informazionidate dal sig. Washburne, un delegato prussiano doveva

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fossero anche arrivati, sarebbero trattati da volgari mal-fattori e ciò che a Versailles si chiama la «repressionedella sommossa» non cesserebbe perciò, mentre i fede-rati, già esasperati dalla disfatta, crederebbero ad un tra-dimento. La proposta fu dunque abbandonata.

«Nello stesso giorno – così si legge nell'Indirizzo delConsiglio generale dell'Associazione internazionale deilavoratori al Consiglio centrale di Nuova-York pegliStati Uniti – il segretario del sig. Washburne offerse allaComune una proposta emanante dai prussiani per un ac-comodamento sulle basi seguenti:

«Sospensione delle ostilità;«Rielezione della Comune da una parte e dell'Assem-

blea nazionale dall'altra.«Le truppe di Versailles abbandonano Parigi e si in-

stallano intorno alle fortificazioni.«Parigi resta affidata alla guardia nazionale.«Niuno sarà perseguitato come appartenente all'eser-

cito dei federati.«La Comune in seduta straordinaria, accettò questa

proposta, stipulando che la Francia avrebbe due mesi ditempo per prepararsi alle elezioni generali per una Co-stituente.

«Una seconda, intervista ebbe luogo col segretariodell'ambasciata americana. Nella seduta del mattino del25 maggio, la Comune deliberò d'inviare cinque cittadi-ni – tra i quali Vermorel, Delescluze e Arnold – qualiplenipotenziari a Vincennes, ove, giusta le informazionidate dal sig. Washburne, un delegato prussiano doveva

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trovarsi. Ma la deputazione venne fermata dalle guardienazionali alla porta di Vincennes.

«In seguito a ciò, un'ultima intervista ebbe luogo tralo stesso segretario americano ed il cittadino Arnold, il26 maggio; quest'ultimo, munito di salva-condotto ame-ricano, si presentò nello stesso giorno, a St.-Denis, manon venne ricevuto dai prussiani.

«Il risultato di quest'intervento americano (che fececredere ad un armistizio e ad una mediazione dei prus-siani tra i belligeranti) fu, nel momento più critico, diparalizzare la difesa per due giorni. A dispetto delle pre-cauzioni per tener segreti i negoziati, essi vennero a co-gnizione delle guardie nazionali, che fidando nella neu-tralità prussiana, si recarono nelle linee prussiane percostituirsi prigioniere. È noto come vennero ingannatidai prussiani, che li accolsero a fucilate, consegnando isopravissuti al governo di Versailles.»

La Comune aveva poco creduto a questi supremi ten-tativi d'accordo e non aveva cessato di attivare e dirigerela difesa, per quanto ciò era possibile con un popolo ri-dotto alla disperazione, che si batte per vendere a caroprezzo la vita ad un nemico implacabile.

Dal loro canto il Comitato centrale e l'Unione repub-blicana cercavano, senza maggior successo, di arrestarelo spargimento di sangue.

Dopo aver scatenato la carneficina, il governo diThiers ed i deputati di Versailles assistevano al compi-mento dell'opera di sangue, non levando la voce che per

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trovarsi. Ma la deputazione venne fermata dalle guardienazionali alla porta di Vincennes.

«In seguito a ciò, un'ultima intervista ebbe luogo tralo stesso segretario americano ed il cittadino Arnold, il26 maggio; quest'ultimo, munito di salva-condotto ame-ricano, si presentò nello stesso giorno, a St.-Denis, manon venne ricevuto dai prussiani.

«Il risultato di quest'intervento americano (che fececredere ad un armistizio e ad una mediazione dei prus-siani tra i belligeranti) fu, nel momento più critico, diparalizzare la difesa per due giorni. A dispetto delle pre-cauzioni per tener segreti i negoziati, essi vennero a co-gnizione delle guardie nazionali, che fidando nella neu-tralità prussiana, si recarono nelle linee prussiane percostituirsi prigioniere. È noto come vennero ingannatidai prussiani, che li accolsero a fucilate, consegnando isopravissuti al governo di Versailles.»

La Comune aveva poco creduto a questi supremi ten-tativi d'accordo e non aveva cessato di attivare e dirigerela difesa, per quanto ciò era possibile con un popolo ri-dotto alla disperazione, che si batte per vendere a caroprezzo la vita ad un nemico implacabile.

Dal loro canto il Comitato centrale e l'Unione repub-blicana cercavano, senza maggior successo, di arrestarelo spargimento di sangue.

Dopo aver scatenato la carneficina, il governo diThiers ed i deputati di Versailles assistevano al compi-mento dell'opera di sangue, non levando la voce che per

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gettare gli ultimi insulti ai vinti, per felicitare i vincitoriod inventare ora calunnie atroci, ora leggi di vendetta.

Nel giugno 1848 si erano veduti alcuni rappresentantiportare parole di pace fin sulle barricate; questa voltanon uno abbandona Versailles, ed a Versailles stessa nonuna parola di pietà si fa udire. Gli dei irresponsabili delparlamentarismo contemplano dall'alto della loro sovra-nità collettiva gli uomini che si massacravano per lamaggior gloria di qualche vecchia ambizione, ed in ser-vizio dell'odio del passato contro tutto ciò che è libertà,avvenire, giustizia.

Alcuni, novelli Neroni, vennero a contemplare alle-gramente dalle alture del Monte-Valeriano Parigi som-mersa in una pioggia di ferro e di fuoco, devastata, sac-cheggiata, insanguinata, massacrata dai loro 150.000 si-cari.

No, o versagliesi, se è vero che i sanguinari e gli uo-mini d'odio sono straziati dai rimorsi, voi non morrete inpace!

** *

Eccoci al 25 maggio.Il tuono della battaglia rumoreggia incessantemente.

Una nebbia rossastra involge Parigi, che sembra ungrande incendio; nubi di carte bruciate, lanciate dallefiamme del Ministero delle finanze, della Corte dei con-ti, dell'Hôtel-de-Ville, delle Tuileries e della Prefettura,

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gettare gli ultimi insulti ai vinti, per felicitare i vincitoriod inventare ora calunnie atroci, ora leggi di vendetta.

Nel giugno 1848 si erano veduti alcuni rappresentantiportare parole di pace fin sulle barricate; questa voltanon uno abbandona Versailles, ed a Versailles stessa nonuna parola di pietà si fa udire. Gli dei irresponsabili delparlamentarismo contemplano dall'alto della loro sovra-nità collettiva gli uomini che si massacravano per lamaggior gloria di qualche vecchia ambizione, ed in ser-vizio dell'odio del passato contro tutto ciò che è libertà,avvenire, giustizia.

Alcuni, novelli Neroni, vennero a contemplare alle-gramente dalle alture del Monte-Valeriano Parigi som-mersa in una pioggia di ferro e di fuoco, devastata, sac-cheggiata, insanguinata, massacrata dai loro 150.000 si-cari.

No, o versagliesi, se è vero che i sanguinari e gli uo-mini d'odio sono straziati dai rimorsi, voi non morrete inpace!

** *

Eccoci al 25 maggio.Il tuono della battaglia rumoreggia incessantemente.

Una nebbia rossastra involge Parigi, che sembra ungrande incendio; nubi di carte bruciate, lanciate dallefiamme del Ministero delle finanze, della Corte dei con-ti, dell'Hôtel-de-Ville, delle Tuileries e della Prefettura,

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in piccoli frammenti neri di due o tre centimetri, copro-no il cielo per lo spazio di parecchie leghe.

Conquistate tutte le barricate delle vie Montorgueil,delle due Porte St. Saveur, dei Gravilliers, Turbigo, Réa-mur, Meslay, Nazareth, del Vertbois, la Chiesa di Notre-Dame des Champs, le Arti e Mestieri, il mercato St.Martin, la Scuola Turgot, il mercato e la via del Tempioe parecchie barricate delle vie vicine, le truppe attaccanoil Château-d'Eau e la Bastiglia. Il Château-d'Eau, protet-to dalle Buttes-Chaumont e dal Père-Lachaise è,senz'altro, la posizione più importante dei federati. Setteviali, alcuni boulevards sboccano colà. Rimane ancora ilboulevard del Tempio, coperto dalla Bastiglia. All'entra-ta di ciascuna di queste vie si eleva una barricata formi-dabile ed i combattenti, tra cui parecchie donne, sonodecisi a pugnare fino alla morte. I versagliesi s'avanza-rono simultaneamente dai boulevard., St. Denis e St.Martin, dal Conservatorio delle arti e mestieri, dalle vieTurbigo e dal Tempio, dalla Chapelle, dalla Villette edalla Bastiglia. I loro cannoni, piantati all'angolo dellevie minori, tuonano furiosamente contro le barricate delChâteau-d'Eau; cionullameno le Buttes-Chaumont, can-noneggiate da Montmatre non cessano dal battere a tuttapossa i quartieri occupati dall'esercito. La battaglia, san-guinosa, è portata su questi quartieri medesimi.

«Fu – narra Jezierski – dal mercoledì al venerdì uncombattimento incessante; gran numero di case delquartiere ne portano la traccia. Il teatro St. Martin incen-diato, come pure le case all'entrata della via Turbigo e

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in piccoli frammenti neri di due o tre centimetri, copro-no il cielo per lo spazio di parecchie leghe.

Conquistate tutte le barricate delle vie Montorgueil,delle due Porte St. Saveur, dei Gravilliers, Turbigo, Réa-mur, Meslay, Nazareth, del Vertbois, la Chiesa di Notre-Dame des Champs, le Arti e Mestieri, il mercato St.Martin, la Scuola Turgot, il mercato e la via del Tempioe parecchie barricate delle vie vicine, le truppe attaccanoil Château-d'Eau e la Bastiglia. Il Château-d'Eau, protet-to dalle Buttes-Chaumont e dal Père-Lachaise è,senz'altro, la posizione più importante dei federati. Setteviali, alcuni boulevards sboccano colà. Rimane ancora ilboulevard del Tempio, coperto dalla Bastiglia. All'entra-ta di ciascuna di queste vie si eleva una barricata formi-dabile ed i combattenti, tra cui parecchie donne, sonodecisi a pugnare fino alla morte. I versagliesi s'avanza-rono simultaneamente dai boulevard., St. Denis e St.Martin, dal Conservatorio delle arti e mestieri, dalle vieTurbigo e dal Tempio, dalla Chapelle, dalla Villette edalla Bastiglia. I loro cannoni, piantati all'angolo dellevie minori, tuonano furiosamente contro le barricate delChâteau-d'Eau; cionullameno le Buttes-Chaumont, can-noneggiate da Montmatre non cessano dal battere a tuttapossa i quartieri occupati dall'esercito. La battaglia, san-guinosa, è portata su questi quartieri medesimi.

«Fu – narra Jezierski – dal mercoledì al venerdì uncombattimento incessante; gran numero di case delquartiere ne portano la traccia. Il teatro St. Martin incen-diato, come pure le case all'entrata della via Turbigo e

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Page 372: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

del boulevard Voltaire; le facciate sventrate, le insegnedi metallo contorte, enormi blocchi di pietra giacenti aterra, tutto ciò sorpassa quanto di orribile si sia mai ve-duto sui campi di battaglia prussiani. Gli abitanti visse-ro, durante queste ore mortali, nelle cantine, affamati,tenuti in angoscia dalle detonazioni del di fuori. Sullastrada si fucilava, si massacrava, con orribili grida, congemiti, con silenzi di morte.»

Verso mezzodì, i versagliesi occupavano la chiesa diS. Lorenzo e, nel pomeriggio, le barricate della via Tur-bigo e del boulevard Voltaire. Nella notte, i federati eva-cuarono la caserma del Principe Eugenio e si trinceraro-no fortemente nei Magazzini-riuniti. Uno studente in-glese di medicina, testimonio oculare, così descrive que-sti combattimenti:

«Dopo una notte passata nell'incessante paura di nonrivedere il giorno, fummo svegliati (giacchè la fatica ciaveva forzati a coricarci), dall'entrata delle truppe, ches'avanzavano facendo fuoco. Fattici prigionieri, si diedel'ordine di fucilarci da un tenente, ma per fortuna, unmedico di mia conoscenza, s'interpose a nostro favore eci si accordò un'intervallo di tempo pel nostro interroga-torio. Non occorre dire che non attendemmo tale forma-lità e che fuggimmo, arrischiando la vita.

«Per vie traversali, riuscimmo alla piazza del Châ-teau-d'Eau, presso alla barricata Voltaire e, parlamentatoalquanto colle guardie nazionali, entrammo in una casavicina e ci ponemmo in cerca di materiale per piantareun'ambulanza.

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del boulevard Voltaire; le facciate sventrate, le insegnedi metallo contorte, enormi blocchi di pietra giacenti aterra, tutto ciò sorpassa quanto di orribile si sia mai ve-duto sui campi di battaglia prussiani. Gli abitanti visse-ro, durante queste ore mortali, nelle cantine, affamati,tenuti in angoscia dalle detonazioni del di fuori. Sullastrada si fucilava, si massacrava, con orribili grida, congemiti, con silenzi di morte.»

Verso mezzodì, i versagliesi occupavano la chiesa diS. Lorenzo e, nel pomeriggio, le barricate della via Tur-bigo e del boulevard Voltaire. Nella notte, i federati eva-cuarono la caserma del Principe Eugenio e si trinceraro-no fortemente nei Magazzini-riuniti. Uno studente in-glese di medicina, testimonio oculare, così descrive que-sti combattimenti:

«Dopo una notte passata nell'incessante paura di nonrivedere il giorno, fummo svegliati (giacchè la fatica ciaveva forzati a coricarci), dall'entrata delle truppe, ches'avanzavano facendo fuoco. Fattici prigionieri, si diedel'ordine di fucilarci da un tenente, ma per fortuna, unmedico di mia conoscenza, s'interpose a nostro favore eci si accordò un'intervallo di tempo pel nostro interroga-torio. Non occorre dire che non attendemmo tale forma-lità e che fuggimmo, arrischiando la vita.

«Per vie traversali, riuscimmo alla piazza del Châ-teau-d'Eau, presso alla barricata Voltaire e, parlamentatoalquanto colle guardie nazionali, entrammo in una casavicina e ci ponemmo in cerca di materiale per piantareun'ambulanza.

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Page 373: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Allora incominciò il più terribile forse di tutti i com-battimenti di strada da me veduti. Appunto nel momentoin cui le guardie nazionali si mettevano in ritirata, so-praggiunse un battaglione di donne a passo di corsa e in-cominciò a far fuoco, al grido di viva la Comune! Eranoarmate di carabine Snider e tiravano magnificamente.V'erano tra esse parecchie giovanette. Si battevanocome demoni ed ebbi il dolore di vederne fucilare cin-quantadue, dopochè erano state circondate e disarmatedalle truppe.

«Vidi fucilare circa sessanta uomini nel medesimoluogo e contemporaneamente ad esse. Un incidente pie-toso mi colpì. Mentre Parigi bruciava in mezzo alla not-te ed il cannone tuonava e la fucilata continuava inces-sante, una povera donna si dibatteva in una carretta esinghiozzava amaramente. Le offersi un bicchiere divino ed un tozzo di pane. Rifiutò, dicendo: Pel poco divita che mi rimane, non ne val la pena.

«Seguì un gran rumore e vidi la poveretta pigliata daquattro soldati e spogliata rapidamente: Intesi il coman-dante interrogarla imperiosamente: Voi avete ucciso duedei miei uomini.

«La donna rise ironicamente e rispose rudemente:Dio mi punisca di avere ucciso quei soli! Io aveva duefigli ad Issy; furono ammazzati ambidue, due altri aNeuilly e subirono egual destino. Mio marito morì suquesta barricata; fate ora di me ciò che vorrete. Non in-tesi altro; mi allontanai, ma non abbastanza presto da

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«Allora incominciò il più terribile forse di tutti i com-battimenti di strada da me veduti. Appunto nel momentoin cui le guardie nazionali si mettevano in ritirata, so-praggiunse un battaglione di donne a passo di corsa e in-cominciò a far fuoco, al grido di viva la Comune! Eranoarmate di carabine Snider e tiravano magnificamente.V'erano tra esse parecchie giovanette. Si battevanocome demoni ed ebbi il dolore di vederne fucilare cin-quantadue, dopochè erano state circondate e disarmatedalle truppe.

«Vidi fucilare circa sessanta uomini nel medesimoluogo e contemporaneamente ad esse. Un incidente pie-toso mi colpì. Mentre Parigi bruciava in mezzo alla not-te ed il cannone tuonava e la fucilata continuava inces-sante, una povera donna si dibatteva in una carretta esinghiozzava amaramente. Le offersi un bicchiere divino ed un tozzo di pane. Rifiutò, dicendo: Pel poco divita che mi rimane, non ne val la pena.

«Seguì un gran rumore e vidi la poveretta pigliata daquattro soldati e spogliata rapidamente: Intesi il coman-dante interrogarla imperiosamente: Voi avete ucciso duedei miei uomini.

«La donna rise ironicamente e rispose rudemente:Dio mi punisca di avere ucciso quei soli! Io aveva duefigli ad Issy; furono ammazzati ambidue, due altri aNeuilly e subirono egual destino. Mio marito morì suquesta barricata; fate ora di me ciò che vorrete. Non in-tesi altro; mi allontanai, ma non abbastanza presto da

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non udire il comando di: fuoco! che m'apprese come tut-to fosse finito.»

Frattanto la battaglia infuriava egualmente alla piazzadella Bastiglia, fortemente circondata da un cerchio dialte barricate, alle entrate del boulevard Beaumarchais edalle vie St. Antoine; Charenton e la Roquette. Ivi,come all'Hôtel-de-Ville, al Château-d'Eau, alla CroixRouge, alle Buttes-aux-Cailles, a Montrouge, alla piazzaClichy, s'ingaggia un'aspra pugna, i federati difendono ilterreno palmo a palmo, stanno attaccati alle barricate,devastate dall'artiglieria; perdute queste, tirano dalle fi-nestre. Il campo di battaglia è coperto di cadaveri. Sola-mente dietro la barricata dalla via Charenton, i federatilasciano più di cento morti. Infine i soldati vittoriosiproseguirono la marcia in avanti contro la piazza delTrono a Belleville, circondando il sobborgo del Tempio,che non poterono prender d'assalto.

** *

Il prolungamento della lotta aumentava la rabbia deiversagliesi, le cui vittorie non facevano che ingrandirela cerchia dello sterminio, preludiando all'occupazionedei quartieri nuovi colle fucilazioni in massa, colle per-quisizioni, risolvendosi talvolta in saccheggi, colle raz-zie alla cieca.

Nella stessa giornata (26) furono fucilati altri ostaggialla Roquette.

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non udire il comando di: fuoco! che m'apprese come tut-to fosse finito.»

Frattanto la battaglia infuriava egualmente alla piazzadella Bastiglia, fortemente circondata da un cerchio dialte barricate, alle entrate del boulevard Beaumarchais edalle vie St. Antoine; Charenton e la Roquette. Ivi,come all'Hôtel-de-Ville, al Château-d'Eau, alla CroixRouge, alle Buttes-aux-Cailles, a Montrouge, alla piazzaClichy, s'ingaggia un'aspra pugna, i federati difendono ilterreno palmo a palmo, stanno attaccati alle barricate,devastate dall'artiglieria; perdute queste, tirano dalle fi-nestre. Il campo di battaglia è coperto di cadaveri. Sola-mente dietro la barricata dalla via Charenton, i federatilasciano più di cento morti. Infine i soldati vittoriosiproseguirono la marcia in avanti contro la piazza delTrono a Belleville, circondando il sobborgo del Tempio,che non poterono prender d'assalto.

** *

Il prolungamento della lotta aumentava la rabbia deiversagliesi, le cui vittorie non facevano che ingrandirela cerchia dello sterminio, preludiando all'occupazionedei quartieri nuovi colle fucilazioni in massa, colle per-quisizioni, risolvendosi talvolta in saccheggi, colle raz-zie alla cieca.

Nella stessa giornata (26) furono fucilati altri ostaggialla Roquette.

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In quello stesso momento era incendiato il Granaiod'abbondanza e, giusta il sistema adottato, se ne incolpòla Comune. Due fatti smentiscono ciò. Anzitutto, il Co-mitato centrale, che aveva la preponderanza in questiquartieri, aveva mandato un ordine espresso, firmatoGrèlier, di risparmiare quello stabilimento; vi furono poiufficiali versagliesi, che si vantarono di tale incendio, ilquale, secondo essi, aveva dovuto cagionare la morte dimolti federati. Quanto a questi, poichè non potevano so-stenersi con alcuna barricata in quei luoghi, essi aveva-no dovuto ripiegarsi, in fretta e furia, verso il ponted'Austerlitz e la Bastiglia.

Le Buttes-Chaumont continuavano a bombardarel'interno di Parigi e la popolazione borghese di questiquartieri eccitava allo sterminio dei federati. Uno deiloro giornali lo confessa cinicamente con queste parole:

«Da tre volte ventiquattr'ore, ad ogni levar di sole,ciascuno si dice: è per oggi. E, durante questi tre giorni,la lotta continuò sanguinosa, orribile. I nostri avanzano,guadagnano terreno, eppure l'ultimo centro dell'insurre-zione, attaccato da tutte le parti, serviva ancora di rifu-gio, questa mane, alle bande armate.

«Tutto ci dice, peraltro, che queste orribili scene ces-seranno oggi stesso. Sono prese le disposizioni perl'attacco decisivo. Così, i federati non hanno a sperarequartiere: semplici guardie od ufficiali, tutti coloro chesaranno presi armati verranno fucilati. I soldati, esaspe-rati, non vogliono avere prigionieri.

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In quello stesso momento era incendiato il Granaiod'abbondanza e, giusta il sistema adottato, se ne incolpòla Comune. Due fatti smentiscono ciò. Anzitutto, il Co-mitato centrale, che aveva la preponderanza in questiquartieri, aveva mandato un ordine espresso, firmatoGrèlier, di risparmiare quello stabilimento; vi furono poiufficiali versagliesi, che si vantarono di tale incendio, ilquale, secondo essi, aveva dovuto cagionare la morte dimolti federati. Quanto a questi, poichè non potevano so-stenersi con alcuna barricata in quei luoghi, essi aveva-no dovuto ripiegarsi, in fretta e furia, verso il ponted'Austerlitz e la Bastiglia.

Le Buttes-Chaumont continuavano a bombardarel'interno di Parigi e la popolazione borghese di questiquartieri eccitava allo sterminio dei federati. Uno deiloro giornali lo confessa cinicamente con queste parole:

«Da tre volte ventiquattr'ore, ad ogni levar di sole,ciascuno si dice: è per oggi. E, durante questi tre giorni,la lotta continuò sanguinosa, orribile. I nostri avanzano,guadagnano terreno, eppure l'ultimo centro dell'insurre-zione, attaccato da tutte le parti, serviva ancora di rifu-gio, questa mane, alle bande armate.

«Tutto ci dice, peraltro, che queste orribili scene ces-seranno oggi stesso. Sono prese le disposizioni perl'attacco decisivo. Così, i federati non hanno a sperarequartiere: semplici guardie od ufficiali, tutti coloro chesaranno presi armati verranno fucilati. I soldati, esaspe-rati, non vogliono avere prigionieri.

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«La popolazione civile, d'altronde, è forse ancora piùinfuriata, Schiacciata sotto il giogo della Comune e deicostei sicari, mostra contro essi un accanimento, che siqualificherebbe feroce, se di ferocia potesse parlarsi ri-guardo agli scellerati contro cui quest'odio si esercita.Ogni obice proveniente dalle Buttes-Chaumont, ogninuova vittima degli atti selvaggi degli ultimi battaglionidella Comune dà come una nuova scudisciata a quelsentimento di esasperazione.» (Petite Presse).

Durante tutto il venerdì, la piazza del Trono, difesa dauna siepe di barricate, all'entrata dei boulevards Voltai-re, Filippo-Augusto e di Charonne, resiste ad un attaccofurioso. Alla notte essa cede. Una nuova spaventosaesplosione annunciò l'incendio dei docks della Villette,dovuto, senza alcun dubbio, agli obici a petrolio dei ver-sagliesi. Mi riferisco su ciò alla coraggiosa e pubblicaaffermazione di Passedouet, l'intelligente amministrato-re del 19.° circondario, sotto la Comune.

** *

In questo momento Parigi offre uno di quegli spetta-coli d'orrore, che fanno epoca nella storia. Il tuono con-tinuato della battaglia, lo scoppio degli obici, della mi-traglia, incrociantisi nell'aria infiammata, apportanti intutta Parigi l'incendio e la morte; lo strepito sinistro del-le mitragliatrici, lo schioppettìo stridente delle fucilate,rotto dalle lugubri grida dell'agonia, dai sordi gemiti dei

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«La popolazione civile, d'altronde, è forse ancora piùinfuriata, Schiacciata sotto il giogo della Comune e deicostei sicari, mostra contro essi un accanimento, che siqualificherebbe feroce, se di ferocia potesse parlarsi ri-guardo agli scellerati contro cui quest'odio si esercita.Ogni obice proveniente dalle Buttes-Chaumont, ogninuova vittima degli atti selvaggi degli ultimi battaglionidella Comune dà come una nuova scudisciata a quelsentimento di esasperazione.» (Petite Presse).

Durante tutto il venerdì, la piazza del Trono, difesa dauna siepe di barricate, all'entrata dei boulevards Voltai-re, Filippo-Augusto e di Charonne, resiste ad un attaccofurioso. Alla notte essa cede. Una nuova spaventosaesplosione annunciò l'incendio dei docks della Villette,dovuto, senza alcun dubbio, agli obici a petrolio dei ver-sagliesi. Mi riferisco su ciò alla coraggiosa e pubblicaaffermazione di Passedouet, l'intelligente amministrato-re del 19.° circondario, sotto la Comune.

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In questo momento Parigi offre uno di quegli spetta-coli d'orrore, che fanno epoca nella storia. Il tuono con-tinuato della battaglia, lo scoppio degli obici, della mi-traglia, incrociantisi nell'aria infiammata, apportanti intutta Parigi l'incendio e la morte; lo strepito sinistro del-le mitragliatrici, lo schioppettìo stridente delle fucilate,rotto dalle lugubri grida dell'agonia, dai sordi gemiti dei

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Page 377: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

morenti; tutto questo, in un'atmosfera di fuoco, sotto uncielo rosseggiante, coperto da immense nubi infiammatesorvolanti sui palazzi incendiati, colpiva tutti con unsentimento di stupore sconosciuto. Parigi intera sembra-va inabissarsi in una distruzione totale.

Un versagliese, pazzo dal terrore, scriveva dall'altodel Monte Valeriano: «Assistiamo spaventati alla fined'una città, quasi al crollo d'un mondo». Un altro sog-giungeva, con un sinistro scoppio di riso: «Parigi, perinaugurare l'attuazione dei sogni del proletariato si driz-zò terribile contro la civiltà. La civiltà si levò nella suaforza e la fulminò, dopo pugne titaniche. La cittadelladella rivoluzione non è più.»

Con quel linguaggio ignominioso, di cui i giornalidell'ordine hanno il segreto, il Français fa il seguentequadro del campo di battaglia della Villette:

«Sul boulevard della Villette, partendo dalla sommitàdella via Château-Landon, incomincia il campo di batta-glia della lotta suprema, che restituì Parigi all'ordine.

«La lotta fu aspra colà. Le case del boulevard sonocrivellate di palle e di colpi d'obice, dal suolo fino al tet-to. Si vede che gli insorti non si limitavano a tirare ap-postati dietro le barricate, ma che dovevasi oltreciòsloggiarli dalle finestre.

«Le panche sono strappate ai due lati del viale; gli al-beri contorti, schiacciati, coprono il suolo. Si camminasu un tappeto di rami e di foglie. I lampadari spezzatigiacciono a terra e le baracche costruite durante l'asse-

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morenti; tutto questo, in un'atmosfera di fuoco, sotto uncielo rosseggiante, coperto da immense nubi infiammatesorvolanti sui palazzi incendiati, colpiva tutti con unsentimento di stupore sconosciuto. Parigi intera sembra-va inabissarsi in una distruzione totale.

Un versagliese, pazzo dal terrore, scriveva dall'altodel Monte Valeriano: «Assistiamo spaventati alla fined'una città, quasi al crollo d'un mondo». Un altro sog-giungeva, con un sinistro scoppio di riso: «Parigi, perinaugurare l'attuazione dei sogni del proletariato si driz-zò terribile contro la civiltà. La civiltà si levò nella suaforza e la fulminò, dopo pugne titaniche. La cittadelladella rivoluzione non è più.»

Con quel linguaggio ignominioso, di cui i giornalidell'ordine hanno il segreto, il Français fa il seguentequadro del campo di battaglia della Villette:

«Sul boulevard della Villette, partendo dalla sommitàdella via Château-Landon, incomincia il campo di batta-glia della lotta suprema, che restituì Parigi all'ordine.

«La lotta fu aspra colà. Le case del boulevard sonocrivellate di palle e di colpi d'obice, dal suolo fino al tet-to. Si vede che gli insorti non si limitavano a tirare ap-postati dietro le barricate, ma che dovevasi oltreciòsloggiarli dalle finestre.

«Le panche sono strappate ai due lati del viale; gli al-beri contorti, schiacciati, coprono il suolo. Si camminasu un tappeto di rami e di foglie. I lampadari spezzatigiacciono a terra e le baracche costruite durante l'asse-

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Page 378: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

dio per riparo delle truppe mobili sono sfondate, brucia-te, messe a pezzi.

«Da per tutto sono ammonticchiati cadaveri di insorti;lordi di sangue e di fango, mutilati dalle palle, sono orri-bili e ripugnanti a vedersi. Li copriamo di foglie raccoltenei viali, ma la curiosità, quest'istinto atroce, avido diemozioni violente, non rispetta quel sudario; le donne(del partito dell'«ordine», s'intende) specialmente ven-gono volta a volta a spogliarne i morti.»

Non sembra d'essere in quel mattino del 25 agosto1572, in cui le donne della Medici venivano ad indagarei segreti del corpo sui cadaveri degli ugonotti massacra-ti?

Ma proseguiamo il racconto del Français:«Dietro la barricata, costruita con pietre da selciato e

con botti riempiute di terra, i morti vennero trasportati;ma dovevano essere numerosi, chè il sangue scorre neiruscelli. Cannoni, affusti spezzati, fucili macchiati disangue, cavalli uccisi, pozze nerastre, bottiglie rotte,scatole di conserva vuote e pani non toccati, ecco quan-to si rinviene dietro ogni barricata del quartiere dellaVillette.

«Per comando della truppa, che sta a guardia delleposizioni conquistate, gli abitanti demoliscono i lavoridell'insurrezione. Potemmo percorrere in vettura tutte levie che sboccano al canale S. Martin e fino alle Buttes-Chaumont. Sola la via Grange-aux-Belles non era anco-ra spazzata alle cinque della sera.

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dio per riparo delle truppe mobili sono sfondate, brucia-te, messe a pezzi.

«Da per tutto sono ammonticchiati cadaveri di insorti;lordi di sangue e di fango, mutilati dalle palle, sono orri-bili e ripugnanti a vedersi. Li copriamo di foglie raccoltenei viali, ma la curiosità, quest'istinto atroce, avido diemozioni violente, non rispetta quel sudario; le donne(del partito dell'«ordine», s'intende) specialmente ven-gono volta a volta a spogliarne i morti.»

Non sembra d'essere in quel mattino del 25 agosto1572, in cui le donne della Medici venivano ad indagarei segreti del corpo sui cadaveri degli ugonotti massacra-ti?

Ma proseguiamo il racconto del Français:«Dietro la barricata, costruita con pietre da selciato e

con botti riempiute di terra, i morti vennero trasportati;ma dovevano essere numerosi, chè il sangue scorre neiruscelli. Cannoni, affusti spezzati, fucili macchiati disangue, cavalli uccisi, pozze nerastre, bottiglie rotte,scatole di conserva vuote e pani non toccati, ecco quan-to si rinviene dietro ogni barricata del quartiere dellaVillette.

«Per comando della truppa, che sta a guardia delleposizioni conquistate, gli abitanti demoliscono i lavoridell'insurrezione. Potemmo percorrere in vettura tutte levie che sboccano al canale S. Martin e fino alle Buttes-Chaumont. Sola la via Grange-aux-Belles non era anco-ra spazzata alle cinque della sera.

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«La battaglia durò quivi tre giorni e tre notti. Allasola barricata della via Puebla, sessanta insorti si fecerouccidere. Gli infami sentivano che loro non rimanevache vendere la vita, essendo la loro causa perduta, senzarisorse. Ciò spiega l'energia dell'ultima resistenza da essiopposta. Non erano più dei combattenti, ma vere bestieferoci, che si dibattevano nelle convulsioni dell'agonia.»

La sera del venerdì 26, i versagliesi tengono una partedella Villette da un lato, dall'altro sono accampati pressoa Charonne; frattanto attaccano il sobborgo del Tempio;i federati sono circondati in Belleville, Mènilmontant eCharonne. La piazza del Trono è occupata; ivi sono fu-cilati 700 federati. La fucilata continua nei quartieri alti.Il cielo è grigio, l'aria pesante, calda e secca, malgradopiova; una tempesta di palle cade su Belleville e sulleButtes-Chaumont. La destra dei federati si stende ancoranella via della Roquette e nel boulevard Riccardo Le-noir; si combatte con furore al sobborgo del Tempio. Letruppe si impadroniscono della barricata della via Gran-geaux-Belles e giungono all'ospedale St. Louis. Attacca-no le barricate presso al canale, prendendo la viad'Angoulême, il boulevard del Principe-Eugenio el'estremità del boulevard Lenoir. Vicino alla barricatadella via dei Trois-Bornes, le finestre si adattano a feri-toie, mediante pietre e materassi. La barricata della viaS. Sebastiano, lunga sessanta metri, con fossati, rivestitaesternamente di sacchi di carta ammonticchiati, sostenu-ta da ammassi di pietre da selciato è presa tra due fuochidalle truppe rivoltesi verso la Bastiglia. I federati si riti-

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«La battaglia durò quivi tre giorni e tre notti. Allasola barricata della via Puebla, sessanta insorti si fecerouccidere. Gli infami sentivano che loro non rimanevache vendere la vita, essendo la loro causa perduta, senzarisorse. Ciò spiega l'energia dell'ultima resistenza da essiopposta. Non erano più dei combattenti, ma vere bestieferoci, che si dibattevano nelle convulsioni dell'agonia.»

La sera del venerdì 26, i versagliesi tengono una partedella Villette da un lato, dall'altro sono accampati pressoa Charonne; frattanto attaccano il sobborgo del Tempio;i federati sono circondati in Belleville, Mènilmontant eCharonne. La piazza del Trono è occupata; ivi sono fu-cilati 700 federati. La fucilata continua nei quartieri alti.Il cielo è grigio, l'aria pesante, calda e secca, malgradopiova; una tempesta di palle cade su Belleville e sulleButtes-Chaumont. La destra dei federati si stende ancoranella via della Roquette e nel boulevard Riccardo Le-noir; si combatte con furore al sobborgo del Tempio. Letruppe si impadroniscono della barricata della via Gran-geaux-Belles e giungono all'ospedale St. Louis. Attacca-no le barricate presso al canale, prendendo la viad'Angoulême, il boulevard del Principe-Eugenio el'estremità del boulevard Lenoir. Vicino alla barricatadella via dei Trois-Bornes, le finestre si adattano a feri-toie, mediante pietre e materassi. La barricata della viaS. Sebastiano, lunga sessanta metri, con fossati, rivestitaesternamente di sacchi di carta ammonticchiati, sostenu-ta da ammassi di pietre da selciato è presa tra due fuochidalle truppe rivoltesi verso la Bastiglia. I federati si riti-

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Page 380: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

rano; il suolo è coperto di morti e di moribondi. Dovun-que case diroccate, casse rovesciate, cavalli sventrati,armi spezzate sulla terra umida di sangue.

Più la lotta avanzava, più aumentava il disastro pei fe-derati. Venivano circondati a migliaia; non era omai piùpossibile ucciderli tutti sul posto; si pensò di coprire Pa-rigi di Corti marziali. Ivi i prigionieri venivano interro-gati, assolti mai, o tutt'al più uno su 500. Interrogatorioe sentenza duravano meno di dieci minuti. Il presidentediceva: Trasportate alla brigata, il che significava: fuci-lateli nel cortile. Numerose file d'uomini, di donne e difanciulli, raccolti un po' da per tutto, erano continua-mente dirette a Versailles.

** *

Belleville resisteva sempre sotto la direzione di Ran-vier. Ma, nella notte dal 27 al 28, le Buttes-Chaumontvennero prese d'assalto dai versagliesi, che sboccavanodalla ferrovia di Ceinture. Belleville, incendiata dalbombardamento, non era più che un immenso bracieredal fondo del quale si drizzavano qua e là giganteschelingue di fuoco e su cui incombeva la voce assordantedell'artiglieria e della moschetteria. Il cimitero del Père-Lachaise veniva parimenti occupato. Allora incomincia-rono al parco delle Buttes-Chaumont ed al Père-Lachai-se, le «mitragliate» in grande dei federati presi su queidue punti, in numero di otto o dieci mila. Non si poteva

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rano; il suolo è coperto di morti e di moribondi. Dovun-que case diroccate, casse rovesciate, cavalli sventrati,armi spezzate sulla terra umida di sangue.

Più la lotta avanzava, più aumentava il disastro pei fe-derati. Venivano circondati a migliaia; non era omai piùpossibile ucciderli tutti sul posto; si pensò di coprire Pa-rigi di Corti marziali. Ivi i prigionieri venivano interro-gati, assolti mai, o tutt'al più uno su 500. Interrogatorioe sentenza duravano meno di dieci minuti. Il presidentediceva: Trasportate alla brigata, il che significava: fuci-lateli nel cortile. Numerose file d'uomini, di donne e difanciulli, raccolti un po' da per tutto, erano continua-mente dirette a Versailles.

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Belleville resisteva sempre sotto la direzione di Ran-vier. Ma, nella notte dal 27 al 28, le Buttes-Chaumontvennero prese d'assalto dai versagliesi, che sboccavanodalla ferrovia di Ceinture. Belleville, incendiata dalbombardamento, non era più che un immenso bracieredal fondo del quale si drizzavano qua e là giganteschelingue di fuoco e su cui incombeva la voce assordantedell'artiglieria e della moschetteria. Il cimitero del Père-Lachaise veniva parimenti occupato. Allora incomincia-rono al parco delle Buttes-Chaumont ed al Père-Lachai-se, le «mitragliate» in grande dei federati presi su queidue punti, in numero di otto o dieci mila. Non si poteva

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Page 381: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

fucilarli tutti; si sceglievano le fisionomie più antipati-che e si funzionava come alla scuola militare: due scari-che di mitragliatrici per 40 uomini; solamente si avevacura di far prima scavare profonde fosse, ai cui marginisi allineavano i federati. Colpiti, essi vi cadevano, ri-sparmiando la fatica del trasporto con carrette, come av-veniva presso le Corti marziali. Durante questo «mitra-gliamento» ufficiale, i soldati ne consumavano uno, perproprio conto, nelle vie di Belleville ed un po' in tutti iquartieri. Nella via delle Tre Corone, un membro dellaComune vide fucilare fanciulli tra gli otto e dieci anni, iquali avevano, è vero, lavorato alle barricate, ma tra iquali v'era uno non d'altro reo, che del rifiuto di indicarela dimora del padre.

Ed eccovi al 29, quando l'ultimo combattimentos'impegna al sobborgo del Tempio. Il vincitore e massa-cratore in capo degli operai parigini, Mac-Mahon, an-nuncia con un proclama «che l'esercito francese venne aliberare Parigi, che l'ordine è ristabilito, che il lavoro ela sicurezza stanno per rinascere».

Ma le corti marziali continuano la loro lugubre biso-gna e, giusta l'espressione d'uno scrittore, l'esercito nonè più che un immenso plotone d'esecuzione. Il disastro ècompleto e le perdite della rivoluzione sono immense.

È opportuno notare qui che i combattimenti sulle bar-ricate furono meno micidiali di quanto si avrebbe credu-to; tante precauzioni eransi adottate contro i nuovi ordi-gni di guerra che lo spargimento di sangue è diminuito.Si può calcolare che meno di 3000 difensori delle barri-

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fucilarli tutti; si sceglievano le fisionomie più antipati-che e si funzionava come alla scuola militare: due scari-che di mitragliatrici per 40 uomini; solamente si avevacura di far prima scavare profonde fosse, ai cui marginisi allineavano i federati. Colpiti, essi vi cadevano, ri-sparmiando la fatica del trasporto con carrette, come av-veniva presso le Corti marziali. Durante questo «mitra-gliamento» ufficiale, i soldati ne consumavano uno, perproprio conto, nelle vie di Belleville ed un po' in tutti iquartieri. Nella via delle Tre Corone, un membro dellaComune vide fucilare fanciulli tra gli otto e dieci anni, iquali avevano, è vero, lavorato alle barricate, ma tra iquali v'era uno non d'altro reo, che del rifiuto di indicarela dimora del padre.

Ed eccovi al 29, quando l'ultimo combattimentos'impegna al sobborgo del Tempio. Il vincitore e massa-cratore in capo degli operai parigini, Mac-Mahon, an-nuncia con un proclama «che l'esercito francese venne aliberare Parigi, che l'ordine è ristabilito, che il lavoro ela sicurezza stanno per rinascere».

Ma le corti marziali continuano la loro lugubre biso-gna e, giusta l'espressione d'uno scrittore, l'esercito nonè più che un immenso plotone d'esecuzione. Il disastro ècompleto e le perdite della rivoluzione sono immense.

È opportuno notare qui che i combattimenti sulle bar-ricate furono meno micidiali di quanto si avrebbe credu-to; tante precauzioni eransi adottate contro i nuovi ordi-gni di guerra che lo spargimento di sangue è diminuito.Si può calcolare che meno di 3000 difensori delle barri-

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Page 382: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

cate vennero colpiti nel fuoco della lotta; ma le perditefurono incalcolabili nel massacro a freddo di tutti i sor-presi colle armi alla mano. Come sempre, gli esecutoriagirono ciecamente e fucilarono all'impazzata attraversoamici e nemici.

Il numero dei partigiani di Versailles e degli indiffe-renti sacrificati in tal modo raggiunge qualche centinaio.Mac-Mahon confessa, dicesi, 15 mila fucilati o mitra-gliati, senza contare le fucilate isolate agli angoli dellevie, consumate dai soldati pieni di zelo. È un numeromolto approssimativo. Tutte le notizie concordanonell'affermare che almeno 20 mila persone, di cui 4 miladonne e fanciulli, vennero fucilate o mitragliate; il che,colle vittime delle barricate, eleverebbe la cifra dei mor-ti a circa 25 mila. I versagliesi valutarono sino dal giu-gno, i prigionieri a 31 mila. Numerose razzie avvennerodipoi; si può dunque, senza esagerazione, parlare di cir-ca 50 mila prigionieri. Prima di quest'epoca i federatiavevano perduto pressochè 20 mila uomini, dei quali al-meno 12 mila caduti in battaglia. La nostra perdita totalesarebbe così di 37 mila morti e di quasi 60 mila prigio-nieri; non contiamo i fuggitivi. Che cosa resta in Parigidella Parigi rivoluzionaria?

** *

Dei capi, Dombrowski e Delescluze non erano più.Nel 23, Dombrowski era venuto a cavallo riconducendo

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cate vennero colpiti nel fuoco della lotta; ma le perditefurono incalcolabili nel massacro a freddo di tutti i sor-presi colle armi alla mano. Come sempre, gli esecutoriagirono ciecamente e fucilarono all'impazzata attraversoamici e nemici.

Il numero dei partigiani di Versailles e degli indiffe-renti sacrificati in tal modo raggiunge qualche centinaio.Mac-Mahon confessa, dicesi, 15 mila fucilati o mitra-gliati, senza contare le fucilate isolate agli angoli dellevie, consumate dai soldati pieni di zelo. È un numeromolto approssimativo. Tutte le notizie concordanonell'affermare che almeno 20 mila persone, di cui 4 miladonne e fanciulli, vennero fucilate o mitragliate; il che,colle vittime delle barricate, eleverebbe la cifra dei mor-ti a circa 25 mila. I versagliesi valutarono sino dal giu-gno, i prigionieri a 31 mila. Numerose razzie avvennerodipoi; si può dunque, senza esagerazione, parlare di cir-ca 50 mila prigionieri. Prima di quest'epoca i federatiavevano perduto pressochè 20 mila uomini, dei quali al-meno 12 mila caduti in battaglia. La nostra perdita totalesarebbe così di 37 mila morti e di quasi 60 mila prigio-nieri; non contiamo i fuggitivi. Che cosa resta in Parigidella Parigi rivoluzionaria?

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Dei capi, Dombrowski e Delescluze non erano più.Nel 23, Dombrowski era venuto a cavallo riconducendo

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alcuni fuggiaschi alla barricata della via Myrrha. Eradarsi bersaglio ai versagliesi; infatti egli cadde feritomortalmente. Trasportato all'ospizio Lariboissière, vimori l'indomani, dopo orribili sofferenze, esclamando:

— Crederanno ancora ch'io li abbia traditi?I funerali dell'eroe furono fatti in mezzo alla battaglia

con una certa solennità, dagli avanzi della Comune. Ederavamo nel 26, quando i versagliesi occupavano trequarti di Parigi.

Deposto il cadavere nella fossa, al Père-Lachaise,mentre gli obici versagliesi fischiavano nell'aria e scop-piavano fra i sepolcri, Vermorel, in nome della Comune,pronunciò quest'orazione funebre:

«Cittadini, siamo in mezzo ai disastri, la causa del po-polo è perduta, ogni minuto che passa apporta agonieterribili. È una guerra senza quartiere che ci muovono inostri nemici, i quali non vedono il loro trionfo che nel-lo sterminio di tutti i combattenti della rivoluzione. Po-vero popolo! Eccoti, dopo tanto eroismo, alla balìa dicarnefici implacabili! È con lagrime di sangue che siscriverà la storia di questi giorni terribili. E noi, manda-tari di un popolo infelice, fummo noi degni di esso? No,ahime! Commettemmo gravi errori; ma non è tempo direcriminare, sibbene di combattere e di morire. Tu, però,nobile campione della repubblica universale, eroicoDombrowski, ecco qual è la ricompensa della tua devo-zione, del tuo coraggio; moristi disperando della causaper la quale ti sacrificasti. Almeno tu non vedi, tu nonvedrai le ultime ore della disfatta. Ti ammiriamo; ma

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alcuni fuggiaschi alla barricata della via Myrrha. Eradarsi bersaglio ai versagliesi; infatti egli cadde feritomortalmente. Trasportato all'ospizio Lariboissière, vimori l'indomani, dopo orribili sofferenze, esclamando:

— Crederanno ancora ch'io li abbia traditi?I funerali dell'eroe furono fatti in mezzo alla battaglia

con una certa solennità, dagli avanzi della Comune. Ederavamo nel 26, quando i versagliesi occupavano trequarti di Parigi.

Deposto il cadavere nella fossa, al Père-Lachaise,mentre gli obici versagliesi fischiavano nell'aria e scop-piavano fra i sepolcri, Vermorel, in nome della Comune,pronunciò quest'orazione funebre:

«Cittadini, siamo in mezzo ai disastri, la causa del po-polo è perduta, ogni minuto che passa apporta agonieterribili. È una guerra senza quartiere che ci muovono inostri nemici, i quali non vedono il loro trionfo che nel-lo sterminio di tutti i combattenti della rivoluzione. Po-vero popolo! Eccoti, dopo tanto eroismo, alla balìa dicarnefici implacabili! È con lagrime di sangue che siscriverà la storia di questi giorni terribili. E noi, manda-tari di un popolo infelice, fummo noi degni di esso? No,ahime! Commettemmo gravi errori; ma non è tempo direcriminare, sibbene di combattere e di morire. Tu, però,nobile campione della repubblica universale, eroicoDombrowski, ecco qual è la ricompensa della tua devo-zione, del tuo coraggio; moristi disperando della causaper la quale ti sacrificasti. Almeno tu non vedi, tu nonvedrai le ultime ore della disfatta. Ti ammiriamo; ma

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siamo troppo infelici per compiangerti. Davanti al tuocadavere, malgrado la notte sanguinosa che ci incombe,non posso esimermi da una speranza. Sì, la giustiziatrionferà un giorno. Viva la repubblica universale! Vivala Comune! Ed ora, cittadini, al nostro dovere!»

Qualche ora dopo Vermorel cadeva ferito dietro unabarricata del Château-d'Eau; anche egli aveva volutomorire. Fu colpito da una palla nel momento in cui, conTheisz e Jaclard sollevava Lisbonne ferito. Quasi tutti idifensori della barricata erano caduti; un fanciullo di do-dici anni afferrò una bandiera rossa, corse sulle barricatee, rivolgendosi ai versagliesi:

— Assassini, gridò, voi uccideste mio padre!Parecchie palle lo finirono all'istante stesso.Mentre Vermorel e Lisbonne feriti erano trasportati

altrove, Delescluze diceva ai colleghi:— Voi, che siete ancor giovani, combattete senza di-

sperarvi, sfuggite, se vi è possibile, allo sterminio cheseguirà alla nostra disfatta; sarete utili più tardi. Io, chevidi Caienna ed il colpo di stato, io sono stanco di pro-scrizioni, di combattimenti, di disastri; non voglio so-pravvivere alle nostre sventure.

Detto questo, il vecchio lottatore andò a cercare e tro-vò la morte. Egli cadde sulla fronte della barricata Bata-clan; il cadavere fu trasportato dai versagliesi. Così morìun uomo di testa e di cuore. Sebbene giacobino, la suaprofonda devozione al popolo l'aveva attaccata alla rivo-luzione comunale, della quale fu il capo più influente.

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siamo troppo infelici per compiangerti. Davanti al tuocadavere, malgrado la notte sanguinosa che ci incombe,non posso esimermi da una speranza. Sì, la giustiziatrionferà un giorno. Viva la repubblica universale! Vivala Comune! Ed ora, cittadini, al nostro dovere!»

Qualche ora dopo Vermorel cadeva ferito dietro unabarricata del Château-d'Eau; anche egli aveva volutomorire. Fu colpito da una palla nel momento in cui, conTheisz e Jaclard sollevava Lisbonne ferito. Quasi tutti idifensori della barricata erano caduti; un fanciullo di do-dici anni afferrò una bandiera rossa, corse sulle barricatee, rivolgendosi ai versagliesi:

— Assassini, gridò, voi uccideste mio padre!Parecchie palle lo finirono all'istante stesso.Mentre Vermorel e Lisbonne feriti erano trasportati

altrove, Delescluze diceva ai colleghi:— Voi, che siete ancor giovani, combattete senza di-

sperarvi, sfuggite, se vi è possibile, allo sterminio cheseguirà alla nostra disfatta; sarete utili più tardi. Io, chevidi Caienna ed il colpo di stato, io sono stanco di pro-scrizioni, di combattimenti, di disastri; non voglio so-pravvivere alle nostre sventure.

Detto questo, il vecchio lottatore andò a cercare e tro-vò la morte. Egli cadde sulla fronte della barricata Bata-clan; il cadavere fu trasportato dai versagliesi. Così morìun uomo di testa e di cuore. Sebbene giacobino, la suaprofonda devozione al popolo l'aveva attaccata alla rivo-luzione comunale, della quale fu il capo più influente.

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Vermorel, prigioniero, morì in seguito alla sua ferita aVersailles, verso la metà di giugno, dopo aver costretto isuoi carnefici ad ammirare il suo coraggio.

Rigault, arrestato nella via Gay-Lussac, fu immedia-tamente massacrato. Morì coraggiosamente. All'ingiun-zione d'un ufficiale perchè gridasse: viva Versailles, ab-basso la Comune!. rispose con un: viva la Comune, ab-basso gli assassini! L'ufficiale gli bruciò le cervella colrevolver.

Brunel fu assassinato nel proprio domicilio, ov'erasirifugiato. Trovando che ammazzare un inerme a casasua non era abbastanza odioso, i versagliesi pigliarono abaionettate sua moglie. Credevano fosse morta; era sola-mente ferita ed ebbe un'agonia dolorosa di tre giornipresso il marito. Raccolta dai vicini potè rimettersi.

Varlin, nel 30 maggio, appena abbandonata una delleultime barricate, quella della via Fontaine-au-Roy, oveegli aveva combattuto unitamente a Gambon, Ferré, G.B. Clément, Géresme della Comune, Lacord ed un altromembro del Comitato centrale, venne arrestato in viaLafayette e condotto al supplizio a Montmartre. Il Tri-colore, giornale orleanista, narra così la sua morte:

«La folla ingrossava sempre più e si arrivò a malapena al piede delle Buttes-Montmartre, ove Varlin, pri-gioniero, fu condotto davanti ad un generale. L'ufficialedi servizio scambiò qualche parola con quest'ultimo, cherispose a voce bassa e gravemente: Là, dietro quelmuro.

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Vermorel, prigioniero, morì in seguito alla sua ferita aVersailles, verso la metà di giugno, dopo aver costretto isuoi carnefici ad ammirare il suo coraggio.

Rigault, arrestato nella via Gay-Lussac, fu immedia-tamente massacrato. Morì coraggiosamente. All'ingiun-zione d'un ufficiale perchè gridasse: viva Versailles, ab-basso la Comune!. rispose con un: viva la Comune, ab-basso gli assassini! L'ufficiale gli bruciò le cervella colrevolver.

Brunel fu assassinato nel proprio domicilio, ov'erasirifugiato. Trovando che ammazzare un inerme a casasua non era abbastanza odioso, i versagliesi pigliarono abaionettate sua moglie. Credevano fosse morta; era sola-mente ferita ed ebbe un'agonia dolorosa di tre giornipresso il marito. Raccolta dai vicini potè rimettersi.

Varlin, nel 30 maggio, appena abbandonata una delleultime barricate, quella della via Fontaine-au-Roy, oveegli aveva combattuto unitamente a Gambon, Ferré, G.B. Clément, Géresme della Comune, Lacord ed un altromembro del Comitato centrale, venne arrestato in viaLafayette e condotto al supplizio a Montmartre. Il Tri-colore, giornale orleanista, narra così la sua morte:

«La folla ingrossava sempre più e si arrivò a malapena al piede delle Buttes-Montmartre, ove Varlin, pri-gioniero, fu condotto davanti ad un generale. L'ufficialedi servizio scambiò qualche parola con quest'ultimo, cherispose a voce bassa e gravemente: Là, dietro quelmuro.

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«Queste furono le sole parole da noi udite e, sebbeneil loro significato non fosse dubbio, volemmo assisterealla fine d'uno degli attori del terribile dramma che sisvolge da più di due mesi; ma la vendetta pubblica deci-se altrimenti. Giunto al luogo designato, una voce, im-mediatamente seguita da molte altre, si diede a gridare:Bisogna farlo passeggiare ancora; è troppo presto.Un'altra voce aggiunse: Bisogna giustiziarlo in via deiRosiers, ove furono assassinati i generali Clemente Tho-mas e Lecomte.

«Il triste corteo riprese allora la marcia, seguito daquasi due mila persone, di cui la metà abitanti di Mont-martre.

«Giunto in via dei Rosiers, lo stato maggiore ivi ac-quartierato s'oppose all'esecuzione. La folla riprese ilcammino delle Buttes-Montmartre. Malgrado i delittich'egli abbia potuto compiere, quell'uomo camminavacon fermezza, pienamente conscio del fato che l'attende-va, durante l'agonia di un'ora.

«Si arriva; lo si addossa al muro, e mentre l'ufficialemette in rango i soldati, il fucile di uno di essi scattò perisbaglio; gli altri fucili spararono e Varlin cadde. I solda-ti temendo non fosse morto, si gettarono sul suo corpoper finirlo coi calci dei fucili, ma l'ufficiale impose lorodi desistere.»

Tale fu la morte coraggiosa di quel magnanimo figliodel popolo. L'Internazionale francese perdette in lui ilpropagandista più intelligente e costante; gli operai unamico, un consigliere di tutte le ore. Aveva 31 anni

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«Queste furono le sole parole da noi udite e, sebbeneil loro significato non fosse dubbio, volemmo assisterealla fine d'uno degli attori del terribile dramma che sisvolge da più di due mesi; ma la vendetta pubblica deci-se altrimenti. Giunto al luogo designato, una voce, im-mediatamente seguita da molte altre, si diede a gridare:Bisogna farlo passeggiare ancora; è troppo presto.Un'altra voce aggiunse: Bisogna giustiziarlo in via deiRosiers, ove furono assassinati i generali Clemente Tho-mas e Lecomte.

«Il triste corteo riprese allora la marcia, seguito daquasi due mila persone, di cui la metà abitanti di Mont-martre.

«Giunto in via dei Rosiers, lo stato maggiore ivi ac-quartierato s'oppose all'esecuzione. La folla riprese ilcammino delle Buttes-Montmartre. Malgrado i delittich'egli abbia potuto compiere, quell'uomo camminavacon fermezza, pienamente conscio del fato che l'attende-va, durante l'agonia di un'ora.

«Si arriva; lo si addossa al muro, e mentre l'ufficialemette in rango i soldati, il fucile di uno di essi scattò perisbaglio; gli altri fucili spararono e Varlin cadde. I solda-ti temendo non fosse morto, si gettarono sul suo corpoper finirlo coi calci dei fucili, ma l'ufficiale impose lorodi desistere.»

Tale fu la morte coraggiosa di quel magnanimo figliodel popolo. L'Internazionale francese perdette in lui ilpropagandista più intelligente e costante; gli operai unamico, un consigliere di tutte le ore. Aveva 31 anni

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giunto giovane a Parigi, erasi istruito ai corsi filotecniciserali. Fu uno dei fondatori dell'Internazionale, per laquale lottò e sofferse, sin dal 1865. Dopo la fine del1868, egli ne era a Parigi la personalità più influente. Diuna attività prodigiosa, d'una fermezza non mai smenti-ta, di grande ascendente, derivante dal suo carattere in-tegro, si trovò in mezzo a quasi tutti i movimenti operaid'Europa. Il vuoto lasciato dalla sua morte sarà difficil-mente riempiuto.

Un'altra perdita dell'Internazionale fu quella di Pindy,che, nel 28 maggio, fu ferito ed arrestato a Vincennes.Sfigurato dalle sciabolate, martoriato dalle sassate, bu-cato dalle baionettate, cadde ridotto a brandelli e schiac-ciato dai piedi dei carnefici versagliesi.

Il colonnello Parent, che si difendeva a pochi passi dilontananza, potè vedere lo spettacolo, e, per evitareeguale destino, si fece saltare le cervella col revolver. Iversagliesi non poterono insultare che il suo cadavere.

Ma che pensare di queste belve, le quali trovarono lamorte troppo dolce e l'accompagnavano con simili tortu-re?

Pindy, operaio falegname, di trent'anni, propagandistadei più simpatici ed attivi dell'Internazionale, delegatodal popolo alla Comune, nominato da questa governato-re dell'Hôtel-de Ville, cadde vittima della sua devozionealla causa.

Tra le vittime si contano ancora Perrin e Nègredell'Internazionale, nominati dagli elettori socialisti del14.° circondario aggiunti nel novembre 1870; Tony

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giunto giovane a Parigi, erasi istruito ai corsi filotecniciserali. Fu uno dei fondatori dell'Internazionale, per laquale lottò e sofferse, sin dal 1865. Dopo la fine del1868, egli ne era a Parigi la personalità più influente. Diuna attività prodigiosa, d'una fermezza non mai smenti-ta, di grande ascendente, derivante dal suo carattere in-tegro, si trovò in mezzo a quasi tutti i movimenti operaid'Europa. Il vuoto lasciato dalla sua morte sarà difficil-mente riempiuto.

Un'altra perdita dell'Internazionale fu quella di Pindy,che, nel 28 maggio, fu ferito ed arrestato a Vincennes.Sfigurato dalle sciabolate, martoriato dalle sassate, bu-cato dalle baionettate, cadde ridotto a brandelli e schiac-ciato dai piedi dei carnefici versagliesi.

Il colonnello Parent, che si difendeva a pochi passi dilontananza, potè vedere lo spettacolo, e, per evitareeguale destino, si fece saltare le cervella col revolver. Iversagliesi non poterono insultare che il suo cadavere.

Ma che pensare di queste belve, le quali trovarono lamorte troppo dolce e l'accompagnavano con simili tortu-re?

Pindy, operaio falegname, di trent'anni, propagandistadei più simpatici ed attivi dell'Internazionale, delegatodal popolo alla Comune, nominato da questa governato-re dell'Hôtel-de Ville, cadde vittima della sua devozionealla causa.

Tra le vittime si contano ancora Perrin e Nègredell'Internazionale, nominati dagli elettori socialisti del14.° circondario aggiunti nel novembre 1870; Tony

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Page 388: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Moilin, che non aveva partecipato all'ultima lotta, mache fu fucilato perchè «uno dei capi del socialismo»,come cinicamente gli disse l'ufficiale presidente di unadelle Corti sanguinarie che legalizzano l'assassinio inParigi; Treillard, direttore dell'Assistenza pubblica eduna folla d'altri difensori della causa operaia, conosciutinei quartieri popolari.

Si rammenterà che Millière aveva pubblicato parecchidocumenti, i quali dimostravano perentoriamente cheGiulio Favre era un falsario. Tale pubblicazione dovevacostargli la vita. Egli non aveva mai aderito completa-mente alla Comune, dalla quale non aveva ricevuto al-cun incarico; durante la guerra delle strade egli trovava-si presso suo suocero, in via d'Ulm. Una banda di soldativenne a cercarlo colà, ma non lo trovò. Essi stavanoconducendo seco, come ostaggi e minacciando di fuci-larli, il suocero di Millière, due sue cognate e due suenipoti di dieci o dodici anni. Sulla scala incontraronoMillière, ma, con quel culto sciocco per la gente ben ve-stita, che permise a tanti membri della Comune di sfug-gire alle fucilazioni, lo presero pel padrone della casa elo salutarono. Millière però si fece subito conoscere, locondussero al Pantheon per fucilarlo. Tre volte l'ufficia-le ordinò di abbassare le armi, accontentandosi di farloprendere di mira. Alla terza si decise a far cessare siffat-to supplizio. Negli intervalli, Millière continuò a grida-re: viva la Comune! viva la repubblica! Durantequest'agonia, non un istante di debolezza. Cadde scla-mando: viva l'umanità! viva...

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Moilin, che non aveva partecipato all'ultima lotta, mache fu fucilato perchè «uno dei capi del socialismo»,come cinicamente gli disse l'ufficiale presidente di unadelle Corti sanguinarie che legalizzano l'assassinio inParigi; Treillard, direttore dell'Assistenza pubblica eduna folla d'altri difensori della causa operaia, conosciutinei quartieri popolari.

Si rammenterà che Millière aveva pubblicato parecchidocumenti, i quali dimostravano perentoriamente cheGiulio Favre era un falsario. Tale pubblicazione dovevacostargli la vita. Egli non aveva mai aderito completa-mente alla Comune, dalla quale non aveva ricevuto al-cun incarico; durante la guerra delle strade egli trovava-si presso suo suocero, in via d'Ulm. Una banda di soldativenne a cercarlo colà, ma non lo trovò. Essi stavanoconducendo seco, come ostaggi e minacciando di fuci-larli, il suocero di Millière, due sue cognate e due suenipoti di dieci o dodici anni. Sulla scala incontraronoMillière, ma, con quel culto sciocco per la gente ben ve-stita, che permise a tanti membri della Comune di sfug-gire alle fucilazioni, lo presero pel padrone della casa elo salutarono. Millière però si fece subito conoscere, locondussero al Pantheon per fucilarlo. Tre volte l'ufficia-le ordinò di abbassare le armi, accontentandosi di farloprendere di mira. Alla terza si decise a far cessare siffat-to supplizio. Negli intervalli, Millière continuò a grida-re: viva la Comune! viva la repubblica! Durantequest'agonia, non un istante di debolezza. Cadde scla-mando: viva l'umanità! viva...

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Frattanto un commissario di polizia presentavasi invia d'Ulm; anch'egli cercava Millière, allorquando so-praggiunsero due soldati, che recavano alcune carte edun orologio, cui il morente aveva pregato di rimettere aisuoi. Il commissario, apprendendo la morte di Millière,parve contrariato e disse: non bisognava fucilarlo cosìsubito. Senza dubbio gli emissari di Favre avrebbero vo-luto strappargli una ritrattazione.

I giornali reazionari accusarono più tardi Millièred'aver fatto fucilare 32 refrattari al Pantheon. Il fatto nonsussisteva minimamente; come mai, del resto, un sem-plice particolare avrebbe potuto ordinare un'esecuzione?Per avere un pretesto, si finse anche di prenderlo per unsuo omonimo, ch'egli non conosceva affatto e che era ungiovane pieno di coraggio, il quale, capo della 18.a le-gione, venne ucciso a Chàteau-d'Eau.

Infine Giulio Favre erasi vendicato.

** *

Quando si ritorna colla memoria agli orrori di questasettimana terribile, si chiede a sè stessi come siansi po-tuti trovare dei soldati per commettere tanti massacri,tanti atti selvaggi contro uomini, donne e fanciulli.

Bisogna rammentare che i governanti francesi hanno,da ben quarant'anni, coltivato nei soldati francesi la fe-rocia necessaria per compiere ciò che i carnefici del po-polo chiamano «il ristabilimento dell'ordine», destinan-

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Frattanto un commissario di polizia presentavasi invia d'Ulm; anch'egli cercava Millière, allorquando so-praggiunsero due soldati, che recavano alcune carte edun orologio, cui il morente aveva pregato di rimettere aisuoi. Il commissario, apprendendo la morte di Millière,parve contrariato e disse: non bisognava fucilarlo cosìsubito. Senza dubbio gli emissari di Favre avrebbero vo-luto strappargli una ritrattazione.

I giornali reazionari accusarono più tardi Millièred'aver fatto fucilare 32 refrattari al Pantheon. Il fatto nonsussisteva minimamente; come mai, del resto, un sem-plice particolare avrebbe potuto ordinare un'esecuzione?Per avere un pretesto, si finse anche di prenderlo per unsuo omonimo, ch'egli non conosceva affatto e che era ungiovane pieno di coraggio, il quale, capo della 18.a le-gione, venne ucciso a Chàteau-d'Eau.

Infine Giulio Favre erasi vendicato.

** *

Quando si ritorna colla memoria agli orrori di questasettimana terribile, si chiede a sè stessi come siansi po-tuti trovare dei soldati per commettere tanti massacri,tanti atti selvaggi contro uomini, donne e fanciulli.

Bisogna rammentare che i governanti francesi hanno,da ben quarant'anni, coltivato nei soldati francesi la fe-rocia necessaria per compiere ciò che i carnefici del po-polo chiamano «il ristabilimento dell'ordine», destinan-

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do la bella ed infelice razza araba alla più rivoltante spo-gliazione, al più odioso sterminio. Infatti, educati aqualche anno di incendio e di massacro fra le tribù alge-rine, i soldati ricevono una buona educazione per le san-guinose repressioni nelle strade delle nostre città.

Tutti i generali versagliesi appartengono a questascuola. Si sa pure che Bonaparte sviluppò da vero mae-stro la qualità richiesta per la «pacificazione d'una cit-tà», mediante le criminose spedizioni del Messico edell'estremo Oriente, dove il furto e l'assassinio furono iminori peccatucci dei soldati che portano il nome difrancesi.

Si sa, da ultimo, che la classe dirigente francese, pro-priamente come i padroni di schiavi nell'antichità, i ba-roni nel medioevo ed i proprietari di negri, affetta di cre-dere che tutti i mezzi sono leciti per rimettere sotto ilgiogo gli sfruttati in rivolta, che quindi allorquando isoldati si trovano di fronte ai proletari reclamanti il loroposto al sole, lo sterminio è regola. Tutte queste ragioninon bastano.

Nulla fu trascurato dagli uomini, che audacementementirono in faccia al mondo, per eccitare il furoredell'esercito. Parlarono agli ufficiali di privilegi da di-fendere, di gradi da conquistare; ai soldati ignoranti di-pinsero i parigini come una «banda di briganti»; inven-tarono «le petroliere, le lupe di questi lupi», parlarono di«Pelli-rosse», di «bande infernali, di misfatti innomina-bili, di delinquenti reduci dalle galere»....

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do la bella ed infelice razza araba alla più rivoltante spo-gliazione, al più odioso sterminio. Infatti, educati aqualche anno di incendio e di massacro fra le tribù alge-rine, i soldati ricevono una buona educazione per le san-guinose repressioni nelle strade delle nostre città.

Tutti i generali versagliesi appartengono a questascuola. Si sa pure che Bonaparte sviluppò da vero mae-stro la qualità richiesta per la «pacificazione d'una cit-tà», mediante le criminose spedizioni del Messico edell'estremo Oriente, dove il furto e l'assassinio furono iminori peccatucci dei soldati che portano il nome difrancesi.

Si sa, da ultimo, che la classe dirigente francese, pro-priamente come i padroni di schiavi nell'antichità, i ba-roni nel medioevo ed i proprietari di negri, affetta di cre-dere che tutti i mezzi sono leciti per rimettere sotto ilgiogo gli sfruttati in rivolta, che quindi allorquando isoldati si trovano di fronte ai proletari reclamanti il loroposto al sole, lo sterminio è regola. Tutte queste ragioninon bastano.

Nulla fu trascurato dagli uomini, che audacementementirono in faccia al mondo, per eccitare il furoredell'esercito. Parlarono agli ufficiali di privilegi da di-fendere, di gradi da conquistare; ai soldati ignoranti di-pinsero i parigini come una «banda di briganti»; inven-tarono «le petroliere, le lupe di questi lupi», parlarono di«Pelli-rosse», di «bande infernali, di misfatti innomina-bili, di delinquenti reduci dalle galere»....

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Tutto ciò che il vocabolario ha d'ingiurioso fu da essiadoperato contro gli infelici federati. Ed i soldati, tra-sformati in carnefici, consumarono in nome dell'ordinequesto immenso massacro, che sarà l'obbrobrio dellastoria, la vergogna dell'umanità.

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Tutto ciò che il vocabolario ha d'ingiurioso fu da essiadoperato contro gli infelici federati. Ed i soldati, tra-sformati in carnefici, consumarono in nome dell'ordinequesto immenso massacro, che sarà l'obbrobrio dellastoria, la vergogna dell'umanità.

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IXIl terrore tricolore.

Ecco dunque: le vie sono rosse di sangue, i crocicchinereggiano di cadaveri, le piazze, i parchi sono cangiatiin cimiteri, i sobborghi schiacciati e spopolati, il terrore,la disperazione, la morte cuoprono Parigi col loro velofunebre. Il popolo rivoluzionario è annientato: l'ordineregna a Parigi. Che faranno i versagliesi ? Dopo lo spar-gimento di tanto sangue e di tante lagrime, avviene dispesso che la tristezza e la pietà invada i vincitori e liporti a risparmiare i vinti superstiti, deplorando gli orro-ri della guerra e rinunciando alla vendetta. Così fecero irepubblicani d'America dopo vinti i partigiani dellaschiavitù. Nella borghesia francese, al contrario, la fero-cia sopravvisse al trionfo; durante otto giorni ed ottonotti si fucilò, si mitragliò. Per un mese le Corti marzialifunzionarono; per quaranta giorni si udirà il rumore sini-stro delle esecuzioni sommarie. Gli arresti in massa sor-passano ogni immaginazione. E quale la sorte degli ar-restati!

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IXIl terrore tricolore.

Ecco dunque: le vie sono rosse di sangue, i crocicchinereggiano di cadaveri, le piazze, i parchi sono cangiatiin cimiteri, i sobborghi schiacciati e spopolati, il terrore,la disperazione, la morte cuoprono Parigi col loro velofunebre. Il popolo rivoluzionario è annientato: l'ordineregna a Parigi. Che faranno i versagliesi ? Dopo lo spar-gimento di tanto sangue e di tante lagrime, avviene dispesso che la tristezza e la pietà invada i vincitori e liporti a risparmiare i vinti superstiti, deplorando gli orro-ri della guerra e rinunciando alla vendetta. Così fecero irepubblicani d'America dopo vinti i partigiani dellaschiavitù. Nella borghesia francese, al contrario, la fero-cia sopravvisse al trionfo; durante otto giorni ed ottonotti si fucilò, si mitragliò. Per un mese le Corti marzialifunzionarono; per quaranta giorni si udirà il rumore sini-stro delle esecuzioni sommarie. Gli arresti in massa sor-passano ogni immaginazione. E quale la sorte degli ar-restati!

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«Certamente, scrive André Léo, fu orribile ed amarala morte di queste creature umane, condotte a centinaia,le mani legate dietro la schiena, sia in un cimitero inmezzo alle tombe, sia nei parchi in mezzo agli alberi,poi fatte allineare per la morte, uomini, donne, fanciulli,senza rispetto per l'eroismo di coloro che morivano a te-sta alta, senza pietà per quei pallidi e tremanti, in cui lanatura freme e piange. Sì, fu orribile e per le vittime epei carnefici, presso i quali vive questa rimembranza, eper noi tutti, che siamo dell'umanità, in cui avvengonosimili cose!

«Ma, dopo tutto, essi sono morti. Lo spavento, l'orro-re, l'amarezza si estinsero in questi cuori che più nonbattono; essi finirono di soffrire. Ma i prigionieri, chelunghe torture! E, spesso, qual morte! Tutti, le donne e ifanciulli come gli uomini, sono condotti a piedi a Ver-sailles, fatti attraversare Parigi tra le urla d'una folla, cheli copre d'invettive, di percosse, gridando loro: In ginoc-chio! Ed i soldati fanno eseguire quest'ordine, mirandosui prigionieri. In questi ultimi giorni di maggio, sottoun sole cocente, si obbligavano a camminare col caposcoperto, durante miglia intere. Perchè? «perchè i bandi-ti devono scoprirsi davanti ai galantuomini», come diceil Figaro. La buffoneria si confonde spesso coll'orribi-le.»

Vedemmo, nel precedente capitolo, in qual modo era-no trattati i prigionieri a Versailles; conviene ritornaresull'argomento. La fine della lotta non porterà alcun can-giamento alla fredda ferocia dei vincitori; la folla versa-

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«Certamente, scrive André Léo, fu orribile ed amarala morte di queste creature umane, condotte a centinaia,le mani legate dietro la schiena, sia in un cimitero inmezzo alle tombe, sia nei parchi in mezzo agli alberi,poi fatte allineare per la morte, uomini, donne, fanciulli,senza rispetto per l'eroismo di coloro che morivano a te-sta alta, senza pietà per quei pallidi e tremanti, in cui lanatura freme e piange. Sì, fu orribile e per le vittime epei carnefici, presso i quali vive questa rimembranza, eper noi tutti, che siamo dell'umanità, in cui avvengonosimili cose!

«Ma, dopo tutto, essi sono morti. Lo spavento, l'orro-re, l'amarezza si estinsero in questi cuori che più nonbattono; essi finirono di soffrire. Ma i prigionieri, chelunghe torture! E, spesso, qual morte! Tutti, le donne e ifanciulli come gli uomini, sono condotti a piedi a Ver-sailles, fatti attraversare Parigi tra le urla d'una folla, cheli copre d'invettive, di percosse, gridando loro: In ginoc-chio! Ed i soldati fanno eseguire quest'ordine, mirandosui prigionieri. In questi ultimi giorni di maggio, sottoun sole cocente, si obbligavano a camminare col caposcoperto, durante miglia intere. Perchè? «perchè i bandi-ti devono scoprirsi davanti ai galantuomini», come diceil Figaro. La buffoneria si confonde spesso coll'orribi-le.»

Vedemmo, nel precedente capitolo, in qual modo era-no trattati i prigionieri a Versailles; conviene ritornaresull'argomento. La fine della lotta non porterà alcun can-giamento alla fredda ferocia dei vincitori; la folla versa-

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gliese continuerà ad oltrepassare i confini della vigliac-cheria.

Togliamo da una lettera da Versailles, datata in giu-gno:

«Dove sono accampati, i prigionieri mancano di tutto;devono sopportare il freddo, l'umidità, il difetto d'aria; ilpane e l'acqua sono loro dati in misura insufficiente. Iguardiani spinsero il rigore fino a proibir loro di muo-versi. Al menomo movimento, li pigliano a bastonatesenza riguardo. Ve n'ha di quasi nudi, ma s'impedisceche loro vengano portati degli abiti. Ciò che strazia è ildolore delle donne, a cui si nega di vedere i loro. Alcunepassano giorni e notti intere alle porte dell'Orangerie,della Prévôté, intorno a Satory, aspettando, domandan-do, supplicando e ricevendo per risposta ingiurie grosso-lane e minaccie. Quando una d'esse si avvicina ai solda-ti, s'ode mormorare da costoro: una comunarda! e le po-verette devono affrettarsi ad andarsene.»

Un organo della borghesia belga, l'Echo du Parle-ment, riporta da una corrispondenza da Corbeil, del 27maggio, i dettagli seguenti:

«Questa mattina visitai il campo di Satory, ove sono2500 prigionieri, uomini e donne, alla rinfusa. Si trova-no nel cortile del parco d'artiglieria, all'aria aperta, colcapo nudo, coricati nel fango; i muri del cortile sonoscanalati ed i cannoni rivolti sui prigionieri. Ieri vi fuuna sommossa e 300 vennero passati sotto le armi; 57 sisalvarono, ma 38 furono ripresi. Lo spettacolo è disgu-stoso; hanno figure impossibili ed un cinismo rivoltante;

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gliese continuerà ad oltrepassare i confini della vigliac-cheria.

Togliamo da una lettera da Versailles, datata in giu-gno:

«Dove sono accampati, i prigionieri mancano di tutto;devono sopportare il freddo, l'umidità, il difetto d'aria; ilpane e l'acqua sono loro dati in misura insufficiente. Iguardiani spinsero il rigore fino a proibir loro di muo-versi. Al menomo movimento, li pigliano a bastonatesenza riguardo. Ve n'ha di quasi nudi, ma s'impedisceche loro vengano portati degli abiti. Ciò che strazia è ildolore delle donne, a cui si nega di vedere i loro. Alcunepassano giorni e notti intere alle porte dell'Orangerie,della Prévôté, intorno a Satory, aspettando, domandan-do, supplicando e ricevendo per risposta ingiurie grosso-lane e minaccie. Quando una d'esse si avvicina ai solda-ti, s'ode mormorare da costoro: una comunarda! e le po-verette devono affrettarsi ad andarsene.»

Un organo della borghesia belga, l'Echo du Parle-ment, riporta da una corrispondenza da Corbeil, del 27maggio, i dettagli seguenti:

«Questa mattina visitai il campo di Satory, ove sono2500 prigionieri, uomini e donne, alla rinfusa. Si trova-no nel cortile del parco d'artiglieria, all'aria aperta, colcapo nudo, coricati nel fango; i muri del cortile sonoscanalati ed i cannoni rivolti sui prigionieri. Ieri vi fuuna sommossa e 300 vennero passati sotto le armi; 57 sisalvarono, ma 38 furono ripresi. Lo spettacolo è disgu-stoso; hanno figure impossibili ed un cinismo rivoltante;

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ve n'ha d'ogni nazione e, mi duole il dirlo, anche delBelgio.»

«Il corrispondente dell'Echo, rimarca a questo propo-sito la Liberté di Bruxelles, trova strano che gente cori-cata nel fango, all'aria aperta ed ogni tanto esposta aqualche fucilazione, non abbia la cera rosea e frescad'un redattore dell'Echo, steso sulla sua poltrona.

«Si scrisse molto sulle prigioni rivoluzionarie. Biso-gna confessare che quei terribili convenzionali, che da-vano ad ogni imputato una cella, che lasciavano la liber-tà ai detenuti di organizzare banchetti, non sapevano af-fatto trattare i prigionieri politici. Leggemmo pure, du-rante la Comune, ciò che soffrirono gli ostaggi e ricor-diamo le visite fatte all'arcivescovo di Parigi ed ai suoicompagni di sventura, che dichiaravano di essere trattatibenissimo. Ma la Comune, come la Convenzione eranopiene di tigri popolari, di gente male educata. Ci voleval'amabile, dolce e spiritosa borghesia francese per farconoscere, una buona volta, ai prigionieri i benefici del-la civiltà.

«Notate che, nel nostro secolo, nulla sembra più natu-rale d'un simile procedere. Non si tratta d'eccezione pro-dotta da collera esagerata o da terrore mortale. È il siste-ma borghese, quale il nostro secolo vide sempre funzio-nare. A Lione, nel 1832, secondo la testimonianza diAlessandro Herzen, dopo aver fucilato gli operai inmasse, li aggruppavano alla rinfusa al piede delle mura-glie; battevano i prigionieri e tiravano loro addosso, invia di scherzo sinistro. Dopo il giugno 1848 si sa qual

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ve n'ha d'ogni nazione e, mi duole il dirlo, anche delBelgio.»

«Il corrispondente dell'Echo, rimarca a questo propo-sito la Liberté di Bruxelles, trova strano che gente cori-cata nel fango, all'aria aperta ed ogni tanto esposta aqualche fucilazione, non abbia la cera rosea e frescad'un redattore dell'Echo, steso sulla sua poltrona.

«Si scrisse molto sulle prigioni rivoluzionarie. Biso-gna confessare che quei terribili convenzionali, che da-vano ad ogni imputato una cella, che lasciavano la liber-tà ai detenuti di organizzare banchetti, non sapevano af-fatto trattare i prigionieri politici. Leggemmo pure, du-rante la Comune, ciò che soffrirono gli ostaggi e ricor-diamo le visite fatte all'arcivescovo di Parigi ed ai suoicompagni di sventura, che dichiaravano di essere trattatibenissimo. Ma la Comune, come la Convenzione eranopiene di tigri popolari, di gente male educata. Ci voleval'amabile, dolce e spiritosa borghesia francese per farconoscere, una buona volta, ai prigionieri i benefici del-la civiltà.

«Notate che, nel nostro secolo, nulla sembra più natu-rale d'un simile procedere. Non si tratta d'eccezione pro-dotta da collera esagerata o da terrore mortale. È il siste-ma borghese, quale il nostro secolo vide sempre funzio-nare. A Lione, nel 1832, secondo la testimonianza diAlessandro Herzen, dopo aver fucilato gli operai inmasse, li aggruppavano alla rinfusa al piede delle mura-glie; battevano i prigionieri e tiravano loro addosso, invia di scherzo sinistro. Dopo il giugno 1848 si sa qual

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massa umana gemeva nei sotterranei delle Tuileries ecome, allorquando una mano supplice od un viso dolen-te si affacciava alle cancellate, le guardie nazionali sba-razzavano queste a colpi di baionetta. Oggi Thiers, lacui piccola figura secca, sarcastica e fine, di una finezzada scimmia o da gatto, sembra fatta per dilettarsi convoluttà dei raffinamenti della ferocia, Thiers, l'incarna-zione perfetta della classe borghese, non procede in altromodo.

«Siamo perfettamente convinti che non salta nemme-no loro in mente che si potrebbe fare differentemente. Ilfatto di questo massacro bestiale di migliaia d'uomini èorribile; ma, credetelo, tutto il contorno di questa mo-struosità è convenevole, pulito e presenta il caratteredell'ordine borghese e francese. Il lavoro, dice il Fra-nçais, è fatto da ufficiali di stato maggiore, sotto la dire-zione del colonnello Gaillard. Tutti portano, nell'eserci-zio delle loro funzioni delicate, la maggiore attività ed iloro rapporti col pubblico sono pieni di deferenza per lepersone, quali esse siano, che vengono introdotte daessi.

«Ah! come la gentilezza francese, col suo falso sorri-so, le sue delicatezze, la sua ipocrisia è più odiosa centovolte di quello che sarebbe la violenza più feroce!

«Nel 1793, l'uomo del popolo, truce, violento, che fa-ceva la guardia delle prigioni per salvare la repubblica,poteva forse essere rozzo verso un visitatore, ma tratta-va almeno, fino al giorno del supplizio, il condannatocome un uomo e come un cittadino. Rammentisi il ban-

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massa umana gemeva nei sotterranei delle Tuileries ecome, allorquando una mano supplice od un viso dolen-te si affacciava alle cancellate, le guardie nazionali sba-razzavano queste a colpi di baionetta. Oggi Thiers, lacui piccola figura secca, sarcastica e fine, di una finezzada scimmia o da gatto, sembra fatta per dilettarsi convoluttà dei raffinamenti della ferocia, Thiers, l'incarna-zione perfetta della classe borghese, non procede in altromodo.

«Siamo perfettamente convinti che non salta nemme-no loro in mente che si potrebbe fare differentemente. Ilfatto di questo massacro bestiale di migliaia d'uomini èorribile; ma, credetelo, tutto il contorno di questa mo-struosità è convenevole, pulito e presenta il caratteredell'ordine borghese e francese. Il lavoro, dice il Fra-nçais, è fatto da ufficiali di stato maggiore, sotto la dire-zione del colonnello Gaillard. Tutti portano, nell'eserci-zio delle loro funzioni delicate, la maggiore attività ed iloro rapporti col pubblico sono pieni di deferenza per lepersone, quali esse siano, che vengono introdotte daessi.

«Ah! come la gentilezza francese, col suo falso sorri-so, le sue delicatezze, la sua ipocrisia è più odiosa centovolte di quello che sarebbe la violenza più feroce!

«Nel 1793, l'uomo del popolo, truce, violento, che fa-ceva la guardia delle prigioni per salvare la repubblica,poteva forse essere rozzo verso un visitatore, ma tratta-va almeno, fino al giorno del supplizio, il condannatocome un uomo e come un cittadino. Rammentisi il ban-

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Page 397: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

chetto dei Girondini nella loro prigione ed i loro lunghidiscorsi.

«Oggi la soglia della prigione è pulita, l'agente di pu-lizia gentile; ma il nemico non viene, solamente colpito,viene anche avvilito.

«Si accusa la Comune vinta e disperata di aver volutodistruggere la Parigi monumentale. Ma costoro voglionodistruggere la Parigi umana. Vogliono distruggere laclasse operaia parigina; chi sfuggì alle fucilate, deperirànelle casematte. Non è più solamente la ghigliottinaasciutta di Cajenna, è ancora la ghigliottina umida dimarciume e d'infezione.»

Ecco come il giornale repubblicano Le BonhommeNormand racconta il trasporto dei prigionieri nei porti dimare:

«Numerosi convogli d'insorti continuano a venir di-retti sui nostri porti. Cinquemila circa di questi misera-bili arrivarono per ferrovia a Cherbourg; quasi tutti furo-no posti sui pontoni; a Brest ve n'ha diecimila. DieciConsigli di guerra si stabiliranno a Cherbourg per giudi-carli.

«Ogni treno ne contiene ottocento, condotti da uncentinaio di guardie di pace (ex guardie di città) armatedi chassepots e di revolvers.

«Nulla di più schifoso di questi degni discendenti deimassacratori del 93, ammucchiati a quarantine nei vago-ni del bestiame, senza sedili e senz'altra luce che alcunifori, larghi come un pezzo da due franchi.

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chetto dei Girondini nella loro prigione ed i loro lunghidiscorsi.

«Oggi la soglia della prigione è pulita, l'agente di pu-lizia gentile; ma il nemico non viene, solamente colpito,viene anche avvilito.

«Si accusa la Comune vinta e disperata di aver volutodistruggere la Parigi monumentale. Ma costoro voglionodistruggere la Parigi umana. Vogliono distruggere laclasse operaia parigina; chi sfuggì alle fucilate, deperirànelle casematte. Non è più solamente la ghigliottinaasciutta di Cajenna, è ancora la ghigliottina umida dimarciume e d'infezione.»

Ecco come il giornale repubblicano Le BonhommeNormand racconta il trasporto dei prigionieri nei porti dimare:

«Numerosi convogli d'insorti continuano a venir di-retti sui nostri porti. Cinquemila circa di questi misera-bili arrivarono per ferrovia a Cherbourg; quasi tutti furo-no posti sui pontoni; a Brest ve n'ha diecimila. DieciConsigli di guerra si stabiliranno a Cherbourg per giudi-carli.

«Ogni treno ne contiene ottocento, condotti da uncentinaio di guardie di pace (ex guardie di città) armatedi chassepots e di revolvers.

«Nulla di più schifoso di questi degni discendenti deimassacratori del 93, ammucchiati a quarantine nei vago-ni del bestiame, senza sedili e senz'altra luce che alcunifori, larghi come un pezzo da due franchi.

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Page 398: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Sono quasi tutti senza copertura al capo e in mani-che di camicia; quando, alle più importanti stazioni, siapre la portiera dei vagoni per dar loro dell'aria, guarda-no dinanzi a sè con occhio spento e maravigliato. Inmezzo ad essi vi sono dei fanciulli, dei vecchi e moltiforestieri; si nota anche qualche individuo ben vestito,con biancheria fina; evidentemente sono questi i sobilla-tori.

«Il capo del convoglio ha piena autorità sui prigionie-ri che devono giungere, morti o vivi, a destinazione. Ilmenomo segnale di ribellione è seguito da fucilazione.

«Gli insorti saranno diretti verso la Nuova Caledoniasu venti trasporti capaci di mille uomini ciascuno. Ledonne s'imbarcheranno separatamente su quattro tra-sporti.

«Ecco ciò che accadde nella notte da giovedì a vener-dì sulla linea Parigi-Brest. Un treno d'insorti era giunto a200 metri dalla stazione di La Ferté Bernard, quandodelle grida uscirono da parecchi vagoni, in cui trovavan-si ammucchiati quei miserabili. Il capo della scorta fecefermare il convoglio, ma all'ordine di far silenzio i pri-gionieri gli rispondono con invettive. Si scopre che era-no stati fatti tentativi d'evasione dai vagoni. Gli agentiscendono sulla strada; scoppiano cinquanta colpi di re-volver, tirati attraverso i fori per l'aria. Si dà il segnaleed il treno parte a tutto vapore, lasciando per via unalunga striscia di sangue.»

Troppo orribile per potersi commentare! Ma ciò ram-menta un fatto precedente. Allorchè, dopo giugno, i bor-

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«Sono quasi tutti senza copertura al capo e in mani-che di camicia; quando, alle più importanti stazioni, siapre la portiera dei vagoni per dar loro dell'aria, guarda-no dinanzi a sè con occhio spento e maravigliato. Inmezzo ad essi vi sono dei fanciulli, dei vecchi e moltiforestieri; si nota anche qualche individuo ben vestito,con biancheria fina; evidentemente sono questi i sobilla-tori.

«Il capo del convoglio ha piena autorità sui prigionie-ri che devono giungere, morti o vivi, a destinazione. Ilmenomo segnale di ribellione è seguito da fucilazione.

«Gli insorti saranno diretti verso la Nuova Caledoniasu venti trasporti capaci di mille uomini ciascuno. Ledonne s'imbarcheranno separatamente su quattro tra-sporti.

«Ecco ciò che accadde nella notte da giovedì a vener-dì sulla linea Parigi-Brest. Un treno d'insorti era giunto a200 metri dalla stazione di La Ferté Bernard, quandodelle grida uscirono da parecchi vagoni, in cui trovavan-si ammucchiati quei miserabili. Il capo della scorta fecefermare il convoglio, ma all'ordine di far silenzio i pri-gionieri gli rispondono con invettive. Si scopre che era-no stati fatti tentativi d'evasione dai vagoni. Gli agentiscendono sulla strada; scoppiano cinquanta colpi di re-volver, tirati attraverso i fori per l'aria. Si dà il segnaleed il treno parte a tutto vapore, lasciando per via unalunga striscia di sangue.»

Troppo orribile per potersi commentare! Ma ciò ram-menta un fatto precedente. Allorchè, dopo giugno, i bor-

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Page 399: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

ghesi trasportavano i loro vinti sui pontoni, quelli chepassarono nella liberale Normandia furono accolti da in-giurie e minacce da parte dei borghesi di Rouen, cheavevano consumato il loro massacro di operai nell'aprilee che dovevano consegnare la città ai prussiani nel1870.

Altro fu l'accoglimento agli insorti passati per la Bre-tagna. I poveri paesani venivano a consolarli, portandoloro pane nero e latte. Questi figli della Vandea ricorda-vano che i loro padri avevano anch'essi combattuto perun ideale e seppero rispettare i vinti.

I liberali, che non hanno nè passato nè avvenire, nèun vecchio culto, nè l'amore della umanità, furono sem-pre incapaci di sentimenti generosi.

Sui pontoni, i mali trattamenti, le privazioni continua-no e la morte rarefa le file, in attesa della deportazione.Niun partito si mostrò mai così crudele come la borghe-sia francese, allorquando si vendica. Herzen dice a ra-gione

«La civiltà non obbliga a nulla i conservatori francesi;colla loro apparenza di moralità, colle loro frasi retori-che, colla loro politezza stereotipata, essi sono feroci espietati e non conoscono il sentimento.»

Se non si rilasciano i prigionieri anche dopo constata-zione di equivoci insensati, in compenso si arresta allapiù bella. Tutti i quartieri subirono innumerevoli perqui-sizioni. Di notte e di giorno s'invadono le abitazioni,donde si traducono, senza spiegazione, coloro che han-no la sfortuna di dispiacere ad una spia o ad un droghie-

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ghesi trasportavano i loro vinti sui pontoni, quelli chepassarono nella liberale Normandia furono accolti da in-giurie e minacce da parte dei borghesi di Rouen, cheavevano consumato il loro massacro di operai nell'aprilee che dovevano consegnare la città ai prussiani nel1870.

Altro fu l'accoglimento agli insorti passati per la Bre-tagna. I poveri paesani venivano a consolarli, portandoloro pane nero e latte. Questi figli della Vandea ricorda-vano che i loro padri avevano anch'essi combattuto perun ideale e seppero rispettare i vinti.

I liberali, che non hanno nè passato nè avvenire, nèun vecchio culto, nè l'amore della umanità, furono sem-pre incapaci di sentimenti generosi.

Sui pontoni, i mali trattamenti, le privazioni continua-no e la morte rarefa le file, in attesa della deportazione.Niun partito si mostrò mai così crudele come la borghe-sia francese, allorquando si vendica. Herzen dice a ra-gione

«La civiltà non obbliga a nulla i conservatori francesi;colla loro apparenza di moralità, colle loro frasi retori-che, colla loro politezza stereotipata, essi sono feroci espietati e non conoscono il sentimento.»

Se non si rilasciano i prigionieri anche dopo constata-zione di equivoci insensati, in compenso si arresta allapiù bella. Tutti i quartieri subirono innumerevoli perqui-sizioni. Di notte e di giorno s'invadono le abitazioni,donde si traducono, senza spiegazione, coloro che han-no la sfortuna di dispiacere ad una spia o ad un droghie-

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re. Nè mancarono le denuncie. La corruzione fu all'ordi-ne del giorno; gli odi privati ebbero il loro sfogo. Già al13 giugno, dopo venti giorni di terrore tricolore, si con-tavano, cifra ufficiale, 389.823 denunzie anonime. Biso-gna rimontare alla decadenza di Roma per ritrovare unsintomo così schiacciante dell'abbassamento dei caratte-ri. Molti di questi denunciatori domandarono più tardidelle distinzioni onorifiche. È cosa incredibile!

Anzichè spaventarsi di tanta infamia, il governo ver-sagliese obbedì a questi stimoli indegni e continuò a ter-rorizzare Parigi.

I pochi operai, riesciti a scampare i furori della primaora, si credevano salvi, cercavano lavoro, ne trovavanotalvolta e speravano almeno, dopo tanti disastri, di poterdare un po' di pane alla loro famiglia, ma le razzie e ledenuncie tolsero ad essi ben presto tale illusione. Nelmomento in cui meno se l'aspettavano, venivano arresta-ti di notte, in mezzo alla disperazione dei loro cari, econdotti sui pontoni omicidi, dai quali ben pochi ritor-navano.

E le officine sono vuote, e la Parigi industriale muoreper far posto alla Parigi dei gaudenti e delle cortigiane.Gli è che non si può impunemente sopprimere col mas-sacro migliaia di lavoratori. I borghesi sono incapaci divivere da sè, devono rimanere parassiti o scomparire.

Oggi ancora, dopo cinque mesi di terrore, allorquan-do centomila operai dei due sessi furono soppressi daicombattimenti, dalle stragi, dagli arresti, dalle proscri-zioni; allorquando ogni persona di cuore, che non vuol

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re. Nè mancarono le denuncie. La corruzione fu all'ordi-ne del giorno; gli odi privati ebbero il loro sfogo. Già al13 giugno, dopo venti giorni di terrore tricolore, si con-tavano, cifra ufficiale, 389.823 denunzie anonime. Biso-gna rimontare alla decadenza di Roma per ritrovare unsintomo così schiacciante dell'abbassamento dei caratte-ri. Molti di questi denunciatori domandarono più tardidelle distinzioni onorifiche. È cosa incredibile!

Anzichè spaventarsi di tanta infamia, il governo ver-sagliese obbedì a questi stimoli indegni e continuò a ter-rorizzare Parigi.

I pochi operai, riesciti a scampare i furori della primaora, si credevano salvi, cercavano lavoro, ne trovavanotalvolta e speravano almeno, dopo tanti disastri, di poterdare un po' di pane alla loro famiglia, ma le razzie e ledenuncie tolsero ad essi ben presto tale illusione. Nelmomento in cui meno se l'aspettavano, venivano arresta-ti di notte, in mezzo alla disperazione dei loro cari, econdotti sui pontoni omicidi, dai quali ben pochi ritor-navano.

E le officine sono vuote, e la Parigi industriale muoreper far posto alla Parigi dei gaudenti e delle cortigiane.Gli è che non si può impunemente sopprimere col mas-sacro migliaia di lavoratori. I borghesi sono incapaci divivere da sè, devono rimanere parassiti o scomparire.

Oggi ancora, dopo cinque mesi di terrore, allorquan-do centomila operai dei due sessi furono soppressi daicombattimenti, dalle stragi, dagli arresti, dalle proscri-zioni; allorquando ogni persona di cuore, che non vuol

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assistere a tanti orrori, abbandona, se appena lo può, Pa-rigi, oggi ancora il terrore tricolore infierisce quantomai, compiendo la rovina della città.

Ventimila guardie di città o gendarmi (le prime vesti-te, per amara ironia, col costume dei federati) veglianosulla società ad ogni angolo di via, la sciabola al fianco,il revolver alla cintura.

Che divennero i sobborghi, ove s'agitava, possente, lavita del lavoro? Alcune case sono perfettamente vuote;in alcune non rimangono più che donne e fanciulli mo-renti nella più profonda miseria. Uno dei primi atti delgoverno versagliese essendo stata la soppressione deiforni e delle distribuzioni municipali, essi son privi ditutto, perocchè il marito, il padre, il figlio non sono piùlà a portare il salario settimanale. I vicini prestarono daprincipio un po' d'aiuto, ma poi anche questo manca. Al-lora incomincia la morte, per inanizione; allora si offro-no «agli sguardi afflitti dei galantuomini le faccio terreee ributtanti.»

In una lettera da Parigi, del 20 agosto, una di quelledonne ammirabili, che si gettano coraggiosamente alsoccorso delle miserie, scrive:

«Quante sofferenze! Il numero delle vittime è spaven-toso. Bisogna che l'Internazionale, sotto pena di suici-darsi, divenga la provvidenza attiva e visibile di tanti in-felici, cui si tratta di strappare alla morte più terribile.Nei sobborghi non si vedono che donne pallide e dima-grite, malate di miseria, seguite da fanciulli in cenci, ilpiù delle volte a piedi nudi. I poveri piccini mendicano

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assistere a tanti orrori, abbandona, se appena lo può, Pa-rigi, oggi ancora il terrore tricolore infierisce quantomai, compiendo la rovina della città.

Ventimila guardie di città o gendarmi (le prime vesti-te, per amara ironia, col costume dei federati) veglianosulla società ad ogni angolo di via, la sciabola al fianco,il revolver alla cintura.

Che divennero i sobborghi, ove s'agitava, possente, lavita del lavoro? Alcune case sono perfettamente vuote;in alcune non rimangono più che donne e fanciulli mo-renti nella più profonda miseria. Uno dei primi atti delgoverno versagliese essendo stata la soppressione deiforni e delle distribuzioni municipali, essi son privi ditutto, perocchè il marito, il padre, il figlio non sono piùlà a portare il salario settimanale. I vicini prestarono daprincipio un po' d'aiuto, ma poi anche questo manca. Al-lora incomincia la morte, per inanizione; allora si offro-no «agli sguardi afflitti dei galantuomini le faccio terreee ributtanti.»

In una lettera da Parigi, del 20 agosto, una di quelledonne ammirabili, che si gettano coraggiosamente alsoccorso delle miserie, scrive:

«Quante sofferenze! Il numero delle vittime è spaven-toso. Bisogna che l'Internazionale, sotto pena di suici-darsi, divenga la provvidenza attiva e visibile di tanti in-felici, cui si tratta di strappare alla morte più terribile.Nei sobborghi non si vedono che donne pallide e dima-grite, malate di miseria, seguite da fanciulli in cenci, ilpiù delle volte a piedi nudi. I poveri piccini mendicano

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l'unico denaro che entri nella casa, ora che l'uomo è fu-cilato o sui pontoni, in attesa della giustizia del signorThiers, capo della repubblica tricolore.»

Non parlo di coloro che non hanno alloggio, che cac-ciati dai proprietari come bestie pericolose attendono inqualche cortile oscuro la pietà d'un vicino, che li accolganel suo miserabile domicilio, ove tutti languono per leprivazioni e per la mancanza d'aria.

Ed i perseguitati, dove nascondersi? In qualche sotter-raneo, da cui la fame li costringerà ad uscire; alla granluce la loro faccia, resa «ignobile» dalle sofferenze, lidesignerà ai «galantuomini» e bentosto essi vedrannoVersailles ed i pontoni.

Come sempre, sono i più oscuri che sopportano imaggiori pesi e ricevono i minori aiuti. Alle personalitàdella Comune fu più facile sfuggire alla persecuzione; èsopratutto a loro profitto che funziona la devozione am-mirabile, la quale sottrasse tante vittime agli aguzzini diVersailles. In mezzo allo sfibramento generale, si ap-prendeva ad amare ancora l'umanità vedendo il coraggiocon cui modesti salvatori strappavano i perseguitati allamorte, nascondendoli in casa loro, con grave pericoloproprio, giacchè arrischiavano l'arresto, ossia l'invio suipontoni e, talvolta, nei primi giorni, l'esecuzione som-maria.

Questi atti servono a consolarci dello sfiaccamentodei tiepidi, della vigliaccheria degli indifferenti, della fe-rocia dei vincitori.

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l'unico denaro che entri nella casa, ora che l'uomo è fu-cilato o sui pontoni, in attesa della giustizia del signorThiers, capo della repubblica tricolore.»

Non parlo di coloro che non hanno alloggio, che cac-ciati dai proprietari come bestie pericolose attendono inqualche cortile oscuro la pietà d'un vicino, che li accolganel suo miserabile domicilio, ove tutti languono per leprivazioni e per la mancanza d'aria.

Ed i perseguitati, dove nascondersi? In qualche sotter-raneo, da cui la fame li costringerà ad uscire; alla granluce la loro faccia, resa «ignobile» dalle sofferenze, lidesignerà ai «galantuomini» e bentosto essi vedrannoVersailles ed i pontoni.

Come sempre, sono i più oscuri che sopportano imaggiori pesi e ricevono i minori aiuti. Alle personalitàdella Comune fu più facile sfuggire alla persecuzione; èsopratutto a loro profitto che funziona la devozione am-mirabile, la quale sottrasse tante vittime agli aguzzini diVersailles. In mezzo allo sfibramento generale, si ap-prendeva ad amare ancora l'umanità vedendo il coraggiocon cui modesti salvatori strappavano i perseguitati allamorte, nascondendoli in casa loro, con grave pericoloproprio, giacchè arrischiavano l'arresto, ossia l'invio suipontoni e, talvolta, nei primi giorni, l'esecuzione som-maria.

Questi atti servono a consolarci dello sfiaccamentodei tiepidi, della vigliaccheria degli indifferenti, della fe-rocia dei vincitori.

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Si rammenterà che i versagliesi fucilarono le donneforse con maggior ferocia che gli uomini. Migliaiad'orfani si trovano a Parigi attualmente. La vendetta nonsi ferma là; se parenti non li reclamano, si inviano i po-veri ragazzi alle case di correzione. Sarebbe incredibile,se non si trattasse di versagliesi; allorquando un vicinopietoso od un uomo generoso vuole adottare qualcunodei piccoli infelici, trova ogni sorta d'ostacoli. No, no,dicono nella loro biblica ferocia, figli di banditi, sianotrattati da banditi.

E com'è lugubre il silenzio incombente sui sobborghidevastati e deserti. Lo interrompono solamente i sospiried i gemiti soffocati dei sopravissuti. Non un canto, nonuna nota allegra fuor di quelli di soldati avvinazzati, digaudenti, di gran dame da palazzo o da strada, accorren-ti in vetture scoperte a contemplare quelle rovine irrepa-rabili, quella desolazione muta.

Ecco la scena, alla quale assistetti a Montmartre. Unaventina di ragazzi giocava alla «guerra»; cinque faceva-no da federati, quindici da versagliesi, pel motivo che iversagliesi dovevano essere più numerosi. Tosto i versa-gliesi assaltano la barricata, difesa vittoriosamente daifederati; una parte dei primi fa un diversivo e sorprendealle spalle i federati. Questi sono presi; l'ufficiale, bam-bino di dieci anni, dice: Noi siamo in diritto di fucilarli,giacchè noi siamo l'esercito ed essi sono degli insorti.Fuoco su questa canaglia!

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Si rammenterà che i versagliesi fucilarono le donneforse con maggior ferocia che gli uomini. Migliaiad'orfani si trovano a Parigi attualmente. La vendetta nonsi ferma là; se parenti non li reclamano, si inviano i po-veri ragazzi alle case di correzione. Sarebbe incredibile,se non si trattasse di versagliesi; allorquando un vicinopietoso od un uomo generoso vuole adottare qualcunodei piccoli infelici, trova ogni sorta d'ostacoli. No, no,dicono nella loro biblica ferocia, figli di banditi, sianotrattati da banditi.

E com'è lugubre il silenzio incombente sui sobborghidevastati e deserti. Lo interrompono solamente i sospiried i gemiti soffocati dei sopravissuti. Non un canto, nonuna nota allegra fuor di quelli di soldati avvinazzati, digaudenti, di gran dame da palazzo o da strada, accorren-ti in vetture scoperte a contemplare quelle rovine irrepa-rabili, quella desolazione muta.

Ecco la scena, alla quale assistetti a Montmartre. Unaventina di ragazzi giocava alla «guerra»; cinque faceva-no da federati, quindici da versagliesi, pel motivo che iversagliesi dovevano essere più numerosi. Tosto i versa-gliesi assaltano la barricata, difesa vittoriosamente daifederati; una parte dei primi fa un diversivo e sorprendealle spalle i federati. Questi sono presi; l'ufficiale, bam-bino di dieci anni, dice: Noi siamo in diritto di fucilarli,giacchè noi siamo l'esercito ed essi sono degli insorti.Fuoco su questa canaglia!

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I piccoli bastoni, che servivano da fucili, si abbassa-no; quattro federati cadono, il quinto fugge; lo si rag-giunge, lo si maltratta e gli si dice:

— Ah! briccone, tu volevi svignartela invece di la-sciarti fucilare!

— E che, risponde il federato, fanciullo di sette anni,voi mi fucilerete qui, presso alla mia casa, in mezzo allegrida di mia moglie e dei miei figli?

— Sì, noi ti fucileremo, o insorto, poichè siamo ver-sagliesi, replicarono i quindici bambini.

E la commedia fu eseguita. Dopo ciò, due ragazzi,l'uno di otto, l'altro di sei anni all'incirca, discussero suquesto metodo di fare la guerra. Il grande sosteneva che,in guerra, non si fucilava, e disse al piccino:

— Sostengo che tu non lo sai, tu.— Ed io sostengo ch'io lo so, rispose il piccino; che

mio padre è stato ammazzato così.È, senza dubbio, contemplando siffatti giochi che i

gazzettieri «dell'ordine» domandavano che non si rispar-miassero, non solo le «femmine», ma nemmeno i «pic-cini».

** *

Quest'oppressione inaudita della classe operaia e delpopolo rivoluzionario non bastava agli uomini di Ver-sailles. In una lunga circolare agli agenti diplomatici,Favre annunciava ancora che occorreva:

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I piccoli bastoni, che servivano da fucili, si abbassa-no; quattro federati cadono, il quinto fugge; lo si rag-giunge, lo si maltratta e gli si dice:

— Ah! briccone, tu volevi svignartela invece di la-sciarti fucilare!

— E che, risponde il federato, fanciullo di sette anni,voi mi fucilerete qui, presso alla mia casa, in mezzo allegrida di mia moglie e dei miei figli?

— Sì, noi ti fucileremo, o insorto, poichè siamo ver-sagliesi, replicarono i quindici bambini.

E la commedia fu eseguita. Dopo ciò, due ragazzi,l'uno di otto, l'altro di sei anni all'incirca, discussero suquesto metodo di fare la guerra. Il grande sosteneva che,in guerra, non si fucilava, e disse al piccino:

— Sostengo che tu non lo sai, tu.— Ed io sostengo ch'io lo so, rispose il piccino; che

mio padre è stato ammazzato così.È, senza dubbio, contemplando siffatti giochi che i

gazzettieri «dell'ordine» domandavano che non si rispar-miassero, non solo le «femmine», ma nemmeno i «pic-cini».

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Quest'oppressione inaudita della classe operaia e delpopolo rivoluzionario non bastava agli uomini di Ver-sailles. In una lunga circolare agli agenti diplomatici,Favre annunciava ancora che occorreva:

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Page 405: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«Introdurre nelle leggi i rigori reclamati dalle necessi-tà sociali ed applicare tali leggi senza debolezza; è unanovità, alla quale conviene che la Francia si rassegni edi Governi sarebbero colpevoli non seguendo l'esempiodella Francia.»

L'assemblea non mancò di seguire l'avvocato del 4settembre su questa via. Incominciò con una legge chemetteva in sospetto tutti i francesi. Infatti, la nominad'una commissione di trenta membri «affine di ricercare,per via inchiesta e d'ogni altro mezzo utile e necessario,le cause dell'insurrezione, con pieni poteri e con manda-to di riferire all'Assemblea sui risultati», – non significa-va forse che la libertà di 34 milioni di francesi era ab-bandonata, senza garanzia, alla discrezione d'un pugnodi reazionari, tinti del sangue del massacro?

I versagliesi non si fermarono su questa bella via: po-chi giorni dipoi votarono l'urgenza del seguente progettodi legge:

«Art. I. – Ogni francese, che, dopo la promulgazionedella presente legge, s'affilierà o rimarrà affiliatoall'Associazione internazionale dei lavoratori od a qual-sivoglia altra associazione internazionale, sia pubblica,sia segreta, la quale professi eguali dottrine ed abbiaeguale scopo, sarà punito col carcere da 2 mesi a 2 annie coll'ammenda da 50 a 1000 franchi e privato di tutti idiritti civili, civici e di famiglia enumerati nell'articolo12 Codice penale.

«Potrà essere inoltre sottomesso alla sorveglianzad'alta polizia per cinque anni, senza pregiudizio delle

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«Introdurre nelle leggi i rigori reclamati dalle necessi-tà sociali ed applicare tali leggi senza debolezza; è unanovità, alla quale conviene che la Francia si rassegni edi Governi sarebbero colpevoli non seguendo l'esempiodella Francia.»

L'assemblea non mancò di seguire l'avvocato del 4settembre su questa via. Incominciò con una legge chemetteva in sospetto tutti i francesi. Infatti, la nominad'una commissione di trenta membri «affine di ricercare,per via inchiesta e d'ogni altro mezzo utile e necessario,le cause dell'insurrezione, con pieni poteri e con manda-to di riferire all'Assemblea sui risultati», – non significa-va forse che la libertà di 34 milioni di francesi era ab-bandonata, senza garanzia, alla discrezione d'un pugnodi reazionari, tinti del sangue del massacro?

I versagliesi non si fermarono su questa bella via: po-chi giorni dipoi votarono l'urgenza del seguente progettodi legge:

«Art. I. – Ogni francese, che, dopo la promulgazionedella presente legge, s'affilierà o rimarrà affiliatoall'Associazione internazionale dei lavoratori od a qual-sivoglia altra associazione internazionale, sia pubblica,sia segreta, la quale professi eguali dottrine ed abbiaeguale scopo, sarà punito col carcere da 2 mesi a 2 annie coll'ammenda da 50 a 1000 franchi e privato di tutti idiritti civili, civici e di famiglia enumerati nell'articolo12 Codice penale.

«Potrà essere inoltre sottomesso alla sorveglianzad'alta polizia per cinque anni, senza pregiudizio delle

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Page 406: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

pene più gravi applicabili, giusta il Codice penale, aicrimini o delitti, di cui i membri di dette associazioniavranno potuto rendersi colpevoli, sia come autori prin-cipali, sia come complici.

«Art. 2. – Sarà punito colle stesse pene d'ammenda edi carcere e decadrà di pien diritto dalla qualità di fran-cese chiunque, con uno dei mezzi enunciati nell'articolo1 della legge 17 maggio 1819, avrà eccitato gli abitantid'una parte del territorio francese a sottrarsi alla sovrani-tà nazionale, sia annettendosi ad uno Stato vicino, siacostituendosi in Stato indipendente, senza pregiudiziodelle pene più gravi, che fossero incorse a sensi degli ar-ticoli 88 e seguenti del Codice penale.

«Art. 3. – L'art. 463 del Codice penale potrà applicar-si quanto alle pene del carcere e dell'ammenda pronun-ciate dagli articoli precedenti.»

Non insisto sull'inabilità di questo progetto di leggeper ciò che riguarda il partito separatista, a cui vien dataun'importanza. Per ciò che tocca l'Internazionale, biso-gna che il terrore ch'essa ispira alla borghesia sia bengrande perchè questa non tema di retrocedere fino almedio-evo e di ristabilire, in pieno secolo XIX, una verainquisizione.

Questo fatto mostruoso è, d'altra parte, molto com-prensibile per chi va al fondo delle cose. Alle guerre re-ligiose della fine del medioevo, alle guerre nazionalidell'epoca moderna, successero nel XIX secolo le guerresociali; ed in questo grande conflitto, la borghesia rap-presentante il partito della conservazione, come i dome-

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pene più gravi applicabili, giusta il Codice penale, aicrimini o delitti, di cui i membri di dette associazioniavranno potuto rendersi colpevoli, sia come autori prin-cipali, sia come complici.

«Art. 2. – Sarà punito colle stesse pene d'ammenda edi carcere e decadrà di pien diritto dalla qualità di fran-cese chiunque, con uno dei mezzi enunciati nell'articolo1 della legge 17 maggio 1819, avrà eccitato gli abitantid'una parte del territorio francese a sottrarsi alla sovrani-tà nazionale, sia annettendosi ad uno Stato vicino, siacostituendosi in Stato indipendente, senza pregiudiziodelle pene più gravi, che fossero incorse a sensi degli ar-ticoli 88 e seguenti del Codice penale.

«Art. 3. – L'art. 463 del Codice penale potrà applicar-si quanto alle pene del carcere e dell'ammenda pronun-ciate dagli articoli precedenti.»

Non insisto sull'inabilità di questo progetto di leggeper ciò che riguarda il partito separatista, a cui vien dataun'importanza. Per ciò che tocca l'Internazionale, biso-gna che il terrore ch'essa ispira alla borghesia sia bengrande perchè questa non tema di retrocedere fino almedio-evo e di ristabilire, in pieno secolo XIX, una verainquisizione.

Questo fatto mostruoso è, d'altra parte, molto com-prensibile per chi va al fondo delle cose. Alle guerre re-ligiose della fine del medioevo, alle guerre nazionalidell'epoca moderna, successero nel XIX secolo le guerresociali; ed in questo grande conflitto, la borghesia rap-presentante il partito della conservazione, come i dome-

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Page 407: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

nicani lo rappresentavano all'epoca delle guerre religio-se, agisce come i suoi predecessori, senza scrupoli nèpietà, secondo la massima così cara a tutti i sostenitoridell’«ordine»: il fine giustifica i mezzi. Con questa dif-ferenza, che gli inquisitori massacravano in nome d'unacredenza, mentre i borghesi massacrano semplicementeper prolungare a loro profitto l'esistenza dei parassiti-smo sociale.

E che? Pel motivo che, non guadagnando più di due otre franchi per un lavoro di dodici a quindici ore e do-vendo con questo salario mantenere una famiglia, io mipermetto di sognare un miglioramento, sarò posto fuoridalla società? La prigione, l'ammenda (che, per l'opera-io, non è che un'appendice di prigionia) non basteranno?Ci vorrà ancora la perdita dei miei diritti civili, civici edi famiglia; sarò morto socialmente, sarò uno schiavodel secolo XIX. Se la reazione dovesse durare, con simi-li leggi, l'umanità sarebbe ricondotta all'antica schiavitù.

I reazionari francesi seminano l'odio: raccoglierannola vendetta. Essi ci vinsero pei nostri errori; noi li vince-remo pei loro delitti.

** *

Ciò che più accora in queste giornate tenebrose è ilcontegno della stampa borghese in generale.

Durante i primi due mesi di massacro e di terrore inParigi, essa non pronunciò una volta sola la parola

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nicani lo rappresentavano all'epoca delle guerre religio-se, agisce come i suoi predecessori, senza scrupoli nèpietà, secondo la massima così cara a tutti i sostenitoridell’«ordine»: il fine giustifica i mezzi. Con questa dif-ferenza, che gli inquisitori massacravano in nome d'unacredenza, mentre i borghesi massacrano semplicementeper prolungare a loro profitto l'esistenza dei parassiti-smo sociale.

E che? Pel motivo che, non guadagnando più di due otre franchi per un lavoro di dodici a quindici ore e do-vendo con questo salario mantenere una famiglia, io mipermetto di sognare un miglioramento, sarò posto fuoridalla società? La prigione, l'ammenda (che, per l'opera-io, non è che un'appendice di prigionia) non basteranno?Ci vorrà ancora la perdita dei miei diritti civili, civici edi famiglia; sarò morto socialmente, sarò uno schiavodel secolo XIX. Se la reazione dovesse durare, con simi-li leggi, l'umanità sarebbe ricondotta all'antica schiavitù.

I reazionari francesi seminano l'odio: raccoglierannola vendetta. Essi ci vinsero pei nostri errori; noi li vince-remo pei loro delitti.

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Ciò che più accora in queste giornate tenebrose è ilcontegno della stampa borghese in generale.

Durante i primi due mesi di massacro e di terrore inParigi, essa non pronunciò una volta sola la parola

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Page 408: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

«umanità». E si videro il Siècle ed il Figaro a braccettoper uccidere il socialismo.

Le parti erano divise: i giornali officiosi eccitavanoalla strage, praticavano in grande la delazione e versava-no a larghe ondate la calunnia; i giornali liberali ripete-vano con compiacenza le loro infamie. Che importavaad essi che Parigi si spopolasse, che i sobborghi fosseroschiacciati, che duecentomila famiglie fossero ripiomba-te nella miseria, nel lutto, nella disperazione!

Nulla v'ha di comune tra il liberalismo borghese ed ilsocialismo operaio.

Tutta intera la stampa registrò freddamente i massacrie, mentre 25.000 socialisti venivano sterminati, scrivevacose di questo genere:

«Finalmente! Parigi è sbarazzata da questa turba dibanditi, di saccheggiatori, d'incendiari, di ladri, chel'infestavano da due mesi, sotto pretesto di Comune, diComitato centrale, di Comitato di salute pubblica e diFederazione.

«Nel momento in cui l'aria rientra nei nostri polmoni,inquinati dal soffio impuro di quei mostri, un solo gridopuò escire dalle nostre labbra:

«Nessuna pietà per gli infami!«Un solo castigo può espiare simili delitti:«La morte!»

(L'Indépendance Française).

Dopo la disfatta, chi chiede la deportazione dei «pic-cini» insieme ai genitori, chi la proscrizione in massa

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«umanità». E si videro il Siècle ed il Figaro a braccettoper uccidere il socialismo.

Le parti erano divise: i giornali officiosi eccitavanoalla strage, praticavano in grande la delazione e versava-no a larghe ondate la calunnia; i giornali liberali ripete-vano con compiacenza le loro infamie. Che importavaad essi che Parigi si spopolasse, che i sobborghi fosseroschiacciati, che duecentomila famiglie fossero ripiomba-te nella miseria, nel lutto, nella disperazione!

Nulla v'ha di comune tra il liberalismo borghese ed ilsocialismo operaio.

Tutta intera la stampa registrò freddamente i massacrie, mentre 25.000 socialisti venivano sterminati, scrivevacose di questo genere:

«Finalmente! Parigi è sbarazzata da questa turba dibanditi, di saccheggiatori, d'incendiari, di ladri, chel'infestavano da due mesi, sotto pretesto di Comune, diComitato centrale, di Comitato di salute pubblica e diFederazione.

«Nel momento in cui l'aria rientra nei nostri polmoni,inquinati dal soffio impuro di quei mostri, un solo gridopuò escire dalle nostre labbra:

«Nessuna pietà per gli infami!«Un solo castigo può espiare simili delitti:«La morte!»

(L'Indépendance Française).

Dopo la disfatta, chi chiede la deportazione dei «pic-cini» insieme ai genitori, chi la proscrizione in massa

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del proletariato parigino; chi saluta nella strage rabbiosail primo passo verso un ritorno logico alla schiavitù:quest'ultima è del Figaro, che aggiunge, parlando deglioperai parigini:

«Tutti hanno paura, perchè tutti sono colpevoli.»Altrove esso eccita in questi termini gli uomini

dell'«ordine», che non arrestarono od ammazzarono asufficienza:

«Se voi diceste: mettiamoci all'opera, eleviamo bar-riere, difendiamoci, dimentichiamo le nostre beghe dipartito. Ma no! chi parla di decentramento, chi deploralo stato d'assedio. Tutti riprendono a civettare colla fol-la!

«La speranza a nulla giova. Le giornate di giugnonulla ci appresero nel 1848. Le giornate di maggio sa-ranno obliate fra qualche giorno.

«Sì; voi sarete divorati! Perocchè, intanto che discute-te, vi sono centomila belve feroci che attendono il mo-mento di assaltarvi!

«Create un'industria, siate benevoli verso gli operai,allevate i loro figliuoli, date ad essi scuole, ospedali,chiese... ed essi vi odieranno ancor più, perchè il vostrocapitale li avrà divorati.

«Ma tutti quanti sono pazzi! Disputano, gridano, poli-ticheggiano e non vedono la situazione nella più terribi-le realtà. In fatto di riforme, incominciate ad avere laforza; mantenete lo stato d'assedio; abbiate gendarmi eguardie ed un esercito disciplinato. Prima che d'altro,

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del proletariato parigino; chi saluta nella strage rabbiosail primo passo verso un ritorno logico alla schiavitù:quest'ultima è del Figaro, che aggiunge, parlando deglioperai parigini:

«Tutti hanno paura, perchè tutti sono colpevoli.»Altrove esso eccita in questi termini gli uomini

dell'«ordine», che non arrestarono od ammazzarono asufficienza:

«Se voi diceste: mettiamoci all'opera, eleviamo bar-riere, difendiamoci, dimentichiamo le nostre beghe dipartito. Ma no! chi parla di decentramento, chi deploralo stato d'assedio. Tutti riprendono a civettare colla fol-la!

«La speranza a nulla giova. Le giornate di giugnonulla ci appresero nel 1848. Le giornate di maggio sa-ranno obliate fra qualche giorno.

«Sì; voi sarete divorati! Perocchè, intanto che discute-te, vi sono centomila belve feroci che attendono il mo-mento di assaltarvi!

«Create un'industria, siate benevoli verso gli operai,allevate i loro figliuoli, date ad essi scuole, ospedali,chiese... ed essi vi odieranno ancor più, perchè il vostrocapitale li avrà divorati.

«Ma tutti quanti sono pazzi! Disputano, gridano, poli-ticheggiano e non vedono la situazione nella più terribi-le realtà. In fatto di riforme, incominciate ad avere laforza; mantenete lo stato d'assedio; abbiate gendarmi eguardie ed un esercito disciplinato. Prima che d'altro,

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occupatevi di questo; altrimenti, in mezzo ai vostri ma-gnifici discorsi, sarete mangiati....

«....I deputati si lagnano anche dei ritardi nel giudica-re le personalità della Comune. Pensano che il castigoesemplare avrebbe dovuto venire sin nel primo giorno,quando l'orrore dei loro misfatti era ancora presente atutte le menti ed avrebbe giustificato il rigore.

«Ma tutto si dimentica così presto nel nostro infelicepaese, si oppone, che si troverà della gente, la qualecompassionerà i malfattori, in modo che i Consigli diguerra, subendo tali influenze, si mostreranno deboli.»

Ciò è al di sotto dell'indignazione. Il Paris-Journalaveva la specialità di inventare ogni giorno riunionidell'Internazionale, ove si dovevano redigere in quantitàmanifesti «autentici ed irrefutabili».

Possiamo ringraziare questi falsari; nel momento, incui non una voce di protesta poteva farsi udire in Parigi,quelle invenzioni, per quanto inabili e perfide, davano acredere ad alcuni che l'Internazionale tenesse ancora altala sua bandiera.

Il Journal Officiel di Versailles dava il tono a tuttiquesti sostenitori della società, a questi persecutori deglioperai. Esso annunciò, ad esempio, che la Comune nonaveva incendiato il Monte di pietà e gli archivi, sola-mente «per dimenticanza».

Questi gazzettieri continuano a dire che la Comunebattè persino falsa moneta; che tutti i suoi rappresentantied aderenti sono un'accolta di banditi internazionali, direduci dalle galere, ecc. Quanto ai combattenti, erano

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occupatevi di questo; altrimenti, in mezzo ai vostri ma-gnifici discorsi, sarete mangiati....

«....I deputati si lagnano anche dei ritardi nel giudica-re le personalità della Comune. Pensano che il castigoesemplare avrebbe dovuto venire sin nel primo giorno,quando l'orrore dei loro misfatti era ancora presente atutte le menti ed avrebbe giustificato il rigore.

«Ma tutto si dimentica così presto nel nostro infelicepaese, si oppone, che si troverà della gente, la qualecompassionerà i malfattori, in modo che i Consigli diguerra, subendo tali influenze, si mostreranno deboli.»

Ciò è al di sotto dell'indignazione. Il Paris-Journalaveva la specialità di inventare ogni giorno riunionidell'Internazionale, ove si dovevano redigere in quantitàmanifesti «autentici ed irrefutabili».

Possiamo ringraziare questi falsari; nel momento, incui non una voce di protesta poteva farsi udire in Parigi,quelle invenzioni, per quanto inabili e perfide, davano acredere ad alcuni che l'Internazionale tenesse ancora altala sua bandiera.

Il Journal Officiel di Versailles dava il tono a tuttiquesti sostenitori della società, a questi persecutori deglioperai. Esso annunciò, ad esempio, che la Comune nonaveva incendiato il Monte di pietà e gli archivi, sola-mente «per dimenticanza».

Questi gazzettieri continuano a dire che la Comunebattè persino falsa moneta; che tutti i suoi rappresentantied aderenti sono un'accolta di banditi internazionali, direduci dalle galere, ecc. Quanto ai combattenti, erano

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degli ubbriaconi, che cacciavano donne e fanciulli nellefiamme degli incendi da essi appiccati. Poi vienel'invenzione delle «petroliere», colla torcia in una manoed il vaso di petrolio nell'altra.

Volumi sarebbero necessari per registrare tutto il cu-mulo di atroci menzogne sulla Comune. Una pioggia diopuscoli e di libri corrobora queste infamie. È un'offici-na di bugie e di vigliaccherie. Maneggiandoquest'ammasso di fango sanguinolento, constatai a qualgrado d'ignominia possono scendere esseri umani.

Tutta Europa si alimentò di queste calunnie; i gover-nanti fingevano di prestarvi fede per ischiacciare il pro-letariato; gli ingenui vi credevano davvero. E così i go-verni belga, italiano e spagnuolo si affrettarono, sulladomanda di Favre, di partecipare colla Prussia all'ufficiodi valletti dei carnefici versagliesi, promettendo di con-segnare tutti i rifugiati.

«L'Internazionale, scriveva trionfalmente il Constitu-tionnel, soppresse il diritto d'asilo.»

Soli i governi inglese e svizzero si rifiutarono a que-sto sfogo di ferocia contro i vinti. Già durante la granlotta in Parigi, quando, sin dal 25 maggio, Washburn,ambasciatore americano, diceva al sig. Reed, cittadinoinglese (senza dubbio dietro confidenza avuta daThiers): Tutti coloro che appartengono alla Comune osimpatizzano per essa saranno fucilati, il segretariodell'ambasciata inglese, Mallet, fece parecchi tentativi,purtroppo vani, per far cessare il massacro.

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degli ubbriaconi, che cacciavano donne e fanciulli nellefiamme degli incendi da essi appiccati. Poi vienel'invenzione delle «petroliere», colla torcia in una manoed il vaso di petrolio nell'altra.

Volumi sarebbero necessari per registrare tutto il cu-mulo di atroci menzogne sulla Comune. Una pioggia diopuscoli e di libri corrobora queste infamie. È un'offici-na di bugie e di vigliaccherie. Maneggiandoquest'ammasso di fango sanguinolento, constatai a qualgrado d'ignominia possono scendere esseri umani.

Tutta Europa si alimentò di queste calunnie; i gover-nanti fingevano di prestarvi fede per ischiacciare il pro-letariato; gli ingenui vi credevano davvero. E così i go-verni belga, italiano e spagnuolo si affrettarono, sulladomanda di Favre, di partecipare colla Prussia all'ufficiodi valletti dei carnefici versagliesi, promettendo di con-segnare tutti i rifugiati.

«L'Internazionale, scriveva trionfalmente il Constitu-tionnel, soppresse il diritto d'asilo.»

Soli i governi inglese e svizzero si rifiutarono a que-sto sfogo di ferocia contro i vinti. Già durante la granlotta in Parigi, quando, sin dal 25 maggio, Washburn,ambasciatore americano, diceva al sig. Reed, cittadinoinglese (senza dubbio dietro confidenza avuta daThiers): Tutti coloro che appartengono alla Comune osimpatizzano per essa saranno fucilati, il segretariodell'ambasciata inglese, Mallet, fece parecchi tentativi,purtroppo vani, per far cessare il massacro.

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Ad eccezione dei giornali dell'Internazionale, di alcu-ni giornali repubblicani di provincia, di parte dei giorna-li inglesi, tutta la stampa europea ed americana ripro-dusse le calunnie e le ingiurie dei vincitori, denunciandoi vinti all'esecrazione universale. I veterani della demo-crazia francese fecero coro, da Langlois, divenuto cici-sbeo di Thiers, a, Luigi Blanc, che, dietro intimazionedel Figaro, buttò anch'egli il suo insulto sulla vinta Pari-gi, alla signora Giorgio Sand, venuta, quattro mesi dopo,a gettar la sua pietra sui proletari massacrati. Mazzini,alla sua volta, lanciò una maledizione ben sentita. Giam-mai tanta esecrazione coperse un partito, eccettuati i pri-mi cristiani.

Una sola personalità francese si levò in nome dellagiustizia e della verità: Vittor Hugo. E come fu degnoanche il magnanimo Garibaldi, che scelse quel momentoper inviare la sua adesione ai principî dell'Internaziona-le!

Ma dall'Internazionale venne la gran protesta. Il pro-letariato dei due mondi comprese che era la propria cau-sa che la borghesia francese aveva sommersa in un maredi sangue. Esso fu unanime nel prendere sotto la suaprotezione la Comune, vinta, sbranata, vilipesa dai suoinemici implacabili. Da ogni nazione europea edall'America del Nord vennero indirizzi, nei quali i pro-letari protestavano la loro solidarietà coi principi difesidalla Comune, la loro simpatia pei vinti, la loro indigna-zione contro i versagliesi e contro i governi che rifiuta-vano l'acqua e il fuoco ai resti di quella colossale insur-

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Ad eccezione dei giornali dell'Internazionale, di alcu-ni giornali repubblicani di provincia, di parte dei giorna-li inglesi, tutta la stampa europea ed americana ripro-dusse le calunnie e le ingiurie dei vincitori, denunciandoi vinti all'esecrazione universale. I veterani della demo-crazia francese fecero coro, da Langlois, divenuto cici-sbeo di Thiers, a, Luigi Blanc, che, dietro intimazionedel Figaro, buttò anch'egli il suo insulto sulla vinta Pari-gi, alla signora Giorgio Sand, venuta, quattro mesi dopo,a gettar la sua pietra sui proletari massacrati. Mazzini,alla sua volta, lanciò una maledizione ben sentita. Giam-mai tanta esecrazione coperse un partito, eccettuati i pri-mi cristiani.

Una sola personalità francese si levò in nome dellagiustizia e della verità: Vittor Hugo. E come fu degnoanche il magnanimo Garibaldi, che scelse quel momentoper inviare la sua adesione ai principî dell'Internaziona-le!

Ma dall'Internazionale venne la gran protesta. Il pro-letariato dei due mondi comprese che era la propria cau-sa che la borghesia francese aveva sommersa in un maredi sangue. Esso fu unanime nel prendere sotto la suaprotezione la Comune, vinta, sbranata, vilipesa dai suoinemici implacabili. Da ogni nazione europea edall'America del Nord vennero indirizzi, nei quali i pro-letari protestavano la loro solidarietà coi principi difesidalla Comune, la loro simpatia pei vinti, la loro indigna-zione contro i versagliesi e contro i governi che rifiuta-vano l'acqua e il fuoco ai resti di quella colossale insur-

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rezione. Primo cronologicamente e per importanza è ilmanifesto del Consiglio generale dell'Associazione in-ternazionale dei lavoratori a tutti i membri dell'Associa-zione in Europa e negli Stati Uniti.

Dopo avere dimostrato l'indegnità degli uomini del 4settembre e le loro manovre costanti per creare il con-flitto, dopo avere chiaramente definito la Comune, fa-cendone rilevare l'alto significato socialista e federalista,dopo aver fatto giustizia delle calunnie, i firmatari sog-giungono:

«Da questa domenica di Pentecoste (22 maggio) nonpuò esservi pace nè tregua fra i lavoratori francesi ed iloro carnefici.... Ed i proletari francesi non sono chel'avanguardia del proletariato moderno.

«La Parigi dei lavoratori e la sua Comune vivrannonella memoria del popolo, che riprenderà la loro opera,mentre i loro spietati carnefici sono già alla gogna dellastoria, donde tutte le preghiere dei loro preti non potreb-bero strapparli.»

Vengono poi la protesta degli operai belgi control'estradizione dei rifugiati parigini; un'altra simile delle30 sezioni di Ginevra; la protesta di diverse sezioni ita-liane, del Volksstaat di Lipsia, dell'Eguaglianza di Gir-genti, del Proletario italiano di Torino, della Federa-cion di Barcellona, della Tagwacht di Zurigo, della Li-berté di Bruxelles, dell'Egalité di Ginevra, dell'Interna-tionale di Bruxelles, del Mirabeau di Verviers e di pa-recchi altri organi dell'Associazione internazionale deilavoratori.

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rezione. Primo cronologicamente e per importanza è ilmanifesto del Consiglio generale dell'Associazione in-ternazionale dei lavoratori a tutti i membri dell'Associa-zione in Europa e negli Stati Uniti.

Dopo avere dimostrato l'indegnità degli uomini del 4settembre e le loro manovre costanti per creare il con-flitto, dopo avere chiaramente definito la Comune, fa-cendone rilevare l'alto significato socialista e federalista,dopo aver fatto giustizia delle calunnie, i firmatari sog-giungono:

«Da questa domenica di Pentecoste (22 maggio) nonpuò esservi pace nè tregua fra i lavoratori francesi ed iloro carnefici.... Ed i proletari francesi non sono chel'avanguardia del proletariato moderno.

«La Parigi dei lavoratori e la sua Comune vivrannonella memoria del popolo, che riprenderà la loro opera,mentre i loro spietati carnefici sono già alla gogna dellastoria, donde tutte le preghiere dei loro preti non potreb-bero strapparli.»

Vengono poi la protesta degli operai belgi control'estradizione dei rifugiati parigini; un'altra simile delle30 sezioni di Ginevra; la protesta di diverse sezioni ita-liane, del Volksstaat di Lipsia, dell'Eguaglianza di Gir-genti, del Proletario italiano di Torino, della Federa-cion di Barcellona, della Tagwacht di Zurigo, della Li-berté di Bruxelles, dell'Egalité di Ginevra, dell'Interna-tionale di Bruxelles, del Mirabeau di Verviers e di pa-recchi altri organi dell'Associazione internazionale deilavoratori.

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Queste numerose simpatie compensano l'inconcepibi-le ferocia dei giornalisti della borghesia, i quali non eb-bero che eccitamenti sanguinari, calunnie rivoltanti ovili complicità ed i quali non trovarono una parola, incui si riveli almeno il dolore d'un uomo di cuore davantial massacro dei suoi simili.

Forza è riconoscere che non si fermarono davanti adalcuna menzogna per infamare le vittime.

Chi, ad esempio, non credette alle «petroliere»? Ep-pure ecco il quarto Consiglio di guerra, che, pur condan-nando a morte le cittadine Marchais, Suétens, Rétiffe edue altre alla deportazione, dovette riconoscere (implici-tamente, ben inteso) che quelle «petroliere» pagate perincendiare Parigi non esistettero mai. Ecco, come prova,il passo più violento dell'atto d'accusa:

«Nel martedì ricominciarono le orribili scene delgiorno precedente. Il combattimento si impegnò in tuttele barricate. Cinque donne, tra cui le accusate, si distin-guevano particolarmente nel più forte della mischia. An-davano e venivano, dicono i testimoni, davano da bere eda mangiare agli insorti o li aiutavano a saccheggiare.Erano armate e portavano sciarpe rosse. Una, moltogrande, tirò fucilate alla barricata della via Bellechasse;un'altra trascinò una botte di petrolio contro la porta del-la casa n. 6 della stessa via. Quale d'essa aveva l'unifor-me di guardia nazionale, quale era vestita di cenci. Di-cevano cose spaventose e forzavano i federati a non ab-bandonare le barricate.»

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Queste numerose simpatie compensano l'inconcepibi-le ferocia dei giornalisti della borghesia, i quali non eb-bero che eccitamenti sanguinari, calunnie rivoltanti ovili complicità ed i quali non trovarono una parola, incui si riveli almeno il dolore d'un uomo di cuore davantial massacro dei suoi simili.

Forza è riconoscere che non si fermarono davanti adalcuna menzogna per infamare le vittime.

Chi, ad esempio, non credette alle «petroliere»? Ep-pure ecco il quarto Consiglio di guerra, che, pur condan-nando a morte le cittadine Marchais, Suétens, Rétiffe edue altre alla deportazione, dovette riconoscere (implici-tamente, ben inteso) che quelle «petroliere» pagate perincendiare Parigi non esistettero mai. Ecco, come prova,il passo più violento dell'atto d'accusa:

«Nel martedì ricominciarono le orribili scene delgiorno precedente. Il combattimento si impegnò in tuttele barricate. Cinque donne, tra cui le accusate, si distin-guevano particolarmente nel più forte della mischia. An-davano e venivano, dicono i testimoni, davano da bere eda mangiare agli insorti o li aiutavano a saccheggiare.Erano armate e portavano sciarpe rosse. Una, moltogrande, tirò fucilate alla barricata della via Bellechasse;un'altra trascinò una botte di petrolio contro la porta del-la casa n. 6 della stessa via. Quale d'essa aveva l'unifor-me di guardia nazionale, quale era vestita di cenci. Di-cevano cose spaventose e forzavano i federati a non ab-bandonare le barricate.»

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Ecco dunque delle donne che si batterono alle barri-cate, ma dove sono le vostre famose «petroliere»? Chi levide? Mentiste adunque. Ma chi renderà la vita alle cen-tinaia di madri fatte fucilare in base a quella calunnia?

Ed i Consigli di guerra funzionano sempre a Versail-les, a Lione, a Marsiglia, a Chalon, ecc., continuano acondannare a morte, alla deportazione, ai lavori forzati;è come un delirio di vendetta, che infierisce da sei mesi.

Così condannarono a morte Ferrè, Rossel, Marigot edun giovane di 22 anni, Maroteau, per un articolo di gior-nale! Condannarono a morte persino Lullier, che fuagente di Versaglia, com'egli stesso riconobbe!

Alla deportazione od ai lavori forzati condannarono,coi membri della Comune caduti in loro mani (Assi,Grousset, Jourde, Billioray, Amouroux, Arnold, Cour-bet, Verdure, Trinquet, Régère, Urbain, V. Clément, Ra-stoul e Champy), il maire di Puteaux, colpevole di sim-patie per la Comune, Dunay colpevole d'avervi aderitoessendo maire del Creuzot, Rochefort, colpevole d'avereattaccato l'impero, G. Cavalier d'essere stato direttored'un servizio d'edilizia sotto la Comune; la cittadinaBonnard d'aver fatto arrestare per qualche giorno unversagliese. E siamo sul principio!

L'assemblea, per non essere da meno dei militari, ri-fiutò di prendere in considerazione una domandad'amnistia, che i municipî di diverse città avevano for-mulato e che era stata firmata da una frazione della sini-stra. Si voleva essere senza pietà fino all'ultimo. Da ogniparte si grida che Parigi terrorizzata va spopolandosi,

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Ecco dunque delle donne che si batterono alle barri-cate, ma dove sono le vostre famose «petroliere»? Chi levide? Mentiste adunque. Ma chi renderà la vita alle cen-tinaia di madri fatte fucilare in base a quella calunnia?

Ed i Consigli di guerra funzionano sempre a Versail-les, a Lione, a Marsiglia, a Chalon, ecc., continuano acondannare a morte, alla deportazione, ai lavori forzati;è come un delirio di vendetta, che infierisce da sei mesi.

Così condannarono a morte Ferrè, Rossel, Marigot edun giovane di 22 anni, Maroteau, per un articolo di gior-nale! Condannarono a morte persino Lullier, che fuagente di Versaglia, com'egli stesso riconobbe!

Alla deportazione od ai lavori forzati condannarono,coi membri della Comune caduti in loro mani (Assi,Grousset, Jourde, Billioray, Amouroux, Arnold, Cour-bet, Verdure, Trinquet, Régère, Urbain, V. Clément, Ra-stoul e Champy), il maire di Puteaux, colpevole di sim-patie per la Comune, Dunay colpevole d'avervi aderitoessendo maire del Creuzot, Rochefort, colpevole d'avereattaccato l'impero, G. Cavalier d'essere stato direttored'un servizio d'edilizia sotto la Comune; la cittadinaBonnard d'aver fatto arrestare per qualche giorno unversagliese. E siamo sul principio!

L'assemblea, per non essere da meno dei militari, ri-fiutò di prendere in considerazione una domandad'amnistia, che i municipî di diverse città avevano for-mulato e che era stata firmata da una frazione della sini-stra. Si voleva essere senza pietà fino all'ultimo. Da ogniparte si grida che Parigi terrorizzata va spopolandosi,

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che la sua industria perisce, che bentosto la rovina saràgenerale; nulla commuove i vincitori del popolo. Cheimporta ad essi? Rovinano il commercio; si parla loro di10 mila famiglie desolate, di donne, di fanciulli, di vec-chi morenti di fame e di dolore nell'abbandono; di più di40 mila infelici languenti sui pontoni, di pace sociale dafar rinascere per evitare lo sfacelo della Francia e nuovelotte; e che importa ancora? Che vi ha di comune traessi e l'umanità? È più degno per loro il preparare unaristorazione monarchica e il gettare la Francia sfinita,insanguinata, umiliata, morente sotto l'odioso dispoti-smo. Giammai negli annali del mondo vi furono gover-nanti così funesti alla loro patria. Ma conveniva chel'ordine regnasse in Francia ed a Parigi; esso vi regna.

«In codesta tirannia senza tiranni, dice AlessandroHerzen (Lettres de France et d'Italie), v'ha qualche cosadi ancora più rivoltante che non sia un potere monarchi-co. Qui si sa chi odiare; ma là si ha una società anonimadi scrocconi politici, di giocatori di borsa, appoggiatisulla corruzione sociale, sulla simpatia dei borghesi, for-te delle manette della polizia, una società che soffocasenza entusiasmo, opprime senza fede, per amore deldenaro, per paura, e rimane invulnerabile.»

O Francia del passato, tu che puoi subire simili gover-ni, tu sei ben morta! Che la Francia, dell'avvenire, laFrancia delle rivoluzioni, la Francia che tende alla re-pubblica sociale in tutto il mondo si affretti! I popoli at-tendono.

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che la sua industria perisce, che bentosto la rovina saràgenerale; nulla commuove i vincitori del popolo. Cheimporta ad essi? Rovinano il commercio; si parla loro di10 mila famiglie desolate, di donne, di fanciulli, di vec-chi morenti di fame e di dolore nell'abbandono; di più di40 mila infelici languenti sui pontoni, di pace sociale dafar rinascere per evitare lo sfacelo della Francia e nuovelotte; e che importa ancora? Che vi ha di comune traessi e l'umanità? È più degno per loro il preparare unaristorazione monarchica e il gettare la Francia sfinita,insanguinata, umiliata, morente sotto l'odioso dispoti-smo. Giammai negli annali del mondo vi furono gover-nanti così funesti alla loro patria. Ma conveniva chel'ordine regnasse in Francia ed a Parigi; esso vi regna.

«In codesta tirannia senza tiranni, dice AlessandroHerzen (Lettres de France et d'Italie), v'ha qualche cosadi ancora più rivoltante che non sia un potere monarchi-co. Qui si sa chi odiare; ma là si ha una società anonimadi scrocconi politici, di giocatori di borsa, appoggiatisulla corruzione sociale, sulla simpatia dei borghesi, for-te delle manette della polizia, una società che soffocasenza entusiasmo, opprime senza fede, per amore deldenaro, per paura, e rimane invulnerabile.»

O Francia del passato, tu che puoi subire simili gover-ni, tu sei ben morta! Che la Francia, dell'avvenire, laFrancia delle rivoluzioni, la Francia che tende alla re-pubblica sociale in tutto il mondo si affretti! I popoli at-tendono.

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X.Conclusione.

Tali sono le nostre guerre sociali; e non siamo che alprincipio. Così, in queste ore tristi, quando l'erba non èancor cresciuta sulle tombe dei nostri 37 mila morti,quando 50 mila esseri umani muoiono lentamente di pri-vazioni, di mali trattamenti e di dolore; quando migliaiad'esiliati soffrono lontani dalla patria, nella miseria;quando tanti uomini di cuore attendono nelle prigioni lapena di morte o il trasporto nelle bastiglie tropicali;quando altri sono in galera; quando nei sobborghi deso-lati 10 mila famiglie di martiri sono torturati dalla famee dalla disperazione – in queste ore tristi il pensatoresoffre egualmente dei mali che prevede nell'avvenirecome dei mali presenti, così grandi e così inauditi.

La borghesia, meno grande della nobiltà francese, chefaceva una notte del 4 agosto, mentre s'incendiavano isuoi castelli e i suoi archivi, massacra coloro che lechiedono giustizia; anzichè attirare a sè il proletariato,vuol divenire proprietaria di schiavi. Essa risponde

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X.Conclusione.

Tali sono le nostre guerre sociali; e non siamo che alprincipio. Così, in queste ore tristi, quando l'erba non èancor cresciuta sulle tombe dei nostri 37 mila morti,quando 50 mila esseri umani muoiono lentamente di pri-vazioni, di mali trattamenti e di dolore; quando migliaiad'esiliati soffrono lontani dalla patria, nella miseria;quando tanti uomini di cuore attendono nelle prigioni lapena di morte o il trasporto nelle bastiglie tropicali;quando altri sono in galera; quando nei sobborghi deso-lati 10 mila famiglie di martiri sono torturati dalla famee dalla disperazione – in queste ore tristi il pensatoresoffre egualmente dei mali che prevede nell'avvenirecome dei mali presenti, così grandi e così inauditi.

La borghesia, meno grande della nobiltà francese, chefaceva una notte del 4 agosto, mentre s'incendiavano isuoi castelli e i suoi archivi, massacra coloro che lechiedono giustizia; anzichè attirare a sè il proletariato,vuol divenire proprietaria di schiavi. Essa risponde

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all'evoluzione scientifica ed economica, che moltiplicale macchine, rende la solidarietà delle forze e la sop-pressione della miseria una necessità del lavoro moder-no, interdicendo ai poveri di procreare, parlando di cari-tà e di filantropia, ipocrite talvolta e sempre impotenti;ricorrendo, di quando in quando, alle mortalità eccezio-nali, guerra, epidemie, massacri dei proletari.

Ecco cio ch'essa trovò!Umanità! Ecco ciò ch'essa t'offre nel solenne momen-

to d'una delle tue più grandi trasformazioni: lo spopola-mento mediante il ferro e la miseria. Perchè questo mez-zo estremo? Per conservare i privilegi di qualche paras-sita. Così agisce l'emancipata del 1789. Anzichè ricono-scere che il prodotto del lavoro, prelevati i carichi socia-li, appartiene al produttore, insiste nel volere che le ric-chezze umane siano la cosa esclusiva di alcuni.

La fatica, le privazioni, la schiavitù di fatto, l'ignoran-za pesano sui lavoratori, come conseguenza di tale mo-struosa organizzazione economica. Male che ne generauno maggiore; la disoccupazione chiama la disoccupa-zione, vietando ai lavoratori di consumare; la miseriad'oggi ne prepara una più profonda per domani, impe-gnando con debiti l'avvenire dell'operaio e consegnan-dolo, mani e piedi legati, ai fornitori che sofisticherannoi loro prodotti, li rincariranno all'estremo come garanziacontro l'abuso del credito, mentre l'infelice debitore at-tenderà il giorno in cui il creditore con un reciso rifiutolo obbligherà a vedere i suoi morirsene di fame. Intantolo sviluppo della grande industria, su basi inique, svilup-

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all'evoluzione scientifica ed economica, che moltiplicale macchine, rende la solidarietà delle forze e la sop-pressione della miseria una necessità del lavoro moder-no, interdicendo ai poveri di procreare, parlando di cari-tà e di filantropia, ipocrite talvolta e sempre impotenti;ricorrendo, di quando in quando, alle mortalità eccezio-nali, guerra, epidemie, massacri dei proletari.

Ecco cio ch'essa trovò!Umanità! Ecco ciò ch'essa t'offre nel solenne momen-

to d'una delle tue più grandi trasformazioni: lo spopola-mento mediante il ferro e la miseria. Perchè questo mez-zo estremo? Per conservare i privilegi di qualche paras-sita. Così agisce l'emancipata del 1789. Anzichè ricono-scere che il prodotto del lavoro, prelevati i carichi socia-li, appartiene al produttore, insiste nel volere che le ric-chezze umane siano la cosa esclusiva di alcuni.

La fatica, le privazioni, la schiavitù di fatto, l'ignoran-za pesano sui lavoratori, come conseguenza di tale mo-struosa organizzazione economica. Male che ne generauno maggiore; la disoccupazione chiama la disoccupa-zione, vietando ai lavoratori di consumare; la miseriad'oggi ne prepara una più profonda per domani, impe-gnando con debiti l'avvenire dell'operaio e consegnan-dolo, mani e piedi legati, ai fornitori che sofisticherannoi loro prodotti, li rincariranno all'estremo come garanziacontro l'abuso del credito, mentre l'infelice debitore at-tenderà il giorno in cui il creditore con un reciso rifiutolo obbligherà a vedere i suoi morirsene di fame. Intantolo sviluppo della grande industria, su basi inique, svilup-

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pa un vero servaggio industriale. I proletari sanno benequal differenza v'ha tra l'artigiano libero e l'operaio difabbrica.

Quest'ultimo, per un salario, spesso illusorio, sempreinsufficiente, è curvato, senza rimedio possibile, sotto lafatica, sotto i maltrattamenti dei capi; è servo di spirito edi corpo. Se tenta di unirsi ad altri per migliorare la co-mune condizione, vi sono sempre soldati per metterlo aldovere.

Nè, indubbiamente, egli può rifiutare il lavoro; giac-chè di lui si è fatto uno specialista o una bestia da somae nel paese non v'ha ordinariamente più d'una fabbricadella sua specialità.

Non può poi far atto di cittadino, sotto pena di morirdi fame. Ecco in proposito un fatto recentissimo, relati-vo alle elezioni dei Consigli generali (8 ottobre 1871). Icapi dell'usina del Creuzot fecero chiamare i loro operai,dicendo loro:

— Il sig. Schneider padre si porta consigliere genera-le; il sig. Schneider figlio consigliere di circondario;vorrete o no votare per essi? voi siete liberi, ma ram-mentate che ai 2600 voti dati a Dumay (maire repubbli-cano del Creuzot) noi abbiamo risposto con 2600 licen-ziamenti.

Ora, il licenziamento dal Creuzot, coi libretti portantiun segno speciale, equivale per l'operaio, che non è ingrado di emigrare all'estero, ad una sorveglianzadell'alta polizia, ossia ad una condanna a morir di fameper mancanza di lavoro. Che fare adunque? Soffrire tutti

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pa un vero servaggio industriale. I proletari sanno benequal differenza v'ha tra l'artigiano libero e l'operaio difabbrica.

Quest'ultimo, per un salario, spesso illusorio, sempreinsufficiente, è curvato, senza rimedio possibile, sotto lafatica, sotto i maltrattamenti dei capi; è servo di spirito edi corpo. Se tenta di unirsi ad altri per migliorare la co-mune condizione, vi sono sempre soldati per metterlo aldovere.

Nè, indubbiamente, egli può rifiutare il lavoro; giac-chè di lui si è fatto uno specialista o una bestia da somae nel paese non v'ha ordinariamente più d'una fabbricadella sua specialità.

Non può poi far atto di cittadino, sotto pena di morirdi fame. Ecco in proposito un fatto recentissimo, relati-vo alle elezioni dei Consigli generali (8 ottobre 1871). Icapi dell'usina del Creuzot fecero chiamare i loro operai,dicendo loro:

— Il sig. Schneider padre si porta consigliere genera-le; il sig. Schneider figlio consigliere di circondario;vorrete o no votare per essi? voi siete liberi, ma ram-mentate che ai 2600 voti dati a Dumay (maire repubbli-cano del Creuzot) noi abbiamo risposto con 2600 licen-ziamenti.

Ora, il licenziamento dal Creuzot, coi libretti portantiun segno speciale, equivale per l'operaio, che non è ingrado di emigrare all'estero, ad una sorveglianzadell'alta polizia, ossia ad una condanna a morir di fameper mancanza di lavoro. Che fare adunque? Soffrire tutti

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i dolori, tutte le vergogne, compresi i diritti di primanotte a pro dei figliuoli del padrone e degli alti impiega-ti!

Se alcuno trova ciò esagerato, vada un po' a Mulhou-se, a Roubaix, a Lilla, a Turcoing, a Rouen, ad Amiens,al Creuzot, a Lione, a Fourchambault, in certi sobborghidi Parigi, a Saint Etienne, ecc., e poi mi accusi di men-zogna ove non rilevi che il diritto del signore vi è eserci-tato su larga scala.

Altra conseguenza dello stato economico attuale èl'inebetimento del lavoratore per mezzo della divisionedel lavoro. Questa la vogliamo anche noi, poichè accele-ra e perfeziona la mano d'opera, ma a condizione chel'operaio avrà, accanto al mestiere, i mezzi e la possibili-tà di sviluppare la sua intelligenza collo studio, e di se-guire la sua vocazione nella scelta del mestiere.

Se si potesse supporre la non esistenza dell'Interna-zionale e dello spirito socialista che anima le masse ed ilregno incontrastato dell'ordine borghese, i più fortiavrebbero motivo di spavento.

La macchina, appartenente sempre al padrone e nonperfezionantesi che a costui beneficio, andrebbe a dimi-nuire la somme di lavoro da eseguirsi e quindi le risorsedel lavoratore. In nome della legge dell'offerta e delladomanda, un numero sempre crescente d'operai si trove-rebbe senza lavoro e quindi nell'impossibilità di consu-mare; la somma dei prodotti da fornire sarebbe diminui-ta in proporzione: nuovi operai senza lavoro. Su questachina, aumentando senza interruzione il numero dei pro-

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i dolori, tutte le vergogne, compresi i diritti di primanotte a pro dei figliuoli del padrone e degli alti impiega-ti!

Se alcuno trova ciò esagerato, vada un po' a Mulhou-se, a Roubaix, a Lilla, a Turcoing, a Rouen, ad Amiens,al Creuzot, a Lione, a Fourchambault, in certi sobborghidi Parigi, a Saint Etienne, ecc., e poi mi accusi di men-zogna ove non rilevi che il diritto del signore vi è eserci-tato su larga scala.

Altra conseguenza dello stato economico attuale èl'inebetimento del lavoratore per mezzo della divisionedel lavoro. Questa la vogliamo anche noi, poichè accele-ra e perfeziona la mano d'opera, ma a condizione chel'operaio avrà, accanto al mestiere, i mezzi e la possibili-tà di sviluppare la sua intelligenza collo studio, e di se-guire la sua vocazione nella scelta del mestiere.

Se si potesse supporre la non esistenza dell'Interna-zionale e dello spirito socialista che anima le masse ed ilregno incontrastato dell'ordine borghese, i più fortiavrebbero motivo di spavento.

La macchina, appartenente sempre al padrone e nonperfezionantesi che a costui beneficio, andrebbe a dimi-nuire la somme di lavoro da eseguirsi e quindi le risorsedel lavoratore. In nome della legge dell'offerta e delladomanda, un numero sempre crescente d'operai si trove-rebbe senza lavoro e quindi nell'impossibilità di consu-mare; la somma dei prodotti da fornire sarebbe diminui-ta in proporzione: nuovi operai senza lavoro. Su questachina, aumentando senza interruzione il numero dei pro-

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scritti sociali, sorgerebbero nei centri industriali miseriesenza nome....

Ora, può supporsi che questa massa si lascerebbetranquillamente morire di fame?

Si vede a quali assurdi, a quali catastrofi porta forza-tamente tale sistema.

E per evitarli che tende l'azione del proletariato, laquale è quindi eminentemente umana, e progressiva. Ilfatalismo economico, al punto a cui siamo arrivati inforza dell'egoismo delle classi possidenti, è la guerra so-stituita alle transazioni, è la rivoluzione sociale sostituitaalle riforme pacifiche. La borghesia, erede del vecchiomondo, ci chiamò su una via di sangue; che il destino sicompia, adunque!

Ma, diranno i progressisti, che fate voi, col vostro in-tervento violento, delle leggi sociologiche, in virtù dellequali si compiono le evoluzioni successive dell'umanità?

Che ne facciamo? Intanto, fino a qual punto tali leggihanno esse un carattere d'invariabilità?

Non è vero forse che, riposando sulla collettivitàumana, esse sono modificabili all'infinito come l'umani-tà stessa? Queste leggi, d'altronde, si è ben lungidall'averle fissate.

Il padre della sociologia, Augusto Comte, annuncia-va, prima del 1848, che Bonaparte era stato l'ultimo per-turbatore, che oramai, grazie all'industrialismo, il perio-do militare era passato e che l'attività umana non si eser-citerebbe più che sulla produzione. L'opinione dei gran-de filosofo fu accettata da tutti i pensatori d'Europa. Ed

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scritti sociali, sorgerebbero nei centri industriali miseriesenza nome....

Ora, può supporsi che questa massa si lascerebbetranquillamente morire di fame?

Si vede a quali assurdi, a quali catastrofi porta forza-tamente tale sistema.

E per evitarli che tende l'azione del proletariato, laquale è quindi eminentemente umana, e progressiva. Ilfatalismo economico, al punto a cui siamo arrivati inforza dell'egoismo delle classi possidenti, è la guerra so-stituita alle transazioni, è la rivoluzione sociale sostituitaalle riforme pacifiche. La borghesia, erede del vecchiomondo, ci chiamò su una via di sangue; che il destino sicompia, adunque!

Ma, diranno i progressisti, che fate voi, col vostro in-tervento violento, delle leggi sociologiche, in virtù dellequali si compiono le evoluzioni successive dell'umanità?

Che ne facciamo? Intanto, fino a qual punto tali leggihanno esse un carattere d'invariabilità?

Non è vero forse che, riposando sulla collettivitàumana, esse sono modificabili all'infinito come l'umani-tà stessa? Queste leggi, d'altronde, si è ben lungidall'averle fissate.

Il padre della sociologia, Augusto Comte, annuncia-va, prima del 1848, che Bonaparte era stato l'ultimo per-turbatore, che oramai, grazie all'industrialismo, il perio-do militare era passato e che l'attività umana non si eser-citerebbe più che sulla produzione. L'opinione dei gran-de filosofo fu accettata da tutti i pensatori d'Europa. Ed

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Page 422: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

è forse men vero che la borghesia, sviluppando semprepiù, colla sua avidità, l'antagonismo sociale, determinòle guerre dell'India, dell'estremo Oriente, d'America,d'Algeri ed aperse il periodo delle guerre sociali in Fran-cia?

La recente alleanza della borghesia col vecchio feuda-lismo, col cristianesimo agonizzante, col militarismo econ tutti i nemici, insomma, della nuova società, noncangia essa, in modo radicale, le condizioni del progres-so, sostituendo le rivoluzioni periodiche all'evoluzionesuccessiva?

Forse è ancor tempo per la borghesia di ritornare alprogresso.

Riconosca che, nello stato attuale delle cose, l'eman-cipazione del proletariato è un fatto sociale prossimo edinevitabile;

Si separi immediatamente dal feudalismo finanziario,di cui soffre quanto noi;

Non riconosca legittima altra proprietà che quella dellavoro; dica come noi: la terra ai contadini, la miniera aiminatori, l'opificio agli operai;

Lavori per l'abolizione del salariato, rendendo possi-bile agli operai l'associazione agricola ed industriale;

Ammettendo il diritto di ogni uomo allo sviluppocompleto delle facoltà fisiche ed intellettuali, ponga cia-scuno in grado di ricevere l'istruzione integrale e profes-sionale.

Faccia tutto questo e noi le perdoneremo i suoi tremassacri di proletari in ventinove anni, le sue palinodie,

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è forse men vero che la borghesia, sviluppando semprepiù, colla sua avidità, l'antagonismo sociale, determinòle guerre dell'India, dell'estremo Oriente, d'America,d'Algeri ed aperse il periodo delle guerre sociali in Fran-cia?

La recente alleanza della borghesia col vecchio feuda-lismo, col cristianesimo agonizzante, col militarismo econ tutti i nemici, insomma, della nuova società, noncangia essa, in modo radicale, le condizioni del progres-so, sostituendo le rivoluzioni periodiche all'evoluzionesuccessiva?

Forse è ancor tempo per la borghesia di ritornare alprogresso.

Riconosca che, nello stato attuale delle cose, l'eman-cipazione del proletariato è un fatto sociale prossimo edinevitabile;

Si separi immediatamente dal feudalismo finanziario,di cui soffre quanto noi;

Non riconosca legittima altra proprietà che quella dellavoro; dica come noi: la terra ai contadini, la miniera aiminatori, l'opificio agli operai;

Lavori per l'abolizione del salariato, rendendo possi-bile agli operai l'associazione agricola ed industriale;

Ammettendo il diritto di ogni uomo allo sviluppocompleto delle facoltà fisiche ed intellettuali, ponga cia-scuno in grado di ricevere l'istruzione integrale e profes-sionale.

Faccia tutto questo e noi le perdoneremo i suoi tremassacri di proletari in ventinove anni, le sue palinodie,

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i suoi inganni e non ricuseremo di trattare con essa. Cicompiaceremo di non tramandare ai nostri figli la conti-nuazione d'una guerra di vendetta; perocchè, come tutti isofferenti, il nostro cuore è pieno di mansuetudine e noisiamo avidi di pace sociale.

** *

Ma questo non è che un sogno irrealizzabile. La bor-ghesia, sempre più feroce, non avrà altra risposta allenostre rivendicazioni fuorchè il massacro nè altri proce-dimenti verso noi fuorchè le torture rinnovate del me-dioevo ed un sistema di calunnie da far disperare tutti idon Basilî.

Dacchè ella non vuole riceverci fraternamente nellacittà umana, noi vi rientreremo per la breccia, seguiti datutti gli oppressi, da tutti gli sfruttati, da tutti i sofferenti.

Dacchè ella ha tradito il progresso, spetta a noi classenuova, che entriamo nella storia pieni di vitalità, di ge-nerosità, inaugurare il regno della giustizia.

In filosofia, noi adottiamo la scienza sperimentale; inpolitica, siamo la comune federalista e la federazionedei gruppi di lavoratori; in socialismo, vogliamo la pro-prietà collettiva degli strumenti di lavoro, assicurando,colla eguaglianza del punto di partenza, lo sviluppo in-tegrale d'ogni essere umano e la libertà di tutti.

Ecco il nostro programma. Quello della borghesia siriassume in due parole: egoismo e compressione.

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i suoi inganni e non ricuseremo di trattare con essa. Cicompiaceremo di non tramandare ai nostri figli la conti-nuazione d'una guerra di vendetta; perocchè, come tutti isofferenti, il nostro cuore è pieno di mansuetudine e noisiamo avidi di pace sociale.

** *

Ma questo non è che un sogno irrealizzabile. La bor-ghesia, sempre più feroce, non avrà altra risposta allenostre rivendicazioni fuorchè il massacro nè altri proce-dimenti verso noi fuorchè le torture rinnovate del me-dioevo ed un sistema di calunnie da far disperare tutti idon Basilî.

Dacchè ella non vuole riceverci fraternamente nellacittà umana, noi vi rientreremo per la breccia, seguiti datutti gli oppressi, da tutti gli sfruttati, da tutti i sofferenti.

Dacchè ella ha tradito il progresso, spetta a noi classenuova, che entriamo nella storia pieni di vitalità, di ge-nerosità, inaugurare il regno della giustizia.

In filosofia, noi adottiamo la scienza sperimentale; inpolitica, siamo la comune federalista e la federazionedei gruppi di lavoratori; in socialismo, vogliamo la pro-prietà collettiva degli strumenti di lavoro, assicurando,colla eguaglianza del punto di partenza, lo sviluppo in-tegrale d'ogni essere umano e la libertà di tutti.

Ecco il nostro programma. Quello della borghesia siriassume in due parole: egoismo e compressione.

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Da qual parte è l'avvenire?

** *

Ma che, almeno, nei nostri atti futuri, i nostri errori ele nostre disgrazie passate ci ammaestrino!

Fin qui, troppo imbevuti dell'idea giacobina, che nonè se non la continuazione dei procedimenti inquisitorialie monarchici applicati alla rivoluzione, ci siamo sempreaffidati ai risultati immediati; anzichè attaccare le cause,ce la prendemmo cogli uomini e non colle istituzioni.

Luigi Filippo regnava mediante la corruzione, la su-bordinazione del lavoro al capitale; noi l'abbiamo rove-sciato, ma conservammo accuratamente intatto l'ordinedi cose ch'egli rappresentava. Onde, che cosa avvenne?Che i repubblicani posti al potere ci massacrarono conancor più grande ferocia.

Più tardi l'impero rincarì sull'infamia della monarchiaorleanista; i prussiani ce ne sbarazzano. Noi ci accon-tentiamo d'una parola: sostituiamo l'imperatore con al-cuni retori, che naturalmente, per vanità ed interesse,tradiscono la patria, calunniando e massacrando noi, chevogliamo difenderla. Dovevamo aspettarci meno? No,finchè noi sostituiremo degli sfruttatori con altri sfrutta-tori, noi ci aggireremo in un circolo sanguinoso, senzaavanzare. Impariamo adunque che ciò che più importadi abbattere sono le «cose cattive» stesse; la loro cadutatrascinerà gli uomini, i quali sono il loro prodotto, e

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Da qual parte è l'avvenire?

** *

Ma che, almeno, nei nostri atti futuri, i nostri errori ele nostre disgrazie passate ci ammaestrino!

Fin qui, troppo imbevuti dell'idea giacobina, che nonè se non la continuazione dei procedimenti inquisitorialie monarchici applicati alla rivoluzione, ci siamo sempreaffidati ai risultati immediati; anzichè attaccare le cause,ce la prendemmo cogli uomini e non colle istituzioni.

Luigi Filippo regnava mediante la corruzione, la su-bordinazione del lavoro al capitale; noi l'abbiamo rove-sciato, ma conservammo accuratamente intatto l'ordinedi cose ch'egli rappresentava. Onde, che cosa avvenne?Che i repubblicani posti al potere ci massacrarono conancor più grande ferocia.

Più tardi l'impero rincarì sull'infamia della monarchiaorleanista; i prussiani ce ne sbarazzano. Noi ci accon-tentiamo d'una parola: sostituiamo l'imperatore con al-cuni retori, che naturalmente, per vanità ed interesse,tradiscono la patria, calunniando e massacrando noi, chevogliamo difenderla. Dovevamo aspettarci meno? No,finchè noi sostituiremo degli sfruttatori con altri sfrutta-tori, noi ci aggireremo in un circolo sanguinoso, senzaavanzare. Impariamo adunque che ciò che più importadi abbattere sono le «cose cattive» stesse; la loro cadutatrascinerà gli uomini, i quali sono il loro prodotto, e

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l'ordine novello potrà salutare la sua aurora. Che impor-terebbe pel progresso l'assassinio di tutti i banchieri delmondo? Il capitale sarebbe perciò meno parassita, menooppressore, meno assorbente nelle mani di coloro, che lirimpiazzerebbero? Come, invece, sarebbe feconda l'abo-lizione dell'interesse del capitale! Che importa a noi cheun Thiers, un Gambetta, un Giulio Favre, un LuigiBlanc, sia al potere? Sotto ciascuno d'essi, la libertà nonsarà che una illusione pell'infelice costretto a lavorare dadodici a sedici ore per guadagnarsi il pane, ed i veri redel mondo saranno sempre l'erede parassita e l'aggiota-tore senza scrupoli.

Proletari, finchè l'ozio sarà onorato, finchè vi sarà unagente che, all'ombra del Codice, potrà vivere col prodot-to del lavoro altrui, finchè il caso della nascita farà d'unuomo un gaudente, dell'altro un paziente, finchè vi sa-ranno sulla terra lavoratori di buona volontà ridotti amorir di fame, finchè l'istruzione sarà il privilegio deiricchi, finchè non saranno assicurati a tutti l'istruzioneed il possesso dell'istrumento di lavoro – noi nulla avre-mo fatto.

Lo Stato potrà ben chiamarsi repubblica in luogo dimonarchia; esso sarà maledetto da quanti portano il pesodei dolori del lavoro e delle privazioni.

** *

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l'ordine novello potrà salutare la sua aurora. Che impor-terebbe pel progresso l'assassinio di tutti i banchieri delmondo? Il capitale sarebbe perciò meno parassita, menooppressore, meno assorbente nelle mani di coloro, che lirimpiazzerebbero? Come, invece, sarebbe feconda l'abo-lizione dell'interesse del capitale! Che importa a noi cheun Thiers, un Gambetta, un Giulio Favre, un LuigiBlanc, sia al potere? Sotto ciascuno d'essi, la libertà nonsarà che una illusione pell'infelice costretto a lavorare dadodici a sedici ore per guadagnarsi il pane, ed i veri redel mondo saranno sempre l'erede parassita e l'aggiota-tore senza scrupoli.

Proletari, finchè l'ozio sarà onorato, finchè vi sarà unagente che, all'ombra del Codice, potrà vivere col prodot-to del lavoro altrui, finchè il caso della nascita farà d'unuomo un gaudente, dell'altro un paziente, finchè vi sa-ranno sulla terra lavoratori di buona volontà ridotti amorir di fame, finchè l'istruzione sarà il privilegio deiricchi, finchè non saranno assicurati a tutti l'istruzioneed il possesso dell'istrumento di lavoro – noi nulla avre-mo fatto.

Lo Stato potrà ben chiamarsi repubblica in luogo dimonarchia; esso sarà maledetto da quanti portano il pesodei dolori del lavoro e delle privazioni.

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Non lasciamoci prendere più all'etichetta e gridiamosui tetti ciò che ci occorre immediatamente, cioè la ri-forma completa delle istituzioni politiche e sociali: gri-diamo che per ottenere ciò, convien farla finita:

Col militarismo e col culto dello Stato ;Coi monopoli finanziari ed industriali;Colla giurisprudenza basata sul diritto della guerra e

sulla pena;Coll'insieme delle leggi protettive del privilegio e del

capitalismo.Bisogna che tutto riposi sul lavoro, condizione natu-

rale dell'uomo e che vi sia posto per tutti al sole della li-bertà e della giustizia.

** *

Operai delle città, se noi siamo così lontani dal nostroideale, è un po' nostra colpa. Noi ci esagerammo la no-stra forza, trascurammo i lavoratori della campagna; lanostra propaganda non giunge fino ad essi. E che cosaaccadde?

Che gli scrocconi politici rivolgono contro noi quellaforza immensa, loro offerta dall'ignoranza e, con essa, cibatterono nel passato e nel presente e ci batterannonell'avvenire, se non stiamo in guardia.

Sì, l'opera rivoluzionaria del nostro tempo sta sovra-tutto nella propaganda.

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Non lasciamoci prendere più all'etichetta e gridiamosui tetti ciò che ci occorre immediatamente, cioè la ri-forma completa delle istituzioni politiche e sociali: gri-diamo che per ottenere ciò, convien farla finita:

Col militarismo e col culto dello Stato ;Coi monopoli finanziari ed industriali;Colla giurisprudenza basata sul diritto della guerra e

sulla pena;Coll'insieme delle leggi protettive del privilegio e del

capitalismo.Bisogna che tutto riposi sul lavoro, condizione natu-

rale dell'uomo e che vi sia posto per tutti al sole della li-bertà e della giustizia.

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Operai delle città, se noi siamo così lontani dal nostroideale, è un po' nostra colpa. Noi ci esagerammo la no-stra forza, trascurammo i lavoratori della campagna; lanostra propaganda non giunge fino ad essi. E che cosaaccadde?

Che gli scrocconi politici rivolgono contro noi quellaforza immensa, loro offerta dall'ignoranza e, con essa, cibatterono nel passato e nel presente e ci batterannonell'avvenire, se non stiamo in guardia.

Sì, l'opera rivoluzionaria del nostro tempo sta sovra-tutto nella propaganda.

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Page 427: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Di che si tratta? D'uno spostamento dell'asse politicoe sociale dell'umanità; e noi passeremo da insuccessi adisastri, insino a che non avremo radicalmente mutata lacorrente dell'opinione generale, in altri termini, insino ache i lavoratori delle campagne, che pur costituiscono lamaggioranza degli uomini, non saranno con noi.

Predicar loro la moderna «buona novella», far loro in-travedere la possibilità d'uno stato sociale migliore,strapparli dalle mani del prete e del funzionario, ecco ilnostro primo e più imperioso dovere.

Organizzare le forze sparse del proletariato ecco il se-condo.

** *

L'avvenire è indubitatamente nostro; di noi, che vo-gliamo la giustizia e saremo il numero. L'umanità nonpuò arrestarsi allo scetticismo immorale, all'egoismomeschino, ai piccoli calcoli, alle stridenti iniquità, chesono il fondo della società attuale. Verrà un giorno, incui tutti gli uomini sapranno, saranno buoni e felici. Già,in mezzo alle tristizie del presente, l'osservatore vedespuntare diversi sintomi di quest'avvenire.

Certamente non è invano che il fior fiore del proleta-riato dei due mondi, aggruppato federativamente sotto labandiera dell'Internazionale, s'unisce attraverso le fron-tiere e coopera all'avvenimento della repubblica sociale.

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Di che si tratta? D'uno spostamento dell'asse politicoe sociale dell'umanità; e noi passeremo da insuccessi adisastri, insino a che non avremo radicalmente mutata lacorrente dell'opinione generale, in altri termini, insino ache i lavoratori delle campagne, che pur costituiscono lamaggioranza degli uomini, non saranno con noi.

Predicar loro la moderna «buona novella», far loro in-travedere la possibilità d'uno stato sociale migliore,strapparli dalle mani del prete e del funzionario, ecco ilnostro primo e più imperioso dovere.

Organizzare le forze sparse del proletariato ecco il se-condo.

** *

L'avvenire è indubitatamente nostro; di noi, che vo-gliamo la giustizia e saremo il numero. L'umanità nonpuò arrestarsi allo scetticismo immorale, all'egoismomeschino, ai piccoli calcoli, alle stridenti iniquità, chesono il fondo della società attuale. Verrà un giorno, incui tutti gli uomini sapranno, saranno buoni e felici. Già,in mezzo alle tristizie del presente, l'osservatore vedespuntare diversi sintomi di quest'avvenire.

Certamente non è invano che il fior fiore del proleta-riato dei due mondi, aggruppato federativamente sotto labandiera dell'Internazionale, s'unisce attraverso le fron-tiere e coopera all'avvenimento della repubblica sociale.

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Page 428: La terza disfatta del proletariato francese · felicità comune; questa felicità non può raggiungersi che per mezzo dell'eguaglianza. Noi attueremo l'egua-glianza. Periscano le

Ma guai a noi se non vogliamo comprendere che dob-biamo far l'impossibile per condurre a noi i grandi batta-glioni, se non abbandoniamo il sistema delle cospirazio-ni, delle sommosse, delle panacee governative e dei pro-cedimenti autoritari.

Lasciamo che i governi perfezionino gli ordigni ed imetodi di guerra a difesa del vecchio ordine; a che ser-viranno loro i cannoni nel vicino giorno, in cui noi por-teremo lo sciopero nello Stato politico?

Lasciamo i vecchi partiti, nella impotenza delle loroantiche formule, prendere per atti politici le piccolecompiacenze e le vili complicità, così comode alla lorovanità ed alla loro ambizione. Il popolo non vuol più sa-perne. Scompaiano dunque essi che hanno la frontemacchiata del nostro sangue.

Quanto invece è grande, consolante, fecondo lo spet-tacolo di questo movimento operaio, che, in Europacome in America, pone, per l'avvenire, le basi d'una so-cietà solidale e libera, che forza, nel presente, cogli scio-peri, il capitalismo alle strette a tener conto della digni-tà, dei bisogni intellettuali e fisici dei lavoratori e lo co-stringerà fatalmente domani ad abdicare alla direzionedell'attività umana, di cui si servì per consumare tantidelitti.

È la guerra, che bisogna continuare senza posa, finoalla vittoria finale.

La guerra non sarà sanguinosa, se non quando vi cicostringano i conservatori.

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Ma guai a noi se non vogliamo comprendere che dob-biamo far l'impossibile per condurre a noi i grandi batta-glioni, se non abbandoniamo il sistema delle cospirazio-ni, delle sommosse, delle panacee governative e dei pro-cedimenti autoritari.

Lasciamo che i governi perfezionino gli ordigni ed imetodi di guerra a difesa del vecchio ordine; a che ser-viranno loro i cannoni nel vicino giorno, in cui noi por-teremo lo sciopero nello Stato politico?

Lasciamo i vecchi partiti, nella impotenza delle loroantiche formule, prendere per atti politici le piccolecompiacenze e le vili complicità, così comode alla lorovanità ed alla loro ambizione. Il popolo non vuol più sa-perne. Scompaiano dunque essi che hanno la frontemacchiata del nostro sangue.

Quanto invece è grande, consolante, fecondo lo spet-tacolo di questo movimento operaio, che, in Europacome in America, pone, per l'avvenire, le basi d'una so-cietà solidale e libera, che forza, nel presente, cogli scio-peri, il capitalismo alle strette a tener conto della digni-tà, dei bisogni intellettuali e fisici dei lavoratori e lo co-stringerà fatalmente domani ad abdicare alla direzionedell'attività umana, di cui si servì per consumare tantidelitti.

È la guerra, che bisogna continuare senza posa, finoalla vittoria finale.

La guerra non sarà sanguinosa, se non quando vi cicostringano i conservatori.

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Noi demmo loro la misura del nostro ardimento; il ri-sultato d'una prossima lotta non dovrebbe esser dubbioper essi.

Procuriamo, intanto, di divenire il numero, ed il no-stro trionfo definitivo chiuderà per sempre l'êra delle ri-voluzioni e delle reazioni sanguinose, assicurando adogni essere umano il suo posto al banchetto egualitariodella repubblica umana.

Fine del terzo ed ultimo volume.

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Noi demmo loro la misura del nostro ardimento; il ri-sultato d'una prossima lotta non dovrebbe esser dubbioper essi.

Procuriamo, intanto, di divenire il numero, ed il no-stro trionfo definitivo chiuderà per sempre l'êra delle ri-voluzioni e delle reazioni sanguinose, assicurando adogni essere umano il suo posto al banchetto egualitariodella repubblica umana.

Fine del terzo ed ultimo volume.

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