La struttura del carme LXI cli Catullo - UC

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La struttura del carme LXI cli Catullo 1. Il testo. L'inno composto da Catullo per le nozze di Manlio e di V'inia Auruncuieia è opera di vasta e complessa architettura. Vale la pena di studiurla; e cominciamo dal testo. La x strofa (45-5oj ha nei codici un membro crescente: 49 caelilum o hrmenaee hymen 49 b comparar ter ausit 50 o hymen hrmenaee hymen. Tutti sono d'accordo neirespungere 49 b, ch'è ripreso dalle strofe xm, xiv e xv (65, 70 e 73) e non conviene ne al metro ne al senso. Sulla correzione di 5o, ugualmente ovvia, non è ii caso di fermarsi.. La xvi strofa si présenta in questa forma : 76 claustra pandite ianuae. 77 uirg'o adesî. uiden ut faces 78 splendidas quatiuni comas. 79=83 7ardei ingenuus pudor 80 = 84 quem tamen magis audiens 81 = 85 jleî quod ire necesse est. La strofa è di sei membri anziche di cinque, e il senso non è chi aro: specialmente tardei (sia congiuntivo, o indicativo da * tardere) fa difricoltà. D'altra parte non c'è motivo d'espun- gere nessun membro, e ogni correzione dei testo tràdito è arbi- traria: come quella, per esempio, dei Lachmann (1), che tra- sportava 80 (==84) dopo 106 (—110) e ne faceva il primo verso (0 Berlin 1829.

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La struttura del carme LXI cli Catullo

1. Il testo. — L'inno composto da Catullo per le nozze di Manlio e di V'inia Auruncuieia è opera di vasta e complessa architettura. Vale la pena di studiurla; e cominciamo dal testo.

La x strofa (45-5oj ha nei codici un membro crescente:

49 caelilum o hrmenaee hymen 49 b comparar ter ausit 50 o hymen hrmenaee hymen.

Tutti sono d'accordo neirespungere 49 b, ch'è ripreso dalle strofe xm, xiv e xv (65, 70 e 73) e non conviene ne al metro ne al senso. Sulla correzione di 5o, ugualmente ovvia, non è ii caso di fermarsi..

La xvi strofa si présenta in questa forma :

76 claustra pandite ianuae. 77 uirg'o adesî. uiden ut faces 78 splendidas quatiuni comas. 79=83 7ardei ingenuus pudor 80 = 84 quem tamen magis audi ens 81 = 85 jleî quod ire necesse est.

La strofa è di sei membri anziche di cinque, e il senso non è chi aro: specialmente tardei (sia congiuntivo, o indicativo da * tardere) fa difricoltà. D'altra parte non c'è motivo d'espun-gere nessun membro, e ogni correzione dei testo tràdito è arbi­traria: come quella, per esempio, dei Lachmann (1), che tra-sportava 80 (==84) dopo 106 (—110) e ne faceva il primo verso

(0 Berlin 1829.

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GIOVANNI RATT1STA PIGHI

d'una strofa mutila. Pare iuvece evidente che 76-81 (—76-89) appartengano a due strofe, lacunose e saldate însieme, la xvi e la xvii. L'Ellis (2) situava Ia lacuna tra 78 e 79, Luciano Mueller (3) tra 79 e 80.

L'ulfimo membro íqi==o5) delia strofe xix, maucante nei codici, si supplisce facilmente ripetendo il membro correspon­dente delia strofa xx, prodeas noua mipîa. L'omissione si spiega col fatto che la strofa xx comincia appunto con le stesse parole.

La strofa xxm (107-108 = 1 1 (. 1i5) è ridotta a due soli raera-bri, il primo, a quanto pare, e l'ultime «Die Strophe ist durch mittetalterlicbe Pruderie zerstõrt», dice il Kroll {4}, segu'ito da altri. Doveva essere un pnnto mol to scottante, se Lhanno sal-tato quegli stessi librarii che ci hanno conservato tanti versi parum pudici $5>)j ma senza dubbio la «pruderie» médiévale non ci ha che fare, e la causa DUò essere una délie tante cause esterne che hanno determinato lacune nei codici, corne quella délie strofe xvt-xvn: poîchè manca ogni indizio utile, è inutile perder tempo a cercaria.

Anche Tultimo membro ( i 3 8 = ï 4 5 ) délia strofa xxix manca. Ma tutta Ia serie délie strofe dalla xxx alla xxxvi finisce nello stesso modo, e il i38 vien da se :

187 = 144 io hymen hymenaee io 108 = 145 <io hymen hymenaee >.

La caduta d'una strofa tra la xxxvi (169-173 = 176-180) e la xxxvn (174-178 = 181-185) non è verosimile : si traita d'una délie meno felici congetture delPEllis.

Finalmente la strofe XL (189-193 = 196-200) e XLI (194-198= 2OI-205) sono nei codici invertite. Giuseppe Scaligero, ncîl'edi-zione di Parigi del 1577, le restitui nell'ordine ch:è imposto dal loro senso: e la restituzione è accettata giustamente da tutti.

(i) Oxford 1878, 188a2; HJ04. (i) Leipzig 1870. {4) Leipzig 1922, iQ'iq*. (5) Cf. .6, 4.

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LA STRUTTURA DEL CARME LXI Dl CATULLO 4&

Vi sono dunque cinque sírofe lacunose. Due, la xix e la xxix, permettono supplementi certi; délie altre tre (xvi, xvn e xxui) si traitera in sèguito.

2. Partizione. — Tre parti, chiar amen te distinte, costitui-scono l'inno. La prima è propriamente un i^iivuioq, cioè un inno al dio il cui nome è formato sul gr ido rituale úpív. L'imeneo è cantato davanti la casa delia sposa, nell'attesa ch'essa esca per essere accompagnata alia casa dei marito (deductio); è diviso a sua volta in tre sezioni: l'invocazione a Imene, o Imeneo, strofe I-IX (1-45); la lode d'Imeneo, strofe x-xv (46-76); l'invito alia sposa, strofe xvi-xxv (76-118 = 76-125): nove, sei e dieci strofe.

La seconda parte risponde alTuso romano, d'origine sabina, di pronunziare formule apotropaiche, col fine di stornare (auer-runcare) Finvidía divina e il malaugurio, nelia maggiore festi-vità delia vita pubblica, il trionfo, e nella maggiore delia vita privata, le nozze. Codeste formule, o canzoni, burlescamente offensive per il festeggiato, prendevano il nome, riservato spe-cialmente ma non esclusivamente alie nozze, di carmina Fes-cennina o uersus Fescennini. Sono undici strofe, xxvi-xxxvi (119-173 = 126-180), cantate durante la deductio, il tragitto dalla casa delia sposa ai casa dei marito.

La terza parte è d'uguale estensione: strofe XXXVH-XLVII

(174-228 = 181-233). E Pèmdvâápta*, il canto davanti alia casa degli sposi.

3. Ritornelli. — L'inno è monodico, con sçpú̂ vta o ritornelli cora li-. Lo esegue un cantore, il quale già chiude la 1 strofa con 1'apostrofe :

4 . . . o Hymenaee Hymen 5 o Hf men Hymenaee,

e, alla fine dell'invocazione a Imeneo, invita le compagne delia sposa a dire in modiim, cioè «a tempo» évptôuwç, le stesse parole :

36 Vosque item simul, integrae 37 uirgines, quibus aduenit 38 par dies, agite, in modum

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3g dicite «0 Hpnenaee Hymen 40 0 Hymen Hymenaee^.

L'-apostrofe diventa ritornello nella seconda sezione delF%f-V3C10Ç, nelle strofe x (49-5o) e xn (59-60). Ma nella strofa suc-cessiva (xm) il cantore propone una formula nuova:

63 at potest 64 te aolente: quis hide deo 65 compararier ausit?

La medesima formula, preparata da uguali 0 simili parole del cantore, è ripresa nelle due strofe seguenti (xiv e xv), che chiudono la seconda sezione della prima parte:

CANTOR 68 at potest 69 te uolente.

CHORVS Quis haie deo 70 compararier ausit?

CANTOR 73 at queat 74 te uolente.

CHORVS Quis huic deo 75 compararier ausit?

L/invito alia sposa comincia con l'ordine d'aprire la porta (6); la sposa è suîla soglia, ma indugia, e il cantore la esorta a uscire, ad avviarsi col corteggio. Nella strofa xvi, ch'è la prima di questa sezione, le indica le fiaccole che «squassano le splen-dide chiome» (77-78); nell'ultima strofa (xxv) della sezione, grida ai pueri d'alzar le fiaccole: la sposa s"'è mossa, avanza sotto il rosso velo; e continua, come sopra ha detto aile com­pagne della sposa:

116 = 123 ite, conduite in modum 117 = 124 «.Io Hymen Hymenace io».

(6) Cf. Sapph, 7. S App. Lobel = 123. 124 Diehl.

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LA STRUTTUKA DEL CARME LXI Dl CATULLO 4$

E il coro dei giovani ripete:

118 — 12 b « I o Hymen Hy menace ».

Cosi nelle sîrofe xxix-xxxvm: dove la dúplice battuta, del can-tore e del coro, è regularmente isolata dal contesto.

Non escludo altre possibili interpretazioni: che, per esempio, anche nella strofa vm si possa attribuire ai coro deíle uirgines Tultimo membro (40), e cosi siano da dividere tra Íl cantore e ti coro le clausole delle strofe x {49-bo) e xn (59-60); oppure che nelle strofe xxix-xxxvm il coro intoni la clausola intera io Hymen Hymenaee io, io Hymen Hymenaee. Ma sono interpretazioni che forzano piíi o meno il senso preciso dei testo.

Le clausole delle strofe xvn, xvm, xxi, xxm non sono ritor-nelli. Invece le strofe XTX, XX, XXII, XXIV finiscono tutte con le parole prodeas noua nupía, precedute da formule variate:

90 =3 94 sed moraris. abit dies. 91 = 95 <prodeas noua nupta>.

94 » 98 uide ut faces 95 =ss 99 áureas quatiunt comas. 96 = 100 pro de as noua nupía.

io5 = 109 sed abit dies. 106 = 11 o prodeas noua nupia.

112 = 119 sed abit dies. 113 = 120 prodeas noua nupía.

Non è chiaro dove e come il cantore proponga ai coro la formula dei ritornello: forse nel 90 (=94) , da cui dipendono io5 ( = í.09) e 112 (=119) ; ma allora non si spiega il ritornello 96 (=100) , che vien subito dopo il motivo delle fiaccole (introdotto per la prima volta dalla strofa xvi 77-78). Non credo d'esser molto lontano dal vero supponendo che la proposizione dei ritornello avvenisse appunto nella lacuna delia strofa xvi.

Le prime tre strofe dei Fescennini (xxvi-xxvm) interrompono la ripresa dei ritornello a due (io Hymen ecc). Il cantore chiude la strofa xxvi con le parole:

123 — 13o concubinas amor em.

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Nella strofa seguente dà ai coro il motivo del ritornello:

CANTOR 1 2 4 = 131 Da nuces pueris, iners 125 —i3'2 concubine: satis diu 126 = 133 lusisii nucibus: tubet 127 = 134 iam seruire Talasio.

CHORVS I28 = i35 Concubine, nuces da.

Continua lo cmâiipct nella xxvm, suggerendo abiimente lo stesso ritornello:

CANTOR I 29 = 136 S or deb ant tibi uilicae, i3o = i37 concubine, ho die at que heri: 131 — (38 nunc tuum cinerarius i32 = i3g tondet os. Miser a miser. • •

CHORVS 133 = 140 concubine, nuces da.

II ritornello a due, cantore e coro, che chiude tutte le rimacenti strofe dei Fescennini (to Hymen ecc.), continua anche nelle prime due dell' imBaMptcv ixxxvii-xxxvm 174-183 = 181-190), rivolte al ragazzo che ha condotto la sposa davanti al marito, e aliepronu-bae che devono ora accompagnarla al letto nuziale. 11 marito è rimasto ncWatrium, dopo che la sposa è già entrata nel. tálamo, e il cantore lo invita a raggiungere la sposa; non ha bisogno d'insi-stere molto, e tocca appena il motivo che invece ha ripetuto tante volte nella seconda sezione dell'-j^évatcç (strofe xvi-xxvi):

1 9 2 = 1 9 9 193 = 200

194 = 201

196 = 202

sed abit dies : perge, tie remorare.

Non diu remoratus es.

iam iienis*

Non mi pare che questo (193 = 200) sia un ritornello; e ugual-mente senza ritornelli si svolge rcpitalamio fino alla fine.

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4. Metro. •—II sistema di quattro gliconei e d'un ferecrateo, che forma la strofa dell'inno, fu diviso dal Lachmann (7) in due

(7) (fLachmanni (kl. phil. Schr. p. 8S) opinio, qua in c. LXI strophae sint compositae ex duobus systematis ternorum binorumque uersuum,

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LA STRUTTURA DEL CARME LXl DI CATULLO

periodi metrici, I'uno di tre gliconei, e Taítro d'un gliconeo col ferecrateo. La divisione è del tutto priva di fondamento: il fatto che uno dei ritornelli (quello délie strofe xxv e xxix-xxxvin) s'estenda ai due ultimi membri délia strofe, non ha nessun valore, perché taie sua proprietà non è comune a nessuno degli altri. Il primo libro dell'edizione Alessandrina d'Anacreonte (8) pare fosse in gran parte composto di strofe di questo tipo, e fu certamente il modello métrico di Catullo; qualcuno di quei canti è completo, ma nessuno présenta traccía délia divisione imma-ginata dal Lachmann; la quale non si trova neanche in nessuna délie strofe analoghe délia lirica drammatica e corale.

L'ultima sillaba del ferecrateo è breve 16 volte, e 7 volte è breve in iato (40, 14S = 155, i53 = i6o, 163=170, 168=175; inoltre 10 soccumj ex-, 188=195, papauerj at), lunga in iato una volta (3o Aganippe/ ac). Nessun dubbio che il ferecrateo concluda il periodo (9).

Invece il terzo gliconeo finisce in sillaba lunga 46 volte, solo una volta in -bus (216 = 233) davanti et. Il Lachmann, con altri editori, trovava iato o breve più volte nelle strofe xxv, xxix e xxxi-xxxvin, dove egli leggeva 0 (invece dt io) in principio del quarto e del quinto membro. Ma, a parte che in questo caso l'iato si troverebbe anche tra questi due, è certo che i codici hanno sempre io monosillabo, con i consonante, cosi che la sillaba precedente è sempre lunga: 11 (5 == 123 modiunj io, 136=== 143 abstinê\ io, 146= 153 eat! io, 151 ===== 158 seruiatj io, i 5 6 = i 6 3 adnuitj io, i6i=.i6&foremj io, 166=173 tilnj io, 171 = 178 magisj io, 176 = 183 uirij io, 181=188 puellulaml io.

I gliconei primo, secondo e quarto finiscono sempre in lunga; anzi tre volte il primo, tre il secondo, e una volta il quarto sono legati per sinafia al seguente: 46 amajtis, 82 = 86 Aujrunculeia, 184-191 mari(te uxor, 1 i 5 = i 2 2 ueni/re ite, 135=142 marijte abstinere, 140=147 marijto ista, 227 = 234 ualenjtem exer-

sane nimis et artificiosa neque uero necessária est, si artem criticam recte adhibemus» Baehrens II p. 56, Leipzig i885.

(8) Diehl Ant. Lyr. I 42 p. 161, Leipzig ig35. (9) La contrazione in una lunga delle due brevi nel ferecrateo

23 niitriunt Timoré, non distingue questo membro dagli altri, per quanto riguarda la struttura dell'inno.

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cete. Una volta il secondo gliconeo sembra in iato: i85 == IQ2 est tiblj ore. La correzione iibi (e)st(io) s'è presentata natural­mente a tutti i recenti editori ; io la metterei in apparato, come probabile ; e non mi s'tupirei che Catullo si fosse concesso un iato in quell a sede, senza perciò consideraria finale di periodo. Anche Orazio, e piii spesso, si concede analoghe licenze nei suoi sistemi eolici.

I gliconei e i ferecratei dell'inno cominciano con un giambo nella proporzione di circa ib a i. Un solo spondeo si trova nella prima parte (105 = 109), sette nella seconda ( 1 2 0 = 127, 1 2 2 = 1 2 9 , 1 2 0 = 133, 127 = 134, 129==i36, 135 = 142,169:= 176), sei nella terza (175=182 , ig8 = 2o5, 201--— 208, 202 = 209, 2 0 9 = 2 1 6 , 228 = 235): tre volte nel primo gliconeo, tre nel secondo, due nel terzo, quattro nel quarto, due nel ferecra-teo; tre strofe hanno due membri ciascuna con lo spondeo ini-ziale (xxvi 1 2 0 = 1 2 7 , 1 2 2 = 1 2 9 , xxvn 1 2 6 = 1 3 3 , 127=134 , xLii 2 0 1 = 2 0 8 , 202 = 209). Insomma i membri della strofa catulliana sono tutti trattati alia pari: la strofa ò in realtà un solo periodo métrico.

5. Le strofe mutile. — Le grandi lacune délie strofe xvi, xvii e xxui ricorrono tutte nella terza sezione della prima parte, cioè nelTinvito alla sposa. Teodoro Heyse (11), seguendo una congettura del Lachmann, forma una sola strofa con 76, 77, 78, 70, ( = 8 3 ) , 81 ( = 8 5 ) , trasporta T 80 dopo la strofa xxn e inte­gra cosi:

97 = 101 Non tans leuis in mala 98 = 102 deditus uir adultera 99 a=± 1 o3 probra turpia persequens

100 = 104 a tufe teneris uolet 1 o 1 = 1 o5 secubare papillis ; 102 = 106 lenta sed uelut ad&itas IO3 = JO7 iiitis implicai arbores 104 = 108 implicabitur in tuum

(10) L'inversione della copula non è infrequente nei codici: per esempio, 46-47 quis deus magis amatis j est petendus amantibm ? La cor- | rezione del Bergk est ama j tis è si cura. |

(11) Berlin i88q2. J

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LA STRUTTURA DEL CARME LXI Dl CATULLO 4g

105 = 109 compîexum. Sed abit dies: 106 = 110 prodeas, noua nwpta. 80 =» 84 Quem iamen magis audiens

< ultro te cupidimi mari-tum opperirier, expetet. Sed moraris, abit dies :

prodeas, noua nupta>. i 07 = 111 O cubile, quod omnibus

<praesit deliciis ero, quanta gaudia senties, illa ubi attiser it torum >

108 = 115 cândido pede lecti ; iog = 116 quae tuo ueniunt ero 110 = 117 quanta gaudia, quae uaga 111=118 node quae medio die

112 = 119 gaudeat. Sed abit dies : 113 = 120 prodeas, noua nupta.

Questa è Tunica integrazione completa, ch'io sappia (12); ed è certamente ingegnosa. Ma il riferimento di quern (80 = 84) al complexus è stentato; ed è troppo evidente che 80 ( = 8 4 ) sta bene dove i codici lo mettono.

Ho detto sopra che probabilmente la lacuna della strofa xvi conteneva la proposta del ritornelio prodeas noua nupta. Ponendo dunque la lacuna, con l'Ellis, dopo 78, il pensiero sarà press'a poco questo : «Aprite la porta. La sposa è là. Vedi come le fiaccole squassano le splendide chiome ? Ma indugia. II tempo passa (i3): vieni avanti, sposina». L'integra-

(12) Veramente anche il Friedrich, Leipzig 1908, integra non solo la strofa xxm, come si dira più avanti, ma anche le strofe xvi e xvn, ch'egli conserva al loro posto tra y5 e 82 — 86. Ma i versucci spropositati e poco decenti del commentatore tedesco non somigliano neanche da lontano a

£ un'integrazione sensata; ne giudichi il lettoreryô Claustra pandite ianuae.f Virgo, ades. Viden ut faces / splendidas quatiunt comas f / < Jam uir est cupiem tui: /prodeas, noua nupta. / Non uenit: lacrimantem enim> / tardet ingénuos pudor. / < Quis iocundior hoc deo est ?>/ Quern tamen magis audiens jflet quod ire necesse est.

(i3) O anche: «il giorno sta per finire». I codici hanno abiit in tutti i luoghi in cui la formula è ripetuta. Il Baehrens correggeva, inutilmente,

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GIOVANNI BATTISTA PIGHI

zîone délia strofa xvn trova minori appigli nelle parole super-stiti; se tardet, corne pare più naturale, è un congiuntivo, si dovrà pensare a un costrutto che lo giustifichi. Per esempio: aNon voltarti verso la casa che non è più tua, e Í tuoi passi non ritardi nobile pudore. Ma ora dà più retta a questo, e piange, ch'è necessário andare». Nelle due strofe il cantore alterna l'apostrofe diretta alla sposa («vedi?... vieni avanti... non voltarti... ») con le osservazioni che fa tra se o volgendosi al presenti : «è l à . . . indugia... dà più retta al pudore... piange...» :

76 Claustra pandite ianuae. 77 Virgo adest. Viden ut faces 78 splendidas quatiunt comas?

<Sed moratur. Abit dies: prodeas, noua nupia.

Neue r espiei as domum quae fuit tua, neu pede s >

79 = 83 tardet ingéniais pudor. 80 = 84 Quem tamen magis audiens 81 = 8 5 flet, quod ire necesse est.

Non ho ammesso spondei iniziali; i giambi continuano, senza eccezione, fino a 104 (=108).

L'intcgrazione délia strofa xxin proposta dal Heyse (14) cerca di riprendere i motivi e le cadenze délia strofa seguente; risolve molto bene il senso deite parole cândido pede, che, se fossero riferite a lecti, ricorderebbero il letto di Flávio e la sua quassa... argutatio inamhulatioque (l5); inoltre richiama il noto verso di Properzio: lectule deliciis facte béate meis (16). Il Friedrich

abeit (con ei per ï), e intendeva, forse giustamente, come un perfetto. In tale caso: «il giorno è passato», è gtà sera, cioè l'ora délia deductio, secondo il costume antico.

(14) Nella congettura del Heyse non è certo da approvare la goffa costruzione di praeesse con due dativi, e l'immagine strana del cubile che praeest deliciis, si fa iniziatore di delizie: benchè forse il Heyse volesse dire che il letto «è testimonio»; ma questo non è il senso del verbo latine

(i5) Gatull . 6, 10-11. (16) 2, i5 , 2.

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LA STRUTTURA DEL CARME LXI Dl CATULLO Si

preferisce, a torto, l'aperta allusione, che anticipa grossoiana-mente la licenza dei Fescennini:

107 = 111 O cubile, quo d omnibus < g audi is aderis mari-

ti, o quam saepe, simul bonum pair at munus (17), id argues >

108 = 115 cândido pede lecti.

A me pare che il momento richieda audácia insieme e deli-catezza. II cantore malizioso vuole che le sue parole sembrino indurre la sposa ad avviarsi. E prima ne Ioda la bellezza, quella che sarà domani, la sua bellezza di donna (82-91 = 86-95); poi rinnova l'invito, tornando al motivo délie fiaccole fiammeggianti (92-96 = 96-100); poi con immagini tenere e voluttuose, rappre-senta alla sposa la fedeltà e l'ardente amore del marito (97-106=101-110). E infine non si rivolge più alla sposa, ma, quasi parlando tra se e per se,al letto nuziale, al ricco letto intarsiato d'avorii, mórbido di cuscini ; Venere stessa l'ha preparato e cosparso délie sue seduzioni (18): perché è vicino il momento che «lei» lo toccherà col suo piede. Il cantore, che pur non osa immaginare altro che il piccolo piede, più bianco degli avorii preziosi, allegramente s'esalta celebrando le continue gioie, not-turne e diurne, che verranno, che già vengono, al padrone del mirabile letto. «Ma» s'interrompe, «il tempo passa». E il coro: «Vieni avanti, sposina». La sposa s'è imita al corteggio, e il cantore esultante grida «Alzate le fiaccole», e propone il grande ritornello dei Fescennini.

Evito anche qui gli spondei iniziali, benchè il primo esempio sia próprio nella strofe precedente (105 = 109):

107 = 111 O cubile, quod omnibus <strauit iïlecebris Venus,

tempus est prope, cum toros ilia tangai eburnei>

(17) L'accezione di múnus è ripresa da l'h^-i'iS numere adsiduo ualen-tem exercete haientam. Ma múnus patrare è espressione molto più cruda.

(18) Cf. Claud. 10, 213-227; carm. min. 25, 116-123.

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•52 GIOVANNI BATTISTA PIGHI

108 = 115 cândido pede lecti.

109 = 116 Quae tuo

6. Schema dell'inno. — Lo schema riassume parte dei

nsultati ottenuti, e mette sott'occhio la struttura e le libere sim-

metrie dell'opera.

Parte prima: IMENEO

Sezione I : Invocazione a Imeneo (9 strofe):

str. 1

V. ' [ • ;

_ L ô

I S proposta del ritorneîlo I

L 9

Sezione I I : Lode d'Imeneo (6 strofe):

10 ritorn. I o Hymen ecc.

11

12 ritorn. I

i3 proposta del ritorneîlo II

14 ritorn. II quis haie deo ecc.

m 15 ritorn. II

Sezione I I I : Invito alla sposa (10 strofe):

a Imeneo

»

»

Iode délia sposa

» »

a Imeneo »

aile compagne délia sposa

a Imeneo

»

»

,

"

" 16

r i s

in 2 0

- 2 .

- 2 2

~ 23

_ M

25

proposta del ritorneîlo III

ritorn. Ill prodeas noua nupta

ritorn. Ill

ritorn. III

rîtorn. III

proposta del ritorn. IV, a due, e ritorn.

ai servi, alla sposa

alla sposa

»

»

»

»

»

»

»

ai ragazzi

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LA STRUTTURA DEI- CARxME LXI DI CATULLO

Parte seconda: FESGENNINI ( u strofe)

[ 2b

™ 27

_ 28

" 29 _ 3o

- h 32

_ 33

H 34

35

_ 36

proposta del ritorn.

ri torn. V concubine

V e ritorn.

nuces

ritorn. IV io Hymen ecc.

ritorn. IV

ritorn. IV

ritorn, IV

ritorn. IV

ritorn, IV

ritorn. IV

ritorn.. IV

da

proposizione al concubinas

»

al mari to

»

alla sposa

»

»

»

»

»

Parte terza: EPITALAMIO (11 strofe)

37 ritorn. IV

38 ritorn. IV

40

L 4' r 42

L 43

[ 44

45 46

1 4 7

al praetextatus

aile pronubae

al marito

»

agli sposi

il figlio che verra

»

aile compagne délia sposa, agli sposi

GIOVANNI BATTISTA PIGHI