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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco Via Matteotti, 325 - 25063 Gardone V.T. - Tel. 0308912493 - Fax 0308910999 - e-mail [email protected] Coordinamento: Franco Ghigini Allestimento: Mauro Abati Testi: Mauro Abati, Gianpietro Temponi Consulenza archivistica: Cooperativa A.R.C.A. Documentazione archivistica: Archivio Comunale, Concesio Archivio Comunale, Lodrino Archivio Comunale, Pezzaze Archivio Comunale, Polaveno Archivio di Stato, Brescia Contributo artistico: Amos Panelli - fotografia Luciano Pea - grafica Rinaldo Turati - installazioni pittoriche Documentazione video: Comitato “Sagra del formaggio”, Pezzaze Sonorizzazione: Carlo Cappa, Franco Ghigini Assistenza informatica: Carlo Ducoli Hanno contribuito: Assessorato all’Agricoltura della Comunità Montana di Valle Trompia Co.Va.C. A cura di: Associazione Amici della Mitria, Nave - Gruppo di storia locale, Polaveno Museo Etnografico, Lodrino - Progetto Atlantide, Concesio Produzione: Sistema Museale di Valle Trompia Documentazione fotografica: Archivio Mauro Abati, Polaveno Archivio Bendiscioli, Passirano Archivio Fabio Cinelli, Sarezzo Archivio Comunità Montana di Valle Trompia Archivio Felice Costa, Villa Carcina Archivio Gruppo di storia locale, Polaveno Archivio Guardie Ecologiche Volontarie di Valle Trompia Archivio Wolfango Mabesolani, Brescia Archivio Franco Marioli/Amos Becchetti, Lumezzane Archivio Felino Micheletti, Brescia Archivio Museo Etnografico, Lodrino Archivio Pier Luigi Piotti, Lavone Archivio Claudia Rivoli, Lodrino Archivio Roberto Vesco, Gardone V.T. Archivio Pietro Vistali, Brescia Foto Elena Boniotti, Polaveno Foto Cristiano Palini, Polaveno Foto Giovanna Pedroni, Brescia Raccolta familiare Serenella Gatta, Bovegno Raccolta familiare Maurizio Ghisla, Lodrino Raccolta familiare Gabriele Peli, Polaveno Raccolta familiare Maria Poli, Brione

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

Via Matteotti, 325 - 25063 Gardone V.T. - Tel. 0308912493 - Fax 0308910999 - e-mail [email protected]

Coordinamento: Franco GhiginiAllestimento: Mauro AbatiTesti: Mauro Abati, Gianpietro Temponi

Consulenza archivistica: Cooperativa A.R.C.A.Documentazione archivistica:Archivio Comunale, ConcesioArchivio Comunale, LodrinoArchivio Comunale, PezzazeArchivio Comunale, PolavenoArchivio di Stato, Brescia

Contributo artistico:Amos Panelli - fotografiaLuciano Pea - graficaRinaldo Turati - installazioni pittoriche

Documentazione video:Comitato “Sagra del formaggio”, PezzazeSonorizzazione: Carlo Cappa, Franco GhiginiAssistenza informatica: Carlo Ducoli

Hanno contribuito:Assessorato all’Agricoltura della Comunità Montana di Valle Trompia

Co.Va.C.

A cura di:Associazione Amici della Mitria, Nave - Gruppo di storia locale, Polaveno

Museo Etnografico, Lodrino - Progetto Atlantide, ConcesioProduzione:

Sistema Museale di Valle Trompia

Documentazione fotografica:

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

Il castagno è pianta suscettibile di diverse forme digoverno. Molto spesso è stato utilizzato sotto forma dicastagneti da frutto o selve castanili, che talora

diventano dei veri e propri “frutteti di castagno”. In questo caso non si sa dire se esso interessi più laselvicoltura o l’arboricoltura, se sia una pianta di bosco ouna pianta agraria.Fu comunque un albero provvidenziale, tanto da meritaredi esser chiamato “albero del pane”. Nella società rurale, lo sfruttamento dei castagneti eraintenso: gli alberi venivano innestati, mantenuti più radiche in natura, il sottobosco era ripulito e anche pascolato. Non solo vi si raccoglievano i frutti, ma vi si facevaraccolta di legna, di fogliame e anche di funghimangerecci. Dalle cavità dei tronchi si toglieva la “terra di castagno”,così utile ai floricoltori; infine i tronchi stessi, quandovenivano tagliati, fornivano legname utile a molti usi,come materiale da opera e da tannino.

Nelle foto sopra e al centro: battitura e raccolta di castagne(Archivio Pietro Vistali, Brescia).

A lato: foto della famiglia Peli, Benàl, di Polaveno nel1916. Era una famiglia di carrettieri e commercianti dilegna; il vecchio al centro della fotografia porta la bendaperché gli era caduto nell’occhio un riccio di castagna,incidente abbastanza frequente durante il lavoro nelcastagneto (Raccolta familiare Gabriele Peli, Polaveno).

Una parte dei castagneti era invece tenuta aceduo. Ricco di gemme dormienti alla basedel tronco, il castagno tagliato e ridotto aceppaia sviluppa vigorosi polloni cheassicurava legna per travetti, paleria ecombustibile.Non è certo uno degli ultimi pregi deicastagneti la maestosa bellezza, che simanifesta soprattutto in quelli più vecchi. Sotto l’immensa volta delle coronedensamente fogliose, la luce solare sirifrange in uno splendente mosaico cherende l’ombra del castagneto non triste ecupa, ma luminosa, calda e riposante.E, infine, come non ricordare, isolati comemonumenti, quei colossali e vecchissimiesemplari posti a confine dei terreni -i cosiddetti höcrocc - che sembranoconservare testimonianze e leggende dilontane vicende storiche?

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

Passeggiando per i sentieri dei nostrimonti, oggi quasi non ci si accorgeche in certi punti la terra è nera

nera: si tratta del carbone che per secoli siè cotto in quelle piazzole che si chiamanorai o aiali. Man mano ci si spostava atagliare il bosco si ricavavano questispiazzi dove si montava il poiàt.Era un forno non permanente costituito daun grande mucchio di pali e ricoperto diterra per far sì che la combustioneavvenisse lentamente, in modo da nonsprigionare la fiamma viva che avrebbeinvece ridotto la legna in cenere.Al vertice del poiàt veniva lasciataun’apertura che permetteva la fuoriuscitadel fumo e l’ingresso dell’ossigenonecessario alla lenta combustione. La carbonizzazione di un poiàt richiedevaanche diversi giorni, a seconda del tipo edella quantità di legna, e durante questotempo a turno si montava di guardia percontrollare che non si appiccasse il fuocoa causa dell’ingresso di aria attraversocrepe che potevano crearsi nellacopertura.

Nelle foto: carbonai e fasi della lavorazione delpoiat (Archivio Pietro Vistali, Brescia).

A volte però capitava che, nonostante ogniattenzione, il poiàt si incendiasse colrischio di propagare il fuoco al boscocircostante.A seconda delle zone, il carbone si èfabbricato più o meno fino ai primidecenni del Novecento. Ma ormai eranoaltre le materie prime necessarie allegrandi officine e ai forni: il carbon Cokesoppiantò progressivamente il carbone dilegna e quindi diminuì anche la richiestadel carbone prodotto sui monti.

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La diffusione di essenze arboree nonoriginarie: il caso della robiniaLa diffusione della robinia è un’altra manifestazionedel diverso utilizzo dei boschi pubblici e dei boschiprivati.Questa pianta, non originaria dell’Europa, èpresente sui versanti della media e bassa ValleTrompia in misura consistente da circasessant’anni. Ama molto il sole e si comporta daspecie a rapido accrescimento. Per queste caratteristiche, il proprietario privato, che spesso tende esclusivamente a massimizzare ilprofitto ricavabile dal suo bosco, risulta spessoindifferente alla sua diffusione, che però impediscealle essenze arboree originarie di affermarsi (sottola sua copertura si trova quasi esclusivamentesambuco). La proprietà pubblica invece, gestita secondo i piani diassestamento, tende ad ottimizzare non solo il fattoreproduttivo, ma anche quello protettivo e quelloestetico-ricreativo. Si preoccupa quindi di rilasciare unnumero di matricine (cioè di “riservati”) tale da nonscoprire eccessivamente il suolo, scegliendolecomunque sempre tra le meglio conformate e in gradodi assicurare una rinnovazione di qualità. Così facendo, difficilmente la robinia trova terrenoidoneo alla sua incontrollata e massiccia espansione.

Un caso emblematico: la particellaforestale n.14 del Comune di IrmaLa particella n.14 del Comune di Irma ècostituita da una fustaia di abete rosso di etàpressoché omogenea attorno ai 120 anni; itronchi sono di dimensioni tali che è rarotrovarne di uguali in Lombardia e la rinnovazioneè quasi assente. Al contrario, il faggio - che è l’altra essenzaarborea tipica dell’habitat - è presente in piante dipiccole dimensioni. Questa particella è un interessante esempio delledifficoltà gestionali che il bosco propone.Da un lato, la mancanza di rinnovazioneimpedisce la sostituzione degli alberi cheinvecchiano; dall’altro, lo spettacolo offerto daalberi vecchi e maestosi suggerisce un’azionevolta alla loro tutela. Quando si volesse procedere al taglio per favorirele condizioni ecologiche adatte alla nascita e allosviluppo della progenie, esso dovrà basarsi su undiradamento misto, riguardante cioè sia l’abetesia il faggio.La rottura dello strato arboreo dovrà comunqueessere limitata ad aree di piccola estensione,evitando di creare buche troppo ampie chepotrebbero condizionare lo sviluppo dellarinnovazione naturale.

In alto: Le chiazze gialle nel bosco sonodovute alla fioritura della robinia suimonti sopra Villa Carcina.(ArchivioComunità Montana della Valle Trompia).

Sopra: abeti bianchi presso la malgaClosure nel comune di Collio. (ArchivioGuardie Ecologiche della Valle Trompia).

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

L’esperienza finora condotta in Valle Trompianella gestione dei boschi pone alcuniinteressanti spunti di riflessione.

L’opportunità di rivalutare, seppur in terminiaggiornati, il ruolo della guardia boschiva.Questa figura, fino a poco tempo fa importantissima epresente in buona parte dei Comuni della valle, èandata incontro ad una progressiva perdita di ruolofino ad essere sostituita da un tuttofare (messocomunale, vigile, ecc.) o completamente eliminata.Svolgeva principalmente compiti di sorveglianzasull’intero patrimonio boschivo di proprietà comunale,partecipando - in collaborazione col personale delCorpo Forestale dello Stato (organismo che oggimantiene col bosco un rapporto purtroppo labile) - adalcune operazioni di governo del bosco.

Nella foto: un sentiero nel bosco a Polaveno (Archivio Gruppo storia locale,Polaveno).

Nella cartina di sinistra: indicazionedelle percentuali di superficie boscataper comune.

Nella cartina sotto: indicazione dellepercentuali di superficie boscata diproprietà comunale o di altri enti.

La necessità di coinvolgere i boschi privatinei piani di assestamento forestale.Il trattamento riservato al bosco é diverso aseconda che si tratti di proprietà privata opubblica. I boschi comunali, infatti, sono gestiti tramitepiani di assestamento che non riguardano invecei boschi privati, molto estesi soprattutto nellamedia e bassa Valle Trompia.Anche in questo caso é però importantepromuovere un nuova pianificazione finalizzataal miglioramento del patrimonio forestale.

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L’assestamento forestale è unaforma di pianificazioneapplicata ai boschi di

consistente superficie e quindi,generalmente, a quelli dei Comunio di altri enti. Esso non riguarda soloi boschi, che ne costituisconocomunque l’oggetto principale, ma si estende anche ai pascoli e adaltre colture, divenendo unostrumento di assetto territoriale e diprogrammazione.La pianificazione forestale deve oggirealmente uscire dai classici schemidi gestione della foresta ai finiproduttivi per considerarel’ecosistema in tutte le suecomponenti, attitudini e funzioni. Deve dunquerafforzare gli aspetti di tutela e comprendere le semprepiù diffuse istanze naturalistiche ed estetico-ricreative.Fondandosi sui principi dell’ecologia, la pianificazionepuò divenire analisi dell’ambiente e gestione del boscosecondo le leggi naturali. Potrà consentire unaselvicoltura raffinata, in grado di estendere il propriointeresse anche alla proprietà boscata privata,che si configura oggi come l’anello debole dellagestione forestale.

Sopra: Vaghezza, Marmentino, neglianni Cinquanta (Foto Camplani/ArchivioRoberto Vesco, Gardone V.T.).

Sotto: una pozza nel bosco d’inverno(Archivio Guardie Ecologiche Volontariedi Valle Trompia).

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

Il paesaggio forestale comeoggi lo vediamo, non solonella montagna, è il frutto

di un continuo e inarrestabileintervento da parte dell’uomo. Attraverso i secoli la riduzionedell’area forestale si èintensificata inizialmentea favore dell’agricoltura ed inseguito per il grande impulsodelle attività artigianalied industriali. Oggi un forte elementodi riduzione dell’area boschivaè la realizzazione di strutturee infrastrutture urbane, dinuovi insediamenti abitativie turistico-sportivi.

A lato: panorama di Collio nel1900. Si noti l’estensione dellearee coltivate sul versante delmonte (Archivio Pier Luigi Piotti,Lavone).

Nelle foto al centro: stessaveduta di Lumezzane in dueepoche diverse (Archivio FrancoMarioli e Amos Becchetti,Lumezzane).

In basso: L’abitato diS. Colombano, Collio, nei primianni del Novecento, con lecataste di tronchi lungo la strada(Archivio Pier Luigi Piotti,Lavone).

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

COMPOSIZIONE

Il bosco puro. Puro omonospecifico è il bosco formato daalberi della stessa specie.Popolamenti di questo tipo sono innatura relativamente rari ed occupanomodestissime superfici; sono ingenere dovuti all’uomo.

Il bosco misto. E’ formato daalberi appartenenti a due o piùspecie. Il bosco misto utilizza megliolo spazio aereo e terrestre: le chiomesi dispongono su piani sovrapposti ele radici esplorano il terreno aprofondità diverse. Inoltre, dallamescolanza deriva una maggioreresistenza ai fattori avversi.

FORMA DI GOVERNOIn rapporto al tipo di riproduzionedegli alberi, si definiscono dueforme di governo del bosco:

Il governo a fustaia corrispondealla rinnovazione degli alberiattraverso il seme. Gli alberi dellafustaia hanno un accrescimento lentoma sono molto longevi e sono ingrado di produrre legname da operadi grosse dimensioni.

Il governo a ceduo corrispondealla rinnovazione degli alberi perpolloni, cioè attraverso fustiprovenienti da gemme presenti sullaceppaia. I polloni hanno unaccrescimento rapido ma presentanouna minore longevità. Il ceduoproduce quasi esclusivamente legnada ardere o paleria.

MODO DITRATTAMENTOEsistono due modi fondamentali ditrattamento.

Il popolamento coetaneo. É unmodo di trattamento che,interessando contemporaneamente(taglio raso) o quasi (tagli successivi)tutto il soprassuolo, cerca di favorirela convivenza sulla stessa superficiedi piante più o meno della stesa età.

Il popolamento disetaneo. Inquesto caso i tagli sono saltuari, sifrazionano cioé nel tempo e nellospazio, interessando solo pochepiante. Esso, cerca di favorire laconvivenza sulla stessa superficie dialberi di età e dimensioni differenti.

Nella foto: lo splendido boscodi betulle nei pressi della VillaQuistini in località Selladell’Oca, Villa Carcina(Archivio Felice Costa, VillaCarcina).

I parametri caratteristici dei popolamenti forestali,che ne concorrono a determinare la strutturadefinitiva, sono:

la composizione,

la forma di governo,

il tipo di trattamento.

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Le trasformazioni nel modo di concepirlohanno posto il bosco al centro di unaprogrammazione ambientale

dall’importante significato anche nel territoriolocale. Allo scopo di orientare le azionidi governo e trattamento dei boschi, è nataanche una nuova scienza: la selvicoltura.L’ecosistema foresta non è composto soloda alberi, ma in esso convivono anche specieerbacee ed arbustive, animali superiori (erbivorie carnivori), insetti, funghi e batteri. Per questola selvicoltura viene correlata con altre scienzeche studiano il clima, il terreno e le coltivazioni,la patologia arborea. Scopo della selvicoltura naturalistica, assuntaanche dalla Regione Lombardia, è quellodi assecondare dove possibile l’evoluzionenaturale del bosco, guidandola attraverso le curecolturali e i tagli, correggendone i difettie cercando di strutturare il bosco secondomodelli che si avvicinino il più possibile aquelli naturali.

Sopra: segni di taglio del bosco ceduosulle pendici del Monte Domaro (ArchivioGruppo storia locale, Polaveno).

Sotto: taglio del bosco a Brione (ArchivioGruppo storia locale, Polaveno).

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Studi recenti hanno evidenziato ipericoli cui va incontro l’umanità conl’inquinamento, in gran parte di origine

industriale, della biosfera terrestre. Ecco che così i boschi recuperano un altromotivo di importanza per la loro capacità diprodurre l’ossigeno, elemento indispensabileper la sopravvivenza. Ai boschi è dunqueattribuita anche la funzione bioecologica.Un’equilibrata politica mondiale tesa allariduzione dell’inquinamento ambientale devecontemporaneamente tendere a mantenerealmeno costante la produzione di ossigeno,anche tramite la conservazione delle foreste. La funzione bioecologica riassume tutte lealtre, nella visione globale del vitaleequilibrio della biosfera.

Sopra: maestoso faggioin località Garotta,Bovegno. Il tronco diquest’albero raggiungeuna circonferenza di piùdi 8 metri. (ArchivioGuardie EcologicheVolontarie di ValleTrompia).

A destra: bosco in fiore(Foto Elena Boniotti,Polaveno).

A lato: metropoli, ilbisogno di tendere rami(Foto GiovannaPedroni, Brescia).

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

L’aumento della popolazione nelle città,le maggiori disponibilità economicheda impiegare nelle vacanze e nello

svago, il maggiore tempo libero, la motorizzazione e lo sviluppo dei trasportisono le cause che oggi determinanol’aumento della domanda di ricreazione inambienti naturali e nei boschi. Alle primarie funzioni produttiva e protettiva,se ne aggiunge dunque un’altra: la funzionericreativa ed estetica, che riconosce il boscocome elemento importantenell’apprezzamento del più ampio paesaggio.Un tempo poco frequentati da villeggianti oescursionisti, i boschi ora lo sono però alpunto di correre, per la presenza di utenti nonsempre educati, seri pericoli di vario tipo: il degrado, l’incendio e la compromissionedell’equilibrio del sottobosco e della flora.

In alto: escursione a S. Maria del Giogo nellaseconda metà dell’Ottocento(Archivio Bendiscioli,Passirano).

Sopra: uno sguardo verso ilMonte Guglielmo (FotoCristiano Palini, Polaveno).

A sinistra: moderna area perpic-nic (Archivio ComunitàMontana di Valle Trompia).

A destra: incendio in altavalle (Archivio ComunitàMontana di Valle Trompia).

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Con le trasformazioni sociali edeconomiche che si sono sviluppate apartire dagli anni successivi alla

seconda guerra mondiale, sonoprogressivamente mutate anche le risorseenergetiche necessarie all’uomo. I motivi del taglio del bosco sono venutimeno e il lavoro in fabbrica ha portatoall’abbandono della vita rurale.Se il versante dei monti ha potuto recuperarela sua folta capigliatura primaeccessivamente sfruttata, spesso la strada delbosco si è chiusa e molti sentieri si sonopersi. Le pozze non trattengono più l’acqua,le antiche aiali per la carbonizzazione dellalegna si scorgono a malapena, il fasto dialcuni frutteti ora assorbiti dalla vegetazioneè un ricordo che svanisce. Per avvicinarsi oggi al mondo rurale di untempo a volte sono forse necessari losguardo e l’indagine degli archeologi.In Valle Trompia un’altra strada si è tuttaviaaperta dagli anni Sessanta, quella statale cheoggi rappresenta il nostro paesaggioquotidiano e sulla quale la velocità deimoderni mezzi del lavoro sovrasta il lentocammino del pedone.

Sopra: trasportatori di tronchi a Bovegno, anniCinquanta (Archivio Pietro Vistali, Brescia).

Sotto: costruzione della strada statale della ValleTrompia, anni Sessanta (Foto Camplani/ArchivioRoberto Vesco, Gardone V.T.).

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Col tempo, al bosco si inizia a riconoscereanche un’altra importante funzione,quella protettiva o idrogeologica legata

alla capacità di trattenere con le radici il terrenoed evitare dilavamenti e franamenti, arginare coni fusti la neve nelle aree valanghive, rallentarecon le chiome il deflusso delle acque piovaneprima che queste scorrano a valle.Con l’incremento demografico e degliinsediamenti, frane e dilavamenti del terrenosono divenuti sempre più dannosi.L’intensificarsi dell’urbanizzazione, esplosain questo secolo e in particolare nell’ultimoventennio sia a scopo residenziale che a scopoturistico ed industriale, ha reso sempre piùattuale il problema di conciliare le funzioniproduttive con quelle protettive di tutti i boschiin pendio.

La prima foto in alto adestra: presenta il monte diS. Bartolomeo sopra Inzino,Gardone V.T., senza la pinetapiantumata negli anni Trenta infunzione idrogeologica(Archivio Pier Luigi Piotti,Lavone).

La seconda foto a destra:presenta il monte di S.Bartolomeo con la pinetacom’é oggi.

A destra: due vedute diLodrino senza e con la pinetaanch’essa piantumata;; infunzione idrogeologica(Archivio Museo Etnografico,Lodrino).

A sinistra: due sistemazioni difrane sui monti dell’alta valle(Archivio Comunità Montanadi Valle Trompia).

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In Valtrompia, la vita rurale si è trovata a voltefianco a fianco col mondo delle fucine e degliartigiani, altre volte ha costituito un ambito più

appartato, quasi a sé stante. Il rapporto col monte, il bosco, gli alberi, il pascolo, era di una ricchezza oggi difficile dacomprendere, fatta di uso funzionale della naturama, nel contempo, di significati, valori, simboli,spiegazioni della stessa esistenza dell’uomo vecchidi secoli e forse di millenni.Monte e bosco davano sì legna per un’infinità diusi, ma anche altri prodotti - erbe, frutti e funghi -per l’alimentazione e la cura delle malattie. Si conoscono perfino credenze che attribuivano aglialberi poteri particolari, come quello di guarire ilmalato che per qualche giorno vi rimanesse legato.Possiamo perciò immaginare quale disastrocostituisse l’incendio di un bosco, fatto tutt’altroche eccezionale e spesso causato dallo sprigionarsidella fiamma viva da un poiàt, il forno percarbonizzare la legna. In caso d’incendio la campana della chiesa suonava amartello e tutta la gente del paese accorreva insoccorso tentando di arginare il propagarsi del fuoco.E se si era trattato invece dell’atto di un piromane,si comminava la punizione in uso nel tempo, non di rado accompagnata da messe d’invocazione aDio e ai santi.

In alto a sinistra: potaturadi un albero d’uccellanda(Raccolta familiareSerenella Gatta, Bovegno).

In alto a destra:L’operazione della potaturain una xilografia venezianadel 1495.

A lato: di ritorno dal boscoin Visala, Brione (FotoCamplani/Archivio RobertoVesco, Gardone V.T.).

Sotto: riproduzione dibassorilievo in pietra diorigine sconosciuta conimmagine d’albero,Bovegno (Archivio MauroAbati, Polaveno).

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In alto a sinistra: donna di ritorno dal boscocon fogliame e legna (Raccolta familiareMaurizio Ghisla, Lodrino).

In alto a destra: fabbricazione del gerlo(Archivio Claudia Rivoli, Lodrino).

Sopra: veduta di Irma ai primi del Novecento(Archivio Pier Luigi Piotti, Lavone).

A lato: fascina di legna legata con latradizionale strópa (Archivio Gruppo storialocale, Polaveno).

Un tempo, la miseria dellefamiglie non era una condizioneaffatto rara e, nel contempo, la

legna era un bene decisamente primario.Alle famiglie più povere i Comuni o leCongregazioni di Carità riservavano deiboschi in cui potevano servirsiliberamente: era una forma di pubblicaassistenza. Viceversa, in vari paesi, le prescrizionisul commercio di legna stabilivano cheuna piccola percentuale del guadagnofosse a sostegno della festa patronale piùimportante della comunità, e ciò ricordala stretta relazione un tempo esistente travita civile e vita religiosa.Non mancavano gli abusi, come i furti dilegna, a volte per vere e propriespeculazioni; molto più spesso però sitrattava di gente che faceva pascolare lecapre in boschi novelli, oppure tagliavafusti per farsi gli zoccoli o i rastrelli o igerli o altri attrezzi d’uso quotidiano inquel mondo che pareva fatto di legno.Negli archivi comunali i verbali didenuncia delle guardie boschive sono undiario quasi giornaliero.

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

La strada del bosco era frequentata inogni stagione: c’erano uomini, donne ebambini e ognuno aveva il suo daffare.

Solo la neve e il gelo allontanavano per unpoco la gente dal bosco o, meglio, cambiavanoi motivi per andarci: allora i taglialegna sitrasformavano in cacciatori degli animali -come le volpi - soggetti a taglia per la loropericolosità verso i pollai, animali che con ilcommercio della loro pelliccia, offrivano altrimotivi per la caccia.Ma, dopo la neve, ecco tornare i colpi di scurefino a primavera, e poi lo sgombero delle

legne entro la metà di maggio. Con l’estate, poi, un’altrapopolazione si aggiungeva aquella dei contadinitaglialegna: quella dellevacche, delle capre e dellepecore al pascolo, ma solo seil bosco tagliato era giàvecchio di qualche anno,altrimenti la voracità deglianimali avrebbe compromessosoprattutto le piante novelle.

Sopra: ingresso aTavernole nel primoNovecento, con catastedi legna al lato dellastrada (Archivio PierLuigi Piotti, Lavone).

Sopra a destra:taglialegna, Brione anniCinquanta (ArchivioPietro Vistali, Brescia).

Sotto: rientro del greggedai monti sopra Caino,anni Cinquanta (ArchivioPietro Vistali, Brescia).

In basso: gruppo ditaglialegna di Collio allafine dell’Ottocento(Archivio WolfangoMabesolani, Brescia).

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

In Valtrompia, quello della legna è un commerciodalla storia molto antica. Perfino negli Statuti diBrescia del Trecento ne compare una testimonianza

nell’autorizzazione ad introdurre in città, senzapagamento del dazio, legna proveniente dalla lateraleValle di Gombio. E le regole sul taglio, l’affittanza e la conservazione deiboschi si trovano in tutti gli antichi Statuti della valle.“E' statuito, che cadaun Comune di Val Trompia, edogni persona del suo Comune sia tenuta, ed obbligataconservar, e far conservar tutti i Boschi, così selvatici,come domestici in qualsivoglia luogo di detti Comuni,talmente che si levino legne buone, e sufficienti per farcarbone, sotto pena a ciascun ricusante di lirecinquanta planetti…”. Così recitano gli Statuti diValtrompia del 1764. Da epoche molto antiche derivavano però anche altridiritti di uso dei boschi riconosciuti all’intera comunità:vi si poteva far pascolare - pur secondo precise regole -il proprio bestiame, si potevano raccogliere ceppi, legnesecche e cimali nell’occasione della tagliata delle legnecedue e per lo stretto uso dei focolari, ghiande,castagne cadute e pattume (cioè fogliame) per il lettodegli animali, ma spesso anche degli uomini.

Sopra a sinistra: uno dei capitoli dedicato ai boschinegli Statuti di Valtrompia del 1764 (ArchivioComunale, Lodrino).

Sopra: raccolta di fogliame in un castagneto, Brioneanni Cinquanta (Archivio Pietro Vistali, Brescia).

Sotto: sui monti di Pezzaze, anni Cinquanta (ArchivioPietro Vistali, Brescia).

Sotto a sinistra: Pezzaze negli anni Cinquanta (FotoCamplani/Archivio Roberto Vesco, Gardone V.T.).

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

Nella società rurale, in autunno e in inverno si andava per legnaogni giorno perché serviva per il fuoco e la stufa, ma in certezone della valle la legna era pure il principale commercio

perché veniva usata nei cantieri per travature ed impalcature, nelle vigne per far da sostegno ai tralci, nei forni del pane e poi nellestufe delle città. E il carbone… Il carbone era usato nelle calchére per la produzionedella calce, nelle fucine della valle, nei forni di fusione dei mineraliestratti dalle miniere di Pezzaze, Bovegno, Collio.Così c’erano quelli che lavoravano al taglio degli alberi e a portaretronchi e fascine e sacchi di carbone ai caricatori; qui si accatastava il materiale che in ultimo i carrettieri smerciavano nelle città o allefucine. Fino agli anni Sessanta si potevano vedere carri carichi chescendevano la valle la mattina e tornavano vuoti la sera. Oppure attraversavano la Bassa verso mete ben più distanti.

Sopra: Gruppo di taglialegna di Collioalla fine dell’Ottocento (ArchivioWolfango Mabesolani, Brescia).

Sotto a sinistra: poiàt in funzione esacchi di carbone (Archivio PietroVistali, Brescia).

Sotto a destra: trasporto della legna colpreàl (Raccolta familiare Maria Poli,Brione).

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

Iboschi non possono più essere consideratiecosistemi naturali, cioè stabili edequilibrati, perfettamente autoregolati nelle

interazioni fra popolazioni vegetali e animali.Oggi sono strutture seminaturali o addiritturaartificiali, fortemente segnate dall’azioneumana attraverso i secoli. E’ la conseguenza della funzione produttiva cheil bosco ha mantenuto per molto tempo e checonserva in parte ancora, cioè quella dellaproduzione di legna e legname. Da tempo immemorabile l’uomo ne ha infattiavuto bisogno per costruire dimore e manufatti,per riscaldarsi e cuocere le vivande. Col progredire dell’umanità e col sempremaggiore uso del legno i boschi, insieme ai campi coltivati, sono stati la fonte primariadella vita umana.

A lato: taglio del bosco col rasegòt, anniCinquanta (Archivio Pietro Vistali,Brescia)

Sotto: Polaveno, raffronto tra l’ambientenegli anni Cinquanta (Archivio FelinoMicheletti, Brescia) e nel 1998 (ArchivioGruppo storia locale, Polaveno). Si noti ladifferente situazione dei boschi, fruttodell’intenso taglio finalizzato alcommercio della legna.

Sotto: località Seradello (Sarezzo) neglianni Cinquanta con grandi cataste di legna(Foto Camplani/Archivio Roberto Vesco,Gardone V.T.).

Sotto a sinistra: preparazione della legnaper l’uso domestico (Archivio ClaudiaRivoli, Lodrino).

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LA STRADA DEL BOSCO Suggestioni e appunti di storia e botanica del bosco

C’è stato un tempo in cui il paese era un albero chedistendeva rami e radici su tutto il monte: sentierie case e pozze e boschi e pascoli e frutteti erano

un disegno complesso, una rete, un intreccio. Oggi questo non si percepisce quasi più, la vita dell’uomosi è lentamente ritirata dal monte e dal bosco ed anche ilpaesaggio si è molto trasformato: i lavori del carbonaio, ad esempio, sono stati abbandonati;dove c’erano pendii pelati per il continuo e drasticodisboscamento ora appaiono foreste a tratti impenetrabili. Il gusto stesso dell’uomo per gli alberi è cambiato e incerti posti dove un tempo crescevano castagni, querce,carpini ora si vedono a volte incongrue pinete. Nuove essenze vegetali di recente importazione, come larobinia, irrompono incontrollate portando esotici profumi.

Tuttavia, lo spettacolo maestosodi un albero secolare non èvenuto meno! La curiosità peruna tana ricavata da una volpealla base di un ceppo neppure! E quando si ascolta il raccontodi un vecchio che nel bosco halavorato o vi ha cercato erbecurative, funghi, frutti… nulla si perde di quella magia.

Sopra: declivi lavorati in duecartoline del primo Novecento.Boschi e prati si alternano eospitano armoniosamente gruppi dicase (Archivio Pier Luigi Piotti,Lavone).

A lato: calcografia di alberointagliato su astuccio in legno permatite, datato 1868 (ProprietàFacchini, Bovegno; ArchivioMauro Abati, Polaveno).

Sotto: il versante verso Noboli delMonte Colmetta in una mappa stesada un anziano (Giuseppe Gelmini)che per molti anni vi lavorò.La varietà di segni testimonial’approfondita conoscenza delterritorio nella tradizione rurale e ladiffusione dei luoghi frequentatidall’uomo (Archivio Fabio Cinelli,Sarezzo).

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