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LA SOCIETÀ DIGITALE

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LA SOCIETÀ DIGITALE

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Direttore

Mario RPolitecnico di Torino

Comitato scientifico

Giovanni B AUniversità di Urbino

Massimo RBrown University

Simone AUniversità di Palermo

Elisa GDeft University of Technology

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LA SOCIETÀ DIGITALE

L’obiettivo della collana è affrontare la società digitale così come si presenta ainostri occhi in tutte le sue componenti. Sono previsti perciò contributi nell’areadella comunicazione, dello storytelling, della psicologia, dell’economia e del dirittodigitale.

Il progetto fa riferimento piuttosto che alle tradizionali collane corredate dapletorici comitati scientifici al modello delle fondazioni soprattutto statunitensi. Sibasa perciò su programmi in cui ristretti comitati scientifici si assumono l’onere diprogettare e seguire direttamente le pubblicazioni stesse.

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Mario Ricciardi

Friction Sociology

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via Quarto Negroni,

Ariccia (RM)()

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I edizione: ottobre

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Indice

Introduzione

Parte I

Capitolo ILa frontiera degli outsiders

.. Spettri, – .. Né proletari né capitalisti, – .. Prosumers eoutsiders, – ... Bricoleur vs Ingenieur, – ... Collaborazione vscooperazione, .

Capitolo IISocietà è comunicazione

.. Comunicazione e crisi economica, – .. La disfatta dei numeri, – .. Homo homini lupus e mondo alla rovescia, – .. Comunitàemozionali, – .. Il popolo degli outsiders, – .. Grandezza emiseria di Scienze(a) della comunicazione, .

Capitolo IIIFriction Sociology

.. L’opinione pubblica non esiste, – .. Capitalismo senza at-triti, – .. Lavorare comunicando, – .. Emancipazione del-la comunicazione, – .. Dalla mass communication alla mass self–communication, .

Capitolo IVPensiero del conflitto vs cultura conciliante

Premessa, – .. Le armi della critica, – .. Rude razza pagana, – ... Non da libro a libro, – .. Liberazione vs emancipazione, – ... Essere contro, – ... Il grande rifiuto, – .. L’intel-ligenza astratta: Enigma, – ... Il tragico e gli eroi silenziosi, – ... Computare e decifrare, – .. Una tradizione imperfetta:l’eredità di As We May Think, – .. I links sono rapporti sociali, .

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Indice

Capitolo VIl testo (non) è mobile

Premessa, – .. Il testo (non) è mobile perché ciò che è mobilenon è testo , – .. Il rapporto tecnologia–scrittura: da Platone agliipertesti , – .. Il testo di tutti, – .. Società digitale vs societàdel testo, – ... Ipertesti e testi, – ... As we may think, –.. Augmenting intellect, – .. Xanadu: Dream Intellect , .

Parte II

Capitolo IConvergenza tecnologica e creatività digitale

.. Lo scenario della convergenza digitale, – .. Convergenza negliattori e convergenza tra le tecnologie, – .. Il mutamento delleabitudini di consumo di film, – .. Gli users generated content, – .. Il mondo degli outsiders, – .. L’impatto della convergenzadigitale sulle professioni, – .. Attivo o passivo, .

Capitolo IIUna società a prova di catastrofe

.. La comunicazione salva il mondo, – .. L’utopia concretadi Wiener, – .. La società di internet: una nuova definizione disocietà, – .. Combattere l’entropia, .

Capitolo IIITempo e spazio nella società digitale

.. Emancipazione e liberazione, – .. America e Europa, –.. Le presse e la comunicazione, – .. Lo scambio comunicati-vo, – .. Essere anonimi essere liberi, .

Capitolo IVLe comunità virtuali e la fine della società testuale

.. Dalla società testuale ai mondi post–testuali, – .. La societàtestuale, – .. CMC, – ... Il computer e la rappresentazione, – ... IRC, – ... MUD, – ... Scrittura on–line e off–line, – ... Tribù in tempo reale, – .. La comunicazione è lacomunità, .

Bibliografia

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Introduzione

Premessa

Constitution du juin . Déclaration des droits de l’homme et ducitoyen

Le peuple français, convaincu que l’oubli et le mépris des droits naturels del’homme, sont les seules causes des malheurs du monde, a résolu d’exposerdans une déclaration solennelle, ces droits sacrés et inaliénables, afin quetous les citoyens pouvant comparer sans cesse les actes du gouvernementavec le but de toute institution sociale, ne se laissent jamais opprimer, avilirpar la tyrannie ; afin que le peuple ait toujours devant les yeux les bases de saliberté et de son bonheur ; le magistrat la règle de ses devoirs ; le législateurl’objet de sa mission. – En conséquence, il proclame, en présence de l’Etresuprême, la déclaration suivante des droits de l’homme et du citoyen.

Article . – Le but de la société est le bonheur commun. – Le gouvernementest institué pour garantir à l’homme la jouissance de ses droits naturels etimprescriptibles.Article . – Ces droits sont l’égalité, la liberté, la sûreté, la propriété.Article . – Tous les hommes sont égaux par la nature et devant la loi.

Questa è la Costituzione repubblicana del giugno , volutada Robespierre. Mai promulgata. La più libera di sempre, ma scrittada un dittatore e affogata in un bagno di sangue. Oggi il bene comunenon coincide col bene pubblico e non è lo scopo della società.

. Ordine e disordine

Questo libro raccoglie saggi pubblicati in rivista e saggi inediti. L’or-dine non segue la successione cronologica: gli ultimi nell’indice delvolume sono quelli scritti più indietro nel tempo.

Perché non seguire l’ordine cronologico?Perché noi oggi siamo ai limiti e, forse, oltre la mente alfabetica

(Havelock) e al di là del paradigma logico–sequenziale e quindi vivia-mo la crisi dell’ordine culturale garantito da quei fondamenti. Noi

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Introduzione

leggiamo il mondo (Blumemberg) in modo diverso tanto che alcunisostengono che il mondo (la realtà stessa) è diventato illeggibile edunque incomprensibile alla mente alfabetica. Per questo motivo,non avendo più armi per conoscere secondo la tradizione alfabetica,ci adattiamo a un mondo piatto, fatto di flussi senza tempo e senzaluogo, e paghiamo il prezzo di una irrisolvibile crisi di identità. Ab-biamo perduto capacità di previsione cioè di governo; nello stessotempo abbiamo delegato il potere di governare a classi dirigenti chestanno dimostrando tutta la loro incapacità e il loro totale disinteresseper il bene comune.

Siamo disarmati e impotenti.La sequenza dal più antico al più recente come garanzia di una

razionalità del mondo in cui viviamo non è più sufficiente. Lo spazioe il tempo della contemporaneità si sono enormemente dilatati fino acancellare ogni altro possibile orizzonte. La visione piatta del mondocancella il trauma, la consapevolezza cioè che l’essenziale e spesso ciòche determina la nostra esistenza, sfuggono al controllo “razionale”(la scoperta freudiana: “l’io non è padrone in casa propria”) mentreemergono violenza e disperazione generate da impulsi e forze latenti.È rimossa la scoperta fondamentale di Freud sulla funzione decisivadell’inconscio: «probabilmente il futuro stabilirà che l’importanzadella psicoanalisi come scienza dell’inconscio oltrepassa di gran lungala sua importanza terapeutica».

. Friction sociology

Rivendico l’attualità di una impostazione friction oriented in opposi-zione alla dominante cultura conciliante, dedicata a creare immaginirasserenanti e semplici. Questa cultura crea un’immagine piatta dellarealtà e vuole convincere tutti che questa, se non è la realtà miglioredi tutte, è l’unica possibile e quindi accettabile e sopportabile. Laconseguenza politica: il conflitto va dimenticato e rimosso perchésarebbe proprio della società del novecento, quella vecchia, superata,finita. È una manipolazione e un inganno. È sufficiente leggere i datisul terribile aumento delle disuguaglianze a livello globale e localee sui processi di accumulazione della ricchezza (la formazione delnuovo capitale finanziario) per capire che le cose non stanno così.

Il secondo motivo per cui ho scelto questa inversione, che nonrispetta le sequenze storiche, nasce dalla consapevolezza che il percor-

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Introduzione

so degli ultimi venti anni non potrebbe che essere letto in negativo:sono dominanti le occasioni mancate, le speranze disattese. L’ingiu-stizia e la povertà sono nuovamente al primo posto in parallelo auna nuova forma, rapace e spesso criminale, di accumulazione delcapitale.

Come rappresentare e come elaborare culturalmente un processoche fa parte della mia esperienza di vita e che non vorrei, oggi nel, leggere soltanto dal suo esito attuale, così negativo. Io credoche sia nostro compito, di ricercatori, individuare i processi reali enei processi reali le forze che si sono affermate e quelle che sonostate sconfitte; i movimenti visibili e quelli invisibili, le dinamicheinsomma e non soltanto registrare l’esito di quei processi.

Nel presente il nominare gli outsiders come popolo è la miaindicazione “critica” e di ricerca. Voglio dare un nome a processiche nascono da moltitudini, da insiemi, al tempo stesso, inediti einformi. Il loro carattere principale è rappresentato dall’essere dotatitecnologicamente e poveri culturalmente. Il popolo degli outsidersnon esiste attualmente, ma sta emergendo, è un movimento che puòliberarsi da queste catene e da questo stato di letargo. Un popoloancora fantasmatico e intermittente che può contrastare il processodi degradazione che ha trasformato le tecnologie di libertà in tecno-logie della comunicazione al servizio della corruzione, causa spessodi degradazione sociale e culturale.

. Comune e virtuale∗

Due capitoli di una delle prime ricerche sugli abitanti delle reti,riassumono il programma delle comunità virtuali: “decostructingthe bounderies/costructing the communities”: partecipare alla rico-struzione di ambienti comuni in sostituzione della sfera pubblicamoderna. Questa sostituzione non conflittuale e non violenta è ilmanifesto più esplicito del rifiuto della dimensione unitaria dellasfera pubblica così come si è consolidata attraverso i programmi diemancipazione e di rivoluzione tra il xix e il xx secolo. Storicamente,lo stato è decisivo nell’attuazione del welfare fondato su un pattotra generazioni. Dopo più di un ventennio (a partire dagli anni ’

. La frontiera degli outsiders∗ Le comunità virtuali e la fine della società testuale ().

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Introduzione

del secolo scorso) questo patto viene violentemente stracciato: allarottura di un ordine consegue l’affermazione del disordine.

A quale profondità economica sociale mentale (collettiva e in-dividuale) si colloca questa rottura quando le tecnologie della co-municazione si costituiscono come spazio sociale? Il cambiamentopiù profondo è forse un cambiamento di civiltà. Dobbiamo perciòriferirci a un processo paragonabile ai mutamenti di civilizzazioneoriginati dalla scrittura alfabetica e dalle forme di interiorizzazionedella scrittura e della lettura. L’alfabeto e la mente alfabetica sono sta-ti strumento per colonizzare il mondo come l’economia capitalistica,le guerre, gli stati. Le tecnologie della comunicazione, invece, de–colonializzano in primo luogo, indeboliscono il ruolo fondamentale,aggregante, dei luoghi fisici e delle classi sociali conseguenti.

Attraverso le tecnologie ipertestuali viene meno, a dimensioneglobale, il paradigma logico–sequenziale e il primato sociale dellaproduzione e il conflitto di classe. Né proletari né capitalisti sembral’esito finale di questo processo.

Riemergono antichi percorsi, per lungo tempo latenti, insieme acapacità sociali e individuali: l’oralità, la manualità; il saper fare primadel riflettere e del pensare. Si rivela la funzione attiva, costruttiva dellascrittura sul “tempo lungo” oltre l’economia capitalistica (Goody) eappare evidente lo stretto legame tra scrittura (mente alfabetica) efordismo (taylorismo) e società fordista. In antagonismo a questasocietà corporata, tipica del XIX e XX secolo si era affermata unanuova consapevolezza di “classe”, sintetizzata dallo slogan: “Wissenist Macht, Macht ist Wissen”

Sapere, conoscere, sono parte integrante di un programma “pro-gressista” in cui il diritto al lavoro e al miglioramento economico edi vita conseguente, non è disgiunto dalla conquista di una più altaqualità della vita sociale e culturale. Il mondo dei nuovi media spezzaquel legame progressivo e unitario, non fondandosi più su aggrega-zioni sociali, su movimenti organizzati di soggetti attivi nella società.Il programma universale di emancipazione è sconfitto. Le libertà dicomportamento scavalcano le regole della società civile. La privacy,la riservatezza, la tutela della propria privatezza sono indebolite in

. È il titolo di un discorso e poi di un opuscolo di Willhelm Liebknecht (–),segnala il cambiamento culturale del movimento operaio e della politica dell’internazionalesocialista: dalle rivendicazioni economiche alla competizione anche nel campo dell’istruzionee della cultura.

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Introduzione

nome dello scambio di informazioni(anche personali) che garantiscegratuità e accessibilità di risorse e collaborazione senza fine: questa èla promessa di Internet. Internet sembrò offrire le migliori possibilitàdi autoaffermazione: la comunicazione è la comunità.

. Convergenza e creatività∗

La convergenza tecnologica e la disponibilità plurima di risorse comu-nicative e mediali sono il segnale della possibile fusione tra produttorie consumatori: appare la figura del prosumer (Toffler). È un nuovoattore, costituito da milioni di esseri umani soli o da casa o associa-ti in forme diverse di comunità. Gli users generated online contentssono un vero e proprio esercito. Vengono descritti non come con-sumatori, anche consumatori evoluti, in mutamento continuo nelleabitudini e nelle loro funzioni tradizionali, ma come generatori dicontenuti, cioè produttori culturali. Gli UGC sono i protagonisti diun nuovo mercato. Il primo segnale è un aumento significativo dellaproduttività quale risultato dell’attività di soggetti non istituzionalie non professionali: i singoli producono di più delle imprese e deiprofessionisti, ma la loro produzione non genera valore se non inmisura infima rispetto ai professionals e alle imprese. Lo sguardoprevalente dei ricercatori su questo fenomeno è determinato dallafigura del consumatore massa: la dimensione quantitativa continuaa dominare anche nelle prospettive di successo delle nuove impresedigitali. Più consumatori più valore. È l’estrazione del valore checambia obbiettivo: si concentra sull’esperienza, sulle relazioni cheintrattengono i consumatori stessi: sono importanti l’anima i sen-timenti le relazioni affettive. È la finale degradazione dell’inizialefunzione dei media digitali orientata alla personalizzazione controi mass media. Una versione più mediatica e social è quella dei fans.Sono gruppi che autogiudicano il prodotto, sono comunità autopro-duttive e auto valutative. Se la ricerca più diffusa si concentra suifans e sulla figura del dilettante, la friction sociology guarda inveceal popolo degli outsiders perché i fans sono consumatori travestitie adattati alla società dei networks, sono consumatori medializzati.La sovrapposizione del fruitore di media al consumatore di mercigenera equivoci e non risponde all’anatema di Guy Debord:

∗ Convergenza tecnologica e creatività digitale ().

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Introduzione

Tutta la vita delle società nelle quali predominano le condizioni moder-ne di produzione si presenta come un’immensa accumulazione di spetta-coli. [. . . ] Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in unarappresentazione.

Il consumatore è lo spettatore falsamente attivo nei networks enei social media: «Più egli contempla, meno vive.

Inganno e apparenza possono essere trasformati in cultura col-laborativa favorendo la nascita di gruppi e di associazioni che siautopromuovono e insieme mettono in rete e mettono in pubblico,cioè in vetrina, le loro proposte e i loro prodotti. Jenkins con Culturaconvergente pensa di avere trovato un’alternativa all’opposizione irri-ducibile di Adorno, del risentimento intellettuale rispetto alla societàdi massa negli USA, quello che assume la musica e la sua fruizionecome emblema estremo della devastazione indotta dalla cultura mas-sificata, generata dall’industria culturale. Il capitalismo monopolisticosi esprime come predatore e colonizzare di ogni spazio possibile,comprese le sfere della privacy, della cultura, dello spirito.

Ma c’è anche un Adorno del ripensamento, che sfugge all’op-posizione tra consumatore senza vita e consumatore con anima eperciò rigenerabile, un Adorno che distingue tra industria e culturadi massa.

In queste due conferenze il no alla cultura di massa e il sì alla cul-tura industriale sono utilizzati per indicare che le posizioni espresseprecedentemente nel saggio sull’industria culturale non ipotizzanol’esistenza di una cultura popolare autentica, cioè prodotta dal “po-polo”, che “appartenga” al popolo. Si tratta di una cultura dominatadall’industria per il consumo delle masse (la quantità è il paradigmadominante di una forma “ridotta”) di industria che va a completarela totale colonizzazione della società e di ogni orizzonte possibileda parte di un sistema, quello capitalistico fondato sul monopolio.Il paradigma dominante è: «Tutto ha valore solo in quanto si puòscambiare, non in quanto è di per sé qualcosa» e più oltre: «L’in-dustria culturale consiste in servizi, L’industria culturale trapassa inpublic relations, in produzione di good will puro e semplice» e quindiporta a compimento l’impulso del capitalismo industriale all’asser-

. Résumé uber Kulturindustrie ().

. «La parola industria non è però da prendersi alla lettera: essa si riferisce alla standar-dizzazione della cosa stessa . . . e alla razionalizzazione delle tecniche di distribuzione; non alprocesso di produzione in senso stretto» (p. ).

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Introduzione

vimento totale della “sua” società. La reputazione può trasformarsiin inganno e in apparenza, essere solo inganno e apparenza. Il goodwill nella visione di Adorno è una funzione ancillare che la culturaasservita all’industria deve svolgere ma il good will può avere unadoppia faccia. Se il valore di reputazione non è soltanto meccanicaconseguenza della forza di un prodotto, della sua vendibilità, puòassumere un valore strategico sia per le fortune del prodotto stessosia per le nuove opportunità di creare valore dalle opinioni dallerelazioni dalle emozioni e dai sentimenti del consumatore. Doppiafaccia che assume, oggi, nella prospettiva degli outsiders, la forma diuna opportunità e di una speranza. È un percorso, non un dato! Unavia non senza rischi perché il campo delle opinioni può annullare ilvalore d’uso dell’oggetto trasformandolo ancora di più in un valoredi scambio che elimina ogni valutazione di merito per annegarlain forme di persuasione di cui la pubblicità e la promozione sonotuttora gli agenti fondamentali.

Good will, secondo le classiche definizioni della pubblicità, è at-tività immateriale a cui viene dato valore (economico, finanziario)per il vantaggio o la reputazione negli affari da parte dell’azienda chel’ha acquisita. È un valore che eccede il valore materiale della stessaazienda. Agire sulla reputazione significa da un lato aumentare ilvalore in sé del campo delle reputazioni e delle opinioni ma, storica-mente, significa piegare le opinioni all’interesse della valorizzazioneeconomica. Usando la terminologia di Max Weber, lo spirito (Geist)del capitalismo viene piegato agli interessi dei capitalisti singoli chenel tempo si trasformano da produttori in sfruttatori di apparenza, insfruttatori di concessioni dipendenti dal potere politico, in impresa-ri. È la definizione “sprezzante” di De Benedetti in un’intervista aproposito di Berlusconi. Berlusconi non è un imprenditore ma un im-presario dei media che sconfina nella politica e trasforma l’interesseprivato in un saccheggio del bene pubblico.

Oggi siamo di fronte a uno scenario in cui sono scomparsi sia icapitalisti sia i proletari.

. «Berlusconi non è un imprenditore ma un impresario, differenza fondamenta-le. Un bravissimo impresario, ma un pessimo imprenditore perché quando si è ci-mentato con il mercato ha fatto buchi colossali». Carlo De Benedetti risponde così auna domanda del pubblico nel dibattito che ha concluso a Dogliani il festival della tvin http://video.repubblica.it/edizione/torino/de-benedetti–berlusconi-e-un-impresario-non-un-imprenditore//.

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Introduzione

. Spettri e terrore

I saggi raccolti in questo volume (soprattutto nella seconda parte)rispecchiano una visione fin troppo ottimistica, legata a modellitipo “change is good (Wired)” o all’idea che si può andare “oltre”la realtà così come ci viene presentata quando ci affacciamo allasocietà.

Un esempio: storicamente il grande percorso delle tecnologiedi libertà prende le mosse dalla volontà di combattere perché non siripetano mai più, l’olocausto e Hiroshima e Nagasaki. Non si vuolecedere al ricatto della minaccia nucleare per ridurre all’obbedienza icittadini della terra.

In quel contesto Wiener ha svolto un ruolo coraggioso e inno-vativo, aprendo una nuova prospettiva in una società che dovevacambiare. in comune con Adorno o con Marcuse Wiener esprimevala volontà di non accettare la minaccia che costringeva tutti a abbassa-re il capo e a subire ogni ingiustizia e ogni sopruso. Alla teoria criticae al grande rifiuto (Marcuse) Wiener affianca, senza mai stabilireun punto di incontro, una visione della società che deve accettare ilruolo nuovo delle macchine, dell’informazione e delle tecnologiedi libertà senza illusioni ma senza cedimenti. Wiener preannuncia ilnuovo ruolo del cittadino nella società dell’informazione, un cittadi-no arricchito tecnologicamente ma non impoverito culturalmente:«Vivere in modo effettivo, significa vivere con una quantità adeguatadi informazione». Nella visione di Wiener, l’informazione non erasolo una stringa di bit da trasmettere o una successione di segnali cono senza significato, ma «la misura del grado di organizzazione di unsistema». Perciò la società «può essere compresa soltanto attraversolo studio dei messaggi e dei mezzi di comunicazione relativi ad essi;e [. . . ] nello sviluppo futuro di questi messaggi e mezzi di comunica-zione, i messaggi fra l’uomo e le macchine, fra le macchine e l’uomo,e fra macchine e macchine sono destinati ad avere una parte semprepiù importante».

L’utopia “dell’informazione” ha come contrappeso una visione eetica e cosmologica in cui non ci sono molte illusioni: queste speran-ze, questi valori morali, spesso in conflitto con la società del tempo,si collocano all’interno dei processi di entropia in cui l’umano deveregistrare il suo limite materiale: «noi possiamo riuscire a sistemarei nostri valori in modo tale che questo accidente temporaneo dellavita, e questo accidente ancor più effimero della vita umana, possa-

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Introduzione

no essere considerati come i valori fondamentali, nonostante il lorocarattere transitorio».

. . . Ma:

C’è una grande verità nell’immagine secondo cui noi siamo soltanto dei nau-fraghi su un pianeta, ormai condannato; ma anche nel naufragio la dignitàumana e i valori umani non periscono necessariamente ed è nostro dovere,quindi, salvaguardarli il più possibile. Saremo sommersi, ma facciamo checiò accada in un modo che noi possiamo considerare degno della nostraumanità.

Cancellare le radici che ci interrogano sul nostro destino e sullenostre speranze, è vile e stolto. La cultura conciliante ha rimosso,come minacce inaccettabili, le osservazioni di Freud sull’inconscio esul trauma e neutralizzato il drammatico conflitto di esperienza divita vissuta in Turing per annegare il suo pensiero innovativo in unameccanica ripetizione di dati e di bit.

Possiamo ormai vedere un percorso: internet e la sua utopia ori-ginaria nascono per rendere i cittadini liberi dal terrore globale chealla fine della seconda guerra mondiale è il Terrore nucleare sostenu-to da un’ideologia indirizzata al controllo di popoli e alla riduzionedel ruolo indipendente del cittadino. Oggi la minaccia è il Terroreambientale causato dalla logica sfrenata del profitto e del monopo-lio. Il monopolista non fa soltanto i suoi particolari interessi ma èquell’uomo del “particulare” che non vede nulla al di fuori di stesso.Un io realizzato solo nel profitto e nell’accumulo di denaro, che sidisinteressa degli umani che gli stanno intorno e della drammaticadegradazione dell’ambiente in cui vive.

Le tecnologie di rete, nate come strumenti per la libertà, sono at-tualmente strumenti essenziali e potenti di nuovi sistemi di sicurezza,di spionaggio, di guerra su scala globale. Le prove si sono verificateprincipalmente sotto l’ideologia dello “scontro di civiltà” e dell’espor-tazione (coatta) della democrazia. Oggi, spionaggio sicurezza rete eterrorismo sono abilitati anche a casa nostra.

Gli intellettuali possono essere cancellati, ma i popoli in formeimpreviste e violente riemergono costantemente. Oggi la figura dipopolo che esprime in modo drammatico sia minaccia sia dispera-zione è quella dei migranti. Sono un popolo di sfruttati diseredati,sradicati dalle loro terre dalle loro famiglie dai loro territori.

Per concludere e richiamare il titolo di questo paragrafo: spettri eterrore, utilizzo un esempio dal film Syriana ().

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Introduzione

Le prime immagini del film: spettri immersi nella nebbia, offu-scati da tempeste di sabbia e imprigionati in mezzi di trasporto che lideportano verso il lavoro coatto: sono i migranti di oggi.

Alla fine del film emergono due forme di terrorismo: il giovanekamikaze in missione suicida, uno degli spettri dell’inizio del film:non ha altra voce che lasciare il proprio video messaggio, ultimaaffermazione del vivente.

L’altro terrorismo, quello americano, che elimina il leader araboriformista con i droni, a distanza. osservano dai monitor a Washing-ton: “bersaglio distrutto” e gli umani “ostili” sono inceneriti e gliaffari in comune (petrolio. . . ) tra Usa e mondo arabo preservati.

Gli outsiders come popolo “possibile” sono dunque uno sguardoche nasce dall’osservazione, senza reticenze, del presente denuncian-do la peste emozionale diffusa, a cui non è estranea una cultura cheha voltato le spalle ai suoi grandi fondatori. Friction sociology si opponeperciò alla cultura conciliante e nello stesso tempo nutre la speranzache non si compia inevitabilmente ciò che Adorno dopo Freud hadescritto.

Freud nel Disagio della civiltà () sostiene che l’uomo primor-diale stava meglio, poiché ignorava qualsiasi restrizione pulsionale.In compenso la sua sicurezza di godere a lungo di tale felicità eramolto esigua; l’uomo civile ha barattato una parte delle sue possibilitàdi felicità per un po’ di sicurezza, ma nel tempo (in un secolo. . . ) lasicurezza è diventata lo strumento del dominio globale!

Questo baratto su scala globale tra felicità individuale( valoreirriducibile, non contendibile e non mercificabile) e sicurezza co-me potere globale sui corpi e sulle anime, ha effetti devastanti a talpunto da farci intravedere, troppo vicina nel tempo, la tragica situa-zione prevista da Wiener: naufraghi senza speranza in un universocondannato.

E se vogliamo aggiungere al pessimismo freudiano quello di ador-no siamo a un passo dalla realizzazione di uno stato di regressioneglobale. Freud aveva concentrato la sua attenzione sulle patologieindividuali, qui invece siamo giunti a una diffusa patologia di massa:la regressione degli individui a uno stadio infantilistico, senza speran-za di maturazione e indipendenza. Senza speranza di diventare maicittadini consapevoli:

Al polo opposto del feticismo della musica si compie un regresso dell’ascolto.L’attuale tipo di ascolto è quello di individui regrediti, inchiodati a uno stadio

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Introduzione

di sviluppo infantile. [. . . ] Ma essi non sono infantili, bensì infantilistici. . .Insieme con lo sport e col cinema, la musica di massa e il nuovo tipo

d’ascolto contribuiscono a rendere impossibile l’evasione dalla strutturainfantilistica: è una malattia a carattere permanente.

Né ci salvano o ci possono illudere big data o flussi infiniti di datirassicuranti.

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