La Signora in Giallo Rosso Novembre Dicembre 2007

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® ® www.lasignoraingiallorosso.it Anno III • n. 11 • Novembre-Dicembre 2007 • Rivista mensile • Distribuito gratuitamente • Aut. Trib. di Roma n. 113/2005 del 24/03/05 ERA UN IOCO QUANDO IL CALCIO QUANDO IL CALCIO ERA UN IOCO

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www.lasignoraingiallorosso.itAnno III • n. 11 • Novembre-Dicembre 2007 • Rivista mensile • Distribuito gratuitamente • Aut. Trib. di Roma n. 113/2005 del 24/03/05

ERA UN IOCO

QUANDO IL CALCIO QUANDO IL CALCIO

ERA UN IOCO

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L’EditorialeLa Signora in Giallorosso - novembre-dicembre 2007

Il resto conta poco o nulla!di Massimo Ruggeri

Quelli che hanno fatto grande la Roma negli anni Ottanta

bambini. Non ridono più. Cisono rimasti negli occhi enel cuore, quelli di Bergamo,nella tragica domenica che

Gabriele Sandri non potrà raccontare.Il viso triste, gli occhi amari, le lacrimea solcare quei volti di chi rappresentail nostro futuro. Erano allo stadio, ma-gari era la prima volta, c´era il Milan diKakà e Pirlo, il giorno dopo chissà cheavrebbero raccontato ai loro compagnidi scuola, lo stadio, la partita, il gol, icampioni, l´atmosfera, i canti, le curve:“grazie papà, questa domenica non ladimenticherò mai”. Nessun grazie.Avranno raccontato solo tristezza,odio, incidenti, la partita sospesa, nonsi gioca più, game over. Quella di uncalcio che è diventato tutto quello chenon dovrebbe mai diventare. Un calciosenza più futuro, perché continuandocosì si arriverà al giorno che quel pal-lone che ha acceso la fantasia di tuttinoi, non rotolerà più. Si fermerà, con-tro qualsiasi legge naturale, e non ci sa-rà campione in grado di farlo ripren-dere a rotolare. Perché non ci sarà piùnessuno a cui far vedere come è bra-vo a far rotolare quel pallone. Chi scri-ve, frequenta gli stadi da circa quattrodecenni. Tante volte si è parlato e te-muto che il pallone si fosse sgonfiato.Altrettante che così non si poteva an-dare avanti. Mai, però, ho visto e av-vertito come oggi, che del fascino del-lo stadio, del cuore che batte quando

sali le scalette di una curva o di unatribuna, della passione per un giocoformidabile, affascinante, mai uguale ase stesso, della consapevolezza che glialtri sono solo avversari da cui si puòpure perdere, in ogni caso capace diregalarti emozioni altrimenti perdute,non c´è quasi più traccia. GabrieleSandri aveva 28 anni e un sorrisod´amare. Una generazione, quella diGabriele, che forse è stata tra le ulti-me che ha avuto il papà che li ha por-tati la prima volta allo stadio, mano nel-la mano, il biglietto gelosamente custo-dito nella tasca dei pantaloni, risultato:una domenica indimenticabile. Gabrielesi innamorò subito. Amava la musica,ma la sua Lazio era sempre lì, prontoa qualsiasi sacrificio per seguirla e ti-farla, perché il tifoso è così, ha una pas-sione, la asseconda sino in fondo, delresto perché negarsela se si può?Gabriele amava la vita e il calcio, maiavrebbe voluto veder piangere queibambini a Bergamo, mai avrebbe volu-to che la sua città, la sua amata Roma,nella serata della sua tragica morte, in-torno a quello stadio Olimpico chetante volte lo aveva visto gioire edesultare, fosse teatro di tutto quelloche è stato teatro. Il calcio di Gabrieleè un altro, quello di quattro amici e viasi va a Milano a tifare. Questo è il cal-cio. Che voglio continuare a illudermisia il gioco più bello del mondo.

Aut. Trib. di Roma n. 113/2005 del 24/03/05Dir. Responsabile • Massimo Ruggeri

Finito di stampare 7 dicembre 2007Tiratura 5.000 copie

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di Piero Torri

I

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QUEL SORRISO CHE NON C’È PIÙ

QUEL SORRISO CHE NON C’È PIÙ

Sono aperte le iscrizioni per il prossimo K5, corso di comunicazione

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“La Signora in Giallorosso”

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UN COMMOSSO SILENZIO

ESPRIME MEGLIODI MILLE PAROLE

IL DOLORE PER LA TUASCOMPARSA.

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3La Signora in Giallorosso - novembre-dicembre 2007

ifficile parlare solo diRoma, della nostraRoma, quando, attorno, il

mondo del calcio è assediato daombre pesanti. La morte diGabriele Sandri è stato un trau-ma ulteriore che, dopo quantosuccesso a Catania poco menodi un anno fa, si inserisce in unacronaca attuale in cui l´elemen-to irrazionale sembra farla da pa-drone.Non voglio, nel breve spazio chemi è dato, inserirmi in un dibat-tito complesso e spesso inclinea grandi banalità, che, comunque,non imputo a nessuno: la verità,a volte, non può essere trasmes-sa in altro modo. Ma fare da ecoalla banalità, questo sì che sareb-be davvero insopportabile. Percui, preferisco soffermarmi a ri-flettere su quanto valga la penascansare da sé ogni senso di col-pa se non sentiamo diminuita lanostra passione di tifosi malgra-do la gravità degli eventi. Anzi, ènecessario che sia così. E, con lapassione, non può diminuire la fi-ducia in una progressiva restau-razione di scenari normali in cuinon ci sia più dato di vedere, co-me a Bergamo, volti atterriti dibimbi seduti sugli spalti a sgra-nare gli occhi su una gioia dram-maticamente sciupata. La Curva

Nord dell´Atalanta rimarrà vuo-ta sino a marzo. Peccato. Sarebbestato bello rendere possibile ilproposito del presidente Ruggerie farla abitare da altri bambiniche, idealmente, fronteggiasseroquelli spaventati della partita colMilan. Tant’è, parlare di pallonesarà la nostra difesa e la nostraarma.Al momento in cui scrivo sonogià due settimane che il campio-nato è fermo. Almeno per noi,visto il rinvio della partita colCagliari. Poi, c’è stata la pausaper la Nazionale, che ad alcuniha portato un po’ di sorriso. Io,a dirla tutta, ho provato moltofastidio a sentire colui che, alme-no in quella circostanza, avrebbedovuto essere il mio capitano di-chiarasi fortunato per il fatto dinon giocare in Italia. Una legge-rezza che Cannavaro ha certo il

diritto di pensare, ma non di co-municare ai microfoni.Perlomeno, non fin quando sifregia di quella fascia al braccio.Allora, non posso che aspettaredi rivedere in campo il mioCapitano vero, ma, a quanto mi dicono e temo, ancora con ilGenoa non sarà della partita. Ionon so se sia illusorio crederenello scudetto, ma so che, non-ostante molti passi falsi, insistia-mo a stare lì. Disertare l’emo-zione di questo sogno sarebbeperciò imperdonabile. Ritengo,però, che molte delle nostrechances dipendano dalla capaci-tà di arginare un allarme infor-tuni che quest’anno rischia di es-sere condizionante come rara-mente in passato. Per il resto, aparità di fortuna, so per certoche la sfida al vertice sapremomantenerla viva sino all’ultimo.

di Giuseppe ManfridiL’Eco del Filosofo

dedicato a Massimo Billi

L’Eco del Filosofo

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L’inchiesta

“Credo che gradualmente la polizia debba an-dare fuori dallo stadio, ma lo può fare sola-mente se vengono attribuiti più poteri agli ste-ward, che a loro volta devono essere dei pro-fessionisti”.Questo, attraverso le parole dell’ex prefetto diRoma, Achille Serra, l’intendimento delle istitu-zioni in merito al problema della violenza ne-gli stadi. Spartiacque essenziale, in tal senso,l’agghiacciante episodio dell’omicidio Raciti, l’i-spettore di polizia colpito a morte negli scon-tri che trasformarono in tragedia il derby delMassimino del 2 febbraio scorso tra Catania ePalermo.Inasprimento delle pene, e adozione di ulterio-ri misure preventive, le linee guida tracciate dal-le istituzioni politiche e sportive a seguito deltragico accadimento. In quest’ottica prendecorpo una figura del tutto inedita per il nostrocalcio, lo steward, presente invece da temposulle gradinate di gran parte degli stadid’Europa.Dal 19 agosto, quindi, ossia dall’inizio della nuo-va stagione agonistica, gli stadi italiani registra-no al loro interno la presenza di un nuovo cor-po addetto alla sicurezza, quello composto ap-punto da agenti privati, retribuiti dalle stessesocietà sportive che utilizzano gli impianti.Questo, secondo quanto recita il protocollod’intesa firmato al Viminale dal Ministrodell’Interno, Giuliano Amato, dal Presidente delConi, Giovanni Petrucci, e dal Presidente dellaFedercalcio, Giancarlo Abete. Agli steward vie-ne affidato il compito di vigilanza sulla sicurez-za negli stadi, e si lascia pertanto alle forze dipolizia il dovere di occuparsi di ciò che acca-de al di fuori degli impianti.

Stabilita la ripartizione dei ruoli, resta da chie-dersi in quale misura il nuovo organo di sor-veglianza possa essere considerato valido, oltreche utile. Uno steward ogni 250 spettatori, l’in-dicazione primaria stabilita dall’osservatoriosulle manifestazioni sportive: pertanto, il nume-ro degli agenti varia in misura direttamenteproporzionale al numero degli spettatori.Rapportandoci all’Olimpico, dunque, con le gra-dinate al completo, Roma e Lazio sono chia-mate ad impiegare circa 300 steward; il nume-ro scenderebbe a 120 unità se allo stadio sipresentassero, ad esempio, i soli abbonati gial-lorossi, circa 30.000.Ma, in cosa consiste effettivamente il lavoro de-gli steward? “Armati sì, ma soltanto di buonsenso”, la risposta, in sintesi, di GiancarloAbete.Nello specifico, comunque, sono 21 i punti cheregolamentano il comportamento degli agenti.Ecco i più importanti:“Non è compito degli steward verificare la sta-bilità degli impianti e il relativo piano antincen-dio; non spetta loro l’opera di pre-filtraggio o

ARRIVANO GLI STEWARDARRIVANO

GLI STEWARD

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di Marco Madeddu

di controllo all’ingresso dello stadio, che restadi competenza del corpo di polizia, così comeil controllo sugli striscioni; gli steward non pos-sono allontanare gli spettatori privi del taglian-do d’accesso, nè effettuare controlli d’identità”.Dunque, semplicemente, nessun compito d’a-zione, ma soltanto di vigilanza e segnalazione.Ma, al di là del ruolo affidato agli steward, co-s’è cambiato in effetti in termini di sicurezza? A guardare i dati pubblicati dal Viminale, abba-stanza: nel periodo che va dal 10 febbraio (pri-mo giorno di ripresa agonistica del dopo-Raciti)al 6 aprile 2007, la riduzione del numero degliepisodi di violenza appare notevole: rispetto al-lo stesso periodo del precedente campionato,si scopre, infatti, che i feriti sono sono dimi-nuiti complessivamente dell’83% (passando da37 a 6), del 93% tra le forze dell’ordine (da 58a 4), del 71% tra i civili (da 24 a 7). In disce-sa anche i dati sugli arrestati, che scendono da47 a 18 (-61,7%) e sui denunciati da 154 a 52(-66,2%). Dati che, secondo Amato, «restitui-scono al calcio l’immagine di sport e non diviolenza».Il conforto generato dai numeri, però, non èindice di un’avvenuta guarigione del sistema, mapiù semplicemente di un’azione fortemente co-ercitiva. Stretto nella morsa dei nuovi regola-menti, il gene della violenza appare semplice-mente soffocato, non certo eliminato:Campionato in corso: 2.a giornata, JonatanZebina indirizza uno schiaffo proprio a unodegli steward del Sant’Elia; 3.a giornata, in oc-

casione di Reggina-Roma, il Granillo diventateatro di un deprecabile lancio di bottiglie daparte del pubblico amaranto; tutto questomentre a Torino uno spettatore consegna al-le autorità l’autore del lancio di un petardo;4.a giornata, il derby tra Genoa-Sampdoria, ri-schia di non andare in scena per via delleaspre intemperanze che fanno da prologo al-la gara; 5.a giornata, uno striscione offensivocomparso al San Paolo in occasione di Napoli-Livorno, unito al perpetuato lancio di fumo-geni, spingono il Viminale a squalificare il cam-po degli azzurri per l’incontro con il Genoa;7.a giornata, le tifoserie di Fiorentina eJuventus si scontrano violentemente fuori dal-lo stadio Franchi, inibito al pubblico biancone-ro, mentre a Milano uno striscione di stamporazzista viene issato dal pubblico interista alcospetto di quello partenopeo; 8.a giornata: ilPrefetto di Roma, Carlo Mosca, decide di ri-servare la partita dell’Olimpico tra Roma eNapoli ai soli abbonati giallorossi, ma nel con-tempo, a Cagliari, D’Agostino rimane storditoda un petardo partito proprio dalla curva deisostenitori sardi.Insomma, la semplice opera di vigilanza sembranon bastare a risolvere il problema, e nello spe-cifico, lo steward, vestito dei soli abiti perlu-strativi, risulta essere probabilmente l’anello piùdebole nella catena di sicurezza predispostadallo Stato.

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ROMA CAPUT MUNDI

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Tra storia“settima puntata”

no dei periodi più difficili dellagloriosa storia di Roma è statosicuramente quello dell’anar-chia militare, nel quale l’Urbe

rischiò seriamente il disgregamento.La situazione cominciò a stabilizzarsi con ilsuccedersi al trono dei cosiddetti impera-tori illirici, così chiamati per le loro comu-ni origini balcaniche, dotati di solide quali-tà militari, anche se non di particolare ge-nialità politica. In particolare, Probo riuscìad ottenere diversi successi sul campo dibattaglia, nel tentativo di arginare la sem-pre più minacciosa pressione barbarica.Ben più ambiziosi furono i propositi diCaio Valerio Diocleziano (285 – 305), an-ch’egli appartenente alla serie degli impe-ratori illirici (essendo nato in Dalmazia),deciso non solo a difendere l’impero,bensì a riformare radicalmente le strut-ture e a bloccare con ogni mezzo il pro-cesso di disgregazione in corso. Divenutoimperatore, Diocleziano associa al pote-re un vecchio e fidato compagno d’armi,Massimiano, conferendo anche a lui il ti-tolo di ‘augusto’ e affidandogli il governodella parte occidentale dell’impero. Nel293 questa diarchia si trasforma in tetrar-chia: infatti i due augusti nominano duecesari, destinati a sostituirli quando essisi dimetteranno o moriranno.Durante l’anarchia militare, le popolazio-ni locali di molte regioni si erano orga-nizzate in regni separati, non solo per ilcampanilismo o per protesta controRoma, ma anche per difendersi più effi-cacemente e tempestivamente dagli at-tacchi dei barbari. Suddividendo l’imperoin quattro prefetture, Diocleziano acco-glie quanto c’era di valido nelle tenden-

ze regionali all’autonomia, ma nello stes-so tempo subordina tali tendenze alla su-periore esigenza di unità e disciplina.Diocleziano si batté anche per respingerele offensive dei barbari e reprimere ognitentativo di rottura dell’unità imperiale.Ma per condurre a buon fine queste im-prese, l’imperatore e i suoi colleghi do-vevano ovviamente disporre di esercitiforti e fidati, cosa che implicava la neces-sità di sobbarcarsi ingenti spese.Occorrevano all’uopo adeguate risorse fi-nanziarie, ottenibili solo mediante l’ina-sprimento delle imposte. Diocleziano vol-le però che la pressione fiscale fosseequamente distribuita e che quindi l’im-posta fondamentale sulla rendita agrico-la, detta iugatio, fosse stabilita non in ba-se alla sola estensione dei terreni, ma an-che tenendo conto della loro redditività.Le unità di misura usate dal fisco per sta-bilire l’entità dell’imposta erano i cosid-detti iuga (‘gioghi’) e ogni giogo era co-stituito da un appezzamento di terrenoche potesse essere lavorato da una per-sona e bastasse al suo sostentamento. Ungiogo in collina o di montagna adibito apascolo veniva perciò considerato equi-valente a un giogo assai più piccolo col-tivato intensivamente a olivo o vite.Per l’esatto calcolo delle imposte, specia-li funzionari procedevano ogni cinque an-ni all’accurato censimento dei sudditi edei terreni (catasto).Per facilitare il loro compito, Dioclezianovolle che i sudditi rimanessero in gene-rale bloccati nel luogo di nascita ed eser-citassero lo stesso mestiere dei padri: co-sì, invece di adeguare il censimento allamutevole realtà, si tentava paradossal-mente di costringere la realtà entro i li-miti del censimento.La vana pretesa che tutto potesse pie-garsi alla sua sovrana volontà ispirò an-che la politica di Diocleziano in campoeconomico e religioso. Per porre un fre-no alla continua crescita dei prezzi, eglipromulgo infatti nel 301 il famosoEdictum de pretiis, che stabiliva appun-to i prezzi massimi di un gran numerodi prezzi e servizi. Ma l’Editto, che purcomminava pene gravissime ai contrav-ventori, non ottenne affatto i risultatiprevisti: anzi le merci sottoposte a cal-

miere semplicemente sparirono dallacircolazione e furono vendute sottobanco a prezzi anche più elevati, poichéi venditori si facevano pagare anche il ri-schio cui si esponevano.Deciso sostenitore della teocrazia,Diocleziano non poteva ammettere néderoghe né dissensi in campo religioso e,pertanto, dopo avere duramente repres-so nel 296 la setta dei manichei, scatenònel 303 – 304 la persecuzione dei cristia-ni, colpevoli di non essersi piegati alle ‘sa-cre’ esigenze del regime. L’iniziativa eraperò destinata al più completo fallimen-to, perché il cristianesimo non suscitavapiù l’odio delle masse e si era ormai dif-fuso anche fra le classi elevate. I cristia-ni, a loro volta, sviluppando alcuni temipresenti nelle predicazioni di Paolo diTarso, si andavano conciliando con ilmondo romano e per esempio invocava-no la protezione di Dio sul capo dell’im-peratore. S’avvicinava insomma il momen-to in cui i cristiani avrebbero ottenutopiena libertà di culto.Nel 305, dopo vent’anni di regno,Diocleziano, tenendo fede a quanto eglistesso aveva a suo tempo stabilito, si riti-rò a vita privata e convinse il collegaMassimiano a fare altrettanto. I due cesa-ri, Costanzo Cloro e Galerio, furono pro-mossi al rango di augusti, ma il meccani-smo della tetrarchia ben presto mostròtutti i propri limiti. Già nel 306 infatti lelegioni stanziate in Britannia acclamaronoalla successione il figlio di Costanzo Cloro,Costantino, rilanciando così il principiodell’eredità dinastica. Tanto bastò per in-nescare nuove lotte di successione, duran-te le quali il potere fu disputato fra benquattro presunti augusti e cesari. NeppureDiocleziano, invocato come arbitro, potérisolvere la contesa né volle accettare laproposta di riprendere il potere.

Massimiliano Rossi

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7La Signora in Giallorosso - novembre-dicembre 2007

L’avventura di Nils Liedholm sul-la panchina della Roma comincianella stagione 1973/’74. Quellaera la Roma dei vari Picchio De

Sisti, Pierino Prati,“Kawasaki” Rocca, CiccioCordova e Santarini. Proprio in quel perio-do cominciavano ad affacciarsi tra i ‘grandi’due delle colonne portanti della squadrache proprio il ‘Barone’ portò alle luci del-la ribalta negli anni ’80: Agostino DiBartolomei e Bruno Conti. Dopo una pri-ma deludente stagione, il tecnico svedesesfiorò il miracolo nella successiva. Correval’anno 1974 e Liedholm accettò una cam-pagna acquisti in tono minore: unico arri-vo di rilievo fu il ritorno di Picchio De Sistiin giallorosso dopo l’esperienza fiorentina.Ecco il genio del Barone: un centrocamposenza gregari per costituire la tanto accla-mata ragnatela di passaggi. “Se teniamo lapalla per 90’ di certo non ci fanno gol”,una delle sue frasi storiche. Così quellaRoma, trascinata dal cervello di De Sisti edai gol di Pierino Prati, sfiorò l’impresa piaz-zandosi al terzo posto, dietro alla Juventustricolore ed al Napoli. Unica nota di rilie-vo del campionato ‘75/’76, la straordinariacontinuità di rendimento di FrancescoRocca, che si meritò la maglia azzurra. Nellastagione successiva la compagine gialloros-sa chiude al decimo posto ed il Baronecambia aria, tornando ad allenare il Milan.Passano due anni e le strade della Romae di Nils Liedholm tornano ad incrociarsi.Il presidente Dino Viola, dopo aver eredi-tato la società capitolina da Anzalone, è de-terminato a rinverdire gli antichi fasti e, co-me prima mossa, riporta il tecnico svede-se all’ombra del Colosseo. Dopo una sta-gione in sordina, nell’estate la dirigenza ac-contenta il Barone portando a Roma il re-gista basso che serviva per il suo gioco: ‘Il

Divino’ Paulo Roberto Falcao. Il campiona-to ‘80/’81 comincia sotto i migliori auspi-ci. La Lupa poteva contare su un organicodi assoluto valore: Di Bartolomei, Nela,Ancelotti, Pruzzo e Conti. A metà stagio-ne la Roma è campione d’inverno e, se nonfosse stato per un gol annullato ingiusta-mente a Turone nella sfida al vertice con-tro la Juventus a Torino, sarebbe stato tri-colore. Piccola consolazione, la conquistadella quarta Coppa Italia. Passa un altro an-no senza glorie e finalmente il Barone por-ta la corazzata giallorossa alla conquista delsecondo scudetto. Stagione 82’/’83. In esta-te il presidente Viola puntella il pacchettoarretrato con l’innesto di PietroVierchowod, lo ‘Zar’, centrale veloce di cuiLiedholm aveva bisogno per impostare l’al-chimia del ‘doppio libero’. Matura, quadra-ta in ogni reparto e tatticamente superio-re, la Roma marciò bene subito e ucciseletteralmente il campionato: dopo 41 annilo scudetto tornò nella Capitale. Nella sta-gione successiva il tecnico svedese è tenu-to ad affrontare una nuova sfida: per la pri-ma volta nella sua storia la squadra giallo-rossa partecipa alla Coppa dei Campioni.Obiettivo primario, la finalissima del tren-ta maggio, prevista per un eccezionale fa-vore del destino allo stadio Olimpico. Nellacampagna acquisti che precede l’inizio delcampionato la società capitolina fa unosforzo ulteriore per rendere ancora piùcompetitiva la squadra. Vengono ingaggiati,infatti, il centrocampista brasiliano Cerezoe l’attaccante Ciccio Graziani. Dopo esserarrivata seconda in campionato, cedendo ilpasso alla Juventus, e avendo superato insequenza Goteborg, CSKA Mosca, DinamoBerlino e Dundee in Europa, tra la Romae la coppa dalle ‘grandi orecchie’ c’è sola-mente il Liverpool di Ian Rush. La penulti-ma sera di maggio del 1984 l’Olimpico fada cornice a quella che doveva essere lapiù grande tra le opere d’arte. A strappa-re la tela, però, ci pensa Grobbelaar: BrunoConti e Ciccio Graziani fallirono il rigore,dopo che i tempi regolamentari erano ter-minati sull’1-1. Nessuno sa di preciso co-sa accadde nello spogliatoio nel dopo ga-ra; l’unica cosa certa è che l’armonia si in-crinò in maniera irreversibile ed il Baronetornò al Milan. Altri tre anni in sella alDiavolo e, nella stagione 1987/’88, NilsLiedholm si riaffaccia sui verdi prati di

Trigoria. Il presidente Dino Viola cerca dimettere a disposizione del tecnico svede-se una rosa competitiva facendo una cam-pagna acquisti di livello, composta da gio-catori di esperienza, come Collovati eManfredonia, e da giovani di buone speran-ze, come Desideri ma soprattutto RudiVoeller, il tedesco volante, proveniente dalWerder Brema. Il Barone riuscì a dare unasferzata più o meno positiva all’ambientee la Roma terminò il campionato al terzoposto, dietro al Milan che dettò legge dal-l’inizio alla fine ed al Napoli di Maradona,qualificandosi così per la Coppa Uefa. Il1988/’89 fu la stagione delle ‘bufale’; infat-ti vennero acquistati due brasiliani: un cen-travanti, Renato Portaluppi, ed un centro-campista, Andrade, portati a Roma comesalvatori della patria e rivelatisi, invece, duegiocatori mediocri. Oltre ad una campagnaacquisti fallimentare, un altro fattore aggra-vò la situazione dei lupacchiotti: la magiatra la Roma e Liedholm era finita. Infatti, icapitolini terminarono il campionato all’ot-tavo posto, uscirono dalla Coppa Uefa agliottavi di finale eliminati dalla DinamoDresda e salutarono anche la Coppa Italia,terminando la corsa alla seconda fase delgirone eliminatorio. L’ ultimo capitolo del-la favola Roma-Liedholm si consumò nel1997 quando, esonerato il bizzarro tecni-co argentino Carlos Bianchi, il presidenteSensi chiamò a traghettare la squadra finoal termine della stagione proprio colui checoprì di gloria i colori giallorossi: il Barone.

Gianmarco Fava

L

e leggenda

NILS LIEDHOLMNILS LIEDHOLM

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8 La Signora in Giallorosso - novembre-dicembre 2007

Un pensiero per il g

NILS LIEDHOLMNils Liedholm è nato a Valdemarsvik, in Svezia, l’ 8 ottobre 1922 ed è stato calciatore e allenatore di gran-dissima levatura. In Italia era stato soprannominato «Il barone» per la classe e lo stile inconfondibile.Dal 1942 al 1949 disputò sette stagioni nel campionato di calcio svedese, poi si trasferì in Italia nelle filadel Milan dove rimase fino al ritiro agonistico nel 1961, totalizzando 359 presenze e 81 gol. In maglia ros-sonera fu affiancato dai connazionali Gunnar Gren e Gunnar Nordahl, con cui formò il trio Gre-No-Li.Vinsequattro scudetti e due Coppe Latine. Con la nazionale svedese vinse la medaglia d'oro alle Olimpiadi del1948, e giunse secondo ai mondiali del 1958 in casa alle spalle del Brasile.

Dopo aver smesso di giocare a 39 anni, il Barone, nel 1963 divenne allenatore. Le squadre da lui allenate furono il Milan, ilVerona, il Monza, il Varese, la Fiorentina e la Roma. Da allenatore vinse due volte il campionato italiano di calcio, con il Milannel 1979 e con la Roma nel 1983. Dopo l'ultima stagione da allenatore nel 1996-1997, passò al giornalismo come commenta-tore sportivo. Negli ultimi anni Liedholm era proprietario di un'azienda vinicola a Cuccaro Monferrato. Quando decise di veni-re a giocare in Italia, una leggenda vuole che dicesse al padre «Tranquillo papà, un anno, massimo due e poi torno» . L’esperienzanel nostro Paese durò invece molto di più, tanto da rendere Nils Liedholm uno dei personaggi più amati e stimati della storiacalcistica italiana. Il tecnico si meritò anche la prima copertina dell'album "Calciatori Panini".

Ci hai fatto vedere il sole in un grigio pomeriggio genovese. Grazie.Paolo Minguzzi, tifoso della Roma

Il Barone ha distribuito emozioni nella mia vita. Lo ha fatto quando ero ragaz-zo, e quando poi sono cresciuto. Con lui ho realizzato un sogno e ne ho spar-tito un altro. Oggi per me il suo nome è andato a coniugarsi in una magica ri-ma con quello di Agostino.Giuseppe Manfridi, autore teatrale.

Ad andarsene è stato un grande della storia del calcio e del Milan: un campio-ne, un signore, un amico. Ricordo delle sue prestazioni senza un solo errore.Grazie Nils, per tutto quello che hai fatto per noi.Silvio Berlusconi, Presidente del Milan

Oggi piangiamo la scomparsa dell’uomo che ha portato una cultura, un mododi interpretare il calcio, la voglia di distinguersi attraverso la zona, lo spettaco-lo. La Roma degli anni Ottanta, la sua Roma, ha creato le basi per una cresci-ta decisiva e ha dettato l’impronta che ancora oggi porta la nostra squadra acercare i risultati secondo una logica che sposa un calcio positivo e spettaco-lare. Liedholm è nella storia del calcio e nella nostra storia per sempre. Franco Sensi, Presidente della Roma

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9La Signora in Giallorosso - novembre-dicembre 2007

L’intervista

grande Nils Liedholm

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Televisione

Barone, la tua ironia avrebbe esorcizzato il lutto che portiamo nel cuore da quandosei andato a ricomporre, su un verde prato di qualche galassia, il Gre-No-Li. Soltantoun memore sorriso, da vecchio amico e complice, posso dedicarti.Gianfranco Giubilo, giornalista

Al Milan hai regalato una stella. Ora sarà il cielo ad avere una stella in più.Mirko, tifoso del Milan

Ricordo quando da giovane facevo timidamente capolino nel mondo del giornalismo. E lui, gigantesca fi-gura, troppo grande anche solo per rivolgergli un rispettoso saluto, attento a non far mai pesare la suaposizione. In quel periodo Liedholm faceva parte della dirigenza romanista, ma con una dolcezza inna-ta si avvicinava anche a noi piccoli cronisti all'inizio, senza mai mostrare supponenza o distacco, conun'umanità così calda da intenerire. Ecco, il mio è un ricordo tenero, onorata di aver sfiorato il sorriso diun uomo che in punta di piedi muoveva la sua grandezza. Francesca Ferrazza, giornalista

Ora che guiderai la squadra di calcio del paradiso, ti chiedo un ultimo favore:la fascia di capitano dalla ancora una volta ad Agostino. Un tifoso della Roma

Non so dove sei, ma so che ci sei. Ciao, Maestro.Piero Torri, giornalista

Eri come un fratello maggiore per me. Il dolore per la tua scomparsa è allevia-to dai dolci ricordi della nostra profonda amicizia.Mario Maggi, il ‘mago di Busto Arsizio’

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Lunedi:dalle 23.30 alle 01.45

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10 La Signora in Giallorosso - novembre-dicembre 2007

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IL GIOCO DELLA ROMA

Spettacolare, scintillante, con automatismi spessoperfetti, a detta di molti tra i più belli in Europa,a detta di tutti il più bello in Italia: una deliziaper gli esteti e per gli amanti del calcio.

IL GIOCO DELLA ROMA

Bello ma non sempre vincente, troppo dispendio-so, poco accorto: una croce per i tifosi affetti dapatologie epatiche (chi ricorda le partite conEmpoli, Napoli e Juventus ne sa qualcosa).

a cura di M.R

di ROBERTO SAULLI

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“Rendere più democratica la Champions League”. Questo, nelle parole del presidente della Uefa,Michel Platini, l’intento delle riforme decise dal Comitato Esecutivo in merito alla più prestigiosa ma-nifestazione calcistica continentale. A partire dalla stagione 2009-2010 cambiano i criteri d’accessoalla competizione, vediamo come:Saranno 17 i club ammessi direttamente alla fase finale (non più 16): Italia, Inghilterra e Spagnaqualificano le prime 3 squadre dei rispettivi campionati; il quarto posto consentirà, invece, di dis-putare un turno preliminare con in palio 5 promozioni. I 10 posti rimanenti verranno assegnati tra-mite due nuovi criteri, che hanno come obiettivo quello di allargare la base dei partecipanti: ilprimo, prende in considerazione le squadre appartenenti ai campionati delle migliori 15 nazionidel ranking Uefa; il secondo, questa la novità più importante, consente l’accesso alle squadre vin-citrici dei campionati relativi alle nazioni che occupano dal 13.mo al 53.mo posto della gradua-toria continentale.Altra novità riguarda la finale, in programma al sabato. L’intento è quello di rendere lo spettaco-lo più fruibile alle famiglie e, conseguentemente, ai bambini. Tra le modifiche, anche quella di allar-gare i tempi del primo turno ad eliminazione diretta (ottavi di finale), da disputarsi non più nellospazio di due, bensì, di quattro settimane.Tramonta, infine, l’ipotesi di consentire l’accesso alle squadre vincitrici delle rispettive coppe na-zionali. “I tempi non sono ancora maturi”, il commento di Platini.Insieme alla Champions League cambia anche l’altra competizione con-tinentale, la Coppa Uefa. Abolito il primo turno ad eliminazione di-retta: il torneo coinvolgerà 48 squadre, divise in 12 gironi da 4; a pas-sare il turno saranno le prime due di ogni raggruppamento, alle qualisi aggiungeranno le 8 formazioni retrocesse dalla Champions League(la terza di ogni girone). Infine, turni ad eliminazione diretta. Scompareil torneo Intertoto.

CHAMPIONS LEAGUE,LA UEFA CAMBIA LE REGOLE

CHAMPIONS LEAGUE,LA UEFA CAMBIA LE REGOLE

TIPOLITOGRAFIA

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11La Signora in Giallorosso - novembre-dicembre 2007

Dietro le quintedi Gianmarco Fava

“Massimo ti devo dare una brutta noti-zia: ho la febbre alta e non credo di ri-uscire a rimettermi per venerdì”. Così,è cominciata l’epidemia che nell’ultimoperiodo ha falcidiato la redazione de ‘LaSignora in giallorosso’. Prima MarcoMadeddu, costretto ai box da un fortis-simo mal di gola, poi il sottoscritto, mes-so fuori causa da una forma virale, e, perultimo, anche il conduttore della tra-smissione, Massimo Ruggeri, colpito daun febbrone da cavallo. Naturalmente dime si può fare a meno, all’assenza diMarco, autore di servizi memorabili, sipuò sopperire con un azione corale, maMassimo, concetto quasi scontato, è l’u-nica pedina insostituibile del nostroscacchiere tattico ed è proprio per ilprincipio ‘The show must go on’ che,gioco forza, il nostro mentore ha stoi-camente condotto due puntate sotto in-filtrazioni di Tachipirina. Anche i nostriopinionisti, Piero Torri prima e FrancescaFerrazza poi, hanno ceduto di fronte al-lo strapotere del raffreddore.Massimiliano Rossi ed Adriano Serafini,luogotenenti del ‘Generale’ GianfrancoGiubilo, immuni da ogni tipo di indispo-

sizione ed armati di vaccini antinfluenza-li, si ergevano a baluardi di una rocca-forte che crollava sotto i colpi dei ba-cilli, issando gli stendardi della buona sa-lute. Il primo passando ore ed ore difronte al suo computer (sinistro mar-chingegno) per l’aggiornamento dei no-stri siti internet e per la stesura dellescalette tv; il secondo, invece, visionan-do pile di cassette e selezionando cen-tinaia di immagini atte alla preparazionedei servizi. I nostri uffici potevano esse-re paragonati ad un reparto di quaran-tena: scrivanie cosparse di fazzoletti, in-finite sequenze di colpi di tosse, voci ro-che e visi slavati, erano all’ordine delgiorno. Tutto è coinciso con il calo diforma della tanto amata compagine gial-lorossa (vedi Juventus, Fiorentina, Intere Napoli), quasi a sancire un’inconsciaunione calcistico-virale. Fortunatamente,come diceva qualcuno tanto tempo fa,la luna nera ha voltato il faccione, tor-nandosi ad occupare degli affari suoi odi qualcun altro, a noi poco importa; ecosì la banda-Spalletti è tornata a per-correre i Campi Elisi, superando in se-quenza Sporting Lisbona, Milan (in terra

straniera) ma soprattutto, la Lazio diDelio Rossi. Nella notte delle streghedurante la quale ogni più recondita pau-ra viene a galla, la Lupa ha fatto veniregli incubi ai cugini ed ha regalato al tec-nico biancoceleste una serata dal sapo-re poco gradevole ma che, forse, prefe-rirebbe pensare come uno scherzo dicattivo gusto. E così, sempre per il fa-moso connubio salutare che unisce lasquadra capitolina e la nostra redazione,anche gli infortunati de ‘La Signora ingiallorosso’ sono tornati ai loro posti dicombattimento (per modo di dire, vistii tempi) per cercare di soddisfare i bi-sogni del nostro amato pubblico, forserinfrancati dalle emozioni di un derby,forse per nostalgia dei corridoi di T9, oforse, molto più semplicemente, per tor-nare a svolgere il mestiere di cui siamoinnamorati e dal quale solo l’inarresta-bile avanzare di un battaglione influen-zale potrebbe distaccarci.

RispostepericolosePiero Torri non mettemai la cravatta perché:

Dopo cinque minuti che la indossa pre-senta gravi segni di strangolamento;

Se l’è giocate tutte ai cavalli;

Gli è passata la voglia dopo aver vi-sto quelle di Gianmarco Fava.

“”

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Lo studio de “La Signora in Giallorosso”

a cura di M.R

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arà una stagione di transizio-ne, non sappiamo dove pos-siamo arrivare”. Così rispose

Alberto De Rossi, tecnico dellaPrimavera, qualche giorno prima del-l’inizio del campionato, a chi gli chie-deva quali fossero gli obiettivi stagio-nali della propria squadra.Andando a leggere la rosa a disposi-

zione dell’allenatore romano, è impos-sibile non essere d’accordo con lui:gran parte dei ragazzi della Primaveradi quest’anno non ha mai giocato inquesta categoria, - molti provengonodagli Allievi - e i reduci della squadradell’anno scorso sono soltanto in sei:Bianchini, Della Penna, Falco, Delfino,Iannicello e Viviano. Non ci sono più,Pipolo, il portiere dello scudetto, Okakaaccasatosi a Modena in prestito per fa-re esperienza, Palermo finito al Rimininell’affare Barusso, Giacomini ora alCagliari, senza dimenticare Virga, Freddie Rosi, ragazzi l’anno scorso spessoconvocati da Spalletti in prima squadrae che ora giocano in B, i primi due nelGrosseto, mentre il terzo è stato ce-duto in prestito al Chievo.De Rossi avrà il difficile compito di as-semblare i vecchi con i nuovi cercan-do di costruire un gruppo che nei pros-simi due anni possa raggiungere obiet-tivi importanti. La qualità non manca, inqueste prime partite di campionato si

sono messi in luce tre ragazzi interes-santi: Bianchini attaccante forte fisica-mente molto abile nel gioco aereo, do-tato anche di una buona tecnica di ba-se, Erba centrocampista reinventato di-fensore centrale con ottimi risultati daDe Rossi, e Della Penna che è il veroe proprio faro di questa squadra.Se questo gruppo trova subito una

sua identità i Playoff possono essereun obiettivo raggiungibile visto che nelgirone C, (girone dove è stata inseri-ta la Roma), a parte Ascoli e Napolinon sembrano esserci squadre sullacarta nettamente più forti della com-pagine giallorossa.Dubbi su quali siano gli obiettivi sta-gionali non ce ne sono invece per gliAllievi e Giovanissimi Nazionali.Entrambe le squadre hanno le cartein regola per raggiungere le finali deicampionati delle loro categorie.Innanzitutto bisogna dire che rispettoalla stagione scorsa sono cambiati itecnici: a Stramaccioni, dopo la vitto-ria dello scudetto con i Giovanissimidello scorso anno, sono stati affidatigli Allievi, mentre i 93 sono allenati daCarboni, alla sua prima stagione nelsettore giovanile della Roma.Gli Allievi, inseriti nel gruppo I, hannocome principali avversarie per la vitto-ria del girone la Viterbese e la Lazio,mentre i Giovanissimi (gruppo H) se ladovranno vedere con la Cisco Roma,squadra attrezzata per arrivare lontano.In questa prima parte di campionatotre ragazzi degli Allievi meritano unacitazione particolare: sono Frascatore,Sini e Giansante. Il primo è un ester-no di centrocampo molto veloce eabile nei cross da fondo campo, il se-condo è il capitano della squadra, vie-ne schierato come difensore centralema è molto bravo negli inserimenti so-prattutto sulle palle inattive, mentreGiansante è un attaccante alla primastagione con la maglia della Roma ma

già capace di segnare una tripletta nel-la partita di esordio del campionatocon il Guidonia.I Giovanissimi nelle prime uscite sta-gionali hanno mostrato già un ottimoimpianto di gioco fatto di passaggi cor-ti e verticalizzazioni veloci, conEleuteri finalizzatore implacabile auto-re già di due triplette in campionato.Infine vanno menzionati gli Allievi e iGiovanissimi Coppa Lazio, guidati ri-spettivamente da Di Livio e Lana, duesquadre che possono ben figurare nelcampionato regionale dove sono in-scritte.Il compito dei due allenatori sarà dipreparare i ragazzi che hanno a dis-posizione per il prossimo anno quan-do affronteranno i campionati nazio-nali, senza comunque non ambire al ti-tolo di campioni del Lazio, che man-ca, soprattutto nella categoria Allievi,da tanti anni nella bacheca di Trigoria.

“S

di Fabrizio Cavalieri

12 La Signora in Giallorosso - novembre-dicembre 2007

PRIMAVERAGIALLOROSSAPRIMAVERA

GIALLOROSSA

Quelli de...

Okaka

Rosi Fulvio Bernardini

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Roma, Capitale dello Sport

13La Signora in Giallorosso - novembre-dicembre 2007

La rivincita dei “cosiddetti” sport minori nel panorama romano

Roma, Capitale dello Sportnon solo calcioa cura di Adriano Serafini

La M.Roma si fa bella e si prepara a dar battaglia per consolidare il primato in classifica conquista-to in questa prima parte della stagione. Nonostante il derby capitolino di calcio, in più di duemilasono accorsi al palazzetto di viale Tiziano per la gara con la Sisley Treviso. Prima sconfitta di misu-ra per gli uomini di Roberto Serniotti che avevano inanellato sette vittorie consecutive in altrettantegare di campionato. Lo straordinario lavoro della dirigenza nel mercato estivo, con l’arrivo di due fuo-riclasse assoluti come il serbo Miljkovic e il cubano Marshall, proietta la squadra verdenera versoobiettivi di primissimo livello, non solo in campionato ma anche in Europa. Per la sua prima seratainternazionale, infatti, la società ha scelto il palazzetto di Monterotondo per presentarsi con tutto l’or-ganico nella gara di ritorno della Coppa CEV, contro i finlandesi del Sampo Pielaveden, superati sen-za grandi problemi anche tra le mura amiche dopo il successo in terra scandinava. Anche se i nu-meri hanno valore relativo essendo all’inizio della stagione, possono essere estremamente utili quan-do si è in lizza per ricevere giusti riconoscimenti . E’ il caso di Gigi Mastrangelo, destinatario da par-te della Lega volley del premio di miglior “centrale” della stagione 2006-2007, almeno per la conti-nuità nel rendimento. Cosa che, tra l’altro, gli ha permesso di conservare il posto in Nazionale e diessere costantemente additato come atleta dal vero carattere e valore aggiunto assoluto per la for-mazione romana.

M.Roma Volley

Inizio di stagione in chiaroscuro per la Virtus Roma, in cerca degli giusti equilibri tattici e di spo-gliatoio creati nella stagione precedente da Jasmin Repesa. Il coach croato, dopo l’addio del leaderDejan Bodiroga, sta cercando di amalgamare gli ottimi nuovi innesti in un meccanismo rodato, lostesso che aveva portato la Lottomatica ad un soffio dalla finale scudetto nella passata stagione.In quella attuale, dopo tre sconfitte consecutive fra campionato ed Eurolega, la Virtus risorge alPalaverde, domando una Benetton in ripresa, e mostrando segnali di crescita già visibili nelle duegare europee contro Real Madrid e Panathinaikos. Il reintegrato Hawkins e l’apporto di un fuori-classe assoluto come Ray (ex Celtics Boston) potrebbero essere il valore aggiunto nella lotta nazio-nale contro la corazzata Siena interpretando allo stesso momento un ruolo di tutto rispetto inEuropa. La vittoria in terra trevigiana ha segnato inoltre il ritorno in panchina di coach Repesa,espulso durante il match casalingo perso contro Rieti. La Commissione Giudicante Nazionale, in par-ziale accoglimento del ricorso della squadra capitolina, ha ridotto l`inibizione irrogata, sembrata trop-po severa nel primo grado di giudizio.

Lottomatica Virtus Roma Basket

Conclusasi la compagine Mondiale, continua per il secondo anno consecutivo nella massima competizio-ne nazionale, il Super 10, l’avventura dell’Almaviva Rugby Capitolina. Gli ottimi risultati raggiunti nell’an-no dell’esordio tra i massimi professionisti, fanno pensare a molto più che a una permanenza passeg-gera. Contro Calvisano, nell’esordio stagionale, scende in campo una formazione determinata e per nul-la intimorita dell’avversario. La gara comincia con delle grosse disattenzioni difensive della squadra ro-mana, che passa subito in svantaggio di due mete. Il gioco e la determinazione, però, emergono con ilpassare dei minuti, spiazzando la formazione bresciana. Al primo vero test match, i ragazzi allenati daMascilletti non deludono le aspettative dimostrando maturità e personalità, e portano a casa i primi pun-ti imponendosi di misura per 24 a 23. Grande entusiasmo nell’affascinante cornice del centro sportivodi via Flaminia, dove i Soci Fondatori, i Senatori, i Dirigenti, lo Staff ed i Giocatori, si sono dati appun-tamento per festeggiare assieme l’inizio della nuova stagione. La serata è stata occasione per riunire levarie anime della Capitolina che, con il loro impegno, la loro professionalità e soprattutto con la loropassione, consentono la crescita e lo sviluppo della Capitolina stessa. Il presidente Claudio Tinari, ha poiconsegnato dei riconoscimenti ad alcuni membri della Comunità che si sono particolarmente distinti perla qualità del lavoro svolto, per i risultati ottenuti nella scorsa stagione e per la vicinanza e l’attacca-mento mostrato ai colori della società.

Almaviva Capitolina Rugby

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OSSERVATORIO NAZIONALE SULLE MANIFESTAZIONI SPORTIVE

14 La Signora in Giallorosso - novembre-dicembre 2007

l’Avvocato informa

OSSERVATORIO NAZIONALE SULLE MANIFESTAZIONI SPORTIVEIl drammatico susseguirsi di gravissimiepisodi di violenza verificatisi in occa-sione degli avvenimenti sportivi a par-tire dagli anni 70 e culminati con l’in-cendio di un treno speciale di tifosi sa-lernitani del 23 maggio 1999, in cuimuoiono 4 ragazzi, origina ufficialmen-te l’istituzione, su disposizione delCapo della Polizia, dell’OsservatorioNazionale sulle Manifestazioni Sportivecui vengono affidati compiti di coordi-namento centrale delle iniziative da at-tuare in occasione di incontri ritenutiparticolarmente a rischio.Dalla sua istituzione l’Osservatorio hasvolto attività di analisi (monitoraggioe studio del fenomeno della violenzae delle carenze strutturali degli im-pianti sportivi), attività propositiva(proposte normative, elaborazione didirettive, promozione di iniziative si-nergicamente coordinate con gli altrisoggetti interessati) e attività docu-mentali (rapporti annuali sull’anda-mento del fenomeno). Esso, inoltre,esamina le problematiche connessealle manifestazioni in programma edattribuisce i livelli di rischio delle ma-nifestazioni medesime; approva le li-nee guida del regolamento d'uso perla sicurezza degli impianti sportivi(art. 1-octies del DL n. 162/2005 con-vertito dalla L. n. 210/2005). Peraltroil DL n. 8/2007 convertito dalla L. n.41/2007 ha sancito che fino all'attua-zione degli interventi strutturali edorganizzativi richiesti dal DL n.28/2003, convertito dalla L. n. 88/2003- che prevede una serie di obblighi acarico delle società sportive per lamessa in sicurezza degli impianti - lepartite, negli stadi non a norma, sonosvolte in assenza di pubblico. Le de-terminazioni in proposito sono assun-te dal Prefetto competente per terri-torio, in conformità appunto alle indi-cazioni definite dall’Osservatorio.L'istituzione dell’Osservatorio è dun-que finalizzata a favorire la massima

interazione tra tutti i soggetti chiama-ti all'attuazione delle disposizioni edelle misure organizzative e di pre-venzione e contrasto della violenza inoccasione di manifestazioni sportive,opera nell'ambito del Dipartimentodella pubblica sicurezza, avvalendosidel Centro nazionale di informazionesulle manifestazioni sportive (CNIMS).La composizione dell’Osservatorio,che è un organo di consulenza tecni-co amministrativa del Ministro dell'in-terno, è particolarmente complessa,perché vi fanno parte forze dell'ordi-ne, istituzioni che rappresentano ilmondo del calcio (la Federcalcio, ilConi, la Lega professionisti e quelladei dilettanti), ma anche società chesi occupano di trasporti, comeTrenitalia. L'Osservatorio può inoltreessere integrato da rappresentanti dialtri soggetti pubblici e privati interes-sati a vario titolo alla prevenzione del-la violenza nelle competizioni sporti-ve: il rappresentante dell'organo di co-ordinamento nazionale delle tifoserieorganizzate dei club professionisti,l'Associazione nazionale comuni italia-ni (ANCI), il Comando generale del-la Guardia di finanza, l'Agenzia delleentrate, la Società italiana autori edi-tori (SIAE)L’Osservatorio valuta, dunque le parti-te attribuendo ad esse una “scala di ri-schio” che va da 0 a 3 (0-1-2-3). Il fat-tore rischio è valutato in base ad al-cuni parametri quali: l'impianto sporti-vo, i rapporti tra le tifoserie, i prece-

denti, l'importanza sportiva della gara.Così valutato il rischio di una deter-minata partita, l’Osservatorio “consi-glia” all’Organo competente (ovveroil Prefetto del luogo ove la manifesta-zione sportiva avrà luogo) di adotta-re adeguate prescrizioni che possonoandare dalla chiusura di un settoredello stadio, al divieto di diffusione evendita di biglietti attraverso i circui-ti telematici; dal divieto di cessionedel biglietto da parte dell’acquirentead altro tifoso, al divieto di venditacumulativa dei biglietti con conse-guente identificazione di ogni singoloacquirente.Il Prefetto da parte sua potrà adeguar-si ai suggerimenti dell’Osservatorio,ovvero disattenderli oppure ancoraadottare misure più restrittive. E’ que-st’ultimo il caso di Roma-Napoli. Perquell’incontro, infatti l’Osservatorio delViminale aveva invitato il Prefetto diRoma, dopo aver sentito il Questore,ad adottare provvedimenti interdettivicompreso il divieto di vendita dei ta-gliandi al di fuori della Capitale e del-la provincia, con la conseguente chiu-sura del settore ospiti. Il Prefetto diRoma Carlo Mosca, anche tenuto con-to delle specifiche informative relativea manifeste intenzioni di alcune frangedelle tifoserie di provocare incidenti inprossimità dello stadio ha deciso di fardisputare la partita Roma-Napoli con-sentendo ai soli abbonati dell' A.S.Roma di accedere agli spaltidell'Olimpico.

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