La Sensibilità della Forma

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Catalogo della mostra: Ciro Maddaluno. La Sensibilità della Forma.

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  • a Domenico

  • a cura diNunzio GiustozziDaniela Simoni

    Ciro Maddaluno

  • FERMOVilla Vitali20 luglio_12 agosto 2012

    Le Bagnanti

    MONTE VIDON CORRADOCentro Studi Osvaldo Licini (pgc)4 agosto_2 settembre 2012

    Il Paesaggio

    PORTO SANTELPIDIOVilla Baruchello15_29 settembre 2012

    Il Ritratto

    Ciro Maddaluno

    Gesti scritture, 1980

  • con la collaborazione di

    PROVINCIA DI FERMO

    COMUNE DI PORTO SANTELPIDIO

    CITT DI FERMO

    COMUNE DI MONTE VIDON CORRADO

    con il patrocinio di con il sostegno diMostra e catalogo a cura di Nunzio GiustozziDaniela Simoni

    SaggiGennaro AvanoNunzio GiustozziDaniela Simoni Sabrina Vallesi

    PoesieAlessandro CatFrancesco Scarabicchi

    Progetto grafico e impaginazione Monica Simoni

    Catalogo editodalla casa editriceEdizioni EphemeriaMacerata

    Stampa Fast Edit srlAcquaviva Picena (AP)

    2013 Ciro Maddaluno - Tutti i diritti riservati

  • Ciro Maddaluno

  • Introduzione 13

    LE BAGNANTI 21

    Inserire le cose nel mondo 23Nunzio Giustozzi

    340 41

    IL PAESAGGIO 53

    Il paesaggio interiore 55Gennaro Avano

    Il paesaggio come idea in fieri 61Daniela Simoni

    IL RITRATTO 81

    Il ritratto: riflessione su arte e realt 83Daniela Simoni

    Suono e segno, incontro e confronto 99Sabrina Vallesi

    Biografia 113

    Esposizioni 117

    SOMMARIO

  • Senza titolo, 1978

  • Non sa di s la luce che si posasui nomi delle cose, se le sfioraper un addio deterna spesa muta.

    Nel bagliore del vero unapparenzala piccola realt che le somiglia.Imita il gesto che nessuno vede,lo sceglie nel silenzio delle forme, voce dellombra che si fa discreta.

    Dove si ferma il vento la misuradellaria che saccosta ad ospitarelorlo di pietra, quella fune, il suonodelle parole che ardono nascoste,juta rappresa e madre al chiuso specchio,lo stelo di favilla, gabbia e graffio,il dono della musica che strazia,un numero che scivola, alfabeto, rete di trama, luna doro e niente.

    Che sa di s la luce che si fermaa contemplare il buio che la invade?Nulla del mondo che si fa dattorno,siepe di scene, stanze, tende, vele,bianco del senso, scia, onda che muta.

    Il fiore che si ostina aperto al cieload un di pi di chiaro si congeda,se la belt del fuoco lo rapisce,nel tumulto dei segni, nella curadi calchi e tavole, di nodi e tele immote.

    C un sonno grato alleterno risveglio,come il gelo al torrido sole,come la polvere, certa del futuro.

    Francesco Scarabicchi

    [] come una facella messa allariainquieta che ondeggia

    Giacomo Leopardi

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    Larte per Ciro Maddaluno unesperienza totalizzante, coincide con il suo essere nel mondo, indaga la complessit del fenomeno artistico, le leggi che regolano il microcosmo dellopera, metafora della realt, sia essa unincisione, uno schizzo o un dipinto, una scultura o uninstallazione.

    La matrice concettuale della sua ricerca focalizza lattenzione sul tema del limite inteso come sottile confine tra azione e rappresentazione, tra creazione e fruizione; il luogo dellopera viene misurato, interiorizzato, sfondato attraverso inedite prospettive, frammentato da riflessi di specchi, deformato da anamorfosi.

    Numi tutelari per Maddaluno sono stati fin dagli esordi Czanne e Matisse: il fil rouge che lega tutte le sue esperienze artistiche la sensibilit della forma come esito di una intensa, profonda elaborazione del dato reale. Pietra, marmo, bronzo, acciaio, vetro, legno, corda: la materia viene forgiata esaltandone i valori espressivi, secondo criteri di ritmo e modularit, conseguendo una mirabile sintesi. Questo libro documenta il progetto espositivo attivato nel corso dellestate 2012 nel territorio fermano e articolato in tre sedi, ciascuna dedicata ad uno dei generi o temi della tradizione artistica rivisitati da Maddaluno.

    Nella mostra di Villa Vitali a Fermo stata esposta per la prima volta linstallazione Le bagnanti di ispirazione evidentemente czanniana, dedicata allo studio del rapporto tra corpo umano e natura, al concetto di luogo dellopera inteso come altrove.

    Nellesposizione al Centro Studi Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado il genere approfondito stato Il paesaggio, interpretato non come spazio naturale ma come luogo mentale, sintetizzato in volumi di purezza pierfrancescana.

    INTRODUZIONE

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    La natura morta, 1994

  • A Villa Baruchello, nella mostra tenutasi nel contesto della rassegna Settembre Incontri di Porto SantElpidio il tema portante stato quello del Ritratto, riflessione di ampio respiro sul mutamento dellestetica artistica nel tempo, dalla mimesi greca alla rappresentazione prospettica rinascimentale, allastrazione novecentesca. Ne scaturita unantologica che attraversa cinque decenni di attivit artistica caratterizzata da unincredibile, rabdomantica, inesauribile capacit di comprendere a fondo la contemporaneit e di anticipare i tempi.

    Il racconto delle tre mostre si compone attraverso i testi critici dei curatori Nunzio Giustozzi e Daniela Simoni, di Gennaro Avano e di Sabrina Vallesi ma soprattutto grazie alle intense, incisive fotografie scattate da Daniele Maurizi nel corso dellallestimento: immagini che colgono lartista durante latto creativo, che svelano lepifania dellopera darte o che ne fissano in modo mirabile la parvenza. Anche Claudio Marcozzi presente in catalogo con due suggestivi scatti. Illuminanti sono le poesie di Alessandro Cat e Francesco Scarabicchi dedicate allarte di Maddaluno. Coerentemente con la sua concezione artistica legata alla fusione delle arti il catalogo comprende dunque diversi linguaggi: quello concettuale delle sue opere, la fotografia, la poesia, la musica.

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    Luce (dallinstallazione Ierofania), 1988

  • FermoVilla Vitali

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    A proposito del luogo dellopera, in un bel libro del 1986 dal titolo emblematico Il quadro che mi manca, Giorgio Soavi racconta dellincontro di Beckett e Giacometti nellallestimento parigino di Aspettando Godot.Ci doveva essere solo un albero. Un albero e la luna. Siamo stati l tutta la notte, con quellalbero di gesso, a togliere, ad abbassare, a fare i rami pi sottili. Non andava mai bene, per nessuno dei due. E uno diceva sempre allaltro: Forse. Passa il tempo. Nessuno in sala, o sul palcoscenico, osa fiatare. Quando Giacometti si alza, ha deciso. Attraversa il teatro, sale su un praticabile e guardando da vicino il proprio albero comincia a togliere un rametto dopo laltro. Ogni tanto si ferma e grida a Beckett, seduto laggi nel buio della sala:Giacometti - Adesso va meglio, no?Beckett - perfetto. Adesso va proprio bene.Giacometti - Un momento ancora. Aspetta... E cos?Beckett - Be, cos perfetto.Giacometti - Aspetta... Ecco.Quando Giacometti fu soddisfatto, dellalbero era rimasto solo lesile tronco. Dalla platea, dove i due si ritrovarono a fumare insieme, si vedeva una sola cosa striminzita e storta, una specie di niente della natura che a loro sembr lideale.

    Il dialogo asciutto tra i due maestri del Novecento sembra evocare il processo che ha condotto Ciro Maddaluno alla moderna ricerca dellessenziale, a una progressiva sottrazione dei segni per cui il levare e il restituire allinvisibile diventano unesigenza pressante, in una societ piena di artifici, di realt effimere, di semeiotiche multiple. Si tratta di una scelta etica dettata dallhorror pleni, da un disdoro della saturazione contemporanea che non coinvolge solo le forme e i contenuti concettuali dellopera ma la sua stessa esistenza materiale.

    Lispirazione si invera al confronto con un uomo di un altro secolo, modesto, semplice, e tuttavia capace di opere destinate a sconvolgere il corso dellarte. Ciro Maddaluno condivide da una vita con Czanne limpulso ossessivo che occupa lo spirito e il desiderio della creazione e individua nelle variazioni su motivi simili la possibilit di scoprire evoluzioni, rimandi e riflessi al fine di cogliere quellarmonia tra numerosi rapporti che il fine ultimo della sua poetica.

    INSERIRE LE COSE NEL MONDONunzio Giustozzi

    Non necessario che unopera abbia molti elementi da osservare, confrontare, analizzare uno per uno.Ci che conta la cosa nel suo insieme, con le sue caratteristiche.

    Le cose pi importanti sono sole, e sono pi intense, chiare e potenti.

    Donald Judd, Specific Objects, 1965

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    Nellardimento delle Bagnanti, in una sola immagine il pittore del silenzio racchiudeva le volont architettoniche di struttura con le sensazioni di luce e di colore, labbandono dellemozione con la regola del pensiero, lacutezza limpida dellocchio con la complicazione oscura del cervello. Come per il maestro provenzale Bagnanti diventava una dizione convenzionale, quasi una copertura per significare figure nel paesaggio, lunione, e possibilmente la fusione, tra due entit primarie, uomo e natura, cos per Maddaluno, parallelamente, ha senso dar forma al valore originario, cosmico del nudo cambiando il tempo, opponendo la durata dellimmanenza alla fugacit dellimpressione. Per arrivare a questo punto Czanne ha dovuto distruggere il linguaggio; deformare lo spazio; costruire volumi indifferenziati di tronchi, rami, braccia, gambe; far riflettere il verde sui ventri e lincarnato sui prati; avvolgere ogni cosa in unaria che circola e gira attorno ai corpi, si insinua tra le fronde, si perde nelle lontananze; rendere tutto vibrante e tutto immobile, come leggiamo negli scritti di Roberto Tassi.Sotto un cielo nuvoloso graffiato sulla superficie grezza delle pareti di Villa Vitali, le moderne, ermetiche Bagnanti di Maddaluno, quali tralicci scomposti, assumono un aggetto ambientale che immerge il riguardante in una totalit epifanica. Elementi in vetro, in parte specchiato, in parte trasparente, formano londa piatta, qualche metro quadrato di mare, di lago o di fiume, dolce o salato, su cui versano leggeri tubolari di metallo come semplici veicoli luminosi e dinamici, cavit spaziali in una natura artificiale. Si respira anche unatmosfera di raccoglimento nellimpossibile quiete, cadenzata e irretita com in geometrie quadre capaci di evocare, nello specchio/riflesso, una frantumazione dellimmagine di matrice picassiana.

    In questa installazione Maddaluno va dunque oltre ogni portato del Minimalismo nellambito del quale le opere, prodotte a livello industriale o realizzate da operai specializzati in base alle istruzioni dellartista, non alludevano a nientaltro che alla loro presenza concreta o alla loro esistenza nel mondo fisico. Altre volte lautore sembra invece condividerne i fondamenti per superarli: la prevalenza della scultura in genere costituita da forme geometriche singole, variate, ripetute e scomposte in una sequenza modulare pi o meno bilanciata; lesclusione del superfluo nella riduzione estetica oggettuale; il rifiuto del piedistallo dellarte antica tanto che il solido cubo diventa esso stesso parte della creazione; la posa delle opere direttamente a terra o a muro in

    Le bagnanti, 1979

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    installazioni che mostrano larea espositiva come un luogo reale, rendendo il pubblico consapevole del suo movimento attraverso uno spazio specifico.Cos nella limonaia di Villa Baruchello stele totemiche fatte di bronzo, marmo, pietra, gesso e disposte con un ritmo modulare invitano il riguardante a inusuali esperienze percettive, ponendosi in stretta relazione con lambiente che le accoglie, in un dialogo ulteriore tra artefatto e natura, e presentando, pur nellomogeneit della forma, una gamma espressiva di caratteristiche cromatiche, luministiche, tattili, plastiche differenti non solo in superficie.Lo scopo di questo processo risiede forse nellaffermazione di una ritrovata soggettivit al di l di ogni visione contemplativa, verso un dissimile, pi complesso, individuale - ma anche perch no collettivo - godimento estetico in aggiunta allimpatto immediato, per riuscire a cogliere un pi alto ordine ideale nella radicalizzazione delle modalit rappresentative. Per un recupero dellartigianalit del fare artistico nellaccurata scelta dei materiali che nel loro colore e nella loro sostanza tornano a essere referenziali di sensazioni profonde secondo le loro propriet naturali, svelandone la pi intima costruzione organica e simbolica.

    Anche i paesaggi di Ciro Maddaluno lasciano respirare la natura ricreata recuperando spazi al vuoto e al silenzio, favorendo lattitudine alla contemplazione non solo di ci che c ma anche di ci che manca o che in unaltra combinazione di spazio e di tempo potrebbe darsi; si riappropriano del sostrato mitico, dei segni simbolici, della profondit storica del loro essere territorio-tempo oltre che territorio-spazio.Larte paesistica di Ciro Maddaluno nel campo delle forze latenti vuole costruire con i vuoti come con i pieni, il visibile e linvisibile, in cui il levare deve essere inteso in termini musicali coincidendo con il tempo debole della battuta che anticipa o segue il battere in un gesto ad animare il ritmo di unopera.

    Il gesto sempre alla base della ricca e pi recente produzione grafica dellartista. Il disegno in Ciro Maddaluno va inteso in un duplice significato: come segno in s e come progetto, prefigurazione concettuale in una dinamica pro-creativa con una valenza che le carte mantengono intrinsecamente e per il concepimento dellopera. Il disegno ne lanima perch ne determina la misura, un po come il montaggio nel cinema. Linquadratura un battito di palpebra, il montaggio il battito del cuore affermava Godard. ci che d vita, cadenza e struttura allimmagine.

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    Per Maddaluno il disegno innanzitutto un incessante dialogo che lartista attiva con se stesso, risponde al suo bisogno di materializzare subito un pensiero in ogni situazione, dandogli una forma nella concretezza, verificandone pi volte la consistenza. Il primo atto che si desidera compiere mettere lidea sulla carta, perch si appalesi attraverso il segno in unintensa immediatezza che si carica di energia straordinaria, e per creare le atmosfere in cui si deve immergere. Il disegno non diventa cos mai eccessivamente illustrativo a scapito della sua densit inventiva. lo strumento che serve a materializzare lidea e il suo contesto, deve possedere la capacit di prefigurare il luogo dellopera che si deve poi ritrovare in un progetto anche molto grande come uninstallazione, unarchitettura prima di giovarsi felicemente della modellazione virtuale.Il dialogo tra il pensiero che si forma e il segno che si materializza sul foglio scaturisce spontaneamente, frutto dellintelligenza che si trasferisce dalla dimensione razionale a quella intuitiva e precipita nella mano, creando un rapporto diretto, dove intervengono lo sbaglio, la riconfigurazione, laggiustamento, il coinvolgimento dello spazio. Ecco il vantaggio del disegno a mano rispetto alla grafica digitale: limmediatezza tra pensiero e mano che interpreta, la capacit di trasformare il segno e il colore in vibrazione musicale, scrittura, profumo. Implica la tolleranza e persino lo sfruttamento dellerrore, di cui si conservano le tracce, che a loro volta divengono parte del risultato finale. Per il suo carattere sorgivo, il disegno, come la grafia, tra i pi affidabili rivelatori dellidentit di un artista e di un uomo: non c niente che testimoni in modo cos netto la singolarit dellessere. ci che ci distingue, come una sorta di impronta digitale involontaria: non ci sono due modi uguali di disegnare quindi nelluniverso della serialit, della standardizzazione e dellomogeneizzazione, i disegni, come le stampe di Ciro Maddaluno ci preservano lunicit della sua presenza e della sua particolare esperienza.

    Le raffinate geometrie in ferro brunito, che Daniela Simoni ha felicemente definito enigmatici spartiti musicali, sono i pi riusciti esercizi di squadratura dello spazio in un foglio, una sorta di materializzazione metallica del disegno, derivante da unincessante calibratura di ipotesi di progetto fermate sulla carta. Eppure anche in tanto rigore geometrico Maddaluno sempre pi incline alla fantasia, al segno ambiguo e allapparizione visionaria delle forme, ereditando da Calder e Giacometti il concetto di una scultura allo statuto di dispositivo, a una relazione fra soggetti ed elementi talvolta mobili, a un equilibrio tra pieni e vuoti, tra il segno e lo spazio, di una straordinaria levit. Nelle Geometrie lorganizzazione, la variet spaziale dissuadono

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    Maddaluno dallimprimere ai ferri un dinamismo e lartista cos si eleva sul piano di una sospensione immota, quasi metafisica, che ambisce a trasportare queste apparizioni fuori dal tempo della visione grafica. Ogni forma geometrica viene infatti a lungo studiata per poi isolarla su un irrelato piano ortogonale, investito di unassoluta luce che proietta delle ombre nette. Questo spazio inquieto, come lo chiamava Paolo Fossati, questi segni nellaria ricordano le linee al fil di ferro di Fausto Melotti capace di rendere la materia trasparente essenziale allopera, come le regole della composizione musicale. Le cesure orizzontali e verticali che modulano limpianto di questi pentagrammi plastici possono evocare le stanghette che racchiudono i valori di una battuta, unattitudine di ripartire lo spazio in sostanze ontologicamente differenti: dentro/fuori, pieno/vuoto, figura/sfondo, melodia/contrappunto. In questa estensione fisica dimora per anche uninconfondibile vena poetica nella scelta fra le potenzialmente infinite combinazioni di parti armonizzabili in divine proporzioni, di barre finanche oblique, di formule in tralice. In un equilibrio instabile, come nella musica jazz: una volta che il tema fissato, quello che succede tra una linea e laltra, tra una nota e laltra pu essere variabile, diverso a ogni fruizione. Questo lintendimento, declinato tridimensionalmente, nellordito della serie di Geometrie, percettibili in ogni senso come disegni solidi a fender laria, e ambigui, visibili da sotto e da sopra, da destra o da sinistra ma mai insieme.La linea, sia essa disegnata o scolpita in filo metallico - ma modulando non modellando - lo strumento pi efficace per comunicare uninformazione visiva ma anche per registrare una formula strutturale trovata dallartista. Nellestrema stilizzazione la linea solida e al contempo minima diventa opera solo per il fatto di essere visibile, a mezzaria, come unepifania, mutevole con il muoversi dellosservatore in prospettive rovesciate e inverse. in definitiva unaccurata ricerca dellarmonia in una scansione ritmica e contrappuntistica quella rintracciabile nellinvenzione plastica di Maddaluno perch nel bel disegno la linea, come unanima, palpita di indecisioni, di certezze, di voluti inganni (Fausto Melotti).

    Senza titolo, 1978

  • 34

    Dimensione, 1978

  • 37

    Senza titolo, 1978

  • Orfeo, 1985

  • Zefiro, 1988

  • ... ora cerco di parlare della bellezza delle figure, non come potrebbero

    intenderla i pi, per esempio, come bellezza di esseri viventi o di pitture,

    ma ... intendo qualcosa di rettilineo e di circolare, e le figure piane e

    solide che se ne generano per mezzo di compassi, righe e squadre...

    Infatti, affermo che queste figure sono belle non in senso relativo, come

    le altre, ma sono sempre belle in se stesse, per natura...

    Platone, Filebo, 51 C

    340

    43

    340, 2010

  • 340, 2010

  • Forme, 2008

  • Citt, 2009

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  • Fermo Vil la Vital i

    Ciro Maddaluno

  • Monte Vidon CorradoCentro Studi Osvaldo Licini

  • Paesaggio, 1990

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    Il concetto di paesaggio, nel mondo contemporaneo, idea prima che luogo fisico.

    Idea che precede la possibile realt e luogo mentale che anticipa il terreno dellazione e del vissuto umano. Una costituzione concettuale che lo rende ente spettante alla filosofia teoretica.

    Proprio in quanto idea esso rende possibile decidere i tratti e le forme che dovr assumere e che, forse, si tradurranno in realt. Il paesaggio dunque rappresentazione esclusiva delluomo che lo determina concettualmente; non v paesaggio senza idea di paesaggio.

    Nella logica di un paesaggio interiore, pensato e, perci, concettuale, Maddaluno modifica il suo disporsi in direzione centripeta, liberandosi dai vincoli dellambiente per agire nellambiente interiore, in un esercizio di profonda impronta esistenziale.

    Gi nellanticipazione di una potenziale azione sul reale, prevedendo e ordinando i volumi, ancora oggetti del pensiero, ha luogo il suo paesaggio, che tale prima di una possibile traduzione progettuale e prima della scelta della sua sostanza materiale.

    Scegliendo i tratti di un paesaggio interiore lartista organizza se stesso predisponendosi al progetto, senza necessariamente pervenire al progetto, poich il processo stesso ad essere rappresentato come suscettibile di senso estetico. Esso rappresenta dunque il processo progettuale quale oggetto pregno di pienezza creativa. Il progetto indica un desiderio da trasformare in realt, la rappresentazione del processo progettuale indica la qualit artistica del pensiero creativo, un soffermarsi sullatto della deliberazione in un momento e in un luogo senza tempo.

    IL PAESAGGIO INTERIOREGennaro Avano

  • Percorso dal pensiero carsico dellartista il paesaggio rappresentato, estratto dalle viscere del pensiero, viene continuamente modificandosi, leracliteo panta rei, lo scorrere del fiume dellesistenza. Il paesaggio di Maddaluno dunque una propaggine mentale dellartista, egli artefice non contaminato da una possibile relazione con la natura, il suo un prodotto della libert del pensiero dalla materia e, pertanto, non dominato da vincoli e canoni; come per Friedrich questo atto contemplativo una riflessione sullimmanenza dello spirito assoluto.

    Parliamo dunque di una libert kantiana che si pone come differenza dalla natura, da un effetto naturale, in quanto opera del pensiero. Questo viaggio verso linteriore ha lo scopo di condurci allessenza delle cose, unascensione verso la realt al di l dellapparenza e, proprio come in Friedrich, questa ricerca non ammette la sola trasfigurazione del sentimento: laspetto contemplativo tocca quella recondita regione, nascosta e tragica, dello spirito. Questa condizione conferisce al paesaggio lo status di prodotto dellarte che non uno stato semplicemente estetico ma profondamente etico. Il paesaggio dunque oggetto assimilabile ad ogni creazione umana ma molto pi complesso, poich esso contenitore esistenziale e culturale. Il paesaggio trascende leffimero vivente oltre il tempo, una presenza assoluta che contiene in s passato e futuro.

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  • Ragiono col gesso e col filo, comela sarta dellazzurro e dellaria preparo laperto, la nuvola rispetto ai tavolini superstiti eal colore di unultima bibitaghiacciata mezza nave per me, met dietrolorizzonte; di modo che il frusciaredellasse terrestre, il vivereretto o a testa in gi separino il boreale e laustrale,che lumile moto del pendolo indichi a tutti la latitudine.

    Cos,in uno scorcio destate, un indumento di lanaporge un ricordo di primi freddi,sorgono luoghi chiusi, e nel cristallo occhi di tuttistavano imbalsamati gli animali.

    Alessandro Cat

    Questa poesia di Alessandro Cat tratta da Continenti persi,libro inedito dellautore di prossima pubblicazione.

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    Il percorso espositivo nel territorio fermano articolato nelle tre sedi di Fermo, Monte Vidon Corrado e Porto SantElpidio si configura come una sorta di itinerario metartistico e riflette lestrazione concettuale della ricerca condotta da Maddaluno dagli anni settanta, mirata ad analizzare e ripensare latto creativo, lepifania dellopera darte e le sue componenti.Il titolo La sensibilit della forma contiene rimandi ai due artisti a cui Maddaluno da sempre si ispira: Czanne evocato nel concetto di sensazione intesa come rielaborazione interiore del dato reale, mentre a Matisse si riferisce lidea della sintesi della forma. Il trait-dunion della poliedrica attivit di Ciro, documentata in mostra attraverso bozzetti grafici, dipinti, sculture, installazioni, proprio la sintesi della forma che si esprime attraverso il principio di modularit, di ritmo, di equilibrio, di proporzione, di commensurabilit, tutti caratteri questi che chiariscono la matrice classica della sua arte.Se quella di Villa Vitali a Fermo unesposizione antologica, prevalentemente retrospettiva che prende il titolo dal tema czanniano delle Bagnanti, nelle altre due sedi la riflessione si focalizza su due generi portanti della tradizione pittorica, interpretati da Maddaluno in chiave concettuale. Al Centro Studi Osvaldo Licini tratta il Paesaggio, inteso come essenza geometrica e non come spazio antropico, a Villa Baruchello affronta il Ritratto interpretandolo come rilettura del rapporto arte-realt e rimeditazione sullevoluzione dellestetica artistica dalla mimesi greca allaniconicit dellarte contemporanea.Il paesaggio, spazio naturale e luogo esistenziale, palinsesto storico e culturale delle civilt, nei secoli ha esercitato un intenso fascino sugli artisti. Gi negli affreschi di Giotto grande rilievo acquisiscono i potenti e sintetici contesti montani e i gotici scorci urbani; nel Rinascimento italiano la definizione dello spazio prospetticamente e razionalmente concepito ha un ruolo determinante allinterno dei dipinti in relazione alla figura umana, mentre in ambito fiammingo la luce definisce in modo lenticolare e quasi iperrealistico le ambientazioni domestiche e le lontananze negli sfondi naturali. Ed con il Seicento olandese che nasce il paesaggio puro, protagonista assoluto del quadro. Dal vedutismo illuminista al sentimento della natura romantico al realismo dei macchiaioli, alla pittura en plein air degli impressionisti fino alle sperimentazioni avanguardiste il paesaggio stato in et moderna rappresentato, interpretato, idealizzato, trasceso, reso nei suoi valori luministici, cromatici, formali, emozionali, simbolici. Nellet contemporanea il paesaggio continua ad essere fonte di ispirazione, il luogo della meditazione, riverbero della dimensione esistenziale: uno dei temi salienti la riflessione sui mutamenti ambientali e sul grado dello sviluppo sostenibile dellumanit.

    IL PAESAGGIO COME IDEA IN FIERIDaniela Simoni

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    Nelle raccolte e silenziose stanze di Monte Vidon Corrado - il paese liciniano fortemente evocativo, immerso tra le colline che guidano lo sguardo verso il profilo dei Sibillini o verso il mare - la sintesi della forma si declina nel paesaggio come idea in fieri e lintervento di Maddaluno mirato a rendere complice lo spettatore nel processo di elaborazione dellidea di paesaggio. Ancora una volta lanalisi della creazione artistica al centro dellindagine di Maddaluno: allinizio c lidea annotata di getto, sviluppata poi attraverso una serrata sperimentazione materica e formale che non vuole giungere ad una soluzione assoluta e irrevocabile ma che si pone allosservatore nella sua dimensione in fieri, come provocazione, coinvolgendolo inevitabilmente nellinterpretazione della forma e del suo significato.Ricreando latmosfera dellatelier lartista non espone dunque delle opere finite, compiute, date una volta per tutte, ma attraverso la citazione costruisce una sorta di percorso cifrato fatto di annotazioni che con un andamento a climax rappresentano diversi gradi di elaborazione creativa.Il primo livello, quello dellabbozzo dellidea, si pu cogliere su di un pannello alla parete dove Maddaluno ha appuntato, come avrebbe fatto nel suo studio, alcuni schizzi e disegni con i quali attraverso la forza del segno e con assoluta immediatezza ha impresso diverse soluzioni compositive sulla carta, caratterizzate dallessenzialit e dalla semplificazione delle forme geometriche, esiti questi del processo di astrazione del dato naturale. Alle pareti nelle due sale del Centro Studi ha poi appeso una serie di incisioni che invece rappresentano la meditazione, la riflessione, lo scavo interiore trasposti nei tracciati sicuri, intensamente espressivi che segnano un altro stadio di elaborazione del concetto Paesaggio. Lincisione richiede conoscenza dei procedimenti, sicurezza nel segno, abilit, pazienza, tempo: il concetto del tempo, come durata interiore, proprio di Czanne, uno dei punti di forza della riflessione di Ciro.Infine lidea di paesaggio si traduce in purissime forme scultoree di gesso e di bronzo, sublimazione dellessenza geometrica della realt. Il discorso metartistico di Maddaluno ha come punto di arrivo unopera aperta che una possibile soluzione formale e insieme un nuovo punto di partenza per un dialogo interpretativo con losservatore: prospettive inedite, tagli compositivi spiazzanti, molteplicit di punti di vista da scoprire girandoci intorno, coinvolgono la sfera percettiva ed emotiva del visitatore stimolando ognuno a creare dentro di s una propria, personalissima idea di paesaggio.

    Forma, 2010

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  • La luce ha un ruolo determinante in questi solitari paesaggi idealizzati: Non sa di s la luce che si posa / sui nomi delle cose, se le sfiora / per un addio deterna spesa muta. / Nel bagliore del vero unapparenza / la piccola realt che le somiglia. / Imita il gesto che nessuno vede, / lo sceglie nel silenzio delle forme, / voce dellombra che si fa discreta. la parola poetica di Francesco Scarabicchi che coglie intimamente e interpreta la cifra del fare artistico di Ciro Maddaluno.Nella seconda sala, a terra, uninstallazione dalla forte valenza simbolica: lautore ha tracciato un quadrato con il gesso e allinterno c del materiale argilloso con dei solidi geometrici in gesso. una metafora dellidea di paesaggio: Ragiono col gesso e col filo come / la sarta dellazzurro e dellaria / preparo laperto, la nuvola. Ancora la poesia chiarisce: sono i versi con cui mirabilmente Alessandro Cat rende il senso della poetica di Maddaluno.Il perimetro del quadrato allude allidea di paesaggio che si forma, come scrive il sociologo tedesco Georg Simmel nel saggio Filosofia del paesaggio, grazie ad un atto di circoscrizione ai nostri occhi della natura, atto che non puramente visivo ma spirituale, e deve il suo fascino alla nostra capacit di percepire in questo frammento unimmagine del tutto naturale. Largilla informe la natura nella sua evidenza fenomenica, le forme geometriche in gesso rappresentano la purezza adamantina dellidea: torna ancora il concetto di sensazione czanniana, la rappresentazione del processo di astrazione che trasforma il dato naturale in pura geometria.Uno dei topoi della ricerca di Ciro Maddaluno il luogo dellopera e chiari nei suoi rigorosi paesaggi grafici o plastici sono i rimandi al suggestivo spazio collinare che circonda Monte Vidon Corrado, vera sostanza dellarte liciniana. In effetti assonanze si colgono tra la rappresentazione geometrica delle colline marchigiane nelle opere figurative di Licini e la sintesi geometrica operata da Maddaluno: la radice la stessa, Czanne. Osservando poi le incisioni ed in particolare quelle legate allinstallazione Il Paesaggio degli anni 90 evidente che il segno sinuoso delle sagome dei segnavento ricorda quello liciniano: medesima la fonte ispiratrice, Matisse. Lidea di queste forme fantastiche che si ergono su alti steli proiettandosi nel cielo ha senzaltro qualcosa in comune con le creature fantastiche di Licini, con il regno della Bella Irrealt.

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    Forme, 2008

  • Paesaggio, 2012

  • 73

    Paesaggio, 2012

    Forme, 2008

  • 78

  • Monte Vidon Corrado Centro Studi Osvaldo Licini

    Ciro Maddaluno

  • Porto SantElpidioVilla Baruchello

  • 84

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    IL RITRATTO: RIFLESSIONE SU ARTE E REALTDaniela Simoni

    Linstallazione Il Ritratto costituisce il nucleo centrale della mostra tenutasi nella limonaia di Villa Baruchello, terzo tassello del percorso espositivo intitolato La sensibilit della forma. La ricerca di Ciro Maddaluno, condotta intorno al processo creativo e al luogo del quadro, qui focalizzata su uno dei generi pi cari alla tradizione figurativa occidentale, estendendo la riflessione al concetto di mimesis e allevoluzione dellestetica dal Rinascimento alla contemporaneit. Composta da tre cornici realizzate in stili differenti fronteggiate da altrettanti pannelli di diverso colore che rappresentano dei momenti distinti della storia dellarte, linstallazione coinvolge lo spettatore proiettandolo fisicamente e mentalmente in tre dimensioni che corrispondono ciascuna ad un particolare rapporto arte-realt ma anche ad una determinata immagine che la societ ha di s.Mimesi deriva dal greco , imitazione della realt e della natura che , secondo lestetica classica, lessenza della creazione artistica. Platone riteneva che anche la creazione ad opera del demiurgo fosse una forma di imitazione e che quindi la riproposizione artistica di questa realt creata fosse sostanzialmente la copia di una copia: larte per il filosofo ateniese era dunque diseducativa e distruttrice, assolutamente ingannevole. Alimentata dallimmaginazione e dallemozione, larte secondo Platone annebbia le facolt razionali e stimola la sfera sensoriale, quella meno nobile nelluomo. Questa negativit di giudizio sar invertita da Plotino e in seguito dal neoplatonismo rinascimentale, che esalter larte riconoscendole la funzione di mediatrice tra umano e divino, tra sensibile e ideale.Dallestetica neoplatonica parte linstallazione: la prima cornice, preziosamente decorata con dorature, allude infatti al Rinascimento. In questepoca luomo, ritenuto copula mundi, domina razionalmente la realt, la rappresenta attraverso la prospettiva e il ritratto diventa un genere diffusissimo in cui si cimentano tutti i grandi maestri. Ricchi borghesi, nobili, regnanti, papi vengono raffigurati nella loro essenza umana con capacit introspettiva ed evidenziando i simboli del loro potere: il colore dominante di questi dipinti il rosso porpora, emblema della regalit. Il visitatore passa e vede la sua immagine proiettata nello specchio su uno sfondo rosso, riflesso della realt e insieme spunto di riflessione sul rapporto arte-realt.La seconda cornice fa riferimento al Barocco e al gusto Rococ, caratterizzati da un prezioso decorativismo, dal virtuosismo illusionistico: larte delle grandi corti europee, delle sfarzosissime regge come Versailles e Schnbrunn, canto del cigno di quellAncien Rgime che verr spazzato via dallepoca delle rivoluzioni.

  • Il ritratto, 2009

  • Lo specchio emblema del rapporto tra realt e rappresentazione, dellillusionismo secentesco e settecentesco: il gioco delle illusioni, la falsificazione della realt si coglie nei soffitti di chiese e palazzi sfondati da scorci arditi che simulano attraverso lartificio del trompe-loeil lirruzione della natura e la visione dellazzurro infinito del cielo. Lo specchio appare anche nei ritratti secenteschi per suscitare meraviglia, ingenerare ambiguit, ingannare i sensi, come nella Venere allo specchio di Velzquez. Lo sfondo su cui si proietta limmagine riflessa dellosservatore qui azzurro, il colore che prevale nei ritratti settecenteschi come i pastelli di Rosalba Carriera o negli ariosi sfondi di Tiepolo. La terza cornice, minimale, non presenta lo specchio ma un vetro scuro su cui la nostra immagine non si riflette appieno ma si intuisce nella sagoma. Nellet contemporanea larte non pi riproduzione del bello e imitazione della realt: le avanguardie storiche hanno scardinato tutti i canoni artistici, Duchamp ha compiuto la svolta concettuale, si sono affermati lastrattismo e linformale. Nel rapporto con la realt prevale il criterio analogico, la citazione, la suggestione: ecco perch la nostra immagine nella cornice viene solo intuita. Nella societ contemporanea il rapporto tra reale e virtuale, tra verit e finzione, tra essere e apparire assolutamente complesso e confuso. Maddaluno induce il visitatore a riflettersi visivamente negli specchi ma lo invita anche a riflettere mentalmente sulla propria identit e sul proprio contesto esistenziale, cosicch lo specchio oscurato anche metafora della crisi identitaria che connota la nostra epoca.Per Maddaluno il giallo il colore dellarte attuale, simbolo di una luce artificiale che annulla anche la naturalit dellavvicendarsi del giorno e della notte. Larte contemporanea ha prima cercato di sottolineare il valore della luce eliminandola dal quadro, come nei monocromi di Schifano a Klein, in seguito ha utilizzato i materiali connessi alla generazione della luce come mezzi artistici: neon, led luminosi, fibre ottiche, light compongono le opere di Dan Flavin, Mario Merz, Joseph Kosuth, Maurizio Nannucci, e altri.Dunque il discorso metartistico di Ciro Maddaluno continua. La sua scelta concettuale tuttavia non integralista, non prescinde mai dalla sensibilit della forma improntata al modulo, al ritmo, alla misura. Anche in questa che una delle opere pi concettuali esposte non rinuncia ad un armonico esito estetico improntato ad un vivace cromatismo dal sapore un po pop.

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  • La sensibilit della forma, 2012

  • Il ritratto, 2009

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  • Spazio-forma, 2010

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    La complessit della cultura contemporanea molto spesso si traduce in interazione fra le arti: Montale la indica come modalit di grande efficacia perch permette di sperimentare nuove possibilit, nuovi orizzonti, traslando un linguaggio in un altro, traducendo i risultati di un campo in un altro.

    Quella di Ciro Maddaluno da tempo unesperienza di commistione di linguaggi, dal momento che lartista si pone come obiettivo quello di amplificare le sensazioni suggerite dalle opere in mostra, attraverso il dato sonoro, gi nella fase dellesposizione. Una sorta di percorso musicale parallelo che si dipana, si costruisce nel contesto espositivo e che accompagna con il suono, il segno.

    Sperimentare come una citazione musicale possa caricare di senso il prodotto artistico, sottolineando ci che caro allautore (lambientazione, il contesto in cui vive lopera darte), significa per lo spettatore diventare anche ascoltatore che sa cogliere significati dagli elementi visivi e sonori che si fondono.

    Non stupisce questa sensibilit anche musicale di Maddaluno: molti percorsi artistici del Novecento hanno tratti comuni indipendentemente dalla materia compositiva e dalla tipologia del prodotto artistico e sono la manifestazione della stretta connessione esistente tra pensiero, riflessione e atto formale.

    In questo caso, quello che risulta interessante un modello di compartecipazione artistica pur nel rispetto della struttura linguistica e della specificit del medium espressivo adottato.

    Scriveva Vassilij Kandinskij in Dello spirituale nellarte: Unarte deve imparare da unaltra in che modo questultima proceda coi mezzi che le sono propri e deve imparar ci per usare poi nello stesso modo i propri mezzi secondo il proprio principio, cio nel principio che a essa sola peculiare.

    SUONO E SEGNO, INCONTRO E CONFRONTOSabrina Vallesi

    Quando cominciai a scrivere le prime poesie degli Ossi di seppia avevo certo unidea della musica nuova e della nuova pittura. Avevo sentito i Minstrels di Debussy, e nella prima edizione del libro cera una cosetta che si sforzava di rifarli: Musica sognata.

    E avevo scorso gli Impressionisti del troppo diffamato Vittorio Pica

    Eugenio Montale, Intenzioni (intervista immaginaria), in Il secondo mestiere

  • La singolarit, la peculiarit del segno e del suono rimangono, a fondersi sono gli elementi, i mezzi: pieni, vuoti, suoni, silenzi, materiali, timbri, colore, forme, melodie, ritmi alla ricerca non solo di unarte, ma di una cultura globale che si organizza narrativamente e che si svolge tra tempo e spazio. Pu capitare, dunque, al visitatore della mostra di Ciro Maddaluno, di cogliere come la ricerca dei materiali e lelaborazione del dato reale si accostino, suggestivamente, ai suoni del Trio cameristico Incanto (soprano, viola, chitarra), esecutori di composizioni del Novecento, caratterizzate dalla ricerca timbrica, dallo sfaldamento di melodia e armonia, anche se molto spesso in presenza di una forma classica.

    Una forma che attraverso i suoni, serve ad affrontare temi complessi, come quello dellesilio. Il Trio Incanto, per accompagnare le opere di Maddaluno esposte in mostra, ha selezionato The Divan of Moses Ibn Ezra, un ciclo di composizioni di Mario Castelnuovo Tedesco su testi del poeta spagnolo Moses Ibn Ezra: un ideale testamento spirituale del compositore. La scelta di affidare al suono intimo e raccolto della chitarra laccompagnamento di questi testi non certamente casuale, la musica che Castelnuovo Tedesco ha composto a partire dalle poesie di struttura assai semplice e quasi disadorna, una rinuncia al canto nella proposizione pi fisicamente piena e nellespansione virtuosistica, rinuncia dalla quale nasce la scelta di un canto s ispirato, ma del tutto interiore, dolce ma anche scabro, tenero ma anche severo e rassegnato.

    Non vi sono tinte forti, nessuna forzatura drammatica, nessuna ricerca di tipo teatrale; la meditazione si sostituisce alla recitazione anche e soprattutto nella struttura del melos, mentre la chitarra, strumento essenziale e, rispetto al pianoforte, povero, crea un clima musicale di una edificante modestia. La variet ritmico-armonica e le scelte dinamiche e coloristiche sono tutte esplicate allinterno di questo disegno di smaterializzata perfezione.

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    Le faville, 1990

  • Una forma che si articola tra pieni e vuoti, come nelle composizioni di Avro Part che scrive: Io potrei paragonare la mia musica ad una luce bianca che contiene tutti i colori. Una musica bianca, immersa nel silenzio, come quella titolata Spiegel im Spiegel, che presenta una ricerca di semplificazione progressiva di tutti gli strumenti costitutivi, allo scopo di eliminare il superfluo dalla composizione.

    Il senso profondo delle pause, il respiro lento tra un suono e laltro, il vuoto che acquista importanza nel momento in cui un suono lentamente scompare per fare spazio al successivo lascoltatore che torna ad essere spettatore tra le composizioni di Maddaluno.

    La visita alla mostra perci unoccasione intellettuale: lopera dellartista e la composizione musicale, interpretata dagli esecutori, costituiscono lo spunto ma anche gli elementi di partenza di questo complesso rapporto, di certe significative relazioni suono - segno che, alternandosi, sciogliendosi, ricomponendosi, danno luogo e connotano una modalit artistica sensibile.

    Larte torna ad essere luogo dincontro, momento privilegiato per lo scambio e il confronto tra intellettuali, luogo dove si intrecciano legami e corrispondenze tra artisti e musicisti, nel segno dellinnovazione e della ricerca.

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  • Gesti scritture, 1980

  • Geometrie, 2012

  • Porto SantElpidio Villa Baruchello

    Ciro Maddaluno

  • BIOGRAFIA

  • Ciro Maddaluno nasce a Sarno di Salerno il 29 maggio 1944, studia a Napoli e l forma i suoi interessi culturali.

    Frequenta lo scultore Carmine Cecola che lo avvicina allattenzione e alla tecnica della scultura, poi con il maestro Alfio Castelli completa il Corso di Scultura allAccademia di Belle Arti. Il contatto con i compagni di corso, i maestri Brancaccio e Spinosa, Capogrossi, Greco, Perez, Mastroianni, Mazzacurati e numerosi artisti della nuova generazione, gli d stimolo a comprendere e relazionarsi con le problematiche contingenti dellarte contemporanea.

    Gli artisti di riferimento e di studio durante il periodo della Accademia sono Marini e Moore, cos volume, architettura e segno divengono i supporti formali alla base delle rappresentazioni ed proprio dallanalisi e dalla riflessione sulle loro opere che passa inevitabilmente dallarte oggettuale a quella concettuale, attraverso un processo che lo coinvolge lungo tutti gli anni settanta. Suoi riferimenti diventano Marcel Duchamp, Sol LeWitt, Vincenzo Agnetti, Donald Judd e altri.

    Schivando le mode, dagli anni ottanta il lavoro prosegue nelle costanti della ricerca e della sperimentazione di significati esistenziali delluomo e nelle problematiche dellessenza dellatto artistico nel luogo dellopera darte.

    Espone dagli anni sessanta in collettive e personali; sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche in Italia, Germania, Francia, Spagna, Croazia, Libia, Canada e Ungheria.

    Hanno scritto testi critici sulla sua opera: Gennaro Avano, Maurizio Calvesi, Enrico Capodaglio, Giuseppe De Paolo, Carlo Franza, Armando Ginesi, Piero Girace, Nunzio Giustozzi, Arcangelo Izzo, Paolo Minetti, Simonetta Simonetti, Daniela Simoni, Luca Tel.

  • ESPOSIZIONI

  • 1 Rassegna dArte del Mezzogiorno al Maschio Angioino, Napoli 1961 / Collettiva Galleria dArte Il Cigno, Salerno - Milano 1974 / Centroarte Multiplo 9 Edizione Indagine Artistica - Marigliano 1974 / Centroarte Multiplo Bru Salvador - Ciro Maddaluno Marigliano 1975 / Premio Nazionale di Pittura Citt di Gallarate 10 Edizione 1976-77 / Civica Galleria dArte Moderna, 4 Mostra LArte sperimentale dei nuovi mezzi espressivi e comunicativi, Gallarate 1977 / Collettiva internazionale di Grafica 59 Maestri Contemporanei Art Center di Cortina DAmpezzo 1977 / Centro documentazione Arti Visive - Archivio Rosamilia Mail Art Exhibition Castel San Giorgio 1981 / Premio G. B. Salvi Palazzo Oliva, Sassoferrato 1983 / Galleria dArte Moderna M. Moretti, installazione Ierofania nella chiesa di S. Agostino Invito del Comune e Pinacoteca di Civitanova Marche 1988 / Premio Marche 1989 Biennale dArte Contemporanea, Ancona 1989 / Collettiva Galerie Schroder, Augsburg 1992 / Installazione Dialogo invito Pinacoteca Comunale F. Podesti e Assessorato alla Cultura di Ancona 1993 / Installazione Il Luogo del Progetto Sala Rubicone al Mercato del Sale, invito Comune e Assessorato alla Cultura di Cervia 1993 / LIncisione nelle Marche - Calcografia e Xilografia 1900-1993, S. Elpidio a Mare 1993 / Collettiva Profiterart Castello di Masnago, Varese 1995 / Scuola - Arte - Porto Stazione Marittima, Trieste 1995 / 1799-1999 La Repubblica Napoletana, I valori della storia e delle forme dellarte, Palazzo Ducale, Marigliano 1998 / Co.S.I.F. Presenze del Territorio Palazzo Paccarone, Fermo 2003 / Marche Arte 2004, 1 Edizione Art On Museo arte contemporanea, Castel di Lama 2004 / Ciro Maddaluno - Piero Principi nelle sale espositive del Museo di Offfida invito del Comune, Offida 2005 / Ciro Maddaluno. Lautoritratto Palazzina Azzurra, San Benedetto del Tronto 2008 / Nuovi Scenari Rassegna Internazionale dArte curata da Carlo Franza Teglio 2009 / Kunst & Arte, collettiva a Villa Baruchello, Porto SantElpidio 2010 / La Rete personale di Ciro Maddaluno al Centro dArte LIdioma, Ascoli Piceno 2011 / Partecipazione alla 54 Esposizione Internazionale dArte della Biennale di Venezia Iniziativa speciale per il 150 Anniversario dellUnit dItalia, Torino 2012.

  • Referenze fotografiche

    Daniele Maurizicopertinapp. 6 7 9 10 12 14 17 18 20 21 22 30 32 34 35 36 37 38 39 40 42 43 44 46 47 48 49 52 53 54 57 58 60 63 64 65 68 69 72 73 80 81 82 87 92 93 96 97 98 101 102 104 105 106 107 112 113 114 115 116 117 118 119

    Elvira Palloni e Brunello Corchiapp. 50 51 78 79 110 111

    Claudio Marcozzipp. 76 77

    Archivio dellartista

    Catalogo editodalla casa editriceEdizioni EphemeriaMacerata

    Finito di stampareAprile 2013presso la tipografiaFast Edit srlAcquaviva Picena (AP)