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Juniores Anno Internazionale La Semplicità in stile guanelliano 21 QUADERNI DI FORMAZIONE Istituto Figlie S. Maria della Provvidenza IN TUA PROVIDENTIA NOSTRA SPES

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Juniores Anno Internazionale

La Semplicitàin stile guanelliano

21QUADERNI DI FORMAZIONE

Istituto Figlie S. Maria della Provvidenza

IN TUA PROVIDENTIANOSTRA SPES

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Juniores Anno Internazionale

LA SEMPLICITÀ IN STILE GUANELLIANO

21QUADERNI DI FORMAZIONE

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Edizione fuori commercio.

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LA SEMPLICITÀIN STILE GUANELLIANO

1. INTRODUZIONE

La perfezione è nella carità; ma la carità si manifestae si irradia in tanti doni di Dio che la incarnano lungoil tempo in una realtà umana. Questi doni sono tutte legrazie di ogni specie con le quali Dio coltiva ogni sin-gola persona, per il disegno di salvezza che porta avan-ti nella storia.

Ogni persona come risultato di doni di natura, di gra-zia, dell’opera educativa ricevuta, dell’influenza subita daltempo, delle situazioni di vita, ha un particolare spiritoche è il suo modo di vivere, che è il suo atteggiamento, ilsuo comportamento di fronte a Dio, agli uomini, a se stes-so, in ogni avvenimento e nella continuità della sua vita.

Avere una spiritualità significa arrivare alla scopertadi Dio e a un rapporto con Lui, seguendo il percorso daLui stesso tracciato in noi creandoci in modo personale,e ponendoci davanti a Lui con la propria realtà più ve-ra e più profonda, costituita sia di natura che di grazia.

Significa ancora, scoprire che veramente Dio è simi-le a noi, in concreto, pur con i nostri limiti e godere diquesta facilità di trovare in noi una base già pronta perincontrarlo sul piano reale.

La fede anima questo incontro e diviene critica con-tinua e inquieta per esprimerci meglio e per portarequesta visione di Dio sul piano orizzontale dei rapporticon se stessi, con le persone e con le cose viste attra-verso questa conoscenza di Dio.

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I Grandi maestri di vita spirituale hanno avuto il lo-ro incontro personale e originale con Dio e ne sono re-stati segnati per tutta la loro vita e nella loro missioneapostolica:

• Benedetto scopre un Dio da servire in perfettaobbedienza nella preghiera e nell’azione;

• Bernardo conquistato dalla umanità dolcissima diGesù;

• Charles de Foucauld lo intuisce come fratello;• Francesco d’Assisi che vede Dio come Padre.

Questa intuizione sconvolge i progetti umani diFrancesco d’Assisi, di Ignazio di Loyola, di Charles deFoucauld e attorno ad essa riorganizzano la loro vita.

Spirito-Spiritualità si vuole allora intendere il modopersonale che deriva dalle proprie qualità più vere di ri-farsi a Dio visto e apprezzato sotto una particolare luce,e farne il principio saldo e animatore di tutta la propriavita; illuminato e rafforzato da questo rapporto perso-nale con Dio l’uomo trova la forza e il mezzo per rivol-gersi al prossimo e alle realtà con l’impegno di portaresempre quest’immagine di Dio in sé stessi e negli altri.

L’incontro di una vita con Dio non nasce e non crescetanto su regole o modelli esteriori, ma si imposta sullarealtà personale e sulle esigenze più vere del cuore. Solocosì la vita spirituale soddisfa a una vocazione interiore enon è più una sola struttura fatta di abitudini o di condi-zioni superficiali, ma si rivela capace di crescere in matu-rità e di resistere alle intemperie inevitabili.

Spesse volte infatti la potenza dello Spirito preparacuori particolarmente dotati, uomini di qualità eccezio-nali e di un intuito superiore; essi sovrastano sul lorotempo, esprimendo le qualità e le tendenze migliori, necapiscono le necessità e dettano una risposta particolar-

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mente indovinata e felice che coglie quello che di piùimmediato e più profondo è nel cuore dell’uomo. La lo-ro risposta diviene illuminante anche per i tempi futuri;la loro figura e testimonianza fa accogliere attorno a lo-ro uomini di sentimenti affini, capaci di valutare i prin-cipi intuiti e di accertarne le conseguenze pratiche.

Si formano così, al seguito di questi grandi maestridi spiritualità, le scuole, le Congregazioni o tendenzespirituali.

Al cuore di ognuno si trova sempre una verità centraledominante, ed è certamente la speciale conoscenza o intui-zione di un aspetto di Dio che comporta delle conseguen-ze ben precise di santità di vita, e di impegno apostolico.

Don Guanella va messo certamente tra questi doniche Dio fa alla sua Chiesa e al mondo. La personalità didon Guanella è potente e geniale; analizzando nella suavita le caratteristiche, i temi, le dominanti sia lo spiritodi semplicità che ha voluto fosse anche la caratteristicadelle sue istituzioni.

La semplicità è un atteggiamento di candida apertu-ra a tutto il vasto orizzonte delle possibilità della vita,apertura però che non va confusa con la puerilità, ma èqualcosa di puro, schietto, sincero, onesto, emanantedall’integrità dell’anima e dalla rettitudine del cuore cheprovoca la sincerità del linguaggio, che esclude la male-volenza dello sguardo e dell’azione, che fugge ogni dop-piezza e tortuosità nella condotta.

Nella Scrittura la semplicità viene rappresentata edespressa come dedizione incondizionata a Dio e al suomistero 1. Come pronta reazione di fede al regno di Dio,

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1 Sal 19, 8.

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come apertura ed accettazione, in opposizione ai pre-suntuosi, superbi, «sapienti, scaltri» 2; come comporta-mento a cui si riferisce il discorso della montagna: «Bea-ti i puri di cuore perché vedranno Dio» 3; come occhio sa-no che fa «tutto il corpo illuminato» 4, come intenzioneunica che illumina la vita, come cuore indiviso che nonserve a due padroni 5. In Mt 10, 16 Cristo esorta gliapostoli ad essere «prudenti come serpenti e semplici co-me colombe», il che indica come la semplicità nella suacandida apertura non sia necessariamente priva di pru-denza né di conoscenza della vita, essendo in contattocon la saggezza di Dio 6. S. Paolo raccomanda di esserelieto, di lasciarsi esortare, di conservare la pace 7. E deiprimi cristiani è detto: «prendevano cibo insieme congioia e semplicità di cuore» (At 2, 46).

In tutti questi aspetti la semplicità è interamenteaperta all’Assoluto, a Dio; e può abbondantemente par-tecipare al suo communicarsi esperienziale. Tutto questolo troviamo in don Guanella.

Si sa che a costituire una persona entrano in giocotanti fattori; un’epoca determinata influisce con la sug-gestione di idee dominanti, di problemi urgenti, vi in-fluisce l’ambiente familiare e sociale con le sue compo-nenti emotive, culturali, affettive; e certamente l’am-biente familiare, culturale e sociale hanno influito a svi-luppare nell’animo di don Guanella lo spirito di sem-plicità.

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2 Mt 12, 25.3 Mt 5, 8.4 Mt 6, 22-23.5 Mt 6, 24-3.6 Mt 5, 8; 11, 25.7 2 Cor 13, 11.

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Dando uno sguardo anche solo superficiale alla vitadi don Guanella, come risulta dalle sue biografie e daisuoi scritti emerge quello spirito di semplicità che ma-nifesta senza dubbio un aspetto caratteristico della suaspiritualità.

Ogni volta che don Luigi ricordava la sua vita,quando con i genitori passava le vacanze, lavorando enon si permetteva nessuno svago che non fosse suggeri-to da qualche scopo virtuoso di far del bene altrui; ag-giungeva con semplicità: «fu la provvidenza a darmi ge-nitori di virtù, che m’infondessero spirito di lavoro e disacrificio» 8.

E ancora come sentiva e manifestava don Luigi lafortuna di essere nato in seno al cristianesimo e di aver-ne bevuto lo spirito in una famiglia profondamente reli-giosa! Egli stesso ripeteva di «ritenere una grande Prov-videnza l’aver sortito genitori sì virtuosi» 9.

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8 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., Casa Divina Provvidenza, Chiavenna 1920, p. 459.

9 G L, Il montanaro, in Scritti Morali e Catechisti-ci, Vol. III, Nuove Frontiere, Roma 1999, p. 988.

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2. LA SEMPLICITÀ DI ORIGINE

Se non è possibile imbattersi in amabili modelli disemplicità anche in persone di alto grado e di nobile na-scita, certamente però la semplicità più acquisita si tro-va facilmente in quegli ambienti dove la maniera di vi-vere esclude ogni forma di vanità ambiziosa.

E fu questo il tipo di ambiente dove visse:

«La popolazione nel tempo in cui nacque il Nostro,era religiosissima e semplice di costumi, soleva fre-quentare i santissimi Sacramenti, ascoltare la S. Mes-sa ogni giorno, recitare ogni sera in famiglia il S. Ro-sario, farvi letture pie e devote. Quegli uomini lieti diuna vita libera di esigenze e dalle consuetudini di unasemplicità patriarcale, usavano nei giorni e nelle oredi riposo unirsi a conversazioni familiari all’aperto,dove trattavano coscienza dei loro e dei comuni affa-ri, sapendo condire il discorso con trovate spiritose edi ingegno, e con le massime della sapienza cristiana.Di quella tempra di gente religiosa e onesta era la fa-miglia Guanella, la quale abitava a Frascicio, frazionedistante dal centro del paese una mezza ora di sentie-ro alpestre, adagiata in un luogo amenissimo di pa-scoli verdeggianti e di ricche foreste di piante resinose.Bella e tipica figura quella del Padre Lorenzo. Robu-sto, montanaro, dal colorito sano, di una religiosità eonestà a tutta prova, la sua parola sobria e pensata siascoltava come un oracolo; con lucidità di idee defini-va ogni questione; e sapeva con chiarezza e franchezza

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trattare qualsiasi affare, e difendere i pubblici interes-si dinanzi alle autorità mandamentali e provinciali.Cosi i figli nella famiglia in cui era sacerdote e re in-tendeva crescere nella virtù e nel sacrificio. Osservan-tissimo delle pratiche della pietà cristiana, santificavala festa con la assistenza a tutte le funzioni in Chiesa,e poi con leggere in casa qualche brano di Bibbia oqualche pio libro, ogni sera recitava egli stesso il ro-sario in famiglia, e guai a mancarvi! Vi faceva segui-re una fila lunga di pater per tutti i santi protettoridella valle.Nel tempo quaresimale in casa sua non si beveva vi-no: durante la settimana santa non si mangiava chepolenta con acqua, tutta più bevendosi talora del sie-ro. Per tutto quel tempo di penitenza era vietato an-che agli estranei che si trovassero in casa, a scopo dilavoro, di fumare.Attendeva poi con alacrità al lavoro materiale e perattendere la numerosa famiglia: non bastandoli la col-tura dei suoi terreni, d’inverno con altri compaesani sirecava lontano, nel bergamasco a distillarvi l’acqua-vite» 1.

La madre Maria Bianchi, laboriosa e vigilante, dolcee soavissima nei modi, temperava opportunamente larigidezza del consorte; ella sapeva raggiungere con laforza dell’amore quanto egli otteneva con la forza dellaautorità.

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1 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., pp. 7-8.

Cfr. G L, Le vie della Provvidenza. Memoria au-tobiografie, Nuove Frontiere, Roma 1988, pp. 7-8.

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Era solita tenersi vicino più che poteva il piccoloLuigi e così lo conservava difeso dai pericoli e lo abi-tuava alla fatica, facendogli compiere piccoli lavori adat-ti alla sua età, lo educò ben presto alle pratiche di pietàe regolò il suo carattere vivace ed ardente.

Dalla duplice azione educativa risentì il carattere didon Guanella:

«La sua tenacia, forte sì da divenire proverbiale, por-ta il segno dell’esempio paterno, mentre la dolcezzadel cuore che è tutta di ammirare nell’esempio dellavita, nella forma di pietà, fu dono della madre» (donBeria).

Luigi aveva una sorellina di poco maggiore, Cateri-na, anima essa pure privilegiata, con non comuni donicelesti; e con lei somigliante nella bontà e nelle inclina-zioni, egli soleva passare le sue ore libere, date soprat-tutto alla preghiera e a pie conversazioni.

«Oggetto di conversazioni e di riflessi tra lui e la so-rella erano infatti la Sacra Bibbia e le vite dei santiche leggevansi in famiglia, nei giorni di festa e nellelunghe serate di inverno. Essi commentavano queifatti, proponevano di praticare gli esempi, e prefe-rendo quei tratti dove si illustrava l’amore dei santiverso i poveri, quelli imparavano già ad amare, ve-dendosi rappresentata la persona stessa di Gesù Cri-sto. Solevano perciò allontanarsi assai di casa, e poiritrovato un certo posto dei cavi di roccia a guisa dimarmitta, vi mettevano, rimescolando del terriccio edell’acqua dicevano con semplicità infantile: “quandosaremo grandi faremo così la minestra dei poveri”. Iloro divertimenti stavano tutto qui: raccogliersi inqualche solitudine e pregare e scambiarsi discorsi pii

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sulla vita dei santi, apprestare la minestra per i po-verelli» 2.

Riportiamo un esempio utile a farci comprenderecome il Signore preparava gradualmente il piccolo Lui-gi alla sua missione di carità in stile di semplicità:

«A Campodolcino la festa di S. Giovanni Battista, cheè il titolare della parrocchia, è solennità grande. Luigiavrà avuto non so se cinque, o sei o sette anni. Eradisceso in quel giorno da Fraciscio in paese per la fe-sta solenne e s’incontrò con il cognato GuglielmoSterlocchi, il quale conversava familiarmente con pàLorenzo. Si vedevano lì presso i venditori di frutta edi dolci accorsi alla sagra. Lo Sterlocchi chiese al pic-colo Luigi: “Luigino, vuoi i diavoletti?” E così detto,ne comprò un cartoccio, gli diede al piccolo cognatosoggiungendo: “toh! fa anche tu Luigi, la festa diS. Giovanni”. Ma ecco che suona il richiamo, l’ultimoinvito per entrare in Chiesa per il principio delle fun-zioni.Il piccolo fanciullo si trovava imbarazzato: avrebbe po-tuto come ogni altro suo compagno riporseli in tasca,magari col desiderio di assaggiarli in Chiesa; ma deli-catissimo di coscienza, avrebbe ritenuto irriverenzacolpevole entrare così nel luogo sacro, si guardò in gi-ro, fermò lo sguardo sopra un mazzo di legna accata-stata sotto la casetta del cappellano di fronte al cosid-detto casino del prete. Si era mosso per nascondervi isuoi confetti quando udì un battere forte e secco dimani. Non c’era gente lì attorno: alza gli occhi e vede

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2 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 10.

Cfr. G L, Le vie della Provvidenza, o.c., p. 12.

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distinto là in alto, dove sorgeva l’ufficio comunale unbel vecchietto, che gli porgeva le mani quasi per dir-gli: “dammi a me di quei dolci”. Luigi a quella visio-ne rimase così sorpreso e pieno di timore, panico, ches’affrettò a nascondere i suoi dolci. Rialzò gli occhi; eil vecchietto era scomparso» 3.«La madre preparava intanto Luigi a fare la primaconfessione e gli faceva ella stessa un po’ di esame dicoscienza, suggerendogli che cosa avrebbe dovuto direal confessore. Egli, che non macchiò mai la stola delS. Battesimo, di quale colpa poteva mai dolersi? Ep-pure, come il suo angelico protettore S. Luigi Gonza-ga, in quella preparazione piangeva dirottamente, tan-to dolore provava il suo tenero cuore al solo riflessoche si potesse peccare ed offendere così il buon Dio» 4.«Più tardi inviato a Como a studiare, nell’atmosferadel Collegio, dove, nonostante la più severa vigilanza,non mancavano talora pericoli morali, egli conservavala sua innocenza di costumi e il suo candore di animaillibata, per cui si teneva fuori di ogni familiarità e dalui tenevansi lontani i malintenzionati» 5.«ll giovane convittore del Collegio Gallio si affligge-va di trovarsi in un luogo non adatto ai bisogni delsuo spirito e della sua vocazione; però desiderava con

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3 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi..., o.c., pp. 10-11.

Cfr. G L, Le vie della Provvidenza..., o.c., p. 12.4 M L, La vita, lo spirito e le opere di don

Luigi. Guanella..., o.c., p. 11.Cfr. G L, Le vie della Provvidenza..., o.c., p. 18.5 M L, La vita, lo spirito e le opere di don

Luigi Guanella..., o.c., p. 15.Cfr. G L, Le vie della provvidenza..., o.c., p. 19.

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ardore di passare al Seminario diocesano, vi pensavadi poter godere maggior raccoglimento e meglio at-tendere alla sua santificazione» 6.«Non vi era contrario il padre, ma ne era impensie-rito per la spesa. In famiglia si tirava avanti perchési viveva molto parcamente. Don Luigi ricordava chequando il fratello tornava a casa dal Collegio Gallio,la famiglia era angustiata perché mancava il latte percondire la minestra; che il padre Lorenzo, aveva conmodi alquanto burberi, raccolto dalle mani del figlioTommaso, il conto di tredici lire, speso nel compra-re la stoffa del nuovo vestito di Luigi avviato alCollegio per la prima volta. Ma non lasciava man-care il necessario. Il dì patronale di S. Rocco si cuo-ceva in casa sua una caldaia di riso, e se ne distri-buiva a parenti ed amici e diceva a tutti: “oggi fatefesta”» 7.«E, mentre la famiglia dimorava sui monti, Luigi teo-logo passava le giornate e le settimane solo, in casa. Eallora per risparmio di tempo e per ragioni di econo-mia, si contentava di friggersi in padella una misuradi farina gialla, cucinandone i cosiddetti melons e neserviva per più giorni.Esempio di semplicità, di sobrietà e di povertà, chedon Luigi amò lasciare nelle sue istituzioni».

Egli ricordava le abitudini laboriose e temperantidel padre e dei compaesani. Lasciò scritto:

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6 G L, Le vie della provvidenza..., o.c., p. 19.7 M L, La vita, lo spirito e le opere di don

Luigi.Guanella..., o.c., p. 17.Cfr. G L, Le vie della Provvidenza..., o.c., pp. 33-

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«Eppure, con si poco si era contenti, sani e robusti dafare invidia ai signori forestieri che visitavano qualchevolta i nostri monti» 8.

Naturalmente la caratteristica semplicità di donGuanella non poteva rimanere un fatto che egli viveva alivello personale, ma lo manifestava chiaramente in ognisuo atteggiamento.

Un ammiratore scriveva sul Popolo di Rovigo:

«Don Luigi, che ci onora della sua schietta amicizia,rispecchia nelle forme esterne la forza, in apparenzaalquanto rude, e la generosità della sua terra natia,qualche volta con l’abituale sorriso, pieno di bontà di-ceva: “scusate io sono un povero montanaro: non sofar complimenti...” e con ciò dire, avvinceva. Conqui-stava l’animo anche delle persone più aristocratichedel mondo.Tutto in don Luigi fu angelica semplicità, umiltà e ca-rità: il suo scrivere “in Domino sempre”, il suo predi-care come gli dettava il cuore» 9.

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8 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi. Guanella..., o.c., p. 26.

Cfr. G L, Le vie della Provvidenza..., o.c., pp. 33-35.

9 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 476.

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3. LA SEMPLICITÀ COME STILE DI VITA

La virtù della semplicità è per don Guanella unavirtù globale che informa l’esercizio di tutte le altrevirtù, è virtù che caratterizza lo stile di vita di una per-sona. Lo si deduce da molte prove.

Ecco come lo ricorda il missionario Oblato di Rho,P. Giustino Borgonovo:

«Lo trovai in treno, col suo soprabito, col suo ombrel-lo, col suo fare di prete umile, quasi ultimo dei passeg-geri. Parlammo della vocazione, dell’opera del P. Mar-tinelli e dei Missionari di Rho. Lo trovai alla Ghibelli-na di Como con dei sacerdoti là convenuti ai quali conun carissimo collega predicava gli esercizi spirituali. Sidiportò con la sua caratteristica semplicità: si sarebbedetto un cappellano, un parroco emerito; nulla distraordinario; l’osservanza dell’orario era la più regola-re: nel silenzio e nella solitudine maturava la sua san-tità personale, che poi si sarebbe rivelata anima dellesue iniziative e segreto dei suoi successi.A predica il viso era il solito: l’occhio era il suo, nep-pure una parola sfuggiva nel suo significato, anzi mainessun sacerdote mi udì con miglior cognizione di cau-sa. Dispensato il silenzio parlammo a lungo delle suecase, delle sue dipendenze, tutto notava e niente glisfuggiva. “Questi sotto apparenza che il mondo direb-be sciocco, nasconde scienza e sapienza amministrativae diretta che si rifornisce al cielo e al cuor di Dio”,pensava. E gli dissi: “come va che lei pare un uomo

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semplice fino alla dabbenaggine, ed è invece così abilenello scrutare la Provvidenza coi suoi contratti, collesue permute e colle sue circolari?” Sorridendo mi fis-sò gli occhi in viso, capì tutta la portata della miadomanda. Vidi intorno a quelle sembianze profilarsiuna aureola di luce celeste e raccolsi queste memo-rande e sacrosante parole: “non ha detto lei, padre,nell’esame pratico: ‘fidatevi di Dio come se tutto di-pendesse da voi’? Io faccio così. E confidare nellaProvvidenza non è far spropositi, né nella fiducia nellaProvvidenza è melensaggine”. E come mai soggiunsiio, lei fa breccia nel cuore dei ricchi, senza tante ceri-monie senza le credenziali della scienza e i compli-menti d’uso? “Questo poi non lo so neppure io”, ri-spose don Luigi. Io tacqui: guardai in viso mio collega:entrambi avevano capito chi fosse colui che parlava» 1.

Così scriveva A. Rondelli de Manzi sull’Ordine del-la Domenica di Como:

«Noi ricordiamo l’umile prete, il prete montanaro, co-me qualcuno ancora si compiace chiamarlo, non sap-piamo se più per caratterizzare la sua evangelica sem-plicità o meglio la sua tempra adamantina; Lo ricor-diamo aveva insieme del Gonzaga e del Neri, guarda-va il cielo e sorrideva alla terra, tipo singolare d’ascetae d’apostolo. Voleva dovunque far crescere gigli nelgiardino della parrocchia, voleva dovunque far sboccia-re rose, ma egli voleva i gigli della purezza, le rose del-la carità portata al grado eccelso della perfezione» 2.

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1 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 445.

2 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 55.

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E ricordava l’amico F. G. Trinca, che accompagnavadon Guanella nel recarsi ad aprire la casa di Menaggio:

«...Si salì allo chalet che era già passato mezzogiornoe la fame cominciava a farsi sentire: mi chiamò dun-que a sé e mi disse: “va in pace e compra qualche co-sa per ristorarci”. Andai a comprare pane e salame; ein breve fui di ritorno: “Eccomi, don Luigi, dove an-diamo a mangiare? entriamo?” “non, per noi è troppolusso mangiare in uno chalet, mangiamo qui all’apo-stolica”. E si mangiò così alla buona.Talune volte giungeva alla Casa di Como all’ora tardaancor digiuno, e facevasi portare segretamente un toz-zo di pane di cui si sfamava intingendolo nell’acquadel secchio della stanza.Mortificò sempre la sua gola. Gradiva i cibi più ordi-nari e spesso non conveniente ai suoi bisogni: legumi,insalata; era lieto, lungi dal lamentarsi di qualunquealimento scarso o ingrato pur senza fare ricerca per ilriserbo e la semplicità di ogni suo atto virtuoso» 3.«Ad Olmo, a Traona e a Pianello don Guanella trovòtutte le difficoltà degli anni antecedenti, difficoltà cheavrebbe scoraggiato molte persone, confessò egli stes-so; ma don Luigi non disperò mai; rispondeva allepersecuzioni, incomprensioni di cui era fatto segno daogni parte con l’adorare nella calma paziente della suaanima e nella interrotta preghiera seguiva i disegni diDio.A don Guanella era riservato il picco di Olmo, perchénon potesse ivi esercitare pericolose influenze. Là siportava don Guanella, raggiunto per la via da notte

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3 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 446.

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tarda, e trovandovi chiusa la canonica del collega donCostanzo Tabacchi, prevosto di san Giacomo, il pove-ro teologo canonico, fondatore fallito, passò la nottedormendo saporitamente sopra un muricciolo a ridos-so della chiesa parrocchiale» 4.

E da Olmo ripassò a Traona per qualche tempo; fin-ché, venuto il giorno della partenza si affrettò fino amezzogiorno per visitare qualche malato, per salutarequalche amico e il suo collega don Silvestri poi si man-giò un boccone, e quindi giù a caricare il povero lettuc-cio e pochi mobili su un carretto avviandosi a PianelloLario.

Don Luigi ci ricordò più volte la strana compiacen-za, la strana modestia e povertà del suo ingresso nellanuova parrocchia. Si era agli ultimi di ottobre, o forse aiprimi di novembre; e don Luigi giunse in paese a oratarda, verso le undici di notte... L’indomani la domesti-ca verso le undici domandò: «che vuole le faccia di pran-zo signor curato?». «Quello che eravate usa disporre peril compianto Coppini». E a mezzodì don Guanella sitrovò voltata sulla taglierà un’allegra polenta con un po’di formaggio. Non c’era nemmeno una sedia. Mentre ilnuovo curato mangiava entrarono a ossequiarlo il sinda-co e un assessore del paese, il signore Giovanni Rocca eGiuseppe Mazzucchi, col prevosto del vicino Musso,don G.B. Rizzoli. Don Guanella offrì loro quel pranzosolenne del giorno d’ingresso, ma veduta la povertàdell’invito se ne andarono tosto 5.

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4 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 56.

Cfr. G L, Le Vie della Provvidenza..., o.c., pp. 49-51.5 Cfr. G L, Le vie della Provvidenza..., o.c.,

pp. 54-55.

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«La Galperti era donna di virtù e di cuore, ma alloraassai scarsa di mente e don Guanella la tenne quasicinque anni con ammirevole pazienza.Una sera Martina pose sul fuoco una pentola di ca-stagne, quali sbucciate, quali no; e poi li mise avantial curato, che aveva fame, perché così senza altro nemangiasse a sazietà. Don Luigi rideva e abilmente simortificava» 6.

E negli appunti del 1889 parlando alle suore così siesprime riguardo alla mortificazione:

«... Il cibo e le bevande sono necessarie a sostenere ilcorpo che è il vaso dell’anima e il servo dello Spirito:ma questo vaso non è da costringere col peso dei cibi,e il servo non è da impinguare perché non abbia poia comandare al padrone suo, lo spirito, e a sottomet-terlo. Perciò le persone spirituali si accostano al ciboe alla bevanda come alimenti pericolosi per l’anima ese ne servono come una spada per tagliare senza esse-re tagliati. Il Signore ammonisce: “non accondiscende-re al servo tuo il corpo perché non abbia poi a farsiconsumare e vincerti!” Il servo dell’anima tua trattalocome il padrone, il suo giumento, con paglia, con unpeso sul dorso, e con qualche sferzata per sollecitarloalla corsa» 7.

La semplicità come stile di vita viene messa in evi-denza da don Guanella in tutto l’articolo 23o del Rego-

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6 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 63.

Cfr. G L, Le vie della Provvidenza..., o.c., p. 80.7 G L, Massime di spirito e medoto di azione, in

Scritti Morali e Catechistici, vol. III, Nuove Frontiere, Roma 1999,p. 19.

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lamento del 1911 per le Suore che riflette il pensiero delcapitolo 14o del Regolamento del 1919 dei Servi dellaCarità.

«L’indirizzo o particolarmente, il contegno che distinguela Figlia di Santa Maria della Provvidenza deve esserenaturale, spontaneo, gaio e modesto, come che nientepresume di sé, tutto aspetta da Dio suo unico bene. Ilcontegno esterno, lo si capisce di leggieri, deve essere inesse l’espressione dell’interno sentimento, non diversa-mente della parola, la quale deve esprimere sempre net-tamente il pensiero senza sotterfugi né secondi fini.La Figlia di Santa Maria della Provvidenza deve esse-re illuminata dall’alto e compresa della verità; deveadoperarsi con impegno per comprendere tutto quantoDio vuole da Lei, e secondo questa condizione, devecomportarsi in ogni circostanza. Deve desiderare conimpeto santo il bene; vale a dire deve adoperarsi per-ché la volontà divina sia compiuta sempre e dovun-que, e dal canto suo deve adoperarsi perché la virtùtrionfi e il colpevole conosca il suo fallo e trovi mise-ricordia e perdono.Se saprete davvero anninichilirvi davanti a Dio e ina-bissarvi riconoscendo da Lui il gratuito dono della vo-cazione, ne conseguirà all’anima vostra un senso di te-nera confidenza nel Divin Redentore e con la confi-denza acquisterete una semplicità edificante. Questavi disporrà a un completo abbandono nelle braccia delPadre vostro che sta nei cieli, quindi a uno spirito diobbedienza pronta e cieca che vi farà beati di lasciar-vi guidare da chi vi comanda per autorità divina».Questa dedizione completa di voi stesse, della vostravolontà e della vostra intelligenza al servizio del Si-

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gnore, vi farà pari agli angeli che circondano il suotrono, darà edificazione grandissima a chi vi circonda,e farà buoni i vostri ricoverati. Il vostro corpo alloracome lucido cristallo, lascerà trasparire la virtù che loanima, emanerà all’intorno un profumo di carità, dipudore, di timore santo che farà diventare vereconde,come voi ma senza affettazione, le persone tutte conle quali avrete rapporti.Sulla vostra fronte aperta trasparisca la rettitudine delgiudizio, nei vostri occhi brilli la purità del cuore e il de-siderio costante di giovare a tutti; sulle vostre labbra siacostante e meritorio il sorriso come di chi anche tra lepene intravede il premio del paradiso; e sul vostro voltorisplenda sempre una cara ingenuità che amabile siespanda ed ecciti nei cuori un vivo desiderio del bene.La caratteristica infallibile di una vera Figlia di SantaMaria della Provvidenza sia l’intenzione, mantenutacostantemente retta alla presenza di Dio, da continuegiaculatorie, dall’uso di richiamare ad ogni tratto ilcuore e la mente alle cose sante, seguendo l’insegna-mento del Divin Maestro che dice: pregate, pregatesenza intermissioni. Pregate sempre» 8.«Semplici nel portamento, punto ricercate, ma pulitesempre e neppure trascurate nel vestire; la Figlia di S.Maria deve rispecchiare anche all’esterno la dignitàdell’ordine al quale si uniformano l’anima sua e tuttele sue azioni.Sempre e dovunque abbiatevi cara, ve lo ripeto anco-ra, la santa semplicità tanto nel dire che nell’agire,

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8 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, in Scritti per le Congregazioni, Vol. IV,Nuove Frontiere Roma 1988, p. 421.

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poiché la semplicità è essenzialmente sincerità, copreamorosa i difetti altrui e si accaparra la simpatia diquel prossimo che dovete sempre avere a cuore di in-namorare di Dio. Come una buona figlia di famigliacon la mamma sua saggia e prudente, siate aperta conla vostra Superiora, non tacetele nulla perché essapossa averne aiuto nel disimpegno della casa a Leiaffidata» 9.

E ancora nel Regolamento delle Figlie:

«... Se avrete rettitudine e purità d’intenzione in tuttigli atti della vita religiosa, se sarete fedeli al triplicevoto di castità, di povertà e di obbedienza che vi faspose del Verbo Umanato acquisterete completa vitto-ria non solo sui vostri difetti, ma ancora sulle vostreinclinazioni: e un giorno ve lo assicuro quando sarà fi-nito il combattimento in premio della vostra costanzae del vostro amore a Gesù e al sacrificio vi sentiretechiamare: “Vieni, o sposa, vieni nel regno che nonavrà fine”» 10.

Ai Servi della Carità nel Regolamento del 1910 rac-comanda:

«I Servi della Carità riflettano che devono procederecon ingenuità, che devono essere come cristalli entrocui si rispecchia l’immagine della verità e carità loro.Con questo cresceranno sempre ingenui e cari come i

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9 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 637.

10 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 427.

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fanciulli e si meriteranno sempre più vive le benedi-zioni del Signore e la benedizione del proprio Istituto,il quale loro è Padre, ed essi, i Servi, figli distinti peraffezione e docilità» 11.

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11 G L, Regolamento dei Servi della Carità 1910.

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4. LA VIRTÙ DELLA SEMPLICITÀ

La semplicità è una dirittura dell’anima che troncanettamente ogni ritorno inutile su se stessa e sulle sueazioni. Essa consiste in una certa trasparenza di anima, inuna perfetta naturalezza mantenuta in ogni circostanza edavanti a qualunque persona, in un dono di freschezza,di gioia, disponibile e franca, di candore che non è inge-nuità, ma credito, fiducia accordata a Dio e agli altri; difacile stupore e di nativa propensione all’ammirazio-ne perché tutto appare grande ai grandi e puro ai puri.

Sappiamo attraverso quali indugi, quali diffidenze,quali contrasti, don Guanella dovette passare per giun-gere al compimento dei suoi disegni. Gli era facile, sevoleva assicurarsi un po’ di quiete, rinunciare a tutto;ma don Guanella si era avvezzato alle contraddizioni, anon avvilirsene mai.

«Gli fu chiesto un giorno da un suo confratello, checosa avrebbe fatto se tutti l’avessero abbandonato so-lo nella sua opera, ed egli con la più grande sempli-cità rispose: “comincerei di nuovo”. I mali fisici chetalora assalivano con violenza la sua costituzione ro-busta, non strapparono un lamento della sua bocca,né rallentavano la sua operosità» 1.«Paziente e mansueto si mostrò e si mantenne sem-pre nei contrasti, di fronte agli insulti, alle contrad-

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1 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 455.

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dizioni, alle offese. Le tribolazioni considerava comenecessarie, come utilissime, come preziose, per man-tenere il controllo su se stesso e per acquistare lavirtù» 2.«Certe fiamme di impazienza e di sdegno impetuoso,che talora colorivano le sue parole, i suoi gesti, ap-parivano le ultime faville di un fuoco di passioni vee-mente, che egli era riuscito ormai a spegnere nel suocuore; e spesso il sorriso che poteva sembrare la lucenaturale d’un’anima pacifica o insensibile, era inveceil raggio d’una vittoria interna faticosamente riporta-ta; e così vinse e sottomise la passione da poterlamettere al sevizio dello spirito e della volontà, vol-gendone l’impeto contro gli avversari del bene e del-la Chiesa giovandosene ad eccitare il proprio zelo, aspezzare gli ostacoli frapposti ai suoi disegni, a sti-molare altri ad opere di bene col vincere l’inerzia egli indugi» 3.

Il cardinale Ferrari nel discorso funebre afferma:

«In lui in tutte le circostanze liete e dolorose regnò inalterata una tranquillità spirituale che improntava gliatti e le parole d’una calma ammirabile. Mediante illavoro lungo e assiduo di vigilanza interiore giunse aquella padronanza di sé perciò tutto ciò che accadeviene accolto con pace e gioia come dono di Dio. Del-la pazienza si era formato un abito così che vi riduce-va gran parte dell’esercizio della perfezione cristiana; e

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2 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 456.

3 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 457.

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sul letto di morte riusci a dichiarare che patire equi-vale ad avere pazienza» 4.

Dalla Vita del Popolo di Como:

«non conosceva dubbi. Là dove altri si sarebbero datialla disperazione egli conservava lo spirito sereno einalterata la fede...».

Un giornale dopo la sua morte scriveva:

«sempre sereno nella buona e nella cattiva fortuna, sioffendeva quando i suoi collaboratori erano colti dal-la sfiducia. L’ottimismo è stato l’arma della sua vitto-ria. Credeva negli altri perché credeva soprattutto nel-la sua fede intensa...».

Disse Mons G. Carughi nel trigesimo:

«... d’un’opera così meravigliosamente feconda è piùche mai interessante il ricercare la intima ragione. Sene avessimo interrogato il fondatore medesimo,quell’uomo santo la cui dirittura e semplicità sconcer-tava tutti i calcoli della prudenza e della politica, si sa-rebbe stretto nelle spalle e sorridendo in quel suo mo-do caratteristico avrebbe detto brevemente: “io non neso nulla, io non ho fatto niente!” era la voce della ve-rità perché era quella della umiltà. Egli voleva che siriconoscesse l’opera di Dio al quale ogni creatura servecome strumento tanto più utile all’intenzione del Di-vin artefice, quanto meno ci mette della propria inten-zione, voglio dire quando i calcoli della prudenza nonsi mescolano come creta con l’oro ai disegni della

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4 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 458.

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Provvidenza Divina. Le istituzioni nate con questo spi-rito il mondo le guarda da lungi e sorride, quando nonè indotto a dubitare tristemente dalla ragionevolezzaaltrui. Se ne giova però e vi ricorre, quando l’istituzio-ne della beneficenza ufficiale con i regolamenti buro-cratici, oppongono un rifiuto alle sue richieste. Dicevala Santa d’Avila: “Teresa e un soldo è niente, ma Tere-sa e un soldo e Dio è tutto”. Perché nulla manca a chiDio possiede e in Lui si fida. Che questa fiducia inDio, questo nascondersi in Lui fosse virtù veramenteradicata nell’anima di don Luigi, lo diranno tutti quel-li che lo conobbero intimamente... Quante volte egli ei suoi figli non si videro attraversate da ostacoli credu-ti insuperabili! Quante volte gli mancarono quegli aiu-ti umani il cui intervento giudicato provvidenziale erastato l’occasione di certe iniziative a cui veniva cosìsottratto il naturale appoggio non per questo egli per-deva la sua ordinaria serenità. Se gli uomini, pensava,falliscono le promesse, si diportano da quel che sono;ma non mi può mancare Iddio» 5.

È semplicità il non farsi troppo avanti, rendersi ac-cetti senza cercare di farsi valere, possedere meriti, manon cercare di mostrargli e tanto meno di volerla spun-tare. Farsi un carattere amico della naturalezza e dellaverità in cui non ci sia gonfiezza ne pretesa, ma che diala gioia di scoprirvi nonostante l’oscurità di cui si cir-conda come una aureola di discrezione l’incanto e la ric-chezza di cui è fornita.

Fu proprio questa la caratteristica semplicità che av-volse la vita di don Guanella:

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5 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 388.

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«Le lodi detestava e fuggiva; talora specialmente coisuoi a salutare ammaestramento, accendendosi di sde-gno insolito, a guisa del Divin Maestro insolitamentesevero con i suoi discepoli quando li scorgeva travoltia pericolose gare di ambizione; spesso invece facendouso di quell’antica facezia che meglio riproduceva ilcarattere semplice e spontaneo di ogni sua manifesta-zione virtuosa.Riferendosi un giorno a una conferenza che un egre-gio sacerdote di Como aveva tenuto in un salone del-la città a favore dell’opere nostre e che si era stampa-ta, poiché vi era esaltato come umile e dal cuore gran-de, don Luigi, aveva scherzosamente osservato nel-l’ammonirci di non seguire il vezzo di lodarlo negliscritti: “che direbbe la gente? e poi (ridendo) sarebbeun ostacolo per i processi di beatificazione!”».

Ricordava il Marchese Lalatta:

«Siccome io non cessavo di esaltare le opere sue e didirlo santo, rivoltosi al sacerdote che era presentescherzando gli disse: “senti mio caro d’ora innanzi mirispetterai di più, perché il marchese disse che io sonoun santo”. Così sprezzava le lodi con efficace ama-bilità» 6.

Egli non volle passare venerato tra due ali di ammi-ratori nella figura dell’asceta: conservava e nascondevanel suo spirito tutti gli splendori e tutte le altezze dellavirtù e dell’unione più stretta con Dio: preferì nel mon-do aggirarsi modesto, senza ostentare virtù e intenti par-ticolari, come l’uomo, come il prete buono, dolce, ama-

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6 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., pp. 471-472.

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bile, che riusciva per le vie del cuore a far credere eamare quel Dio di cui non si poteva fare a meno di sen-tire la presenza e di amare le operazioni in Lui.

Ci è impossibile ma sarebbe così bello ritrarre la sa-pienza inarrivabile degli atti minuti del grande ed umileapostolato! Si avvicinava a tutti, ai grandi e ai piccoli, aigaudenti e agli addolorati, ai buoni e ai cattivi: le risor-se della esperienza, le sue cognizioni, le squisitezze nonignorate d’una urbanità semplice eppure compita egli ri-servava a dare efficacia al suo apostolato buono! Con-cedeva le preferenze del suo cuore e delle sue tenerezzeai piccoli, ai sofferenti ed era commovente sentirlo di-scorrere con amena semplicità e partecipare ai suoi di-vertimenti con i vecchi, con gli orfani, con i semi defi-cienti o con questi soltanto non temeva di sciupare ilsuo tempo! Era edificante vederlo nel carico delle suecure e nel cumulo dei suoi pensieri. Non mettere mai alsecondo posto l’umile donna di popolo, il modestissimooblatore nella distribuzione delle sue visite e nell’inviod’una parola d’augurio e di ringraziamento.

Non disprezzava i ricchi e i grandi: riteneva prezio-sa missione religiosa e sociale farli concorrere all’obbli-go della carità cristiana; rivelata loro come un soave bi-sogno attraverso la pietà, l’umiltà, l’amore delle sue ri-chieste e delle sue manifestazioni di gratitudine. Dal fa-re siffatta ricerca di anime non lo riteneva modestia diconversazione, timore o esperienza di insulti, freddezzao ripugnanza dei nemici, se viaggiava nelle vetture pub-bliche non gli era difficile interrompere la pia lettura ola preghiera – non oziava mai – ed attaccare coi viciniuna conversazione adatta alla condizione e di chi udivatanto della persona distinta quanto dell’operaio o delcontadino riuscendo attraverso mille ricordi interessantie amabili a donare nelle forme più semplici ed attraenti

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un tesoro di buone considerazioni e di fecondi riflessi.Se viaggiava per la strada, era caso frequente vederlodare il braccio a un ignoto viandante ed interrogarlocon discrezione delle cose sue fino all’intento voluto. Segli si presentava per motivi particolari o incontrava incasa egli qualche persona, infalamente, ne avvinceva l’at-tenzione con qualche scherzo strano. Per poi dire attra-verso la confidenza conquistava la parola buona e con-durre con lui a fianco in chiesa a fare la visita con sé ea sentire la santa Messa.

Nemico del liberalismo e rigido difensore dei dirittidi Dio, compativa, rispettava, amava. Le persone cheprofessavano idee diverse delle sue, non si convertivanosempre: ma non si scostavano da lui senza esserci inchi-nati alla franchezza del suo carattere, alla sincerità dellesue convinzioni, alla purezza della sua virtù, senza avereammirato in lui il prete operoso e buono, senza averedeposto un pregiudizio attorno la religione del cristia-nesimo e alla Chiesa.

Quanto amò e stimò i suoi avversari! È scabroso di-scendere ai fatti lo vedemmo e lo sentimmo appressarsicon tutta l’espansione cordiale e affettuosa della amici-zia a persone che l’avevano avversato per lunga serie dianni, parlò e scrisse con stima grande di taluni che gliavevano a lungo contraddetto e ostacolato nelle sue in-tenzioni e nelle sue imprese.

E quando in conversazione riservata doveva dare co-gnizione di qualche vicenda interessante per l’opera, lasua carità trovava un rifugio nei disegni della DivinaProvvidenza, che per i suoi figli sapienti dispone e per-mette quanto si compie quaggiù dagli uomini; egli ri-spettava sempre la rettitudine degli intenti. È qui dovepoté apparire difetto di bonomia o di indulgenza, si ma-nifestò invece straordinaria la carità del cuore, pruden-

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tissimo nello scusare, generoso nel compartire, quantovigile, integro e completo nei principi e nelle direzioni 7.

L’Ordine di Como scriveva dopo la sua morte un ar-ticolo di ampio elogio:

«...tutti stimavano e veneravano il servo di Dio per lapietà distinta, per la provata modestia e umiltà, per lasaggezza e prudenza pratica dei consigli congiunta conun carattere semplice e gioviale soprattutto per la ca-rità inesauribile...».

Elogiandone quindi la fiducia nella divina provvi-denza, l’amore filiale e devoto alla Chiesa e al Papa, lasete ardente di promuovere la gloria di Dio e la salutedelle anime in tutti i modi e sotto tutte le forme 8.

E don Beniamino Giacomini attestava:

«Don Guanella nascondeva sotto il velo di unaprofonda umiltà le sue virtù. Spirito contemplativoche sapeva e gustava le mistiche unioni con Dio, mo-strava un atteggiamento esterno di pietà ordinaria, pernon dire negletta; appariva, l’uomo normale che nonrifiutava un pasto o un riposo e prendeva facilmenteparte all’allegria delle brigate amiche; negli scritti tra-scurava la perfezione, a lui non ignota, della formacurandosi soltanto dell’efficacia e della chiarezza deldire; versava quasi a sua insaputa nelle anime dub-biose e tribolate torrenti di luce e di balsamo, ma sen-za affettazione, con una parola semplice, con uno

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7 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 397ss.

8 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 556.

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sguardo indagatore, con un sorriso, con una limpidez-za, muoveva e convinceva gli uditori con una elo-quenza tanto semplice e singolare, fatta di aneddoticuriosi, di dialoghi intavolati, di gesti caratteristici, diintermezzi dialettali, quanto efficace; certa esuberanzadi un carattere impetuoso era la cenere che copriva ilfuoco della sua carità e nascondeva i trofei di eroichelotte interne per acquistare con la dolcezza il dominiodi sé; il tratto bonario, la facile amenità del dire el’abitudine di un contegno scherzoso, l’espressioneverbale non sconveniente, ma talora volgare, il na-scondere ordinariamente sotto il velo dell’azione la sa-pienza della vita sperimentale per non farne pompanel discorso, certi modi esternamente scomposti delcontegno, tutto ciò tendeva e valeva a farlo ritenereuna persona di comune levatura, un tipo ameno sen-za fastidi, un prete trascurato e di nessuna importan-za né interesse» 9.

Stralciamo da un articolo di ricordi personali di P.Giustino da Borgonovo dei PP. Oblati di Rho:

«...M’interessai per ritirare una povera giovanetta epi-lettica, di sua propria mano: fissava la casa e stabilivala retta da pagare. Mi pareva troppo elevata e si trat-tava di una cifra irrisoria. E lo pregai di farmi la ri-duzione. Rispose suggerendomi un pio artificio deisanti! lo trovai pure due anni dopo e senz’altro michiese della figliola, entrò in argomento della riduzio-ne... ricordando ogni minima particolarità. Altro cheuomo alla buona! Tutto sapeva, tutto ricordava, per-ché tutto era per nostro Signore; quel tenere la corri-

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9 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 475.

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spondenza lui personalmente mi meravigliava; ma ces-sò la meraviglia, quando seppi che era sistema suo conla calma arrivare a tempo a tutto. Faceva suo queldetto dei santi: compiere ogni minima azione come sefosse più importante e da quella dipendesse la nostrasalute eterna» 10.

La semplicità come virtù caratteristica della Congre-gazione si desume pure dagli insegnamenti che dona inmodo familiare ed efficacissimo nella parola viva dellameditazione e dei trattenimenti spirituali. È però impor-tantissimo notare che don Guanella aveva espresso ilsuo pensiero al riguardo fin dal 1889 nei suoi appuntiquando ancora l’opera muoveva timidamente i primipassi.

Nella lettera e nello spirito è tutto un invito a colti-vare una grande semplicità in tutte le manifestazionidella vita.

«Lo spirito generale che deve informare gli individuidella Piccola Casa, deve essere:• Anzitutto uno spirito di alta sommissione ai co-

mandi, ai consigli, ai desideri del Pontefice, ed ailegittimi superiori.

• Indi uno spirito di umiltà semplice, mercé cui l’in-dividuo in tutto e sempre vede il Signore che di-spone delle persone e delle cose, per cui non maiesca in lamenti inutili, in osservazioni superflue.

• Tale spirito umile e semplice condurrà all’altro beldono che è di amare Dio con vivo affetto e il pros-simo come se stesso.

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10 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 405.

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• Per piacere al prossimo e giovargli aiuterà non po-co all’adattarsi fino al limite della convenienza alleesigenze del convivere sociale. Le forme, le espres-sioni di monachesimo, di ritiratezza, e di taciturnitàeccessiva sono da schivare. In tutto e fino al limitedella colpa, un cuore che vuole piacere e giovare alprossimo suo, conviene che si mostri cortese, spi-gliato, accondiscendente, ricco di quella libertà dispirito che è un vero dono del cielo» 11.

«Per fare un po’ di bene occorre seguire queste rego-le: mettervisi con intenzione retta, confidare più inDio che nell’uomo, non darvi vanto di riformatori,schivare ogni fanatismo, da qualsiasi fatto badare alsostanziale e non curarsi dell’accidentale, applicarsi al-le minute con intensità» 12.

E ancora nel Regolamento ultimo dei Servi dellaCarità:

«Per i religiosi, i quali sono obbligati per regola allavita di perfezione. Questi soprattutto devono bramaredi essere nascosti agli occhi del mondo e di essere re-putati inutili per ogni opera buona. Bisogna castigaregli occhi senza apparire affettati; bisogna castigarel’orecchio senza essere ed apparire selvatici. Bisognasoprattutto castigare il gusto, perché in questo è ilprincipio della perfezione cristiana. Bisogna frenare gliatti propri in parlare colle persone del nostro prossi-mo. Conviene non espandersi troppo coi giovani, non

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11 G L, Massime di spirito e metodo d’azione, o.c.,p. 27.

12 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 480.

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infastidirsi coi vecchi; degli amici bisogna saper sop-portare i difetti e gli avversari bisogna saper guada-gnare con atti replicati di carità e di dolcezza» 13.«L’arte delle arti è quella di nascondere se stessi e farfigurare gli altri. Dio coopera quando vede l’uomooperare con sentimento vero di umiltà. Quanto ciò èdifficile ad ottenersi! Altra arte è non precipitare leopere di Dio: si fanno in tempo, luogo e modo asse-gnato. Poi affidarsi più alla Provvidenza Divina chealla prudenza umana. San Filippo fabbricando la suaChiesa diceva: “il tal ricco sa che siamo in bisogno; sevuole darà e se no, lascerà; noi confidiamo in Diosempre” – darsi, secondo le circostanze, a moltepliciopere con disinteresse dell’opera propria purché si fac-cia del bene» 14.«Chi vuole fare un po’ di bene non deve guardare aicomodi propri, non deve aver paura che dica in con-trario la gente, non deve aver paura di perdere duesoldi per amor di Dio» 15.

E ancora nel Regolamento dei Servi:

«I sacerdoti quanto all’anima devono essere ornati:• Si raccomanda a tutti sempre, sempre spirito di ca-

rità e di compatimento.• Dove sono uomini ivi sono pure difetti.• Sono da vincere soprattutto i difetti di simpatia e di

antipatia.

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13 G L, Regolamento dei Servi della Carità 1910.14 M L, La vita, lo spirito e le opere di don

Luigi Guanella..., o.c., p. 485.15 G L, Lo Svegliarino, in Scritti Morali e Catechi-

stici, Vol. III, Nuove Frontiere, Roma 1999, p. 627.

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• Conviene guardarsi dallo spirito di critica e nonmai perdere il tempo e la pace nei pettegolezzi enei discorsi frivoli.

• Giova ricordare che l’ottimo è nemico del bene cheognuno è obbligato a fare il bene secondo le pro-prie forze, occorre la grazia che Dio dà e non altri-menti, e che ogni persona di buona intenzione puòfare del bene sempre, come l’albero buono il qualematura sempre più frutti buoni» 16.

«I Servi della Carità fanno il bene e non devono ap-parire: desiderano farne assai e si devono professareservi inutili» 17.

L’anima semplice non si turba affatto delle sue infe-deltà; fa del suo meglio per diminuire il numero; ma se qual-che debolezza le sfugge, subito se ne pente e non rallenta ilpasso. Non si meraviglia ingenuamente della sua miseria.L’anima semplice non si sconcerta; rimpiange la propria in-delicatezza il tempo che è necessario, non si mette in agita-zione se non per quel tanto che vi scopre di volontario.

Sembra essere questo l’insegnamento di don Gua-nella quando riferendosi ai suoi sacerdoti nel Regola-mento del 1905 dice:

«Siate perfetti disse Gesù Cristo com’é perfetto il Pa-dre Celeste. Conviene pertanto sforzarsi a studiareGesù Cristo Dio e uomo insieme e conformarsi agliesempi suoi.Indispensabile ai sacerdoti e ai religiosi la retta inten-zione per cui egli nelle sue azioni e nei suoi pensieri

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16 G L, Regolamento dei Servi della Carità 1905,in Scritti per le Congregazioni, Vol. IV, p. 1153.

17 G L, Regolamento dei Servi della Carità 1905,o.c., p. 1149.

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attenda per piacere a Dio. Indispensabile sono all’uo-mo religioso le virtù di povertà, di castità e di ubbi-dienza» 18.

Anche nel desiderio della santità l’anima semplicenon perde nulla della sua caratteristica; ama e vuoleamare sempre più, ma questa constatazione non la rat-trista come il bambino non si rattrista per la sua impo-tenza. Essa ha un solo scopo, piacere a Dio, un solomovente, l’amore.

L’anima semplice non è di quelle che vivono nel ti-more, come si fosse al servizio di un padrone barbaro esevero.

Non si preoccupa più del necessario, né del passato,né del futuro, perché sa che la sua vita è nelle mani diDiò. Scriveva R. Pasteur:

«È così semplice non occuparsi più del passato, nep-pure degli errori né della pigrizia... né del futuro chenulla permette né di prevedere, né di aggiustare... ècosì semplice invece mettere nel presente questa solapresenza, presenza di Dio e presenza davanti a Dio».

Questo è certamente il pensiero di don Guanella:

«La paura e lo sgomento, credetelo a chi ha esperien-za, non vengono dal Signore. Se sapete di aver offesogravemente Iddio pentitevi sinceramente, ma dopoaverne avuto il perdono sacramentale abbandonateper sempre ogni apprensione... rinunciare a poco allavolta alla propria volontà direi alla propria sicurezzaper affidarsi interamente allo Sposo dell’anima, dubi-tare sempre se siamo oggetti di tenerezza o di ripu-

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18 G L, Regolamento dei Servi della Carità 1905,o.c., p. 1178.

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gnanza o di disgusto alle persone che ci circondano eun preparare se stessi a quella santa indifferenza chechiama in folla sulle anime tutta la benemerenza del-la Madonna e del suo Figlio divino, è pure fuori diluogo ogni vostra ansietà se, in qual tempo sareste ve-stita e professata, e in quale categoria e in quale resi-denza e ufficio. Non vi preoccupate di tutto questoperché quanto pure foste o non compresa o mal ap-prezzata se la vostra intenzione sarà retta e corretta lavostra condotta, il Signore ci penserà Lui a chiarireogni sospetto e farvi trionfare» 19.«Camminate con santa semplicità nel campo fioritodelle opere della casa, e se vi avverrà e vi avverrà cer-tamente, di cadere in qualche difetto, troverete facil-mente scusa perfino verso i vostri contrari. Non teme-te o Figlie della Provvidenza: la rettitudine di co-scienza, il santo desiderio di fare passi di gigante nel-le vie del Signore, la profonda umiltà nel riconoscerviincapaci e buoni a nulla vi terrà luogo della educazio-ne e della finezza che vi manca. Procedete in pace enulla vi turbi» 20.«Quando sarete interrogate risponderete con sicurezzae semplicità come il Signore detta dentro, perché Diostesso metterà le parole sulle vostre labbra» 21.

La semplicità esclude ogni forma di doppiezza e dicomplicazione derivante dall’egoismo, dall’amor pro-

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19 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 489.

20 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 643.

21 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 621.

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prio, dall’attaccamento a se stessi ed alle creature equindi spinge l’anima in un’unica gloria. Tutta la vitaspirituale consiste in questa progressiva semplificazioneche va di pari passo con la purificazione interiore: quan-do un’anima è perfettamente purificata da ogni passionee da ogni attaccamento, allora è ridotta alla semplicitàperfetta, quella semplicità che fa vivere unicamente inDio e per Dio.

Quando vi trovate nel crogiolo della tribolazione co-me l’oro è sperimentato nel fuoco, cantate con fede: Al-leluia! Lodate il Signore quando vi sottopone alla provadel dolore. Confidate in Lui solo, e vi darà la grazia diperseverare fino alla fine. Direte che lo sgomento vi ab-batte. Ma è possibile trovarsi sull’orlo del precipizio efra le tenebre e non sentirsi rabbrividire? Anche i di-scepoli di Cristo erano smarriti e confusi. Per carità nonvenga meno in voi la confidenza! Il Signore ha aperto lebraccia all’apostolo che tre volte lo aveva negato: nonmancherà di aiutarvi. Non venga meno in voi la fede!Ma, molti dicono, vorremmo vedere e toccare. Eppure,non dovete ignorare che la fede di Tommaso fu la me-no meritoria.

Bisogna fare il bene e per compenso contrastare coibisogni della vita. Qui consiste il merito perché è meri-to di fede. Pregate Dio ad accrescere in voi la fede.

Altre istituzioni vivono nella larghezza e noi no. Mai beni temporali sono beni temporali, e vale più un gra-no di confidenza che cento di previdenza e provvidenzaumana.

La réclame aduna tesori; ma ne aduna di ben piùgrandi la preghiera poiché dice il Signore: «pensa a meed io penserò a te». Imploriamo da Dio la fede e nontrascuriamo tutti quei mezzi che prudenza e carità cisuggeriscono.

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Il Cardinale Svampa nel Congresso di Bolognadisse:

«Segua ognuno la via segnalata dalla Provvidenza.Guai al Cottolengo se facesse la réclame come i figlidi don Bosco, guai ai figli di don Bosco se lasciasse-ro la via additata dal venerabile loro fondatore”. Noi,figli della casa della Divina Provvidenza che aspiria-mo a partecipare insieme dello spirito del VenerabileCottolengo e del Venerabile don Bosco, teniamo unavia di mezzo di modestia e discrezione, reputata otti-ma da un porporato eminente; e fissiamo la nostresperanze in Dio. Ora a voi cooperatori e amici no-stri, una parola: Quando scorgete le opere nostre nel-le privazioni, nell’abbandono e forse nel Venerdì san-to di persecuzioni più o meno aperte, non perdete lafede! Quello è il momento migliore per sorreggerci.Taluni si scandalizzano pure di Dio e vedono i po-veri, i vecchi, i scemi che a noi sono cari e che chia-miamo col dolce nome di buoni figli, gridano: “Per-ché il Signore li ha creati così? Com’é possibile con-vivere con costoro?” E si giunge persino a voler abo-lire i ricoveri dei poveri scemi nei loro paesi! Eppu-re costoro sono per noi il tesoro più prezioso. Non siè forse fatto Gesù abiezione e vituperio degli uomi-ni, per salvarci? o fede santa che ti nascondi ai su-perbi e ti riveli agli umili, istalla in noi un’umiltàprofonda che ci faccia lieti di servire il prossimo peramor di Dio» 22.

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22 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 382.

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4.1 Semplicità di cuore

La virtù non è da considerarsi in senso statico; essaè un germe che deve crescere; pertanto anche nel cam-po della semplicità occorre questo continuo combatti-mento; in questo combattimento bisogna impegnare tut-ta la vita, tutte le facoltà, tutto se stessi.

«L’anima fedele, la quale cerca il meglio dello spiritoproprio, s’adopera con cura diligente e ottiene con la fe-de e con la pazienza beni grandi. Per conoscere il me-glio dell’anima propria, bisogna badare agli affetti delproprio cuore, alla voce del superiore, alla buona riusci-ta dell’opera che s’intraprende. Tu ti senti chiamata amolto spirito di perfezione nella austerità ovvero nelfervore di orazione, e considera che come nell’ordinenaturale ogni creatura di fiori, di animali ed anche diuomo nasce, cresce, e poi si perfeziona, così nell’operasoprannaturale la vita della virtù nasce, e poi cresce epoi si perfeziona per grado. Tu ti sentirai un ‘inclina-zione nascente ad uno stato particolare di vita o divirtù. Ebbene, tu coltiva il buon seme nell’orto del tuocuore, che man mano crescerà e si farà sentire forte,forte e poi eromperà. Quando una persona ha una vo-glia vivissima di bene, ella rompe tutte le barriere e sipresenta all’opera sua. Il superiore quando scorge chenel tuo cuore pullulano tali sentimenti, da prima pro-verà pena di crederti e poi ti conforterà man mano e fi-nalmente ti benedirà nell’intento tuo» 23.

Ecco, altri riflessi sulla semplicità di cuore, che donGuanella intese lasciare in eredità ai suoi figli e di cui

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23 G L, Massime di spirito 1889..., o.c., p. 24.

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diede mirabile esempio con la schiettezza dell’agire, lapurezza dei giudizi, la fuga d’ogni doppiezza, ed ogniostentazione ed affettazione nel compimento dei suoidoveri, nella pratica più sublime della virtù, nella largi-zione familiare di conversazioni, di conferenze, predi-che, e nel suo atteggiamento personale.

«Il nostro cuore abbiamolo sempre nelle nostre maniper mostrarlo a chi lo deve curare e perfezionare. Po-niamolo tutto intero nelle mani del medico, del padrenostro il confessore ed i superiori della casa; e se siapossibile porgiamo loro le lenti perché guardino den-tro più attentamente e scorgano fino all’infimo i mo-vimenti del nostro cuore. È una gioia così grande ve-dere dentro della verità delle cose. Gode il pittore inrimirare l’opera ben riuscita nelle sue mani; e chi puòscorgere finalmente che il suo cuore non ha nulla dinascosto e che tutto è manifesto al chiarore della ve-rità, oh quanto ne esulta! E poi ne avranno godimen-to le persone, che di te devono rispondere al cospettodi Dio e della società cristiana. Come i superiori de-vono dare tutti i pensieri della mente all’andamentomigliore dei dipendenti, così devono i dipendenti ma-nifestarsi interamente ai loro superiori. Faranno poirisoluzione di grande vantaggio quelle anime, le qualiimpetrano da Dio grande semplicità di cuore, che intutto e con fede si sottomettono alla dipendenza deiSuperiori.Faranno altresì opera di molto grande vantaggio quelleanime le quali possono trovare un cuore fedele, che letenga ammonite di frequenti ad ogni fallo di mancamen-to ad ogni caduta di umana imperfezione. Poter levaredallo specchio del proprio cuore ogni appannamento ecosì riflettere in volto a Dio Santissimo. Ella è cosa di

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tanto godimento, quanto il pregustare che l’anima fa altorrente delle celesti consolazioni del Paradiso beato» 24.

4.2 Spirito di allegrezza

La gioia è un valore incontenibile ed effusivo persua natura. È tipicamente cristiano possedere ed effon-dere questo valore affascinante che dà alla nostra vita iltono dell’apostolicità. È anche essa una conquista checomporta uno sforzo di ascesi e di superamento. Effon-diamo pure nel cuore della sorella le gioie e le ansie chesentiamo in cuore, ma siamo vigilanti ed attenti affinchénon le facciamo male.

È obbligo del religioso che gioiosamente vive la suaconsacrazione dare il proprio contributo di ottimismocristiano e di allegrezza che allarga il cuore e rende agi-le il passo nelle vie del Signore.

«L’allegrezza buona è un altro rimedio per i mali delsecolo. Nel mondo datosi ai piaceri sfrenati si è diffu-sa la malinconia: i suicidi. La malinconia spiritualequieta e tranquilla, è giovevole, però si fa meglio conl’allegrezza che con la malinconia, con l’allegrezza sitraggono i cuori» 25.

Quello che don Guanella scrive nella “Settimana conDio” lo esprimeva coerentemente con il suo stile di vita.

«La viva speranza, che al Nostro faceva tenere in nes-sun momento i dolori, le difficoltà, le fatiche della vi-

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24 G L, Massime di Spirito 1889..., o.c., p. 25.25 M L, La vita, lo spirito e le opere di don

Luigi Guanella.., o..c., p. 485.

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ta di fronte alla grandezza del premio celeste e lo fa-ceva gioire dentro di sé della bontà di Dio, fedelissi-mo e generoso padrone e amatissimo Padre, valeva adiffondere intorno a lui nelle anime che egli guidavae che conversavano con Lui, lo spirito della più gran-de allegrezza!Come allargava il cuore, la sua parola, il suo sguar-do, la sua presenza sgombrava dallo spirito ogni nu-be di tristezza! E come dava forza per correre cosìsulle vie belle della virtù, del sacrificio, del lavoro!Doveva certamente portare il paradiso in cuore perfarne sentire così la dolcezza, la pace, la santa leti-zia! Le altezze della virtù che era spesso dato d’in-travedere nell’anima di Lui attraverso il velo fittodella sua modestia, non deprimevano, ispiravano in-vece attrattiva e destavano entusiasmi: il bene perde-va né di lui esempi le sue difficoltà e trascinava: ilsacrificio traverso le sue parole si faceva amabile. Il-luminato maestro di spirito guidava le anime allaperfezione fissando il suo sguardo verso la meta del-la santità più eroica, ma camminando passo passocon gli spiriti di cui comprendeva e compativa le de-bolezze e le imperfezioni.Intonò in accordo soavissimo con tutta la natura l’in-no della gioia cristiana ed invitò i seguaci ad unirvi laloro voce. E tanto più nello spirito di don Guanellacantava le sue armonie la gioia cristiana e splendevail sole della felicità, quanto più egli si staccava dallecose di quaggiù ed aveva disgusto di beni, le persone,gli affetti, gli affari di questa terra» 26.

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26 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 392.

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Essendo per don Guanella la gioia un rimedio e unmezzo per attrarre i cuori non cessava di raccomandar-la, scrivendo all’amico don Leone Ostinelli:

«sta allegro, caro don Leone, che sei poco discosto dalparadiso» 27.

E alle suore ripeteva:

«Un carattere che deve distinguere voi martorelle de-ve essere la contentezza».

E difatti chiedeva sempre loro:

«siete contente?... su, su, state allegre».

E scrivendo a Mons. Baron:

«dica alle suore martorelle che stiano allegre e sianobuone» 28.

Negli appunti del 1889 notava:

«... occorre spirito di allegrezza riguardo a Dio perchéfinalmente siamo le sue creature, redente, chiamate avita sua... Iddio è fonte di gioia, riguardo al prossimotrovando modo di consolarlo e di piacere in tutto.Si gode tanto un viso allegro, gode in ogni atto divirtù, le persone buone e allegre attraggono molte ani-me; riguardo a sé, per il contento delle coscienza edella pace che si gode: si rifletta sulla consacrazionefatta di sé a Dio ed alle promesse del Signore.Si devono togliere gli impedimenti della allegrezza di

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27 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 391.

28 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 39.

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spirito. Essi provengono dal carattere e dall’umore na-turale, e si ha da correggere e tollerare i caratteri de-gli altri, guardando in essi l’immagine di Dio; dallasuperbia che fa rattristare l’anima per ogni minimaosservazione; dal difetto di orazione, per cui l’anima siinaridisce e si adonta e si mantiene in malinconia; daogni peccato mortale che rapisce il bene celeste» 29.«I neoconfratelli devono esprimere palesemente ilcontento dell’anima propria. Tosto e rispettosamentecome tra i fratelli di religione, devono sapere stare incomunità con quella confidenza di discorso, con quel-la spigliatezza di tratto che è propria di fratelli pii.La eutrapelia è virtù morale che in date circostanze esoprattutto nelle ore di ricreazione ben esercitata,conforta ed edifica.Devono aprirsi schiettamente ai superiori come la sta-tua al capomastro che le sta preparando la nicchiaadatta, la statua sta bene sul suo piedistallo e nellanicchia che le è propria.Stando al loro posto i neoconfratelli pongano mano confede all’opera anche più minuta perché presso il Signo-re e nella casa dei Servi del Signore, ogni servizio è no-bile e meritorio. Chi fa bene le piccole cose farà beneanche le maggiori imprese. A tale scopo badino adalimentare in sé lo spirito di pietà, di studio e di zelo.Pensino a superare le difficoltà pensando al detto diS. Paolo che afferma di essere ben leggera cosa i ma-li di questa vita al confronto dei beni eterni che ciaspettano» 30.

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29 G L, Massime di Spirito 1889..., o.c., p. 43.30 G L, Regolamento dei Servi della Carità 1905...,

o.c., p. 1177.

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4.3 Libertà di spirito

La semplicità è quella virtù che fa muovere nella li-bertà dei figli di Dio, quella libertà che significa amore,fiducioso abbandono, dipendenza serena da un Padreche tutto predispone per il nostro bene, e quindi gioia,sicurezza, e tranquillità nel nostro agire.

Se Iddio è Padre bisogna essere liberi di dire tuttoe di agire con libertà perché egli ci comprende, senzaschemi prestabiliti, senza un fissismo farisaico e vuoto.

Don Guanella indica nella libertà di spirito e nel ri-spetto della coscienza altrui un mezzo per vivere lietenel Signore.

«Come è scritto che omnis Spiritus laudat Dominum,ossia le guide del Signore sono varie e molteplici; co-sì sono varie e molteplici gli spiriti che guidano ogniindividuo e in specie ogni corpo di unione pia e diCongregazione religiosa. Il Signore grado a grado eper ogni famiglia della Piccola Casa manifesterà il suospirito e lo imprimerà nei cuori.Intanto lo spirito generale che deve informare gli in-dividui della Piccola Casa deve essere:• uno spirito di umiltà semplice, mercé cui l’indivi-

duo in tutto e sempre vede il Signore che disponedelle persone e delle cose, per cui non mai esca inlamenti inutili e in osservazioni superflue.

• Tale spirito umile e semplice condurrà all’altro beldono che è di amare Dio con vivo affetto e con ilprossimo come se stesso.

• E per piacere al prossimo e giovargli aiuterà nonpoco l’adattarsi fino al limite della convenienza alleesigenze del convivere sociale. Le forme e l’espres-sione di monachesimo, di ritiratezza e di taciturnità

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eccessiva sono da schivare, in tutto e fino al limi-te della colpa, un cuore che vuol piacere e giova-re al prossimo suo, conviene che si mostri cortese,spigliato,

• accondiscendente ricco di quella libertà di spiritoche è un vero dono del Cielo» 31.

«Seguite pure lo spirito di grazia che è in voi: talunedi voi avete lo spirito di espansione e valetene per in-sinuare in molti la verità. Altre avrete lo spirito di si-lenzio e di unione con Dio e valetene a pregare dicuore Dio che avvalori i discorsi e le azioni esternedelle consorelle che a tanto si sentono. E così avverràdi voi che ogni spirito ed ogni forma di apostolatocoopera alla gloria di Dio e alla salute delle anime» 32.«La vera libertà è sciogliersi dai lacci delle passioni diavarizia, di concupiscenza, e di praticare ogni sorta dibuona virtù che ci fanno degni di Dio ed a Lui somi-glianti» 33.

Per don Guanella la semplicità, dunque, è la capa-cità di guardare agli uomini e alle cose con chiarezza diverità e di comportarsi con essi con limpidezza di cuo-re e di maniere.

Il suo linguaggio è semplice: sì, sì; no, no; la suacondotta è semplice: fa quello che deve senza nascon-dersi, senza simulare. Non teme nulla perché cerca soloDio e la sua approvazione, quindi agisce con santa li-

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31 G L, Massime di spirito e metodo di azione1885..., o.c., p. 27.

32 G L, Vieni meco 1913, in Scritti per le Congre-gazioni, Vol. IV, p. 782.

33 G L, Regolamento interno dei Figli del SacroCuore 1889, in Scritti per le Congregazioni, Vol. IV, p. 971.

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bertà dei figli di Dio, senza rispetto umano senza preoc-cuparsi del giudizio e del favore delle creature, e prose-gue il suo cammino, mirando solo a Dio.

Chi nella semplicità scopre il Signore, contempora-neamente lo indica e lo trasmette.

Ed ecco come don Mazzucchi lo descrive nei suoiatteggiamenti:

«Nelle pubbliche vicende vedeva ed additava la manodella Provvidenza Divina; e si sdegnava fortementecontro la tendenza liberalesca di negare il soprannatu-rale, augurandosi soprattutto che nei pubblici castighi,ravvisassero i popoli, l’azione della giustizia misericor-diosa di Dio.Del liberalismo metteva a nudo la perversità dei prin-cipi e denunciava francamente le malvagie e iniqueimprese; mostrando in tempi nei quali pochi anche trai buoni osavano farlo, e richiedeva grande indipen-denza di giudizio e fermezza di carattere sincero e co-raggioso, la perversità degli intenti e la miseria mora-le di certi idoli della rivoluzione a cui anche i buonis’inchinavano o per ingenuità o per la timidezza. Nongli riusciva tuttavia difficile dimostrare il suo amoreper il popolo o per la patria» 34.«L’intransigenza nelle idee e nei principi non era in-tolleranza delle persone; avvicinava con grande libertàdi spirito, meravigliandosene le piccole anime, semprecon grande prudenza ed amabilità soave di tratto,ogni sorta di persone» 35.

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34 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 371.

35 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 374.

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«L’ossequio al Pontefice era pieno, assoluto; tutti ri-cordano tempi non lontani in cui disposizioni del pon-tefice relative al giornalismo cattolico cagionarono tur-bamenti e disagi incresciosi. Per don Guanella nonc’era che ubbidire e aderire compiutamente: né cercòdi nascondere i suoi convincimenti palesati senza ri-spetto umano, a costo di raffreddare amicizie e rallen-tare relazioni, e ai suoi figli ne fece legge rispettosa erigorosa» 36.

E riflettendo il suo pensiero nei suoi scritti:

«Anima fedele... il Signore è lui che te lo impone. Di-rai sì quando è sì, e no quando è no, con l’ingenuitàche è propria di un fanciullo innocente» 37.

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36 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 372.

37 G L, Il Fondamento, in Scritti Morali e Catechi-stici, Vol. III, p. 929.

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5. SEMPLICITÀ CON DIO

L’anima semplice ha capito “L’unum necesarium”,ciò che è veramente necessario, è l’unità: Dio solo. Essapuò e ha di fatto molteplici occupazioni, ma in tutto ein ciascuna non cerca e non vede che il Signore. Comeil Salvatore, in mezzo alle sue diverse occupazioni, nonebbe che una sola mira: glorificare il Padre, «eccomivengo per compiere la tua volontà», così l’anima che vi-ve nella semplicità.

Poco importa la varietà delle occupazioni, non sitratta di voler piacere al prossimo o di soddisfare sestessi, ma solo di fare la volontà di Dio.

«Don Guanella si sentì e volle essere lo strumentodel Signore: non ricercò se stesso, non si ostinò a fartrionfare intendimenti suoi: la volontà di Dio era sifermamente e costantemente l’unica sua forma, cheera disposto a seguirla su qualunque via, fosse stataquella di rinunciare al suo passo e di abbandonare echiudere le opere già faticosamente incominciate. Di-chiarava senza esitazione: “se sapessi che la mia ope-ra non è voluta da Dio, io per il primo porrei manoa distruggerla!”. A chi un giorno volle ricordare adon Guanella, quasi a rimproverargli l’irrequieta ri-cerca di una via non trovata mai, che prima virtù èla calma: don Guanella rispose che prima virtù è lacarità. A ragione, carità di Dio e carità del prossimonon gli permettono di posare fino a che gli fosse riu-scito di rintracciare la sua via su cui Dio lo chiama-

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va per una missione di salvezza per la povera uma-nità» 1.

Questo desiderio però lasciava la sua anima serena;perché l’anima semplice si sente spoglia di tutto e sco-pre in sé qualche po’ di bene, ammira questo dono diDio come una meraviglia, senza alcuna vanità personale.

Così scrive don Guanella sul giornale della Casanell’agosto 1902:

«Obbiezioni si sono fatte, si fanno e si faranno anco-ra alle opere della Casa della Divina Provvidenza e achi le ha fondate e dirige; e quanto alle persone puòdarsi che in parte siano anche meritate.Tuttavia se queste opere, che Dio benedice, sono ope-re di Dio, è obbligo nostro difenderle senza meritaretaccia di temerità o di presunzione. Il poco bene chesi fa si cerca di farlo con retta intenzione, levando aDio lo sguardo e il cuore. L’esperienza di oltre trenta-cinque anni ci conforta a sperare veritiere le previsio-ni del primo iniziatore di queste opere il pio sacerdo-te Carlo Coppini, il quale morendo nel 1881 diceva:“verrà un altro che farà più di quello che ho fatto ioper l’umile opera nostra”».«Noi confidiamo che il Signore non vorrà guardare al-la fragilità dell’uomo che le conduce, sibbene all’infi-nita bontà sua che ha fondato e sostiene l’opera; epercorriamo lieti e fidenti il cammino a noi tracciatodalla Divina Provvidenza. Ecco le ragioni della nostrafiducia non verrà divisa dai nostri numerosi amici, an-

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1 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 444.

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che da coloro che tremano per noi e per le nostre ope-re? Viviamo pure noi come S. Gaetano, il Cottolengoe don Bosco sulle braccia materne della Provvidenzainfinita di Dio, e con Essi ne riceveremo di continuoincoraggiamento ed aiuto» 2.«Don Guanella lasciava che la Provvidenza solo loconducesse sulla via che soltanto di tratto in tratto gliilluminava con bagliori celesti a cui seguiva il fittodelle tenebre» 3.«La semplicità bandisce dall’anima il pensiero ansiosoe inutile, che molti hanno di andar cercando varietàdi esercizi e mezzi per poter amare Dio come essi di-cono, e sembra che loro non potranno mai essere con-tenti, se non fanno tutto quello che hanno fatto i san-ti. Povera gente! Si tormentano per trovare l’arte diamare Dio, e non sanno che non vi è altra arte cheamarlo. Pensano che ci sia qualche segreto particolareper acquistare questo amore, il quale tuttavia non sitrova se non nella semplicità» 4.

Tutto questo lo ha compreso don Guanella che an-che nei suoi scritti lo suggerisce ai suoi figli:

«Consolati che pregare significa volgere la mente aDio per salutarlo. Ogni tua azione di lavoro, di man-giare, di divertimenti, di dormire, se la compi peramore di Dio tu preghi» 5.

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2 G L, La Divina Provvidenza..., o.c., Vol. II, p. 59.3 M L, La vita, lo spirito e le opere di don

Luigi Guanella..., o.c., p. 54.4 Pensiero di S. Francesco di Sales.5 G L, Il Fondamento, o.c., p. 956.

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«Filotea tu cura soprattutto di piacere a Dio nell’ora-zione e nei sacramenti augustissimi, che il Signoret’aiuterà nel rimanente.Prega di cuore o Filotea; e Dio, che è si buono, ti daràdi potergli piacere in tutto e meritarti che ti faccia intendere questo discorso: “sei tutta di me, o Figlia, edio tutto a te mi dono”» 6.«Il Signore è il tutto dell’anima nostra. Il pesce nonpuò vivere fuori della sua acqua e l’augello fuori dellasua aria. Tanto meno può stare l’uomo senza di Dio» 7.«Il pesce gioconda nelle sue acque, l’augello trionfanell’aure suo. Il tuo cuore, o Filotea, gongoli di gioiain pensare al Signore Dio tuo» 8.«Filotea, che ti senti negli affetti del tuo cuore?Provi che Dio gode in conversare teco? Ebbene, fa ta-cere le creature intorno e odi la voce del Tuo diletto.È il Signore che parla teco. Misera te, se non gli pre-sti attenzione viva! Sei con Dio: vivi e respira per Id-dio! Il tuo cuore sia tempio, nel quale risuoni peren-ne la lode di Dio; nella tua casa abiti dunque lo spi-rito d’orazione; di giorno e di notte con pura inten-zione ama Dio. E per Iddio ama le anime che lo cir-condano» 9.«Solo gli atti santi, cioè quelli che, essendo buoni insé si fanno anche col solo fine per piacere a Dio; que-sti solamente sono figli che per eccellenza piacciono al

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6 G L, Il Fondamento, o.c., p. 917.7 G L, Vieni meco, in Scritti Morali e Catechistici,

Vol. III, p. 269.8 G L, Il Fondamento, o.c., p. 880.9 G L, Il Fondamento, o.c., p. 962.

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Signore. E fino a quanto, o Filotea, sopporterai che ituoi lavori benché buoni, siano mescolati con la rug-gine della superbia, col livido dell’invidia?» 10.«Dovete sempre diffidare di voi e confidare in Coluiche vi ha chiamate al servizio facendo giungere la suavoce al vostro cuore, superando mille contrasti. SeEgli, che può tutto vi ha chiamate vi terrà anche inserbo le grazie necessarie per seguire le sue ispira-zioni» 11.

E della sua immensa fiducia una suora racconta:

«Quando s’incendiò la casa di Como, don Luigi ri-tornò da Milano ed alla comunità raccolta la sera inChiesa così parlò con tutta la calma: “non abbiate ti-more ed abbiate fede, se prima avevate una casa di le-gno, ora la faremo di ferro, se stanotte non avete lo-cali sufficienti per dormire state qui e dite al Signore:Voi avete permesso che bruciasse la nostra casa; ebbe-ne, noi staremo nella vostra”» 12.

5.1 Paternità di Dio

Il fondamento di ogni vita spirituale veramente seriaed equilibrata è lo spirito filiale: Dio collocato al postoche gli spetta, al di sopra di ogni cosa, non per agire dapadrone imperioso, ma da Padre indulgente e buono,

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10 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 891.

11 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 489.

12 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 367.

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che richiede il nostro amore. Tuttavia nulla è più raro diquesta disposizione filiale verso il Padre. Quanti ci sonoche temono Dio più che non l’amino! Quanti nel perio-do dell’euforia e delle consolazioni riconoscono volen-tieri che Dio è Padre, ma, quando le consolazioni scom-paiono, si rivoltano e non vedono più in Lui che un pa-drone duro!

La virtù della semplicità invece raddrizza queste la-mentevoli deviazioni. Un Padre non è forse sempre Pa-dre e quando adopera le maniere forti e quando usa lecarezze?

L’anima semplice trova le vie del Signore sempre ec-cellenti, qualunque cosa accada.

E don Guanella ha intuito e compreso che Dio è unPadre che ha amato l’uomo con un amore eccessivo efolle.

«Il tema del Padre e del Figlio fu certo il più fre-quente nel suo parlare e lo è negli scritti; quasi inogni pagina delle sue operette, delle sue lettere, deisuoi regolamenti di vita spirituale, in un modo o inaltro, per discorso diretto o per similitudine lo si ri-trova; esprimeva per lui l’immagine più viva del vive-re degli uomini davanti a Dio; era, per lui, il pensie-ro che più aiutava ad accostarsi al Cuore di Dio e apenetrare nell’essenziale del Vangelo; e davvero ilVangelo è tutto qui: un Padre e tanti figli, e la storiadell’amore del Padre per tutti quelli» 13.«Il Padre nostro è Iddio ottimo, ed il Paradiso è la ca-sa del genitore e dei figli suoi. Un genitore reale di-spone al figlio fedele un regno in terra. Il Padre Ce-

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13 G L (a cura di Beria Attilio), Pagine spirituali epreghiere, Morcelliana, Brescia 1957, p. 20.

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leste tiene in serbo per te il regno del Paradiso. Là so-no tutti i beni desiderabili, come si dice che in terrail figlio del monarca non ha più che desiderare, quan-do siede presso al trono del Padre suo.Il Signore osserva te come un padre che gode in fissa-re lo sguardo in volto del suo figiuolo unico. Dallefattezze del viso il genitore distingue talora i fatti pas-sati ed i recenti del figlio. Talvolta prevede ancor leopere che farà in avvenire. Iddio Padre distingue in tetutto ciò perfettissimamente, come in uno specchioterso tu medesimo discerni i lineamenti del voltotuo» 14.

Per don Guanella l’amore che il figlio ha per il pa-dre terreno dev’essere il modello della spiritualità cri-stiana, il modello del rapporto del cristiano con DioPadre.

«Tu ricordi quando pastorello assistevi il gregge, allo-ra il tuo pensiero correva rapido al Padre ed alla casadomestica: Tu ricordi quando stesti al banco del nego-zio, e quando sedesti a quello dello studio lontano dalgenitore diletto, anche allora la mente si affrettava intraccia del Padre, il cuore accumulava i suoi affetti ele lacrime irrompevano come due fonti dagli occhi.Per ristagnarli tu gridavi: il Padre è in casa... prestorivedrò io stesso il genitore diletto. Intanto dato ma-no a un foglio sopra scrivevi con affetto tenerissimo:Padre, io voglio venire a voi... non posso più staresenza vedervi. Le tenerezze che tu conoscevi per il tuopadre terreno ti devono condurre a moltiplicare in tel’amore verso il Padre celeste. In mezzo alle pene del-

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14 G L, Andiamo al Padre, in Scritti Morali e Ca-techistici, Vol. III, p. 452.

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la vita pensa pure di continuo: il mio Padre e il Si-gnore è nel cielo: presto rivedrò lassù il Signore» 15.

Vi sono stati nella vita di don Guanella momenti incui ad una svolta decisiva del suo cammino, Dio gli sifece incontro all’improvviso; circostanze in cui la pre-senza di Dio sembrò sbucare fuori da ogni parte; ma vi-vere costantemente al suo cospetto, essere scosso e so-stenuto nelle dure ore di prova e di smarrimento, impe-gnato sempre e innamorato della sua presenza reale emisteriosa, tutto gli richiedeva un perseverante e meto-dico spirito di fede a ricercare il volto del Padre, a ri-conoscerlo negli avvenimenti e in sé stesso.

«Tu che vuoi rallegrarti con il Padre tuo guarda a Luinella altezza del suo trono.Tu che con lo sguardo della fede miri più alto nellospazio del paradiso, ti pare che non debba restare amò di sbalordito? Volgendo lo sguardo al cielo impa-ra a rallegrarti altamente con il tuo celeste Padre e adomandargli per il tuo pro, grazie insigne.Molto più che Iddio Padre non è guisa di un genitoreterreno un padre quaggiù sebbene ricco deve tuttavialimitarsi a regalare ai suoi. Un padre poi che è cir-condato da molti figli è obbligato a dividere in piùparti le sue sostanze per dare a ciascun figlio quelloche può. Iddio Padre invece è ricco come il mare, chequante acque riceve tante ne sparge alla terra, e nondiminuisce mai. Iddio Padre premia te come se nonavesse da pensare che a te solo.Il soccorso pio che il Signore ti darà è proporzionatoalla fede con cui tu preghi, sicché se tu porgi suppli-

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15 G L, Introduzione alla preghiera del Pater No-ster, in Scritti Morali e Catechistici, Vol. III, p. 113.

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che umili e fervide, subito ottieni che Dio Padre si af-fretti in tuo aiuto. Non scorgi come l’Altissimo già ticirconda? con la virtù della vera grazia? Un Padresebbene lontano sostiene il figlio e perché pensa a luie gli spedisce i mezzi per vivere» 16.

Nella descrizione più fosca del peccatore e del suocammino, affiora insopprimibile in don Guanella il gri-do della preghiera, di speranza, di fiducia; la negativitàè veramente grande nell’esperienza umana: don Guanel-la ne ha una coscienza lucidissima; ma l’uomo è solleci-tato ad agire orientandosi verso un superamento di talilimiti; l’angustia del finito gli apre, in una luce di fede edi speranza, un rapporto di intimità con Dio Padre,l’uomo era diventato debole, fragile, come un bambinoche cade ad ogni passo; il padre gli si è avvicinato e loha salvato; il suo peccato diventa felice colpa in quantomanifesta tutto l’amore di Dio. Questo amore incondi-zionato, smisurato, lo si comprende solo considerandoDio come Padre; può infatti un Padre non volere la sal-vezza di tutti i figli suoi?

«Nessuno è più debole del bambino, questi ricade adogni passo e sempre emette gemiti; ma egli è fortuna-to perché ad ogni sospiro di lui il padre accorre e selo reca fra le braccia. ... Ah come tu devi umiliartinell’abisso di tante tue colpe! Ma confortati in ricor-dare che Dio è tuo Padre. Il cuore paterno è cuore cheusa grazia e misericordia. Chi non sa che un padreaiuta con più affetto quando scorge che più miserabi-le è il figliuol suo?» 17.

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16 G L, Andiamo al Padre, o.c., p. 125.17 G L, In tempo sacro, in Scritti per l’anno litur-

gico, Vol. I, p. 829.

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«Il pastorello che dal vertice delle Alpi custodisce ilgregge, guarda al campanile della sua parrocchia di-stingue con occhio penetrante il campo e la casa delgenitore e intanto emette singhiozzi ed esclama: “mioPadre, quando vi vedrò?” il figlio non può star lungidal Padre suo. Che se dal genitore trovassi separatoper castigo o per motivo di un fallo commesso, allorail meschinello è inconsolabile. “Che io veda il voltodel Padre mio diceva quel giovanetto già ribelle direal genitore – o che io muoia almeno”.Misero te se dopo esserti allontanato da Dio Padrecon l’eccesso d’una colpa grave non avessi mai piùsperanza di rivedere placato il viso del Signore maIddio perdona» 18.

5.2 Fiducia nella provvidenza

Dalla dottrina e devozione della paternità di Diodon Guanella fece scaturire il senso e la dottrina dellaProvvidenza Divina.

«Ecco perché il popolo buono e semplice e coloro chelo conoscevano intimamente lo consideravano e lochiamavano – l’uomo della provvidenza. L’uomo dellaProvvidenza! è una istantanea di tutta la esistenza didon Guanella, ritratta con arte finissima dal popolo diDio; che con intuito di fede, va all’essenziale e vedepiù a fondo l’anima dei santi, che non gli studiosi ab-bagliati dal secondario, perché abituati a troppe argo-mentazioni.

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18 G L, Nel Mese del fervore, in Scritti per l’annoliturgico, Vol. I, p. 1204.

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D’altronde don Guanella stesso, nella sua umiltà, an-zi appunto perché umile, riconosceva di essere sceltodalla provvidenza e da Lei guidato per una particola-re missione di carità. Per questo nel suo agire erasempre intento a nascondere se stesso e fare emergerela Provvidenza» 19.«ll senso della provvidenza divina è la caratteristicadello spirito guanelliano accompagnata da una poten-te azione personale, fatta di preghiera, lavoro, sacrifi-cio, iniziative, prudenza, operosità, carità. Il tutto ac-compagnato da quella semplicità di cuore che inteselasciare in eredità ai suoi figli e di cui egli diede mi-rabile esempio, con la schiettezza dell’agire, la purez-za dei giudizi, la fuga di ogni doppiezza e di ogniostentazione ed affettazione nel compiuto del suo do-vere, e nel suo atteggiamento personale» 20.«Iddio è Padre buono egli non aspira che a benefica-re. Un uomo santo quaggiù troviamo che opera beneverso i suoi fratelli. Or che non farà Dio autore diogni bene e di ogni santità? Vedete un padre quantoama i figli suoi! Appena scorge che un membro gli èentrato in famiglia volge sopra di lui occhi amorevoli“la mia vita è per te figlio diletto e fino alla morte sioffre a provvederlo”.Un istinto vivo di amore, Dio l’ha messo negli uccel-li, nelle galline e perfino nelle fiere del deserto. Orpensate quanto di buon cuore il Signore, vuol provve-dere ai bisogni nostri! un padre terreno sol che indo-

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19 C T, Sotto le ali della Provvidenza, Nuove Fron-tiere, Roma 1994, p. 12.

20 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 448.

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vini i bisogni del figlio subito vi provvede. E il Padreceleste quando ode che noi sospiriamo gridando: Pa-dre! Padre! Come è possibile che non accorra in aiu-to nostro?».

È con la semplicità del figlioletto che si diventa po-tenti presso il cuore del Padre:

«Imita se ti piace il supplicare che fa il bambino in-genuo. Il padre gli mostra un pomo colorato; e il fan-ciullo alza le manine là e corre con la sua personcinae s’arrampica su per le ginocchia del genitore e poi do-manda, poi strepita, fino a che si venga tra le mani ilfrutto ambito».

Questa fu la realtà vissuta da don Guanella nei nu-merosi momenti del bisogno, quando si arrampicavasulle ginocchia paterne di Dio, e gli strappava il suoprovvidenziale intervento.

Ricordò Maddalena Albini Crosta:

«Ebbi ieri la gioia di trovarmi in un’ora di dolce inti-mità con una maestra semplice e buona che passò co-me pensionante nella Casa del Sacro Cuore di Como,mentre frequentava le normali.Con quella semplicità eloquente e solenne onde amavestirsi la verità, essa mi narrò che un giorno mentreera arrivata con le compagne nella sala di studio vie-ne la superiora ad avvertirgli malinconicamente cheper quel giorno non c’era nulla per apprestare loro undesinare. Ed esse guardandosi in viso l’una all’altra,risposero alla buona madre per rincuorarla, che non siagitasse per questo, avevano in tasca qualche soldo eavrebbero potuto provvedersi da sé almeno il necessa-rio per sfamarsi. Ma la madre soggiunse che aspettas-sero finché non si avesse parlato con don Luigi. E don

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Guanella, senza sconforti, guardando l’orologio sog-giunse: “sono appena le undici e mezza, ci manca an-cora mezz’ora ed in essa la Provvidenza ha tempo diprovvedere”. E si rimise a scrivere. La madre si avviaalle studentesse per invitarle a pregare e intanto suo-na il campanello, arriva un carro depone in portineriaun sacco di riso e se ne va. A don Guanella e a suorMarcellina il tratto della provvidenza pare naturalissi-mo; ma le giovani delle normali ne ebbero un’impres-sione che dovrà dare alla loro vita inclinazione dipietà e di fede, che doveva togliere nelle vie futuredallo scoraggiamento che doveva mostrare loro il sere-no anche nel cielo grave di tempeste» 21.

Non solo nel cuore di Dio, ma anche in quello de-gli uomini la caratteristica semplicità di don Guanellaera capace di fare breccia.

«Si era alla mattina d’un sabato e l’amministratorenon sapeva come raccapezzarsi per pagare gli operaimuratori. Com’ebbe in pensiero suo trascorse tutte levie possibile e immaginabile per venire a un accomo-damento, ma invano, con un fare tra il serio e il fa-ceto si presentò a don Luigi. “Che ci hai di nuovobambino?” Fu il primo saluto. “Che ci ho? Ci sono dapagare i muratori, ma in casa la va male, male assai”e don Luigi sorridendo: “Oh possibile? vediamo unpo’ se non vi è proprio nulla”. Va alla cassa. “Propriovuota, già così presto; bene preghiamo la Provvidenzache è tanto buona non mancherà di ricordarsi di noi”.Venne il mezzodì e a don Giuseppe veniva propriomeno il coraggio. Lo dimostrava nell’andare e venire

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21 G L, La Divina Provvidenza, Vol. VI, NuoveFrontiere, Como dicembre 1915, p. 226.

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proprio preoccupato dal suo studio, in quella specie diansia febbrile che in tali casi non si saprebbe spiega-re. Ormai c’era da disperare ma don Luigi non eraper nulla turbato, anzi sulla sua fronte pareva brillas-se un raggio della più pura speranza. Né andò confu-so. Proprio verso sera un distinto signore venne a fa-re visita a Don Luigi. Dopo aver parlato di molte al-tre cose, cadde il discorso sulle condizioni finanziariedella Casa. Sorpreso dalla serenità di don Luigi nellasua ristrettezza e dalla sua grande fiducia nella Prov-videnza, orgoglioso che gli si presentasse si bella occa-sione di esserne degno strumento, senz’altro mise ma-no al portafoglio e con un gentilissimo: “se crede, pa-gherò io questa volta per lei”, ne trasse l’intera som-ma voluta; quindi, stretta affettuosamente la destra alsacerdote che conta fra i suoi amici più intimi, se neandò affettuosamente salutandolo» 22.

Lamentava testé in Roma l’eminentissimo cardinaleTeodoro Valfré:

«Avevo raccomandato a don Luigi che per allora nonaprisse più case. Venne un giorno e mi disse: “Eccel-lenza ho fatto un debito di circa quarantamila lire: hocomprato la Casa della Binda. La Provvidenza ci pen-serà”.Non seppi che dire. Parecchio tempo dopo, tornò edisse: “Eccellenza sono in possesso di un altra Casa,una sontuosa villa a Menaggio,. mi fu regalata conl’aggiunta di quaranta o cinquantamila lire...” – “Perpagare il debito della Binda”, soggiunsi; e dovetti ag-giungere “va e faccia quel che vuole don Luigi, perché

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22 M L, La vita, lo spirito, le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 386.

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la provvidenza è con lei, e lei è l’uomo della provvi-denza”» 23.

La vera semplicità è discreta e non contraria mai laprudenza umana; don Guanella sebbene riponesse lasua fiducia in Dio, datore d’ogni bene, non rifuggivaperò in linea ordinaria di ascoltare anche la prudenzaumana. Si tratta di quella prudenza che si basa sui mez-zi che la Provvidenza mette a disposizione dell’uomo eche si serve dell’esperienza, della virtù e della saggezzadegli altri.

Don Mazzucchi descrive, nella sua deposizione aiprocessi, in che consisteva la prudenza di don Guanella:

• assicurandosi nel suo spirito con la preghiera econ la riflessione circa la volontà di Dio che gli simanifestò in vari guise.

• Consultandosi con le persone di consiglio.

Quindi la sua prudenza incominciava con il ricorso aDio e poi agli uomini, fissando quelle norme comune-mente ammesse nelle fondazioni di nuove Congregazioni.

In una conferenza del giugno di 1914 don Guanelladiceva:

«Principio nostro deve essere l’aver fiducia nellaprovvidenza, meno prudenza umana e più provviden-za» e continuava ripetendo che «egli intanto rico-nosceva l’opera sua in quanto vi vedeva il lavoro del-la provvidenza che di lui si serviva come di un purostrumento» 24.

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23 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 382.

24 M L, La vita, lo spirito, le opere di donGuanella..., o.c., p. 386.

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La vita del Popolo di Como scriveva:

«Siete andate qualche volta a visitare, una delle ormaitante Case di don Guanella? Ne sono sicuro perchénon posso farvi la offesa di credervi sì ignari delle glo-rie vostre di non sapere che la provvidenza ha volutodare un suo Cottolengo anche a Como, né tanto prividel senso cristiano e pratico della beneficenza da cre-dere che possiate dire punto e basta quando per dolceimpulso di compassione per i miseri avete fatto il sa-crificio di esporvi per una serata al parapetto del pal-co sociale.Dunque se anche appena una volta voi siete andate avisitare una casa di don Guanella e avete visto le in-terminabili corsie di letti, le sue scuole pieni di bim-bi, i refettori con centinaia di scodelle, le cucine conmontagne di pane, di patate, di riso e con sempre fu-mante caldaie e se magari uscendo poi vi hanno dettoche oltre quella veduta, vi sono sparse in Italia, incittà e in campagna, in montagna e in pianura moltealtre case, più piccole, più grandi, il doppio, il triplodi quella che avete visitato, tutti uscite delle stessemani, tutte gravanti sullo stesso cuore, tutte tormentidella stessa testa – le mani, il cuore, la mente di donGuanella – voi non avete certo potuto sottrarvi a unpensiero nel quale io, lo confesso, per mio conto fuirecidivo più volte: ma, e dopo? se don Guanella se neandasse?Don Guanella ha già dato due risposte a queste natu-rali trepidazioni: la risposta della sua prudenza è quel-la del suo coraggio.La prima è visibile in una elaborazione intensa, inte-riore e segreta, diremo così, dei succhi vitali dell’Ope-ra della Provvidenza, per cui si organizzano sempre

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meglio le file si diffondono sempre più salde le pro-pagini delle Congregazioni di preti e delle Suore de-stinate ad essere anche in futuro le energie ferree,temprate nel fuoco della cristiana carità, sulle quali laimmensa costruzione di quest’umile prete si terrà ogniora ferma.L’altra, la risposta del suo coraggio, don Luigi ce l’hadata assai spesso, quando si è sentito ripetere, sottomille forme, adagio, prudenza, bisogna vedere, biso-gna pensare, occorre contare, e ha opposto ad ogni ti-more il suo tranquilo passo di uomo venuto dallemontagne, disposto a sentire tutte le attrazioni, quel-le degli abissi a cui conducono le sfiducie, e quelle deivertici a cui conducono i pazzi ardimenti, ma dispostoinsieme a fare la sua strada verso una meta calcolatae prefissa.Per cui a voler seguire don Guanella con il cartoccinodella prudenza umana era poi infine come cascare nelgiuoco dell’uccellino che si può prendere se si riesce amettergli il pizzico di sale sopra la coda. Voi vi stupi-vate per la Casa A, e don Guanella e vi piantava laCasa B; Voi parlavate della Casa B e vi annunciaval’Istituto C e il tal Collegio e la tale altra Chiesa» 25.

Uno spirito di fede, fiducia più nella provvidenzadivina che nella prudenza umana è molto più visibilenello spirito delle prime fondazioni: quando la Provvi-denza manifesta chiaramente i suoi intendimenti e neapre la via, allora la Piccola Casa tende ed entrarvi adoperare quel meglio che può.

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25 M L, La vita, lo spirito, le opere di donLuigi Guanella..., o.c., pp. 515-516.

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«Per aprire una casa per intanto bastano umili prin-cipi. S’incomincia a mettervi il capo per metterviil corpo tutto, imitando in ciò la prudenza del ser-pente» 26.«Per questo stesso spirito don Guanella denominò ilsuo primo Istituto Casa della Divina Provvidenza edenominò le suore “Figlie di Santa Maria della Prov-videnza” in quanto la loro azione doveva essere imbe-vuta di tale fiducia nella Divina Provvidenza.La nostra istituzione prende nome dalla Divina Prov-videnza perché ha fede viva, vivissima nella DivinaProvvidenza, senza il cui aiuto non sarebbe sorta, nonavrebbe potuto diffondersi e non potrebbe mantenersie prosperare» 27.«Si chiamano “Figlie di Santa Maria della Provviden-za” perché intendono lavorare sotto gli l’auspici dellaVergine Santa, affidandosi in modo speciale alle paro-le evangeliche che dicono: dateci il nostro pane quoti-diano, o Signore. Cercate prima di tutto il regno diDio e la giustizia di lui, e le cose temporali vi saran-no date per soprappiù» 28.«Riconoscetela in tutte le vostre azioni grandi e pic-cole; riconoscetela in ogni savio pensiero della mente,in ogni buon affetto del cuore. Riconoscetela in ogni

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26 G L, Norme principali per un regolamento in-terno della Piccola Casa della Divina Provvidenza 1894, in Scritti perle Congregazioni, Vol. IV, p. 149.

27 G L, Regolamento dei Figli del Sacro Cuore del1893, o.c., p. 890.

28 G L, Statuto Organico della Congregazione del-le Figlie di S. Maria della Provvidenza in Como, in Scritti per le Con-gregazioni, Vol. IV, p. 211.

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atto della persona vostra perché siete figlie della granmadre, la divina Provvidenza» 29.

Tutta la storia dell’Opera di don Guanella è unapubblica testimonianza e un inno alla Divina Provvi-denza che lo ha sempre aiutato e sorretto nelle difficoltàinnumerevoli da lui incontrati.

Ricordava l’amico don Massimo Rinaldi degli Scala-briniani nell’Emigrato italiano in America:

«Egli era un uomo straordinario, un vero apostolo dicarità; e ne convenivano anche uomini senza fede re-ligiosa. Ricordo di aver io stesso udito uno di questidomandargli: “Padre come fa lei a provvedere a tan-te opere di beneficenza?”; ed egli con una semplicitàtutta sua: “perbacco – rispondeva – non sa che nonsono io ma la Provvidenza di Dio che ci pensa?” edaltre volte dinanzi a qualche caso un po’ più serio,io lo udii ripetere “sino a mezzanotte ci penso io, do-po mezzanotte ci pensa Dio” e non si scomponeva.Egli aveva una fiducia illimitata nella Divina Prov-videnza, tuttavia non trascurava qualsiasi mezzo uma-no per riuscire nelle sue belle opere tanto che nonconosceva riposo e menò sempre una vita di lavoro edi sacrificio» 30.«Ora l’Istituto sorto in mezzo a tali contraddizioni emolta povertà affidato maggiormente alla ProvvidenzaDivina che alla prudenza umana, deve saper conti-nuare la sua via e mostrare con il fatto al mondo che

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29 G L, Vieni Meco, o.c., p. 79.30 M L, La vita, lo spirito e le opere di don

Luigi Guanella, o.c., p. 378.

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Dio è colui che provvede con sollecita cura di Padre,ai suoi figli» 31.

Per don Guanella la provvidenza non è da intendersicome un magico miracolismo per cui ad ogni richiestane seguiva un pronto esaudimento; provvidenza è la stes-sa paternità di Dio che ama e che provvede, talvolta an-che miracolosamente, ma non è sul miracolo che si de-ve porre l’accento quanto invece sull’amore di Dio Padre.

L’amico F.G Trinca ricorda:

«Aveva sempre in bocca queste parole: “confidiamo esperiamo in Dio; Non facciamo peccati e poi in pocheore Dio lavora...”.Nel 1901 andai con lui a Roma. Al mattino, circa lesei, arrivammo a Firenze e celebrò Messa in Duomo,e a Roma credo che arrivammo alle quattro. Mi ricor-do che discese con lui don Albertario, il quale fece se-gno al tram di fermarsi; ma per quanto gridasse, queidel tram continuarono, per cui don Albertario usci inparole di risentimento. Don Luigi invece rimase lìquieto, quasi assorto in contemplazione ed ecco a far-si avanti un uomo d’una quarantina, di buon sem-biante, che chiese: “Reverendo, desidera alloggio?”Don Luigi senza preamboli rispose: “sì, andiamo”.Quel buon uomo ci conduce in casa sua e ci diede unacamera dove potemmo stare con tutto nostro agio. Al-lora don Luigi si rivolse a me e disse: “Vedi come laprovvidenza ci ha provveduto?” stette in quella fami-glia cristiana come in un convento. La casa si trovavain Borgo Novo, vicino a S. Maria in Traspontina dove

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31 G L, Regolamento dei Servi della Carità 1905,o.c., p. 1148.

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ufficiano i Carmelitani: credo che fosse il no 126 al se-condo piano...» 32.«Un giorno che in Casa di Como, giovani e vecchierano entrati in refettorio per il pranzo dopo il con-sumo della minestra, la cuciniera annunciò che pie-tanza in quel giorno non c’era. Don Luigi vedendoche i giovani uscivano dal refettorio con solo pane inmano disse loro: “abbiate fede che verrà anche il com-panatico”. Un momento dopo, si apriva il portone dicasa ed entrava una grande pentola con un mezzo buegià cotto, mandato dal pubblico macello. Tutti torna-rono lieti in refettorio a riprendere il pranzo» 33.«Dio è provvidenza, ma richiede una cooperazione, ri-chiede corrispondenza; egli dona quando riceve dal-l’uomo il suo amore e il suo cuore, quando l’uomo sisforza di essere strumento valido nelle mani della prov-videnza, di studiare le mosse della provvidenza a tener-le dietro e confidare altamente, con spirito di fede vivis-sima e con coraggio nel seguire la via indicata. Il Signo-re è padre così generoso che dona il cuor suo alle poverecreature che il loro cuore per altro si povero li donano.In questo sta la forza e il principio del progresso delleOpere della Casa della Divina Provvidenza, e siccomela provvidenza è buona e potente madre, così ognunocerchi di seguirne i sentieri che addita, perché il noncontinuare il cammino sarebbe tornare indietro» 34.

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32 M L, La vita, lo spirito, le opere di donLuigi Guanella, o.c., p. 383.

33 M L, La vita, lo spirito, le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 385.

34 G L, Regolamento dei Figli del Sacro Cuore1899, in Scritti per le Congregazioni, Vol. IV, p. 968.

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«Vi sgomenta il timore della riuscita? Abbandonatevinelle braccia della provvidenza nella quale prendete ilnome e la forza e vivete sicure del trionfo tutto aspet-tate da Dio, nulla dall’uomo. L’uomo può fare qualchecosa è vero, ma soltanto quando sia adoperato comestrumento dal Signore; sicché voi dovete tenere alto ilvostro occhio e il vostro cuore e cercare di servire e dipiacere soltanto a Dio» 35.«Don Guanella seguiva la norma di cooperare al-l’azione della Divina Provvidenza, senza forzarla,quindi da Gravedona si metteva a disposizione del Su-periore senza manifestare nessun desiderio di recarsi aPianello, dove la provvidenza si riservava di condurlo.La fedeltà che don Luigi manifestava ai suoi disegni,nonostante le opposizioni di altri, invece che orgogliodi volontà ostinata era per lui ossequio doveroso allavolontà di Dio; quando il volere dei superiori si attra-versava alle sue mire, attendeva, ma non rinunciava.Era in lui visibile una doppia premura di non affret-tare l’ora della provvidenza a cui lasciava fiducioso ilcompito d’intervenire nel momento opportuno di ac-cogliere con prontezza le chiamate della provvidenza,che era suo studio cercare di distinguere, con timoreche gli sfuggisse per colpa sua prima di accingersi aqualsiasi opera» 36.«L’insegnamento di tutta la vita era solennementerinnovato sul letto di morte quando il dolcissimo Pa-

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35 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 419.

36 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 377.

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dre acquietava i nostri timori per la sua dipartita, cheegli invece chiamava “provvidenziale” per un nuovoperiodo di azione efficace dal paradiso sopra la casaed aggiungeva: “Dio penserà a Voi, la provvidenza viaiuterà”» 37.

5.3 Semplicità nell’orazione

Nell’orazione l’anima semplice non ha più bisognodi molte considerazioni; la sua intelligenza si fissasull’unica luce; le riflessioni avventizie, eccellenti per glialtri, non l’aiutano, anzi l’impacciano. La preghiera del-l’anima semplice consiste in una tensione amorosa rivol-ta a Dio.

Don Guanella:

«La preghiera è conversare con Dio, come figlio colPadre, come amico coll’amico; come se veramente velo vedesti vicino, come vi è vicino il crocifisso che viposa sul petto» 38.«La preghiera è voce che erompe spontanea dal cuo-re. È la voce del fanciullo che chiama, è il gemitodel bimbo che sospira. Noi possiamo pregare in chie-sa, anche in casa, nella camera nostra e anche fuori,sì tanto in ginocchio ovvero in piedi. Si può pregarenel lavoro o nel riposo di giorno e di notte. Oh co-me accoglie con affetto Iddio buono gli slanci del

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37 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 386.

38 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 535.

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cuore, le parole infuocate dell’amore! anime pureche così amano Dio appena si distinguono dai serafi-ni celesti» 39.

La preghiera è dunque per don Guanella un com-prendere Dio, amarlo, dialogare con Lui per intenderse-la e conoscere la sua volontà; per suscitare nel propriocuore il fuoco della divina carità, per essere semprepronti ad adempiere la volontà di Dio, per essere stru-mento degno nelle mani di Dio.

«Filotea chiama di cuore: “Abba! Padre, Padre!” e ve-drai. Nel pater noster tu trovi la via per entrare nelcuore santissimo di Gesù Cristo vivere in quello edaspirare e sospirare quello solo ch’è di piacimento al-tissimo a Dio.L’anima fedele esclama con S. Paolo: “vivo io ma nonsono io che vivo, è Gesù Cristo che vive in me”.Filotea tu vuoi farti proprio questo linguaggio? pregaassai di cuore. Non è troppo questo che ti dico: “pre-ga e confida”.Filotea: quando vieni per pregare accostati incatenatinella facoltà dell’anima, negli stessi sensi del corpo, aguisa di peccatrice che sente dolore da ogni fallo suo.Di poi statti umile, confidente, e gemi con sospirosoaffetto, quasi un meschinello che stende sua destra adimpetrare pietà.Chi non sa che non istancandoti di supplicare Dionon ti accordi qual meglio che fa a pieno il contentodel tuo spirito?Soprattutto attendi per ottenere cose grandi: qualsiasi

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39 G L, Vieni meco 1883, o.c., p. 334.

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torto ben che leggero tu abbia fatto a Dio, oh! comedeve farti dolere!Infine dopo aver pregato non siamo superbi o presun-tuosi in dolerci che Dio non ci ha ascoltato in ciò percui l’abbiamo supplicato. Se egli invece ci vuole con-cedere altro favore di gran lunga superiore non gli sa-remo più vivamente grati?Come l’augello vola nell’aria sua, ed il pesce guizzanelle sue acque; così o Filotea, l’anima tua deve dicontinuo muoversi in Dio, respirare per Iddio. Più ditutto al mattino nel salutare il novello dì ovvero nelchiuderlo di sera, tu per un’ora di tempo staccati dal-le cose del mondo e figurandoti di essere in cielo or-mai, conversa col Signore Dio tuo. E stando inudienza dell’Altissimo ricordati poi di essere comenovello Mosè, che tiene le mani alzate a tenere lon-tani tutti gli avversari, gli amaleciti omicidi od al-meno come lui, prega con verace affetto: “perdonateo Signore ai fratelli miei le loro colpe, e me stessacavate ad una terra d’iniquità e introducetemi nel Pa-radiso vostro”» 40.

Negli scritti di don Guanella frequenti sono gli invi-ti e i richiami alla preghiera filiale che nasce da questorivolgersi del figlio al Padre suo. È al Padre che ci si ri-volge con tutta confidenza con la preghiera che è fedein Lui e speranza di soccorso e amore; la preghiera èsempre una risposta di fede a Dio Padre; è il gemere co-me il pulcino della rondine per farsi intendere al PadreCeleste e ottenere il suo aiuto; essa è la risposta d’amo-re dell’uomo all’amore gratuito e infinito di Dio Padre.

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40 G L, Il Fondamento, o.c., p. 907.

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«Il cristiano santo da buon figliolo guarda al Padresuo e lo invoca e l’ama con tutto l’affetto. Il bambinosorride verso il genitore appena che ne conosce le fat-tezze del volto. Continua poi a guardare a lui nellafanciullezza, e quando adulto già vede la morte venir-gli incontro, allora con più tenero affetto si abbracciaal genitore diletto gemendo con dire: Padre! Padre!Tu riguardando a Dio imita quel figliolo caro e saraidiletto al Signore.Iddio è Padre tuo, or che devi far tu? Sospira a Diocon molta tenerezza e desidera di aver per te il cuoredi cristiani più santi.Ma giacché il tuo cuore è meschino procura almeno diamare Dio con la semplicità dell’infante, con la since-rità di amico vero» 41.«Perocché non è invano volgersi lo sguardo all’alto. Id-dio ascolta, Iddio ascolta. Se voi dite al padre vostroterreno: padre ho fame; forse che vi lascia mancare ilpane? E se dite alla madre: mamma mi duole il capo!Forse che trascura di porgervi un rimedio? Nemmenol’augello guarda senza cuore ai suoi nati, oh come stre-pita la chioccia se le toccate un pulcino! Come s’arrab-bia l’orsa se le strappate un figlio! E poi avreste dubbioalcuno che Dio lascia mancare un pane per il corpo, ilpane spirituale per l’anima? Udite. Scolastica dopo unanno di assenza, vide ancor suo fratello, il monaco Be-nedetto, e subito tolse a parlare con lui del Paradiso,finché venne la sera. E allora Benedetto voleva ad ognicosto partirsene. Ma Scolastica lo pregava col dire: “do-mani io potrei essere morta; deh non ti stancare alme-

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41 G L, Andiamo al Paradiso, in Scritti Morali eCatechistici, Vol. III, p. 469.

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no per poche ore!”. E poi scorgendo di non ottenere,piegò il capo e pregò. Allora venne uno scroscio di piog-gia che l’impedì di uscire. “Che hai fatto, sorella mia?”.E questa: “Ho pregato te e non mi hai esaudita, ma benmi ascoltò il Signore mio e Signor tuo”» 42.

Don Guanella non inculcava nei suoi scritti una pre-ghiera esteriore e vuota, ma che investi tutta la personanel suo dinamismo verso il Padre, divenendo come taleuna necessità:

«Sii tu in ogni giorno da ben figliolo. L’usignolo conil suo canto saluta l’alba del nuovo dì.Il bambino svegliandosi al mattino volge al padre il pri-mo sorriso. Canta ancora tu fin dai primi albori le lodidel Signore e sfogati per tempo in atti di amore al tuoDio indi poniti a pregare Dio e la Vergine Madre. Spec-chiati come in un cristallo entro l’immagine di Gesù edi Maria, e procura di rassomigliar loro in virtù. E po-nendoti al lavoro dirai: “io voglio pane e Paradiso, o Si-gnore”. Procura intanto che le stille di sudore che scen-dono dalla tua fronte, tutte siano raccolte dall’Angelodi Dio, per essere unite alle stille di sangue di Gesù.Tu pecchi in molto ovvero in poco molte volte in ognidì, sei fragile in ciò come un bambino che quasi cadead ogni passo. Ah sia almeno sollecito come il fan-ciulletto, a piangere ogni volta, finché trovi chi gli diamano costante.Iddio è Padre tuo. Prendi tu l’amorevole costume diparlare a Lui con tenerezza come discorri con familia-rità al genitore che ti nutre.

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42 G L, Vieni meco, o.c., pp. 331-332.

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Dona a Dio gli affetti tuoi come già praticano i piùsaggi cristiani.Per essere tutto del tuo Signore e Padre, attendi per-ché in ogni atto della vita la mano sia pure all’opera,ma il cuore non si disgiunga da Dio» 43.

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43 G L, Andiamo al Paradiso, o.c., p. 587.

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6. SEMPLICITÀ COL PROSSIMO

L’anima semplice è cordiale, naturale, spontanea,senza timidità né falsi pudori, edificante senza studio diedificare, piena di slancio; e tutto questo perché nonpensa a sé, ma agli altri; perché indovina quel che fapiacere; sa da che parte prendere una persona per sol-levarla; cerca di mettere in evidenza gli altri, scomparequando occorre e quando è necessario entra in scena,non mai per prodursi ma per distrarre ed istruire gli al-tri; e questo senza averne affatto l’aria, senza studio pre-ventivo, senza goffaggini.

A questo riguardo di don Guanella, Monsignor Au-relio Tosi dichiarava:

«Certo di quel venerando sacerdote io ho una stima, epiù amore che stima, una venerazione profonda, e dicola verità da quel giorno, che passò agli eterni riposi,involontariamente mi trovo di cambiare la preghieradi suffragio in una raccomandazione di protezione e digrazia. Fu tanto l’aureola di santità e di virtù che cir-condava quel vero Ministro di Gesù Cristo, che sem-pre nell’incontrarlo la mia mente correva al pensieroche un giorno l’avremmo invocato qual nostro protet-tore in cielo. Tra l’altro ho in mente che, dettando io iSS. Esercizi nel collegio dei Missionari di Rho, eglivenne in mia stanza e mi propose varie questioni perriguardo alle sue opere di carità. Mentre ero confuso alvedere sì santo uomo esporre a me le sue vedute, ohche edificazione nell’ammirare in lui una umiltà

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profonda e disinvolta, una fiducia spensierata nellaProvvidenza del Signore, una carità che abbracciavaogni sorta di cosa, di persone, di luoghi, lo ravvisai al-lora, più che altre volte un vero uomo di Dio con unamissione speciale. Ma poi, quando volle inginocchiarsidavanti a me per le sue devozioni, tentai di scampar-mene dalla stanza. Mi credevo di profanare per la miaindegnità il ministero esercitato su di Lui. Ma egli contutta bonarietà e semplicità non si meravigliò neppuree volle che facessi ciò che dovevo fare» 1.

Invitando Mons. Baron ad uno dei soliti amabiliconviti, dove s’affiatava con amici e benefattori per ma-nifestare la sua riconoscenza, per rinsaldare i mutui le-gami e per dare vita a nuove iniziative di culto o di ca-rità, gli scriveva da Milano il 20 febbraio del 1900:

«Ci troveremo allora martedì venturo per una cola-zione nella nuova casa, “si fieri potest” con don Ugo,con don Geremia e col nostro buon capomastro; e làvedremo il da farsi per l’incamminarsi dell’opera,mentre vuoteremo qualche bicchiere che aspetteremodalla sua ben fornita cantina. Noi da qui porteremo ilpanettone ed oggetti milanesi. Sarà una piccola agapedi carità fraterna. Va bene così? continui e preghiamoil Signore a darci grazie di fare un po’ di bene a suagloria».

E questo episodio Mazzuchi così lo commenta:

«Non senti buon lettore il soave profumo di quellaamabile semplicità e grazia con cui Filippo Neri e ilcanonico Cottolengo facevano circolare celiando un

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1 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 566.

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soffio della loro carità Divina nel richiamo di azionivolgari e materiali?» 2.

Per ogni situazione l’anima semplice trova sponta-neamente il gesto che conviene e ha sempre un’aria dicandore, che accresce e moltiplica l’incanto. E donGuanella ci è di modello in alcuni suoi episodi:

«Spesso avvenivano al servo di Dio incontri come il se-guente: “Si trovò un giorno a conversare con un preteconoscente: il terzo, un sacerdote bergamasco che nonconosceva don Luigi, entrò a parlare di don Guanelladandone subito il noto giudizio: ‘ma codesto prete o èun pazzo o è un santo’”. Don Guanella calmo e sorri-dente credette bene di evitare all’interlocutore il rischiodi una conversazione troppo pericolosa, svelandoglisi econcludendo amichevolmente: “siccome i santi sono so-lo in paradiso, così io sono matto”» 3.

Attesta don Beniamino Giacomini:

«Ritornando io da Como sul battello con me era sa-lito anche don Guanella come di solito egli si poseal tavolo a scrivere, ed io dietro a lui mi posi a leg-gere alcuni libri che don Luigi stesso mi aveva rega-lato, quando ecco si siede vicino a me un sacerdotesconosciuto e mi chiede che cosa io stessi leggendo.“Sono libri utili di lettura amena e cristiana, che midiede don Guanella”. – “Don Guanella” soggiunse ilsacerdote sconosciuto. “Ho sentito dire che codestodon Guanella è un po’ visionario, esaltato, che pian-

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2 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 446.

3 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 457.

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ta dapperttutto case e poi...” a quelle parole io inter-ruppi l’interlocutore. Ma don Luigi che certo avevaudito tutto senza essere conosciuto da quel sacerdote,sorridendo si volge a lui e gli dice: “amico, come va,come sta?” lascio pensare come rimanesse colui din-nanzi alla bontà e alla dolcezza di don Luigi che lochiamava col nome d’amico! era sì grande la man-suetudine e la dolcezza che traspariva da don Gua-nella che il solo vederlo sollevava il cuore e lo apri-va alla confidenza» 4.

Attestò Don Carlo Molteni di Milano:

«Oltre le molteplici e svariate sue scritture che rivelanola multiforme cultura che egli ebbe, aveva un modo diconversare tutto suo particolare, il quale ad un sol tem-po attraeva, istruiva ed edificava. Sebbene di consuetola conversazione di lui fosse tranquilla e placida come ilsuo tratto, pure a sbalzi si accendeva ed allora mandavale scintille di lampi e di vivida luce, mai, credo io, l’ani-mo suo conobbe l’acrimonia, neppure nei terribili mo-menti nei quali le opposizioni più ingiustificate parveassumessero sembianze di vere e proprie persecuzioni.A voce, talvolta sapeva sapientemente correggere e toc-care tenuamente con la sferza della satira più urbana ilmale, senza però che il suo bonario sorriso gli esulassedalle labbra un solo istante» 5.

Il suo stesso stile di vita semplice proponeva allesuore, scrivendo nelle Norme principali di 1894:

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4 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 457.

5 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 405.

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«Nel conversare si guardino da soverchie parole. Sonoallegre ma non scomposte; di facile parole, ma non ciar-liere; composte ma non affettate; modeste nel tratto manon stentate, nelle vestimenta pulite ma non accurate.Sono use a passare con uguale tranquillità di spiritodall’azione all’orazione e a passare con indifferenza daopera a opera e in diversi esercizi di preghiera ad oc-cuparsi variamente secondo gli impulsi della grazia eil merito dell’obbedienza» 6.

Dice, infatti, San Francesco di Sales, che l’animasemplice interrotta nella sua preghiera non si affanna,non ha rimpianti, non si meraviglia perché per lei è lastessa cosa servire Dio meditando o nel prossimo.

«Non per altro devono mostrarsi chiuse ed impacciatetrattando con chicchessia tengono alto il capo modestigli occhi, disinvolta la persona e dovendo accostare uo-mini e donne sane o malati, operino con retta intenzio-ne e non temano. In questo limite cerchino di piacerea tutti, per fare a tutti un po’ di bene in Gesù Cristo.Nei ricoveri dovendo usare uffici di carità a giovanet-ti, ovvero ad adulti usino certa spigliatezza che le fac-cia sollecite nel disbrigo degli uffici stessi e sappianoispirare di sé stessi affetto rispettoso come di sorelle edi fratelli che non hanno altro di mira che di salvarel’anima e di dare gloria al Signore» 7.

Infatti la semplicità è cortese sempre, e non è affattosinonimo di trascuratezza o di familiarità inopportuna.

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6 G L, Regolamento interno 1894, in Scritti per leCongregazioni, Vol. IV, pp. 123-124.

7 G L, Statuto delle Figlie del Sacro Cuore, inScritti per le Congregazioni, Vol. IV, p. 85.

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Ha però in orrore l’artificiosità menzognera delle manieremondane, che si guarda bene dal confondere con l’educa-zione vera. Davanti ai piccoli è rispettosa perché va oltrele apparenze e vede Dio. Davanti ai potenti non si com-muove né si turba, perché Dio solo è grande, è semprebenevola e caritatevole nell’intimo del suo cuore, per-ché suole vedere il prossimo in Dio e Dio nel prossimo.

6.1 Semplicità nell’apostolato

L’attività febbrile ed instancabile fu il carattere prin-cipale dell’amore che don Guanella nutriva per il Si-gnore e della sua vita penitente e mortificata, conformealla sua educazione, anche alle sue doti fisiche, alle esi-genze dei suoi tempi. Tutti coloro che conobbero donGuanella videro come non si desse mai riposo un istan-te: operosità continua, ininterrotta, estenuante, intellet-tuale, morale, corporale.

A Traona don Guanella trovò tutte le difficoltà cheavrebbero scoraggiato molti cuori – confessò egli stes-so – ma egli non disperò mai.

«Don Luigi si pose con zelo ed alacrità al lavoro delnuovo posto assegnatogli dall’ubbidienza. La sua pa-rola semplice e piana e sempre cordialissima trascina-va le anime semplici come la melliflua voce del Naz-zareno tra le turbe della Palestina; attivo si dimostra-va nell’esercizio di tutti i doveri parrocchiali» 8.

Nell’apostolato l’anima semplice agisce con uno sco-po puramente di fede nello spendere se stessa al servi-

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8 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 47.

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zio del prossimo: nessuna ricerca personalmente, nessu-no studio di vanità o di accondiscendenza al bisogno dimovimenti. Con una assoluta purezza d’intenzione, cer-cando prima di tutto di piacere a Dio. Questi sentimen-ti animavano don Guanella ogni volta che intraprende-va una nuova opera.

«A Savogno trovando necessari dei restauri alla casaparrocchiale don Luigi vi pose subito mano facendo damuratore, da manuale, da imbianchino. La chiesa vo-leva essere ingrandita e pure vi si accinse il nuovo cu-rato di Savogno e innalzò inoltre dei muraglioni datorre per sostenere il piazzale. Aprì per i suoi lavoriuna cava di piottine in località pericolosa, così da at-tirrarsi l’osservazione del sindaco Del Curto, d’incaricodella Reggia Prefettura; ma don Guanella gli rispose:“non m’avvenne nulla di male, e invece molto bene nevenne a me e alla Chiesa; perché dunque inquietarsi?”C’era da costruire il cimitero e don Luigi ne prese l’ap-palto e presto al lavoro. Prese con sé gli uomini volon-terosi, e condotti ad un certo luogo disse loro: smuove-te questi pochi macigni e ne scenderà una tale quantitàdi sassi che basteranno per il cimitero» 9.

Certe persone si dedicano alle opere di carità soloper ostentazione, cercando di comparire, di mettersi invista, di esercitare una certa autorità che così bene sod-disfa il loro istinto di dominare. Non così don Gua-nella il quale voleva il bene del prossimo, tutto ciò chegli era utile per il corpo e per l’anima, ciò che giova al

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9 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi. Guanella..., o.c., p. 32.

Cfr. G L, Le vie della Provvidenza..., o.c., p. 38.

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suo benessere e alla sua salute, dimenticando se stessoper gli altri, ma nel suo fervore non perdeva di vistaDio, perché Dio era sempre il principio motore dellesue azioni.

«Dicono di don Guanella le migliaia e migliaia dianime, con le quali egli s’incontrò nel corso lungo deisuoi giorni operosi, nella serie innumerevoli dei suoipassi stanchi e tutti santificati da un pensiero, da undesiderio: anime d’afflitti, di dubbiosi, di fiacchi, dilontani dal Signore per cui una sobria e buona parolascritta su d’una cartolina di saluto o detta di sfuggitanel breve incontro, il consiglio, la dolce voce di co-scienza, un sorriso amabile, una conversazione amenae varia intrecciata in viaggio divenne la luce persuasi-va di sante verità, la fiamma di onesti e virtuosi pro-positi. Nel mondo gli uomini dimenticano e si dimen-ticano spesso Dio; Egli si spingeva nel mondo percor-reva tutte le vie del mondo, ne penetrava ogni ango-lo per portare dappertutto Dio» 10.

In uno dei primi anni di vita della Casa di Como,un giovane deficiente sordomuto, aveva mutilato la sta-tua della Madonna, onorata in nicchia apposita nel cor-tile degli orfani studenti: l’atto vandalico per quanto in-colpevole aveva rattristato tutta la famiglia di casa. Av-venne che dopo qualche giorno fece capo alla nostraChiesa del Sacro Cuore una comitiva di pellegrini mi-lanesi.

«Don Luigi parlò dal pulpito col suo accento sempli-ce, insinuante, chiaro, a base di ricordi e di esempi, e

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10 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 397.

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con una di quelle improvvisazioni felici che gli eranofrequenti e rivelavano agli uditori la grandezza dellasua fede e l’ardore del suo zelo straordinario, gli riu-scì facile e bello trarre i presenti dall’accenno del tri-ste episodio al pensiero di un’altra Madre oltraggiatanel mondo da figli ingrati, la Santa Chiesa persegui-tata dai nemici e non difesa dai suoi fedeli. Aveva lelacrime agli occhi e le ebbero tosto anche gli uditori:e non poté continuare perché il singhiozzo gli avevaarrestato la parola» 11.«Possiamo notare quale preparazione di studio racco-mandasse con insistenza perché dai suoi si acquistassenello scrivere e nel predicare quella chiarezza che si ri-chiede per giovare facendosi intendere al popolo e nonservire soltanto alla propria vanità e che dev’esserefrutto di studio; e perché si attendesse tra la gioventùe i ricoverati della casa a quella importante opera dieducazione cristiana, che si svolge nell’ordinamentovario delle scuole festive e serali, nei corsi di confe-renze religiose e sociali per i giovani, nel teatro, neldiffuso insegnamento catechistico in classi regolari. In-dicava nell’opuscolo “Norme...” messo a stampa nelgiugno 1915: “la predicazione sia frequente, breve,preparata, facile, adatta!”. La predicazione soprattuttoegli voleva che i suoi sacerdoti la procurassero abbon-dante e semplice, sia alle varie classi di ricoverati, siaoccorrendo al popolo esterno in discorsi quotidiani almattino e alla sera, in fervorini di tridui e novene edi esercizi della buona morte, in Vangeli, in esposizio-ne di Storia Sacra ed Ecclesiastica, e perché quella gio-

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11 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi. Guanella..., o.c., p. 370.

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vasse compressa e gustata, con la familiarità del dire,con l’unzione dei sentimenti, con la fragranza del fer-vore religioso, con l’attrattiva degli esempi e deglianeddoti, esigeva che tale preziosa abilità si guada-gnasse con lo studio e con l’esercizio, al quale nell’in-terno della casa spronava i chierici stessi» 12.

Ai Sacerdoti:

«Impegni lo studio e la mente sua nello studio e nel-la meditazione dei libri santi dell’Antico Testamento edel Nuovo soprattutto; studi e mediti nella dottrina enell’esempio dei santi, dopo aver studiato e pregato,predichi come il cuore gli suggerisce con molta sem-plicità di affetto, e si valga assai di parabole, di esem-pi, di tratti storici, di fatti contemporanei per tenereraccolti e attenti i propri uditori. Adoperi diverse for-me di predicazione: fervorini, conferenze, racconti edesempi di santi, parabole al modo evangelico. Ne scri-va discorsi e ne forma una tessera chiara nella menteavanti di parlare. Non predichi se stesso, ma GesùCristo sempre; e si guardi dalla compiacenza di unpredicare piaciuto o dal mendicare approvazioni» 13.

Al pubbicista don Carlo Molteni, nella prefazioneall’opera “Da Adamo a Pio X”, scrive:

«Aumentano poi il pregio dell’opera la soave bontà el’aura semplicità dello stile e la purezza della lingua usa-ta dal nostro don Luigi Guanella, specialmente in que-st’opera che a noi è sempre stata prediletta tra le sue.

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12 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 208.

13 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 253.

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L’aurea bontà e semplicità dello stile soprattutto. Im-perocché se gli è vero, come è pregio dell’opera rite-nere, che lo stile è l’uomo, e lo scrittore; allora è buo-no concludere che nessuno stile ci rivela meglio lasoave bontà e l’aurea semplicità dell’uomo che lo usa,come codesto usato da don Guanella ci rivela il suoautore».

6.2 Semplicità con i superiori

Con i superiori l’anima è di sottomissione spontanea,senza tanti “se” o “ma”, o “forse”. I superiori sono perlei gli intermediari della bontà di Dio; non conta alcunaltro motivo o ragione. Abituata a guardare a ciò che èessenziale e a guardare diritto davanti a sé, non si fermaa cercare giustificazioni e meno ancora scuse. Se vedechiaramente che la situazione in cui è stata messa, ha bi-sogno di qualche ritocco, lo espone; se le è inflitto qual-che biasimo, non s’inasprisce, ma ringrazia e cerca ditrarre profitto dall’esperienza e dalla lezione ricevuta.

Don Luigi scriveva a Don Nicola Silvestri:

«Al rimprovero che mi fai di essere partito da Traona,rispondo che ancora non mi trovo pentito di aver obbe-dito al Vescovo, e intendo obbedirgli fino alla fine» 14.

E scrivendo al Vescovo:

«Di buon animo adempio l’incarico, datomi da suaEccellenza Mons. Vescovo in udienza del 12 corren-te, di presentare cioè un resoconto programma per lo

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14 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 77.

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sviluppo del Pio Ospizio delle Orsoline in PianelloLario.Darò qui un resoconto materiale e morale del pio Isti-tuto. Darò altresì un resoconto materiale e moraledella stessa mia persona, affinché sua EccellenzaMons. Vescovo possa con maggior sicurezza prenderequelle misure, che crederà più convenienti.Ora l’Ospizio incominciatosi con il consiglio dell’Or-dinario e con umili principi dal parroco CarloCoppini verso il 1872 allo scopo di ricoverare orfa-nelle e pericolanti, e di porgere aiuto di spiritualeprofitto alle Figlie che la Provvidenza avrebbe chia-mato a unirsi con i vincoli di religione, limitati aivoti semplici ed annuali, incontrò non poche diffi-coltà, ma progredì grado a grado, finché, quasi diecianni di poi, nel 1881 erano radunate cinque maestree dodici orfanelle; e il parroco Coppini era quella diottenere del suo Istituto approvazione dall’Ordinario,quando il Signore nel Luglio 1881 chiamollo allaPatria Celeste... si vorrebbe che io ne assumessil’adozione.Sicché darò di me stesso altro resoconto, e lascerò cheil Superiore decida in Domino come crede. Confessoche a stento io mi sono adagiato fin qui alla cura par-rocchiale, e ciò pel doppio motivo di circoscrizione edi responsabilità morale.Però dal Seminario teologico rinnovai istanza di parti-re alle Missioni Estere.E precludendomi questa via l’Ordinario suscitavasi inme un pensiero, dapprima generale, poi più concreto,di provarmi a qualche Istituzione in prò dei figli e lefiglie del popolo, in aiuto a meschinelli e simili, comevedeva praticarsi dal Cottolengo e da don Bosco, coni quali per tempo fino ad oggidì corrispondo con rac-

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comandare loro meschinelli, monacande, figli per learti e per lo studio.Parmi poi aver constatato che le mie cure valsero be-ne per i meschinelli, più bene forse per le monacande,discretamente per gli artigiani, e appena sufficiente-mente per gli studenti.Lo spirito del Cottolengo mi piacque sempre più chequello di don Bosco, ma avenne il contrario, che cioè,don Bosco invitandomi premurosamente, io dopo treanni di istanza al Superiore, e dopo aver provisto convicario idonio lo economato di Savogno, fui nel 1875da don Bosco con intento di rimanere poco tempo e disollecitare don Bosco stesso ad una Istituzione deisuoi Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice indiocesi nostra: non altrimenti desiderava lo stesso Or-dinario.Finché io con questo mezzo avrei seguito quelle vie diProvvidenza, che il cuore suggerivami.Associarmi a don Bosco non intessi mai di proposito.Ma tornate vane le pratiche di tre anni colà, e propo-nendomi don Bosco una missione importante a SanDomingo, raccomandatagli dal Pontefice; sarei certa-mente partito, se il mio Vescovo proprio di quella sta-gione, non mi richiamava con insperanza di poter ioin diocesi iniziare qualche Istituzione.In settembre del 1878 io rientrava in diocesi, ma micostò un strappo vivissimo il ritirarmi da don Bosco.E fui per tre anni a Traona, con quella fortuna che El-la ben sa.Questo ho di bene, che non provo rincrescimento ve-runo di aver seguito fin qui la voce del cuore e le in-dicazioni del Superiore.Qualche volta ne mossi lamento ai tempi e alle per-sone, ma più colla bocca che con il cuore.

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Parmi confidare più che tutto nella Provvidenza delSignore.E da Traona, dopo ciò che seguì, io facevo praticheper ritornare a don Bosco, quando l’Ordinario mi pro-pose Pianello, addittandomi l’Ospizio al quale io diproposito avrei potuto attendere.Ed io me ne venni, ma non per altro che per essoOspizio; e fui poi dall’Ospizio, per certi equivoci te-nuto lontano per quasi un anno, finché l’Ordinariomi incoraggiò all’ingerenza nello stesso fino a questopunto per oltre tre anni, nei quali a conforto dello spi-rito, allo scopo di porgere al clero soprattutto inferio-re un eccitamento a predicazioni più frequenti e piùalla mano e di unire in buono spirito il popolo col cle-ro, attesi all’edizione del “Cattolico provveduto” e dialtre operette, ultima delle quali, e che tuttavia è incorso di stampa, è un catechismo di perfezione, chededico a questo Ospizio.Ma sempre mi duole che poco o nulla faccio; che i Sa-lesiani, già miei compagni, operano ben altro in paesilontani.Sentomi che la vita prosastica presente poco mi soddi-sfa in atto, che meno mi contenterebbe in morte. Sen-to in me uno spirito di azione che io ben non so deli-neare, ma che mi assicura di buon esito anche in mez-zo ai maggiori sconvolgimenti dei tempi, quando io amezzo del Superiore senta di essere guidato da Dio.Con la guida dall’Alto mi pare di avere molta forza:senza questa io non mi sento di muovere passo.E poiché la Provvidenza mandommi a questo Ospizioed esso si mi affida senza restrizioni, sentomi cheesprimendosi l’Ordinario più chiaramente che può, eporgendomi altresì quel migliore guida che può, io aquest’età di quarantatré anni mi sentirei di ringraziare

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vivamente Iddio, d’ogni bene ed anche d’ogni male ve-nuto fin qui, e di essergli tanto riconoscente che miabbia indirizzato sopra quella via, per trovare la qualeho faticato in giro fin qui. Finalmente io devo chiede-re venia della prolissità forse soverchia usata fin qui;ma parmi dovermi aggiungere altresì che, abbisognan-do d’altri schiarimenti per una dichiarazione più nitidada parte dell’Ordinario, io sarò ben lieto di fornirlidi presenza o per iscritto come è più conveniente» 15.«Descritto lo stato finanziario è dichiarato di poterviaggiungere il suo benché tenue patrimonio una som-ma di lire 3000 avute in eredità da un cugino mortoprima in America, e la proprietà del convento di SanFrancesco di Traona chiudeva: io prego Dio e mi so-scrivo poi in questo giorno di San Giuseppe 1885...Al dolcissimo sposo di Maria Vergine, protettore delleOpere Pie, parve che don Luigi affidasse la sorte del-la Sua Istituzione, così presentata nel reso conto: ilquale è notevole per la luce più diffusa che ci rischia-ra di lui nella varietà pur nota delle vicende e disegni,la vivezza della fede, l’umiltà dell’anima, la perfettadocilità ai Superiori insieme che alla volontà di Dionel costante perseguimento della sua vocazione» 16.

Erano quindi sue massime e sue ordinarie espressioni:

«I Superiori noi dobbiamo rispettarli, tanto più che leloro intenzioni sono rette e sante. Del resto è giustoche talora lascino che un inferiore faccia da sé senza

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15 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 78ss.

16 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 81.

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compromettervi la autorità. Noi facciamo quelloche Dio ci ispira finché l’autorità non lo proibisce» 17.

La sua stessa dipendenza proponeva alle Crocinenello Statuto delle Figlie del Sacro Cuore:

«Le Crocine s’intende che obbediscano con ilarità co-me a rappresentanti di Dio, e questo col divino aiutodevono disporre delle cose e delle persone con la soa-vità di modi e con la carità che è proprio della S. Fa-miglia che la Congregazione delle Crocine si deve pro-porre per modello» 18.

E in un Regolamento interno per le suore del 1899:

«Si riconosca che ad ognuno che ha un ufficio di co-mando, si deve ubbidire come a Dio. Conviene che lepersone si abbiano uno verso l’altro alto sentimentodi stima e di confidenza insieme. Sappiano corregger-si e compatire a vicenda. Abbiano tutte buone inten-zioni, amino e preghino il Signore che benedica i loroatti di carità, e poi non si sgomentino quando un ma-linteso, una leggerezza, una tentazione insorga per di-sturbare quest’unione di carità» 19.

Questo ideale di semplicità nei rapporti con i supe-riori in don Guanella perdurò fino alla fine della sua vi-

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17 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 452.

18 G L, Statuto Crocine, in Scritti per le Congrega-zioni, Vol. IV, Nuove Frontieri, Roma 1988, p. 87.

19 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 185.

Cfr. G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza (Frammento), o.c., p. 324.

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ta; infatti così scrive nel Regolamento dei Servi della Ca-rità del 1910:

«Non devono poi i Servi della Carità essere tantosensibili che tornando loro utile un cenno di am-monimento il proprio Superiore sia trattenuto dalpoterlo fare liberamente. Così i figli buoni riceva-no dal proprio padre con piacere, gli attestati dimerito e di rassegnazione, gli attestati di deme-rito» 20.

L’anno seguente nel Regolamento per le Suore:

«Animo dunque o novizie della Provvidenza!Chiudete gli occhi al mondo e a tutta la vostra vitad’altri tempi per tenerli fissi unicamente in Dio e periscoprire le intenzioni sue a vostro riguardo.Siccome il Signore non lo potete né vederlo né sentir-lo, così state bene attenti alla voce dei vostri superio-ri, poiché dessi sono appunto i canali per cui potreteconoscere la divina volontà» 21.

E alle Suore:

«Con generosa semplicità offrite voi stesse, l’opera vo-stra e tutto il vostro volere alla Superiora perché se nevalga in aiuto suo, pel bene della casa, per il vostro,indi aspettate tranquillamente i suoi comandi nella di-

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20 M L, Vita, spirito e opere di don LuigiGuanella..., o.c., p. 223.

Cfr. G L, Regolamento dei Servi della Carità del1910, o.c., p. 1287.

21 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 487.

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sposizione di eseguirli anche quando fossero difficili efaticosi» 22.

La semplicità, però è virtù anche nei superiori. Unsuperiore semplice si sente molto libero anche nei rap-porti con gli inferiori, e fa sentire libero e a suo agio l’in-feriore, perché sa ascoltare e trattare con familiarità tutti.

«I superiori nell’atto di dirigere i propri dipendenti:• Siano più padri, fratelli, amici che superiori.• Favoriscano con semplicità propria l’amore confi-

denziale della famiglia patriarcale.• Chiamino col loro nome i dipendenti come figli,

fratelli e amici cari, e ne conoscano intimamente leloro inclinazioni e sappiano curarle.

• La propria autorità mostrino solo in casi rari e ne-cessari, perché non avvenga che l’autorità torni ascapito della carità.

• Ciò che non s’ottiene con la soavità dei modi, raroè che si ottenga con la forza del comando. Si pren-dono più mosche con un cucchiaio di miele che concento barili di aceto» 23.

«Chi presiede deve precedere con l’esempio in tutto:nella pietà, nella carità, nella castità, nella mortifica-zione, nella povertà, nella operosità» 24.«La vice-maestra con le novizie mostri affetto, manon sensibilità, parli ma con brevi parole, è dolce ma

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22 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 539.

23 G L, Regolamento interno F.s.C. 1899, o.c.,pp. 971-972.

24 G L, Regolamento interno F.s.C. 1899, o.c.,p. 891.

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non affettata, autorevole ma non sostenuta, devotama prudente, zelante e discreta al medesimo tempo,cerchi di camminare nel mezzo della virtù schivandoal possibile gli eccessi e i difetti» 25.

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25 G L, Regolamento interno 1894, in Scritti per leCongregazioni, Vol. IV, p. 115.3.

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7. SEMPLICITÀ NELLE ISTITUZIONI

Naturalmente anche nelle sue istituzioni, don Gua-nella, vuole che regni un clima di semplicità: semplici lepersone, semplici le opere, semplici nell’abbigliamento enell’arredamento della casa. Le case guanelliane debbo-no imitare la semplicità della casa di Nazaret dove nien-te c’è di superfluo.

Un egregio visitatore della Piccola Casa nel lugliodel 1894 notava così nelle sue impressioni:

«Quei dormitori pieni di letti e letttucci di ogni fog-gia, con quelle loro coperte d’ogni qualità e colore, epur così ben disposti e tenuti da doversi fare ammira-re tanto ordine e pulitezza tramezzo a tanta povertà emiseria.Quelle venerande Suore dalle vesti dimesse o pove-rette, che con tanto buon cuore s’affaccendano intor-no alle meschine orfanelle date alla loro custodia ededucazione... quei miserabili ricoverati, di quali cia-scuno par che in sé ti presenti un caso speciale dicommiserazione... quel non trovare in tutta la Casaniente che sia superfluo, e nel medesimo tempo nien-te mancare di ciò che è estremamente necessario...quel vedere come ivi nulla va sprecato e, come tuttoutilizzandosi, da tutto si cavi profitto... quel vederespecialmente come tanta povera umanità, per varieguise sofferenti; ivi trovisi circondata da cura amoro-sa e cordiale assistenza; mentre sotto un nativo tettotrascinerebbe vita ahi! troppo penosa senza conforto...

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tutte queste cose della Piccola Casa della Provviden-za in Como dovevano favorevolmente impressionar-mi, e l’animo mio hanno così bene impressionatoche, entrandovi indifferente, ne uscii pieno di ammi-razione e d’entusiasmo».

E continua ricordando:

«Avanti terminare la mia visita, al m.r Direttore, chem’accompagnava, chiesi come mai facesse a provvedereai molteplici bisogni della Casa, dovendogli il solomantenimento di tanta povera gente importare certa-mente una spesa ben grande. Ed egli a me: Provvede laProvvidenza. E frattanto che mi aspettavo l’aggiunta diqualche parolina di eccitamento ad aiutare ancor io unpochino la Provvidenza a provvedere, sono condottonella tipografia. Ma qui anziché essere invitato a sten-dere la mano per dare, lo sono invece per ricevere, chéquasi appena entrato mi fu rivolta la preghiera di accet-tare alcuni diversi opuscoletti, colà stampati» 1.

Tale semplicità la raccomanda in modo esplicito nelRegolamento delle Figlie di Santa Maria della Provvi-denza del 1911:

«Siate ordinate, pulite e semplici così nel vestire comenel trattare col prossimo, ed escludete ogni artifizio diambizione o di falsa umiltà. La vera umile si sente dameno degli altri e lo dimostra col suo contegno; sen-za però millantarsene o provocare lodi le quali puntosi addicono alla semplicità evangelica» 2.

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1 M L, La vita, lo spirito e le opere di donLuigi Guanella..., o.c., p. 110.

2 G L, Regolamento delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza 1911, o.c., p. 483.

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E ancora:

«È prescritto che le case siano fabbricate con solidità,ma con semplicità e modestia di disegno. Nelle ca-mere si escludono affatti gli ornati. Per mobilio del-la casa si attengono al puro necessario. In casi di ma-lattia o di vecchiezza si adattano nondimeno allo spi-rito di obbedienza, alle prescrizioni mediche e dellesuperiore che con diligenza curano la salute delle pro-prie consorelle» 3.

E ai preti:

«Dobbiamo evitare qualunque spesa superflua, chemolte se ne fanno sotto pretesto delle cosiddette esi-genze moderne, come tende, tappeti, imbottiture, spec-chi, quadri, cose da togliersi affatto dovendo la nostracasa seguire la semplicità cappuccinesca. Si faccia ecce-zione per i locali destinati alla direzione e alla fore-steria» 4.

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3 G L, Statuto Organico Figlie di S. Maria dellaProvvidenza 1897, in Scritti per le Congregazioni, Vol. IV, p. 203.

4 G L, Statuto ai Figlie del Sacro Cuore 1898, o.c.,p. 28.

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8. CLIMA DI FAMIGLIA

Don Guanella voleva che la caratteristica delle sueistituzioni fosse uno spirito di famiglia semplice e lietodove l’anima della vita religiosa non è la regola chiusa eassolutamente impersonale, quanto invece l’amore fra-terno; in essa devono realizzarsi quelle relazioni perso-nali di conoscenza e di amore che imitano le relazionieterne delle Persone Divine.

«I membri della Piccola Casa convivono fra di loro asomiglianza della Sacra Famiglia di Gesù, di Maria edi Giuseppe. Si vogliono bene di cuore, e si trattanocon molta dolcezza di cuore. Chi comanda, piuttostoche comandare deve pregare; e quelli che obbedisconopiuttosto che obbedire con timore di servi devonsimuovere con allegrezza di figli affettuosi. Tutti devo-no avere sott’occhio quello esemplare di soavità che èil nostro Divin Salvatore in atto che parla: “imparateda me che sono mite ed umile di cuore”.Per essere miti bisogna possedere in copia la santa pa-zienza cristiana; per essere umili di cuore vuolsi in co-pia affetto di santità.Ogni membro della famiglia deve correggere quantopuò il carattere suo, in tutto adattarsi ad un trattosemplice e spigliato e allegro, sì che tutti ne abbianoammirazione contento e buon esempio.Bisogna che i membri della Casa a vicenda gli uni glialtri s’incoraggino, si ammoniscano che soavementema con forza si spingano all’operare, onde i membri

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davvero nella casa migliorino a giorno a giorno sestessi e siano pure altrui di giovamento a qualchebuon progresso nella virtù. In questo senso la mitezzae la dolcezza, l’umiltà e la carità, si danno mano perraggiungere la meta desiderosissima: la propria santi-ficazione e la prosperità della Piccola Casa» 1.

In questo clima di familiarità il riunirsi insieme costi-tuisce una autentica comunità evangelica, sull’esempiodelle comunità primitive che erano un cuor solo edun’anima sola e avevano tutto in comune; occorre quin-di, che ognuno si senta realmente responsabile dei suoifratelli e sia disposto a comunicare ciò che ha di megliofino a costituire e realizzare la vera comunione dei santi.

Nel Regolamento dei Figli del Sacro Cuore del1898:

«Sia sempre concesso ai confratelli di qualunque etàed ufficio, di esporre, a voce o per iscritto, il suo mo-do di pensare perché bene e spesso sulla bocca deisemplici si manifesta più chiaramente il volere Divi-no, e perché si ravvivi e si consolidi quel sentimentodi familiarità che deve stringere in un volere solo e inun solo intendimento tutta la famiglia» 2.

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1 G L, Massime di spirito, o.c., pp. 28-29.2 G L, Regolamento per i Figli del Sacro Cuore,

o.c., p. 893.

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9. LA SEMPLICITÀ SECONDO LE COSTITUZIONI

• Art. 4

«Ci sentiamo chiamate a vivere in confidente abban-dono in Dio Padre, come chi niente presume di sé etutto aspetta da Dio suo unico bene».«Con fede e allegrezza di spirito compiamo la volontàdel Padre, mantenendoci costantemente alla sua pre-senza».«La semplicità evangelica e l’umiltà del cuore sono levirtù che devono caratterizzare i nostri rapporti conDio e con il prossimo».

• Art. 21

«Viviamo la povertà evangelica con uno stile di vitasemplice e austero, che sa accontentarsi del necessarioed allontana la tentazione del superfluo, della cupidi-gia, dell’orgoglio».

• Art. 29

«Convinte che l’obbedienza impegna radicalmente tut-te le potenze della persona umana, invochiamo con lapreghiera assidua la luce e la forza dello Spirito San-to; ci sforziamo di imitare la docile sottomissione diGesù e il “fiat” generoso di Maria; ci esercitiamo con

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particolare cura nell’umiltà, nella rettitudine di inten-zione, nel distacco, nello spirito di fede, che è il se-greto per vedere in tutto e sempre la volontà del Si-gnore».

• Art. 34

«La nostra preghiera è caratterizzata da una profondaconfidenza in Dio, che ci porta ad un dialogo fre-quente e spontaneo, proprio di figli col Padre.E per noi esigenza intima mantenerci costantementealla presenza di Dio con semplicità di fede, trasfor-mando in preghiera ogni nostra attività apostolica, lasofferenza stessa, quale quotidiana offerta di lode aDio».

• Art. 40

«Nella purezza del cuore, nel silenzio interiore cheporta al raccoglimento e al dono di sé, troviamo aiutoper l’unione con Dio, per ascoltare la Parola e aprireil nostro spirito alla sua azione trasformante».

• Art. 47

«Il contegno che deve distinguere ogni Figlia di SantaMaria della Provvidenza: “semplice, spontaneo, gaio emodesto come chi niente presume di sé e tutto aspet-ta da Dio, suo unico bene”».

• Art. 53

«La semplicità, caratteristica delle Figlie di Santa Ma-ria della Provvidenza, deve manifestarsi anche al-

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l’esterno, nell’abito che portiamo, quale segno dellanostra consacrazione a Dio e dell’appartenenza all’Isti-tuto».

• Art. 62

«Chiamate a vivere il comandamento dell’amore, fedeliallo spirito del Fondatore riconosciamo nei poveri iveri padroni delle case che Dio ha aperto per loro.Vedendo in ciascuno l’immagine di Cristo coltiviamoin cuore rispetto e venerazione per loro e ne condivi-diamo in spirito di famiglia, le gioie e i dolori, speri-mentando con essi il dono della fede e la grazia disentirci figli di un medesimo Padre.In semplicità e allegrezza, li assistiamo silenziosamenteed assiduamente, con sensibilità materna e competen-za professionale, perché insieme a loro vogliamo vive-re il comandamento dell’amore datoci da Cristo: “comeio ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri”».

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10. LA SEMPLICITÀ NEL DIRETTORIO

• Art. 3

«Sull’esempio del Beato Fondatore sarà nostro impe-gno prestare aiuto spirituale e corporale ai fratelli, de-dicandoci a chi si trova nell’abbandono e nel bisogno,perché in essi più vivamente è rappresentato il voltoadorabile di Cristo sofferente.Proseguiremo in questo cammino con semplicità e il-limitata fiducia nella Provvidenza divina, con caritàeroica fino al sacrificio della propria vita, con creati-vità sempre nuova, carica di sensibilità e di profondafede».

• Art. 6

«Mettiamo ogni impegno per coltivare la virtù dellasemplicità di cuore in tutte le manifestazioni della vi-ta, memori delle parole del Fondatore: “Sempre eovunque abbiate cara la santa semplicità”».

• Art. 75

«La preghiera è la forza vitale dell’anima; per que-sto nella vita comune si deve dare uno spazio suffi-cientemente lungo alla preghiera, che è ricerca di Dioe del suo Cristo per meglio conoscerlo, per viverein comunione con Lui e irradiarlo a quanti con noivivono».

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• Art. 97

«Caratteristica infallibile di una vera Figlia di S. Ma-ria della Provvidenza sia l’intenzione, mantenuta co-stantemente retta dalla presenza di Dio, da continuegiaculatorie, dall’uso di richiamare con frequenza ilcuore e la mente alle cose sante, seguendo l’insegna-mento del divino Maestro che dice: pregate, pregatesenza interruzione. Pregate sempre».

• Art. 109

«Il Fondatore ci insegna: la correzione va fatta conpiena e profonda umiltà e semplicità, stando dispostenon solo a dare, ma anche a ricevere le riprensionidelle Consorelle.Le Superiore gradiranno esse pure le osservazioniumili, rispettose e sincere delle loro Suore, perché an-ch’esse aspirano a godere le gioie purissime della fra-ternità delle spose di Cristo».

• Art. 165

«La Consacrazione a Dio ci pone in un particolareservizio apostolico, che ha la sua fonte nel mistero delCuore di Cristo, rivelatore agli uomini dell’amore mi-sericordioso del Padre, e nella missione riconosciutadalla Chiesa alla Congregazione.La fede, animata dalla carità, deve spronarci a valo-rizzare qualsiasi incarico di obbedienza e a viverlo conlo spirito apostolico guanelliano, fatto di semplicità, dicarità e gioia, di generoso servizio».

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• Art. 167

«Il nostro apostolato consiste nell’esercitare con fervo-re le opere di misericordia dell’Istituto e nel vivere lamissione in comunione con Cristo riconosciuto nei po-veri, cercando di far compenetrare vicendevolmentel’azione e la contemplazione.In Cristo troviamo il modello della carità misericor-diosa, che ci deve guidare nell’assumere lo stile di rap-porto con i nostri assistiti, nel tipico metodo preventi-vo guanelliano, improntato a semplicità, amorevolez-za, fiducia, rispetto, longanimità, condivisione».

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INDICE

1. Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3

2. La semplicità di origine . . . . . . . . . . » 8

3. La semplicità come stile di vita . . . . . . » 15

4. La virtù della semplicità . . . . . . . . . . » 244.1 Semplicità di cuore . . . . . . . . . . » 414.2 Spirito di allegrezza . . . . . . . . . . » 434.3 Libertà di spirito . . . . . . . . . . . » 47

5. Semplicità con Dio . . . . . . . . . . . . » 515.1 Paternità di Dio . . . . . . . . . . . . » 555.2 Fiducia nella Provvidenza . . . . . . » 605.3 Semplicità nell’orazione . . . . . . . . » 73

6. Semplicità col prossimo . . . . . . . . . . » 796.1 Semplicità nell’apostolato . . . . . . . » 846.2 Semplicità con i Superiori . . . . . . » 89

7. Semplicità nelle Istituzioni . . . . . . . . » 98

8. Clima di famiglia . . . . . . . . . . . . . . » 101

9. La semplicità secondo le Costituzioni . . » 103

10. La semplicità nel Direttorio . . . . . . . . » 106

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QUADERNI DI FORMAZIONE

1. P. Alessandro Barban, Camaldolese - Metodo classi-co della lectio divina.

2. Sr. Gertrud Stickler, - Lo sviluppo della perso-nalità religiosa.

3. Sr. Maria Esther Posada, - «Tre chiamate».

4. Don Pietro Pasquali, - Cosa sono le Costitu-zioni?

5. Don Pietro Pasquali, - I Voti nell’insegnamen-to di Don Guanella.

6. Sr. Marisa Roda, - «Vita di Consacrazione».

7. Sr. Elda Soscia, - Le Figlie di S. Maria dellaProvvidenza (1871-1899).

8. Sr. Gertrud Stickler, - Presupposti psicologiciper una vita secondo i Consigli Evangelici.

9. Don Fabio Pallotta, - I penultimi passi e il pas-so estremo di Don Luigi Guanella.

10. Don Leonardo Mazzucchi, - I passi di Lui.

11. Sr. Gina Fumagalli, - Lettura-commento dellaLettera Apostolica di Giovanni Paolo II «Tertio Mil-lennio Adveniente».

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12. Luciana Mirri - I. Chiara d’Assisi e Chiara Bosattamodelli di vita donata vivi e vitalizzanti oggi. II. Uncomune amore: Cristo Crocifisso fonte di vita per noioggi.

13. Sr. Luisa María López, - Clara Bosatta maestrade espiritualidad.

14. Sulle virtù.

15. da «In Tua Providentia» - Di tappa in tappa.

16. Sr. Gertrud Stickler, - Sviluppo relazionale del-la personalità adulta e dinamiche del dialogo. Impli-canze psicologiche delle relazioni nella vita comuni-taria.

17. Sr. Gina Fumagalli, - La Cada Madre delle Fi-glie di S. Maria della Provvidenza.

18. Don Piero Pellegrini, - Don Luigi Guanella:chi è?

19. Juniores Anno Internazionale (a cura delle) - LaSemplicità secondo il Vangelo.

20. Brevi cenni sulle Opere della Divina Provvidenzafondate da Don Luigi Guanella.

21. Juniores Anno Internazionale (a cura delle) - LaSemplicità in stile guanelliano.

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3 F P H O T O P R E S SViale di Valle Aurelia, 105

00167 Roma - Tel. 06.3972.4606

Stampato nel mese di febbraio 2001