La scheda · Scesi quindi da un piccolo viottolo fiancheg-giato da alberi da frutta e che fungeva...

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il nome dal paese natìo: Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone. Lasciata quella che fu la sua abitazione, proseguia- mo in discesa fino a trovarci di fronte la Chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio, edi- ficata tra il 1814 e il 1817. Nei boschi del parco Ritornati sui nostri passi e volgendo nuova- mente a nord lungo Via XXVI Agosto, imbocchiamo a destra Via Caronnaccio, che a poco a poco si restringe. Sulla nostra destra vediamo, non più nel suo splendore di un tempo, Cascina Caronnaccio, mentre le pendici dell’incisione fluviale del torren- te Selvagna e dei suoi affluenti ci affianca- no a sinistra. Al termine della strada asfal- sovrastata dalla magnifica torre campana- ria e risalente, probabilmente, a prima del- l’anno Mille. Poco defilato dal centro, in Via Chiesa, si osserva anche la Chiesa di San Giorgio, edificata nel 1570. Ritornati sui nostri passi usciamo dal centro storico nuovamente in direzione di Gazzada Schianno. Superata Piazza Necchi ci por- tiamo sulla sinistra in Via Adua e prose- guiamo per Morazzone. La strada, dopo una breve discesa, inizia a risalire verso l’abita- to che domina il Parco Rile-Tenore-Olona (RTO) con i suoi 420 metri di quota. In Via Caronnaccio è consigliata una sosta per far visita al successivo centro storico. Deviando a sinistra dal percorso principale, saliamo le pendici della collinetta che sorge poco sopra, raggiungendo così la Chiesa di Santa Maria Madre, risalente al XIII-XIV secolo. Scendiamo quindi verso sud lungo Via Roccolo per trovare, all’incrocio con Via Belloni, la casa del famoso pittore che prese 49 La scheda Punto di partenza Frazione di Gazzada Il punto di partenza si può raggiungere sia con le linee degli autobus che con il treno delle FS - linea: Milano - Varese Punto di arrivo Municipio del Comune di Carnago Lunghezza e durata 13,7 km - 2 ore in bicicletta, 4 ore e 30 min a piedi Difficoltà Nessuna. Percorso prevalentemente pianeggiante con tratti in asfalto e altri in sterrato in buone condizioni, ad eccezione che lungo le spon- de del torrente Tenore Segnaletica Segnavia del circuito del Contado del Seprio Carte CTR 1:10.000 foglio A5D1 - A5D2; Carta Nazionale della Svizzera 1:50.000 foglio “Chiasso” 1 Da Gazzada Schianno a Carnago Lasciato alle spalle il frastuono della città, ci immergiamo nel seducente silenzio dei sentieri che solcano i boschi e i prati estesi all’interno del Parco Rile-Tenore-Olona. Gli abitati di Gazzada Schianno e Morazzone Il ritrovo è alla stazione di Gazzada Schianno, punto di partenza di un itinera- rio suggestivo fra le alture del Seprio. Prima di lasciare l’abitato è d’obbligo fermarsi a visitare alcuni edifici di meritevole pregio architettonico o che al loro interno custo- discono importanti capolavori d’arte. Il per- corso ci guida alla volta di Villa Cagnola, edificata nella prima metà del Settecento e successivamente rimaneggiata a cura del Cagnola. Da visitare, oltre alla pinacoteca, anche il magnifico parco che digrada verso il Lago di Varese. Nei pressi della villa si può visitare la piccola ma suggestiva Cap- pella dell’Assunta, del quindicesimo seco- lo, alla quale si giunge lungo una scalinata immersa nei carpini che, da Villa Cagnola, scende verso il paese. Proseguiamo lungo una strada volta a levante e dalla quale si domina tutto l’abitato. Giunti a un sema- foro attraversiamo la via principale, imboc- cando di seguito Viale Matteotti per rag- giungere Gazzada Schianno. La Villa de Strens, nuova splendida sede del munici- pio, sfugge alla nostra sinistra. Ora, prima di volgere il cammino verso sud, ci adden- triamo nel centro storico. Le strette vie, a cui dà un sapore speciale la nuova pavi- mentazione lapidea, ci conducono alla chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano, 48 Lo stagno della Madonnetta

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il nome dal paese natìo: Pier FrancescoMazzucchelli detto il Morazzone. Lasciataquella che fu la sua abitazione, proseguia-mo in discesa fino a trovarci di fronte laChiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio, edi-ficata tra il 1814 e il 1817.

Nei boschi del parcoRitornati sui nostri passi e volgendo nuova-mente a nord lungo Via XXVI Agosto,imbocchiamo a destra Via Caronnaccio,che a poco a poco si restringe. Sulla nostradestra vediamo, non più nel suo splendoredi un tempo, Cascina Caronnaccio, mentrele pendici dell’incisione fluviale del torren-te Selvagna e dei suoi affluenti ci affianca-no a sinistra. Al termine della strada asfal-

sovrastata dalla magnifica torre campana-ria e risalente, probabilmente, a prima del-l’anno Mille. Poco defilato dal centro, inVia Chiesa, si osserva anche la Chiesa diSan Giorgio, edificata nel 1570. Ritornatisui nostri passi usciamo dal centro storiconuovamente in direzione di GazzadaSchianno. Superata Piazza Necchi ci por-tiamo sulla sinistra in Via Adua e prose-guiamo per Morazzone. La strada, dopo unabreve discesa, inizia a risalire verso l’abita-to che domina il Parco Rile-Tenore-Olona(RTO) con i suoi 420 metri di quota. In ViaCaronnaccio è consigliata una sosta per farvisita al successivo centro storico. Deviando a sinistra dal percorso principale,saliamo le pendici della collinetta che sorgepoco sopra, raggiungendo così la Chiesa diSanta Maria Madre, risalente al XIII-XIVsecolo. Scendiamo quindi verso sud lungoVia Roccolo per trovare, all’incrocio con ViaBelloni, la casa del famoso pittore che prese

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La schedaPunto di partenzaFrazione di GazzadaIl punto di partenza si può raggiungere siacon le linee degli autobus che con il trenodelle FS - linea: Milano - Varese

Punto di arrivoMunicipio del Comune di Carnago

Lunghezza e durata13,7 km - 2 ore in bicicletta, 4 ore e 30 mina piedi

DifficoltàNessuna.Percorso prevalentemente pianeggiante contratti in asfalto e altri in sterrato in buonecondizioni, ad eccezione che lungo le spon-de del torrente Tenore

SegnaleticaSegnavia del circuito del Contado del Seprio

CarteCTR 1:10.000 foglio A5D1 - A5D2; CartaNazionale della Svizzera 1:50.000 foglio“Chiasso”

1 Da Gazzada Schianno a Carnago

Lasciato alle spalle il frastuono della città, ci immergiamo nel seducente silenzio dei sentieri che solcano i boschi e i prati estesi all’interno del Parco Rile-Tenore-Olona.

Gli abitati di Gazzada Schianno e MorazzoneIl ritrovo è alla stazione di GazzadaSchianno, punto di partenza di un itinera-rio suggestivo fra le alture del Seprio. Primadi lasciare l’abitato è d’obbligo fermarsi avisitare alcuni edifici di meritevole pregioarchitettonico o che al loro interno custo-discono importanti capolavori d’arte. Il per-corso ci guida alla volta di Villa Cagnola,edificata nella prima metà del Settecento esuccessivamente rimaneggiata a cura delCagnola. Da visitare, oltre alla pinacoteca,anche il magnifico parco che digrada versoil Lago di Varese. Nei pressi della villa sipuò visitare la piccola ma suggestiva Cap-

pella dell’Assunta, del quindicesimo seco-lo, alla quale si giunge lungo una scalinataimmersa nei carpini che, da Villa Cagnola,scende verso il paese. Proseguiamo lungouna strada volta a levante e dalla quale sidomina tutto l’abitato. Giunti a un sema-foro attraversiamo la via principale, imboc-cando di seguito Viale Matteotti per rag-giungere Gazzada Schianno. La Villa deStrens, nuova splendida sede del munici-pio, sfugge alla nostra sinistra. Ora, primadi volgere il cammino verso sud, ci adden-triamo nel centro storico. Le strette vie, acui dà un sapore speciale la nuova pavi-mentazione lapidea, ci conducono allachiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano,

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Lo stagno della Madonnetta

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mostrarci un imponente edificio religioso: laChiesa della Madonnetta. Effettuata unabreve visita al luogo di culto, è possibile fer-marsi al vicino agriturismo per gustare i piat-ti della tradizionale locale.

Dalla Madonnetta ai centri storicidi Caronno Varesino e CarnagoDopo la meritata pausa riprendiamo il cam-mino. Lasciamo subito, in corrispondenzadella Chiesa della Madonnetta, la stradaprincipale e ci addentriamo, a destra, nelbosco. Imbocchiamo un sentiero che inbreve tempo ci conduce al Laghetto dellaMadonnetta, piccolo specchio d’acqua pre-

tata iniziamo a percorrere un sentiero che,a destra, entra deciso nel fitto del bosco. Loseguiamo sino a giungere a una recinzioneche delimita la proprietà detta “della Co-lombera”. Avanziamo lungo lo sconnessosentiero sino a incrociare la strada asfalta-ta che conduce da Morazzone a GornateSuperiore e, attraversato il nastro d’asafal-to, ci addentriamo ancora una volta nel-l’area boscata del parco. Proseguiamo per unbreve tratto rettilineo su una strada sterra-ta parallela alla principale, al termine dellaquale pieghiamo a sinistra lungo un agevo-le sentiero che si snoda fra i boschi di quer-cia canadese. Continuando ora parallela-mente alla recinzione di un maneggio cilasciamo alle spalle la deviazione che con-duce a una cascina privata. Non appena il sentiero inizia a scendere, pie-ghiamo subito a destra lungo un viottolo chepunta deciso verso sud. Lo percorriamo,senza difficoltà alcuna, per alcune centina-ia di metri. Durante il tragitto si susseguo-no radure e zone coperte da fitta vegetazio-ne: il silenzio ci sommerge. Giunti quindi nei pressi di una strada ster-rata dalle ampie dimensioni e in ottimo statodi conservazione, la imbocchiamo, semprepuntando a sud. Poche centinaia di metri euno slargo si apre, con nostra sorpresa, per

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La Chiesa di San Rocco a Carnago, ora sala conferenze

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Saperne di più

IL PLIS RILE-TENORE-OLONA

Ente gestore: Consorzio tra i Comuni di Castiglione Olona (Va), Carnago (Va), Castelseprio (Va), CaronnoVaresino (Va), Gazzada Schianno (Va), Gornate Olona (Va), Lonate Ceppino (Va), Lozza (Va),Morazzone (Va)

Sede operativa: Via Cardinal Branda, 21043 Castiglione Olona (VA)telefono 0331 858048 fax 0331 824457mail [email protected]

Atti di riconoscimento e organizzazione: Delibera Giunta Provinciale (D.G.P.) 22 febbraio 2006 n. 46

Estensione:16000 ha ca.

ll Parco Rile-Tenore-Olona si sviluppa nel pianalto morenico a circa 350/400 metri di quota eprende il nome dai tre principali corsi d’acqua che lo solcano. Importante tassello della reteecologica della Lombardia occidentale, il Parco RTO si colloca tra i quelli regionali della Pinetadi Tradate e Appiano gentile, Campo dei fiori, Ticino, ed è la naturale prosecuzione del PLISLanza. Lo delimitano a sud i PLIS Medio Olona e i PLIS Bosco del Rugareto. Sono evidenti le pre-senze e le sedimentazioni di origine fluvio glaciale, così come è importante il primo affioramen-to di gonfolite miocenica dell’alta pianura lombarda.La vegetazione è quella tipica della brughiera, costituita prevalentemente da pino silvestre elatifoglie, tra cui farnia, quercia rossa, castagno, robinia, carpino, betulla, olmo, acero, frassi-no, nocciolo, platano, pioppo nero e ontano nero, così come la fauna è quella tipica della zonadi alta pianura dove troviamo, tra i mammiferi, la presenza costante del tasso, della volpe edella lepre. Degna di nota è la presenza dell’astore, che negli ultimi anni ha costantemente nidi-ficato nell’area, e della rana di lataste, endemica della Pianura padana.Il territorio del parco è anche disseminato di preziosi monumenti storici, come la Chiesa di SantaMaria Foris Portas, il Castrum, il Monastero di Torba, la Chiesa di San Michele e il Santuario dellaMadonetta, ultimi testimoni dell’importanza strategica di questo luogo collocato lungo alcu-ne delle principali vie di comunicazione, e tra loro collegati da una fitta rete di sentieri. Ilrecupero di questi camminamenti permette oggi l’effettuazione di interessanti trekking adattianche alle famiglie, per avventurarsi alla riscoperta di una natura incontaminata che si trova,inaspettatamente, alle porte delle grandi metropoli lombarde.Numerose sono le iniziative che annualmente si svolgono nell’area protetta: dalle escursioniguidate, anche in notturna, alla scoperta della flora e della fauna del luogo, dal censimentodegli anfibi alla realizzazione di mostre e conferenze, fino ai campi di lavoro internazionali.

zioso per la biodiversità celata in questi luo-ghi. Superato il laghetto il sentiero, strettoe a tratti un po’ impegnativo, giunge neipressi di una più importante strada campe-stre che, percorsa verso nord, si dirige inprossimità della Cascina Pollo e dell’omoni-mo laghetto. Il sentiero principale del cir-cuito ci invita, dopo l’eventuale visita allacascina e all’oasi naturale, a proseguire versosud. L’alveo del torrente Tenore, asciutto pergran parte dell’anno, si avvicina al sentierocampestre. La strada ora scorre al di qua, oraal di là del piccolo ruscello, costellato di pic-coli e agevoli guadi. In corrispondenza delsecondo guado una strada carrabile raggiun-ge il centro abitato di Caronno Varesino.All’interno dell’abitato fanno bella mostradi sé alcune importanti ville patrizie qualiVilla Bianchi, Villa Menni e Villa ConteRighini. Da segnalare, per i dipinti ivi con-servati, è la chiesa parrocchiale dedicata aSan Vincenzo Martire.

Passando lungo la strada che attraversa ilnucleo storico rurale di Stribiana Superioree attraversata Via Varese, importante assestradale tangenziale a est degli abitati diCarnago e Caronno Varesino, ci troviamonuovamente nei pressi del torrente Tenore.Qui imbocchiamo il sentiero campestre chefiancheggia il corso d’acqua e le sue “affasci-nanti” secche per giungere sin sulla stradache collega il centro abitato di Carnago aquello di Gornate Olona. Questo percorso è riconosciuto, da testimo-nianze epistolari e dalla tradizione oralepopolana, come il tracciato di un’antica“strada Romana” che conduceva, con anda-mento quasi rettilineo, dal centro diCarnago sino all’antico Castrum di Castel-seprio. Noi la percorriamo mantenendocisulla sinistra. Superiamo così alcune cascine- tra le quali ricordiamo quella di SanRemigio e la Cascina Valli - riattraversandoquindi la strada provinciale per giungereinfine nel centro storico di Carnago, metafinale dell’itinerario.

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Il municipio di Caronno Varesino

Il centro storico di Morazzone

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qui si domina tutta la pianura che si estende,pochi metri più in basso, a perdita d’occhio.Scesi quindi da un piccolo viottolo fiancheg-giato da alberi da frutta e che fungeva daaccesso principale alla cascina, giungiamo sudi una strada asfaltata dove, sul lato opposto,si trova il cancello d’ingresso del campo diallenamento di Milanello. Ci dirigiamo a sini-stra e, una volta ritornati su strada sterrata,proseguiamo lungo una dolce discesa.Effettuato un piccolo tornante perveniamoal fondo della valletta dove troviamo unagrossa vasca di laminazione con relativo ter-rapieno che ci permette di attraversare l’av-vallamento. Dalla parte opposta un sentieronon proprio agevole rientra nel bosco e risa-le il versante. Il percorso prosegue sinuoso frala fitta vegetazione fino a uscire definitiva-mente su di un grande prato dove incrocia-mo un sentiero che proviene dal vicino Parcodel Ticino e che conduce verso il Parco RTO.Piegando a sinistra lungo la via segnalata,attraversiamo la campagna sino a giungerenei pressi di Rovate, frazione di Carnago,dove possiamo visitare la Chiesa di SanMartino, edificata alla fine del Cinquecento.Superata Via Battisti proseguiamo ancoralungo il percorso segnalato e raggiungiamonuovamente un viottolo di campagna. Al

sto del valletto, immersi nel bosco. Superataquindi un’ampia radura, in prossimità di uncrocicchio pieghiamo a sinistra. Percorriamoun lungo rettilineo che si snoda tra i campicoltivati prevalentemente a mais, dove sonopresenti alcuni gelsi testimoni delle anticheattività manifatturiere legate alla produzionedella seta. Sulla destra scorgiamo le case dellaCascina di Carbonolo Superiore. Il sentierolascia la campagna compiendo, nei pressi diun bosco, un’ampia curva sulla destra primadi incrociare la strada che conduce alla piùimportante, anche nelle dimensioni, Cascinadi Carbonolo Inferiore. Purtroppo non è pos-sibile una visita a quest’antica struttura agra-ria che custodisce anche una cappella affre-scata dedicata a Sant’Antonio. Percorriamocomunque il perimetro che circonda l’edificiorurale, ammirando il suggestivo panorama chesi gode dai campi terrazzati della cascina: da La parrocchiale di Carnago

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La schedaPunto di partenzaMunicipio del Comune di Carnago

Punto di arrivoMunicipio del Comune di Castiglione Olona

Lunghezza e durata14,3 km - 2 ore in bicicletta, 4 ore e 45 mina piedi

DifficoltàPercorso prevalentemente pianeggiante contratti in asfalto e tratti in sterrato in discretecondizioni. Difficoltosi per il fondo sdruccio-levole e per le pendenze gli attraversamentidel torrente Rile nel Comune di Carnago

SegnaleticaSegnavia del circuito del Contado del Seprio

CarteCTR 1:10.000 foglio A5D1 - A5D2; CartaNazionale della Svizzera 1:50.000 foglio“Chiasso”

2 Da Carnago a Castiglione Olona

Salutando la pianura dai primi rilievi collinari, ci addentriamo nel cuore del Contado del Seprio raggiungendo, nel fitto del bosco, i resti dell’antico Castrum.

Da Carnago a RovateUna doverosa visita al centro storico diCarnago, reso recentemente alla fruizionelenta del pedone grazie a esemplari interven-ti di ridisegno urbano, è d’obbligo prima diriprendere il nostro cammino. Degni di nota e di visita sono qui: la Chiesaprepositurale di San Martino, edificio ristrut-turato nell’Ottocento su impianto originariodel XIII secolo e già ampliato nel Seicento, alcui interno si trovano l’affresco della Nativitàe un crocefisso ligneo provenienti dalla Chiesadi Santa Maria Foris Portas di Castelseprio; laChiesa di San Rocco, del XVI secolo, oggi uti-lizzata per mostre e concerti e situata all’ango-lo di Via Italia con Via Garibaldi. Lasciato il

centro storico di Carnago prendiamo in dire-zione sud lungo Via Castiglioni. Transitiamodi fianco alla sede municipale e, percorrendoVia Giovanni XXIII giungiamo, superato unelegante ponticello, nei pressi del cimitero. Daqui ci immettiamo su un sentiero sterrato cheparte alla nostra destra e prosegue per menodi un chilometro in leggera discesa attraver-sando un bosco dove predomina il pino sil-vestre e si nota il fondo in argilla rossa. Unavolta incontrate le prime abitazioni, cheappartengono alla frazione di Rovate, svoltia-mo a destra percorrendo uno stretto e ripidosentiero in discesa che conduce sino a un pon-ticello sul torrente Rile. Superato il ponteriprendiamo subito a salire sul versante oppo-

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Da Castelseprio a TorbaDopo esserci presi tutto il tempo richiestodalla visita del sito archeologico, riprendia-mo il cammino lungo un sentiero che, pocodistante dalla Chiesa di Santa Maria ForisPortas, prosegue in direzione nord incune-andosi in uno stretto avvallamento. Uscitidal bosco e superato un maneggio giungia-mo sulla strada asfaltata che, da Carnago,perviene a Gornate Olona. Pieghiamo quin-di a destra e, lasciata la vicina CascinaRespiro, percorriamo in discesa l’omonimastradina per raggiungere l’abitato. Occorretuttavia, prima di Gornate, effettuare una

lungo Via San Giuseppe e successivamenteVia Milano. All’inizio di Via Rimembranzescorgiamo a destra la Chiesa di Santa MariaRotonda, ex cappella privata edificata allafine del Quattrocento. Dopo una doverosavisita all’edificio religioso iniziamo a percor-rere Via Castelvecchio, che ci porta verso gliscavi. Lasciamo quindi, dopo alcune centi-naia di metri, la strada asfaltata per imboc-care l’itinerario didattico-naturalistico deno-minato “sentiero del Gufo”, che si sviluppalungo un percorso prevelentemente boscatoe diretto anch’esso al sito archeologico diCastrum Sibrium. Qui giunti, ci soffermiamoper un giusto riposo e per una visita appro-fondita a uno dei più importanti siti longo-bardi dell’Italia del Nord. Il percorso storicodidattico approda, una volta attraversato il“ponte” d’ingresso all’antico Castrum, ai restidella Basilica di San Giovanni - con i vici-ni Battistero e Cisterna - della Chiesa di SanPaolo e delle abitazioni di piccoli quartieriresidenziali. Un interessante itinerario con-sente inoltre l’intero periplo delle mura cheproteggevano l’abitato lungo il versante val-livo che si affaccia sul fiume Olona.All’esterno del perimetro del Castrum, un’at-tenzione particolare è da rivolgere, soprat-tutto per il ciclo di affreschi ivi contenuti,alla Chiesa di Santa Maria Foris Portas.

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ne composizione architettonica della faccia-ta. Ritornati quindi sui nostri passi, ci volgia-mo decisi verso il centro dell’antico borgo.

Castelseprio e il suo CastrumGiunti nei pressi del municipio e della vici-na Chiesa parrocchiale dedicata ai SantiNazaro e Celso, non imbocchiamo subitola strada che ci conduce all’importante cen-tro di scavi archeologici, ma proseguiamo

bosco si susseguono radure, mentre la stradainizia a scendere mostrando tracce di antichiselciati. Oltre il ponte sul torrente Tenore,usciamo dalla macchia e continuiamo a sini-stra, fiancheggiando una lingua d’asfalto checorre alla nostra destra. Un rondò edificatonei pressi del cimitero introduce infine nel-l’abitato di Castelseprio. A sinistra una stret-ta stradina asfaltata porta alla CascinaBrughiera, degna di nota per la non comu-

I resti di Castelseprio

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che faceva parte del complesso fortilizio diCastelseprio, e la cui imponente torre ciappare improvvisamente una volta usciti dauna piccola radura. L’ interessante itinerarioche, partendo dal monastero portava diret-

deviazione sul nostro percorso per visitare ilvicino monastero di Torba. Dopo quasi altridue chilometri di discesa, stavolta lungo ViaMatteotti, ci soffermiamo dunque breve-mente presso l’importante edificio storico

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Saperne di più

GLI SCAVI ARCHEOLOGICI DI CASTELSEPRIOIl sito archeologico di Castelseprio è da ritenersi, attualmente, il più importante dell’intero territo-rio della provincia di Varese se non di tutta la Lombardia. La località (310 m) era già fortificata traIV e V secolo, a difesa dalle invasioni delle popolazioni bariche che avevano iniziato a varcare i con-fini centro europei dell’Impero romano. Fu poi prescelta dai Longobardi come capitale di una giuri-sdizione che andava dalla Val d’Intelvi fino alle porte di Milano. Sopravvisse, seppur ridimensionata nelle dimensioni e nell’importanza, alla dominazione carolingiae all’età comunale finché, sul finire del XIII secolo, fu espugnata e fatta radere al suolo, con la solaeccezione degli edifici religiosi, da Ottone Visconti. L’arcivescovo decretò che mai più si ricostruissee si abitasse nella secolare roccaforte.Dimenticata per moltissimo tempo, la cittadella venne riscoperta solo all’inizio degli anni Cinquanta,quando scavi archeologici portarono alla luce i resti di mura d’epoca romana che costituivanol’antico Castrum, reperti appartenenti a edifici sacri d’epoca altomedievale e rovine d’abitazioni civi-li, sempre risalenti ai secoli XI-XII. Il luogo del Castrum è situato su un pianoro che domina la partedell’alto-medio corso del fiume Olona, a difesa d’importanti vie di comunicazione che congiunge-vano le città di Como a Novara e di Milano al passo di Monte Ceneri (a nord di Lugano). Il monumento più importante, fra quelli emersi dagli scavi, è rappresentato sicuramente dalla Chiesadi Santa Maria Foris Portas. Il tempio risulta essere un tipico edificio paleocristiano, con tre absididisposte a trifoglio: la sua edificazione è stata ricondotta al VI-VII secolo, sia per la forma della pian-ta che per gli affreschi che decorano l’interno. Lo straordinario ciclo pittorico, probabilmente operadi un artista orientale del VII-VIII secolo, lascia infatti intuire l’influenza della grande tradizione elle-nistico-romana, anche se alcuni studiosi ritengono sia più plausibile collocare la data di esecuzio-ne al IX-X secolo. Il dato essenziale, sul quale tutti concordano, è comunque l’assoluta rarità comeelemento di transizione tra l’arte classica, quella bizantina e quella medievale. Nell’abside meridionale della chiesa è stato invece sepolto il professor Giampiero Bognetti, l’insi-gne storico della civiltà longobarda che negli anni Quaranta scoprì i resti del nucleo fortificato diCastelseprio, dando il via agli studi e agli scavi che oggi hanno reso ai posteri un’importantissimatestimonianza archeologica della Lombardia altomedievale. Nell’area si trovano anche le preziose testimonianze architettoniche rappresentate dalla Basilica diSan Giovanni Evangelista e dal Battistero a doppia vasca, entrambi risalenti al V-VII secolo. La par-ticolarità di questo fonte è la forma ottagonale, molto rara nei battisteri paleocristiani lombardi, lacui pianta è in genere esagonale. Un grande mistero è rappresentato invece dalla funzione origina-le del corpo perfettamente circolare, oggi ridotto a raso terra, a cui è collegato.Di notevole interesse è anche la romanica Chiesa di San Paolo, databile intorno all’XI-XII secolo, lecui rovine si ergono, con uno svolgimento a spirale, quasi al centro del pianoro del Castrum.

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ristica testimonianza, un’antica ruota.All’interno del centro di Gornate Olona,invece, possiamo visitare la chiesa parroc-chiale di San Vittore, e ammirare VillaParrocchetti, oggi sede municipale.

Verso Castiglione OlonaLasciato alle spalle il municipio proseguiamolungo Via Vittorio Veneto e di seguito, a sini-stra, su Via Roma e tutta Via Campi Aperti.Giunti al termine di quest’ultima carrabile,incontriamo un cartello che segna l’ingres-so nel Parco RTO. Imbocchiamo il sentierocampestre che ci fronteggia e pieghiamosubito a destra dopo aver abbandonato lastrada che si inerpica all’interno del bosco.Percorriamo quindi verso destra un traccia-to che corre ai piedi del pianalto, attraver-sando campi di mais e boschi di castagno sinoa giungere, in territorio di Gornate Su-periore, all’antichissima Chiesa di SanMichele. Sostiamo brevemente per una visi-ta e ammiriamo il suggestivo paesaggio cheabbraccia verso est tutto il Parco della pine-ta di Tradate e Appiano Gentile, terminan-do con gli imponenti rilievi delle Grigne. Il percorso, in seguito, avanza in direzionenord lungo Via delle Selve sino a giungereall’abitato di Gornate Superiore. Qui pren-diamo a destra lungo Via Monte Novegno e,dopo aver superato un incrocio, la strada cheinizia una ripida discesa approdando in unbaleno al fondovalle. Mentre scendiamo cisi para innanzi l’imponente complesso monu-mentale della Collegiata, che domina l’anti-co borgo di Castiglione Olona. Giunti avalle, attraversiamo un antico ponte e con-tinuiamo su una stretta stradina che risalela collina. Il viottolo si fa stretto e si incuneatra due muraglioni sino a una porta che segnal’ingresso, per i viaggiatori che giungono daponente, all’antico borgo di sapore rinasci-mentale di Castiglione Olona, dove ha ter-mine la nostra tappa.

tamente al Castrum, necessita oggi di unsapiente ripristino in vista del completamen-to della visita all’importante sito archeolo-gico - oggi patrimonio del FAI - e all’interoCircuito del Seprio. Ritornando quindi sui nostri passi, percor-riamo la strada che conduce alla frazione diSan Pancrazio, dove un tempo la forza pro-pulsiva dell’Olona azionava diversi mulinidi cui oggi rimane, quale unica ma caratte-

Il Monastero di Torba

Santa Maria Foris Portas

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recentemente ricostruito, ci introduce nelvecchio nucleo della frazione di CaronnoCorbellaro. La Chiesa di Santa Croce, già citata in docu-menti del XII secolo, è il fulcro di questo pic-colissimo paesino. Di fronte all’ingressoprincipale dell’edificio religioso, un agritu-rismo occupa in parte quello che era l’anti-co convento delle monache agostiniane.Dopo esserci ristorati, riprendiamo il cammi-no addentrandoci nella campagna che domi-na il pianalto. Lasciamo la strada asfaltata chesi tuffa nel fondovalle e proseguiamo a sini-stra lungo un sentiero di campagna in legge-ra salita. A destra un viottolo ci conduce a unvecchio cimitero al cui interno scorgiamo iresti di quella che era la chiesa dedicata a SanMartino, dotata di elementi architettoniciche risalgono al X secolo. Ritornati sui nostripassi proseguiamo l’ascesa fiancheggiando,sulla destra, un piccolo muro in sasso. Improv-

Dal borgo al pianalto di Caronno CorbellaroLa via, dalla quale si intravede a sinistra ilCastello di Monteruzzo, ci conduce sino alponte sull’Olona, riedificato in luogo diquello preesistente di origine romana. Loattraversiamo e imbocchiamo a sinistra unatortuosa strada a tornanti che, superata l’an-tica ferrovia della Valmorea, conduce sinoal nucleo storico di Gornate Superiore (fra-zione di Castiglione Olona). Entriamo nelborgo piegando subito a destra al terminedella salita, e seguiamo le indicazioni perCaronno Corbellaro. Lasciata quindi laChiesa di Santa Caterina, ci addentriamonel nucleo storico percorrendo strette viuz-ze. Dopo una brusca svolta a sinistra, in bre-vissimo tempo, ci portiamo fuori dall’abita-to. Il percorso si snoda ora a mezzacosta, perlo più tra i boschi. Un primo lavatoio lasciadefinitivamente alle nostre spalle il centrodi Gornate Superiore, mentre un secondo,

La Chiesetta di a Santa Croce a Caronno Corbellaro

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La schedaPunto di partenzaMunicipio del Comune di Castiglione Olona

Punto di arrivoMunicipio del Comune di Malnate

Lunghezza e durata11,2 km - 1 ora e 45 min in bicicletta, 3 ore e45 min a piedi

DifficoltàMedia Percorso vario in asfalto e sterrato, con sali-te brevi ma impegnativi e completamenteasfaltati

SegnaleticaSegnavia del circuito del Contado del Seprio

CarteCTR 1:10.000 foglio A5D1 - A5D2; CartaNazionale della Svizzera 1:50.000 foglio“Chiasso”3 Da Castiglione Olona a Malnate

Le meraviglie che hanno riempito i nostri occhi durante la visita all’antico borgo di Castelseprio ci accompagnano anche durante il percorso che si snoda tra i centri di Castiglione Olona e di Malnate.

La visita al borgo anticoTesoro urbanistico del Contado, CastiglioneOlona sorge arroccata su di uno sperone roc-cioso che, da secoli, le consente di ergersicome sentinella sull’intera Valle dell’Olona.Così come accadeva ai viandanti di untempo, entriamo nel borgo medievale pas-sando attraverso “l’arco di Levante” oppure,sul lato opposto della cittadina, per “l’arco diPonente”. Siamo subito colpiti dalla bellez-za degli edifici, tra i quali spiccano PalazzoClerici, Palazzo Castiglioni di Monteruzzo, ilpalazzo di famiglia del Cardinale BrandaCastiglioni, importantissima figura di mece-nate e umanista, e la Chiesa di Villa. Dopoaver concluso la visita alle emergenze archi-

tettoniche del borgo, iniziamo la salita versola sommità del colle, incontrando di seguitoil Palazzo Comunale (ex Scuola di gramma-tica e canto in epoca rinascimentale) e lacasa dei Marchesi Magenta. Terminiamo ilpercorso con il complesso della Collegiata,edificata su progetto del Solari (originario diCarona, nell’odierno Canton Ticino), perpoi completare la visita con la canonica e ilBattistero, i cui affreschi sono considerati ilcapolavoro di Masolino da Panicale.Ridiscesa quindi l’erta che ci ha condotti allaCollegiata, ci dirigiamo verso la Porta diPonente e, volgendo lo sguardo a ritroso,salutiamo la città ideale del CardinaleCastiglioni.

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lungo la strada che, dal centro di CastiglioneOlona, superata la ditta Mazzucchelli, viag-gia parallela alla ferrovia della Valmorea indirezione di Lozza.

Da Lozza a MalnatePrima di incrociare l’importante arteria tan-genziale di Varese, a destra scorgiamo laCascina Bergamina, situata nel mezzo dellacampagna a ridosso di complessi industrialiformatisi anticamente lungo il corso del-l’Olona. Superiamo quindi una grossa rota-toria e iniziamo a salire verso Lozza. La strada compie due ampi tornanti e, lascia-to il camposanto sulla sinistra, ci introduce

visamente lo sguardo viene catturato da dueenormi querce che si stagliano nette e soli-tarie lungo un crinale: questo divide in dueun altopiano dove, in autunno, il bianco dellemargherite tardive pennella armoniosamen-te il verde dei prati. I boschi fanno da coronae da riparo a questo luogo lasciando intrave-dere a nord le Prealpi, mentre a sud lo sguar-do si perde nelle foschie della pianura. I rude-ri della Chiesa di San Nazaro, risalente al V-VI secolo, fanno da contraltare alle enormiquerce e, insieme ad esse, completano quel-lo che possiamo considerare come uno dei piùbei quadri paesaggistici di tutto l’itinerariolungo il contado. Giunti nei pressi della chie-sa seguiamo il sentiero che, compiendo unabrusca curva, affianca l’edificio religioso.Superata quindi una grande quercia, voltia-mo a sinistra e continuiamo lungo il crinalein direzione nord. Pieghiamo ancora a destrae, allontanandoci dalle dolci ondulazioni delpianalto, iniziamo la discesa costeggiandoprima ed entrando poi in un bosco di casta-gni. Oltre la selva continuiamo lungo il sen-tiero che ci condurrà a breve sino alla stradaasfaltata che scende da Caronno Corbellaro.Ci immettiamo lungo questa via e completia-mo la ripida discesa sino al fondovalle, dovetroviamo di fronte a noi il fiume Olona.Voltiamo dunque a sinistra e proseguiamo

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La Chiesa di San Matteo a Malnate

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all’abitato. Subito la nostra attenzione sirivolge alla chiesa parrocchiale dedicata aSant’Antonio. Di fronte si aprono le corti didue edifici del XVII e XVIII secolo, PalazzoConti Castiglioni e la casa di campagna DeVincenti Speroni. Pieghiamo sulla destralungo la strada provinciale n. 42 e, dopo unlungo rettifilo, giungiamo nei pressi dellaChiesa di Santa Maria in Campagna, edifi-cata nel Seicento. Proseguiamo poi in dire-zione di Varese, sino alla successiva CascinaMarcolina. Qui voltiamo subito a destra epercorriamo il suggestivo antico tracciatoche, risalendo il fondovalle, perveniva diret-tamente all’ingresso dell’edificio rurale, il cuiportone d’ingresso si trovava esattamente inasse con la strada. Questo percorso, recente-mente recuperato all’antico splendore, ècaratterizzato dal fondo in Rizzato. Lasciata alle spalle la cascina, ci immettia-mo per alcune centinaia di metri nel trattopiù trafficato dell’intera escursione attornoal contado. Scendiamo sino a superare nuo-vamente il ponte sull’Olona e poi pieghia-mo a sinistra lungo una grande rotatoria

avanzando in direzione di Gurone/Malnate,luogo d’arrivo di questa tappa. Non appena superata la rotatoria troviamosulla destra una vecchia fattoria, mentre sullasinistra si possono ancora scorgere e distingue-re nettamente tutti quegli edifici di “archeo-logia industriale” che, numerosi, si sviluppa-rono tra l’Ottocento e il Novecento lungol’Olona e che al loro interno ospitavano le piùsvariate attività (concerie, folle, mulini pertorchio, segherie, tintorie, cartiere, ecc.).La strada inizia lentamente la sua ascesa perpoi impennarsi improvvisamente dopo untornante. Al culmine della salita che condu-ce sul terrazzo fluviale dove è adagiato l’abi-tato di Gurone (frazione di Malnate), ci sipara di fronte la privata Chiesa di Sant’An-na, affacciata su uno spicchio della Valledell’Olona. A un incrocio svoltiamo versola parrocchiale di Gurone, dedicata a SanLorenzo, continuiando poi in direzione diMalnate per poche decine di metri. Im-bocchiamo quindi, giunti in corrispondenzadi Piazza Bartolomeo Bai, Via Colombo finoa una piccola rotatoria lungo Via Bollerino,presso la quale pieghiamo a sinistra lungoPiazza Salvo d’Acquisto e Via Isola Bella.Dopo un breve tratto in salita, da Via Corsicainizia la discesa che, oltrepassando la sede delCAI sulla destra, all’interno del Parco IMaggio, approda infine alla stazione diMalnate, importante nodo ferroviario dellalinea Milano-Varese-Laveno. Ormai giuntialla tappa finale dell’itinerario, abbiamo orail tempo per goderci alcuni angoli suggestividi questa cittadina alle porte di Varese,cominciando ad esempio dalla Chiesa di SanMartino e dalla Chiesa di San Matteo, del XIIsecolo, che domina il centro storico protesadirettamente sull’ampia Valle dell’Olona.Merita una visita anche il Museo di ScienzeNaturali, che offre l’opportunità di scoprirealtri tesori inediti di questo angolo della pro-vincia di Varese.

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I mulini di Castiglione Olona

Saperne di più

IL BORGO MEDIOEVALEDI CASTIGLIONE OLONASull’origine di Castiglione Olona, “isola di Toscana in Lombardia”, vi sono notevoli incertezze. Ciò si devesoprattutto dalle vicissitudini del periodo medievale e alle innovazioni che nel Quattrocento mutaro-no il tessuto urbano, cancellando ogni ipotetica testimonianza di presenza romana, bizantina e longo-barda. Per quanto riguarda la “romanicità” dell’abitato, è possibile prendere in considerazione una leg-genda che la vuole fondata dal generale Stilicone nel 401 d.c. (Castrum Stiliconis), come avampostodelle truppe che percorrevano la Valle dell’Olona. Furono i Romani, probabilmente, a realizzare un ponte sul fiume per facilitarne l’attraversamento, inquanto la morfologia del territorio impone, all’altezza del paese, un’obbligata deviazione; da qui lanecessità di difendere il guado, erigendo una torre e degli edifici nei quali trovare una solida base diappoggio per i vari spostamenti. Da Castiglione, infatti, si suppone passasse, in direzione est-ovest, lastrada di collegamento tra Novara e Como che incrociava quella, in direzione nord-sud, tra i valichialpini e Milano. Testimonianze assai più eloquenti della presenza di lontane dominazioni sono stateidentificate, sul pianoro sopra Castiglione, nella romanica Chiesa di San Michele Arcangelo (frazioneGornate Superiore), l’edificio più antico del territorio, risalenti al VI secolo (epoca bizantina). Anche infrazione Caronno Corbellaro si trovano ruderi di un’antica chiesa, probabilmente del V-VI secolo, dedi-cata a San Nazaro, posta in una zona artificialmente terrazzata e molto panoramica da cui si osserva-no Como, la Valle dell’Olona e i valichi per la Svizzera. I primi documenti che accertano la presenza di Castiglione risalgono comunque al VIII-IX secolo, e atte-stano vendite di terreni e successioni da parte dei signori di Sclano (da cui la località Schianno). Altriatti risalgono al periodo medioevale, quando il borgo stava prendendo forma ed era avviata la costru-zione dell’imponente castello che fu protagonista, tra XI e XIII secolo, delle lotte tra Milano e Como.La crescita economica e politica dell’abitato ebbe inizio a partire dal XIV secolo, grazie alla famigliaCastiglioni, e in particolare alla prestigiosa figura del Cardinal Branda (1350 -1443). Divenuto legato pontificio nelle terre boeme (l’attuale Ungheria), il nobile prelato conobbe molte per-sonalità del tempo, imperatori e artisti, tra i quali spiccano Sigismondo Di Lussemburgo (imperatore),Pippo Spano (condottiero), Masolino Da Panicale (artista); fece erigere numerosi palazzi, due chiese,un chiostro, abbellendoli con affreschi e sculture di notevole interesse. Tra i maggiori vanno ricordatiPalazzo Branda, residenza personale, in cui vi hanno lavorato maestranze lombarde e artisti toscani(Masolino, Vecchietta), e la Chiesa di Villa, affacciata sulla piazza principale del paese e distinta dallaCollegiata che, con il Battistero, altro edificio religioso di notevole importanza, sorge invece sul colleche domina il borgo. Il nucleo storico si adagia infatti su una sella del terrazzo fluviale compresa tral’elevazione della Collegiata a nord e il colle di Monteruzzo a sud. L’attuale Piazza Garibaldi, già Piazza di Villa, ne rappresenta il fulcro urbanistico, dal quale si sviluppa-no sia la spina principale di attraversamento (Vie Mazzini e Cavour), sia l’asse monumentale della ViaCardinal Branda, dove sono raccolti i principali edifici sopra elencati.In epoca più recente la storia di Castiglione si è sempre più legata alla presenza del fiume Olona, chescorre ai piedi della collina su cui si abbarbica, appunto, il nucleo più antico. E se un tempo era l’atti-vità molinara a caratterizzare le sponde del fiume, a partire dalla metà del XIX secolo anche a qui ini-ziarono a sorgere attività produttive “industriali”, tutt’oggi presenti.

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il massiccio del Monte Generoso. Fra gli alberi, in prossimità di una croce diferro posta di fronte a un incrocio, imboc-chiamo il tracciato che, a sinistra, scendesino a un ponte da poco ricostruito. Quiseguiamo le indicazioni relative al sentierodidattico che ci condurranno, dopo unabreve, ripida e stretta salita non proprio age-vole nemmeno a piedi, in una radura attra-versata dai cavi dell’alta tensione. Rientratinel bosco, ricco di castagni, giungiamo a uncrocicchio proprio ai piedi della ripida ertache porta alla sommità del Monte Morone.Scegliamo il primo sentiero che piega a sini-stra e lo percorriamo incontrando, allanostra destra, un’inferriata che cinge parte

davanti ai nostri occhi la vista delle campa-gne che dividono Malnate da San Salvatore.Al termine della discesa, la via piega decisaverso destra: proprio sulla curva, alla nostrasinistra, un cartello indica l’inizio di un per-corso ciclabile, recentemente realizzato, checi apprestiamo a percorrere. Di nuovo in lievediscesa, ci accorgiamo di alcuni gelsi che sor-gono isolati nella campagna, quasi a testimo-niare le attività legate al baco da seta così fio-renti nel Settecento e nell’Ottocento.Raggiunto e varcato un pittoresco ponticellosotto il quale scorre il torrente Quadronna -che nasce dalle pendici del Monte Morone esi immette nell’Olona all’altezza del ponte diVedano - la strada torna a salire. Compiamosolo un centinaio di metri e, nei pressi diun’ampia curva, pieghiamo a sinistra su unosterrato. Abbandonata la pista ciclabile che ciavrebbe condotto nel centro di San Salvatore- nelle cui campagne sopravvivono gli echi diuna battaglia tra le truppe garibaldine deiCacciatori delle Alpi e le armate austriache -scendiamo, sempre a sinistra, verso il guado diun affluente del Quadronna, che superiamo.

Fra i boschi del Monte MoroneDa qui la strada principale risale e noi,tenendo scrupolosamente la destra, perve-niamo a un pianoro che immette nei boschidelle pendici del Monte Morone. Questotratto di itinerario diventerà presto parte diun sentiero didattico che il CAI di Malnatesta predisponendo con il contributo dellescuole medie e in collaborazione con il ParcoValle del Lanza. Cartelli indicanti le carat-teristiche dei boschi, della flora e della faunapresenti nell’area del parco ci accompagne-ranno ora per almeno due chilometri. Lastrada sterrata risale la collina, entra nelbosco e affronta due tornanti sino a giunge-re a un successivo pianoro da cui si scorgel’abitato di Concagno. Alle sue spalle si sta-gliano decise le Prealpi, con in primo piano

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La schedaPunto di partenzaMunicipio del Comune di MalnateSi può raggiungere in autobus (linea Varese-Como) o in treno (linea FNM Milano-Varese-Laveno)

Punto di arrivoMunicipio del Comune di Valmorea

Lunghezza e durata19,1 km - 3 ore e 30 min in bicicletta, 6 oree 30 min a piedi

DifficoltàMedia Percorso vallonato con salite a tratti impegna-tive. Il fondo è prevalentemente sterrato conpresenza di alcuni guadi percorribili in qual-siasi periodo dell’anno

SegnaleticaSegnavia del circuito del Contado del Seprio

CarteCTR 1:10.000 foglio A4D5 - A4E5; CartaNazionale della Svizzera 1:50.000 foglio“Chiasso”; Carta Nazionale della Svizzera1:25.000 foglio “Mendrisio”

4 Da Malnate a Valmorea

Scorci inattesi di rigogliosi castagneti e antiche architetture accompagnano lungo il breve itinerario che, dalla campagna di Malnate, conduce in Valmorea lungo le pendici del Monte Morone.

Lungo la campagna di MalnatePartiamo dal centro di Malnate, importantecittadina lungo la statale che da Como portaa Varese, in direzione di Valmorea. Il tragitto, apparentemente di breve durata, cistupirà per gli scorci inaspettati che si potran-no gustare tra una radura e l’altra. Dopo averlasciato il municipio proseguiamo verso norde, nei pressi dell’asilo comunale che fronteg-gia un importante crocevia, imbocchiamo adestra Viale delle Vittorie. La strada si iner-pica leggermente e, dopo aver effettuatoun’ampia curva sulla sinistra, spiana legger-mente. Giunti al termine di un lungo rettifi-lo, un cartello di divieto di accesso ci obbligaa voltare a destra lungo Via Montello. Seguia-

mo lo scorrere della carrabile osservando, sullasinistra, un’imponente cancellata che celaimportanti edifici dell’inizio del Novecento,ricchi di lussureggianti giardini. Superata lacasa di riposo La Residenza, ci immettiamo asinistra su Via Monte Grappa che, con unabreve ma secca salita, conduce alla frazione diRovera. Attorniata da vecchi cascinali, testi-moni del passato agricolo di questi territori, lachiesa prepositurale intitolata a San Carlodomina il piccolo ma quasi intatto nucleo sto-rico. Oltrepassata la piazza della chiesa dedi-cata a Don Lazzari, continuiamo sulla strettaVia Pastrengo fino ad arrivare in Via PietroNenni, ampio viale che percorriamo a destra.Scendendo dall’altura di Rovera si allarga

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procede, dopo aver vinto un piccolo avvalla-mento, lasciandosi alle spalle la cinta murariae inoltrandosi nel fitto di un bosco di carpi-ni, querce, castagni e faggi. La strada si allar-ga, continuando leggermente a salire e attra-versando valletti e piccole risorgive. Dopo unabreve discesa si giunge ad un quadrivio dovesi devia a sinistra avanzando in discesa. Lastrada diventa quindi carrabile, solcata peròprofondamente da grosse fenditure nell’argil-la prodotte dall’impeto delle acque che trova-no lungo di essa una facile e obbligata via perdiscendere a valle. Ponendo attenzione a noncadere sul terreno scivoloso si prosegue peralcune centinaia di metri sino a incrociare unastrada che, sulla destra, discende dal collesituato proprio di fronte al Monte Morone.Sulla sinistra scorgiamo, immerso nella vege-tazione, un lungo muro di sassi: lasciamo ilsentiero principale per salire sulla destra, lungole pendici del Monte Casnione.

Sulle pendici del Monte CasnioneSuperato un incrocio si taglia a mezza costalungo un tracciato più stretto che risultacomunque agevole. Quasi all’improvviso,la fenditura aperta nella vegetazione dallelinee elettriche della sottostante centraledi Cagno consente di godere di uno scorciosuggestivo sulla Valmorea e sulla vicina ValCeresio. All’orizzonte si stagliano le cimedel Monte Orsa a destra, del Poncione diGanna sulla sinistra e dei Monti Lema,Gradiccioli e Tamaro di fronte. Dopo esser-ci soffermati alcuni istanti ad ammirare ilpaesaggio, allunghiamo il passo e giungia-mo presto al Fontanino di Cagno. Ad acco-glierci occhieggia una piccola cappella voti-va dedicata alla Vergine di Lourdes: si trat-ta dell’ultima stazione di una Via Crucische ci accingiamo a percorrere a ritroso. Indiscesa, prima incrociamo a destra il serba-toio dell’acquedotto di Cagno, poi appro-diamo a un pianoro da dove si osserva un

dell’area boschiva. Proseguiamo quindi inpiano sino a tornare di nuovo all’abitato diMalnate, all’altezza della Cascina Diodona,agriturismo presso il quale è consigliata unasosta ristoratrice.Da qui la strada diventerà più impegnativa,inerpicandosi lungo i pendii dei Monti Mo-rone e Casnione. Usciti dal locale svoltiamoa destra e percorriamo un breve rettifilo sinoa imboccare sulla sinistra un sentiero cheattraversa, parallelo alla strada asfaltata, unprato. Superato il terreno erboso, il tracciatosi addentra in una macchia arborea costeg-giando per un lungo tratto una recinzione. Si

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quindi quota fino a Rocca di Cagno dove,prima di iniziare la discesa che ci condurreb-be nuovamente a Malnate, voltiamo a destra.Qui, un magnifico roccolo, ancora ben con-servato, torreggia nel fitto della vegetazione,sulla destra. Appena imboccato lo sterratodeviamo a sinistra lungo la strada che scorrefra i boschi a ridosso della scarpata che deli-mita la Valmorea. Al sopraggiungere di unbivio, ignorata la deviazione a sinistra - cheintraprende la lunga e ripida discesa verso lastazione della ferrovia della Valmorea - sipiega a destra finché, dopo essere approdatisu Via Pierino da Cagno, costeggiamo la mas-siccia recinzione della Villa Comolli. Ci spo-stiamo poi, a sinistra, sulla via omonima,detta un tempo “strecia” date le sue esiguedimensioni, fino al sagrato della Chiesa par-rocchiale dedicata a San Michele Arcangelo,nel cuore del centro storico di Cagno. Da quiripercorriamo il tratto di un’antica via di cri-nale di probabile origine preromana. Superataquindi una ripida discesa, aggiriamo il depu-ratore consortile per risalire, dopo aver var-cato un piccolo ponticello, un ripido pendio.Al termine della salita, finalmente, penetria-mo fra le case dell’abitato di Valmorea.

sechiamo la sterrata che da Concagno con-duce a Rovera, pieghiamo a sinistra e, seguen-do sempre le indicazioni della gara di moun-tain bike, arriviamo nell’abitato di Concagno.Lasciata sulla destra la parrocchiale dedicataai Santi Fermo e Lorenzo, procediamo su stra-da asfaltata in direzione di Solbiate Comasco.Guadagnato un valletto, ha inizio una salitache ci porta, passando per la frazione Ca’Rossa e per il vicino centro sportivo, nei pres-si della Cascina Paradiso. Giunti al cimiterodi Solbiate Comasco, ci si immette sullaprima carrabile asfaltata a sinistra.

Tra chiesette e roccoli fino a Valmorea Abbandonato il campo sportivo parrocchia-le, al culmine della salita, sulla sinistra,imbocchiamo nuovamente un sentiero ster-rato. Quest’ultimo, in leggera discesa, si diri-ge nelle vicinanze della Chiesa di SanQuirico, ai margini del bosco dove il temposembra essersi magicamente fermato. Unapausa è d’obbligo per assaporare la rasserenan-te atmosfera. Poi, abbandonato a malincuorequesto luogo, si segue il “percorso vita” che sisnoda nei boschi tra Solbiate Comasco eConcagno, giungendo ad Albiolo, dove siritrovano le indicazioni del percorso della garadi mountain bike. Attraversiamo la via ferra-ta dell’abbandonata ferrovia Como-Varese eavanziamo verso Concagno. All’altezza delcimitero dello stesso paese, percorriamo nuo-vamente la carrabile asfaltata in direzionenord, verso Cagno, fino a intravedere sullasinistra, dopo circa un chilometro, l’impor-tante cella campanaria dell’XI secolo dellaChiesa del Chiochè, dedicata a San Giorgio.Dopo aver effettuato una doverosa visitaall’edificio religioso, ritorniamo sui nostripassi e continuiamo lungo Via Fermi. Allatermine di quest’ultima incrociamo la stradaprovinciale “Garibaldina”, che imbocchiamoin direzione di Malnate/Varese. Si guadagna

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importante edificio ormai in rovina, laCascina Regascino. Costeggiando la siepeche delimita l’antico podere, dopo unasecca curva sulla destra si esce dal boscoarrivando nei pressi di una sbarra metalli-ca che impedisce alle autovetture di pene-trare nell’area boschiva. Abbandonato ilpercorso principale, si piega per una stradache prosegue dritta fra gli alberi. Un continuo saliscendi sotto i tralicci dell’al-ta tensione ci accompagna fino alla stradacarrabile che si imbocca a sinistra finché,

dopo aver superato un piccolo tornante indiscesa, si scorge l’abitato di Rocca di Cagno.Finite la discesa e la macchia boschiva, uncartello segnaletico, sulla destra, indica ladirezione da intraprendere lungo il percorsopermanente di una gara di mountain bikedenominata “Granfondo dei Longobardi”. Ilcammino, che procede fra imponenti casta-gni, affronta ora un piccolo guado nell’areache corrisponde, secondo la tradizione, allesorgenti del torrente Quadronna. In dolcependenza, varcato un secondo guado, inter-

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La Chiesa di San Giorgio a Cagno

Saperne di più

IL PARCO VALLE LANZAEnte gestore: Consorzio tra i Comuni di Bizzarone (CO), Cagno (CO), Malnate (VA), Valmorea (CO)

Sede operativa:c/o Municipio di Malnate, Piazza Vittorio Veneto 2, 21046 Malnate (VA); telefono 0332 275111,fax 0332 429035; ufficio di gestione c/o Comune di Valmorea - responsabile Dr F. Donadini, tele-fono 031 806155, mail [email protected]

Atti di riconoscimento e organizzazione: Delibera Giunta Regionale (D.G.R.) 30 Aprile 2002, n. 7/8967; Decreto Presidente Regione Lombardia17 Maggio 2002, n. 8548

Estensione:676 ha

Il progetto per la costituzione di un parco nella Valle del Lanza prende avvio nel 1995. Nel 2002 l’en-te viene riconosciuto ufficialmente dalla Regione con la denominazione “Valle del Lanza”, e la sua azio-ne risulta estesa nella parte occidentale dell’arco collinare pedemontano compresa tra i fiumi Adda eTicino: uno dei pochi territori che ha mantenuto, grazie alla sua aspra morfologia, un’elevata natura-lità. Non è infatti attraversato longitudinalmente da strade carrozzabili, bensì dall’antica ferroviadella Valmorea che, nel 2007, ha raggiunto l’abitato di fondovalle di Malnate in località Folla, offren-do al visitatore l’opportunità di percorrere l’aspra valle a bordo delle vecchie locomotive a vapore. La valle, ricca di gonfolite lombarda, argilla blu e arenaria, e disseminata di massi di origine fluviogla-ciale, è solcata dal fiume Lanza, che nasce in Svizzera sul Monte San Giorgio per raggiungere il fiumeOlona alla Folla Malnate. Ed è esattamente qui che terminano i confini amministrativi del parco.Numerosi sono gli animali che popolano i boschi di rovere, castagno, carpino e ontano nero , così comeè riccaa la fauna ittica. Grazie alle risorse idriche della zona si registra la presenza copiosa, lungotutta la valle, di mulini, alcuni dei quali ancora attivi.

Page 13: La scheda · Scesi quindi da un piccolo viottolo fiancheg-giato da alberi da frutta e che fungeva da accesso principale alla cascina, giungiamo su di una strada asfaltata dove, sul

raggiunge Trieste). Addentrandoci nel fittobosco oltrepassiamo una piccola faggeta e ilpercorso salute che corre lungo le pendici delMonte dell’Assunta di Bizzarone. Dopo averaffrontato la salita più difficile della giornatagiungiamo alla chiesa dedicata alla Madonnadell’Assunta (XVI secolo), immersa comple-tamente in una selva castanile. Qui un picco-lo stabile con cucina offre la possibilità di effet-tuare simpatici pic-nic estivi in un luogoimmerso nel verde a 480 metri di quota eaffacciato sulle Prealpi del Mendrisiotto. Sufondo acciottolato, scendiamo ora fino alnucleo storico di Bizzarone, dove si segnala,per un’eventuale visita, la Chiesa parrocchia-le di San Evasio. Proseguendo lungo Via Ro-ma raggiungiamo di seguito Via XX Set-

io ittico dell’amministrazione provinciale diComo, di recente realizzazione, che sfruttal’abbondante presenza di acqua della zona perallevare i pesci che andranno a ripopolare itorrenti della provincia. Proseguiamo e, giun-ti sulla strada asfaltata, pieghiamo a sinistra.Una ripida discesa ci conduce in un battiba-leno a valle, dopo aver attraversato l’anticonucleo dei Mulini del Traffico: un canale inpietra che si conclude con una cascata ne èl’ultima testimonianza. Da qui iniziamo a risa-lire lungo la strada provinciale verso destra, indirezione di Casanova Lanza. Superata la metàdi un lungo rettilineo in salita, imbocchiamoa destra una stradina che, dopo alcune centi-naia di metri, raggiunge un antico lavatoiorecentemente restaurato e che introduceall’importante centro storico di CasanovaLanza. Degni di nota sono qui la chiesa par-rocchiale dedicata a San Biagio, edificata nel1750 rimaneggiando una cappella privatadella famiglia Sala, ma soprattutto i due palaz-zi nobiliari che si affacciano sulla valle: PalazzoSomigliana e Palazzo Sassi (ex Sala), entram-bi edificati su antiche preesistenze tra ilSeicento e il Settecento. Dopo una doverosasosta riprendiamo il percorso in direzione diBizzarone, a nord. Seguiamo Via Roma sinoa giungere all’altezza del cimitero di Casanovae, superata la provinciale, imbocchiamo ViaFilanda, intitolata appunto all’antico edificiodella filanda, che sorge alla nostra sinistra.Continuiamo ora, sempre a sinistra, sulla ViaSanta Margherita che conduce al vecchiovalico di confine. Superato un ponticello sullaroggia Scivescia, la strada inizia a salire legger-mente. Ormai in prossimità della discesa difondovalle, svoltiamo a destra seguendo leindicazioni del percorso confinale del CAI dicui, nei pressi del centro sportivo di Bizzarone,si trova un pannello informativo che ne illu-stra l’andamento planimetrico. Il medesimotracciato è anche parte del Sentiero Italia (chedalla Sicilia, attraverso i rilievi della penisola,

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La schedaPunto di partenzaMunicipio del Comune di Valmorea

Punto di arrivoMunicipio del Comune di Novazzano

Lunghezza e durata18 km - 3 ore e 15 min in bicicletta, 6 ore apiedi

DifficoltàMedio/Alta Percorso molto vallonato con lunghe ascese susentieri prevalentemente sterrati. Ripida disce-sa in asfalto da Trevano, attenzione a TrevanoBassa, facile il fondovalle in Val Mulini

SegnaleticaSegnavia del circuito del Contado del Seprio,segnaletica sentieri pedestri e per MTB inSvizzera

CarteCTR 1:10.000 foglio A4E5 - A4E4; CartaNazionale della Svizzera 1:50.000 foglio“Chiasso”; Carta Nazionale della Svizzera1:25.000 foglio “Mendrisio

5 Da Valmorea a Novazzano

Colline adagiate lungo la frontiera italo-svizzera, fiumi costellati di numerosi mulini e antichi edifici religiosi immersi in boschi sontuosi:questo lo scenario che ci accompagna nel nuovo itinerario di scoperta.

Da Valmorea al Colle dell’Assunta di BizzaroneIl nuovo itinerario nel territorio del Contadodel Seprio prende le mosse dal municipio diValmorea. Una targa apposta su di un vicinoedificio ci ricorda che in questo piccolo borgoè vissuto il figlio di Wolfang Amadeus Mozart,Carlo Mozart, che si stabilì a Caversaccio perguarire dalla gotta grazie alle proprietà tera-peutiche dell’acqua che sgorga copiosa allependici della Valmorea. Imbocchiamo Via Donato Sassi e successiva-mente ci immettiamo su Via Mulini. Dopouna breve discesa, a sinistra troviamo quelloche un tempo era il lavatoio di Caversaccio.Continuiamo, ancora a sinistra, lungo la via

“al sasso”, il cui nome ci svela la presenza, sulfondovalle, di un enorme masso, il “sas da laprea”, di origine incerta ma senza dubbio “unostraordinario reperto geologico” ai cui piediscorre il torrente Renone.La strada, dopo il nucleo abitato della frazio-ne Pianazzo, diviene stretta e sterrata scenden-do fin quasi al fondovalle. Non appena ripren-de a risalire ci troviamo di fronte all’edificio,costruito nel 1927, dell’acquedotto di Val-morea. A destra un rivolo d’acqua che cade inuna rudimentale vasca ci testimonia la presen-za di numerose sorgenti che tuttora fornisco-no l’acqua agli abitati di diversi comuni dellavalle e anche della lontana Olgiate Comasco.A poche decine di metri troviamo l’incubato-

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Page 14: La scheda · Scesi quindi da un piccolo viottolo fiancheg-giato da alberi da frutta e che fungeva da accesso principale alla cascina, giungiamo su di una strada asfaltata dove, sul

terno del bosco di castagni, fiancheggiando larecinzione sulla sinistra e aggirando il MontePrato, che sovrasta i centri di Uggiate eRonago. In lieve discesa arriviamo all’abita-to di Trevano di Sopra oltre il quale, superatala strada asfaltata che troviamo dopo averattraversato un guado e alcune case, ci dirigia-mo, voltando prima a sinistra e subito dopo adestra, verso la chiesa di impianto romanicodi San Michele Arcangelo. L’edificio religio-so, di origine longobarda, si affaccia sulla Val

incrociare anche un secondo tracciato, recen-temente realizzato: la dorsale pedestre In-subrica. Lungo quest’ultima giungiamo diret-tamente a contatto con la “Ramina” (rete diconfine) e, al di là della linea di confine,incontriamo, in territorio svizzero, il Maneggiodella Pauzzella, dove si svolgono importanticompetizioni ippiche di salto. Seguiamo anco-ra per un centinaio di metri il sentiero del CAIe la dorsale pedestre, sino a un bivio nei pres-si di una recinzione. Procediamo quindi all’in-

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La settecentesca Villa Sassi a Valmorea

Albiolo, oggi abbandonata. Una volta ritor-nati su strada asfaltata, ritroviamo le segnala-zioni del sentiero del CAI. Le seguiamo svol-tando a destra e giungendo ben presto alSantuario di San Giuseppe o “dei morti diSomazzo” (le cui prime testimonianze scritterisalgono al 1668), probabilmente eretto doveun tempo sorgeva una cappella dedicata a SanCassiano. L’edificio religioso è meta di pelle-grinaggi anche dalla vicina Svizzera, soprat-tutto in occasione della festività di SanGiuseppe, durante la quale un’importantesagra paesana anima le vie del villaggio. Dopouna doverosa visita al santuario, dunque, pro-seguiamo il cammino scendendo all’abitato diUggiate. Prima di giungere nei pressi dell’an-tico lavatoio e della Cascina dei Gambar svol-tiamo a sinistra seguendo sempre il sentieroconfinale. Di nuovo su fondo sterrato, oltre-passiamo ora la Cascina Pioppette fino ad

tembre, caratterizzata da un interessante edi-ficio medievale con torretta dal quale si pro-cede a sinistra lungo Via Matteotti fino a rag-giungere la sede municipale.

Da Bizzarone verso Uggiate TrevanoProseguiamo lungo Via Matteotti per incro-ciare, nei pressi di un rondò, la strada provin-ciale Lomazzo-Bizzarone. Pieghiamo a destrae, nei pressi di un imponente edificio rurale diCanova di Uggiate, attraversiamo l’importan-te arteria viaria e ci infiliamo in una stradasterrata che si addentra nei boschi. Il fondostradale, molto ben conservato, rivela ancorale tracce di un selciato che conduceva alla“pignora” e al posto di sosta situato poco oltrel’odierno confine italo-svizzero. La strada ster-rata, che scorre in leggera salita, attraversaradure e piccoli boschetti avvicinandosi allastazione di captazione dell’acquedotto di

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rale, quali la “Rana latastei”. Percorrendo aritroso una pista ciclabile che, lasciata la zonaumida di Prà Coltello, sale le pendici dellacollina, attraversiamo numerosi vigneti chesi affacciano sulla piana di Chiasso e che tro-vano nel Monte Generoso un importantebaluardo di protezione dai venti che scendo-no dalle Alpi. Ormai la meta è molto vicinae l’ultima salita che termina al culmine dellaturascia (salita che da Chiasso porta a No-vazzano), anche se impegnativa, non è certoun ostacolo insormontabile, e presto giungia-mo nel centro storico di Novazzano.

tima visione anche della convalle di Chiasso,soffermandoci per un attimo nei pressi del-l’antica masseria del Roncaccio e dellaCascina di Campersico, poco distante dalvalico di frontiera. Una volta in territorio svizzero imbocchiamoa sinistra la strada asfaltata che scende daPedrinate. Dopo poche decine di metri svol-tiamo ancora a sinistra lungo un percorsocampestre opportunamente segnalato checondurrà a Novazzano. Il sentiero fiancheg-gia numerose zone umide rilevanti per la pre-senza di specie anfibie protette a livello fede-

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Saperne di più

IL SISTEMA DELLE ROGGE MOLINARE E I MULININelle valli fluviali interessate dal contado (Val Faloppia, Valle del Lanza, Valle della Motta, ValleOlona) si trovano numerosi mulini e segherie ad acqua, o almeno tracce di questa presenza, chepossono essere fatti risalire fino alla metà del Quattrocento, secondo moltissimi documenti stori-ci e cabrei. Nell’economia agricola di queste valli il torrente, fin da epoca remota, ebbe dunque unruolo determinante come forza motrice per i mulini. Assai di rado, però, le ruote erano azionate direttamente dalla corrente; di solito veniva realizzatauna derivazione artificiale, o se ne utilizzava una naturale preesistente, detta “rugia” o “aqueduc-tus”, che portava l’acqua fino alla ruota: si evitava così di ostruire l’alveo con strutture ingombran-ti che in caso di piena potevano diventare pericolose. Le rogge molinare portavano dunque l’acquadel torrente alla ruota e fornivano l’energia idraulica necessaria alla rotazione dei mulini. L’acquaveniva derivata dal torrente attraverso un sistema di paratie, scorreva lungo la roggia e quindi pas-sava in un “canale” (di pietra) nel quale acquistava la velocità adeguata per azionare la ruota e atti-vare le mole o il meccanismo della segheria. All’esterno del fabbricato si trovava una paratia, manu-fatto che regolava l’alimentazione idrica dell’impianto. Le paratie attraversavano la roggia di ali-mentazione perpendicolarmente alla corrente, ed erano costruite originariamente in legno, poi inferro. La ruota era collegata, tramite un asse, a un’altra interna al fabbricato e che a sua volta azio-nava un perno chiamato “palo”, in grado di trasmettere il moto alle macine o al meccanismo ditaglio del legno. In molti mulini era presente (e in certi casi lo è tutt’oggi) un affresco riportante un’immagine sacra.Il soggetto, di solito, era quello della Madonna con Bambino, volto a rappresentare il legame conla comunità per la quale il mulino lavorava. A volte, l’immagine identificava anche una delle sta-zioni di sosta delle tradizionali processioni campestri. Dal punto di vista della tipologia edilizia, puressendo molto spesso isolato nella campagna, il mulino aveva una struttura architettonica a corteaperta - nel senso che vi si poteva accedere da ogni lato - nella quale il mugnaio si trovava in posi-zione centrale, essendo il “perno” dell’attività economica ivi svolta.

Mulini ed è fiancheggiato da un importantecastello di cui costituiva la cappella. Il manie-ro era senza dubbio, vista la sua posizione stra-tegica sulla “Valle di Chiasso Maggiore” (oggiVal Mulini), un fondamentale baluardo dicontrollo e difesa lungo la via di comunicazio-ne tra Como e il Seprio (l’antica via Como-Novara). Una sosta in questi luoghi è dovutacosì come è doveroso citare la chiesa princi-pale di Uggiate Trevano, la prepositurale diSan Pietro e Paolo, edificata su una più anti-ca nella prima metà del Settecento. Da qui siscorge ben evidente, grazie ai restauri del1980, un antico edificio, la cui abside è statatrasformata in cappella laterale e la cui faccia-ta principale è resa evidente lungo il lato nord.

La Val MuliniScendiamo ora per una ripidissima viuzza(“secheta”) che si tuffa nell’abitato di Trevanodi Sotto passando a valle delle prime balze asud della chiesa. Giunti sulla strada asfaltatasottostante pieghiamo a destra e successiva-mente a sinistra, lungo Via XXV Aprile. All’altezza di una cappella dedicata a SanRocco procediamo sulla destra e seguiamo ilpercorso del Circuito Turistico della ValMulini. Attraversati ampi campi, la stradaentra nel bosco e inizia la discesa verso il fon-

dovalle che ha termine nei pressi di un anti-co filatoio. Da qui, seguendo sempre le indi-cazioni dell’itinerario turistico, ci si immet-te nuovamente sulla strada provinciale checonduce a un importante quadrivio nei pres-si del torrente Faloppia. Dei numerosi muli-ni che ne utilizzavano l’abbondante acquarestano oggi poche ma importanti tracce:rogge molinare, ruote ed edifici che custo-discono ancora, al loro interno, tutti i mac-chinari utilizzati fino a pochi decenni fa ecosì importanti per l’economia locale. In uncensimento del XVI secolo, per esempio, aUggiate Trevano si annotavano sei mulini:due da collocare al Badino di Sotto e diSopra, uno con torchio d’olio al Pettola, unalro (Mulino del Zep) con due mole, e l’ulti-mo presso i Fratelli Bernasconi. A Ronago,invece, ne risultavano tre, tutti da collocareal Maglio (ossia al Galletto); a Drezzo quat-tro, a Camnago tre e due nel Comune diBernasca, per un totale di diciotto mulini.Proseguiamo la nostra passeggiata sino all’in-crocio con Via Campagna per raggiungere inbreve tempo l’abitato di Ronago, affacciatosull’incisione valliva e dal quale si ha un’ot-

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La Chiesa di Trevano

La segheria del Resegott in Val Mulini

Page 16: La scheda · Scesi quindi da un piccolo viottolo fiancheg-giato da alberi da frutta e che fungeva da accesso principale alla cascina, giungiamo su di una strada asfaltata dove, sul

secolo). L’edificio religioso è riconoscibile uni-camente dalla presenza dell’abside e da uncampaniletto a vela del Settecento. Vi si acce-de da una porta laterale, in quanto la facciataprincipale è stata ostruita dalla costruzionedi un edificio residenziale in aderenza. Adia-cente si cela, in un complesso immobiliare pri-vato, un importante dipinto risalente al XVsecolo. Dopo aver sostato per una visitaall’oratorio, imbocchiamo un viottolo sterra-to che abbandona la strada asfaltata per pro-seguire in discesa, utilizzando un sentieropedonale fino a raggiungere Via alla Cava e,successivamente, la strada cantonale chescende dal paese di Novazzano. Procediamoalla nostra sinistra e dopo alcune centinaia dimetri imbocchiamo, in prossimità di unincrocio, sempre tenendo la sinistra, ViaCereda, in direzione di Balerna. Superato ilsottopasso dell’autostrada, lasciamo la viaprincipale per continuare, alla nostra sinistra,il percorso che sale verso l’abitato di Col-drerio (percorso ciclabile TCS n. 352). Dopoaver salito la scalinata che immette all’Ora-torio di Sant’Antonio da Padova, seguiamole indicazioni del percorso ciclabile e imboc-chiamo di seguito una stretta stradina cam-pestre. Il paesaggio che ci circonda d’improv-

Colori agricoli nelle campagne del Mendrisiotto

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La schedaPunto di partenzaMunicipio del Comune di Novazzano.

Punto di arrivoMunicipio del Comune di Stabio

Lunghezza e durata13,1 km - 2 ore 30 min in bicicletta, 4 ore e 30min a piedi

DifficoltàMedio/Bassa Percorso facile con un’unica asperità tra ivigneti di Novazzano e Coldrerio. Il fondo è al50% asfaltato e al 50% sterrato. Si percorre ladeviazione della “Campagna Adorna” fino alMulino del Daniello o il tratto Prella - Brusata

SegnaleticaSegnavia del circuito del Contado del Seprio,segnaletica sentieri pedestri e per MTB inSvizzera

CarteCTR 1:10.000 foglio A4E5 - A4E4; CartaNazionale della Svizzera 1:50.000 foglio“Chiasso”; Carta Nazionale della Svizzera1:25.000 foglio “Mendrisio”

6 Da Novazzano a Stabio

Tra ronchi e vigneti secolari, il suggestivo saliscendi fra le colline del Mendrisiotto, sovrastate dal Monte Generoso e dal Monte San Giorgio,ci guida alla scoperta di un antico paesaggio rurale.

Da Novazzano a Coldrerio lungo l’antica Via ReginaPartiamo da Novazzano, comune di frontieraadagiato sulle pendici nord-est del MontePrato, per affrontare un percorso che ci con-durrà sino a Stabio. Prima di lasciare il centrostorico del paese ci soffermiamo a visitare laChiesa prepositurale dedicata ai Santi Quiricoe Giulitta (XVII secolo), il vicino Oratoriodell’Annunciata (XV secolo), che custodi-sce un importante “Ultima cena” su modelloleonardesco attribuita a Giovan BattistaTarilli, e il campanile romanico risalente alXII secolo, simile nelle fattezze a quello dellaChiesa di San Giorgio di Cagno. Usciamoattraverso un portone che conduce alla torre

campanaria e proseguiamo a sinistra lungo ViaGiuseppe Motta, lasciando l’edificio, ristrut-turato mirabilmente e ora sede del Municipio,sulla nostra destra. Giunti su Via StefanoFranscini procediamo alla nostra destra e ini-ziamo la discesa verso la città di Chiasso. Dopoaver percorso alcune centinaia di metri lungola strada cantonale che conduce verso il fon-dovalle, imbocchiamo sulla nostra sinistra ViaMulini. Un cartello stradale che indica lalocalità Castel di Sotto attira la nostra atten-zione e così imbocchiamo l’omonima via checonduce in una piccola ma caratteristica fra-zione dell’abitato di Novazzano. Qui fa bellamostra di sé, incastonato tra vecchi edifici acorte, l’Oratorio della Santa Trinità (XII - XIII

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Particolare tra le vigne

Page 17: La scheda · Scesi quindi da un piccolo viottolo fiancheg-giato da alberi da frutta e che fungeva da accesso principale alla cascina, giungiamo su di una strada asfaltata dove, sul

tro frontaliero e Mendrisio, e che oggi vienericordato come “Via Regina”. La strada sisnoda tra vecchi casali intervallati da un rin-corrersi di filari di viti ed è fiancheggiata adestra da un muro a secco che pare contene-re un vecchio e solitario castagno affacciato

viso cambia il suo aspetto: lasciandoci allespalle la “città ferroviaria” di Chiasso, con ilsuo vasto reticolo di strade, stradine e viuzzedove case e capannoni si susseguono senzaapparente sosta, percorriamo quello che eral’antico tracciato di collegamento tra il cen-

attraversati. Proseguendo ora lungo Via PierFrancesco Mola, giungiamo nei pressi dellaChiesa della Madonna del Carmelo, sortaattorno a una cappella tardomedievale e suc-cessivamente ingrandita. Al suo interno pos-siamo ammirare importanti cicli di affreschi.In questo luogo strategico, baricentrico rispet-to ai centri storici di Villa di Coldrerio eColdrerio, ci stacchiamo dal percorso princi-pale per una digressione che ci condurrà allaCasa (in forma di Villa) Nobili Cigalini, chesvela delle assonanze tipologiche con duepalazzi di campagna edificati a CasanovaLanza attorno al Sei-Settecento. Nel nucleostorico di Villa di Coldrerio troviamo ancheesempi di architettura rurale - compiutamen-te descritti nell’Atlante dell’Edilizia Rurale inTicino, volume sul Mendrisiotto - le cui carat-teristiche si ritrovano frequentemente inmolti comuni della vicina Lomabardia. Dopola visita alla barocca Chiesa della Natività,innalzata su progetto di Carlo Beccaria,riprendiamo il percorso proseguendo lungo la

sulla via ad osservare i viandanti. La salita, a volte aspra, si apre a scorci pano-ramici che ci estraniano dal paesaggio insu-bre per farci rivivere emozioni mediterranee.Percorriamo il sentiero a passo lento fino araggiungere il cuore del centro storico diColdrerio. Poco lontano dall’itinerario, unafontana di acqua zampillante ci invita a sosta-re per poi riprendere il cammino. Attra-versiamo il centro storico, in acciottolato conlastre di pietra che segnano il percorso car-rabile, fino all’incrocio con Via San Giorgio,nei pressi della parrocchiale, consacrata nel1599. Superata la chiesa, giungiamo nei pres-si delle scuole e successivamente della casamunicipale; arrivati a un crocicchio, notia-mo una cappella votiva dedicata a San Rocco(Oratorio di San Rocco), segno della devo-zione popolare di cui abbiamo numerose testi-monianze in quasi tutti i paesi del contado

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cola chiesa in forma di cappella dedicata aSanta Maria Ausiliatrice. Prima di continua-re e raggiungere l’agognata meta, compia-mo un’altra deviazione lungo un sentiero cherisale la collina in direzione della localitàBrusata di Novazzano. Sbucati all’improv-viso dal bosco ai piedi dell’attuale valicodoganale di Brusata/Bizzarone, si scende peralcune decine di metri in mezzo a estesi prati,si transita sotto la strada cantonale e si giun-ge nel bel mezzo del nucleo storico. Un anti-co viottolo ci introduce nel piccolo centroabitato, dove ci accoglie l’Oratorio dei SantiBartolomeo e Bernardo, risalente al XVIIsecolo e un tempo parte integrante del com-plesso architettonico che identificava l’inte-ro agglomerato. Qui troviamo il palazzo gen-tilizio che diede i natali all’architetto CarloFontana, e le annesse case coloniche. IlFontana, trasferitosi giovanissimo a Roma,studiò inizialmente con Pietro da Cortona eCarlo Rainaldi, per poi entrare nell’entoura-ge di Gian Lorenzo Bernini, diventandoneun collaboratore insostituibuile grazie alle sueconoscenze tecniche e all’abilità nel disegno.Architetto di buona capacità e di sicuromestiere, Fontana divenne in seguito il genioispiratore di tutto lo sviluppo costruttivo

abate, di cui il famoso architetto ticineseMario Botta ne ha ricostruito prima la cano-nica e recentemente la facciata principale.Lasciato il nucleo storico del piccolo borgo,avanziamo lungo Via Campagna in direzioneovest. Oltrepassiamo il centro sportivo e,dopo una brusca curva sulla sinistra, pieghia-mo a destra su una strada sterrata che rientra,tra l’altro, in numerosi percorsi che si snoda-no nel basso Mendrisiotto. Abbandonata lacampagna entriamo nuovamente nel bosco eincrociamo il torrente Laveggio, ricco difauna ittica. Superiamo il piccolo e strettoponte che attraversa il corso d’acqua e prose-guiamo in direzione contraria alla corrente.In breve tempo giungiamo allo stagno dellaColombera, dove è stato realizzato un postodi osservazione per l’avvistamento degliuccelli che popolano l’oasi naturale. Dopouna sosta di improvvisato bird-watching,seguendo le indicazioni della frequentesegnaletica presente riprendiamo il cammi-no in direzione della frazione della Prella.Qui giunti osserviamo l’edificio che ospitavail vecchio posto di guardia opposto alla pic-

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strada che conduce verso la “CampagnaAdorna”. Prima di giungere al ponte dell’au-tostrada troviamo, sulla nostra destra, laChiesa di Sant’Apollonia, terminata nellaseconda metà del Seicento su un precedenteedificio religioso medievale. Sempre lungo lamedesima strada, richiama la nostra attenzio-ne un moderno palazzo in struttura metallicafasciato da un intreccio ligneo. Superato ilponte dell’autostrada continuiamo a sinistralungo il sentiero che fiancheggia la discaricadella Valle della Motta, sul suo lato ovest.Attraversata tutta la campagna che caratte-rizza questa parte pianeggiante del Mendri-siotto giungiamo infine a un crocevia. Qui un’ulteriore digressione rispetto al percor-so principale è doverosa. Voltiamo a sinistrae percorriamo qualche centinaio di metri sulpianoro, scorgendo, sempre a sinistra, i rude-ri della cascina che denomina (e dominava)la Valle della Motta. Nei pressi di una fatto-ria il sentiero si tuffa, all’improvviso, lungo ilpendio di un ripida valletta. Seguiamo il corsodel torrente Roncaglia, che ha qui le sue sor-genti, e tra scalinate e salti d’acqua giungia-

mo sino al Mulino del Daniello, nel cuore delParco Valle della Motta. Qui ci lasciamo ten-tare da una sosta ristoratrice, immersi nellosplendido quadro paesaggistico offerto dalluogo. Se la fortuna ci assiste possiamo anchevisitare l’interno del mulino, recentementeriattato, che ci permette di rivivere il fascinodella macinatura dei chicchi di mais con laforza motrice dell’acqua.

Dall’architettura alla naturaPronti per affrontare la seconda parte dell’iti-nerario, risaliamo a ritroso il percorso prece-dentemente descritto, sul quale si snoda unsentiero tematico che ci mostra, con l’aiutodi esaurienti cartelloni segnaletici, le peculia-rità del parco che stiamo attraversando.Ritornati sui nostri passi riprendiamo dunqueil cammino in direzione di Genestrerio.Usciamo da Via Fornace e ci immettiamo,svoltando a sinistra, su Via Canova. Dopopoche centinaia di metri pieghiamo a destralungo Via al Pero e arriviamo alla Piazza delMunicipio: di fronte a noi si staglia imponen-te la Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio

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Panoramica sui vigneti di Coldrerio

La località La Prella a Genestrerio

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Saperne di più

IL PARCO VALLE DELLA MOTTA E I VIGNETI

Il Parco Valle della Motta, posto in posizione centrale rispetto al contesto urbano del bassoMendrisiotto, si estende per una superficie di quasi 2 chilometri lungo il corso del torrente Roncaglia,nei Comuni di Coldrerio e Novazzano. Rappresenta il principale ambito verde di pianura delMendrisiotto e per questo motivo assume anche una funzione ecologica e ricreativa di primariaimportanza per la popolazione dell’agglomerato Chiasso-Mendrisio.Nato come compensazione ecologica della discarica di inerti, che occupa però solamente la partesettentrionale della valle, il parco (che si è sviluppato come tale agli inizi del 2000) intende accre-scere le vocazioni naturalistiche e ricreative della Valle della Motta, al fine di offrire alla comuni-tà un luogo di elevata qualità ambientale.Il parco intende dunque, da un lato, creare nuove strutture e ambienti favorevoli alla flora e allafauna caratteristiche della Valle della Motta (zone umide, castagni, pipistrello nano, trota fario,vairone, ecc.), dall’altro promuovere la fruizione sostenibile del territorio (attraverso sentieri, percor-si didattici, zone di sosta attrezzate), compatibilmente con il rispetto della natura e del paesaggio.Si intende inoltre promuovere l’attività agricola grazie al sostegno alle singole aziende presenti.Di notevole importanza per la memoria storica della valle è anche la presenza di alcuni importan-ti beni testimoniali-architettonici come i mulini. In particolare, citiamo i Mulini del Prudenza e delRe e soprattutto il Mulino del Daniello. Dei tre, quello meglio conservato è proprio quest’ultimo,visitabile e di facile accessibilità. Costruito lungo il corso del torrente Roncaglia, il suo nucleo prin-cipale risale ai primi dell’Ottocento; ben visibili sono ancora oggi l’impianto di macinazione, le molein pietra, parte della roggia molinara e la ruota in ferro.

I VIGNETI

Tutt’intorno alla Valle della Motta il visitatore potrà scor-gere un paesaggio variegato dove gli insediamenti umani siinseriscono in una natura caratterizzata da montagne,boschi e vigneti. Questi territori sono vocati da anni alla col-tura della vite: il vitigno principale del Cantone Ticino è ilMerlot d’origine bordolese, ma non mancano altri vitignicome Cabernet Franc, Syrah, Chardonnay, Sauvignon eSémillon. Il sistema principale di allevamento è quello deno-minato Guyot: i tralci di vite vengono legati sui fili di ferroa un’altezza di circa 90 cm dal suolo per mantenere i grap-poli abbastanza staccati dal terreno, combinando così la lottaalle muffe con una maggiore esposizione solare. Nel paesaggio spiccano i terrazzamenti, che costituisconoun segno distintivo di questo territorio. I vigneti situati suipendii godono infatti di un’elevata esposizione al sole e per-mettono un’ottima maturazione delle uve.

della Roma a cavallo tra XVII e XVIII seco-lo. Tra le sue opere maggiori va ricordatoPalazzo Montecitorio, la Chiesa di SanMarcello al Corso, la fonte battesimale dellaBasilica di San Pietro, la Chiesa di SantaMaria dei Miracoli e, in Spagna, il Mo-nastero dei Gesuiti a Loyola. Non moltodistante dalla Brusata troviamo anchel’Oratorio della Beata Vergine a Boscherina.

Seguendo la RaminaDopo aver assaporato un pizzico di storiache lega indissolubilmente quest’angolo diCanton Ticino alla capitale d’Italia, rien-triamo verso la Prella. Una volta giunti nel vecchio nucleo rurale,adagiato sui resti di una morena e che bensi presta alla coltivazione della vite, prose-guiamo il nostro cammino seguendo passopasso la via “Ramina”. Il percorso si snodatra boschi e prati segnati da cippi di confi-ne, permettendo di godere del suggestivopaesaggio che, transitando a mezzacosta delColle dell’Assunta di Bizzarone, domina lapiana di Stabio-Genestrerio. I vigneti ches’incontrano numerosi sembrano volersispingere sino in territorio italiano, impos-sessandosi della rete di confine. All’uscita di un castagneto, ci troviamo difronte alla Cappella di Santa Maria inCampo, detta anche Chiesa di SantaMargherita per l’affresco che l’arricchiscesul lato nord. L’impianto architettonicopotrebbe risalire all’epoca romanica, anchese è documentato solo a partire dal 1437.Nelle sue vicinanze si scoprì anche unasepoltura longobarda probabilmente postasulla via di comunicazione che conducevadall’abitato di Stabio verso il complesso for-tilizio di San Maffeo a Rodero, di cui rima-ne, imponente, una parte dell’antica torredi avvistamento. Oltre la chiesa troviamopoi i binari dell’antica ferrovia della Val-morea, recuperata da poco più di un decen-

nio e lungo la quale, nel periodo estivo,transitano i treni storici a vapore che, ince-dendo lentamente fra le colline, portano ituristi a visitare questi suggestivi luoghi.Lasciato dunque alle spalle il cancello fer-roviario di frontiera, imbocchiamo a destraVia Santa Margherita, mentre a sinistra, neipressi dei pozzi dell’acquedotto comunale,scorgiamo una delle stazioni metereologi-che di MeteoSvizzera. Usciti sulla stradacantonale che proviene dal Gaggiolo con-tinuiamo per qualche decina di metri allanostra destra e, successivamente, svoltiamoa sinistra per entrare, lungo Via Giulia, nelcentro storico di Stabio. Siamo finalmente giunti alla meta: se abbia-mo ancora un po’ di forze saliamo da ViaCastello sulla cima dello sperone che domi-na l’abitato e i territori circostanti e sullaquale svetta la Cappella di San Rocco oChiesa di Santa Maria Assunta, a base qua-drata, edificata nel XVI secolo. Nelle sue vicinanze un’imponente statuavolge lo sguardo oltrefrontiera, quasi a indi-carci l’itinerario della successiva tappa, allascoperta del Contado del Seprio.

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Santa Margherita a Stabio

Page 20: La scheda · Scesi quindi da un piccolo viottolo fiancheg-giato da alberi da frutta e che fungeva da accesso principale alla cascina, giungiamo su di una strada asfaltata dove, sul

versano numerosi vigneti procedendo in unpiacevole saliscendi tra i colli che cingonoa corona l’abitato. Addentrandosi quindi in un’antica selvacastanile recentemente recuperata ad operadel Comune, si intraprende un “percorsovita” che si snoda attorno al Monte Astoriolambendo la frontiera di Stato. Lungo il sen-tiero si incrociano alcuni cippi sui quali èraffigurato il simbolo visconteo, a testimo-nianza dei confini seicenteschi del Ducatodi Milano. Usciti dalla selva castanile, pro-seguiamo sull’itinerario ciclabile congiun-gendoci alla strada cantonale diretta al vici-no valico frontaliero di Gaggiolo. Avan-zando verso ovest la pendenza si accentualeggermente, mentre sulla destra una cappel-la votiva ricorda il peregrinere delle gentiattraverso la frontiera italo-svizzera.

Suggestioni di confineOrmai in territorio varesino, lasciamo allespalle il valico doganale e ci dirigiamo versol’abitato di Cantello. La strada, puntandoverso Sud, si incunea in una stretta valle e,al termine di un lungo rettifilo, prima di ini-ziare la salita verso Cantello si biforca con-ducendo a sinistra fino a Rodero, di nuovoin provincia di Como. La strada corre bre-vemente lungo il fondovalle, affiancandosulla sinistra un rivolo d’acqua e una mac-chia di abeti. Inizia quindi a salire fino aincrociare il sentiero confinale del ClubAlpino Italiano. Lo seguiamo e, dopo averlasciato, svoltando verso sinistra, la stradaprovinciale della Valmorea (SP20), imboc-chiamo una vecchia mulattiera che risalele pendici del colle a monte di Rodero.Lungo il percorso, nascosti nella fitta vege-tazione, i resti della Linea Cadorna ci pro-teggono sui due lati. Una pineta, piantatapresumibilmente negli anni Sessanta-Set-tanta, crea, per alcune centinaia di metri disalita, un suggestivo e inedito paesaggio alpi-

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7 Da Stabio a Gazzada Schianno

Patria di importanti architetti, terra di vigneti e centro termale, la Valle del Lanza dà spazio alle suggestioni antiche invitandoci a riscoprire la sua anima nascosta.

Verso la Valle del LanzaPartiamo alla volta della Valle del Lanzadalla Piazza Maggiore del paese di Stabio,dove due importanti edifici religiosi, laChiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gia-como e Cristoforo e l’adiacente Cappelladella Confraternita di Santa Maria di Ca-ravaggio (edificio tardobarocco eretto attor-no al 1760) fanno da contraltare alla colli-na del Castello, dove si può visitare il Museodella Civiltà Contadina. Imboccata la stret-ta via che porta verso il Municipio incrocia-mo, a destra, la strada che conduce alleterme. Superato il palazzo comunale, dove sipuò ammirare una splendida ara romanadedicata a Mercurio, seguiamo a sinistra la

via che, salendo verso la frazione di SanPietro, lascia alle spalle le scuole elementa-ri e il nucleo abitato di Stabio per addentrar-si verso i colli ricoperti di vigneti.Giunti a San Pietro di Stabio percorriamola strada che porta al valico doganale diClivio passando accanto alla Chiesa deiSanti Pietro e Lucia, in un’area in cui sonostati rinvenuti numerosi reperti di epocaromana e longobarda. In prossimità di unvecchio lavatoio imbocchiamo a sinistra unsentiero che procede su strada sterrata.Seguendo questo suggestivo percorso, che sisviluppa lungo la via segnalata dalla rete deisentieri ciclabili (rossi con simbolo dellabicicletta n. 352) del Mendrisiotto, si attra-

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La schedaPunto di partenzaMunicipio del Comune di Stabio

Punto di arrivoMunicipio del Comune di Gazzada Schianno

Lunghezza e durata25,6 km - 4 ore e 30 min in bicicletta, 8 ore apiedi

DifficoltàMedio/Alta Percorso molto vallonato con difficili salite ediscese sia per le condizioni del fondo stradaleche per le pendenze. Molto agevole il fondo-valle lungo i fiumi Lanza e Olona. Molto traffi-cato il tratto tra Bizzozzero e Gazzada Schianto.Il percorso è prevalentemente su sterrato

SegnaleticaSegnavia del circuito del Contado del Seprio,segnaletica sentieri pedestri e per MTB inSvizzera

CarteCTR 1:10.000 foglio A5D1- A4E4 - A4E5-A4D5; Carta Nazionale della Svizzera 1:50.000foglio “Chiasso”; Carta Nazionale dellaSvizzera 1:25.000 foglio “Mendrisio”

Il Mulino del Trotto a Cagno

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no. Dopo circa 2 chilometri di duro sterra-to, attraversato un vecchio roccolo, giungia-mo sulla sommità del Colle di San Maffeo.Qui domina il paesaggio, incontrastata,un’antica torre romana che faceva parte diuna rete di torri di segnalazione per il con-trollo delle vie di comunicazione tra le Alpie la Pianura padana. Questa torre, in parti-colare, “si pone come una specie di sentinel-la naturale della vallata che collega il Lagodi Lugano con la Valle dell’Olona, dominan-do la via di penetrazione verso la pianura”.Nei pressi venne edificata una chiesa dedi-cata alla Madonna degli Angeli, documen-tata fin dal 1438 e riedificata nel 1713, ededicata a San Grato. Una suggestiva festa popolare d’improntareligiosa si svolge la prima domenica di ago-sto richiamando visitatori dai centri abitaticircostanti e non solo.

Alle porte della ValmoreaDopo una breve sosta che ci permette anchedi ammirare lo stupendo paesaggio che sidomina dalla vetta del colle (510 m) e discorgere, in giornate ventose, persino ilMonviso e gli Appennini, scendiamo peruna facile e veloce discesa sino al paese di

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La torre romana sul Colle di San Maffeo

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tando a sinistra e, dopo un breve tratto, pro-seguiamo subito a destra lungo quella che eral’antica strada provinciale. Ne percorriamocirca 300 metri e poi continuiamo, semprea destra, verso il Molino Tibis. Una volta giunti sul fondovalle la strada,divenuta sterrata, ci conduce a un ponte direcente costruzione che attraversa il fiume

spaccature, alte alcune decine di metri,annunciano il mondo fatato e surreale delleGrotte di Malnate. In realtà non si tratta divere e proprie grotte, bensì di cave di arena-ria (in dialetto “molera”), un tipo di rocciautilizzata fino all’inizio del secolo scorsocome pietra decorativa e strutturale degliedifici dei paesi vicini, e che, ancora oggi, dàbella mostra di sé nelle importanti architet-ture del borgo antico di Castiglione Olona.Abbandonato a malincuore questo luogomagico, testimone di grandi fatiche e ingrado di suscitare enormi emozioni, costeg-giamo il Lanza attraversando una vallata cheè ancora scrigno di importanti tesori natu-ralistici, tanto da essere considerata uno deicorridoi ecologici più importanti per le pro-vince di Como e Varese.

Lungo la via dei MuliniIl percorso di fondovalle è accompagnatodall’andamento sinuoso e lento del fiume,

Lanza aggirando il vecchio mulino. Superatoil casello che annuncia ai viaggiatori prove-nienti da Malnate lungo l’antica ferroviadella Valmorea l’avvicinarsi della stazione diconfine, imbocchiamo a destra un sentierosterrato che fiancheggia strada ferrata, oggitornata in funzione grazie ad appassionatiferrovieri e percorsa, nel periodo estivo, dallento incedere del treno a vapore che daMalnate, appunto, porta a Mendrisio, interra elvetica. Il sentiero lascia la ferrovia esi inerpica in suggestivi boschi di carpini ecastagni sino a sbucare nei pressi della cen-trale elettrica di Cagno, dov’è d’obbligo unadeviazione di poche centinaia di metri dalpercorso prestabilito per scendere nuova-mente sul fondovalle al Mulino del Trotto.L’edificio appartiene a quel genere di archi-tettura industriale rurale che ancora oggicustodisce tutte le strumentazioni legate allalavorazione dei cereali grazie alla forza motri-ce dell’acqua.

Alle Grotte di MalnateDopo una visita e una pausa di ristoro pres-so il suggestivo nucleo del Trotto, riprendia-mo la pedalata e risaliamo la valle su fondoasfaltato in direzione di Malnate. In locali-tà Vernaci proseguiamo lungo la strada pro-vinciale detta “Garibaldina”: scrutando nellafitta vegetazione si scorge un’antica ghiac-ciaia, ormai assunta a rifugio per gli anima-li che vivono in valle. Appena entrati nel-l’abitato di Malnate, nei pressi del cancellodella ex SIOME, imbocchiamo a destra laVia Bagoderi, che ci porterà ancora sul fon-dovalle. Attraversata quindi una pineta, lastrada inizia a scendere e, dopo un primotratto agevole, si fa ripida e stretta. Già daqui la nostra attenzione si appunta, versodestra, su una fenditura imponente nellamontagna. È solo l’aperitivo di quanto ciattende più avanti: dopo poche decine dimetri, infatti, giunti sul fondovalle, diverse

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Rodero. A sinistra alcune strette viuzze con-ducono sul sagrato della chiesa principale delpaese, dedicata ai Santi Simone e Giuda, edi recente restaurata. Lasciato l’edificio reli-gioso, iniziamo a scendere dirigendoci lungole sponde del fiume Lanza. Dopo poche cen-tinaia di metri incrociamo la strada provin-ciale della Valmorea. La imbocchiamo svol-

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Il Mulino Bernasconi

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Le suggestive grotte di Malnate

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traffico si fa ormai estremamente fastidioso,soprattutto dopo essere stati così a lungoimmersi nel verde. Percorriamo comunquela strada provinciale per poche centinaia dimetri in direzione di Varese, ponendo moltaattenzione, sulla sinistra, all’indicazione perl’abitato di Gazzada Schianno. Una voltatrovata la imbocchiamo: la strada, asfalta-ta, ci riporta nel fondovalle dove scorre iltorrente Selvagna. Superato un rondò e suc-cessivamente il corso d’acqua, inizia la brevesalita diretta a Schianno, meta d’arrivo delnostro itinerario. In questo suggestivo paese,che oggi è unito a Gazzada Schianno, si sta-glia imponente la torre campanaria, chericorda architetture non propriamente tipi-che di questi territori. Ci fermiamo ad am-mirare quest’inedita emergenza e ci preoc-cupiamo successivamente di raggiungere,per un meritato ristoro, il luogo di riposo,pronti ad affrontare nuove avventure nelterritorio del Contado del Seprio.

transitiamo sotto quello che è divenuto ilsimbolo di Malnate, ovvero il ponte ferrovia-rio che attraversa la Valle dell’Olona. Lastruttura, di impressionante altezza e dimen-sione, era originariamente edificata in ferro,ma fu successivemente cementificata. Sem-pre nei pressi del ponte troviamo un grossomasso erratico, a testimonianza delle impor-tanti trasformazioni che il territorio ha subi-to nei millenni passati. Lasciata un’altra grot-ta di arenaria sulla destra, continuiamo a per-correre il sentiero lungo l’Olona. La vegeta-zione, ora, è quella tipica dei luoghi di fon-dovalle ricchi d’acqua. Il tracciato prosegue senza rilevanti penden-ze sino ai pressi del complesso abitato deiMulini di Gurone. Questo nucleo storico fuanticamente molto importante proprio gra-zie alla presenza di numerosi mulini, tra iquali uno sovrapposto con falegnameria emacina per il grano. Anche di questo sonorimasti interessanti testimonianze: gli ingra-naggi, per esempio, le pulegge, i buratti etutto il necessario per riprendere l’attività.Solo le ruote necessitano di manutenzioneper far sì che anche questo ulteriore e prezio-so tassello di storia possa essere recuperatoalla memoria dalle generazioni future.

La torre di Gazzada SchiannoVisitati i mulini e riempite le borracce allafontana situata nel piccolo spazio antistan-te il complesso architettonico, imbocchia-mo la strada che risale il versante vallivoverso Bizzozzero. Oltre il nucleo dei Mulinidi Gurone, superati il ponte sul fiume, unantico casello della ferrovia della Valmoreae una centrale di rifasamento del gas, si ini-zia la dura salita che si esaurisce tuttaviadopo pochi - ma ripidi - tornanti. Prose-guiamo mantenendoci sulla sinistra lungouna strada asfaltata, fino a immetterci sullacosiddetta “Marcolina”, che dal ponte diVedano congiunge all’abitato di Varese. Il

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lontano dai rumori della città e immerso inun silenzio quasi surreale. Passo dopo passogiungiamo nei pressi dell’acquedotto e losguardo è subito rapito da un canale che sistacca dal corso d’acqua grazie a uno sbar-ramento artificiale. Lo seguiamo. Un filaredi platani ci accompagna sino al nucleo sto-rico dei Mulini della Folla di Malnate. Conestrema sorpresa vediamo persone indaffara-te a caricare sacchi colmi di farina: siamoinfatti giunti al Molino Bernasconi, unodegli ultimi ancora in funzione nel Va-resotto. Grazie alla disponibilità del mugna-

io possiamo visitare la “fabbrica” antica eosservare il lavoro della pala ad acqua chemuove un ingegnoso sistema di lontanamemoria. Qui possiamo cedere alla tentazio-ne di acquistare la farina del mulino prodot-ta come anticamente veniva fatto.Lasciato il mulino, arriviamo a incrociare, inlocalità La Folla, la strada statale brianteache congiunge Como a Varese. La imboc-chiamo a destra in direzione Varese e prose-guiamo oltre il nuovo rondò verso ViaGorizia, in direzione della vecchia stazioneferroviaria di Malnate Olona, punto di par-tenza per le escursioni con la locomotiva avapore della Valmorea. Le acque limpide delfiume Lanza confluiscono qui in quelledell’Olona, di cui ora seguiamo il corso.Costeggiando i ruderi di un antico filatoiodelle Gere, avanziamo lungo il fondovallee, appena oltrepassata la stazione ferroviaria,

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La Torre di Gazzada Schianno

Saperne di più

LA FERROVIA DELLA VALMOREADomenica 4 luglio 1926 venne inaugurata latratta ferroviaria Castellanza - Mendrisioattraverso la Vamorea. Dalla Prealpina Illustrata dell’epoca si legge:“Aprire una linea ferroviaria è piccola impre-sa, ma una grande impresa è far sì che la suavita sia attiva, sia apportatrice di bene, siafeconda di risultati, e specialmente segni unanuova via di progresso” fra terre che il con-fine politico ha diviso.Per diversi motivi, il valico internazionalevenne chiuso nel 1928 ma, con lo spirito diun tempo, poche risorse economiche e unagrande volontà popolare, il 12 settembre1993 il cancello di confine fu riaperto. Da quella data ebbe inizio la rinascita, in ter-ritorio italiano, della ferrovia della Valmorea. Oggi il suggestivo treno a vapore solca damaggio a ottobre la valle giungendo, per ora,sino alla stazione di Malnate Olona. L’augurio è che, a piccoli passi, l’intera trattaferroviaria venga riattivata permettendoanche ai turisti più curiosi di scoprire i teso-ri naturalistici, storici e di archeologia indu-striale che si celano nel fondovalle dell’Olona,del Lanza e del Laveggio.

Lo storico trenino che solca la Valmorea

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ProvinceProvincia di ComoCentralino: tel. 0039 031 230111

Provincia di VareseCentralino: tel. 0039 0332 252111

ParchiParco RILE-TENORE-OLONAUfficio Operativo di Castiglione Olona: tel. 0039 0331 858048

Parco VALLE DEL LANZAUfficio Operativo di Valmorea: tel. 0039 031 806155

Enti Turisticiper qualsiasi informazione sulla ricettivitànel “Circuito del Contado del Seprio” rivol-gersi ai seguenti Enti Turistici:

Ente Turistico Mendrisiotto e Basso CeresioVia Lavizzari, 26850 MendrisioTel. 0041 916413050 www.mendrisiottotourism.ch [email protected]

IAT di Castiglione Olonac/o Museo Civico Palazzo Branda Castiglioni, via Mazzini 2321043 Castiglione OlonaTel. 0039 0331 858301Fax 0039 0331 [email protected]

nota : per chiamate dall’Italia verso la Svizzera omettere lo “0” del prefisso

Ronago (I): tel. 0039 031 980043

Solbiate Comasco (I): tel. 0039 031 940249

Uggiate Trevano (I): tel. 0039 031 948704

Valmorea (I): tel. 0039 031 806155

Coldrerio (CH): tel. 0041 091 646 15 84

Genestrerio (CH):tel. 0041 091 647 17 55

Novazzano (CH):tel. 0041 091 683.50.12

Stabio (CH):tel. 0041 091 64169 00

SicurezzaCarabinieriPronto Intervento: tel. 112

Questura - PoliziaPronto Intervento: tel. 113Varese: tel. 0039 0332 801111Como: tel. 0039 031 3171

Polizia CantonaleUrgente: tel. 117 - 112Mendrisio: tel. 0041 091 816 43 11

Urgenze sanitarieItaliaAmbulanza: tel. 118TicinoAmbulanza: tel. 144

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Numeri utili

MunicipiBizzarone (I): tel. 0039 031 948857

Cagno (I): tel. 0039 031 806050

Carnago (I): tel. 0039 0331 993593

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Castiglione Olona (I): tel. 0039 0331 824801

Gazzada Schianno (I): tel. 0039 0332 875160

Gornate Olona (I): tel. 0039 0331 863811

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Malnate (I): tel. 0039 0332 275111

Morazzone (I): tel. 0039 0332 872620

Rodero (I): tel. 0039 031 806344

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