La Scala Parlante n.6 anno 2015

download La Scala Parlante n.6 anno 2015

of 40

Transcript of La Scala Parlante n.6 anno 2015

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    1/40

    La SCALA PARLANTE

    e quant’altro attiene alla storia delle telecomunicazioni

       S  p  e   d .

       i  n   A .   P .

       C  o  m  m  a   2   7   /   A  r   t .   2  -   L  e  g  g  e   5   4   9   /   9   5  -   F   i   l   i  a   l  e   B   O   L   O   G   N   A

    COLLEZIONISMO DI RADIO D’EPOCA 

    ORGANO UFFICIALE - anno XXVI - numero 6 - novembre 2015

    Copia omaggio

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    2/40

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    3/401a.i.r.e. n. 6-2015

    Gruppi LocaliMilano: D.Colangelo 348.8225594

    [email protected]: C.Bonechi 0573.738733Bologna: R.Piana 338.8645616

    [email protected]: A.Ferrero 338.873587

    [email protected]: R.Colla 010.2512476

    [email protected] Ravenna: F.Giuliani 0544.82185 Brescia: R.Tancredi

    [email protected]: F.Zeppieri 349.3167633

    [email protected] Arezzo: S.Menci 338.5901410Veneto: G.F.Chiaradia 335.7635987

    [email protected]: E.Alterini 055.8314676Sostegno Radio (MI): L. Collico

    [email protected]

    Servizio Schemi: Carlo PriaVia Calvi 2 - 20021 Baranzate (MI)[email protected]

    Spedizione Rivista/Arretrati: Piero Cini(contributo soci 4 euro per copia)

    La Scala ParlanteSpedizione in A.P. comma 20/CLegge 662/96 Filiale di BolognaIscrizione Tribunale Bologna n. 6352

    Redazione:via M. d’Azeglio 2 -20900 Monza (MB)C.Gatti (Responsabile), R.Simonetti

    Collaboratori: Figini, Cecchi, G. eM. Riello, Bramanti, Corno, Fautilli,Lavia, Vitali, Vignali.

     Associazione Italiana Radio d’Epoca 

    Sede legale: Museo dei Mezzi di Comunicazione

     Via Ricasoli 22 - Arezzo

    Presidente Onorario: Nerio Neri

    Consiglio Direttivo:

    Presidente: Carlo Pria 02.38302111 [email protected]

    Segretario: Fabio Zeppieri 349.3167633 [email protected]

    Tesoriere: Piero Cini 055.686645 [email protected]

    Consigliere: Renzo Piana 338.8645616 [email protected]

    Consigliere: Claudio Gatti 039.362114 [email protected]

    Comitato Scientifico: Neri (Coord.), Bramanti, Pria, Cecchi, Piana.

    Per rinnovare la quota (Italia € 45,00; Estero € 48,00):

    - con Paypal: dalla pagina “Associatevi” del sito www.aireradio.org

    - con Bonifico bancario: Banco Posta IBAN: IT29 W0760114100000010968527 -

    BIC SWIFT: BPPIITRRXXX; intestato a: A.I.R.E. Associazione Italiana Radio d’Epoca

    - con C.C Postale n. 10968527 intestato a: A.I.R.E. Associazione Italiana Radio d’Epoca

    Corrispondenza associativa: Carlo Pria via Calvi 2 - 20021 Baranzate (MI)

    Linea diretta con i sociLa fine di ogni anno è un periodo di bilanci su ciò che si è fatto e di progetti per il futuro a più o menolungo termine, anche per una redazione. In entrambe le riflessioni bisogna cercare di essere obiettivi edi non sognare ad occhi aperti.Vediamo allora di fare una sintesi di quanto è stato pubblicato per l’anno che sta finendo sulla rivista“La Scala Parlante”. Innanzitutto si è cercato di ampliare il ventaglio dei temi trattati, introducendo argo-

    menti nuovi, sostenuti da esperti, complementari agli argomenti sul collezionismo delle radio d’epoca.Sono stati anche privilegiati interventi a tema, considerato che l’anno che si chiude va ricordato per ilcentenario dell’inizio della prima Guerra Mondiale. Non si è mancato di parlare di quei personaggi storiciriferimento importante per lo sviluppo tecnico-scientifico. Si è dato anche spazio ad articoli sulle infra-strutture culturali che hanno permesso ai primi Enti radiofonici di attrarre ascoltatori con programmi chehanno dato contenuto ad un hardware che da solo sarebbe rimasto una strumento per soli tecnici esper-ti. Anche il tema del design, la forma dell’oggetto radio, ha trovato ospitalità, non solo per soddisfare leaspettative di coloro che collezionano soprattutto per la forma, ma anche per completare la narrazionedi una storia fatta non solo di tecnica. Lo sviluppo della forma della radio è stato infatti, non solo in Italia,parte di un più ampio movimento di rinnovamento degli stili di arredamento domestico, in particolarenegli anni ‘30.

    Per quanto riguarda il sito internet dell’associazione, alto è l’impegno per mantenerlo vivo, specialmenteguardando al futuro del nostro collezionismo, a cui i giovani danno necessariamente un valore interpre-tativo diverso da noi veterani. Qualche dato: dieci anni fa il sito occupava 250 Megabyte; oggi supera i 5Giga. Alcune rubriche significative: la Enciclopedia della Radio Italiana, Il Museo virtuale delle radio piùblasonate, la Galleria dei soci per dare spazio alle collezioni personali, selezioni di riviste elibri d’epoca rari, raccolte di articoli da riviste straniere del nostro settore e così via. Indispen-sabile il contributo di materiale per le varie rubriche: impegno che chiediamo a tutti voi.Qualche riserva sul nostro Forum, che può essere dinamico solo nella misura in cui sonodinamici i suoi utenti: nessun sito Internet e nessun Forum, per quanto possa essere in-teressante, vive di vita propria. E, nel caso di una associazione, devono essere gli stessisoci a tenerlo “vivo”, altrimenti…

    E per il futuro? L’attuale redazione non può che, credendoci fermamente, conferma-re gli obiettivi sino a qui perseguiti, che sembrano essere vincenti e corroborati dalgradimento della rivista espresso in generale dai soci, restando sempre pronta adaccogliere ogni sensata richiesta di rinnovamento. Dateci una mano.

    Buon Natale e Sereno Anno Nuovo

    La Redazione

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    4/40a.i.r.e. n. 6-20152

    Prima fase conclusa

    Siamo entrati nella procedura previ-sta dallo Statuto per la elezione delConsiglio Direttivo che reggerà lesorti della Associazione A.I.R.E. per ilquinquennio 2016-2021. Riportiamoquindi il testo integrale della comu-

    nicazione in merito alle candidatu-re espresse liberamente tra i soci,pervenuta in Redazione a firma delPresidente del Comitato ElettoraleRoberto Cecchi.

    A.I.R.E. Comitato Elettorale

    Empoli 3 ottobre 2015

    a:Sig. Carlo PriaIng. Claudio Gatti

    p.c.:Carlo BonechiPietro Iellici

    Oggetto: Elezioni del Consiglio

    Direttivo anni 2016-2021.

    Oggi, tre ottobre 2015, alle ore 15.00vengono aperte le buste di quei sociche hanno presentato la loro candi-datura per le elezioni segnate in og-

    getto. Di seguito si elencano i nomi ele date di arrivo di ciascuna lettera:

    1) Zeppieri Fabio 07-07-2015

    2) Pria Carlo 09-07-2015

    3) Gatti Claudio 28-08-2015

    4) Piana Renzo 02-09-2015

    5) Cini Piero 10-09-2015

    6) Chiaradia Giuseppe 17-09-2015

    7) Ferrero Andrea 17-09-2015

    8) Collico Luigi 22-09-2015

    Seguendo quanto scritto sullo Sta-tuto associativo, i nomi sopra elen-cati verranno riportati sulle schedeelettorali nello stesso ordine in cuisono stati sopraesposti, facendonotare che i due candidati la cui let-tera è arrivata lo stesso giorno sonostati elencati seguendo l’ordine al-fabetico.

    Con i più cordiali saluti.

    Roberto Cecchi

    Nei prossimi numeri♂ I transistor 

    ♂ Le radio dei soci

    ♂ Radio, architetti e design

    ♂ Personaggi ed eventi

    ♂ Notizie dal mondo della Scienza

    ♂ Eridania - La Voce del Padrone

    … e molto altro ancora

     Attività Associativa

    Linea diretta con i soci pag. 1

    Prima fase conclusa pag. 2

    Parliamo di:

    Il grattacielo Brionvega pag. 3Radiofonia in Gran Bretagna pag. 6

    Tesla ZZ-III: Ricevitore amplificatore (1950) pag. 10

    Olivetti... che passione pag. 12

    Primi collegamenti aereo-terra pag. 20

    Le radio al guinzaglio pag. 25

    Spigolando

    Magnadyne SV 54: una radio storica pag. 9

    L’importanza della forma pag. 15Uno sguardo sul mondo pag. 16

    Contromisure Elettroniche nella II G.M. pag. 17

    Olivetti progetto P101 pag. 19

    Inserto centrale:

    L e r a d i o d e i s o c i

    Laboratorio & Progetti

    Le valvole 6AY8G e 6BY8G FIVRE pag. 22

    Mostre & ManifestazioniMostra a Cosseria (Val Bormida) pag. 30

    Un sabato a Vimercate pag. 31

    Recensioni

    Newton & Co. geni bastardi pag. 11

    Cerco Offro Scambio  pag. 32

    in copertina:

    B&O (Danimarca) mod. Beolit 400 “all transistor”, gamma F.M.

    INDICE

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    5/403a.i.r.e. n. 6-2015

    Parliamo di:

    Il grattacielo Brionvega

    di Carlo Bramanti

    Iprodotti Brionvega degli anni’60 hanno incontrato così gran-de successo per il loro designche vengono tuttora prodotti inCina per la società BV s.r.l. di Por-denone, avendone quest’ultimaacquistato il marchio originale.

    Non sempre il prodotto cineseè di bassa qualità: se diamo unaadeguata specifica di riferimento,il prodotto fornito è normalmentedi qualità ottima. In Cina si pro-ducono tuttora il Radiofonografo disegnato da Castiglioni (vendutoad oltre 5000 euro), il televisore

     Algol (sul mercato a 900 euro), ilCubo con DAB (450 euro), il gratta-cielo rr227  con presa MP3 e l’rr327  

    con display digitale (150 euro) edinfine il Cubo  con display digita-le (250 euro). L’attuale versionedel grattacielo, analogamenteall’rr127  del 1964, può essere uti-lizzato tanto orizzontalmente cheverticalmente, avendo la scala perla lettura disposta in entrambe leposizioni. All’originale rr127   (vi-

    sto ad un prezzo di 1800euro!) sono state aggiun-te, oltre alla presa MP3:una uscita “Line In” percollegamento ad un au-dio esterno; un collega-mento per una sorgenteesterna di dati; una presaUSB ed un lettore SecureDigital Card. Ormai di-

    menticati i tre filodiffuso-ri prodotti negli anni ’70.

    I protagonisti : Giusep-pe Brion (1909-1968)

    Nel 1945 a Milano, Giuseppe Brione la moglie Onorina Tomasin fon-darono, insieme all’amico LeonePajetta, la B.P.M., che si occupòinizialmente di produzione dicomponenti elettrici ed elettroni-

    ci. In seguito si aggiunsero gli ap-parecchi radiotelevisivi, marchiatiinizialmente B.P. Radio, successi-vamente Radio Vega Televisioned infine, negli anni ’60, Brion-

    I tre soci nel 1949.

    Due riedizioni del famoso

    rr227, il “grattacielo” di

    Marco Zanuso”

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    6/40a.i.r.e. n. 6-20154

    Le prime radio tradizionali.

    vega. Nel 1950 la società cambiòragione sociale diventando VegaB.P. Radio, e con l’uscita nel 1963dalla società del socio Pajettal’azienda assunse la denomina-zione definitiva Brionvega. Fin dal

    primo avvento della televisione inItalia Brion e Pajetta chiamaronoalla loro corte i migliori architettidell’epoca, che diedero forma atelevisori dal design avveniristico:Rodolfo Bonetto e Franco Albinisono i primi designers a cimen-tarsi con il marchio; saranno i de-signer Marco Zanuso e RichardSapper a realizzare però i pezzistorici del catalogo Brionvega.

    Olivetti e Brionvega furono prati-camente le uniche aziende (conl’eccezione di Phonola nel 1940con la progettazione del model-lo 567) ad affidare ad architettidesigner la elaborazione dei loroprodotti radio. L’architetto dovevadisegnare il mobiletto, collocarciin modo razionale i componenti,pensare all’ergonomia dei coman-di ed alla facilità di produzione in

    serie. In America questi designer livediamo attivi appena terminatala crisi del ’29; in Italia dobbiamoaspettare gli anni ’60. Molti di loro

    La signora Brion ad una premiazionenel 1972.

    Il famoso radiofonografo rr226.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    7/405a.i.r.e. n. 6-2015

    Marco Zanuso

    Milanese di nascita, è condiretto-re della rivista Domus fino al 1947

    e redattore di Casabella. Progettale sedi di Olivetti in Argentina edin Brasile. Cofondatore dell’ADI,vince vari Compassi d’oro. Nel1977 inizia la collaborazione conl’architetto Sapper. Tra i suoi pro-getti la poltrona Lady per la Pirelli,premiata alla Triennale del 1951;il telefono Grillo; la stilografica

    Hastil per Aurora. Con BBPR (Alberto Rosselli, Marcello Nizzoli, FrancoAlbini ed i fratelli Castiglioni), contribuì nel dopoguerra al dibattito

    sulla definizione del movimento moderno dell’architettura e design,rivoluzionando il design dei prodotti industriali. Ottenne numerosiriconoscimenti internazionali e vari suoi oggetti sono presenti nellacollezione del museo Moma di New York.

    realizzarono soltanto un modello.I fratelli Castiglioni firmarono il ra-diofonografo stereofonico RR 126 (1966), negli anni ’70 inizia la col-laborazione con Mario Bellini cherealizza altri capolavori assoluti.Negli stessi anni si sviluppa l’inte-resse per l’alta fedeltà. Brionvegaè già un mito: inizia la riedizionedi modelli storici da parte degli

    stessi designer che li hanno cre-ati: Zanuso ridisegna il televisore

     Algol 11 (1989); Bellini progetta ilmodello LED 20 (1980).La famiglia Brion rimarrà proprie-taria dell’azienda fino al 1992,quando questa verrà acquisita daSèleco, altra storica produttriceitaliana di televisori, che trascine-rà Brionvega nelle sue sorti disa-strose quando nel 1997 fallisce.

    Brionvega è oggi in mano a duediverse aziende. Dal 2004 SIM2Multimedia ha acquisito il ramod’azienda Brionvega dedicato allaproduzione audio, producendoe distribuendo i nuovi prodotti oriedizioni dei prodotti storici delmarchio. Dal 2006 l’azienda OndaCommunication ha rilevato ilbrand per il suo uso nel campo te-lematico. Sempre nel 2006, il mar-

    chio Brionvega per il suo ramo diproduzione televisori viene rile-vato prima dalla Super Fluo, chefallisce nel 2009; successivamen-

    te, nel febbraio 2010, dalla Sim2Multimedia. In questo modo sipuò presumere la continuazio-ne di questo settore tradizionaleper il marchio. Giuseppe Brionnel periodo antecedente alla se-conda guerra mondiale, lavorò inLombardia come dipendente allaPhonola e alla Magneti Marelli.Morì improvvisamente all’età di

    59 anni e la direzione dell’aziendapassò al figlio Ennio. In suo onore,nel cimitero del suo paese natale,S. Vito di Altevole nel Trevigiano,

    La tomba di famiglia dei Brion

    fu edificata una imponente tom-ba di famiglia ad opera di CarloScarpa.

    Onorina Tomasin Brion

    Nasce a S. Giustina in Colle (PD) nel1920. Alla data del 25 luglio 2009

    era ancora dirigente di quanto èrimasto dell’azienda. Vive a Milanoed ha due figli, Ennio e Donatella.Nel 1939 sposa Giuseppe Brion esi trasferisce a Milano dove gli siaffianca nel modesto laboratorioradio, al quale il marito si dedica lasera dopo una giornata di lavoro.Rina l’incoraggia a lasciare l’impie-go in fabbrica ed a iniziare in pro-prio una produzione artigianale di

    componenti elettrici ed elettroni-ci. Nel 1947 si producono i primiradioricevitori nello stabilimentodi Via Viotti. Giuseppe si occupadella progettazione ed organizza-zione del lavoro, Rina dell’ammi-nistrazione. Nel 1972 il Presidentedella Repubblica Giovanni Leonele ha conferito il cavalierato qua-le presidente della Brionvega. Lasignora Brion (precisazione forni-

    ta all’autore dell’articolo dalla so-cietà stessa) non c’entra nulla conl’attuale BV s.r.l.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    8/40a.i.r.e. n. 6-20156 

    Radiofonia in Gran Bretagna

     A cura della Redazione

    Parliamo di:

    U n nuovo lavoro di ricercastorica del nostro socio La-via sulla radiofonia europea

    “d’epoca” ci porta in Inghilterra, pa-tria dello sviluppo della telegrafiasenza fili (grazie al genio di Marco-ni), ed in seguito della radiodiffusio-ne circolare, con la nascita di una

    Istituzione, la “B.B.C.”, dovuta ad unaltro uomo di talento: Lord J.C.W.Reith. La Redazione vi presentauna sintesi di questo esauriente edattento lavoro, mantenendo i pas-saggi essenziali della storia.

    C’era una volta

    Quando la B.B.C. lanciò (1922)il suo primo servizio radiofoni-co pochi avrebbero immaginatoquale impatto avrebbe avuto laradiodiffusione sulla quotidiani-tà del popolo anglosassone e, di

    riflesso, sul resto dell’Europa. È inGran Bretagna che prese forma esi sviluppò il sistema radiotelegra-fico pubblico di monopolio che fupoi in genere preso come model-lo di riferimento da buona partedell’Europa. Già dalla prima metàdell’Ottocento diversi eclettici in-

    ventori inglesi proposero, troppoin anticipo con i tempi, dispositi-vi di poco costo per trasmetteresegnali elettrici telegrafici (F. Ro-nalds 1823; L. Miller 1898) o ser-vizi ad utenti abbonati per fornireinformazioni via linea telefonica(H. S. J. Booth 1894). Ma, comeabbiamo accennato all’inizio, duepersonaggi hanno determinatole svolte epocali di questa affasci-

    nante avventura della Comunica-zione: Guglielmo Marconi e LordJ.C.W. Reith. Del primo si è già piùvolte narrato ed è, quindi, del se-condo che vogliamo raccontare

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    9/407 a.i.r.e. n. 6-2015

    il ruolo altrettanto importanteavuto soprattutto dal punto divista dell’impatto culturale ed or-ganizzativo del nuovo Ente, di cuifu fondatore e che porterà al mas-simo fulgore.La storia della B.B.C. inizia pratica-mene quando la intraprendenzaimprenditoriale della Marconi Wi-reless riportò, con il “recital” dellafamosa cantante lirica Nellie Mel-ba, ascoltato nitidamente a note-voli distanze, un grande successodi pubblico, richiamando così l’at-tenzione della stampa dell’epoca.Questo primo esperimento pub-blico di trasmissione radiofonicadella voce ebbe luogo il 15 giu-gno 1920 alle 19 e 10 in punto,irradiato da un trasmettitore adonde corte della potenza di 15 kWcollocato all’interno della Com-pany’s Chelmsford Works. Malgra-do le resistenze del General PostOffice e la lentezza della politicanel rendersi conto del valore diquesta strepitosa innovazione, lapressione dell’opinione pubblicaavrà il sopravvento.

     J.C.W. Reith e la B.B.C.

    Per comprendere l’importanzache raggiungerà la B.B.C. nel pa-norama della radiodiffusione inEuropa e nel mondo, bisogna co-noscere chi ne fu il “padre fonda-tore”: J.C.W. Reith e la sua visioneinnovativa di un mondo della Co-municazione tutto da creare.

    Nasce nel 1889 a Stonehaven (Sco-zia) e cresce in un ambiente moltorigido e rispettoso delle regole,

    imposto da un padre pastore pre-sbiteriano. Arriverà alla B.B.C. nel1922 rispondendo ad un annun-cio sul quotidiano “The MorningPost” per un posto di direttore delpersonale. Aveva trentatré anni enessuna esperienza in questionidi diritti d’autore, in educazionemusicale o in materia di organiz-zazione di programmi di intrat-tenimento. Non sapeva nulla di“Broadcasting”, ma era sicuro, tut-tavia, di essere in grado di dirigereuna azienda qualunque anche inun settore innovativo dove biso-gnasse sperimentare, innovareed organizzare per definire nuo-ve frontiere e regole. Nel 1929 loaffianca l’ingegnere Eckersley, untecnico della stazione 2MT Mar-coni di Writtle, con l’incarico diresponsabile tecnico della B.B.C.;con lui, Reith diede inizio alla verafase di espansione del servizio diradiodiffusione nel Regno Unitosia in termini di apparati trasmit-tenti, sia di programmazione delletrasmissioni che dovevano mirarea “informare, educare e divertire”il pubblico. Questa doveva esserela mission di un servizio pubblicolibero da influenze politiche, pres-sioni governative e sociali, vincolicommerciali: il servizio dovevarispondere solo ai suoi utenti. LaB.B.C. doveva, secondo Reith, di-venire “uno strumento di conso-lidamento dell’identità nazionalebritannica. E anche un veicolo diampliamento degli spazi demo-cratici, perché la libera trasmissio-

    ne radiofonica poteva contribuirealla formazione di una opinione

     pubblica consapevole”. Con questelinee guida, Reith liberò la B.B.C.dal controllo privato ed ottennedal governo una tassa sulle radiovendute. Nel novembre 1922 ilWireless Telegraphy Act introdus-se l’obbligo di un abbonamento(licenza) annuale di 10 scellini perogni utente delle radioaudizioni

    pubbliche. Metà dell’importo eradevoluto alla B.B.C. per finanzia-re lo sviluppo dell’azienda. Allafine del 1923 gli abbonati erano

    200.000, che saliranno nel 1928a 2.500.000. Già dal 1924 Reithfu pronto a dotare la B.B.C. di unservizio radio d’Oltremare e dal1926 di una licenza concessa dalGeneral Post Office (G.P.O.) per latrasmissione in onde corte.Lo sviluppo della sua carriera inazienda lo vede nel 1924 Ammi-nistratore Delegato e nel 1927,dopo la costituzione della B.B.C.Corporation ed in forza di un de-creto reale, Direttore generale.Lascia la B.B.C. nel 1938 insoddi-sfatto della realtà aziendale e vie-ne nominato dal Primo Ministro,Neville Chamberlain, Presidentedella Imperial Airways, bisognosadi una ristrutturazione organizza-tiva. Nel 1940 sarà Ministro dellaInformazione, sempre nel gover-no Chamberlain. Ebbe rapportiburrascosi con Winston Churchill.Muore ad Edimburgo nel 1971 adottantuno anni.

    British BroadcastingCompany 

    Nel 1922, anno di fondazione del-la British Broadcasting CompanyLtd. (B.B.C.), le sue iniziali non ave-vano alcun significato per la mag-gior parte del pubblico britannico.Fu la prima concessione nel RegnoUnito (autorizzata dal G.P.O.) perl’esercizio radiofonico che diedel’avvio all’era della radiodiffusionepopolare. Il G.P.O. era riluttante aconcedere una licenza a qualsiasi

    stazione trasmittente (per trasmis-sioni comunque “sperimentali”)per il timore di un uso prevalen-temente commerciale del nuovomezzo e di crescenti possibili in-terferenze con le comunicazionimilitari. In tutto questo c’era an-che lo “zampino” dei gestori dellacarta stampata, preoccupati dalprorompente successo di questonuovo mezzo di comunicazione

    che si presentava nei fatti, anchese non ufficialmente, come un po-tenziale monopolio.La nascita della radio britannica fu

    Helen Boaden, attuale direttrice

    del settore radio della B.B.C.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    10/40a.i.r.e. n. 6-20158

    dovuta sia al G.P.O., sia all’iniziati-va di un Consorzio tra alcune im-portanti aziende nel settore delletelecomunicazioni: British Mar-coni Wireless Group (detentricedel pacchetto dei brevetti radio-fonici); British Thomson Houston(BTH); Metropolitan Vickers (sussi-diaria della Western Electric); A.T.T.;Radio Communication Company. Siaggiunse in seguito un rappresen-tante dei piccoli produttori di com-ponenti radio a livello nazionale.La società fu costituita ai sen-si dei “Companies Acts” vigentidal 1908, con capitale sociale di100.000 sterline, con azioni ordi-narie di una sterlina nominale. Ilsuo personale era di soli quattrodipendenti.Il 23 dicembre 1922 la B.B.C. tra-smise il primo concerto orchestra-le, il primo programma di musicada ballo, il primo programma diconversazione radiofonica. Com-pletava il programma un bolletti-no periodico di informazione for-nito dalla Reuters. Nel maggio del1924 iniziarono i servizi informati-vi in esterno (Outside Broadcast)mai realizzati prima di allora. Lasuccessiva e graduale costruzio-ne di nuove stazioni trasmittentipermise di coprire buona partedel territorio cosicché nel 1925 sicontavano già un milione e mezzodi radioricevitori. Rimaneva sem-pre il vincolo di non trasmetterepubblicità, ufficialmente per nonabbassare il livello culturale delletrasmissioni.

    British BroadcastingCorporation

    La British Broadcasting CompanyLtd si sciolse il 31 dicembre 1926trasformandosi nella British Broa-dcasting Corporation, che conti-nuerà a vivere sino ai giorni nostriattraverso continue trasforma-

    zioni. In precedenza un comitatogovernativo aveva raccomandatoche la Company si trasformassein Ente Pubblico e ciò avvenne in

    forza di un decreto reale sostenu-to da un accordo tra B.B.C. ed ilNational Heritage, ente di dirittopubblico responsabile della ge-stione del patrimonio culturalenazionale alle dipendenze del Mi-nistero della Cultura. La mission restava sempre la stessa: un ser-vizio pubblico libero da influenzepolitiche, pressioni governativee sociali, nonché da vincoli com-merciali. Sempre monopolista nelcampo della radiodiffusione.Questa trasformazione permiseagli ormai 773 dipendenti di ave-re nuove prospettive di sviluppoprofessionale, mentre i circa tre-cento azionisti ricevettero a com-pensazione il pagamento delleazioni possedute al valore nomi-nale. Il nuovo Ente venne postosotto il controllo di un Consiglio diAmministrazione nominato da unConsiglio di Governatori indicato,a sua volta, dal Re su suggerimen-to del governo.L’inventiva e la volontà innova-trice, talvolta ritenuta dittatoria-le, di Reith, continuò a marcare isuccessi della nuova B.B.C. sino almomento della sua uscita di sce-na che avvenne, come abbiamogià ricordato, nel 1938. Successi-vamente ,nel 1973 l’avvento delleradio libere commerciali pose fineal monopolio radiotelevisivo della

    B.B.C.Attualmente la B.B.C. Trust operasulla base di un codice comporta-mentale molto preciso (Producers’Guidelines) sempre aggiornato.Fissa una gamma di tutele tra lequali: imparzialità, correttezza, ri-servatezza, etica, protezione deiminori e difesa dal terrorismo. Inuno degli ultimi decreti reali sistabilisce che la B.B.C. debba per-seguire l’obiettivo di promuoverel’istruzione e l’apprendimento, sti-molare la creatività e l’eccellenzaculturale, portare il Regno Unitonel mondo ed il mondo nel RegnoUnito: quest’ultimo compito pre-cipuo della B.B.C. World Service.Deve, infine, costruire la Gran Bre-tagna digitale ed aiutare le perso-ne a capire e ad accedere alle nuo-ve tecnologie della comunicazio-ne. Questo è un ulteriore grandemotivo per cui la B.B.C. continue-rà ad essere un riferimento per ilmondo intero.

    Un ricordo

    Per noi italiani di una certa età,

    B.B.C. significava un momentoemozionante nella grama vitadurante il secondo conflitto mon-diale: quattro colpi di tamburo, trebrevi ed uno lungo, annunciavanodall’ apparecchio radio, magari oc-cultato in qualche angolo remotodella casa, l’ascolto “clandestino”di radio Londra attraverso la vocedel colonnello Stevens, che in unitaliano perfetto anche se marca-

    to da un deciso accento anglosas-sone trasmetteva messaggi utilialla guerra partigiana ed esorta-zioni al nostro popolo a resisteresino al giorno della libertà, chesarebbe stata annunciata dai pri-mi versi di una famosa poesia diPrevert. L’ascolto era pericoloso,con la possibilità di finire “al muro”con l’accusa di collaborazionismo:pericolo che veniva esorcizzato

    dalla volontà di sapere, in un mo-mento nel quale l’informazioneera mancante od artefatta dallapropaganda nazifascista.

    Interno di una delle attuali sedi

    B.B.C.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    11/40

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    12/40a.i.r.e. n. 6-201510

    Il microfono sul supporto.

    Tesla ZZ-III: Ricevitoreamplificatore (1950)

    di Roberto Cecchi

    Parliamo di:

    Nei primi anni cinquanta lasocietà Tesla produsse ne-gli stabilimenti di Pardubi-ce (oggi nella Repubblica Ceca)una serie di ricevitori dotati digiradischi, di un amplificatore dipotenza e di microfono, destina-

    ti ai locali pubblici. Uno di questiapparecchi aveva la sigla ZZ-III(mod. 512005). Progettato comesoprammobile era, però, di grossedimensioni (65x50x36 cm.), pesoragguardevole (27 kg) e realizzatoin legno verniciato con prodottiin poliestere. Nella parte superio-re del mobile trovavano posto siail giradischi a 78 giri con testinapiezo, sia un microfono, anch’es-

    so piezoelettrico, montato su unbraccio mobile. Un commutatoreradio-microfono/fono completala dotazione di comandi.La parte ricevente (Onde Medie,

    Vista frontale del Tesla ZZ-III di stile molto teutonico.

    Lunghe e Corte) impiega le solitequattro valvole (ECH21, 2xEF22,EBL21, in questo caso serie Loctal)ed è equipaggiata di una potenteraddrizzatrice (AZ12) per alimen-tare tutto il complesso. La mediafrequenza è tarata a 468 kHz. L’ap-parecchio è equipaggiato anchedi occhio magico (EFM11).

    La sezione BassaFrequenza

    Con il commutatore nella posi-zione “radio” il sistema funziona

    come ricevitore ed eroga la po-tenza di una singola amplifica-trice (EBL21). Spostandolo nellaposizione “microfono/fono” entra

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    13/4011a.i.r.e. n. 6-2015

    in funzione un “push-pull” di dueEBL1 che fornisce ben dieci wattdi potenza. Per sfruttare appienoquesta potenza si può utilizzareun pannello diffusore a corredo,dotato di un altoparlante di 28 cm.e di uno più piccolo ellittico (perle note alte) da porre ad una certa

    distanza dal complesso. Un tra-sformatore traslatore, adatto peruna linea di una certa lunghezza,completa la installazione.Particolare è il modo di funzio-namento del microfono. Comeabbiamo detto esso è alloggiatonel vano superiore del mobile e,sollevandolo dalla sua posizio-ne orizzontale di riposo, si attivaautomaticamente, collegandosi

    all’amplificatore di potenza edisolando l’altoparlante interno al

    ricevitore per eliminare fastidiosieffetti di interferenza (effetto Lar-sen). Essendo poi il microfono ditipo piezoelettrico, è previsto l’in-serimento, sempre in automatico,di un preamplificatore (montatosu un telaietto separato all’inter-no del mobile) per avere una resa

    di volume adeguata alla dinami-ca acustica di un locale pubblico.Esso è costituito da una sola val-vola (EF22), con filamento alimen-tato separatamente in continuaonde eliminare fastidiosi ronziinella posizione di forte amplifica-zione. Non sarà un apparecchiomolto comune, ma è interessantela concezione tecnica con cui èstato realizzato per un uso pratico

    certamente richiesto negli anni‘50.

    A. Frova-M. Marenzana

    Newton & Co.geni bastardiCarocci Editore

    Sullo sfondo tormentato e vita-le dell’Inghilterra del XVII secolo(guerre civili, regicidio e tirannia,peste ed incendio di Londra) sistagliano le figure dei padri fonda-tori della Royal Society, con le loro

    vicende biografiche e conquisteintellettuali. Ingegni sublimi, masoggetti a umane e talora me-schine passioni, che li indussero aopporsi l’un l’altro talora con sor-prendente acrimonia. Dallo scon-certante “divino” Newton al po-liedrico ma dispersivo Hooke, dalpio astronomo reale Flamsteed almondano Halley, dal grande archi-tetto Wren al nobile Leibniz, e poi

    Huygens, Havelius e altri ancora.Il libro illustra i traguardi scientifi-ci di quei geni e i loro difficili mastimolanti rapporti anche con imaggiori scienziati che operava-no in Francia, Germania ed Olan-da. Erano gli anni in cui la Scienza,nata in Italia con Galileo, emigravain quei paesi dove, benché afflittatalora da alchimia e superstizionereligiosa, trovava un terreno pro-

    pizio allo sviluppo di un metododi ricerca rigoroso. Una lettura perdare nuova e più completa luce aivaghi ricordi di scuola.

     Al centro il telaio della parte ricevitrice. Sulla sinistra l’amplificatore di

    potenza e sulla estrema destra il preamplificatore del microfono. In alto,sempre a destra, sporgono i collegamenti del commutatore radio-fono.

    Per richiamare l’attenzione dei soci sulrinnovo della quota annuale, inseria-mo in questo numero della rivista, unbollettino di conto corrente postale dacompilarsi soprattutto indicando chiaramente il nome del socioche effettua il versamento. Naturalmente il pagamento può essereeseguito più semplicemente con PayPal, direttamente dalla “home

    page” del nostro sito e, quindi, comodamente da casa vostra.La quota, anche per quest’anno prossimo, rimane di 45 € (48 € perl’estero).

    Il Tesoriere

    R innov o q uota sociale 2016

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    14/40a.i.r.e. n. 6-201512

    Olivetti... che passione!

    di Luca Vitali

    Parliamo di:

    C i sono passioni e interessiche sono capaci di rimane-re sopiti da qualche partedentro di noi per anni o per de-cenni, per emergere improvvisa-mente grazie ad un evento fortui-to, e diventare poi…

    E’ quello che è capitato a me con lemacchine da calcolo meccaniche.So che da sempre ho avuto un’at-trazione ed una forte curiosità perquesti apparecchi, per il loro fun-zionamento, per la loro concezio-ne, e per il ruolo che hanno gio-cato nell’epoca pre-elettronica, incui non vi era altro mezzo per farecalcoli ripetitivi che non questemacchine.

    Per mille ragioni non ero mai an-dato oltre un interessamento su-perficiale, finché ad un mercatinonon ebbi l’occasione di acquista-re, a poco prezzo, una sempliceaddizionatrice meccanica manua-le, una Olivetti Summa Prima 20,in ottimo stato, che chiaramenteaspettava me quel giorno sul ban-chetto del venditore.Trovai poi sul solito sito di aste on-

    line il manuale tecnico di questomodello, grazie al quale potei pri-ma di tutto farmi un’idea del fun-zionamento, e quindi risolvere iproblemi di calcolo (legati soprat-tutto al meccanismo del riportodelle decine) dovuti al lungo pe-riodo di inattività e al conseguen-te indurimento del lubrificante inalcuni punti critici.Successivamente sono entrato in

    possesso di due altri modelli Oli-vetti, la Divisumma 24 e la Tetract-ys, colossali nella loro complessità,entrambe capaci di eseguire auto-

    maticamente le quattro operazio-ni aritmetiche, la seconda dotatadi due totalizzatori indipendenti(la prima ne possiede uno solo)che permettono di eseguire cal-coli complessi e concatenati. Una

    molto più primitiva addizionatri-ce “Inzadi” a manovella completa(per il momento) la mia piccolacollezione.Ho pensato di proporre sul nostroperiodico qualche nota su questemacchine perché, come le radio,sono un’espressione dell’intellet-to e dell’ingegno tecnico, perchéfanno parte di un periodo storicoben preciso e significativo, tan-

    to per la radiotecnica che per latecnologia in generale, e perché,dopo averne studiato attenta-mente il funzionamento, trovo

    che la concezione di queste mac-chine ha, con lo sguardo di oggi,dell’incredibile.Non intendo assolutamente ad-dentrarmi nei dettagli del fun-zionamento di queste calcolatri-

    ci, per lo spazio limitato, perchénon credo che interesserebbero amolti, e comunque perché molteinformazioni sono prontamentereperibili su Internet. Vorrei inve-ce mettere in evidenza alcuni trat-ti interessanti da un punto di vistapiù generale.La prima impressione è certamen-te di meraviglia, suscitata dal fat-to che a svolgere le operazioni,

    memorizzare numeri ed esegui-re varie funzioni collaterali sianoparti meccaniche che eseguonouna danza frenetica sotto i no-

    La Olivetti Summa Prima 20, addizionatrice a manovella.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    15/4013a.i.r.e. n. 6-2015

    stri occhi ogni volta che si attivauna operazione. Superata questafase, e approfondito quanto bastal’analisi del funzionamento deicongegni, un aspetto che risaltacon forza sta nel fatto che nonesiste, nei vari meccanismi, una

    divisione netta in blocchi funzio-nali indipendenti, come si tendeoggi ad avere nei moderni sistemilogici. Vi sono sì alcune parti (spe-cialmente una serie di “cammes”solidali con un albero principaleche esegue un giro completo adogni ciclo di operazione) che de-terminano, con il loro movimento,la sincronizzazione di tutta una se-rie di operazioni, ma i vari blocchi

    della macchina (il meccanismo diattuazione delle somme, il conge-gno di stampa, il meccanismo dicontrollo del segno del saldo ecce-tera) interagiscono fortemente tradi loro in un complesso schema difunzionamento “olistico” che av-vicina queste macchine, per certiversi, più a degli organismi bio-logici che a dei sistemi logici (perlo meno come oggi li intendiamo

    comunemente).Ritengo interessante proporre lalettura un estratto del manualetecnico della Tetractys, relativo – a

    titolo puramente di esempio - alcongegno di scrittura di dati e ri-sultati sulla striscia di carta. Tan-to per inquadrare l’epoca storica,questa macchina vede la luce nel1956, ma essa non è che l’ultimae più completa espressione di unaserie di calcolatrici sviluppate daNatale Capellaro e dal suo staff tecnico fin dagli anni ’40.

    Per chi fosse curioso di associare irimandi numerici e letterali ai varimeccanismi, il testo è riferito alloschema della figura a pagina 13.

    IX - congegno di scritturaLa scrittura dei numeri impostatiin tastiera e dei risultati viene effet-tuata mediante ruote portacaratte-ri 2 , ciascuna delle quali è collegatacon un attuatore 11 attraverso unadentierina 128. Questa in basso èimperniata sull’attuatore 11  e inalto ingrana con un pignone a  so-lidale con la ruota portacaratteri  2.

    Ciascuna ruota portacaratteri  2  èfulcrata sul corsoio 3 tirato verso ilrullo 1 dalla propria molla. L’alettab fissata al corsoio 3 serve a tenere

    La Olivetti Tetractys (a sinistra)

    e la Divisumma 24 (a destra).

    La Inzadi “M53”.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    16/40a.i.r.e. n. 6-201514

    la dentierina 128 sempre in ingra-namento con il pignone a. I corsoi 3 sono normalmente tenuti a riposodalla barra universale 134 portatadalle due bielle 129. Ciascuna diqueste è guidata in due asole deifianchetti della macchina e vienespostata indietro e in avanti da duerullini c   portati dall’asse 101  del

     ponte 46  e scorrevoli nell’asola d  delle bielle 129.a) predisposizione alla scritturaNella prima parte di ogni ciclo gliattuatori 11  sollevandosi predi-spongono le ruote portacaratteri  2 in modo che queste presentino incorrispondenza del rullo 1  i carat-teri del numero da scrivere. L’alettaf  degli attuatori 11 che si sollevanodalla posizione zero libera l’appen-dice g del corrispondente gancio 4 che può allora agganciarsi alla pia-stra comando scrittura 133. Inoltreall’inizio del ciclo la leva 141 , che siappoggia sull’aletta h della camma140 dell’albero principale 53 , vieneliberata dall’aletta h. La biella 139 imperniata sulla leva 141  può al-lora spostarsi in avanti per operadell’aletta m della piastra 137   che

    viene tirata in avanti dalla sua mol-la n. L’aletta k  della piastra 137   fa

     perciò ruotare la leva 138 nel sensodella freccia. Questa sposta ora la

     piastra 133  verso destra in mododa portare l’aletta p della piastrina132 fissata su di essa sulla traietto-ria del piolino q della leva comandoscrittura 130.Quando nella rotazione del ponte46 nel senso della freccia i rullini c  dell’asse 101  spingono indietro lebielle 129 , la barra universale 134 si sposta all’indietro e libera i cor-soi 3 , i quali però si fermano subitocontro il piego r  della piastra 131.La scrittura verrà poi comandatadalla leva 130 , che agisce sull’alet-ta p così predisposta, come sarà vi-sto al par. seguente.Nei cicli in cui non si vuole effet-tuare la scrittura basta impedire lospostamento in avanti della piastra137 . E’ questo il caso dei cicli di cor-rezione in cui abbassando il tasto135  di correzione dell’ultima cifraimpostata o il tasto 136 di correzio-ne totale dell’impostazione si portail piolino  s , rispettivamente t   sul-la traiettoria delle alette u , v   della

     piastra 137  impedendo a questa dimuoversi in avanti. In questo casola piastra 133  non porta l’appen-dice  p  sulla traiettoria del piolinoq della leva 130 , per cui la scritturarimane esclusa. Gli altri cicli in cuinon avviene la scrittura sono i ciclinon scriventi della moltiplicazione

    e della divisione che sarannomeglio visti nella Parte II.Anche ad una lettura super-ficiale, senza cercare di de-codificare i dettagli tecnici,è estremamente interessan-te il linguaggio utilizzato, esi apprezzano diverse ca-ratteristiche non comuni:la terminologia, la sintesitra quantità dei dettagli ne-cessari e la comprensibilitàdella logica sottostante. Sipercepisce anche, sia neltesto sia nel disegno che loaccompagna, quanto si sot-tolineava più sopra, vale adire la diffusa interazione einterdipendenza delle varieparti del meccanismo, mol-to diversa dalla logica deicomputer di oggi.

    Il manuale tecnico della Tetractyse della Divisumma 24, che consi-ste di circa 700 pagine, per metàdescrizione e per metà figure,tutte scritte con lo stesso linguag-gio e stile dell’esempio appena ri-portato, e devo dire che, se non èsempre immediato seguire il flus-so logico della descrizione, questoè dovuto alla complessità stessadei meccanismi, non a difetti deltesto.La rapidità con cui queste mac-chine sono state rese obsoletedall’avvento dell’elettronica èanch’essa degna di nota. Proprio acausa di ciò però è possibile oggireperire, a prezzi ragionevoli, de-gli esemplari in buone condizioni,

    che sono stati semplicemente ri-posti in qualche soffitta o magaz-zino e mai più toccati. Tuttavia, ilfatto di essere state ferme per de-cenni fa sì che sia molto improba-bile che esse funzionino corretta-mente senza un’adeguate puliziae revisione. E’ stato così per tuttele macchine che ho acquistato, madopo una dose di cure proporzio-nata allo stato di conservazione -

    ed anche alla complessità - tutteora funzionano perfettamente,a testimonianza della loro robu-stezza ed affidabilità.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    17/4015a.i.r.e. n. 6-2015

    L’importanza della formaa cura della Redazione

    Spigolando

    N el XX secolo era regola au-rea che, nella progettazioneindustriale e di prodotto, la

    forma seguisse la funzione. Prin-cipio enunciato in America già nel1896 dall’architetto Louis Sullivandella Scuola di architettura di Chi-cago, ma rinnegato dai costruttoriamericani di radio che continuava-no a privilegiare linee gotiche e ba-rocche. Oggi le regole sono molto

    diverse. Un riferimento che ci aiutaa capire le differenze, può essere ciòche è stato scritto qualche tempofa sul New York Times: “Grazie alletecnologie digitali i designer sonoin grado di compattare un’enormequantità di funzioni in oggetti dal-le dimensioni talmente ridotte chel’aspetto esteriore della maggior

     parte dei prodotti digitali non è inalcun modo riconducibile alla fun-

     zione che essi adempiono”.

    L’uovo Phonola

    Scorrendo la documentazionefornita da Cecchi (Radio Industrian. 64-65-67 del 1940) balza agliocchi la intensa attività dell’archi-tetto Livio Castiglioni che, più deifratelli, contribuì alla affermazio-

    ne del ruolo determinante del di-segno industriale legato ad unaproduzione di serie. In partico-

    lare intensa e fruttuosa fu la col-laborazione con Phonola. In occa-sione della VII Triennale delle Artidecorative e industriali moderne(Milano 1940) fu il protagonistadella Mostra dell’apparecchio ra-dio, presentando una serie di stu-di, per le tendenze di allora, a direpoco rivoluzionari. La sua ricercaera per una estetica che fosse asupporto della esaltazione del-

    la qualità sonora della radio, nontralasciando di rispettare l’esigen-za di una estetica di alto livello perinserirla in quel arredamento do-mestico che si andava modifican-do, seguendo proposte di scuoledi pensiero nate proprio verso lafine degli anni ‘40. Nella polemicatra “custodia radiofonica” e “mo-bile radio” Castiglioni enfatizza ilrispetto che deve essere dato alla

    qualità dell’ascolto, mettendo inevidenza le distorsioni sonore chesi generano quando telaio ed al-toparlante si trovano alloggiatinello stesso spazio. Sarà, quindi,promotore di soluzioni che pre-vedono altoparlante e telaio incustodie acusticamente separate.In quegli anni incomincia la ricer-ca dell’” alta fedeltà” nei ricevitori:si perfezionano i circuiti di bassa

    frequenza progettando canali dif-

    ferenziati per l’amplificazione didue o più bande di frequenza e siriproducono i suoni con altrettan-ti altoparlanti, ciascuno con spe-cifiche caratteristiche di gammapassante. Queste raffinate realtàtecniche rischiavano di perdereefficacia, proprio nel momento incui si univano telaio ed altopar-lante nello stesso spazio.La mostra dell’apparecchio radio

    alla Triennale del 1940 dedicò unintero spazio alle novità presenta-te. Tra queste “l’uovo” Phonola cheveniva così descritto: “La razionaleforma e disposizione di questo te-laio Alta Frequenza è chiaramentedenunciata dall’aderente invo-lucro plastico che crea di questopezzo un oggetto di grande prati-cità d’uso. Questa custodia è stataprogettata dagli architetti Caccia

    e L. e P. G. Castiglioni. Il dinami-co (n.d.r. l’altoparlante) e la BassaFrequenza con l’alimentazione,trovano opportuna disposizionenell’ambiente, sotto forma di im-pianto radiofonico”. Il prodottonon trovò un mercato pronto ariceverlo e rimase quindi a livellodi studio.Come nostro commento da“esperti” possiamo dire che nell’

    “uovo” c’era probabilmente il te-laio della parte estraibile (inpratica il comando a distanza)del Neosinto Phonola, “vestito”con un guscio di bachelite conalimentatore ed altoparlanteseparati. Probabilmente Casti-glioni aveva usato i pezzi delNeosinto (nel cui design, forse,aveva messo le mani, ma nonla firma) per mostrare come,

    secondo lui, avrebbe dovuto es-sere realizzato concettualmente il“suo” ricevitore: mobile piccolo edi forma moderna ed altoparlanteseparato.

    VII Triennale delle Arti

    Decorative e Industriali

    Moderne. (Milano 1940)

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    18/40a.i.r.e. n. 6-201516 

    Uno sguardo sul mondo...

    Spigolando

    E cco la tradizionale carrellatatra le riviste straniere del no-stro settore di collezionismo.

    Gli articoli ripresi, con una breve in-dicazione del contenuto, sono quel-li ritenuti interessanti per i nostri let-tori. Gli stessi articoli, in lingua ori-ginale, saranno inseriti nel nostrosito AIRE nella relativa rubrica conaccesso diretto dalla “homepage”.

    Radiol Magazine (FR)n. 65-2014: Le mythique CollinsR-388 ou 51J-4. Prodotti nel 1957dalla Collins Radio Company (natanel 1933 negli USA) su richiestadella U.S. Navy che voleva dispor-re di una apparecchiatura di altaafdabilità. La società fu assorbitanel 1973 dalla Rockwell Interna-tional e successivamente rinomi-nata Rockwell Collins Inc. n. 66-2015: Rénover le plexiglass descadrans. L’autore si dichiara entu-siasta di un prodotto 3M “kit de re-novation d’optiques” a quanto pare

    reperibile in commercio, almeno inFrancia ed adatto per rinnovare lalucentezza perduta delle scale par-lanti, non in vetro. Prudenza! TitusKonteschweller, le champion de

    la superréaction. Lanciò in Fran-cia nel 1923 il primo ricevitore asuperreazione. n. 68-2015. L’enre-gistrement magnetique de Poul-sen au disque dur.  Una efcacestoria della registrazione magneti-

    ca dalle origini in poi. n. 69-2015.L’enregistrement magnetique.Vers la bande magnétique et lemagnétophone. Seconda puntatadedicata agli sviluppi più recenti.

    Radio Historisc Tijdschrift

    (RHT/NL)n. 153-2015: Radio-Octrooienen radiolicenties in Nederland.

    Evoluzione negli anni 1910-40delle targhe di licenza costruttivadi apparecchi riceventi Philips inOlanda.

    Funk Geschichte (GFGF/D)n. 218-2015: Das tragischeSchicksal des Nicolaj Schmidt.Viene ripresa la tragica storia delgiovane radioamatore russo cheascoltò i primi segnali di richiestadi aiuto dal dirigibile Italia. Av-venimenti raccontati tempo fa dalsocio Fautilli (citato nell’articolo)su LSP. n. 220-2015: Radiogrüẞeaus Moskau. Interessante restauro

    di un ricevitore radio russo. n. 222-2015: Für’  s Hobby mag es ge-reicht haben. Nell’articolo si parladella versione tedesca (Euratele)dello storico Corso Radio Elettra diTorino, a cui viene riconosciuta la

     paternità.

    The Bulletin” (BVWS/UK)Vol. 40 no. 1 Spring 2015: Chassisdesign of the FADA Bullet range

    of radios. Per gli appassionati delleradio americane, soprannominatecatalina, è un articolo da non per-dere per i dettagli tecnici e costrut-tivi contenuti.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    19/40

    a.i.r.e. n. 6-2015   I 

    Unda Radio s.a. Como

    Mod.53/4: Italia 1946/47

    Supereterodina 5 valvole

    Gamme: 1x O.M.; 3x O.C.

    LE RADIO DEI SOCI

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    20/40

     II  a.i.r.e. n. 6-2015 II 

    Minerva Italiana

    Mod.473: Italia 1946/47

    Amplificazione diretta 3 valvole

    Sintonia semifissa su due stazioni prefissate

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    21/40

    a.i.r.e. n. 6-2015   III 

    Allocchio&Bacchini

    Mod.F 518M: Italia 1938/39

    Supereterodina 5 valvole

    Gamme: O.M. e O. C.

    Telefunken Italiana

    Mod.T5: Italia 1945/46

    Supereterodina 5 valvole (più occhio magico)

    Gamme: 1x O.M.; 2x O.C.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    22/40

     II  a.i.r.e. n. 6-2015 IV 

    Safar

    Mod.538: Italia 1946/47Supereterodina 5 valvole (più occhio magico)

    Gamme: 1xO.M.; 2x O.C.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    23/4017 a.i.r.e. n. 6-2015

    Contromisure Elettronichenella II G.M.

    di Riccardo Simonetti

    Spigolando

     Abbiamo più volte trattato disistemi e apparati radio utiliz- zati nella II G.M. specialmentein campo aeronautico. Pubblichia-mo qui un estratto dalla ponderosaopera “La Seconda Guerra Mondia-le” di W. Churchill riguardo il primo

    sistema impiegato efficacemente per ingannare le difese radar delnemico.

    «…Ma noi dovevamo ancora af-frontare i caccia notturni nemici,che provocavano circa i tre quartidelle nostre perdite di bombardie-ri. Ogni caccia tedesco operava in

    una zona ristretta del cielo ed eraguidato da una propria stazionea terra. Queste stazioni terrestriavevano inizialmente costituitouna linea attraverso tutta l’Euro-pa, chiamata linea Kammhuber,dal nome generale tedesco chel’aveva ideata. Via via chenoi tentavamo di sfondar-la o aggirarla, il nemico laprolungava e l’approfon-

    diva; quasi 750 stazionidi tale tipo si stendeva-no attraverso l’Europa aguisa di pianta d’edera, daBerlino a Ostenda versooccidente, allo Skagerrakverso nord e a Marsigliaverso sud. Riuscimmo alocalizzarle tutte tran-ne sei, ma erano troppeper poterle distruggere

    mediante bombardamen-ti. Se però si permettevaloro di continuare a fun-zionare, i nostri bombar-

    dieri avrebbero dovuto aprirsi ilcammino attraverso parecchiecentinaia di chilometri di “com-partimenti” di caccia notturniche si stendevano dal Mare delNord sin presso l’obiettivo. E’veroche le pe rdite in ciascun “com-

    partimento” erano raramenteelevate, ma era altrettanto raroche non ce ne fosse alcuna; e ciòcon l’andar del tempo potevacompromettere la nostra offen-siva aerea. Si aveva urgente ne-cessità di mezzi poco costosi edi largo impiego per disorganiz-zare l’intero sistema nemico. Giànel 1937 il professor Lindemannmi aveva incitato a dare un sug-

    gerimento semplicissimo al Co-mitato per le ricerche sulla difesaaerea: seminare dagli aerei pac-chetti di striscioline di stagnolao di altro materiale conduttore,tagliate in misura tale da simu-lare la presenza di un bombar-

    diere sugli schermi dei radarnemici. Se una nube di questestriscioline fosse stata lasciatacadere dai nostri aerei, i caccianemici non sarebbero più statiin grado di sapere quali fosseroi bombardieri e quali le striscio-

    line di stagnola. A questo ritro-vato fu più tardi dato il nomedi “Window”. Gli esperti eranodubbiosi e l’idea non vennesperimentata se non quattroanni dopo, quando per inci-tamento di Lindemann alcuneprove furono compiute, all’iniziodel 1942, nel più rigoroso segre-to. Esse furono dirette dal dottorJackson, uno dei nostri migliori

    spettroscopisti, che era entra-to nell’aviazione all’inizio dellaguerra e si era distinto come pi-lota di caccia notturni. La provafu coronata da successo e dopodi allora il sistema “Window”  ven-ne rapidamente perfezionato.

    In un primo momento siritenne che le strisciolinedestinate a ingannare ilnemico dovessero avere la

    grandezza d’un aereo perdare un’eco altrettantobuona. Ciò non era perònecessario se esse veniva-no tagliate nella lunghezzasufficiente a riflettere l’ondaemessa dal radar nemico; ele striscioline producevano,tenuto conto del loro volu-me, un’eco assai più forted’una massa di metallo non

    Le striscioline Window.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    24/40

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    25/4019a.i.r.e. n. 6-2015

    Oggi parlare di Olivetti vuo-le dire, necessariamente,guardare al passato, per ri-cordare episodi che l’hanno fattagrande a tal punto da precederenegli anni ‘60 gli Stati Uniti in uncampo, quello della elettronica

    avanzata, considerato “off limits”addirittura per l’Europa. Ma nonfu sempre così ed il progetto tuttoOlivetti, e quindi tutto italiano, delP101, ne fu una chiara dimostra-zione. Un gruppo di ricercatori eprogettisti, guidati dall’ingegnerePier Giorgio Perotto, mise a puntoin grande segreto questo prototi-po che sembrava più una calco-latrice da tavolo che un piccolo,

    ma potente, desktop computer .Questo salvò il progetto dall’es-sere fagocitato dalla acquisizioneche General Electric fece nel 1964della Divisione Elettronica del-la Olivetti. Il lancio del prodottoavvenne a New York il 14 ottobre1965 nelle sale del prestigioso (al-

    Olivetti Progetto P 101

    Spigolando

    americana) acquistò alcune deci-ne di P101 (nel frattempo la pro-

    duzione partì anche in America,negli stabilimenti Olivetti) e li im-piegò nelle preparazione del voloApollo 11 che portò l’Uomo sullaLuna. Le successive vicissitudinidell’azienda (in particolare la ro-vinosa acquisizione della Under-wood Typewriter) e le indecisionidi Adriano Olivetti non permisero

    di sfruttare il vantaggiosull’industria americana

    e la palla passò ad altri,che sfruttando l’idea delP101, di fatto il primopersonal computer dellastoria, fecero la propriafortuna. Una occasionepersa per noi, ma anchela riprova che lo spiritocreativo ed innovativoitaliano è capace di gran-di cose, anche nel campo

    delle tecnologie avanza-te.

    Il calcolatore Olivetti P101.

    Il P101 sul tavolo di un tecnico

    della N.A.S.A.

    lora) Hotel Waldorf Astoria, con unpresentatore d’eccezione: il famo-so giornalista Ruggero Orlandocorrispondente RAI dall’America.La stessa NASA (l’agenzia spaziale

    Il team di progettisti del P101.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    26/40a.i.r.e. n. 6-201520

    Parliamo di:

    Sul numero scorso abbiamo giàtrattato l’argomento, ma ri-teniamo utile riprenderlo conquesto nuovo contributo al fine dicompletare al meglio l’informazio-ne su un tema storicamente moltointeressante.

    All’inizio della Grande Guerra nes-sun aeroplano italiano era dota-to di radio. I piloti, sugli aerei inricognizione, per comunicare lecorrezioni da effettuare per bendirigere il fuoco dell’artiglieria,dovevano scrivere una nota e get-tarla a terra, dove poteva essererecuperata.Nel settembre 1915 si eseguì laprima prova italiana di trasmissio-ne di segnali Morse da un aereo:un piccolo trasmettitore a scintilladi tipo sperimentale della poten-za di circa 30 Watt, costruito dal-

    Primi collegamentiaereo-terra

    (Mirafiori Torino 1915)di Giovanni Orso Giacone

    Trasmettitore Ricevitore 

    le Officine Marconi di Genova, fuportato, per essere provato sotto

    le direttive di Marconi, al campovolo di Mirafiori di Torino, camposuccessivamente noto come cam-po Gino Lisa, eroe dell’aeronauti-ca della Grande Guerra.Una lapide ricorda il glorioso pas-sato dell’aeroporto di Mirafiori,la cui distruzione fu completatanell’aprile 1945 dalle truppe te-desche in ritirata. La lapide attual-mente è posizionata sui ruderi

    dell’antica torre di Comando delvecchio campo, in Strada delleCacce n.74A in mezzo agli alberi, difianco all’ingresso dell’edificio del

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    27/4021a.i.r.e. n. 6-2015

    Consiglio Nazionale delle Ricer-che – Area di ricerca di Torino. Ri-porta le seguenti parole: “Vecchiocampo di Mirafiori sorto presso laFiat Aviazione fervida fucina d’aliprimi genie di qui le leggendariesquadriglie militari agli albori delsecolo sfrecciarono a violare ardi-tissime il silenzioso reame delleaquile”Dal diario del marchese Solari: “Iltrasmettitore pesava 16 Kg. ed eraalimentato da accumulatori. Ope-rava su una lunghezza d’onda fra100 e 200 metri, il circuito secon-dario era costituito dallo scarica-tore a scintilla collegato da un latoalla massa metallica dell’aereo edall’altro lato con un filo condut-tore lasciato pendere per una lun-ghezza di poche decine di metri.In questo primo esperimento nonfu istallato sul velivolo l’apparec-chio ricevitore, data la difficoltàche si aveva allora nel riceveredeboli segnali in cuffia in mezzoal frastuono e ai disturbi elettricidi accensione del motore. A terrafu sistemata una piccola stazionecampale.” La prova venne eseguitaa bordo di un aereo da ricognizio-ne, un biposto Caudron G3 pro-dotto su licenza francese dall’AERdi Orbassano.Quando tutto fu pronto, Marconi,il generale Moris e alcuni ufficialidel Genio Militare si avvicinaronoall’aeroplano, sul quale aveva pre-so posto un allievo pilota ancoraprivo di brevetto. Mancava il te-legrafista, e allora Solari si offrì di

    svolgere questo insolito ruolo esi mise tra le ginocchia il piccolotrasmettitore. Volarono per circamezz’ora e fu trasmesso il segna-le costituito dalle lettere SSS VVV.All’atterraggio, il pilota poco prati-co fece “piastrellare” il velivolo pertre volte e si posò a terra di fianco,rompendo un’ala. Sia il pilota cheSolari uscirono incolumi dall’inci-dente. Di nuovo, agli inizi di no-

    vembre, dopo avere apportato leopportune modifiche, venne ef-fettuata, alla presenza di Marconi,una seconda prova sperimentale

    Guglielmo Marconi e il Capitano De Marco 

    Bibliografia “La radio in pace e in guerra” L.

    Solari e G. Marconi – ed. Mondadori1940 “Il primo aeroporto militareItaliano”

    sempre su Caudron G3. Alla guidaera il pilota De Marco e come tele-

    grafista il tenente Borghese. Dopoquesti primi esperimenti la radiotrovò sempre più largo impiegonell’aviazione italiana.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    28/40a.i.r.e. n. 6-201522

    Le valvole 6AY8G e6BY8G FIVRE

    di Marco Puccini

    Laboratorio & Progetti

    L’antefatto

    Quello che vi racconterò vuole es-sere un breve contributo riassun-tivo su due particolari tubi elettro-nici di produzione FIVRE, ovvero itipi 6AY8G e 6BY8G, sperando di

    aggiungere qualcosa a quanto siagià stato scritto con competenzasu questo argomento.Alcuni mesi orsono, durante unadelle periodiche visite ai merca-tini delle pulci, “ravanando “conpoca convinzione in uno scato-lone pieno di valvole radio senzaalcun tipo di imballaggio e senzaalcuna garanzia di funzionamentoda parte del venditore, fui attratto

    da un tubo dalla forma particola-re, che mi ricordava le fattezze deidue rari tipi sopra menzionati. Diprimo acchito fui deluso nel con-statare che sull’involucro di vetroci fosse l’inconfondibile etichettadella SIARE. Infatti mi constavache solo alcuni modelli del rice-vitore Radio Roma (non prodottodalla ditta piacentina) avesseromontato la 6AY8G, e solo il Nilo

    Bianco della Radiomarelli aves-se utilizzato la altrettanto ormaiquasi introvabile 6BY8G. Invece,a un più attento esame, dopo unasommaria pulizia dalla polvere,vidi che si trattava proprio di una6AY8G. Il basso importo richiestodal “banchettaro” mi convinseall’acquisto, sebbene non ispirinomolta fiducia le valvole riposte esballottate senza nessun tipo di

    protezione. Fortuna ha voluto chela valvola in questione sia perfet-tamente efficiente, quindi l’acqui-sto “al buio” è stato ben ripagato.

    Successivamente, dopo una bre-ve ricerca su alcuni manuali hoscoperto che la 6AY8 fu montataanche sui modelli 404A serie Au-to-commutante della SIARE, dalquale certamente la mia valvola

    proveniva, e sul Vertex 421 dellaS.A. Radiofrigor, apparecchi noncerto facili a reperirsi, specialmen-te il secondo.

    Utilizzo e caratteristiche

    Dopo il flop  commerciale delmodello Radiobalilla, lanciatosul mercato con gran pompa nel1937, ma del quale ne fu vendu-

    to un numero molto inferiore alleaspettative, l’industria radiotecni-ca fu incaricata dal governo fasci-sta di studiare una nuova tipolo-

    gia di “apparecchio popolare”, concaratteristiche superiori al suopredecessore, ma dal costo egual-mente contenuto. Il modello “Ra-dio Roma” fece la sua prima appa-rizione ufficiale nel giugno-luglio

    1939. Per esso fu progettato unparticolare circuito superetero-dina-reflex a sei circuiti accordaticon impiego di sole due valvoledella serie americana con zoccola-tura “Octal G”: 6A7 e 6AY8, più una80, utilizzate dalla case costruttri-ci Allocchio&Bacchini, CGE, Radio-marelli, Safar, Siemens-Telefunkene Watt Radio. Mentre le altre ditteche produssero tale modello, Phi-

    lips e Phonola, ma anche la stes-sa Safar per un certo numero diesemplari, impiegarono le valvoledella serie europea con zoccolo

    6BY8 e 6AY8

    a confronto.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    29/4023a.i.r.e. n. 6-2015

    a vaschetta: ECH3, EBL1, WE54.F.I.V.R.E. (Fabbrica Italiana Valvole

    Radio Elettriche), produsse quindila 6AY8G, doppio diodo-tetrodo afascio, al fine di mettere a disposi-zione dei produttori di radio unavalvola multifunzione atta a ridur-re il numero di tubi impiegati equindi il costo di produzione delnuovo ricevitore popolare (in talmodo si riduceva anche la tassa-zione che gravava su ogni valvolaradio). La 6AY8G è un tetrodo di

    potenza a pendenza molto ele-vata, capace cioè di fornire unadiscreta potenza di uscita con unabassa tensione in entrata. In pra-tica, nel Radio Roma, il primo sta-dio di conversione di frequenza amezzo della 6A7, non differisce daquello di una normale superete-rodina; invece, il secondo stadio,pilotato dal nostro tetrodo a fa-scio elettronico, realizza il princi-

    pio del sistema reflex: la tensionedi MF (Media Frequenza) prove-niente dal primo trasformatore èulteriormente amplificata in MFdalla 6AY8, mentre la tensioneproveniente dal secondo trasfor-matore di MF viene applicata alsecondo diodo per la rivelazione,indi portata nuovamente al circui-to di griglia per l’amplificazione diBF. Sulla placca, in serie con il tra-

    sformatore di MF, si trova il trasfor-matore di BF collegato alla bobinamobile dell’altoparlante elettrodi-namico. Uno dei due diodi è de-

    stinato al C.A.V. In sintesi, il nuovotubo FIVRE svolge il triplice ruolo

    di amplificatore di MF, rivelatore eamplificatore di BF, oltre alla fun-zione C.A.V. (Controllo Automati-co di Volume). Le stesse funzionisono svolte, nei modelli che mon-tano tubi della serie europea, dalpiù diffuso doppio diodo pentodofinale EBL1, montato in numerosiapparecchi dell’epoca. Sono inmolti a ritenere, sulla scorta di al-cune evidenze, che la doppia am-

    plificazione MF/BF, ancorché resapossibile dal forte scarto di fre-quenza esistente tra loro, rende-rebbe il circuito critico, sebbeneil Radio Roma abbia dimostratodi avere discrete doti di sensibilitàe selettività. Nel breve periodo incui la 6AY8 rimase in produzione(circa tre anni), fu utilizzata, comedetto, pure dalla SIARE e dalla S.A.Radiofrigor di Milano nel periodo

    1939-40. Non è dato di sapere conesattezza perché ne fu interrottacosì presto la fabbricazione. Po-trebbe aver disatteso le aspetta-tive sul suo rendimento, e quindinon essere più stata richiesta dallaindustria, ma è più probabile, vistala complessità costruttiva di que-sta valvola, che la stessa casa pro-duttrice avesse valutato non piùeconomica la sua fabbricazione.

    Maggiore in altezza della sua piùstretta parente è la 6BY8, che in-fatti misura 12,60 cm di altezza afronte dei 12 cm della prima. La

    sua rarità è ancora maggiore, inquanto rimase in produzione due

    soli anni nel biennio 1940-41, ov-vero quello di produzione del mo-dello “Nilo Bianco” mod. 78 dellaRadiomarelli, dove disimpegnale funzioni di rivelatore, C.A.V. etetrodo finale di potenza. Data laclasse e le prestazioni certamentesuperiori di questo apparecchio,era qui necessaria una valvola fi-nale di maggior potenza. Infatti lapotenza teorica d’uscita è di 4,5

    W, a fronte dei 4 W della 6AY8.

    Reperimentoe sostituzione

    Le 6AY8G e 6BY8G sono moltorare e ricercate dai collezionisti ditubi elettronici o anche solo dachi voglia riportare all’originali-tà una radio nella quale risultinomancanti o sostituite con altri tipi,

    con le inevitabili modifiche al cir-cuito elettrico dell’apparecchio (lapiù tipica sostituzione è appuntocon la EBL1). A causa del limitatoperiodo di fabbricazione, la ca-renza di disponibilità si manifestògià negli anni ’40, infatti nel ma-nuale del radio meccanico del ’48dell’Angeletti si legge: “La questio-ne della sostituzione si è fatta par-ticolarmente grave allorché questo

    tubo non è più apparso sul mercatodi vendita. Nella riparazione degliapparecchi tipo “Nilo Bianco” si eraappunto dovuto constatare un cer-

    SIARE 404A che monta a schema la 6AY8. SIARE 404A: qui la 6AY8 è sostituita con una EBL1.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    30/40a.i.r.e. n. 6-201524

    to disagio a causa dell’irreperibili-tà di questa valvola che non trovaesemplari che possano sostituirlasemplicemente. Perciò è stato di-segnato uno schema proponendodi rimpiazzare questa valvola conuna coppia più corrente con risulta-ti migliori, si tratta della 6Q7, dop-

     pio diodo triodo, e della 6V6 finale”L’Angeletti continuava nelle sueindicazioni fornendo il dettagliodegli altri componenti elettricinecessari alla modifica, tra i qualiun nuovo zoccolo octal, una resi-stenza da 5,0 e una da 0,25 MΩ,un condensatore da 10.000 pF eun altro da 125 pF a mica.Sul sito www.Radiomuseum.org èpossibile consultare una relazionedel signor Jacob Roschy sull’argo-mento, nella quale consiglia que-sti possibili adattamenti:1. Sostituzione della valvola 6AY8G nel “Radio Roma” con la 6BY8G: to-gliere il collegamento della grigliaschermo della nuova 6BY8G (V2)con la griglia schermo della 6A7(V1) e collegarla direttamente allatensione anodica (positivo di C18);cambiare la resistenza R4(10k) cheè rimasta alla griglia schermo del-la 6A7 con una da 56k 0,5W. Fattaquesta modifica non si deve asso-lutamente più usare una 6AY8G senon ripristinando i collegamenti ori-ginali (difficile, in realtà, che possaverificarsi la opportunità, conside-rato che la 6BY8 è ancor più rara ).2. Sostituzione della 6AY8G  conuna  EBL21: cambiare lo zoccoloOctal con uno Loctal oppure usareun adattatore Loctal-Octal. Fare lestesse modifiche come al punto 1.3. Sostituzione della 6BY8G conuna  EBL21: cambiare lo zoccolooctal con uno loctal oppure usareun adattatore loctal-octal. Sostituirela resistenza di catodo con una da110 ohm 0,5W. Non usare mai  una6BY8G in sostituzione di una 6AY8G senza usare una resistenza da 100k0,5W per la griglia di schermo.Inoltre il signor Roschy sconsi-glia la sostituzione della 6BY8Gcon una 6Q7/6V6, come indicatodall’Angeletti. Schema tipico di inserimento di una 6AY8.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    31/4025a.i.r.e. n. 6-2015

    I n alcuni numeri passati della ri-vista abbiamo parlato di “radiodi regime”, considerate da molti

    appassionati come elementi di uncollezionismo tematico, alcune

     prodotte in periodi di economiadi guerra, di basso costo e sempli-

    ci da usare. La limitazione dellagamma ricevibile alle sole ondemedie costringeva però all’ascoltodelle sola “voce del padrone”. C’eracomunque una manopola da gira-re, e la tentazione di farlo, anche aldi fuori del lecito, era molto forte.Con i guai che ne potevano deriva-re per l’utente audace. Ci fu qual-che “produttore di regime” che sispinse oltre, ricorrendo nei propri

    ricevitori ai tasti pre-sintonizzati.Nacquero, così, modelli di ricevito-ri “al guinzaglio” di cui presentia-mo due esemplari: uno del periodonazista ed un altro di quello dellaoccupazione sovietica della Ger-mania Est.

    Le radio al... guinzaglio

    di Claudio Gatti

    Parliamo di:

    Sachsenwerk Olympia 405W. A sinistra il controllo di volume e l’ac-

    censione, sopra la spia relativa; a destra il controllo di tono. Al centro

    la tastiera per la sintonia fissa di otto stazioni (6 in onde medie e 2 in

    onde lunghe).

    Dettagli delle otto bobine del gruppo Alta Frequenza ed Oscillatore e del robusto complesso meccanico per

    il comando di sintonia.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    32/40

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    33/4027 a.i.r.e. n. 6-2015

    Il telaio ed il sistemadi sintonia

    Veniamo agli aspetti tecnici del ri-cevitore. Il telaio, di cartone pres-sato di tre millimetri, si sviluppaverticalmente lasciando al centrouna spazio per il retro sporgentedell’altoparlante, fissato diretta-mente al mobile data la sua solidastruttura. Quattro le valvole (in-clusa la raddrizzatrice) Telefunkenserie 11 (ECH11, EBF11, ECL11,AZ11) e tradizionale lo schemasupereterodina, complesso solonella parte di alta frequenza (A.F.) a causa dei collegamenti delleotto bobine pre-tarate al robustosistema meccanico della tastie-ra. Il tutto era ben conservato e,tranne i condensatori elettrolitici,nulla è stato sostituito. Il solo po-

    Il monoblocco di sintonia tratto da

    un documento di servizio. Veniva

    assemblato e cablato a parte prima

    del montaggio sul ricevitore.

     A destra, la ordinata disposizione

    dei vari componenti. A sinistra la

    sezione di Alta e Media frequenza.

     Al centro il gruppo di bobine,

    disposte sotto il generoso altopar-lante. A destra alimentazione e

    amplificazione finale. Notare il

    robusto trasformatore ed i due

    condensatori di filtro. Sotto a destra

    il potenziometro di volume non

    originale.

    La tastiera di comando. I tasti portano etichette con nomi di stazioni

    sintonizzate successivamente, sempre nell’ambito delle stazioni attive

    nella D.D.R. comunista. Originariamente erano: Dresden, Gleiwitz,

    Berlin, Leipzig, Kattow…, Wien, Prag, Deutch sender. Il secondo tasto

    è stato, oggi, possibile sintonizzarlo su RAI 1 (anatema!).

    La elegante forma del ricevitore

    Kolibrì 2. Volume ed accensione

    sulla sinistra e regolazione della

    reazione a destra. Al centro il

    commutatore a slitta di stazione

    (due fisse: Berlino I e Berlino II).

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    34/40a.i.r.e. n. 6-201528

    tenziometro di volume ed accen-sione dell’apparecchio non eraoriginale e la sostituzione si è resanecessaria perché quella a suotempo effettuata da un maldestroriparatore non era fatta a dovere.Ogni bobina è composta da dueavvolgimenti affacciati a poca di-stanza l’uno dall’altro (aereo edoscillatore) posti su un supportocilindrico di materiale trasparente(Trolitul) con all’interno due nu-clei magnetici per una piccola ta-

    Valori di circuito per l’inserimento della valvola UEL51. A destra, Ingombro della valvola.

    Collegamenti

    elettrici degli

    elettrodi ai

    piedini della

    valvola.

    ratura sulle trasmittenti tedesche.Taratura possibile agendo su vitiaccessibili da sotto il telaio attra-verso una apertura con sportelloavvitato e che poteva essere sigil-lato. La media frequenza è di 468kHz. L’apparecchio è provvisto diregolazione di tono, con alimenta-zione a 120-230 volt con cambio-tensioni sul trasformatore. Il costodell’apparecchio era di circa 170marchi dell’epoca.

     VEB Stern Colibrì 2(R.F.T.)

    Questo ricevitore, prodotto dallaVEB Stern Radio Berlin negli anni1954/55 (poteva avere anche lasigla: Phonetika Radio Berlin),appartiene ad un altro periodo

    politico ed a una altra storia. An-che qui, però, era possibile ascol-tare nella D.D.R. (Repubblica De-mocratica Tedesca) due stazionipredisposte per il solo ascolto di

    emissioni “amiche” del regime so-vietico instaurato in quella partedella Germania. Un commutatorea slitta posto sul frontale dell’ap-parecchio permetteva di “cambia-re” la stazione, che poteva essere

    meglio sintonizzata attraversodue piccoli condensatori variabiliposti sul retro dell’apparecchio.Una sola valvola (UEL51), inusualedoppio tetrodo con ben dieci pie-dini che necessita di un partico-lare zoccolo per l’alloggiamento.Il circuito è a reazione e richiama

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    35/4029a.i.r.e. n. 6-2015

    La vista interna

    permette di vedere

    sulla sinistra in alto

    il raddrizzatore al

    selenio, subito sotto

    i due grossi elettroli-

    tici di filtro. Al

    centro la struttura

    particolare del

    sistema di eccitazio-

    ne dell’altoparlante

    a spillo e sotto gli

    alberini per una

    regolazione fine

    della ricezione. A

    destra la unica

    valvola impiegata

    UEL51.

    Particolare del raddrizzatore e dell’altoparlante.

    Dettaglio della parte di sintonia fine.

    nelle prestazioni e nella concezio-ne tecnica il vecchio schema delDKE 38. Un raddrizzatore al sele-nio fornisce la alimentazione alricevitore (220 volt). Le particola-rità più interessanti sono il telaio,anche in questo modello verticalee realizzato in bachelite con unostampo molto complesso che in-

    clude lo sbalzo per lo zoccolo del-la UEL51 e l’altoparlante magneti-co a spillo; quest’ultimo disponedi un particolare dispositivo di

    eccitazione magnetica (impeden-za 4500 Ohm) e la struttura di ba-chelite che lo sostiene è parte del-lo stesso telaio. Il circuito è a rea-zione e riceve le sole onde medie(naturalmente della sola D.D.R.).Le dimensioni dell’apparecchio,di linea aggraziata e leggera, benrappresentata dal suo sopran-

    nome “Colibrì”, sono 290 x 235 x140 mm. Le condizioni generalidell’apparecchio erano talmentebuone che non è stato necessario

    sostituire alcun componente, mauna sola spolverata è bastata perridargli l’aspetto che si meritava.Al tempo il costo di questo appa-recchio era di circa 50 marchi.

    Nota: Su LSP n. 5-2009 un articolo

    del socio Melloni parla di questoapparecchio e fornisce lo schemaelettrico.

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    36/40a.i.r.e. n. 6-201530

    Nel luglio scorso a Cosseria si è svoltala prima mostra mercato dell’asso-ciazione dei radioamatori della se-zione della Val Bormida.La presenza di oltre una trentina di ban-chi è stata certamente di ottimo auspicioper il proseguimento della giornata. Il no-

    stro banco A.I.R.E. con una piccola mostradi apparati d’epoca è servita per renderela mostra mercato più interessante per chinon era particolarmente interessato agliacquisti. La Pro Loco ha preparato pasti conun ottimo menù a base di agnolotti e frittodi pesce. Interessantissimo è il museo dellabicicletta presente a Cosseria con ricordi dialtri tempi (a partire dal velocipede) sino allebiciclette da corsa dei più famosi campioni(Coppi, Bartali, Girardengo). Saremo sicura-

    mente presenti alle future manifestazioni,come sempre, con la partecipazione del no-stro socio ed amico Giorgio Brovida.

    Mostra a Cosseria(Val Bormida)

    Mostre & Manifestazioni

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    37/4031a.i.r.e. n. 6-2015

    S abato 26 settembre scorso, dopoqualche anno di silenzio, grazie ai no-stri cugini A.R.I. sezione di Monza chehanno dedicato la giornata ai cinquantaanni di associazione, ha ripreso l’iniziativadel mercatino delle radio d’epoca a Vimer-cate nell’ampio spazio interno al centrocommerciale di piazza Marconi. Il bel tem-po ha favorito sia la partecipazione di espo-

    sitori, sia l’afflusso di visitatori. La presenzaA.I.R.E. è stata animata dal nostro socio DinoGianni, che tanto nel passato si è adoperatoper il successo dell’iniziativa praticamenteunica in Lombardia, e dal nostro presidente

    Un sabato a Vimercate

    Mostre & Manifestazioni

    Pria presente alla postazione della nostra associazio-ne sino dal mattino presto. Siccome l’importante è ri-cominciare, ci auguriamo che anche l’anno prossimo

    la iniziativa si ripeta. Un ampio parcheggio gratuito adisposizione nei pressi del mercatino ed un serviziopubblico di bus navetta dalla Metro 2 a Piazza Marco-ni, sono una interessante premessa.

    Nella foto in alto, Pria impegnato nell’allestimento

    del banco A.I.R.E.

     A sinistra, il socio Corno e Dino Gianni con l’oggetto

    misterioso.

    Sotto, la tradizionale animata discussione: “Sarà...o

    non sarà...?

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    38/40a.i.r.e. n. 6-201532

    Mercatini di Elettronicanovembre e dicembre 2015

      Pubblicare un annuncio… molto semplice!Ricordiamo che per pubblicare gratuitamente nell’apposita rubricaOFFRO CERCO SCAMBIO un annuncio di ricerca materiali o di offertadi scambio, basta inviare una e-mail (od una semplice lettera) allaRedazione ([email protected] oppure ing. Claudio Gatti viaM. d’Azeglio 2 - 20900 Monza) con una breve descrizione di ciò che si

    cerca o si offre, non dimenticando un recapito mail o telefonico perun successivo contatto diretto tra gli interessati. Potrà essere inviataanche una immagine per migliorare la comunicazione. L’annunciosarà pubblicato su due numeri successivi della rivista.

    31 ottobre - 1 novembreBASTIA UMBRAOrg.: Blu Nautilus - Tel. 0541/439573

    31 ottobre - 1 novembreBASTIA UMBRAOrg.: Blu Nautilus - Tel. 0541/439573

    7 novembre CENGIOMercatino Radioamatoriale

    Org: ARI Val Bormida - Tel. 338/6204120

    7 - 8 novembre FIRENZEOrg.: Prometeo - Tel. 0571/22266

    14 - 15 novembreLIVORNOOrg.: Prometeo - Tel. 0571/22266

    14 - 15 novembreRIMINIOrg.: Blu Nautilus - Tel. 0541/439573

    21 - 22 novembrePORDENONEOrg.: Pordenonefiere - Tel. 0434/232111

    28 - 29 novembrePESCARAOrg.: ARI Pescara - Tel. 085/4714835

    28 - 29 novembreVERONAOrg.: Verona fiere - www.elettroexpo.it

    28 - 29 novembreVERONAOrg.: www.elettroexpo.it

    5 - 6 dicembreFORLI’Org.: Blu Nautilus - Tel. 0541/439573

    12 - 13 dicembre GENOVAOrg.: Studio Fulcro - Tel. 010/590889

    Offro:  trasmettitore per ondemedie. Apparato realizzato peri collezionisti di radio d’epoca.Potenza: 100 mW in antenna

    Dimensioni: 130 x 180 x 60 mmAlimentazione: 12V DC 150mA. Prezzo specialeai soci A.I.R.E. euro 60, Dal prezzo è escluso l’alimen-tatore. Per info tel. 0376.687595 o 3294070762e-mail: [email protected]

    Offro: diciannove volumi Radioindustria, (annatecomplete 1934 al 1970), elegantemente rilegati, ces-sione in blocco, valore e consegna da concordare.Dino 348.7303791

    Offro:Apparati militari tedeschi:

    UKW-Ee/24b-325 (1937) - 10Wsc (1943)-Torn Fu/d2 (1944) - Torn EB (con strumento) (1940)-Torn EB (senza strumento) (1944)Apparati militari USA-R Transmitter BC604DM+BC603DM (RMK completo)- Receiver BC/603 (FR)Apparati civili italiani-SITI R4 Quattro valvole esterne (1923)U.Gianni tel. 348.7303791

    Cerco: Piatto completo di braccio e testina origina-

    li per Radiomarelli Nepente, anche senza supportoper il braccio. Possibilmente in buono stato estetico.Roberto Boldori e-mail: [email protected]: Raccolta completa di radio miniature dal n 01al n. 50 (Brion-Vega). Dino tel. 348.7303791

    Cerco: Telaio anche senza valvole per radio SuperlaFestival 62 con FM . Socio A I R E. tel. 347 5833696e-mail: [email protected]

    Cerco:  Radioricevitore marca Phonola mod. 567

    anno 1940 con sintonia motorizzata.Antonio Pozzi tel. 051567626-3479213429;e-mail: [email protected]

    Offro: Amplificatore Geloso G 229/12 e provavalvo-le I 177.Cerco: Due elettrolitici come in figura.Watt Radio WR470 da demolizione;scala parlante perfetta e condensatorioriginali.Philips B3X08A/16 da demolizione; sca-

    la integra. Registratore Geloso G257 da demolizione:coperchio trasparente perfetto. Pannello posterioreoriginale IMCA Pangamma da tavolo, spine alimenta-zione IMCA. Enrico Landi e-mail: [email protected]

    Offro:  collezione completa di “Nuova Elettronica“,cessione in blocco, valore e consegna da concordare.e-mail: [email protected]

    Offro: Offro amplificatore da cinema Prevost com-pleto di valvole (6J7,6C5,6V6,6V6,5Y3).Inoltre un televisore Phonola ed uno Grundig a val-vole in b/n, anni 50/60. Mario Corà 340.1813455; e-mail: [email protected]: mobile per Radiomarelli 9U15 e per Magna-dyne S41 o cedo i relativi telai.Mario Corà 340.1813455; e-mail: [email protected]

     www.aireradio.org Il sito dell' A.I.R.E.sempre aggiornato:

    Servizi Articoli e documenti

    Biblioteca

     Annunci Cerco Offro Scambio

    Calendario eventi

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    39/40

    B.I.S.di Antonio Fautilli [email protected] 

    No, no: non è un’autocelebrazione

    narcisistica! BIS è acronimo di BancaItaliana di Sconto, nata adulta intor-no al 1914, come piace ai poteri for-ti. Fece “ BIScotto” delle banche giàesistenti prima del ‘900 che, guardacaso, non erano a maggioranza di ca-pitale casareccio: Credito Italiano eBanca Commerciale Italiana. Coinvol-ti grandi nomi dell’industria di alloracome Edison, Terni, Ilva, Falck, FIAT,Montecatini e, quindi, numerose atti- vità nel settore elettrico, meccanico,chimico, tessile, minerario, edilizio,

    cementiero, alberghiero. Il capitaledelle due banche era prevalentementeestero, aperto “al mondo” per il Cre-dito Italiano, mentre era a senso unico(tedesco) per la Banca CommercialeItaliana. Tedesco nel senso di capitaliprivati di ebrei tedeschi, austriaci, sviz-zeri e 100.000 lire italiane...1914: ricorda qualcosa di importanteed irreparabile a me ed a tante altreanime ingenue.Per le anime meno ingenue c’era però

    lo scoglio dei legami economici con

    la Germania, prossimo papabile ne-mico. I pronti alla guerra, i cosiddettiinterventisti, dettero i natali alla no-stra cara B.I.S.: capitali francesi, pre-sidente Guglielmo Marconi ed unadote di 500.000 lire. Si vociferava chele società di Marconi avrebbero dovu-to, in seguito, spianare la strada alla“calata” della B.I.S. in Africa. Senzafarla lunga, diciamo che B.I.S. finanziòle aziende italiane disposte e felici diconvertire le loro produzioni in sforzobellico quali Fiat ed Ansaldo: cioè si-

    derurgia, elettricità, chimica. Il popo-lo, invece, non era molto incline allapugna. Ci vollero manifesti, cartelloni,illustrazioni di talentuosi artisti: stam-pa pilotata, ovvero efficace propagan-da a colpi di mazzette, agevolate da in-dustrie e banche, al fine di traghettarel’Italia verso Francia e Inghilterra. Aquesto punto, si scatena la corsa perraccogliere sottoscrizioni, prestiti na-zionali e prestiti per la vittoria, a suondi 5% di rendita consolidata. Armi per

    la guerra. Lavoro per la guerra: mani,piedi, occhi, polmoni, stampelle per lapace e per la guerra. Importante era“acchiappare” soldi per finanziare gliormai vicini eventi guerreschi. La B.I.S.emise la maggior porzione di torta for-mata dal progenitore dei BOT, comesi chiamerebbe adesso. Prestava fiumidi denaro, con le spalle coperte daglianticipi statali previsti per ogni produ-

    zione bellica. Ad esempio, un  surplus produttivo di Ansaldo costituito da2.500 cannoni, fu impiegato nella lineadel Piave, dopo Caporetto. La pacchiadurò fino alla conclusione del con-flitto, quando i mercati iniziarono adesigere normalità. Le aziende bellichenon erano ancora disponibili al ritor-no alla  normalità, avendo speso moltisoldi non di loro stretta competenza.FIAT per salvarsi, prima adocchiò,poi acquisì la maggioranza del Credi-to Italiano. Ansaldo, primo debitoredi B.I.S., dedicò le sue attenzioni allaBanca Commerciale Italiana, ma sen-za successo. Naturalmente il fallimen-to per Ansaldo equivaleva ad una cata-strofe per il prestigio industriale, per lemaestranze e per le attività collegate.La Banca Italiana di Sconto doveva,nel frattempo, dire a cinquecentomilasottoscrittori di prestiti: “signori,  non c’è più una lira”. Lo disse! Era il 1921e il botto fu di oltre 2 miliardi. Il mo-mento è delicato e non vado oltre…

  • 8/16/2019 La Scala Parlante n.6 anno 2015

    40/40