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LA REPUBBLICA DI WEIMAR

Dopo la cacciata dell'imperatore e la proclamazione della Repubblica (9 dicembre 1918) si susseguirono in Germania scontri tra le diverse fazioni politiche. I socialdemocratici, massimo partito del Reichstag (il parlamento), volevano la cessazione della guerra, una pace senza annessioni o riparazioni, una democratizzazione delle istituzioni. Particolarmente attivi erano poi i comunisti, riuniti nella Lega di Spartaco (che diventa Partito comunista il 31 dicembre del 1919) capeggiati da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, filobolscevichi, volevano la rivoluzione sociale anticapitalista per instaurare una società socialista. Il partito comunista tenta una sommossa rivoluzionaria a Berlino (9-13 gennaio 1919), soffocata nel sangue; i due agitatori furono uccisi da un gruppo di ufficiali reazionari.

Pochi giorni dopo si tennero le elezioni (1919) e si creò un governo di coalizione tra socialisti, cattolici e liberali democratici. Venne eletto presidente della Repubblica il socialdemocratico Ebert e le commissioni costituzionali si riunirono a Weimar (una città della Turingia) ritenuta più sicura di Berlino per lavorare alla Costituzione. Venne proclamata la Costituzione della Repubblica federale, con due Camere elette a suffragio universale con il metodo della proporzionale (Reichstag e Reichstrat, o assemblea dei delegati dei 18 Länder in cui era diviso il paese). La Costituzione di Weimar, volendo essere un compromesso tra le tradizioni autoritarie del periodo guglielmino (ampi poteri per il presidente della Repubblica) e le aspirazioni democratiche (la proporzionale pura consentiva la rappresentanza in Parlamento anche di piccolissime formazioni politiche), non riuscì a dare alla Germania governi stabili e duraturi.

Fin dal 1920 i partiti socialisti cominciano a perdere voti e i partiti di centro destra si rafforzano tanto da reggere lo stato fino al 1928: si ristabilisce quasi del tutto il potere delle vecchie classi conservatrici. Si sviluppano partiti e movimenti di estrema destra, nazionalisti, militaristi che tentano colpi di stato (1920-1923).

Il peso delle riparazioni di guerra imposte alla Germania aggravò l'inflazione già in atto nel paese e la pesante crisi occupazionale. Per risolvere la situazione si ricorse all'aumento del prelievo fiscale e a una politica di strette economie, così da poter creare nel 1924 una nuova moneta, basata sull'oro. Solo i capitali statunitensi salvano la Germania dal tracollo.

Il paese viene guidato, dal 1924 al 1929, dalla 'Grande Coalizione', guidata da Stresemann, capo del partito popolare, di matrice democratico-liberale, che cercò di portare il paese verso una relativa stabilizzazione.

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Contemporaneamente Stresemann cercò un riavvicinamento con le potenze occidentali, per ridurre il peso delle restrizioni e degli oneri finanziari imposti alla Germania. L'azione diplomatica culminò nel 1925 con il trattato di Locarno (la Germania riconosce i suoi confini occidentali tracciati a Versailles, si impegna a smilitarizzare la Renania e per i confini orientali afferma che è necessario raggiungere positive intese con Cecoslovacchia e Polonia). Il Trattato consentì, tra l'altro, l'ingresso della Germania nella Società delle nazioni (1926).

Questa politica suscitò però la reazione dei partiti nazionalisti e militaristi, che nel novembre 1923, guidati da Adolf Hitler, tentarono una violenta insurrezione a Monaco (putsch), prontamente repressa, Hitler finì in carcere.

Sarà però la grande depressione del 1929 a colpire a morte la Repubblica e getterà la Germania in una catastrofica crisi alla quale le istituzioni democratiche non sopravviveranno. Già nel 1928 ci sono difficoltà perché arrivano in Germania sempre meno capitali dall'estero e la produzione è ferma. Dopo il 1929 i crediti vengono meno, le esportazioni crollano come le importazioni di materie prime, il peso delle riparazioni si fa maggiore. Disoccupazione, scioperi, e attacchi al governo testimoniano la crisi. Le elezioni del 1930 segnano il rafforzamento dei nemici della Repubblica (NSDAP=partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori guidato da Hitler e KPD=partito comunista tedesco). Nel 1932 Repubblica vive la sua agonia e nel 1933 il partito di Hitler abbatte le istituzioni democratiche e istituisce un regime dittatoriale.

L'ASCESA AL POTERE DI HITLER

Già nel 1920 l'austriaco Adolf Hitler aveva fondato a Monaco il Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori che si può considerare espressione del generale movimento di rifiuto degli esiti della prima guerra mondiale da parte della destra tedesca, nazionalista e militarista. Il partito aggrega elementi eterogenei: il nazionalismo, l'antisocialismo, la frustrazione degli ex-combattenti, le tendenze anti-sociali degli strati più bassi della popolazione.

Il programma del partito prevede: 1)opposizione al trattato di Versailles 2)riaffermazione dell'antico pangermanesimo 3)lotta a oltranza contro il marxismo 4)lotta contro gli Ebrei, considerati la fonte di tutti i mali che affliggono la Germania 5)costruzione di uno Stato popolare formato sulla base della comunità etnica degli ariani tedeschi, sotto la guida di un capo carismatico (il Führer); i nazisti oppongono a democrazia, capitalismo e marxismo il concetto di razza,

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intesa come assoluta unità di sangue e spirito, che affonda le sue radici nel Medioevo e ancora prima nella società tribale dei Germani. 6)corporativismo all'interno del mondo del lavoro: imprenditori e operai devono cooperare per garantire la produttività, senza scontrarsi.

Adolf Hitler, unico e indiscusso capo del movimento, detta i principi ideologici del nazismo nel Mein Kampf (La mia battaglia), pubblicata nel 1925, in cui propone appunto, lotta al liberalismo, lotta al marxismo e lotta agli Ebrei e si propone come guida della Germania verso il suo destino di potenza attraverso l'espansionismo militare.

Sino al 1929 il partito nazista è molto piccolo: la Grande depressione fa sì che milioni di disoccupati, sottoccupati, sradicati di ogni tendenza, i ceti medi rovinati dalla crisi, comincino a guardare ai partiti più estremi come all'unica salvezza di fronte alla catastrofica crisi che i partiti tradizionali non sembrano in grado di controllare. Il partito nazista attrae sia i delusi della destra sia quelli della sinistra. Dopo lo scoppio della crisi economica del 1929, Hitler allargò il suo seguito ottenendo ampi consensi nelle classi medie urbane e nel mondo studentesco e l'appoggio degli ambienti industriali, finanziari e dell'esercito. Il partito nazista viene visto come l'unica forza in grado di imporre un forte potere borghese e conservatore e di riportare l'ordine nel paese, proprio mentre comunisti e socialdemocratici dimostrano tutta la loro impotenza.

Hitler si avviò così verso la conquista del potere, spalleggiato dalle formazioni paramilitari costituite in seno al Partito nazista: le SA (sezioni d'assalto) e le SS (Reparti di protezione), comandate da Heinrich Himmler.

Nelle elezioni del 1930 il partito nazista ottenne una prima importante affermazione elettorale. Ancor più grande fu il numero di consensi che Hitler raccolse nelle presidenziali del 1932, quando si oppose alla candidatura del conservatore maresciallo Von Hindenburg (presidente in carica dal 1925 e sostenuto anche dai socialdemocratici), uscendone sconfitto con non grande scarto (53% contro 36,8%). Le successive elezioni politiche del luglio 1932, replicate nel novembre per l'impossibilità del cancelliere Von Papen di governare con una maggioranza stabile, portarono il partito nazista a diventare il primo partito del Reich; così nel gennaio 1933 il presidente diede a Hitler l'incarico di cancelliere.

Dopo l'incendio del Reichstag (il parlamento) il 27 febbraio del 1933, probabilmente causato dai nazisti, Hitler si fece accordare pieni poteri in marzo e in poche settimane procedette al totale smantellamento dello Stato democratico e alla proclamazione del regime totalitario (il Terzo Reich).

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IL TERZO REICH

Da quando sale al potere Hitler alterna l'attività politica legale all'uso della violenza, trasforma il partito nazista da strumento dei potentati economici a padrone della Germania e lancia un'offensiva generale contro qualsiasi forza d'opposizione al regime. La Germania è quindi governata, negli undici anni del potere nazista, da un governo dispotico, da uno Stato partito, che elimina ogni altra forma di istituzione, privata o pubblica, detenendo il monopolio della politica, dell'economia e dell'intera società.

I provvedimenti presi da Hitler furono: 1)scioglimento dei partiti 2)proclamazione dello Stato Totalitario a partito unico (quello nazista) e "nazificazione" dello Stato 3)scioglimento dei sindacati e dei giornali d'opposizione 4)inquadramento dei lavoratori insieme ai datori di lavoro nel Fronte tedesco del lavoro 5)soppressione degli articoli della Costituzione di Weimar che garantivano libertà civili e personali: quindi abolizione della libertà di stampa, dei diritti di espressione, organizzazione e di sciopero 6)inquadramento della gioventù tedesca nella Hitlerjugend (gioventù hitleriana), prendendo esempio da quanto aveva fatto il fascismo in Italia 7)l'arte, la scienza, e la letteratura furono sottoposte al controllo del nazismo: biblioteche e musei vennero epurati dalle opere di autori democratici ed ebrei (tra gli altri Voltaire, Marx, Freud, Einstein, Franz Kafka, Chagall, Kandinskij) 8)creazione di un grande apparato propagandistico educativo controllato da Göbbels 9)allestimento dei campi di concentramento fin dal 1933 10)emanazione delle leggi di Norimberga del 1935 che privano gli Israeliti della cittadinanza tedesca 11)istituzione della Gestapo (polizia segreta, controllata direttamente da Himmler, già capo delle SS) e dei Tribunali speciali (posti sotto controllo del governo).

REPRESSIONE INTERNA

I nazisti giunti al potere si scagliano con forza contro qualsiasi tipo di opposizione interna. Il 27 febbraio del 1933 un incendio, forse appiccato dagli stessi nazisti, distrusse il Reichstag di Berlino. In nome della protezione del popolo e dello Stato, ciò diede a Hitler il pretesto per far approvare un decreto che abolisse gli articoli della costituzione di Weimar che tutelavano libertà civili e personali. Circa 4000 funzionari comunisti furono arrestati e molti vennero uccisi e di lì a poco tutti i partiti furono soppressi e i sindacati sciolti.

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Sia per ragioni politiche che razziali soprattutto dopo il 1935 migliaia di tedeschi, uomini come Thomas Mann, Sigmund Freud, Albert Einstein, dovettero abbandonare il proprio paese. In opposizione al regime abbiamo circoli di emigrati, soprattutto socialdemocratici e comunisti, e circoli di sacerdoti cattolici. All'inizio il Vaticano cerca di trovare un accordo con Hitler, ma poi i rapporti peggiorano per la politica antireligiosa del regime. Anche parte degli ufficiali dell'esercito continuavano a essere in opposizione al regime

Nel 1934, dopo la morte di Von Hindenburg, Hitler assunse anche la carica di presidente della Repubblica, proclamandosi Führer della Germania. Negli anni successivi continuò la feroce repressione degli oppositori, compresi quelli interni al Partito nazista. Pensiamo ad esempio alla "notte dei lunghi coltelli" 30 giugno 1934: Göring e Himmler fabbricarono le prove di un complotto per uccidere Hitler che sarebbe stato ordito dallo stato maggiore delle SA, nella notte del 30 giugno 1934 centinaia di capi delle SA vennero assassinati senza alcun processo e senza formalità dalle SS e in parte dalla Gestapo.

ANTISEMITISMO E PERSECUZIONI RAZZIALI

La feroce repressione nazista continua a colpire anche gli Ebrei. Sino al 1935 i provvedimenti presi dal governo nazista contro gli Ebrei li discriminavano sul piano economico e lavorativo: Hitler non voleva inimicarsi apertamente importanti ambienti dell'industria e della finanza, voleva mostrarsi affidabile ai conservatori e non inimicarsi gli altri Stati europei. Con il passare del tempo però gli Ebrei vennero progressivamente emarginati e poi esclusi per legge dalle università, dalle cariche pubbliche, dalle radio e dai giornali, molte professioni furono a loro proibite (es. avvocatura, insegnamento). Nel settembre del 1935 il governo nazista emana le cosiddette Leggi di Norimberga con le quali gli Ebrei venivano privati della cittadinanza tedesca, perdendo ogni diritto di fronte allo Stato. In questo modo si sanciva che la razza ebraica era inferiore. I matrimoni tra ariani ed ebrei erano proibiti, anche la semplice frequentazione divenne un reato. Si inasprì la legislazione antisemita e fu completata l'epurazione totale degli Ebrei dal mondo industriale e finanziario. Molte decine di migliaia di Ebrei emigrarono (soprattutto in Palestina e negli Stati Uniti), gli altri andarono incontro a un tragico destino. Nel novembre del 1938 un ebreo uccise a Parigi un diplomatico nazista per protesta contro la politica razzista del governo tedesco. Le autorità naziste colsero l'occasione per scatenare la rappresaglia interna: gli

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apparati di massa del regime si adoperarono per scagliare i Tedeschi contro gli Ebrei, rimasti in Germania e le loro proprietà. Nella notte fra l'8 e il 9 novembre del 1938 ("la notte dei cristalli"), centinaia di vetrine di negozi vennero infrante e i locali saccheggiati; migliaia di Ebrei vennero arrestati senza alcuna imputazione; decine di sinagoghe vennero devastate o distrutte; ci furono 26 vittime e migliaia di feriti. Fu solo l'inizio di una serie di pogrom (distruzioni, in russo) antisemiti che sarebbero culminati nella soluzione finale, con la quale Hitler si riprometteva lo sterminio della razza ebraica: durante le seconda guerra mondiale furono sterminati nei campi di concentramento tedeschi (Auschwitz, Treblinka, Mathausen, Buchenwald) oltre cinque milioni di Ebrei, e vi furono rinchiuse anche centinaia di migliaia di oppositori, comunisti, cattolici, democratici.

POLITICA ECONOMICA E SOCIALE

Il regime sembra risolvere gran parte delle difficoltà in cui si era dibattuta la Repubblica, ma ha come unico e inevitabile sbocco la guerra. Pur senza avere un'organica politica economica, il governo sin dal 1933 vara decisioni in materia con l'unico obiettivo del riarmo totale. Subordinato l'economia alla politica la Germania ha una netta ripresa grazie a un massiccio intervento dello stato in economia, con una grande politica di lavori pubblici e di finanziamento alle industrie produttrici di armi, a un regime di alti profitti, di bassi salari e di piena occupazione. Anche il nazismo, come il fascismo, tende all'autarchia, senza mai raggiungerla, e al corporativismo in ambito agricolo e industriale. In generale gli agricoltori appoggiarono sempre Hitler che ne ricevette in cambio una certa sicurezza economica per la Germania. In ambito industriale il governo impose la massima concentrazione produttiva possibile: tutta l'economia venne guidata dallo stato, venne soppressa la libera scelta del posto di lavoro e si impose a tutte le aziende di uno stesso settore di entrare nei cosiddetti gruppi economici, rendendo obbligatoria la costituzione di cartelli. L'industria pesante è il perno dell'economia tedesca e la produzione restò nelle mani del capitale privato, e tra industriali e nazismo si creò un rapporto di reciproco appoggio. Le mete dell'economia fissate nel 1936 erano: raggiungere l'autarchia e preparare il paese alla guerra. La soluzione definitiva di tutti problemi economici restava per Hitler l'espansione territoriale della Germania a spese dei suoi vicini orientali, che avrebbe così trovato risorse umane e materiali necessarie.

POLITICA ESTERA: L'ESPANSIONE NAZISTA

La politica estera nazista fu una politica di forza, ispirata a un acceso e violento nazionalismo di tipo pangermanista: l'espansionismo militare

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tedesco avrebbe dovuto portare a un nuovo ordine europeo dominato dalla Germania. Dal 1933 al 1936 Hitler libera la Germania dai lacci di Versailles riaffermando la pari dignità con le altre potenze. A partire dal 1937 la Germania prese ad avvicinarsi all'Italia e al Giappone stati autoritari interessati ad ampliare la propria sfera di influenza (cfr. Etiopia). Nel 1935, del resto, Germania, Italia e Giappone stilarono una alleanza politica e militare che prese il nome di Asse Roma-Tokyo-Berlino.

Nel 1938 Hitler, dopo aver ottenuto la neutralità di Mussolini, fomentò in Austria delle sommosse naziste contro il governo e il 12 marzo occupò la piccola Repubblica austriaca annettendola alla Germania.

Subito dopo Hitler chiese alla Cecoslovacchia l'immediata cessione del territorio dei Sudeti, abitato in prevalenza da tedeschi. Con la mediazione di Mussolini si riunì allora a Monaco di Baviera (29-30 settembre 1938) una conferenza di potenze (Italia, Germania, Francia, Inghilterra), che costrinse la Cecoslovacchia a cedere i Sudeti in cambio della garanzia che la Germania non le avrebbe mosso guerra. Tuttavia nel 1939 Hitler, attuando implacabilmente il suo programma espansionistico (per la conquista del cosiddetto spazio vitale per la Germania), occupò militarmente la Cecoslovacchia, smembrandola in due Stati: il protettorato tedesco di Boemia e Moravia e la repubblica Slovacca, nominalmente indipendente ma in realtà anch'essa sotto la dominazione della Germania. Dopo aver costretto la Lituania a cedere alla Germania la città di Memel e aver stretto il Patto d'acciaio con Mussolini, Hitler rivolse le sue minacce alla Polonia, reclamando la città libera di Danzica e la creazione di un corridoio che unisse la Prussia orientale al resto della Germania. Inghilterra e Francia decisero questa volta di resistere a ogni ulteriore tentativo di espansione tedesca e accordarono le loro garanzie alla Polonia, cercando di coinvolgere anche L'URSS. Ma il 23 agosto 1939 venne annunciato che tra il ministro degli Esteri sovietico Molotov e il suo omologo Von Ribbentrop era stato concluso un patto di non aggressione tra Germania e URSS. Hitler ebbe così mano libera per aumentare le sue pressioni sulla Polonia, provocando lo scoppio della seconda guerra mondiale.