LA RELIGIONE DEGLI INDIANI D'AMERICA PRIMA DI WOVOKA · dall'inizio e una volta per tutte che essa...

21
1 Francesco Lamendola LA RELIGIONE DEGLI INDIANI D'AMERICA PRIMA DI WOVOKA Questo articolo fa seguito a "La fine delle guerre indiane" e traccia un quadro complessivo del substrato religioso ove trovò terreno fertile la "Ghost Dance" ("Danza degli Spettri") verso il 1888, introdotta dal messia paiute Wovoka e terminata con il massacro perpetrato dall'esercito americano a Wounded Knee, nel 1890. Un prossimo articolo prenderà in esame i presupposti diretti dell'azione di Wovoka: le condizioni complessive della tribù Paiute verso il 1880; la diffusione del cristianesimo nel Nevada e, in genere, nell'Ovest degli Stati Uniti; le caratteristiche della società bianca e della politica americana al tempo delle ultime guerre indiane. Questi tre articoli formeranno una introduzione generale al fenomeno della "Ghost Dance", tipico esempio di sincretismo religioso a base animistico-cristiana e, al tempo steso, tipico movimento religioso di libertà e di salvezza sorto in una società tribale minacciata di completa distruzione culturale.

Transcript of LA RELIGIONE DEGLI INDIANI D'AMERICA PRIMA DI WOVOKA · dall'inizio e una volta per tutte che essa...

1

Francesco Lamendola

LA RELIGIONE

DEGLI INDIANI D'AMERICA

PRIMA DI WOVOKA

Questo articolo fa seguito a "La fine delle guerre indiane" e traccia un

quadro complessivo del substrato religioso ove trovò terreno fertile la

"Ghost Dance" ("Danza degli Spettri") verso il 1888, introdotta dal messia

paiute Wovoka e terminata con il massacro perpetrato dall'esercito

americano a Wounded Knee, nel 1890. Un prossimo articolo prenderà in

esame i presupposti diretti dell'azione di Wovoka: le condizioni

complessive della tribù Paiute verso il 1880; la diffusione del

cristianesimo nel Nevada e, in genere, nell'Ovest degli Stati Uniti; le

caratteristiche della società bianca e della politica americana al tempo

delle ultime guerre indiane. Questi tre articoli formeranno una

introduzione generale al fenomeno della "Ghost Dance", tipico esempio di

sincretismo religioso a base animistico-cristiana e, al tempo steso, tipico

movimento religioso di libertà e di salvezza sorto in una società tribale

minacciata di completa distruzione culturale.

2

1. IL SUBSTRATO RELIGIOSO.

È impossibile accostarsi al fenomeno della Danza degli Spettri senza gettare uno

sguardo preliminare al substrato religioso degli Indiani del Nord America nel tardo

XIX secolo. Due forze si contendevano il campo: i culti religiosi tradizionali e il

cristianesimo predicato dai missionari bianchi. La Danza degli Spettri non fu

semplicemente una danza rituale, come tante altre (la Danza del Sole, la Danza del

Toro, ecc.). Essa fu una vera e propria religione nuova, che si esprimeva

specificamente nella danza, ma che non si esauriva in essa. Aveva una propria etica

ben definita, prospettava una escatologia di tipo apocalittico e si incentrava su di una

predicazione di tipo messianico-profetico e millenaristico. Il suo obiettivo finale non

era l'acquisto di qualche specifico vantaggio materiale, come di solito i culti indiani

del passato, ma una salvazione di tipo spirituale.

Per comprendere il fenomeno della Danza degli Spettri è necessario chiarire fin

dall'inizio e una volta per tutte che essa fu una religione nata e sviluppatasi nel

particolare ambiente culturale delle riserve, così come si erano venute configurando

verso la fine del XIX secolo, nell'Ovest americano. I suoi addentellati con i culti

indiani tradizionali furono confusi, sporadici e in gran parte sotterranei. Essa, inoltre,

non costituì un fenomeno culturale isolato, ma fu la punta estrema di un vasto

movimento a carattere messianico che si manifestò, sotto forme diverse ma con una

sostanziale unità d'intenti, presso differenti tribù degli Stati Unirti occidentali. D'altra

parte, se è eccessiva la tesi secondo cui la Danza degli Spettri fu un fenomeno

interamente cristiano (1), è evidente che dal cristianesimo essa trasse una gran parte

della propria concezione ispiratrice. Si trattava, però, di un cristianesimo largamente

rielaborato e reinterpretato secondo la sensibilità religiosa indiana del tempo, che non

aveva molti punti di contatto con quello "ufficiale", predicato dai missionari bianchi

fin da prima che le tribù venissero confinateall'interno delle riserve.

Quali erano dunque i caratteri salienti delle religioni indiane tradizionali? Quali

furono le condizioni in cui venne recepito il messaggio cristiano dagli Indiani, prima

e dopo la relegazione nelle riserve? Queste sono le due domande preliminari che

dobbiamo porci.

Innanzitutto, la prima. È un fatto che gli Indiani non avevano concezioni religiose

nettamente definite e che oltre alle differenze specifiche esistenti fra tribù e tribù, fra

regione e regione, un serio ostacolo per l'indagine storica è costituito dalla natura

stessa della mentalità religiosa indiana. Essa rifuggiva da concettualizzazioni astratte

e, così come concepiva il fatto religioso in piena armonia con le varie manifestazioni

della vita e con le forze della natura che la regolano, lasciava deliberatamente una

zona d'incertezza e di mistero intorno ad esso. Vi è, secondo gli Indiani del Nord

America, una forza magica che pervade tutto il cosmo e che è attributo della divinità,

ma gli uomini possono accedervi e impadronirsene, in virtù di esperienze mistiche

particolari, e volgerle ai propri fini. Il tempo, inoltre, era concepito come qualche

cosa di eterno e di immutabile ed era simboleggiato dal cerchio, figura geometrica

che esprime l'eterno ritorno di tutte le cose, secondo il ciclo perennemente uguale

della natura. (2)

3

Erano monoteisti o politeisti, gli Indiani? Non è facile dare una risposta a una

domanda posta in termini così perentori. Non è nemmeno chiaro se, per i popoli

"primitivi", si possa parlare di monoteismo così come noi abitualmente lo

intendiamo, anche se uno studioso come il Boccassino ha osservato chegli Indiani

della California erano giunti al concetto di una creazione dal nulla, laddove lo stesso

Aristotele non superò mai la necessità d'una materia prima. (3) In realtà, nelle

religioni indiane prevaleva un diffuso animismo; tutto, in esse, era animato: gli

animali, le piante, le fonti, i fiumi, gli astri; e ogni cosa - non solo, dunque, quelli che

per noi sono esseri viventi - era pervasa da uno spirito. (4) Non politeismo, dunque,

ma animismo. Il sole, la luna e le stelle erano oggetto di un culto particolare; fra i

Pawnee vi era una importante cerimonia dedicata alla Stella del mattino, e, fra gli

Skidi-Pawnee, essa era incentrata sul sacrificio umano. (5)

È vero che esisteva la credenza in un unico spirito creatore, ma i contorni di tale

credenza erano incerti, ed essa non approdò mai a una rigorosa concezione

monoteistica. Una notevole confusione fu poi dovuta al fatto che alcuni missionari

personalizzarono erroneamente la forza magica diffusa nel cosmo e, identificandola

inconsciamente con il proprio dio, la chiamarono Grande Spirito. Ma gli Indiani non

credevano in un Grande Spirito nel senso che i bianchi, fin dall'inizio, attribuirono a

questa espressione: credevano, invece, nella maggiore o minore potenza delle varie

divinità. Non è affatto escluso che proprio i missionari, accentuando il concetto

dell'unico dio creatore al fine propedeutico di avvicinare gradualmente gli Indiani al

cristianesimo, abbiano finito per consolidare fra essi una concezione monoteistica

del Grande Spirito che era estranea alle loro credenze originarie. In ogni caso, ciò

dovette verificarsi in una fase piuttosto tarda del contatto fra bianchi e Indiani.

Come i popoli cacciatori della Siberia e dell'Estremo Oriente boreale, regioni

delle quali erano originari, gl'Indiani d'America invocavano la divinità soprattutto ai

fini della caccia e, nel caso delle tribù agricole del Sud-est, dell'agricoltura; oltre,

naturalmente, che della guerra. E, proprio come nell'Asia settentrionale, caratteristica

era la funzione dello sciamano quale intermediario fra la divinità e la comunità

tribale. Il mondo soprannaturale, però, in virtù della forza magica di cui si è detto, e

che nella lingua algonchina suona "Manito", poteva rivelarsi non solo allo stregone,

ma anche all'uomo qualsiasi. Il veicolo di tale comunicazione diretta era, esattamente

come nelle civiltà mediterranee del mondo antico, il sogno. Le visioni erano inviate

dalla divinità più frequentemente nel sonno di coloro che si erano sottoposti a digiuni

e sofferenze rituali. (6) In determinate aree culturali, ad esempio fra le piccole tribù

della California meridionale, facevano parte integrante del culto l'ingestione di

sostanze stupefacenti, il cui scopo era quello di stabilire un contatto intenzionale e

diretto con la divinità. (7)

Più tardi, dopo la brusca fine della religione della Danza degli Spettri, si diffuse nel

Sud-ovest americano e divenne la più importante manifestazione religiosa indiana il

culto del Peyote, che è basato appunto sulla assunzione rituale a scopo mistico di un

fungo con proprietà allucinogene. Ma di ciò, ci riserviamo di riparlare diffusamente a

suo tempo.

4

& & & & &

Passiamo ora a considerare le modalità con le quali si diffuse il cristianesimo fra

gli indiani del Nord America, particolarmente nel secolo XIX, talvolta precedendo,

talatra accompagnando il grande flusso migratorio dei coloni bianchi dalla costa

dell'Atlantico a quella del Pacifico. (8) In primo luogo, bisogna osservare che non

era certamente una religione unitaria e coerente quella che i missionari europei e

americani portavano fra le tribù indiane. Cattolici, metodisti, presbiteriani, battisti,

episcopalisti si avvicendavano, spesso battezzando e ribattezzando i membri delle

medesime tribù, senza valutare gli effetti negativi generati dal loro modo sbrigativo di

procedere. (9)

La prima reazione degli Indiani davanti a tale confusione dottrinaria fu lo

smarrimento; la seconda, lo scetticismo. La tribù dei Nez Percés, quando ancora

vieva nella valle Wallowa in buoni rapporti coi bianchi, rifiutava la costruzione di

chiese cristiane sul proprio territorio, affermando - per bocca di capo Giuseppe - che

gli Indiani non desideravano imparare dall'uomo bianco a litigare riguardo a Dio. (10)

Secondo la mentalità indiana, inoltre, un dio meritava di essere adorato solo fino a

che si fosse mostrato capace di assicurare dei vantaggi concreti e immediati,

altrimenti il suo culto veniva abbandonato a vantaggio di quello del suo più forte

competitore. Questo favorì dapprima un superficiale spodestamento dei culti

tradizionali da parte del cristianesimo; ma poi, di fronte alle penose divisioni che i

suoi ministri rivelavano, finiva per rivolgersi contro di esso.

Un altro elemento importante che deve esser tenuto presente, quando si consideri

la diuffusione del cristianesimo fra le tribù indiane del Nord America, è la particolare

luce nella quale esso si presentò loro nella vita delle riserve. I pochi missionari

spagnoli, francesi ed inglesi che avevano portato il messaggio di Cristo nelle vaste

solitudini americane, nei secoli XVII e XVIII, erano stati visti con occhio diverso

rispetto alle schiere di predicatori che imposero la conversione agli Indiani, dopo che

questi ultimi erano stati sconfitti e chiusi nelle anguste riserve della seconda metà del

XIX secolo. Quei predicatori, infatti, si presentavano loro come i rappresentanti della

religione del vincitore.

Se l'ostilità ai primi missionari si era manifestata, talvolta, in forme violente (11),

ora che la reazione armata non era più possibile essa si manifestò in forme

sotterranee, spesso passive, identificandosi con la resistenza culturale allo strapotere

dell'uomo bianco. Al tempo della Danza degli Spettri (1889-90) un Sioux istruito di

nome Masse Hadjo scrisse francamente, in una lettera aperta al Tribune di Chicago

che gli Indiani non avevano mai visto di buon occhio la religione cristiana, così come

i bianchi la insegnavano e la praticavano. (12) Ma quando passava a chiarire le

ragioni di questo atteggiamento negativo, ciò che prendeva di mira non erano la

sostanza dottrinale dell'insegnamento cristiano né la sua morale, ma piuttosto

5

l'arroganza con la quale i bianchi volevano imporlo e l'incongruenza fra le loro parole

e il loro modo di agire. (13)

Gli Indiani non avevano alcuna inclinazione, né alcun interesse, per le sottili

dispute teologiche, ma possedevano sufficiente sensibilità per notare il contrasto

stridente fra la dottrina evangelica e il comportamento avido e brutale di coloro che si

dicevano cristiani. Bisogna però notare che la figura specifica di Gesù, e, in

particolare, di Gesù sofferente e crocifisso, aveva colpito profondamente

l'immaginazione degli Indiani delle riserve. Essi paragonavano, forse inconsciamente,

le loro sofferenze presenti con quelle di Cristo durante la Passione, e provavano una

specie di amara soddisfazione nel notare che gli autori delle une come delle altre

erano sempre gli stessi: i Wasichu, i malvagi uomini bianchi. È importante

sottolineare questo aspetto, perché nella religione della Danza degli Spettri, così

come verrà definita e praticata dal messia dei Paiute, Wovoka, la figura di Gesù

occupa un posto assolutamente preminente. Il Grande Spirito, personalizzato, divenne

il Dio padre della religione cristiana (14) e, di conseguenza, fu atteso un ritorno

immimente del Messia, Gesù Cristo.

Anche nel culto del Peyote, affermatosi subito dopo la fine della Danza degli

Spettri, Gesù era il personaggio principale, e veniva identificato sostanzialmene con

il Peyote stesso (cfr. la dottrina cristiana della transustanziazione nell'eucaristia). Ciò

dimostra che se il Cristianesimo, nel suo complesso, era stato accolto solo

parzialmente e con riserva dagli Indiani nel XIX secolo, la figura di Gesù aveva

trovato una migliore accoglienza, anche considerata indipendentemente dal contesto

della predicazione dei missionari.

L'ultimo elemento importante che occorre rilevare circa la penetrazione del

cristianesimo fra le tribù indiane è di natura più generale. Dopo l'istituzione e il

consolidamento del sistema delle riserve, l'opera del missionario venne inquadrata

dalle autorità nel più vasto disegno di "americanizzazione" degli Indiani. L'istruzione

scolastica impartita da insegnanti bianchi e l'adozione di una polizia indiana reclutata

dagli agenti e diretta a disgregare il senso di solidarietà tribale (15) erano altri aspetti

della medesima politica. Tale politica era però sbagliata non solo sul piano teorico,

perché presupponeva che la civiltà bianca fosse intrinsecamente superiore a quella

indiana e che questo giustificasse automaticamente tutte le prevaricazioni che

commetteva. Essa era errata anche sul piano della prassi, per il fatto che muoveva da

un presupposto sbagliato: quello che gli Indiani d'America fossero un popolo

palesemente destinato all'estinzione.

Lo stato d'animo dell'opinione pubblica bianca era quello di chi sia intimamente

persuaso della inevitabilità della scomparsa di un popolo "inferiore". Per mettere a

tacere i propri (giustificati) sensi di colpa, ci si dava un gran daffare - specialmente

nell'Est - per "salvare l'anima" degli infelici selvaggi mediante una loro conversione

accelerata al cristianesimo, nonché ad elargire loro i tesori della civiltà bianca, come

un bambino ingozza d'erba un coniglio che suo padre, tra pochi istanti, ucciderà.

Bisognava far presto a ingozzar d'erba gli Indiani, perché essi stavano rapidamente

scomparendo.

6

Invece, nonostante tutto, gli Indiani non erano disposti a uscir di scena tanto

discretamente. Affamati, tormentati dalle malattie, abbrutiti dall'alcool, demotivati

all'esistenza, continuavano a sopravvivere a dispetto di tutto. In certi casi, crescevano

perfino di numero. I dati statistici delle riserve, di cui ora si disponeva con precisione,

parlavano chiaro. (16) Come nel caso dei Maori della Nuova Zelanda, l'opinione

pubblica bianca si avvide di essersi preparata troppo presto a celebrare il funerale

delle proprie vittime. Ma questa ripresa demografica delle tribù indiane, se pure era

già un fatto verso il 1890, non si era ancora delineata abbastanza chiaramente e una

gran parte dell'opinione pubblica bianca non se ne era ancora resa conto. La politica

paternalistica del governo verso gli Indiani delle riserve, basata sul disegno di una

rapida assimilazione culturale, non ebbe, per il momento, rallentamenti né incertezze.

L'Indiano, si pensava, stava per estinguersi: che ciò avvenisse dopo averlo convertito

e "civilizzato"; e il ricordo della sua malinconica fine avrebbe pesato in maniera

meno inquietante sulla coscienza dell'uomo bianco.

NOTE.

1) L'affermazione è di D. BROWN, Op. cit., p. 439.

2) Questa concezione è illustrata in modo chiarissimo per bocca dello stregone dei

Sioux Oglala, Alce Nero, in J. G. NEIHARDT, cit. Sullo sciamanismo in

generale, vedi l'opera classica di M. ELIADE, Lo sciamanesimo e le tecniche

dell'estasi, tr. it. Roma, 1988.

3) R. BOCCASSINO, La religione dei primitivi, in P. TACCHI-VENTURI, Storia

delle religioni, Torino, 1944 (2 voll,), vol. 1.

4) Cfr. E. UCCELLO BUONO, Alla ricerca di una guida spirituale, in C.

HAMILTON, Op. cit., p. 103.

5) Cfr. C. HAMILTON, Op. cit., pp. 107-110.

6) Ibidem, p. 103. Anche il giovane Alce Nero (J. G. NEIHARDT, Op. cit., pp. 56-

75) e, più tardi, Wovoka, ebbero le loro rivelazioni nel sonno, durante una grave

malattia.

7) R. BIASUTTI, Razze e popoli della Terra, Torino, 1967 (4 voll.), vol. 4, p. 418.

8) In entrambe le fasi furono attivi i missionari italiani. Per la prima ricordiamo il

gesuita Francesco Bressani (1612-72), missionario nel Canada; per la seconda

Pasquale Tosi (1835-98), pure gesuita, che fu per vent'anni sulle Montagne

Rocciose e poi in Alaska. Ved. S. ZAVATTI, Dizionario degli Esploratori,

Milano, 1967, p. 44, 278.

9) Cfr. le esperienze del capo Sioux, Coda Maculata, in C. HAMILTON, Op. cit., p.

311.

10)D. BROWN, Op. cit., p. 331.

11)F. PARKMAN rese celebre, in Pioneers of France in the New World, il martirio

del gesuita francese Isac Jogues da parte dei Mohawk, nel 1646. Una parziale

7

traduzione italiana è contenuta in H. WRIGHT- S. RAPPORT, Op. cit., pp. 401-

21.

12)La lettera è citata in Life of Sitting Bull, di W. FLETCHER JOHNSON, cit., pp.

267-69, e tradotta in C. HAMILTON, Op. cit., pp. 266-68.

13)L'unico argomento propriamente teologico impugnato da Masse Hadjo contro il

cristianesimo è quello relativo alla dottrina sull'inferno e il paradiso. Egli, peraltro,

rinfaccia ai bianchi di aver crocifisso il proprio messia, e li accusa di voler fare

altrettanto con il messia indiano, Wovoka.

14)Un caso probabilmente unico, fra le antiche religioni indiane delle Americhe, è

quello degli Yàmana della terra del Fuoco, che si rivolgevano al dio creatore con

l'appellativo di "Padre". Una tale terminologia sottintende un atteggiamento

religioso di un genere sconosciuto agli Indiani del Nord America.

15)L'assassinio di Cavallo Pazzo fu affrettato dalla sua opposizione a che i Sioux si

arruolassero nell'esercito americano per guidarlo contro i Nez Percés. Cfr. D.

BROWN, Op. cit., p. 324.

16)Cfr. la nota 7 al capitolo 2, Gli Indiani delle riserve, in F. LAMENDOLA, La fine

delle guerre indiane: un popolo in ginocchio, sul caso specifico dei Navajos. La

crescita demografica, comunque, divenne un fenomeno diffuso solo all'inizio del

XX secolo. Il censimento del 1910 contò 265.000 Indiani negli Stati Uniti, esclusa

l'Alaska; nel 1930, erano 332.000; nel 1947, quasi 400.000. Da The American

Peoples Encyclopedia, vol. 10, p. 204. Nel 1990, su una popolazione statunitense

totale stimata in 260.340.990 abitanti, gli Amerindi risultavano essere (questa

volta compresa l'Alaska) lo 0,8% di essa, cioè 2.080.000 individui: cfr.

Calendario Atlante de Agostini, ediz. 1997, p. 586. Ma è un dato, quest'ultimo,

che non convince: significherebbe che gli Indiani - pur comprendendovi qualche

migliaio di Eschimesi o Inuit dell'Alaska - si sarebbero addirittura quintuplicati in

meno di mezzo secolo.

& & & & &

2. MOVIMENTI MESSIANICI DI LIBERAZIONE.

La Religione della Danza degli Spettri non sorse dal nulla. La predicazione di

Wovoka non cadde sulle lande allucinate del Nevada come un fulmine a ciel sereno.

È importante chiarire bene questo punto, per evitare fraintendimenti. Se si considera

la religione fondata da Wovoka come un fatto isolato e improvviso, quasi sorto dal

niente, facendo astrazione dalla concreta situazione storica in cui nacque, si commette

un grave errore di valutazione. I grandi fenomeni storici non sorgono mai dal nulla e,

nel caso della Danza degli Spettri, sono chiarissime le tracce lasciate dai precedessori

di Wovoka.

8

L'ambiente culturale in cui ebbe origine e si sviluppò la nuova religione era saturo

di un'ansia di riscatto nazionale e di attese messianiche (proprio come lo era stata la

Palestina ai tempi di Gesù Cristo). Parecchi profeti indiani, in tempi e luoghi diversi,

ma con sempre maggiore frequenza negli ultimi decenni dell'Ottocento, si erano

avvicendati nel rinverdire le speranze di liberazione dei loro popoli. Quel che è

caratteristico di tali movimenti, tuttavia, è il fatto che l'aspetto - per così dire -

nazionalistico fu affiancato da esigenze di carattere spirituale, che erano

sostanzialmente estranee alle religioni indiane del passato. Sotto lo stimolo potente

del cristianesimo introdotto dai bianchi, i culti indiani si erano notevolmente

spiritualizzati. Non si trattava più soltanto di chiedere vantaggi pratici a breve

scadenza alla divinità, quali il successo nella caccia, nella guerra, in amore. La

prospettiva si era alquanto allargata. L'occhio dell'Indiano si era spostato verso il

mondo ultraterreno, e indugiava nell'attesa struggente di una vita dopo la morte nella

quale tutte le contraddizioni terrene fossero conciliate in una suprema armonia. Poco

a poco, si andò affermando l'idea che il riscatto nazionale dovesse necessariamente

accompagnarsi a una generale purificazione spirituale, a un supremo ordine basato

sull'amore. Liberazione politica e liberazione spirituale dovevano procedere di pari

passo.

Nei primi movimenti messianci indiani, ad eccezione di quello di Handsome

Lake, questa sintesi appare soltanto accennata, essendo ancora largamente prevalente

l'aspetto politico e nazionalistico. La religione della Danza degli Spettri di Wovoka

costituì il punto più alto di spiritualismo raggiunto da tali movimenti. In essa, le

esigenze di rigenerazione morale appaiono prioritarie rispetto all'ansia di riscatto

politico, e l'appagamento di quest'ultimo è visto come il naturale risultato della

rivoluzione operata dalle prime. La non-violenza, caratteristica del genuino

insegnamento di Wovoka, è il logico corollario di una tale impostazione.

Come nel caso del popolo ebreo ai tempi di Gesù Cristo, gli Indiani dell'Ovest

americano raggiunsero la più alta vetta di spiritualità nel momento stesso del loro

definitivo tracollo politico. E, proprio come in quel caso, la predicazione di Wovoka

fu distorta da quegli Indiani che non si rassegnavano all'idea di una rivoluzione

totalmente disarmata. La disfatta Sioux di Wounded Knee può, sino a un certo punto,

essere paragonata alla disfatta ebraica del 70 d. C., culminata nella distruzione totale

di Gerusalemme. Questa analogia può, in parte, essere spiegata col fatto che Wovoka

aveva attinto largamente sia alla teoria che alla prassi del messaggio cristiano; in

parte può esser messa in relazione con alcuni punti di contatto esistenti

obiettivamente fra la situazione politica e culturale del popolo ebreo al tempo di Gesù

e quella degli Indiani d'America al tempo di Wovoka.

& & & & &

Il primo movimento messianico di liberazione sorto fra le tribù indiane, al quale

possiamo risalire con una certa ricchezza di dati storici, è quello diffuso fra i

9

Delaware nel 1762. Esso fu iniziato da un profeta di Tusaraws, nel Michigan, il cui

nome ci rimane ignoto, ma del cui programma sappiamo che si basava su metodi di

guerra aperta ai bianchi e, contemporaneamente, alle usanze e ai modi di vita da loro

introdotti fra gli Indiani. (1) Il motivo specificamente salvifico e religioso rimaneva

in ombra; in compenso, erano accuratamente individuati i pericoli di uno

sradicamento delle genti indiane dalle proprie tradizioni, sotto la spinta dei costumi

europei, per tanti aspetti così seducenti. Questa intuizione, che così spesso è mancata

agli uomini politici e di cultura dei Paesi che si autodefiniscono civili - anche nel

nostro tempo - qualifica l'anonimo profeta Delaware come un capo dalle virtù

intellettuali superiori, e lo pone degnamente alla testa della schiera dei profeti indiani

che si succedettero, nel corso dell'Ottocento, con il medesimo intento.

Un altro aspetto della dottrina da lui predicata era la fratellanza universale fra tutti

gli Indiani, e anche questo è un elemento rivoluzionario, se si considerano l'estraneità

e, spesso, l'odio feroce che caratterizzavano, da sempre, i rapporti fra le varie tribù.

Può darsi che l'obiettivo primario di una tale, auspicata fratellanza - che d'altronde

rimase una mera aspirazione - fosse di natura strategica, in quanto le divisioni

esistenti fra le varie tribù, strumentalizzate dai bianchi ai propri fini, avevano forse

convinto il profeta Delaware della impossibilità di una azione vittoriosa contro i

bianchi. In ogni modo, anche in questo caso egli additava alle coscienze dei suoi

confratelli l'urgenza di un problema reale e, anzi, fondamentale: quello di costruire,

superando le vecchie, malaugurose rivalità tribali, un sentimento di solidarietà e di

comune appartenenza per la ricerca di una salvezza condivisa.

Un fenomeno per molti aspetti particolare fu quello del profeta Seneca chiamato

Ganeoda'yo o Handsome Lake (1735 circa- 1815). Nel 1799 egli diede avvio alla

religione del "buon messaggio" (cfr. la cristiana "lieta novella"), nota anche come

"nuova religione degli Irochesi", un miscuglio singolare di tradizioni indiane e di

cristianesimo quacchero. Oltre che con missionari quaccheri, pare che Handsome

Lake abbia avuto contatti con i Fratelli Moravi, da tempo attivi nella Nuova

Inghilterra. (2) Il culto da lui fondato si diffuse ampiamente nella lega delle Cinque

Tribù irochesi e fu approvato ufficialmente dal presidente Thomas Jefferson (1801-

09), conservandosi vitale sino ad oggi in alcune riserve del Canada e nello Stato di

New York. Esso propugnava il ripudio dell'alcoolismo e dei vizi portati dall'uomo

bianco, nonché della stregoneria, e prescriveva una particolare danza cultuale: la

"Worship Dance".

Alcune cerimonie, come il sacrificio rituale di un cane bianco, presentavano

evidenti filiazioni con quelle proprie della religione cristiana (cfr. l'agnello sacrificale

di derivazione ebraica, e simboleggiato, nel cristianesimo, dal sacrificio di Gesù

stesso). Il fatto che le autorità bianche vedessero di buon occhio questo movimento è

una conferma indiretta del suo carattere conciliante e della sua aspirazione a una

convivenza pacifica tra bianchi e Indiani, in un tempo in cui la massiccia invasione

dei coloni verso l'interno del continente non era ancora iniziata e, quindi, i problemi

razziali non erano esasperati, come accadde dopo la metà del XIX secolo, quando le

guerre indiane entrarono nel vivo.

10

& & & & &

Il terzo movimento messianico importante nel quale c'imbattiamo, in ordine di

tempo, è quello del profeta degli Shawnee, Tenskwatawa ("La porta aperta", 1768-

1837), fratello del celebre capo Tecumseh. Nel 1805, dopo aver ricevuto una visione

direttamente dal Grande Spirito (che è e non è, come abbiamo visto, il Dio creatore

personale), egli predicò una religione basata sui seguenti punti fondamentali: lotta

alla stregoneria; rigetto della cultura dei bianchi; ritorno alla vita indiana tradizionale.

Il contenuto di codesto messaggio appare, per quel che possiamo dedurne - e a

differenza di quello del profeta Delaware - prevalentemente di natura morale e

culturale, ma subì una evoluzione per l'influenza della forte e combattiva personalità

di Tecumseh.

Questi si adoperò per creare una confederazione militare indiana contro gli Stati

Uniti, e nel 1808 fondò, insieme al fratello, un villaggio alla confluenza dei fiumi

Wabash e Tippecanoe, ove attuare i loro progetti di restaurazione degli antichi

costumi e di autosufficienza economica. Il movimento, quindi, assunse un carattere

prevalentemente politico-militare, e quando subì il peso della disfatta sul campo di

battaglia (3) non riuscì mai più a risollevarsi. Tecumseh e suo fratello tentarono di

promuovere una ripresa della confederazione indiana, partecipando alla guerra anglo-

americana del 1812-15, ma subirono una seconda disfatta e lo stesso Tecumesh fu

ucciso. (4) Tenkswatawa rimase in Canada fino al 1826 come un pensionato del

governo britannico, per il quale aveva combattuto; indi tornò negli Stati Uniti e vi

morì, dopo avere assistito al crollo delle sue speranze.

Con il profeta Kanakuk (morto nel 1852) il messianismo indiano entra in una

nuova fase. Kanakuk era il capo di una parte della tribù Kikapu stanziata nell'Illinois

(il resto di essa era fuggito fino al Messico davanti all'avanzata dei bianchi). La

dottrina da lui predicata, però, non aveva una specifica coloritura politica, come

l'avevano avuta i movimenti dei Delaware e degli Shawnee. Kanakuk appartiene

ormai all'èra delle riserve, ossia dell'impotenza militare indiana: la sua dottrina è,

quindi, incentrata sulla condotta morale e, quel che è più interessante, sulle

prospettive messianco-escatologiche. (5) Accanto alla prescrizione di non rubare, non

mentire, non uccidere e ripudiare le pratiche della stregoneria e dell'alcoolismo,

Kanakuk predicava l'avvento di un regno futuro sotto forma di una prateria ubertosa,

ove gli Indiani avrebbero vissuto liberi e felici. (6)

È evidente, nelle linee generali di questo messaggio religioso, l'influsso del

cristianesimo ("Allora io vidi un cielo nuovo e una nuova terra", Apocalisse, 21, 1), e

lo è più ancora nei particolari del culto: la confessione comunitaria il venerdì; la

predicazione domenicale; la predizione di Kanakuk morente che saebbe resuscitato il

terzo giorno. (7) Sappiamo che i molteplici elementi della religione cristiana erano

stati assorbiti dal profeta attraverso la predicazione di un pastore protestante della

11

chiesa metodista, anche se Kanakuk - nella linea della tradizione indiana - aveva

iniziato a predicare in seguito a una visione. (8)

Con lui vediamo affermarsi alcune caratteristiche tipiche del messianismo indiano

posteriore, ma estranee alla primitiva cultura degli Indiani d'America. La prima e la

più importante è la rinuncia alla lotta contro i bianchi, la cui superiorità numerica e

tecnologica è apparsa ormai come un fatto incontrovertibile e schiacciante.

Parallelamente, Kanakuk desiste dal condurre una politica ostile alle forme culturali

dei bianchi, anzi le accoglie in larga misura all'interno del suo credo. Ciò che egli

chiede ai bianchi, come capo della sua tribù oltre che come guida spirituale, è di poter

vivere in pace in mezzo ad essi.

La seconda caratteristica importante è l'irruzione del cristianesimo nella sostanza e

perfino nelle forme rituali del suo messaggio. Questo aspetto, come si è detto, diverrà

fortissimo nella religione della Danza degli Spettri fondata da Wovoka, al punto da

indurre qualche autore a considerarla più o meno come un adattamento indiano del

cristianesimo.

La terza caratteristica dell'insegnamento di Kanakuk è, a ben guardare, l'effetto

"incrociato" delle due precedenti: lo spostarsi dell'ansia di liberazione dall'orizzonte

storico presente a quello religioso dell'escatologia. La sottomissione allo strapotere

dell'uomo bianco era, dunque, più apparente che reale, o meglio, era divenuta un fatto

di necessità pratica, ma non intaccava i sentimenti più profondi dell'Indiano. Egli

chinava il capo per raccogliersi in sé stesso e nella propria spiritualità, in attesa di un

ristabilimento ultraterreno dell'armonia turbata, della pace e dell'abbondanza. Le

prospettive escatologiche della religione cristiana si accordavano benissimo con un

tale stato d'animo. Vedremo come l'idea di un mondo nuovo, espressamente riservato

alla felicità degli Indiani - con l'esclusione degli uomini bianchi - si sarebbe affermato

col profeta Smohalla. Le esigenze di riscatto nazionale, cacciate dalla porta,

tornavano ad affacciarsi dalla finestra. Ciò dimostra che lo spirito della "indianità"

era ancora vitale nel XIX secolo; se non lo fosse stato, la religione di Wovoka non

avrebbe potuto fare alcuna presa sul suo popolo.

& & & & &

A partire dal 1870 i movimenti religiosi indiani a carattere messianico e salvifico

si moltiplicarono a ritmo incalzante. Alcuni di essi facevano perno attorno a danze

rituali, talvolta riesumate dalla tradizione, talvolta completamente nuove, e da esse

presero il nome: Danza del Sole, Danza del Profeta, Danza del Sogno, Danza degli

Spettri (versione 1870).

Dal punto di vista del contenuto sociale e, in genere, dell'atteggiamento culurale

nei confronti dell'antitesi Indiani-bianchi, questi movimenti sono stati raggruppati

dagli studiosi in due categorie principali: di "risveglio" e di "adattamento"; o,

secondo un'altra terminologia, di "trasformazione" e di "redenzione". Quelli del

primo gruppo tendevano a cambiare le condizioni oggettive della situazione storica,

12

talvolta predicando la guerra aperta contro i bianchi (Danza del Sole dei Kiowa),

talaltra semplicemente profetando la totale distruzione di questi ultimi ad opera di

agenti ultaterreni (Danza degli Spettri); sempre, comunque, nella prospettiva di un

mondo futuro riservato unicamente agli Indiani. Erano quindi movimenti religiosi a

carattere nazionalistico, e tendenzialmente xenofobo; potremmo anche definirli

"irredentistici", nel senso che erano concentrati sul problema politico della

liberazione dei popoli indiani.

Quelli del secondo gruppo, invece, si proponevano una conciliazione fra la

cultura indiana e quella dei bianchi, coi quali appariva ormai giocoforza adattarsi a

convivere, e accentuavano quindi l'aspetto religioso intimistico e redentivo. Il loro

scopo, però, non era mai quello di una capitolazione davanti alla dilagante civiltà

bianca, bensì la riconquista di una autonomia indiana che salvasse i caratteri peculiari

delle culture indiane all'interno del nuovo e, ormai, irreversibile ordine di cose,

caratterizzato in primo luogo dalla vita nelle riserve. Questa ambivalenza dei

movimenti di "aggiustamento" nei confronti della cultura e della religione dei bianchi

era particolarmente evidenziata dal loro atteggiamento nei confronti del

cristianesimo, del quale assorbivano - spesso inconsapevolmente - svariati elementi,

mentre altri li rifiutavano in forma sistematica.

Nella "nuova religione" degli Irochesi di Handsome Lake, per esempio, veniva

accolto il messaggio dell'Antico Testamento, ma ignorato quello del Nuovo; la figura

di Gesù vi era del tutto assente. (11) Viceversa, lo Shakerismo fondato da John

Slocum fu ispirato al profeta indiano, secondo le sue affermazioni, direttamente da

Gesù (12); e , nel Peyotismo, il Peyote stesso è inteso come strumento propedeutico

alla beatitudine in Cristo, e in parte identificato con lui. (13)

& & & & &

Non ci è possibile addentrarci in tutti questi movimenti religiosi a sfondo

messianco. Ci limiteremo perciò a tracciarne brevissimamente i tratti salienti,

riservando una particolare attenzione alla Danza degli Spettri nella vesione del 1870,

poiché da essa si originò direttamente la religione fondata da Wovoka diciotto anni

più tardi. (14)

Quello che ebbe la genesi più lenta e faticosa fu anche quello che raggiunse, più

tardi, la più grande diffusione, tanto da costituire ancor oggi la religione indiana

numericamente e geograficamente più importante: il Peyotismo. Si tratta di un culto

di origine molto antica (15), basato sull'assunzione di un piccolo cactus dalle

proprietà stupefacenti: Lophophora Williamsi. Esso era diffuso fra le tribù attorno al

Golfo del Messico e nella zona del Rio Grande, ma fu solo dopo il 1870 che cominciò

a penetrare verso l'interno degli Stati Uniti. In quell'epoca si arricchì di elementi

cristiani e si affermò fra i Kiowa e i Wichita, di dove - dopo il crollo della Danza

degli Spettri verificatosi nel 1890 - si diffuse per tutte le Montagne Rocciose, fino al

Canada e alla costa del Pacifico. (16) All'epoca precedente la predicazione di

13

Wovoka, esso era ancora uno dei tanti culti religiosi a carattere locale e non sarebbe

stato facile prevederne i futuri trionfi.

Un movimento religioso di breve durata fu quello fondato dal profeta Isatai fra i

Comanche, nel 1873. Esso si basava sul recupero di un'antica danza rituale

caratteristia delle Pianure, la "Danza del Sole" ("Sun Dance"), già caduta in disuso e

soppiantata dai movimenti più recenti. Isatai proclamava la necessità di una guerra

armata ad oltranza contro i bianchi, facendo suoi il programma del profeta Delaware

e quello di Tenkswatawa, in un momento storico - però - in cui ciò era, e appariva,

ormai del tutto utopistico.

Poiché gli stessi Comanche dovevano avvertire l'irrealizzabilità di una soluzione

di forza del problema bianco, il profeta li rassicurò, affermando di possedere il potere

di fermare i proiettili del nemico, e insistè per una spedizione di guerra immediata.

(17) L'urgenza era dettata, secondo lui, dalla rapida estinzione del bisonte, base della

cultura materiale e spirituale del suo popolo, da parte dei cacciatori bianchi. Questo

era un dato di fatto incontestabile. Il declino delle tribù indiane delle praterie

meridionali andava di pari passo con la caccia spietata che i bianchi facevano al

bisonte. Per farsi un'idea della portata del fenomeno, basterà dire che nel solo perido

1872-74 furono uccisi 3 milioni e 700.000 bisonti, dei quali solo 150.000 ad opera

degli Indiani. (18) Questi ultimi uccidevano il bisonte in quantità limitata, per vivere;

i cacciatori bianchi ne facevano una strage così indiscriminata che ne sopravvivono

oggi solo 20 o 30 mila esemplari in Canada e nei parchi nazionali degli Stati Uniti.

(19) Dietro i cacciatori di bisonti c'erano le autorità politiche e militari di

Washington, le quali avevano fatto conto precisamente sulla distruzione del bisonte

per piegare ogni velleità di resistenza degli Indiani. Si trattò quindi, da parte dei

bianchi, di una guerra ecologica totale, accuratamente pianificata. (20)

Significativamente, il primo obiettivo militare dei Comanche guidati da Isatai e

dal capo Quanah Parker fu la base dei cacciatori di bisonti di Adobe Walls, nel

Texas. L'attacco fu sferrato il 27 giugno del 1874 da circa settecento guerrieri,

compresi alcuni gruppi di Kiowa, Arapaho e Cheyenne (21), e si risolse in un

completo insuccesso. Nonostante le assicurazioni di invulnerabilità del profeta, il

coraggio degli Indiani non potè nulla contro le carabine di precisione dei cacciatori,

capaci di colpire il bersaglio ad una distanza di 2.000 metri.

Il disastro segnò la fine immediata del potere di Isatai e la scomparsa del suo

effimero movimento. Era stata l'ultima volta in cui un capo religioso indiano aveva

lusingato il suo popolo con la speranza di poter sconfiggere i bianchi con le armi in

pugno.

& & & & &

Fra i Menomini del Wisconsin settentrionale nacque, nel 1879, la religione della

Danza del Sogno ("Dream Dance"), nella quale è caratteristica l'assenza di un

fondatore storico documentato, come per gli altri movimenti messianici dello stesso

14

periodo. Secondo la tradizione, di probabile origine mitica, essa fu fondata nel 1878

da una donna Sioux, unica superstite dopo un massacro perpetrato dai bianchi.

Fuggita fra le canne di un lago e in procinto di annegare, ella avrebbe avuto la

rivelazione direttamente dal Grande Spirito, che la salvò e la mandò a predicare in

primo luogo fra i Chippewa, cosa che ella fece. (22) Ciò che è caratteristico della

danza del Sogno o "Powow": i Sioux e i Chippewa erano nemici tradizionali. (23) La

nuova religione predicava la fratellanza fra tutte le tribù indiane e la convivenza

pacifica con i bianchi, pur assumendo una posizione di relativa indifferenza nei

confronti del cristianesimo.

Il cerimoniale era basato, anche in questo caso, sul recupero di una danza rituale

assai più antica: la Danza della Medicina ("Medicine Dance"), un tempo diffusa

anche fra i Winnebago e altre tribù settentrionali. (24) Il suo scopo era quello di

stabilire un contatto immediato con la divinità, il Grande Spirito, e di favorire l'estasi

mistica dei fedeli col suono del tamburo sacro e col fumo della sacra pipa o

"calumet". La danza aveva luogo in ricorrenze stagionali , secondo l'antica tradizione,

ma anche settimanalmente, per influsso cristiano. La religione della Danza del Sogno

rimase un fenomeno locale: non andò oltre il Wisconsin e il Minnesota, ove fu

accolta, oltre che dai Menomini, dai Chippewa e da alcuni gruppi di Sioux. La strada

del sud e dell'ovest le venne preclusa dalla contemporanea diffusione della Danza

degli Spettri (quella del 1870 in un primo tempo, indi da quella del 1889) e, più tardi,

anche dal Peyotismo.

Era ancora vitale dopo la seconda guerra mondiale, ma oggi è quasi estinta. La

ragione della sua mancanza di competitività nei confronti degli altri culti indiani è da

mettersi in relazione, secondo alcuni studiosi, con la sua indifferenza verso il

cristianesimo. (25) La religione dell'uomo bianco era il banco di prova per i nuovi

culti messianici indigeni: sia che si volesse accoglierne alcuni spunti, sia che si

intendesse differenziarsene polemicamente, con essa bisognava comunque fare i

conti. Ma un'altra ragione è, secondo noi, l'assenza di una forte personalità di capo

carismatico, che riuscisse a trasformarla in un messaggio universale per tutte le tribù

del Nord America, o almeno una parte consistente di esse. Tali furono Wodzibow

per la danza degli Spettri del 1870, Wovoka per quella del 1889, e John Wilson per

il Peyotismo. (26)

Una buona parte dei successivi movimenti religiosi indiani a carattere messianico

e salvifico possono essere messi in relazione con la Danza del Profeta ("Prophet

Dance"). Questa fiorì negli anni 1834-35 nella regione del Puget Sound, che è la

continuazione dello Stretto Juan de Fuca (Stato di Washington); ma si diffuse

ampiamente su un vasto territorio fra le tribù del Nord-Ovest. Il suo fondatore fu un

profeta indiano di nome Tolmic. (27) Egli si trovò ad agire in un terreno

estremamente fertile. Le tribù del territorio dell'Oregon vivevano in uno stato di

perenne insicurezza nei confronti della divinità.

Gli Okanogon (secondo un'altra grafia, Okanagan) , ad esempio, aspettavano la

fine del mondo e la sua rinascita attraverso l'opera del trickster (28), tuffatosi in mare

tanto tempo prima. Gli sconvolgimenti naturali erano da essi interpretati come

15

preannunci della fine del mondo, e una volta - sembra nel 1870 - cessarono la

raccolta del cibo per danzare e placare la divinità che aveva fatto piovere cenere

vulcanica, venendo poi decimati dalla fame durante l'inverno. (29) La Danza del

Profeta fu la precorritrice di un altro culto messianico del Puget Sound, lo

Shakerismo (30), anzi, secondo il La Barre (uno dei più autorevoli studiosi di tali

culti), essa diede origine a ben cinque movimenti successivi: di Smohalla, del culto

del messia degli Athabaska (31), della Shakerismo e delle due, successive Danze

degli Spettri.

Smohalla ("il Predicatore") era nato fra il 1815 e il 1820 a Priest Rapids (alla

confluenza dello Snake e del Columbia, nel mezzogiorno dello Stato di Washington).

Famoso nella zona come sciamano e guaritore, nel 1860 sostenne uno spietato duello

con uno stregone rivale, certo Moses, dal quale fu sconfitto e tramortito. La corrente

del fiume Columbia lo trascinò a valle, e Smohalla fu dato per morto. Salvato,

invece, da un uomo bianco, egli non fece ritorno tra i suoi, ma viaggiò lungamente

per il Sud-Ovest degli Stati Uniti e si spinse fino al Messico. Quando, infine, decise

di tornare alla sua tribù, gli Shahptin, venne accolto come un resuscitato, e la sua

religione fu adottata con entusiasmo. Egli sostenne di aver avuto la rivelazione,

dall'Essere Supremo, della prossima cacciata dei bianchi, della resurrezione dei morti

e della riappropriazione delle terre da parte degli Indiani. La cacciata dei bianchi,

però, non doveva essere perseguita con metodi violenti: essa sarebbe avvenuta

direttamente per opera della divinità. Ciò non impedì che alcune tribù del Nord-ovest

cominciassero ad agitarsi, e, forse, non fu senza effetto sullo scoppio della guerra dei

Nez Percés, nel 1877. (32)

Smohalla, dal canto suo, si limitava a insistere per il recupero integrale dei valori

culturali originari, basati sulla raccolta e sulla caccia, e a propugnare il ripudio

dell'agricoltura, che gli agenti del governo tentavano di introdurre nell'economia delle

riserve. Il motivo di un tale rifiuto risiedeva unicamente su una base religiosa:

l'agrocoltura era considerata sacrilega perché produceva ferite alla Madre Terra. (33)

Quanto al cristianesimo, benchè Smohalla - da giovane - avesse frequentato una

missione cattolica stabilitasi fra gli Yakima (34), il suo movimento sostanzialmente

lo ignorava, come, qualche tempo dopo, quello dei Menomini, già da noi veduto.

Esso faceva perno su alcuni elementi tradizionali delle religioni indiane,

specialmente sulle danze rituali stagionali: quella primaverile o "del Salmone", quella

autunnale o "delle Bacche", ed altre. Smohalla, personalmente, era stato un soggetto

visionario fin da prima della sua "morte" e "resurrezione", per cui era detto profeta

visionario o sognatore ("dreamer"). Di conseguenza, i suoi seguaci furono conosciuti

come dreamers, e il culto da lui fondato fu chiamato religione del Sogno. Tuttavia

non deve essere confuso con la "Dream Dance" dei Menomini e dei Chippewa, con la

quale può avere qualche rapporto di affinità, ma non di parentela. Dal punto di vista

cosmogonico, l'aspetto più notevole della religione fondata da Smohalla consiste

nella rivendicazione di una priorità nella creazione degli Indiani rispetto agli uomini

bianchi. La logica conseguenza di una tale concezione era l'attesa di una espulsione

16

degli intrusi che avevano perturbato la creazione, di per sé buona, dell'Essere

Supremo.

Il lato realmente utopistico di questo atteggiamento consisteva nel rifiuto di tutto

ciò che i bianchi avevano portato nella vita degli Indiani, compreso il cristianesimo,

col quale ormai si confrontavano, in un modo o nell'altro, tutti i movimenti religiosi

indigeni dotati di lungimiranza. Il presente non poteva essere semplicemente

annullato, per quanto difficile e sgradito esso fosse; il passato non poteva essere fatto

semplicemente ritornare, come nulla fosse successo. Questa era la debolezza

fondamentale della concezione di Smohalla, così come lo fu nel caso della Danza del

Sogno dei Menomini.

& & & & &

Dalla religione del Sogno e, in una certa misura, da quella della Danza del

Profeta, ebbe origine un nuovo movimento, fiorito fra il 1870 e il 1880, e

sopravvissuto fino al 1930, presso il confine tra lo Stato di Washington e la

Columbia Britannica. Suo fondatore fu Kolaskin, una personalità contraddittoria,

dispotica, ambigua, ma dalle indubbie doti sciamaniche. Dopo aver vissuto

un'esperienza di "morte" e "risurrezione" simile a quella di Smohalla, egli predicò

agli Spokane, ai Sanpoil e agli Okanogon il ripudio del'alcool, del furto, delle

irregolarità sessuali e la necessità di una continua preghiera. (36) Il suo culto non si

serviva né di danze, né di altri espedienti con finalità estatiche, ma di tranquille

adunanze per la preghiera in un apposito edificio. In un secondo tempo, il messaggio

di Kolaskin accentuò il tema apocalittico della fine del mondo, già tanto familiare a

quelle popolazioni, al punto che Kolaskin - dopo una nuova rivelazione del creatore -

fece iniziare i lavori per la costruzione di un'arca, in vista del diluvio che nuovamente

si sarebbe abbattuto sull'umanità.

& & & & &

L'ultima importante religione messianica indiana del Nord-ovest, in ordine di

tempo, fu quella cosiddetta dello Shakerismo ("Shakers", ossia "tremolanti", sono

detti i suoi seguaci a causa dell'eccitazione rituale). Si tratta di una tipica religione da

acculturazione, di una "risposta" degli Indiani del Nord-ovest - per usare la

terminologia di Toynbee - alla "sfida" della trionfante civiltà bianca.

Nel 1846 Stati Uniti e Gran Bretagna si erano spartiti il Territorio dell'Oregon,

ove si trovavano allora pochi cacciatori bianchi, senza che una sola delle numerose

tribù indiane venisse minimamente consultata in proposito. (37) La vita di queste

ultime fu sconvolta dall'arrivo di frotte di coloni e dal confinamento nelle riserve. I

17

movimenti religiosi di Tolmic, di Smohalla e di Kolaskin ebbero tutti origine da

questa situazione di tensione e di minaccia di disgregazione della vita tribale.

Lo Shakerismo fu fondato nel 1881 fra gli Squaxin del Puget Sound da un profeta

di nome Squsacht-un, meglio conosciuto come John Slocum, nato nel 1838 circa.

(38) Anche lui predicò la nuova religione dopo essersi ripreso da una grave malattia,

e sostenenedo di essere resuscitato da morte. Durante lo stato di trance gli erano

apparsi Gesù e gli angeli, rivelandogli la via della rigenerazione fisica e spirituale.

Essa imponeva l'abbandono della medicina sciamanistica, alla quale sostituiva, nella

cura delle malattie fisiche, l'influsso diretto dei riti basati sull'eccitazione psico-

motoria e sull'esorcismo del sacerdote. (39)

Nello Shakerismo entrano molti elementi d'ispirazione cattolica, ragion per cui

esso fu inizialmente perseguitato dalle autorità governative su pressione degli

ambienti protestanti: la centralità della figura di Cristo e, in particolare, del Cristo

sofferente (40); il segno di croce; e parecchi altri. Slocum, anzi, fin all'inizio - al

contrario di Smohalla - aveva sottolineato la "cristianità" del suo messaggio e, dopo

un inizio difficile, riuscì a rafforzare la sua posizione nei confronti delle autorità

bianche. Dopo il 1892 la Chiesa Shakerista, tollerata dal governo, prese a rafforzarsi

rapidamente, tanto che ancor oggi è ben viva tra gli Indiani del Nord America.

& & & & &

Questa rapida panoramica sui movimenti messianici di liberazione non deve

trarre in inganno il lettore. La molteplicità e la varietà di questi culti è da porre in

relazione con il frazionamento politico ed economico tribale da un lato, tipico della

società indigena nord-americana; e, dall'altro, con l'urgenza del problema della

sopravvivenza - materiale e culturale - davanti all'ondata dei coloni bianchi. Gli

Indiani, nella maggioranza dei casi, si rendevano conto che il tracollo della loro

indipendenza materiale e spirituale non poteva essere spiegato puramente e

semplicemente con la superiorità numerica e tecnologica degli invasori. Vi erano

delle deficienze, nella società indiana tradizionale, che si erano tradotte in gravissimi

fattori di debolezza al momento del supremo cimento. Queste deficienze, agli occhi

dei riformatori più avveduti, dovevano essere emendate alla luce delle recenti,

tragiche esperienze. La lotta alla stregoneria, alla medicina magica degli sciamani, gli

appelli alla solidarietà inter-tribale vanno letti in questa prospettiva di auto-

correzione. La stessa civiltà dei bianchi non doveva essere ripudiata in blocco, poiché

in essa v'era anche del buono. Se andavano respinti l'alccol, le malattie veneree, il

vaiolo, la tubercolosi, talvolta l'agricoltura (come abbiamo visto, e per le ragioni

anzidette), vi erano però degli aspetti, a cominciare dal cristianesimo stesso, che

meritavano di essere presi in considerazione.

Non bisogna però esagerare l'influenza di questi movimenti religiosi sulla

resistenza armata contro i bianchi. Talvolta essi si affermarono dopo la sconfitta

18

militare e in sostituzione della lotta aperta; più raramente - almeno nell'ultima fase -

tentarono di promuoverla. La resistenza armata e quella religiosa si trovano spesso

affiancate per il fatto che la vita religiosa degli Indiani (come quella degli antichi

popoli dell'area mediterranea) non era affatto distinta da quella politica e sociale.

D'altra parte, l'invasione europea sconvolse tutto l'ordine tradizionale delle società

indiane, in primo luogo distruggendone le basi economiche; e provocò delle

discussioni anche nel campo religioso.

Dietro la resistenza armata, dunque, non vi fu sempre un esplicito sostegno di tipo

religioso. In certi casi gli Indiani cercarono l'alleanza dei gruppi sociali emarginati

nello stesso campo degli invasori. Così, i Seminole avevano accolto - all'inizio

dell'800 - gli schiavi negri fuggiti dalle piantagioni della Georgia (41), per fare fronte

comune contro l'avanzata dei bianchi. Così, nel 1885 gli Indiani Cree del

Saskatchewan si allearono ai meticci di lingua francese e di religione cattolica,

guidati da Louis Riel, i quali si opponevano al diluvio degli immigrati anglo-

canadesi di religione protestante. (42)

Ma era una lotta disperata, perché condotta contro un nemico che disponeva "di

tutti i tesori e di tutte le armi della terra" (43), e perché condannata dalla stessa

geografia: la "corsa al Pacifico" era sentita dagli Statunitensi dell'Est come una

vocazione irrinunciabile. Ed era naturale che, assottigliandosi le speranze di

fronteggiare vittoriosamente l'invasione, gli Indiani dell'Ovest cercassero una via di

salvezza nell'appello alla divinità, attingendo in parte al loro ricco patrimonio

religioso, in parte modificandolo dopo l'esperienza del contatto con la religione degli

stessi invasori.

& & & & &

NOTE.

1) V. LANTERNARI, Movimenti religiosi di libertà e di salvezza dei popoli

oppressi, Milano, 1977, p. 133; A. M. DI NOLA, Profeti e profetismo, in

Enciclopedia delle religioni, Firenze, 1972 (6 voll.), vol. 4, col. 1889. Il profeta

Delaware ispirò la fallita insurrezione indiana di Pontiuac del 1763.

2) V. LANTERNARI, Op. cit., pp. 118-19.

3) Il governatore del territorio dell'Indiana, W. H. HARRISON, intuì la

pericolosità del movimento e condusse una spedizione militare contro il

villaggio sul Tippecanoe, distruggendolo (7 novembre 1811). Tecumseh e

Tenkswatawa fuggirono in Canada.

4) Ciò avvenne nella battaglia sul fiume Thames (5 ottobre 1813). L'ultimo e

nobilissimo dicorso del capo Shawnee al generale inglese Proctor è riportato in

C. HAMILTON, Op. cit., pp. 208-211.

5) A. M. DI NOLA, Op. cit., vol. 4, col. 1889.

19

6) Concezioni analoghe esistevano già, ad esempio, presso gli Ojibway (o

Chippewa). Cfr. la testimonianza di W. WARREN in C. HAMILTON, Op. cit.,

p. 132.

7) Questa predizione non si avverò e il vaiolo, che aveva provocato la morte di

Kanakuk, per poco non distrusse l'intera tribù durante la veglia funebre

collettiva.

8) W. LA BARRE, Movimenti religiosi di acculturazione nell'America del Nord,

in H. C. PUECH, Storia delle religioni, tr. it. Bari, 1978, vol. 19, tomo 1, p. 22.

9) V. LANTERNARI, Op. cit., p. 116.

10) W. E. WASHBURN, Op. cit., pp. 242-243.

11) V. LANTERNARI, Op. cit., p. 122.

12) Ibidem, p. 126.

13) A. M. DI NOLA, in Enciclopedia delle religioni, vol. 4, col. 1894.

14) Quest'ultima è chiamata da alcuni studiosi (La Barre, Lanternari) "Danza degli

Spiriti del 1890", per distinguerla da quella precedente.

15) A. M. DI NOLA, Op. cit., vol. 4, col. 1894.

16) W. LA BARRE in H. C. PUECH, Op. cit., p. 39.

17) V. LANTERNARI, Op. cit., pp. 131-32.

18) D. BROWN, Op. cit., p. 281.

19) H. W. SMOLIK, Enciclopedia illustrata degli animal, tr. it. Milano, 1982, p.

135. Questo Autore calcola che dopo il 1884 erano rimasti in vita solo circa

4.000 esemplari.

20) M. S. GARRETSON, The American Bison, New York Zoological Society,

1938; W. T. HORNADAY, The Extermination of the American Bison,

Washington, 1889.

21) D. BROWN, Op. cit., pp. 282-83.

22) Sulla Danza del Sogno vedi lo studio ormai classico di S. A. BARRET, The

dream dance of the Chippewa and Menomines Indians of North Wisconsin, in

Bulletin of the Public Museum of the City of Milwaukee, 1911.

23) I Siox, dominatori dei vasti spazi aperti del Dakota, erano i più tipici

rappresentanti della cultura delle praterie, i cui cardini erano la caccia al

bisonte, i clan di tipo patriarcale, le ampie federazioni militari (Hunkpapa,

Brulé, Oglala, Miniconjou). I Chippewa, gente delle foreste, erano cacciatori,

pescatori, raccoglitori e agricoltori nomadi.

24) V. LANTERNARI, Op. cit., p. 113.

25) Ibidem, pp. 114-15 e 116-17.

26) Quest'ultimo è sato talvolta confuso (A. M. DI NOLA, Op. cit., vol. 4, col.

1894) con Wovoka, il cui nome europeo era Jack o John Wilson. Invece il John

Wilson apostolo del Peyotismo era un sanguemisto di Anadarko, che fu pure - a

suo tempo - fra i massimi collaboraori di Wovoka.

27) Sulla Danza del profeta vedi L. SPIER, The Prophet Dance of the Northwest

and its derivatives, in General Series of Anthropology, Menasha, 1935.

28) Questo vocabolo inglese ("imbroglione") designa in antropologia un

personaggio mitico astuto, ingannatore, talvolta imitatore, talaltra oppositore del

20

dio creatore, al quale si attribuiscono tutti i disordini della creazione. Cfr. A.

BRELICH, Introduzione alla sroria elle religioni, Roma, 1966, pp. 14-15. Vedi

anche M. MARCHIORI, Stick dance. Festa dei morti deglli Indiani Koyukon

d'Alaska, Genova, 1980.

29) W. LA BARRE, in H.C. PUECH, Op. cit., p. 24.

30) V. LANTERNARI, Op. cit., p. 127.

31) Di quest'ultimo non ci occuperemo, sia perché ancor oggi mal conosciuto, sia

perché - data la lontananza geografica del fiume MacKenzie, ben difficilmente

esso potè influenzare i movimenti religiosi degli Indiani degli Stati Uniti.

32) Vedi F. LAMENDOLA, La fine delle guerre indiane. Un popolo in ginocchio,

p. 6 e nota 6.

33) V. LANTERNARI, Op. cit., pp. 145.

34) W. LA BARRE, in H. C. PUECH, Op. cit., p. 27; V. LANTERNARI, Op. cit.,

p. 144.

35) V. LANTERNARI, Op. cit., pp. 147-48.

36) Sull'argomento vedi lo studio di V. RAY, The Kolaskin Cult, in American

Anthropologist, Menasha, 1936.

37) G. M. TREVELYAN, Storia dell'Inghilterra nel secolo XIX, tr. it. Torino, 1942,

pp. 242-44 e 383-85.

38) H. G. BARNETT, Indian Shakers. A messianic cult of the Pacific Northwest,

Carbondale, 1957.

39) V. LANTERNARI, Op. cit., p. 128.

40) Ibidem, p. 126.

41) Questa fu una delle cause principali della prima guerra contro i Seminole (1817-

18), dopo che il generale E. P. Gaines aveva distrutto il forte sul fiume

Apalachicola (1816), tenuto dai negri e da indiani Seminole. Vedi F.

LAMENDOLA, Osceola (1800?-38) e la lotta dei Seminole per la libertà; M.

MONTI, Le paludi del disonore, in Storia Illustrata, n. 369 (agosto 1988), pp.

78-89; E. C. MCREYNOLDS, Seminole, tr.it. Milano, 1994.

42) Sulla ribellione di Riel vedi C. WASSERMAN, Il Canada, tr. it. Milano, 1961,

pp. 76-81, e F. LAMENDOLA, Louis Riel(1844-85) e la lotta per la libertà dei

meticci del Canada.

43) W. MARKOV, Sommario di storia coloniale, tr. it. Roma, 1972, p. 442. Ma,

nella sua tipica schematizzazione ideologica, l'Autore dimentica che aggessioni

coloniali come quelle contro gli Indiani del Nord America non furono opera di

una classe capitalistica, ma della società bianca nel suo complesso.

Francesco Lamendola

21