LA RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE & IL CONSENSO … · 24/03/2018 1 1 la relazione medico-paziente & il...
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LA RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE
& IL CONSENSO INFORMATO.
IL CONSENSO INFORMATO.
LA RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE.
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IL CONSENSO INFORMATO.
Nella normalità dei casi.
In situazioni particolari.
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IL CONSENSO INFORMATO NELLA NORMALITÀ DEI
CASI.
-Il consenso informato oltre il paternalismo medico e l’autonomia del paziente.
-Il consenso informato: su che si fonda; in che consiste; a che cosa deve
portare.
- Chi deve informare e chi deve essere informato.
- I quattro elementi per un consenso autentico.
- Il consenso informato tra enfatizzazione legalistica e incontro interpersonale.
-Il consenso informato e l’arte di accostare il malato.
- Le indicazioni del Comitato nazionale di bioetica e della Nuova carta degli
operatori sanitari.
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Il consenso informato oltre il paternalismo
medico e l’autonomia del paziente.
Dalla concezione paternalistico-ippocratica,
secondo cui in medicina l’unico protagonista era
l’operatore sanitario, si è giunti oggi ad affermare
l’assoluta autonomia del paziente, relegando
l’operatore sanitario in un ruolo puramente
esecutivo delle disposizioni date dal paziente.
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Punto di equilibrio tra i due estremi del
paternalismo medico e dell’assoluta autonomia
del paziente è il consenso informato, che si
traduce in una più ampia partecipazione del
paziente alle decisioni che lo riguardano.
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Il consenso informato del paziente
capace di intendere e di volere (maggiore di età,
sano di mente e in stato di coscienza) e che non
può essere delegato ad altri, così come non può
presumersi da parte dell’operatore sanitario,
è ciò che dà legittimità e fondamento all’atto
medico.
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Il dovere di informare il paziente ed il relativo
ottenimento del consenso all’atto medico
rappresentano quindi i fondamentali cardini di un
nuovo rapporto operatore sanitario-paziente che
si basa su di un principio di pari dignità e di
autodeterminazione tra i due soggetti.
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IL CONSENSO INFORMATO NELLA NORMALITÀ DEI
CASI.
-Il consenso informato oltre il paternalismo medico e l’autonomia del paziente.
->Il consenso informato: su che si fonda; in che consiste; a che cosa deve
portare.
- Chi deve informare e chi deve essere informato.
- I quattro elementi per un consenso autentico.
- Il consenso informato tra enfatizzazione legalistica e incontro interpersonale.
-Il consenso informato e l’arte di accostare il malato.
- Le indicazioni del Comitato nazionale di bioetica e della Nuova carta degli
operatori sanitari.
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Il consenso informato:
su che cosa si fonda;
in che consiste;
a che cosa deve portare.
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Su che cosa si fonda.
In Italia la dottrina del consenso informato è
fondata sull’articolo 32 della Costituzione, in
base al quale l’atto medico può essere lecito solo
quando il titolare di tale diritto spontaneamente si
sottopone alle scelte mediche, o vi partecipa nella
piena consapevolezza della necessità dell’atto
diagnostico-terapeutico.
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In che consiste.
Il consenso all’atto medico non può quindi essere
una mera formalità da richiedersi ogni qual volta
l’operatore sanitario si accinga ad attuare una
qualsiasi attività diagnostico-terapeutica su di un
paziente.
Deve piuttosto diventare lo strumento attraverso
cui realizzare una paritaria “alleanza terapeutica”
fra operatore sanitario e paziente.
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A che cosa deve portare.
Deve portare ad un maggiore grado di
umanizzazione del rapporto tra operatore
sanitario e paziente, nel rispetto della reciproca
dignità.
IL CONSENSO INFORMATO NELLA NORMALITÀ DEI
CASI.
-Il consenso informato oltre il paternalismo medico e l’autonomia del paziente.
-Il consenso informato: su che si fonda; in che consiste; a che cosa deve
portare.
>- Chi deve informare e chi deve essere informato.
- I quattro elementi per un consenso autentico.
- Il consenso informato tra enfatizzazione legalistica e incontro interpersonale.
-Il consenso informato e l’arte di accostare il malato.
- Le indicazioni del Comitato nazionale di bioetica e della Nuova carta degli
operatori sanitari.
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Chi deve informare e chi deve essere
informato.
- La responsabilità di informare il paziente ricade
su chi compie l’atto medico; nell'ambito
ospedaliero è il primario o un suo delegato, pur
rimanendo (il primario) personalmente
responsabile.
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-Quanto poi a chi debba essere informato oltre al
paziente:
* non si può prescindere dal rapporto con i
familiari per essere aiutati a comprendere la
psicologia del paziente.
* Ove il paziente dichiari al medico la volontà di
rendere informate del proprio stato di salute
persone estranee al nucleo familiare, tale volontà,
formalmente manifestata, deve essere rispettata.
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IL CONSENSO INFORMATO NELLA NORMALITÀ DEI
CASI.
-Il consenso informato oltre il paternalismo medico e l’autonomia del paziente.
-Il consenso informato: su che si fonda; in che consiste; a che cosa deve
portare.
- Chi deve informare e chi deve essere informato.
- >I quattro elementi per un consenso autentico.
- Il consenso informato tra enfatizzazione legalistica e incontro interpersonale.
-Il consenso informato e l’arte di accostare il malato.
- Le indicazioni del Comitato nazionale di bioetica e della Nuova carta degli
operatori sanitari.
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I quattro elementi per un consenso autentico.
Gli elementi di un autentico consenso informato,
sono fondamentalmente i seguenti:
L'offerta dell'informazione.
La comprensione dell'informazione.
La libertà decisionale.
La capacità decisionale.
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L'offerta dell'informazione rappresenta
indubbiamente l'aspetto centrale dell'intera
questione. L'informazione dovrà riguardare una
breve descrizione di ciò che si vuol fare e delle
alternative terapeutiche, le finalità, le possibilità di
successo, i rischi, gli effetti collaterali.
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La comprensione dell'informazione, deve essere
facilitata evitando sia la sovra che la
sottinformazione e tenendo conto delle situazioni
e dei vissuti psicologici più o meno connessi alla
malattia.
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Ci sono vari standards nell'offerta delle
informazioni. Se lo standard «professionale»
chiede di esprimersi in modo scientifico, lo
standard «medio» impone di dire quanto una
persona ragionevole media vorrebbe sapere e
potrebbe comprendere della procedura medica
che la riguarderà.
In ogni caso, lo standard informativo deve
mettere il paziente nella condizione di rendersi
conto e di scegliere.
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I quattro elementi per un consenso autentico.
Gli elementi di un autentico consenso informato,
sono fondamentalmente i seguenti:
L'offerta dell'informazione.
La comprensione dell'informazione.
>La libertà decisionale.
La capacità decisionale.
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La libertà decisionale, con cui il malato aderisce
alla proposta di terapia; libertà che talora può
subire influenze e pressioni provenienti dal
contesto sociale, dai congiunti o da altre fonti.
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La capacità decisionale. La minore età, una
malattia mentale o la stessa malattia fisica
possono incidere sulla concreta attitudine a
prendere una determinata decisione. La
competenza decisionale di un soggetto va
dunque verificata di volta in volta.
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IL CONSENSO INFORMATO NELLA NORMALITÀ DEI
CASI.
-Il consenso informato oltre il paternalismo medico e l’autonomia del paziente.
-Il consenso informato: su che si fonda; in che consiste; a che cosa deve
portare.
- Chi deve informare e chi deve essere informato.
- I quattro elementi per un consenso autentico.
- >Il consenso informato tra enfatizzazione legalistica e incontro interpersonale.
-Il consenso informato e l’arte di accostare il malato.
- Le indicazioni del Comitato nazionale di bioetica e della Nuova carta degli
operatori sanitari.
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Il consenso informato tra enfatizzazione legalistica e
incontro interpersonale.
Occorre stare attenti a non ricorrere in modo
indiscriminato a moduli in cui raccogliere il
consenso informato scritto, perché una
modulistica del genere, come pure una
informazione fredda e distaccata, non riesce a
coprire tutte le imprevedibili situazioni della realtà
clinica e rischia di burocratizzare e distorcere il
peculiare carattere della fiducia a cui è e deve
essere improntato il rapporto.
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IL CONSENSO INFORMATO NELLA NORMALITÀ DEI
CASI.
-Il consenso informato oltre il paternalismo medico e l’autonomia del paziente.
-Il consenso informato: su che si fonda; in che consiste; a che cosa deve
portare.
- Chi deve informare e chi deve essere informato.
- I quattro elementi per un consenso autentico.
- Il consenso informato tra enfatizzazione legalistica e incontro interpersonale.
->Il consenso informato e l’arte di accostare il malato.
- Le indicazioni del Comitato nazionale di bioetica e della Nuova carta degli
operatori sanitari.
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Il consenso informato e l’arte di accostare il
malato.
La comunicazione con il paziente per ottenere il
suo consenso non può limitarsi all’informazione,
per quanto esaustiva. Secondo quanto
suggerisce la psicologia, vi deve essere una sorta
di “simpatia” dell’operatore sanitario verso il
proprio paziente, un calarsi nella situazione del
paziente; anche se senza eccedere, per non
degenerare in un deteriore atteggiamento
paternalistico.
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Insomma, per offrire un'informazione corretta alla
quale faccia seguito un consenso convinto, è
richiesta una capacità comunicativa che, per
l’operatore sanitario, si identifica nella
disponibilità al dialogo, all'ascolto, all'esercizio di
una cura implicante una valida comprensione
umana, oltre che una capacità tecnica di diagnosi
e di prestazione.
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Ma si pone anche il problema entro quali limiti
fornire le informazioni.
Per quanto riguarda le patologie cosiddette
«benigne», le notizie devono essere complete e
circostanziate.
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Qualora invece la diagnosi sia problematica
occorrerà essere comunque precisi, ma sia
usando una terminologia «non traumatizzante»,
sia evitando che il rapporto operatore
sanitario/paziente si esaurisca con il primo
incontro; dovrà piuttosto intensificarsi,
agevolando una fiducia che permetta una
comunicazione graduale.
IL CONSENSO INFORMATO NELLA NORMALITÀ DEI
CASI.
-Il consenso informato oltre il paternalismo medico e l’autonomia del paziente.
-Il consenso informato: su che si fonda; in che consiste; a che cosa deve
portare.
- Chi deve informare e chi deve essere informato.
- I quattro elementi per un consenso autentico.
- Il consenso informato tra enfatizzazione legalistica e incontro interpersonale.
-Il consenso informato e l’arte di accostare il malato.
- >Le indicazioni del Comitato nazionale di bioetica e della Nuova carta degli
operatori sanitari.
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Le otto indicazioni del Comitato nazionale di
bioetica (1992).
1) Il rapporto medico-paziente non deve essere fugace
o momentaneo,
2) il medico deve avere una discreta preparazione
psicologica per poter comprendere la personalità del
paziente e interagire con lui in modo adeguato,
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3) le informazioni diagnostiche che possono comportare
preoccupazione e ansia dovranno essere date con
prudenza,
4) le indicazioni del procedimento terapeutico dovranno
essere tali da consentire la comprensione
sostanziale e obiettiva da parte del paziente,
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5) non sono vincolanti per l’operatore sanitario le
raccomandazioni dei parenti a nascondere la verità,
6) la responsabilità ad informare è del primario o di chi
coordina la diagnosi e la terapia,
7) quando il consenso acquista particolare rilevanza
deve essere dato per iscritto,
8) è importante il consenso scritto quando deve essere
dato dal rappresentante del minore o dell’inabile.
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Le indicazioni della nuova carta degli
operatori sanitari.
Ai nn. 96-98 dice sostanzialmente così:
1. L’operatore sanitario può intervenire sul
paziente solo se ha ottenuto previamente il suo
consenso: anche solo implicito, per interventi
routinari; esplicito, cioè documentabile, per
interventi più seri e rischiosi.
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2. Il rapporto tra operatore sanitario e paziente è
una relazione umana dialogica e non
oggettuale.
Il paziente insomma è persona responsabile,
non individuo anonimo. Per una scelta libera e
consapevole il paziente va informato. Il suo
deve essere un consenso informato.
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3. La presunzione di consenso si può invocare
quando l’operatore sanitario è chiamato ad
intervenire in situazione urgente di grave
pericolo per la vita di un paziente, che non è in
grado di comprendere e decidere, né ha
preventivamente rilasciato dichiarazioni in
merito.
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4. Se l’intervento non è urgente, l’operatore
sanitario deve interpellare il legale
rappresentante dell’interessato, o chiedere che
venga nominato.
5. I congiunti possono essere informati e
coinvolti, qualora il paziente lo autorizzi.
IL CONSENSO INFORMATO.
Nella normalità dei casi.
> In situazioni particolari.
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II. IN SITUAZIONI PARTICOLARI.
1. Nel caso di minori.
2. Nel caso di infermità bio-psichiche.
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1.Nel caso di minori.
Quando il paziente è minore, è necessario il
ricorso al consenso dei genitori o del tutore legale
e qualora si oppongano, è doveroso il ricorso
all’Autorità Giudiziaria nei casi nei quali
l’intervento sanitario si impone urgente e non
differibile stanti le gravi condizioni del paziente.
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Nonostante la grande difficoltà ad un consenso, o
anche solo ad un assenso, il bambino negli anni
scolari e, via via, il preadolescente-adolescente
non devono essere lasciati fuori dal poter
pensare al problema che li riguarda, ma per
quanto occorre a giustificare le cure, le analisi, gli
eventuali ricoveri, è auspicabile che siano
informati, anche se sobriamente e sempre con
estremo tatto promotore di fiducia.
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II. IN SITUAZIONI PARTICOLARI.
1. Nel caso di minori.
>2. Nel caso di infermità bio-psichiche.
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Il consenso informato come relazione: deve essere:
a) Personale. Espresso dal paziente e da nessun altro
per lui. Il problema della rappresentanza legale trova
quindi ragion d'essere soltanto per i soggetti incapaci di
esprimere un consenso valido per ragioni di età (minori),
o perché nei loro riguardi è intervenuto un
provvedimento di interdizione o di inabilitazione. Va
precisato a tal proposito che gli unici che hanno il potere
di consentire sono i titolari della potestà o della tutela.
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b) Libero e spontaneo. Il problema in psicoterapia
può sorgere quando il paziente giunga al
terapeuta non spinto da motivazioni personali,
ovvero da una matura coscienza della malattia,
ma indotto, «spinto», da pressioni del nucleo
familiare.
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c) Consapevole. Premessa indispensabile per un
qualsiasi trattamento è la prospettazione al paziente
delle sue reali condizioni di salute, della necessità di
sottoporsi a determinati accertamenti o trattamenti
specificando quali possono essere i reali benefici e i
potenziali rischi di tali interventi.
L'informazione fornita deve essere «onesta», cioè
ispirata alla chiarezza, operata semplificando le nozioni
scientifiche e rapportandole al livello intellettuale e al
grado di cultura del paziente e, quando necessario,
limitando le informazioni.
IL CONSENSO INFORMATO.
>LA RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE.
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Siccome il consenso informato è frutto di una
relazione tra medico e paziente, una riflessione
sul consenso informato non può prescindere da
una riflessione sul rapporto tra medico e
paziente.
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LA RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE.
Nella normalità dei casi.
In situazioni particolari.
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Nella normalità dei casi.
Vorrei dire una parola sui seguenti punti:
- Operatore sanitario-paziente: una relazione tra
sconosciuti?
- Alla base della relazione: accoglienza, igiene, ordine.
- Gli ambiti della relazione: dall’ambulatorio all’ospedale.
- I tratti della relazione.
-La comunicazione della diagnosi in caso di gravi
patologie.
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Operatore sanitario-paziente: una relazione
tra sconosciuti?
La cura della salute, soprattutto in contesto di
impostazione manageriale della sanità, rischia di
svolgersi in istituzioni che rendono le «relazioni»
difficili, sicuramente non calorose, quasi tra
sconosciuti.
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Qualcuno pensa persino che questo tipo di
relazione favorisca meglio la privacy. Forse è
vero, ma è anche vero che favorisce la chiusura
del paziente e, di conseguenza, il rischio di
improduttività terapeutica.
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In realtà la vicinanza dell’operatore sanitario, col
suo atteggiamento empatico o amichevole, può
concorrere a superare la relazione anonima che
le strutture sanitarie favoriscono.
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Nella normalità dei casi.
Tratteremo i seguenti punti:
- Medico-paziente: una relazione tra sconosciuti?
- >Alla base della relazione: accoglienza, igiene, ordine.
- Gli ambiti della relazione: dall’ambulatorio all’ospedale.
- I tratti della relazione.
-La comunicazione della diagnosi in caso di gravi
patologie.
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Alla base della relazione: accoglienza, igiene,
ordine.
Gli ambiti in cui l’operatore sanitario è chiamato
ad esercitare la sua professione non sono solo
luoghi di lavoro, ma anche di relazione con altre
persone e devono parlare positivamente di
salute, serenità, valori. E per questo devono
essere ambienti caratterizzati da:
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a) accoglienza: È il segno del «benvenuto» che
si dà al paziente, l'espressione di come lo
consideriamo. Un ambiente accogliente è un
ambiente anzitutto «curato», luminoso, non
troppo angusto. Un ambiente accogliente offre
anche un numero sufficiente di sedie o di divani
dove i pazienti possano accomodarsi nell'attesa
dell'incontro con l’operatore sanitario.
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b) Un secondo elemento che deve caratterizzare
gli ambienti della professione sanitaria è l'igiene,
che, mentre continua ad esprimere l'accoglienza,
costituisce anche un valore essenziale per la cura
della salute. Segno dell'igiene è anche l'aria pulita
che si respira nell'habitat medico.
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c) Un terzo elemento importante nell'ambito della
relazione col paziente è l'ordine sia degli
ambienti che della gestione. Luoghi caotici, non
curati non si addicono all'esercizio della
medicina. Ma occorre curare anche l'ordine
gestionale, col personale adatto, con tempi che
non procurino troppo disagio o danno ai pazienti.
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Il risparmio nella cura degli ambienti è un
risparmio a volte non solo a spese della propria
immagine, ma a spese della salute degli stessi
pazienti.
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Nella normalità dei casi.
Tratteremo i seguenti punti:
- Medico-paziente: una relazione tra sconosciuti?
- Alla base della relazione: accoglienza, igiene, ordine.
- >Gli ambiti della relazione: dall’ambulatorio
all’ospedale.
- I tratti della relazione.
-La comunicazione della diagnosi in caso di gravi
patologie.
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Gli ambiti della relazione: dall’ambulatorio
all’ospedale.
Venendo ora a parlare esplicitamente degli ambiti in cui
il personale sanitario opera, un accenno a:
L'ambulatorio del medico di base. È il luogo della
relazione più permanente con un operatore sanitario. La
relazione che si instaura dovrebbe caratterizzarsi quindi
per la durata -anche anni-, la conoscenza approfondita
del paziente da parte dell’operatore sanitario, e
dell’operatore sanitario da parte del paziente.
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L’ospedale è un ambito particolarmente
importante di relazione e di incontro per
l’operatore sanitario. Il luogo più naturale per
l'incontro dei pazienti è il reparto, dove occorre
anzitutto porre il paziente in condizione di non
sentirsi un numero.
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L’ospedale, per agevolare la relazione operatore
sanitario/paziente, esige un forte senso
dell’organizzazione e del coinvolgimento,
programmando l’attività non solo in generale per
l’intero reparto, ma anche per ciascun paziente.
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I servizi di diagnosi e cura in «day hospital».
In questo particolare ambito, il rischio è
l’atomizzazione delle relazioni e il trattamento da
sconosciuti.
L’operatore sanitario è chiamato a gestire questo
tipo di servizio con senso di responsabilità,
organizzando con rigore l'agenda, evitando al
paziente, nei limiti del possibile, file e tempi che
possano anche danneggiare la sua salute.
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Nella normalità dei casi.
Tratteremo i seguenti punti:
- Medico-paziente: una relazione tra sconosciuti?
- Alla base della relazione: accoglienza, igiene, ordine.
- Gli ambiti della relazione: dall’ambulatorio all’ospedale.
- >I tratti della relazione.
-La comunicazione della diagnosi in caso di gravi
patologie.
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I tratti della relazione.
1. I tratti generali.
2. In particolare per il personale sanitario.
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1. I tratti generali.
a) Nella relazione medico-paziente non dovrebbe
mai mancare il dialogo confidente. Di fronte ad un
malato le parole possono mancare. È
fondamentale che non manchi la capacità di
ascolto. Incontrando il paziente è indispensabile
dare l’impressione che non si abbia fretta.
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b) Se non si conosce a fondo il paziente, è
opportuno usare un tono familiare ma non troppo
disinvolto. È bene non invadere subito l’altro coi
propri discorsi. All’inizio è necessario capire se
desidera parlare. Se inizia a dialogare devono
essere evitate le risposte affrettate e
semplicistiche.
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c) È fondamentale dimostrare che si sta
ascoltando con interesse e partecipazione.
Non si deve cambiare argomento, se il
paziente desidera ancora esternare i suoi
pensieri. Si deve dargli, invece, la possibilità
di interrompere, quando vuole dire qualcosa
di suo.
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d) Può essere utile incoraggiare il dialogo anche
con il linguaggio non verbale (sorrisi, strette di
mano, gesti d’assenso...) e spazi di partecipe
silenzio.
Eventuali attacchi d’ira del paziente non
manifestano necessariamente collera nei
confronti di chi sta accanto. Può essere allora
utile evitare espressioni difensive, ma è
estremamente positivo far intendere che si è
capito il disagio di fondo del paziente.
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e) Un aspetto da non trascurare è il dialogo
religioso. Chi accosta il malato che s’interroga sul
senso del vivere e del morire è chiamato ad
accompagnare spiritualmente il paziente con
accurata sensibilità e tatto, avendo come modello
Gesù che accompagna i discepoli di Emmaus,
stanchi e sfiduciati.
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In quest’approccio è necessario avere il senso
del limite e non voler a tutti i costi indottrinare. È
altresì necessario non lasciarsi invadere dal
rispetto umano e dalla paura e proporre, quando
le disposizioni del paziente lo rendono possibile,
un serio approccio spirituale.
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I tratti della relazione.
1. I tratti generali.
>2. In particolare per il personale sanitario.
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2. In particolare per il personale sanitario.
Nella relazione operatore sanitario-paziente, oltre ai tratti
generali, non devono mancare:
Informazione, comunicazione e formazione mirate.
Supporto emotivo e aiuto a ridurre l'ansia e la paura.
Coinvolgimento della famiglia e degli amici.
Attenzione alla transizione verso differenti ambiti di cura.
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Informazione, comunicazione e formazione mirate.
Spesso i pazienti percepiscono che siano sottratte loro
informazioni, di conseguenza è necessario informarli
circa la loro situazione, i progressi, la prognosi, in un
linguaggio comprensibile, ma anche (per quanto
possibile nella fase acuta della malattia) formarli per
metterli in grado di gestirsi in vista di prevenire
successivamente eventuali ricadute o altre
conseguenze.
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Supporto emotivo e aiuto a ridurre l'ansia e la paura.
Queste ultime, riferite alla patologia, ma anche alle
incombenze legate ai ruoli familiari e sociali della
persona, possono essere considerate una costante, ma
spesso vengono accettate come inevitabili e non si fa
nulla per aiutare il paziente ad estrinsecarle, ad
esorcizzarle.
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Coinvolgimento della famiglia e degli amici,
… che molte volte assumono un ruolo importante
per la collaborazione che possono offrire durante
la cura, ma anche successivamente.
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Attenzione alla transizione verso differenti
ambiti di cura.
Essendo sempre più l'ospedale dedicato
all'erogazione di prestazioni per pazienti acuti, sin
dal primo momento il «dopo» può diventare una
preoccupazione per il paziente. Non sempre
questo aspetto viene preso in considerazione, o
viene liquidato con una lettera al medico di base.
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L'esigenza e capacità di autocura da parte del
paziente e/o della famiglia richiedono una
valutazione delle loro potenzialità di azione,
talvolta richiedono opera di convincimento, anche
per fugare eventuali dubbi circa le proprie abilità
di gestire le situazioni ed i rischi ad esse
connessi. Anche qui il rapporto operatore
sanitatio-paziente assume un ruolo determinante
perché consente di capire ed infondere fiducia.
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Nella normalità dei casi.
Tratteremo i seguenti punti:
- Medico-paziente: una relazione tra sconosciuti?
- Alla base della relazione: accoglienza, igiene, ordine.
- Gli ambiti della relazione: dall’ambulatorio all’ospedale.
- I tratti della relazione.
->La comunicazione della diagnosi in caso di gravi
patologie.
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La comunicazione della diagnosi in caso di gravi
patologie.
a) L’obbligo della comunicazione.
La relazione con i soggetti affetti da gravi patologie pone
il problema del loro diritto alla verità. I morenti, e più in
generale quanti sono colpiti da una malattia incurabile,
hanno il diritto di essere informati sul loro stato. La morte
rappresenta un momento troppo essenziale, perché la
sua prospettiva venga evitata. Per ogni uomo, il suo
approssimarsi richiede una preparazione e determinati
atti posti in piena coscienza.
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Spetta a coloro che si trovano più vicini al
morente il compito di illuminarlo sul suo stato. La
famiglia, il cappellano e il personale sanitario
hanno ciascuno un proprio ruolo da svolgere a
questo proposito. Ogni singolo caso ha le sue
esigenze, in funzione della sensibilità e delle
capacità di ciascuno, delle relazioni col malato e
del suo stato.
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b) Le modalità della comunicazione.
Se l'obbligo della comunicazioone deve
considerarsi ineludibile, le modalità con cui essa
avviene possono variare nelle diverse situazioni.
Nel dialogare con il suo interlocutore, l’operatore
sanitario deve tener conto del suo grado di
cultura, della sua emotività, dei suoi interessi,
della influenza che una determinata notizia può
avere nella vita del paziente e dei suoi familiari.
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Queste osservazioni collimano sostanzialmente
con quelle della Nuova Carta dei Diritti del Malato
(nn. 156-158).
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LA RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE.
Nella normalità dei casi.
> In situazioni particolari.
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In situazioni particolari.
Alcuni aspetti fondamentali nella relazione
operatore sanitario-malato mentale.
La relazione con i bambini.
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Alcuni aspetti fondamentali nella relazione
operatore sanitario-malato mentale.
a) Il malato non può essere e considerato come
mero caso clinico, ma come persona con la sua
sofferenza, la sua storia personale, la sua
situazione esistenziale, il suo essere nel mondo e
con gli altri.
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b) Il ruolo dell’operatore sanitario non è quindi
quello di un protagonismo esasperato che annulli
l'autonomia del paziente;
è necessario trovare un equilibrio tra ruolo attivo
dell’operatore sanitario (grazie alla sua
competenza e abilità professionale) e la
personalità del paziente; ruolo attivo che non
mortifichi e tanto meno annulli il co-protagonismo
del paziente.
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c) Pertanto, il corretto operare dell’operatore
sanitario comporta la spiegazione della sindrome
e la comprensione del malato in un complesso
intreccio di iniziale osservazione e di successiva
partecipazione e coinvolgimento.
Questa partecipazione e questo coinvolgimento
significano non solo rispettare, ma addossarsi la
sofferenza del malato mentale senza venirne
travolti (una partecipazione attiva e critica).
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d) Il corretto operare dell’operatore sanitario
comporta pure il profondo rispetto della
sofferenza e l'impegno a ridurla e, possibilmente,
a risolverla: la terapia del dolore è non solo una
terapia sintomatica, ma un criterio etico che ha
come fine il ripristino dell'equilibrio della
personalità.
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In situazioni particolari.
Alcuni aspetti fondamentali nella relazione
operatore sanitario-malato mentale.
>La relazione con i bambini.
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La relazione con i bambini.
L’operatore sanitario si accosta ai bambini come
pazienti, consapevole della «distanza» infinita che ci può
essere nel dialogo e nella relazione. La distanza è
dovuta al mondo diverso che vivono le due soggettività,
ai sentimenti che accompagnano i rispettivi mondi.
L’operatore sanitario nel relazionarsi col bambino è
chiamato a vestire panni molto diversi e ad accostarsi a
lui nella verità della sua persona. Fingere con i bambini
è una perdita sicura.
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Grazie mille per l’attenzione.