La Regia Marina e la Grande Guerra...della Regia Marina. La Regia Marina e la Grande Guerra A llo...

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15 GIUGNO 2014 Manifesti, illustrazioni propagandistiche e giornali italiani all’epoca della Grande Guerra; sopra, accanto al titolo, emblema della Regia Marina. La Regia Marina e la Grande Guerra A llo scoppio della Prima Guerra Mondiale la flotta italiana era la quinta al mondo per grandezza. Nel 1915 il conflitto aveva già as- sunto il carattere di guerra di lo- goramento e, in previsione della scadenza e denunzia del Trattato della triplice Alleanza (4 maggio 1915), l’Italia prese le sue precau- zioni prevedendo un inizio im- provviso delle ostilità da parte dell’Austria. Il teatro di guerra ve- niva ad estendersi a tutto il Medi- terraneo, ma l’azione italiana, per ragioni geografiche e storiche, do- veva concentrarsi in Adriatico. testi e foto a cura dell’Ufficio Storico della Marina Pagina a fianco: sulla bandiera navale della Regia Marina si staglia la polena raffigurante la Vittoria alata della Regia Nave Puglia, esposta al Vittoriale dopo essere stata donata a Gabriele D’Annunzio, autore dello scritto sulla “beffa di Buccari” del 1918 che campeggia al centro; sulla destra l’emblema della Regia Marina; in basso, a sinistra una decorazione con il celebre motto dannunziano “Memento Audere Semper” dedicato ai M.A.S. (Motoscafo Armato Silurante), a destra uno dei M.A.S. e più in alto, sull’orizzonte, la R.N. Conte di Cavour. (fotocomposizione: Davide Galli) 1914-2014: a un secolo dal conflitto che cambiò il mondo

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  • 15GIUGNO 2014

    Manifesti, illustrazioni propagandistiche egiornali italiani all ’epoca della GrandeGuerra; sopra, accanto al titolo, emblemadella Regia Marina.

    La Regia Marina e la Grande Guerra

    Allo scoppio della PrimaGuerra Mondiale la flottaitaliana era la quinta almondo per grandezza.

    Nel 1915 il conflitto aveva già as-sunto il carattere di guerra di lo-goramento e, in previsione dellascadenza e denunzia del Trattato

    della triplice Alleanza (4 maggio1915), l’Italia prese le sue precau-zioni prevedendo un inizio im-provviso delle ostilità da partedell’Austria. Il teatro di guerra ve-niva ad estendersi a tutto il Medi-terraneo, ma l’azione italiana, perragioni geografiche e storiche, do-veva concentrarsi in Adriatico.

    testi e foto a cura dell ’Ufficio Storico della Marina

    Pagina a fianco: sulla bandiera navale della Regia Marina si staglia la polena raffigurante la Vittoria alatadella Regia Nave Puglia, esposta al Vittoriale dopo essere stata donata a Gabriele D’Annunzio, autore delloscritto sulla “beffa di Buccari” del 1918 che campeggia al centro; sulla destra l ’emblema della Regia Marina;in basso, a sinistra una decorazione con il celebre motto dannunziano “Memento Audere Semper” dedicato aiM.A.S. (Motoscafo Armato Silurante), a destra uno dei M.A.S. e più in alto, sull ’orizzonte, la R.N. Conte diCavour. (fotocomposizione: Davide Galli)

    1914-2014: a un secolo dal conflitto che cambiò il mondo

  • 17GIUGNO 201416 Notiziario della Marina

    IL CAPO DI STATOMAGGIORE DELLAREGIAMARINAL’ammiraglio Paolo Emilio Thaon di Revel (Torino, 19 giugno 1857 - Roma, 24marzo 1948) fu Capo di Stato Maggiore della Regia Marina dall ’aprile 1913 alnovembre 1919.Entrato in Marina all'età di 16 anni, conseguì il grado di guardiamarina nel1877 e nel 1879 partecipò alla circumnavigazione del globo a bordo della fregataGaribaldi. Tenente di vascello nel 1886, capitano di corvetta nel 1896, fu coman-dante della scuola macchinisti a Venezia dal 1904 al 1905. Dopo diversi incarichidi rilievo, tra cui Aiutante di Campo di Re Umberto l, nel 1905 ottenne il comandodell'Accademia Navale, che mantenne fino all’anno sucecssivo col grado di capitanodi vascello. Promosso contrammiraglio, partecipò alla Guerra ltalo-Turca nel(1911-12), affondando, nel porto di Beirut, due navi turche e contribuendo alladistruzione dei porti lungo i Dardanelli. Quale Capo di Stato Maggiore della Regia Marina fu convinto promotore dellosviluppo del naviglio leggero e della costituzione dell’aviazione navale, nella qualeindividuò il più efficace mezzo di contrasto all ’azione dei sommergibili nemici,che costituivano la principale minaccia al traffico mercantile.Con l ’ingresso dell ’Italia nel conflitto sostenne l ’impiego dei treni armati e deiMAS. Un suo piano condusse all ’affondamento delle corazzate austriache SantoStefano e Viribus Unitis. Dopo la rotta di Caporetto, sostenne il mantenimentodella linea del Piave e della Laguna di Venezia. Sul finire della guerra, condusseil bombardamento di Durazzo e organizzò la rapida occupazione delle isole e dellecoste dell ’Istria e della Dalmazia. Per la direzione della guerra in Adriatico, gli fu conferita la Gran Croce dell ’Or-dine Militare di Savoia e per i suoi grandi meriti al servizio della Marina rice-vette il titolo di Duca del Mare nel 1924, anno in cui fu nominato “GrandeAmmiraglio”. Fu, inoltre, Ispettore generale della Regia Marina dal novembre1919 al maggio 1920, presidente del comitato degli Ammiragli, senatore del Regnonel 1917, entrò nel primo governo nazionale in qualità di ministro della RegiaMarina nel 1922; da questa carica rassegnò le dimissioni nel maggio 1925, dopola riforma con cui Mussolini istituiva la carica di capo di Stato Maggiore generale,affidandola a Badoglio. Fu anche Presidente del Senato dal 1943 al 1944.In qualità di capo di Stato Maggiore sostenne attivamente l ’istituzione e la primaattività dell ’Ufficio Storico, emanando le direttive che prevedevano la raccolta ela conservazione della documentazione della guerra italo-turca. è sepolto nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma.

    La situazione strategica era tut-t ’altro che favorevole all’Italia:l’Adriatico, infatti, può parago-narsi ad un lungo corridoio dicirca 800 km, largo circa 200 echiuso all’estremità settentrionale.La parte orientale, allora in pos-sesso dell’Austria-Ungheria, èrotta da un grandissimo numerodi anfrattuosità con stretti e pro-fondi canali facenti capo a laghiinterni ampi e anch’essi profondi;è fiancheggiata da numerosissimeisole che formano una barriera,quasi continua nella parte cen-trale e addirittura doppia in qual-che tratto. Una costa cosìconformata offriva numerose lo-calità che ben si prestavano a co-stituire ottime basi permanenti,punti di appoggio e basi eventualiper le unità della flotta.

    La costa occidentale, invece, pre-senta caratteri esattamente oppo-sti: bassa, fiancheggiata da fondalipoco profondi, cosparsa di centridemografici ed industriali e per-corsa, in tutto il suo sviluppo, dastrade e da una importante lineaferroviaria. Creare basi navalilungo una costa così fatta non erafacile impresa.

    Pertanto, mentre la Marina au-stro-ungarica fissò le sua basi na-vali presso Pola, Sebenico eCattaro, quella italiana dislocò leunità più importanti a Taranto ele unità minori a Brindisi e a Ve-nezia. Tale dislocazione, l’unicapossibile, rese evidente il fattoche, se si poteva considerare suf-ficientemente sicura la chiusuradell’Adriatico per la flotta Au-striaca, questa aveva la quasi com-pleta libertà d’azione nell’ambitodi questo mare. Pertanto l’Italia,se con il suo intervento dava agliAlleati la sicurezza che il Medi-terraneo non avrebbe visto naviaustriache, allo stesso tempo sisobbarcava tutto il peso dellaflotta nemica, da dover contra-stare in una situazione d’inferio-

    La Regia Marina

    L’incrociatore Francesco Ferruccio in allesti-mento presso l ’Arsenale di Venezia. La città la-gunare fu la principale base navale dell ’altoAdriatico, punto strategico per il controllo el ’opposizione alla flotta austriaca. Presso ilRegio Arsenale vennero varati sommergibili,costruiti idrovolanti e alcuni pontoni semo-venti armati (monitori) impiegati come batte-rie mobili per la difesa della Laguna.

    La Nave da battaglia di 1^ classe Regina Elena entra in Mar Piccolo a Taranto.

    La nave da battaglia di 1^ classe Regina Margherita con la livrea in grigio uniforme entrata inuso durante la guerra.

    Il varo del sommergibile Otaria nell ’Arsenale di Venezia il 25 marzo 1908.

  • 19GIUGNO 201418 Notiziario della Marina

    Batteria della Regia Marina schierata sul basso Piave.

    Treno armato apre il fuoco con le sue artiglierie.

    Treno armato per la difesa della costa adriatica: questi mezzi montavano artiglieria navale antiae-rea e antinave ed imbarcavano equipaggi della Regia Marina.

    rità dovuta non ai mezzi bensìalla posizione geografica.

    L’esperienza dei primi mesi diguerra impose la necessità di li-mitare le imprese delle navi ita-liane a quelle per le quali i rischifossero proporzionali all’impor-tanza degli obiettivi da raggiun-gere, portando ad un massiccioimpegno di tutte le forze nonconvenzionali - all’epoca - peresercitare la massima pressionesul nemico. Da qui l’impiego inchiave offensiva dei dirigibili,l’utilizzo di pontoni armati perfornire supporto d’artiglieria al-l’Esercito, la creazione di unaserie di treni armati per la prote-zione della costa dalle incursioniaeree e navali.

    Nel 1915 fu inoltre costituita la"Brigata Marina", un corpo com-posto da un reggimento su trebattaglioni di fucilieri e daun'unità di artiglieria. Nell'otto-bre dello stesso anno fu creato unpotente gruppo di 100 pezzi d'ar-tiglieria di vari calibri, chiamato"Raggruppamento ArtiglieriaMarina", facente parte formal-mente del VII Corpo d'Armata.Nel novembre 1917, dopo Capo-retto, la Brigata Marina fu impe-gnata nella difesa di Venezia, cittàche subì diversi attacchi dagli au-striaci con assalti via mare e viaterra. In questa occasione, l’ottimoaddestramento e l'elevatissimospirito aggressivo dei fucilieri sirivelarono provvidenziali per lasorte della città e i soldati italianirespinsero più volte in mare i de-terminati soldati austriaci. Tra il1917 e il 1918, sul Piave, il reggi-mento subì numerose perdite:quasi 400 caduti e più di 1.500feriti. Il coraggio e la forza degliuomini impiegati in quelle batta-glie divenne leggendario, la-sciando un’impressionantedimostrazione della determina-zione e dello spirito di corpodell’unità: il reggimento non ebbe

    Marinai costruiscono una passerella sul Piave. Sotto: Bombarda della Regia Marina sul fronte terrestre.

    Il fronte terrestre

  • 21GIUGNO 201420 Notiziario della Marina

    I mezzi aereialcun prigioniero né dispersi eriuscì a catturare 1268 soldati ne-mici.

    Un’altra componente che rag-giunse un altissimo livello du-rante la guerra fu l’aviazionenavale. A partire dal 1916, in unprogressivo crescendo di perfezio-namento tecnico e di accresci-mento numerico, i velivoli dellaMarina furono impegnati in ungrandissimo numero di missionidi bombardamento delle basi na-vali austriache, attacco antinave,ricognizione, scorta convogli e di-fesa aerea del territorio nazionale.Quando sembrava ormai che l’an-damento della guerra volgesse afavore delle nostre armi, la di-sfatta di Caporetto costrinsel’Aviazione di Marina ad impe-gnarsi con tutte le sue risorse: gliidrocaccia di Venezia e di Gradomitragliarono le colonne nemichein avanzata, ingaggiarono com-battimento con i caccia austriaciin volo a protezione dell’avanzataaustro-ungarica, diressero il tirodell’artiglieria navale contro iponti sul Piave. Dopo l’evacua-zione della base di Grado, dallastazione di Venezia gli idrovolantiitaliani passarono all’offensiva connuove tattiche di combattimentoche costrinsero il nemico ad affi-dare la difesa dell’Istria a velivoliterrestri di alte prestazioni, senzaperaltro più riuscire a strappareagli italiani il controllo dei cieli.Al termine del conflitto, gli idro-volanti della Regia Marina, dal-l’iniziale numero di 30 unitàerano diventati ben 638, con oltre3.000 uomini addetti ai servizi divolo o di terra. Nel corso delleoltre 17.500 missioni effettuate,vennero abbattuti in combatti-mento ben 130 velivoli austriaci,a fronte dei 40 complessivamentepersi per azione avversaria.

    Durante la Grande Guerra la su-periorità numerica della flottaitaliana fu vanificata sia dalla si-Idrovolanti F.B.A.: in servizio alla fine del 1917 furono impiegati nelle esplorazioni antisommergibili.

    Idrovolante M8 in partenza per Trieste.

    Bombardiere triplano e trimotore Caproni Ca. 4.

    Idrovolante Curtiss davanti alla Porta Nuovadell ’Arsenale di Venezia; entrato in servizionel 1912, costituì insieme al Borel il primo nu-cleo di aerei impiegati presso la Scuola di Pilo-taggio annessa alla Stazione Idrovolanti diVenezia inaugurata nel 1913 con sede nel Ca-nale delle Vergini presso l ’Arsenale.

    A destra: dirigibile Città di Ferrara in uscitadall ’hangar; primo dirigibile navale, la nottedel 24 maggio 1915 fu inviato a svolgere ilprimo impiego operativo della Grande Guerra.

    Sotto: idrovolante Pateras Pescara nell ’Arse-nale di Venezia; fu il primo velivolo progettatocome aerosilurante e il più grande aereo fino adallora realizzato.

  • 23GIUGNO 201422 Notiziario della Marina

    Sopra: il MAS 15 di Luigi Rizzo in rientronel porto di Ancona la mattina dell ’11 giugno1918.

    A sinistra: squadriglia MAS ad Ancona nel1918. In primo piano il MAS 21 che il 10 giu-gno di quell ’anno, al comando di GiuseppeAonzo, prese parte all ’impresa di Premuda in-sieme al MAS 15 comandato da Luigi Rizzo.

    Nella pagina accanto dall ’alto: la parte pop-piera del Wien recuperata nel giugno del 1925e oggi conservata nel Museo Storico Navale diVenezia.

    Il MAS 66 a Napoli nel luglio 1917.

    Il MAS 15 di Luigi Rizzo conservato nel Sa-crario delle Bandiere presso il Vittoriano diRoma.

    tuazione geografico - strategicadel teatro operativo, sia dal fattoche la Marina austro-ungaricaevitò sempre lo scontro frontale,preferendo mantenere le proprieunità maggiori al sicuro nella bendifesa base di Pola. La Regia Ma-rina si impegnò quindi nello svi-luppo e nella produzione di unitàinsidiose di concezione nazionale,dai notissimi M.A.S. ai mezzispeciali quali la torpedine semo-vente detta “Mignatta” ed il bar-chino “saltatore” del tipo “Grillo”.Questi mezzi dall’agosto del 1916consentirono alla Regia Marinadi intensificare l’offensiva controle basi nemiche e di forzare i portidi Durazzo, Fasana e Trieste.

    Nell'agosto 1917 la Marina au-stro-ungarica dislocò due coraz-zate, la Wien e la Budapest, nelporto di Trieste per appoggiaredalla costa, se necessario, l'Eser-cito Imperiale nella sua avanzatain territorio italiano. A seguitodella rottura del fronte a Capo-retto, da parte della Regia Marinasi presentò l’assoluta necessità diagire in chiave offensiva per mar-care in senso non solo materiale,ma anche psicologico, la volontàdi riscossa. Il 9 dicembre 1917due torpediniere salparono da Ve-nezia con a rimorchio i M.A.S. 9e 13 che, forzate le ostruzioni cheimpedivano l'accesso al porto,lanciarono da brevissima distanzaquattro siluri che causarono l’af-fondamento della corazzata Wien.L’effetto della perdita di questaunità, primo grande successo ita-liano sul mare, fu oltremodo be-nefico per le ripercussioni cheebbe sul morale della Nazione,stremata dalla guerra e depressadal cattivo andamento della lotta,rinsaldando le coscienze e per-mettendo di percepire per laprima volta una possibile inver-sione di tendenza nei risultatidella guerra.

    Constatato che questi piccoli

    I mezzi d’assalto

  • 25GIUGNO 201424 Notiziario della Marina

    A destra, i protagonisti dell ’azione di Pre-muda del 10 giugno 1918: Luigi Rizzo traArmando Gori e Giuseppe Aonzo.

    Il tenente di vascello Nazario Sauro il giornodel supplizio, il 10 agosto 1916 a Pola.Irredentista nativo di Capodistria, allora ter-ritorio austroungarico, e marinaio espertodelle coste dalmate, allo scoppio della guerraaveva lasciato la sua città per raggiungere Ve-nezia e arruolarsi come volontario nella RegiaMarina. Condusse numerose missioni diguerra con successo. Nel luglio 1916, membrodell ’equipaggio del sommergibile Pullino inmissione per condurre un’incursione su Fiume,fu catturato in seguito all ’incaglio del battelloe condotto a Pola, base della Marina austriaca;riconosciuto da alcuni concittadini, fu impic-cato per alto tradimento nelle carceri militaridella città il 10 agosto 1916 e sepolto in luogosegreto dalgi austriaci. Al termine del conflittola Regia Marina riuscì a rinvenirne le spogliee dare loro degna sepoltura nel cimitero di Ma-rina di San Policarpo a Pola. In quell ’occasionel’allora Capo di Stato Maggiore della Marina,Grande Ammiraglio Duca del Mare PaoloThaon di Revel, lo definì “il nostro più grandeeroe del mare”.

    Il maggiore del genio navale Raffaele Rossetti.Il tenente medico Raffaele Paolucci

    mezzi potevano essere proficua-mente impiegati anche contro na-viglio di grandi dimensioni, ne fupotenziato lo sviluppo operativo.Fu così che, dopo innumerevolitentativi, un nuovo clamoroso si-luramento portò, nel giugno del1918, i mezzi d’assalto italianiagli onori delle cronache mon-diali: per la seconda volta, dopol’operazione di Trieste, l’impresafu condotta dall’asso dei M.A.S.Luigi Rizzo, che affondò la coraz-zata Szent Istvan. La perdita diquesta unità ebbe sulla interaflotta austriaca una ripercussionegravissima; le operazioni in corsovennero sospese, le navi rientra-rono in porto per rimanervi, ino-perose, fino al giornodell’armistizio. I simboli di di-sgregazione manifestatisi tra gliequipaggi fin dal mese di feb-braio, e che il Capo della flotta,Ammiraglio Horty, intendevacombattere con una energica atti-vità, divennero sempre più gravidopo l’azione di Premuda e con-dussero al disfacimento dellaflotta nemica, suggellato dall’im-presa di Pola in cui, due giorniprima della resa austriaca, la co-razzata Viribus Unitis venne af-fondata ad opera degli ufficiali diMarina Raffaele Paolucci e Raf-faele Rossetti alla guida della “mi-gnatta”. Una delle più eclatantiprove dell’efficacia operativa deimezzi d’assalto italiani fu il bas-sissimo tasso di perdite: il numerodei M.A.S. affondati in azione(19 unità, di cui solo quattro perazione nemica, sulle 244 entratein servizio), a fronte dei significa-tivi risultati ottenuti, rese cospi-cuo l’attributo di costo/efficaciadel mezzo.

    Nel corso del conflitto, la RegiaMarina compì 56.000 missioni diguerra, per un totale di 2 milionidi ore di moto e di 25 milioni dimiglia percorse nelle azioni diesplorazione, vigilanza, agguato,scorta. Tale attività permise di

    Gli Eroi e le imprese

    Nella pagina accanto, in basso: Luigi Rizzocon gli equipaggi dei MAS 9 e 13 che compi-rono l ’affondamento del Wien il 10 dicembre1917.

    Il celebre manoscritto dannunziano della cosiddetta “Beffa di Buccari”, l ’azione di forzamentodell ’omonima baia (Bakar/Buccari, sulla costa dalmata), dove erano stanziate diverse unitànemiche - la notte tra il 10 e l ’11 febbraio 1918. Il raid fu condotto dagli equipaggi dei MAS94, 95 e 96 (quest’ultimo comandato da Lugi Rizzo) al comando del capitano di fregata Co-stanzo Ciano accompagnato da Gabriele D’Annunzio. Tre di questi volantini contenuti inaltrettante bottiglie furono lasciati da D’Annunzio nella baia al termine dell ’azione, a sotto-linearne l ’audacia, contribuendo a risollevare il morale dell ’esercito ancora depresso dalla di-sfatta di Caporetto.

  • 27GIUGNO 201426 Notiziario della Marina

    La fine della Guerra

    conseguire i seguenti obiettivistrategici:• protezione del fianco a maredell’Esercito, contribuendo anchedirettamente alle operazioni ter-restri e supportando la creazioneed il mantenimento di un secondofronte in Albania;• realizzazione del blocco del Ca-nale d’Otranto, proteggendo iltraffico mercantile e il riforni-mento strategico della nazionedall’offesa subacquea degli ImperiCentrali;• messa in opera della cosiddetta“battaglia in porto”, mediantemezzi insidiosi, per eliminare laminaccia della flotta nemica.

    Tra i tanti documenti e cimeliconservati quali memorie delconflitto (la maggior parte deiquali custoditi nei Musei e nelleSale Storiche della Forza Armata)sono le due imponenti ancoredelle corazzate austriache ViribusUnitis e Tegetthoff, esibite, comeantichi trofei di guerra, sulla fac-ciata di Palazzo Marina qualisimboli dell’ingegno e dell’ardi-mento dei marinai italiani e delloro fondamentale contributo peril conseguimento della vittoria. n

    Nella pagina a fianco, dall’alto verso il basso:

    L’affondamento della corazzata Viribus Unitis. La corazzata Szent Istvan (Santo Stefano) sbandata su un fianco a seguito dell’attacco del MAS 15.Le navi da battaglia Tegetthoff e Erzherog Franz Ferdinand vengono consegnate all ’Italia al termine del conflitto insieme al resto della flotta austriaca (Venezia 24 marzo 1919).

    Sopra: l ’ancora della corazzata Viribus Unitis posta sulla facciata di PalazzoMarina dal 1929. (foto: Silvio Scialpi)

    BOLLETTINO DELLA VITTORIA NAVALE

    CoMaNdo iN Capo delle Forze Navali MobilitateordiNe del giorNo N. 38

    Marinai:la guerra marittima condotta in adriaticoin unione a reparti degli alleati e degli Stati

    Uniti col più costante e sagace ardimento nella ricerca dell'avversario in mare aperto e

    dentro i muniti porti è finita entro pola con uno dei più luminosi esempi dell'eroismo italiano.

    dal primo all'ultimo giorno, voi avete perseverato in una lotta senza tregua

    supplendo al difetto dei mezzi ed alla gravità dei molteplici compiti, con una vigoria, con

    una audacia sempre più pronte e ferme.tutti gli italiani conoscono i nomi dei singoli eroi e delle vittorie fulminee, ma non a tutti

    è nota l'opera silenziosa, aspra, generosa, compiuta in ogni ora, in ogni evento, in ogni

    fortuna, quando solamente una assoluta dedizione al dovere poteva superare l'imparità

    delle condizioni e la durezza degli ostacoli.Sappia oggi la patria, di quanti sforzi ed

    eroismi ignoti è fatta questa sua immensa gloria.Consideri come due volte la vittoria abbia preso il volo e l'augurio dal gorgo ove le più

    potenti navi nemiche scomparivano: da premudaal piave, da pola a trieste e trento.

    la grande nave colata a picco nel porto di pola fu più che un presagio.

    Nel suo nome stesso ostentava la vecchia menzogna delle forze, non riunite ma coatte.

    la duplice dissoluzione è avvenuta. Come più non esiste l'esercito,

    così la flotta imperiale non esiste più.onore sempre a voi tutti onesti e prodi

    Marinai d'italia.

    brindisi, Xii novembre MCMXviii

    il CoMaNdaNte iN Capodelle Forze Navali Mobilitate

    tHaoN di revelA destra: il testo del Bollettino della Vittoria Navale, documento uff icialecon cui l ’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, comandante in capo delle Forzenavali mobilitate della Regia Marina, annunciò la vittoria sui mari d ’Italia e la disfatta nemica al termine del primo conflitto mondiale, il 12 novembre 1918.