La rappresentazione della guerra, Monsieur Verdoux

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Cristina Iurissevich Nuove Tecnologie dell’Arte II Linguaggi e Tecniche dell’Audiovisivo 1 La rappresentazione della guerra, Monsieur Verdoux

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Cristina Iurissevich Nuove Tecnologie dell’Arte II

Linguaggi e Tecniche dell’Audiovisivo 1

La rappresentazione della guerra, Monsieur Verdoux

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1. INTRODUZIONE

Monsieur Verdoux è senza dubbio l’opera più importante di Chaplin. (André Bazin)1

1.1 Sinossi Francia, anni 30. Henry Verdoux, ex impiegato bancario licenziato a causa della crisi, per

mantenere la famiglia (una moglie invalida e un bambino piccolo), mette in piedi una nuova

attività: sposare e uccidere donne benestanti per assicurarsi patrimoni con cui finanziare

investimenti in borsa.

La sua vita si svolge frenetica tra visite alle mogli, sparse per il paese, e corteggiamenti di nuove

prede. Contemporaneamente il crollo delle borse, la crisi economica e l’aria di guerra travolgono

Monsieur Verdoux e la sua famiglia.

Durante la guerra incontra una giovane che tempo addietro aveva soccorso, o meglio salvato da lui

stesso, quando voleva ucciderla per provare un nuovo veleno. A lei confessa di aver perso la sua

famiglia, anche se le circostanze non sono rese esplicite, e con essa di aver anche lasciato andare gli

affari e, nonostante lei gli offra il suo sostegno, anche economico, lui preferisce consegnarsi alla

polizia che, grazie alla segnalazione dei famigliari di una delle sue vittime, riescono a riconoscerlo.

Verdoux, al processo, viene condannato alla ghigliottina.

1.2 Film e critica

La guerra è la continuazione logica degli affari, e gente come Verdoux è creata dalle catastrofi;

egli simboleggia i turbamenti creati dalle grandi crisi. È stanco, amaro, pessimista e mai morboso.

(Charlie Chaplin)2

Monsieur Verdoux è un film di Charlie Chaplin del 1947, successivo a Il Grande Dittatore (1940) e

antecedente a Luci della ribalta (1952).

Su soggetto di Orson Welles, che si ispirò al celebre assassino francese Landau, il film fu proiettato

per la prima volta l’11 aprile 1947.

Una delle ultime regie di Chaplin, caratterizzata da un forte senso decadente dei costumi e della

morale, portato sugli schermi al termine della seconda guerra mondiale.

La pellicola venne accolta in modo decisamente negativo sia dal pubblico che da gran parte della

critica. La caccia all’uomo dettata dagli Stati Uniti (Chaplin veniva additato come comunista), il

                                                                                                               1  André Bazin. Che cosa è il cinema?. Garzanti Editore.  2  Georges Sadoul. Dizionario dei film. Sansoni editore  

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forte cambio di registro nel personaggio (da Charlot a Verdoux) e la delicatezza dei temi portati alla

luce portarono a rendere questo film una nota a margine nella storia del regista e del personaggio.

1.3 Intermedialità

All’interno del film sono presenti numerosi documenti d’archivio, o che fingono di esserlo.

Dai titoli dei giornali, che riprendono testate esistenti all’epoca del film, fino ai video di repertorio:

le masse durante la crisi in Europa, Mussolini e Hitler, gli eserciti pronti per la guerra.

Qual è lo scopo nell’utilizzare immagini di repertorio facilmente riconoscibili all’interno di un film?

1.4 Rappresentare la violenza della seconda guerra mondiale

“Il cinema è scomparso in quel momento. È scomparso perché quei campi, li aveva annunciati.

Chaplin che era un esempio unico, conosciuto come nessuno è stato conosciuto, Chaplin, cui tutti

credevano, bene, quando ha fatto Il grande dittatore, non lo si è creduto” (Jean-Luc Godard)3

Godard in Histoire(s) du Cinema ha più volte recriminato al cinema di non essere riuscito a far

passare le immagini dei campi, o meglio di non essere riuscito, dopo, a diffondere quelle immagini

nella società4.

Spesso l’audiovisivo può ricreare, attraverso la fiction, immaginari molto più potenti della realtà

stessa. Fino a che punto serve l’utilizzo delle immagini dei campi di concentramento per riportare la

memoria dello spettatore a ragionare su quei fatti?

                                                                                                               3  Serge Daney (a cura di). Histoire(s) du cinéma. Godard fait des histoires.“Libération”, 26 dicembre 1988  4  Roberto Chiesi,.Jean-Luc Godard.Gremese Editore. 2003

     

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2. ANALISI SEQUENZE FILM

2.1 La crisi in Europa

Durata: 00:28,20 Inquadrature: 17

Questa sequenza è successiva ad una riguardante la crisi economica del ‘29, per entrambe le

sequenze il regista lavora su immagini d'archivio e titoli di giornale.

Inq.1: Dettaglio. Inquadratura laterale della rotativa che sta stampando i giornali (fig.a).

DISSOLVENZA INCROCIATA

Inq.2: Dettaglio. Inquadratura frontale della prima pagina de La Gazette (fig.b), 31 agosto 1933, il

titolo “Crisis in Europe”, (crisi in Europa). DISSOLVENZA INCROCIATA

Inq.3: Campo Lungo. Strada. Angolazione laterale, ad altezza edifici. Una massa di gente corre in

direzione della mdp (fig.c). Lieve panoramica orizzontale verso sinistra. STACCO

Inq.4: Campo Lungo. Piazza. Angolazione dall’alto, altezza edifici, semi centrale. Massa di gente

(fig.d). STACCO

Inq.5: Campo Medio. Piazza. Angolazione dall’alto, centrale. Massa di gente (fig.e). STACCO

Inq.6: Campo Medio. Angolazione dall’alto. Massa di gente (fig.f). STACCO

Inq.7: Campo Medio. Angolazione dall’alto. Massa di gente (fig.g). STACCO

Inq.8: Campo Medio. Angolazione dall’alto. Massa di gente che sventola bandiere (fig.h).

STACCO

Inq.9: Mezza Figura. Balcone. Mussolini durante il discorso per la dichiarazione di guerra del 10

giugno 1940 (fig.i). STACCO

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Inq.10: Piano Americano. Podio. Hitler gesticola durante un discorso pubblico (fig.l). STACCO

Inq.11: Mezza Figura. Balcone. Hitler e Mussolini insieme conversano (fig.m). STACCO

Inq.12: Piano Americano. Hitler e Mussolini, in divisa, conversano (fig.n). STACCO

Inq.13: Mezza Figura. Hitler, Mussolini ed altri uomini discutono (fig.o). STACCO

Inq.14: Campo Lunghissimo. Roma, Colosseo (fig.p). STACCO

Inq.15: Campo Medio. Angolazione centrale, dall’alto. L’inquadratura è completamente riempita

dall’esercito, la parte centrale di esso marcia verso l’orizzonte (fig.q). STACCO

Inq.16: Campo Lungo. Angolazione laterale. L’esercito, con alla guida un carro armato, si muove

da destra a sinistra. Lieve panoramica orizzontale verso sinistra (fig.r). DISSOLVENZA

INCROCIATA

Inq.17: Campo Medio. . Inquadratura semi frontale del protagonista che tiene in mano Le Figaro

(fig.s) che intitola “Nazis bomb Spanish Loyalists, thousands of civilians killed”, (Nazisti

bombardano i lealisti spagnoli, migliaia di civili uccisi).

2.2 Il verdetto

Durata: 01:26,16 Inquadrature: 7

In questa sequenza assistiamo al discorso conclusivo di Verdoux prima della condanna.

Inq.1: Dettaglio. Inquadratura laterale sulle ruote di un treno in corsa (fig.a). COMPARSA DAL

BASSO

Inq.2: Dettaglio. Inquadratura frontale della prima pagina de La Presse (fig.b), il titolo “Bluebeard

verdict expected to-day”, (Barbalu verdetto atteso per oggi). DISSOLVENZA INCROCIATA

Inq.3: Mezza Figura. Aula di Tribunale. Verdoux al centro dell’inquadratura seduto fra quattro

gendarmi. Voce fuori campo, probabilmente del giudice: “Verdoux siete stato giudicato colpevole,

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avete nulla da dire prima che la sentenza venga emessa?”. Il protagonista si alza, rivolge lo sguardo

alla sinistra della mdp (fig.c) e comincia il suo monologo: “Oui, ne avrei. Per quanto il pubblico

ministero sia stato parco nel farmi i complimenti, nondimeno ha ammesso che ho del cervello. ” e,

facendo un leggero inchino continua: “Merci monsieur, ne ho”, si rialza e gira la testa verso destra,

“e per trentacinque anni l’ho usato onestamente”, di nuovo gira lo sguardo verso sinistra,

“dopodiché nessuno l’ha più voluto e allora l’ho utilizzato per conto mio”, con sguardo

interrogatorio fa una panoramica dell’aula di fronte a lui, “se parliamo poi di massacri, non

abbiamo autorevoli esempi? In tutto il mondo si fabbricano ordigni sempre più perfetti per lo

sterminio in massa della gente e quante donne innocenti e bambini sono stati uccisi senza pietà e

magari in modo più scientifico?”. Continua con un sorriso: “Come sterminatore sono un misero

dilettante a confronto… Comunque” STACCO

Inq.4: Primo Piano. Tribunale. La ragazza che Verdoux aveva salvato al centro dell’inquadratura

frontalmente, lo sfondo è fuori fuoco. Voce fuori campo del protagonista: “Non voglio perdere la

calma, poiché fra breve perderò la testa”. Lei tristemente abbassa lo sguardo (fig.d). STACCO

Inq.5: Mezza Figura. Aula di Tribunale. Verdoux al centro dell’inquadratura continua a parlare:

“Tuttavia, nell’atto di lasciare questa valle di lacrime, voglio dirvi soltanto…” e, con sguardo quasi

minaccioso, continua “A ben rivederci e presto” e, chinandosi sul bancone con aria di sfida,

conclude “Molto presto!” (fig.c). DISSOLVENZA INCROCIATA

Inq.6: Dettaglio. Inquadratura laterale sulle ruote di un treno in corsa (fig.e). COMPARSA DAL

BASSO

Inq.7: Dettaglio. Inquadratura frontale della prima pagina de La Gazette (fig.f), il titolo “Verdoux to

be guillotined”, (Verdoux sarà ghigliottinato).

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3. INTERPRETAZIONE SEQUENZE

Un punto chiave per l’analisi delle due sequenze sono i cambi scena. Chaplin, per tutta la prima

parte del film, utilizza le ruote di un treno che sfreccia ad alta velocità, poi comincia ad alternarvi la

rotativa seguita dalla prima pagina di un giornale, fino ad arrivare, verso la fine del film, a

mescolare le carte ponendo le ruote del treno seguite dalle testate giornalistiche. Il treno in tutta la

prima parte del film crea delle elissi, più o meno brevi, fra i viaggi del protagonista e rappresenta

una metafora della sua vita frenetica. La rotativa ricorda profondamente le ruote del treno sia per il

movimento sia per la scelta dell’inquadratura, in entrambi i casi laterale, ma non ci riporta più a

monsieur Verdoux, bensì al giornale. Infatti è seguita “a ruota” dalla prima pagina delle maggiori

testate dell’epoca. Verso la fine, dal processo, la metafora comincia a complicarsi, ad una prima

occhiata è difficile accorgersi della differenza (l’immagine delle ruote del treno è molto simile a

quella della rotativa), ma a “stampare” il giornale non è più la rotativa ma le ruote e le prime pagine

dei quotidiani non riportano più notizie storiche ma notizie che riguardano il protagonista. Questo

gioco d’incastri fa pensare, soprattutto se collegato al monologo di monsieur Verdoux prima del

verdetto. I due elementi, giornale e treno, si mescolano e creano una forte metafora fra il

protagonista e la società, il treno che per tutto l’inizio del film ha rappresentato i suoi delitti ora si

lega al giornale che ci ha riportato ai fatti realmente accaduti nella storia e nonostante adesso

riportino il suo nome, e forse questo aumenta la forza della metafora stessa, viene naturale metterli

a confronto: Verdoux e la società e, di conseguenza, i crimini di un uomo e i crimini appoggiati

dalla società.

3.1 La crisi in Europa

Questa sequenza utilizza lo scambio tra fiction ed elementi intermediali. L’utilizzo dei reperti

d’archivio è univoco e i riferimenti sono espliciti, solo per citarne alcuni, nell’inquadratura 4 (fig.d)

la piazza gremita di gente è una piazza italiana durante il fascismo (possiamo intravedere la

bandiera a sinistra), l’inquadratura 5 ritrae piazza San Sepolcro (Milano), il 23 marzo 1919, durante

la fondazione dei Fasci di Combattimento5 (fig.e), nell’inquadratura 9 (fig.i) vediamo chiaramente

Mussolini affacciato al balcone durante il discorso per la dichiarazione di guerra del 10 giugno

19406 e inoltre sono presenti diverse inquadrature tratte dal “Patto d’Acciaio” fra Hitler e

Mussolini7 (fig.n, o, p).

                                                                                                               

5 http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-3r010-0001862/ 6 https://www.youtube.com/watch?v=i4J4xSzpSuA 7 http://www.pixem.it/pixshoah/argomenti/pattoacciaio.htm

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Attraverso questa sequenza, Chaplin crea una piccola linea cronologica della crisi europea, le masse

che insorgono, le piazze gremite di gente, i dittatori che prendono piede per poi accordarsi nel

guidare la guerra. I passaggi sono semplici stacchi, le singole inquadrature molto veloci (17

inquadrature in meno di 30 secondi), ma il messaggio passa su più livelli. A prima occhiata si nota

il contrasto fra pieni e vuoti, masse e dittatori, e di conseguenza l’accentramento del potere. Ad

analisi più attente la linea cronologica degli eventi è evidente ed anche il collasso verso la guerra, la

penultima inquadratura della sequenza ritrae l’esercito ripreso semi frontalmente, da destra a

sinistra in direzione della mdp, come a segnare che la guerra è iniziata, infatti la sequenza si

conclude con il giornale che riporta la notizia dell’attacco ai lealisti spagnoli8 da parte dei nazisti.

Importante è lo spazio dedicato alle masse rispetto a quello dedicato ai dittatori e alla guerra, sei

sono le inquadrature che ritraggono le masse, cinque quelle dedicate ai due dittatori e tre agli

eserciti, come ad indicare una responsabilità paritaria fra i dittatori e le masse che li hanno

sostenuti, argomento che verrà poi chiarito nella sequenza del verdetto.

La potenza di questa sequenza è dovuta in particolare a due fattori: la musica e le immagini

d’archivio. La musica epica scandisce i vari cambi d'immagine con un crescendo che s’interrompe

solo nell’ultima inquadratura, cioè alla fine delle immagini d’archivio.

Le immagini di repertorio sono dello stesso periodo storico in cui è stato girato il film, infatti non si

notano grossi discostamenti dal punto di vista della qualità dell’immagine, elemento che le rende

molto vicine al resto della pellicola, se non fosse per la presenza di facce conosciute sarebbe molto

difficile rendersi conto che questi video non fanno parte della fiction.

3.2 Il verdetto

Questa sequenza manifesta gli scopi del film, è qui che Chaplin finalmente si scopre. Tutto il resto

diventa un prologo a questa sequenza. La voce del giudice rimane in fuori campo, gli unici

personaggi visibili sono il protagonista e la donna che aveva aiutato, unica “martire” della sua

colpevolezza.

Il regista getta la maschera del personaggio per rivolgersi al pubblico, scopriamo che tutto il film,

tutta la fiction, non è stata altro che una metafora per farci riflettere rispetto alla guerra, gli omicidi

di Verdoux non sono nulla di fronte ai campi di sterminio, ci troviamo a parteggiare per un serial

killer, come quelle masse che nella sequenza descritta precedentemente parteggiavano per i due

                                                                                                               8 miliziani repubblicani che si opponevano ai ribelli nazionalisti  

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dittatori. In questa sequenza ci sono solo sei inquadrature diverse, di cui una ripetuta due volte per

quasi un minuto e mezzo di sequenza. Il monologo è il vero protagonista di questa scena.

“Per quanto il pubblico ministero sia stato parco nel farmi i complimenti, nondimeno ha ammesso

che ho del cervello. Merci monsieur, ne ho e per trentacinque anni l’ho usato onestamente,

dopodiché nessuno l’ha più voluto e allora l’ho utilizzato per conto mio. Se parliamo poi di

massacri, non abbiamo autorevoli esempi? In tutto il mondo si fabbricano ordigni sempre più

perfetti per lo sterminio in massa della gente e quante donne innocenti e bambini sono stati uccisi

senza pietà e magari in modo più scientifico? Come sterminatore sono un misero dilettante a

confronto… Comunque non voglio perdere la calma, poiché fra breve perderò la testa. Tuttavia,

nell’atto di lasciare questa valle di lacrime, voglio dirvi soltanto… A ben rivederci e presto. Molto

presto!

Tutto il monologo viene ripreso con una leggerissima angolazione dal basso verso l’alto, questo

conferisce una maggiore importanza a ciò che viene espresso ma senza calcare troppo sull’idea del

pulpito.

Questo monologo racchiude due critiche che Chaplin ha provato ad esprimere in vari film, ma che

forse solo in questo sono univoche e senza possibilità di replica, la prima al capitalismo e la

seconda alla guerra.

Nella prima parte il protagonista si dichiara un figlio non voluto della società cui appartiene, non ha

commesso i suoi delitti per puro sadismo ma per sopravvivenza, finché ha potuto ha seguito con

diligenza le regole del gioco, poi c’è stata la crisi economica e ha dovuto, per rimanere all'interno di

quella società che l'aveva messo ai margini, “adattarsi” con i propri mezzi.

L’attacco al capitalismo è tanto sottile quanto feroce, già in altri film Chaplin si era dimostrato

contrario a questa forma economica, Tempi Moderni in primis, ma con meno sottigliezza ed

efficacia.

Nella seconda parte del monologo, nonostante Verdoux non provi a difendersi, non perdona

neanche chi lo sta giudicando, in quanto, più o meno consapevolmente, carnefici di gran lunga

peggiori di lui. Verdoux, nel suo cinismo, non scusa né l’ignoranza né la vigliaccheria, nella

sequenza analizzata in precedenza né da l’idea e in questa la riprova: le masse sono colpevoli

quanto i dittatori di ciò che accade sotto i loro occhi.

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4. CONCLUSIONI

Dopo aver sbeffeggiato i due dittatori ne Il grande dittatore sminuendoli e riducendoli a due

comici, in quest’opera sembra aver riflettuto sulla precedente, probabilmente rendendosi conto che

nessun “omaggio” va fatto a due dei personaggi peggiori della storia moderna e in questo film li

ripresenta attraverso documenti originali rimontati fra le masse del popolo che li ha seguiti e gli

eserciti di cui si sono serviti, creando una linea logica e temporale inoppugnabile, che riassume alla

perfezione un’epoca. Si potrebbe dissentire dicendo che mancano le conseguenze di quella guerra, e

invece no, sono presenti anche quelle. Attraverso l’analogia fra i delitti commessi dal protagonista e

la carneficina prodotta dalla guerra, Chaplin ne fa trasparire, neanche troppo velatamente gli orrori

della seconda guerra mondiale.

Il regista con questo film ha saputo far riflettere senza per forza ricorrere alla terapia dello shock,

molto in voga soprattutto nei film contemporanei. Ha mescolato sapientemente fiction e repertorio,

per creare un film che senza essere aggressivo possa dare molti spunti di riflessione rispetto al

capitalismo ma soprattutto rispetto alla guerra.

La figura di Barbablù diventa nelle mani dell’autore simbolo di un declino che il mondo intero

stava affrontando. Il parallelismo tra la guerra, l’omicidio di massa e la condizione di un assassino

alle prese con la grande depressione emerge senza difficoltà in un contesto raramente comico ma

toccante per tutta la durata del film.

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BIBLIOGRAFIA:

Bazin A., Qu’est-ce que le cinema?, 1958, Tr. It. Milano, Garzanti Editore,1973

Rivette J., Cahiers du Cinema, n. 146, 1963,

Morrey D., “To Describe a Labyrinth: Dialectics in Jacques Rivette’s Film Theory and Film Practice”, Film-Philosophy Journal, 2012, 16.01: pp.34-37

Chiesi R., Jean-Luc Godard, 2003, Roma, Gremese Editore

Alemanno R., Itinerari della violenza: il film negli anni della restaurazione (1970-1980), Edizioni

Dedalo, 1982

Villari L., L'insonnia del Novecento, Brossura, Mondadori Bruno (collana Sintesi), 2005