La qualita’ dei suoli in provincia di Cremona: conoscenze...

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La qualita’ dei suoli in provincia di Cremona: conoscenze e proposte Roberto Zanoni ( cartografia a cura di Anna Bruneri ) 1) Suolo e qualità Il concetto e la definizione di suolo sono molteplici nella lingua italiana. Tale termine viene spesso inteso come superfi- cie del terreno su cui si posano le cose, su cui si cammina, oppure come terra, paese, territorio . Nelle discipline tecnico-scientifiche al termine suolo sono di frequente attribuiti significati abbastanza diversi, in relazio- ne all’approccio ingegneristico, geologico, agronomico e così via. In pedologia il suolo è: • la parte più superficiale della crosta terrestre • un corpo naturale tridimensionale, attraverso il quale avviene uno scambio continuo di materia ed energia, regolato ri- flettendo o trattenendo flussi e sostanze • il punto di incontro della litosfera con l’atmosfera, l’idrosfera e la biosfera (pedosfera) Il suolo è un corpo naturale vivente, risultato di lunghi e complessi processi evolutivi determinati dall’agire dei fattori della pedogenesi (clima, roccia madre, morfologia, vegetazione e forme biotiche, tempo), che conducono ad una condi- zione di equilibrio dinamico, soggetta all’interazione e all’influenza dell’ambiente e dell’uomo. Capace di sostenere la vita delle piante, il suolo è caratterizzato da una atmosfera interna, da una flora e da una fauna determinate e da una par- ticolare economia dell’acqua. Rappresenta il mezzo di interazione dinamica tra atmosfera, litosfera, idrosfera e biosfera, la cosiddetta pedosfera. Si suddivide in orizzonti aventi caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche proprie. La qualità del suolo è la capacità di una specifica tipologia pedologica di funzionare, all’interno di un ecosistema natu- rale o antropizzato, per sostenere la produttività di piante ed animali, mantenere od accrescere la condizione di aria ed acqua, supportare la salute dell’uomo e sostenere le sue costruzioni. Semplificando si possono così sintetizzare le qualità del suolo e le relative funzioni correlate: Qualità agronomiche Produzione di biomassa per l’alimentazione degli uomini e degli animali, produzione di fibre, di legname e di altri mate- riali utili. Qualità ecologiche Filtro biologico, azione tampone e di trasformazione di materiali e sostanze diverse; funzioni fondamentali per la prote- zione delle acque di falda, per la vita microbica e per il naturale riciclo dei residui; Regolazione della stabilità dei paesaggi e dei bacini imbriferi. Qualità naturalistiche Habitat biologico e riserva genetica: i suoli sono depositari di peculiarità e biodiversità botaniche, zoologiche ed entomo- logiche; Luogo e mezzo di conservazione e tramite di accesso a giacimenti paleontologici e archeologici di fondamentale signifi- cato culturale e ad informazioni paleoclimatiche. Qualità ingegneristiche Base fisica per insediamenti umani, insediamenti produttivi e infrastrutture; Fonte di approvvigionamento di materie prime come argilla, ghiaia, sabbia, torba, minerali, etc. I contorni di tali qualità sono sfumati e gli spazi di sovrapposizione frequenti, in considerazione del fatto che le caratteri- stiche del suolo influenzano spesso funzioni diverse. Quando si prendono in esame le qualità dei suoli ci si riferisce prin- cipalmente a due funzioni: 1-la capacità di sostenere la produzione agraria; 2-la protezione dell’ambiente. Il concetto di qualità del suolo, infatti, viene comunemente inteso secondo due valenze: una agricola, l’altra ambientale. La prima ha maggiore rilevanza negli USA, la seconda in Europa. Riferendosi ai suoli coltivati (i più diffusi nel mondo), ci si rende conto che il concetto di qualità è correlabile alla con- servazione di un buon livello di fertilità, impegno di generazioni di agricoltori. Le pratiche colturali sono sempre state o- rientate al mantenimento od al miglioramento della produttività dei suoli. Molto spesso i suoli sono stati classificati pro- prio in base a classi di produttività e, quindi, di qualità. Nel contesto agricolo l’obiettivo primario è quello di coniugare produttività e sostenibilità, preservando la risorsa suolo. 1

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La qualita’ dei suoli in provincia di Cremona: conoscenze e proposte Roberto Zanoni (cartografia a cura di Anna Bruneri) 1) Suolo e qualità Il concetto e la definizione di suolo sono molteplici nella lingua italiana. Tale termine viene spesso inteso come superfi-cie del terreno su cui si posano le cose, su cui si cammina, oppure come terra, paese, territorio . Nelle discipline tecnico-scientifiche al termine suolo sono di frequente attribuiti significati abbastanza diversi, in relazio-ne all’approccio ingegneristico, geologico, agronomico e così via. In pedologia il suolo è: • la parte più superficiale della crosta terrestre • un corpo naturale tridimensionale, attraverso il quale avviene uno scambio continuo di materia ed energia, regolato ri-flettendo o trattenendo flussi e sostanze • il punto di incontro della litosfera con l’atmosfera, l’idrosfera e la biosfera (pedosfera) Il suolo è un corpo naturale vivente, risultato di lunghi e complessi processi evolutivi determinati dall’agire dei fattori della pedogenesi (clima, roccia madre, morfologia, vegetazione e forme biotiche, tempo), che conducono ad una condi-zione di equilibrio dinamico, soggetta all’interazione e all’influenza dell’ambiente e dell’uomo. Capace di sostenere la vita delle piante, il suolo è caratterizzato da una atmosfera interna, da una flora e da una fauna determinate e da una par-ticolare economia dell’acqua. Rappresenta il mezzo di interazione dinamica tra atmosfera, litosfera, idrosfera e biosfera, la cosiddetta pedosfera. Si suddivide in orizzonti aventi caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche proprie. La qualità del suolo è la capacità di una specifica tipologia pedologica di funzionare, all’interno di un ecosistema natu-rale o antropizzato, per sostenere la produttività di piante ed animali, mantenere od accrescere la condizione di aria ed acqua, supportare la salute dell’uomo e sostenere le sue costruzioni. Semplificando si possono così sintetizzare le qualità del suolo e le relative funzioni correlate:

Qualità agronomiche Produzione di biomassa per l’alimentazione degli uomini e degli animali, produzione di fibre, di legname e di altri mate-riali utili.

Qualità ecologiche Filtro biologico, azione tampone e di trasformazione di materiali e sostanze diverse; funzioni fondamentali per la prote-zione delle acque di falda, per la vita microbica e per il naturale riciclo dei residui; Regolazione della stabilità dei paesaggi e dei bacini imbriferi.

Qualità naturalistiche Habitat biologico e riserva genetica: i suoli sono depositari di peculiarità e biodiversità botaniche, zoologiche ed entomo-logiche; Luogo e mezzo di conservazione e tramite di accesso a giacimenti paleontologici e archeologici di fondamentale signifi-cato culturale e ad informazioni paleoclimatiche.

Qualità ingegneristiche Base fisica per insediamenti umani, insediamenti produttivi e infrastrutture; Fonte di approvvigionamento di materie prime come argilla, ghiaia, sabbia, torba, minerali, etc. I contorni di tali qualità sono sfumati e gli spazi di sovrapposizione frequenti, in considerazione del fatto che le caratteri-stiche del suolo influenzano spesso funzioni diverse. Quando si prendono in esame le qualità dei suoli ci si riferisce prin-cipalmente a due funzioni: 1-la capacità di sostenere la produzione agraria; 2-la protezione dell’ambiente. Il concetto di qualità del suolo, infatti, viene comunemente inteso secondo due valenze: una agricola, l’altra ambientale. La prima ha maggiore rilevanza negli USA, la seconda in Europa. Riferendosi ai suoli coltivati (i più diffusi nel mondo), ci si rende conto che il concetto di qualità è correlabile alla con-servazione di un buon livello di fertilità, impegno di generazioni di agricoltori. Le pratiche colturali sono sempre state o-rientate al mantenimento od al miglioramento della produttività dei suoli. Molto spesso i suoli sono stati classificati pro-prio in base a classi di produttività e, quindi, di qualità. Nel contesto agricolo l’obiettivo primario è quello di coniugare produttività e sostenibilità, preservando la risorsa suolo.

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In Europa prevale un concetto di qualità del suolo che fa riferimento ad un ruolo di “tampone ambientale”, cioè il grado con il quale le caratteristiche di un suolo sono in grado di attenuare l’inquinamento. La qualità dovrebbe essere valutata separatamente per ogni specifico suolo identificato tramite gli studi pedologici, uti-lizzando indicatori che riflettono cambiamenti nella sua capacità di funzionare, che può variare in relazione alla gestione ed al clima. Gli indicatori di qualità del suolo sono proprietà fisiche, chimiche e biologiche, processi e caratteristiche che possono essere misurate per monitorare i cambiamenti nel suolo, al fine di determinare se una serie di pratiche gestionali è sostenibile. Gli indicatori di qualità del suolo possono essere inseriti in quattro gruppi generali: visivi, fisici, chimici e biologici. Quelli utilizzati prevalentemente sono di tipo fisico-chimico; tra le proprietà fisiche si segnalano la tessitura, la granulo-metria, la profondità utile, la permeabilità, il drenaggio, mentre tra le chimiche si ricordano il pH, il contenuto in sostanza organica, la CSC, il bilancio di nutrienti, la concentrazione di elementi che possono essere potenziali contaminanti (es.metalli pesanti), il contenuto di fitofarmaci. Si consideri che le diverse proprietà rispondono in modo più o meno dinamico alle attività antropiche, che possono por-tare ad un miglioramento o ad un peggioramento della qualità del suolo. Per poter consentire il monitoraggio delle condizioni del suolo, gli indicatori devono essere rappresentativi, accessibili, affidabili ed operabili. Gli indicatori dovrebbero consentire di monitorare le seguenti problematiche di carattere generale: -deterioramento delle caratteristiche chimiche (pH, sostanza organica, CSC, accumulo di sali/metalli pesanti); -perdita/accumulo di nutrienti (N,P,K); -deterioramento delle caratteristiche fisiche (tessitura, struttura) che possono causare anche una diminuzione della per-meabilità o della capacità filtrante, compattazione, formazione di crosta, modifica del profilo; -asportazione/accumulo di suolo/sedimenti ad opera di acqua/vento; -accumulo di contaminanti, presenza residua di fitofarmaci; -riduzione dell’attività biologica; -perdita di suolo a causa di urbanizzazione/infrastrutturazione e di attività produttive. Le problematiche sopraenunciate, che possono presentarsi anche associate, saranno successivamente prese in esame a livello della provincia di Cremona.

2) Le informazioni disponibili ed i progetti previsti La necessità di informazioni sulle tematiche elencate si scontra purtroppo con il fatto che non esiste ancora una normati-va ed un programma specifici per la tutela dei suoli, che dovrebbero necessariamente comprendere la realizzazione di una rete di monitoraggio degli indicatori di qualità. Il Sesto programma di azione in materia di ambiente della Comunità europea comprende una strategia tematica per la protezione del suolo incentrata sulla prevenzione dei fenomeni di erosione, diminuzione della sostanza organica, con-taminazione (locale e diffusa), impermeabilizzazione, compattazione, diminuzione della biodiversità, salinizza-zione, inondazioni, smottamenti e desertificazione. Lo scopo della comunicazione della Commissione Europea al Consiglio “Verso una strategia tematica per la protezione del suolo” (2002) è portare avanti l’impegno politico in modo da realizzare nei prossimi anni la protezione del suolo in maniera più completa e sistematica, spianando la via allo svi-luppo della strategia tematica. Essendo la prima comunicazione sull’argomento, l’approccio adottato è generico e de-scrittivo. Sono esaminate l’erosione, la diminuzione della materia organica del suolo e la prevenzione dell’inquinamento. In particolare la comunicazione è finalizzata a descrivere le diverse funzioni del suolo, identificare le caratteristiche politicamente rilevanti, identificare le principali minacce per il suolo, presentare un quadro d’insieme delle pertinenti politiche comunitarie, illustrare la situazione attuale in materia di informazioni sul suolo e monitoraggio e in-dividuare le lacune da colmare in vista di una politica di protezione del suolo, stabilire la base politica e indicare le tappe verso una strategia tematica per la protezione del suolo nel 2004. La Commissione ritiene che il modo migliore per proteggere il suolo sia una strategia basata su iniziative immediate nel-le politiche ambientali, integrazione in altre politiche, monitoraggio del suolo, messa a punto di nuove azioni per il futu-ro in base ai risultati del monitoraggio. Insieme queste azioni costituiscono la base di una strategia tematica per il suolo che si fonda in primo luogo sulle cono-scenze attualmente disponibili come base per l’azione e successivamente sull’elaborazione di conoscenze più complete per gli interventi futuri. A livello nazionale è stata formulata una proposta progettuale di monitoraggio delle qualità dei suoli da parte del Centro Tematico Nazionale Suoli e Siti Contaminati (CTN-SSC), struttura al supporto operativo dell’APAT che si occupa delle problematiche relative alla tutela del suolo anche attraverso specifiche pubblicazioni. A livello regionale l’ERSAF ha previsto l’attivazione di una rete di monitoraggio delle proprietà fisiche ed idrologiche dei suoli (Progetto ARMOSA).

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E’ comunque possibile assumere informazioni relative ad alcuni indicatori negli studi sul suolo effettuati sul territorio provinciale.

3) Le conoscenze in provincia di Cremona Si è già detto che non vi è una rete di monitoraggio delle qualità pedologiche a livello provinciale; è tuttavia possibile desumere informazioni da pubblicazioni e progetti già realizzati inerenti il suolo. Le informazioni relative ad alcuni indicatori utilizzate nella seguente analisi fanno principalmente riferimento alla do-cumentazione relativa al Progetto Carta Pedologica condotto dall’ERSAL (ora ERSAF), a specifici studi realizzati dalla Provincia, come il “Catalogo dei suoli cremonesi” (Assessorato all’Agricoltura, 1998) ed a ricerche citate in seguito. L’esame dei singoli indicatori può consentire di evidenziare problemi specifici (es. reazione acida, carenza di sostanza organica, permeabilità molto bassa ecc.), mentre la valutazione combinata di alcuni di essi può indirizzare, anche attra-verso schemi interpretativi (es. capacità d’ uso dei suoli, capacità protettiva dei suoli ecc. ), alla formulazione di stime sulle qualità dei suoli, in particolare in ambito agricolo ed ambientale. Le indagini svolte nell’ambito del Progetto Carta Pedologica e le relative monografie pubblicate in quattro diverse fasi dall'ERSAL, con la compartecipazione della Provincia di Cremona, corrispondono rispettivamente a: “I Suoli del Casalasco” (1992), “I suoli della Pianura Cremonese Centro-Orientale” (1997), “I suoli della Pianura Cremo-nese Centrale” (2000), “I suoli della Pianura Cremasca” (2002). In queste pubblicazioni sono riportate anche informa-zioni sulle caratteristiche chimico-fisiche dei suoli (unità tassonomiche, cartografiche, profili di riferimento) ed interpre-tazioni applicative. Si cita inoltre lo studio “Paesaggi e suoli della provincia di Cremona” (ERSAL – Provincia di Cre-mona,1997), in cui sono descritte in modo associato le caratteristiche pedologiche, geografiche e paesaggistiche provin-ciali.

Figura 1: Paesaggi e suoli della provincia di Cremona Il Catalogo provinciale dei suoli è costituito da 35 schede monografiche. Ogni scheda si riferisce ad una tipologia di suo-lo che deriva dalla sintesi di più unità delle carte pedologiche. Le schede si compongono di due sezioni. In particolare nella seconda sezione vengono riportate informazioni tra le quali le qualità agronomiche (che comprendono, per il vero,

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anche alcune qualità di interesse ecologico) e le caratteristiche chimico-fisiche dello strato superficiale (pH, sostanza or-ganica, CSC, tasso di saturazione basica, carbonati totali, azoto totale, fosforo assimilabile, potassio scambiabile, tessitu-ra), determinate in base ad analisi chimico-fisiche realizzate nell’ambito di attività d’ assistenza tecnica alle aziende agri-cole (piani di concimazione). Molteplici sono le possibili applicazioni del catalogo, sia in merito alla valutazione generale dei suoli provinciali sia per applicazioni locali. A titolo esemplificativo l’Appendice Cartografica riporta elaborazioni relative alle valutazioni del tempo di attesa per l’esecuzione delle lavorazioni dopo una pioggia saturante, del drenaggio, della capacità in acqua di-sponibile per le colture e della permeabilità) a livello provinciale, ottenute mediando alcuni dati riportati nel paragrafo “ Qualità agronomiche” di ogni singola scheda. Si riassumono di seguito le qualità e le caratteristiche descritte dal Catalogo provinciale dei suoli ed archiviate in una banca dati informatizzata, accorpandole in gruppi sufficientemente omogenei: Parametri chimici misurati: pH, sostanza organica, CSC, tasso di saturazione basica, carbonati totali, azoto totale, fosforo assimilabile, potassio scambiabile Parametri chimici stimati: calcare attivo Parametri fisici misurati: tessitura, profondità utile Parametri fisici stimati: scheletro Qualità stimate: rischio d’ incrostamento superficiale, resistenza meccanica alle lavorazioni, percorribilità con mezzi meccanici, tempo d’ attesa per le lavorazioni dopo pioggia saturante, rischio d’ inondazione, disponibilità di ossigeno, drenaggio, permeabilità, capacità d’ acqua disponibile, capacità di accettazione delle piogge Interpretazioni: capacità depurativa, capacità protettiva per le acque superficiali e profonde, attitudine allo spandimento di reflui zootecnici, attitudine allo spandimento di fanghi di depurazione, capacità d’ uso dei suoli, attitudine all’arboricoltura da legno.

3.1) Considerazioni sulle problematiche generali dei suoli cremonesi: un inquadramento preliminare

Alla luce di quanto precedentemente riportato, si ritiene utile effettuare una prima valutazione sulle problematiche relati-ve alla tutela della qualità dei suoli cremonesi, considerando le informazioni disponibili nella documentazione citata ed in alcuni studi che saranno indicati nei successivi paragrafi. E’ opportuno specificare che i fenomeni (naturali ed antropi-ci) determinanti impatti sul suolo raramente inducono la modificazione di una sola caratteristica; normalmente vengono coinvolti più parametri che interessano vari comportamenti pedologici. Tuttavia, per un’ esigenza di schematicità, si ri-portano di seguito considerazioni su alcune caratteristiche dei suoli (misurate o stimate), collegate alle diverse problema-tiche. Deterioramento delle caratteristiche chimiche (pH, sostanza organica, CSC, accumulo di sali/metalli pesanti) -pH. La reazione dei suoli va considerata una proprietà pedologica piuttosto stabile. Rischi di alterazione consistente del pH sono quindi relativamente rari e possibili solo a seguito di forti e prolungati specifici impatti ambientali. La maggior parte delle piante preferisce pH neutri o vicini alla neutralità (valori più bassi di 5,5 o più alti di 8,5 cominciano ad essere mal tollerati da molte specie vegetali). Gli strati superficiali dei suoli della provincia di Cremona non presentano valori esterni a tali valori, tranne che in contesti locali. Le situazioni potenzialmente più delicate (pH acido-subacido), anche per il possibile rischio di aumento della mobilità della maggior parte dei metalli pesanti, si rinvengono su suoli lisciviati a substrato non calcareo del livello fondamentale della pianura.

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Figura 2: Catalogo dei suoli cremonesi: pH prevalente delle tipologie pedologiche (strato coltivato) -Sostanza organica. Una tematica di significativa importanza per il territorio provinciale è quella relativa al contenuto in sostanza organica dei terreni. Negli ultimi anni si è accentuato nelle aree di pianura il passaggio da forme di utilizza-zione dei terreni agricoli mediante rotazioni alla successione di colture industriali e/o cerealicole, ed in particolare alla monocoltura maidicola finalizzata alla produzione di granella. Sebbene non emergano problemi relativi alla diminuzione delle rese, si pone la questione della possibile contrazione del contenuto in sostanza organica dei terreni, a causa della ri-duzione nell’apporto di materiali umificabili e delle lavorazioni di tipo tradizionale. E’ pure da segnalare la perdita di superfici a prato permanente anche in aree tradizionalmente vocate (ad esempio il cre-masco) a favore dei seminativi; ciò comporta nel tempo una sensibile diminuzione del contenuto in sostanza organica dello strato lavorato. Come noto la riduzione del contenuto in sostanza organica comporta uno scadimento della fertilità e delle qualità am-bientali dei suoli (oltre che un aumento delle emissioni di CO2 in atmosfera), mentre la contrazione al di sotto di livelli minimi può innescare fenomeni di degradazione delle terre. Auspicando la definizione di un quadro descrittivo della situazione attuale e delle tendenze in atto attraverso specifici studi, è possibile rappresentare schematicamente il contenuto in sostanza organica dei terreni provinciali (strato superfi-ciale) utilizzando il database “dati analitici degli strati superficiali dei suoli” del Catalogo provinciale dei suoli.

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Figura 3: Catalogo dei suoli cremonesi: contenuto puntuale in sostanza organica dello strato coltivato Su 1379 campioni analizzati si hanno le seguenti percentuali di contenuto in sostanza organica: molto elevato 17%, ele-vato 36%, normale 45%, povero 2%. La figura evidenzia contenuti più elevati nel cremasco, area nella quale la zootec-nia da latte è particolarmente collegata alla presenza di prati permanenti. -CSC. La somma totale dei cationi scambiabili presenti sulla superficie dei colloidi del suolo prende il nome di “capacità di scambio cationico” (convenzionalmente chiamata CSC). La conoscenza della CSC acquista particolare interesse: - sotto il profilo agronomico, soprattutto nella valutazione della fertilità dei suoli, per pianificare in modo corretto ed effi-cace le pratiche di fertilizzazione. - sotto il profilo ambientale, in particolare nella valutazione della capacità tampone nei confronti dei metalli pesanti, per identificare l’attitudine dei suoli allo spandimento di fanghi. La CSC è normalmente correlata positivamente con il contenuto in sostanza organica e in argilla. Nella realtà provincia-le il contenuto basso è generalmente legato alle tessiture con frazione sabbiosa prevalente (dossi, aree golenali soprattut-to).

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Figura 4: Catalogo dei suoli cremonesi: CSC prevalente delle tipologie pedologiche (strato coltivato) Metalli pesanti. La concentrazione dei metalli pesanti nel suolo è funzione delle caratteristiche dei materiali originari, dell’utilizzo di sostanze contenenti tali elementi ed utilizzate per la difesa antiparassitaria o per la fertilizzazione (fanghi di depurazione, reflui zootecnici), e dalle emissioni in atmosfera. La Provincia ha condotto diverse indagini, con il supporto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, per va-lutare il possibile accumulo di metalli pesanti nei suoli trattati con fanghi biologici. Lo studio più recente realizzato (2002), fornisce una stima ed una rappresentazione spaziale delle concentrazioni di cadmio, rame, zinco, mercurio, piombo, arsenico, cromo e nichel in strati superficiali e profondi dei terreni di 35 aziende agricole della provincia di Cremona. In tutte le aziende i valori misurati per i metalli totali sono ampiamente inferiori ai limiti di legge esistenti. I valori misurati nell’orizzonte superficiale, per la maggior parte degli elementi (forma totale ed assimilabile), sono supe-riori rispetto a quelli degli orizzonti sottostanti, in particolare dell’ultimo esplorato (orizzonte C). Poiché la presenza di metalli dipende dai contributi di diverse fonti (trattamenti agricoli, emissioni atmosferiche, abban-doni di rifiuti, ecc.), sulla base dei risultati ottenuti, non è stato possibile evidenziare una relazione con l’apporto dei fan-ghi di depurazione. Per nessuno degli elementi analizzati è emersa una correlazione con i principali ambiti pedologici provinciali. E’ stato inoltre condotto uno specifico approfondimento relativo al nichel nella zona sud-orientale della provincia, in cui precedenti studi avevano individuato terreni con livelli di concentrazione superiori al limite di 75 mg/kg indicato dal D.Lgs 99/1992. Nelle zone della valle del Po poste tra i comuni di S. Daniele Po e Casalmaggiore i valori di nichel sono compresi, in base all’interpolazione geostatistica, tra i 75 e 125 mg/kg; un’ area caratterizzata da un contenuto superiore ai 125 mg/kg è localizzabile nei comuni di Martignana Po e Gussola. I risultati dei prelievi condotti fino alla profondità di 160 cm a Torricella del Pizzo mostrano che non solo l’orizzonte su-perficiale, ma anche gli strati sottostanti, sono caratterizzati da concentrazioni di nichel piuttosto elevate. I valori misurati rimangono praticamente costanti e suggeriscono un’origine geologica piuttosto che antropica. Specifici studi effettuati dall’ARPA dell’Emilia Romagna ipotizzano un’origine di questo metallo derivata dalle rocce ofiolitiche appenniniche; valori superiori a 100 mg/kg riscontrati in aree pianeggianti confinanti con la provincia di Cremona sono dovuti, proba-bilmente, al trasporto e all’accumulo a valle di materiali fini provenienti dall’Appennino. Ciò avvalora l’ipotesi dell’origine mineralogica nell’area del Casalasco. La diffusione a nord del Po, limitatamente a questa zona, potrebbe es-

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sere imputabile ad uno spostamento meandriforme del letto del fiume o al trasporto di materiali durante esondazioni ri-petute nei secoli. Sempre nell’ambito degli studi realizzati da docenti e ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza (alcuni dei quali commissionati dalla Provincia di Cremona) si segnalano “Valutazione del carico ambientale derivante dagli spandimenti zootecnici” e “Stima della contaminazione dei suoli da metalli pesanti e della sostenibilità ambientale di alcune pratiche agricole” (Capri e Trevisan, 2002). Gli studi propongono, prendendo come esempio la provincia di Cremona, stime degli apporti di metalli pesanti da reflui zootecnici e della sostenibilità delle pratiche di utilizzo di reflui zootecnici e fanghi di depurazione. Nel 1997 l’Associazione cremonese produttori mais ha realizzato un progetto di assistenza tecnica ad aziende agricole elaborando piani di concimazione, che talvolta prevedevano l’utilizzo di fanghi di depurazione. E’ stata effettuata l’analisi dei metalli pesanti per una trentina di terreni oggetto di piano di concimazione, dei quali circa la metà trattati con fanghi, non riscontrando superamento dei limiti di legge (D.Lgs 99/1992). In due terreni (non trattati con fanghi) appar-tenenti alla piana alluvionale del Po, si sono riscontrati valori di nichel di circa 100 mg/kg. E’ opportuno segnalare quanto emerso in una ricerca inedita presentata nel 2000 dall’Università degli Studi di Milano per conto di Cremona Ambiente (Test biologici per la stima dello stato di compromissione dei suoli in aree degradate). In 7 punti casuali della zona cremasca, i valori di alcuni metalli pesanti (Cd, Pb, Zn) presenti nello strato coltivato dei suoli risultano superiori alle concentrazioni limite ammesse dal DM 471/1999 relativo alla bonifica di siti inquinati. Ciò richiederebbe quanto meno un monitoraggio sul possibile trasferimento dei contaminanti nei prodotti agricoli. Accumulo di sali. Il rapporto di rilevamento relativo a “I suoli della pianura cremonese centrale” dà conto di alcune indagini integrative volte ad indagare l’eventuale presenza di eccessi di salinità del suolo, problematica peraltro mai se-gnalata in ambito provinciale. I 42 pedon analizzati si sono dimostrati “non salini”; sono stati però evidenziati, in oriz-zonti profondi della metà dei profili analizzati, valori elevati della percentuale di sodio scambiabile sulla CSC (ESP), ti-pici di suoli sodici con tendenza alla destrutturazione. Tale situazione non dovrebbe comunque determinare particolari problemi per le colture. Una caratteristica di alcune aree centrali e, soprattutto, orientali del livello fondamentale della pianura, è la presenza di accumuli di carbonati di calcio sotto forma di crostoni calcarei aventi cementazione e spessore variabili. Tali strati, se-gnalati nei rapporti di rilevamento del Progetto Carta Pedologica, si rinvengono generalmente nel substrato e quando si-tuati a debole profondità possono essere ridotti dalle arature in frammenti biancastri spesso visibili in superficie. La pre-senza di questi orizzonti in modo continuo nel suolo determina una riduzione della profondità utile per le radici delle piante e della permeabilità. Commento sintetico Il rischio più rilevante di deterioramento delle caratteristiche chimiche per i suoli cremonesi è relativo alla ipotizzata con-trazione del contenuto in sostanza organica, e conseguentemente alla diminuzione della CSC, parametro importante per il rilascio di nutrienti per le piante e che svolge inoltre un’ azione tampone nei confronti dei metalli pesanti. E’ pertanto auspicabile un monitoraggio di queste caratteristiche in situazioni rappresentative della realtà pedo-agronomica provin-ciale. Perdita/accumulo di nutrienti (N,P,K) Le pratiche di fertilizzazione in ambito agricolo sono basate sull’impiego di composti di origine organica ed inorganica, principalmente a base di azoto, fosforo e potassio, che costituiscono uno dei presupposti fondamentali della corretta ge-stione agronomica; infatti un’attenta utilizzazione limita gli eccessi di nutrienti per non determinare dispendio economi-co, l’insorgere di fitopatie nelle colture ed inquinamento delle acque. Si consideri che l’eccessivo apporto di azoto e fo-sforo è causa d’inquinamento da nitrati nelle acque e di fenomeni d’eutrofizzazione. Per poter valutare il bilancio di nutrienti a livello aziendale bisognerebbe poter disporre di piani di concimazione basati sui risultati di analisi del terreno, sulle colture praticate e sulle tipologie di fertilizzanti (organici ed inorganici) utilizzabi-li. Qualora tali piani fossero disponibili in modo diffuso, sarebbe possibile effettuare bilanci a livello territoriale (com-prensorio, provincia, bacino). Poiché ciò non si verifica (solo le aziende agricole che aderiscono all’azione “agricoltura integrata” del Piano di Svilup-po Rurale regionale sono tenute alla presentazione di tali piani), la Provincia di Cremona ha cercato, tramite la realizza-zione di uno specifico data base contenente i riscontri analitici relativi ad oltre 1400 campioni di strati coltivati, di suppli-re almeno in parte a tale carenza; tali dati provengono dalle attività di assistenza tecnica condotte da organismi vari nell’ambito dei servizi di sviluppo agricolo (anni 1993-1998).

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L’elaborazione dei dati in classi di frequenza è riportata nel Catalogo provinciale dei suoli in ogni scheda relativa alle ti-pologie di suolo descritte; a tale riguardo risulta di particolare interesse la situazione relativa al fosforo assimilabile, in quanto emerge che relativamente alle 31 tipologie di suolo con dati sufficienti, in ben 30 di queste la classe prevalente è quella di contenuto “molto elevato”. Ciò rende l’idea di un uso eccessivo di tale elemento. Utili informazioni sugli apporti teorici di azoto possono essere dedotti dal documento “Sostenibilità territoriale delle atti-vità zootecniche in provincia di Cremona”(Provincia di Cremona-Settore Agricoltura,Caccia e Pesca, 2003); nello stu-dio sono riportate anche stime sugli apporti di azoto organico (da reflui zootecnici) calcolati per ogni comune sia in base a dati ISTAT (bovini e suini allevati, Fig. 5), sia sulla scorta dei Piani di utilizzazione agronomica presentati fino al set-tembre 1992 dagli allevatori ai sensi della L.R. 37/1993. Se correttamente applicati tali piani consentono un apporto di azoto correlato alle esigenze delle colture. Figura 5: Carico di azoto organico (bovini e suini) medio comunale per unità di SAU Commento sintetico Tenuto conto della rilevanza del comparto agro-zootecnico provinciale, è opportuno continuare ed intensificare le attivi-tà (consulenza tecnica, formazione, informazione) a supporto dell’applicazione di “buone pratiche agricole”, con parti-colare riguardo all’applicazione di piani di concimazione, alla georeferenziazione delle analisi di laboratorio ed alla loro raccolta in banche dati informatizzate. Deterioramento delle caratteristiche fisiche (tessitura, struttura, profondità utile) che può causare anche una mo-dificazione della permeabilità o della capacità filtrante, compattazione, formazione di crosta Generalmente le indagini pedologiche e le analisi per la determinazione della fertilità si limitano alla misurazione di un solo parametro inerente le caratteristiche fisiche del suolo: la tessitura. Comuni sono le stime di frammenti rocciosi (ge-neralmente formati da ghiaie, definiti pietrosità se presenti in superficie e scheletro se interni al suolo) al fine di determi-nare, conoscendo la tessitura, la granulometria, che comprende terra fine e scheletro (es. granulometria franco-sabbiosa ghiaiosa). Molte importanti caratteristiche fisiche non vengono misurate, ma stimate partendo dai dati tessiturali e da altre informa-zioni raccolte (scheletro, colori, contenuto in sostanza organica, ecc). -Tessitura. Rappresenta la composizione percentuale delle particelle minerali le cui dimensioni non superano i 2 mm di diametro, la cosiddetta “terra fine”, distinta in “sabbia”, “limo” e “argilla. L’analisi granulometrica fornisce una prima

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idea generale delle proprietà fisiche di un suolo; essa consente di assegnare ad ogni strato di suolo la propria “classe tes-siturale”, ad esempio “franca”, “franco-limosa”, “argillosa”. I nomi delle classi di tessitura danno un’idea della composi-zione relativa dei diversi gruppi di particelle e sono il risultato di anni di analisi e valutazioni delle risposte e del compor-tamento dei suoli. La tessitura dell’orizzonte superficiale interessa soprattutto a fini agricoli (lavorabilità, fertilità fisica di quello che, infatti, è anche chiamato “orizzonte coltivato”), ma per una migliore e più complessiva valutazione del comportamento funzio-nale dei suoli sotto il profilo ambientale è più utile prendere in considerazione uno spessore di almeno un metro. La tes-situra, infatti, insieme al contenuto in sostanza organica, condiziona le proprietà fisiche dei suoli (struttura, porosità, ca-pacità idrica e termica, peso specifico e profondità utile) ed influenza, così, i rapporti tra le fasi solida, liquida e gassosa del suolo, incidendo sui fenomeni collegati allo sviluppo delle piante, alla regolazione dei cicli naturali degli elementi, dei flussi dell’acqua e degli scambi di energia a livello della superficie terrestre. L’indicatore tessitura riflette soprattutto le difficoltà di lavorazione, i comportamenti e le risposte più facilmente visibili dei suoli, come la facilità di percolazione delle acque od i rischi di incrostamento e di suscettività all’erosione.

Figura 6: Catalogo dei suoli cremonesi: tessitura prevalente delle tipologie pedologiche (strato coltivato) La tessitura degli orizzonti pedologici è una caratteristica di difficile modificazione; drastici cambiamenti si possono de-terminare in seguito a troncamenti del profilo in occasione di sbancamenti e di asportazione di materiali litoidi. In provincia di Cremona le tessiture (così come le granulometrie) dei suoli sono correlate all’energia deposizionale dei fiumi che hanno trasportato i sedimenti sui quali si sono evoluti i suoli. In linea generale le sabbie (con ghiaie) dell’alto cremasco lasciano il posto alle sabbie con limi del cremonese ed alle argille con limi del casalasco. Storicamente, mentre a nord-ovest della provincia prevalevano le difficoltà ad immagazzinare l’acqua nei suoli, a sud-est, anche a causa delle caratteristiche morfologiche, gli eventi piovosi causavano vasti impaludamenti. Da qui interventi di bonifica e sistema-zioni idrauliche. I suoli più diffusi in provincia (alfisuoli) presentano orizzonti ad accumulo di argilla (argillici), più fini dello strato arato; tali strati costituiscono un’ importante riserva d’acqua e di nutrienti nonché un filtro ambientale. Per ta-li motivi è opportuno evitare interventi antropici che determinino il decadimento delle loro funzionalità. Come specificato in precedenza i dati relativi alla tessitura (ed allo scheletro) degli orizzonti pedologici hanno costituito il principale supporto per la stima di proprietà dei suoli quali la permeabilità, il contenuto in acqua disponibile, il drenag-gio, l’incrostabilità, la percorribilità con mezzi meccanici, la lavorabilità. Alcune di queste proprietà sono ricomprese in alcuni schemi interpretativi di interesse agricolo ed ambientale.

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Sono di seguito riportate le stime relative alla permeabilità, al drenaggio),alla capacità in acqua disponibile o AWC, ed all’incrostabilità sulla base del Catalogo provinciale dei suoli. La permeabilità indica la facilità con cui un suolo lascia penetrare, attraverso i suoi orizzonti, l’acqua di percolazione, il drenaggio è la capacità del suolo di eliminare l’eccesso idrico nel profilo, la capacità in acqua disponibile si riferisce alla massima quantità idrica, utilizzabile dalla maggior parte delle colture, che il suolo è in grado di trattenere, l’incrostabilità indica il grado d’ interferenza all’emergenza delle piantine causato da croste superficiali.

Figura 7: Catalogo dei suoli cremonesi: valutazione della permeabilità

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Figura 8: Catalogo dei suoli cremonesi: valutazione del drenaggio

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Figura 9: Catalogo dei suoli cremonesi: valutazione della capacità d’ acqua disponibile (AWC)

Figura 10: Catalogo dei suoli cremonesi: valutazione dell’incrostabilità Una significativa proprietà di alcune tipologie di suolo provinciali è l’espandibiltà, cioè la tendenza a formare larghe e profonde fessure verticali durante la stagione asciutta e rigonfiamenti nel periodo umido. Questa proprietà, strettamente legata all’abbondante presenza di argille espandibili, è tipica di suoli con caratteristiche “vertiche” presenti in aree della piana alluvionale medio-recente del fiume Po.

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Figura 11: Progetto Carta Pedologica: suoli provinciali con caratteristiche “vertiche” -Struttura. E’ definibile come l’organizzazione spaziale delle particelle minerali e organo-minerali del suolo in aggre-gati, che sono dotati di specifiche forme e dimensioni, con diverso grado di distinguibilità. La struttura del suolo influen-za alcuni importanti fattori per la crescita delle piante: l’aerazione (porosità), la permeabilità e la conducibilità idraulica, i regimi di temperatura e umidità del terreno, la crescita delle radici, l’attività biologica, la lisciviazione delle basi e dell’argilla, la resistenza dei suoli all’erosione. In provincia di Cremona sussiste un rischio di compattazione dei suoli, e conseguentemente di alterazione della struttura, a causa della pressione causata dal passaggio delle macchine agricole; il rischio è più elevato se si utilizzano macchine sempre più pesanti e si opera in condizioni di umidità dei suoli sfavorevoli (terreno non in tempera). Un particolare tipo di compattazione si verifica in caso di lavorazioni effettuate sempre alla stessa profondità, che determinano la formazio-ne di una suola d’ aratura. La valutazione della stabilità della struttura è uno degli indicatori normalmente suggeriti per definire la degradazione fi-sica dei suoli. Tale determinazione non viene svolta routinariamente nei progetti di rilevamento pedologico, nei quali si effettua una descrizione della forma, della dimensione e del grado di sviluppo della struttura degli orizzonti relativi ai profili di suolo studiati. Tali caratteristiche non sono oggetto di descrizione nelle unità delle carte pedologiche e neppure di specifiche elaborazioni a livello territoriale. Queste considerazioni possono essere riproposte per un’ altra significativa caratteristica dei suoli, la porosità, che influisce sui movimenti dell’acqua e dell’aria; in ogni profilo descritto viene valu-tata la quantità e la dimensione dei macropori. -Profondità utile. La profondità utile è un indicatore sintetico dello spessore di suolo effettivamente esplorabile ed uti-lizzabile dalle radici delle piante per trarne acqua ed elementi nutritivi; rappresenta la distanza fra la superficie e strati del suolo in cui fattori fisici e/o chimici ostacolano lo sviluppo in profondità degli apparati radicali della maggior parte delle colture agrarie. I fattori limitanti dei suoli provinciali sono costituiti da substrati sabbiosi o sabbioso scheletrici, strati for-temente calcarei (più o meno cementati), falda.

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Figura 12: Catalogo dei suoli cremonesi: valutazione della profondità utile Un particolare caso d’ intervento antropico che di norma modifica la profondità utile è quello relativo all’asportazione di strati di suolo e di substrato, la così definita “bonifica agricola”. Giustificati come miglioramenti agronomici, spesso tali interventi celano vere e proprie escavazioni di materiali litoidi. Il risultato consiste frequentemente nella diminuzione della funzionalità del suolo, con decremento della fertilità agronomica (principalmente della profondità utile), aumento della vulnerabilità delle falde e modifica della geomorfologia. Commento sintetico Particolare attenzione dovrà esser dedicata al rischio di compattazione, tenuto anche conto della diffusione di macchine pesanti (in particolare presso i contoterzisti) che operano in tempi ristretti ed in condizioni di umidità del suolo non sem-pre favorevoli. Risulta altresì importante seguire la problematica delle “bonifiche agricole”, valutandone la diffusione e gli effetti (in siti rappresentativi). Asportazione/accumulo di suolo/sedimenti ad opera di acqua/vento -Erosione idrica, eolica . In contesti di pianura l’erosione idrica è trascurabile. L’erosione eolica non è mai stata og-getto di particolare interesse, sebbene il suolo nudo per lunghi periodi dell’anno possa essere soggetto a rimozione di particelle superficiali da parte di venti intensi. Le principali caratteristiche dell’orizzonte superficiale che influiscono sull’erosione eolica sono la tessitura, la pietrosità, la sostanza organica e il calcare. -Accumulo di suolo/sedimenti. In contesti di valle fluviale, nelle aree soggette ad esondazione, si verificano feno-meni di deposizione di sedimenti (ghiaie, sabbie, limi, argille), la cui dimensione decresce da nord-ovest a sud- est, all’aumentare della distanza dall’alveo fluviale e della quota topografica. Non risulta una raccolta di dati relativa alla

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quantità ed alla tipologia dei depositi che hanno interessato in tempi recenti (1994 e 2000) soprattutto le golene aperte del Po . Commento sintetico Si ravvisa l’utilità di una raccolta di dati relativi ai depositi generati da eventi alluvionali. Accumulo di contaminanti, Residui di fitofarmaci -Radioattivà naturale e contaminazione da radionuclidi artificiali (a cura di Bruno Sacchi, ARPA Cremona). In generale la presenza di radioattività nei terreni è di origine naturale. A seguito di incidenti nucleari di grosso impatto, come la nube proveniente da Chernobyl o la fusione di sorgenti radioattive in impianti industriali di una certa importan-za, come acciaierie o inceneritori, può succedere di trovare anche radionuclidi di origine artificiale nei terreni di tutta Eu-ropa. Per completezza è bene precisare che possono esistere situazioni più ridotte di contaminazione radioattiva artificia-le dovute ad esempio allo smarrimento di sorgenti radioattive o allo spargimento di materiale radiocontaminato a seguito di incidenti stradali. Questi ultimi eventi sono molto rari tanto è vero che non si hanno notizie di accadimenti di questo tipo nella nostra provincia.

Radioattività Naturale

Dipende dai radionuclidi primordiali, presenti dall’epoca di formazione del Sistema Solare che non sono ancora decadu-ti in forma stabile. In genere sono legati tra loro attraverso “catene” di decadimento radioattivo formanti le cosiddette “famiglie radioattive” quali quelle dell’Uranio (capostipite U-238), del Torio (capostipite Th-232) e in misura minore dell’Attinio (capostipite U-235). I principali e più importanti radionuclidi naturali presenti nei terreni sono il K-40 e tutti quelli presenti nelle catene di de-cadimento delle tre famiglie sopra citate come il Bi-214, Pb-214, Tl-208, Ac-228, e molti altri. Le loro concentrazioni all’interno del terreno variano largamente con le caratteristiche geomorfologiche e chimico-fisiche dei siti in cui vengono prelevati. Nell’analisi dei terreni è talvolta rilevabile anche un radionuclide cosmogenico che si forma cioè negli strati dell’atmosfera e che ricade a terra durante la pioggia: il Be-7. La sua concentrazione è fortemente variabile ed è condi-zionata dal suo decadimento radioattivo molto rapido.

Radioattività Artificiale

In termini di valore assoluto le concentrazioni dei radionuclidi artificiali riscontrabili nei terreni sono molto inferiori ri-spetto a quelle dei radioisotopi naturali, sia in termini qualitativi che quantitativi. Infatti a fronte di un numero di 10 ÷ 15 radionuclidi naturali facilmente identificabili, alla data attuale, è possibile trovare unicamente un isotopo del cesio, il Cs-137. Gli studi eseguiti in questi anni dall’ARPA Dipartimento di Cremona sono stati due: il primo realizzato in collaborazio-ne con l’Enea-Disp (ora APAT) tra 1989 e il 1990 e il secondo attraverso una tesi di laurea in collaborazione con l’Università degli Studi di Pavia nel 2003. In entrambi le campagne conoscitive i risultati hanno fornito valori molto sovrapponibili tra loro con l’unica particolarità nei campioni di terreno del 1989-90 nei quali è stato ancora rilevato il Cs-134; nel corso dei successivi 14 anni questo i-sotopo è decaduto e nei campioni del 2003 non è più stato identificato. Il Cs-134 e il Cs-137, quest’ultimo sempre rileva-to, sono di origine “Chernobyliana”. Nella tabella successiva è riportato l’ordine di grandezza delle concentrazioni misurate nei terreni espresse in Bq/kg.

Radionuclide Intervallo concentrazioni (Bq/g) K-40 0,4 ÷ 0,5

Famiglia U-238 (per ogni componente) 0,025 ÷ 0,035 Famiglia Th-232 (per ogni componente.) 0,03 ÷ 0,04

Cs-137 0,002 ÷ 0,02

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La misura della radioattività è stata eseguita nei primi 15 cm di terreno lavorato o nei primi 5 cm di terreno indisturbato. La variabilità riscontrata per il Cesio è legata sia alle ricadute secche e umide (fall-out) che alle caratteristiche chimico-fisiche e geomorfologiche dei terreni. Le concentrazioni rilevate non superano la soglia di 1 Bq/g indicata dal D.Lgs 230/1995.

Residui di fitofarmaci. Non risultano dati disponibili. Commento sintetico Il controllo degli indicatori citati può trovare riferimento in specifiche azioni di monitoraggio condotte dall’ARPA, in base alla normativa vigente ed a programmi definiti a livello nazionale e regionale. Riduzione dell’attività biologica Sicuramente il campo dello studio dei sistemi biologici del suolo è quello meno indagato; si tenga anche conto che le ca-ratteristiche biologiche non rientrano tra i parametri presi in esame dalle più diffuse tassonomie dei suoli, o nei descrittori delle unità delle carte pedologiche. Un primo studio, relativo all’impatto su alcune comunità biologiche del suolo dell’applicazione di fanghi di depurazione sui terreni agricoli, è stato recentemente condotto dall’Università di Parma per conto della Provincia-Settore Ambiente (2002). Indagini in un numero limitato di siti, relative alla valutazione della qua-lità biologica dei suoli mediante stima della mesofauna edafica, alla misura del bioaccumulo di elementi in traccia in lombrichi ed alla misurazione della respirazione microbica del suolo tramite il calcolo della CO2 prodotta in campo ed in laboratorio, non hanno fornito dati significativamente diversi rispetto ai terreni testimone. Commento sintetico Si ravvisa l’opportunità d’ integrazione delle analisi degli indicatori chimico-fisici con valutazioni sulla qualità biologica dei suoli, che però a tutt’oggi paiono dare esiti più incerti. Perdita di suolo a causa di urbanizzazione/infrastrutturazione Uno dei problemi maggiori ma non sempre valutato con la necessaria attenzione è la perdita di suolo per urbanizzazio-ne/infrastrutturazione. Purtroppo la pianificazione urbanistica considera troppo spesso le aree agricole come serbatoio di terreni potenzialmente edificabili e non come un’ importante risorsa limitata, con specifiche vocazioni produttive e va-lenza paesistico-ambientale. Anche la progettazione di infrastrutture di trasporto, oltre agli aspetti citati, manca frequen-temente di attenzione all’integrità fondiaria delle aziende agricole ed alla vocazionalità dei suoli. A livello provinciale non vi sono specifici studi o dati che quantifichino tali fenomeni. E’ possibile confrontare i dati de-gli ultimi censimenti ISTAT relativi all’agricoltura, con particolare riferimento alla superficie agricola utilizzata (SAU) aziendale, pur tenendo conto dei limiti insiti in tali informazioni. La SAU provinciale è così quantificata: 1970 ha 141.572, 1980 ha 137.602, 1990 ha 137.926, 2000 ha 131.008. Dal 1970 al 2000 si è verificata una diminuzione di 10.564 ha, pari a circa il 7,5% della superficie. Commento sintetico La perdita di suolo è forse il rischio più accentuato tra quelli citati. Le attività di monitoraggio sono indispensabili, così come la definizione di norme e comportamenti (accompagnati da una modificazione dell’approccio culturale) che tuteli-no le aree agricole ed i suoli che le supportano.

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3.2) Valutazione sintetica delle qualità agronomiche ed ambientali dei suoli cremonesi

Sulla scorta delle informazioni disponibili è possibile effettuare una valutazione sintetica (e semplificata) delle qualità agronomiche ed ambientali dei suoli provinciali. Qualità agronomica Si è detto che sotto il profilo agronomico la qualità viene intesa come capacità a sostenere le produzioni agrarie, cioè, so-stanzialmente, come capacità produttiva. Lo strumento più utilizzato per rappresentare questo tematismo è la “capacità d’ uso dei suoli”, la cui metodologia è stata elaborata dal Servizio per la conservazione dei suoli dell’USDA nel 1961 (Land Capability Classification). Alle unità delle carte pedologiche viene attribuita una classe crescente (da I a VIII) all’aumentare delle limitazioni che i diversi tipi di suolo presentano; le classi vengono suddivise in sottoclassi sulla base delle limitazioni presenti. I suoli adatti all’agricoltura occupano le prime quattro classi, che presentano le seguenti limita-zioni crescenti: I= scarse o nulle, II= lievi, III= sensibili, IV= molto forti; le rimanenti classi sono indicate per l’utilizzo a pascolo, per la forestazione, per il mantenimento dell’ambiente naturale. La valutazione è generalmente utilizzata per in-dividuare i suoli “migliori”, adatti ad ospitare una vasta gamma di colture, a prescindere da possibili interventi antropici; la metodologia in questione non è pertanto idonea per definire l’attitudine a specifiche coltivazioni o pratiche agronomi-che. La capacità d’ uso viene valutata sulla base di schemi interpretativi elaborati nelle diverse realtà locali, pertanto non è possibile il confronto internazionale e nazionale. In Lombardia viene utilizzato lo schema proposto dall’ERSAL nell’ambito del Progetto Carta Pedologica, che prevede l’esame di 11 indicatori; il fattore più limitante determina l’attribuzione della classe. I parametri utilizzati sono: profondità utile, tessitura dell’orizzonte superficiale, scheletro dell’orizzonte superficiale, pietrosità e rocciosità, fertilità (pH, CSC, TSB, CaCO3) dell’orizzonte superficiale, drenag-gio, rischio d’ inondazione, limitazioni climatiche, pendenza, erosione, AWC. E’ possibile evidenziare la capacità d’ uso dei suoli provinciali, sulla base delle cartografie relative alle 4 aree di rileva-mento dell’ERSAL (Fig 13). Nel territorio provinciale quasi il 20% dei suoli non presenta limitazioni all’uso (classe I, costituita da suoli posti preva-lentemente nel livello fondamentale della pianura), circa il 50% dei suoli è in classe II, il 20% circa in classe III e solo il 10% circa è costituito da suoli in classe IV, V (golene fluviali aperte) o misti. La visione della carta della pianura lombarda a scala 1: 250.000 (Fig. 14) esplicita la netta prevalenza “qualitativa” dei terreni provinciali, che presentano una vasta, continua area di classi I e II di capacità d’ uso. Si tratta pertanto di un ampio ed integro “polmone” a supporto dell’agricoltura e dell’ambiente da tutelare .

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Figura 13: Progetto Carta Pedologica: Capacità d’uso dei suoli provinciali

Figura 14: Capacità d’ uso dei suoli della pianura lombarda

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Qualità ambientale Si sono riassunte in premessa le qualità ambientali dei suoli, riferite agli aspetti ecologici e naturalistici. L’esigenza di sintesi conduce a considerare prioritariamente le funzioni di protezione ambientale del suolo, che sono relative alla sua azione di filtro biologico, all’effetto tampone e di trasformazione di materiali e sostanze diverse, a protezione delle acque profonde e superficiali e delle catene alimentari. Tra queste funzioni, la protezione delle acque di falda riveste una parti-colare importanza in aree di pianura caratterizzate da agricoltura intensiva; è possibile valutare la capacità dei suoli di in-teragire con il trasporto di inquinanti idrosolubili in profondità con le acque di percolazione tramite un apposito schema interpretativo. La valutazione della capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque profonde fornisce un inqua-dramento preliminare, in funzione sia del rischio di infiltrazione più o meno rapida delle acque veicolanti i potenziali in-quinanti, sia della possibilità del suolo di limitare la mobilità degli elementi in esse contenuti. La valutazione viene effettuata secondo lo schema predisposto dall’ERSAL che definisce tre classi di capacità protetti-va: elevata, moderata, bassa. I fattori considerati nello schema sono permeabilità, presenza di falda, classe granulometrica, pH e CSC. La permeabilità è stimata in base alle principali caratteristiche del suolo che influenzano la velocità di infiltrazione dell’acqua (tessitura, scheletro, porosità, grado di aggregazione e tipo di struttura del suolo). Viene preso in considerazione il limite superiore di oscillazione della falda freatica, in relazione alla permeabilità degli orizzonti posti superiormente ad esso. Per quanto riguarda la composizione fisica del suolo, si considera la famiglia granulometrica, la quale condiziona la ve-locità di infiltrazione dell’acqua. Si ipotizza la diminuzione della funzione protettiva del suolo all’aumentare della velo-cità d’infiltrazione, passando dalle particelle fini a quelle grossolane. Infine sono utilizzati alcuni modificatori chimici (pH e CSC). Si considera la funzione del pH e della CSC nel determi-nare la mobilità degli elementi nel suolo ed il potere adsorbente . Si parte dall’assunto che la solubilità della maggior par-te dei metalli pesanti nel suolo è inversamente proporzionale al pH e la mobilità degli stessi è limitata nei suoli aventi re-azione del suolo neutra o tendente all’alcalinità ed una buona dotazione di calcio. Inoltre, in generale, suoli con elevata CSC hanno un elevato potere adsorbente nei confronti di composti potenzialmente inquinanti.. E’ possibile evidenziare la capacità protettiva dei suoli provinciali nei confronti delle acque profonde, sulla base delle cartografie relative alle 4 aree di rilevamento dell’ERSAL (Fig 15).

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Figura 15: Progetto Carta Pedologica: Capacità protettiva dei suoli provinciali nei confronti delle acque profonde Nel territorio provinciale vi è una predominanza di suoli ad elevata e media capacità protettiva, soprattutto sul livello fondamentale della pianura; in tali aree la capacità elevata prevale nelle zone centro-meridionali, quella media nel cre-masco. I suoli a capacità protettiva bassa sono più diffusi nelle valli fluviali ed in aree leggermente depresse. La visione della carta della pianura lombarda a scala 1: 250.000 (Fig.16) evidenzia la concentrazione di suoli ad elevata capacità protettiva in ambito provinciale, in particolare nella porzione centro-meridionale del livello fondamentale della pianura.

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Figura 16: Capacità protettiva nei confronti delle acque profonde dei suoli della pianura lombarda Qualità agro-ecologica E’ possibile incrociare le informazioni relative alla capacità d’ uso dei suoli ed alla capacità protettiva dei suoli nei con-fronti delle acque profonde, al fine di evidenziare congiuntamente qualità agronomica ed ambientale; a tale interpreta-zione viene qui proposta la denominazione di qualità agro-ecologica. Per ottenere l’interpretazione della qualità agro-ecologica dei suoli cremonesi, si sono incrociate le seguenti informazio-ni: *Capacità d’ uso agro-forestale semplificata (3 classi), con accorpamento di classi: alta=A (I+II), limitata=L (III+IV), scarsa=S (V); *Capacità protettiva nei confronti delle acque profonde (3 classi): elevata=E, moderata=M, bassa=B. La combinazione possibili sono 9; la tabella sottostante propone una valutazione sintetica semplificata: 1= qualità agro-ecologica alta; 2= qualità agro-ecologica media; 3= qualità agro-ecologica bassa

QUALITA’ AGRONOMICA

A L S

E 1 1 3

M 1 2 3

B 2 2 3

QUALITA’ ECOLOGICA

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Figura 17: Qualità agro-ecologica dei suoli provinciali

4) Conclusioni Pur tenendo conto della tipologia di dati disponibili, che non fanno riferimento a programmi di monitoraggio degli indi-catori di qualità dei suoli provinciali, è possibile effettuare le seguenti considerazioni: *La netta predominanza di suoli ad elevata qualità agronomica ed ambientale, suggerisce la necessità di tutelare le risor-se pedologiche provinciali, attraverso corrette forme di gestione e limitazione del consumo di suolo. *E’ pertanto opportuno prevedere il monitoraggio degli indicatori particolarmente sensibili alle problematiche eviden-ziate in ambito provinciale. *E’ importante la collaborazione tra i vari Organismi interessati al tema, per ottimizzare l’impiego di risorse e l’approccio tecnico-amministrativo. Deve essere favorito l’approccio intersettoriale e interdisciplinare. Con riferimento alle attività agricole, ai fini della tutela delle qualità dei suoli, è opportuno: *Apportare sostanza organica. *Evitare lavorazioni eccessive. *Gestire razionalmente fertilizzanti e fitofarmaci.

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*Incrementare la diversificazione vegetale (rotazioni delle colture, fasce tampone, ecc.). *Incrementare la copertura vegetale. 5) Riferimenti bibliografici ANPA – CTN_SSC, 2001, “Atlante degli indicatori del suolo”, RTI CTN_SSC 3. Capri E. e Trevisan M., 2002, eds., “ I metalli pesanti di origine agricola nei suoli e nelle acque sotterranee”, Pitagora, Bologna. Commissione delle Comunità europee, 2002, “Verso una strategia tematica per la protezione del suolo” (COM(2002) 179). ERSAL, Provincia di Cremona, 1992, “ I suoli del casalasco”, Progetto Carta Pedologica. ERSAL, Provincia di Cremona, 1997, “I suoli della pianura cremonese centro-orientale”, Progetto Carta Pedologica. ERSAL, Provincia di Cremona, 2000, “I suoli della pianura cremonese centrale”, Progetto Carta Pedologi-ca. ERSAL, Provincia di Cremona, 2002, “I suoli della pianura cremasca”, Progetto Carta Pedologica. Rasio R., Zanoni R., 1997, eds., “Paesaggi e suoli della provincia di Cremona”, Pianura , Monografie n.2, Cremona. Provincia di Cremona-Assessorato all’Agricoltura, 1998, “Quaderno Agro-Ambientale n°3- Catalogo dei suoli cremonesi”. Provincia di Cremona-Settore Agricoltura ,Caccia e Pesca, 2003 “Sostenibilità territoriale delle attività zoo-tecniche in provincia di Cremona”, cd rom Università Cattolica del Sacro Cuore-Istituto di Chimica Vegetale, 2002, “Valutazione del contenuto in me-talli pesanti di suoli della provincia di Cremona che hanno ricevuto l’apporto di fanghi di depurazione bio-logica”, inedito. Università degli Studi di Parma, 2003, “Indicatori biologici e bioaccumulo: studio su alcuni suoli della pro-vincia cremonese”, inedito

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