La predicazione biblica...6 H. R. Jones, La predicazione biblica La conclusione che traggo da tutto...

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STUDI DI TEOLOGIA

Rivista teologica semestrale edita a cura dello ISTITUTO DI FORMAZIONE EVANGELICA E DOCUMENTAZIONE

Anno V I/l I' Semestr� 1994

Direttore responsabile Prof. Pietro Bolognesi

Amm.inistrazione I .F.E.D . C.P 756 l-35100 Padova

Abbonamento annuo L . 22.000- Sostenitore L. 35.000- Estero L . 35.000. l versamenti vanno effettuati sul CC P N' 10867356 intestato a Ifecl, C.P. 756, Padova . Gli abbonamenti non disdetti entro il 31 dicembre si intendono tacitamente rinnovati . La rivista esce a febbraio e a ottobre . Spedizione in abbonamento postale, Gruppo IV/7 0%- semestrale. Per corrispondenza con la redazione: Sclt, Via J. della Quercia 81, 35134 Padova .

Introduzione

A RTICOLI La predicaz.ione biblica Hywel R. Jones ............. .

SOMMARIO

* La predicazione alrempo della Rifòrma Giovanni Barelli ............................. . La predicaz.ione e lcr teologi a sistema 1 i ca Donale! Macleod ....... .

* La predicazion.e e la cura pasrorale Pietro Bolognesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

DOCUMENTAZIONE Quesrionario per predicatori e ascoltatori

* Tracce di predicazion.i

CRONACA .............. . SEGNALAZIONT BIBLIOG R AFICHE

LISTA DEI LIBRI RICEVUTI

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Introduzione

Nella maggior parte dei cas i , l a predicazione rivela quale sia lo stato di salute del la chiesa cristiana. B asta però poco, per rendersi conto che la chiesa non gode buona salute . Certamente anche in Italia si deve registrare una notevole crescita numerica, ma quanto ad una reale formazione attraverso la predicazione del la Parola di Dio si devono purtroppo avanzare seri interrogativ i . Dove bisogne­rebbe andare, nel nostro paese, ad ascoltare del le vere predicazion i? Quanto è lungo l ' elenco dei luoghi in cui la predicazione è vera­mente onorata? Il più delle volte sembra che per ascoltare delle predicazioni degne di questo nome, bisogna fare molti chi lometù. Si predica domenica dopo domenica, ma quante volte si ascolta la Parola di Dio?

Certamente i modi della comunicazione nel mondo d' oggi sono senz' al tro assai straordinari ed è ovvio che la predicazione sembra pagare al l ' attual ità un prezzo molto elevato. I media stanno inva­dendo molti spazi e la chiesa non può essere protetta.

Se c 'è però un media che ha esercitato un vero potere nel corso del l a storia, esso è senz' altro il pulpito (Is 5 5 , l l ) . Sarebbe facile documentare come gli anni più oscuri del la civi ltà siano stati accompagnati dal i ' assenza di una vera predicazione. I potenti del mondo hanno sempre cercato di mettere a tacere i veri predicatori .

I crist iani hanno uno dei maggiori strumenti di comun icazione nelle loro mani, ma non sanno servirsene. Prùno, perché g l i ascol­tatori desiderano discorsi d' intrattenimento (cfis 30, 10) . La predi­cazione costituisce invece una contestazione. Essa contesta l' ap­piattimento dei rapporti verbali in nome della Parola ed è sempre in nome del la s�essa Parola che contesta la cultura dominate . Nel quadro delle preoccupazioni ecc lesiali vengono allora iscritte trop-

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po faci lmente motivazioni totalmente estranee all a fede. S i elabo­

rano allora discorsi e considerazioni senza spessore teologico. Essi

sembrano suscitare sul momento grandi entusiasmi ed adesioni, ma

in realtà non sono in grado di resistere all ' usura del tempo. Le

comunità s tesse si riducono così solo a l uoghi per rispondere al

b isogno d' affetto di chi v i aderisce. Certo non è mai facile predicare

agli uomini , ma che dire quando invece degli ascoltatori si hanno

solo dei criti c i che sperano solo d i conservare i propri fal s i equil i -

bri? Secondo, i cristiani non sanno usare la predicazione, perché non

c i sono uomin i di Dio preparati . La predicazione è lo sbocco

naturale di tutto il lavoro teologico, ma chi sono coloro che stanno

lavorando i n questo campo? Non c ' è i n molti ambienti un eccessivo

appiattimento dei ruoli i n nome di un mal compreso sacerdozio

universale dei credent i ? Come si può avere predicazione senza

·� formazione? Chi è in grado di resistere agl i attacchi del l a cultura

dominante e di proporre le vie di Dio per il nostro tempo? l . Se la predicazione è carente, è assai probabile che v i siano a

monte cause complesse da esplorare. Questo è quello che questo

numero si propone di fare pur sapendo di non poter esaurire il tema.

Non si tratterà dunque di un l avoro completo, ma di qualcosa che

andrebbe u lteriormente lavorato ed ampliato .

L' approfondimento degli articoli , l a discussione del questiona-

rio, l a riflessione sulle tracce di predicazioni, l a preghiera, potreb­

bero essere dei modi molto fecondi per prolungare al riflessione su

un tema così strategico. P. B.

Srudi di reoiogia VI ( 1994) 3-25

LA PREDICAZIONE B IBLICA

Hywel R. Joneso

Il tema sarà affrontato in tre sezioni successive: la Bibbia e la predicazione, la chiesa e la predicazione, lo Spirito Santo e la predicazione. Evidentemente non s i tratta di argomenti totalmente separati, ma di parti del medesimo insieme.

A . LA BIBBIA E LA PREDICA ZIONE

La mia. intenzione è di esaminare in particolare due argomenti: Il P?sto nservato alla predicazione nella Bibbia ed il tipo di predica­zwne che è approvata dalla Bibbia.

l. IL POSTO DELLA PREDICAZIONE NELLA BIBBIA

l. I l sig ni fi cato de l te rmi ne " pos to"

Ho in mente la parola latina " locus" che significa s ia "posiziOii.e" che "argomento" . Nell' usare questo termi ne, penso al la Bibbia come se fosse una carta geografica e cerco sulla carta per trovare

"L'A. è Preside dei London Theoiogicai Serninwy a Londro (CB). Ho pubblica/O nwnerosi arricoli e saggi, rra cui Gospel and Church, Brynririon, Bridgend, EPW 1989. In iraiiww oirre ali 'ortica/o "La .\fido ecwnenica" su Sdt IV (l 992) pp. 140-l 5 l, è storo pubblicaro il suo com;11enw

allibro dell'Esodo nel Commentario biblico, voi/, Modena, VdB 1973, pp. 132-163. Quesro resro,

composto di rre parli, è saro presenraro alle "Ciornare reoiogiche" organizzare da IFED o Padova nei /991. Anche per quesro si è conservaro lo srile parlato delia esposizione.

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4 H . R. Jones, La predicazione biblica

dove si trova l ' argomento del l a predicazione. Se ci accostiamo al nostro tema in questo modo, invece di affrontarlo in maniera più diretta, sarà possibile giungere ad una comprensione della sua importanza teologica oltre a capire ciò che costituisce la predica­zione. Oggigiorno gl i evangel ici hanno bisogno di fare entrambi queste cose.

2. D ue me to d o logie i nadeg uate

Ci sarebbero altri due approcci possibili che vorrei escludere in partenza. Faccio qualche cenno a questi approcci, perché sono molto comuni in ambienti evangelici . Sono quell i che chiamo l ' approccio "chiave biblica" e l ' approccio " testo chiave" .

a) L'approccio "Chiave biblica". Seguendo questo approccio si , prende nota del le parole greche ed ebraiche usate nella Bibbia in ,• riferimento alla predicazione e poi si consulta una Chiave biblica r per sapere quante volte ogni termine viene impiegato. Questo : metodo porta soltanto ad un risultato statistico e non teologico. Il ' numero di volte che un termine compare nella Bibbia non è

necessariamente un' indicazione del l a sua importanza teologica.

b) L'approccio "testo chiave". Seguendo questo approccio si sceglie un certo numero di versetti che parlano della predicazione. E' un approccio migliore di quello precedente perché riconosce l ' importanza del contesto per una giusta comprensione del signifi­cato di una parola. Ma è probabile che anche questo approccio ci forni sca soltanto una serie di principi sconnessi e non una compren­sione globale del l ' argomento. Lascio dunque da parte queste me­todologie come punti di partenza nello studio d eU' argomento. Le parole e ancor più i brani completi del la Scrittura sono senz' h l tro importanti e faremo dunque uso di queste metodologie, ma non partiremo da lì. Seguiremo piuttosto un' altra strada. Quale sarà?

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. 3. La pre di cazi o ne i n una pros pe tti va bib li ca

Noi abbiamo bisogno di una struttura, di una cornice generàle nel la quale collocare i nostri ragionamenti intorno al la pred icazione - una cornice che derivi davvero dall a Scrittura e che non venga imposta alla Scrittura. In seguito sarà possibile concentrare la nostra atten­zione su alcuni aspetti particolari e v ed erl i in prospetti va. Per fare questo bisogna cercare di visual izzare l ' intera narrazione bibl ica, dalla Genesi ali' Apocalisse e considerare i l posto che occupa l a predicazione nel suo svolgimento .

Ci si rende conto che Genesi 1-3 costitu isce l ' introduzione dottrinale alla sezione Genesi 4 - Apocalisse 22. A l l ' interno di queste due sezioni si possono i ndividuare u lteriori suddiv isioni, alcune delle quali più importanti di altre . La predicazione, cioè la proclamazione del pensiero e del piano di Dio occupa un posto privi legiato in ogni parte del la natTazione biblica sia che parl i del la Creazione, del la Caduta o del l a Redenzione: tutte queste cose avvengono per mezzo del la Parola. Pefino la consumazione di tutte le cose viene operata per mezzo di una parola: "Ecco io faccio ogni cosa n uova" (Ap 2 1 ,5 ) . Nella Bibbia la Parola di Dio dichiarata compie ciò che annuncia; è proclamazione, predicazione. Sembra proprio che a volte dimentichiamo che Dio è predicatore.

E' possibile trovare un supporto a questa tesi se si considerano i punti focali di Israele e della Chiesa. Sarebbe impossibile pensare a queste due comunità del popolo di Dio così come ci vengono . presentate nella Bibbia senza vedere allo stesso tempo come Dio si rappo11ava ad ognuna di esse per mezzo dell a sua parola. Infatti abbiamo i profeti e g l i aposto l i : i primi sono visti in relazione a Mosè, questi u l timi in relazione a Gesù Cristo. La religione del Vecchio Testamento come del Nuovo Testamento è una "rel igione della Parola" . Si a la Genesi che il Vangelo di Giovanni iniziano con la Parola di Dio. La Creazione e la Redenzione sono i l risu l tato della espressione del la mente di Dio.

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6 H. R. Jones, La predicazione biblica

La conclusione che traggo da tutto ciò è che l a predicazione è presente in ogni pagina della Bibbia. E ' la chiave del la rivelazione e del compimento del piano di Dio. Non si tratta d i un ' aggiunta, né è frutto di un ripensamento. A sostegno di questa tesi basta consi­derare le seguenti frasi bibl iche: "E Dio disse"; "Così parla l'Eter­no"; " ... e la Parola dell'Eterno fu rivolta a ... "; "Gesù si recò in Galilea predicando ... "; "Andate per tutto il mondo e predicate l'evangelo ad ogni creatura". La Bibbia è la predicazione d i Dio e l a vera predicazione è l a procl amazione del la Parola di Dio.

Naturalmente un presupposto fondamentale del la tes i che sto sostenendo è l ' inerranza nel l 'originale delle Sacre Scritture. �ur non facendo parte del nostro tema, non posso evitare di fare qualche riferimento a causa del la sua att inenza all ' argomento della predi­cazione. Poiché la Scrittura è Parola di Dio in virtù di una rivela­zione sia personale sia proposizionale da parte di Dio, e i n virtù d i

-una i spirazione che è s ia verbale che personale degli autori b iblici ,�- la Scri ttura è Dio che parla, esprimendo i suoi pensier i . La �Scrittura è Dio che predica. E per i l fatto che le Scritture del l ' Antico :Testamento e del Nuovo Testamento sono la parola di Dio, la tpredicazione della Scrittura è parola di Dio . Questa è la chiave per l a nostra indagine ed anche la nostra rnetodologia. Le Sacre Scrit­ture sono Dio che predica al suo popolo perché possa conoscerlo e vivere con lui un rapporto di amore e serv izio. Questo è il carattere e lo scopo della Bibbia, per cui lo è anche del la predicazione.

4. Te rmi ni e tes ti i mpo rtanti .

S i stima che vengano usate non meno d i trenta parole diverse per parlare del l a predicazione nel Nuovo Testamento. Questo fatto i n s é è u n indice dell' importanza del la predicazione nella Bibbia. Non credo sia necessario spiegare il modo in cui vengono i mpiegati i termini che compaiono più frequentemente nel NT (kerussein, euanggelizesthai, didaskein, propheteuein ) data l ' abbondanza di scri tti sul l ' argomento. Mi sembra però giusto d ire qualcosa riguar-

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do a due di questi termm1 m relaz ione al posto che spetta alla predicazione - c ioè i nsegnare e profetizzare.

a) Predicazione e insegnamento Fino a poco tempo fa si era sol it i fare una distinzione tra questi due termini: la predicazione avveniva al di fuori della chiesa nel mondo e l ' insegnamento era diretto ai credenti . A monte di questa di stin­zione si sottol ineava la differenza di significato tra kerygma e didache. Più recentemente gli studiosi hanno giustamente fatto notare che i l Nuovo Testamento non adopera questi verbi in un modo così rigido e in contesti così disti nti . Ma questo concetto permane e dove permane si tende a pensare che nella chiesa non ci s ia b isogno di predicatori bensì di dottori . Questa di stinzione ha influito negativamente sulla predicazione.

b) Predicazione e profezia In questi giorni caratterizzati dal l ' i nt1uenza del movimento cari­smatico, si tende ad esaltare la profezia a discapito del la pred ica­zione. Mi l imi terò a fare notare che gli obiettivi final i della profezia secondo l Cori nzi 1 4,3 - edificazione, esortazione e consolazione - sono identici a quelli del la predicazione. Se si pensa al l'effetto del la profezia in relazione ai non credenti ( l Cor 14,25-26) è possibi le affermare che la predicazione persegue lo stesso ri sultato . Anzi la predicazione molto spesso raggiunge questi obietti v i me­glio di gran parte del la profezia contemporanea che molto frequen­temente si riduce ad una ripetiz ione delle promesse contenute nelle Scritture. Inoltre la predicazione contiene spesso un elemento profetico: per esempio, quando il predicatore s i sente in obbl igo di dire qualcosa a cui non aveva pensato in precedenza.

Alcuni brani dell a Bibbia sono particolarmente importanti per la dottrina biblica del la predicazione. Per esempio, i n Nehemia 8 ,4-6 troviamo un esempio del la lettura e esposizione del la legge . del l 'Eterno. Questa pratica continuò nella si nagoga nel periodo intertestamentale e la chiesa del Nuovo Testamento fece al trettanto

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con qualche modifica. Commenterò adesso due brani neotestamen­tari : Rom 1 0, 14- 1 7 e l Cor 1 ,2 1 .

c) Romarni 10,14-17 Questo brano c i spiega come è possibile i nvocare i l S ignore per essere salvati . Non è possibile farlo senza credere in lui e non si può credere i n lu i senza averlo sentito. Notate che Paolò non dice colui del quale non hanno udito parlare [cfr. Riveduta] , ma colui che non hanno udito parlare. Ma come sarà possibile udire parlare l a voce di Gesù oggi? Questa cosa, che in apparenza sembra ilnpossibi le, è i nvece possibile se ci sono dei predicatori . Gesù Cristo s tesso par la per mezzo di predicatori . Chi ascolta non sente soltanto la voce del predicatore ma anche la voce di Colui che lo ha mandato. La stessa verità v iene insegnata nel brano ben cono­sciuto (2 Cor 5 ,20) in cui Paolo definisce se stesso ed altri amba­sciatori per Cristo . In v irtù del fatto di essere ambasciatmi , Dio p�rla per mezzo loro.

dj l Corinzi 1,21 Dio non è obbligato a salvare nessuno. Nessuno lo può costringere a salvare. "E' piac iuto a Dio di salvare". Non solo è piaciuto a Dio di salvare, ma è piaciuto a Dio di usare certi mezzi per salvare. Il mezzo che egli s i rallegra d i usare è il messaggio predicato. Noi non abbiamo la l ibertà né di disprezzare né di modificare il mes­saggio e tanto meno i l mezzo da lui scelto: " l a pazzia dell a predt­cazione".

II. ILTJPODIPREDICAZIONE CHE LA BIBBIA APPROVA

La Bibbia stessa descrive come dovrebbe essere la predicazione. Nella predicazione non è importante solo ciò che v iene detto (i l contenu to), ma anche come viene detto . Per questo motivo Paolo chiede ai suoi lettori di pregare per lu i perché possa predicare come dovrebbe (Ef 6, 1 9-20; Col 4,2-4) . Noi preghiamo per quello che

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siamo incapaci di fare da soli e preghiamo perché in u l tima anal isi dipendiamo totalmente da Dio, perché la nostra predicazione sia vitale ed efficace. Noi siamo in obbligo di trasmettere i l messaggio affidatoci da Dio e di trasmetterlo in una maniera degna. Il conte­nuto del messaggio deve condizionare la maniera di presentarlo .

Nel brano della lettera agli Efesini v iene impiegato un termine particolare i l cui significato è espresso da un altro verbo in Colos­sesi. S i tratta del termine parre sia che esprime un aspetto essenziale della predicazione autentica. La forma verbale, che si trova in 1 Tessalonicesi 2,2, significa "dire tutto" e unisce due idee che sono strettamente collegate, cioè, da una parte sincerità/franchezza e dal i ' altra audacia/coraggio. I l contesto di 2 Corinzi 2-5 è estrema­mente importante ed ut i le per capire ciò che questo termine s igni­fica per la predicazione sotto i l nuovo patto . L' audacia e la fran­chezza sono qualità che contraddistinguono la predicazione auten­tica. I l concetto di sincerità deve essere vi sto in rapporto alla cecità del mondo e il concetto di audacia in rapporto al la sua opposizione. Il predicatore non ha niente da nascondere, né da temere.

Dal momento che Dio non nasconde la verità né teme i l mondo, non dovrebbe farlo neanche il predicatore (cfr. 2 C or 3, 1 2- 1 8) . Il predicatore non deve chiedere scusa per quello che dice come se avesse soltanto qualcosa da condividere a titolo personale, ma come un ambasciatore egli ha qualcosa da dichiarare e deve cercare di rappresentare l ' autorità del governo della propria nazione e non essere sempl icemente il latore dei suoi messaggi . Il predicatore deve essere consapevole dell ' autorità del messaggio che porta e allo stesso tempo saper supplicare gli ascoltatori (2 Cor 5 ,20) . Due brani degli Atti degli Apostol i rivelano quanto la predicazione sia caratterizzata da franchezza e coraggio (At 1 3 ,44-48; 1 4 , 1 -3).

L'appli cazi o ne de l messaggi o

Una predicazione che non avvicina l a verità agli ascoltatori non è predicazione. Ci deve essere un ' applicazione del messaggio se

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lO H. R. Jones, w predicazione biblico

vogliamo che abbia l ' effetto desiderato e porti ad una risposta, ad una reazione, ad una presa di posizione appropriata da parte dell ' ascoltatore. Perciò la predicazione deve indirizzarsi alla co­scienza che è al centro dell a natura morale di ogni uomo. "Mediante la manifestazione della verità raccommandi amo noi stessi alla coscienza di ogni uomo nel cospetto di Dio" (2 Cor 4,2). Tutte le persone hanno una coscienza, ma a causa degli effetti della caduta sulla mente e sul cuore, essa non è la voce di Dio. Un brano come Romani 1 ,3 2 mostra che anche quelli che Dio ha abbandonato al potere del peccato sono coscienti della realtà del giudizio divi no . Una coscienza cauterizzata non è completamente incapace di ope­rare. L' uomo è un essere morale e avrà sempre un minimo di consapevolezza morale. La nostra predicazione deve essere indi­rizzata alla coscienza, informandola per mezzo della legge di Dio, destandola con i comandamenti div in i . 1 - La verità viene indirizzata in primo luogo alla mente perché

cl�ve essere compresa prima che la coscienza entri in gioco. La P!edicazione non deve neanche ignorare i sentimenti dell ' essere umano così da portare all'espressione di sentimenti quali vergogna per il peccato o gratitudine di fronte al la bontà e alla misericordia di Dio come reazione alla veti tà. La predicazione è in grado di spezzarci, ridurci al silenzio, e poi farci non soltanto parlare ma persino cantare. E' in grado di farci sentire che siamo totalmente i nutili e il momento dopo farci sentire che niente ci è i mpossibile. Tutto ciò avviene quando Cristo - l'amico e Salvatore dei peccatori viene innalzato, avvicinato, esaltato . Ogni vera predicazione del la Parol a di Dio scritta, deve portare l ' ascoltatore a rivolgere i l suo sguardo alla Parola di Dio incarnata.

B. LA CHIESA E LA PREDICAZIONE

In questa sezione considereremo la questione della predicazione dal punto di vista della Chiesa. Inizio subito con due affermazioni

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che troviamo nel la Bibbia e che sono alla base del nostro argomen­to .

l . La ch iesa è i l risultato della predicazione del la Parola . 2. La predicazione del la Parola promuove il benessere della

chiesa. Esamineremo queste affermazioni ad una ad una, dopodiché

rifletteremo su cosa troviamo nelle chiese oggi e su come dovrem­mo reagire di fronte a tale situazione.

I. LA CHIESA E' IL RISULTATO DELLA PREDICAZIONE

La dimostrazione su cui poggia questa affermazione si trova nel l ibro degli Atti degli Apostol i e nelle Epistole del Nuovo Testamen­to. Se negli Atti abbiamo i resoconti storici delle origini delle chiese nel mondo greco-romano del I sec . , nelle Epistole quegl i stessi avvenimenti sono ricordati a beneficio delle chiese destinatarie . Vi raccomando lo studio di tale materiale.

Due esempi molto chiari :

a) Tessalonica. In l Tessalonicesi 1 ,5 - 10 Paolo riassume i risultati della visita evangelistica fatta nella zona in compagnia di S ila e Timoteo. Atti 1 7 , 1 ss . ne dà il res-oconto storico. Senza la proclamazione del Vangelo, non v i sarebbe stata nessuna chiesa in quel la città.

b) Corinto. Atti 1 8 , l ss. riporta la visita evangelistica di Paolo a Corinto e la sua permanenza in quella città; I Corinzi l -3 riflette su questo avven imento, come pure fanno altri brani contenuti nella corrispondenza corinzia. Di nuovo, i l fatto di predicare Gesù come i l Cristo di Dio fu centrale e decisivo per la nascita di u na chiesa i n quella città. ·

·

Qualcosa di simile appare anche nei casi di tutte le al tre chiese a cui le Scritture neotestamentarie fanno riferimento . Basti citare i l fatto che la chiesa a cu i è indirizzata la prima Epistola de l Nuovo

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Testamento è stata molto probabilmente il risultato della presenza degli " avventizì (o pellegrini) romani " che, a Gerusalemme, .nel giorno di Pentecoste, udirono la predicazione di Pietro. Chiaramen­te, la chiesa può non solo subire un decl ino, ma anche diventare apostata, e tuttavia può essere ristabil i ta nella medesima condizione i n cui s i trovava al momento dell a sua n ascita. E comunque, secondo la nostra proposizione, lo ricordo, il popolo di Dio pervie­ne ovunque all'esistenza mediante la procl amazione della Parola. La Parola precede la chiesa - questo è un principio del l a Riforma.

Questa prova incontrovertibile, che ci è fornita dalla seconda parte del Nuovo Testamento, è in realtà l ' ap ice di tutto ciò che l a· precede nel rimanente del le Scritture. Facciamo un sommario di questa posizione a partire dall' Antico Testamento e dai Vangeli .

l L'Antico Testamento

- a) Genesi 3, 15. I l protoevangelo (cioè, la prima predicazione dè,l Vangelo, e Dio era i l predicatore) creò i primi credenti (Adamo eq Eva, e la prima "chiesa" : i discendenti di Seth) , che in iziarono a i n,vocare il Nome del S ignore.

' b) Genesi 12,1. Lo stesso modello emerge nel caso della voca­

zione d 'Abramo, ed è la ripetizione della promessa a !sacco e a Giacobbe che crea l a comuni tà patriarcale del popolo di Dio.

c) Esodo 19,5,6. L'ascesa della n azione teocratica - " l ' assem­b lea nel deserto" - risulta dalla parola rivelatoria e consacrante di Dio. I profeti proclamano quei patti e richiamano la chiesa del loro tempo a osservarli .

E ' possibile sostenere che l a presenza eli funzionari regali e sacerdotali nell'A ntico Testamento non riuscì a mantenere il popolo fedele alle proprie responsabilità nei confronti dei patti . A volte essi contribuirono persino al dec lino del popolo. Il profeta era diverso. Erano la sua autorizzazione e dotazione carismatica, e non le

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qual ifiche dinastiche o di lignaggio, a dargli una vera l ibertà al di fuori dello status quo, benché ovviamente al l ' interno dell ' alleanza. Egli poteva pronunciare un "Così dice l'Eterno . . . ", per riformare, eliminare, riedificare.

I Vangeli Il ministero di Gesù Cristo è conclusivo, ma è messo a confronto

con quello di Giovanni Battista, l ' u l timo e più grande profeta di tipo veterotestamentario. Ma Gesù continua questa tradizione di proclamazione (ved. Marco 1 , 1 4- 1 5 ) , creando una comunità al l ' in­terno del Giudaesimo e chiese nel mondo intero, tramite gli apostoli e la loro proclamazione.

In questo ministero della Parola, segni e prodigi erano sempre subordinati e occasionali, benché vari i n i ntens ità a seconda della condizione del predicatore e della fase di rivelazione redenti va (basti confrontare, ad esempio, i profeti e gli apostoli fra di loro e paragonarl i poi al S ignore stesso) .

II. LA PREDICAZIONE PROMUOVE IL BENESSERE DEL­LA CHIESA

La predicazione non è superflua per la chiesa dopo la sua nasci ta. E ' tanto necessaria per la sua crescita quanto lo è per la sua nasci ta. La predicazione sostiene, rinvigorisce, perfeziona e attrezza la chiesa. Ciò che è stato detto prima intorno a i profeti dell ' Antico Testamento trova una certa continuità nei min isteri di quell i che sono menzionati nel Nuovo Testamento. La prova biblica a questo riguardo è naturalmente i l brano di Efesini 4,1 1 - 1 6 . Il S ignore esaltato dà doni di min isteri di parola alla Sua chiesa, doni che hanno tutti il medesi mo scopo. Possiamo perciò dedurre che vi sia coerenza o armonia per quanto riguarda il loro messaggio.

Particolarmente i mportante per noi è ciò che si afferma in questo brano in merito ai pastori/dottori (cioè, i conduttori pastorali o i pastori i nsegnanti ) . Il "per/pròs" del v. 12 stab i lisce lo scopo

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generale o i mmediato dei m inisteri di coloro che l i hanno ricevuti (vale a dire, "per il perfezionamento dei santi , per l'opera del m inistero" ) . Questo si suddi vide poi in una serie di frasi introdotte da "èi s " , frasi che stanno a indicare i risultati o gl i scopi del servire i santi. Che uno pensi che il mini stero/servizio ci tato nel v. 1 2 si riferisca ai ministeri di chi li ha ricevuti o dei santi in generale, ciò che risulta chiaro è che serv ire i santi , i nsieme alla crescita e alla maturazione del la chiesa, dipende dai ministeri di apostol i , profeti , evangeli sti e pastori-dottori . Trami te i l min istero del la Parola, essi promuovono la crescita del la chiesa e la proteggono da subdoli errori . Nel libro Why preach? (Perché predicare?) J.I . Packer scrive quello che segue che rappresenta un eccel lente, anche se non in tenzionale , commento a Efesini 4, 1 2ss .

"La chiesa deve privilegiare la Parola, ciò significa che i l popolo di Dio dev ' essere attento ed obbediente a l la Scri ttura. La Scrittura è la costante parola di Dio ad esso e se è di sprezzata

17 comporta un grande danno (cfr 2 Cron 36, 1 5- 1 6 ; 2 Re 22,8-20; Is \ 1 , 1 9-20; Ger 7 ,23-26 ; Ap 2,4-7 , 1 5- 1 7 ; ecc . ) . Il popolo di Dio deve , i mparare a tremare al la Sua Parola (Esd 9,4; Is 66,5) ascol tandola, 1 imparandola e mettendola nel proprio cuore; credendo ciò che essa

dice, comportandosi come essa indica e combattendo per la Sua verità in un mondo che l a rifiuta. La predicazione rende attenti i cristiani al fatto che Dio si rivolge costantemente a loro e fa valere su loro l' autorità del l a Scrittura.

La chiesa deve privilegiare l'adorazione, ciò significa che il popolo di Dio deve regolarmente celebrare ciò che Dio è, ha fatto e farà, e g lorificare il Suo nome attraverso l a lode, la preghiera e l a consacrazione. La predicazione della B ibbia è il principale movente del l a sua adorazione, perché al imenta la fiamma del la devozione, pone costantemente davanti ai credenti le opere di Dio ed i modi della sua protezione, e a causa di ciò li conduce nei sentieri del l 'obbedienza. Da questo punto di vista la predicazione bibl ica è proprio, dal l ' i n izio al l a fine, implicita dossologia. Chi predica

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segui rà l a Scrittura dando g loria a Dio i n ogni occasione per le Sue opere e per l a Sua sapienza, e sollecitando gli altri a fare l o stesso.

La chiesa deve privilegiare La testimonianza. I l popolo di Dio deve sempre cercare d ' entrare nel mondo in cui vive per far conoscere Cri sto e far discepol i i perduti . Tuttavia, al difuori del la predicazione della Parola, l a chiesa non avrà mai le necessarie risorse per fare ciò . In tal caso tenderà a smarrire la propria identità di popolo incariocato d' andare e annunciare. E potrà anche perdere i l senso del contenuto del messaggio com'è molto spesso accaduto nel passato " .

Dato tutto questo, a partire dalle Scritture dell ' Antico come del Nuovo Testamento, ne dovrebbe derivare che la chiesa di ogni epoca debba tenere la predicazione in alti ssima sti ma. Ma non è stato così u ltimamente nel mondo occidentale. E ora diamo uno sguardo alla scena ecclesiastica contemporanea, per osservare qual è la s ituazione attuale, prima di proporre qualche risposta e di avviarci alla conclusione.

La chiesa di oggi

Numerosi scrittori protestanti , non tutti chiaramente evangel ic i , hanno di recente fatto notare che l a chiesa ha perso fiducia nella predicazione. Hanno detto chiaramente che tale perdita è dovuta ai cambiamenti che sono occorsi non soltanto nella società i n gene­rale, ma anche nell a chiesa stessa. Klaas Runia ha scri tto: "Oserei dire che il cri stianesimo durerà o crollera in base al la sua predica­zione" .

Sono consapevole del fatto che, all 'attuale scett icismo o sfidu­cia nei confronti del la predicazione, molti trovano difficile rispon­dere, perché essa è presentata in un 'epoca in cui la chiesa è relativamente debole, la società sta diventando sempre più umani­stica e secolare, e altre fedi e rel igioni hanno un influsso e una credibi l i tà sempre crescenti . Quando pare che si riesca a radunare

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folle cori altri tipi di avvenimenti ecclesiastici , la causa contro la predicazione sembra inefutabile. Qualcuno ha scritto su un giorna� le evangelico: " I predicatori hanno raggiunto il luogo dove Sl trovano gli altri dinosauri" . . .

Questo h a un potente richiamo che vorrei cqntrastare e dichia­rare seducente. Nel farlo, penso di essere in linea con l ' obiettivo di questi semi nari . Desidero fare appello a voi e lanciarvi un .avv�rti­mento: non commettete il grande errore di giudicare la pred1cazwne alla luce della situazione attuale ! Detto questo, devo però fare u n ' eccezione. C ' è una benedizione i n particolare per la quale sono grato al Signore, ed è quella di aver potuto ascolt.are d�l . �ivo la predicazione del Dr. Martyn Lloyd-Jones. Sono dispomb1h delle registrazioni, che v i esorto calorosament� ad as�oltare; ma ess�re presenti di persona è stato qualcosa di eccez.wnale ! �o udito predicare, e non dimeticherò mai ciò che ho sentito. Meditate sulle citazioni che v i ho fornito.

.� Spero che la tesi dell' importanza della predicazione nella vita � della chiesa in termini di adorazione e di testimonianza sia stata

dimostrata soddisfacentemente sia biblicamente sia storicamente. ( Come mai non si tiene da conto l 'enorme carico di prove a favore?

Passiamo ora a dare uno sguardo alla scena contemporanea ..

Ragioni . Diversi fattori sono stati addotti per spiegare questa perdita di fiducia nella predicazione. Li troverete presentati e discut�i . in numerosi libri di recente pubblicazione. Particolarmente utlh a questo riguardo sono due capitoli che si trov.ano uno i� u? libr� di John Stott e l ' altro in un libro di Klaas Ruma (ved. Bibliografia) . Essi calcano sostanzialmente lo stesso teneno, m a con una leggera differenza prospettica. Runia osserva l ' influsso di vari professioni­sti (ad esempio, esperti di scienze social i e di comunicazione, teologi e, ovviamente, semplici membri o frequentatori di chiese) . Stott si sofferma a considerare gli u mori e i movimenti (per esem­pio, l 'opposizione all' autorità, la rivoluzione cibernetica e il senti-

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mento di debolezza e vulnerabilità della chiesa). Potete leggere da voi queste trattazioni . Tutti i fattori menzionati sono molto perti­nenti .

Ciò che mi sta a cuore è di darv i un mio personale commento su questo malessere. E lo faccio dicendo dov 'è che ne intravedo la causa principale, e cioè davanti alla porta della chiesa (e in parti­colare davanti a quella dei suoi predicatori), non davanti alla porta del mondo. Certo, il mondo ha esercitato i l suo influsso sul la chiesa, ma la chiesa avrebbe dovuto res isterv i , senza soccombere ! A mio parere, il riferimento specifico che Runia fa ai teo logi è importante, se non decisivo, in questo settore. I teologi hanno indebol i to e minato la predicazione attraverso il modo in cui hanno insegnato o mancato d ' i nsegnare la materia a future generazioni di a l l ievi ministri (nel mio corso di studi ci dicevano di dedicarci a l la consulenza e di lasciar perdere la predicazione) . Ma, e c iò è ancor più grave, essi hanno indebolito la fiducia nella Bibbia e nel suo centrale messaggio di salvezza. Non posso pensare a un modo più efficace per distruggere la predicazione. Non avendo nu l la sotto i suoi piedi, la chiesa non ha più nulla nella sua bocca !

Risposte Qui ndi, concludendo questo studio particolare su l la chiesa e sull a predicazione, vorrei darvi qualche suggerimento per contrastare questa "frana" . A questo punto, parlo in base all 'esperienza perso­nale che mi sono fatta della situazione che conosco megl io, e preciso che se vi è qualcosa di degno in ciò che dirò, voi dovrete poi adattarlo alle vostre circostanze. Ma sono certo che è giusto e pertinente dire che quanto è stato progettato per questo fine setti­mana è un passo avanti nella giusta direzione. Non l asciate cadere l ' argomento dopo questi pochi giorni, ma conti nuate a sol levarlo, dovunque vi sia possibile. Ecco i miei suggerimenti:

l . Date a lla "predicazione", in quanto ordinamento divino, la preminenza nella vostra vita, proprio mediante l a vostra predica-

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zio ne e i l vostro insegnamento. Date a essa una posizione al di sopra di tutto i l resto come mezzo per comunicare l a verità di Dio al la gente (cioè, a l di sopra dell a consulenza, dell a testimonianza, e certamente dell a danza, del mimo e del la recitazione).

2. Fate in modo che l a chiesa preghi che i l S ignore faccia sorgere dei predicatori . Solo Lui può farlo.

·

3 . Valu tate nuovi candidati per i l ministero del l a predicazione. Questo mezzo provvederà loro del l e possibi lità per mostrare alla congregazione se ne hanno il dono oppure no. Un modo non appariscente per mettere in atto questo proposito è quello di chie­dere a un uomo di l eggere

' un brano bibl ico in pubblico. Si può

apprendere un bel po' di cose dal modo in cui lo farà. l 4. Provvedete loro addestramento e sostegno economico. 5 . Pregate che lo Spirito Santo venga su di loro con potenza.

,�, ' C. LO SPIRITO SANTO E LA PREDICAZIONE

Abbiamo considerato la predicazione sia da una prospettiva bibl ica che da una prospettiva eccl esiale, ma non abbiamo quasi mai fatto riferimento al lo Spirito Santo. Si tratta di una scelta intenzionale al fine di concentrare l a nostra attenzione su l l 'opera del lo Spiiito S anto che tiene unita l a B ibbia, l a predicazione e l a Chiesa e che fa da tramite tra B ibbia e Chiesa da una parte ed i l mondo dall ' a l tra.

l. L o S pi ri to i n rappo rto alla Bi bbia e alla pre di cazi o ne

In u ltima analisi , l o Spirito Santo è l ' autore di tutta l a B ibbia per cui bisogna predicare tutta l a Scrittura. Seguendo l ' esempio di Calvino, quindi, l a nostra predicazione dovrebbe mirare, con i l tempo, a presentare l a Scrittura nel l a sua totalità. Senza l o Spirito non esisterebbe la Scrittura in forma scritta, ma neppure la procla­mazione; perciò i l predicato(e deve speiimentare " l a comunione

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dell o Spiri to Santo" affinché la Parol a di Dio agisca con potenza nell a chiesa.

2. L o S pi ri to i n rappo rto alla chiesa e alla pre di cazi o ne

Lo S pirito dimora nell a chiesa e anima l a chiesa - sia la chiesa universale che ogni sua manifestazione a l ivel lo locale. La chiesa è fondata sul la Scrittura e ha il compito di sostenerla e proclamarla nel mondo; essa "è colonna e base dell a verità" ( l Tim 3 , 1 5 ) . I pastori/dottori vengono dati a l la chiesa, e l a chiesa deve speiimen­tare " la comunione del lo Spirito Santo" perché essi siano ricono­sciuti e i l l oro ministero porti frutto . E' possibile concludere che lo Spiri to unisce la B ibbia al la chiesa per mezzo della predicazione. Due testi i mportanti sono: Giovanni 1 6, 1 2- 1 5 , che descrive l ' opera del lo Spirito nel l a chiesa insieme alla Parola, e Giovanni 1 6, 8- 1 1 , che descrive ciò che lo Spirito fa con la Parola nel mondo.

3. L o S pi ri to Santo è la te rza pe rs o na de lla Tri ni tà

I l ministero particolare del lo Spirito è quello di realizzare nel credente la redenzione progettata dal Padre e procurata dal Figl io ; per fare questo adopera determinati mezzi e principalmente la Parola, perché Egl i è lo "Spiiito del la verità" (Gv 1 6, 1 3) e la Parola di Dio è verità (Gv 1 7 , 1 7) . Perciò l o Spiiito autentica l a Scrittura quando parla di Cristo e, per mezzo dell a Scrittura, i l lumina 'la chiesa. Agisce in una maniera analoga nei confronti del mondo e que.sto processo si realizza principalmente per mezzo della predi­cazwne.

l. LO SP IRI TO E IL PREDICA TORE

I l predicatore, o pastore/dottore, è qualcuno che opera nella sfera dell o Spiii to in una maniera particolare. Nel tentare di descrivere ciò che questo significa, bi sogna mantenere un sottile equi librio.

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Da una parte i l predicatore partecipa i nsieme agli altri credenti

all ' opera generale dello Spirito, dal l ' altra sperimenta l ' opera dello

Spirito in una maniera particolare. Se 's i nega che il predicatore sia

come gli altri credenti si fin isce con i l clericalismo, u n etrore che

può sorgere anche nelle chiese protestanti e non soltanto nella

Chiesa Ortodossa o nella Chiesa Cattolica. Se invece si nega

l ' identi tà particolare del predicatore, si fin isce con la concezione

comune in alcune chiese dei Fratelli ed in alcune chiese battiste

riformate. B i sogna ev itare entrambi questi estremi .

In l Timoteo 5 , 1 7 si legge: "Gl i anziani che tengono bene la

presidenza siano reputati degni di doppio onore, specialmente

quelli che faticano nel la predicazione e nell ' i nsegnamento " . Un

chiesa deve avere una pluralità di anziani con pari autorità e

responsabi li tà, ma al loro interno esiste una disti nzione: alcuni

"faticano nel la predicazione e nel l ' insegnamento " . Tutti sono re-

- sponsabil i per il governo della chiesa; alcun i hanno questo mini­

�7stero particolare - un ministero riconosciuto e affidato loro dalla

· \ chiesa. Un predicatore è un anziano che predica, non una persona

: che occupa una posizione al di sopra degli anziani . i I l predicatore, come tutti gli altri credenti, deve aver sperimen-

tato in qualche misura l ' opera di redenzione, di rigenerazione e di

santificazione del lo Spirito Santo; deve essere possibile riconoscer­

lo come cris tiano. N o n è necessario che sia li n cristiano eccezionale:

se lo è, meglio ancora. Come tutti gli altri clistiani , è un peccatore

che h a sperimentato l a misericordia di Dio. Su questo punto, sono

d ' accordo tutti . La questione controversa è l ' identità particolare del

predicatore. l Corinzi 1 2 e 1 4 sottolineano che lo Spirito distlibui­

sce i suoi doni secondo la sua volontà sovrana. Perciò lo Spirito

decide sia di dare che di privare. l . In rapporto al ministero del la predicazione ci sono due aspett1

distinti del l ' opera del lo Spirito da considerare: Dio sia incarica che

equipaggia il predicatore. Secondo Efesini 4 i pastori/dottori sono

dati alla chiesa da Cristo : Cristo li dà, la chiesa l i riceve . Certamente

non sono autonomi nati e possiedono qualcosa di più di un semplice

Srudi di reologia VI ( 1 994) 3-25 2 1

riconoscimento ecclesiastico. Nel Nuovo Testamento troviamo due esempi : Timoteo e Tito. Non sappiamo se fossero evangel isti o pastori, o dottori , ma il loro ministero costi tuisce un modell o per i l ministero della predicazione. La maggior parte dei dati i n nostro possesso riguardano Timoteo : " Io t ' affido questo incarico, o figl iol mio Timoteo, in armonia con le profezie che sono state innanzi fatte a tuo riguardo . . . ( l Ti m l , 1 8) . Come risultato di un i ncarico ricevuto in armonia con profezie date in precedenza, egl i è ora impegnato in questo ministero. "Non trascurare il dono che è in te, i l quale ti fu dato per profezia quando ti furono i mposte le man i dal collegio degli anziani" ( l Tim 4, 1 4) .

Oltre al l ' incarico, Timoteo aveva ricevuto un carisma, un dono della grazia, in armonia con il ministero dei profeti e deg l i anziani. In 2 Timoteo l ,6 si legge che i l carisma gli era venuto per mezzo del l ' imposizione delle mani del ! ' apostolo. Il quadro completo del le varie affermazioni è che Dio in Cristo ha agito per mezzo dello Spirito nella v i ta di Timoteo in s intonia con i l min i stero di un apostolo, dei profeti e degli anzian i . A nche se è diffici le capire come precisamente tutti hanno interagito, è chiaro che un incarico ed un dono furono dati a Timoteo. L' opera di Dio è di incaricare e d i equipaggiare: un predicatore è una persona sia incaricata che equipaggiata per il suo ministero.

Bisogna notare, inoltre, che il carisma deve essere ravvi vato e sviluppato: "Studiati di presentar te stesso approvato dinanzi a Dio ; operaio che tagli rettamente la parola della verità" (2 Tim 2, 1 5) . Timoteo deve dedicarsi a questo compito in una maniera d i sc ipli­nata perché sia in grado di tagliare rettamente l a parola del l a verità. A questo punto bisognerebbe prendere in considerazione due temi molto vasti di fondamentale importanza: l ' interpretazione bibl ica e la preparazione dei sermoni , ma i nnanzi tutto desidero sottolinea­re l ' importanza dell a lettura quotidiana della Bibbia con pregh iera. La B ibbia deve essere per noi un l ibro vivente se vogl iamo che diventi vivente per altr i .

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L 'i nte rpre tazi o ne bi bli ca

Il predicatore deve essere in grado di tagliare "rettamente l a parola del l a verità" (2 Tim 2 , 1 5 ) , in altre parole, la Scrittura nella sua totalità. La parol a greca tradotta " tagliare rettamente" , che compare solo q ui nel Nuovo Testamento, è una parola composta di cui una parte significa " tagliare" e l ' altra "diritto " . Non siamo sicuri se in quel momento la parola conservasse ancora i l significato di " tagl ia­re" o se significasse soltanto "diritto" , ma secondo questa esegesi, il compito di Timoteo era di agire in una maniera " diritta" o "schietta" nei confronti del la parola dell a verità. Per mezzo dyl lo studio, i l predicatore deve sviluppare la capacità d i agire in una maniera schietta s ia ne i confronti del la Scrittura che verso i suoi ascoltatori , i l che vuol dire parlare con franchezza.

Questo modo di concepire il lavoro del predicatore si scontra �,con gran parte dell ' ermeneutica moderna che, per vari mÒtivi , tende '/a considerare l a Scrittura come qualcosa essenzialmente difficile ida capire e la predicazione un 'opportunità per fare delle disquisi­ìzioni accademiche. Noi abbiamo bisogno di una ermeneutica che riconosca sia la chiarezza che la pertinenza del la Scrittura affinché siamo in grado di presentare i l significato di quals iasi brano biblico in modo che chi c i ascolta sia in grado di vedere quello che predichiamo nel testo.

L' esposizione e l ' applicazione sono gli elementi essenziali della predicazione. Non dobbiamo predicare ciò che pensiamo noi , bensì il significato del brano biblico e per mezzo della nostra conoscenza degli ascol tatori e dell a loro situazione saper indirizzare il messag­gio della Scrittura verso la loro coscienza. Una tecnica di interpre­tazione che non ci aiuti ad assolvere questo compito è totalmente i nutile. La nostra ermeneutica deve assomigliare a quel la di Gesù Cristo. In Luca 24,27 ,32,45 Gesù non ha semplicemente " aperto" l a Scrittura ai discepoli , essi ne erano anche consapevoli . Infatti, egli "aprì loro la mente per intendere le Scritture" . Questa è l ' opera dello Spirito che ci apre la mente per vedere quello che c ' è nella

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Scrittura al punto che i l messaggio che vive nel l ibro, comincia a vivere in noi - per mezzo di una predicazione v ivente. I l testo deve conservare i l suo carattere vivente dopo che è stato trattato nella predicazione. Perciò il predicatore ha bisogno dell ' i l luminazione dello Spirito perché i l testo della Scrittura sia aperto per lui e perché egl i , a sua volta, sia i n grado di aprire la Scrittura per gli altri.

I l. LO SPIRITO E LA PREDICAZIONE

Qual è i l ruolo dell o Spirito durante una predica? Forse la prima parola che ci viene in mente, in risposta a questa domanda, è "potenza" . Certamente dovremmo essere molto consapevoli del nostro bisogno di potenza e, allo stesso tempo convinti che possa venire soltanto dallo Spirito Santo. Abbiamo bisogno di potenza per rendere la Parola efficace i n un mondo indifferente ed osti le, ma non la trovi amo dentro di noi , non la possiamo produn·e; deve venire dal l ' alto.

Sebbene noi abbiamo bisogno di potenza, è meglio pensare all ' opera del lo Spirito nei confronti del la Parola. Non bisogna mai considerare lo Spirito come una forza che è in grado di produrre risultati nelle persone - una forza che possiamo imparare a mani­polare in qualche modo. Egli è una persona che può essere rattristata o ostacolata. Dobbiamo imparare a lavorare con lo Spirito se vogliamo che lavori con noi . Soprattutto lo Spirito desidera rendere testimonianza alla verità di Dio i n Gesù Cristo e produrre l a santità nelle persone. Egli è lo Spirito Santo, lo Spiri to di verità, lo Spirito di Cristo. Inoltre, lo Spirito agisce sia nei credenti che nei non credenti , nell a chiesa come nel mondo, e svolge il suo ministero particolarmente per mezzo della Parola predicata (cfr Gv 1 6-7-1 6) .

La predicazione non ebbe inizio solo con i l giorno della Pente­coste. Precedentemente Gesù aveva mandato fuori prima i dodici , poi i settanta discepoli con chiare istruzioni di predicare la buona novella (Le 9,2,6; 1 0,9, 1 6) . La loro predicazione fu accompagnata da segni che confermavano il messaggio, ai quali sembra che ·

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abbiano dato una importanza eccessiva ( 1 0 , 1 7-20). Però la predi­cazione seguita all 'esaltazione di Gesù ha compiuto opere maggiori per la potenza dello Spirito S anto. Si trattava di opere di trasforma­zione spirituale compiute per mezzo della testimonianza della chiesa. In Giovanni 1 5 ,26-27 troviamo la promessa che lo Spirito verrà a testimoniare e che porterà la sua testimonianza per mezzo della testimonianza della chiesa. In Giovanni 1 6 viene descritto quello che succederà quando lò Spirito verrà, cioè, quello che è successo nel giorno del la Pentecoste. Lo Spirito ve1rà al l a chiesa e per mezzo della chiesa arriverà al mondo che si oppone alla sua proclamazione. La chiesa si trova sempre in un territorio ostile, ma non deve tacere perché non è sola; ha ricevuto lo Spirito Santo. E lo Spiri to conti nuerà a venire per soccorrere la chiesa e per convin­cere il mondo di peccato.

Qualunque credente - non solo i predicatori - può contare sul l ' ai uto dello Spirito che rende efficace la sua testimonianza. �o S,pirito prenderà le cose di Cristo e le annunzierà a noi (Gv 1 6, 1 4) . IJ predicatore spesso si trova davanti persone che non vogliono ascoltare il messaggio sia dentro che fuori la chiesa. L' opera dello Spirito è di testimoniare la veri tà; di conseguenza i l predicatore ha la convizione di predicare la verità di Dio. Lo Spirito dice un amen al messaggio che predica. Il mondo che vorrebbe accusare il predicatore, metterlo sul banco degli imputati viene esso stesso messo sotto accusa: lo Spirito "convincerà i l mondo quanto al peccato, al la giustizia, e al giudizio. Il predicatore non può operare senza lo Spirito e deve contare sulla sua assistenza e spermentare sempre di più la sua potenza.

Esiste sempre la possibil ità gloriosa che una persona, una chiesa, una città, oppure una intera nazione possa sperimentare la potenza dello Spirito che rend� testimonianza alla verità in Gesù Cristo. Quando succede, avvengono delle trasformazioni che supe­rano di gran lunga ciò che siamo in grado di immaginare o aspettare. B i sogna pregare per questo. L' intenzione di Paolo era di presentare "ogni uomo perfetto in Cristo " , ma non aveva solo l ' intenzione: "a

Srudi di reologia V I ( 1 994) 3-25 25

questo fine io m ' affatico" (Col l ,28-29) . Non lasciava tutto i l lavoro allo Spirito: lavorava, si affaticava - nella predicazione, con le persone, in preghiera - "combattendo con l ' energia sua che opera m me con potenza" . Il messaggio ci è affidato ; a seconda del la sce lta di Dio, siamo chiamati ad essere testimoni o predicatori, ma a tutti v iene data la promessa dello Spirito - per assisterci e per rendere efficace la parola di Cristo nella riforma della chiesa e nel risvealio b del mondo.

(Trad. G. Piccirillo e D. Walker)

Se le zi o ne bi bli og rafi ca

Jay Adams, Preaching with Purpose, Grand Rapids, Zondervan 1 982. John Daane, Preaching with Conjìdence, Grand Rapids, Eerdmans 1 980. J. El lu l , The Humiliation ofthe Word, Grand Rapids, Eerdmans 1 985. S . Greidanus, The Modern Preacher & Ancient Text, Leicester lYP 1 988 . Walter C . Kaiser, Toward an Exegetical Theology, Grand Rapids, Baker 1 98 1 . D.M. Lloyd-Jones, Preaching and Preachers, London, Hodder & Stoughton 1 986. Samuel T Logan (ed), Preaching, Phi l l i psburg, NJ, Presb. and Ref. 1 986. John A. Piper, The Supremacy of God in Preaching, Leicester, IVP 1 99 1 . R .L. Raymond, Preach the Word, Edinburgh, Rutherford 1 988 . H . Robinson, Biblica! Preaching, Grand Rapids, B aker 1 980, (tr. i t . , Roma, I B E 1 984 ) . K laas Runia, The Sermon under A ttack, Exeter, Paternoster 1 983 . John S tott, l Believe in Preaching, London, Hodder & Stoughton 1 982.

Pulpito e testo

Non è il pu lpito che deve condurre al testo, bensì il testo al pulpito .

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Studi di teologia VI ( 1 994) 26-36

LA PREDICAZIONE AL TEMPO DELLA RIFORMA

Giovanni Borelli o

Nel l ' iniziare questa mia relazione v i devo una precisazionel: io

non sono né teologo d i professione e nemmeno uno storico !

Normalmente mi interesso molto di Antropologia culturale e di

Filosofia. Questa mia premessa è diventata uno stereo tipo che sono,

·-ormai, costretto - quasi stabilmente- a fare. Qualcuno si chiederà,

'7non a torto, come mai allora continua - signor B arelli- a parlare

!anche di questi temi. La risposta più banale, e allo stesso tempo più

;semplice, sarebbe quella tendente a _ricord�e che lo . studio del��

(culture primitive come del folklore der popoh tecnologrcamente pru

avanzati, ai quali noi italiani c i i l ludiamo di apparte�ere, " incontra"

spesso e volentieri la religione come problema socrale e culturale

di non poca rilevanza1 •

"L 'A. è professore di filosofia e storia nella scuola media superiore e collaboratore del Prof

A. Agnolerro all ' Università di Milano. Ha già collaborato con Sdt in dt verse occaswm e tn questo

articolo pubblica il suo contributo alle "giornate teologiche '91 " . . . .

1 Cfr. ad esempio Edward Norbeck, Lo studio della religione, in Aa.Vv. , Onzzontl dt

antropologia, a cura di Sol Tax, introduzione di Antonio Marazzi, Brescia, Morcelliana 1 973 . Aa.

V v., Essaisd'anthropologie religieuse, Introduction de Luc de Heusch, Pans, Galhmard 1 972; Hugo

Huber, T od und A uferstehung, Organisation, rituelle Symbolik une/ Lehrprogramm emer wesrajn.­

kanischen lnitiationsfeier, Studia Ethnographica Friburgensia, Freiburg, Schwetz Umversttatsver­

lag 1 979. Per approfondire i l punto di vista evangelico raccomando: Stephen A. Grunlan an d Marvtn

K. Mayers, Cultura! Anthropology, A Christian Perspective with a foreword by Eugene A. Ntda,

Grand Rapids, Academie Books, Zondervan 1 979; Pau l G. Hiebert, Anthropologtcal lnslghts for

Missionarie:;, Grands Rapids, B aker 1 985; Eugène A. Nida, Cusroms and Cultures, New York,

Harper & Br. 1 954 (tr. fr. : Costumes et Cultures, Anthropologie pour missions chrétiennes, La

Còte-aux-Fées, Groupes Missionaires 1 978).

G. Bore Ili, La predicazione al tempo della Riforma 27

Chi di voi non ha sentito almeno una volta nella propria vita accennare ai problemi inerenti la "religione popolare" e ai rapporti tra questa e le culture delle classi subalteme nel nostro contesto culturale cosiddetto cristiano? Inutile , poi, ricordare l ' importanza della problematica rel igiosa nell ' ambito della riflessione filosofica, anche contemporanea2 !

Infine, i l cristi anesimo, come espressione di una del le tante forme di rel igiosità delle razze u mane, ha prodotto e produce una sua cultura; in quanto tale, la storia del cristianesimo può essere studiata dall ' antropologo come una storia della cultura del l ' uomo bianco o meglio del l ' adattamento di una religione nata in area semitica ai model l i culturali del l ' uomo bianco. Sono soddisfacenti tutte queste risposte? No ! La ragione di fondo che mi porta ad accettare di continuare a parlare di- questi argomenti con voi e con altri è nel mio essere credente e nel l ' obbligo che ne deriva di i nterrogam1i sul la mia fede onde continuamente io impari "a prati­care i l "non oltre quel che è scritto " ( l Cor 4,6) . Anzi, proprio questo versetto paolina può costituire una buona base per il nostro argo­mento, argomento quanto mai vasto e complesso che difficilmente un singolo studioso è in grado di esaurire; credo però di essere in grado di indicare una pista che, se coerentemente battuta, sarà fruttuosa anche per i l credente evangelico della fine del ventesimo secolo. I l ruolo della predicazione, in realtà, è l ' elemento fondante non solo la Riforma come realtà storica alla quale noi guardiamo per conservare la memoria della nostra identità, ma anche tutta l 'esistenza cristiana in ogni momento storico ed in ogni latitudine.

2Classiche al riguardo le osservazioni di Max Horkheimer, Die Sehnsuc/'11 nach dem ganz Anderen, Eins Interview mi t Kommentar von Helmut Gummior, Hamburg, Furche-Verlag, Stunden­bUcher 1 970. In una prospettiva idealistica: Giovanni Gentile, La religione, Firenze, Sansoni 1 965. In una prospettiva sociologica, si cfr. Niklas Luhmann, Funktion der Religion, Frankfurt a m Mai n ,

Suhrkamp Taschenbuch Verlag l , 1 977, 1 982. Interessanti e significative inoltre sono le pagine dedicate alla tematica religiosa da un manuale scolastico quale: Sergio Moravia, Filosofia 3, dal · Romanticismo al pensiero contemporaneo, Firenze, Le Monnier 1 990.

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28 Srudi di reologia VI ( 1994) 26-36

In un certo senso l a predicazione - vissuta come annuncio della Parola di Dio e non di opinioni u mane- è il più autentico ed originario sacramento cristiano ( nel senso del tedesco un-sakra­ment) . Non a caso i n l Timoteo 4,7 si invita il predicatore cristiano a schivare "le favole profane e da vecchie" al le quali è contrapposta la predicazione del l ' Evangelo interpretata come annuncio di una pazzia e di u no scandalo (cfr. l C or l ,22-23) che proprio per questo costitu iscono l a vera realtà del l ' uomo nell ' unico fondamento di Cristo Gesù ( l Cor 3 , lli,

. I n altri termini l ' importanza del l a predicazione del l a Parola di

Dio è comune a tutta l a storia del Cli stianesimo e i l merito (se di merito s i può parlare) del la Riforma è di averne liscoperto i l ruolo e la centrali tà nel la vita della Chiesa Universale. La riscoperta della central ità della predicazione rimanda alla central ità della B ibbia e del le tematiche bibliche n e li ' atto della predicazione stessa. � Per percepire l ' importanza di questa centralità e del la sljla

d'Scoperta, bisogna tener presente le condizioni morali e spirituali nbn molto esal tanti in cui si m uovevano ed agi vano i predicatori c�tto lici-romani nel periodo i mmediatamente precedente l a Rifor­ma4. Nell ' accennare a queste condizioni, non si deve pensare solo ad u na moltitudine di chierici immorali o corrotti , vi erano anzi isole di elevata spiritualità in cui l ' importanza delle Sacre Scritture e l a dialettica del rapporto peccato/grazia erano vissute con com­movente semplicità e profondità5•

3N e l l a p i ù antica trad izione cristiana i l vangelo-buona ,;otizia era considerato i l fondamento di rurre le azioni cristiane o defi n i bi l i tali " E le vostre preghiere e l e elemosine e tutte le azioni fatele

qual i voi trovate nel Vangelo del nostro S ignore (bs echere eurò euanghelib). Dorrrina del Signore insegna la dai dodici apostoli alle genri, X V , a cura di Piero Raimond i , F irenze, Edizioni Fussi-Casa Editrice Sansoni, April e MCMLV!Il .

4Per una anal is i d i massima cfr. Stanford W. Reid "La predicazione nel XVI secolo", i n

particolare. " L o sfondo d e l l a preclicazione riformata", i n Sdr V ( 1982) N l O, pp. 63,64. 5

Un esempio l u m i noso eli quanto da me asserito lo ritroviamo i n Tommaso da Kempis, L 'imitazione di Crisro, particolarmente Libro primo, capitolo 5, la lertura dei resri sacri, e Libro terzo, capitolo 55, la nostra Narura è corrotta: solo la Grazia può guarirla, Firenze, Li breria Editrice

Fiorentina 1 956.

G . Bore I l i , La predicazione a l rernpo della Rijòrma . 29

E' altrettanto vero, per citare i l Lortz, che " i Riformatori non ?anno tirato fuori Ja B ibbia da sotto il banco"6, la B ibbia, infatti era Il nutrimento spirituale di molti gruppi che anelavano ad una autentic

.a vita rel igiosa nel quadro di una Chiesa finalmente purifi­

car� e nformata; ma è non meno vero ed incontroveitibile che l a "reh

.gi�sità m�dia"

. era infarcita d i pie quanto inuti l i leggende su

�ant� .d� dubbia esistenza, di miracoli tanto improbabi li quanto

m utili, m una parola era urya religiosità ormai estranea alla Bibbia l . 7

e a suo messaggzo . Alla radice di qLiesta situazione c ' era il deficit del la teoloaia del

tem�o c?e sembrava una continua caccia al cavillo più che un� seria meditazwne del l a parol a biblica in funzione della sua predicazione n.e l la comunità dei credenti. Non è i mprobabile che questo deficit

sra stato una delle cause che ha impedito a Lutero di trovare la · risposta ai suoi problemi spirituale al! ' interno del la Chiesa. Ma non era solo Lutero che si sentiva a disagio di fronte all a riflessione t�ologica ufficiale; rappresentanti della corrente di pensiero che viene generalmente compr:esa con il nome di Rinascimento-Uma­ne�i T?o e che

. erano particolarmente sensibili alla problematica

r�hgwsa, esp.nmevano, n

.on meno dei Riformatori, il proprio disa­

giO, se non disprezzo, nei confronti dei teologi� .

. .

6Joseph Lortz, Sroria della Chiesa nello sviluppo delle sue idee, Frulli e valurazione della

Rijormci, A l ba, Edizioni Paoline 1967, p. 159. Cfr. Stanf�Jrd W. Re1cl, op. ci r. , p. 64. Lo stesso Lortz, op. ci t., p . 1 63 non nega la gravità di

queste grossolamta pseuclo-cnst1ane. Una del le p iLI i n teressant i testimonianze su questa religiosi ti! P,opola1e extra-bibl ica, argomento ncco d1 potenzialità per un an tropologo, l a troviamo in Erasmo . . tUtti c!u e l l 1 che godono ad ascoltare, a propalare miracoli e favolette di prod igi .. quei babbei che

hanno l a l legra credenza che, se han fortuna d i vedere qualche statua .. . d i san Cristoforo .. . per quel giOI IlO son s1cun d 1 stugg1r dal la morte .. . Ma poi i n san Giorgio han trovato un nuovo Ercole . . . e per poco non lo adorano ... Che cl 1 re p01 eh coloro che s i assolvono ... dai loro peccati ... e con l ' orolouio alla mano par che misunno il tempo che staranno i n Purgatorio e computano matematicamente tu�o. seco l i , ann1 , mes1 , g10rn1, ore e m inut i?" Erasmo Da Rotterdam, Elogio della pazzia, XL Supersriziosi, Tonno, E1 naucli 1 967 pp. 66,67.

RCfL ancora una volt:� Erasmo Da Rotterdam, op. cit. , Llll, l reologi, pazzi più di rurri, pp.

90 .. 97, ed. C l l., 1 n particolare A m10 avv1so però darebbe l a Crist ianità gran prova eli g i udizio se, in l uogo d 1 quel le rozze compagnie d i soldati con cui gue1Teggia già da tempo senza mai una dec is ione,

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r

30 Studi di teologia V I ( 1994) 26-36

Qual è dunque la risposta dei Riformatori al deficit teologico dell ' epoca? Il ritorno alla centralità della predicazione, il ritorno alla centralità della Bibbia! Senza predicazione e senza B ibbia non si può neanche cominciare a discutere di riforma della Chiesa! Il tema della predicazione rinvia alla B ibbia e la Bibbia, senza il correlato della predicazione, diventerebbe un ' affascinante raccolta di usi e costumi, non solo religiosi, di un popolo semita, ma niente di più. Se di contro la problematica religiosa e quella della salvezza personale, ridiventano centrali, allora la B ibbia quale Parola di Dio e la sua predicazione - in quanto Parola di salvezza, riacquistano il primato sia in funzione della propria salvezza, sia in funzione della Riforma della Chiesa così come centrale ridiventa la fede che ascolta, ubbidendovi, la predicazione della Parola di Dio : " Così la fede vie n dall ' udire, e l ' udire si ha per mezzo della Parola di Cristo" (Rm 1 0, 1 7) .

Sono questi gli assi portanti .del rifiuto d i L utero a Worms, nel ,} 1 5 2 1 , di abiurare alle proprie idee e convinzioni: l ' appello alla

· j S acra Scrittura e la confessione di fede cristiana quali sostrato della predicazione9• E' stato fatto notare che la teologia immediatamente precedente la Riforma era frutto anche dello sgretolarsi dei principi fondamentali del Medioevo 10 ; il pensiero religioso accademico era insomma potentemente suggestionato dalla filosofia occamistico­nominalistica che a sua volta aveva costitu ito uno degli elementi decisivi della formazione di Lutero.

afferrati i clamorosissimi Scotisti, gli ostinatissimi Occamisti, gl' invitti Albertisti, li spedisse insieme con tutte le schiere di sofisti, contro

·i Turchi e i Saraceni" p. 95. Per approfondire i l concetto di

Rinascimento resta indispensabile ] . Burckhardt, La civiltà del Rinascimento, Firenze, San soni J 952. Inoltre, P. Burke, Il Rinascimento, Bologna, Il Mulino 1990; R. Romano- A. Tenenti, li Rinascimenro

e la Riforma (1378- 1598), Torino, UTET 1 97 1. 9Cfr. Ernst-Wilhelm Kohls, Luthers Entscheidung in Worms, Ca!ver Hefte, l l 2, 1970,

Stuttgart, Calwer Verlag, particolarmente le pp. 30,3 1 ,32,33. Ancora: Documents oj the Christian

Church, Se1ected and Edited by Henry Bettenson Second Edition, The Di et ofWonns, l 52 1 , Luther's fina/ Answer, 18 apri!, Oxford University Press 1963, particolarmente p. ·20 1 .

1°Cfr. Joseph Lortz, op. cit., Capitolo Primo. La Riforma Protestante, . . . II Il problema delle Cause, ed ci t., p. 95.

G . Bare l l i , La predicazirme al rempo della Rif"orma 3 1

Al la base del l a Riforma e del suo concetto di predicazione v i sarebbe una quest ione fi losofica p i ù che rel igiosa; se Lutero fosse stato u n buon tomista probabi l mente la Riforma non avrebbe avuto l uog0 1 1 • La teo logia degl i in iz i del XVI secolo era, i n breve una caricatura del la grandiosa sintesi tomista. Questa s intesi aveva i l suo punto di forza nel la visione e considerazione del l a teologia quale/come scienza. Parlando di scienza, nel XIII secolo, si all ude­va a quel l a concepita a partire dal pensiero greco, con particolare riferimento agl i Analitici di Aristotele. Voleva essere una conoscen­za speèulativa, s istematica, certa, frutto eli un processo eli dimostra­zione. 1 2 Il "fare" qu indi del l a Sacra Dottrina una scienza, impl icava una rivoluzione non solo epi stemologica, ma anche e soprattutto nella intelligenza della fede.

Questo processo conobbe, invero, una grossa opposizione. Mano a mano che le opzioni fi losofiche l egate al l ' ari stotel ismo trovavano sempre maggior eco nel mondo accademico del X I I I secolo, parimenti aumentava l ' opposizione a queste opzion i . Ba­sterà ricordare i nomi eli Ruggero Bacone e di Roberto Grossatesta. La grossa discussione -anche al lora- verteva su l tipo di struttura che avrebbe dovuto avere lo studio del la teologia o Sacra Dottrina e del le sue bas i : i l l ibro delle Sentenze o la lettura-studio del la B ibbia? Si badi bene : non era tanto l ' ut i l izzazione eli un si stema fi losofico da conc i l iarsi con la rel ig ione cosa questa, ad esempio, che era stata codifi cata i n modo egregio da Agostino 1 � , quanto eli ri uscire a disti nguere tra i l credib i le in quanto credibi le (la Sacra Scri ttura) e

1 1 Per una disa m i na generale eli questo terna c fr. Lou i s Bouyer, Du Pr01esranris111e à / ' Eglise.

(co l i . Unam Sanctam. 27), Paris. du Cerf 1 954; Henri Su·oh l , L 'évolution religieuse de Lurlu:r

jusqu 'en 1515, Strabourg, 1 922; Pau l Vignaux, La pensée du moyen cige, Col i n, 1 938 . Arnbedue i testi sono citat i in Pierre Fath. Du Catholici.\·1 1 1e ro111ain au Chrisrianis111e Evangè/ique. Réponse au

R.P. Louis Bou.ver, Paris. Edit ions Berger-Levra u l r 1 957 .

1 2C fr. La succosa I n troduzione eli Marie-Dornin ique Chenu a l bel volu rnetto Torn rmrso D ' Acqui no, La conoscenza di Dio, Padova, Edizioni Messaggero 1 986.

13" • . . e presso i Plato n i c i i n tanto confido d i trovare qualcosa d i conc i l iab i le con la re l i gione" Sant' Agost i no, Coutro gli uccude111ici, Libro rerzo, XX, p. 1 5 1 , Treviso, Li breria Edi trice Canova 1 957 .

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32 Studi di teologia V I ( 1 994) 26-36

i l credibile in quanto intelligibile ( la teologia come scienza) . Le difficoltà inerenti un simile procedimento saranno bril lantemente superate da Tommaso grazie al la temia del la subalternanza delle scienze: le varie scienze si subordinano le une alle altre mediante delle "credenze" (noi diremmo: mediante l ' accettazione nel mio lavoro scientifico dei principi universalmente riconosciuti di un' al­tra scienza che pure mi occmTono) . Il teologo che "crede" ai suoi principi , non è altro che un caso particolare della scienza e come la musica "crede" ai principi universalmente riconosciuti della mate­matica, la Dottrina Sacra crede nei principi rivelati ad essa da Dio. Dove? Nella Sacra Scrittura custodita dalla Chiesa ! Una volta chiarito questo, diventava evidente, fermo restando il dato rivelato, Sacra Scrittura, Tradizione ecc . , che dagli articoli di fede si pote­vano ricavare u na serie di sotto-principi attraverso lo strumento della dimostrazione tipico della scienza aristotelica. 14

Di contro, dal l ' essere, per analogi a si poteva an·ivare ai "pre­amboli della fede"; Rivelazione, fede e teologia venivano così distinte, pur mantenendo intatto, ciascuna, i l proprio valore ai fini del l ' economia della sal vezza. Oscurava questa struttura di pehsiero la centralità dell a Scrittura e del l a sua predicazione?

Nelle i ntenzioni di Tommaso e dei suoi discepoli, sicuramente no, ma nell a pratica? Infine era indispensabile legare l a Ri velazione ad una particolare forma di dimostrazione logico-scientifica? Ga­l i leo, nato trecentotrentanove anni dopo Tommaso, dimostrerà l ' incosistenza dell a interpretazione geo-centrica di Giosué l O, 1 1 -1 5 fondata anche sulla cosmologia aristotelica-tolemaica proprio grazie al supporto della logica aristotelica e della sua interpretazio­ne del cosmo 1 5

1 4Per una piC1 approfondita analisi eli questo tipo eli inte l l i genza del la fede cfr. M.D. Chenu,

O.P., La Teologia come scienza, la Teologia nel Xlll secolo, M i lano, Jaca Book 1 97 l . 1 5

"0ra, se i l o iorno clepencle non dal moto del Sole, ma da quel del primo mobi le, chi non

vede che per al lunga�e i l giorno bisogna fermare il primo mobile, e non i l Sole? Anzi, pur chi sarà c h ' i ntenda questi primi elementi d' astronomia e non conosca che, se Dio avesse fermato li moto del Sole, i n cambio cl ' a l l ungar i l giorno l ' avrebbe scorciato e fatto più breve? .. . Essendo, dunque

G. Bore! li, La predicazione al tempo della Nifomw 33

Questo breve accenno dimostra, a mio modesto avvi so, che la questione del ruolo della predicazione e del la unicità della Scrittura quale norma di fede per i cristiani, non era una vertenzajilosojlca, ma eminentemente teologica ! . L utero non fu condannato per i l suo nominalismo fi losofico, ma per aver preso posizione riguardo l ' autorità del l ' I stituto papale nel la cristianità. La "partita" non si giocava tra tomismo e nominalismo, ma tra principio scrittura/e e principio gerarchico .

I Riformatori si sentivano fortemente legati più che ad un particolare schema filosofico, al la parentesi paolina che raccoman­dava: "guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia e con vanità ingannatrice secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cris to" (Col 2 ,8 ) . Affinché la predicazione riassumesse i l ruolo che le competeva - e le compete oggi - di libero annuncio della salvezza di Dio in Cristo, urgeva espellere la filosofia, qualunque filosofia, dalla teologia e dalla comunità deifedeli. 1 6

· Occorreva risalire prontamente e urgentemente ai temi essen­ziali della Rivelazione, per predicarli , con rinnovato vigore, al popolo cri stiano. Non si trattava di un aprioristico rifiuto della filosofia come tale, piuttosto si cercava di impedire che questa entrasse a fare parte del patrimonio della Chiesa, in quanto già si era rivelata come i l cavallo eli Troia di ogni errore ed eresia :

assolutamente impossib i le n e l l a Costituzion d i Tolomeo e d' Aristotele fermare i l moto ciel Sole e al lu ngare i l giorno, sì come afferma la Scrittura esser accaduto, adunque o bisogna che i movimenti

non siano ordinati come vuoi Tolomeo, o bisogna al terar i l senso delk parole, e e l i re che quando la Scrittura d i c e c h e I d d i o fermò i l S o l e voleva d i re c h e fermò i l primo mobile . . . " G . Ga l i l e i , Opere, vol . V, pp. 28 1 -7 ; 290-3, cit . i n Carlo S i n i , l fìlosoji e le opere, antologia filosofica per le scuole medie sL�eriori , Mi l a iio, Princi pato

6! 98 3 . p. 374.

1 l primi avversari d i Lutero, gli ri mprovereranno, tra le altre cose, anche i l " v i l i pendio" eli

Aristotile "Sed quo magis i nsolentissimam istius audacia m, ne dicam stu l t i L iam cognoscatis, audi te, quo pacto Aristotelem v i l i pendere ausus est" Cl?. I, 111. Aug. 1 520. Tlwmae Rhadini Todischi Placentini in Lurherum Orario n. 86, Colonne 226-227.

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34 Studi di teologia VI ( \ 994) 26-36

"Prostituit, inquam, prostitui t Ecclesiam philosoph ia . . Et invexit in Ecclesiam idola sua philosophia . . " 1 7•

I Riformatori non si l imitavano a un anti-intel lettualismo m isti­co-evangelicheggiante, ma combattevano per una comprensione "biblica" della B ibbia ! Se pre-comprensione doveva esserci, questa doveva essere conforme ai modell i bibl ici e non a quelli di un pensiero "alieno" rispetto alla B ibbia. Restituendo alla B ibbia, quale Parola di Dio, l a sua autorità al di .sopra della filosofia e al di sopra di qualsiasi ordinamento gerarchico-ecclesiastico, si restitui­va alla predicazione la sua insost i tuibi le funzione di annuncio della salvezza di Dio agli uomini.

Tutto ciò. comportava delle conseguenze di non poco conto anche nello studio della teologia: l ) l a teologia non si riferisce tanto a questa vita, quanto ad un 'altra vita della quale Adamo aveva

goduto, 2) il problema della libertà del cristiano non può essere separato dalla cristologia, 3 ) fare teologia evidenziava - ed eviden-

·J' zia anche oggi - una sorta di capac i tà "artist ica" di saper e dover

· ; distinguere: "arte della d istinzione" , arte del saper distinguete tra

l ' uomo ( la creatura) e Dio (il Creatore) , 4) L' essere giustificato dal la grazia di Dio, comporta l ' accettazione della propria creatura­

l ità cioè di essere definitivamente "distinto" da Dio, 5 ) infine la

teologi a poteva s ì fare a meno del l ' armamentario logico-dimostra­

tivo aristotelico, ma non poteva assolutamente fare a meno del testo

biblico da interpretare. La teologia tornava ad essere, contrariamente che nella scola­

stica, esesegi ! 18 Il recupero del la dimensione creaturale del l ' uomo, comprendeva la paradossale esigenza delle "buone opere" . Para­dossale perché in quanto creatura non sono in grado di auto-salvar-

17 CR. I, . . . , 1 52 1 , Adversus Furiosu m Parisiens iu m , theo logastroru m decretum Phi l ip Mel. pro Luthero apologia . . . , colonna 3 1 3 .

1 8Per una approfond i ta analisi di questo altro tipo eli i nte l l i genza del l a fede, alternativo a

quello descritto da Chenu, cfr. Eberhard Jiingel, Zur Freiheit eines Christen-menschen, Eine Erinnerung an Luthers Schrift, Kaise Traktate, Mlinchen, Chr. Kaiser 1 978.

G. Bore l l i , La predicazione o/ te111p0 della R(fimno 35

mi, ma in quanto creatura salvata ho l ' obbl igo della santificazione: "Non rimanere senza buone opere ed essere considerati g iusti senza buone opere sono cose che vanno perfettamente d 'accordo" 1Y . E' la dimensione creaturale che consente la "ri scoperta" della Seri ttura e del ruolo del l a predicazione.

La Sacra Scrittura non è un pretesto e neppure un "papa di carta" , come ben presto gli avversari e i controversisti gesui ti definiranno il nuovo "codice" del Protestantesimo; la B ibbi a, in quanto ispirata Parola di Dio , è la sortita de l Signore dal le sue tenebre, dal suo nascondimento, è lo strumento che ci consente (solo Esso, non la logica aristotel ica) di afferrare e fare nostra l a croce del la nostra salvezza, d i mediare tra la invis ibi l i tà eli Dio e la vis ibil i tà del peccato, è la B ibbia e la sua esegesi la base del la preclicazione della nostra salvezza20•

Ricordare oggi a più el i c inque secol i el i di stanza, i l ruolo che la Riforma, in polemica s ia con la grande sintesi tomista, s ia con i cascami teologici dei primi anni del ' 500, aveva ri-afficlato alla precl icazione e el i conseguenza alla B ibbia, è senz' al tro utile in riferimento alla situazione teologica contemporanea.

M i manca il tempo per approfondire questo non meno affasci­nante tema, nondimeno è indispensabi le richiamare alla memoria l ' es igenza espressa da alcuni settori della teologia protestante del nostro secolo eli dover l avorare con una filosofia che "rappresenti " i n modo corretto i l monclo2 1 • Riaffiorano nuove polemiche su lla

19G. Calvi no, Istituzione della religione cristiana, 1 1 1,3, p. 729 cit . i n Akssanclro Klein, Teologia e fìlosojìa nello R(fòr111a protestante, Tori no. Loescher l 983, p. 95.

2°Cfr. Eberhard .llingel, op. ci t. , part ico larmente pp. 31 ,32 . Stan ford Reid, op. ci t. , partico lar­mente pp. 66,79,84. G. Fi tzer, Che coso ho veramente dello Lntero, Lurero teologo e studioso, pp. 52,53, Roma, Ubalclini Edi tore 1 969.

2 1Cfr. Ruclolf Bu lrmann , Jesus Christus und die Myrhologie, particolarmente IV Moderne

Bibelouslegung und die Existenzphilosophie, Hamburg Flll·che Verlag , 1 964. Rudolf Bul tmann,

Nuovo Testamento e mitologia . . . Sul problerna della dernirizzazione, l i/Demitizzazione e .filosofia del/ 'esistenza, gel l 4 \ , Brescia, Queriniana 1 970.

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36 Studi d i teologia V I ( 1 994) 26-36

"scientific i tà" e la "accaderrùcità" della Teologia 22; probabi lmente

a tutti noi fa difetto la dimensione dell 'obbligo dell a predicazione, la dimensione del lasciar agire la Parola di Dio. A chi interrogava Lutero sulle origini della Rifonna, questi rispondeva: " Ich habe nichts gemacht, ich habe das Wort Gott�s l�ss�

3n handeln ! " (Non ho

fatto nulla, ho lasciato agire la parola d1 D10) .

22Cfr. ad esempio Gerhard Ebel i ng, La tensione tra teologia "scientiji'ca " e annuncio

"ecclesiale", in Teologia e cmnuncio, Roma, C i ttà Nuova Editrice 1 972. Come reaz1m:e alla te�log1a

"scientifica", cfr. Otto Riecker, Universiti:itstheologie und Gernemde-Fronumgkett, Neuhdusen-

Stuttgart, Hlinssler Verlag 1 984. 23

WA l 0 ! I l , l 9.

Studi di teologia VI ( 1 994) 37-67

LA PREDICAZIONE

E LA TEOLOGIA SISTEMATICA

Donald Macleod o

"La teologia senza procl amazione è vuota, la proclamazione senza teologia è c ieca" 1 • Se ciò che dice Gerard Ebel ing è vero, e sicuramente lo è, ne consegue che la relazione tra teologia e predicazione è molto stretta. I l lavoro teologico non esi ste per sé stesso, ma solo come preparazione alla predicazione. Se esso non indirizza alla proclamazione, è soltanto un aborto, qualcosa che manca di completezza e quindi non è pienamente realizzato . Per cambiare prospettiva, se la nostra teologia (e ogni dettaglio in essa) non è predicabile, la sua pretesa di essere tale è estremamente dubbia. James Denney aveva sicuramente ragione quando diceva: "A me non interessa assolutamente una teologia che non sia d' aiuto nella predicazione"2 •

Un a vera teologia cercherà delle connessioni, rivendicherà un posto nel la l iturgia della chiesa e asserirà i l suo diritto di poter camminare con il popolo eli Dio nella val le cle l l ' ombra del la morte . Se s i accontenta d ' essere silenziosa o eli essere confinata al i ' interno delle accademie, significa che essa ha perso il suo carattere profe-

o L 'A. ha compiuto i suoi studi ali ' Università di Glasgow ed ho svolto il ministero poswmle. Ora è professore di teologia sistematica al Free Church College di Edinburgo e dire/fore del mensile

The Month ly Recorcl. /1 suo contributo è trarro da Preachi ng. a cura di Swnuel T. Logan. Evungelical Press.

1G . Ebel ing, Teologia e annuncio, Roma 1 972 (ori g . : Tlìb i ngen 1 962) .

2Cit . da Alexander Gammie, Preachers l Ha ve Heard, London n .d . , p . 1 63.

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38 D . Macleod, La predicazione e la teologia sistematica

tico e l a sua in tegrità. La teologia è i nvece essenziale all a predica­zione: senza di essa non esiste predicazione, almeno non nel senso neo-testamentario. La predicazione è costi tuita da un messaggio come pure da un metodo anche se si d iscute se sia p iù importante l ' uno o l' altro.

Comunque un g iusto messaggi o proclamato poveramente è d i gran lunga preferib i le ad un non-messaggio ben annunciato. Paolo seppe discernere l a sua chiamata come un "dichiarare la parola dell a croce" . Egli non solo aveva i l compito d i proclamare i l fatto che "Cri sto morì e risusc i tò " , ma di spiegare anche il s ignificato di un tale annuncio. Se questi due fatti non fossero stati interpretati , non avrebbero avuto alcuna uti l i tà. I nterpretati i nvece come sofferenza v icaria di Cristo per i l peccato e attestazione del la sua d iv ina figl iolanza e signoria, poterono rappresentare i l potere salvifico d i Dio .

Paolo defin i sce i l ruolo del predicatore i n termi n i ancora p iù rigorosi i n 2 Corinzi 5 ,2 1 . L' ambasciatore d i Cristo ha i l compito d i annunciare e spiegare il seguente messaggio al mondo: "Colui che non ha conosc iuto i l peccato, Egl i l ' ha fatto essere peccato per noi , affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lu i " .

Non è suffic iente che i l predicatore non contraddi ca i l messag­gio. E' i nfatti poss ibi le, purtroppo, essere assolutamente non-ereti ­c i , ma a l lo stesso tempo totalmente i nfede l i al mandato ricevuto. I grand i temi teologici , cristo logici e soteriologici devono risuonare i n modo estremamente chiaro, altrimenti non c ' è predicazione. "E' attraverso l a veri tà che le anime sono salvate " , ha scritto B . B . Warfield. " E' i l primo compito del predicatore presentare q uesta verità agl i uomi ni e di conseguenza i l suo fondamentale dovere è di essere posseduto egl i stesso dal l a verità che presenterà ai suoi s imi l i perché s iano salvati "3 • . 1 Warfield c i dona anche, e s iamo d 'accordo con lu r , una ouona definizione seppure sintetica, della teologia s istematica: "Essa non

38.8. Warfield. Selected Slwrter Wrirings, vol 2, Phi l l ipsburg. NJ. 1 973, p. 1 80.

Studi di fitologia VI ( 1 994) 37-67 39

è altro che la veri tà salv ifica di Dio presentata i n forma s istemati­ca"4. La teologi a s istematica ut i l izza ciò che la teologia bibl ica ha scoperto c i rca il d ist intivo contributo di ogn i successiva fase del la rivelazione per la comprensione del le grandi dottri ne. S i serve i noltre eli c iò che la teologia storica ha da dire sulle problematiche sol levate dalle precedenti generazioni , le sfide lanci ate dagl i eretici e i contribut i dei grandi teolog i . La teologia s istematica è però più comprensiva del la teologia bi bl ica e eli que l l a storica. Essa cerca infatti una vis ione globale concernente anche le al tre due d isc ip l ine teologiche collegando e confrontando tutti i pass i b ib l ic i più ri le­vanti e i contributi fornit i dal la d i scussione accademica e polem ica. In questo modo la teologia s istematica può essere finale e normativa in maniera mol to d iversa dal le a ltre discipl ine teologiche. Essa si preoccupa eli g iungere ad una vi sione finale del l a Scrittura, pi utto­sto che acl una particolare e suscett ibile d ' u l teriori cambiamenti (come acl esempio una v i s ione che s i fermi solo al l ' AT e al l ibro degl i Att i) . La teologia si stematica non descri ve soltanto i l pensiero dei padri della Chiesa o degl i eretic i (al la maniera del l a teoloaia

. b

stonca), ma lo val uta anche al la luce del la regola eli fede. La teologia s istematica presenta così , quattro caratteristiche. Primo, è tematica. Il suo interesse non è l imitato acl un testo

specifico, acl un l i bro, ad un autore o una personal i tà, ma è rivolto ai temi dottrinal i del la Scri ttura. Secondo, è comprensiva. Essa si i nteressa d i tutto ciò che la Scrittura e la teologia stori ca hanno da dire su un particolare soggetto. Terzo, è normativa. Considera le ·

sue conc lusioni come l a ve1:i tà e non ciò che un particolare autore bibl ico pensa, o c iò che certi teologi credono, o c iò che può ispirare la chiesa. Quarto, è sistematica. Si preoccupa d ' ordi nare le varie dottri ne nel migl ior modo, di analizzare e s intetizzare le dottrine i l p iù lucidamente poss ibi le e di rapportarle in modo coerente e convi ncente al la v i ta del la chiesa e del mondo.

4/bid.. p. 28 1.

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40 D. Macleod, La predicazione e la teologia sistematica

Te o logia sis te mati ca e d esegesi

La prima domanda da porsi, quando si giunge a vedere l ' utilità della teol ogia per la predicazione, è la seguente: quale dev ' essere la relazione tra l ' esegesi d i uno specifico testo e la teologia sistematica nel suo complesso? In generale, l a risposta sarebbe che ogni testo deve essere visto alla l uce del l ' intero sistema della verità rivelata. Questo significa due cose.

Primo, il sistema di verità chiarisce ogni singolo testo. In pratica, questo è ciò che viene definito " l 'analogia della fede" .

Cioè: " l ' infallibil e regola d ' interpretazione del la Scrittura è la Scrittura stessa, perciò, quando c ' è un problema circa i l s ignificato d ' un singolo passo del la Scrittura, esso va cercato in altri passi che sono più chiari " (Confessione di Westminster 1 .9) .

Prendiamo ad esempio la direttiva data da Paolo in Efesini 5 , 1 8 "Siate ripieni del lo Spirito " . L' unico modo per spiegare questo passo è di tener conto d eU' in tera dottrina della relazione del cre­dente con lo Spirito . Il fatto che l ) ogni credente è stato riempito

; con lo Spirito (At 2,4; l Cor 1 2, 1 3 ) ; 2) i credenti possono essere riempiti ripetutamente (At 2,4; cf. 4 ,8) ; 3) il S ignore ha promesso che in circostanze di emergenza lo Spirito insegnerà cosa dire (Le 1 2, 1 2) ; 4) c ' è un dimorare in Cristo come pure un ricevere Cristo ; 5 ) la condizione ideale per un cristiano è essere ripieno dello Spirito Santo (At 6,5 ) . Si vede dunque che fino a che non avremo consi­derato la dottrina nella sua interezza non potremo effettivamente chiarire i l senso di ciò che Paolo dice in Efesini 5 , 1 8 .

Lo stesso è vero per c iò che concerne molti altri punti! Ad esempio i l testo "credi nel S ignore Gesù Cristo" richiede che si tenga presente la dottrina della fede nella sua interezza. Il testo "ora siamo figliuoli di Dio" ci obbliga a considerare tutta la dottrina del l ' adozione. I l testo " santo, santo, santo è i l S ignore degl i eserciti " ci spinge ad esaminare la dottrina del l a santità divina. In tutti questi esempi , l ' esposizione procederà dal considerare un singolo passo al la luce di tutto ciò c he la Scrittura dice su l soggetto sotto i ndagine. Questo non vuoi comunque d ire che s i è obbligati a predicare, da

Studi di teologia VI ( 1 994) 37-67 4 J

ogn� �in�o_lo pa�so, tutto ciò che la Bibbia dice, per esempio, sul la

santlt� d1vma. S� devono invece selezionare quegl i aspetti che sono maggiOrmente nlevanti nel contesto.

Secondo, l ' intero s istema delle dottrine eserciterà un controllo s�l l ' esposizion� di un particolare passo. Proprio perché c 'è un Sistema e perche la verità è una, l a dogmatica indica dei parametri che l a nostra esegesi non dovrebbe infrangere con troppa faci l i tà. In qualche punto, ciò risulta d ' importanza cruciale. Prendiamo ad esempio i l Salmo 6,5 : "Poiché nella morte non c 'è ricordo di te· ch i t i celebrerà nel soggiorno dei morti? " . Nessuna espos izion� di questo passo (o di altri passaggi simil i ) deve mai contraddire la dottrina della immortalità del l ' anima o suggerire che lo stato inter­medio tra la morte e la risurrezione sia qualcos ' altro di uno stato cosciente. La teologia sistematica eserci ta un controllo simi le sul la nostra esposizione di passi come Giovanni 3 ,5 "se uno non è nato d ' acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio " . Ogni suggerimento di una rigenerazione battesimale è immediatamente escluso da ciò che il resto del la Scrittura insegna c irca la natura spirituale del l a salvezza. Lo stesso principio si applica a 2 Corinzi 5 , 2 1 . "Colui che non ha conosciuto peccato, Egli l ' ha fatto essere peccato per noi . . " Se teniamo conto del la dottrina della mancanza d 'ogni peccato nella vita di Cristo, non cadremo nel pensiero errato · che la sua sofferenza vicaria impl icasse in qualche modo una contaminazione morale o spirituale. L'espressione "fatto peccato" non potrà diventare nella maniera più assoluta " reso peccaminoso" !

Un altro passo che fa sorgere dei problemi a livello cristologico è Colossesi 1 , 1 5 : " i l quale è l ' immagine dell ' invisibile Iddio i l primogenito d 'ogni creatura" . Tutto ciò che l a chiesa ha impar�to nel l a controversia ariana ci proibisce di tol lerare qualsiasi esegesi che comprometta la preesistenza o la deità del Salvatore.

Infine, potremmo prendere il noto e difficile passo di Ebrei 6,4ss . : "Perché quell i che sono stati una vol ta i l luminati e hanno gustato i l dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile rinnovarl i da capo a ravved imento,

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42 l D. Macleocl, La predicazion.e e la teologia sistematica

poiché crocifiggono di nuovo per conto loro i l Figliuolo di Dio, e lo espongono ad i nfamia" . Questo passo sembra suggerire a prima vista che un vero credente possa cadere nel l ' apostasia. La dogma­tica ci avverte comunque che una simile interpretazione è i nconce­pibi le, perché un esame più attento del testo c itato conferma che esso sta indirizzando il lettore nel la direzione di tutt' altra dottrina: quella del l a fede temporanea.

I l fatto dunque, che ogni testo debba essere considerato al la l uce

dell ' intero sistema della verità rivelata, implica anche un terzo

principio che è quel lo di non costruire una dottrina appoggiandosi ad un singolo passo del l a Scrittura. A .A . Hodge ha detto che ciò "Sarebbe come cercare di tenere in equilibrio uno sgabello su un piede sol tanto"5 • In materia teologica come pure giudiziaria, dob­biamo tener fermo il principio: "Ogni parola sia confermata dall a

bocca di due o tre testimoni " (Dt 1 9 , 1 5 ; Mt 1 8 , 1 6 ; l Cor 13 , 1 ) . Questo è stato spesso dimenticato, specialmente in rapporto

,7 all ' escatologia. Gl i uomini hanno costruito le dottrine del rapi men­

� to, della prima e della seconda resurrezione e soprattutto del mil­

' lennio, virtualmente su singoli passi ( l Tess 4, 1 7 ; Ap 20,4; 20,5 ) . ( S imil i dottrine hanno lo svantaggio di contraddire tutta l a visione

biblica sui soggetti appena indicati e, anche se non lo facessero, le

loro fragili basi testuali l e rendono immediatamente sospette. La teologia sistematica crea, comunque, certi pericoli per l ' ese­

geta e l ' espositore. Uno, ad esempio, è la tentazione di sopprimere

ed appiattire l a dottrina d ' u n particolare testo a vantaggi<y del

proprio sistema. Coloro che per esempio credono nella dottrina

del l ' e lezione, potrebbero non rendere completamente giustizia

all ' ampiezza del l ' amore di Dio espressa in Giovanni 3 , 1 6 ed in l

Timoteo 2,4, se temessero di compromettere l a loro dottrina. Allo

stesso modo si potrebbe minimizzare l ' accento posto sul "compiere

5Cit. da C.A. Salmoncl, Princetoniana: Charles and A.A. Hodge With Class and Table Tali:. o.f Hodge the Younger, Eclinburgh 1 888, p. 1 67 .

Studi di teologia VI ( 1 994) 37-67 43

la propria salvezza" (Fil 2, 1 3) , sul " lavare le proprie vesti " (A p 7 , 1 4) e sul "purificarsi" ( l Gv 3 ,3 ) . Inoltre, a causa di un ' avversione per il decisionismo, potremmo essere ri luttanti nel richiedere di fare una decisione dopo aver predicato (nessuno è mai diventato cristia­no senza una decisione a proposito) . A causa di un legittimo rifiuto del l ' i strionismo di certi evangelisti, potremmo anche non insistere appropriatamente sul bisogno di una risposta immediata a Cristo. L'adesso è qui, ora e subito e non nel domani o nel prossimo futuro . I tremi la al la Pentecoste furono non solo svegl iati dal sermone di Pietro, ma anche portati ad una decisione e al battes imo.

Lo stesso pericolo, bisogna dire, esiste in al tre aree. I l NT contiene molti avvertimenti su l pericolo del l ' apostasia. Essi non devono essere accantonati per timore di compromettere la dottrina della perseveranza dei santi . Se solennemente applicati a ta l i esor­tazioni sono uno dei mezzi che Dio usa per preservare il suo popo lo dalla compiacenza e dal l ' indifferenza da cui scaturisce appunto l ' apostasia. Alcune volte siamo assaliti dallo stesso tipo di paura (e cadiamo nel l ' infedeltà) a proposito della dottrina del la giustifica­zione. E' vero che quest' u ltima costitui sce i l fondamento del Van­gelo, infatti l ' uomo è giustificato per mezzo dell a fede indipenden- · temente dal le opere del l a legge. Ciò non significa però che i nostri uditori non debbano ricevere mai il messaggio di Matteo 7 ,2 1 : "Non chiunque mi dice: S ignore, Signore, entrerà nel regno dei ciel i , ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli " . I l predicatore in realtà deve lottare per tutta la sua vita, a l ivel lo sia teologico che omiletico, col fatto che la salvezza i mpl ica non solo la gi ust ifica­zione per grazia, ma anche l ' entrare per la porta stretta, il cil!nmi­nare per l ' angusta via e i l compiere le cose udite dal S ignore.

Il secondo pericolo è strettamente legato al primo. Piuttosto che l asciare esprimere al testo il messaggio che gli è proprio, noi ci l asciamo a volte tentare dal l ' esercizio apologetico di mostrare come esso possa ben conci l iarsi con qualcuna del le dottri ne favorite del la nostra scuola. Un passo come Giovanni 3 , 1 6 ne soffrirebbe molto, ad esempio (è un avvertimento per noi di scuola riformata) ! Molti nostri sermoni danno l ' i mpressione che la prevalente preoc-

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44 D . Macleod, La predicazione e la leo/ogia sislem.wica

cupazione del predicatore s ia quell a di qualificare e contrarre l ' amore di Dio piuttosto che presentarlo nella gloria della sua auto-rinuncia, magnanimità e prodigalità.

Altri testi e altre dottrine vengono trattati allo stesso modo. La l ibera offerta del Vangelo a tutti g l i uomini ad esempio, v irne mutata o negata quando il predicatore tenta, invece, di mostrare che l ' offerta è conciliabi le con la sovrani tà di Dio. La gratuità del la g iustificazione è oscurata quando spendiamo le nostre energie cercando di mostrare la sua compatibi l i tà con gli imperativ i della santificazione finendo per frustrare la grazia di Dio. La solenne realtà del giudizio e del l ' inferno è dimenticata quando il sermone parla invece dell ' amore di Dio e insiste sul fatto che il suo g iudizio deve essere compatibile con esso. Se il predicatore, affrontando il testo di l Giovanni 3,9 che dichiara che coloro che sono nati da Dio non peccano, spende i l suo tempo per dimostrare che in realtà essi

- peccano, l ' accento del passo sul l ' anomalia e sul la mostruosità del :7-peccato nel la vita del cristiano, v iene completamente trascurata.

· l Il principio a llora che deve essere applicato i n circostanze simili ' è sicuramente il seguente. Dopo aver individuato l ' effettivo mes­! saggio del testo confrontando la Scrittura con la Scrittura (teologia s istematica), dobbiamo lasciare che il testo proclami la propria verità. Ogni necessaria riconcili azione ed ogni correzione di squi­libri verrà effettuata nel momento in cu i altre sfaccettature della verità presa in esame saranno enfatizzate nel corso del la predica­zione di tutto i l consigl io di Dio.

Un altro pericolo merita di essere menzionato ed è la tentazione di spiegare in un solo momento tutto ciò che la teologia s istematica ha da dire su un particolare soggetto emerso nel testo che stiamo esaminando. Questo è quasi sempre poco saggio. E' senz' altro meglio concentrarsi su due o tre punti rilevanti circa la dottrina suggerita dal testo stesso, altrimenti i l sermone risulterà troppo dispersi vo e senza vita. "E ' l ' atteggiamento comune del l 'oratore o dello scrittore inesperto" , dice John A . Broadus, "pensare che ha l 'obbligo di scegliere un soggetto molto ampio così da essere sicuro di trovare abbastanza da dire " .

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Scegliere invece un aspetto di un grande soggetto è di solito �olto meglio, "dat.o che c ' è in questo caso molta più opportunità di trarre qualcosa di fresco. Ciò probabilmente farà sì che l ' udi torio pong� vivo i nteresse per l ' intero soggetto"6 • A lexander, che Broa­dus Cita, espone questo principio in parole succinte : "Pil! si restrin­gerà il so.gge

,tto, più materiale p�r i l . vostro pensiero avrete"7 • E più

una dottnna e [ondam�ntale ey�u chwramente rivelata, più la regola appe.na so:t.o lmeata. diven�era Importante. E' dunque impossibi le predicare l mtera cnstologia o tutta la dottrina dell a giustificazione m �n solo �erm�ne. Dobbiamo ! imitarci invece al le prospettive ed agh accenti posti dal testo considerato.

Il �lassic? ese�pio di quanto detto sopra è rappresentato dal testo d1 Ebrei 2,3 come scamperemo noi se trascuriamo una così g1:an�e salvezza?" . Si potrebbe scrivere su questo passo della B 1bb1a �na q�antità innumerevole di volumi come ad esempio le do.gmatJche d1 Barth e Berkouwer e non aver tuttavia pienamente �piegato l a grandezza del la dottrina del l a salvezza. Se c i teniamo mvec� nei limiti del contesto, troveremo che la salvezza è grande perche

,offre un grande Salvatore, il Figlio di Dio. Conseguente­

mente e gran�e. perché offre una rivelazione autorevole ( l , 1 ) , una c?mpleta punf1cazione dei peccati ( l ,3) e un Signore poten te e VIvente. Andare al di l à del contesto significa causare un disastro omiletico.

Dare fo rma al se rmo ne

quale ruolo assume l a teologia sistematica nel processo di forma­z�one del sermone e della sua forma finale? La risposta p iù imme­diata sarebbe quella di rifiutare che la dogmatica determin i l a struttura della nostra predicazione. Normalmente i l testo stesso

6J .A. B roadus, A Trecaise on lhe Preparmion and Delivery of'Sermons London 1 874 p 90 7

/bid. . ' , , ' '

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46 D. Macleod, La predicazione e la teologia sistematica

provvede non solo i l tema, ma anche le divisioni del sermone. Quando passaremo alle fasi successive del suo insegnamento, esso fornirà pure il proprio movimento. Ma saranno soprattutto il con­testo e la sua s i tuazione vitale ad indicare quasi sempre in che modo la particolare dottrina rilevata nello studio debba essere appl icata. Sottrarre i l testo al suo collocamento v i tale nel la Scri ttura e i mpor­gli la dinamica d ' uno stile puramente letterario (allitterazione) o dogmatico, non significa solo mettere in pericolo l a vivacità e la rilevanza della nostra predicazione, ma vuol anche e soprattutto dire, abbandonare il ruolo di esposi tori. Dobbiamo perciò essere fedeli non solo al le dottrine del testo, ma anche alle prospet4ive pastorali scaturenti da esso. Predicare su Fil ippesi 2,5 - 1 1 non è solo esporre la cristologia ma suppl icare coloro che ci ascoltano a porre fine a tutte le ossessioni circa i propri diritti . Predicare su 2 Corinzi 8 ,9 non significa solo proclamare la meravigl ia del l ' incarnazione,

-ma trattare anche la teologia bibl ica dell ' offrire cristiano. Predicare \�mcora su u n testo come Galati 2, 1 9 ss. non vuoi dire soltanto �ichiarare la dottrina della santificazione defin i tiva, ma significa �n che correlarl a nel modo più stretto possibile all ' accusa che si hvolge nei confront i dell a dottrina del la giustificazione per grazia che darebbe, secondo alcuni, un incoraggiamento al peccato. Dal testo non sorgono esclusivamente i punti dottrinal i , ma anche i contorni e l ' applicazione del sermone stesso.

A dispetto di ciò che spesso si dice su lla non s istematic ità della mente orientale, ci sono alcuni testi che sono proprio divis i secondo categorie di teologia si stematica. La sezione dottrinale di Fil ippesi 2,5 ss. può essere per esempio divisa nel modo seguente: l ) la preesistenza di Cristo, 2) i l Cristo umi l iato, 3 ) i l Cristo esaltato. Un sermone sul testo di Giovanni 3 , 1 ss : tratterebbe i l tema della rigenerazione, uno dei grandi temi della dogmatica e, all ' in terno dei limiti posti dal passo stesso, potrebbe far emergere in modo particolare i seguenti punti : l ) l ' agente della rigenerazione, 2) la natura del la rigenerazione, 3 ) i r isultati della rigenerazione, 4) la necessità della rigenerazione. Qui i contorni del la teologia s istema­ti ca corrispondono a quell i del testo stesso. Lo stesso è vero per

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Romani 3 ,24-25, una del le grandi affermazioni bibliche relativa all a dottrina della giustificazione. Essa viene così formulata: l ) i l signifi c�to della giustificazione, 2) l ' origine della giustificazione ( la .grazw), 3) la base del la giustificazione (il sacrificio di Cri sto), 4) 11 mezzo della giustificazione ( la sola fede). C'è comunque da dire che se confi niamo i sermoni appena schematizzati nei prec isi parametri che abbiamo ora sottohneato, essi risul terebbero diffic i l i da predicare, perché esc lusivamente didattici . E ' perciò necessario trovare nel contesto bibl ico degli aspetti pratici che bi lancino la sezione didattica in modo che l ' i nsegnamento sia costantemente rapportato ai b isogni , agli interessi, agl i i nterrogativ i , ai dubbi o anche all ' in differenza dell ' uditorio nel la chiesa locale.

In altre occasioni, la teologia s istematica potrebbe fornirci i sotto-titoli del sermone. Un messaggio su Atti 1 6,3 J dovrebbe ad esempio concentrarsi sul sign ificato della fede e collegarlo nel modo più int imo possibile alla persona e all ' opera di Cristo.

Dopo potrebbe organizzare quest' u ltima parte del materiale attorno alla u·ipl ice divisione dell ' opera mediatrice. Fede in Cri sto i n qual i tà di profeta (sottomissione del nostro intelletto a lu i ) , fede i n Cris to i n qual i tà di sacerdote (portare i nostri peccati a lu i ) e fede i n Cristo in qualità di re (accettazione della sua signoria e della sua guida) . Il resto del sermone potrebbe essere riservato ali ' esposizio­ne del la promessa, "e tu sarai salvato" .

Un approccio simile pou·ebbe essere usato con un sermone di cui una delle di visioni tratti del la natura del pentimento (per es. Mc 1 , 1 5) . " Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al l ' evangelo" . La parte relativa al pentimento può benis­s imo venire trattata lasciandosi aiutare dal la dogmatica e quindi esporla nel modo seguente: i l pentimento è ( l ) un cambiamento della mente, (2) cambiamento del carattere, e (3 ) un cambiamento di direzione.

Solo in alcune rare occasioni potrebbe esserci una coincidenza diretta (nel contenuto, non nel l i nguaggio) tra i l sermone e una lezione di teologia. Questo potrebbe essere il caso, ad esempio, se sulla base di Genesi l ,26 stiamo cercando di esporre la dottri na

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del l ' uomo come i mmagine di Dio. Il predicatore potrebbe attingere copiosamente, ma anche molto attentamente, a ciò che la teologia sistematica i nsegna su q uesto soggetto. Infatti gl i sarebbe diffi cile non util izzare l ' i dea della duplice i mmagine e distinguere quindi tra quel l a morale (che è stata persa) e quell a naturale (che è un fatto integrale e i nalienabi le della natura umana) . Avendo comun9ue chiaro in mente che lo scopo è piuttosto omiletico che accademico, l ' appl icazione pratica dovrà essere attentamente considerata. La dotttina dell ' immagine è il grande s imbolo del la dignità del l ' uomo e da q uesto deriva la gravità del l 'omicidio, della calunnia e della diffamazione.

E ste nsi o ne de lla pre di cazi o ne

Deve i l predicatore trattare ogni anno tutte le maggiori sezioni della teologia si stematica? Per rispondere a questo in terrogativo dgbbia�

\�· mo tener conto d i almeno tre principi . Primo, il Signore stesso c1 ha i ncaricato di i nvestigare le Scritture. Questo suggerisce che la

nostra prima preoccupazione non dovrebbe essere quel la di coprire tutta la sistematica, ma, di dare ai credenti una conoscenza compren­siva e una dimestichezza con la rivelazione scritta di Dio. Sarebbe quantomeno pedante i niziare i l nostro ministerio con Genesi l , 1 al mattino (della domenica) e la sera trattare M atteo l , l . Dobbiamo invece predicare tutta la B ibbia, in ogni sua divis ione: l ' AT e i l NT, i vangeli e le epistole, le parti storiche e quelle didattiche, l ' etica e la dottrina, le sezioni pratiche e quelle teologiche. Questo è l ' unico modo per assicurare all a chiesa una dieta bil anciata.

Secondo, è nostra responsabi l i tà dichiarare tutto il consiglio di Dio. Ciò comporta di più che le dottrine - almeno nel senso stretto del la teologia sistematica. S ignifica invece che dobbiamo procla­mare tutte le dottrine nella nostra esposizione biblica.

Terzo, dobbiamo mantenere un equi librio e una proporzione biblica. Esiste sempre la tentazione di predicare troppo frequente­mente sul le nostre dottrine favorite e sul la nostre peculiarità deno­minazional i . Per quanto concerne la dottrina della sovranità divina

Studi d i teologia VI ( 1 994) 37-67 49

e ciò che ad essa è associato, c ioè la predestinazione e l ' elezione, dovren11no seguire il saggio consiglio di Charles Hodge: "Questa dottrina è per le altre dottrine del la scrittura c iò che il fondamento di granito è per gl i altri strati del la terra. Essa costituisce la base e sostiene le al tre, ma appare in modo evidente di tanto in tanto. Così questa dottrina dovrebbe stare al la base di tutta la nostra predica­zione, ma dovrebbe essere presentata in modo defi n ito "solo ogni tanto"8•

Questo "solo ogni tanto" si applica in modo ancora più forte ad altre dottrine che non sono, tra l ' altro, fondamental i come appunto quella della sovrani tà di Dio. Nessun predicatore, qualunque siano le sue convi nzioni , ha il di ritto di soffermarsi costantemente su un solo tema che sia i l mil lennio o il rapimento, i l sabato, la deci ma, i l battesi mo dei bambini o la dottrina del l ' inferno.

D ' altro canto, ci sono alcune dottrine così importanti che pre­dicarle anche una sol a volta al l ' anno potrebbe non essere suffic ien­te. Ci i mpegneremo perciò, proprio per mantenere un equilibrio biblico, a trattarle ripetutamente e in alcuni casi ogni domenica. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda la dottrina del la persona di Cristo. La sua deità appare in ogn i pagina del NT. Essa è la dottri na che richiede l ' assenso unanime di tutta la cristi anità è i l fondamento e l l presupposto dell ' i ntera nostra adorazione. La chiesa dovrebbe di conseguenza essere condotta a considerare questa grande veri tà.

Ci sono anche al tre dottrine altrettanto importanti . Della gi usti­ficazione per grazia solo per mezzo della fede, Lutero ha detto che è " l ' articolo di fede su cui la chiesa poggia saldamente o cade" . Del l a dottrina del l ' espiazione l ' apostolo Paolo ba detto : "poiché mi proposi di non sapere al tro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso" ( l Cor 2,2). E della dottrina del l ' amore lo stesso apo­stolo ha detto che senza di esso s iamo " rame ri suonante e squi l lanti

8C. Hodge, Princeto11 Sennons, Edinburgh 1 979, p . 6.

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so D. Macleod, La predicazione e la teologia sistematica

cembal i " ! C ' è dunque da chiedersi se nella nostra predicazione tali dottrine hanno la stessa preminenza che nel NT.

Ogni predicatore ha bisogno d 'un senso d i proporzione te6l o­gica. Tutte le dottrine rivelate sono important i . Alcune però sono assolutamente fondamentali e primatie : come possiamo identificar­le? C i sono almeno quattro criteri strettamente correlat i . Primo. Ci sono cose "che devono essere necessariamente conosciute, credute e osservate per essere salvat i " (confessione di Westminster l , 7). La confessione non defi ni sce quali s iano le cose, ma riconosce che esistono. Senza l ' ascolto di certe dottrine, la fede è impossibile (Rm 1 0, 11 ) .

Secondo. C ' è un fatto, riconosciuto anche nella confessione di Westmi nster, ed è quello che alcune dottrine " sono chiaramente esposte e rivelate in questo o quel passo della Scri ttura, che non solo l ' uomo colto, ma anche l ' illetterato, può, c'on un uso dovuto

-.dei mezzi ord inari , senza difficoltà, acquisirne una comprensione ,lsufficiente" ( 1 ,7) . I l critelio è qui la pienezza della rivelazione. ÌAlcun i aspetti della verità sono così chiari che non è possibile :alcun a ambiguità o i ncertezza. La chiarezza costitui sce un marchio per rendersi conto dell a loro grande importanza.

Il terzo clitelio, i n timamente connesso con la chiarezza, è quello sottol ineato da John Stott: "Qualsias i soggetto su cui i cristiani devoti, umil i e degni di fiducia raggiungano conclusioni diverse, deve essere considerato secondario, non plimario, periferico, non centrale"9• Ci sono infatti molti temi b ib lici sui qual i abbiamo così poca luce che uomin i di Dio li i nterpretano in modo d iverso come ad esempio il millen nio, l ' estensione dell ' esp iazione, il battesimo dei bambin i , la disciplina nella chiesa, ecc . . . Essi devono essere ovviamente predicati, ma con modestia, carità e prudenza, tenendo appunto conto della loro i mportanza relativa. 1

Il quarto criterio è i l p iù importante e consiste nel fatto che l a

9John R. Stott, Christ the Controversialist, Downers Grove 1 970, p . 44.

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Scrittura stessa forni sce una guida chiarissima nella distinzione del le dottri ne fondamental i . La lista è sorprendentemente lunga. Ad esempio, c ' è l ' affermazione centrale del l ' AT, "ascol ta, Israele : l ' Eterno, l ' Iddio nostro, è l ' unico Eterno" (Dt 6,4) .

Anche l ' affermazione d i Paolo rel ativa alle "prime cose" del la tradizi one cri st iana: "Poiché io v i ho prima di tutto trasmesso, come l ' ho ricevuto anch' io, che Cristo è morto per i nostri peccati , secondo le scritture; che fu seppelli to ; che risuscitò i l terzo giorno secondo le scri tture . . " ( l Cor 1 5 ,3ss) . Nella vis ione del l ' apostolo, le dottrine dell ' espiazione particolare e del l a resurTezione di Cristo erano chiaramente della massima importanza. Così pure la S ignoria d i Cristo, che fu l ' elemento centrale nel messaggio predicato ai Colosses i : " Come dunque avete ricevuto Clisto Gesù i l signore, così camminate uniti a lu i " (Col 2 ,6) .

L' apostolo Giovanni dichiara che la dottri na del la vera umanità di Cristo è fondamentale: "Ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto in carne è da Dio; e ogni spirito che non confessa Gesù, non è da D io; e quello è lo spirito dell ' anticristo . . . " ( l Gv 4,2-3a). E si potrebbe andare avanti di questo passo. Secondo Galati l ,8ss la dottrina della gi ustificazione per sola grazia per mezzo del la sola fede è assolutamente essenziale e per l Corinzi 1 5 , 1 9 lo è la resurTezione dai mort i . Secondo Giovanni 3 , 1 - 1 5 , la nuova nascita è basi lare mentre per l Corinzi 1 3 , l ' amore è vitale.

In molti sommari dell a predicazione domenicale e aposto l ica, s i rileva che c iò che è prioritario, è la fede e il pentimento. E per la maggior parte del le prospettive basilari biblico-teologiche (in spe­cial modo il concetto dell a "promessa") , l ' in iziazione per mezzo del battesimo nello Spi ri to Santo è fondamentale.

Una predicazione che desideri mantenere un senso bibl ico di proporzione privi legerà, per mezzo di ripetizioni e accenti partico­lari , tutte le dottrine appena elencate . Il problema di restare nel preciso equilibrio del la Scrittura è complicato da certi fattori . Di essi b isogna tener conto nella nostra speci fica s ituazione pastorale. C ' è per esempio i l fattore della controversia. Potremmo trovarci , infatti , in un contesto in cu i alcune dottrine vengono contraddette

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ed inquinate. In tal caso saremo costretti a riprendere c iò che in altre occasioni potrebbe rappresentare un accento sproporzionato. Que­sto è stato il caso, per esempio, d ' Atanasio nel la sua lotta con gli Arian i , di Agostino durante la controversia pelagiana e donatista e di Lutero al tempo del l a riforma. Anche noi potremmo dunque attraversare momenti si mili i n quanto la chiesa ha ancora (e avrà sempre) i l problema dei fal s i profeti. Per noi potrebbero essere i l movimento carismatico, i l d ispensazionalismo, i l perfezionismo, l ' antinomianismo o i l rifiuto del la dottrina del l a perseveranza dei santi. In simil i s ituazioni, la controversia darà la dovuta i mportanza a dottrine che in circostanze ordinarie non avrebbero avuta.

Un' altra possibilità è quel la di venirsi a trovare in una chiesa locale che soffre di vari tipi di squil ibrio e debolezza teologiche. Non è affatto improbabi le, ad esempio, che essa sia stata esposta a tanta dottrina non bi lanciata da predicazioni pratiche ed etiche. Per un certo periodo di tempo, il predicatore che si trov i in un contesto

��· di questo tipo, dovrà porre soprattutto l ' accento sul sermone della • montagna o sul l ' epistola di Giacomo (per il loro contenuto pratico

ed etico) . E ' però più probabi le che oggi le chiese soffrano, se non di totale

assenza di teologia dal la loro dieta, almeno di assenza di certe dottrine. Il professar John Murray ha sostenuto, per esempio, che alcune dottrine come il giudizio di Dio, i l grande impegno del la vocazione cristiana e i l b isogno d ' un costante auto-esame, sono virtualmente assenti dall ' attuale predicazione e hanno quindi ur­gente bisogno di essere riscoperte 1 0•

Può essere accaduto, a volte, che nella predicazione sia stata trascurata l ' offerta gratuita dell ' Evangelo, oppure che sia stato esagerato il monergismo del la teologia barthiana, con la sua ten­denza a minimizzare la risposta del l ' uomo al Vangelo. L' azione di Dio nel la salvezza sarebbe tutto, mentre la risposta dell ' uomo nella

10John Murray, Col/ected Writings oflohn Murray, v o i l , Ecli nburgh 1 976.

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fede e nel pentimento non conterebbe nul la. Gli uomm 1 sono invi tati a credere di essere già salvati p iuttosto che a credere per essere salvati ( tutto questo secondo B arth) . In diverse chiese evan­gel iche, a causa del la paura dell ' iper-evangel ismo e specia lmente del "decisionismo" , s 'è creato qualcosa di molto s imi le. Diventa allora particolarmente i mportante insistere (e defin ire chiaramente) sul la natura bilaterale del patto di grazia: "Per sfuggire alla col l era . e al la maledizione di Dio a noi dovute a causa del peccato, Dio richiede da noi fede in Gesù Cristo, i l pentimento mentre siamo i n v i ta, col d i l igente uso d i tutti i mezzi esterni per i quali Cristo c i ha comunicato i benefici della redenzione" (Westminster Shorter Ca­techism, risposta 85) .

Un altro fattore che dev' essere tenuto presente per favori re l ' equil ibrio teologico della nostra predicazione, è la maturità o meno del la nostra chiesa locale. Se abbiamo dei credenti che sono stati forn iti d ' un ottimo insegnamento e hanno quindi una buona conoscenza teologica, possiamo allora continuare a fornire loro un sol ido cibo dottrinale. Potremmo però trovarci in una comunità in cui mancano gl i elementi principali de l cri stianesimo, nonostante le persone possano essere cristiane da diversi anni, attive, piene di zelo e sicure di sé.

Molte chiese sono nelle condizioni descritte in Ebrei 5, 1 2 : "Poiché, mentre per ragione di tempo dovreste essere maestri , avete bisogno di nuovo che vi s ' insegnino i primi elementi degl i oracoli di Dio; e siete giunti al punto che avete bisogno di latte e non di cibo solido" . Tal i credenti hanno necessità di basi, non dei c inque punti del Calvinismo o delle compl icazioni dell 'esperienza cristia­na . Essi non hanno mai capito correttamente le dottrine fondamen­tali concernenti Dio, il peccato e la salvezza.

La te o l ogia sis te matica de v 'esse re es plicita?

La presenza del l a teologia sistematica nella nostra predicazione deve essere espl icitata al l a nostra chiesa? James Stewart ha scri tto : "Se è sbagliato predicare al di sopra delle teste del le persone, è ·

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ancora peggio non predicare per nul la alle loro menti " 1 1 • Noi s iamo i nsegnanti . La nostra occupazione è la "didachè" e la nostra predi­cazione deve senza alcuna vergogna essere quindi teologica.

Questo è vero ( in modo particolare os�rei dire) anche nell ' evan­geli zzazione. B i blicamente i nfatti , non esiste un'evangel izzazione non teologica. Il protoevangelo di Genesi 3, l 5 è, per esempio, molto ricco a livel lo dottri nale. Chi è i l seme del l a donna? Come e in che senso schiaccia i l capo del serpente? Cosa è implicato nel ferimento del calcagno del l a progenie del l a donna? Lo stesso s i può dire del la rivelazione seminale del patto di grazia dato in Genesi 1 7,7 : "E fermerò il mio patto fra me e te e i tuoi di scendenti dopo di te, di generazione in generazione; sarà un patto perpetuo, per i l quale io sarò l ' Iddio tuo e del la tua progenie dopo d i te" . Evange­l i zzare significa quindi far conoscere questo Dio alla nostra razza perduta e proclamare le sue promesse chiare insieme alle clausole del patto.

,<: Lo stesso carattere teologico dell ' evangelizzazione è chiaro ·'

· ì anche nel NT. La predicazione del nostro S ignore in izi ò col mes-saggio: "Ravvedetevi perché i l regno dei ciel i è vicino" . Ogni fedele

r esposizione di questo messaggio dovrà confrontarsi con domande dal contenuto certamente teologico: qual è il significato del ravve­d imento? Cosa significa il concetto che il regno dei cieli è vicino? Possiamo poi considerare come Pietro nel giorno del la Pentecoste, come Paolo a Fi l ippi e ad Atene - che abbiamo esposto concetti teologici . In l Corinzi l , 1 8 l ' apostolo Paolo definisce i l suopnes­saggio come la parola della croce; in l Corinzi 1 5 , 3 ss. l ' afferma­zione basi lare della tradizione evangelica sono la morte e la resur­rezione di Cristo; in 2 Corinzi 5 , 1 8 ss. il ministero della riconci l ia­zione consiste nell a spiegazione della sorprendente dichiarazione che: "Colui che non ha conosciuto peccato, Egli l ' ha fatto essere peccato per noi , perché noi diventass imo giustizia di Dio in Lui "

1 1 James S tewart , /-!era/d.\· of God, London 1 946 , p. l 52.

S!Udi di 1eologia V! ( 1 994) 37-67 ss

(v. 2 1 ) . E il sommario del vangelo fatto da Giovanni è ancora più stupefacente per la sua profondità: "Perché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato i l suo Unigenito affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia v i ta eterna (Gv 3 , 1 6) .

L'evangelizzazione, così come v iene definita dal la Scrittura, è una battagl ia per la conquista della mente; la sua più i ntima e reale essenza è costituita dal i ' affermazione e dalla spiegazione del la verità. Così ha scritto Wil l iam M. Taylor: " Invitare costantemente gli uomini a venire a Cristo e ripetere all ' i nfinito le parole di Paolo al carceriere di Fi l ippi, "credi nel S ignor Gesù " , senza però spiegare loro chi sia Gesù e cosa vuol dire andare a Lui e credere in Lui, è la peggiore beffa. Questo modo di presentare l ' Evangelo corre i l r ischio d ' usare i l nome di Cristo come una sorta d ' i ncantesimo cabal i stico e di ridurre il messaggio del cristianesimo ad una formula vuota. Se, perciò, desideriamo essere veri predicator i , dobbiamo essere pronti a dare risposte a chi c i chiede chi s ia Gesù, perché debba credere in Lui e in che modo la sua morte ha relazione con lui " 1 2 • Tentare soltanto a l ivello generale di r ispondere a questi interrogativ i , è già fare teologia.

Possiamo poi affermare che una predicazione teologica è il ·

mezzo primario per la cura pastorale. Il gregge dev ' essere nutrito - i pastori quindi non devono mai dimenticare che è possibi le distruggerlo non solo tramite l ' eresia, ma anche per mancanza di cibo. Soltanto la verità può santificare il popolo di Dio (Gv 1 7 , 1 7) . Cambiando prospettiva, possiamo dire che se i credenti nori hanno i fianchi cinti dal la verità, mancano di una parte essenziale d el i ' at·­matura di Dio (Ef 6, 1 4 ) . La dottrina non può essere posta contro l ' esperienza: " L'esperienza cristiana" , ha scritto Charles B ridges, "è l ' influenza della velità dottrinale sul le affezioni " 1 3 e questo è un concetto fortemente sottol ineato anche da J onathan Edwards. Que-

1 2 W i l l iam M . Tay lor, The Mini sii)' of lhe Word, London 1 876, p. 83 . 1 3Charles Briclges, The Christian Minislry, Edinburgh 1 96 1 , p. 259.

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sto è i l motivo per cui quando gli scritt01i bibl ici affrontavano problemi relativi all ' esperienza ed al la pratica, facevano ricorso alla dottrina biblica. Prendiamo, ad esempio, l ' invito del S ignore in Giovanni 1 4, l : "Il vostro cuore non sia turbato" . Questa esortazione riposa su un sol ido fondamento teologico: "Abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me. Nell a casa del padre mio c i sono molte dimore . . . ; io vado a prepararvi un luogo, tornerò di nuovo, vi accoglierò presso di me" . L'esortazione " il vostro cuore non sia turbato" si fonda quindi sul la gloriosa verità che, "dove sono io, sarete anche voi" (v.3 ) .

Trovi amo frequentemente un approccio s imile attraverso tutto i l NT. L' esposizione dell ' apostolo Paolo re lati va all a l iberalità cristiana in 2 Corinzi 8,9 culmina i n un appello che sottolinea l ' incarnazione: "Perché voi conoscete la carità del S ignor nostro Gesù Cristo i l quale, essendo 1icco, s ' è fatto povero per amor

_ vostro, onde, mediante la sua povertà, voi poteste diventar ricch i" . \�Egli affronta i problemi del la chiesa di Filippi nella stessa maniera.

· ( C'è lotta in questa comunità di credenti e prevalgono peccati come : la vanità, l ' orgoglio e la permalosità. La 1isposta viene ancora dal t porre l ' intera situazione alla luce dell ' incarnazione: "Abbiate in voi lo stesso senti mento che è stato in Cristo Gesù; il quale essendo i n forma d i Dio non reputò rapina l ' essere uguale a Dio, m a annichilì sé stesso, prendendo forma di servo e divenendo s imile agli uomini ; ed essendo trovato nel l ' esteriore come un uomo, abbassò se stesso, facendosi ubbidiente fino all a morte, e alla morte del la croce" (Fil 2 ,5-8) .

I l resto del NT segue la stessa traccia. Lo scrittore agli Ebrei , avendo a che fare con una crescente apostasia verificatasi tra coloro ai quali i ndirizza il suo sc1itto, l i esorta con decisione a radicarsi e ad essere fedeli alla loro confessione di fede e a pregare che la grazia di Dio l i preservi . La cosa rimarchevole in questo è che egli basa la sua raccomandazione sul concetto teologico che noi abbiamo un grande sommo sacerdote - grande perché egli è il Figlio di D io, grande perché egli è passato attraverso la cortina, grande i nfine, perché egli può s impatizzare con le nostre infermi tà (Eb 4,4- 1 5) .

Studi di teologia VI ( l 994) 37-67 57

Allo stesso modo l ' apostolo Giovanni (e, dietro di lu i , il S ignore risorto), consapevole del fatto che molti credenti stavano già spe­rimentando la sventura implicita dei sette suggel l i , inizia la sua rivelazione (apocal i sse) descrivendo la visione del trono e di Colui che vi s iede sopra (Ap 4,2-3 ) . Tutto ciò che segue deve essere v isto alla luce della sovranità di Colu i che è allo stesso tempo l ' augusto

· S ignore e l ' Agnel lo i mmolato. Teologicamente, nul la dev ' essere tralasciato. Ciò che Dio ha

rivelato non è inteso per scuole e accademie teologiche, ma per il popolo di Dio. Se qualcosa non è biblico, non deve aver posto nella nostra predicazione e se lo è, non abbiamo il diritto d i non inse­gnarlo. Dobbiamo affrontare anche i grandi temi, anche se sono difficoltosi . Non possiamo prendere a pretesto l ' ampiezza, la pro­fondità o la complessi tà. Noi siamo amministratori dei misteri di Dio e sarebbe un' assurda difesa non i nsegnare certe cose, perché ritenute troppo misteriose. "Non abbiamo mai paura" , ha detto Phi ll is B rooks, "d i portare le motivazioni più sublimi per i l compi­mento del più piccolo dovere e la consolazione più grande e infinita al più piccolo problema".

La proclamazione dei grandi predicatori dei secol i success ivi alla redazione del NT non è carente di teologia ed i loro sermoni costitu iscono ancor oggi una ricca miniera per gli studenti d i dottrina. S i potrebbe anche dire che, a parte le Scritture stesse, la migliore fonte a cui attingere, può essere trovata dai teologi nei J a produzione omiletica dei grandi predicatori . Atanasio, per esempio, predicò le sue "Oration i " contro gli Ariani, e Agosti no tenne predi­cazioni sulla sua visione biblica dell ' uomo, del peccato e del la grazia. Lutero e Calvino predicarono la giustificazione per sola fede, la schiavitù della volontà e la sovranità divina nel l 'opera d i salvezza. Due dei migl iori volumi del la sedices ima edizione del l 'opera di John Owen sono relativi ai suoi sermoni . Edwards dava enorme importanza alla dottrina nei suoi sermoni e i messaggi di Wesley divennero la virtuale misura teologica del metodismo.

Non possiamo operare una scelta tra predicazione popolare e predicazione teologica, perché la teologia dataci nel la ri velazione,

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l ' unica teologia che abbiamo i l diritto di ritenere e proclamare, è l a teologia per i l popolo di Dio. Ci sono comunque, nella predicazione teologica, cose che devono essere evitate. La teologia non dovrebbe essere insegnata dal pu lp ito nella stessa maniera in cui lo si fa in u n seminario teologico. I contenuti dovrebbero essere gl i stessi , ma non i l modo di comunicarli . Tre perico l i devono essere evitati nella predicazione teologica.

Primo, l ' uso di un particolare gergo. La teologia ha una sua propria termino logia tecnica, molto appropriata per u na discussio­ne accademica, ma tale da ostacolare la comprensione quando viene impiegata nella proclamazione pubblica. I l problema non è comun­que dei più semplici . La maggior parte dei termin i tecnici è presa direttamente dal la Scrittura, tali termini non sono solo permessi , ma addirittura richiesti nel la predicazione che avrà cura di spiegar l i chiaramente (ad es . giustificazione, predestinazione, rigenerazio-

, ne, pentimento). Lo stesso è vero per quanto concerne certe parole \:,come trinità ed incarnazione, che sono parte dell a confessione di ! fede della chiesa. Ciò su cui dobbiamo ad ogni modo fare attenzione � è l ' uso d ' u n l i nguaggio specialistico nel la proclamazione dal pul­( pito. E' infatti, quasi inevitabi le che coloro che sono appena usciti dai seminari teologici non si accorgano di quanto sia tecnico i l loro l inguaggio. Termin i come antologia, ermeneutica, escatologia ed esistenziale possono essere famil imi nelle accademie, ma costitu i­scono sicuramente qualcosa di i ncomprensibil e per i l mondo ester­no.

I l secondo e1Tore consiste nel l ' infarcire i sermoni di citazioni. Queste ult ime potranno certamente essere uti l i e perfino necessarie in discorsi di tipo accademico, ma sono raramente adatte per i l pu lpito. Esse costi tu iscono una dimostrazione di approfondimento non necessaria ed il loro stile risulta diffici lmente conforme a quello del l a proclamazione orale della parola, interferendo con l ' impor­tanza del messaggio stesso. Fu senza dubbio questo uno dei fattori che condusse l ' assemblea di Westminster alla compilazione della "Guida al la pubbl ica adorazione di Dio" . Essa dichiara che s i devono citare "frasi di uomin i di chiesa o di altri scrittori umani ,

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antichi o moderni, siano essi anche molto e loquenti" solo in modo prudente e moderato. L' uso inte l ligente di aforismi può essere mol to efficace, ma le citazioni per esteso rappresentano soltanto un ' inuti le distrazione.

La terza cosa che bisogna evitare è la presentazione esaustiva del soggetto trattato dal pu lpito. Anche questo risulterebbe infatti più consono ai circol i accademici. In essi ogni sfaccettatura del tema in esame può essere considerata e approfondita e ogni obie­zione può trovare una risposta adeguata. Una tale procedura è però completamente inappropriata alla predicazione dal pulpito . A ri­schio di essere faceto, si potrebbe suggerire che quattro punti in un messaggio sono sufficienti, oltre questo infatti , l ' uditorio è spesso esausto e assente.

Thomas Chalmers si è soffermato su altre due differenze rela­tive al modo in cui la teologia viene trattata nelle facoltà teologiche e sul pulpito. Primo . Su l pulpito la preoccupazione principale dev' essere l ' applicazione del l a dottrina affinché essa serva al l ' esor­tazione e all ' incoraggiamento. Lo scopo non ris iede in una esposi­zione accademica, ma in una influenza pratica sui credenti . "La rivelazione cristiana" , ha scritto Chalmers, " non termina con l ' in­telletto, ma inizia con esso. I credenda non sono piste di attenaggio, ma solo gradini che conducono agli agenda " 14 • In altre parole, i l pulpito deve assol utamente servire a rendere le persone effettiva­mente crist iane. Secondo. I l predicatore ha i l compito di trasportare la dottrina direttamente al cuore e alla mente del l ' i ndividuo . Mentre nel la sistematica, si ha in genere un ' esposizione più distante e panoramica del cristianesimo, nella predicazione, l a prospettiva è totalmente diversa. "Rivolgiti individualmente ad ogni uditore e fagli sentire che i l soggetto che stai predicando è indirizzato speci­ficatamente e personalmente a lui 1 5 •

14Thomas Chalmers, Selec1 Works, voi 8, Edinburgh 1 856, p. 236. 1 5 /bid. , p . 247.

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Ognuno deve poter avverti re che l a verità v iene appl icata alla sua propria coscienza, nel modo in cui fece l ' apostolo Pietro a Pentecoste, rivolgendosi a i suoi ascoltatori : "Ravvedetevi, e cia­scuno di voi s ia battezzato nel nome di Gesù Cristo" (At 2 ,38) .

L 'us o d i c o nfessi o ni e cate chis mi

Che uso deve fare i l predicatore del le confessioni e dei catechismi dell a chiesa? La prima risposta a questa domanda, probabilmente, sarebbe che dovremmo usare tali documenti come aiuti per l ' ese­ges i . Essi i nfatti provvedono spesso un ' eccell ente fonte di soggetti bibl ici , in pmticolare per quanto concerne argomenti focali quali i dieci comandamenti e l a preghiera del S ignor Gesù. I catechismi d i quas i tutte le tradizioni cristiane contengono, infatti, esposizioni dei temi appena esposti, anche se i l loro uso non è solo confinato a

-, queste aree. Ad esempio, nel la tradi zione del catechismo di We­�� stmi nster, un sermone sul tema della conversione diffic i lmente

potrebbe non tener conto della r isposta n. 87 dell o Shorter Cate­

chism: " i l pentimento che conduce al la v ita eterna è una grazia salvatrice per l a quale il peccatore, v ivamente toccato dal suo peccato, è profondamente consapevole del la misericordia di Dio i n Cristo, s i allontana con dolore e odio dal proprio peccato, per volgersi verso Dio, con la ferma i ntenzione di v ivere in una nuova obbedienza e di perseverarvi " . La risposta n . 1 4 dello stesso cate­chismo fornisce in modo molto più accurato i l senso del l a defin i ­zione de l peccato, dataci i n l Giovann i 3 ,4 : " I l peccato è ogni mancanza di conformità alla legge di Dio e ogni trasgressione di essa" .

E dove sarebbe possibile trovare una definizione migliore e allo stesso tempo s intetica dell a fede, se non nelle seguenti parole: "La fede i n Gesù Cristo è una grazia salvatrice per la quale noi ricevia­mo e poni amo tutta la nostra fiducia i n l u i soltanto per la nostra salvezza, che ci viene offe1ta da lu i nell ' evangelo" (Shorter Cate­chism, risposta n. 86)? Allo stesso modo, quale altro miglior

Studi d i teologia VI ( 1 994) 37-67 6 1

commentario possiamo trovare a l le parole: " badate dunque come ascoltate" (Le 8, 1 8) , se non quello datoci dai teologi del Westmin­

�ter che alla domanda: "Come bisogna leggere e ascoltare la parola 1 11 modo che essa possa diventare efficace per la salvezza?" . rispon­d?no: "Noi d?bbia�o prestarle attenzione con di l igenza, prepara­ZIOne e preghiera; nceverla con fede e amore, depositarla nel nostro cuore e praticarla nel la nostra vita" . Chiunque poi ha dei prob lemi con i temi pratici suggeriti dal i ' esposizione di Paolo re l ati va a l la Cena del S ignore in l Corinzi 1 1 ,22-34, troverà sicuramente degli spunti molto suggestivi nella trattazione del soggetto fatta dallo Shorter Catechism di Westminster: "E' richiesto a coloro che vo­gl iono partecipare al la Santa Cena d ' assicurarsi che discernano bene il corpo del S ignore e che credano che il loro nutri mento spirituale è in Lui . Essi devono essere certi del loro pentimento, del loro amore e della loro obbedienza per timore cbe, venendo inde­gnamente al la cena, mangino e bevano i l proprio giudizio" (risposta n. 97).

La confessione di Westminster è altrettanto uti le in qual i tà di strum��to da usare sul piano dell 'esposizione. Ad esempio, la sua esposlZlone del tema della l ibertà cri stiana (cap. 20) è magnifica e getta molta l uce su un testo come Galati 5 , l "Cristo ci ha affrancati perché fossimo l iberi : state dunque saldi . . . ". Lo stesso si può dire del capitolo della confessione dedicato al la sicurezza del la salvez­z�, che in modo �olto di l igente non cade nel pericolo di incorag- · gwre la presunziOne da un l ato e di fare del dubbio una virtù dal� ' al tro. Ma dal punto di vista pastorale e del la predicazione, l� seziOne veramente prominente della confessione di Westminster la s� de:'� probabi lmente cercare nel paragrafo 5 del capitolo st;l la gms!Ifi

_cazwne (cap. 1 1 ) . Questo ha a che fare con ciò che spesso

costltmsce un problema pastorale urgente: come considerare i peccati commessi dopo la giustificazione? La confessione c i dona qui una guida superba: "Dio continua a perdonm·e i peccati d i coloro che sono giustificati ; essi però, anche se non potranno mai deca­dere dallo stato di giustificazione, potranno tuttavia, a causa de l loro peccato, cadere sotto i l dispiacere paterno di Dio : essi non

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ritroveranno la l uce del suo volto che dopo essersi umil iati , aver confessato i l loro peccato, implorato il perdono e rinnovato la loro fede e i l loro pentimento" . Questi u lt imi sentimenti delineano i n modo estremamente commovente i passi necessari per un recupero del l a s i tuazione esistente prima del peccato i n cui si è caduti .

Altre confessioni e catechismi sono ugualmente uti l i e di valore . S upponiamo di predicare sul testo di Giovanni 1 6 ,7 : "E ' ut i le che io me ne vada" . Dove trovare una migl iore esposizione del la dichiarazione di Gesù appena c i tata, se non nel Catechismo di Heidelberg? Esso ri sponde nel modo seguente a l la domanda: "Qua­l i benefic i riceviamo dall ' ascensione di Cristo nel cielo?" . " In primo luogo, i n quanto egl i è i l nostro avvocato in cielo, al cospetto del padre suo. Inoltre, in quanto abbiamo nel cielo la nostra carne, quale pegno sicuro che egl i , come capo, trarrà a sé anche noi , sue membra. Infine, i n quanto di l à egli ci manda come contropegno i l suo Spirito, per la cui virtù cerchiamo le cose di sopra, dove c 'é Cristo che siede alla destra di D io , e non quelle che sono sopra l a terra (Catechismo di Heidelberg, 1 563 , domanda n . 49).

Lo s tesso catechismo contiene un ' eccellente defi n izione della fede: "La vera fede non è sol o una sicura conoscenza, in virtù del l a quale tengo per vero tutto c iò che Dio c i ha rivelato nel la sua paro la, ma è anche l ' int ima fiducia, prodotta i n me dallo Spirito Santo a mezzo del l ' evangelo, che non solo ad altri, ma a me pure è donato da Dio i l perdono dei peccati ed una eterna giustizia e salvezza, per pura grazia e solo per i merit i di Cristo" (domanza n. 2 1) .

Oltre ad usare catechismi e confessioni d i fede come guide per i llustrare terni particolari , in alcune c ircostanze potrebbe tbssere utile o anche necessario, spiegare frasi o parole che sono contenute nei credi . Il numero di queste varierà, ovviamente, da posto a posto e l a proprietà del loro commento dev 'essere materia di giudizio pastorale indiv iduale. Qualsiasi affennazione del la deità di Cristo, comunque, potrà diffi c ilmente ignorare la parola homousios. Ino l ­tre a quas i ogni predicatore di cui s i seguono con attenzione i d iscorsi verrà prima o poi chiesto : "Cosa significa i l fatto che Gesù sia sceso nel l ' inferno? " . "Cosa vogliamo dire esattamente quando

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parl i amo di perseveranza dei santi o di bambin i eletti che muoiono nel l ' i nfanzia?" . "Cosa dobbiamo credere con prec is ione sul tema del l a testimonianza in teriore dell o Spiri to Santo?" . Come capire l ' espress ione che l ' uomo è " totalmente depravato in ogni facoltà e parte del corpo e del l ' an ima?"

Occasionalmente, potrebbe essere appropriato indicare i difetti dei nostri catechismi e del le nostre confessioni di fede. A l l ' i nterno del l a trad izione di Westminster, il l imite più grande è probabi l mente la dichiarazione che la paro la di Dio è contenuta nel l e scri tture del l ' Antico e del Nuovo Testamento (Piccolo catechismo di We­stminster, ri sposta n. 2) . Ciò sembra suggerire l ' idea che ci s i ano parti del l a scrittura che non sarebbero parola di Dio . Si possono esprimere delle riserve anche per ciò che concerne il sommario degl i attributi d iv in i dati nel l a ri sposta n . 4, la defin iz ione del la chiamata efficace (o vocazione efficace) nel la risposta n . 3 1 , e la defin izione del la santificazione nella risposta n . 35 (che omette ogni riferimento a l la santificazione definitiva). Il predicatore deve prendere le distanze anche dal i ' affermazione eseget ica che i l papa sia l ' uomo del peccato di 2 Tessalonicesi 2,3 (dichiarazione che viene fatta nel contesto del l a dottrina che Cri sto solamente è il capo del l a chiesa) .

La ragione per cui affermazioni come queste non possono essere ignorate, è che la loro i ncl usione nei catechismi e nel le confessioni darebbe autorità e diffonderebbe, se non corrette, certe d istorsioni . Nel caso del l ' al lusione al papa come l ' uomo del pec­cato (2 Ts 2,3) , la distorsione aggiunge benzi na sul fuoco del la rel igiosi tà bigotta.

A questo punto potremmo chiederci se dobbiamo predicare su i catechi smi e sul le confessioni d i fede in quanto tal i . Personal mente, penso che poss iamo farlo solo in c i rcostanze davvero ecceziona l i . I I nostro mandato è infatti d i predicare la parol a d i D io . Ricorrere al l ' esposizione d i un documento umano è confondere coloro che c i ascol tano c irca la dist inzione da fars i tra c iò che è normati v o, perché è rive lazione di Dio, e ciò che deve essere giudicato da quel la stessa rivelazione. Anche quando i cred i sono senza errore (qualcosa che

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l !

64 D. Macleocl, La predicazione e la teologia sistemat ica

è vero, per esempio, relativamente al credo apostolico), l a loro proporzione, il l oro equil ibrio e l a selezione dei temi non sarà comunque quel lo del l a scri t tura. C 'è poi da ricordare che le con­fessioni e i catechismi presentano dottrine estratte dal loro contesto esistenziale - la s i tuazione v itale del l a scrittura - e oscurano così la loro rilevanza pratica facendo cadere nell a tentazione di non appl i ­carle alla v i ta.

Due altri punti conclusivi devono essere discussi in relazione ai credi e alle confessioni . Pri mo. Questi documenti rappresentano la sapienza colletti va del la chiesa attraverso i secoli . Conseguente­mente, predicare dietro i l loro stimolo e al l ' interno dei parametri che sono loro propri, s ignifica avere la certezza di non predicare un ' opinione personale e di non in trodurre alcuna dottrina che possa minacciare la pace e l ' unità dell a chiesa.

Molti asseri scono comuque che i l volere l egare il predicatore _ ad una confess ione di fede rappresenta una l imitazione dell a sua � l ibertà che non è bibl ica. Ciò sarebbe però vero qualora la confes­

. i sione stessa fosse d i tipo settario piuttosto che cattolica (nel senso : di generale, universale) e comprensiva. In una chies.a .in cui ci sia i un buon governo, ordine e discip l ina, l ' un ica restnz10ne che un

credo può imporre è che esso previ ene i l tent.ati vo �i Ininm:e allé� base le dottrine fondamentali . Un a confess10ne d t fede mfatt1 dovrebbe essere v ista come u n documento di l ibertà i l quale indica chiaramente le devi azion i che la chiesa non può tol lerm·e. Il predi­catore conosce la sua preci sa posizione quando ha un model lo teologico appropriato. Quando i l suo credo si pronuncia su u.n dat� argomento, egli ne deve tenere seriamente conto (o altnment1 dovrebbe dimostrare che in quel punto i l credo non è coiTetto). Laddove invece la sua confessione resta in si lenzio, egli è l ibero d ' esprimere i l propiio giudizio. . .

Ad esempio, un ministro del l a parol a legato al l a confess10ne d1 Westminster può essere certo che la sua coscienza non subisce restri zioni su materie come i l l ibertarianismo, il premil leniarismo, il fumo, o l ' imputazione immediata del peccato di Adamo. In verità uomini che abbracciano la stessa confessione possono discutere

Studi di teologia VI ( 1 994) 37-67 65

con vigore molti temi com' è di mostrato dalle differenze tra Ruther­ford e B oston, Canolish e Crawford, Thownell e Hodge e infi ne tra Warfield e Kuyper.

Secondo. I credi e le confessioni costitu i scono per i l predicatore un mezzo di notevole valore per di scernere l ' importanza delle varie dottrine. Egl i deve saper essere " fermo nelle cose principal i " , precisando che l e " cose principal i" non dovranno essere l e dottri ne che amiamo maggiormente e quel le che abbiamo più approfondite. Esse devono invece essere costi tu i te da quelle contenute nel le nostre confess ioni e nei nostri catech ismi, dottrine sulle quali c 'è la piena comunione dei santi e che i l giudizio deliberato del la ch iesa considera non-negoziab i l i .

"Laddove s i trova una reale pietà" , ha scri tto Charles Hodge, " là troverete anche le dottrine della caduta, del l a depravità totale dell ' uomo, del la rigenerazione, dell ' espiazione e del la deità di Cristo. Personalmente non ho mai visto o udito di un singolo indiv iduo i l quale abbia un vero spirito di pietà che rigetti una del l a dottrine sopra-ci tate" 16 • Le dottrine di cu i abbiamo detto costitui­scono i l nocciolo di ogni teologia confessionale.

C o nc lusio ne

Ciò che ho desiderato sottol ineare in questa mi a esposizione è i l fatto che noi abbiamo i l dovere di predicare tutta l a teolog ia che abbiamo appreso. La B ibbia è i l l ibro di tutti i credenti , di conse­guenza tutte le sue dottrine, dal la trin i tà alla beata vi sione, appar­tengono a coloro che fanno parte del la comunità del l a fede, s iano essi colti o meno. Non abbiamo dunque alcun diritto di tenere per noi argomenti che al contrario vanno predicati . La procl amazione di tal i verità però, potrebbe essere v iziata dal nostro atteggiamento

1 6Sa lmond, Princetnnianu, p. 30.

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66 D. Macleod, La predicazione e la teologia sistematica

e dal modo di accostarci ad esse. Ci soffermeremo dunque su questo del ineando due punti .

Primo, dobbiamo predicare con autorità. Questo non significa assolutamente assumere un atteggiamento di superbia, d ' auto-giu­stizia o d' errata s icurezza in sé stessi . Si tratta invece di u n ' autorità sia in terna che esterna, basata sulla fiducia che ciò che stiamo proclamando è la parola di D io. Fi no a quando la nostra teologia sarà radicata nel la espos izione dell e scri tture, potremo annunciare i n modo confidente, come qualsiasi profeta dell ' AT: "Così dice l 'Eterno ! " Barth (nel la Dogmatica ecclesiale) ci ta la grande riven­dicazione di Lutero che affermava: " Io e qualsiasi altro uomo che annuncia la parola di Cri sto, possiamo l iberamente affermare che la nostra bocca è l a bocca stessa di Cristo " e aggi unge, " l a dottrina non è peccaminosa o colpevole ; né appartiene a l la preghiera del S ignore (il Padre nostro) quando diciamo, ' perdona le nostre tra­sgressioni ' (o rimetti ci i nostri debiti ) ; perché l a dottr ina non è

\� costituita da ciò che noi possiamo fare, ma dalla parola stessa di Dio che non può mai né peccare né fare cose sbag l iate 1 7 • Questa è una del le più grandi ragioni per cui l a predicazione ha b isogno del l a dogmatica - quest' u l tima ha i l compito d i assicurarci che ciò che predichiamo s ia veramente la parola d i Dio. Citando nuovamente Barth , diciamo che i l gran ruolo del l a teologia dogmatica è quell o d i criti care e rivedere i l sermone che predichiamo alla chi�sa l a domenica (essendo la pred icazione i l compito supremo del la chie­sa) . "Partendo dal la domanda che chiede come si è parlato di Dio nel la chiesa del passato, la dogmatica s i i nterroga su l modo in cui questo debba essere fatto nel futuro" ' 8.

Secondo. La trattazione, anche d i temi molto profondi del l a rivelazione, deve prefiggersi la massima chiarezza. La dichiarata profondità della nostra dottrina spesso nasconde mancanza di chia-

1 7K . Barth, KD (CD, voi l , 1 962, p. 1 07) . 1 8

1/Jid. , p. 86.

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�·ezza ne l la s_ua.�omp�·en�ione_. "Quals.iasi persona �o l l e può perdersi

m una nebbia f l losof1ca , scnve Hamsh Mackenz1e. "E' necessaria una mente di prim' ordine, una grande purità di cuore e molto lavoro per ri uscire ad essere sempl ic i e chiari " '9• Non abbiamo alcun diritto d 'evitare di predicare su soggetti particolarmente profondi . Se così fosse sarebbe megl io non aprire per nu ll a le nostre bocche. La nostra chiamata i nfatti consiste nel ! ' esporre e far luce su ogni tema contenu.to nel l .e sante scri tture . Dobbiamo però farlo con la più grande m:medJ atezza e chiarezza di cui si amo capaci .

J?obbJamo soprattutto predicare i n modo amorevole. Questo è specialmente necessario quando dobbiamo trattare soaoett i che

l . bb concern?no a cont.rovers i a .e la polemica. L' odium theologicum è

proverbwle . I nostn sermom dovrebbero rappresentare dei mode l l i ne l trattare amorevolmente coloro che differi scono da noi .

. Dobbiamo fare nostro un principio che ha un 'appl icazione

umversale e che troviamo in Efesini 4, 1 5 ; esso ci ricorda di " seaui­tare verità i n carità " . Amore per quel Dio che ci ha affidar� i l ministero dell a predicazione, amore per la verità che ci ha affidato, a.more per coloro ai quali Egli ci manda e amore per coloro che

ngettando noi rigettano colu i da cui tutti dipendiamo.

(Trad. T Memme)

1 9 11 . l M · - am1s l uckenz1e, Preaching ofEtemities. Edi nburgh 1 963, p. 93 .

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LA PREDICAZIONE E LA CURA PASTORALE

Pietro Bolognesio

Lett. : Sal l l 9, 1 05 ; Gv 8,3 1 -32

Questa comunicazione riguarda la rilevanza della predicazione per la c ura i ntegrale dell a persona. Certamente si tratta di un contributo parziale, ma forse potrà aiutare ad individuare l ' uti lità di una certa impalcatura per la cura in tegrale del l a persona. La predicazione s ' inserisce sempre i n un di scorso complessivo �he

.�a

molti risvolti, per questo non sembra inuti le pensare al suo s igmfl­cato in una prospettiva pastorale.

Come si procederà? Prima di tutto si cercherà di fornire qualch� elemento per delineare aspetti del l a modernità. In secondo l uogo �l cercherà di cogliere quella che sembra la sua fondamentale ambi­zione. In terzo luogo, si cercherà di collegare tale ambizione con il tema del la verità e con c i� eh�, i n un si rnile con test? , s i deve af l

.�ra

i ntendere per parola-pred1cazwne. In quarto ed ultzmo luogo, s m­dicherà quale debba essere i l processo da seguire se si vuole che l a predicazione costitui sca l a base per l a cura intergale del la persona.

o La comunicazione che segue è stata presentata a l le "giornate teologiche ' 90" organizzate da ! feci e, come tale, conserva lo st i le orale clelia presentazione.

P. Bolognesi , Lo p redicaziune e lo curo pas10rale

l. Quale mo de rnità?

Per cominciare vorrei al 1ora ind icare, anche se in modo assai sommario, qualche caratteristica del la generazione d 'oggi . Chi è l ' uomo moderno? Chi è col ui cui c i si rivolge nel la predicazione? Se s i vuoi valutare il ruolo del la predicazione, bisogna ch ieders i quali si ano le caratteristiche del la generazione cui oggi ci si indi­nzza.

Il nostro secolo ha messo in evidenza, come mai nel passato, la connessione molto profonda che esi ste tra teologia e antropologia, o, se si vuole, tra discorso di Dio e di scorso sul l ' uomo. Può dunque essere uti le 1iflettere su l la predicazione tenendo presente la moder­ni tà e le sue caratteristiche.

E' chiaro che lo stesso concetto di modernità costitu isce una categoria problematica. Essa può essere definita con ti nte assai contrastanti . Si può sottol i neare il suo otti mi smo, ma anche il suo pess imismo. Il suo elemento di progresso, ma anche la sua inquie­tudine. La sua capac ità innovat iva, ma anche la sua inevitabi le angoscia. Diffic i le sfuggire ad una certa ambiguità insita nel la stessa idea di modernità. In q uesta sede s ' indicheranno tre cm·atte­ristiche che possono essere associate alla modernità, poi cercherò di ri sal ire a quella che pare costituire la loro comune matrice.

A uto no ma La prima caratteristica del la nostra generazione è l ' autonom ia, o, se si vuole, la pretesa d' autonomia. Essa si considera indipendente da Dio nel proprio giudizio e nelle proprie scelte. Ciò che conta è la real izzazione di sé. Meglio ancora, l ' autoreal izzazione. La mag­gior parte del le azioni umane s ' ispirano infatti al l ' i ndividual i smo.

L' uomo deve decidere da sé e per sé che fare . Si priv i leg ia l ' i ndipendenza e si teme tutto c iò che sa d ' imitazione. Un s im i le rifiuto è legato a l l ' idea d ' autonomia. Perché avere una legge? Meglio essere legge a se stessi ! La verità dev 'essere fatta da c i ascun uomo.

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La conseguenza di ciò, è una grande frammentazione, che in definit iva viene preferi ta a visioni enciclopediche con pretese total itarie. Poco importa se tal volta la vita appare come la succes­sione di attimijitggenti, l ' importante è che essa s ia gesti ta dal l ' in­d iv iduo.

Tale caratteristica s i può trovare anche nel mondo cri stiano. In seno ad esso sono fioriti gruppi caratterizzati dalla l ibertà d ' espres­sione e da1 l a spontaneità. Dopo aver subìto la pressione di certe regole i mposte, bisogna potersi esprimere con la più grande l ibertà. Si del i nea così un tipo di spiritual i tà più " libero" e "spontaneo" . Un cri stianesi mo meno " inquadrato" e meno legato a schemi precosti ­tui t i .

A nti so prannaturale Un secondo elemento distintivo del l a generazione odierna è 1 l ' at­

-. teggiamento antisoprannaturale. Possiede valore solo c iò che può iJ essere provato in modo concreto. I l soprannaturale non esiste, o · J comunque, ha un valore del tutto soggettivo. Ciò che conta è i l ; mondo visib i le ed immanente. La sua i mmediatezza è un ' autentica 1 garanzia, i l resto rischi a d 'essere solo immaginario. I l senso della

storia lo s i deve trovare qui ed ora e non altrove e a suo tempo. B i sogna real izzarsi a prescindere dal soprannaturale che può di sto­gliere da quell i che sono gl i i mpegni del l a storia. Guai al quietismo !

S i fa strada una nuova coscienza verso l a natura. I movimenti ecologici hanno un successo prima d'ora sconosciuto. Il motivo è da ricercare nel fatto che l ' attuale cul tura del l a natura pur non essendo ancora una cu ltura del l a creazione, esprime comunque un ' intenzione posi ti va verso i l mondo. Anche se i valori del la creazione sono dissociati dal Creatore, ess i sono considerati impor­tanti .

Anche in seno al cristianesimo si sono sv i luppate atti v i tà che possono essere collegate ad un atteggiamento antisoprannaturale. L' espressione corporale, che una volta era v ista con una certa reticenza per esempio, trova oggi uno spazio anche in seno al la cristianità. La gestualità sembra oggi possedere una forza l iberato-

. P. Bolognesi, La predicazione e la cura pustorale 7 1

ria non indifferente ed è i ncoraggiata a l ivel lo individuale come a l i vel lo comunitario .

Nei confronti della realtà in genere, s i cominciano a svi l uppare atteggiamenti più positiv i . Anziché i l rifiuto del corpo, la sua assunzione ; anziché l a separazione dal mondo, la parteci pazione; anziché privazione, realizzazione di sé e gioco. Tal i comportamenti sono accompagnati dal la sottolineatura dei fondamenti bibl ic i , ma non si può negare che in tal i capovolgimenti vi è anche un ' influenza del l a moderni tà stessa.

A ntiauto ri taria I l terzo elemento d istintivo del la modernità è un atteggiamento antiautoritario. La generazione d' oggi rifiuta la nozione di legge e d ' autori tà. Il sociologo Ferrarotti parla di una "fede senza dogmi " .

I l normocentrism.o è stato sostituito dal l 'autocentrismo. Anzi­ché del le norme definite da al tri una volta per sempre, c i si costrui­sce le proprie norme e s i è totalmente disponib i l i a l cambiamento . Ciò che ha veramente diri tto di cittadinanza è c iò che esprime un v issuto individuale e dà spessore ali ' autoreal izzazione. Alla teolo­gia ed al l ' etica con le loro rigide i mpalcature, si sono sostitu i te l ' ideologia e la pol i tica . La flessibi l i tà di queste ult ime sembra sposare molto meglio le necess i tà del presente . S i avverte con maggior forza la necessità del l ' etica, ma guai cercare una fonda­zione rigida ad essa. B isogna dare spazio ad un pens iero positivo a prescindere dal pentimento e dal rinnovamento del cuore da parte del l a grazia di Dio.

S i delinea quindi una maggiore tol leranza verso tutto e s i proclama la bontà del pluralismo per legittimare le mi l le sfaccetta­ture che sembrano caratterizzare la realtà. Prevale dunque l ' ideo­logia del la tol leranza, o, se si vuole, del l a mollezza e del la dialetti ca. Ciò comporta, evidentemente, anche una rimozione del la respon­sab i l ità individuale. Certe scelte del la persona infatti sono fatte r isal i re ad altri che ne porterebbero la vera responsabi lità. L' indi­v iduo ha responsabi l i tà l imitate soprattutto se lo s i vuole rapportare a regole.

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Anche nelle chiese si sono svi luppate attiv i tà alternative a l la proclamazione della Parola per mezzo del l a predicazione. Hanno assunto consistenza attività settorial i , condi visioni , lavoro di grup­po, ecc. Al la predicazione della Scri ttura che per lungo tempo ha contribui to a delineare pli ncipi e valori, si sono associate al tre attiv i tà che in talun i casi sembrano rivestire una maggiore impor­tanza. Si è anche svi luppato una sorta d 'edonismo cristiano che priv ilegia la real izzazione di sé. I l valore delle cose è fortemente influenzato dal piacere che esse possono procurare a chi le fa e a ch i , eventualmente, ne fruisce.

1

In alcuni locali per riunioni si trova solo un tavolo (per l a santa cena) , ma non un pulpito o un leggio (per la predicazione). L'espo­sizione può essere infarci ta d' aneddoti ed esempi che i l lustrano la possibi l i tà di farcela anche i n c ircostanze diffici l i , senza riferimento al la necessità del ravvedimento.

··�. Quale base ? \ ì ;se si dovesse cercare una parola per sintetizzare un quadro così icomplesso ed articolato, si potrebbe usare il termine libertà. Anche se bisogna fuggire le generalizzazioni eccessive, dire autonomia, antisoprannaturale, ant iautoritruismo, vuoi i n definit iva dire " liber­tà" . La real izzazione del l ' uomo si basa sul la sua possibil e l ibertà di gestire i l reale .

La l ibertà è intesa come la presunta capacità eli realizzare ciò che s i vuole a presc indere da qualunque pregiudizio, restrizione e impeclimen t o.

Per questo hanno successo le att ività che solleticano il sogget­tivismo. Tali att ività sembrano assai più profique rispetto ad una parola unica e defin i ti va. Esse sembrano permettere spazi maggiori all ' indi pendenza personale.

D ' altro lato lo sperpero della Parola in un passato più o meno recente, i ncoraggia a l iberarsi da un tale peso. La parola appare così inflazionata da dover eserci tare, nei suoi confronti , l ' arte del so-

P. Bolognesi , La predicazione e la cura pastorale 73

spetto . Anche quando cerca di strutturare essa rappresenta qualcosa di pesante di cui sbarazzarsi al più presto.

Ciò non significa che si debba squalificare tutto. Associare alla modernità solo un valore negativo sarebbe molto ingiusto . La l ibertà umana presenta anche risvolti positiv i . Il rispetto del la persona u mana, il valore riconosci uta alla scienza, l ' i mportanza delle rel azioni personal i , ecc . non sono cose da poco. Oggi i diri tti del la persona godono d i grande considerazione e questo è molto positivo. Questi elementi costi tuiscono parti i ntegranti del disegno di Dio per la vita dell ' uomo e sarebbe assurdo squalificarli in modo automatico.

Tutte l e riscoperte del la chiesa nel tempo, dopo allontanamenti più o meno notevoli, sono dei ritorni al disegno di Dio e come tali possiedono qualcosa di positivo. E' chiaro però, che un mondo angosci.ato dal l ' ideale di libertà sente la necessità di contrapporsi a discorsi che evocano un collegamento con l a ri velazione eli Dio.

3. Quale ve ri tà?

Si deve però notare che alla sete di l ibettà non fa in ogni caso seguito la convinzione del la verità. A l la l ibertà si accompagna una diminu­zione del senso eli responsabi l i tà nei confronti del la veri tà stessa.

La società attuale prova un profondo disagio a proposito del la verità. Una volta tutto sembrava più facile, semplice e defin ito una volta per tutte. Da un lato la luce e dal i ' altro l ' oscurità; da un lato la veri tà e dall ' altro l ' errore. Oggi non è più così . Le antinomie non sembrano più così nette e schematiche. I confini stessi del sapere appaiono più vasti ed al tempo stesso più vaghi .

Molti hanno ormai rinunciato al tentativo di cercare una rispo­sta unitaria al l a questione della verità. Non si pone nemmeno più la domanda "Cosa è verità?" . Domina i l balbettio del dubbio. Anzi, la stessa idea eli veri tà è vista come un "regime" ! (cfr Enzo Pace, l/ regime della verità, Bologna, Il Mulino 1 990). Come si sa, fino a poco fa, col termi ne " regime" s ' i ntendeva qualcosa eli spregevole . C' era quello fasci ta, quello dei paesi cle l l ' est, quello eli Pinochet e

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74 Studi di teologia V I ( 1 994) 68-80

via discorrendo. Ora si pensa alla verità stessa come a qualcosa d' opprimente e sgradevole e questo è i ndicativo.

Certo la cultura di massa non è ancora in grado d i cogliere i l disorientamento che caratterizza l ' epistemologia moderna c irca l ' idea di verità. Essa è ancora largamente alimentata da una visione ideal ista e positi vi sta che associa alla scienza un potere di verità i nalienabile . Essa non è i nformata c irca gl i i nterrogativi svi luppati dal Circolo di Vienna o c:iall ' anali s i falsificazionista di Karl Poppe r. Il tentativo di fondare l a verità del la scienza in modo empirico e cioè sul metodo dell a scienza stessa è ignorato dal grande pubbl ico . Così facendo però, è chiaro che viene smarrito i l carattere univer­sale delle leggi della scienza.

Non s i sa gran chè nemmeno di Thomas S. Kuhn (La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino 1 969 [orig. 1 962] ) . L' analis i del la discontinuità nei paradigmi del la scienza e qu indi i l suo

_ abbandono delle epistemologie fi losofiche per quelle storiche è � ignorato dal grande pubbl ico (cfr V.S . Poythress, Science and (Hermeneutics, Grand Rapids, Zondervan 1 988 , 39-63 ; i n ital ia?o, i E.B . Ricco-G. Pons , Conoscenza scientifica e fede. Incontp e ; scontri fra saperi del nostro tempo, Tmino, Claudiana 1 988) . Non si sa molto neppure di un Pau l F eyerabend (I problemi dell 'empi­rismo, Milano 1 97 1 [orig . 1 968]; Contro il metodo, Milano 1 98 1 [orig. 1 975]) che assume una posizione ancora più relat ivi sta di Kuhn e s i i ndirizza verso un ' anarchia metodo logica.

La conclusione, anche se non sempre nota al grande pubblico, è che partendo da una tale nozione di l ibertà non s i giunge ad una nozione di ve1ità pienamente soddisfacente. La piattaforma della l ibertà non riesce a giungere alla verità. Questo è un tragico b i lancio, ma un bi lancio che sarebbe insensato ignorare.

4. Quale paro la?

Anche se questi pochi spunti possono dare a pensare, a noi interessa qu i la questione del l a predicazione. Ci si può quindi chiedere quale s ia i l ruolo del la predicazione in questo contesto . Ebbene al la

P. Bolognesi, L a predica�ione e l a cura pastorale 75

predicazione si richiede una parola che s ' inseri sca nel quadro del l ' autonomia, del l ' antisoprannaturale e del l ' antiautoritarismo. Si deve molto semplicemente dire che, in tale contesto, la predicazio­ne deve l imitars i a qualcosa di circoscritto. Ad essa si richiede una parola di consolazione. Un po' di consolazione per una parte del l ' uomo. S i pretende che la predicazione si rivolga al lo "spirito" o al l ' " anima" della persona. Un po' come se la salvezza annunciata dal la predicazione avesse a che fare solo con una parte del l ' esisten­za.

Nel mondo moderno c 'è ancora posto per la predicazione. Nei vari riti sociali v ' è ancora uno spazio per i consolatori d eli ' an i ma. Ben vengano i pastori/preti/predicatori del sacro, ma si l imitino ad un compito ben circosctitto. Una s imi le impostazione conduce, . inevitab ilmente, ad associare al la predicazione un ruolo accessorio. Legittimo sì , ma parziale. La predicazione è ritenuta qualcosa di nobile, ma tale da rivolgersi a l l ' in timità dell ' uomo.

Dopo la l ibe1ià assoluta e l a verità relativa, s i deve pensare alla parola circoscritta. Senz'altro l e si può concedere uno spazio, ma lo spazio per questa parola sarà ritagl iato all ' interno di un progetto circoscri tto da al tti presupposti .

La tesi di questa comunicazione è che ciò è inevitabi le. Se i l processo è libertà ----> verità ----> Parola, la predicazione dovrà inevitab i lmente l imitarsi a qualcosa di parziale. Ma è proprio questo il percorso da fare?

Per evitare la frammentazione sopra i nd icata v i deve essere un processo opposto a quello normalmente praticato. I l punto di partenza deve essere la Parola predicata. Prima la Parola, quindi la verità, ù1fine la l ibertà. Perché la Parola non s ia ridotta a qualcosa di parziale, b i sogna cominciare con essa. B i sogna che la chiesa ritorni alle basi del suo essere. B isogna che essa ri torni al motivo della sua es istenza. L' aver udito e accolto la Parola ! E bisogna che vi 1itorni rifuggendo dalle caricature e dagl i "adattamenti" in cui la modernità vorrebbe costringerla. Poco importa se i l clima generale squal ifica automaticamente la parola. Poco importa se sembra che

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76 Studi di teologia V I ( 1 994) 68-80

l ' unico modo di comunicare debba oggi essere lo slogan, il s imbo­lo, l ' i mmagine, o le caricature .

La chiesa è quello che è perché Dio le ha rivolto una santa chiamata. Essa è quel l o che è, perché Dio ha preso l ' iniziati va di farsi conoscere. Perché nel s ilenzio del l ' ini zio è stata pronun&iata una parola. Una parola tale da offrire una base globale per l ' intera esistenza u mana. Noi viviamo in un un iverso sempre più simbolico e sempre meno verbale, ma Dio non ha cambiato. La parola è ancora essenziale. La predicazione fa oggi problema, proprio perché con essa si dovrebbe assumere un punto di partenza di verso da quello che viene generalmente presupposto. Al la predicazione sono asso­c iati interrogativi molto profondi proprio perché i l punto di parten­za non sono Dio e la S ua Parola, ma l ' uomo e la sua presunta l ibertà. La Scrittura sottol inea invece che l a Parol a è qualcosa di assoluta­mente primario e globale.

. ��La Paro la è primaria ! La Parola deve avere l a precedenza su ogni altra parola. Deve venire ; prima d 'ogni altra preoccupazione, considerazione, incl inazione. 1 O è prima, o non è più la Parola . "Nel principio la Parola era con Dio e la Parola era Dio" (Gv l , l ) . La Parola che ha fondato i l mondo è stata una Parola in iziale. Solo una tale parola può veramente fondare e dare stabi l ità. Solo una tale parola può veramente soste­nere ed accompagnare. Se essa è u n punto di partenza, essa può veramente avere un valore assoluto. Se invece dovesse essere un punto di a1rivo, non potrebbe avanzare alcuna pretesa d ' assolu tez­za.

Tra l e religioni del mondo e l a rivelazione di Dio vi è una differenza radicale. Gli idol i sono muti , Dio ha parlato . Gli idoli sono soll ecitati dagli uomini , Dio sol lecita l ' uomo. Gli idoli legit­timano l a plural ità del le verità, Dio fonda la verità.

La Parola che può guarire e curare integralmente la persopa è dunque l a Parola che parte da Dio. La Parola che conosce l ' uomo prima che questi la riconosca. Una tale Parola non è una v ia di mezzo tra l ' uomo e Dio. E' la Parola di Dio. Essa non ha b isogno

P. Bolognesi . La predica�ione e la cura pastorale 77

di essere sol lecitata dai bisogni umani . Per questo i l destinatario di una s imi le Parola sa cosa rispondere a Feuerbach !

Essere compenetrati dal senso dei li mi ti uman i non si ani fica che si debba poi dare alla Parol a un valore debole. Dio ha s;elto eli far passare la sua potenza attraverso la debolezza del la J i naua

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u mana, perc10 non s1 può essere più spirituali di Lu i e considerare l a Parola come qualcosa di debole .

La Parola che parte da Dio è anche que1 la che fonda l a veri tà. La verità non è più qualcosa d 'empirico in senso kantiano (Critica della Ragione pura, l 78 1 ) . Se così fosse, per le al tre sfere, verreb­bero legitti mate a l tre autorità. Dio non sarebbe più l ' unico Dio. La sua Parola non sarebbe più l ' unico fondamento, ma solo una del le tante possibi l i parole. La parola che viene prima, invece, può proclamare la total ità del senso. Essa può essere presentata non come una considerazione o una riflessione del l ' uomo su Dio, ma eone Parola di Dio. Non si dirà " vorrei fare alcune considerazioni­riflessioni , ecc . " , ma si dirà, "ecco la Parola di Dio" ! Ma quanta sofferenza per mancanza del l a parola ! Si sta bene insieme, c ' è accettazione reciproca, c ' è impegno ne l sociale, ma i l bisogno del l ' uomo è assai più grande. C 'è bisogno del la Parola.

La Paro la è g lo bale In secondo luogo direi che la Parola è globale . Vogl io cioè dire che essa può e deve avere a che fare con l ' esistenza umana nel la sua estensione. Essa non può valere solo per l ' anima che cerca "conso­lazione" .

S iccome è creazionale, h a a che fare con tutta l ' esistenza. Essa non ha solo una funzione evocativa. Non funziona solo come simbolo. "Se perseverate nel la mia Parola" rinv ia a l l ' espos izione del la Scrittura. Quanto si è veramente esposti a vere predicazion i?

La parola che ha solo carattere parziale e aneddotico rischia eli dover far ricorso a molta consulenza e purtroppo ciò è quel lo che avviene in molti cas i . Attraverso la Scri ttura invece Dio si rivo [ ae b a tutto l ' uomo. Non solo al l ' intel letto e a l le emozioni , ma al cuore nel senso bibl ico e cioè al la totalità del l ' essere .

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78 STUdi d i 1eologia VI ( 1 994) 6 -80

Il Salmista dichiara "La Tua Parola è una lampada al mio piè ed una luce sul mio sentiero" (Sal 1 1 9, 1 05) . Una verità che permette scelte adeguate. Ciò che i l Salmi sta ha di mira non è una parte del la v i ta, ma l a v i ta intera. Non è l a chiesa, ma i l sentiero del la vita.

Per timore di parole g lobali c i si l imita a frammenti . In tal modo s i pensa di essere meno irriverenti verso altti idoli e le loro esigenze. Si fa così leva sul l a fragi lità, ma essa è in definitiva solo un modo per proteggersi . E chissà se non si debba analizzare tali preoccupa­zioni anche da un punto di v ista psicologico. Forse il tentativo di l imitarsi a spezzon i di parola, apparirebbe come il mezzo più efficace per difendersi ed essere meno attaccabi l i dal mondo1 con­temporaneo.

Ovunque sembrano prevalere le discipl ine "deboli" . Con disc i ­p l ine debol i intendo quelle che non si presentano con una forza propositiva iniziale, ma che danno l ' impressione di dipendere, dedurre, ecc . da chi soll eci ta i l loro contributo . Tal i discipline sembra non debbano manifestare troppe pretese, anche se poi in definitiva finiscono per attribuirsele. Sembra proprio che l ' eserci­zio del potere passi oggi attraverso una sorta di debolezza formale.

l Per aver potere, sembra si debba apparire deboli ! Questa tentazione riguarda molte del le cosiddette scienze uma­

ne. Attraverso le proprie anal isi la psicologia, per esempio, tende talvolta a fornire spiegazioni totali che contraddicono le apparenze inizial i . "La psicologia non è solo la scienza dell ' individuo, ma dell ' uomo i n generale e quindi del "soggetto" in quanto universale" (J. Piaget "Qu' est-ce que la psycho logie?" Bulletin de Psychologie, 1 98018 1 , pp. 7-9) .

E a llora si vorrebbe che anche l a predicazione si adeguasse. Si vorrebbe che la predicazione fosse una parolina per ricoprire una particina nella realtà. Questo non è possibi le. O si annuncia, o non si predica. La predicazione è infatti una discipl ina "forte" . Una Parola che proviene da Colui che era al principio e sarà all a fine. Non v i sembra che troppo spesso la predicazione sia assimilabi le ad una pratica politeista? Pol i teista nel senso che l imita i l proprio ruolo ad una parte del la realtà (chiesa) e ad u na parte del l ' uomo?

P. Bolognesi . L a predicazione e l a c1m1 pasloro/e 79

Il predicatore deve nutrirsi del pensiero del l a debolezza, del l a precari età e dell ' umi l tà, m a nel medesimo tempo del la fortezza, della sol idità e del l ' autorevolezza del la predicazione perché si rifà a quella Parola che ha saputo proprio unire in sé tal i elementi .

Attraverso la predicazione del la Parola, Dio vuole cattol ic i zzare i l cuore dell ' uomo. Dio intende proprio l iberare l ' uomo dalle usuali ristrettezze in cui egl i vive. Vuole evi tare le comparti mentazioni del l ' esistenza. Grazie a Dio la v is ione dell ' uomo può essere vera­mente dilatata. La vita può essere strutturata nel suo complesso e l iberata dal le frequenti dissoc iazioni del l a persona umana. Il così diffuso stato confusionale di tanti frequentatori di chiese può essere diss ipato. Dio non viene allora più considerato Colui che deve rispondere a particolari esigenze del l ' uomo, ma come Col ui che è p ienamente suffic iente. S iccome la Parola v iene prima, essa tratta della realtà nel suo complesso . Viene tenuta presente la totali tà del reale.

Quante schizofrenie nella vita dei frequentatori di chiesa ! La­cerazioni che producono tension i . Le chiese sono spesso luoghi di sofferenza s istemica. Certe turbe, o certi disordini menta l i sono chiaramente connessi all ' esperienza rel igiosa e al le divis ioni in cui essa si dibatte.

Il più del le volte la predicazione s ' i spira a mot iv i di natura fondamentalmente dualistic i : Forma l Materia (greco, Aristotele); Grazia l Natura (scolastica, Tommaso); Libertà l Natura (umanes i ­mo, Kant). Ma a questi motivi se ne potrebbero forse aggi ungere molti al tri come la divi sione Fede l Razional i tà. Motiv i del genere non possono forn ire strutture adeguate. Predicazioni che si fondano su s imil i motivi possono solo legitt imare salti di t ipo kierkegaar­diano, o sforzi di tipo dialettico. Ma la base biblica è assai diversa e non consente s imil i strutture di pensiero.

Qui entra in gioco l ' obiettivo del predicatore stesso. Se egl i pensa di dover "edificare" , scegl ierà solo certe sezioni del l a Parola di Dio. Mirerà ad adeguarsi al le attese degl i uomini o manterrà al tri obiettiv i ? Il punto è che o si predica tutta la Parola, o non la si predica giustamente. E ' i nfatti sempre i l Salmi sta che dichiara "La

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80 Studi di teologia V I ( 1 994) 68-80

somma del la tua Parola è verità" (Sal 1 1 9 , 1 60). E' al lora chiaro che solo chi ha all� spalle u� ' adeguata struttura teol ogica, potrà far fronte a tale es1genza. Ch1 ha una vali da struttura sarà aiutato nel rag?i u�gere un tale obiettivo, perché non basta un aggiustamento penfenco.

Perché la persona sia aiutata e conosca una formazione1 sana

non ?ast.a né una predicazione con orientamento globale, né un� pr��1ca�wne regolare. S i conoscono persone che pur avendo tali pnv1 leg1 non �e sanno sempre trane molta uti l i tà. E' però chiaro c?e lad?ove v1 sono persone veramente i mpegnate, un s imi le tipo d� pr.edtcazione può fornire una strutturazione assai feconda per l a vita m tera.

Nel XV secolo ci s i rendeva conto del pietoso stato in cu i si trovavano la società e la chiesa. E a l lora ci furono coloro che P.roposero . una morale. Si pensava che ciò fosse necessario per nformare 11 mondo, ma non servì a nul la . Per ri formare la chiesa e l a società, fu necessario predicare l a Parola, tutta l a Parola. Anziché una " sc ienza umana" come la morale, si promosse una " sc ienza di D io " : la teologia. S i scrissero dei catechi srni p iuttosto che delle moral i e Dio riformò la sua chiesa.

Certamente sarebbe un ' i l lus ione pensare che tutti i problemi possano essere risolti con una sana predicazione. La predicazione non è una panacea per tutto, ma certamente molti di sordini potreb­bero trovare una migl iore struttura di riferimento. Non è forse qL�esto il sens? del la parole del Signore Gesù? "Se perseverate nella m1a parola, s tete veramente miei d iscepol i e conoscerete la verità e la veri tà vi farà l i beri" (Gv 8 ,3 1 -32) .

. �rima la parola, poi l a verità, quindi la l ibertà. Queste dimen­

stom sono strettamente uni te e unite nel l ' un ico modo legittimo. La l ibertà è i l punto d ' arrivo, non i l punto di partenza ! La l ibertà non fonda. E' solo conseguenza. Essa è possibi le solo nel l a verità. La verità rende l iberi se proviene dall a Parola del Dio rivelato . Solo la Parola di Dio, tutta l a Parola el i Dio, può affrancare dal l a sch1avitù del peccato e rendere finalmente l iberi per la Sua gloria.

Studi di teologia VJ ( 1 994) 8 1 -82

QUESTIONARIO PER PREDICATORI E ASCO L T A TORI

l. Provare a st i l lare un elenco delle preclicazioni deg l i ult imi anni e verificare quante di esse sono state centrate su temi e argomenti specific i e quante hanno commentato in modo continuat ivo dei l ibri bibl ic i .

2. E' accettabi le la proporzione esistente tra questi due t ip i d i preclicazioni o dovrebbe essere modificata? Come la s i potreb­be modificare? Perché?

3. Ci sono l ibri bibl ic i/generi letterari su cui è stato più frequen­temente predicato? C 'è un motivo specifico? Perché certi temi sono così ricorrenti ?

4. In media, quanto tempo viene dedicato al la preparazione eli ogn i studio e predicazione?

S. Come si possono descrivere gl i obietti v i che i predicatori hanno usualmente per la precl icazione?

6. Qual è i l materiale ( l ibri/r iv iste/incontri , ecc . ) che fi n qu i è stato particolarmente cl' aiuto per l ' aggiornamento e l a prepa­razione s tessa?

7. Cosa si s ta facendo per mig liorare in questo campo? Ci sono forme di "r ic iclaggio" , o corsi d 'aggiornamento? C 'è qualcosa · che aiuta i n maniera particolare (l ' atmosfera del culto, l ' ab i l ità nella comun icazione, la consapevolezza eli predicare la Parola e l i Dio, la preghiera del predicatore e dei credenti ) ?

8. Quante sono nel l a vostra comunità locale le persone che sanno predicare? Dove e come sono stati formati ?

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Questionario per predicatori e ascoltatori

Come si può qualificare la predicazione in generale nella vita attuale della mia chiesa: rito, dovere, sfogo, banalità, condivi­sione, autorità? Le attese del l ' uditorio quanto condizionano la preparazione e l ' esposizione? I l fatto che molti siano abituati alla comunicazione visiva (TV) costituisce un ostacolo alla comunicazione orale (predicazio­ne)? Si è mai stati esposti per un certo periodo di tempo ad u na buona predicazione? Cos ' ha provocato? Ci sono dei model l i cu i i spirarsi? Pensate che nel la vostra chiesa vi sia un ' adeguata capaci tà di valutare i l valore delle predicazioni o esiste un consistente numero di persone che non ne è in grado? Si potrebbero individuare dei motiv i? Esiste nella chiesa un interesse specifico per la predicazione con la preghiera e col sostegno per la formazione di predicatori per la chiesa? Sarebbe opportuno tentare di ve1ificare l ' impatto della predi-cazione nella vita della chiesa? Come? 1 Quanti sarebbero in grado di ricordare i temi degl i studi/pre­dicazioni del l ' u l timo mese e quanti saprebbero ricostruirne i punti salienti? Quante volte è capitato di condividere con un ' altra persona il contenuto di uno studio/predicazione? Con qual i risultati ? Perché non provare a discutere tra anziani o in gruppi nella propria chiesa una traccia come questa?

Studi di teologia V l ( 1 994) 83-85

TRACCE DI PREDICAZIONI

Qui di seguito sono fornite alcune tracce di studi che, pur nella loro dive�·sità e negli i nevitabi l i l imiti , possono dare spunti per predica­zwm .

Deuteronomio 1-6 Il patto

l . Il rinnovo del patto ( 1 , 1 -8 ) 2 . I l l ibro del patto ( l ,9-4,49) 3 . La legge del patto (S , 1 -33 ) 4 . L' invito del patto (6, 1 - 1 9) S . La confessione del patto (6,20-7 , 1 1 )

2 Cronache 29-32 La riforma dei tempi d'Ezechia

l . Una presa di coscienza del bisogno (29,6,8 ) 2 . Un nuovo interesse comunitario (3 1 ,4-S) 3. Un nuovo impegno per l ' evangelizzazione (30, 1 ,6) 4. Una riorganizzazione globale della vita (3 1 , 1 - 1 2) S . Un rinnovato senso del l ' identità (32)

2 Cronache 34-35 La riforma dei tempi d i Giosia

l . Un autentico interesse per l ' essenziale (34,3-8) 2 . Un grande rispetto per la legge di Dio (34, 1 7 - 1 9) 3 . Un rinnovamento integrale del patto con Dio (34,3 1 -33)

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84 Tracce di predicazioni

Es dr a La riforma dei tempi di Esdra

l . Un grande senso dell ' autorità del la Parola (7, 1 0; 9 ,4) 2 . Un autentico desiderio di san ti tà (9, 1 0- 1 5) 3 . Un ' ubbidienza globale al la legge ( 1 0,3)

Isaia 61,1-3 L'Evangelo

l . L' Evangelo è rivelazione " Lo Spi ri to del S ignore è sopra me . . . . . . per recare una buona novel la agl i

umil i " . 2. L'Evangelo è redenzione

"Lo Spirito del S ignore è sopra d i me . . . per fasciare queJl i che hanno i l c uor rotto" .

3 . L' Evangelo è guarigione " Lo Spir i to del S ignore è sopra me . . . per proclamare la l ibertà a que l l i che

sono in catt iv i tà" . \� 4. L' Evangelo è proclamazione · ' "Lo Spi rito del S ignore è sopra me . . . per proclamare l ' anno di grazia del l 'Eter­

no e i l g iorno di vendetta del nostro D io" .

( 5 . L' Evangelo è consolazione "Lo Spirito del S ignore è sopra me . . . per consolare tutti quel l i che fanno

cordoglio" .

Matteo 6,25-34 Dio vuole che smettiate di essere ansiosi

Come? l . Riconoscendo che l ' ansia è un peccato (vv. 25,3 1 ,34). 2 . Ricordando a se stessi la provvidenza di Dio (vv. 26-30) . 3 . Riorientando le vostre energie all ' estensione del Regno (v v. 33-34). l

Giovanni 6,35-40 La salvezza del Signore

Come?

Srudi di reologia VI ( 1 994) 83-85 85

l. L' incapaci tà totale del l ' uomo (36) 2. L' elezione sovrana d i Dio (37) 3 . La redenzione defin i ta del S ignore (37) 4. La grazia efficace (38) 5 . La perseveranza ne l tempo (39)

Efesini 5,25-30 "Mariti amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato

la chiesa" Come?

l . Dovete amarle sacrificandovi per loro ( ' 'ha dato se stesso", v.25 ) . 2. Dovete amarle in modo costrutti v o ( ' ' senza macchia, senza ruga" , v. 27) . 3 . Dovete amarle in modo costante ( ' 'come i loro propri corp i " v. 28) .

l Tessalonicesi 4,13-18 Dovete sapere cosa avverrà nel futuro

Che cosa? l. Cri sto ritornerà (vv. 1 4 , 1 6) . 2. Cristo ritornerà con coloro che sono morti (vv. 1 4, 1 6) . 3 . Cri sto ritornerà per coloro che sono rimasti (vv. 1 5 , 1 7).

l Pietro 5,8-9 Bisogna affrontare le tentazioni

Perché? l . Non devono sorprenderei ( 1 2) 2. Devono ral legrarci ( 1 3 ) 3 . Testimoniano la partecipazione alle sofferenze d i Cristo ( 1 3 ) 4. Attestano la presenza dello Spirito ( 1 4) 5 . Stimolano la lode ( 1 6) 6. Provano l ' appartenenza alla Chiesa ( 1 7)

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Studi di teologia VI ( 1 1 94) 86

CRONA CA

Le giornate teologiche

Questo numero di Studi di teologia riprende alcuni contributi del le "giornate teologiche 9 1 " incentrate su l tema del l a predicazione bibl ica . Purtroppo non s i è potuto pubbl icare tutto i l materiale presentato in tale occasione. Al le "giornate" sono stati infatti presentati altri contributi come " I l ruolo del la predicazione dopo la R iforma" (D. Mase l l i ) e comunicazioni su d iversi l ibri : S. Logan (ed), The Preacher and Preaching (M. Clemente; T. Memme); V. Vi nay, !l ministero della Parola nel pensiero della R(forma (T. Racca); S . R uthelford, The Trial and Triumph. of Faith (P. Finch); J.-P. Wil laime, Profession: pasteur (P. Caste\ l i na) ; G . G i rardet, Omiletica: fantasia e disciplina della predicazione (V. B ernardi ) . I mportante i nfine l a tavola rotonda conc lus iva (Mase l l i , Bolognesi , Jones) ed i l v i v o dibatt i to che l ' ha accompagnata.

Come un articolo a stampa r i levava col t i tolo "Processo a l la predicazione" , �� l ' i ncontro d i studio ha cercato d i mettere a fuoco l a disaffezione del mondo \ moderno al la pred icaz ione, ma non ha tentato d i offri re soluzioni fac i l i e

preconfezionate. Senz'altro è stato r i levato come " La storia i nsegna che non v ' è stata mai autentica crescita ed espansione del la chiesa senza predicazione. Essa mostra p iuttosto come tutti i movimenti d i 1isvegl io, d i riforma e d' espansione missionaria, s iano stati marcati da una v igorosa predicazione anche se talvolta assai i nformale" (J . l . Packer).

Fino ad ora le "g iornate teologiche" hanno toccato vari tem i . 1 989: " Gesù è i l S ignore" (ottica b ibl ica) 1 989: " Fondamental i sti ed evangel ic i " (ottica storica) 1 990: "L ineamenti per una psicologia bibl ica (ottica pratica) 1 99 1 : "La predicazione bibl ica" (ottica pratica) 1 992: " Fede e supersti zione" (ott ica teologica) 1 993 : " L' identità evangel ica prima della R i forma" (otti ca storica) 1 994 : " L' identità evangel ica dal la R iforma al mondo contemporaneo" Le " giornate teologiche" che da d iversi anni l ' Istituto d i Formazione Evange­

l ica e Docu mentazione organ izza a Padova generalmente nel mese d i settembre, sono ormai un appuntamento cul turale di r i l ievo e si sono confermate un forum di contributi vari , ma anche unitario per l ' evange l i smo i tal i ano.

Studi di teologia VI ( 1 994) 87- 1 0 1

Segnalazioni bibliografiche

Timothy R. Ashley, The Book ofNum­bers (NICOT), Grand Rapids, Eer­dmans 1 993, pp. 667 .

La bel la col lana pubblicata da Eer­dmans s ' arricchisce di un nuovo pre­z i oso vol u m e su un l i bro che ha registrato i n questi u l t imi anni un certo " successo" . Negl i u l t im i d ieci anni , so­lo nel la l ingua i nglese, sono apparsi deg l i ott i m i contribut i ( R. B . A l len 1 990; P.J. B udd 1 984; R.K. Harrison 1 990; J. Mi lgrom 1 990; A. Noordtzij ! 983) quasi a sotto l ienare una specie d i revival .

Qui basterà segnalare qualche cara t­teristica del l 'opera di Ashley. Per le questioni fi lologiche egl i rimane mol­to r ispettoso del le scelte del Gray (ICC), mentre per quel le su l la storia redazionaJe rimanda a B udd (WBC). Per i l resto costituisce un ott imo com­mentario sul l ibro rimanendo più at­tento al testo per come si presenta che a quel lo che talvolta q ualcu no suppo­ne.

L' interaz ione con Al le n e Harrison è quas i i nesistente malgrado la d istan­za di tempo che separa i commentari in questione da quel lo di Ash l ey, ma questo è dovuto a questioni di carattere editoriale .

I temi del l 'obbedienza e del la d i ­subbidienza, come l ' inv i to a l la santità costituiscono le ch iavi d i lettura del l ibro che, a giudizio del l ' A . , devono essere messe in ev idenza. Cosa che egl i fa con molta attenzione. Mentre ch i possiede già Wenham (TOTC) po­trà g iovarsi di questo com mentario, chi possiede già Harrison potrà, a no­stro avviso, soprassedere.

Gianni Emetti

Jean Burnier-Genton, Le reve subver­sifd 'un sage. Daniel 7 , Genève , La­bor et Fides 1 993, pp. 354.

Nelle intenzioni del l ' A . si tratta d i una " lettura esigente" di Daniele 7 e del tema del " Fig l io del l ' uomo" che si ritrova poi nel NT. Come s i sa, esso ha fatto colare molto i nch iostro e questa ricerca va ad aggiungersi ali ' i mponen­te bibl iografia esistente.

Non essendov i un indice del l ' opera ri sulta una po' strano accennare al la sua struttura ! In ogni caso essa contie­ne una pri ma parte in cu i sono forn it i d iversi approcc i al la q uestione mentre nel la seconda v iene stud iato il sogno vero e proprio. Ad esse fanno segu ito u n ' append i ce e degl i anness i . Per l ' ebraico, l ' aramaico ed il greco, che

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vengono frequentemente usati sono forni ti gli e lementi d i massima per co­g lierne il senso. L'opera non sembra comunque particolarmente s ignificati­va.

Gianni Emetti

Don al d Engl ish , The Message ofMark, Leicester, IVP 1 992, pp. 254.

B ruce M i lne, The Message of John, Leicester, IVP 1 993 , pp. 352.

Questi a ltri due volumi costitu isco­no un u l teriore val ido contributo ad una serie che si prefigge il compito l odevole ed arduo al lo stesso tempo, di forn i re al sempl ice l ettore bi b l ico un sussidio per l a comprensione del testo che sia erudito e di fac i le lettura. I sommenti sembrano sodd isfare appie­po l ' i ntento editoriale, corredati come �ono, anche di guide allo studio, poste \n appendice, che potranno risul tare un ru lteriore stimolo anche per uno studio d i gruppo.

R ispetto alle questioni di carattere i ntrodutt ivo ( la priorità di Marco e suo uso da parte d i M atteo e Luca, termine del l a versione orig inale al cap. 1 6,8 , l a paternità d i Giovanni M arco, l a data­z ione tra il 64 e prima del 70 d .C . , ecc . ) i l com mento d i English fa conoscere i l pen i ero del l ' A . senza dedicarvi molto spazio. S i può vedere, comunque, co­me egl i abbia fatte sue le. conclus ioni a l le qual i nel tempo sono approdati g l i studiosi p iù moderati .

I l testo d i Milne pur rien trando pie­namente nel le caratteri stiche di seria d ivu lgazione del la serie, h a i l vantag­gio d 'essere stato scritto da uno teolo­go s i s t e m a t i c o ( d i l u i a n d re bbe

Segnalazioni b ib l iografiche

senz' al tro letto Know th.e Truth, un testo di teologia s istematica che ha da tempo soppiantato a l l ' estero que l lo di T. C. Hammoncl). La struttura è dunque organizzata in maniera molto ut i le e p e r m e t te u n a r i fl e s s i o n e a m p i a su l ! ' evange lo . Sottoti tolo del com­mento è: " Ecco il vostro Re '"

Per quanto attiene al contenuto, ad ogni sezione commentata si fanno se­guire subi to imp l icazioni di natura teo­l og ica, storica e pratica. Ciò rende l a lettura piacevole e al contempo st imo­lante . Dunque due letture che s i racco­mandano senza riserve .

Matteo Clem&nte Vittorio Subi l i a, Il regno di Dio, Tori­

no, Claucliana 1 993, pp. 240.

Questo l i bro v iene pubbl icato po­stumo per offrire ad un pubb l ico p iù vasto l ' u l timo corso d i teologia del NT del professar Subi l ia ne l l 'anno acca­demico 1 975-76 al la Facoltà valdese d i teologia a Roma. Esso è stato curato con mo.lta competenza dal pastore Gi­no C o n t e , a u torev o l e d i sc e p o l o del l ' Autore.

Il tag l io del l ibro è di teologia stori­ca e qu indi tratta del le i nterpretazioni del Regno di Dio attraverso i seco l i . Chi pensa di trovare qui uno studio dogmatico su questo importante tema bibl ico r imarrà deluso. Vi troverà in­vece molte inform azioni indi spensabi­li per una equ i l ibrata comprensione del l ' argomento.

In quindici cap i to l i non troppo l un­ghi , ma in genere ben documentati an­che grazie a l i ' importante l avoro del Curatore, vengono presentate le l inee

Studi di teologia VI ( 1 994) 87- 1 0 1

di pensiero che h::mno infervorito non pochi pensatori i n c irca duemi la ann i d i cristianesi mo. Per apprezzarne l a ricchezza ecco alcuni tito l i : in terpreta­z ione messianica r iferita la tempo stes­s o d e l N T ; l ' i n t e r p r e t a z i o n e apocal ittica; l a vis ione d i G ioacch i no da Fiore; i l contrasto tra Umanesimo ­Riforma - Anabattismo; i l Seicento p ie t i s ta e pur i tano; le pros petti ve del l ' U lumi nismo settecentesco; e via d i segu ito fino ai nostri g iorni . Nel l ' u l ­t imo capitolo i l Subi l ia tratta del l a "struttura del messaggio escatologico dei Si notti c i " .

L' indagine storica svolta in questo testo è d ' indubbio valore, ma si posso­no evidenziare alcun i l im it i .

Prima di tutto l ' i ncompletezza sto­rica . Non si tratta del l ' i nterpretazione del regno ad opera di John Wesley, del Metod i smo, deg l i Avvent is t i , e d i esponenti deJ la Ch iesa d e i Frate l l i e dei Pentecostal i . Né è trattata l ' i nter­pretazione del Regno da parte di teo­logi come Barth, B runner, Ti l l ich .

In secondo luogo si deve evidenzia­re l ' incompletezza dei dati biblici. L'A . riconosce che il l ibro non tiene conto di tutti i dati neotestamentari e nemmeno di tutti que l l i del l ' AT. L' uti­l i zzazione di tutti avrebbe senz'a ltro contribuito acl una comprensione più completa.

In terzo l uogo i l im iti metodologici . li Subi l ia si è lasciato guidare dal me­todo storico-critico (p. 1 83) . Ta le me­todologia non riconosce l ' autorità eli tutta la Scrittura (pp. l l , l 5) e la consi­dera come test imonianza del ] a fede del la chiesa prim i tiva (p. 26) e non quale essa è: Parola di Dio . La Scrittu-

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ra non è intesa come opera storica (p. 1 87), ma testimon ianza della fede e

con c iò s i g iustifica la necessità d 'ab­bandonare la ricerca del Gesù storico per soffermarsi su que l che potrebbe forse essere il messaggio di Gesù (p. 26) .

Ma se l ' uomo e la ch iesa non sono in grado di ascoltare la Paro la di Dio, . che cosa è quel che si pred ica e si crede? S i tratterebbe a l lora solo di una parola umana? Tale scelta non eviden­zia forse il pericolo di rimanere ancora ancorati ad una concezione puramente etica e moraleggiante del Regno (cap. l O)? Se nel corso dei secol i non ci sono stati i nterventi storici di Dio (creazio­ne, esodo . . . , incarnazione, morte e re­s u rrez i o n e el i Cr i s to , ecc ) , come credere i n un futuro intervento storico d i Dio per instaurare i l suo regno di gloria? Una fede in tale senso risch ie­rebbe di essere identi ficabi le con l ' im­maginazione ed i l sogno. Ma la fede evangel ica ha un carattere pienamente storico. Come Dio è intervenuto ne l la storia umana ne l corso de l tempo, così continuerà a farlo perché i l corso dei secol i è la Sua storia nel la Sua creazio­ne tra il Suo popolo.

Nonostante tutto è un li bro che vale la pena leggere, perché il presente ha sempre radici nel passato. La ricerca de l Sub i l i a aiuterà a capire i l back­ground che ciascuno ha nel proprio approcc io a questo tema.

Ci si augura che in tal modo s i possa essere stimolati acl un u l teriore appro­fondi mento con sce lte conseguente­mente più fedel i al la Scrittura ed al S ignore.

Tonino Racca

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Gerald B ray, The Doctrine of Cod, Leicester, IVP 1 993, pp. 28 J .

Robert Letham, The Work of Christ, Leicester, IYP 1 993, pp. 284.

Si tratta d ' una nuova col lana che potrebbe essere resa in i ta l iano come " Lineamenti di teologia cristiana" . La serie presenta, non solo il pensiero evangel ico trad i zionale su l le varie dottrine in maniera fresca, ma presta anche attenzione al le questioni pii:1 re­centi . Gl i studiosi evangelici che col­l aborano a questa serie hanno cercato d 'ev itare per guanto possibi le lo st i le accademico c lassico per favorire lo studente medio in teologi a. Il tag l io è , come qualcuno direbbe, conservatore, �na questo non significa che non siano

wese in considerazione le altre posi­�ion i . � Il testo sulla Dottrina d i Dio può

r,appresentare u n ' introduzione a tutta la collana v i sto che Gerald B ray è i l direttore del la stessa. Esso tocca i se­guenti tem i : la nostra conoscenza d i D io, l a natura d i D i o , un Dio nel la Trini tà, l a persona e la natura d i Dio, i l primato delle persone i n D io, costrui re oggi una teol og ia evangel ica.

L'A . si mostra total mente a suo agio con le discussion i p iù recenti e s i muo­ve con molta padronanza nel contesto epistemologico e filosofico.

I l testo su L'opera di Cristo di Le­tham è strutturato in quattro sezioni principali : fondamenta, Cri sto come profeta, Cristo come sacerdote, Cristo come re. Per fin i re poi con un ' appen­dice su I l ' estensione del ! ' espiazione di Cristo. Come p rofeta, per parlare ed

Segnalazioni bibl iografiche

insegnare la Parola di Dio; come sa­cerdote, per offrire se stesso in sacrifi­cio v icario a Dio; come re, per regnare su l la chiesa e i l mondo in guanto S i ­gnore risorto. La struttura tradizionale del trip l i ce uffic io di Cristo è così rein­terpretata con estrema orig inal i tà.

Un testo senz'a ltro molto ricco di spunti anche su temi connessi come quel lo d e l i ' alleanza e sempre estrema­mente legato al testo bibl ico oltre che a l la storia del la teologia.

Ognuno dei testi contiene una bibl i­ografia ragionata destinata a ch i vogl i a approfondire l ' argomento. Completa­no i volumi i vari i ndici deg l i autori e dei soggetti . Auguriamo dunque a que­sta nuova col lana un meritato succes­so.

Pietro Bolognesi

Erroll H ulse, Crisis Experiences, Ca­rey Publications Ltd 1 984

Questo volume è di tagl io pastorale e personale e dovrebbe portare il t i tolo de " I l B attes imo del lo Spirito San do" . Preoccupato per le ripetute d iv isioni i ntrodotte dal mov imento carismatico nelle chiese in Inghi lterra, i l pastore Hulse, d irettore della rivista Reforma­tion Today scrisse Crisis Experiences per proporre un approccio alternativo. I l l ibro porta questo titolo perché l' au­tore non è d'accordo col modo in cui i l movimento cari smatico ha associato i nscindibi lmente certe esperienze al la frase " i l battesimo del lo Spirito San­to" . Hulse non è contrario a particolari esperienze d i benedizione, ma vorreb­be che fossero interpretate secondo ca-

Studi di teologia VI ( 1 994) 87- 1 O l

noni bibl ic i . Egl i dimostra ampiamen­te come certe esperienze cod ificate co­m e ' s e g n i ' d a l m o v i m e n t o pentecostale non s iano i dentificabi l i con i l termi ne bibi l ico "battesimo del­lo Spir i to Santo" e perciò non possano essere considerate normati ve. Ci sono delle esperienze nel la vita del credente che sono il frutto del! 'opera del lo Spi­rito ma dovrebbero essere descritte di­versamente.

La sovrana opera dello Sp i rito qual­che volta s i manifesta nel la conversio­n e , m e n t re a l t r e v o l t e le S u e benedi z i o n i possono cons i stere in nuovi pass i compiut i dal credente nel­la propria fede, o d i un vero ritorno al Signore, o a delle scoperte m agn ifiche del la grandezza e del l a S ignoria di D io, o perchè no, d i potenziamento nel min isterio, ecc.

Ciò che non può essere fatto, è di legare queste esperienze del la vita cri­stiana alla dottrina del battesi mo dello Spir ito Santo in quanto in fondo è un termine associato spec ialmente con la nuova nascita e l ' i nnesto del credente nella chiesa.

Mentre l ' opera d i Hulse è superata dal più recente e p i ù rigoroso lavoro di J .1 . Packer, Keep in Step with the Spiri t sul lo stesso tema, comunica una pro­spettiva bel la e salutare.

Le esperienze nelle quali il credente è accompagnato da Dio, rimangono cloni ricevuti ali ' i nterno de l la cornice del la sovranità eli D io e non devono mai essere considerati come segni nor­mati v i e indicativi delle benedizioni el i Dio.

Pau/ Finch

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Davicl Pawson, La normale nasci/a del cristiano, Perugia, Patmos 1 993, pp. 366.

Benchè i l volume el i Pawson porti il t i tolo relat ivo al l ' argomento del la con­versione, buona parte di esso v iene dedicata al battes i mo dello Spir i to Santo come esperienza successiva e normativa per la nuova nascita. Men­tre l ' A . pone quattro colonne portanti per la convers ione, ' porte eli entrata' , come egli le chiama - la fede, il ravve­dimento, il battesimo e la ricezione dello Spir ito Santo, molta più attenzio­ne v iene rivolta al la questione del bat­tesimo in acqua e con lo Spirito.

Lo scopo applaudib i le e prec iso eli Pawson è di conferire rigore a l l 'evan­gelizzazione odierna. Davanti a pre­sentaz i o n i d i fede su perfi c i a l i e adacquate ed acl invit i el i penti mento vaghi e riduttivi , egl i esige che ci s ia magg ior serietà nel la presentazione cieli ' Evangelo. Con la B ibbia a pomlta eli mano si propone el i dimostrare come la vera evangel izzazione vada rea l iz­zata solo quando il suo schema è se­g u i t o . A d i fferen z a el i a l t r i c h e accentuano 'una porta' o un' aspetto de l l 'opera eli Dio nel la conversione, Pawson i ntende offrire una v i sione corretta e sana: " . . . i l iberal i mettono l ' accento sul pentimento, g l i evangel i ­c i mettono l ' accento sul la fede, i sacra­menta l i s t i mettono l ' accento s u l battesimo, ed i pentecostal i mettono l ' accento sul lo Spir i to. Ma accentuare eccessivamente uno di questi elementi fa sottovalutare o addir ittura frainten­dere gl i altri . " Eppure, con l ' attenzione

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" li li i l. r '

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rivolta soprattutto al battes imo e a l la ricezione del lo S pirito Santo, egl i stes­so fin i sce per fare ciò.

E' proprio una sorpresa e forse qual­cosa d i i nnovat ivo leggere questo noto pastore battista proporre il battesimo come parte i ntegrante del l a conversio­ne. Benchè egl i dichiari di non col lo­carsi i n un 'ottica sacramentale, scrive: "I l Nuovo Testamento, però, non solo c i presenta i l battesi mo come un mez­zo, ma ci dice anche che cosa produce, c ioè cosa accade nel momento del bat­tes imo stesso. In tal modo viene messa bene in evidenza l ' attiv i tà d iv ina p iut­tosto c he l ' atto umano. Per cu i , veder­vi solo un ' atto di obbedienza' o ' una testi monianza' s ign ifi ca trascurare i l

-.suo scopo essenzi ale. Infatti i l battesi-\�no è un ' mezzo del la grazia' , u n mez-

. !Zo del la graz i a sal v i fica. " (p. 63) . tapi sco come l ' A . vogl i a priv i legiare iln ruolo p iù di namico del battesimo çenza cadere nella trappola del sacra­mental ismo, ma non m i pare che c i riesca.

Comunque, l ' accento maggiore del l i bro cade sul battesimo del lo Sp i ri to Santo come esperienza successiva a l battesimo con acqua, ma i ntimamente associata ad esso e necessaria al com­pletamento del l a conversione. La sua i m postazione è ben ev idenziata quan­do scrive: "Subito dopo che il candida­to è stato ' im merso' ed è ' emerso' , g l i s i dovrebbero i mporre l e mani, pre­gando i ntensamente affinchè riceva lo Spir ito Santo, se non l ' ha ancor rice­vuto . . . ". Inoltre, e in l i nea con questa i mpostazione dottrinale, c ' è l ' attesa della verifica di segn i esteriori concre-

Segnalazioni bibl iografiche

t i : " Lo Spir i to veniva dato dal S ignore e ricevuto dal peni tente, un credente battezzato in acqua, e ne seguivano ben determinati segni esteriori che confermavano la val id i tà del l ' espe­rienza . . . " (p . 3 1 6) . Nel l ' u l tima parte del l ibro indica cosa deve fare il lettore nel caso che un segno vi sibi le non compaia (pp. 3 19ss .) .

E ' soprattutto in quest ' ult ima sezio­ne del l ibro che è i nt i tolata: "Come aiutare i d iscepol i a pentirs i , credere, essere battezzati e ricevere lo Spir ito" , che emerge l ' i mpostazione teologica d i fondo. M entre nel l a ptima parte mantiene una sana enfasi su l l ' opera d i Dio nel la conversione, i n questa sezio­ne evidenz ia quanto, in fondo, deda nel l ' i mportanza del l a parte umana. L'esempio p iù ch iaro che addurrei i n questa breve segnalazione, è quella del l ' espressione del dono del le l ingue. Nell a prima parte del testo scrive: "E' un l i nguaggio spontaneo. La spinta a parlare proviene dal di dentro del la per ona ripiena d i Sp i ri to . Non v iene proposto nessun i nno, non si rec ita nessun credo, non c'è nessuna l i turgia. E' la fonte viva che dal di dentro co­m i nc ia a gorgogl i are. " (p. 86). M a nel l ' ult ima parte scri ve: " Alcuni evan­gel isti o pastori hanno i ncoraggiato i neofiti a ' balbettare' per fare un primo passo. Non sembra che questo possa recare alcun danno, anzi in alcuni casi ha ai utato varie persone a superare l ' ab itud ine psicologica d i pensare at­tentamente prima di dire qualcosa . . . " (p . 324 ). E' d i ffic i le riconci l i are la pie­nezza d e l i ' opera di Dio ipotizzata nel­la prima sezione, con l 'apporto u mano

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necessariamente adottato nel la secon­da.

In generale, questo t ipo di difficoltà avviene quando l 'esegesi non è orien­tata e guidata da una base teologica ragionata g lobalmente. Pawson si d i ­m o s t ra c o m p e t e n t e ne l c a m p o del l ' esegesi ed i nteragisce con osser­vazioni che potrebbero costituire delle crit iche, ma complessi vamente ciò che propone non è sottoposto ad un esame teologico più globale. Il grosso sforzo di Packer nel suo volume sul l ' opera del lo Spiri to Santo, Keep in Step with the Spirit, (Sdt n. 1 6) che purtroppo è totalmente ignorato da Pawson , è stato di col locare l ' esegesi bibl ica in una cornice teologica. l i dato di fondo di Packer è che l ' opera del lo Sp iri to nel NT ha un unico obbietti vo: la glorifi­cazione d i Cristo. Quando Pawson, in­vece, stab i l i sce d i voler lavorare in modo esclusivamente esegetico par­tendo dal l ibro deg l i Att i , non può ri le­vare come i segn i della Pentecoste s iano indicati vi della glori ficazione che Dio con feriva a Cristo : per forza essi diventano elementi necessari a l la descrizione d i una certa esperienza. Scrive: "La fede, dunque, espressa dal penti mento e dal battesi mo in acqua, è l a condiz ione necessaria per essere g iustificati, ed il dono del lo Sp iri to ne è la conferma necessaria . " (p. 333) .

Se i l m in isterio del lo Sp i ri to Santo è quello anticipato da Cristo: "Egl i m i g lorificherà perché prenderà del mio e ve l ' annunzierà" (Gv 1 6, 1 4) , ci si do­vrebbe a s p e t t a re d e i v e r i seg n i del l ' azione dello Sp irito i n cose che sono "Cri sto-centrate" . E' c iò che ac-

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cade nella v i ta d i Giovanni Batt is ta che, ripieno del lo Spiri to Santo dal la nascita (Le l , l 5) , anunciava Cristo d i ­cendo cose vere (Gv l 0,42). Eppure nello stesso versetto si legge che egl i " non fece alcun miracolo" (Gv l 0,42). Per lui Cristo era l 'epicentro: la sua v ita fu data perché Cristo "crescesse" (Gv 3,28), ma non ci furono grandi ed abbondanti r i l ievi su quanto abbia spe­ri mentato personalmente dei segn i v i ­s ib i l i .

Purtroppo questo testo d i Pawson fin isce per porre tu tta l ' attenzione s u l l ' esperienza de l credente. Gesù Cristo, i l vero Signore e Salvatore, f i­n i sce per essere col locato più ai mar­g ini . Dal l ' i ntroduzione al testo si può pensare ad un volume signi ficativo per la sua formulazione teologica riguardo a l i ' opera eli Dio nel la conversione. A l ­la conclus ione del la lettura del l ibro però, si constata che è un testo eli buon esegesi , ma senza la guida in u na strut­tura teologica matura.

Pau/ Finch

Nigel M . de S . Cameron (edited by), Universalism and th.e Docrrine of" He/l, Grand Rapids, Baker l Carl i ­sle, Paternoster 1 992, pp . 3 1 7 .

[] volume curato da Nigel de S . Ca­meran contiene i contributi presentati alla quarta conferenza sul la Dogmati­ca cristiana a cura de l la Rutherford House nel settembre del 1 99 1 . Al con­trario dei volumi precedent i , p i uttosto sne l l i e agi l i , quest' ult imo appare pon­deroso ed estremamente ricco di spun­t i .

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A premessa del volume va però det­to che , nonostante tutti i saggi siano pregevoli e d i notevole l i vel lo teologi­co (dando un'ott ima rassegna di quel l i c he sono alcuni dei p iù valenti studiosi evange l ic i nel mondo anglosassone), talvol ta appaiono di lettura d ifficolto­sa per i l non specia l ista e non sempre chiari n el i ' esposiz ione del pensiero.

Pur se non div iso in sezioni i l volu­me ha un suo percorso ideale che parte dalla teologia patristica per an· ivare a l i ' esposiz ione dogmatica attuale. In­fatti , dopo i l saggio introdutti v o d i Tre­v or H art che parla spec ificatamente d i due forme di un iversal ismo criticando apertamente le conclusioni del teologo John H ick (ogg i da considerarsi i l

-. mass imo teorico della sal vezza d i tutta � I ' u mani tà) due saggi sono dedicati al

· 't periodo patristico. al centro del saggio � di Fred Norris v i sono le figure eli

Origene e Massi mo che, secondo le i nterpretazioni tradiz ional i , sono visti come i pr im i teor ic i della dottrina del l ' apocatastasi. Secondo N orr i s , Origene non deve essere considerato un vero e proprio universal ista ed un giudizio sul la sua teologia del l ' ald i là deve essere fatta leggendo bene tutto c iò che ci resta e non solo quella che è l ' in terpretazione di Massimo da cui poi , a suo parere, derivano l e nostre i dee sul pensatore alessandrino.

Dopo saggi dedicat i al real i s ignifi ­cato del descensus ad inferos d i Daniel du Toi t e sul l ' un iversal ismo nel XIX e XX secolo di David Powys, interes­sante ci è parso il contributo di John CoJwel l sul l ' i dea ba1thi ana di elezione e d i grazia che ha fatto propendere l a

Segnalazioni b i b l iografiche

maggior parte degli i nterpreti per una sua adesione a idee universal istiche. Secondo ColweJJ, leggendo bene la Dogmatica d i B arth s i scopre, i nvece, che il teologo svizzero più volte neghi d i essere un iversal i sta. Anche questa i nterpretazione ci è parsa un contribu­to originale e degno di essere letto.

Con i l saggio di John Wenham s i entra a ! l ' i nterno del la questione (di­ventata tale anche in campo evangel i ­st ico) del l ' immortal ità condizionale, ovvero del la poss ib i l ità del totale an­n ienta mento dei reprobi . Werlham, prestigioso esegeta evangel ico, affer­ma la sua convinzione tramite una at­tenta lettura del testo bibl ico, per la possibi l ità che i condannati siano an­nientat i . D i contro, i l contributo di Kendai i H armon è a favore del l a vis io­ne c lassica per cu i lo " stagno di fuoco" presupporrebbe una pena eterna.

G l i u l t im i tre art icoli sono quel l i scritti, probabi lmente, dai personaggi più prestigi osi presenti tra i relatori . S i tratta d i un contributo d i T.F. Ton·ance ( i l famoso dogmatico di Edi nburgo) sul la dottrina del l ' espiazione in rela­zione al problema de! J ' un iversal i smo, d i un articolo del fi losofo Pau] H el m che d i scute l ' idea d i quanti s iano effet­t ivamente g l i elett i partendo dai testi di Warfield e S hedd e di Henri Blocher che, r iprendendo alcune delle sue con­clusioni sul problema del male, vede a l l ' i nterno di tale i nterpretazione, im­possibi le accettare l ' idea d i una i m­mortal ità condizionata.

Il volume, qu ind i , appare molto denso ed è da ri tenere d i approfondi­mento per tutti coloro che hanno avuto

Swdi di 1eologia V I ( 1 994) 87- 1 0 1

l ' occasione d i leggere i l numero 6 del­la nuova serie d i Studi di Teologia dedicato a problematiche analoghe.

Valeria Bernardi

Evangel ista Vilanova, Storia della teo­logia cristiana, l : dalle orig in i al XV secolo, Roma, Boria l 99 l , pp. 776.

A . Di Bernardino - B. Studer (a cura di), Storia della teologia, I Epoca patri stica, Casale Monferrato (Al), Piemme 1 993, pp. 660.

Ch i vuole orientarsi sul cammino percorso dall a teologia nel corso del tempo ha ora a disposizione altri due manuali d i tutto rispetto. Ne segnalia­mo qu i i pr imi due vol umi , ma le due opere prevedono un seguito per cui si spera di dare not iz ia al momento op­pOJtuno.

Prima di tutto l ' opera curata da Vi­Lanova. Una prima parte, che a nostro g iudizio poteva anche essere omessa senza che l 'opera perdesse nul la del suo valore, è dedicata alla teologia bi­blica. Una seconda tratta del la teologia patristica; la terza e la quarta, forse le più original i , de l la teologia b izantina e del l a teolog ia monastica occi dentale; la q u inta de l la teo logia scolastica. Al l ' interno di queste grandi sezioni s i trovano altre suddivis ioni uti l i .

Anche u n a rapida lettura permette di cogliere come la storia del la teolo­gia sia parte integrante del la stessa teo­logia (M.-D. Chenu) e che sarebbe dJ tutto utopistico immaginarsi una cre­scita de l i ' inte l l igenza del l a fede esente da scosse e traumi talvolta assai dram­matic i . Quello che emerge è un pano-

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rama accompagnato da alt i e bassi che solo la fede nel la sovrani tà di Dio per­mette di considerare come guidato verso qualcosa di sempre più sign i fi ­cativo.

L'opera è stata tradotta e adattata a part i re d a un or ig ina le spagnolo . L'adattamento al mondo i ta l i ano è sta- • to in genere ben fatto anche se qui e là, com'è i nevitabile in s imi l i imprese, sono sfuggiti alcuni ri ferimenti al le edizioni ital iane. Nella maggior parte dei casi i vari temi sono accompagnati da bibl iografie orientative che posso­no serv i re a chi vogl ia approfondire le varie tematiche. Uti le anche l ' indice finale. Malgrado le modeste pretese dell 'A . , si ha a che fare con un 'opera per molti aspetti assai ragguardevole.

Veniamo a l l ' opera curata da Di Ber­nardino e Studer per conto de l l ' I sti tuto patristico August in ianum. Anche qu i l ' opera s i presenta d i largo respiro e offre una presentaz ione del la pri ma teologia patristica e d i quella posterio­re. L' interesse prevalente concerne i l pensiero, ovvero l a teologia vera e pro­pria dei Padri .

Questa non è però del ineata perso­naggio per personagg io, ma cercando di cogl ierne i l movimento più ampio. In questo senso si può dire che l ' opera è molto di piì:1 che una storia del dogma o storia di Padri, essa è una vera e propria storia del la teologia. Cerca c ioè di descrivere il percorso del pen­siero teologico nelle sue li nee essen­z ia l i i n tegrando per quanto possibi le il contributo de i vari Padri al l ' in terno eli un i t i nerario p i i:I ampio.

Ciò che sorprende comunque è i l · fatto che nel la presentazione si precis i

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l ' i ntenzione d i essere "una storia d i tutta l a teologia cristiana-cattol ica" . Se s i vuole mantenere la stessa impalca­tura anche per i volumi success iv i vie­ne da chiedersi se c iò potrà essere veramente rea l izzato a presc indere dal contributo evangel ico. Sarà possib i le ignorare i teologi evange l ic i e i nglo­barl i in un unico disegno cristiano-cat­tol ico?

C i si augura che queste " ponderose in iziative editoria l i " servano veramen­te al la maggior comprensione del per­corso fatto dal popolo di Dio nel tempo e permettere di comprendere e v i vere p iù fedelmente il messaggio evangel i ­co.

Pietro Bolognesi

Pier Franco B eatrice (a cura di) , L 'in-1. tolleranza cristiana nei confronti

· \ dei pagani, Bologna, EDB 1 990, pp. ' 2 1 0.

Se c 'è un termi ne che fa sussultare i l mondo a t tua le , q ues to è p rob­abi lmente i l termine i n tolleranza. In effetti, dopo periodi p iù o meno lunghi d i reciproche condanne e r i fiuti , gl i uomin i sembrano accettare con ma�­giore serenità la d iversità altru i . Ciò che deve essere dunque bandito dal vocabolario del l a persona per bene di questa fine di secolo, sembra proprio la parola " i ntol leranza" .

Il l ibro curato da B eatrice prende in esame l ' atteggi amento cri stiano nei confronti dei pagan i tra i l JV ed i l VI secolo (da Costanti no a Giustini ano). In qualche modo si tratta d i guardare i l cristianesimo dal lato opposto, non più le persecuzioni subite, bensì quel le in-

Segnalazioni b ib l iografiche

flitte agl i avversari una vol ta che i l ctistianesimo divenne rel igione d i sta­to. Tale atteggi mento risulta ch iara­mente marcato dal i ' in tol leranza. La pretesa di essere l ' un ica autentica rei i­g ione, induceva i cristiani a non andare troppo per il sottile con chi la pensava d iversamente. Numerosi i comporta­menti ch i aramente persecutori che contrastano enormemente con l ' �dea di cristianesimo che s i aveva fino a quel momento. Una possib i le "spiega­zione" a tale comportamento cons iste nel ! ' attJi bui re tal i atteggiamenti a in­diz i preesistent i , ma se ne potrebbero trovare numerose altre.

I vari saggi raccolti da Beatrice, anal i zzano la legi slazione antipagana, i v iolenti atteggiamenti dei monaci , la polit ica di C iro l lo d ' Alessandria, l ' in­tolleranza degli apologisti crist iani , la d istruzione del paganesimo e la co­struzione del regno di Dio secondo R ufino e Agostino, la conversione vi­sta dai padri del l a ch iesa, l ' i ntolleran­za cristiana vista dai pagan i , la poi it ica rel igiosa di G i ustin iano. Questi titol i danno un ' idea del la notevole mole d i materiale che s i può trovare nel l ' opera e permettono di capire come fo se d if­fuso il sentimento di un contrasto d i natura spirituale e n o n solo cultu rale tra cristianesimo e paganesimo. Ciò comportava l a necessità di un cambia­mento radicale che ve n i va sollec itata con tutti i mezzi a d i sposizione.

Cettamente l ' opera avviata da Co­stantino e compi utasi poi sotto Teodo­s io, pone non pochi prob lemi a l la riflessione cristiana. Sarebbe però in­genuo provare solo un sentimento d i rifi uto davanti a certe forme d ' i ntolle-

1

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ranza. Accanto a d esso sarebbe oppor­tuno i nterrogarsi sul le motivazioni che potevano esservi , perché se è impen­sabi le accettare lo stato (qualunque es­so s ia ) come p artner ne l ! ' evange­l izzazione del mondo, è anche vero c he non si può passare sotto s i lenzio i l fatto che i crist ian i avevano al lora as­sai più consapevolezza del la propria spec ific i tà che non molti che oggi si fregiano dello stesso nome . Per que­sto, anche se certi modi usati appaiono chiaramente condannabi l i, rimane i l fatto che solo una fede che crede vera­mente può veramente estendersi .

Emmanuele Beriti

M are Lienhard, Martin Luther. Un temps, une vie, un message, Genè­ve, Labor et Fides 1 99 1 , pp. 4 77 .

I l t i tolo Mart in Lutero potrebbe fa­vori re l ' idea che si s ia di fronte acl un testo che si esaurisce i n una biografia del riformatore e, guardando al nume­ro di pagine, pensare che dopo tale lettura si saprà tutto del personaggio. L'opera el i Lienhard va invece oltre. Lo scopo è que l lo d i presentare anche il rapporto di Lutero con il mondo, con la stor ia e con le problematiche del suo tempo.

Espr imiamo un apprezzamento ge­nerale di quest'opera che ha il pregio d i rendere vivo e v ic ino l ' uomo Lute­ro. Essa è estremamente ticca ed i nte­ressante anche per la vast ità del la sua documentazione storica e teologica e c iò g iustifica anche perché l ' opera sia ormai g iunta a l la terza edizione.

Un interrogativo rimane sul l ' u lt ima parte del lavoro che affronta alcuni

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dibattiti contemporanei facendo riferi­mento al pensiero del lo stesso Lutero. Viene da ch iedersi se il riformatore sarebbe stato veramente d ' accordo su un tale uso del suo pensiero o se non avrebbe ravvisato delle forzature. Il l ibro r imane comunque un'opera d i valore che merita d' essere letta.

Beniamino Lamorle

Massi mo Fi rpo, Rifòrma protestante

ed eresie nel/ 'Italia del Cinquecen­

to, Bari, Laterza 1 993, pp. 206. ·

Anche i n Ital i a i l Cinquecento è sta­to un secolo di i nq uietudin i re l igiose. La Riforma protestante si è fatta senti­re e, a parere di Fi rpo, nonostante i l suo apparente insuccesso, ha influenzato la v ita del territorio per tutto i l secolo, lasciando delle testi monianze impor­tanti e pecu l iari .

Fa p iacere vedere come al lo stud io d i tale periodo s iano interessati anche studiosi non credenti o, almeno appa­rentemente la ic i , al l ' i nterno di una congi untura che, l i m itatamente all ' ac­cademia ital iana, ha v isto una ri nasc ita d i questo tipo d i studi (si pensi che i l volume antologico di E. Campi è stato adottato come testo in diversi atenei ) .

I l volume di Firpo parte dai l uogh i, primo fra tutti Venezia . Parlare di Ve­nezia significa parlare di grandi c i ttà e del loro ruolo ne l la d iffus ione della R i forma. Senza Ve nezia, a parere • dell 'A . , i riformati ital iani non avreb­bero mai nutrito nessuna speranza di successo. Nonostante una certa tol le­ranza i niziale però, i l Governo della S e re n i s s i m a d o v e t t e c a p i t o l a re anch' esso a l l ' appl icazione nel suo ter-

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ritorio, del udendo tutti coloro che pen­savano che i Veneti sarebbero stati i pri m i protestanti d ' I ta l i a . Ol tre a l l e tradizional i Lucca, F i renze, S iena, Na­pol i e Roma u n capi tolo è dedicato a Modena che da alcuni ven i va ident ifi­cata ad una p icco l a Praga.

I person aggi e l a loro l i bera c i rcola­z ione hanno ri vestito u n ' i m p01tanza fo n d a m e n t a l e n e l l a d i ffu s i o n e d e l "contagio de d iverse heresie" . Och i no, Verger io , Verm i g l i che d i verra n no protagonist i del movi mento ri formato anche a l l 'estero d iedero un contr ibuto fondamentale a l l a c i rcol azione del l e i dee attraverso le loro prediche e d ive­nendo dei veri e propri colportori del la stampa eret ica. Li bri come i l Beneficio di Christo o il Sommario della Sacra Scrittura furono lett i anc he dai cosid­detti " popolan i " (soprattutto dagli art i ­g ia n i ) e c o n tr i b u i rono i n m a n i era

: deci s i va al l a diffusione del le i dee. A c­! canto ai martiri e ai l ibri sono col locate

figure r imaste ne i l ' ortodossi a come Regi nald Pale che per poco non fu eletto papa e c he, forse, se lo fosse d i venuto sarebbe stato capace di ricon­c i l i are catto l i c i e riformati (ma le i po­tesi , si sa, non appartengono al campo del l ' i ndag i ne storica e, i nol tre, b i so­gna agg i ungere che Pole non rinnegò mai l a gerarch ia cattol ica).

I n teressante è i l capitolo dedicato a l i ' impatto che ebbe sul l ' i mmaginario del le persone un epi sodio come i l Sac­co d i Roma. I personaggi che avevano i dee riformate e anc he quel l i forte­mente legati a l la Curia (si pensi , per tutti , a Gu icciard i n i ) pensavano che nel 1 527 i l Papato e Roma sarebbero

Segnalazioni b ib l iogdafiche

effettivamente caduti come la Bestia e B abi lon i a d i apoc a l i t t ica memori a . Appare ut i le ta le trattazione per capi re come un tale avven i mento avesse col­p i to i contemporanei che lo ritenevano (a torto) un "avve n i mento epocale" che avrebbe potuto cambi are le sorti rel ig iose del l ' I ta l ia.

l capi tol i conc lus iv i del vol u me so­no dedicati a d e l i neare l ' origina l i tà del movi mento ri formato i tal i ano. Si parte dal la figura di Valdés e dei valdes ian i . U n a del le q uest ion i p i ù d iscusse oggi dal la storiografia è i l presunto ca l v i n i ­s m o de l l ' uman ista casti g l i ano. Fi rpo r i t iene che la spi ritual i tà del Valdés, i nvece, fosse del tutto orig i nale e p i ù c h e altro da rico1 1egare a l l a spi ritual i tà e r a s m i a n a c h e s i e ra s v i l u p p a t a a l i ' Ateneo d i Salamanca a d i nizio del sedicesimo secol o (una tale i potesi è sosten uta anche da l l o studioso valclese Teodoro Fa n l o y Cortes, anche se q uest ' u l t imo vede una d iretta i n fluen­za el i Erasmo sulla formazione valcle­s i a n a ed u n a s u a l e t t u r a d i re t t a del l ' opera l u terana).

A ltro fenomeno anal izzato è quel lo del n i codem i s m o e degl i esponenti del la gerarch i a che erano consicjerati eret ic i . Si tratta di un fenomeno pec u­l iare del l ' eres ia i ta l iana e che, se per a lcuni stucl i osi come Capo netto, sta a l l ' or ig ine del fal l i mento del movi­mento ri formato, per Firpo fa parte delle pecu l i ar i tà di q uesto movimento che ha una sua forte componente uma­n ist ica.

L' u l ti mo capitolo parla eli u n 'a l tra particolarità del la R i forma i ta l iana: i l successo che i n Ital ia ebbero g l i ana-

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battisti e g l i ant i tri n i tnri , gruppi re ietti anche dai r iformatori c lass i c i . Anche la cl i tlusione del le idee anabattiste (so­prattutto neg l i strati del la media bor­ghes i a ) e i n part icol are de l le idee u n itariane o ant i tri n i tarie (con la nega­z ione del la d i v i n i tà el i Cristo) per Fi rpo è simbolo del l a origi na l i tà de l movi­mento ri formato i tal iano che non è da sottov alu tare. Purtroppo t a l i movi­ment i , proprio perché al marg i ne del la R iforma, sono stati scarsamente stu­diat i anche per mancanza del le font i .

I l volume, scorrevole ne l l a lettu ra, è conc luso da una b ib l iografia ragionata molto ut i le e che c i ta tutti i pii:J i m por­tanti studi che sono stati scritti sul l ' ar­gomento non tra lasciando g l i u l t i m i .

Valeria Bernardi

Davicl F. We l ls, No P!ace for Tnah or Whatever Happened to Evangelica/ Theology ?, G ra n d R a p i d s , E e r­dmans 1 993 , pp. 3 1 8 .

Nel mondo evange l ico anglofono s i pubbl ica u n notevol iss imo n u mero el i l i bri ogn i anno e n o n è per n iente fac i l e tenere i l passo. C ' è però u n a cosa c h e consola ch i cerca d ' essere attento a q uel mondo: d i verse pubbl icaz i on i hanno un valore assai re lat i vo per c u i n o n è necessario dedicarvi molta at­tenzione. Il l i bro eli Wel l s si col loca i nvece su un t utt ' al tro p iano. Esso non s ' accontenta d ' i ntrattenere, ma tenta el i provocare . La provocaz ione non è comunque l ' i ntento principale del l i ­bro, essa nasce d a un ' attenta anal i s i de l la s i tuazione statu n i tense.

L' A. osserva con molta prec isione che l a teologi a, que l l a sana, non cost i -

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tu isce più l ' ossatura de l l a v i ta del le ch iese. ln mezzo a l le tante c u l t ure es i ­stent i ed a l le pressioni de l plural ismo, anche i pastori s i sono ormai adattal i ad un ruolo part icol are. Esso non con­si ste più nel predicare la Scri t tura, ma nel l 'essere deg l i a m m i n istratori e de i consulenti effi c ien t i . I n questo modo anche gran parte di coloro che esercita il m i n i stero pastora le fi n i sce per i nco­raggiare a ricercare gli obiett iv i da per­segui re non più nel la Parola di Dio, ma a l l ' interno delle persone stesse. La fe­de viene psicolog i zzata, anziché r i for­mata.

Quel lo che emerge è un cr is t ianesi­mo incapace d ' oggetti v i t i! e ormai i n ­cammi nato verso l ' i ntratteni mcnto p i ù c h e l ' ann unc io. l n molt i casi esso s i è tramutato in una re l igione del " sé " , i ncapace com ' è eli predicare u na vera veri tà ! La q uestione eli fondo non sem­bra pii:J essere "cos'è vero?" , ma " fun­z i o n a ? " . L' e v a n ge l i s m o p o p o l are :e m bra respingere l a riflessione su Dio (teologia) per sost i tu i rl a con l ' esalta­zione del l ' io. A molt i l i vel l i si deve così reg istrare una sorta d ' analfabe t i ­s m o teologico.

Alcun i potran no ri levare come es i ­stano anche lodevoli eccezi o n i . M o lte facoltà d i teolog ia evange l iche conti­n uano acl ampl iars i , d i verse case edi­trici evangel iche pubblicano materi ale el i grande spessore teologico. Questo fenomeno procede però d i pari passo con una cresc ita numerica che rimane teol ogicamente assai l acunosa.

l i l i bro d i We l l s è un messagg io profetico nel senso più b i b l i co cie l ter­m ine. Come a ltri teologi , che hanno posto l ' accento su al tre lacune, eg l i

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richiama l a chiesa a ritornare ad un' au­tent ica teologia, una teologia che non s i a a l l a mercé del l ' uomo, ma che serva veramente per la gloria di I)io. Esso potrà anche d isturbare la piccola bor­ghes ia evangel ica, ma potrà anche sol­lec i tare alcuni ad accogliere la sfida lanciata dal la modern ità al la fede cri­stiana e a prestare maggiore attenzione a certi fenomeni attua l i .

Pietro Bolognesi

A l ister McGrath, Bridge-building. Ef­fective Christian Apologetics, Lei­cester, Inter-Varsity Press, 1 992, pp. 286.

Negl i u l t imi anni anche il mondo

_teologico evangel ico sempre p iù ha ;prodotto raramente dei manuali d i 'àpologetica, ovvero di d ifesa del l a fe­\de, anche perché, oltre l ' i nfluenza cul-' 1turale, appare opera sempre più ardua ifarlo al l ' interno di un mondo estrema­mente p lural i sta e variegato. I l tentati­vo di A. McGrath, uno deg l i scrittori evange l i c i odierni p i ù bri l l an t i , va q u indi lodato per i l semplice fatto d i essersi c imentato i n tale i mpresa.

Come costruire una d ifesa del l a fe­de a l l a fine del XX secolo? Questa l a domanda a c u i tenta d i rispondere i l volume. Dopo una breve i ntroduzione che spiega perché ha ancora senso fare del l ' apologetica, i l volume viene aper­to da una sezione int i tolata "Creare aperture per la fede" .

I l primo capitolo anal izza le fonda­menta teo log iche del l ' apo loget i ca che, dopo una breve rassegna storica parte, a parere del l ' A . dali ' i dea fonda­mentale di Calvino che la natura uma-

SegnaJazioni b i bliografiche

na, seppur corrotta e perduta, ha sem­pre un punto di contatto e di i ncontro con i l Cristianesi mo. Su questo campo (e, d i conseguenza, criticando il pre­supposizionalismo di V an Ti!) a parere di McGrath, lavora l ' apologetica che deve essere teologicamente informata (ovvero deve avere del le solide basi dogmatiche) e s i deve indirizzare, vol­ta per vol ta, ad ascoltatori speci fic i .

Nel secondo capitolo del l a sezione vengono identificati alcuni punti d i contatto per l a fede c h e secondo l ' A. sono: un senso di i nsoddisfazione ge­nerale che pervade le attività umane, l a razional i tà del l ' uomo, l ' ordinamen­to del mondo, i l sentimento morale, l ' ansia esistenziale, la paura del ! a mor­te e del l a fi nitudine. Per McGrath, questi devono essere i punti da cu i partire al l ' i nterno del le predicazioni a scopo evangel istico che, sempre basa­te su l la Scrittura, devono cercare di far riferimento a tali punti di contatto.

La prima sezione è poi conclusa da un capitolo che cerca di descrivere i l rapporto che v i è tra fede ed apologe­tica. McGrath r ibadisce qui che la fede non viene generata dal ! ' apologetica c he può essere solo un punto d i parten­za per abbattere alcune barriere, ma che, da sola, non può convincere l ' uo­mo a credere.

La seconda sezione, i nvece, è dedi­cata al superamento de l le barriere u mane a l l a fede . Nel pri mo capitolo s i esaminano quel l i che per l ' A. sono le maggiori barriere che le persone han­no nei confronti del la fede. Esistono barriere i ntel lettua l i , problemi eti ci nei confronti del l a storia del cristianesi­mo, problemi d i catt iva interpretazio-

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ne e d i morale personale dei credenti . Tra g l i ostacol i p iù d iffi c i l i da superare ci sono que l l i i ntel lettual i che, a l la fin fine, sono quel l i con cu i l e persone s i giust ificano sempre. McGrath nel se­condo capitolo affronta alcune d i que­ste tematiche tra cui spiccano la sua trattazione del problema del l a soffe­renza che si r ifa i ntegralmente a l la vi­s i o ne di C . S . Lew i s , q u e l l o d e l p luralismo rel i gi oso e que l la dei dubbi su l la resurrezione e div in i tà d i Cristo. L'u l ti mo capitolo dell a sezione è dedi­cato ad una disamina dei principal i avversari del Cristianesimo oggi . tra d i essi, o l tre l e vis ioni anticristiane tradi­zional i qual i I l luminismo, Marxismo e material ismo scientifico sono contem­p lat i come nuov i mov imenti il po­stmodernismo, i l fem m i n ismo e i l movimento New Age.

Il volume è chiuso da una sezione d i consi g l i prat i c i su come app l i c are l 'apologetica. Per McGrath l ' arma p iù potente rimane i l d ial ogo in terperso­nale, per cu i egl i dà del le regole prati­che, anche se non sono da d imenticare né la predicazione di tipo evangel ist i­co, né l ' uso del l a metafora letteraria.

La lettura di questo saggio, scritto i n u n o st i le chiaro e p iano e auspicabi le per tutti coloro che ne hanno l a possi­b i l ità, perché, benché su alcuni giudizi (t ipo quello su Van Ti!) non s i può essere del tutto d' accordo ed alcune i nfluenze (quale quel la d i C .S . Lewis) c i paiono eccessive, rimane un val ido tentativo d i costruire una difesa della fede cristiana in maniera pratica nel mondo contemporaneo.

Valeria Bemardi

1 0 1

Patrick Johnstone, Operation World, Carli sle, OM Publ ishing 1 993, pp. 662.

Una pubbl icità rel ativa a quest' ope­ra avverte che delle 330.000 copie stampate a settembre, 70.000 erano già state vendute. Queste c ifre da capogiro i ndicano chiaramente l ' attesa e l ' i nte­resse per questo volume che costitui ­sce u n a versione aggiornata d i ed izioni precedent i .

E ' un volume ricco di dettagli ed i nformazioni su l le cond iz ioni del le chiese e del l 'opera di Dio i n tanti paesi del mondo. Nella parte introdutti va l ' A. al lude a i l ' indispensabi le apporto elettronico ed alla preziosa col labora­zione del! ' equipe e i nforma di essere stato i n contatto con p iù d i 220 paesi neg l i u l t imi tre ann i . Questo i ncredibi­le l avoro d i 1icerca e documentazione · è stato svolto con meticolosa attenzio­ne ed i l r isultato non è solo un l ibro d i p r o p or z i o n i e n c i c l o pe d i c he , m a un 'opera accurata e fedele. l dati sul le presenze relig iose (e anche su alcun i aspetti soc ia l i e pol it ic i) nei vari paesi sono di chiara lettura ed i nterpretazio­ne. Lo scopo primario è quello d i pro­p orre u n o s t rumento per l ' i n ter­cessione che copra in un anno tutti i paes i . C i sono però molte al tre i nfor­mazioni ut i l i a ch iunque s ' i nteressi dell 'opera miss ionaria in generale.

E' senz 'altro un 'opera destinata ad essere superata dal l ' inarrestab ile cor­so deg l i avvenimenti mondial i , ma a l ! ' ora attuale appare estremamente preciso e prezioso.

Pau! Finch

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i' i l l; i·

Lista dei l ibri ricevuti

S. Amsler, Le secret de nos origines . Etrange actual i té de Genèse 1 - 1 1 , Pol iez­le-Grand, du Mou l i n 1 993, pp. 1 02 .

R .S . Anderson, La fede, la morte e i l morire, Torino, Claudiana 1 993, pp. 205 . T. R. Ashley, The Book of Numbers (NICOT), Grand Rapids, Eerdmans 1 993, pp.

667. P.F. Beatrice, L 'intolleranza cristiana nei confìmui dei pagani, Bologna, EDB

1 990, pp. 2 1 O. W. Bruggemann, Il primo libro dei Re. Guida alla lettura, Torino, C1audiana

1 993, pp. 1 52. J . Burn ier-Genton, Le reve d'un sage. Danie l 7, Genève, Labor et Fides 1 993,

pp. 354. I . Cacciavi l lan i , Lajimzione sociale, Padova, Ceda m 1 993, pp. 1 1 9 .

-F. El l ingworth, The Epistle to the Hebre ws (NIGTC), Carl i s le, Paternoster l \� Grand Rapids, Eerdmans 1 993, pp. xcv i i i-764.

· iN. Fehr, Il viaggio della colomba rosa, I sola del Gran Sasso, DLC 1 993, pp. 48 . ·F'. Ferrario (a cura d i ) , Il sigillo della verità. Fede e prassi nel S i nodo di Berna

( ( 1 5 27), Tori no, Claudiana 1 993, pp. l 56. O.J. Gi bson, Basi per una vita cristiana, Isola del Gran Sasso, DLC 1 993, pp.

1 04. B . G i l l ièron, Cette église qui vient de na'itre, Poliez-le-Grand, du Mouli n 1 993,

pp. 1 08 . ; H . C. Kee, Che cosa possiamo sapere di Gesù ?, Torino, Claudiana J 993 , pp. l ss . Wm.G. Morrice, The Durham New Testament Greek Course, Carl isle, Paterno­

ster 1 993, pp. 1 27 . A . Ol iv ieri , Riforma e d eresia a Vicenza n e l Cinquecento, Roma, Herder, 1 992,

pp. 358 . D. Pawson , La normale nascita del cristiano, Perugia, Patmos 1 993, pp . 366. R.L. Pratt, He Cave us Stories. The B ible Student's Guide to lnterpreting OT

Narrat ives, Ph i l J i psburg, Presb. and Ref. 1 993, pp. 493. R. L. Pratt, Designed for Dignity, Phi l l ipsburg, Presb. an d Ref. 1 993, pp. 206. R . S mith, Come ne parlo agli altri, Isola del Gran Sasso, DLC 1 993, pp. 1 44. V. Su bi l ia, Il Regno di Dio. Interpretazioni nel corso dei secol i , a cura di G. Conte,

Torino, Claudiana 1 993 , pp. 240. B .J . van der Walt (ed . ) , Window on Busnnes Ethics, Potchefstroom, I nstitute for

Reformational Studies 1 993, pp. 22 1 .

Serie complete

Sono ancora d ispon ib i l i alcune collezioni complete de l la nuova serie eli Studi di

teologia. S i tratta de i numeri 1 - 1 O che possono essere di rettamente richiesti al l ' ammi nistrazione della r ivista.

l. L'evangelizzazione riconsiderata J. Terino, Il popolo deli 'AT presenzo e testimonianza; P. Bolognes i , Marteo

28, 1 6-20 e il suo contenuto; J . l . Packer, Cos 'è l 'evangelizzazione ? Evangeliz.zo­zione e teologia; A . Schluchter, Una controversia sull 'evangelizzazione: \Vhite­

field- Wesley; Documentazione: Il patto di Losanna, l 974 ; G. Freri , Segna/azioni di libri relativi all ' e vangelizzazione.

2. La confessione di fede battista del 1689 D. Walker, La c01�j'essione di fede battista del 1689, le sue origin i e la sua

teologia; Documentazione: La confessione difede battista del 1689; D. Walker, Note al testo della confessione.

3. Elementi di missiologia R.D. Recker, Le basi bibliche della missione cristiana; J. Blanclenier, La

nascita e lo sviluppo delle missioni evangeliche; D. Herm, Le dimensioni

comunitarie del servizio m.issionario; P. Finch, La relazione tra chiesa e missio­

ne, contorni del problema; G. Corrad in i , Riflessioni a m.argine di Franc(�f'orte e

Wheaton ; Documentazione: Dichiarazione di Francoforte 1 970; Dichiamz.ione

di Wheaton 1 983 ; Il Man if'esto di Manila 1 989; Rassegne: P. Finch, Lo missione

in alcune opere recenti.

4. Fondamentalisti ed evangelici J. Oldfield, !/fondamentalismo in un 'ottica evangelica; G. Platone, l/fenome­

no dei te/evangelisti; G. Picci Ji l lo , Fondamentalismo e nwss-media in fwlia; P. Finch, Aspetti psicologici de/fondamentalismo; L. Sartor i , Esiste un .fondwnen­

talismo cotto/ ico.?, J. Terino, Reazioni liberali alfondamentalisll lo; P. Bolognesi . 11 fondamento della fede evangelica; Documentazi one: Tesine su .fonda/1/enta/i­

sJ;'lO e neofondam.entolismo; Rassegne: G. Corrad i n i , P!lbblicozioni in lin,r;ua

.fi'oncese per sol id e fondamenta .

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5. Fondamenta per l ' etica J. Mumi.y, L'etica biblica, questioni introduttive; J. Douma, L'uso della

Scrittura nell 'etica; C. Wright, Le decisioni etiche nell 'AT; P. Bolognesi , L'ùn­possibilefunzione dell'etica; Documentazione: Dichiarazione di Chicago 1986; Il manifesto del Regno 1988; Rassegne: Informazioni bibliografiche sull 'etica.

6. La salvezza ieri e oggi P. B olognesi, La via della salvezza nel! 'AT Tra dispensazionalismo e teologia

dell'alleanza; B . Corsani, La dottrina della salvezza nel NT; P. Castellina, La salvezza di Israele: Romani 9- 11 ; R. B auckham, Uno sguardo storico sull'uni­versalismo; J.l. Packer, Gli evangelici e la via della salvezza. L'universalismo e la giustificazione per fede ; Documentazione: La salvezza del popolo ebraico. Colloquio di Willowbank 1989; Studi critici : D. Walker, La salvezza in chiave antifondamentalista .

7. Etica e medicina G. Ferrari, Aspetti medici della bioetica ; P. Finch, Aspetti teologici della

bioetica; N.M. de S . Cameron, Prospettive sull 'eutanasia; C. Everett Koop, Decisioni al termine della vita; Recension i : A. Schiano, E gli interrogativi da

: porre ? ; A. Forghieri , E i punti di partenza ? �� ·'

· i 8. Ecumenismo e pluralismo

: M. Clemente, La vera luce che illumina ogni uomo; P. Bolognesi, Unicità e i. pluralismo; A. Ramirez, Prospettive unitarie del/ 'evangelismo radicale italiano;

J. Frame, L 'unità dell 'evangelismo in pratica; H.R. Jones, La sfida ecumenica; P. Castellina, New Age e coscienza moderna; Documentazione: Tesine su plura­lismo e unicità della fede in Cristo ; Selezione di riviste teologiche evangeliche; Studi critici: G. Barelli, /l pluralismo religioso e la questione della verità ; P. Angeleri, Speranza contro speranza: la Riforma in Italia.

9. Bibbia e scuola C. Grottol i , Le qualifiche del/ 'insegnante; P. Bolognesi, Un 'ambizione impro­

pria; L. Goldoni, L 'insegnamento della Bibbia nelle scuole statali europee; G. Long, Religione a scuola: una lunga battaglia giuridica; C. Van Ti!, La visione riformatà dell 'educazione. Segnalazioni bibliografiche.

10. La sfida delle religioni C. Wright, L'unicità di Cristo nel contesto della pluralità delle religioni; H .

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Page 56: La predicazione biblica...6 H. R. Jones, La predicazione biblica La conclusione che traggo da tutto ciò è che la predicazione è presente in ogni pagina della Bibbia. E' la chiave

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Finito di stampare nel mese di dicembre 1 993 presso la CLEUP - Padova, Via G . Prati 1 9 - tel. 049/65026 1

Studi di teologia è pubbl icato dal l ' I sti tuto eli formazione evange l ic a e cloc u� mentazione (IFED) con sede in Padova. Lo scopo clel l ' lfecl è eli promuovere e svolgere att i v i tà che contr i bu i scano a formare e acl orie ntare una coscienza spec i fi catamente evange l ica in tutte le sfere d e l l 'es istenza umana. l n obbed ienza a l mandato d i v i no , esso crede che ogni indag i n e debba essere orientata da l ti more el i Dio in accordo con l ' autori tà sovrana del la Sua Parola e a l l a sol a g l oria eli Dio

O l tre a l l a pubbl icazione d e l l a r i v i sta, l ' I st itu to gesti sce u n a bibl io tec a teo l o­gica, offre l a consu l e nza el i suoi me mbri qua l i ficati e org a n i zza con fere nze e

giornate di studio.

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