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LA POLITICA PER VOCAZIONE, LA SINISTRA COME ORIZZONTE. PAROLA DI MASSIMO D’ALEMA Dicembre 2016

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LA POLITICA PER VOCAZIONE, LA SINISTRA COME ORIZZONTE.PAROLA DI MASSIMO D’ALEMA

Dicembre 2016

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MASSIMO D’ALEMA, CHI È

Per alcuni il più “Comunista” e, proprio per questo, un pericolo da combattere o, semplicemente, un ostacolo al cambiamento da rimuovere. Per altri, un dirigente e un uomo di Governo non abbastanza di Sinistra o, semplicemente, uno di quei “leader con cui non vinceremo mai”. Mal sopportato da tanti compagni di partito, giornalisti e intellettuali, amato forse più di quanto non si pensi dalla base del PCI-PDS-DS, rispettato e stimato anche da chi non lo ammetterebbe mai in pubblico, Massimo D’Alema ha la statura politica e intellettuale per assurgere a simbolo di un modo antico di concepire la politica, nel pensiero e nella prassi.

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UN MODERNO AIACE TELAMONIO?

con Aiace Telamonio, l’eroe che nell’Iliade salva le navi achee dall’incendio, fosse da leggere in controluce l’ultima missione che si è assegnato.Per usare le sue parole, il 4 Dicembre il solitario, pugnace epigono della Sinistra italiana «ha battuto un colpo che lascerà il segno».

L’ era dei social media non ha intaccato le sue convinzioni: con l’orgogliosa consapevolezza dell’inattualità del suo pensiero, D’Alema parla di selezione delle classi dirigenti, della funzione insostituibile dei partiti, dell’identità della Sinistra come forza dell’eguaglianza e della giustizia sociale. Si direbbe che il confronto, a volte impietoso, tra i princìpi che propugna e la realtà che osserva, lo incoraggino a perseverare, quasi che nel paragone

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LA MALATTIA DEL PD

Constatato di che pasta fosse fatto ormai il gruppo dirigente, si capisce meglio perché l’anima profonda del partito, la sua vera base (non quella finta, mediatica), sia sempre stata, per anni, prevalentemente dalemiana. Perché Massimo D’Alema è stato l’unico ad ereditare non solo i limiti ma anche le virtù (forza, serietà, realismo, indisponibilità a piegarsi ai diktat di piazza o di giornali e intellettuali fiancheggiatori) che caratterizzarono molti del gruppo dirigente del Partito comunista. Quelli, a differenza di questi, «davano la linea», non se la facevano dare.

Angelo Panebianco, La Repubblica è sospesa nel vuoto, “Corriere della Sera”, 20 Aprile 2013

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RENZI: CONOSCERLO, INTERPRETARLO, COMBATTERLO… E RISPONDERGLI A TONO

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DI CROSTATA E ALTRE STORIE

(parlando di Berlusconi) Non è stato messo (da Renzi) nel paginone dei cattivi: l’ho trovato significativo da parte del Presidente del Consiglio, perché vuol dire che lo considera un cattivo non irrecuperabile.“Otto e Mezzo”, 22 Novembre 2016

Lilly Gruber. A proposito di battute, Renzi ha detto oggi: «Vi ricordate il patto della crostata tra D’Alema e Berlusconi? è sparito il patto e si sono mangiati pure la crostata». Lei come interpreta questa battuta?Massimo D’Alema. È una delle ragioni per cui è bene che io non faccia dibattiti con Renzi. Siccome Renzi è stato definito da Severgnini appassionato e competente, se la sua passione e le sue competenze si esprimono in queste frasi qui, è meglio che dibatta da solo.“Otto e Mezzo”, 22 Novembre 2016

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IL COMPAGNO PYATAKOV

È proprio vero che nel momento in cui stiamo dimenticando molti dei valori della Sinistra, le cose peggiori le stiamo coltivando [...] torneremo al compagno Pyatakov, che rimane alla storia per avere pronunciato la seguente frase:

Quando il Partito dice che il bianco è nero, bisogna convincersi che è nero.

Adesso abbiamo Lotti al posto di Pyatakov.Festa dell’Unità. Firenze, 12 settembre 2015

(Renzi) indubbiamente ha delle grandi qualità: dal punto di vista della sua forza politica lo definirei un grande tattico. Quello che gli manca è la coerenza dei princìpi e una visione strategica. La tattica e la comunicazione sono molto importanti nella vita politica ma non sono sufficienti.Vicenza, 29 Agosto 2016

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REALTÀ E REALISMO POLITICO

Una componente minoritaria, ancorché temporaneamente, in un partito a forte conduzione personale, gestito con un certo carico di arroganza, può avere un peso soltanto se si muove con coerenza e con assoluta In-Tran-Si-Gen-Za. Io non credo che il Segretario del Partito abbia unito il PD nell’elezione del Capo dello Stato per un afflato unitario, che sia ripetibile sulla base di appelli. Ha scelto quella strada quando ha capito che su un’altra strada probabilmente avrebbe perso. Per cui non si annunciano ultimatum: si danno dei colpi quando è necessario, cercando di fare in modo che lascino il segno.

Marzo 2015

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Devo confessare che sono un sincero ammiratore dell’oratoria del segretario del nostro partito che giustamente, secondo una visione moderna, si rivolge più che a noi che siamo qui, ad un vasto pubblico che è fuori di qui. Tuttavia, il fascino dell’oratoria qualche volta, all’ascoltatore attento, non riesce a far sì che ci sia una qualche attinenza tra una parte, almeno, delle affermazioni che vengono fatte e la realtà. Voi mi scuserete questa osservazione che può sembrare molto poco poetica, tuttavia penso che il dibattito politico, soprattutto quando si tratta del dibattito di chi ha la responsabilità di governare il Paese, debba mantenere un forte aggancio alla realtà.

Direzione PD - 29 Settembre 2014

FATTI O PAROLE?

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Ho sempre molto apprezzato il linguaggio immaginoso e spesso affascinante di Gianni (Cuperlo); io ho sempre avuto una tendenza alla prosa, diciamo. E penso che una minoranza, innanzi tutto, oltre ad aspirare a diventare un pensiero debba aspirare a diventare una maggioranza. Un pensiero banale, me ne rendo conto. Il pensiero lo vedo più come uno strumento che come un fine. [...] (Diventare maggioranza) è un fine dal quale non ci si deve fare assillare, ha i suoi tempi che sono i tempi della politica, ma considero l’essere minoranza accidente e non sostanza, come avrebbero detto i filosofi medievali, e comunque una condizione nella quale io non mi trovo particolarmente a mio agio, diciamo.Maggio 2014

MAGGIORANZA, DICIAMO!

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LA POLITICA COME PROFESSIONE SPIEGATA DA UNO CON LA VOCAZIONE PER LA POLITICA

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Io penso che la politica deve essere un’attività il più possibile svolta da tutti i cittadini. Allo scopo di consentire a tutti i cittadini che lo vogliono di fare politica, un ristretto numero di persone lo deve fare di mestiere, allo scopo di crearne le condizioni. Il Partito (Comunista) era un partito di massa, aveva 1 milione 600 mila iscritti; era una grande organizzazione di cittadini, non di professionisti, ma per mantenere un’organizzazione di questo genere occorreva che ci fosse un ristretto numero di persone che lo facevano per professione.[…] Non si diceva Politico di professione, si diceva Rivoluzionario di professione, nella nostra scuola. Politico è una parola generica, nessuno di noi avrebbe accettato di farsi chiamare così: noi eravamo Comunisti e quindi Rivoluzionari di professione.

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POLITICO O RIVOLUZIONARIO?

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Oltretutto la parola Professione è una cattiva traduzione da una parola tedesca, Beruf, che vuol dire Vocazione e non soltanto professione – la politica è una Vocazione, qualcosa quasi come la vocazione religiosa, alla quale si sacrificava tutto. Nella dimensione della politica come Vocazione, l’interesse privato era totalmente cancellato, tutto era darsi ad una causa comune – in questo c’era anche qualcosa di profondamente distorsivo: la causa comune non era l’Italia, era il Partito innanzi tutto. Poi il partito si preoccupava dell’Italia, ma tu ti legavi ad un partito, la causa che diventava il tutto, invadeva la tua vita.

2012

POLITICA COME VOCAZIONE

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Oramai in Italia vale l’idea che il miglior leader politico è quello che non si è mai occupato di politica. Questo è un concetto innovativo, diciamo.

[...] Io ricordo una bella pagina di Benedetto Croce, che dice che sarebbe come se uno entrando in sala operatoria, dovendo essere operato d’urgenza, si trovasse di fronte uno con un coltello che gli dicesse: «Stia tranquillo, non sono un chirurgo».

Festa dell’Unità, 2007 – Intervista a Bianca Berlinguer

IL CHIRURGO DI CROCE

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La politica, contando sempre di meno, ha subìto un processo di crescita ipertrofica: è diventata tanta e ha perso di qualità. Bisognerebbe avere un ceto politico molto più ristretto [...] e così cercare di restituire prestigio ed autorevolezza alla politica. Però io non credo che il problema sia il mestiere della politica. Fino a quando abbiamo avuto dei partiti che producevano una classe dirigente di politici professionali, attraverso una selezione che era anche fatta di sacrifici e di studio, noi abbiamo avuto una politica migliore. La politica è peggiorata quando vi è entrata in massa la cosiddetta società civile.

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POCHI MA BUONI

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I politici professionali non esistono più, il Parlamento si compone in gran parte di imprenditori, professionisti, avvocati, medici, eccetera. La politica professionale dei grandi partiti che hanno ricostruito la democrazia era molto più efficace, c’era una classe dirigente di più alta qualità. […] La crisi dei partiti ha fatto venire meno una classe dirigente che veniva selezionata con severità [...] io penso, come è noto immodestamente, che nel panorama della politica italiana quelli che reggono sono quelli (che sono pochi) che vengono da una scuola di questo tipo.“Crozza Italia”, 2007

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IL PARTITO: CHE COS’ERA E PERCHÉ NON SE NE PUÒ FARE A MENO

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AMARCORD

Quando ero ragazzo, convivevo con una ragazza molto giovane. Quando diventai Consigliere comunale e capogruppo del PCI al Comune di Pisa – avevo 21 anni –, il Segretario della Federazione mi chiamò e mi disse che dovevo sposarmi. Mi disse: «Il Partito pensa che ti devi sposare, perché siccome sei un uomo pubblico e convivi con una ragazza, questo fatto può suscitare critiche, soprattutto in una piccola città come è Pisa». Ed io mi sposai: perché non si discuteva se il Partito decideva una cosa. Io vedo anche quanto ci fosse di sbagliato in questo, o comunque di non più proponibile oggi, ma allora era così.2012

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TIMORE REVERENZIALE

la Russia sovietica, la lotta partigiana – si alza e si avvicina con passo grave. Viene davanti a me, piglia questi foglietti e li strappa tutti. E mi fa: «Ricordati: solo le spie prendono appunti!».Quello fu il primo contatto umano dopo alcuni mesi che stavo lì!Festa dell’Unità - Firenze, 2007

Quando io entrai nella direzione del PCI (avevo 26 anni) c’erano Amendola, Ingrao, Terracini, Colombi [...] erano un pezzo di storia. Io non ebbi il coraggio di prendere la parola per sei mesi: eppure, sono uno ciarliero ed anche piuttosto sicuro di sé [...] Ricordo che prendevo appunti durante le riunioni, visto che non parlavo. [...] E vedevo che nessuno prendeva appunti. Ad un certo punto Colombi, che era Presidente della Commissione centrale di controllo – uno che aveva fatto l’antifascismo,

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CLASSE DIRIGENTE

La selezione della classe dirigente (nel PCI) non era democratica?Sì, certo, non era democratica. Però era meritocratica, ferocemente meritocratica. La battaglia politica era un modo per formare la classe dirigente e metterla alla prova. Quando ho smesso di fare il segretario della FGCI, mestiere nel quale sono stato seguito e non di rado rimbrottato (ma sempre con rispetto, ma non perché ero io, ma perché ci si occupava dei giovani) [...] mi dissero:

Ci hanno chiesto che tu vada in Piemonte, ma lì tu peggioreresti i tuoi difetti perché c’è già una deriva di Sinistra, e quindi noi ti manderemo in Puglia ad imparare.

E tu partivi, prendevi la valigia e andavi e imparavi. segue

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Loro però (il gruppo dirigente) ti seguivano, leggevano quello che dicevi, ascoltavano i tuoi discorsi, ti lasciavano parlare anche quando dicevi cose che ritenevano sbagliate (e ti rispondevano). C’era una dialettica tra le generazioni, non c’era la logica del “levati tu che mi ci metto io”, c’era un confronto che aveva una forza educativa.

Presentazione del volume “La famiglia Amendola: una scelta di vita per l‘Italia” - Roma, 5 giugno 2012

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Questa storia dei Dalemiani mi ha sempre dato fastidio, dà l’idea di una corrente. Io non ho mai voluto fare il capo-corrente, non ho mai fatto le riunioni! Io vengo in Puglia per fare riunioni di partito, non ho mai fatto le riunioni dei Dalemiani: non saprei nemmeno chi invitare e chi non invitare! Semmai parto dall’idea che dovrei essere un punto di riferimento un po’ per tutti, a volte mi stupisco che non è così e me ne ho a male, perché ho sempre cercato di mettere a disposizione di tutti il mio lavoro. Ma non ho mai organizzato una corrente, giusto o sbagliato che fosse. In certi momenti ho chiamato a raccolta le forze, nei congressi; e tutte le volte che ho chiamato a raccolta le forze, le forze erano soverchianti, questo sì [...] il che vuol dire una certa forza di convocazione [...] Però non ho mai trasformato questo in una corrente organizzata: normalmente questi Dalemiani vengono scoperti essere Dalemiani quando si hanno dei guai, per attribuirli a me! Lasciamo stare i Dalemiani [...] 2012

LE CORRENTI? NO, GRAZIE

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Quando vedo le persone vere, che partecipano, che spendono una parte del loro tempo per il bene del Paese, non per la carriera, quelle sono le persone cui mi sento vicino e verso le quali sento di avere un dovere. “L’aria che tira”, intervista a Myrta Merlino, 30 Novembre 2016

(rispondendo alla domanda sull’affermazione: «L’unico Dalemiano in circolazione seppur critico sono io»)Io voglio stare da solo: da solo e con tutti i cittadini, che non sono pochi. Non mi piacciono le correnti, non mi piace il branco. Se Lei ci pensa, gli animali veramente nobili vanno da soli. E poi io voglio un rapporto con i cittadini, questo sì.

PERSONE VERE

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(sul futuro dell’Ulivo)Noi non siamo la società civile contro i partiti. Noi siamo i partiti. È una verità indiscutibile. Perlomeno se c’è qualcosa che somiglia di più ai partiti nella dialettica italiana siamo noi, non sono gli altri. Non possiamo raccontarci queste storie tardo-sessantottesche. [...] Io non conosco questa cosa, questa politica che viene fatta dai cittadini e non dalla politica. La politica è un ramo specialistico delle professioni intellettuali. E fino a questo momento non si conoscono società democratiche che hanno potuto fare diversamente. L’idea che si possa eliminare la politica come ramo specialistico per restituirla tout-court ai cittadini è un mito estremista che ha prodotto o dittature sanguinarie o Berlusconi e il “comitato” è un sottoprodotto rispetto a queste due tragedie.

IL PD: SE QUESTO È UN PARTITO…

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La politica professionale è esattamente quella struttura che consente ai cittadini di accedere alla politica, perché se manca quella struttura non vi accedono. Si parte con l’idea che devono governare le cuoche e nel frattempo si governa con la polizia politica [...] e noi abbiamo una certa esperienza nel nostro campo. Poi magari questa transizione dura settant’anni perché nel frattempo ci si dimentica il programma originario.Discorso al Castello di Gargonza, 9 Marzo 1997

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Non sono ulivista. Preferisco essere ulivicoltore, far fruttificare la pianta.Primo congresso dei DS, 13 Febbraio 1998

Mettiamo un po’ di ambientalismo, perché va di moda [...] poi siamo un po’ di Sinistra, ma come Blair - perché è sufficientemente lontano [...] Poi siamo anche un po’ eredi della tradizione del Cattolicesimo democratico, ci mettiamo anche un po’ di giustizialismo che va di moda e abbiamo fatto un nuovo partito. Lo chiamiamo in un modo che non dispiace a nessuno, perché Verdi è duro, Sinistra suona male, Democratici siamo tutti! E chi può essere contrario ad un prodotto così straordinariamente perfetto? C’è tutto dentro!Auguri [...] però io non ci credo.

13 Marzo 1999

ULIVO E ULIVI

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(Replica a Dario Franceschini che, durante il Congresso del 2009, lo aveva paragonato allo scorpione che si fa traghettare da una rana, ma non può fare a meno di pungerla, uccidendo entrambi). Io sono un ariete, non uno scorpione. Sono un ariete soprattutto di carattere e non solo come segno zodiacale. E per una rana è difficile portare un ariete sulle spalle. È una favola triste perché alla fine tutti e due vanno a fondo, bisogna invece lavorare tutti insieme e vincere nel PD.Apertura della campagna per Bersani Segretario - Milano, 6 Settembre 2009

CHE ANIMALE SEI?

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Se dovessi fare un film su questa storia inizierebbe con questa scena. Io mi trovavo a Narni, sul corso del borgo medievale. A Narni si fa il più bel corteo storico, in costume medievale, che si faccia in Umbria e quindi forse in Italia.[...] Ero appoggiato alla transenna. Ad un certo punto si stacca dal corteo un uomo non altissimo, ma massiccio, con una giacca di cuoio e una cotta di ferro sopra, un elmo e una lancia. Viene diretto verso di me; ho pensato: «Qui finisce male». Arriva davanti a me, si piazza davanti con la lancia, mi guarda e dice: «Io mi chiamo Palmiro: hai capito da che famiglia vengo?». E io: «Certo: o tu’ pa’ ti voleva male o ha un senso politico». «Esatto – mi fa – io, mia moglie, i miei figli, le mie nuore, tutti noi, non vi votiamo più. Né ora, né mai più. Hai capito? Ciao!».

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“NANNI” D’ALEMA

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Non ce ne frega niente? Andiamo avanti verso il nuovo? È roba vecchia? Io vorrei far presente ai dirigenti del nostro Partito, sempre con l’acribia di chi ha la curiosità di guardare i numeri, che l’età media degli elettori del PD è 56 anni e mentre perdiamo i Palmiri, li rimpiazziamo con i Verdini, che però sono molti di meno. E non voglio nemmeno fare un discorso qualitativo, perché l’idea di stare in un Partito che prende i Cicchitto e i Verdini e abbandona i Palmiri mi crea un problema proprio qui (indica lo stomaco, tra gli applausi della platea). [...] Ma al di là dell’aspetto qualitativo è l’aspetto quantitativo a preoccupare: stiamo reclutando ceto politico a Destra e perdendo elettori a Sinistra.

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Se andiamo avanti così, avremo fatto una Costituzione che dà i poteri al Capo del Governo, una legge elettorale che dà la maggioranza assoluta del Parlamento a una piccola minoranza di elettori e dopo aver costruito tutto questo bel marchingegno noi, come Willy il Coyote, ci cadremo dentro, e il Movimento 5 Stelle andrà al Governo del Paese. Perché quando arriveremo alla stretta, noi ballottaggi con il Movimento 5 Stelle ne abbiamo fatti 20 e ne abbiamo persi 19. Io ho detto: «Quello che ha vinto facciamolo vicesegretario del Partito».«No – mi hanno risposto – non è iscritto al PD”.Vicenza, 29 Agosto 2016

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QUALCOSA DI SINISTRA, OVVERO IMPEDIRE CHE IL NEMICO ARRIVI A BRUCIARE LE NAVI

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(durante una manifestazione per il NO al referendum sulla riforma costituzionale)Ha chiesto la parola una ragazza e mi ha detto:

Voi avevate il diritto di scegliere i vostri parlamentari: a noi questo diritto è stato negato. Voi avevate il diritto, sul luogo di lavoro, di essere tutelati contro un licenziamento ingiusto: a noi questo diritto è stato tolto. Voi avevate il diritto ad una pensione dignitosa: io non credo che noi l’avremo. Quando la finirete di toglierci tutti i diritti di cui la vostra generazione ha goduto e di cui noi non vedremo neppure l’ombra?

Era un messaggio molto doloroso, molto forte, che tocca la responsabilità di tutti noi. [...] Giustamente i ragazzi percepiscono in questa riforma una ulteriore sottrazione di diritti, un’altra possibilità in meno di partecipare alla vita pubblica, la sensazione di un sistema politico che si chiude sempre più in se stesso, che diventa sempre più autoreferenziale.

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IL PARLAMENTO NON SI TOCCA

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È questo il senso della riforma, è per questo che piace a Schäuble: perché Schäuble dice che più contano i cittadini e i Parlamenti, più è difficile imporre la politica di austerità, e siccome loro hanno in mente questa idea dell’Europa, vogliono riformare anche le nostre istituzioni perché contino di meno i cittadini e i Parlamenti.“L’aria che tira”, intervista a Myrta Merlino - 30 Novembre 2016

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Stiglitz dice che il mercato del lavoro non si riforma quando c’è la recessione, ma quando c’è la crescita. Perché quando c’è la recessione, introdurre maggiore flessibilità normalmente incide negativamente sulla domanda. Un lavoratore che si sente dire dal Presidente del Consiglio «È giusto che i padroni possano licenziare chi vogliono, poi ci penserà lo Stato!» (e lo Stato non ha i soldi per pensarci, perché con quest’ordine di grandezze non può fare nulla), quel lavoratore sarà oltretutto indotto a consumare di meno. Pensa Stiglitz.[...] lo capisco che Stiglitz è un vecchio rottame della Sinistra, diciamo, però ha avuto quel premio Nobel di cui i nostri giovani consiglieri finora non hanno avuto la possibilità di essere insigniti, quindi forse una qualche considerazione la merita.Direzione PD, 29 Settembre 2014

STIGLITZ. QUEL VECCHIO ROTTAME

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E lei che gli ha risposto?«La ringrazio: se volesse fare un’intervista per spiegare questo concetto anche a qualche elettore di sinistra...».Intervista a Maria Teresa Meli - “Corriere della Sera”, 1 Maggio 2013

Durante l’elezione per il capo dello Stato, il presidente Berlusconi ha avuto la cortesia di chiamarmi al telefono per spiegarmi le ragioni per le quali non riteneva possibile la convergenza sul mio nome: «La maggior parte dei nostri elettori non capirebbe, perché la considerano uno dei nostri avversari più pericolosi».

AVVERSARIO PER ECCELLENZA

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Visto che al Governo ci siete tu, Dini e Napolitano, sarà meglio che ci sia anche qualcuno di Sinistra.Frase riportata da “La Stampa” del 12 Maggio 1996.

D’Alema l’avrebbe detta a Walter Veltroni durante le consultazioni che portarono alla formazione del primo Governo Prodi. Mai confermata, ci piace pensare che sia stata realmente pronunciata.

Io ci sono. [...] L’Iliade è piena di straordinari personaggi, tutti ricordano i più famosi: Achille, Agamennone, Ulisse. [...] A me è sempre piaciuto uno che non ricorda nessuno: Aiace Telamonio.Se Lei va a leggere il testo scoprirà che quando i Troiani stavano per bruciare le navi, ci fu lui ad impedirlo.Orvieto, 21 Maggio 2009

L’ALTRO AIACE

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D’ALEMA È ARROGANTE? CHIEDIAMOLO A LUI

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Io sono sempre stato contrario all’arroganza del potere. Magari soffro di una certa arroganza intellettuale. Sì, una certa spocchia intellettuale ogni tanto mi viene, lo ammetto. D’altro canto succede, a chi legge i libri, quando deve discutere con quelli che fanno i tweet.

LIBRI E TWEET

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