La pittura etrusca - Schliemann & Carter popolare/Dispensa 10 La pittura... · Corinto nel primato...

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La pittura etrusca Lezione 13 e 14 (del 27 e del 30/01/06) Appunti a cura di Sandro Caranzano , riservati ai fruitori del corso di archeologia presso l'Università Popolare di Torino 2006-2007 Premessa: La pittura etrusca è ben testimoniata da alcune tombe a camera rinvenute presso le necropoli della dodecapoli etrusca, la lega di dodici città che riconosceva una comunanza etnica o culturale nel santuario di Valumna, situato a Volsinii, nei pressi di Orvieto. Effettivamente, l’Etruria non costituì mai uno stato unitario governato da un solo principe o da un organismo democratico; essa rimase invece strettamente legata alle forme di potere oligarchico sperimentate con successo nelle fasi formative della civiltà etrusca (che possiamo porre tra il IX e l’VIII sec a.C.). L’Etruria antica, era dunque costituita da una confederazione di città state rette da un lucumone (principe) che, lentamente, permise debole forme di partecipazione popolare al governo sulla pressione degli esempi offerte dalla Grecia ma soprattutto delle vicine città italiche (Roma prima di tutte), ma non prima del IV sec a.C. e quindi con un certo attardamento. E’ questo il periodo che coincide, tra l’altro, con il declino delle vecchie famiglie principesche e con l’entrata graduale delle città etrusche nell’orbita di Roma. E’ dunque normale che queste città, sempre in competizione tra loro, abbiano scelto strade diverse per manifestare materialmente la potenza delle proprie dinastie regnanti. A Cere spetta il primato dell’architettura, reso manifesto nei grandi tumuli scavati nei banconi del tufo all’interno dei quali si trovano perfette riproduzioni in scala reale dell’interno delle case e dei templi; Tarquinia pare invece manifestare una preminenza proprio nel campo pittorico dato che proprio da qui provengono i più splendidi dipinti a noi noti. 5 Pittura etrusca? Gli Etruschi rappresentano una civiltà molto singolare nel panorama delle culture italiche, non solo per la lingua (che pare derivare da un ceppo del tutto separato da quello del latino, del greco e del celtico) ma anche per il complesso di materiali archeologici che ci ha restituito. L’ambiente etrusco presenta infatti una grande vivacità nel periodo formativo (tra il IX e il VIII sec a.C.) quando i bronzi, i cinerari e la ceramica plasmata a mano presentano forme inconfondibili (come il biconico tradizionale coperto da ciotola o da un elmo o i famosi canopi di Chiusi) . Tutti questi oggetti ci trasmettono in modo oscuro immagini di animali mostruosi e di scene rituali finalizzate al controllo delle divinità rigeneratrici e ctonie. A partire dal

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La pittura etrusca Lezione 13 e 14 (del 27 e del 30/01/06)

Appunti a cura di Sandro Caranzano , riservati ai fruitori del corso di archeologia presso l'Università Popolare di Torino 2006-2007

Premessa: La pittura etrusca è ben testimoniata da alcune tombe a camera rinecropoli della dodecapoli etrusca, la lega di dodici città che riconcomunanza etnica o culturale nel santuario di Valumna, situato a di Orvieto. Effettivamente, l’Etruria non costituì mai uno stato unun solo principe o da un organismo democratico; essa rimase invelegata alle forme di potere oligarchico sperimentate con successo della civiltà etrusca (che possiamo porre tra il IX e l’VIII sec a.C.).era dunque costituita da una confederazione di città state rette da(principe) che, lentamente, permise debole forme di partecipaziongoverno sulla pressione degli esempi offerte dalla Grecia ma sopracittà italiche (Roma prima di tutte), ma non prima del IV sec a.C. certo attardamento. E’ questo il periodo che coincide, tra l’altro, cvecchie famiglie principesche e con l’entrata graduale delle città etdi Roma. E’ dunque normale che queste città, sempre in competizabbiano scelto strade diverse per manifestare materialmente la podinastie regnanti. A Cere spetta il primato dell’architettura, reso mgrandi tumuli scavati nei banconi del tufo all’interno dei quali si triproduzioni in scala reale dell’interno delle case e dei templi; Tarmanifestare una preminenza proprio nel campo pittorico dato cheprovengono i più splendidi dipinti a noi noti.

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Pittura etrusca? Gli Etruschi rappresentano una civiltà molto singolare nel panoraitaliche, non solo per la lingua (che pare derivare da un ceppo del quello del latino, del greco e del celtico) ma anche per il complessoarcheologici che ci ha restituito. L’ambiente etrusco presenta infatvivacità nel periodo formativo (tra il IX e il VIII sec a.C.) quando ila ceramica plasmata a mano presentano forme inconfondibili (cotradizionale coperto da ciotola o da un elmo o i famosi canopi di Cquesti oggetti ci trasmettono in modo oscuro immagini di animaliscene rituali finalizzate al controllo delle divinità rigeneratrici e c

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VI sec a.C., mentre le necropoli si ingrandisco sempre di più (a riprova di un allargamento numerico delle famiglie di status aristocratico da un lato e di un allargamento demografico dall’altro) materiali di corredo provenienti prima dal Vicino Oriente (l’area assira in particolare nel periodo che viene detto Orientalizzante) e poi dalla Grecia si fanno preponderanti all’interno delle tombe. Anzi proprio in questo momento si assiste ad una sorta di esaurimento delle specificità etrusche nella ceramografia. E’ il periodo in cui Atene ha soppiantato Corinto nel primato della fabbricazione di ceramica d’arte ed in cui i prodotti attici, capolavori di fama internazionale, non temono concorrenza. Exechias, Euphronios ed altri pittori di grande fama vendono le loro anfore, i crateri e le kylix dipinte agli aristocratici più abbienti di tutto il mondo conosciuto; gli Etruschi, abilissimi commercianti di terra e di mare nonché detentori delle ricchezze derivate dallo sfruttamento delle colline metallifere, hanno ricchezza a sufficienza per figurare tra i principali acquirenti. Sono probabilmente gli stessi Etruschi a fungere da intermediari tra il Mediterraneo e l’area celtica centro-europea, favorendo la diffusione di oggetti ma anche di modelli di vita greco-romani prima in Italia settentrionale e poi in centro Europa (il consumo del vino, il banchetto aristocratico come status symbol, certe forme di scultura funeraria). E l’importanza dell’elemento greco nella diffusione delle nuove tendenze artistiche dell’Italia antica (soprattutto dopo la fondazione degli empori greci di Cusa e di Ischia – Pithekousa alla metà dell’VIII sec a.C.) trova un suo spazio anche all’interno delle tradizione letteraria. Secondo lo storico greco Dionigi di Alicarnasso (III, 46) molto l’Etruria doveva ad un uomo di Corinto, di nome Demarato, della stirpe dei Bacchiadi, che aveva navigato verso l'Italia, col proposito di esercitarvi il commercio, conducendovi la sua nave da carico e le sue merci. Vendutele nelle città etrusche che allora erano le più fiorenti in Italia, non volle più toccare altri porti, ma continuò i suoi traffici nelle medesime acque, trasportando le merci greche tra gli Etruschi e quelle etrusche tra i Greci. Quando avvenne la rivolta da Corinto ed il tiranno Cipselo cacciò i Bacchiadi... egli si imbarcò da Corinto; poiché aveva molti e buoni amici tra gli Etruschi, data la sua attività commerciale, ed in particolar modo a Tarquinia, città grande e fiorente, prese dimora lì e sposò una donna di illustre casata... Da lei ebbe due figli ai quali diede nomi etruschi, Arunte ad uno e Lucumone all'altro e li educò alla greca e all'etrusca”. Il secondo sarebbe poi diventato re di Roma col nome di Tarquinio Prisco. Ed ancora significativo, in questo senso, che Plinio il Vecchio ricordi come tre personaggi piuttosto emblematici abbiano seguito Demarcato nel suo viaggio verso i lidi italici: si tratta di tre artigiani, Eucheir (il “pittore”), Eugrammos (il “disegnatore”) e Diopos (“colui che plasma l’argilla) (Plinio N.H. XXXV, 151). Possiamo dunque parlare di pittura etrusca? Sicuramente il mondo etrusco filtrò ed interpretò i modelli artistici greci in funzione delle credenze e delle tradizioni religiosi e culturali locali a cui era strettamente legata. La pittura tombale etrusca va in ogni caso considerata per quello che è, ovvero una pittura parietale di alto livello che può avere subito attardamenti o conservatorismi rispetto ai centri propulsori della Gracia propria. Nessun artista ha firmato queste pitture per cui non ci è lecito sapere se si trattasse di maestranze greche immigrate o di pittori locali che si erano formati all’interno di tali botteghe. In ogni caso, la pittura delle tombe segue da lontano le problematiche della grande pittura, come si evince dall’apparsa dello scorcio e, più oltre, con la percezione del valore tonale del colore per la definizione della volumetria dei corpi e dei soggetti. Esamineremo qui alcune opere significative

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a scopo esemplificativo. Gran parte di esse, curiosamente, mostra uno stile che fa pensare alla penetrazione in Etrurtia di pittori greci della Ionia.

Pinakes Boccanera: Si tratta di vere e proprie tavolette in terracotte dipinte del tipo normalmente appese presso i templi e le fonti sacre. Il nome deriva rispettivamente dai fratelli Boccanera, i quali nel 1873 circa intrapresero ricerche alla Banditaccia e dal marchese Campana, che intorno al 1845 fu autore di importanti scoperte nella stessa necropoli). Analoghi esemplari sono stati rinvenuti anche nell' area urbana. Sono del VII sec a.C. e sono attualmente conservate al British Museum. La sfinge, è chiaramente ancora legata ai motivi orientalizzati tipici della ceramica coeva . Nelle placche troviamo l’impiego delle ocre gialle e rosse, dell’ossido di manganese per il nero e del lapislazzuli per il blu, tutti colori che rimarranno caratteristiche della pittura greco-romana per lungo tempo. Una placca presenta u corteo di donne coperte da una strano tipo di peplo; due tengono in mano degli aryballoi con profumi o unguenti.

Pinakes Campana (VII sec a.C) : più o meni coevi e conservate al Museo del Louvre, queste tavolette

dipinte rappresentano diversi eventi sacri. Nella prima si osservano due uomini intenti ad una conversazione su sgabelli pieghevoli. Uno dei due, appoggiato ad una sorta di scettro-bastone, ha lo sguardo distratto in direzione dell’orizzonte ove fa la sua comparsa una strana figura di uccellino. Poiché conosciamo l’uso etrusco di interpretare il volo degli uccelli e possibile leggere in questo rilievo una scena di avimanzia. Nella tavola successiva una donna stretta tra un arciere ed un lanciere si reca presso un altare ove un servo sta ravvivando il fuoco col soffio. Poco oltre la stessa donna sembra trasportata da una figura femminile alata verso una destinazione sconosciuta. Conosciamo il nome etrusco dell’essere semi-divino benefico che la solleva leggera grazie a dipinti più recenti: essa è la Vanth, una sorta di messaggera benefica a contatto con il mondo dei morti. Ed è probabile che la donna rannicchiata sia la stessa impegnata nel culto nella stele precedente, probabilmente ora immortalata in un suo viaggio verso il regno dei morti. E già qui molto evidente come l’iconografia tipicamente greca sia piegata alla religiosità e ad una serie di credenze religiose tipicamente etrusche che dovranno rimanere la chiave di lettura e interpretazione di tutta la pittura etrusca dei secoli successivi.

La Tomba dei Tori, scoperta nel 1892, risale agli inizi della seconda metà del VI secolo a.C. ed è composta da un ampio atrio sul quale si affacciano due celle funerarie. Qui sono rappresentate le più famose immagini erotiche della necropoli di Tarquinia, quelle più scabrose sono dipinte nella parete di fondo della camera principale: il gruppo erotico di destra è formato da due uomini nudi e una donna anch'essa nuda, con le carni bianche, collegati tra loro in un complicato gioco sessuale, un toro bianco e mansueto è disteso accanto a loro; l'altra scena è di evidente omosessualità maschile, deducibile anche dal colore usato per distinguere i sessi (un colore bruno o rossastro per l'incarnato maschile, il bianco per quello femminile, l'omosessuale è rappresentato con un colore rosa, quasi ad evidenziare la sua diversità) ed anche qui c'è un toro dal volto umano che stavolta si scaglia infuriato contro i due protagonisti. Anche nell'affresco principale del tumulo, che rappresenta l'episodio mitologico dell'agguato di Achille a Troilo, il più giovane dei figli di Priamo, re di Troia, traspare un sottile brivido erotico: Troilo è disegnato come uno splendido giovanetto dalle membra affusolate e morbide e dai lunghi capelli biondi, nudo sul suo cavallo e si dice che Achille, prima di sgozzarlo per poi sacrificarlo ad Apollo, fu preso da un

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improvviso desiderio sessuale che lo spinse ad un assalto amoroso talmente bestiale da uccidere Troilo nella stretta dei suoi amplessi. Nell'ipogeo compaiono però altre figure: al centro del frontone principale, nel columen due teste azzurre di ariete con le corna del potere bene in vista rappresentano il procreare delle mandrie ed il loro moltiplicarsi senza fine; a sinistra giganteggia Chimera, essere misterioso e sfuggente con corpo di leone, ali azzurre spiegate, testa di capro e coda di serpente; la Chimera è inseguita da un'altra creatura enigmatica, con il corpo di leone ed il volto di donna, è la Sfinge. Su un'altra parete un giovane, vestito solo di un paio di stivaletti, cavalca un grande ippocampo. La ripetitiva presenza di foglie di alloro, sacro ad apollo, in diverse campiture della pittura, fa pensare che la tomba non voglia ammiccare giocosamente all’erotismo ma faccia riferimento alla potenza ricreativa dell’atto medesimo. Di grande significato l’altare presso cui si svolge all’attentato di Achille a Trailo; il muro è tempestata da una scacchiera che accenna alla dualità che anima la vita umana (giorno/notte, vita/morte) ; gli Etruschi consultavano i libri fatales e reputavano il destino dell’uomo in parte già tracciato; i due leoni speculari alla sommità del muraglione rivolti verso i due protagonisti della saga sottolineano nuovamente questa specularità e la dualità ineluttabile delle vicende mortali; un tema particolarmente adeguato a questa che è, non dimentichiamolo, una tomba.

La tomba degli Auguri (Tarquinia): Scoperta nel 1878, è una piccola camera rettangolare con soffitto a doppio spiovente; sul pavimento le impronte delle zampe di due letti funebri. Al centro della parete di fondo, sotto il frontone decorato con un leone ed una pantera che aggrediscono uno stambecco, è dipinta una porta (la porta dell' Ade) fiancheggiata da due personaggi con le braccia atteggiate in gesto di saluto e di cordoglio; potrebbe però anche trattarsi di due sacerdoti che, avvicinatisi alla soglia che divide il mondo dei vivi con quello dell’aldilà, tentano di entrare in contatto con questo mondo oscuro attraverso gesti standardizzati e rituali che, forse non a caso, troviamo riprodotti anche in alcuni bronzetti. Le altre pareti mostrano giochi funebri in onore del defunto. A destra, dopo due piccoli servitori, uno accucciato e l'altro con sulle spalle uno sgabello pieghevole, e dopo due personaggi di cui uno, con bastone

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ricurvo, è forse il giudice di gara, sono dipinti due possenti lottatori ai cui piedi sono impilati tre grossi bacini metallici, premio per il vincitore. Segue il crudele gioco del phersu, più volte rappresentato nelle tombe tarquiniesi (tombe "del Pulcinella" e "delle Olimpiadi") che ha come protagonisti un uomo mascherato e con berretto appuntito (il phersu) che tiene al guinzaglio un cane e lo aizza contro un individua incappucciato e armato di una grossa clava nodosa. Anche i personaggi della parete destra sono contraddistinti da iscrizioni che ne indicano il nome o la funzione. Il gioco del phersu, il cui nome è stato messo in relazione con il latino persona=maschera, testimonia l'origine etrusca dei cruenti giochi di tipo gladiatorio che avranno molta fortuna nel mondo romano e campano. Sulla parete sinistra della tomba, molto rovinata, si intravedono un danzatore, un flautista, due pugili e, meglio conservato, ancora il phersu in fuga o in atteggiamento di danza. Ai lati della porta di ingresso due personaggi intenti al tiro della fune (?). Anche questo ipogeo, databile al 530-520 a.C., è stato dipinto da un artista greco-orientale, più precisamente della Ionia settentrionale, immigrato in Etruria.

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Tomba delle leonesse: Scoperta nel 1874, la tomba è costituita da una piccola camera con soffitto a doppio spiovente ed è concepita come un padiglione il cui soffitto, decorato a scacchiera, è sostenuto da sei colonne tuscaniche. Nella parete di fondo è scavata una nicchia per il vaso destinato ad accogliere i residui combusti del corpo del defunto. La decorazione delle pareti consiste, in basso, in un fregio continuo con uccelli in volo e delfini guizzanti al di sopra della incrèspata superficie marina, coronato da una teoria di palmette e fiori di loto. Al di sopra immagini di vita aristocratica legate al simposio: sulle pareti laterali due coppie maschili banchettano sdraiate in terra su cuscini; sulla parete sinistra, ai piedi di uno dei banchettanti, c'è un piccolo servo con flauto su uno sgabello Sulla parete di fondo, al di sotto delle due leonesse che danno il nome al sepolcro, sono raffigurati i danzatori ed i musicisti che allietano il simposio, ai lati di un grande cratere metallico destinato a contenere il vino. Il cratere doveva mostrarsi, per chi entrava nella tomba, in suggestiva assialità con il sottostante vaso cinerario posto nella nicchia. Sotto quest'ultima un'ulteriore scena di banchetto in chiave miniaturistica. La tomba, che può datarsi intorno al 530-520 a.C.. Le pantere e il grande calderone al centro del muro fanno pensare ad un esplicito riferimento a Dioniso, il dio del vino il cui culto era ampiamente diffuso. La posizione delle gambe e delle braccia dei danzatori sembra riecheggiare volutamente la forma di una svastica, simbolo antichissimo simboleggiante la corsa dell’astro solare nel cielo. Per la figura banchettante che tiene in mano un uovo si è anche proposto un riferimento all’ambiente misterico orfico-pitagorico che aveva probabilmente fatto breccia anche in Etruria. Secondo le Rapsodie (orfiche) il cui contenuto ci è conservato da Damascio, neoplatonico del sec.VI d. C., i tre elementi primordiali alla genesi dell’universo furono Chronos, Aither e Chaos. Chronos fabbricò nel seno di Aither un uovo da cui escì Phanes, il Brillante. Questi si accoppiò con la Notte oscura producendo la coppia terra e cielo, da cui – secondo la ferrea legge di Adrastea, la Necessità che impera su tutto l’universo – nacque il vecchio Krono, che generà Zeus il quale a sua volta generò, da Persefone, Dioniso. Con Dioniso il mondo divino si riannodava all’umano. L’accoppiamento di Phanes con Nyx, del luminoso con la tenebrosa, è un motivo nuovo nella teogonia dei Greci.

Tomba del barone: Composta da una camera sepolcrale piuttosto ampia, con tetto a doppio spiovente, dedicata al Barone Kestner che la scoprì nel 1827. Sul frontoncino della parete di fondo, ai lati della testata del trave del soffitto, ippocampi, delfini e crostacei. Un fregio figurato corre, delimitato da fasce colorate, sulla metà superiore delle pareti. Sulla parete di fondo, tra due cavalieri affrontati, un uomo con in mano una coppa si appoggia ad un giovane flautista e avanza verso una figura femminile con le braccia alzate in segno di saluto, riccamente vestita. Sulla parete destra due giovani affrontati, accanto ai propri cavalli e con il braccio destro alzato in segno di saluto, sorreggono corone di fiori. Sulla parete sinistra una scena analoga con una figura femminile velata tra i due giovani.Le pitture di questa tomba, giustamente tra le più famose per la loro sobrietà, compostezza ed eleganza, con lo spazio ritmicamente scandito dalle figure, hanno dato adito a diverse letture. Accanto ad una lettura "semplice" delle scene interpretate come commiato tra i vari membri della famiglia, sul fondo la moglie che si accomiata dal marito in vista del viaggio verso l'oltretomba e alla presenza dei figli, a sinistra commiato della madre dai figli e a destra commiato di uno dei figli dall'altro fratello, alcuni studiosi hanno preferito leggere il fregio in chiave mitologica, con scene di culto alla presenza di divinità e con la ricorrente identificazione dei Dioscuri nelle figure dei due giovani cavalieri dipinti su tutte e tre le pareti. Lo stile delle pitture mostra legami con le espressioni artistiche greco-orientali, in particolare della Ionia del nord; anche questo ipogeo, databile verso il 510 a.C., è stato attribuito quindi ad un artista immigrato. E’ anche stata notata la ricorrenza di numeri fissi dispari (3,5 e 7) nel conteggio delle figure animali e umane che potrebbe avere riferimenti con la numerologia dell’ambiente filosofico orfico-pitagorico diffuso in sud-Italia grazie alla presenza di Pitagora stesso a Crotone. La presenza di una cornice composta da 12 linee alternate orizzontali sotto il frontale sembrerebbe, inoltre, un chiaro riferimento ai 12 settori in cui gli Etruschi credevano fosse divisa la volta celeste.

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Tomba del barone (470 a.C. circa): Rinvenuta nel 1875, consiste in una camera con soffitto a doppio

spiovente, decorato a scacchiera con trave centrale a cerchi concentrici. Sul frontone della parete di fondo, ai lati di un alberello, i due leopardi affrontati che danno il nome al sepolcro. Sulle pareti un grande fregio raffigurante il banchetto funebre in onore dei defunti che si svolge all'aperto in un paesaggio caratterizzato da frondosi alberelli. Tre coppie di banchettanti (due miste ed una maschile), distese su klinai e servite da due schiavi nudi, sono dipinte sulla parete di fondo. Sulla parete sinistra quattro servitori, preceduti da rilusici e recanti il vasellame per le bevande, si dirigono verso i commensali. Sulla parete destra danzatori, illusici ed un coppiere. Ai lati della porta di ingresso un'anfora ed un cratere. Benché il livello delle pitture sia solo artigianale, la tomba sembra ben riflettere i recenti progressi della pittura greca caratterizzata dall’uso dello scorcio e da una certa disinvoltura nel posizionamento nello spazio delle figure..

Tomba dell’Orco – Tarquinia (IV sec a.C.) Questo tumulo è stato rinvenuto nel 1868 e

rappresenta la più importante testimonianza del vasto periodo ellenistico della pittura sepolcrale tarquiniese, è composto di due grandi camere sepolcrali collegate tra loro con trasformazioni che si sono succedute tra la fine del IV e gli inizi del II secolo a.C. Qui risultano abbandonati i temi decorativi delle tombe del VI e V secolo, ora è subentrato un senso di dolorosa sofferenza che evidenzia un concetto della morte diverso da quello delle origini della civiltà etrusca, non più serena continuazione della vita terrena ma paura per gli ignoti patimenti che sembra

riservare l'Aldilà. Sulla parete di fondo l'antro roccioso dell'Ade con il guardiano Gerione (Cerun) dalle teste e la coppia regale di Ade e Persefone (Aita e Phersipnei) sul trono. Sulla parete sinistra, in un paesaggio caratterizzato da un fitto canneto una serie di person: gi mitologici: Aiace (Eivas) con le bende funebri al petto; il vate Tiresia (hinthial Teriasu con manto e tunica sacerdotali; Agamennone (Achmemrum); tra Tiresia e Agamennone volteggiano tra le canne le animulae, destinate - secondo la dottrina di Pitagora - a reincarnarsi. Sulla parete di ingresso tracce appena leggibili di figure infernali e della scena con la pe di Sisifo (Sispes). Sulla parete destra Teseo (These), seduto su una roccia, è custodito da Tuchulcha, il demone etrusco della morte. Anche la rappresentazione di personaggi della mitologia greca (Aiace, Tiresia, Persefone, Teseo) intende sottolineare per gli Etruschi la inutile lotta dell'uomo contro le inesorabili leggi dell'Averno. Nella prima camera, la più antica, è rappresentata una grandiosa scena di banchetto della quale restano però solo poche tracce conservate, ma resta ancora, bellissima e pensosa, la dolce figura di una delle commensali, unanimemente riconosciuta come la fanciulla Velcha (cioè Velia Spurinas, moglie di Arnth Velcha), un'alta e rara testimonianza di bellezza femminile tarquiniese.

Tomba Francois di Vulci: La Tomba François o dei Saties, dal nome della ricca famiglia etrusca che la commissionò, si trova nella necropoli di Ponte Rotto, insieme ad altri sepolcri monumentali appartenenti ad illustri famiglie di rango gentilizio e che sono stati utilizzati per un periodo piuttosto ampio, dalla seconda metà del IV secolo (cui si fa risalire la Tomba François) alla piena età romana. Ciò che colpisce è la grande monumentalità della tomba, con un dromos di accesso rivolto a nord-est e visibile dalla città, imponente con i suoi 31,5 m di lunghezza e m 1,7 di larghezza. Lungo il dromos si aprono tre camere secondarie ed un’edicola funeraria. Poi si giunge nell’ambiente principale della tomba, una struttura a T rovesciata sui cui lati si aprono sette camere in perfetta simmetria bilaterale. Dall’ingresso del dromos all’ultimo ambiente ci sono 46 metri in linea d’aria ed una profondità massima di circa 15 metri. Tutte le camere, tranne la VII che è rettangolare, hanno una pianta trapezoidale irregolare. Molto varie sono anche le strutture dei soffitti, in genere a spiovente ed arcuati, con columen in rilievo, si distingue l’ambiente III con il suo soffitto a cassettoni al centro del quale era collocato il volto in rilievo di Caronte. Al di là della grandiosità e della complessità dell'ipogeo la tomba François è anche e soprattutto uno straordinario complesso d'arte, una testimonianza incomparabile della pittura funeraria etrusca, per la estensione delle superfici raffigurate, per la varietà dei soggetti e per la peculiarità degli schemi e degli stili ispirati ai modelli della tarda età classicistica ellenica. Oggi i dipinti non si trovano più nella tomba, furono fatti staccare dai Torlonia nel 1863 e sono conservati a Villa Albani in Roma e purtroppo non sono liberamente fruibili dal pubblico. L'evento più importante, anche dal punto di vista "storico", è senz'altro la lotta di eroi vulcenti, che, comandati da Mastarna, divenuto poi il sesto re di Roma col nome di Servio Tullio, sconfissero un gruppo di guerrieri romani e loro alleati (etruschi di Sovana e Volsinii). Questa è anche la conferma, sempre diligentemente nascosta dalla storiografia ufficiale romana, che gli etruschi sono

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stati molto importanti nell'influenzare direttamente la civiltà romana. Emblematica risulta poi la figura di Vel Saties, il committente della tomba, in piedi, intento ad osservare gli auspici guerrieri del volo dell'uccello tenuto nelle mani del giovane Arnza. Tali auspici si riferiscono evidentemente alla battaglia contro i romani già descritta e che risulterà vittoriosa, ciò a dimostrazione che tutto il ciclo pittorico della tomba va letto in chiave antiromana ed è costantemente ed idealmente contrapposto ad episodi della mitologia greca. Proprio di fronte alla lotta degli eroi vulcenti si trova infatti l'altra complessa e movimentata pittura che rappresenta il sacrificio dei prigionieri troiani da parte di Achille in onore dell'amico Patroclo.

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ronologia etrusca: Secolo X a.C. asi finali della civiltà del bronzo.

ecolo IX a.C. asi iniziali della civiltà del ferro; cultura «villanoviana» nei

erritori dell’Etruria «propria» e sua espansione verso l’Emilia-omagna e il Salernitano. Formazione delle comunità di illaggi.

ecolo VIII a.C. avigazione degli Etruschi nel Tirreno meridionale.

nizio della colonizzazione greca nella penisola italiana. 75 ca. Stanziamento dei Greci a Pitecusa, nell’isola d’Iscbia. 53 Fondazione di Roma, secondo la tradizione varroniana. 50-725 Fondazione di Cuma. nizio della colonizzazione greca in Sicilia. viluppo del «villanoviano in Etruria — differenziazioni sociali fondazione del centri pre-urbani.

10-705 ca. Fondazione di Sibari, di Crotone e di Taranto. nizio della cultura «orientalizzante». dozione dell’alfabeto greco e introduzione della scrittura in truria (e nel Lazio).

ecolo VII a.C. rimo iscrizioni etrusche rinvenute a Tarquinia e a Cere. ieno sviluppo della cultura «orientalizzante». 50 ca. Demarato di Corinto si stabilisce a Tarquinia. nfluenze corinzie in Etruria. ase evolutiva dell’orientalizzazione. nizio della civiltà urbana. Fioritura di Cere. halassocrazia ed espansione commerciale delle città costiere ell’Etruria meridionale. 16 Inizio della monarchia etrusca a Roma: regno di arquinio Prisco (fino al 578).

ecolo VI a.C. spansione etrusca nella pianura Padana. 80 ca. Gli Etruschi sconfitti dai coloni greci nel mare di Lipari.78 Inizio a Roma del regno di Servio Tullio (fino al 534). 65 ca. I Greci di Focea fondano Alalie in Corsica.

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ecolo V a.C. hefarie Velianas signore di Cere. uerra tra Veio e Roma; strage dei Fabii al Cremera. 74 Gli Etruschi sconfitti nelle acque di Cuma dai Siracusani;ine della thalassocrazia e crisi delle città etrusche

eridionali; sviluppo delle città dell’Etruria interna e ettentrionale; fioritura dell’Etruria padana e adriatica. 54-453 Incursioni della flotta siracusana nel Tirreno ettentrionale. Inizio della pressione sannitica sulla ampania. 28 Guerra tra Veio e Roma. 26 La città latina di Fidenae, alleata di Veio, conquistata daiomani. 23 Capua occupata dai Sanniti. ine del dominio etrusco in Campania. 14-413 Un contingente etrusco (forse di Tarquinia) artecipa all’assedio navale ateniese di Siracusa. 06 Inizio dell’assedio di Veio da parte dei Romani.

ecolo IV a.C. 96 Veio conquistata e distrutta dai Romani: il suo territorio

ncorporato nello stato romano. 90-386 Scorrerie dei Galli nell’Italia centrale: Roma accheggiata e incendiata.

40 ca. Coalizione cerite-cartaginese contro i Focei: battaglia el Mare Sardo. Controllo etrusco della Corsica. 34 Inizio a Roma del regno di Tarquinio il Superbo (fino al l0). ondazione di Marzabotto e di Felsina. 25 Spedizione fallita degli Etruschi (con Umbri e Dauni) ontro Cuma. 10 Distruzione di Sibari ad opera di Crotone. ioritura di Capua etrusca. 09 Cacciata di Tarquinio il Superbo e fine della monarchia trusca a Roma. Espansione di Chiusi nel Lazio: il re orsenna a Roma. 05 ca. L’esercito di Porsenna sconfitto presso Ariccia do ristodemo di Cuma e dai Latini. Gli Etruschi sconfitti dai alli al Ticino.

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84 Incursione della flotta siracusana nel Tirreno e driatico

delle colonie romano-latine di Nepi e Sutri.

accheggio del santuario di Pyrgi. I Siracusani nell’Aettentrionale. 82 Fondazionescesa di Tarquinia e sua egemonia sulla Lega etrusca. 58 Tarquinia (con Cere e Faleri) muove guerra a Romaetronizzazione del re di Cere. 53 Pace separata tra Cere e Rom51 Fine della guerra e tregua quaranoma. Rivolta «servile» ad Arezzo domata con l’intervento i Tarquinia. Marzabotto e Felsina occupate dai Galli. pedizioni dei Galli nell’Italia centrale. 14 Navi etrusche in Sicilia in aiuto di Aontro i Cartaginesi. 11 Gli Etruschi in guell’Etruria centrale e interna. 07 Gli Etruschi costretti alla pa02 Roselle assediata e occupata dai Romani. Int

.

a. tennale fra Tarquinia e

gatocle di Siracusa

erra contro Roma. I Romani penetrano

ce con Roma…. ervento di

colo III a.C. ella coalizione «italica» contro Roma.

Arezzo. sconfitti dai Romani al lago

oma ad Arezzo in appoggio alla famiglia dei Cilnii. Rivolte servili» a Volterra e a Roselle. ompleta decadenza di Spina.

e96 Gli Etruschi n95 I coalizzati sconfitti dai Romani a Sentino. Vittorie omane sugli Etruschi. 84 Rivolta «servile» ad82 Gli Etruschi definitivamente adimone. 80 Vulci eVostrette ad allearsi con Roma: l’Etruria federata. Prefetturomana a Statonia. 73 Colonie romane65 Rivolta «servile» a Volsinii. 64 Volsinii conquistata e distrutel santuario della Lega. Volsinii ricostruita sulle rive del

ago di Bolsena. Colonie di Roma a Castrum Novum, Alsiu Fregene. 41 Faleri cella città in altra sede. 25 L’Etruria investita da un incursione di Galli distrutti dai

o1sini si arrendono a Roma. Le città etrusche a

a Cosa e a Pyrgi.

ta dai Romani. Saccheggio

m

onquistata e distrutta dai Romani. Trasferimento

7

omani a Talamone. Costruzione della via Clodia. 22 Spedizioni romane contro i Galli, dalle basi etruschostruzione della via Flaminia. 17 Annibale, in Etruria, sconfig09 I Romani rinforzano i presidi militari in Etruria. 05 Le città etrusche contribuiscono alla spedizione fricana di Scipione contro Cartagine. e96 Rivolta di sc89 Fondazione della colonia rom86 Repressione del culto «sovversivo» di Dioniso.83-180 Fondazione di colonie di Roma a Saturnia, radisca e Pisa.

77 Fondazione dostruzione della via Cassia. rogressiva emancipazione diettentrionale. 35 Viaggio del 33-121 Fallimento dei tentativi di riforme sociali dei racchi.

30 L’etru Secolo I a. C.

sco Marco Perperna eletto console a Roma.

a degli Etruschi contro le proposte di

rezzo, Chiusi e

1 Marcia su Romegge riformatrici del tribuno Livio Druso. Secessione e uerra degli alleati italici contro Roma. 0 Interventi militari romani a Fiesole, Aolsinii. 9 Gli Etrtrusche diventano «municipi» dell’Italia romana. 7 Gli Etruschi parteggiano per Mario. 2 Repressioni di Silla contro Fiesole, Aeduzione di colonie di veterani romani. 8 Effimere rivolte «popolari» a Fiesole e 3 Catilina si rifugia in Etruria e arruola truppe a Fiesold Arezzo. 9 Gli Etrusesare. 0 Perugaccheggiata dalle truppe di Ottaviano. 7 L’etrusco Mecenate tra i consiglieri e

uschi ricevono la cittadinanza romana. Le città

rezzo e Volterra e

in altre città. e e

chi neutrali nella guerra civile tra Pompeo e

ia, occupata dai seguaci di Antonio, conquistata e

i ministri di ugusto. L’Etruria diventa la regione VII dell’Italia romana.

colo II a.C. hiavi in Etruria.

ana di Bononia.

i colonie di Roma a Luni e a Lucca.

elementi servili nell’Etruria

tribuno Tiberio Gracco attraverso l’Etruria.

e.

ge i Romani al Trasimeno.

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