La pienezza spirituale nel vuoto del deserto

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64 A Sua Immagine Itinerari LUOGHI DI GESÙ “D i che torrente sei?”. Era questa la domanda che gli eremiti medievali si sentivano chiedere al loro arrivo a Gerusalemme. Stanchi e impolvera- ti, di sicuro dovevano giungere da una di quelle laure sparse nel de- serto o da uno di quei cenobi che popolavano le pendici rocciose a strapiombo sui wadi, le valli scavate dai torrenti che solcano il deserto: dal wadi Kelt, dal wadi Fara, dal wadi Cedron... È questo uno dei fe- nomeni più affascinanti del medioe- vo: partito dall’esperienza di solitari uomini di Dio, come Sant’Antonio Abate che viveva luogo le sponde del Nilo, dal IV secolo d.C. anche il deserto che circonda Gerusalemme e Betlemme, quello conosciuto col nome di Giuda, vede nascere una nuova forma di vita, quella dell’ere- In equilibrio sulle pareti della valle A est di Betlemme, quello di Mar Saba è uno dei più antichi monasteri, tuttora abitati, del mondo La pienezza spirituale nel vuoto del deserto La rocciosa e assolata regione di Giuda, in cui antichi monaci e anacoreti hanno scelto di vivere secondo la Parola di Emanuela Compri

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di Emanuela Compri in "A sua Immagine", rubrica "Itinerari: Luoghi di Gesù" N°44 - 2013

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Itinerari LUOGHI DI GESÙ

“Di che torrente sei?”. Era questa la domanda che gli eremiti medievali si

sentivano chiedere al loro arrivo a Gerusalemme. Stanchi e impolvera-ti, di sicuro dovevano giungere da una di quelle laure sparse nel de-serto o da uno di quei cenobi che popolavano le pendici rocciose a strapiombo sui wadi, le valli scavate dai torrenti che solcano il deserto: dal wadi Kelt, dal wadi Fara, dal wadi Cedron... È questo uno dei fe-nomeni più affascinanti del medioe-vo: partito dall’esperienza di solitari uomini di Dio, come Sant’Antonio Abate che viveva luogo le sponde del Nilo, dal IV secolo d.C. anche il deserto che circonda Gerusalemme e Betlemme, quello conosciuto col nome di Giuda, vede nascere una nuova forma di vita, quella dell’ere-

In equilibrio sulle pareti della valle A est di Betlemme, quello di Mar Saba è uno dei più antichi monasteri, tuttora abitati, del mondo

La pienezza spirituale

nel vuoto del deserto

La rocciosa e assolata regione di Giuda, in cui antichi monaci e anacoreti hanno scelto

di vivere secondo la Paroladi Emanuela Compri

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mita. Attorno a un fondatore cari-smatico si riuniscono numerosi fra-telli che vogliono condividere uno stile di povertà ed essenzialità, fatto di lavori semplici, meditazione, stu-dio e soprattutto della Parola di Dio.

Fuori dal mondo per il mondoL’odierna mentalità potrebbe far pensare a uomini in fuga, lontano dai problemi del mondo. Tutt’al-tro! Gli eremiti medievali appaio-no nelle cronache come personag-gi chiave nelle importanti dispute non solo teologiche, ma anche politiche. Ad esempio, uno degli anacoreti più famosi della Pale-stina, San Saba, si reca a Costan-tinopoli nel 351 per chiedere al potente imperatore Giustiniano di esentare dalle tasse gli abitanti del-la Terra Santa. È proprio il deserto a dare a questi uomini la capacità di scrutare nel profondo le vicen-de del loro tempo. E la vita asce-tica seguiva tempi e modi stabiliti: “Come il fiore precede il frutto,

così il cenobio precede la laura”, diceva San Saba. Prima s’impara-va a vivere in comunità nei cenobi rispettando la regola monastica e poi, una volta diventati “atleti del-lo spirito”, si poteva scegliere una vita solitaria da trascorrere presso una laura. La laura era composta da un agglomerato di singole celle non comunicanti tra loro ma facenti capo a un nucleo comune composto dalla chiesa, una sala per le riunio-ni, un forno per il pane, un dispen-sario comune e talvolta una stalla. Le cellette erano spesso scavate nella roccia, abbarbicate in luoghi impervi e difficili da raggiungere, disseminate lungo le pareti a pre-cipizio degli wadi, dove scorrono i torrenti che permettono di soprav-vivere nel deserto. Trascorsa tutta la settimana da soli, gli anacoreti tornavano al cenobio nel giorno di sabato per celebrare con la comu-nità l’Eucaristia. Attratti da queste figure e dalla singolare esperienza, molti accorrevano per abbracciare questo stile di vita, tanto che oltre

10mila uomini e donne popolava-no le laure del deserto di Giuda nel VI secolo dopo Cristo.

Laure di ieri e di oggiCamminare per un tratto più o meno lungo di sentiero tra il silen-zio, la solitudine e l’esplosione di luce e calore del deserto, è un’espe-rienza che non lascia indifferenti. In qualsiasi tracciato non manca-no cavità, anfratti e resti di struttu-re abbandonate che lasciano pen-sare a un luogo che un tempo era variamente abitato da uomini alla ricerca dell’essenziale: Dio. La por-ta del monachesimo in Terra San-ta è Gaza: è qui che Sant’Ilarione, chiamato da San Girolamo “primo monaco di Terra Santa”, istituisce un cenobio nel 329 dopo Cristo. Dopo di lui sono molti i fonda-tori di monasteri in Terra Santa. San Caritone ne fonda diversi: uno nel wadi Fara, a nove chilometri da Gerusalemme in direzione di Gerico, uno sulle montagne sopra Gerico, ancora oggi molto visitato, quello della Quarantena, e ancora un altro agglomerato di celle nel wadi Cedron, vicino alla fortezza dell’Herodion e in prossimità di Betlemme. Due discepoli di San Caritone, Sant’Eutimio e San Teo-tisto, cercarono nuovi luoghi in cui vivere da anacoreti: dopo giorni di cammino si fermarono nel wadi Mukellik, dove tra le pareti scosce-se fondarono un cenobio addossa-to alla parete, a precipizio sul wadi. Da qui parte il grande movimento teologico che sostenne fortemente il credo di Calcedonia proclama-to nel 451 e che raccolse il favore dell’imperatrice Eudossia, dove vi si ritirò più volte in preghiera. L’al-tro grande fondatore di laure e ceno-bi è San Saba, che dopo aver vissu-to in una grotta del wadi Mukellik con Sant’Eutimio si stabilì lungo il wadi Cedron, a pochi chilometri da Betlemme. Questo, assieme al mo-

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Il santo fondatore – Un affresco ritrae San Saba sul letto di morte, circondato

dai suoi confratelli. Un angelo raccoglie la sua anima per portarla in cielo

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colo monastero appare quasi inos-servato a uno sguardo poco atten-to. Ricavato tra i solchi orizzontali della roccia stratificata, la struttura del V secolo ha resistito a un lun-go periodo di abbandono fino a quando la chiesa greco-ortodossa la recuperò a inizio Novecento. Il nome non si deve al fondatore, che fu Giovanni Tebano, ma a quello di San Giorgio che vi morì dopo una vita di peripezie. A causa della sua posizione, raggiungibile dal-la strada numero 1 che affianca il wadi nella salita tra Gerico e Ge-rusalemme, i pellegrini possono fa-cilmente visitarlo. I beduini che vi-vono nel deserto hanno organizzato un servizio di trasporto su muli che i turisti più intrepidi possono usare per discendere la ripida mulattiera. Varcata l’unica soglia d’ingresso si raggiunge la buia chiesa della Ver-gine Maria, del XII secolo, dove icone antiche e moderne decorano le pareti. Sopra la chiesa si trova la grotta del profeta Elia dove la tra-dizione vuole abbia vissuto per tre anni e sei mesi nutrito da corvi. Al termine della visita non mancherà un bicchiere d’acqua o un succo di arancia gentilmente offerto dai monaci.

nastero di San Giorgio in Koziba, è uno dei più affascinati cenobi. Ancora oggi ospita monaci greco-ortodossi che seguono lo stesso sti-le di vita ritirato e di preghiera dei loro antenati.

Nel silenzio di Mar SabaÈ uno dei più antichi monasteri ininterrottamente abitati dal VI secolo e non ha eguali al mondo. Robusto tra le sue alte mura di re-cinzione e difeso da torri, il com-plesso si adagia sul fianco della roccia diventando tutt’uno con il deserto. Il luogo è di per sé carico di significato: il wadi Cedron è lo stesso che nasce più in alto, verso nord, e che scorre a fianco al Tem-pio di Gerusalemme e al monte de-gli Ulivi, segnando profondamen-te la topografia della Città Santa. Da lì, il Cedron s’incanala tra le montagne facendosi spazio fino a raggiungere la depressione del Mar Morto. Una cortina di mura sale sulla montagna e abbraccia il vasto monastero che si avviluppa al suo interno: due torri si trovano sulla sommità, una è chiamata ‘del-le donne’ perché unico luogo a cui è permesso loro di accedere. Nel mo-nastero, in cui oggi vivono ancora pochi monaci di rito greco-orto-dosso, è consentito l’ingresso e la visita solo agli uomini, così come avviene nel ben più famoso mo-nastero del monte Athos. Sotto la sventolante bandiera della Grecia, le cupole grigie coprono la chiesa che un tempo raccoglieva molti monaci, così come testimoniano le grandi dimensioni del cenobio. Nel cuore del complesso è custodito il piccolo sacello a pianta esagonale, coperto da cupoletta d’oro, con la tomba del fondatore, San Saba: all’interno un dipinto lo raffigura nel letto di morte, circondato dai suoi confratelli, mentre un angelo raccoglie la sua anima per portar-la in cielo. All’esterno delle mura,

ripide scale portano a valle. Un ponticello che attraversa il torrente accompagna sull’altra sponda da dove, seguendo il sentiero in salita, si raggiunge la cima della collina. Si gode di un panorama mozzafia-to che raccoglie, in un solo sguar-do, l’antico monastero e tutto il dorato e accecante deserto segnato dal solco della fede.

San Giorgio, sulle paretiscoscese del wadiIl più noto tra i monasteri del de-serto è quello di San Giorgio in Koziba: arroccato sul wadi Kelt, un tratto del torrente che scende da Gerusalemme verso Gerico, il pic-

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Arroccato – Il monastero di San Giorgio, dedicato al santo che qui morì

La grotta del profeta

Ricorda il digiuno di Elia narrato

nel Primo Libro dei Re