La piazza è intitolata a Vittorio Emanuele II La lapide ... · con l’ausilio dei nostri...

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N. 14 | ANNO XXI | 30 SETTEMBRE 2018 | PERIODICO DI CULTURA VARIA | DISTRIBUZIONE GRATUITA | www.nerosubiancoaversa.com 8 ottobre: l’udienza che pende sul capo del Sindaco Stop ai botti che di notte non fanno dormire gli aversani La prima farmacia. La lapide che la ricorda a rischio Faenza festeggia i 70 anni con un romanzo Candia: “Spero nelle chiusure domenicali” Negata la cittadinanza a Raphaela Lukudo La lapide che non ti aspetti La piazza è intitolata a Vittorio Emanuele II A fuoco l’archivio della Maddalena Pics, la sorte premia via D’Acquisto 73 La lapide corretta La lapide sbagliata

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N. 14 | ANNO XXI | 30 SETTEMBRE 2018 | PERIODICO DI CULTURA VARIA | DISTRIBUZIONE GRATUITA | www.nerosubiancoaversa.com

8 ottobre: l’udienza che pende sul capo del Sindaco

Stop ai botti che di notte non fanno dormire gli aversani

La prima farmacia. La lapide che la ricorda a rischio

Faenza festeggia i 70 anni con un romanzo

Candia: “Spero nellechiusure domenicali”

Negata la cittadinanzaa Raphaela Lukudo

La lapide che non ti aspettiLa piazza è intitolata a Vittorio Emanuele II

A fuoco l’archiviodella Maddalena

Pics, la sorte premia via D’Acquisto 73

La lapide corretta

La lapide sbagliata

8 ottobre: l’udienza che pende sul capo del Sindaco

Standard a doppia faccia:quello buono e quello cattivo

Santulli e i perché della querela a Feltrinelli

Candia: “Credo che porterà una vita più serena”

Stop ai fuochi d’artifi cioa tutte le ore

Doppi turni, la “Parente”in aiuto della Tornincasa

La “Madonna del Rosario” nella chiesa di S. Biagio

PERIODICO DI CULTURA VARIADELL’AGRO AVERSANO

A DISTRIBUZIONE GRATUITA

Anno XXI n° 14 - 30 Settembre 2018

Direttore ResponsabileGiuseppe Lettieri

Direttore EditorialeNicola De Chiara

Coordinamento EditorialeVito Faenza

Segreteria di RedazioneRaffaele De Chiara

Garante dei LettoriFranco Terracciano

EditoreAssociazione Dimensione Cultura Piazza Municipio, 22 - Aversa (Ce)

Periodico registrato presso il Tribunale di S. Maria C.V.

al n. 514 del 17.11.1998

RedazioneVia Michelangelo, 108 - Aversa (Ce)

Tel. 081.198.14.930 Cell. 388.19.87.510

www.nerosubiancoaversa.come-mail: [email protected]

StampaTuccillo Arti Grafi che srl

Afragola (Na)

Si distribuisce nelle edicolee nei locali pubblici

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Piazza Vittorio Emanuele, svelato l’arcano

PRIMO PIANO

AVERSA

L’INTERVENTO

COMMERCIO

LA PROTESTA

SCUOLA

STORIA NOSTRA

In esclusiva per i nostri lettori apria-mo questo numero con le foto che mostrano come diventerà l’ex Li-

ceo artistico di piazza don Diana. Uf-fi ci comunali a piano terra e al secondo piano, mentre al primo piano sono pre-viste delle sale espositive. Un connubio “strano” che la dice tutta sulle capacità di programmazione delle classi diri-genti locali. O un modo per ridefi nire “all’americana” i nostri Comuni: il cit-tadino, dopo una fi la esasperante per ri-tirare un certifi cato a piano terra, potrà rilassarsi ammirando le preziose vesti-gia dell’Aversa antica al primo piano, nell’agognato museo cittadino che fi -nalmente ha aperto le porte. Insomma, un modo per unire l’utile al dilettevole. Al di la delle battute, la questione si fa seria quando parliamo di piazza Vit-torio Emanuele, in altre pagiune. La proposta di Terracciano di intitolarla ad Anna Frank ci ha permesso, anche con l’ausilio dei nostri attentissimi let-tori, di scoperchiare il vaso di Pandora. Piazza Vittorio Emanuele non è intito-lata al Re che sottoscrisse le leggi raz-ziali bensì al nonno, il primo Re d’Ita-lia. Nello speciale spieghiamo come si è arrivati a scoprire questo errore che defi nire marchiano è quasi eufemistico.Forse saremo il primo giornale ad aver dato la notizia, o forse no. Ma quanto successo all’ex manicomio di Aversa è di una gravità eccezionale. Un incendio ha distrutto documenti importantissimi.

Ormai è un’area che è diventata meta di qualsiasi malintenzionato, occorre, per-ciò, immediatamente correre ai ripari. A rischio, a questo punto, è anche l’archi-vio storico delle Reali Case dei Matti, voluto da Nicola Cunto, che custodisce le preziosissime cartelle cliniche dei ri-coverati dalla fondazione alla chiusura dell’ospedale psichiatrico. Da questo numero iniziano la collabo-razione con NerosuBianco diversi gio-vani e meno giovani che hanno parte-cipato al nostro Corso di Giornalismo. Porteranno nuovo entusiasmo accom-pagnato da nuove idee che non potran-no che fare bene al nostro periodico che festeggia nel 2018, è utile ricordarlo, i venti anni di vita. Buona lettura e buona domenica.

di Giuseppe LettieriL’Editoriale

nerosubiancoaversa.com

Nero su Bianco

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PRIMO PIANO

Mentre i lavori previsti nell’am-bito del recupero dei “sagrati delle cento chiese” sono in

corso (è da iniziare solo piazza Santulli), l’intervento più importante ed impegna-tivo riguarda il recupero dell’ex liceo Artistico in piazza don Diana, che pre-vede il rifacimento della piazza stessa, oltre al recupero strutturale e funzionale del palazzo conosciuto storicamente come quello dei Rebursa. Nel mese di agosto la ditta che ha vinto l’appalto (la Lira Costruzioni di Aversa) ha provveduto all’intervento di demoli-zione delle due strutture che sorgevano davanti storico palazzo dei Rebursa. E da allora il cantiere è fermo in attesa dell’approvazione dei calcoli da parte del Genio Civile. Inutile dire che questo stato di cose ha alzato il polverone delle polemiche, soprattutto da parte degli automobilisti che si sono visti negare improvvisamente (ma in futuro non si potrà più parcheggiare) una settantina di preziosissimi posti auto nel pieno centro di Aversa.Abbiamo incontrato il vice Sindaco

Ecco come diventerà l’ex Liceo Artistico in piazza Don Diana: addio parcheggi!

L’Assessore ai Lavori Pubblici, Ronza, assicura: “Lavori conclusi entro l’inizio del 2019. Imminente l’arrivo dei calcoli dal Genio Civile e la riapertura del cantiere

Palazzo de Rebursa con uffi ci e sale espositive

w Nicola De Chiara

ed Assessore ai Lavori Pubblici della città di Aversa, Michele Ronza, per sapere come stanno effettivamente le cose, evidenziando i malumori che stanno crescendo tra cittadini, residenti e commercianti. L’Assessore ci ha, però, tranquillizzato: “C’è anche la possibilità che i calcoli possano arrivare mentre sarete in stampa. Noi come Co-mune abbiamo pensato di fare una cosa nell’interesse dei cittadini, invitando la ditta a procedere all’abbattimento del dovuto nel mese di agosto. In ogni caso devo ribadire non solo che i calcoli al Genio Civile sono stati consegnati diversi mesi fa, ma anche che abbiamo invitato ripetutamente la dirigente, che è un’aversana, a risolvere la questione al più presto”. In effetti, il Comune non ha colpe. Dopo l’aggiudicazione dell’appalto, la ditta ha dovuto mettere mano al progetto esecutivo. Ed i necessari saggi hanno evidenziato al secondo piano, nell’ex granaio, durante le fasi di spicconatura dell’intonaco, la presenza di mura

Palazzo de Rebursa e sotto gli spazi espositivi al primo piano

Per la scoperta di mura settecentesche anche l’ex granaio al secondo piano rimarrà al suo posto: sarà un open space a disposizione del Comune di Aversa

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PRIMO PIANO

La pianta del piano terra

La pianta del piano secondo

settecentesche. Da qui l’intervento della Soprintendenza che ha richiesto le opportune modifiche al progetto per la conservazione delle mura esistenti. E Ronza conferma quanto accaduto: “E’ vero. Dal momento in cui ci si è accertati della presenza di muri del Settecento, il progetto è stato cambiato. Il secondo livello rimarrà al suo posto. Sono con-vinto che, nonostante tutto, rispetteremo i tempi. La ditta ha cinque mesi per realizzare l’intervento in piazza Don Diana. Sono fiducioso di vederlo com-pletato nei primi mesi dell’anno nuovo”. Approfittiamo dell’Assessore anche per parlare finalmente del progetto e di cosa sarà realizzato in piazza Don Diana. “Il progetto prevede - continua Ronza – la realizzazione al primo ed al terzo piano di ambienti destinati ad ospitare uffici comunali. Mentre al secondo piano sono previste sale espositive, con una destinazione, dunque, abbastanza variegata. La piazza non potrà più ospitare auto perché sarà completamen-te destinata a verde, circa 800 metri quadrati di spazio attrezzato con arredo urbano”. Insomma, sembra proprio che il centro di Aversa stia per cambiare faccia (è previsto anche il recupero della cassa armonica in stile liberty nella villa comunale). Se il risultato risponderà alle aspettative i sacrifici dei cittadini saranno ben ricompensati.

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Potrebbero essere i magistrati del tribunale di Napoli a dettare il futuro del Comune

Se De Cristofaro dovesse essere rinviato a giudizio per l’inchiesta “The Queen” non gli rimarrebbe che lasciare la poltrona. Il Prefetto potrebbe anche sospenderlo

8 ottobre: l’udienza che pende sul capo del Sindaco

w Nicola Rosselli

Otto ottobre 2018. Sarà questo lo spartiacque per l’Ammini-strazione guidata dal sindaco

Enrico De Cristofaro. In questa data, infatti, è stata fissata l’udienza prelimi-nare del processo The Queen che vede il primo cittadino tra gli indagati con ipotesi accusatorie di rilievo. Abbiamo sempre affermato di credere nell’onestà intellettuale del Sindaco normanno che, proprio in merito a questa vicenda, ha dovuto subire anche quasi due settimane di reclusione pres-so la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Sebbene si tratti di ipotesi di reato relative a fatti risalenti a quando De Cristofaro era presidente provinciale dell’Ordine degli Architetti (che solo incidentalmente riguardano Aversa, considerato che il tutto ruoterebbe in-torno all’appalto per la ristrutturazione della Casa dello Studente di via Sapo-rito, mai utilizzata dall’Università), un suo eventuale rinvio a giudizio costi-tuirebbe la pietra tombale per questa amministrazione arcobaleno che, di fatto, non è mai decollata. Dal primo giorno è stata, infatti, con-traddistinta dall’etichetta di dilettanti allo sbaraglio. Dilettanti che, salvo i due assessori sino ad ora inamovibili (Michele Ronza e Alfonso Oliva), non hanno mai avuto il tempo di fare esperienza, tenuto conto che il Sindaco per rimanere a galla ha continuamente cambiato i componenti del proprio ese-cutivo raggiungendo un numero record di persone coinvolte in nemmeno due anni di amministrazione. Ma torniamo all’otto ottobre prossimo. Se, come non gli auguriamo, De Cristo-

faro dovesse essere rinviato a giudizio, nella nuova veste di imputato, tra l’altro per reati connessi a cariche pubbliche, non gli rimarrebbe altro che lasciare la sua poltrona. Nessuna norma glielo impone, ma sarebbe più che opportuno, infatti, dimettersi da Sindaco. Se non lo facesse potrebbe incorrere anche nella sospensione dalla carica (sempre per motivi di opportunità) da parte del

prefetto di Caserta e in questo caso la maggioranza potrebbe continuare ad amministrare con il vice sindaco Ronza a capo del Comune, sempre che la mag-gioranza stessa rimanga tale e ritenga opportuno continuare ad occupare le poltrone.Insomma, da qui ad una settimana, più che le sussurrate e mai provate love story in seno all’Amministrazione, più che la fame di visibilità dei singoli consiglieri comunali perennemente a caccia di maggiore potere, più che le bordate di un’opposizione attiva a singhiozzo, le mozioni di sfiducia contro singoli assessori o un Puc che si profila sempre più addomesticato ai voleri dei soliti noti, potrebbero essere i magistrati del tribunale di Napoli a dettare il futuro di un’Amministrazione che (si tratta, ovviamente, di un parere personale) rischia di essere ricordate tra le peggiori che abbiano mai governato la nostra città.

Enrico De Cristofaro

PRIMO PIANO

Con il Sindaco sospeso la città di Aversa potrebbe continuare ad essere amministrata da questa maggioranza arcobaleno agli ordini del vice Sindaco Michele Ronza

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di Geppino De Angelis

Aveva Ragione Umberto Eco

Vero è che non si può negare l’utilità dei social (anche se, personalmente, abbiamo

un’avversità viscerale per tutto quel che è tecnologia moderna), ma è altrettanto vero che l’estrema semplicità di accesso (favorita dall’anonimato) fa sì che certe persone, davanti ad un computer o ad un telefonino, si sentano in diritto di scri-vere la prima cosa che passa per la loro testa, scatenando i peggiori istinti; insul-tare o aggredire è davvero molto facile; per farlo, basta premere i tasti cliccando “invia” standosene tranquillamente a casa. Queste semplici considerazioni ci sono state dettate dall’aver letto nei giorni scorsi quanto i soliti, vigliacchi imbecilli hanno scritto contro la diciot-tenne Chiara Bordi di Tarquinia, tra le protagoniste di Miss Italia. Frasi come “ fai schifo”, “vattene a casa”, “non fare pena agli italiani che ti votano perché sei storpia”. Un attacco violento, as-surdo, che “qualifica” negativamente i responsabili di un comportamento vigliacco, inumano, vergognoso, atteso

di cultura, che avevano lanciato l’allar-me sui danni che avrebbe potuto provo-care il cattivo, malvagio uso dei social) disse Umberto Eco: “I social danno diritto alla parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, ora hanno lo stesso diritto di parola di un Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli. Lo scemo del villaggio è stato promosso portatore di verità”.A prescindere, comunque, da quel che ebbe a dire Umberto Eco, è tempo di dire basta, di porre radicalmente un fre-no a quanti usano ed abusano dei mezzi tecnologici moderni per mettere in luce la loro scarsa intelligenza, la loro disu-manità, la loro vigliaccheria, il peggio di se stessi. Vero è che, per difendersi, esiste la Polizia Postale, esistono gli avvocati, ma non si può ignorare che, a prescindere dal tempo necessario, non sempre chi è danneggiato riesce ad ottenere giustizia, come dimostrano vari casi sfociati nel suicidio delle vittime.

che la giovane candidata a Miss Italia ha una protesi al posto della gamba sinistra amputata, quando aveva dodici anni, in seguito ad un incidente in motorino. Ed a proposito degli insulti alla Bordi, pur senza generalizzare, ci viene mente quel che (oltre a tanti altri uomini di talento e

Umberto Eco

La storia di Luigi Ciaramella a “Vieni da me”

Biagio Ciaramella ed Elena Ren-zullo hanno raccontato la loro commovente storia in diretta

su Rai 1. Caterina Balivo, nella puntata del 20 settembre, li ha ospitati nella sua nuova trasmissione, “Vieni da me”. A dieci anni dalla tragica morte, la coppia di Aversa ha voluto parlare dell’indi-menticato figlio Luigi, scomparso pre-maturamente, a seguito di un incidente stradale, a soli 19 anni. Biagio ed Elena non hanno parlato dell’incidente ma voluto soprattutto ricordare il figlio. Una storia che inizia con gli incredibili giorni dell’adozione, il lungo viaggio in Brasile per donare al piccolo di soli 7 giorni una vita d’amore. Luigi è educato secondo i valori e i principi in cui i feli-cissimi genitori hanno sempre creduto. Un ragazzo generoso e altruista, Luigi,

che si dedica agli altri e che si stringe ancor di più ai genitori dopo aver scoperto per caso di essere stato adottato. Una fami-glia felice fino a quel tremendo giorno in cui il ragazzo esce di casa per andare al lavoro e perde la vita in un incidente stradale, le cui dinamiche e responsabilità sono ancora al vaglio della magistratura. Nonostante la perdita straziante dell’unica ragione di vita, la coppia trova un nuovo senso per sopravvivere, decidendo di dedi-carsi completamente agli altri. Elena e Biagio decidono, così, di fondare due associazioni, quella per le Vittime della Strada e “Mamme Coraggio”, che si oc-cupano di assistere altri genitori e tutte

le famiglie colpite dallo stesso dolore. A fare una sorpresa a Biagio ed Elena ci pensa Rosa Di Bernardo di Pozzuoli, una donna che nove anni fa ha perso il figlio sull’asfalto e che ha trovato la forza di rialzarsi proprio grazie a loro.

Biagio ed Elena a “Vieni da me”

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L’INTERVENTO

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IL COMMENTO

Oggi la situazione è confusa, gli standard sono terra di nessuno, chi può arraffa arraffa. Bisognerebbe, invece, cercare una via d’uscita

Due modi di amministrare gli spazi pubblici, uno di fronte all’altro, in via Riverso

Standard a doppia faccia:quello buono e quello cattivo

w Franco Terracciano

Standard a doppia faccia. In via Paolo Riverso ci sono due stan-dard, spazi verdi che, per legge,

i proprietari dei palazzi devono lasciare a verde pubblico. Uno spazio, quello di fronte alla scuola media “Cimarosa”, è senza recinzione, come da foto, ed è invaso dalle erbacce, è malcurato. Così si lamenta un cittadino, Egeo Santino, che risiede in una casa confinante con lo standard: “E’ uno slargo dimenticato da tutti. Non è stato mai curato. Insetti e vespe sciamano dappertutto e rappre-sentano un pericolo per gli alunni che vanno a scuola, ma lo scandalo mag-giore viene dai cani, randagi e non, che con i loro escrementi appestano l’aria. D’estate soprattutto la puzza di merda è insopportabile”. In effetti il problema dei cani non è stato mai risolto in città. Si devono obbligare in modo ferreo i loro proprietari zuzzusi, bisogna con-vincerli a munirsi di paletta e sacchetto. Maledetti, la città fa schifo anche per colpa vostra. A questo punto sarebbe curioso verificare quante multe i vigili urbani hanno fatto a questi merdaiuoli? Il secondo standard si trova un po’ più avanti, sorge a fianco alla scuola. E’ recintato, ben curato, con ciuffi di ole-andri rossi e bianchi in fiore e qualche margheritina timida. Su una rete, per non dimenticare, è affisso un cartello del Comune firmato dall’allora sindaco Giuseppe Sagliocco. Due standard co-munali, due modi contrapposti di vivere e di vedere il verde. Uno bello e l’altro brutto. Allora come si deve risolvere la questione, visto che ad Aversa ci sono tanti casi simili? Ogni tanto scoppia la polemica, si pulisce per l’occasione, si recinge qualche spazio, poi il tutto

bambini, che sono i più mortificati in questa città, o per attività di svago per giovani e per gli anziani. Oggi la situazione è confusa, gli stan-dard sono terra di nessuno, chi può ar-raffa arraffa, addirittura in quegli spazi si realizzano piccoli manufatti o cucce per i soliti stramaledetti cani cacazzari. La città così sembra una donna con i capelli arruffati quando poi è la più bel-la del mondo, sì, la più bella, con quel centro storico misterico, dove i santi s’incontrano la notte e piangono questa nostra vita terrena bellissima.

viene messo a tacere. Certamente curare tutti gli spazi comunali è impossibile per carenza di personale, poca voglia, per i costi onerosi. Anche l’iniziativa di adottare le aiuole non ha avuto un grande riscontro. Un’operazione solo di facciata. Allora il Comune potrebbe giungere ad una mediazione: concedere ai grandi condominii, con l’obbligo della manu-tenzione, gli standard non curati, molti dei quali ormai sono chiusi da anni con inferriate e cancelli, e recuperare gli spazi rimasti per attività ludiche per i

Lo standard aperto e, sotto, quello chiuso di via Riverso

Si devono obbligare in modo ferreo i proprietari zuzzusi dei cani, bisogna convincerli a munirsi di paletta e sacchetto. Ed affidare gli standardai privati

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IL CASO

Due i commercialisti con studio in quella sede ad avere avuto l’incarico per il “Controllo” dei Pics di Aversa. Nello stesso palazzo ha lo studio l’assessore De Gaetano

I commercialisti si stanno mangiando le mani per non avere lo studio in quel palazzo

Pics, la “sorte” premia via D’Acquisto 73

Un’Amministrazione sull’orlo di una crisi di nervi. Tutti sono contro tutti, ma c’è chi riesce

in questa situazione ad avere tutto sotto controllo. Stiamo parlando del caso che ha voluto la nomina di due dottori commercialisti vincitori di una selezio-ne pubblica per il conferimento di due incarichi per attività di supporto al “Controllo di primo livello” connesse alla predisposizione, attuazione, rendicontazione e monitoraggio del Programma Integrato Città Sostenibile (PICS) della Città di Aversa, del rela-tivo documento di orientamento stra-tegico (DOS), degli ulteriori interventi complementari integrabili su altre fonti di finanziamento e alla funzionalità dell’organismo intermedio.La sorte, o meglio, la Commissione che vede la presenza, oltre che di due dirigenti del Comune, anche dell’ex assessore Guido Rossi (indicato dall’or-dine dei dottori commercialisti del circondario di Napoli Nord), ha voluto

Enrico De Cristofaro che in campagna elettorale si spese per la sua elezione insieme a quella della nipote Daniela.Una sorte benigna per chi ha studio in quello stabile, insomma, con il caso che l’ha fatta da padrone premiando politici vecchi e nuovi e loro conoscenti o soci. Dilettanti sì ma nei confronti della città non nell’assecondare la sorte, questi signori che vanno avanti spediti, pur sull’orlo del baratro, con un processo in prospettiva delicato soprattutto se dovesse andare male qualcosa l’8 otto-bre prossimo, quando vi sarà l’udienza preliminare dell’inchiesta “The Queen”. Intanto, sono in molti tra i commercia-listi a mangiarsi le mani per non aver pensato di mettere su studio in via Salvo d’Acquisto 73 ad Aversa, luogo fortuna-to. Se il fato dovesse essere tanto bravo ad agire anche in quella sede, chissà cosa accadrà in sede di Puc tra via Cupa Scoppa e via Cappuccini passando per le zone di Porta San Giovanni. Speriamo solo, per il bene della città, che quello stesso fato li mandi a casa un attimo prima. I PICS porteranno nella nostra città opere per tredici milioni di euro.

Raffaele De Gaetano

w Nicola Rosselli

che i due dottori commercialisti in que-stione fossero Luigi Baldi e Nicola De Cristofaro. La sorte, in questo frangente proprio la sorte, ha voluto che (guarda caso) entrambi avessero lo studio in via Salvo d’Acquisto 73 ad Aversa. Lo stesso indirizzo, come abbiamo potuto rilevare dal sito dell’Ordine dei Dottori Com-mercialisti, dove ha lo studio Raffaele De Gaetano, anch’egli commercialista, Assessore al bilancio del Comune di Aversa. Pupillo del sindaco normanno

Lo scorso 22 settembre ci è giunta in redazione una mail inviata dalla portavoce del Sindaco De

Cristofaro, Francesca Pagano, che ci ha lasciato allibiti.Il contenuto della missiva elettronica è il seguente: “Nel corso della riunione, inoltre, è emersa anche un’altra condizione che sarà vagliata nei prossimi giorni: tutti i consiglieri comunali di maggioranza ed assessori che vogliono parlare con la stampa dovranno inviare al Sindaco i loro comunicati che provvederà ad Aversa come in Turchia?

Il Sindaco censura Assessori e Consiglieriinviarli attraverso il suo ufficio stampa eliminando, così, la possibilità che dichiarazioni e/o interviste possano creare equivoci”. Crediamo che a tutti i nostri lettori sia ben chiaro il significato di tale dichiara-zione di intenti: il primo citatdino vuole attuare un controllo “preventivo” di quello che Consiglieri di maggioranza e Assessori intendono comunicare alla stampa. Alla faccia della democrazia. Al nostro paese questa si chiama CEN-SURA!

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L’INTERVENTO

Quello che doveva fare il Comune di Aversa lo ha fatto l’Osservatorio “Libero”

“Abbiamo agito così temendo l’inerzia degli Amministratori di diversi Comuni interessati che a chiacchiere si erano detti pronti pronti ad agire”

Santulli e i perché della querela a Feltrinelli

w Melino Martina

Il presidente dell’Osservatorio Po-litico Sociale Libero di Aversa, ex Parlamentare e consigliere comu-

nale in carica, Paolo Santulli, ha dato mandato ai suoi avvocati di querelare la casa editrice “Feltrinelli” dopo la distri-buzione della Guida sull’Italia del sud e le isole che ha fortemente diffamato il nostro territorio. Abbiamo incontrato Santulli per sapere come si è arrivati ad una simile decisione. “Quando cominciò a diffondersi la voce - inizia Santulli - che nella guida Feltrinelli sull’Italia del sud e le isole, a diffusione nazionale, si sarebbero evi-denziate le negatività del territorio di Napoli Nord, e quindi anche di Aversa, parlando con un Commercialista amico, il dott. Primerano Rianò, componente del Direttivo dell’Osservatorio Politico Sociale “Libero” , insieme al quale da oltre dieci anni diamo vita all’attività delCircolo di via Garibaldi, decidem-mo di convocare l’Assemblea per valutare e dibattere della questione. Per approfondire la cosa ci procurammo, a Napoli a p.zza dei Martiri, nella libreria della casa editrice, il corpo del reato. Quello che si leggeva andava oltre ogni riferimento che ci era stato riportato. L’indignazione fu violenta. La stessa cosa la provarono i nostri soci quando dovettero sentire che questa “guida” internazionale sconsigliava di soffer-marsi nei territori a nord di Napoli, sobborghi poco entusiasmanti, quasi del tutto dominati dalla camorra.“Il triangolo della morte” da cui scappare e dovendolo per forza da attraversare senza fermarsi. Oltre a ciò veniva denigrata la Reggia di Caserta, “una struttura piuttosto monotona dove la

proprio attentato razzistico-discrimina-torio”. Per l’ex Parlamentare ora “a nul-la servono le dichiarazioni dell’editore a giustificazione di questa “porcata”.Il Direttivo dell’Osservatorio ha avuto mandato, all’unanimità, dall’Assem-blea, temendo (giustamente aggiun-giamo noi) l’inerzia di Amministratori di diversi Comuni interessati che a chiacchiere si erano detti pronti pronti ad agire, a produrre immediatamente l’Esposto-Querela, che Paolo Santulli, Presidente dell’Osservatorio, assistito dall’avv. Domenico Smarrazzo di Napoli, ha prontamente protocollato al Tribunale di Napoli Nord. “Feltrinelli - conclude Santulli - dovrà rispondere in tutte le sedi di questo danno incal-colabile prodotto ad Aversa, all’Agro aversano ed alla provincia di Caserta”.Insomma, quello che doveva fare il Comune di Aversa o quello di Caserta o la Provincia stessa lo ha fatto un’As-sociazione privata. Anche questa è una notizia che fa rumore, e tanto.

Paolo Santulli e, a destra, la Guida contestata

Santulli: “Si è trattato di “un vero e proprio attentato razzistico discriminatorio. A nulla servono ora le dichiarazioni dell’editoredopo questa “porcata”

dimensione supplisce all’ispirazione artistica...! Ci fu un dibattito violento “sotto il semaforo”, avercelo avuto l’autore tra le mani...!”. Nella querela inoltrata alla “Feltrinelli” si parla di un danno irreversibile, niente di più lesivo per l’onorabilità ed il deco-ro del nostro territorio e per la provincia di Caserta e dei suoi cittadini”. Per Santulli si è trattato di “un vero e

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LA PROPOSTA

Serve un luogo che raccolga, conservi, faccia conoscere le nostre preziose testimonianze

Con i suoi spazi ampi potrebbe facilmente e realisticamente ospitare anche il Museo Archeologico dell’Agro Atellano di Succivo che ha pochi visitatori

Un museo di Aversa e dell’Agro nella “Maddalena”

w Nicola Terracciano

Una vasta isola storica spaziosa che va recuperata

Aversa e il suo storico immenso, importante Agro non hanno un Museo, che raccolga,

conservi, faccia conoscere le sue preziose testimonianze in termini di reperti, opere d’arte, documenti dall’antichità all’età contemporanea. Esso è fondamentale anzitutto per dare l’opportunità ai cittadini ed alle citta-dine di Aversa e dell’Agro di una più precisa, ordinata, sistematica memoria collettiva, base di un sentimento più vivo di appartenenza alla propria terra natìa e dell’impegno a migliorarla, ma anche per offrire a visitatori e turisti di fare una preziosa esperienza culturale. Questo progetto, che intende arricchire in modo importante l’offerta culturale della città, come avviene in tante città d’Italia e d’Europa, che hanno musei simili, può concretizzarsi perché Aversa, pur avendo tutto il suo limitato (per va-rie ragioni storiche) territorio quasi tutto urbanizzato, possiede una vasta isola storica spaziosa e anche alberata con gli edifici e la chiesa della Maddalena, già

Ospedale Psichiatrico Civile (di pro-prietà della Asl e del Comune di Aversa, oggi in preda al degrado degli spazi in-terni ed esterni, riparo di senzatetto e di tossicodipendenti) contiguo fisicamente con l’importante centro storico, uno dei più importanti della provincia di Caser-ta, della Campania, al confine con i Co-muni di Lusciano e di Trentola-Ducenta. Esso con i suoi spazi ampi potrebbe facilmente e realisticamente ospitare

il Museo Archeologico dell’Agro Atellano di Succivo (Comune dello storico Agro aversano, con reperti che si riferiscono ad altri paesi non atellani come Frignano o Lusciano), che ha pochi visitatori (si può facilmente verificare), è privo di parcheggio, ha ambienti limitati, trattandosi dei locali della vecchia caserma. Trasferito con i suoi reperti ed il suo personale ad Aversa troverebbe una sua più naturale

Diamo spazio anche alle persone con

disabilità. Venerdi 21 settembre c’è stato l’atteso incontro tra il Comune di Aversa e l’associazione ENS (Ente Nazionale per la protezione e l’assistenza ai Sordi). Si è raggiunto un accordo. Da tempo era sul tavo-lo la richiesta dell’ENS per avere dei

I sordi alzano la voce e arriva la sedead Aversa - ci dice Rosario Capasso, consigliere comunale e vicepresidente della Provincia di Caserta. Prima aveva-no la loro sede a piazzetta Lucarelli. Nel 2014 ebbero problemi con gli immobili e dovettero lasciarla. Considerando la sensibilità di quest’Amministrazione siamo riusciti a donare una sistemazio-ne per queste persone. È giusto che an-che loro possano trascorrere tempo tra di loro ed avere un posto dove riunirsi”.

Martina Melino

locali. Finalmente il Comune ha accolto l’istanza. È stata fatta una delibera di Giunta e un protocollo d’in-tesa sottoscritto con il legale rappresentante dell’Associazione, An-

drea Tartaglione. Sono state consegna-te le chiavi per i locali comunali in via Frattini 22 e 24.“Gli affetti da questa disabilità sono sempre stati numerosi

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LA PROPOSTA

Un museo di Aversa e dell’Agro nella “Maddalena”

Con il reddito di cittadinanza, che prevede ore di lavoro sociale, si potrebbero avere persone impegnate nel recupero degli spazi e il riordino dei documenti

e felice collocazione e si inserirebbe in una struttura ed in una prospettiva di arricchimento nella grande ‘sezione antica’ del Museo dell’Agro Aversano. Quest’ultimo, possedendo oltre gli ampi locali interni anche gli spazi di un ampio parcheggio e un raro patrimonio di verde, ripulito e curato e arricchito di panchine e fontane, divenendo anche per questo aspetto parco pubblico, sa-rebbe in grado di attrarre, di accogliere cittadini, scolaresche, turisti. L’attra-

zione del Museo sarebbe accresciuta dalla sua collocazione urbanistica, trovandosi vicino ad altri strategici monumenti aversani come il Duomo e altre chiese importanti del centro storico, la restaurata Casa di Cimarosa, tutte facilmente raggiungibili a piedi. L’ampio parcheggio vigilato della Mad-dalena potrebbe essere una preziosa infrastruttura di servizio per tutta l’area vicina e per il recente Trubunale di Napoli Nord, che crea grossi problemi di traffico, e permetterebbe a giudici, dipendenti, avvocati, testimoni, altre persone di non essere preoccupati su dove mettere la macchina e che sarebbero sicuramente incuriositi dal Museo e portati a visitarlo. Una sezione del Museo dovrebbe essere dedicata alla conservazione dell’impor-tante Archivio della Maddalena, oggi in pericolo di danneggiamenti, se non di scomparsa, che si riferisce soprattutto alle migliaia di esistenze che hanno popolato l’Ospedale dalla fondazione nel 1813 al tempo di Gioacchino Murat. Tenendo presente la prossima attiva-zione del reddito di cittadinanza, che prevede comunque ore di lavoro sociale, si potrebbero facilmente avere persone seriamente impegnate per il recupero degli spazi interni ed esterni, il riordino dei documenti oggi in pericolo.

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COMMERCIO

Chiusura domenicale dei negozi sì, chiusura no, sembra un dubbio amletico

Candia: “Credo, invece, che porterà una vita più serena”“Il decreto porterà uno scompenso economico per le grosse strutture, ma sarà salutato con entusiasmo dai piccoli commercianti che sono il 95 per cento del settore”

Chiusura domenicale dei negozi sì, chiusura no. Sembra un dub-bio amletico quello sulla ‘ve-

xata quaestio’ che sta facendo sorgere discussioni e polemiche tra i sostenitori e gli avversari della proposta del pen-tastellato ministro dello Sviluppo non-ché vicepremier Luigi Di Maio, che ha annunciato che, entro la fine dell’anno, sarà approvata una legge che, unificando i cinque disegni di legge all’esame del Parlamento, porrà fine alla libertà asso-luta di aprire di domenica i negozi. Una proposta, quella di Di Maio, sulla qua-le non c’è unanimità di consensi atteso

w Geppino De Angelis che anche fra le catene dei supermercati i pare-ri non collimano, così come nelle fila della maggioranza governa-tiva c’è chi è pro e chi è contro. Nettamente fa-vorevole alla chiusura mons. Giancarlo Maria Bregantini, Arcivesco-vo di Campobasso e per molti anni presidente della commissione del-la Cei per il lavoro, che si è sempre battuto con-tro l’apertura domeni-cale dei negozi, che ha dichiarato: “Una legge Franco Candia

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COMMERCIO

che metta fine all’apertura dei centri commerciali la domenica sarebbe una grazia di Dio; è attesa da tante realtà perché questa liberalizzazione è andata ormai oltre l’etica e, come dice il Papa, l’economia senza etica è sempre distrut-tiva”. Sulla vexata quaestio, comunque, abbiamo ritenuto opportuno conoscere il parere del nostro amico Franco Candia, membro della Giunta provinciale della Confcommercio, del quale riportiamo di seguito le dichiarazioni. “Si profila un nuovo evento per il commercio, questa volta interessa tutto il comparto nazio-nale. Non si tratta di una strada da chiu-dere né di cambiare il senso di marcia o di una qualsiasi ordinanza comunale, si tratta della chiusura domenicale per tutti gli esercizi commerciali nazionali. Nel 2011 il governo Monti, con un decreto legge, liberalizzò gli orari, la Confcom-mercio o l’Ascom di allora non fu in ac-cordo con il Governo pensando al com-mercio minore che non aveva e non ha la possibilità di avere altro personale per poter fare i turni. Adesso dopo 7 anni si dovrà cambiare ancora. In altre sedi abbiamo già discusso di questo decreto che riporterebbe i negozi ad essere aper-ti soltanto 8 domeniche all’anno con esclusione delle zone turistiche e nel contempo la somministrazione dovrà ri-tornare al giorno di chiusura settimanale obbligatorio. Personalmente non sono per gli stravolgimenti delle norme, ma questa volta credo che regolare le aper-ture domenicali dei negozi e dei centri commerciali non porterà che benefici al commercio e una vita più serena per i proprietari e per i suoi collaboratori; d’altro canto, se si ha l’esigenza di com-prare una ‘camicia’, si hanno a dispo-sizione sei giorni per gli acquisti. Non sarà facile regolamentare il tutto, quali sono le zone turistiche, quali città ne fa-ranno parte, se tutta la città ne ha diritto e quali saranno i periodi a loro disposi-zione. Credo che questo decreto porterà uno scompenso economico per le grosse strutture, ma sarà salutato con entusia-smo dai piccoli commercianti che rap-presentano il 95 per cento del settore. Per moltissimi piccoli commercianti ritornare ad avere la domenica con la famiglia sarebbe un bellissimo regalo, sempre che i centri commerciali abbia-no lo stesso regolamento; altrimenti, la disparità sarà enorme”.

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L’SOS

Posizionate troppo vicine all’angolo con via Marchione

Sia i pedoni sia gli automobilisti hanno la visibilità seriamente compromessa. Il segnale che ne indica la presenza è, inoltre, mezzo coperto dalla vegetazione

Le pericolosissime striscepedonali di piazza Crispi

In giro per la città se ne vedono di cose che vorresti cambiare, ma ce n’è una in particolare che cattura

ogni volta la mia attenzione, special-mente quando ho le mani al volante. A Piazza Crispi, crocevia del traffi co cittadino aversano, principalmente per le scuole che ivi convergono, su-bito dopo la curva che s’incontra pro-venendo da via Onofrio Marchione, a una distanza che sembrerebbe non rientrare nei parametri normativi, ci s’imbatte in un attraversamento pedo-nale, tra l’altro sbiadito e quindi poco visibile, che trasversalmente taglia la

w Francesco di Biase

Le pericolosissime strisce di piazza Crispi

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L’SOS

carreggiata. Ciò che si avverte, non da tecnici ma da comuni cittadini, è che lo stesso sia eccessivamente in pros-simità della curva, dove, per ovvie ra-gioni, la visibilità è compromessa. A occhio e croce la distanza che separa la striscia zebrata dalla parabola non è superiore ai tre metri, per questo moti-vo i pedoni, che si trovano a utilizzarla per arrivare al punto opposto della car-reggiata, e viceversa, correrebbero un serio pericolo. Il segnale che ne indica la presenza è, inoltre, mezzo coperto dalla vegeta-zione. Non siamo di sicuro deputati al controllo della liceità di siffatta instal-lazione, ma di sicuro chi di dovere, i tecnici comunali, saprà ben individua-re se sussistono i presupposti affi nché l’attraversamento resti lì dov’è o, al contrario, debba essere riposizionato in modo da scongiurare ogni perico-lo per le decine di persone che tutti i giorni lo utilizzano. Considerando che spesso e volentieri i limiti di velocità cittadini non sono ri-spettati e che quell’area in particolare è utilizzata come punto di raccolta per le partenze delle gite scolastiche, quin-di con una forte presenza di bambini, sarebbe opportuno, anche al cospetto

d’idoneità norma-tiva, rimodularne la collocazione sul manto stradale scegliendo un trat-to di carreggiata che presenta meno criticità. Un intervento da poco, in termini economici, ma ef-fi cace soprattutto ai fi ni della sicu-rezza dei pedoni. Utili tornerebbero inoltre gli avvisa-tori luminosi e gli indicatori catari-frangenti che per-

mettono un’adeguata visione notturna dell’area delimitata. Volendo esagera-re, e di sicuro lo sto facendo, si po-trebbero utilizzare le strisce pedonali in 3d già presenti in alcune città ita-liane quali Bologna e Trieste. Realiz-zate con tre colori in modo da creare l’illusione della profondità e della tri-dimensionalità, sembrano sollevate da terra. L’effetto ottico prodotto induce il guidatore a rallentare permettendo un attraversamento sicuro.

Si potrebbero utilizzare le strisce pedonali in 3d, già presenti in alcune città italiane, con tre colori in modo da creare l’illusione della profondità e della tridimensionalità

E il segnale poco visibile

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IL PERSONAGGIO

Eccellenze normanne che si fanno onore all’estero

Il Daily Mail lo ha inserito nella Good Doctors Guide come uno dei migliori specialisti per l’operazione

Enzo Maurino, re della cataratta

w Geppino De Angelis

Da anni, purtroppo, la Sanità italiana ed in modo particolare quella campana, per motivi di

varia indole, sembra essere nel classico occhio del ciclone ad onta della prepara-zione professionale di tantissimi medici, alcuni dei quali per affermarsi sono sta-ti costretti a recarsi all’estero. Qualche anno addietro, su queste colonne dem-mo notizia di una delle più prestigiose onoranze inglesi assegnate al nostro concittadino dottor Vincenzo (Enzo per gli amici) Maurino, primario oculista del Moorfield Eye Hospital di Londra, tra i più importanti e prestigiosi ospe-dali inglesi (e non solo) per la ricerca e

la formazione degli oculisti. Già ottimo alunno del nostro glorioso liceo classico “Cirillo”, dove conseguì la maturità, da anni Enzo Maurino (figliolo del com-pianto pediatra Peppino), recentemente si è visto inserire dal Daily Mail nella sua Good Doctors Guide come uno dei migliori chirurghi specialisti per l’o-perazione alla cataratta in Inghilterra, su unanime scelta di una quarantina di colleghi oculisti inglesi ai quali, dai re-sponsabili della guida, era stata posta una specifica domanda su chi avrebbero affidato il loro familiare più caro qualo-ra ci fosse stata la necessità dell’opera-zione alla cataratta. Un palmares, il suo, di notevole spesso-re, con una laurea conseguita nel 1990

Enzo Maurino

con la massima votazione, così come ebbe a verificarsi con la specializzazio-ne in oftalmologia quattro anni dopo. Autore di numerose ed interessanti pubblicazioni su riviste scientifiche in-ternazionali, oltre ad essere relatore in vari congressi in varie parti del mondo, Enzo Maurino pur abitando da molti lu-stri a Londra con la moglie, dottoressa Emilia Lamberti, e figli, continua ad es-sere legato alla nostra città dove vivono la mamma, i suoceri e gli altri familiari e dove continua a venire per visitare privatamente pazienti nel suo studio. Ad Enzo Maurino i nostri sinceri, affettuosi auguri personali e quelli della redazione per sempre maggiori affermazioni che, ne siamo sicuri, non mancheranno.

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Oggi vige solamente la regola “chi prima arriva meglio alloggia”

E se qualche ragazzo si fa male? C’è l’infermeria vicina. Peccato che dentro non ci siano suppellettili né l’ombra di un infermiere

Regolamentiamo l’uso dei campetti al parco “Pozzi”

“Chi prima arriva meglio alloggia”: sembra questa la regola che vige al campetto

di calcio all’interno del “Parco Pozzi” di Aversa e all’attiguo campetto di palla-canestro. Già, perché qui per disputare una partita bisogna essere tra i fortunati riescono ad accaparrarsi il campo. A fare da cornice ci sono sempre altri ragazzi che attendono il loro turno. I ritardatari sono costretti a giocare altro-ve, contravvenendo al regolamento del Parco. Dunque, sarebbe necessario un “regolamento” che garantisca l’ordine, il rispetto delle regole e redarguisca gli

w Melania Menditto eventuali trasgressori. E se qualcuno durante la partita si fa male? Dovrebbe rivolgersi all’infermeria che si trova proprio lì vicino. Peccato che sia delle suppellettili sia di un infermiere non ci sia neanche l’ombra. Essenziale sarebbe anche la posa in opera di una rete di protezione per evitare che gli altri frequentatori del parco diventino inconsapevolmente bersagli delle …pallonate. Sembra impossibile, eppure nel parco Pozzi non c’è uno spazio destinato alla pallavolo. In realtà, più che a livello strutturale, questa sembra essere una mancanza nei confronti della città. Nella nostra città, infatti, sono sta-te scritte pagine importanti nella storia di questo sport. Il campetto al “Pozzi”

LA NOTA

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LA PROTESTA

Lo ha proposto il consigliere Carmine Palmiero alla Commissione Ambiente del Comune

Da nord a sud, di notte non si dorme più. Galluccio: “La prima cosa da fare è una convocazione dei Sindaci dei Comuni limitrofi per arrivare ad un documento unico”

Stop ai fuochi d’artificiosparati a tutte le ore

Aversa come Kabul. Soprattutto con il sopraggiungere delle te-nebre, il crepitio di polvere da

sparo, in verità spesso veri e propri boa-ti, la fa da padrone da nord a sud, da est ad ovest della città normanna. A diffe-renziare la città normanna dalla capitale afgana il solo fatto che in quest’ultima gli scoppi mirano ad uccidere, da noi “semplicemente” a festeggiare qualco-sa, dai santi e le madonne a complean-ni vari. E sempre più spesso i santi e le madonne volano tra quelli che in piena notte, siano le sei di mattina o la mez-zanotte passata, vengono svegliati di so-

w Livia Fattore

A Kabul si spara per uccidere, da noi per festeggiare anche di notte

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LA PROTESTA

prassalto. Una teoria continua di scoppi che stanno rendendo la vita degli aver-sani impossibile. Soprattutto di quelli che vivono a ridosso dei confini citta-dini, essendo costretti a sorbirsi oltre che i festeggiamenti dai santi nostrani anche quelli dei centri limitrofi, da Cesa a Carinaro a Gricignano a Lusciano a Teverola a Casaluce. Una protesta che ha montato per settimane sul web dove concittadini incavolati si chiedono chi è che spara ad ore assurde e con l’autoriz-zazione di chi. Dal web, dalle pagine dei social sul tavolo della politica oramai il passo è breve. Da qui la giusta presa di posizione del consigliere comunale di “Noi Aversani” Carmine Palmiero.“Nella riunione della Commissione Ambiente – ha dichiarato il consiglie-re aversano - ho ritenuto indispensa-bile affrontare un tema molto sentito dai cittadini: l’esplosione deliberata e senza alcun limite di orario dei fuochi d’artificio. Credo che sia una pratica incivile sparare fuochi d’artificio alle 7 del mattino, senza alcun rispetto per quei cittadini che magari il giorno pri-ma della ‘festa di paese’ hanno lavorato fino a notte fonda e/o per i nostri amici a quattro zampe che soffrono tanto quan-do vengono sparati petardi e fuochi si-mili. In virtù di questo ho proposto alla Commissione Ambiente del Comune di Aversa (di cui sono componente) lo stop ai fuochi d’artificio in determinate ore del giorno e della notte. Una proposta che estenderò anche ai Comuni limitro-fi. Ho avanzato tale richiesta, al fine di dimostrare che il nostro lavoro vuole es-sere sempre costruttivo e mai distruttivo per Aversa. Per me è una questione di civiltà”.“L’esecutivo - afferma da parte sua il neo leghista Michele Galluccio, con-sigliere comunale e presidente della commissione Ambiente - stava per pub-blicare un’ordinanza ad hoc per rego-lamentare in città l’uso indiscriminato dei botti. Per affrontare il problema ab-biamo convenuto che la prima cosa da fare è una convocazione dei Sindaci dei Comuni limitrofi, per poter tracciare in-sieme la strada per approvare un unico documento territoriale, per omogeniz-zare le regole sui tutti i nostri Comuni”. Una volta tanto pare che una proposta delle opposizioni venga presa in consi-derazione dalla maggioranza.

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IL COMMENTO

“Varco attivo” e “varco non attivo”, in molti non hanno ancora capito come funziona

Ztl, l’equivoco che alimenta la confusione

Passeggiavo nella centralissi-ma via Roma con mio figlio, all’altezza della gelateria, a

pochi passi dall’Arco dell’Annunziata, l’immancabile richiesta di un gelatino da assaporare lontani dal rumore assordante delle macchine e il puzzo dello smog. Entriamo nella gelateria e lì la sorpresa: il proprietario, un signore garbato e disponibile, mi racconta tutti i disagi di una Ztl che gli sta costando la chiusura dell’attività. Solo in quel momento ho realizzato che, quel che per me era una piacevole parentesi, per altri poteva rappresentare un disagio. L’interrogativo si è fatto pressante nella mia mente: ma questa benedetta Ztl ha sortito l’effetto voluto? In effetti, a ben vedere, sarebbe meglio chiamarla Z.

w Irene Motti

Ad Aversa funziona così...

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IL COMMENTO

il parquet dal 1910

Off, non il portierone azzurro, ma Zona Off limits. Il malumore è dilagante e va dai commercianti agli automobilisti stanchi ed estenuati dai cambiamenti delle regole a giorni alterni: un giorno vengono messe le transenne e i Vigili, un altro vengono tolte le transenne e lasciati i Vigili, un altro ancora vengono tolti entrambi. Insomma, il povero automobilista, già stressato dal traffico e dalla mancanza di parcheggi, deve anche fare attenzione a questi simpatici scherzetti. C’è l’apposito cartello con la scritta varco attivo o non attivo, direbbe qualcuno. Ma questa espressione è di fatto fuorviante. Perché? Semplice, perché varco è sinonimo di passaggio, di via libera, di transito. E quindi varco attivo potrebbe significare “passaggio libero”, “via libera”. Questo, del resto, l’orientamento di un GdP di Reggio Emilia che ha annullato ben 17 multe comminate ad un cittadino anziano che aveva proprio contestato il significato della scritta “varco attivo”. L’equivoco alimenta la confusione dei cittadini e le multe fioccano, assieme ai copiosi ricorsi che si stanno accu-mulando presso gli uffici del GdP del Tribunale di Napoli Nord. Non sarebbe Ad Aversa funziona così...

...mentre a Firenze funziona così

più semplice adottare una soluzione ba-nale, ma per certi versi sicuramente più a tutela del cittadino, ovvero l’ausilio di segnaletica luminosa a supporto di quella esistente, per intenderci classico rosso e verde oltre ad una inequivoca-bile scritta varco vietato? A chi giova tutto ciò? Di certo non ai cittadini, visto l’incredibile numero di sanzioni elevate, non all’ambiente, data la congestione di traffico nelle zone limitrofe, ma a ben vedere solo alle casse comunali!

Non sarebbe utile una segnaletica luminosa a supporto di quella esistente, il classico rosso e verde, oltre ad una inequivocabile scritta varco vietato?

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di VITO FAENZA

Non sparate sul pianista

Non so come andranno a finire le vicende politiche e le varie polemiche. Non lo so e non

mi interessa nemmeno, perché ci sarà l’ottimo Rosselli che ci informerà pun-tualmente della situazione e dei risvol-ti, anche quelli che sono leggermente o pesantemente nascosti. Quello che mi preme, invece, è far notare che si spara sul pianista, qualunque esso sia indipen-dentemente dalle responsabilità degli stessi. E solo in un caso, in un commen-to di una pagina di FB, ho letto “e io li ho pure votati”. Perfetto, mi si è aperto il cuore. Oggi anche Aversa ha vota-to al Parlamento per una maggioranza più che assoluta del M5S e della Lega (a proposito la sede dellaLega ad Aver-sa qualcuno mi sa dire dov’è?) eppure appena qualche anno fa questi voti era-no di FI e anche del PD (pochi). I M5S erano al 10 per cento scarso. Allora chi li ha votati, quelli del vecchio regime? E perché questi elettori oggi dicono tutti a casa? Ho trovato 1500 schede di iscrit-ti al Pci con tanto di nome, cognome e pagamento di tessere. Qualcuno mi ha invitato a pubblicarli tutti questi nomi, ma non lo farei mai, non fosse altro per rispetto della privacy. In un caso l’ho detto a due persone, una che era stata iscritta, l’altra che pur non essendo sta-ta iscritta aveva fatto propaganda per un esponente della Dc. Non lo avessi mai fatto, il secondo ha detto che non era mai stato iscritto (cosa che io avevo detto) e che mai e poi mai aveva fatto propaganda e che non diceva neanche alla moglie come votare. Gli credo ma non troppo, è vero che sono un settan-tenne, ma qualche ricordo ce l’ho. Il pri-mo, l’iscritto al Pci poi diventato non so cosa, adesso chiaramente giallo verde, mi ha scritto “tanto si sa come si face-vano le tessere”. E no, qui casca l’asino! Nel Pci per avere la tessera occorreva pagare, non era come nella Dc dove ti trovavi iscritto senza neanche saperlo. Nel Pci si doveva andare in sezione,

chiedere la tessera, pagare in una unica soluzione o a “rate” l’importo che si in-tendeva versare. Quindi delle due l’una: o chi si iscriveva doveva o voleva avere un piacere o era convinto di quello che faceva. In ogni caso è inutile che oggi accusi “quelli del passato” di delitti. Per un periodo è stato complice di quel pas-sato, come il 75 per cento degli elettori aversani.Passiamo al razzismo dilagante. Avete contato quanti sono gli uomini di colo-re al parco Coppola? Sono nove e tal-volta arrivano a dieci. Quanti sono gli abitanti del parco? Circa quindicimila. Lascio a qualche studente delle elemen-tari il calcolo delle percentuali. E’ vero, ci sono quelli che fanno i parcheggiato-ri abusivi, ma i parcheggiatori abusivi dovrebbero essere disincentivati dalle forze dell’ordine. E persino altri uomini

di colore non hanno fiducia di quei par-cheggiatori dei quali mi dicono “sono cattivi”, in un italiano di giorno in gior-no sempre migliore. Ai supporter del Ministro dell’Interno non sembra che la tolleranza zero che invoca non debba riguardare solo gli uomini di colore ma anche i parcheggiatori abusivi che arri-vano persino da Scampia e dalle perife-rie di Napoli come denunciato da Igna-zio Riccio su Il Mattino? Vi siete accorti che la stragrande maggioranza degli immigrati non sono di colore? Ecco per-ché dico di non sparare sul pianista. “La nostra società sta rischiando di diventa-re la società più informata che mai sia morta di ignoranza” ha sostenuto Ruben Blades, che oltre a essere cantautore, at-tore, è stato anche Ministro del turismo colombiano.A me fa paura l’ignoranza, fa paura il mancato rispetto degli orari dei locali della movida, il mancato rispetto del divieto di vendere alcolici ai giovani al di sotto dei 18 anni. Mi fa paura vedere che ad Aversa ci siano tantissime asso-ciazioni, ma un’assenza di programma-zione e iniziative che non ha pari. Dun-que, non sparate sul pianista ma cercate di fare qualcosa per la nostra città, non lamentatevi soltanto.

Giorgio Napolitano inaugura la sezione Pds di Aversa

“A me fa paura l’ignoranza: non sparate sul pianista ma cercate di fare qualcosa per la nostra città, non lamentatevi soltanto”

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Cimitero in preda ai ladri

Ho già trattato questo argomento quando, qualche anno fa, dei disonesti rubarono una statua

nel cimitero di Aversa, una statua sen-za alcun valore commerciale, se non quello affettivo. Il cimitero è il luogo destinato alla sepoltura dei morti sia per inumazione sia per tumulazione. Secondo il Diritto Canonico il cimitero è luogo sacro destinato alla sepoltura dei fedeli mediante la benedizione. Viene benedetto dall’ordinario del luogo e della benedizione viene redatto un documento custodito nella Curia Diocesana o nell’archivio della chiesa. Ma più comunemente è considerato un luogo sacro dove i defunti riposano in pace. E’ così, anzi dovrebbe essere così. Qualche tempo fa venni fermato da un amico che mi implorava di scrivere un articolo per sensibilizzare qualcuno affinché possa risolvere quello che secondo lui, e non solo lui, è diventato un problema; i furti di portalampada, fiori, piante ed altro, che continuamente vengono rubati nel cimitero di Aversa.

L’amico in questione ha perso la consor-te qualche tempo fa; quotidianamente si reca presso il cimitero per pregare e assicurasi che sulla lapide tutto sia in ordine. Ebbene, molto spesso, oltre al dolore, che ovviamente porta nel cuore per la scomparsa della moglie, deve sopportare anche la rabbia di vedere sparire dalla tomba della consorte i fiori,

le piante, qualche corona ecc. Aveva pensato ingenuamente che qualcuno lo avesse preso di mira, ma non è così, purtroppo questo tipo di furti sono molto frequenti, tanto è vero che sono in molti a lamentarsi. Ovviamente in una città come Aversa dove regna l’anar-chia, dove i Vigili Urbani sono pochi, e dove ovviamente l’Amministrazione comunale, compreso il Sindaco, latita, io non ho altro da fare che appellarmi a questi disonesti affinché non rubino dalle tombe. Vedete, egregi farabutti, il cimitero è un luogo di pace dove tutti indistintamente devono comportasi da persona perbene. Se proprio non ci riuscite, allora vi invito a restare nelle vostre case, da soli ovviamente o, se proprio volete la tranquillità, andate presso gli Istituti costruiti apposta per voi, dove vi serviranno colazione, pran-zo e cena, ed un posto per dormire. L’u-nico inconveniente è che non deciderete voi quando uscire né potete affacciarvi alle finestre perché ci sono le sbarre, ma avete il bagno in camera.

Furti nel cimitero

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NOZZE

ANNIVERSARIO

ONOMASTICO

AUGURI

AUGURI

AUGURI

AUGURI

Potete scriverci alla nostra e-mail: [email protected] Gli

annunci e le foto saranno pubblicati dando la priorità ai primi pervenuti

Dai felicissimi genitori Maurizio e Mariarosaria De Angelis, dal gemellino Giuseppe e dai nonni materni Geppino ed Anna auguri per il bellissimo Angelo Golia che lunedì 2 ottobre festeggerà l’onomasticoAugurissimi di una vita serena, prospe-

ra e felice per i nostri amici Antonella Vitagliano, adorata figlia di Ciro e Me-lania, e Giusep pe Natale, di Luigi e Raffaella, che nella chiesa di S. Teresa del Bambino Gesù, nel Parco Coppola di Aversa, sono stati uniti nel sacro vin-colo del matrimonio dal parroco Don Ferdinando Piatto.

Tanti auguri ad Antonio che domenica 9 settembre ha ricevuto il sacramento della prima comunione dal padre Luigi, dalla madre Milena e dalla sorellina Maria.

Giulia e Fatima sono liete di annunciare il matrimonio dei loro genitori, Giulio Testore e Antonia Nigro, che convole-ranno a nozze il giorno 27 settembre.

I più sinceri e fervidi auguri della Reda-zione per il nostro collaboratore Mauri-zio Golia per l’onomastico festeggiato nei giorni scorsi nell’intimità familiare.

Fervidissimi auguri per i coniugi Ni-cola Palmieri ed Antonietta Stella che, attorniata dai figli e da tutti i familiari, hanno festeggiato i loro …primi 23 anni di felice matrimonio.

Giulia e Fatima sono liete di annunciare

Maria Chiara d’Amore ha compiuto18 anni il 20 settembre. Ha festeggiato con amici e familiari presso il Circolo Canottieri Nantes a Napoli. La nonna Mariolina de Orsi le augura ogni bene.

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La principale piazza di Aversa non è intitolata a Vittorio Emanuele III

Dalla proposta di intitolarla ad Anna Frank ad una una incredibile scoperta. Sullo stradario comunale confusi i due re e c’è ancora la lapide originale che lo dimostra

Marchiano errore: la piazza è del primo Re d’Italia

w Nicola De Chiara

SPECIALE

La proposta di NerosuBianco ha fatto breccia. Intitolare piazza Vittorio Emanuele ad Anna Frank

ha squarciato i cuori degli aversani. E l’innocente volto della giovanissima martire della follia nazista ha preso immediatamente il posto di quello del re sabaudo che si macchiò della grave colpa di aver firmato le ignobili leggi razziali del 1938. Il plauso per questa iniziativa è arrivato subito dal consigliere comunale Giovanni Innocenti e, poi, da altri esponenti dell’istituzione cittadina e non. Ma le diverse segnalazioni giunte in Redazione (a pag. 40 pubblichiamo la puntuale lettera di un nostro affezionato lettore) ci hanno spinto ad indagare a fondo. E quello che abbiamo scoperto (e documentato) lascia davvero senza parole. La più bella piazza di Aversa non è intitolata al discusso re Vittorio Emanuele III ma al nonno, al primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II. Il pensiero è andato, ovviamente, subito ai vari responsabili dell’ufficio Statistica del Comune di Aversa, competente in materia di toponomastica, che si sono succeduti negli anni. Anche a chi ha sempre detto di saperne molto sulla storia di Aversa. Ma veniamo ai fatti. La nostra indagine è iniziata nel modo più semplice possibile. Abbiamo analizzato la piazza palmo a palmo. Ed è venuta fuori la prima scoperta. Il nome di Piazza Vittorio Emanuele III è indicato nella targa viaria in marmo collocata all’incrocio con via Diaz. Si tratta di una lapide recente, posta probabilmente in loco una trentina di anni fa. Ma in un’altra zona della piazza, nel lato che immette su via Garibaldi, abbiamo rinvenuto un’altra targa viaria, quella che nell’Ottocento

autorizzatorio (delibera di Consiglio comunale o di Giunta). Ed è una data che fa sorridere, semplicemente perché nel 1877 era re d’Italia ancora Vittorio Emanuele II, che morirà solo l’anno dopo. E suo nipote, il futuro Vittorio Emanuele III, il contestato re dell’epoca fascita, aveva solo sette anni. La prova schiacciante è arrivata dai documenti. Siamo in possesso di una copia dell’elenco delle strade comunali di Aversa approvato dal Prefetto di Terra di Lavoro nel dicembre del 1877. Ebbene, al n. 115 di tale elenco è indicata “Piazza Vittorio Emanuele”. La mancanza del numero ordinale II è dovuta al fatto che in Italia lo consideravano primo Re d’Italia, mentre il sovrano nel numero volle rispettare la gerarchia dei Savoia già Re di Sardegna. La confusione è nata, secondo noi, negli anni Venti, quando su palazzo Candia in piazza Vittorio Emanuele fu posta una lapide dalla locale sezione fascista che ricordava la visita ad Aversa (nel 1891 come spiegherà l’amico Enzo Della Volpe nell’articolo che segue), dell’allora principe ereditario, futuro re Vittorio Emanuele III. Da allora il nome della piazza è mutato in Vittorio Emanuele III. A nulla è bastato il fatto che allo stesso Vittorio Emanuele III, a pochi metri dalla piazza, agli inizi del Novecento fu dedicata una strada. Il Comune di Aversa deve intervenire e cancellare questo marchiano errore storico che ha dell’incredibile, restituendo la piazza alla memoria del più quotato Vittorio Emanuele II, passato alla storia come il Re galantuomo.Il nome di Anna Frank deve cancellare anche la via intitolata al sovrano che non si scandalizzò - approvandole - di fronte alle leggi razziali.

denominò Largo Mercato Vecchio piazza Vittorio Emanuele (II). Il pezzo di marmo posto sotto reca la dicitura “Vietata l’affissione. Art. 445 C.P.”. L’articolo 445 vietava l’affissione nel Codice penale del 1859. In quello degli anni ‘30 questo divieto è sancito dall’art. 663. Questo particolare dimostra che si tratta della targa originaria.La nostra seconda tappa ci ha portato sul Comune di Aversa. E quando abbiamo consultato lo stradario comunale in uso, alla presenza dei dipendenti dell’ufficio, abbiamo avuto la prova che quello che c’era stato segnalato corrispondeva al vero. Nello stradario la piazza è indicata come piazza Vittorio Emanuele III. Una denominazione - udite udite - giustificata semplicemente con una data: 13.2.1877. Non si conosce la natura dell’atto

La targa viaria corretta

Ecco come documentiamo una “falla” che ha molti responsabili

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Quando Largo del Mercato Vecchio cambiò nome

L’intitolazione di piazza Vittorio Emanuele voluta da Gaetano Parente nel 1866

Dall’unificazione dell’Italia, sotto Casa Savoia, prese avvio una mutazione della toponoma-

stica cittadina in tutto il nuovo Regno. I vecchi toponimi delle strade e piazza facevano parte della tradizione e della cultura della comunità, il toponimo na-sceva come vox populi. Quello che mag-giormente affascina dei nomi di allora è il potere evocativo di forme scomparse; il nome dipendeva principalmente da un qualunque “oggetto” che ne permetteva una facile identificazione. Ad esempio, si attingeva dalle innumerevoli chiese presenti in città o da quegli elementi economici che caratterizzavano la comunità, soprattutto quelli artigianali. Sicché i toponimi delle nostre strade e piazze furono caricati di compiti diversi rispetto a quelli assegnati dalla tradizione. Nel contempo anche i topo-nimi divennero uno strumento politico: celebrazione delle “Glorie Patrie”. Le vie e le piazze più importanti di Aversa s’intitolarono a personaggi e luoghi del nostro Risorgimento. A ricordo della venuta ad Aversa di Giuseppe Garibaldi, 27 settembre 1960, la Giunta Municipale, su proposta del Sindaco Gaetano Parente, era il 14 ottobre 1861, deliberava di mutare il nome dell’antica Viella Soriero, non più “viella” (viuzza) ma un’ampia strada, in via Giuseppe Garibaldi. E sarà sempre Gaetano Parente, nella tornata consilia-re del 27 aprile 1866, ad approvare una serie di nuove denominazioni alle strade di Aversa. Nasceranno in quell’occasio-ne via Cimmarosa (già Strada Seconda Trinità) e via Jommelli già Strada San Rocco) e nascerà piazza Vittorio Emanuele, con il nome de Sovrano pro-

tagonista dell’Unità d’Italia dato alla principale piazza di Aversa fino ad allora denominata Largo del Mercato Vecchio. Già anni prima Parente aveva affidato alle colonne de L’Eco di Aversa il suo programma politico tra cui, appunto, anche la nuova toponomastica. Parente scrisse di voler, mediante la nuova de-nominazione delle strade cittadine, non solo propagandare le campagne risorgi-mentali, ma far si che si riscoprissero le passate vicende storiche della città. Con la legge del 20 marzo 1865, il Ministero

dei Lavori Pubblici aveva ai Comuni di dotarsi, entro un anno dall’emissione della stessa, di un elenco stradale che indicasse anche la larghezza e lunghez-za delle strade. La legge del 20 giugno 1871 n. 297, poi, ordinò ai Sindaci il censimento generale della popolazione italiana, disponendo in via preliminare che tutti i Comuni provvedessero alla denominazione di tutte le vie e piazze del loro territorio e alla numerazione dei fabbricati. Con la circolare n. 5972 del 20 agosto 1871 il Ministero dell’Agri-coltura, Industria e Commercio dettava le istruzioni applicative in proposito. E così … ogni via o piazza doveva avere denominazione differente, le case dove-vano essere numerate: numero dispari a destra e numeri pari a sinistra. Ogni casa doveva essere contrassegnata con un numero civico da apporsi sul lato destro della porta principale d’ingresso. Nello stradario del Comune di Aversa del 18 febbraio 1877, a pagina 30, numero d’ordine 115, è elencata Piazza Vittorio Emanuele. E’ ovvio che il nome si riferisce a Vittorio Emanuele II, allora ancora regnante, e non a Vittorio Ema-nuele III, che entrerà in carica solo il 29 luglio 1900.Da “Frammenti di Cronache Aversane” di Luigi Moschetti, edito nel 1964, attingiamo che nel 1891, Sindaco della città Pietro Candia, Aversa fu la sede del Quartiere Generale per le grandi mano-vre poste sotto il comando del principe ereditario Vittorio Emanuele. Il Prin-cipe prese alloggio presso la casa del Sindaco (il Palazzo Candia si affaccia sull’attuale Piazza Vittorio Emanuele). In onore dell’ospite ci furono in Casa Candia feste danzanti. A ricordo di tale avvenimento, il 7 giugno 1925, a cura

w Enzo Della Volpe

Il primo Sindaco dopo l’Unità apportò una rivoluzione alla toponomastica cittadina: nacquero in quell’anno anche via Cimmarosa e via Jommelli

SPECIALE

La lapide sbagliata

Le leggi postunitarieche costrinsero i Sindaci a dotarsi degli stradari e a mettere i numeri civici alle abitazioni

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Spett.le Redazione di Nero su Bianco, sono un Vs. affezionato lettore e leggo con piacere il Vs.

giornale. Complimenti a tutti gli opera-tori e collaboratori della rivista soprat-tutto per l’impegno e l’attualità dei temi trattati. Nel leggere l’ultimo numero, quello di settembre, nell’articolo di Franco Ter-racciano dal titolo “Vogliamo piazza Anna Frank e piazza Cimarosa”, ho notato quella che, secondo me è una inesattezza. L’autore fa un appello ai vari politici affinché l’attuale nome di piazza Vittorio Emanuele venga sosti-tuito da Piazza Anna Frank. Penso che, probabilmente, la targa della piazza in questione contenga un artefatto. Forse, o per una distrazione dello scalpellino o

La lettera che ci ha aperto gli occhianche del committente, essa riporta il nome di Vittorio Emanuele III (Terzo) invece di Vittorio Emanuele II (Se-condo). Penso anche che la vicinanza alle due vie confluenti sulla piazza ed intitolate, una, a Giuseppe Garibaldi e, l’altra, a Camillo Benso di Cavour, gli altri due artefici dell’Unità d’Italia, sia piuttosto indicativa. Con tutto il rispet-to per la piccola Anna Frank, non cre-do ci sia motivo di cambiare nome alla piazza intitolata ad un padre della Patria e che nulla ha a che fare con il fascismo e le leggi razziali. Unico accorgimento dovrebbe essere quello di cancellare un I di troppo trasformando III in II. Nello scusarmi per la precisazione, ringrazio per l’ospitalità ed invio distinti saluti.

Franco PianeseLapide che ha creato confusione

della sezione fascista di Aversa, venne apposta sulla facciata di Palazzo Candia una lapide ancora oggi visibile. Presup-poniamo che da quell’occasione Piazza Vittorio Emanuele iniziò erroneamente ad essere indicata come Piazza Vittorio Emanuele III. In piazza Vittorio Emanuele confluisco-no via Giuseppe Garibaldi, via Andreoz-zi, via Armando Diaz, via Tribunale, via Isonzo e via Cavour. E’ molto evidente la pendenza della piazza, da qui nasce il toponimo popolare di “abbascia ‘a sce-sa”, ancora oggi largamente usato dagli aversani per indicare il sito. Uno degli eventi che gli aversani non dimenticaro-no per molto tempo fu l’inaugurazione per l’arrivo dell’acqua del “Serino” nelle nostre case: Il mattino del 10 ottobre 1889 la città esultava per l’av-venimento manifestando entusiasmo per l’erogazione dell’acqua potabile. Per l’occasione la piazza fu imbandie-rata, si riempì di gente venuta anche dai paesi limitrofi e fu realizzata a bella posta, al centro della piazza, l’artistica fontana che ancora oggi ammiriamo. In molte strade furono installate fontane di piperno. L’immancabile discorso fu pronunciato dal sindaco Francesco Orabona. Come sempre non mancarono né i fuochi d’artificio né il concerto musicale. Si esibirono, oltre alla banda

civica di Aversa, anche la banda del San Lorenzo e la banda del Reggimento di stanza in città.Via Vittorio Emanuele III è quel tratto di strada che un tempo faceva parte dell’intera Via Presidio, che andava da Piazza Magenta in Via Roma. Oggi,

invece, il tratto di strada che va da Via Roma in Via Vittorio Veneto è in-titolato, appunto, a Vittorio Emanuele III. Il pezzo di strada, che nel 1872 si chiamava Strada della Consolazione nel 1879, prenderà il toponimo di Via Presidio. Fu denominata Via Consola-zione in virtù della presenza in loco di un’edicola votiva edificata dai fedeli nel 1830 dedicata alla Madonna della Consolazione, edicola ancora oggi esistente. Il tratto, Invece, che da via Giolitti arriva in via Vittorio Veneto era chiamato dagli aversani anche “areto ‘a pazzaria” in quanto l’an-tico convento di Monte Vergine, ivi esistente già nel 1821, ospitava, per interessamento del direttore del ma-nicomio Gennaro Maria Linguiti, una sezione staccata femminile del locale Ospedale Psichiatrico della Madda-lena. In seguito l’edificio ospitò la caserma dei Carabinieri. Trasferitisi questi in viale Giolitti, l’ex convento fu adibito ad ambulatorio sanitario: si facevano le vaccinazioni. Poi,

l’edificio fu utilizzato come deposito comunale e ufficio per la verifica comu-nale dei pesi e misure dei commercianti. Per molto tempo l’ex monastero versò in profondo abbandono fino a quando non fu costruito un moderno edificio di civili abitazioni.

SPECIALE

La strada intitolata al re discusso

Quando Largo del Mercato Vecchio cambiò nome

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“Abbasc’ a scesa”. Chi è nato, cresciuto e vissu-to ad Aversa ha sempre

chiamato la piazza così. Anticamente (lo testimoniano gli abitanti più an-ziani di Aversa) questa piazza veniva identificata così perché si trovava in “pendenza”. Si racconta, quasi come una leggenda popolare, che la strada di via Cavour che abbraccia la piazza è “la parte più bassa di Aversa”. Gli aversani usano l’espressione “abbasc’ a scesa” quando chiedono loro di indi-care la piazza. Il senso di comune ap-partenenza li spinge a denominarla in questo modo quando chiacchierano tra concittadini. Percepiscono le loro origi-ni e avvertono l’esigenza di tramanda-re la tradizione. Un profondo senso di identità li lega a questo modo di dire. Quando sono costretti dalle circostanze gli Aversani chiamano la piazza con il nome del re Vittorio Emanuele. Poco importa se la piazza è dedicata al Re che ha fatto l’Italia o al più discusso nipote. C’è la targa che riporta il nome di Vittorio Emanuele III ma nessuno dà

competenti ha fatto sì che la piazza perdesse il suo splendore. Quella piazza, che alla fine dell’Ottocen-to accolse festosa l’arrivo dell’acqua del Serino in città e con essa un futuro migliore per gli Aversa-ni, un tempo era il fulcro della vita cittadina. Quel-la piazza che era luogo di orgoglio per i cittadini e i commercianti del posto ora non lo è più. Quella piazza che comunemente

(e con voce piena di lode) veniva defi-nita “abbasc’ a scesa” non è più motivo di vanto. Quanto mai attuali sembrano i versi di Giuseppe Ungaretti: “Di queste case/ non è rimasto/ che qualche /brandello di muro”. Il poeta si trova sul fronte del Carso e ha di fronte a sé il paese di San Martino ridotto a macerie e di cui non resta altro che qualche pezzo di muro. Allo stesso modo, oggi, per gli Aversa-ni della “piazza” resta solo il ricordo di un tempo che fu, certamente migliore di quello che stiamo vivendo.

La piazza, che alla fine dell’Ottocento accolse festosa l’arrivo dell’acqua del Serino e con essa un futuro migliore per gli Aversani, era il fulcro della vita cittadina

Piazza Vittorio Emanuele, identità culturale e senso di appartenenza

“Abbasc’ a scesa” e i fasti di un tempo che fu

SPECIALE

peso alla storia di questo personaggio e ai riscontri negativi che sono scatu-riti dalle sue decisioni. Molti commer-cianti ritengono futile cambiare il nome alla piazza. “A cosa servirebbe? È nata così ed è giusto che tutto resti com’è” rispondono. Ormai è questione di abitu-dine. Per loro questa piazza è e resterà sempre “Piazza Vittorio Emanuele”. Oggi è rimasto ben poco della splendi-da piazza di un tempo. A prima vista è una piazza abbandonata a se stessa. La negligenza, l’inciviltà delle persone e la scarsa attenzione da parte delle autorità

w Caterina Esposito

Ottant’anni dalle leggi razziali. Per seguire la politica nazista di discriminazione degli ebrei,

anche il fascismo varò le sue leggi con-tro gli ebrei. “Le razze umane esistono”: così cominciava il manifesto pubblicato sul Il Giornale d’Italia il 14 luglio 1938 e che aveva come titolo Il fascismo e i problemi della razza. L’articolo, sotto-scritto da un gruppo di scienziati e intel-lettuali sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare (Miniculpop), dava il via alle iniziative del Partito Nazionale

Il Re e la follia delle leggi razzialiFascista per la “difesa della pura razza italiana”, aprendo uno dei periodi più vergognosi della storia del nostro paese. Una scelta strategica quella di affiancare il contributo della scienza agli strumenti di comunicazione di massa per la diffu-sione della politica antisemita successi-vamente attuata. Le leggi raziali anda-rono in vigore il 18 novembre del 1938 (il giornalista Fabio Isman sta curando la pubblicazione per Il Mulino di un vo-lume che contiene i documenti sulle ne-fandezze di quel periodo) dopo la firma

il 5 settembre 1938 da parte di Vittorio Emanuele III del decreto, che non solo non aveva mai tentato di bloccare il fa-scismo, né accettava xenofobia a dan-no sui propri connazionali. Sono stati 23.826 gli italiani perseguitati sulla base delle leggi razziali. Degli oltre duemila bambini italiani finiti nei campi di con-centramento nazisti se ne sono salvati una ventina. Una dei superstiti è Liliana Segre, ora senatrice a vita e testimone delle nefandezze di quel periodo.

Anna Catania

Aversa, piazza Vittorio Emanuele

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Il condominio in...forma! dell’avv. Maurizio Golia

Diverse sentenze della Corte di Cassazione civile

sono intervenute sul tema del riparto di responsabi-lità (e legittimazione pas-siva) per danni provocati dal lastrico solare ove il piano di calpestio dello stesso sia in uso esclusi-vo di uno dei condomini. E quindi hanno ricondot-to. il danno cagionato da cose in custodia nella responsabilità ex-tracontrattuale dell’art. 2051 cod. civ. In tal modo il proprietario , superfi ciario o comunque titolare del diritto di utilizzo della superfi cie del lastrico solare viene qualifi cato quale «custode» del lastrico solare. Ma la sua responsabilità non è esclusiva.

Si aggiunge la posizione dell’assemblea condo-miniale e dell’ammini-stratore condominiale. Affermano le Sezioni Unite, è «confi gurabile anche una concorrente responsabilità del con-dominio, nel caso in cui l’amministratore ometta di attivare gli obblighi conservativi delle cose comuni su di lui gravanti

ai sensi dell’art. 1130, ovvero nel caso in cui l’assemblea non adotti le determi-nazioni di sua competenza in materia di opere di manutenzione straordinaria, ai sensi dell’art. 1135”. Nel caso concreto andrà poi individuata - se possibile - una specifi ca responsabi-lità dell’evento dannoso poiché è natu-

rale dover dedurre l’esclusione della re-sponsabilità del condominio nel caso in cui nessuna omissione vi sia stata nella manutenzione da parte del condominio ed, invece, il fatto sia attribuibile a fatto doloso o colposo del proprietario della superfi cie del lastrico solare. Qualora manchi questa attribuibilità e, comun-que, in carenza di prova contraria, la responsabilità fra il titolare del diritto di uso esclusivo del lastrico solare o della terrazza a livello da un lato ed il condo-minio dall’altro, le spese dovranno sud-dividersi in concorso fra i due soggetti, di cui all’art. 1126 c.c il quale pone le spese di riparazione o di ricostruzione per un terzo a carico del proprietario e per i restanti due terzi a carico del condo-minio. Nella prossima puntata si tratterà il tema “Pavimentazione del lastrico in proprietà esclusiva: chi paga le spese?”.

Lastrico solare esclusivo ed infi ltrazioni

Tante associazioni cittadine e tanti privati organizzano mani-festazioni per aiutare chi non ha

possibilità economiche. E’ una realtà che coinvolge anche migliaia di bambi-ni condannandoli a morire in tenera età. Una realtà che a Nairobi, capitale del Kenia, è purtroppo presente nelle barac-copoli dove solo l’aiuto di associazioni italiane di volontariato riesce a cam-biare il destino di centinaia di bambini. Ne abbiamo visti tanti nella baraccopo-li di Kibera, considerata la più grande del mondo, che è la faccia nascosta di Nairobi. Ve ne proponiamo il racconto nella speranza di stimolare le tante as-sociazioni aversane e magari anche pri-vati cittadini a dare aiuto anche a questi piccoli la cui unica colpa è di essere nati in quella baraccopoli. Kibera è un ag-glomerato di case di lamiera addossate tra loro, divise da un percorso acciden-tato, adatto solo alle capre di montagna,

Aiutiamo l’Avsi per i bambini di Nairobidrati, ricavato tra le case di lamera, per iniziativa di un cittaino keniota, toccato nell’animo da quanto accadeva ad un bambini di pochi anni di età quanto ad abusi e vessazioni subite in famiglia, è nata dall’anno 2000 una scuola primaria, dotata anche di una scuola dell’infanzia, sostenuta economicamente, da qualche anno, da una Onuls Italiana l’Avsi, con sede a Milano. Perciò sarebbe giusto aiutare economicamente l’Avsi, l’unica associazione di volontariato italiana che concretamente sostiene questa ed altre strutture scolastiche. Per aiutare l’Avsi bastano 312 euro all’anno, meno del prezzo di un caffè. Rinunciando ad un solo caffè al giorno si regalerebbe un futuro migliore ad un bambino. permet-tendo all’AVSI di dargli cibo, vestiti, istruzione e cure mediche, basta effet-tuare un bonifi co ad “AVSE-KENYA” IT10W053872901000000624234.

Antonio Arduino

largo poco più di un metro, attraversato da un rivolo continuuo di acqua sporca, contenente di tutto, feci comprese dal momento che la baraccopoli, così come la città di Narobi, non è provvista di fo-gnature, nè di acqua potabile. In uno spazio di pochissimi metri qua-

I bambini di Kibera

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“La scorsa settimana si diceva che per avere le aule alla Pa-rente bisognava attendere

la fine di settembre. È quello che stiamo facendo. Se per la prossima settimana la situazione resterà la stessa, sicuramente proporrò una manifestazione di dissen-so”. Queste le parole di Sergio Tessitore esponente del Comitato di genitori nato un anno fa per tuelare il diritto all’i-struzione dei bambini frequentanti il Secondo Circolo, leso dai doppi turni a cui erano stati costretti dopo la chiusura del plesso Sant’Agostino. Una chiusura imposta, per motivi di sicurezza, dai Vi-gili del Fuoco a seguito di un’ispezione avvenuta per la caduta di calcinacci in alcune aule. La chiusura doveva essere temporanea, per consentire lavori di messa in sicurezza, ma è diventata definitiva. Le famiglie speravano che nel nuovo anno scolastico la soluzione arrivasse ma ad oggi, mentre scriviamo, è ancora da venire benché sia stata indicata e avviata dall’amministrazione che, rimodulando alcuni ambienti, ha rica-vato cinque aule nella sede centrale del Secondo Circolo e ottenuto la cessione temporanea di cinque aule dall’Istituto Comprensivo Parente, ancora da con-segnare alla Linguiti. Forse, mentre andiamo in stampa, sarà tutto risolto. E’ quanto ci auguriamo. Intanto, per la serenità delle famiglie, ci sembra ne-cessario fare chiarezza su alcume voci circolate relativamente alla volontà di concedere le aule al Secondo Circolo, volontà che sarebbe venuta meno, creando un ulteriore rallentamento dell’avvio regolare delle lezioni effet-tuate al Secondo Circolo con turnazioni dannose, in particolare per gli studenti

Il nuovo Assessore, Giannino: “Saranno i risultati a stabilire se si è lavorato e se lo si è fatto bene”. Ma le cinque aule non sono ancora disponibili

Secondo Circolo, il Comitato ancora dei genitori sul piede di guerra

Doppi turni, la “Parente”in aiuto della Tornincasa

w Antonio Arduino

SCUOLA

delle quarte e quinte classi. Per dare una informazione reale e non voci abbiamo intervistato Angela Comparone dirigen-te scolastica della “Parente”, e interpel-lato l’assessore alla Pubblica Istruzione Ornella Giannino. “La documentazione depositata alla Prefettura chiarisce ogni cosa” afferma la dirigemte scolastica. In una riunione al comune di Aversa fatta nel mese di giugno - ricorda Angela Comparone - tutte le parti interessate al problema, vale a dire i due dirigenti scolastici rispettivi (della “Parente” e della Linguiti, nda) il Sindaco, il vice sindaco Ronza, l’allora Assessore alla Pubblica Istruzione Caterino, e il signor Mastronardi, hanno concordato i lavori a farsi e tutto quanto utile per la dispo-nibilità di cinque aule. La sottoscritta, unitamente al suo consiglio di istituto, ha deliberato di cedere temporaneamen-te cinque aule, con grave disagio alla Parente, in quanto in parte inagibile, sottraendo aule agibili ai miei discenti di prima e seconda affetti da disabilità, malgrado la Parente ospiti 30 discenti

con disabilità, per ospitare in aule adeguate i piccoli della primaria del Secondo Cir-colo”. “Natural-mente i discenti (con disabilità, nda) della Parente saranno allocati in aule attualmen-te attenzionate alla Prefettura perché inagibili, di cui è a cono-scenza l’ente che, come concordato in quella riunio-ne, ha provveduto

ai lavori e a renderle agibili, come da certificazione”. Altrettanto chiara la risposta dell’assessore alla Pubblica Istruzione Ornella Giannino. “Non ho trascurato per niente la vicenda. Infatti, la settimana subito dopo la mia nomina ho chiesto di conoscere la dirigente Tor-nincasa, cosa avvenuta in un incontro che si è tenuto con l’assessore ai Lavori Pubblici Michele Ronza e l’architetto Benadus. Durante quell’incontro è stato precisato più volte che l’Ente avrebbe fatto il possibile per non incorrere nei doppi turni e posso affermare che si sta continuando a fare. Sono stata più volte con i miei collaboratori presso i due istituti prima, durante e ancora oggi 21 settembre (nda) per visionare il proseguimento dei lavori. Inoltre le due dirigenti si sono incontrate e la dirigen-te Tornincasa ha avuto la possibilità di visionare le aule che ospiteranno i suoi discenti. Non credo sia corretto valutare l’operato di un Assessore in base ai suoi comunicati, saranno i risultati a stabilire se si è lavorato e se lo si è fatto bene”.

Il Comprensivo “Gaetano Parente” di Aversa

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Dello Vicario ha parlato di “Degrado e mancanza di sicurezza al Quarto Circolo”

Mario Autore: “Non accetto le scorrettezze”

Certamente non si può dire che il nuovo anno scolastico in Aversa abbia avuto inizio sotto buoni

auspici, con dirigenti scolastici in trin-cea per far fronte alle solite, annose dif-ficoltà, soprattutto per quel che concer-ne i problemi strutturali.Mentre in alcune istituzioni scolastiche, soprattutto di competenza della Provin-cia, è giocoforza ricorrere alle rotazioni per insufficienza numerica delle aule e mentre non si placano le polemiche per la situazione creatasi dallo scorso anno scolastico presso il Secondo Circolo Di-dattico, nei giorni scorsi è stato tirato in ballo anche il comprensivo “Cimarosa-Quarto Circolo”, da sempre un fiore all’occhiello per la scuola dell’obbligo non solo aversana. Su un quotidiano, infatti, il consigliere (Forza Italia o indipendente?) Gianpa-olo Dello Vicario (già Assessore alla Pubblica Istruzione alcuni lustri addie-tro) per attaccare l’attuale Esecutivo (come stanno facendo anche altri ex Assessori del centrodestra) ha parla-to di “degrado e mancanza di sicurez-za” presso il Quarto Circolo Didattico. Un intervento, quello di Dello Vicario, che ha indotto l’ottimo Dirigente del-la scuola, Mario Autore, a trasmetterci l’intervento che pubblichiamo di segui-to. “Suona strano sentir parlare di poca sicurezza e degrado da un ex Assessore alla P.I. che conosce bene da tempo le condizioni delle scuole di Aversa, non solo del Quarto Circolo (per la cronaca Istituto comprensivo D. Cimarosa-IV Circolo). Tanto si legge dalle pagine di cronaca e politica locale di un giorna-le (?) della provincia. Ma soprattutto è mortificante per la comunità scolastica

tà scolastica distratta, disinteressata e poco attenta alla sicurezza. Senza con-siderare poi che il “sopralluogo dell’e-sponente di minoranza” sarà forse stato “preannunciato” nelle aule consiliari ma certamente non a chi di dovere, nel rispetto di una correttezza formale che evidentemente non è patrimonio di tutti. Ben felici sarebbero i dirigenti scolasti-ci di accompagnare esponenti di mi-noranza e maggioranza a percorrere le aule e i corridoi delle scuole aversane, a svolgere sopralluoghi e a far scattare, in un clima di totale trasparenza, foto “in-criminanti”, utili soprattutto a produrre vuote polemiche, inutili fiumi di parole ma pochi fatti concreti. In conclusione, siamo tutti consapevoli che la situazio-ne delle scuole aversane necessita di miglioramenti, ma un’istituzione come la Scuola, che forma il futuro del paese e accoglie i figli degli aversani, ha biso-gno di persone che si concentrino per il bene sociale comune e non per il bene politico di parte. Prevalga il buonsen-so!”.

LA QUERELLE

w Geppino De Angelis

“Dello Vicario ben conosce le croniche inadempienze dell’Ente locale, essendo stato Assessore, e con quale energia i dirigenti scolastici sono pronti a segnalarne”

Mario Autore e Gianpaolo Dello Vicario

verificare che la scuola è diventata stru-mento di dissenso e scontro politico. Se non erro, il consigliere comunale Dello Vicario ben conosce quali sono le responsabilità e le croniche inadem-pienze dell’Ente Locale (essendo stato Assessore) e in che misura è con quale energia i dirigenti scolastici delle scuole del primo ciclo di Aversa sono attenti a segnalare inadeguatezze e malfunzio-namenti presenti nelle scuole. Ancor più degradante (e personalmente umi-liante), però, è vedere diffuse immagi-ni “rubate” e artatamente diffuse che comunicano un’immagine di comuni-

“Il sopralluogo sarà forse stato preannunciato nelle aule consiliari, ma non a chi di dovere”

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SPORT

La “freccia azzurra”, con Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso e Libania Grenot, il 2 luglio ha regalato all’Italia l’oro nella staffetta 4×400 ai Giochi del Mediterraneo

Il Comune ha negato la concessione della cittadinanza onoraria all’atleta aversana

Per Raphaela Lukudosolo una targa

w Nicola Rosselli

Allo “Jommelli” assente il Sindaco. Un vuoto pesante se si considerano le cause. La maggioranza è stata capace di dividersi anche sulla concessione della cittadinanza

Sabato e domenica scorsa l’atleta Raphaela Lukudo, la “freccia az-zurra” che, con Maria Benedicta

Chigbolu, Ayomide Folorunso e Liba-nia Grenot, lo scorso 2 luglio ha rega-lato all’Italia l’oro nella staffetta 4×400 ai Giochi del Mediterraneo a Tarrago-na, in Spagna, è stata ad Aversa, nella città che le ha dato i natali. “Raffa la Bionda” (come ironicamente si fa chiamare), nata ad Aversa 24 anni fa, rappresenta il simbolo di un’Italia multirazziale. La famiglia, infatti, è originaria del Sudan, ma si era stabilita da tempo in Italia: prima nel Casertano, ad Aversa, e successivamente, quando ‘Raffaella’ aveva appena due anni, a Modena. “Per noi è un vanto che un’atleta così brava sia nata nella nostra città e con l’intera cittadinanza vogliamo ren-derle onore”, ha detto l’assessore allo Sport, Alfonso Oliva. Raphaela ha in-contrato, sabato, gli alunni del Liceo Sportivo ‘Niccolò Iommelli’. Nel corso dell’incontro l’Assessore allo Sport, Alfonso Oliva ha consegna-to la targa di riconoscimento all’atleta azzurra che il giorno dopo è stata pre-sente alla Stranormanna come madrina. Assente il Sindaco. Un vuoto pesante se si considerano le cause. La maggio-ranza arcobaleno è stata capace di di-vidersi anche sulla concessione della cittadinanza onoraria alla brava atleta aversana. Con questa intenzione si era partiti, invece, alla fine, ci si è ridotti a concedere una targa in segno di rico-noscenza. Nel corso della discussio-ne sono stati ricordati due precedenti: quella concessa a Bobò, l’attore ex pa-ziente dell’ospedale psichiatrico “Filip-

ha scoperto l’atletica nel 2006, con il Mollificio Modenese, per diventare una promessa del giro di pista sotto la gui-da tecnica di Mario Romano. Nel 2011, dopo aver dimostrato il suo valore an-cora allieva ai Mondiali di categoria (semifinalista sul piano nonostante un infortunio alla vigilia della gara), si è trasferita per un paio di anni con la fa-miglia nei pressi di Londra, rientrando poi in Italia. Dal giugno 2015 si allena con Mar-ta Oliva alla Cecchignola, nel centro sportivo dell’Esercito, sotto i cui colori gareggia. Nella stagione indoor 2018 si è migliorata più volte fino a 52.98 (se-sta italiana di sempre al coperto), rea-lizzando poi il primato nazionale della 4×400 ai Mondiali. Studia scienze mo-torie ma ha frequentato l’istituto d’arte, conservando la passione per disegno e foto.

Foto di gruppo con l’atleta di Aversa

po Saporito” e quella, invece, mai con-cessa al generale Domenico Cagnazzo che ha scelto la nostra città per viverci. Alla fine, dopo le solite grida che, ora-mai, non mancano mai, la montagna ha partorito il classico topolino.Raphaela, caporal maggiore dell’E-sercito e laureanda in scienze motorie

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un vero gioiello di tecnologia, capace di raggiungere potenze di calcolo elevatis-sime con consumi ulteriormente ridotti. I due modelli di punta XS e XS Max, potranno inoltre lavorare anche in modalità Dual-SIM, del tutto inedita per Apple, ma la loro commercializzazi-one in Italia è sub-ordinata agli accordi con le compagnie telefoniche che oper-ano nel nostro Paese.

I nuovi iPhone sono disponibili dal 21 settembre (XS e XS Max) mentre l’XR arriverà a fine ottobre al costo base di 889 Euro.

Nella splendida cornice del futuristico teatro intitolato a Steve Jobs, inaugurato per

l’occasione nel campus tecnologico di Cupertino, Apple ha presentato lo scor-so 12 settembrela nuova linea di iPhone e i suoi orologi da polso “intelligenti”, arrivati alla quarta serie.I nuovi melafonini, targati XR, XS e XS Max, riconfermano le linee e i materiali già utilizzati con la versione X, edizione 2017 del modello, ma sono caratteriz-zati da una completa rivisitazione in chiave ingegneristica che ha permesso, tra l’altro, nel caso del nuovissimo XS Max, di espandere il display fino a 6,5 pollici in una cornice pari a quella dell’iPhone 8 Plus, il cui display misura (solo) 5.5 pollici! Questo è il modello che rappresenta la vera novità di questo evento, ma è bene precisare che per accaparrarselo occorrono quasi 1700 euro (versione 512 GB)!

Apple annuncia i nuovi Iphone

E’ una delle sante più venera-te nel territorio campano, in particolare, a Mugnano del

Cardnale, dove nella chiesa della Ma-donna delle Grazie sono venerate le reliquie della santa che, sembra non es-sere mai esistita. Parliamo di Santa Filomena che, a quanto pare, rappresenta un falso stori-co, nato dall’errata interpretazione del-la scritta “Pax tecum Filomena” dipinta su tre tegole di terracotta trovate nelle catacombe di Priscilla, un cimitero pre-senti sulla via Salaria, che ricoprivano quelli che si ritenevano essere i suoi resti mortali affi ancati da un’ampolla cimiteriale. Suor Maria Luisa di Gesù, terziaria domenicana di Napoli che aveva delle “visioni divine”. In occasione di una di queste visioni la suora chiese alla santa di narrarle la sua storia e il suo

anni seguenti, malgrado i tanti miracoli attribuiti alla Santa, il racconto di suor Maria Grazia di Gesù fu sottoposto ad uno studio approfondito insieme ai re-perti archeologici. Ne risultò che non ci fu più certezza che fossero appartenuti alla tomba di una martire mancando la scritta ‘martyr’ e stabilendo che le tegole erano state riu-tilizzate successivamente nel sec. IV e in tempo di pace. Inoltre nell’ampolla cimiteriale trovata nella tomba accanto ai resti presunti della Santa non vi era sangue ma profumo tipico delle sepol-ture dei primi cristiani. E così la Sacra Congregazione dei Riti, il 14 febbraio 1961 tolse dal calendario il nome di Filomena, tenendo presente le conclu-sioni degli studiosi. I resti uffi cialmente non erano quelli di Santa Filomena che, forse, non è mai esistita.

Antonio Arduino

martirio. Il racconto della “rivelazione” fu approvato dal Sant’ Uffi zio il 21 di-cembre 1833. Secondo la “rivelazione”, Filomena era fi glia di un re della Grecia che si era convertito al cristianesimo. A 13 anni Filomena si consacrò a Dio con voto di castità. Successivamente l’imperatore Diocle-ziano dichiarò guerra a suo padre. Que-sti per trattare la pace raggiunse Roma nsieme alla fi glia. Diocleziano se ne innamorò ma fu rifi utatato dalla giova-ne così la fece fl aggellare, ma le ferite guarirono miracolosamente. Cercò di annegarla legandola ad una ancora che si ruppe. Tentò di ucciderla con frecce che deviarono senza colpirla, infi ne la fece decapitare. Due ancore, tre frecce, una palma e un fi ore erano i simboli raffi gurati sulle tegole del cimitero di Priscilla e furono interpretati come i simboli del martirio di Filomena. Negli

S. Filomena, la santa che non è mai esistita

Poi l’azienda califor-niana ha presenatato l’iPhone XS, 5,8 pol-lici e naturale evolu-zione del precedente, con prestazioni net-tamente migliorate, disponibile anche in una svavillante colorazione oro. Per finire l’iPhone XR, 6,1 pollici, ver-sione più economica della gamma che tuttavia risente solo in parte del gap tecnologico con i “fratelli maggiori”, grazie agli interventi che Apple ha chirurgicamente operato sull’hardware. All’interno dei nuovi smartphone pulsa a fattor commune l’innovativo processore A12 Bionic,

L’Iphone XS

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S. Filomena, la santa che non è mai esistita

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Matti, organizzato e diretto dal dott. Nicola Cunto, che raccoglie e conserva le cartelle cliniche dei ricoverati dalla fondazione alla chiusura del manico-mio e che rappresenta un patrimonio inestimabile a livello mondiale per lo studio della malattia mentale e della sua evoluzione nel corso degli ultimi due secoli. Un atto gratuito di vandalismo o un atto intimidatorio nei confronti di chi vorrebbe il manicomio libero dagli occupanti abusivi occasionali e storici? Ci auguriamo che gli inquirenti stiano indagando perché quanto successo non può passare sotto silenzio. E’ arrivato il momento di decidere sulla futura destinazione della grande area dell’ex manicomio, anche per salvare le ultime testimonianze di un passato tragico ma unico.

IL FATTO

Un episodio gravissimo accaduto a marzo e sul quale ritorniamo

L’atto conferma che la “Maddalena” allo stato attuale è terra di nessuno. Un atto gratuito di vandalismo o un atto intimidatorio? E, soprattutto, chi sta indagando?

A fuoco l’archivio dell’exmanicomio di Aversa

w Nicola De Chiara

Pochi giornali ne hanno dato notizia ma noi ritorniamo sull’ar-gomento perché è di una gravità

eccezionale. Lo scorso 13 marzo, nell’ex manicomio civile “S. Maria Maddalena” di Aversa, un episodio gra-vissimo ha scosso il tran tran quotidia-no dell’azienda sanitaria. Mani ignote avrebbero gettato in un vecchio pozzo nell’area antistante l’ex falegnameria atti e documenti, probabilmente anche sanitari, dell’ex manicomio normanno. Non c’è certezza del contenuto di questi atti in quanto l’archivio presso il quale erano custoditi era da tempo alla mercé di chiunque volesse accedervi. L’archivio, o meglio quel che ne è ri-masto, si trova ancora in un edificio in rovina ubicato nei pressi delle vecchie cucine che erano a servizio degli ex degenti. Sul posto sono intervenuti Vigili del fuoco, vigili urbani e forze dell’ordine allertati dai residenti dei palazzi confi-nanti con l’ex manicomio, che avevano notato una colonna di fumo proveniente dal sito dismesso. Arrivati sul posto i vigili del fuoco hanno provveduto prontamente a spegnere l’incendio, senza poter recuperare nulla dei mate-riali incendiati. Il sospetto che tra questi documenti distrutti potesse esserci anche del ma-teriale di valore storico-documentario è forte. L’episodio conferma che la Maddalena allo stato attuale è terra di nessuno. Non a caso numerosi extraco-munitari hanno scelto l’ex manicomio come residenza abituale, tant’è vero che la dirigenza dell’Asl ha provveduto ad installare diversi cancelli in ferro e ha posizionato telecamere in vari punti

A rischio a questo punto è anche l’archivio storico della Real Casa dei Matti, organizzato e diretto da Nicola Cunto, che raccoglie e conserva le cartelle cliniche dei ricoverati

L’ex Maddalena sta andando al ...manicomio

strategici dell’area, senza poter scon-giurare l’ingresso di malintenzionati che, come si è visto, in questo caso, sono andati ben oltre la semplice occu-pazione dei locali. A rischio a questo punto è anche l’archivio storico della Real Casa dei

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LA STORIA

Compie settant’anni il nostro coordinatore editoriale

Quindici anni a giocare a pallavolo, quarantadue a battere sui tasti da giornalista.Andato in pensione si è messo a scrivere libri e il 12 presenta il suo nuovo romanzo

Vito Faenza, una vita da cronista e da scrittore

w Nicola De Chiara

Quindici anni a giocare a pal-lavolo, quarantadue a battere sui tasti da giornalista. Vito

Faenza, il nostro coordinatore edito-riale, il 12 ottobre compie settant’anni. Un traguardo a cui ci tiene, come ha raccontato in redazione più di una volta, “perché con i miei primi settant’anni co-mincia una nuova fase della mia vita”. Non fa mistero che in questa seconda fase intende mettere a disposizione di quanti vorranno la sua esperienza e il suo ...archivio. Ad onore del vero ha già cominciato con il corso di giornalismo nello scorso maggio. Si è costituito un bel gruppo e dai primi risultati sembra che la cosa sia stata molto apprezzata. Con questo compleanno abbiamo sco-perto cose che non sapevamo. Faenza è dal 1994, ad esem-pio, Commendatore dell’ordine di San Giovanni di Gerusa-lemme e dei Cavalie-ri di Malta per le sue attività umanitarie. Ha ottenuto una laurea Honoris causa dall’Università di New York, nel 1995, per i suoi studi sulla comunicazione. Ha tenuto due corsi sulla comunicazione all’Università di Trieste, ha tenuto lezioni nei master di criminologia della “Sapienza” per sette anni. Per quattro al “Suor Orsola Beni-casa”, all’Università del Sannio e alla

“Federico II”. Per strappargli tutto que-sto occorre andare a casa sua, oppure farlo parlare (a Vito Faenza piace molto raccontare) e allora si scoprono tante cose su di lui. Per esempio che ha scrit-to, tra l’altro, per l’Unità, Panorama, Il Messaggero, La Repubblica, il Corriere del Mezzogiorno, un paio di agenzie di stampa, ha fatto televisione e radio. Ha diretto due settimanali, tre quindi-cinali ed è stato anche direttore di un quotidiano per il quale ha curato anche il progetto grafico. Poi, al “Corriere del Mezzogiorno” è stato il tutor per gli stage, segretario dell’Osservatorio sulla camorra e le illegalità, reponsabile delle pagine di Caserta e di quelle sul Web di Taranto, Brindisi, Lecce.Andato in pensione, si è messo a scrivere libri, così dopo i primi due romanzi ne ha dato alle stampe un terzo

(“Il ragno e la farfalla”) e ha fatto la scelta di pubblicarlo per una casa editrice (la Gnasso edi-tore) di Aversa. A chi si meraviglia del fatto che sia riuscito a fare tante cose risponde: “Ho avuto più tempo di altri per fare delle cose e poi sono stato molto fortunato”. Fortunato ad avere tanti amici, aggiunge, “e ad avere avuto tante persone che mi hanno dato una mano a fare le cose che sono riuscito a fare”. La festa dei 70 anni la farà presentando il suo nuovo romanzo. “Una cosa è certa - aggiunge sorriden-do - difficilmente potrò festeggiare i secondi 70 anni ma non si sa mai”.

Vito Faenza

“Il ragno e la farfalla”“Il ragno e la farfalla” è il terzo romanzo di Vito Faenza che par-la di camorra, ma contiene anche una storia d’amore. E’ il primo di una collana che sarà diretta dallo stesso Faenza che si intitola “i Romanzi coi baffi”, collana nel-la quale saranno inseriti lavori di scrittori affermati, ma anche esordienti di valore. Il libro sarà presentato il 12 ottobre nel salo-ne Romano con inizio alle ore 18,00. Come nei due precedenti romanzi la storia prende spunto da episodi realmente accaduti. Nel “Il Ragno e la farfalla” le confessioni di un boss che sta per morire si intrecciano con la

storia d’amore tra un giornalista, che sta raccogliendo le confessioni, e la nipote del capo camorra. Romanzo breve, piacevole da leggere.

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STORIA NOSTRA

Abbiamo scoperto un altro dipinto di Orazio de Garamo che si trova ad Aversa

La “Madonna del Rosario” nella chiesa di S. Biagiow Franco Pezzella

La Madonna del Rosario, un tito-lo originato dall’usanza medio-evale di adornare le statue della

Vergine con una corona di rose, simbo-lo delle preghiere “belle e profumate”, sostituita in seguito dalla recita delle preghiere stesse (denominata giusto ap-punto Rosario), è una delle più frequen-ti raffigurazioni con le quali la Chiesa venera Maria. Di solito la Vergine con questo titolo è rappresentata mentre, seduta in trono con il Bambino Gesù in braccio, è in atto di porgere, unitamente al Bambino, la corona del Rosario, costituita da una serie di grani (tanti quante sono le pre-ghiere da recitare), a san Domenico di Guzman e a santa Caterina da Siena, in-ventore della pia pratica l’uno, accanita propugnatrice del culto a Maria l’altra. Intorno a questa immagine sono spesso presenti, in numero di quindici, il più delle volte raffigurati in cerchi, i co-siddetti Misteri del Rosario, ossia una serie di rappresentazioni degli episodi più significativi della vita di Gesù e di Maria. Talvolta a far da corona alla Vergine, insieme a san Domenico e a santa Ca-terina, compaiono altre figure di santi e sante, in genere appartenenti all’Ordine domenicano, ma anche di santi e sante legati al culto dei luoghi per i quali furo-no prodotti i dipinti; altre volte ancora, assieme a loro compaiono le figure dei personaggi legati alla vittoria ottenuta dai cristiani sui musulmani nella stori-ca battaglia di Lepanto del 1571, che la tradizione attribuisce appunto all’inter-vento della Vergine, e cioè Pio V, don Giovanni d’Austria, Filippo II, Anna ed Eleonora d’Austria, i quali avevano caldeggiato e finanziata la spedizione. Non mancano, tuttavia, raffigurazioni che sfuggono a queste “regole” icono-grafiche: è il caso, ad esempio, della bella pala che sovrasta l’altare della se-

tramandata dal monaco Grego-rio del monastero di Kykkos, dove si narra che Maria, deside-rosa di lasciare un’immagine di sé, consapevole del talento arti-stico di san Luca, gli chiese di farle un ritratto.A ben vedere l’opera è un uni-cum, dal momento che gli uni-ci altri dipinti in cui la Vergine del Rosario compare con uno dei due santi, nella fattispecie san Giovanni, si riferiscono ad una pala tardo cinquecentesca conservata nella chiesa di San Martino a Gargano sul Garda, di mano di Francesco Giugno, pittore attivo prevalentemente a Brescia e Mantova, dove, però, l’evangelista è in compagnia di san Domenico, e alla seicen-tesca pala della chiesa parroc-chiale di Ferrari, una frazione di Serino, nell’Avellinese, di mano del pittore pugliese Carlo Rosa. Già ricondotta dal Parente alla scuola di Bernardino Siciliano e successivamente attribuita a

un manierista napoletano seguace di Giovan Bernardo Lama e Girolamo Imparato, la pala aversana appartiene, in realtà, alla rara produzione del pit-tore teanese Orazio de Garamo, che la realizzò nel 1623 come testimonia l’e-pigrafe in basso a destra, dove la scritta «OR.GA.TE.», erroneamente riporta-ta dal Parente come «RO.GA.TE.», è stata da me sciolta in OR(ratius) (de) GA(aramo) T(h)E(anensis); così come appare, del resto, per esteso, nell’altra tavola realizzata dal pittore per la chie-sa di San Pietro a Majella, sempre ad Aversa, scoperta da Giulio Santagata e già oggetto di un mio precedente artico-lo su questa stessa rivista (a. XIX, n.14 del 2 ottobre 2016, pp.60-61), a cui si rimanda anche per i pochi dati biografi-ci sul pittore a tutt’oggi disponibili che dettai in quella occasione.

La pala di Orazio de Garamo

Nella bella pala a differenza della tradizione la Madonna del Rosario e il Bambino distribuiscono il Rosario

conda cappella di sinistra della chiesa di San Biagio ad Aversa, dove la Ma-donna del Rosario e il Bambino distri-buiscono il Rosario, rispettivamente a san Giovanni Evangelista e a san Luca, raffigurati l’uno, in primo piano sulla sinistra mentre scrive il libro dell’Apo-calisse sull’isola di Patmos, che fa da sfondo a tutta la composizione; l’altro, in lontananza, mentre dipinge il quadro della Vergine, secondo una leggenda

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STORIA NOSTRA

L’Apoteca concessa da Urbano VIII nel 1628. E’ sull’Annunziata e rischia di scomparire

La lapide che ricorda la prima farmacia aversanaw Giuseppe Lettieri

Ad Aversa non sono poche le la-pidi che ricordano la storia del-la città. Le ritroviamo non solo

nelle chiese ed in alcuni edifici sacri, ma anche per strada. Alcune ricordano pro-prio atti di storia, altre sono celebrative e commemorative e talvolta dedicate a qualche illustre aversano del passato. Di tutte queste se ne occupò, più di un secolo e mezzo fa, Gaetano Parente con il volume del 1846 “Tesoretto lapidario aversano”, e poi, in tempi relativamente più recenti, il compianto preside Gia-como Zapparrata. Proprio a via Roma, sino ad una decina di anni fa, ce n’era una dedicata ad Adele Ruffo, giovane e coraggiosa aversana, che ebbe un ruolo importante per la nostra comunità du-rante la prima guerra mondiale (faceva, in qualità di scrivana, da tramite tra le famiglie ed i concittadini che si trovano al fronte) e che morì proprio alla fine del conflitto, contraendo la febbre spa-gnola. Purtroppo il ricordo marmoreo di Adele per incuria andò perso perché la lapide, che rischiava di crollare, era collocata all’altezza di un primo piano di via Roma, non fu salvata ma buttata a terra e distrutta in mille pezzi, compresi poi i fregi che andarono “dispersi”. Ma adesso un’altra lapide ancora più antica rischia di andare perduta per sempre. Essa rappresenta un importante docu-mento, vi è fissato un momento della storia aversana che va preservato: la co-stituzione ufficiale della prima farmacia ad Aversa. Nel 1628 papa Urbano VIII concedeva all’Ospedale dell’Annun-ziata l’Apoteca, termine con il quale si definiva la farmacia. Anche a Napoli fu fatta simile concessione presso gli “Incurabili” ed ancora oggi è visibile la bellissima Farmacia capolavoro del barocco e dell’ingegno napoletano. Non siamo esperti del calendario latino, ma la data che apparentemente potrebbe esser

Santa di Loreto, con un decreto del 19 dicembre del 1637, papa Urbano VIII, elesse a patrona della nostra città la Ma-donna di Loreto, il cui culto ancora oggi è mol-to sentito, anche grazie al fatto che, nel 1752, quindi oltre un secolo dopo, papa Benedetto XIV istituì il giubileo lauretano anche per la città di Aversa. Tutti tasselli di una storia gloriosa, le cui tracce

visibili e ad imperitura memoria restano nei monumenti, nelle lapidi e nei libri. Aversa non può permettersi di perdere questo pezzo di storia che testimonia anche l’antichità dell’Ospedale dell’An-nunziata (trasferito da quei luoghi nell’attuale sede del “Moscati” appena 32 anni fa), uno dei più antichi d’Italia anzi, secondo alcuni esperti, sarebbe per fondazione addirittura uno dei primi presidi per la pediatria a livello mondia-le. Del resto questa era la grande Aversa del passato. Ed il presente? Al posto dell’antica Apoteca esiste una moderna farmacia, la cui proprietà magari po-trebbe interessarsi del restauro di questa importante testimonianza affinché essa non vada perduta per sempre.

quella del 4 maggio, ad una più attenta lettura ci farebbe pensare alla scritta completa ”ante diem quartum Kalendas Maias”,che coincide con il 28 aprile, che per i romani era la festa della Flora, la natura che germoglia: la data scelta dal papa Urbano VIII non sarebbe un caso, dovendo appunto concedere l’apertura di un luogo dedicato ai rimedi officinali, che in prevalenza venivano da piante e quindi dai germogli di madre natura. Negli anni a venire il papa Urbano VIII, della nobile famiglia dei Barberini di Firenze, prese anche altre iniziative per Aversa. Quando il Cardinale Carlo Ca-rafa, Vescovo di Aversa, intorno al 1630, fece costruire nella cattedrale dedicata a San Paolo la riproduzione della Casa

La lapide per la concessione di Urbano VIII

Rischia di andare persa, così come accadde per quella dedicata all’eroina Adele Ruffo, sempre a via Roma, distrutta alcuni anni fa

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L’Apoteca concessa da Urbano VIII nel 1628. E’ sull’Annunziata e rischia di scomparire

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miata, alla presenza di alcuni dirigenti del ministero, dal Sottosegretario di Stato Alessandra Pesce e dell’europar-lamentare, Marco Zullo durante una delle più importanti manifestazioni sul food al mondo, vale a dire il Salone del Gusto di Torino. “Sin da quando ho avuto il mio primo approccio in azienda

TALENTI

Nuovo importante successo della giovane imprenditrice Imma-colata Migliaccio, nativa di

Orta di Atella ma aversana di adozione, che da alcuni anni, ha convertito la sua azienda agricola, ubicata nel casertano, alle coltivazioni biologiche. Un percorso non certo facile, fatto di molte difficoltà e sacrifici, che tuttavia sta portando la Migliaccio a riscuotere molti consensi in tutta Italia. E così nel-la sesta edizione del prestigioso premio nazionale “Nuovi Fattori di Successo”, indetto dal Ministero delle Politiche Agricole alimentari, forestali e del turi-smo (Mipaaft), la giovane imprenditrice aversana, ha conquistato il primo posto assoluto. Importante anche la location in cui il premio è stato assegnato. Infatti la Migliaccio con la sua ABIM è stata pre-

L’imprenditrice aversana vince il premio del Ministero delle Politiche Agricole

E’ arrivata prima al premio nazionale “Nuovi Fattori di Successo”, convertendola sua azienda agricola, ubicata nel casertano, alle coltivazioni biologiche

Migliaccio premiata al Salone del Gusto

- ha dichiarato la Migliaccio, laureata brillantemente in Giurisprudenza - la mia vision di impresa è stata quella di conoscere a fondo le antiche tradizioni agricole e cercare di adattarle e reinter-pretarle in chiave contemporanea”. Ed infatti non si stupisca il lettore se addi-rittura in alcune produzioni, vista la cura maniacale ed il rispetto verso la natura, si ascolta, attraverso la filodiffusione, addirittura musica classica da sotto-fondo. Nell’azienda viene recuperato e reimpiegato lo scarto vegetale, vengono rilevati ed elaborati una serie di dati ambientali estremamente significativi attraverso una stazione Agrometeorolo-gica, vengono utilizzate fonti di energia rinnovabile, vengono impiegate tecni-che agronomiche biorigenerative. Non a caso quindi il Ministero ha indicato la sua azienda come modello da seguire in tutta Italia. Ed è grazie a persone come lei, che potremmo tornare alla nostra Campania Felix.

Alessandra Pesce e la Migliaccio

w Giuseppe Lettieri

Il Duomo normanno, la chiesa di San Domenico e il complesso di San Francesco, i palazzi nobiliari, ma

anche la polacca, il dolce tipico della città normanna. Tutto questo in “Aversa e i suoi tesori. (Condi)visioni nottur-ne”, un evento associato alle Giornate europee del patrimonio 2018 - L’arte di condividere. Un’inedita visione notturna della città di Aversa, nata dalla sinergia tra la Soprintendenza per le province di Caserta e Benevento e il Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. “Una notte bianca della cultura per la città che concentra su una superficie di

affermano i promotori: Gianluca Cioffi, Gilda Emanuele (sino all’estate scorsa assessore all’urbanistica del comune di Aversa), Amalia Gioia, Luigi Guerriero, Danila Jacazzi, Riccardo Serraglio che si sono avvalsi della collaborazione delle associazioni storiche locali Amici di San Francesco, In Octabo, Rotary Club Aversa Terra Normanna. Aversa sabato scorso 22 settembre ha esposto i suoi tesori condividendoli in un percorso inedito con visite guidate com-pletamente gratuite grazie all’impegno degli organizzatori e dei volontari delle associazioni che hanno aderito a questa iniziativa che, ironia della sorte, ha visto completamente assente il Comune.

La visita a S. Domenico

circa 8 kmq più di venti monasteri che l’hanno arricchita di un prezioso patri-monio culturale materiale e immateriale”

Aversa, tanta gente ad “Aversa e i suoi tesori”

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