La percezione del numero - icalbanella.gov.it La... · numeri e delle figure (metodo euristico) ......
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La percezione del numero
è una facoltà innata o viene acquisita?
Come arrivano i bambini
all’acquisizione del numero?
A formulare le prime
fondamentali teorie cognitive
riguardo l’elaborazione del
concetto di numero è stato
Piaget (1941).
Il bambino nei suoi primi anni
di vita non possiede cognizioni
aritmetiche.
“ Non bisogna credere che un
bambino piccolo possegga il numero
per il solo fatto di avere appreso a
contare verbalmente”
… i bambini nello stadio pre-operatorio (2-7 anni) non
possiedono il principio di conservazione; ovvero non si
rendono conto che la quantità di una certa sostanza non
cambia al cambiare della sua forma …
Piaget
Studi successivi hanno in parte contestato la validità del
modello piagetiano.
A partire circa dagli anni ’80 numerosi ricercatori
sostengono che in realtà, i bambini si avvicinano
all’aritmetica ed al calcolo molto precocemente e non come
diceva Piaget, dopo aver acquistato determinati schemi
cognitivi.
Oggi è stato ampiamente dimostrato che l’intelligenza numerica
che ci permette di intendere il mondo in termini di quantità è
precocissima nello sviluppo, addirittura antecedente alla
comparsa del linguaggio.
Essa ha molto a che fare con
la percezione e nulla a che
vedere con gli aspetti mediati
dalla cultura come il nome
che diamo ad una determinata
quantità o il modo in cui la
scriviamo.
Studiosi di etologia hanno dimostrato che alcune specie animali
possiedono un senso del numero, una capacità di considerare
piccole quantità per effettuare stime di numerosità dall’evidente
valore adattativo.
In certi casi essa permette
di riconoscere che un insieme
(numericamente esiguo)
osservato per una seconda
volta ha subito una
modificazione quando un
costituente gli sia stato tolto
o aggiunto .
Contare serve.
Quando si devono valutare due o più mucchietti di cibo: meglio
dirigersi subito verso quello più numeroso.
«La stima di numerosità» conclude Vallortigara «è qualcosa che
gli animali fanno da subito e spontaneamente».
Antell e Keating (1983), utilizzando la tecnica "dell'abituazione-
disabituazione", hanno verificato che bambini di pochi mesi di
vita riescono a discriminare insiemi di due o tre elementi, sono
cioè capaci di percepire la numerosità di un insieme visivo di
oggetti in modo immediato.
Stimolo disabituante
Fase
dell’abituazione
L'accuratezza, la velocità e la precisione dipendono dal
numero di elementi da enumerare.
Fino a quattro elementi la discriminazione è rapida,
accurata e precisa.
La capacità di distinguere in modo rapido e accurato la
quantità di un ridotto numero di elementi è detta:
Lo storico della matematica Tobias Dantzig
racconta : un corvo che aveva nidificato su
una torre dalla quale il proprietario voleva
sfrattarlo, ma riuscì ad eludere tutti i tentativi
fatti dal proprietario………
Il possesso del concetto di numerosità però implica molto di
più: il bambino non solo discrimina due insiemi in base al
numero di elementi contenuti, ma possiede anche aspettative
aritmetiche basate sul concetto di numerosità.
Wynn ha verificato che bambini
piccolissimi di appena 5 mesi sono
in grado di avere delle aspettative
numeriche.
Molti degli esperimenti condotti
hanno poi puntato l'attenzione
sulle capacità dei neonati (5-6
mesi) di compiere operazioni di tipo
additivo e sottrattivo.
Gli esperimenti di Karen Wynn
I risultati di queste ricerche suggeriscono l’esistenza di
una competenza numerica preverbale, innata e
indipendente dalla manipolazione linguistico-simbolica.
I bambini, molto prima di parlare e conoscere i simboli
numerici, sono in grado di categorizzare il mondo in
termini di numerosità
Nati per contare
•La natura fornisce un nucleo di capacità per classificare piccoli
insiemi di oggetti in base alla loro numerosità.
•Riuscire ad effettuare stime di numerosità ha un evidente
valore adattativo.
•Per capacità più avanzate abbiamo bisogno dell’istruzione,
ossia di acquisire gli strumenti concettuali forniti dalla cultura
in cui viviamo.
Butterworth (2005)
E’ estremamente importante sfruttare la predisposizione
naturale del bambino aiutandolo a sviluppare e rinforzare
le sue innate capacità matematiche fin dalla più tenera
infanzia
Scuola
dell’infanzia
Scuola
primaria
Scuola
secondaria
di primo grado
Numeri e spazio Numeri Numeri
Spazio e figure Spazio e figure
Relazioni dati e
previsioni
Relazioni e
funzioni
Dati e previsioni
Campi di esperienza Nuclei tematici
Scuola dell’infanzia
Numero e spazio
La familiarità con i numeri può nascere da quelli che si
usano nella vita di ogni giorno, poi ragionando sulle
quantità e numerosità di oggetti diversi, i bambini
costruiscono le prime fondamentali competenze sul contare
oggetti o eventi,..
Si avviano così alla conoscenza del numero e della
struttura delle prime operazioni, suddividono in parti i
materiali e realizzano elementari attività di misura. Indicazioni nazionali per il curricolo 2012
Nella scuola dell’infanzia , l’insegnamento della matematica
non c’è, però la matematica c’è.
I bambini raggruppano, ordinano, contano, misurano,
localizzano, pongono in relazione progettano, inventano.
Non c’è bisogno di numeri od operazioni aritmetiche ma di
“matematizzare” la realtà intorno al bambino, cioè indurlo a
passare da una rappresentazione elementare dell’ambiente a
una sempre più strutturata, in cui si abitui a prendere in
considerazione elementi
come la numerosità, la
forma, l’estensione, la
quantità.
L’esplorazione dell’ambiente, la risoluzione di situazioni
problematiche legate alla sua percorribilità, i giochi di
costruzioni, i giochi della verità sono esperienze significative
di cui che l’insegnante delle elementari può far tesoro per i
primi approcci alla geometria ed alla logica.
Dare ai bambini l’opportunità di vedere la matematica
attraverso il gioco li aiuta a costruire l’interesse verso
l’apprendimento futuro.
Bisogna far si che si conservi nei bambini la voglia di fare
matematica, con curiosità, con un atteggiamento positivo,
di ricerca, con una consapevolezza sempre maggiore. (Approccio costruttivistico)
Gli studenti italiani hanno difficoltà in quello che viene
definito, all'interno del quadro teorico di riferimento
dell'indagine PISA "il processo di matematizzazione", cioè
nell'identificare gli aspetti matematici pertinenti a un
problema collocato nella realtà.
I risultati negativi sono imputabili:
• a scarsa o superficiale
conoscenza di alcuni degli
argomenti presenti nelle prove
• a scarsa comprensione del testo
delle prove o alla sua errata
interpretazione a causa di una
lettura poco attenta , superficiale
della domanda oppure di una
lettura non completa
• regole apprese ma in modo
mnemonico, meccanico e poco
consapevole.
• un'assenza quasi totale di
processi metacognitivi
Se tanti incontrano difficoltà in matematica è necessario
rivedere la didattica di questa disciplina .
Se riuscissimo a migliorare l’insegnamento
migliorerebbe anche l’apprendimento
Dalle Indicazioni nazionali
•Il laboratorio di matematica
•Risoluzione dei problemi
•Uso consapevole e motivato di calcolatrici e
computer
Il laboratorio di matematica
In matematica, è elemento fondamentale il
laboratorio, inteso sia come luogo fisico sia come
momento in cui l’alunno è attivo, formula le proprie
ipotesi e ne controlla le conseguenze, progetta e
sperimenta, discute e argomenta le proprie scelte, impara
a raccogliere dati, negozia e costruisce significati, porta a
conclusioni temporanee e a nuove aperture la costruzione
delle conoscenze personali e collettive.
È opinione unanime che la matematica debba essere
insegnata in modo attivo, vale a dire con la diretta e
costruttiva partecipazione dell’alunno.
E’ necessario abbandonare la didattica cattedratica per
evitare l’apprendimento passivo da parte dell’alunno.
Egli deve invece fare diretta esperienza, agire, rendersi
conto da solo delle cose e delle operazioni sulle cose.
La matematica
non deve essere insegnata come dogma
non deve presentata come teoria completa ed
indiscutibile, soltanto da verificare.
deve invece essere “costruita” attivamente da chi impara,
in armonia con i propri stili di apprendimento e le proprie
risorse personali.
Bisogna trasformare la classe in un laboratorio gli studenti
abbiano la possibilità di toccare con mano le proprietà dei
numeri e delle figure (metodo euristico)
Creare uno stretto rapporto di collaborazione tra gli alunni e
tra alunni e insegnante in un ambiente rassicurante
(soprattutto per i meno dotati) Cooperative learning
Lavorando in gruppi vengono attivati dei processi di
comunicazione che rendono più efficace l’apprendimento.
I ragazzi devono comprendere che fare matematica significa
porsi domande, giocare e divertirsi con la propria
immaginazione
La caratteristica fondamentale della matematica: risolvere
problemi
Caratteristica della pratica matematica è la risoluzione di
problemi, che devono essere intesi come questioni autentiche e
significative, legate alla vita quotidiana, e non solo esercizi a
carattere ripetitivo o quesiti ai quali si risponde semplicemente
ricordando una definizione o una regola.
«Un problema sorge quando un essere vivente ha una
meta ma non sa come raggiungerla» K. Duncker (1935).
«Risolvere problemi significa trovare una strada per
uscire da una difficoltà, una strada per aggirare un
ostacolo, per raggiungere uno scopo che non sia
immediatamente raggiungibile. Risolvere problemi è
un’impresa specifica dell’intelligenza e l’intelligenza è
dono specifico del genere umano: si può considerare il
risolvere problemi come l’attività più caratteristica
del genere umano». G. Polya (1945):
Esercizi o problemi ?
L’esercizio è una domanda che presuppone già una
teoria risolutiva
Un problema è una domanda che, per essere
soddisfatta, richiede una teoria nuova.
Problema Esercizio
creatività applicazione
scoperta riproduzione
situazione inedita situazione conosciuta
metodo sconosciuto approccio già acquisito
processo di riflessione esecuzione meccanica
analisi metodica comprensione immediata
acquisizione consolidamento, rafforzamento
sviluppo condizionamento, allenamento
novità momento pratico
Differenze tra problema e esercizio
Dictionnaire actuel de l'éducation di Réginald Legendre
Esercizio Comportamento
automatico
Problema Comportamento
strategico
Capacità decisionali
Responsabilità delle scelte
L’utilizzazione di procedure e di strategie da scoprire.
Caratteristiche di un buon problema
• L’alunno deve poter procedere da solo
• La situazione deve essere motivante e permettergli di
dare un senso al suo impegno.
• La situazione deve suscitare un comportamento di
ricerca.
•• Il problema deve poter essere formulato in diversi
ambiti quali, ad esempio, quello geometrico, fisico,
grafico, numerico.
Strategia di risoluzione del problema
Comporta una serie di passaggi:
· esplorazione delle regole (norme, esperienze,…) già note
e già applicate;
· scarto di ciascuna;
· analisi della situazione da più punti di vista;
· confezionamento di una regola comportamentale nuova,
ottenuta “dosando” in modo opportuno regole (norme,
esperienze,…) vincenti già utilizzate in precedenza;
· verifica della risolubilità del problema con tale regola
nuova.
Problem solving Problem posing
Gli autori del testo che ha reso celebre il problem posing,
Brown e Walter (1988), distinguono due modi diversi di
dire che rendono molto bene la questione:
fare o farsi domande
chiedersi sempre «E se …?», oppure «E se non …?».
Esempio di problem posing
Problema: calcolare la somma dei cento numeri da 1 a 100.
Invece di fare quel che il problema dice (che sarebbe
1+2=3, 3+3=6, 6+4=10, 10+5=15, e così via fino a 100, facendo 99
addizioni) «E se …»: «E se invece di addizionare in ordine, io
addiziono il primo e l’ultimo, che cosa trovo?». ( Risoluzione di
Gauss)
Dunque: scoperta di regolarità.
La “didattica per problemi” è una strategia educativa
che comporta nuova conoscenza.
S I A
S
I A
Risolvendo il problema il soggetto ha appreso
L’importanza dell’errore
Avete tentato e avete fallito. Non importa. Tentate ancora.
Fallite ancora. Fallite meglio” (Samuel Beckett)
Nell’ambito del problem posing e solving, il concetto stesso
di errore cessa di avere la valenza usualmente negativa,
acquisendo la sostanza di strumento concettuale atto al
miglioramento, strategico e di calcolo, delle capacità risolutive
dell’alunno.
Alte e basse ( Cat. 3, 4 )
Cinque amiche confrontano le loro altezze:
- Elena è più alta di Marina, ma più bassa di Francesca
- Valeria è più bassa di Francesca e di Marina
- Camilla è più alta di Valeria.
- Francesca non è la più alta
Disponete le cinque amiche dalla più alta alla più bassa e
cercate di spiegare come avete trovato la risposta.
ANALISI A PRIORI
Ambito concettuale: Logica: Seriazione
Analisi del compito
- Interpretare correttamente le quattro frasi e stabilire le relazioni
corrispondenti trovando una simbologia adeguata per esprimere
il contenuto delle frasi.
RALLY MATEMATICO TRANSALPINO
Il prodotto più grande (Cat. 4, 5)
Clara ha questi sei cartoncini: 1 2 3 4 5 x
Utilizzando i cartoncini con le cifre, Clara forma due
numeri.
Tra questi numeri sistema il cartoncino con il segno di
moltiplicazione.
Come deve disporre i cartoncini Clara per ottenere il
prodotto più grande possibile?
Scrivete tutti i vostri calcoli.
Ambito concettuale
- Aritmetica : confronto di numeri, ordine di grandezza
RALLY MATEMATICO TRANSALPINO
Punti di vista (Cat. 5, 6)
Il cubo che si vede in figura è composto da 2 cubetti
rossi, 2 bianchi, 2 verdi e 2 gialli.
Se si guarda questo cubo dall'alto si vedono: 1 cubetto
verde, 1 bianco, 1 rosso e 1 giallo;
se lo si guarda di fronte si vedono: 1 cubetto giallo, 1
bianco, 1 rosso e 1 verde;
se lo guarda da destra si vedono: 2 cubetti verdi e 2
gialli.
Di che colore potrebbe essere il cubetto che non si
vede nel disegno?
Spiegate il vostro ragionamento.
Ambito concettuale
- Geometria: il cubo, visione spaziale
RALLY MATEMATICO TRANSALPINO
QUANTI MOSTRI RIMASERO VIVI ?
L’attività è stata proposta svariate volte in quasi tutte le
classi della scuola dell’obbligo, ottenendo una risposta
costantemente simile.
Si propone ai ragazzi il seguente compito
“Formula il testo di un problema la cui risposta sia la
seguente:
‘Alla fine della battaglia rimasero vivi 12 mostri’”
Se non si danno ulteriori indicazioni, gli alunni
producono invariabilmente testi (più o meno elaborati)
del tipo:
“Una squadra di 30 mostri si scontrò contro una squadra
di 18 mostri e li distrussero tutti. Quanti mostri rimasero
vivi alla fine della battaglia ?”
Ma basta fornire una ulteriore indicazione per stimolare i ragazzi a
scatenare la fantasia
“Formula il testo di un problema la cui risposta sia la seguente:
‘Alla fine della battaglia rimasero vivi 12 mostri’
Attento: il problema ai deve risolvere con una somma”
(rispettivamente “una moltiplicazione”, “una divisione”).
(+) “La battaglia era alla fine e ormai erano vivi solo 5 mostri.
All’improvviso arrivò di rinforzo un’astronave con altri 7 mostri e questi
uccisero tutti i nemici e non morì nessun altro mostro. Quanti mostri
rimasero vivi alla fine della battaglia ?”
(x) “La battaglia era finita ed erano rimasti solo 6 mostri. Ma ognuno
di loro si sdoppiò. Quanti mostri rimasero vivi alla fine della battaglia ?”
(:) “24 mostri si erano divisi su 2 astronavi per scappare. Una
astronave fu distrutta e l’altra riuscì a scappare. . Quanti mostri
rimasero vivi alla fine della battaglia ?”
Gli strumenti di calcolo
L’uso consapevole e motivato di calcolatrici e del computer
deve essere incoraggiato opportunamente fin dai primi
anni della scuola primaria, ad esempio per verificare la
correttezza di calcoli mentali e scritti e per esplorare il
mondo dei numeri e delle forme
Nella vita reale la matematica è stata liberata dal calcolo.
La stessa cosa non è successa nel mondo dell’istruzione.
.
Riordinare il percorso di apprendimento
Tradizionalmente si è basato sulla difficoltà del calcolo,
adesso dobbiamo ordinarlo sulla difficoltà di comprensione
dei concetti.
Bibliografia
Butterworth B, Intelligenza matematica. Vincere la paura dei numeri
scoprendo le doti innate della mente, Rizzoli, Milano, 1999 (ed. or., 1999).
D’Amore B. e Manini M. Percorsi, Labirinti, mappe. Esperienze proto
matematiche nella scuola dell’infanzia La Nuova Italia, Firenze, 1995.
Dehaene S. , Il pallino della matematica. Scoprire il genio dei numeri che
è in noi, Arnoldo Mondadori, Milano, 2000 (ed. or., 1997).
Lucangeli D., Iannitti A. e Vettore M., Lo sviluppo dell’intelligenza numerica,
Carocci, Roma, 2007.
D’Amore B., Fandiño Pinilla M.I. (2006). Che problema i problemi!
L’insegnamento della matematica e delle scienze integrate. 6, vol. 29 AB.
645-664. Editore: Centro Morin, Paderno del Grappa (TV). ISSN:
1123-7570.
Domingo Paola, Dal laboratorio alla lezione: descrizione di un esempio
Liceo scientifico A. Issel - Finale Ligure - G.R.E.M.G. Dipartimento di Matematica
Università di Genova