La pena di morte di: Poletti Miryam, Gaio Mariagiulia, Gaio Nicole.

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La pena di morte

di:

Poletti Miryam, Gaio Mariagiulia, Gaio Nicole.

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La pena di morte, chiamata anche pena capitale, è l’esecuzione di un detenuto per ordine di un tribunale in seguito ad una condanna. È la massima forma di pena infliggibile, poiché consiste nella privazione della vita. Solitamente essa viene inflitta a persone ritenute responsabili di reati gravi, quali l’omicidio, lo stupro, ecc.

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Ogni anno sono puniti mediante la pena di morte migliaia di detenuti in decine di Paesi, e sono quasi cento i Paesi in cui sono condannate a morte, in attesa di giudizio, migliaia e migliaia di persone. E non si parla solo di Stati arretrati o autoritari, come il Marocco, l’Egitto, ma anche alcuni tra gli Stati più civili e democratici, quali il Giappone, la Corea del Sud e soprattutto gli Stati Uniti

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Reati punibili con la pena di morte

In Mauritania l’omosessualità è punibile con la morte

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In Benin, dal 1993, sono state emesse le sette condanne capitali per stregoneria e magia.

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In Nigeria sono state eseguite 95 condanne nel 1995, le quali hanno fatto discutere in tutto il mondo poiché riguardavano persone attive nei movimenti ambientalisti e difensori di diritti umani

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In Sudan sono reati capitali l’adulterio, il

danneggiamento dell’economia nazionale e

la falsa testimonianza.

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In Siria uno dei reati capitali è lo

spaccio di stupefacenti; i

processi vengono svolti in segreto e agli imputati non sono concessi né difesa legale né diritto di appello.

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Il caso più grave rimane però quello della Cina, dove ogni anno vengono giustiziate migliaia di

persone e vi sono 68 possibili motivi di condanna, tra i quali l’evasione fiscale, la

corruzione, il furto, il contrabbando d’auto, il furto di animali

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In Italia, la pena di morte è stata espressamente vietata dalla costituzione del 1948 mediante l’articolo 2 dei Principi Fondamentali, il quale sancisce: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”

La pena di morte in Italia

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Rimase tuttavia in vigore nella legge militare fino al 13 ottobre 1994, quando venne abolita dalla corte marziale.

L’ultima condanna a morte in Italia fu il 4 marzo 1947 alle 7.45 nei pressi di Torino, quando vennero giustiziati mediante fucilazione:

Francesco La Barbera,

Giovanni Puleo,

Giovanni D’Ignoti.

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Pena di morte usata come arma

Da parte di molti stati, la pena di morte, vi è il sospetto svolga una funzione di pulizia sociale, poiché sono numerosi gli alcolizzati, i malati di mente gli emarginati sociali giustiziati.

Coloro, invece, colpevoli delle stessi crimini, ma che vivono in condizioni migliori, viene riservata una sorte diversa.

Si ha l’impressione di essere davanti ad un “potere giardiniere” cioè un potere che ha l’incarico di estirpare le erbacce.

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Questo “potere” viola però gli articoli 7,8,9,10,11 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,che sanciscono il diritto ad essere uguali dinnanzi alla legge e alla possibilità di potersi difendere.

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La pena di morte è un’arma troppo potente, la maggior parte delle volte in mano a governi sbagliati che la usano per eliminare personaggi politicamente e/o religiosamente scomodi …

Stessa sorte capita alle minoranze etniche e/o a qualunque elemento dello Stato scomodo al governo.

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Uno studio recente ha dichiarato che nel periodo 1900-1991 si sono verificati 416 “errori di condanna”.

Sarebbe quindi doveroso assicurare particolari garanzie, al fine di ridurre il rischio di un errore giudiziario.

Errori di condanna

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USA

Gli USA, a differenza di altri stati, non avendo approvato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, violano alcuni dei più importanti diritti: il diritto alla vita, al non essere sottoposti a tortura. Si dichiarano un Paese democratico e civile, approvando invece la più abominevole delle condanne.

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La mancata funzione deterrente

Nel mondo nessun studio ha accertato che la pena di morte abbia una maggiore efficacia rispetto ad altre pene.

É errato ritenere che i criminali calcolino le conseguenze delle loro azioni (la maggior parte di loro hanno disagi psichici). La pena dunque non incute loro timore, e non assume valore preventivo.

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Considerazioni e conclusioni

In conclusione possiamo affermare che la pena di morte è un atto barbarico. La sua attuazione non abbassa i livelli di criminalità, al contrario, in molti casi aggrava questo fenomeno. A nostro parere dovrebbe essere abolita in tutti i paesi, poiché qualsiasi persona può sbagliare, e ha diritto ad avere una seconda opportunità. Bisogna educare i criminali in maniera che non reiterino lo stesso crimine.

……No alla pena di morte ……..