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La pedagogia ecologica della Laudato si’
Seminario di didattica dell’IRC
Un’esperienza-esperimento
Ada Prisco
1. La didattica propria del seminario, come si poteva impostare, come si è impostato
Negli studi accademici il seminario si distingue dal classico corso per due motivi fondamentali: l’oggetto
indagato è circoscritto e l’impostazione tende a essere pratica. Se la prima caratteristica non rappresenta
un problema, la seconda rischia di essere totalmente disattesa o risolta attraverso la richiesta di un
elaborato scritto da presentare per l’esame. Non si può negare che l’attività di scrittura sia una forma di
pratica anche utile in vista della tesi specialistica, ma per quanto tempo l’insegnante di religione cattolica
svolgerà il proprio lavoro scrivendo? Questo seminario è stato pensato per l’insegnamento più che per lo
studio universitario e per andare incontro a soggetti che per esercitare a dovere la professione dovranno
imparare a fare leva sulle qualità dei discenti, spesso senza conoscere a fondo nemmeno le proprie.
L’impostazione presentata è stata pensata per intaccare l’immagine monocromatica dell’insegnamento, il
modello unico, su cui molte volte l’insegnante medio tende ad adagiarsi, e per promuovere la
diversificazione dell’approccio. Ciò che potrebbe apparire come più complesso, cioè la differenziazione
nelle attività e nello stimolo proposto e ricevuto circolarmente, sia dal docente sia dai discenti, si profila in
realtà come un serbatoio di alternative in un ambiente scolastico sempre più abitato da criticità e di
relazione e di conoscenza. Scelto l’approccio, rimaneva da individuare il modo in cui proporlo, se espositivo,
attraverso la lezione frontale, se più coinvolgente. La prima soluzione sarebbe stata incoerente con le
premesse, anche se in parte è stata osservata per mettere tutti in grado di operare attraverso la
metodologia di volta in volta centrale. La maggior parte dell’incontro didattico, invece, è stata interattiva,
non soltanto nel rapporto docente-discenti, ma anche orizzontalmente fra pari attraverso un regolare
lavoro di gruppo, dalla composizione sempre diversa. La formazione dei gruppi rispondeva all’ulteriore
esigenza di adattare il lavoro ai vari gradi di scuola, cui l’insegnante di religione cattolica può prestare
servizio, infanzia, primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado. Di conseguenza i
gruppi sono sempre stati quattro. Per favorire la condivisione del lavoro, è stata prevista una turnazione, in
base alla quale un gruppo per volta presenta la propria proposta non a mo’ di relazione, ma come
simulazione, in cui i componenti il gruppo fungono da insegnanti secondo una loro organizzazione interna, il
resto della scolaresca diventa la classe. L’ultima fase si concentra sulla verifica collettiva: ognuno è
chiamato a esporre le proprie osservazioni sulla simulazione presentata, sulla sua aderenza ai contenuti da
trasmettere, alle abilità da sollecitare, alla metodologia richiesta. La verifica è stata costantemente
suggerita come una modalità costante e anch’essa a più livelli, la forza su cui fare leva per accorciare la
distanza fra la situazione di partenza e quella di arrivo, risorsa del come posto nel mezzo fra i due poli.
I feedback ricevuti dagli studenti si sono dimostrati complessivamente positivi. Ormai sono tutti
consapevoli che l’insegnante deve prepararsi e che di tanti più strumenti dispone, tanto più è facilitato.
Alcuni hanno esternato una sensazione di difficoltà e di spiazzamento per il fatto di doversi mettere in
gioco, in alcuni casi, per la prima volta, e di sentirsi inadeguati. Ciò, però, non si è mai trasformato in un
blocco, lasciando sempre spazio a una grande disponibilità, che ha consentito il sereno andamento del
seminario. Il segnale più positivo in assoluto, a mio giudizio, si è manifestato nel clima goliardico, di
divertimento, che, senza mai adombrare il fine comune dell’esercizio di insegnare, ha sempre
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contrassegnato le attività e che ha suggerito un grande segreto dell’arte di insegnare, riuscire a far
apprendere, apprendendo, riuscire a insegnare divertendosi e divertendo.
2. La scelta della lettera enciclica Laudato si’1
In un seminario con l’obiettivo di favorire l’esercizio della didattica l’argomento è di secondaria importanza,
non è più di un pretesto su cui riflettere, lavorare, impostare l’insegnamento. Ciò non vuol dire che la scelta
dell’enciclica sia stata casuale. Nel corso di studio seguito dai futuri insegnanti di religione cattolica, tutti i
documenti del Magistero sono una fonte primaria. La Laudato si’ è l’enciclica più recente e affronta temi
fondamentali, non soltanto inerenti strettamente alla salvaguardia dell’ambiente, leggibili da più punti di
vista e molto significativi lungo un percorso di formazione della persona e del cittadino. Il senso di
responsabilità è continuamente sollecitato nelle considerazioni di papa Francesco, la sensibilità è additata
come antidoto all’indifferenza, l’ottica in cui sono inquadrate le questioni ambientali guarda dritto in
profondità, fino ad arrivare alla chiamata della creatura alla vita e alle domande di senso. Se gli argomenti
affrontati sono di notevole spessore, la lettura è agevole e invogliata da molti passaggi poetici che aiutano il
lettore a tuffarsi nel quadro, evitando che rimanga comodo spettatore. Questa modalità, non
esplicitamente espressa, ma comunque molto chiara, di indurre un atteggiamento attivo che desista dal
riduca l’enciclica a lettera morta, coincide con la finalità principale del seminario. Il testo offre numerosi
spunti, che possono condurre, a loro volta, a discorsi diversi, ma sempre preziosi e interessanti per la
crescita umana, dall’infanzia in avanti. Laudato si’ racchiude l’opportunità di avvicinarsi a una sostanza
profondamente religiosa, cristiana, attraverso questioni di grande urgenza e attualità, mostrando con
estrema facilità come la fede non si possa ridurre alla ritualità tradizionale, ma necessariamente affronti
tutto ciò che la vita e la storia del tempo, in cui si vive, comportino.
Si può intuire facilmente come nel corso del seminario non vi sia stata alcuna lectio magistralis
sull’enciclica, in quanto avrebbe tradito l’obiettivo di fondo della didattica come attività circolare in cui tutti
in ogni momento si coinvolgono, e avrebbe mortificato i tempi necessari alle attività. Ciò non toglie che gli
studenti hanno lavorato regolarmente a partire dal testo dell’enciclica snocciolata per intero in base al
numero dei dodici incontri.
Per sveltire il lavoro e agevolare la concentrazione sulla metodologia da applicare e sul lavoro da
organizzare nel gruppo, l’esordio della lezione seminariale consisteva nel proporre delle idee chiave
presenti nel gruppo di numeri in esame della lettera enciclica. Questi punti erano proposti come pista,
contenuto che, totalmente o parzialmente, doveva orientare l’attività da imbastire in quanto alle
conoscenze. L’opzione di formulare dei punti nevralgici andava incontro all’attività schematica richiesta e si
poneva come obiettivo generico e neutro, più facilmente traducibile nei diversi gradi di scuola rispetto a un
contenuto più discorsivo e articolato. Agli studenti era lasciata la libertà di ripercorrere il testo, magari
rintracciando altri contenuti, come pure potevano accogliere quelli esposti, passando direttamente al
lavoro pratico. Dall’osservazione diretta ricavavo di volta in volta che gli studenti nel corso del lavoro di
gruppo ritornavano sul testo di papa Francesco. Durante la verifica successiva alla simulazione gli studenti
sfruttavano i concetti chiave proposti dall’insegnante per valutare se e in che modo il gruppo avesse
raggiunto l’obiettivo, dimostrando implicitamente di aver assimilato un metodo di programmazione e di
verifica quotidiano per l’insegnante.
1 Francesco, Enciclica Laudato si’. Sulla cura della casa comune (24 maggio 2015).
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3. Tabella sinottica del seminario
L’andamento del seminario pedagogico-didattico è stato sintetizzato in una tabella, mostrata e spiegata
durante la lezione iniziale. Offre il colpo d’occhio della struttura portante e manifesta il taglio sinottico utile
all’insegnante nell’organizzazione personale e nella relazione con la classe. Ecco la tabella:
Quando Numeri
della
Laudato
si’
Idee principali
emerse dai numeri in esame della Laudato si’
Metodologia Espone il
gruppo
Incontro
n. 1
LS 1-22 Casa comune, abuso dei beni, terra violata è fra i
poveri, conversione ecologica, trasformare la
realtà, inquinamento, cultura dello scarto.
il laboratorio infanzia
Incontro
n. 2
LS 23-42 Clima è bene comune, vite abbandonate, acqua,
perdita di foreste, bellezza naturale/artificiale,
perdita di biodiversità, cura ecosistema,
Amazzonia, oceani, loro fauna.
drammatizzazione primaria
Incontro
n. 3
LS 43-64 Diritto alla felicità, degrado ambientale,
aggressività e degrado sociale, spreco di cibo,
inequità, reazioni politiche, poteri economici
(mercato = Dio), convinzioni di fede.
ricerca-azione sec. 1°
Incontro
n. 4
LS 65-88 Teologia della creazione, responsabilità, altri
esseri viventi, pericolo, Noé, spiritualità, crisi
spirituale, mistero, dimostrazione di forza, chi
vuole diventare grande, nell’armonia niente è
superfluo, Dio si manifesta nella natura.
narrazione sec. 2°
Incontro
n. 5
LS 89-114 Comunione universale, eredità comune della
terra, non uccidere?, Gesù e il creato, radice
umana della crisi ecologica, tecnocrazia,
autocoscienza dei propri limiti, omogeneizza-
zione, sfiducia, noia.
tecniche simulative infanzia
Incontro
n. 6
LS 115-
136
Eccesso antropocentrico, disinteresse, apertura al
“tu”, aborto, relativismo pratico, sfruttamento
sessuale, abbandono degli anziani, commercio di
animali in via di estinzione, il valore del lavoro,
ora et labora, creatività, sperimentazione sugli
animali, OGM, tecnica/etica.
casi reali primaria
Incontro
n. 7
LS 137-
158
Ecologia integrale, economia, umanesimo,
istituzioni, cultura, comunità, quotidianità,
riproduzione
operativa –
sec. 1°
4
bellezza, progetto, spazio, costruire il noi. religione e arte
Incontro
n. 8
LS 159-
181
Solidarietà fra le generazioni, passaggio su questa
terra, previsioni, consumo, ricerca egoistica di
soddisfazione immediata, percorsi di dialogo,
progetto comune, energie rinnovabili, gas,
negoziati internazionali, amore per la propria
terra, continuità, grande meta.
produzione
cooperativa
sec. 2°
Incontro
n. 9
LS 182-
202
Politica trasparente, rischi, benefici, sviluppo
integrale, pienezza umana, saccheggio,
decrescita, modello di sviluppo globale,
sussidiarietà (aiuto reciproco), fragilità, unità
superiore al conflitto, religioni e scienze, religioni
in dialogo, bisogno di cambiamento.
didattica
esperienziale
infanzia
Incontro
n. 10
LS 203-
221
Libertà, egoismo, vuoto, stile di vita, capacità di
reagire, carta della terra, coscienza, sensibilità
ecologica, sfida educativa, cittadinanza ecologica,
conversione, tenerezza, gratuità.
il gioco primaria
Incontro
n. 11
LS 222-
242
Gioia, meno è di più, sobrietà, felicità, umiltà,
parole d’amore, fraternità universale, piccoli
gesti, cultura della cura, la natura è assunta da
Dio, riposo, Trinità, Maria e Giuseppe.
e-learning sec. 1°
Incontro
n. 12
LS 243-
246
Aldilà, casa comune del cielo, speranza,
dedizione, unione a Dio, nuove strade, preghiera,
cura, risanamento, lode, Gesù vivo in ogni
creatura, verso l’amore, Dio comunità d’amore,
futuro migliore.
lezione frontale sec. 2°
4. La didattica polimetodica e combinata (i vari tipi di metodi con le abilità sollecitate)
La quarta colonna della tabella è dedicata alla tecnica didattica protagonista della lezione: il lavoro dei
quattro gruppi verteva sulla condizione di applicarla, ciascuno a seconda del grado di scuola assegnato.
Prima della formazione dei gruppi e dopo l’esposizione sintetica della porzione di testo della Laudato si’,
all’insegnante spettava il compito di esporre le caratteristiche della specifica metodologia, le abilità che
sollecita, offrendo alcuni spunti per la sua applicabilità.
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1. Laboratorio2
Si può fare laboratorio in molti modi e in altrettanti lo si può intendere. La parola richiama l’immagine di
una stanza attrezzata, piena di oggetti inerenti all’oggetto da studiare, fornita di mezzi per poter entrare in
contatto con esso. Nelle scuole c’è quasi sempre un laboratorio d’informatica pieno di computer, un
laboratorio linguistico provvisto di cuffie e materiale multimediale, talvolta c’è un laboratorio musicale per
suonare e ascoltare musica. Non ho mai visto un laboratorio di scienze religiose o di religione cattolica,
allora cerco di costruirlo attraverso l’immaginazione: questo è il primo passo per applicare una
metodologia, immaginarla in situazione e prospettare dove potrebbe portare, auspicare in partenza il
risultare che si desidera ottenere o la dinamica che si ha in mente di provocare.
Per evitare che le attività si sovrapponessero ad altre, specifiche di metodologie da approfondire
successivamente, data la vastità della portata della parola laboratorio, ho indirizzato gli studenti a
interpretarla nel senso di manipolazione, insegnamento che parte dall’azione per arrivare all’idea. Tale
attività, che può prevede l’impiego di qualunque materiale (carta, cartone, sabbia, cera pongo, plastilina,
corda, plastica, pasta alimentare, pasta di sale, ecc.), ha la prerogativa di intervenire sulla materia per
realizzare una forma che veicoli un senso all’interno della mappa conoscitiva che indica la strada da
percorrere. La Laudato si’, ad esempio, affronta argomenti che si trovano facilmente studiando le scienze
naturali, oppure chimica, geografia, geopolitica. L’insegnante di religione cattolica li affronterà, tenendo
presente la sua specifica meta conoscitiva generale.
Passando agli spunti di applicazione, nei primi numeri dell’enciclica, Francesco profila l’immagine ricca di
spunti della casa comune: in quanti modi si può far realizzare praticamente sia ai bambini sia ai ragazzi per
poi ricavare da loro stessi a che cosa si possa associare? Dal luogo fisico dotato di maggiore evidenza e
visibilità si può facilmente migrare verso un’accezione più ampia in cui comprenderla, senza smarrire alcuna
sua implicazione. Memorizzare il concetto con le sue articolazioni sarà più facile, proprio perché il discorso
parte da dati concreti, passati nell’esperienza manuale dei discenti. In base all’età e al contesto il
laboratorio si può proporre come attività atta a riprodurre, cioè a copiare un modello, oppure a produrre,
mettendo in campo l’inventiva personale. Mette in moto la creatività, impegna la manualità per poi
condurre alla meraviglia dello spiazzamento cognitivo, dettato dal fatto che quell’oggetto è sì una casa, ma
non è soltanto una casa! L’interpretazione nei vari livelli, alcuni formulati dagli stessi discenti, altri
evidenziati dall’insegnante, deve compiere il lavoro, mostrando il senso dell’opera realizzata in prima
persona dai discenti. Il limite rispetto a questo genere di attività è rappresentato dagli spazi disponibili e dai
materiali che, non di rado, sono a carico economico dell’insegnante, oppure vanno reperiti per tempo come
materiale di riciclo da parte degli studenti.
2. Drammatizzazione3
Applicare la metodologia della drammatizzazione significa tradurre i contenuti in una situazione e farla
sperimentare sotto forma di teatro. Può scegliere di avvalersi di un testo già predisposto, magari anche
noto, d’autore, oppure può svolgersi nell’improvvisazione dei ruoli guidati dall’insegnante. La vera e propria
rappresentazione teatrale richiede l’allestimento di una scenografia e il confezionamento dei costumi, ma
2 Cf. Silvia Fioretti, Laboratorio e competenze. Basi pedagogiche e metodologie didattiche, Franco Angeli, Milano 2010.
3 Cf. Angelika Albrecht-Schaffer, Petra Hagl, Bambini, in scena! 22 sceneggiature e giochi teatrali per la scuola
dell'infanzia e primaria, Erickson, Trento 2012.
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anche senza arrivare a tale esito l’attività può essere proposta nella quotidianità, immaginando lo scenario
che non c’è e curando maggiormente la caratterizzazione dei ruoli e il contenuto dei dialoghi. Questa forma
espressiva è in genere gradita perché richiede il movimento, l’uscire dai banchi. Per contro talvolta è invisa
per timidezza e può aiutare a vincerla o almeno a gestirla meglio. La drammatizzazione offre molte
opportunità, innanzitutto è un luogo naturale di socializzazione, di espressione dell’emotività, si combina
facilmente ad altre forme artistiche, prima fra tutte la musica. Chiede agli interpreti di fare appello alla
propria creatività, alla sensibilità profonda del sé, e, contemporaneamente, implica diversi linguaggi
corporei, dalla mimica, alla gestualità, alla modulazione e all’espressione della voce, al movimento in
genere.
Questa metodologia applicata al testo della Laudato si’ si presta a una serie di ipotesi di lavoro.
a. Molte considerazioni di Francesco riguardano il mare, che perde sempre di più la sua tipica fauna e
il proprio equilibrio. Nella visione di fede il mare è stato creato da Dio, bellissime espressioni
bibliche lo celebrano:
A [Dio] cantino lode i cieli e la terra, i mari e quanto brulica in essi.4
Tu [Dio] domini l’orgoglio del mare, tu plachi le sue onde tempestose.5
Suo [di Dio] è il mare, è lui che l’ha fatto.6
… risuoni il mare e quanto racchiude … davanti al Signore che viene.7
Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; … Ecco il mare spazioso e vasto: là rettili
e pesci senza numeri, animali piccoli e grandi; lo solcano le navi e il Leviatàn che tu hai plasmato per giocare
con lui.8
Il Signore ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene.9
Lodate il Signore dalla terra, mostri e abissi del mare.10
Il mare partecipa alla lode del Signore, è una sua creatura ed è pieno di vita al suo interno. Queste e altre
immagini bibliche potrebbero trovare spazio nei dialoghi da interpretare. Si potrebbe, ad esempio, far
4 Salmi 69,35.
5 Salmi 89,10.
6 Salmi 95,5a.
7 Salmi 11.13. Cf. anche Salmi 98,7.
8 Salmi 104,24-26.
9 Salmi 146,6.
10 Salmi 148,7.
7
descrivere ai bambini o ai ragazzi il mare inquinato, se mai lo abbiano osservato magari andando in vacanza
o seguendo un documentario in televisione, per poi dargli voce. Le due voci, quella del mare all’inizio della
creazione e quella del mare inquinato possono interloquire fra loro, lasciando emergere la visione biblica, il
senso delle parole di Francesco, la situazione attuale del mare, e, in senso lato, della natura violata e
sporcata.
b. Se si preferisce indugiare sulla quotidianità, se l’età dei discenti lo consente, si può riflettere sul
fatto che molti discorsi riguardano il clima, che il Papa definisce bene comune11. Si può immaginare
un dialogo fra soggetti diversi che parlano di questo, prevedendo la figura del contadino, che parla
del clima in funzione della terra, dei suoi prodotti.
c. Se il soggetto della rappresentazione è una comunità, tutti gli scolari possono partecipare,
riproducendo alcuni aspetti del problema descritto da Francesco. Portando argomentazioni
radicate sulle fonti della religione cattolica, Bibbia, Magistero, liturgia, la comunità protagonista
può prendere l’iniziativa di adottare il sole o il mare o una foresta, predisponendo tutte le misure
necessarie per il suo risanamento.
d. Laudato si’ porta alcuni esempi eclatanti di sofferenza, fra questi la foresta amazzonica12. Lo studio
e l’attività teatrale si possono concentrare sul caso specifico. Piuttosto che relazionare in forma
narrativa, di riassunto o esposizione orale sull’argomento, gli studenti possono essere invitati a
scrivere e a interpretare un monologo, dando voce all’Amazzonia, portando argomenti che si
riferiscono alle fonti cristiane.
e. E’ struggente il testo quando insiste sulle ripercussioni umane del degrado ambientale e degli
squilibri politici determinati dai potenti della terra. A un certo punto Francesco scrive:
E’ tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non
sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita
abbandonata senza alcuna tutela normativa. Purtroppo c’è una generale indifferenza di fronte a queste
tragedie, che accadono tuttora in diverse parti del mondo. La mancanza di reazioni di fronte a questi
drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili
su cui si fonda ogni società civile.13
Un testo del genere basterebbe a programmare l’attività didattica di un intero anno scolastico per gli spunti
che offre. Con estrema facilità e chiarezza l’autore collega i problemi relegati malamente nell’immaginario
collettivo all’esterno e all’ambiente fisico-naturale con i flussi migratori, gli squilibri fra ricchi e poveri del
mondo, la vita in certe aree circondata di attenzioni talvolta maniacali, in certe altre completamente
ignorata, disattesa, abbandonata. L’insegnante dovrebbe collegare questi argomenti con la stessa
11 Francesco, LS, op. cit., 23.
12 Cf. LS 38.
13 LS 25.
8
semplicità, ma in modo didatticamente efficace. Lo specialista di religione cattolica, in particolare, è
chiamato a far riflettere sullo sguardo di Dio rispetto alla situazione. Alla luce di queste linee
programmatiche, la drammatizzazione può dar vita alla polifonia di voci insite nella situazione tratteggiata
dal testo. I protagonisti possono essere individuati nei poveri costretti a trascinare il peso delle loro vite
abbandonate a se stesse nell’indifferenza totale, privati ingiustamente, oltre che dei loro diritti, dei beni
primari, acqua, cibo. Non può mancare la voce di Dio.
3. Ricerca-azione14
Il metodo della ricerca-azione, abitualmente posto in essere dal lavoro dell’insegnante, che definisce
obiettivi e mezzi per raggiungerli, è pensabile anche come stile di lavoro in classe. La prospettiva di questa
metodologia risiede nell’individuare i problemi, le situazioni da cambiare. Successivamente impone di
vagliare i mezzi realmente disponibili per intervenire, predispone un piano d’azione da monitorare e
verificare. Nelle sue pieghe profonde necessita di un’analisi critica, per cui si adatta maggiormente laddove
questa capacità sia maggiormente sviluppata, ma, a grandi linee, grazie alla mediazione dell’insegnante,
può riguardare anche i più piccoli. Il suo punto di forza consiste proprio nell’inquadrare una situazione
d’insieme, con le sue complessità, facendo i conti con la realtà e con quanto è davvero possibile fare.
Ridimensiona la facile onnipotenza della verbosità e degli ideali figli delle infatuazioni del momento. Abitua
alla pianificazione e all’analisi delle situazioni e delle variabili che la condizionano. E poi tende naturalmente
all’intervento, cioè alla traduzione in azioni concrete del ragionamento. In teoria è particolarmente adatto
al discorso religioso, predisposto alla bontà del cambiamento in positivo, a patto che non sconfini nella
morale personale, sfera da scrutare più opportunamente in altri ambienti. Nella scuola può adattarsi meglio
ad aspetti patologici dell’ambito che si condivide o in quello della società.
Nello specifico, la Laudato si’ facilita la prima fase del metodo, in quanto propone una lettura della
situazione ambientale e antropologica e affonda bene il dito in diverse piaghe. Queste, a loro volta, non si
manifestano esclusivamente a livello mondiale, ma sono presenti anche nel piccolo delle micro realtà che
vivono e s’incrociano anche nelle scuole.
Per gli studenti più grandi si potrebbe predisporre uno schema sinottico:
Problemi, loro definizione Strumenti a
disposizione
Volontà di
cambiamento
Azione Verifica
Diritto alla felicità
degrado ambientale
aggressività e degrado sociale
spreco di cibo
14 Cf. Carlo Trombetta-Loredana Rosiello, La ricerca-azione. Il modello di Kurt Lewin e le sue applicazioni, Edizioni
Erickson, Trento 2000.
9
inequità
reazioni politiche (come è gestita la classe/il gruppo)
– Bullismo?
aspettarsi tutto dall’alt(r)o Propria volontà Speranza
fattiva
poteri economici mercato=Dio
convinzioni di fede
A differenza di altri metodi, quali la drammatizzazione, la narrazione, la ricerca-azione inchioda alla realtà e
induce all’applicazione immediata e pratica della conoscenza sulla situazione perché cambi e passi da una
modalità a un’altra, sperimentando quello che le religioni definiscono conversione.
Le voci della prima colonna sono ricavate dalla Laudato si’, naturalmente nel contesto scolastico
all’insegnante spetta il compito di spiegarne i significati e di rapportarli alle realtà vissute dagli studenti,
proprio perché l’azione da pianificare potrà e dovrà applicarsi in quel medesimo luogo. Il problema può ad
esempio essere circoscritto. In questo tipo di pianificazione del lavoro è importante abituarsi a leggere
ognuno come soggetto sia attivo sia passivo del problema, altrimenti facilmente dall’analisi critica si
scadrebbe nell’accusa sterile. La voce “reazioni politiche”, ad esempio, è interpretabile come gestione della
collettività, di cui anche la classe, oppure il gruppetto di amici, è un esempio. Tutti vi partecipano a diverso
titolo. Un tema particolarmente sensibile in una classe, un po’ a tutte le età, è quello della diseguaglianza, si
può definire, prevedendo anche un’esposizione anonima delle proprie considerazioni, confrontarlo con la
visione biblica e dell’enciclica, stabilendo strategie di intervento verificabili. Oppure, se i discenti sono
ancora troppo piccoli per questo tipo di lavoro, la criticità si può individuare in modo più oggettivo,
cercando di individuare un modo in cui prendersi cura della terra, di una pianta dell’Ail, dell’Aido, del
Telefono Azzurro, dell’Airc, ad esempio, comprata insieme, come azione per contrastare l’indifferenza.
Naturalmente la cura continua in vacanza attraverso una gestione del bene comune che delega qualcuno a
farlo!
Il tema dell’aggressività sociale15 citato dal Papa è più che mai urgente e attuale, specialmente con una
platea di adolescenti, ma fin dalla prima infanzia è importante aiutare e guidare i piccoli a riconoscere le
proprie emozioni e a gestirle, a esporle. Non a caso viviamo nell’epoca degli emoticon, le faccine raffigurate
ovunque come manifestazione simbolica del nostro stato interiore.
Quanto poi al cibo16, persiste purtroppo la cattiva abitudine nei giovani a una cattiva educazione
alimentare, fatta di un eccesso di alimenti inutili, attinti spesso alle macchinette automatiche ubicate in
molte scuole, e di totale indifferenza rispetto agli sprechi, che conducono anche a utilizzare patatine e simili
a mo’ di biglie da gioco.
15 Cf. LS 46.
16 Cf. LS 50.
10
Il tema della speranza operosa17 è cruciale e può essere proposto come azione che favorisce il
cambiamento e che contrasta la tendenza ad aspettarsi sempre tutto dall’alto o dall’altro.
4.Narrazione
La narrazione è una tecnica ricorrente nella didattica: ogni volta che si racconta allo scopo di far conoscere
la si applica di fatto. Anche in questo caso, molte storie famose possono intervenire e supportare
l’insegnamento, come è possibile dare voce a una narrazione ‘aperta’, con svolte e/o esiti diversi di favole
note, oppure a una narrazione completamente inventata.
La teologia della creazione si offre particolarmente a versioni narrate sotto forma di racconto, perché il
brano biblico18 che la contiene è in se stesso un racconto.
Gli elementi naturali19, a loro volta, si prestano a essere interpretati come personaggi di una narrazione da
proporre ai piccoli per appassionarli più facilmente all’argomento, da far scrivere ai più grandi, per renderli
più protagonisti e perfezionare abilità trasversali.
Narrare è un modo per facilitare il processo di apprendimento. Noi ci raccontiamo quotidianamente in
molti modi e amiamo farlo, il comunicare noi stessi ci alleggerisce anche dei pesi che portiamo, primo fra
tutti quello dell’emotività, dell’angoscia, della percezione di inadeguatezza. La narrazione applicata alla
didattica è un modo per presentare i contenuti come persone che incontriamo e iniziamo a parlarci di sé,
attendendo che noi ascoltiamo e interloquiamo con loro. E’ un modo per aiutare a entrare nel discorso.
L’attività collegata al metodo può andare dal riferire il racconto, nel mimarlo (anche per la creazione). Per i
bimbi più grandi può consentire di ricavare un insegnamento. Più avanti ancora si può proporre di scrivere
un racconto a partire da una figura, ad esempio quella di Noè, fra Bibbia e invenzione.
Per i grandi si possono affrontare dei temi sensibili del testo di papa Francesco, ad esempio quello della
spiritualità o ancora quello del pericolo20. Sarebbe importante non trascurare di stimolare la narrazione
della crisi21, oppure provocare il racconto del desiderio di affermare se stessi22, chiedendo poi se e quanto
questo sia in linea con le parole evangeliche,
… se uno tra voi vuole essere grande, si faccia servitore degli altri. Se uno vuole essere il primo, si faccia
servo degli altri.23
17 Cf. LS 61.
18 Cf. Genesi 1.
19 Cf. ad es. Franca Feliziani Kannheiser, Io sono una pianta fiorita. Il simbolo nell’IRC. Percorsi didattici per la scuola,
dall’infanzia alla secondaria, EDB, Bologna 2011.
20 Cf. LS 70.
21 Cf. LS 74.
22 Cf. LS 77.
23 Vangelo secondo Matteo 20, 26-27. E’ citato in LS 82.
11
Se si ha a che fare con espressioni di insicurezza, potrebbe essere salutare fornire una cornice narrativa alla
totale assenza del superfluo24 nella creazione.
Quando l’enciclica sottolinea l’autonomia e il valore degli altri esseri viventi, non fa altro che fornire una
base teologia a Esopo, Fedro e a tutti gli altri: nulla vieta di ricorrere ai loro racconti, confrontandoli con il
messaggio biblico.
La creazione biblica è scritta come un diario di Dio: si potrebbe riscrivere e arricchire in questa forma!
5. Tecniche simulative25
Qualunque tecnica simulativa insiste principalmente sulla presa di coscienza di una questione data o di
alcuni suoi aspetti importanti. E si può delineare anche come una forma di problem solving. Considerata
l’impostazione educativa dominante, in base alla quale l’adulto deve fornire un’assistenza sempre più
personalizzata al bambino o al ragazzo, il docente deve adattarsi sempre di più alle potenzialità e agli
interessi del discente, le tecniche simulative mirano invece a ribaltare i ruoli. Il discente non deve aspettarsi
una soluzione da altri, ma è chiamato a prendere il posto di chi ha responsabilità. Un ulteriore vantaggio
consiste nella possibilità che offre ai simulatori di costruirsi un modello di risposta alla realtà, e, quindi di
soluzione del problema esaminato su misura per sé, adeguato alle sue potenzialità.
I simulatori, posti in situazione, entrano in contatto con alcune figure analoghe, che riflettono un
determinato feedback, che può fornire utili informazioni al soggetto. Questi, infatti, nella situazione
modellata sul reale che è la simulazione può avvantaggiarsi ancora meglio delle reazioni del contorno,
grazie ai tempi di intervallo fra le fasi, nonché ai momenti preposti alla valutazione. La creatività personale
è indotta a trovare soluzioni proprie e originali ai problemi, appropriandosi così dei contenuti posti in rilievo
in maniera più consapevole e personale.
Per l’insegnante di religione cattolica la problematica da simulare può essere tratta anche da brani biblici
oppure da testi del magistero.
Tecniche simulative è un’espressione generica, al cui interno possono confluire diverse modalità.
Il gioco dei ruoli prevede una preparazione, l’attuazione e la discussione. Gli alunni ricevono dall’insegnante
una parte e devono relazionarsi fra di loro, in base a un testo, a una situazione, a un problema divenuto
oggetto di studio. L’azione è finalizzata a un obiettivo.
Per quanto attiene ai numeri in esame della Laudato si’, è affrontato il tema sensibile della comunione
universale26 e da quello che la minaccia. Le tecniche simulative possono fornire in partenza alcuni sintomi e
situazioni contrastanti, come litigi, interruzioni di rapporti di amicizia, dispetti, prepotenze, ecc. in qualità di
dati da comporre in modo da favorire la comunione di tutti con tutti. Fra questi sono da inserire le
aggressioni all’ambiente.
La tecnica dell’in-basket, adattata all’ambiente scolastico, può movimentare la lezione in modo
coinvolgente, se l’insegnante rende gli alunni anche autori delle lettere/mail che confluiscono in questa
ideale cartella di posta in arrivo, magari facendo scivolare i fogli in un’urna confezionata apposta. Ciò 24 Cf. LS 84.
25 Cf. Giancarlo Cerini, La simulazione nei processi formativi: una metodologia per un pensiero creativo progettuale,
Franco Angeli, Milano 1996.
26 Cf. LS 89.
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avviene dopo che un problema è stato affrontato dialogando o leggendo un testo o simili. Quel materiale
viene ridistribuito agli alunni casualmente e si chiede loro di organizzare individualmente una soluzione. Se i
discenti sono molto piccoli, si può lavorare su immagini semplici: la terra arida, che piange perché senza
fiori, la pianta che ha sete di acqua, la montagna che vuole un vestito bello senza rifiuti. Per i piccoli il
lavoro deve essere guidato e collettivo. Con loro la comunione universale si può spiegare parlando di un
bambino monello che compie marachelle con i compagni, gli amici, i fratellini, la natura, gli animali, per poi
confrontarlo su quello che Gesù vuole. Ma prima si può provocare il racconto dei loro comportamenti
sbagliati per confrontarli successivamente con ciò che piace a Dio. Il passaggio finale è arrivare alla
soluzione.
Quando, invece, l’attività è compiuta da studenti più grandi l’insegnante deve collegare le risposte,
classificarle, farle condividere a tutti, promuovere ulteriori approfondimenti. E’ positivo anche abituare al
lavoro individuale e stimola le competenze trasversali della scrittura e dell’esposizione orale.
La Laudato si’27 offre una preziosa suggestione, quando sottolinea l’atteggiamento di Gesù verso la natura e
i molti esempi che dimostrano quanto egli ammirasse e annunciasse la creazione. Le schede possono essere
preparate, riprendendo tutte le metafore naturali che si trovano nelle parole di Gesù riferite dai vangeli. Il
problema può essere individuato nel fatto che non ci avviciniamo alla creazione con lo stesso spirito di
osservazione e di meraviglia. L’impegno è trovare una soluzione e una motivazione per farlo.
L’action maze, il labirinto di azione, è una tecnica proponibile a gruppi di due, in cui agli studenti, oltre al
problema di partenza, sono fornite più opzioni di soluzione. Fra loro devono valutarle e riferire per iscritto.
Con riferimento alla porzione di testo dell’enciclica, la metodologia potrebbe occuparsi di noia e sfiducia,
con particolare attenzione al mondo giovanile.
6. I casi reali
Attraverso lo studio di caso28 si avvicinano i discenti a una situazione reale spiegata nei particolari, magari
documentata attraverso un dossier o una serie di fonti. Questo approccio mette in campo innanzitutto
abilità analitiche. La finalità consiste nel facilitare l’approccio alla complessità del reale esemplificato
attraverso una questione specifica. La fase individuale e quella di gruppo si possono alternare oppure
combinare a seconda delle situazioni, del tempo disponibile, degli obiettivi.
All’interno dello studio dei casi compare anche l’incident, ovvero una situazione reale, di emergenza, che
richiede una decisione. Nella didattica si accompagna a una documentazione più scarna, perché la finalità
non è puramente teorica, di approfondimento delle varie opzioni, ma tende alla riduzione all’unità, perché
la riflessione deve produrre una scelta.
Volendo applicare questa metodologia, la Laudato si’ offre molti spunti concreti, con risvolti umani
interessanti. Nella porzione di testo da porgere secondo lo studio dei casi si parla, ad esempio, di
relativismo pratico29. Poiché si tratta di una definizione ampia, in cui possono rientrare molti modi di
pensare e di agire che riguardano piccoli e grandi, può rappresentare un terreno fertile per l’insegnante di
27 Cf. LS 96-100.
28 Cf. Gianni Nuti, Didattica del pensiero creativo. Uno studio di caso, Franco Angeli edizioni, Milano 2015.
29 Cf. LS 122-123.
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religione cattolica. Anche un bambino della scuola dell’infanzia potrebbe riflettere sul caso di un bambino
X, che va a trovare l’amichetto perché ha i giochi più belli, ma non ci va più, se questi si rompono o
dovessero diventare inaccessibili. Oppure, fra infanzia e primaria, potrebbe aiutare a riflettere su di un caso
di amicizia a condizione (ti sono amico se …; non sono più tuo amico se …).
Per i bambini anche di poco più grandi potrebbe risultare accattivante e produttivo documentarsi e
riflettere sul commercio di animali in via di estinzione30, come pure sulle sperimentazioni animali31.
L’abbandono degli anziani, con le dovute accortezze, può considerarsi un argomento valido per tutti, visto il
legame particolare che spesso lega i piccoli e i giovani ai nonni. Può essere letto anche in positivo,
attraverso la testimonianza (diretta o indiretta) di un nonno felice perché circondato dall’affetto dei nipoti.
Lo sfruttamento sessuale32 è di speciale attualità e non soltanto per il mondo degli adulti, la logica del
ricatto può manifestarsi in epoca assai precoce. Anche l’aborto33 e la sperimentazione sugli embrioni34
possono trovare un approfondimento coerente nell’ora di religione cattolica.
La capacità di analisi richieste dallo studio dei casi affina lo spirito critico e abitua al confronto tra le fonti e
nella dialettica, aiuta a riconoscere la complessità e le sfumature insite in ogni situazione di vita,
ostacolando l’abitudine diffusa al giudizio affrettato e troppo sicuro di sé. Può realmente agevolare la
maturazione di un’etica più equilibrata della persona.
7. La riproduzione operativa – Religione e arte
La metodologia della riproduzione operativa costituisce una categoria ampia, in cui è possibile far rientrare
diverse tipologie di attività pratiche. Essenzialmente si concretizza in un lavoro concreto, che approfondisce
la conoscenza attraverso l’esercitazione, che funge anche da verifica dell’apprendimento.
Come si può riprodurre, ad esempio, un brano? Si può distribuire un testo sull’argomento svolto e chiederle
di completarlo, si può assegnare un riassunto, in certi casi un testo si può anche copiare, integralmente o in
parte in base all’obiettivo. Un test in formula aperta o chiusa rappresenta un’ulteriore alternativa.
L’insegnante potrebbe spiegare un argomento, e, successivamente, assegnare un testo con delle domande
di comprensione. Oppure, applicando ancor di più la creatività si può chiedere agli studenti di comporre
delle frasi a partire da un argomento e/o un testo studiato.
Una forma di riproduzione operativa in genere congeniale a bambini e ragazzi è il disegno libero o la scheda
contenente un disegno da colore. Una forma interessante di esercitazione richiede la suddivisione in
sequenze, individuando titoli, frasi, anche realizzando la successione delle fasi con un fumetto.
Capovolgendo l’impostazione, la lezione di religione cattolica può anche partire da un’immagine, da
un’opera d’arte35. Secondo l’impostazione della metodologia in oggetto, l’opera d’arte può essere
riprodotta, così com’è, oppure con delle varianti in quanto al soggetto, modificando ad esempio
30 Cf. LS 123.
31 Cf. LS 130.
32 Cf. LS 123.
33 Cf. LS 120.
34 Cf. LS 136.
35 Sono molte le pubblicazioni didattiche, compresi dei libri di testo e guide per gli insegnanti, dedicate a questo
argomento. Ad es. cf. Giovanna Megna, Pedagogia e didattica dell’arte, Morrone editore, Siracusa 2013.
14
l’ambientazione, oppure in quanto ai materiali, non ricorrendo ai colori ma ad altro materiale, come pezzi
di stoffa, di carta, ecc. Gli studenti possono poi impegnarsi nell’osservazione dell’immagine, la descrizione,
il suo confronto con altre fonti, come ad esempio la Bibbia, sottolineando analogie e differenze con la
lettura dello stesso argomento, avanzando delle ipotesi sui motivi delle differenze.
Nella porzione scelta della Laudato si’ il concetto chiave della comunità si presta a essere approfondito
anche con domande specifiche, ma troverebbe facile applicazione anche nel disegno, magari nella forma
del fumetto. Il papa fa spesso riferimento agli agglomerati urbani di periferia, dove lo spazio è poco e il
senso di soffocamento può sfociare in estraniamento e aggressività: perché non immaginare un fumetto
ambientato in uno scenario del genere, dove dei vicini di casa riescono nell’impresa di edificarsi gli uni gli
altri in comunità36? Così s’integrerebbe anche l’altro tema interessante della costruzione del noi37.
Concetti come le istituzioni, la bellezza, il progetto, lo spazio potrebbero avvalersi di immagini preesistenti
oppure concretizzarsi in forme di raffigurazione libera.
8. La produzione cooperativa38
Questa metodologia è focalizzata sul gruppo come soggetto, oggetto, e, contemporaneamente luogo di
apprendimento. Oltre a essere una tecnica di miglioramento delle conoscenze e delle abilità, si propone
come forma di socializzazione, invito alla collaborazione reciproca per il raggiungimento di un obiettivo
comune. In tanti modi un gruppo può esprimere creatività. Nel caso specifico il gruppo deve produrre
un’espressione unica di lavoro, a cui tutti hanno contribuito. L’impegno può esprimersi, ad esempio, nel
classico cartellone, più o meno guidato dall’insegnante. Può anche essere una modalità di studio a casa. Per
i più piccoli può consistere in un puzzle da comporre insieme. I più grandi possono portare avanti una
ricerca e poi magari anche sintetizzarla attraverso un sunto e un disegno.
Con riferimento ai numeri presi in esame della Laudato si’, i più piccoli possono essere invitati a colorare
insieme un’immagine religiosa significativa per il loro territorio, considerato che il Papa parla di amore per
la propria terra39. Oppure, sia all’infanzia sia alla primaria, si potrebbero raccogliere una serie di immagini,
chiedendo a gruppi di scegliere quelle riguardanti l’argomento, ad esempio il territorio locale oppure
tematiche ambientali più ampie, le energie rinnovabili, i gas, per poi raccoglierle armonicamente su di un
cartellone e magari approfondirle una per una.
Le energie rinnovabili40 sono di grande attualità, ma richiedono anche degli approfondimenti, che degli
scolari di scuola secondaria, anche di primo grado, potrebbero affrontare attraverso delle ricerche. Il
gruppo nel suo insieme può occuparsi del tema e a coppie gli studenti possono studiare i tanti tipi di
energie alternative (ricavate dall’acqua, dal vento, forme sperimentali…). La lettura di passi dell’enciclica
successivamente può aiutare a collegare meglio il discorso alla fede, alla visione religiosa della vita.
36 Cf. LS 148.
37 Cf. LS 151.
38 Cf. David W. Johnson, Roger T. Johnson, Edythe J. Holubec, Apprendimento cooperativo in classe. Migliorare il clima
emotivo e il rendimento, Erickson, Milano 2015. Anna La Prova, Apprendimento cooperativo in pratica. Proposte
operative per attività di gruppo in classe, Erickson, Milano 2015.
39 Cf. LS 179.
40 Cf. LS 165.
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Gli scolari più maturi, specialmente di scuola secondaria di secondo grado, potrebbero addentrarsi nello
studio di alcuni vertici internazionali sull’ambiente, sintetizzandone i risultati su di un cartellone.
Una tecnica molto sfruttata e valida di apprendimento cooperativo consiste nel brainstorming, la tempesta
collettiva di idee, che si avvale costantemente del suggerimento altrui, lascia molta libertà e spazio alla
fantasia, al collegamento logico. Con riferimento ai temi della Laudato si’ potrebbe con buona ragione
essere proposto specialmente per favorire il confronto con concetti fondamentali, quali il nostro passaggio
su questa terra41, oppure le grandi mete42 che orientano anche le scelte quotidiane.
L’attività di gruppo in genere rende l’azione didattica più piacevole e nello stesso tempo si offre come
spaccato di vita, in cui le spigolature devono comporsi in vista del raggiungimento di un obiettivo comune e
individuale.
9. Didattica esperienziale
La metodologia dell’experiential learning43 fa leva sull’esperienza, in quanto fonte di apprendimento. Per
esperienza si può intendere la propria come anche quella altrui o la combinazione di entrambe. Per
valorizzare questa tecnica l’insegnante può indurre un’esperienza e poi sottoporla ad analisi, condivisione,
oppure può far emergere un’esperienza già vissuta in precedenza dagli allievi, non necessariamente in
contesto didattico, o può favorire il contatto con l’esperienza di un soggetto terzo. Nel caso
dell’insegnamento della religione cattolica, qualunque testimonianza di fede, tanto più se riferita
direttamente dal soggetto in questione, costituisce materiale per la metodologia in esame. Specialmente
nella prima infanzia, gran parte di quanto si apprende è interiorizzato attraverso l’esperienza dei genitori.
Il gradino iniziale della metodica è l’esperienza stessa, la sua concretezza, e, successivamente, la sua
interpretazione. Anche un laboratorio, la visita didattica, il pellegrinaggio con la parrocchia o con la famiglia
possono essere esperienze valorizzabili nell’ambito della scuola. La prima fase è concentrata sull’esperienza
e sul soggetto che l’ha vissuta.
In secondo luogo guadagna la scena la riflessione ottenuta attraverso l’ascolto, l’osservazione,
l’associazione al o ai fatti di significati.
Il terzo passaggio è più intellettuale e critico, perché si occupa di collocare tutte le informazioni ricevute in
contesti precisi. Ad esempio se l’esperienza iniziale era costituita dalla partecipazione a un pellegrinaggio,
tutti i gesti riferiti potranno trovare spiegazione nella storia e nella religiosità di quel preciso luogo e delle
sue ritualità.
Infine, la sperimentazione attiva induce a un confronto fra se stessi e l’esperienza raccontata o ascoltata e
al vaglio di un possibile cambiamento nel futuro. L’esperienza passata, propria o altrui, diventa corpo del
futuro, è assimilata in vista di un certo modello, di determinati obiettivi da raggiungere.
Le esperienze su cui si invita a focalizzare l’attenzione devono essere vicine, comprensibili, interessanti per
l’età e la condizione dei discenti, cui ci si rivolge. In qualche modo devono essere in partenza praticabili da
parte loro. In assenza di questa condizione viene meno il coinvolgimento, indispensabile perché
dall’esperienza sia prodotto un apprendimento. Poi è indispensabile la disponibilità a coinvolgere tutta la
41 Cf. LS 160.
42 Cf. LS 181.
43 Cf. Piergiorgio Reggio, Apprendimento esperienziale. Fondamenti e didattiche, EduCatt Università Cattolica, Milano
2009.
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persona nel processo, sensi, emozioni, intelligenza, relazioni. Le conoscenze pregresse possono essere
valorizzate come termine di paragone.
Con riferimento alla Laudato si’ la natura stessa si offre come ambiente esperienziale per eccellenza, anche
solo passando per il cortile della scuola, ripensando alle vacanze al mare, alla settimana bianca, ecc. Il
discorso sulla fede ha da sempre molto valorizzato i testimoni e le testimonianze e questo è possibile nella
cerchia della propria confessione o anche all’esterno, per conoscere direttamente e meglio la fede degli
altri44, magari compagni di scuola.
La porzione di testo presa in esame dà modo di estrarre tutto il valore della sussidiarietà45, da intendersi
anche più semplicemente come aiuto reciproco, approfondito, volendo, dal principio della superiorità
dell’unità rispetto al conflitto46.
Le fragilità47 rappresentano un campo educativo molto importante, da esperire sia in senso introspettivo,
verso se stessi, che nel rapporto con gli altri, particolarmente con le diverse abilità.
La strategia può scegliere un approccio più pratico, e, quindi, iniziare con un’attività finalizzata, su cui
riflettere, oppure sollecitare le capacità di ascolto, stimolando la condivisione di talune esperienze, oppure
la concentrazione su un’esperienza in particolare, per poi proseguire come descritto.
In genere è una metodica semplice, rende, infatti, protagonisti i discenti, oppure veicola contenuti, dando
l’impressione di accendere la televisione o di sfogliare un giornale, quando indica dei testimoni da
ascoltare.
10. Il gioco48
Il gioco è il naturale ambiente di approfondimento per il bambino, e rimane importante, insieme ad altri
ambiti, anche per il ragazzo. E’ la tecnica che meglio risponde al principio per cui si impara facendo,
esplorando. Il bambino tende a trasformare tutto il gioco ed è disponibile al gioco. La prima infanzia si
coinvolge facilmente anche in dinamiche ludiche improvvisate e semplici.
Il gioco presenta molte tipologie, di cui e fondamentali sono: il gioco d’azione, il gioco linguistico, il gioco da
tavolo.
I giochi d’azione presuppongono la disponibilità di spazi, prevedono l’assegnazione di un ruolo, richiedono il
rispetto delle regole.
I giochi linguistici in una cornice divertente consentono l’esercizio creativo di strutture linguistiche
specifiche. Possono prevedere la soluzione degli indovinelli, i giochi fatti con le carte raffiguranti lettere, i
cruciverba, il completamento di frasi, il riordino delle frasi in sequenze, l’associazione di parole a immagini.
I giochi da tavolo si adattano al singolo ma anche al gruppo, variano moltissimo nella complessità, tanto da
poter attrarre anche gli adulti.
44 Cf. LS 201.
45 Cf. LS 196.
46 Cf. LS 198.
47 Cf. LS 196.
48 Cf. Alessandra Maso, Ecologia in città. Giochi per educare alla sostenibilità, La Meridiana, Molfetta (BA) 2010.
17
La valenza didattica dei giochi è dovuta al fatto che questi si pongono come modo naturale del bambino di
esplorare e di apprendere, incoraggiano l’utilizzo di parole specifiche, volendo anche proprie del linguaggio
religioso che i bambini stanno imparando, stimolano la fantasia, sono piacevoli e favoriscono la creatività,
allenano la motivazione e la partecipazione, sono un antidoto alla ripetitività e alla noia che spesso
accompagna processi di apprendimento sempre uguali a se stessi. Rappresenta un canale di
comunicazione, di socializzazione, sfrutta l’effetto sorpresa, perfeziona le competenze civiche annoverate
fra le competenze chiave europee.
L’attività ludica finalizzata alla maturazione di una sensibilità ecologica deve avvalersi di prodotti e materiali
ecologici, possibilmente di materiali di riciclo e / o riciclabili.
Per quanto attiene l’applicazione della metodologia alla Laudato si’ , il gioco d’azione potrebbe prevedere
la simulazione dei cambiamenti climatici49, ma anche una caccia al tesoro, dove tanti simboli importanti
aiutano a riflettere sulle tematiche ambientali e sono spiegati e collegati al messaggio cristiano. Il tesoro
potrebbe contenere il brano genesiaco della creazione, ma anche il Cantico delle creature, oppure tanti
rotolini con valori indispensabili per una sensibilità ecologica.
Il gioco linguistico può essere presentato come cruciverba da inventare, inserendo termini pregnanti presi,
ad esempio, dalla Carta della Terra citata dal Papa50. L’associazione di alcune parole a carte didattiche
raffiguranti immagini relative al discorso ecologico può essere altrettanto. Ad esempio l’insegnante può
preparare una serie di immagini che si riferiscono alla relazione tra persone e ambiente sia in negativo che
in positivo, chiedendo a ciascuno scolaro di sceglierne due per poi commentarle e confrontarle con il
messaggio cristiano. Si possono anche inventare degli indovinelli a tema. Come gioco da tavolo, si potrebbe
inventare anche una sorta di Gioco del creato sulla falsariga del Gioco dell’oca o della tombola rivisitati alla
luce delle tematiche ambientali, dove si va avanti, se nella casella c’è un’immagine o una parola a favore, si
arretra al contrario. Nelle caselle si possono prevedere anche domande a tema.
11. E-learning51
Il termine inglese E-learning rimanda all’apprendimento online e prevede delle tecnologie multimediali e di
Internet per migliorare la qualità dell'apprendimento, rendendo più agevole e rapido l'accesso alle risorse e
ai servizi, così come anche agli scambi in remoto e alla collaborazione a distanza.
Se le altre metodologie riflettono i rapidi cambiamenti, ciò è quanto mai vero per l'insegnamento in linea,
che pone le tecnologie di rete a servizio della progettazione, distribuzione, scelta, gestione e
dell’ampliamento dell'apprendimento. I canali fondamentali attraverso cui la rete può porsi come mezzo di
trasmissione di contenuti via rete, sono tre:
• l'interattività, vale a dire la necessità di coinvolgere il discente, generalmente avvalendosi del learning by doing; (cluod, chat, video, podcast, timeline, blog)
49 Cf. Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, Kit didattico di gioco simulazione sui cambiamenti
climatici, CSR, Roma 2010.
50 Cf. LS 207.
51 Cf. Maria Grazia Celentano – Salvatore Colazzo, L’apprendimento digitale. Prospettive tecnologiche e pedagogiche
dell’e-learning, Carocci editore, Roma 2018.
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• il dinamismo, ovvero il bisogno da parte del discente di acquisire nuove competenze mirate just in time;
• la flessibilità nell’organizzazione e nella gestione dei contenuti, in base alle esigenze dell’utenza.
Ciascuna parte del percorso formativo può essere sfilata, ricollocata, variata, omessa, intrecciata con altri
elementi per dar vita a un percorso diverso, magari da sfruttare in tempi e luoghi diversi.
Quali sono i vantaggi della metodica di apprendimento digitale?
• In primo luogo, la facile reperibilità e trasportabilità; • poi la possibilità di gestire gli archivi dei contenuti; • infine l'assegnazione ai singoli oggetti di insiemi di metadati.
La metodica racchiude anche il rischio della passività, laddove non sia sfruttata in direzione di un esercizio di creatività, condivisione, un alleggerimento delle incombenze percepite di solito come gravose dai discenti. L’e-learning può essere uno strumento prezioso, anche perché a portata di mano, ben conosciuto e gradito agli studenti, ma a patto che non smarrisca lo spirito dell’artigianato di idee tipico dell’azione autenticamente formativa.
Con riferimento alla porzione di Laudato si’ presa in esame, il riferimento del Papa alle parole d’amore52, di cui la natura è piena, si presta benissimo alla realizzazione di una cloud53, da assegnare come lavoro singolo, oppure di coppia, o, ancora, di gruppo.
Per approfondire poi la cultura della cura nella esperienza e nella storia della famiglia di Nazaret54, l’insegnante può proporre la realizzazione di una timeline55, di una cronologia.
Oppure ancora, per portare in luce alcuni modi in cui Dio assume tutta la natura56 e vi si manifesta, si può proporre un video da realizzare e/o da sottotitolare.
12. La lezione frontale
Negli ultimi anni si è acceso un dibattito critico e vivace sulla lezione frontale57, che resta il metodo più
tradizionale e diffuso nell’organizzazione dell’azione didattica. Protagonista di questa impostazione è
l’insegnante, interpretato come emittente della conoscenza. L’apprendimento secondo questo schema
avviene facendo leva sull’ascolto, e, più in generale, sulla capacità dei discenti di ricevere l’insegnamento.
52 LS 225.
53 Cf. https://blog.bsmart.it/2017/10/26/word-cloud-5-strumenti-online/(consultato il 17.05.2018).
54 Cf. LS 241-242.
55 Cf. http://www.ascuoladiopencoesione.it/2-7-tutorial-come-costruire-una-timeline/ (consultato il 17.05.2018).
56 Cf. LS 235.
57 Cf. il convegno organizzato a Milano, presso il Teatro Carcamo, il 14 aprile 2018, dal Centro PsicoPedagogico per
l’educazione e la gestione dei conflitti, sul tema La lezione non serve.
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Nell’espressione lezione frontale rientra una vasta gamma di possibilità nella gestione del tempo, che
vanno dall’intervento secondo il modello conferenza, in cui il docente espone, gli alunni ascoltano, fino a
tutta una serie di possibili interazioni fra il docente e i discenti, fra i discenti fra loro. La classica disposizione
dei banchi con la cattedra opposta a file di bachi rispecchia il modello frontale.
Oggigiorno questa metodologia si rivela insufficiente soprattutto a causa di due fenomeni: in primo luogo si
registra una capacità di attenzione e di ascolto mediamente di gran lunga inferiore ai decenni precedenti di
contro a una spiccata preferenza per l’attività pratica, in secondo luogo nella sensibilità corrente i bambini
e i giovani si aspettano di essere protagonisti e mal sopportano di restare troppo a lungo in condizioni
marginali, terzo ma non ultimo fattore da tener presente è la scarsa capacità di gestire i tempi di soliutidne
richiesti dallo studio tradizionale scaturito dal modello di lezione di cui sopra. La didattica non può non
tenere conto di queste condizioni sociali fondamentali e mutate profondamente rispetto al passato.
E’ pur vero che, in qualche misura, la lezione frontale resta necessaria, specialmente nell’introdurre
argomenti teorici completamente nuovi. Anche proponendo attività pratiche, la lezione frontale resta un
importante accompagnamento. Laddove il docente disponga di una certa flessibilità può positivamente
proporre forme di interazione, che mettano in gioco non soltanto la partecipazione dei discenti, ma anche
la capacità del docente di emanciparsi dal nozionismo per manifestare una competenza che sa andare oltre
la padronanza dei meri contenuti della sua disciplina. Dialoghi, domande, pause di riflessione, varie
espressioni di problematizzazione accompagnano nuove forme di apprendimento.
La lezione frontale non va demonizzata, ma armonizzata con le condizioni sociali di oggi, evitando il rischio
di scivolare nella lezione frontale a distanza, attraverso video, schermi, ecc. Man mano che va scemando la
quota di pura frontalità, la figura del docente va somigliando sempre di più a quella del facilitatore, che
tiene le fila e offre una visione d’insieme, nell’ambito della quale ciascuno scolaro possa inserire se stesso, il
suo apprendimento, la sua esperienza di vita.
Uscendo da schemi e valutazione puramente teorici, bisogna francamente riconoscere che in una scuola
fatta spesso di classi numerose, con budget ridotti per l’acquisto di materiali, all’insegnante non resta
molto più della sua conoscenza e delle sue lezioni frontali. Di conseguenza è una metodologia a cui bisogna
continuare a guardare con rispetto e riconoscenza.
Venendo alla Laudato si’, nella sua parte finale offre molti spunti per riflessioni più articolate da parte del
docente. E’ molto presente il tema dell’aldilà, presentato tra l’altro come casa comune del cielo58. Ci sono
spunti per l’impegno a costruire nuove strade59, un futuro migliore60. Anche Dio inteso come comunità
d’amore, vivo in ogni creatura e l’orientamento di tutto all’amore61 lasciano molte possibilità di dialogo,
interazione, riflessione.
58 LS 243.
59 LS 245.
60 LS 246.
61 Ibidem.
20
13. Efficacia e punti critici dell’impostazione seminariale
Nell’ambito della vita universitaria il seminario è concepito come un approfondimento specialistico, dal
taglio più spiccatamente pratico rispetto ai corsi tradizionali. In tal senso si è rivelato il luogo più
appropriato, in cui proporre la messa in atto di esercizi didattici di vario tipo, specie attraverso il lavoro nei
gruppi e la simulazione, secondo un calendario di turnazioni. Si potrebbe paragonare il lavoro svolto a un
ventaglio, efficace nel mettere in luce la coesistenza di tante possibilità da esplorare e da applicare
nell’ambiente didattico, da combinare eventualmente in maniera creativa e in base alla circostanza. Lo
stimolo al coinvolgimento diretto ha tenuto più alto il livello generale di attenzione.
Criticamente bisogna riconoscere che l’approfondimento teorico delle varie metodologie è stato minimo e
ridotto alla spiegazione introduttiva dell’insegnante, con l’aggiunta di eventuali osservazioni più analitiche
durante la verifica collettiva, successiva a ciascuna simulazione. Ciò ha inevitabilmente ridotto le possibilità
di conoscenza delle singole proposte nella loro ampiezza. Nel complesso, però, ciascuna di esse è stata
acquisita in pillole e, all’occorrenza, può indurre alla riflessione personale.
14. Griglia di partecipazione
Per tenere d’occhio la partecipazione di ogni studente ai lavori di gruppo e alle simulazioni, da un lato, per
fornire un esempio di ausilio didattico schematico, dall’altro, è stata presentata e utilizzata lungo tutto il
corso una griglia di approfondimento, i cui risultato concorrono alla valutazione finale.
Nomi Partecipa al lavoro di gruppo Relaziona sul gruppo
Inc1
Inc2
Inc3
Inc4
Inc 5
Inc 6
Inc7
Inc 8
Inc9
Inc10
Inc. 11
Inc. 12
Inc 1
Inc2
Inc3
Inc4
Inc 5
Inc6
Inc7
In 8
Inc 9
Inc10
Inc11
Inc 12
Si può notare come per ognuno delle 12 lezioni, denominate “inc.”, cioè incontri, ogni studente sia
monitorato circa il lavoro nel gruppo e l’esposizione attraverso una simulazione, anch’essa organizzata in
équipe.
15. L’esame finale
A conclusione di questo genere di corsi l’esame dura per tutto lo svolgimento delle lezioni. Pertanto, forti
della condivisione di questa affermazione, è stato richiesto agli studenti di sostenere l’esame finale,
compilando questo schema da esporre oralmente:
21
Lo studente presenterà l’argomento di una lezione a scelta, indicando la fascia d’età prescelta dei discenti e
soddisferà questi punti per iscritto e in modo schematico:
1. Testo guida scelto dalla Laudato si’ (specificare i numeri) 2. Idee da sviluppare (così come fatto in classe per i punti dell’enciclica) 3. Metodologia (fra quelle presentate nel seminario) 4. Conoscenze (sapere) 5. Abilità (saper fare) 6. Competenze chiave europee sollecitate (1. Comunicazione nella madrelingua. 2. Comunicazione
nelle lingue straniere. 3. Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia. 4. Competenza digitale. 5. Imparare ad imparare. 6. Competenze sociali e civiche. 7. Spirito di iniziativa e imprenditorialità. 8. Consapevolezza ed espressione culturale)
7. Valutazione competenze (che cosa lo studente intende considerare ai fini della valutazione)
16. La didattica polimetodica e differenziata
Dopo aver dimenticato tutto, una volta superato l’esame, l’impostazione seminariale esposta ambisce a
lasciare un’unica traccia, uno spiraglio di curiosità affacciato su di uno stile d’insegnamento creativo,
flessibile al punto da valorizzare i punti di forza dell’insegnante e quelli degli allievi attraverso metodiche
alternate, differenziate e intrecciate a seconda dell’occorrenza, dell’opportunità, delle condizioni
ambientali in senso ampio.
17. Formazione continua
E’ auspicabile che tutti gli insegnanti, impegnati nella formazione continua, siano accompagnati e aiutati da
forme di aggiornamento, che intervengano sulle loro criticità, non che pretendano di aggiungere nozioni o
di condurli a chissà quali ideali. Il genere di impostazione presentata potrebbe collocarsi anche in questa
linea, per non essere fruibile soltanto una volta e per sempre a vantaggio di studenti, ma regolarmente
come supporto agli insegnanti.