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ISTITUTO “NAUTICO SAN GIORGIO”
AUTORI VARI
LA PAROLA CHE CI PRENDE
Nota introduttiva di Paola Vidotto
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"Adesso e nel tempo a venire, credo che per voi sarà un buon
affare puntare alla precisione del linguaggio. Cercate di
costruirvi un vocabolario e di trattarlo come trattereste il vostro
conto corrente. Seguitelo con ogni cura e cercate di migliorarne
i guadagni. Qui non si tratta di migliorare la vostra eloquenza
amatoria o il vostro successo professionale, né di trasformarsi
in raffinati conversatori da salotto. Lo scopo è un altro: mettervi
in grado di esprimere voi stessi con la massima ampiezza e
precisione. Perché l’accumularsi di cose non dette non espresse
a dovere, può tradursi in nevrosi."
Iosif Aleksandrovič Brodskij,
Premio Nobel 1987 per la Letteratura,
(Discorso tenuto agli studenti
dell’Università di Ann Arbor).
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INDICE
Presentazione 6
Prefazione 8
Nota introduttiva di Paola Vidotto 9
Alessio Costa, Automobile 11
Andrea Bo, Caffè 13
Mauro Delli Noci, Cambiamento 15
Nicolò Lo Iercio, Cani 17
Fabio Argiolas, Chitarra 19
Ibrahim Housni, Computer 21
Giovanni Gazzale, Denaro 23
Lucio Carlo Gardella, Determinazione 24
Marco Sardo, Distanza 26
Maria Busuioc, Fascino 28
Alexandra Busuioc, Fotografia 30
Noemi Lombardi, Fuoco 32
Nicola Piras, Gelato 34
Andrea Borsalino, Guerra 35
Massimiliano Piccoli, Ghiaccio 37
Luca Pagano, Incertezza 40
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Stefano Zini, Macchina Fotografica 42
Simone Morando, Morte 43
Matteo Intiso, Nascita 45
Riccardo Russotti, Noia 46
Walter Bruzzone, Occhiali da sole 48
Nicola Cereghino, Pane 50
Ivan Tugolukov, Paura 52
Paolo Parodi, Poltrona 53
Andrea Guasco, Ricchezza 55
Camilla Piras, Scarpette da ballo 56
Andrea Podestà, Sessualità 58
Federico Spanò, Soccorso 60
Elena Balino, Sogno 61
Luca Torello, Sottobicchiere 63
Gabriele Papalia, Unghie 64
Fabio Paloscia, Universo 65
Thomas Mantovan, Velocità 66
Davide Asioli, Zig Zag 68
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Presentazione
Anche quest'anno abbiamo voluto realizzare il Cantiere "La
parola che ci prende" con un gruppo di nuovi "addetti ai lavori",
ragazze e ragazzi delle classi quinte di Genova e di Camogli.
Guidati da Paola Vidotto hanno scoperto quanto sia importante
saper comunicare, conoscere le parole, scoprire che alcune di
esse, di là del loro significato, suscitano in noi sensazioni,
emozioni e ricordi. E' stato bello ascoltarli, vederli mettersi alla
prova e acquistare di volta in volta sicurezza e consapevolezza.
Abbiamo cercato di dare a loro uno stumento in più da mettere
nella "cassetta degli attrezzi" che li accompagnerà nel loro
nuovo percorso di studio, di lavoro e di vita. Ed ecco il secondo
volume di "La parola che ci prende", anche questo scritto a più
mani con nuove parole, nuovi significati e nuove emozioni.
Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato in questa impresa e
soprattutto a Paola Vidotto nostra inseparabile compagna di
viaggio.
Buona lettura!
Angela Pastorino
Dirigente scolastico ITTL " Nautico S. Giorgio"
Giugno 2015
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Prefazione
La parola ci ha preso ancora una volta! La parola capace di
rivelare o di nascondere chi siamo, lasciando aperto uno
spiraglio per l’intuizione, per indovinare chi si cela dietro gli
“occhiali da sole” che abitualmente indossiamo se vogliamo
dissimulare la direzione e l’intensità del nostro sguardo sulla
vita, sulla società ed in ultima analisi su noi stessi. Questa parola
ci prende perchè ancora una volta sgorga fresca dalla mente e
dal cuore degli allievi del S. Giorgio, ha il potere di risvegliare i
ricordi, indurre paragoni, suscitare riflessioni, allacciare
rapporti, provocare discussioni. In una “parola”, appunto la
parola che ci prende ci racconta e riesce a dire di noi ciò che ci
costituisce profondamente nella nostra umanità. Parola che dura
ed evolve con noi, parola che verificheremo giorno dopo giorno
sino a quando ne troveremo una più significativa. La parola che
ci ha preso è quella spezzata, diretta delle nostre emozioni
mozzafiato, quella silenziosa dell’esperienza faticosa e
formativa della danza, della musica o del lavoro o quella più
meditata che si confronta con la dimensione decisiva,
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l’interiorità, e s’interroga sul sogno, la paura, la morte… sino a
cogliere dentro e fuori di noi l’importanza del particolare, del
dettaglio normalmente trascurabile quale può essere una foto
che diventa il passaporto per la realtà oppure un sottobicchiere,
che eroicamente “salva dal peggio” e ci sollecita a “camminare
verso il meglio”. Possano davvero, gli autori di questa seconda
edizione della “parola che ci prende”, camminare verso il
meglio, al quale aspirano e per il quale si sono formati.
Alessandro Clavarino
Direttore Settore Sistema Scolastico Educativo Regionale del
Dipartimento Istruzione, Formazione e Lavoro Regione Liguria
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Nota introduttiva
In un tempo in cui comunicazione e potere sembrano andare
sempre più a braccetto, mentre a fatica ci si stacca dalla tastiera
dei dispositivi mobili ecco che, paradossalmente, la grande
assente risulta essere proprio la parola. I diciottenni arrivano al
corso di comunicazione perché avvertono una mancanza e
cercano un rimedio, intuiscono che se avessero a disposizione
più parole, se sapessero argomentare e leggere i contesti, le loro
azioni diventerebbero più efficaci. Arrivano perché sono giovani
e giustamente sono spinti a cercare, magari inconsapevolmente,
la strada della riuscita e del successo. Poi, poco alla volta,
scoprono che avere più parole significa avere più pensieri, che
possedere, conoscere, utilizzare i termini in modo appropriato,
nelle varie sfumature di significato, è un'esperienza vitale.
Sperimentano che possono essere capaci, che è bello
padroneggiare la lingua anche se non diventeranno oratori o
conquistatori di cuori o clienti grazie alla loro eloquenza.
Imparano che il confronto con le parole, prima ancora che una
questione di successo, è la possibilità di misurarsi con se stessi,
con la propria interiorità.
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Nasce così questo libro in cui parole, a volte casuali, si tuffano
nell’interiorità dell’aspirante oratore che produce il suo
“discorso perfetto” e riemergono cariche di un nuovo
significato, quello di chi le ha scritte. Un gioco, un esercizio di
stile, una riflessione, uno scherzo, un pensiero filosofico,
un’esperienza vissuta per chi ha scritto. Narrazioni, tracce di
vita, emozioni per chi legge.
Paola Vidotto
Esperta di processi formativi e comunicazione
Giugno 2015
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AUTOMOBILE
Alessio Costa
L’automobile per la maggior parte delle persone è solo un
mezzo di trasporto, la sua funzione è unicamente quella di
consentirti di spostarti. Chi la usa di più, chi la usa di meno.
Ogni tanto una lavata, quando si rompe dal meccanico e stop,
finisce lì. Nel mio caso non è così. Per me la macchina è come
fosse un animale da compagnia, da curare e mantenere ogni
giorno, a volte fa i capricci e non va, a volte dà problemi, ti fa
incazzare. Le dedichi con dedizione un intero pomeriggio,
sembra tutto a posto, ti rimetti al volante soddisfatto e scopri
che, in realtà, quel qualcosa che non va c’è ancora. E’ in quel
momento che prenderesti una tanica di benzina e le daresti fuoco
ma, dopo quei cinque minuti di rabbia, ti rimbocchi le maniche
con buona volontà e con quel poco di pazienza rimasta, finisci
di aggiustarla finendo magari a tarda sera. Però, quando
raggiungi l’obiettivo e la macchina è riparata veramente, allora
entri in casa, ti siedi al tavolo per mangiare e ti senti proprio
soddisfatto. Nonostante la stanchezza, ti senti bene. Agli occhi
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degli altri posso sembrare quasi maniacale per quanto curo la
mia auto e voglio sia perfetta, ma a me piace così. La macchina
ti porta in posti stupendi, ti da quell’indipendenza che senza non
hai, puoi andare ovunque e con chi vuoi. La macchina è anche
luogo per rilassarmi; a volte mi capita di arrivare a casa,
parcheggiare in giardino e restare seduto, magari con un po’ di
musica in sottofondo e restare lì, senza fare niente. Certo per
avere un “rapporto” così con la propria macchina bisogna fare
tanti sacrifici, però si ottengono anche molte soddisfazioni.
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CAFFE’
Andrea Bo
Caffè nero, mezzo cucchiaino di zucchero, un po’ lungo, una
leggera crema. Sigaretta. Questo è il mio momento di calma, la
pausa e il distacco dal carico della giornata. Non mi agita per
niente, mi agita non prenderlo. Ciascuno ha il suo modo di
prendere il caffè. Il caffè, comunque, più che una bibita è una
scusa. Se incontriamo un amico per strada, la prima cosa che gli
diciamo è: "Andiamo a prenderci un caffè?". Il caffè insieme
alla birra è uno strumento per socializzare.
In Inghilterra esiste “l’ora del the”, a casa mia dovrebbe esserci
l’ora del caffè, anzi no … io il caffè lo bevo quando mi pare!
Non esiste “l’ora del caffè”, forse perché il caffè rende liberi, sì,
molto più del the. Se la libertà è determinazione, la
determinazione è coraggio e il coraggio è vittoria, allora il caffè
forse può rendere le persone vincenti? No, questo è troppo, ho
esagerato. Solo un pretesto per bere un altro caffè. Eccomi così
di nuovo al punto di partenza: ma il caffè è solamente una
scusa? No, no … non può essere solamente una scusa, ci deve
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essere qualcosa di più in quei miseri quattro centimetri di
concentrato di caffeina fumante e profumata allo stato puro.
Può essere che la “forza del caffè” sia tutta una montatura della
mente umana? L’uomo in fondo è attratto dalle cose semplici e
cosa c’è di più semplice di un caffè? Semplice ed efficace in
ogni occasione. Ed ecco un’altra scusa per berne un altro. Sì , il
caffè è una scusa: la mia scusa perfetta!
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CAMBIAMENTO
Mauro Delli Noci
“Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e
risoluti possa cambiare il mondo”. Spesso e volentieri non
teniamo in considerazione questa verità, ce la scordiamo.
Il non esporsi, il non saper esporre le proprie idee porta a far sì
che il pensiero si atrofizzi. Forse ci viene più comodo far parte
della massa, effettivamente chi ce la fa fare di andare
controcorrente, incappando in maggiori difficoltà? Oggi, in
particolare noi giovani, stiamo andando pian piano incontro ad
un grande pericolo: il pensiero diventa collettivo, senza
sfumature o sfaccettature differenti perché spesso rinunciamo,
forse per inconsapevolezza, alla nostra capacità di pensiero
autonomo e a tutta la ricchezza che potrebbe scaturire dal
confronto successivo con l’altro. Chissà cosa saremmo in grado
di creare o, perché no, di plasmare?
Mi capita spesso di ragionare sulle possibilità che questo
cambiamento radicale di approccio al pensiero potrebbe offrirci,
ma ancora più spesso mi viene da pensare a quante persone
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fanno il mio stesso ragionamento, a quanti ci credono e quanti
invece pensano che queste siano tutte “seghe mentali”.
Nell’epoca di Internet, della libera informazione e della
tecnologia, vedo sempre meno gente interessata a quel che
succede nel mondo, più attratta da quello che accade nel loro
giardino, di rilevanza marginale, magari alle nuove “App”
mentre, con strani e distorti disegni, ci continuano a rubare non
solo i soldi ma piuttosto i sogni.
Inutile e scontato sarebbe un finale in cui scrivo di fantomatici
cambiamenti che probabilmente non avverranno mai, però forse
con una massima di Karl Popper meglio si può comprendere ciò
che intendo: “La società chiusa”, dice Popper, “è caratterizzata
dalla fede nei tabù magici, mentre la società aperta è quella nella
quale gli uomini hanno imparato ad assumere un atteggiamento
in qualche misura critico nei confronti dei tabù e a basare le loro
decisioni sull'autorità della propria intelligenza”.
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CANI
Nicolo’ Lo Iercio
I cani: animali e persone allo stesso tempo. Animali da
compagnia che mutano in fretta in amici, i più leali. I cani, fieri,
di animo nobile e gentile. E’ proprio così che descrivo, e come
sono nel mio immaginario, questi splendidi animali. Husky
siberiani, pastori tedeschi, labrador e ancora i poderosi alani
rappresentano la crème de la crème della razza canina. Ecco,
non tutti i cani, secondo il mio modestissimo parere, rivelano le
qualità citate. Per esempio, ditemi, come un carlino o un bulldog
possano rappresentare le incredibili peculiarità della razza
canina? Tutti e due con il muso schiacciato, e io mi chiedo, che
cavolo serve un muso schiacciato oltre a renderli
incredibilmente ironici?
Sbavano, ansimano, hanno una postura incredibilmente ridicola,
e un abbaiare estremamente fastidioso. E poi mi mette di buon
umore pensare a questi due cani che entrano con estrema
disinvoltura in un salotto durante una festa, come nei migliori
film di serie B.
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Comunque, a parte bava e sbuffi vari, l'affetto che un cane
proverà per te, anche se gli altri non lo reputano il coltello più
affilato del cassetto, non differisce da quello dei compagni di
razza e, se hai preso l'impegno di donare il tuo affetto ad un
cane, sarà tuo dovere, anzi tuo immenso piacere, amarlo.
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CHITARRA
Fabio Argiolas
Strumento interessante agli occhi di molti, misterioso per coloro
che non sanno usarla, un'amica vera per noi chitarristi che la
usiamo quotidianamente e instauriamo con essa un particolare
legame. Spesso gli spettatori vedono solo una persona suonare,
in realtà chi suona ha un legame indescrivibile ma fortissimo
con il suo strumento. Attraverso una chitarra si può,
effettivamente, esprimere buona parte di se stessi producendo
musica. La sua forma individua il tipo di persona che sei, le
linee avviate o spezzate del corpo fanno capire cosa ti piace
veramente. Le corde che si rompono possono in qualche modo
essere una linea di confine, un segnale, che indica la passione
con cui suoni, più vai forte e più si usura. La chitarra ti aiuta a
esprimerti al meglio, ma a volte ti fa arrabbiare tantissimo
quando sbagli, anche se non è effettivamente colpa sua. Sentire
il legno del manico scivolare sul palmo della mano mentre suoni
dà un senso di potere e sicurezza che ti infonde voglia di vivere
e mostrarti al mondo. E poi, quando parte l'assolo, è come un
viaggio nel mondo ultraterreno, parti per un viaggio mentale che
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COMPUTER
Ibrahim Housni
Il computer ha cambiato le nostre vite. David Barry
ironicamente sostiene che l'acquisto del computer giusto e come
farlo funzionare correttamente non è più complicato della
costruzione di un reattore nucleare con i componenti di un
orologio da polso, in una stanza buia, usando solo i denti.
Di fatto il computer ha semplificato tanti aspetti della vita, è
utile sia per lavoro che per divertimento. Ci Permette di
archiviare ed acquisire immagini, testi e musica in quantità
enormi e in modo facile e veloce. Ci consente di eseguire
operazioni come calcoli complessi mentre in passato andava
tutto fatto a mano o comunque era più difficile. E’ un strumento
in continua evoluzione e ciò vuol dire che offrirà sempre più
risorse e vantaggi con l'avanzare della tecnologia. Esistono,
tuttavia, alcuni rischi. Il mondo moderno fa troppo affidamento
sui mezzi informatici a causa dei vantaggi offerti e ciò vuol dire
che se si verificasse un guasto di massa, una buona fetta di
mondo si bloccherebbe o rimarrebbe isolata. Inoltre diventa
sempre più difficile tutelare la propria privacy, garantire al
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DENARO
Giovanni Gazzale
Come dice Marilyn Monroe, il denaro non fa la felicità ma, se
devo piangere, preferisco farlo sul sedile posteriore di una Rolls-
Royce piuttosto che su quelli del metrò. Il denaro non compra
gli amici, l’amore, la salute e la felicità, tuttavia è anche vero
che rende meno faticosa la scalata della vita. Per alcuni la vita è
denaro e per altri il denaro è vita, però quest’ultima non
dovrebbe dipendere da banconote e monete, che si guadagnano
con fatica, ma che, se non si gestiscono bene, è un attimo
perdere. Il denaro può farci divertire tanto, ma per quanto
tempo?
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DETERMINAZIONE
Lucio Carlo Gardella
La determinazione è la sveglia del volere umano. E’ quella
lampadina che accendendosi crea la motivazione per portare a
termine ciò che decidi di compiere. E’ quello spunto che può far
superare barriere che si credevano invalicabili, è la strada giusta
per iniziare la tua vita. Quando si è determinati l’impossibile
non esiste, si possono muovere cielo e terra, perché l'impossibile
esiste solo quando non si cerca di cambiare e non si vuole
accettare la sfida. La determinazione appartiene all’uomo e al
mondo animale: volontà risoluta nel primo caso, azione guidata
dall’istinto nel secondo. In ambo i casi la determinazione guida
il tentativo o porta al raggiungimento di uno scopo ben preciso.
La determinazione è la madre della volontà. E' una caratteristica
che accomuna uomo e animale. Ma cosa distingue la
determinazione umana da quella animale? L’istinto della
sopravvivenza e i bisogni primari sono presenti in tutti e due i
soggetti. Anche l’uomo, infatti, è condizionato dall’istinto ma la
coscienza gli permette, a differenza degli animali, di essere
consapevole di se stesso e di ciò che lo circonda. Non sempre
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però la sua coscienza è tale da non fargli commettere atti che
mettono in dubbio la sua umanità. Pensiamo, per fare un
esempio che è quasi all'ordine del giorno, alle violenze sulle
donne. In quei casi l’istinto acceca e la determinazione ne
diventa complice. La determinazione può anche essere legata
alla passione per qualcosa; basti pensare agli sportivi, che
lavorando duramente, giorno dopo giorno, rincorrono il proprio
obiettivo. Non sempre l'obiettivo cui si anela può essere
raggiunto, soprattutto in ambito sportivo, ma la voglia di
competizione e la lotta non vengono fermate perché la volontà
di una persona è legata anche alla sua capacità di non farsi
condizionare dalle avversità o dalla situazione che lo circonda,
favorevole o sfavorevole che sia. Questo fa sì che non si vadano
a perdere quelle motivazioni che avevano spinto all'azione,
perchè gli sforzi e la determinazione non bastano se non è ben
chiaro lo scopo da raggiungere e la direzione da seguire. Anche
storicamente gli esempi di ciò che ha portato a compiere la
determinazione delle persone e dei popoli sono molti. Secoli di
battaglie e guerre, innovazioni scientifiche, invenzioni e
scoperte. In tutti questi esempi era solo uno il collante: la
determinazione. La determinazione ti fa correre, senza mai
fermarti.
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DISTANZA
Marco Sardo
E’ partita. Le mie mani sudano e mostrano un leggero tremolio,
la mia bocca è arida, il mio respiro diventa lento quasi a
rincorrere il battito del mio cuore che sembra esaurire la sua
forza. Mi sento spegnere, mi sento perso. E’ normale? So bene
che non sarà per sempre, che è solo questione di tempo. So già
quando la potrò riabbracciare ma in questo momento la distanza
mi sembra insormontabile. Fino a poco fa era tutto perfetto e
ora? Tutto intorno pare stia implacabilmente rallentando, come
un giocatolo a pile che esaurisce la sua carica. Mi manca. Mi
manca già e il suo ricordo non mi basta. Vi pare assurdo nell’era
della tecnologia che accorcia le distanze e che rende la distanza
solo un problema geometrico? Le nuove piattaforme di
comunicazione sono un eccezionale passo avanti per l'uomo,
ma quando capita di doversi separare per brevi o lunghi periodi
da chi per noi è indispensabile, chi si ama davvero, allora
nessuna piattaforma, nessun social, nessuna foto o video,
telefonata sono abbastanza per sostituire un bacio. Come
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FASCINO
Maria BUSUIOC
Viviamo in una società nella quale quello che conta è
l’apparenza. Prima di uscire di casa il nostro primo pensiero
non è dove andiamo o cosa facciamo, ma: “Con cosa mi vesto?”
Se incontriamo qualcuno che ci conosce, e magari non siamo in
forma come al solito, inizieranno a circolare voci del tipo: “Hai
visto ieri come era conciata?”. Un detto dice: “Non si giudica un
libro dalla copertina”. A volte sono le persone che non hanno
l’ultima borsa firmata o il vestito della nuova collezione ad
essere le più speciali. Se una donna sa come mostrare il suo
fascino, allora non serve niente altro. I dizionari trattano il
fascino come una parola magica, per lo più con connotazioni
negative. Il termine rimanda all’idea di incantesimo, sortilegio.
In inglese è spell. E essere under someone’s spell vuol dire
subirne la magia, esserne rapito. L’espressione francese è più
gentile: lo charme, è la grazia, l’innata delicatezza. In tedesco
Zauber, Reiz, indicano la seduzione magica. Ma c’è anche la
parola Ausstrahlung, radiosità, che indica qualcosa che irraggia
“da dentro” e avvolge in un alone fascinoso. Questo è il fascino:
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la qualità legata a una dimensione di verità, che traluce
nell’aspetto di una persona. Le donne non dovrebbero avere
paura di mostrare quello che sono veramente perché quel difetto
che la società reputa “scandaloso”, come ad esempio un neo in
viso, può essere la particolarità per cui le persone ti noteranno e
si ricorderanno di te. La chirurgia plastica fa diventare tutte le
persone ossessionate dall’ essere perfetti, ma non è la perfezione
la vera bellezza. E la cosa più triste di oggi è che le ragazze
sempre più giovani, subiscono già un intervento, per
assomigliare sempre di più a delle Barbie perdendo il loro
fascino naturale.
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FOTOGRAFIA
Alexandra Busuioc
La verità è che i ricordi sono l’unica cosa a durare per sempre…
Allora mi sono chiesta: “Come posso tenere vivi i ricordi stessi,
se essi vaniscono così in fretta e non tornano più?”. Così ho
scoperto la fotografia. Il termine deriva da due parole greche:
luce (phos) e grafia (graphè), quindi fotografia significa scrittura
con la luce. La prima fotografia è stata scattata nel 1826 da
Nicéphore Nièpce, utilizzando la camera oscura e illustrando il
cortile di casa sua. Oggi 189 anni dopo, con l’introduzione della
digitale, ogni scatto può essere mostrato a milioni di osservatori
nel giro di pochi secondi. In tutto ciò, il fotografo non è più
l’artigiano che “scrive con la luce”, ma chiunque abbia in mano
un qualcosa in grado di registrare un’immagine presa dalla
realtà. Dunque la fotografia è stata massificata, e messa a
disposizione di tutti, ma la sfida è trovare la giusta
combinazione tra verità e arte. Si fotografa per non dimenticare,
per immortalare attimi della nostra vita che non torneranno più,
per fermare il tempo e per mostrare l’idea che abbiamo della
realtà in cui viviamo. Essa è magica, cattura quello che l’occhio
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umano vede, e la bellezza di una foto, sta nella semplicità. La
cosa più difficile è rimanere semplici, ma la cosa più importante
è scattare la foto in modo che poi non ci sia bisogno di spiegarla
con le parole. C’è un rapporto tra la fotografia e il tempo, e
Robert Doisneau diceva: ”Non mi sono mai chiesto perché
scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata
contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso
ad impedire al tempo di scorrere, è pura follia”. La fotografia è
un’arte che disegna emozioni dentro il nostro cuore ed è per
questo che continuiamo ad arricchire il presente con mille
fotografie. Il risultato è un’immagine, un’immagine che racconta
una storia o trasmette un sentimento. Perché la dove finiscono i
ricordi inizia la fotografia.
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FUOCO
Noemi Lombardi
“Una combustione di componenti chimici o psicologici che
culmina nell’esagerazione”. Questa è, a parer mio, la definizione
di fuoco più appropriata. Il fuoco che, bruciando tutto ciò che
incontra, si alimenta per crescere. Esso trasmette panico, ma è il
principio dell’ordine e della purezza. Esso si esprime con
rapidità e ferocia , ma se fossimo in grado di allevare le tonalità
dei suoi colori sapremo forse dominarlo, controllarlo e
conviverci. Ne siamo tutti così spaventati nonostante ci
ostiniamo ancora oggi a continuare ad affiancarlo agli eventi più
soavi: la nostra visione così romantica del fuoco ci rende
contradditori e profondamente passionali allo stesso tempo. Il
fuoco è uno degli elementi fondamentali della natura, forse per
questo dovremo considerarlo elemento fondamentale della
nostra persona? Per i greci il fuoco veniva considerato come
l’arché, il principio di ogni cosa. Il big bang fu un esplosione di
materia che diede vita alle galassie, pianeti, stelle e questi,
insieme alle altre forme di vita, sono alimentati da un frammento
di quella lontana e ampia combustione. Almeno per chi ci crede.
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Essi formano il creato, che è universale ai nostri occhi e può
esistere solo una madre più grande di lui capace di dargli
origine, ma come può assicurarsi che essi crescano? Semplice.
Sacrificando se stessa, dona a queste componenti universali una
parte di sè: ogni vita nasce da un principio e questo principio è
una fiammella di fuoco. Esternandosi da questi punti di vista e
analizzando quanto possa essere influenzante il fuoco, si
dedurrebbe ch’esso sia di vitale importanza per ogni forma di
vita. Il fuoco è inizio, il fuoco è l’avviamento e il sostegno
dell’esistenza, il fuoco è anima! Se dovessi trovare qualcosa in
cui riconoscermi, nascondermi o identificarmi, sceglierei il
fuoco perché in esso posso trovare la compatibilità, le
coincidenze forse capaci di dare l’innesco a due componenti
opposte che mi caratterizzano: la razionalità e la passionalità. Vi
immaginate cosa potrebbe nascere da tale combustione?
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GELATO
Nicola Piras
Il gelato è una delle eccellenze gastronomiche italiane più
conosciute al mondo. Quando un turista straniero viene nel “ bel
paese”, una delle cose che desidererà fare di sicuro sarà quella
di provare uno dei tanti gusti: cioccolato, pistacchio,
stracciatella o fragola? Quante volte siamo rimasti soddisfatti ed
appagati dai sapori dolci ed estasianti che hanno stuzzicato i
nostri palati? Quanti lontani ricordi sono riaffiorati alla nostra
mente, lasciando trasportare il nostro pensiero dal forte piacere
che spesso il gelato provoca in noi? Soprattutto in questo
periodo di stress, in attesa dell’esame di maturità, un buon
gelato può essere utile per fornire le energie per affrontare al
meglio quest’importante momento della nostra vita. Teniamo
alta l’attenzione, però! L’età non diminuisce l’estremo
dispiacere di vedere una pallina di gelato cadere dal cono.
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GENOA
Lorenzo Pezzoli
Se sei un vero genovese, se sei nato a Genova e sei un maschio,
basi esclusivamente la tua esistenza su tre cose: il mare, l'altro
sesso e il calcio. Se poi hai avuto la fortuna di nascere da via Prè
sino a Nervi e hai scelto la retta via, allora sei la persona più
fortunata della terra: 99 su 100 sei un genoano. Ebbene sì, lo so,
rischio di cadere nel banale ma se sei un accanito appassionato
tifoso come me, puoi non parlare del Genoa? Io che frequento l’
unica vera gradinata dello stadio, da quando ho 4 anni: la nord.
È nato tutto per caso sia chiaro, è stato mio padre a trasmettermi
la "malattia" più bella del mondo. Una mattina mi disse: “ Ho
una sorpresa per te”. Io euforico pensavo forse all'ultimo
modello di macchinina telecomandata o magari alla nuova
collezione di figurine, qualcosa di materiale insomma, ma non
avevo idea di cosa mi stesse per capitare quel giorno: stava per
portarmi alla mia prima partita del Genoa, qualcosa che ti
rimane dentro nel bene e nel male per tutta la vita se decidi di
ascoltare il cuore. Comunque sia, l'impatto col mondo stadio
non fu dei migliori, troppo rumore pensavo, mi spaventai,
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volevo andare a casa e piangevo, ma alla fine ripensandoci
avevo solo quattro anni. Da lì in poi, però, qualcosa in me
cambiò. Non me ne capacitavo ma la febbre da Genoa in me
cresceva a dismisura, incominciai a informarmi di più, non
vedevo l'ora che arrivasse la domenica successiva per andare
allo stadio, avevo sempre più fame di Genoa, ne volevo ancora e
ancora. E poi? E poi si cresce e noi, io e il mio vecchio, siamo
sempre lì, fianco a fianco, in gradinata nord, nella bolgia, a
poche file di seggiolini dal capo ultrà, pronti a seguirlo, pronti
a saltare non appena quella maledetta palla entra in porta, pronti
a cantare l'inno quando la squadra mette piede sul verde terreno
di gioco, pronti a perdere la voce, e ritrovarla casualmente il
mattino seguente, per sostenere undici ragazzi che corrono
dietro a un pallone. Pazienza se i tre punti saranno conquistati
magari giocando non al meglio, importante è passare una
domenica serena lontano dalla zona retrocessione. Se no poi chi
li sente il lunedì mattina quelli dell’altra sponda? Quelli di
Sampierdarena, per intenderci.
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GHIACCIO
Massimiliano Piccoli
Attraverso un rapido brainstorming possiamo evidenziarne il
carattere multiuso. Il ghiaccio può essere utile in ogni evenienza.
Paulo Coelho dice: “Dietro la maschera di ghiaccio che usano
gli uomini c'è un cuore di fuoco.” E’ proprio così, è come se si
creasse un’ attrazione immaginaria per la quale una cosa ne
attira o viene attratta da un'altra, non per forza bella agli occhi
altrui, richiesta dal singolo per isolarsi dalla presenza di
qualcun’altro e quindi il rinchiudersi in se stessi per cercare le
risposte che con una presenza vicino non penseresti mai da solo.
In opposizione la parola ghiaccio spesso viene evitata perché
evoca brutti pensieri, emozioni conturbanti con la conseguenza
di non essere presa in considerazione nelle sue parti migliori e di
quotidiano consumo ed uso nella vita. Da sempre nemico
mortale del fuoco fin dall’ inizio dell’esistenza ma entrambi
essenziali in una perfetta simbiosi di contrasto e sostegno per il
progresso futuro e/o per la manutenzione di un presente.
Riprendendo una frase famosa di Ralph Waldo Emerson
“Pattinando sopra un ghiaccio sottile, la sola speranza di
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salvezza sta nella velocità.” Questa dimostra come una cosa che
apparentemente fa paura e viene temuta sia allo stesso tempo
debole e affrontabile, non per forza impenetrabile o senza via di
uscita, a volte superabile con facilità solo se ci sentiamo in
grado di farlo avendo sperimentato prima varie strade o
semplicemente pensando. In conclusione il ghiaccio può essere
tutto o niente per ogni persona, una cosa è certa: è in forma
diversa uno degli elementi primari per la vita.
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GUERRA
Andrea Borsalino
Guerra: una parola che fa scaturire emozioni nel cuore degli
uomini, a volte terrore, a volte sgomento o speranza di
cambiamento. Spesso viene utilizzata dalla politica come uno
strumento per arrivare dove la politica non arriva. La guerra
viene ricondotta spesso all'istinto primitivo della sopravvivenza
e del combattimento e talvolta fatta in nome di Dio da un popolo
che si sente investito di questa missione perché “illuminato”
dall’alto. L'umanità dovrebbe mettere fine alla Guerra prima
che la guerra metta fine all'Umanità. Eppure molti popoli
sembrano non aver colto la vera essenza della guerra. Winston
Churcill lo pensava anche degli Italiani osservando: "Gli italiani
perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le
guerre come se fossero partite di calcio". Mi piace pensare che
abbiamo ritenuto più opportuno evitare di fare massacri sul
campo di battaglia e concentrarci sul campo di calcio.
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INCERTEZZA
Luca Pagano
“Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza: più che
mai questa frase trova terreno fertile nel mondo odierno, così
frenetico e mutevole, nel quale le certezze di oggi diventano
incertezze di domani. Chi di noi infatti non ha mai provato a
superare i propri limiti, le proprie insicurezze, le proprie
incertezze? Mia nonna, quando mi vede indeciso sul da farsi,
spesso mi ripete:” Chi non risica, non rosica!”, ossia chi non
prova, chi non tenta, non ottiene! Persino alcuni scienziati
hanno detto che l'incertezza è l'insoddisfazione che muove la
scienza. Effettivamente, se fossimo già certi e sicuri di tutto, che
senso avrebbe la continua ricerca in qualsiasi campo essa venga
fatta? Ecco perchè l'uomo per sua natura ha bisogno di sfide
continue sia con se stesso che con gli altri. Sfide e prove che
spesso conducono davanti ad un bivio che porta a due o più
direzioni... Ed ecco allora sorgere il dubbio, l'incertezza che ti fa
dire: ”E ora quale strada scelgo?” Io per primo ho vissuto e vivo
ancora l'ansia e il senso di responsabilità che l'incertezza di
dover scegliere porta con sé. Oggi più che mai il dubbio mi
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attanaglia, perchè so che dovrò affrontare una scelta per il mio
futuro lavorativo. Dubbi e perplessità mi affollano la mente
rendendomi quasi incapace di razionalizzare: ecco come si
manifesta l'incertezza! La soluzione? Io credo che occorra
documentarsi in modo approfondito sulla situazione da
affrontare, avvalendosi delle esperienze altrui come possibile
termine di paragone (senza mai perdere di vista la propria
individualità, però!) e rivolgendosi a persone competenti in
grado di illuminarti, informandoti su tutte le varie prospettive ed
eventuali alternative. Dobbiamo usare l'incertezza, che è
legittima, come molla per imparare, per ampliare i nostri
orizzonti, per progredire!
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MACCHINA FOTOGRAFICA
Stefano Zini
Che cos’è la macchina fotografica? Molti pensano che sia un
mezzo meccanico per fissare l’istante, per congelare il tempo
perdendo le emozioni che quel momento evoca, ma in realtà una
macchina fotografica è uno strumento estremamente complesso
per esprimere la nostra visione del mondo e la nostra percezione
di esso, non solo attraverso l’inquadratura ma anche attraverso
le emozioni che quel momento evoca. A volte ci troviamo
davanti a situazioni che nella nostra mente rimarranno impresse
per sempre, come un cielo stellato non inquinato dalla luce della
città o molto più semplicemente un momento di gioia con un
nostro amico. Da quando ho scoperto il fantastico mondo della
fotografia non riesco più a separarmene, devo sempre avere la
mia fotocamera con me, perche credo che i momenti migliori
arrivino senza preavviso. La macchina fotografica può creare un
ricordo indissolubile e soprattutto condivisibile con altre
persone, infatti possiamo dire che questo strumento sia uno
specchio della nostra memoria che intrappola i momenti più
belli e ci permette di riviverli all’infinito.
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MORTE
Simone Morando
Ci sono mille modi per morire. Così titola anche un celebre
programma sul canale DMAX. Nessuno sa come può arrivare e
in che momento, ma sappiamo tutti che prima o poi arriverà.
Insieme alla vita e all'amore, quello della morte è uno dei temi
più dibattuti dal pensiero umano. E’ probabilmente un tema
difficile su cui discutere ma non se ne può proprio fare a meno
perché la nostra vita è sempre segnata dalla morte. Nel corso
della vita si perde sempre qualcuno. Quando accade un grave
disastro nel mondo e muoiono molte persone, all’ascolto della
notizia, sinceramente pensi che in fondo non le conoscevi e
quindi non ti cambia la vita. È quando muore il singolo, la
persona vicina che la cosa ci colpisce. Ma perché succede
proprio a noi? Quando viene a mancare una persona cara,
sembra che il mondo ci venga addosso, sembra che “qualcuno”
ce l’abbia proprio con noi. Nella mia breve vita ho avuto la
grande perdita del mio migliore amico. Abituati a divertirci tutti
i giorni, il solo pensare di non vederlo più era il torto più
grosso, uno affronto fatto a me più che a lui che era morto. La
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cosa più difficile quando una persona muore non è per chi va
via, perché morire è un attimo, ma per chi rimane e deve
soffrire per la mancanza. Quando succedono queste cose
continuiamo a chiederci perché la morte non abbia preso un
terrorista, uno che uccide centinaia di persone e magari si
meriterebbe di morire. In questi caso la fede aiuta, per i cattolici
la morte può essere considerata una promozione, dato che si va
in paradiso e anche in tante altre religioni il pensiero è lo stesso.
In realtà pure i credenti, per lo più, vorrebbero che la morte non
arrivasse mai. Ci sono infine i suicidi: certe persone compiono
l’atto più folle di tutti… suicidarsi, perché pensano che non
abbia più senso vivere. Magari sono sommersi dai debiti, o
hanno problemi d’amore o chissà cosa. La saggezza popolare
dice che "solo alla morte non c'è rimedio". E se, invece, proprio
la morte fosse il rimedio?
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NASCITA
Matteo Intiso
Quando sei nato stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano.
“Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l'unico che
sorride e ognuno intorno a te pianga”. Questo è quello che
dicono i saggi, ma cosa c’è di vero? È cosi facile?
Bisognerebbe vivere la vita al massimo, cercando di non
perdere le occasioni e affrontando al meglio le difficoltà che ci
si pongono davanti. Bisognerebbe divertirsi con le cose che
piacciono e trascorrere il tempo con le persone alle quale si
tiene. Il primo luogo dove realizzare tutto ciò credo sia la
famiglia anche se a volte il conflitto nasce proprio lì. Eppure,
avere un buon rapporto con i propri figli riuscendo a tramandare
loro le proprie passioni e le proprie idee, è fondamentale. Cosa
c’entra con la nascita? Non si può pensare alla nascita senza
pensare alla morte e riuscire ad ottenere buoni rapporti è il
modo migliore per farsi ricordare, per non lasciare niente in
sospeso. Così facendo si riesce a rimanere nel cuore delle
persone e vale la pena nascere.
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NOIA
Riccardo Russotti
“Se le scimmie sapessero annoiarsi, potrebbero diventare
uomini”. Bellissima frase di Goethe! La noia è una delle cose
che ci differenziano dalle scimmie, la noia è la mancanza del
divertimento e l’attesa di un piacere che non arriva. Ma come
viviamo quest’estenuante attesa? Beh, ci sono molti modi di
affrontarla, ognuno ha il suo tentativo per vincere questa forte
signora anche se tutti avvertiamo il senso di perdita del tempo.
Ma provo a immaginare me. Seduto sbragato respiro sbuffando,
giro e giro inutilmente per la casa inutilmente cercando qualcosa
da fare: niente! Niente smuove il mio interesse e mi fa prendere
la decisione di fare qualcosa. Provo a guardare in frigo? Lo
faccio ma so già che non c’è nulla di sfizioso. Avete però mai
pensato che se non ci fosse la noia non ci sarebbe nemmeno il
divertimento? Ebbene è così! La gioia nel divertirsi sta nel fatto
che esiste la noia. L’importanza del divertimento è data
dall’attesa di essa e quindi ci si annoia aspettando. Allora cos’è
la noia? E’ quel sentimento angosciante che prova ogni uomo
quando si pone questa domanda: ora cosa faccio? La sfida è
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rispondere. Voglio lasciarvi con questa frase di Ramòn Gòmez
de la Serna che mi ha fatto molto pensare. Dice: “Se si potesse
sfruttare la noia disporremmo della più potente fonte di
energia”. Forte, vero?
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OCCHIALI DA SOLE
Walter Bruzzone
Occhiali a goccia, occhiali quadrati, occhiali a specchio, occhiali
doppi, occhiali scuri. Gucci, Cavalli, Reyban, Aviator, Shooter:
ci sono un infinità di occhiali scuri che hanno lo scopo di celare
una personalità e di mostarne un'altra, a scelta di chi li indossa.
Possono essere disparati i motivi per cui una persona utilizza gli
occhiali da sole scuri, per esempio ansia da prestazione, paura,
bisogno di solitudine o anche una semplicissima uscita con una
ragazza che ti piace da morire!
Gli acquirenti di occhiali da sole pensano inconsapevolmente di
compiere tale acquisto per l’esigenza di proteggersi dal sole.
Però, secondo la mia opinione, nel nostro subconscio sappiamo
benissimo che vogliamo quegli occhiali che ci piacciono tanto
solo per sembrare qualcun altro che non potremo essere mai. Ci
accontentiamo dell’ illusione che gli occhiali ci regalano. Un
esempio? Gli occhiali Reyban Aviator usati da Tom Cruise nel
famosissimo film “Top Gun. Chi dice di non aver mai sperato
di sembrare un po’ lui indossando quel paio di occhiali,
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racconta solo tante fandonie! È un pensiero che nasce nella
nostra testa nel momento in cui decidiamo di acquistarli!
Bisogna però ricordare una cosa importantissima: questa è solo
un illusione. Gli occhiali non sono uno strumento magico che ti
trasforma in un'altra persona, te ne può dare solo l’illusione. E
un illusione alla lunga non ti aiuta, anzi inganna solo chi ti sta
intorno. Alla fine la verità verrà fuori e magari qualcuno ti
volterà le spalle perché non riconoscerà nessuno dietro i quegli
splendidi occhiali...
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PANE
Nicola Cereghino
Non avrei mai pensato di avere così tante difficoltà a parlare di
un argomento apparentemente banale come il “pane”. Argomenti
come la morte, l'oblio, la distanza sembravano così filosofici
che mi sono tirato indietro. Ma la vera sfida si è rivelata questa.
In fin dei conti, però, non credo sia un difetto. Quindi
cominciamo. Tutti sanno cos'è il pane. Tutto il mondo. Nei paesi
europei c'è il pane che conosciamo noi, nelle Americhe è stato
portato dagli europei, in Africa e nelle zone calde del sud-ovest
asiatico spesso è usato il pane di miglio o di sesamo e nei paesi
Asiatici esiste l'uso di fare il “pane” con il riso. Modalità tutte
diverse, anche profondamente in alcuni casi, ma ovunque esiste
il pane. Il pane è arrivato a diventare un simbolo vero e proprio
per l'uomo. Ha sempre avuto un ruolo importante, divenendo il
sinonimo di cibo, benessere e prosperità. Per la religione è stato
un simbolo già a partire dai Sumeri, che pensavano che il pane
fosse il cibo degli Dei. Una tale importanza aveva anche per gli
Egizi e per i Greci. E, ovviamente, anche per i Cristiani il pane è
sacro, capace di diventare addirittura il “corpo” di Cristo.
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Diceva Gandhi: “Come posso parlare di Dio a milioni di persone
che non possono fare due pasti al giorno? A loro può apparire
solo sotto forma di pane e burro.”
Il pane, insieme al sale, è sempre stato simbolo di ospitalità,
quasi di fratellanza e, in molte culture, chi lesina il pane viene
punito severamente. Oltre che in ambito religioso e sociale, il
pane è un forte simbolo anche nella politica. Celebre è la frase
pronunciata da Maria Antonietta alla fine del settecento, dopo
essere stata informata delle proteste dei cittadini affamati: “ Se
non hanno pane, che mangino brioches!” Tale espressione è
tutt’oggi utilizzata per simboleggiare la distanza fra i governi e
il popolo o per evidenziare le ingiustizie sociali. Non voglio
tirare il discorso troppo per le lunghe ma spero di essere riuscito
a farvi capire quanto il pane sia importante. Un elemento delle
nostre vite così apparentemente banale e scontato, nasconde in
realtà un significato profondo e potente: il potere della
semplicità. Quindi quando mangerete un pezzo di pane, o
berrete un bicchiere d'acqua, in modo abitudinario, fermatevi e
pensate che tutto ciò che ci circonda può avere una narrazione
da farci, un significato profondamente radicato nella nostra
storia, anche se ne abbiamo smarrito la consapevolezza.
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PAURA
Ivan Tugolukov
Paura, uno dei sentimenti più primitivi dell’umanità. La paura,
principalmente dell’ignoto, accompagnata dalla curiosità con
cui, in un conflitto infinito, si ritrova sullo stesso filo appeso
sopra al nulla. Una danza infinita oppure no? Ci sono varie
sfumature della paura all’interno dell’essere umano. Paura delle
conoscenze che possono soprastare le proprie capacità e renderti
schiavo, ovvero spersonalizzarti. Paura degli scontri con i vari
organismi della natura, che in sè comprende prospettive fisiche
e metafisiche. Paura di veri se stessi smascherati dalla bolla di
morali con le vernici della società. Una volta superate le paure
conosciute, però, la nuova onda composta da forme alternative
di paura ti travolge. Quando l’onda si è scomposta si può
verificare se sei ancora a galla o se ti sei scomposto con essa.
Alla fine non si può capire la vera essenza della paura senza
aver vissuto tutta la vita, compresa la morte. Potresti solamente
cogliere degli indizi che portano alla realtà sottoposta a dei
continui cambiamenti. L’avvicinamento però, risulta infinito,
forse proprio per la paura, ma questa è una mia ipotesi!
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POLTRONA
Paolo Parodi
“Scusate potrei farvi una breve intervista?”
“Sì sì, certamente!”
“Cosa rappresenta per voi la poltrona?”
“Beh! Per me rappresenta senza ombra di dubbio il riposo , la
comodità, la pace e la tranquillità. Ne ho comprata una nuova
proprio la scorsa settimana nera, in pelle, morbida e girevole.
Mia moglie e i miei figli sanno quanto tenga a lei, non permetto
che nessuno le si avvicini. Quando leggo il giornale sto con lei,
quando guardo la TV sto con lei , quando torno dal lavoro e mi
riposo sto con lei. Le confesso che, soprattutto da quando ho
comprato quella nuova, sto più con lei che con mia moglie”.
“Per lei invece?”
“ Preferisco la sedia perché al giorno d’oggi la poltrona è un
simbolo di potere, dà la sensazione di essere arrivati, di non
dovere dare più niente alla società e di concentrare ogni energia
per mantenere la posizione ottenuta. Penso invece che un
individuo, quando assume una carica, non dovrebbe stare troppo
comodo, adagiarsi eccessivamente fa male. Non ne avete prova
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ogni sera guardando il telegiornale sulle vostre comode
poltrone?
“Da quello che lei mi sta dicendo mi pare di capire che lei non
abbia una poltrona…”
“No, se è per questo non ho neanche un letto, neanche una casa
e neanche un tetto. Se il mio capo avesse pensato solamente a
fare il proprio lavoro adesso io e centinaia di persone avremmo
ancora un lavoro”.
Guarda dove possono portarti le parole!
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RICCHEZZA
Andrea GUASCO
La ricchezza è l’abbondanza di beni materiali che una persona
possiede dalla nascita o sviluppa con il corso del tempo. Spesso
non si riflette sul fatto che quando si parla di persone ricche ci si
sta riferendo all’ 1 % della popolazione. Queste persone,
secondo me, pur avendo il controllo di tutto, in realtà hanno ben
poco. Sono talmente abituati ad avere un alto tenore di vita che
non riconoscono le piccole perdite, non sanno darvi valore
perché non le possono vedere. Questo può portare le persone
molto ricche a non riconoscere e a non essere gratificati dai
piccoli gesti di chi li circonda. Perdono senza rendersi conto di
avere perso. Mi sono chiesto molte volte cosa succederebbe a
me se improvvisamente ottenessi un’ enorme somma di denaro.
Probabilmente sarei abbagliato, non li apprezzerei e, col tempo,
andrei in rovina ritornando allo stato iniziale. Penso invece che
una persona che conquista i suoi guadagni con fatica sappia
anche gestirli, senza sprecare e mantenendo alto il livello delle
proprie soddisfazioni.
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SCARPETTE DA BALLO
Camilla Piras
Danzare è come parlare in silenzio. È dire molte cose, senza dire
una parola. Danzare è volare, esprimere la propria rabbia, è
urlare al mondo tutto ciò che non si ha il coraggio di dire.
Talvolta danzare significa anche scappare, lasciare la vita reale
per un po’ e saltellare su una nuvola soffice. A volte fa male,
distrugge … ricordo benissimo quelle scarpette rosa, ormai
grigie, quella sensazione strana di quando si allentano i lacci e
quasi non senti più i piedi. Ed ecco che un po’ di sangue esce da
sotto le unghie: ogni sera la stessa storia! E’ un po’ come vivere
una storia d’amore che ti logora il cuore, ma della quale non
puoi fare a meno solo che, il rapporto non è tra due individui,
ma tra te e le tue cavolo di scarpette “grigie tutte rotte” che sai
di non poter abbandonare. Ho conosciuto una ragazza che, un
bel giorno, ha deciso di prendere le sue scarpette per i lacci e
lanciarle in mare; invece io, beh … io non sono mai riuscita a
liberarmene! Quell’oggetto, ormai inutile, appeso a quel vecchio
chiodo in camera che non puoi evitare. Esistono sempre in me
quella sensazione di blocco e quella voce che, di fronte ad ogni
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difficoltà, mi dice “Balla Camilla!” e, dopo aver ballato, tutto
passa, tutto è più chiaro e mi domando sempre il perché. Quelle
scarpette che mi hanno rovinato i piedi, che mi hanno
ammazzata e che, ogni volta, ho perdonato. Solo chi sa davvero
cosa significa mi può capire. La danza classica non è per tutti, è
solo per chi ha la forza di viverla.
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SESSUALITÀ
Andrea Podesta’
Nella società contemporanea vi è una frattura crescente tra la
capacità di stabilire una relazione definitiva, in altre parole di
innamorarsi e di amare in modo esclusivo, e l'instabilità di
rapporti consumati in maniera casuale, superficiale e troppo
spesso precoce. Prevale la promiscuità sulla selettività,
atteggiamento che porta ad essere fugaci oggetti del desiderio.
Tale fattore insieme ad un errato stile di vita (abuso di
stupefacenti e di alcool, generalizzata disinformazione,
alterazioni dei bioritmi ed un'eccessiva disinvoltura nei rapporti
interpersonali) è correlato al diffondersi di problemi psichici, di
gravidanze indesiderate e di malattie sessualmente trasmissibili.
Questi rischi ormai non sono più frutto di studi clinici o di
ricerche statistiche, ma devono essere considerati come pericoli
reali e purtroppo quotidiani. Inoltre la disinformazione, cui
abbiamo alluso, è aggravata da false ed errate informazioni che,
come le leggende metropolitane, si diffondono, ma non hanno
nessun fondamento.
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Interessante, ed anche essenziale, risulta essere l'analisi di un
frequente atteggiamento con cui un individuo cerca di imporsi
all' attenzione di chi lo circonda, oltrepassando i limiti della
cosiddetta normalità. Sterili sono di conseguenza i
comportamenti, per nulla consapevoli, che si rivolgono solo al
puro per quanto piacevole, esercizio fisiologico, attivato spesso
da cambiamenti frequenti e apparentemente immotivati del
partner: dovrebbe esserci la consapevolezza che è facile
instaurare un rapporto ma è difficile mantenerlo. In un rapporto,
passato l'entusiasmo iniziale, è la sincerità di porsi così come si
è e non come si vorrebbe essere, la consapevolezza che il
carattere non si cambia ma si educa, il senso del dovere,
l'entusiasmo di affrontare una vita che deve valere la pena di
essere vissuta ad allontanare il rischio di fratture e, a livello
emotivo, il peso della delusione.
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SOCCORSO
Federico Spano’
Vorrei che tu potessi capire il dolore di una moglie che alle tre
del mattino ci guarda sgomenta mentre cerchiamo il polso di
suo marito. Vorrei che tu potessi conoscere la frustrazione che
prova l’ equipaggio di un’ambulanza che guida in urgenza e
viene ostacolato da te, che non rallenti e non lasci la strada .
Vorrei che tu conoscessi i miei pensieri quando cerchiamo di
disincagliare un adolescente dalle lamiere di un veicolo…
Poteva essere anche una persona a me cara? Quale sarà la
reazione dei suoi genitori chiamati dalla polizia? Vorrei saperti
raccontare come si ferma il cuore quando si è chiamati per
un’urgenza e come prontamente si rimette a correre arrivati sul
posto. Vorrei che tu potessi sentire quanto è difficile fermare le
emozioni quando un bimbo ti chiede, tirandoti per i pantaloni:
“La mia mamma sta bene, vero?”. Beh, forse non si può
raccontare, ma nonostante tutto eccoci pronti per una nuova
chiamata, pronti per un nuovo soccorso, 24 ore al giorno, 365
giorni all’anno.
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SOGNO
Elena Balino
“Il modo migliore per realizzare i propri sogni è svegliarsi.”
Così dice Paul Valéry.
Credo che il sogno sia il modo più bello per viaggiare, per
“scappare”, almeno per poche ore dal mondo reale che ci
circonda. Sognare aiuta le persone a vivere, Bob Marley dice
che chi ha paura di sognare è destinato a morire, io penso abbia
ragione… Sognare vuol dire vivere, vivere per provare a
realizzare i propri sogni, vivere per raggiungere il proprio
obiettivo. Ci sono persone che, quando finalmente arrivano a
fine giornata, vanno a casa e, dopo una doccia, corrono a letto e
aprono il libro preferito, incominciano così a sognare ad occhi
aperti, magari immedesimandosi nel personaggio della storia
che stanno leggendo. Ci sono poi persone che non hanno
bisogno di libri o musica, a loro basta chiudere gli occhi e
pensare al futuro, sognandosi da qualche parte nel mondo
insieme a chi desiderano... A volte a me capita, durante la
giornata, di fermarmi e staccare un attimo dalla realtà chiudendo
gli occhi e pensando, magari a me da grande... Sognare aiuta a
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trascorrere le giornate con una marcia in più. La straordinarietà
del sogno è che è alla portata di tutti, chiunque può sognare:
grandi e piccoli, ricchi e poveri, tutti nell’immaginazione
liberata posso permettersi una vacanza, un giocattolo, la
soddisfazione di un desiderio. A noi ragazze capita spesso di
sognare il ragazzo di cui siamo innamorate, oppure di sognare la
vita da grandi insieme la nostro fidanzato. Amo quei momenti in
cui mi metto tra le braccia di Giorgio, il mio ragazzo, e
incominciamo a fantasticare, a sognare ad occhi aperti a noi da
adulti magari insieme ai nostri bambini mentre giochiamo in un
prato. Credo che questi siano i sogni per cui vale la pena lottare.
Lottare per la felicità. Ci sono quei sogni però, che si
chiameranno così per sempre, bisogna provarci comunque.
Vivere sognando aiuta…, sognare fa nascere un sorriso sul viso!
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SOTTOBICCHIERE
Luca Torello
Ero alla ricerca di una parola che diventasse l’argomento del
mio discorso perfetto e, ad un certo punto, mi è passato per la
mente, proprio come un flash, il sottobicchiere. È vero,
all’apparenza può sembrare un oggetto insulso e inutile,
destinato a rimanere sotterrato per anni nei cassetti, invece è un
oggetto valido. Non essenziale, ma spesso utile. Non vi è mai
capitato di trovarvi con un con un boccale di birra in mano che
straborda e desiderare di possedere un sottobicchiere? Pub e
birrerie dei paesi del nord non dimenticano mai di
accompagnare i boccali con colorati, divertenti e pubblicitari
sottobicchieri che diventano, addirittura, oggetti da collezione
per gli amanti del genere. Questo umile strumento è come un
supereroe che col suo intervento impedisce alla bevanda di
intaccare l’incolumità del tavolo o della tovaglia, evita che il
bicchiere scivoli, in alcune situazioni può anche salvare dal
peggio. Salvare dal peggio è un modo per cominciare a
camminare verso il meglio. Questo è il messaggio che lascia il
mio sconclusionato discorso.
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UNGHIE
Gabriele Papalia
Fa così male quando te ne si rompe una che inizi a chiederti:
"Ma a cosa servono le unghie? Non sarebbe meglio non
averle?". Forse è vero. Con l'evoluzione dell'uomo le unghie
hanno perso le loro primarie funzioni, allora per cosa e
soprattutto a chi servono? Servono per essere impiastricciate di
colori e fiorellini dalle donne, ormai non più in giovane età, che
magari pensano di poter sostituire la sensualità delle ormai
vecchie curve con questi insignificanti dettagli. Le utilizzano i
ragazzi per farsi coccole e grattini. Le usano le estetiste per farci
i soldi. Servono poi per staccare gli adesivi e per trovare quel
maledetto inizio dello scotch. Fantastiche anche per scaricare
nervosismi e tensioni, in questo caso diventano un vere e proprie
vittime sacrificali. E forse le usano quelli che ancora giocano a
biglie sulla spiaggia, invece che stare attaccati ad uno
smartphone.
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UNIVERSO
Fabio Paloscia
Sei proprio convinto che tutto ha una fine? La vita, ha una fine,
l’orizzonte ha una fine, quella noiosissima ora di matematica ha
una fine, purtroppo pure l’ultimo pezzo di pizza ha una fine,
tutto tranne l’universo. Di quest’ultimo non si riescono ad
immaginare le dimensioni, sono qualcosa di infinito. E’
veramente terrificante immaginare qualcosa di così esteso,
quasi quanto nuotare in un oceano dove non si sa tutto quello
che ti circonda. Davvero siamo solo un puntino nell'universo?
Per adesso sì, ma il nostro destino è quello di crescere
all'infinito, perché infinito è l'universo in cui viviamo e che
attende d'essere popolato da noi. Siamo veramente degli esseri
minuscoli in confronto all’universo che ci circonda, siamo come
una formica che guarda noi essere umani e capisce di non poter
far nulla verso così tanta grandezza. Come non restare sgomenti
da tutto questo? Forse con l’ironia. Uno dei più grandi
scienziati del secolo scorso, Albert Einstein, sdrammatizza così:
“Solo due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, e
non sono sicuro della prima”.
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VELOCITA’
Thomas Mantovan
La velocità è insita nelle mie parole quando parlo ad alta voce, è
dentro alla mia testa quando in pochi attimi mille idee e pensieri
mi arrivano alla bocca ed esplodono tutti insieme, come
l'esplosione di un pozzo petrolifero che schizza senza
contenimento: io allo stesso modo schizzo idee. La velocità è
spesso sinonimo di forza e potenza, può essere ritrovata in molte
cose che ci circondano, la corsa del ghepardo quando insegue la
preda, la velocità frenetica delle persone in uscita da una metro .
Personalmente, sto avendo una forte esperienza di velocità nella
mia vita: con il tempo essa è passata da essere una bestia lenta e
calma ad essere una rapida e sfuggente. Da piccolo, per
esempio, i nove mesi scolastici erano pesanti ed infiniti; per
ammazzare la noia ed il tempo si inventavano giochi e
distrazioni, ora invece il tempo non è mai abbastanza, le
giornate corrono veloci, molto più veloci di noi stessi e siamo
passati da inventare distrazioni per passare il tempo ad inventare
modi per averlo. La velocità è presente anche nei sogni che si
fanno durante la notte, che sembrano lunghi e intensi e dei quali,
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a volte, si ricordano solo alcuni dettagli. In realtà la velocità non
lascia nemmeno il tempo di sognare un sogno, infatti, dura in
media due o tre secondi durante i quali la nostra testa elabora
velocemente storie o vicende realmente accadute o immaginarie.
La velocità è come una linea di energia che corre da una parte ad
un’altra senza un apparente direzione, che ci trascina dietro di sé
impietosa e non curante del nostro volere, che vogliamo o meno
invecchieremo e ce ne accorgeremo improvvisamente, come se
fosse successo da un giorno all’ altro, e penseremo: “ Sembrava
ieri che uscendo da scuola correvo con i miei compagni “ e
ritroveremo la velocità anche in questo pensiero, perché molto
probabilmente esso durerà pochi istanti ed in seguito ai quali
dovremo ritornare ad inseguire la vita. Comunque vada, resta
però la certezza che ognuno raggiunge ogni cosa alla velocità di
sessanta minuti all’ora.
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ZIG ZAG
Davide Asioli
La parola zig zag può avere varie interpretazioni, a seconda
dello stato d' animo di chi la utilizza. La prima cosa che mi
viene in mente è quando cerchiamo di evitare gli ostacoli
andando un po' a destra e a sinistra, avendo paura di affrontarli e
superarli. Un zig zag che sa un po’ di fuga, forse. D’altro canto
risolvere un problema e superare gli ostacoli che la vita ci
impone non è mica cosa da poco, chi riesce pertanto nell'
intento crescerà mentalmente e spiritualmente. La nostra visione
delle cose cambia a seconda del nostro grado di maturità. Un
uomo in grado di superare le proprie difficoltà è capace di
rimettersi sulla retta via, anche quando il viaggio della vita fa
prendere sentieri tortuosi. La vita non è mai in linea retta, ma chi
ce la fa, anche se dopo un faticoso zig zag, si sente realizzato e
merita rispetto soprattutto perché ha saputo ascoltare il suo
cuore. Un grande maestro di zig zag è il tempo: quando ci
annoiamo il tempo è lineare e lunghissimo, mentre quando ci
divertiamo inizia a dilatarsi come se non seguisse più un suo
percorso lineare, quasi come un elettrocardiogramma impazzito.