La pagina Creativity Camp

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N° 09 - Novembre 2011 (89°) Mensile gratuito

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L A P A G I N A M e n s i l e d i a t t u a l i t à e c u l t u r aRegistrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni

Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - TerniD I S T R I B U Z I O N E G R A T U I T A

Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero RaspettiEditrice Projecta di Giampiero Raspetti 0744424827 - 3482401774

i n f o @ l a p a g i n a . i n f o w w w . l a p a g i n a . i n f oLe collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. E’ vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

D o v e t r o v a r e L a P a g i n aACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia;ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CIVITA CASTELLANA SUPERCONTI V. Terni;MASSA MARTANA SUPERCONTI V. Roma; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana;ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima;PERUGIA SUPERCONTI Centro Bellocchio; RIETI SUPERCONTI La Galleria; ROMASUPERCONTI V. Sisenna; SUPERCONTI V. Casilina 1674 (Grotte Celoni); SPELLO SUPERCONTIC. Comm. La Chiona; TERNI Banco Libri P.zza Tacito; CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL- V. Tristano di Joannuccio; Cral Provincia di Terni; CRDC Comune di Terni; Edicola F.lli Galli - V. Narni- Zona Polymer; Edicola M&C - V. Battisti; Edicola Scoccione - V. Marzabotto; INPS - V.le della Stazione;Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure;SUPERCONTI C. Comm. Le fontane; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia;SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XXSettembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; TUTTOCARTA - V. Maestri del Lavoro 1;TODI SUPERCONTI V. del Broglino; VITERBO SUPERCONTI V. Belluno; VITORCHIANOSUPERCONTI Località Pallone.

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I biopirati del nuovo millennio - F Patrizi

Governi razionali - P Fabbri

La creatività al potere - A Melasecche

I poveri mangiano, i ricchi digiunano - V Policreti

STUDIO MEDICO BRACONI

Sardegna: arredamento tipico e non solo - C Mansueti

24° mostra mercato nazionale del tartufo di FABBRO

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TERNI E NARNI

Le anime sante e gli spiriti maligni - V Grechi

INTERPAN

Marco Mengoni, intervista con il “Re matto” - L Bellucci

LICEO CLASSICO - A Bregliozzi, M D’Ulizia, Gilda, V Novelli, E Giocondi, S Pacioselli, A Pieroni

L’associazione NahArti e la sua missione - F Li Gobbi

Alla scoperta di... SCARZUOLA e BUZZINDA - L Santini

COLLESCIPOLI Trovato animale mostruoso - L B

La casta sul tetto che... costa - P Seri

I sapori della tradizione, L’OLIO - L Santini

La verità sul 2012 - conferenza di Walter Ferreri

Santa Croce - libro di Leonardo Sinibaldi

Il calcio alla rovescia - libro di Riccardo Zampagna

Senatori della città - libro

Problema della tolleranza nel cinque-seicento - M Ricci

TECNICHE DI PRECISIONE

ASILO NIDO MONTESSORI

STEVE JOBS - C Colasanti - L B

La Restaurazione - F Neri

Orrori e Splendori - a cura di P Leonel l i

ALFIO

Astronomia - T Scacciafrat te , E Costant ini , P Casal i , F Valent ini

SUPERCONTI

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P.zza del Mercato Nuovo, 61 - 05100 TERNI www.salvatidiagnostica.it - Dir. Dr. Luciana Salvati

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ora

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LabU n i t à O p e r a t i v e

Settore Medicina di laboratorioTel. 0744.409341

Patologia Clinica (Ematologia, Chimico-Clinica, Immunochimica, Coagulazione)

Microbiologia e Parassitologia Clinica Riproduzione (dosaggi ormonali, valutazione fertilità maschile)Infettivologia - Allergologia - Biologia Molecolare Tossicologica umana e ambientale - CitologiaIntolleranze alimentari - Malattie AutoimmuniS e t t o r e A c q u A r i A l i m e n t i

Tel. 0744.406722Microbiologica e chimica degli alimenti e delle acqueConsulenza ed assistenza tecnico-legislativa in aziende alimentari Valutazione, progettazione, implementazione piani HACCPCorsi di formazione ed aggiornamento

La politica nazionale è certamente importante ma ènelle città che si assiste di prima mano alla traduzionedelle sue sottili strategie. E’ nel territorio che si apprezza,in particolare, un partito o se ne prova indignazione. Edè proprio per gli esempi elargiti a piene mani da tantissimipoliticanti di paese che la falla precipita e si fa voragine. Costoro, che prosperano in tutti i partiti, s’impegnanoalacremente in pratiche volte più al permanere che alcambiare. Autodefinitisi politici, presumono anche disaper amministrare, senza aver mai gestito alcunché. Dotato di sagacia nel gestire uomini e idee, di solidaesperienza lavorativa, di attitudini manageriali, di capacitàdi intendere progetti o di personale perizia progettuale,l’amministratore è chiamato ad esaltare tutte le risorseesistenti e a crearne di nuove, favorendo soprattuttol’imprenditoria locale. Il politicante presume invece disaper amministrare... gli eventi, la cultura, il turismo, ilsociale... il futuro dei cittadini... ma quante ne sa? Taluni,nella loro opaca vita, non hanno mai dato prova dialcunché, mai lavorato, mai qualcosa da dire, manessun ritegno nel dirla.

Il mondo attuale non è certo mundus, pulito ma èstato trasformato dalla politica in un im-mundus tossico,utilitaristico, affaristico, velinistico-zoccolante giacché èstato sparso a piena mano, attraverso esempi ributtantiofferti da molti politicanti, il seme del cavolsuismo adoltranza. Noi di Fiore di Pesco riteniamo invece doverecomune quello di impegnarsi disinteressatamente per lapropria terra, per la propria città, per il proprio paese. A tal fine abbiamo editato e distribuiamo gratuitamente ilvolumetto Senatori della città. In esso si parla della politicadei valori condivisi, di promuovere un volontariato a tuttotondo, da parte, in particolare, di quegli amministratorie di quei politici che, dopo aver espletato due mandati,se si credono ancora così importanti come da semprefanno apparire, e lo sono davvero, inibiti tutti per legge,soprattutto morale, a qualsiasi ulteriore mandato politico,inizino ad impegnarsi in maniera completamente gratuitaad esclusivo vantaggio dei giovani, qualunque sial’orientamento partitico di quest’ultimi.

I Senatori della città parlano con i cittadini, consiglianoi giovani, mettono non solo la loro esperienza ma ancheil loro sapere a disposizione degli altri. Istituiscono corsiper futuri amministratori, corsi nei quali scambiare idee,promuovere progetti, ma, soprattutto, preparare alcuni cittadiniai saperi necessari per un amministratore moderno. Gratuitamente, perché chi ha già dato ed è bravo esaggio non prende soldi dagli altri, altrimenti si riduce amercenario e un mercenario ha a cuore solo i suoiinteressi. Intanto, il 14 novembre, hanno di nuovo inizioi corsi gratuiti di matematica, presso la bibliotecacomunale. Una esperienza giunta al terzo anno e che oraviene richiesta anche da altre città italiane.

La nostra politica è assiologica, dei valori, e reca consé la presunzione che molti di questi siano condivisibilie che alcune nostre idee possano essere utili ai nostrigiovani, qualsiasi sia la loro bandiera. Siamo dunque degliillusi, ma... ...Vi deve pur essere gioco e innocenza edovizia di fiori, altrimenti per noi sarebbe troppo piccoloil mondo e la vita non un piacere. Giampiero Raspetti

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Abbiamo la memoria corta. Questodipende certo dal fatto che la vita stessadell’uomo non è particolarmente lunga,almeno se commisurata sui tempi della storia;venti anni bastano a fare di un bambino unadulto consapevole, ma sono davvero pochise comparati al milione di anni del genereHomo, o anche solo ai pochi millenni diStoria di cui abbiamo reale memoria diretta.

Accade così che dall’alto dei pochi anniche ci è stato dato di vivere si è portati apensare che tutto quanto conosciamo abbiadurata e valori eterni, o quasi; ma se questo ècerto vero per molte emozioni e caratteristicheche fanno dell’Uomo quello che è, altriaspetti sono invece molto più transitori, volatili, e ciò nonostante rischiano di essereconsiderati eterni e immutabili.

Sono cambiati, e continuano a cambiare velocemente, molti criteri morali sui comportamentisessuali, ad esempio: il giudizio che si dava solo una decina di lustri fa sull’omosessualità,sull’adulterio e sui comportamenti erotici in genere era molto diverso di quello a cui siamoabituati oggi. La stessa cosa -ma in direzione inversa, verso una minore tolleranza- è accadutanello stesso periodo in paesi che hanno introdotto nelle loro legislazioni i comandamenti diqualche fondamentalismo religioso. Del resto, per quanto noi ci dichiariamo orgogliosi didiscendere dal punto di vista culturale e politico da quegli antichi Greci che inventarono lafilosofia, la matematica e la democrazia, è indubbio che non esiteremmo a giudicare comepeggio che obbrobriosi alcuni dei loro comportamenti verso i fanciulli.

Allo stesso modo può apparire del tutto inevitabile, agli occhi dell’italiano medio deigiorni nostri, che il governo sia materia per politici, e che i politici siano prevalentementepersonaggi che mirano soprattutto al mantenimento di potere e privilegi. Ma non è statosempre così.

Ci sono stati tempi e luoghi (anche se abbastanza rari, a dire il vero) in cui si pensava chefosse opportuno che a governare lo Stato ci dovessero essere uomini saggi; filosofi, insomma.E per quanto possa accadere incredibile, persino nel giovane Regno d’Italia capitò che funominato Presidente del Consiglio un personaggio che campeggia, sia pure come astro dimoderata grandezza, nei volumi di storia della matematica: si tratta di Luigi FedericoMenabrea, e fu una sorta di informatico ante-litteram. Collaborò con Charles Babbage, ilcostruttore di quell’Analytical Engine che fu il primo antenato dei moderni computer, e conAugusta Ada Byron Lovelace, la figlia del poeta Geoge Byron che è oggi considerata laprima autrice di programmi per calcolatori della storia.

Andando molto più indietro nel tempo, in quella Magna Grecia che è parte della storia dimolto territorio italiano, si può risalire fino al sesto secolo avanti Cristo, quando a Crotoneimperava -e non solo culturalmente- la scuola di Pitagora.

Né Menabrea né Pitagora possono essere considerati degli esempi di governantiparticolarmente memorabili: Menabrea era essenzialmente un militare conservatore, contrastòGaribaldi che voleva liberare Roma, fece ricorso al balzello più impopolare della storia, lafamigerata Tassa sul Macinato. Pitagora dal canto suo aveva un approccio forse un po’ troppofondamentalista del concetto di disciplina, credeva nella metempsiscosi, aveva una fobiaesasperata delle fave e imponeva ai suoi discepoli d’essere vegetariani.

In ogni caso, la sua scarsa adattabilità alla politica moderna e contemporanea è forsedimostrata al meglio quando la sua scuola dimostrò l’incommensurabilità tra il lato e ladiagonale del quadrato. Il fatto che la relazione tra i due segmenti non fosse in nessun casoesprimibile come il rapporto tra due numeri interi, lo sconvolse fino quasi alla pazzia. Nonpoteva accettare l’idea che esistesse qualcosa che -letteralmente- sfuggiva alla possibilitàdella ratio, della messa in relazione: non tollerava l’idea dell’irrazionale.

Ne fu così sconvolto che ordinò che la scoperta non venisse rivelata, e quando Ippaso diMetaponto disubbidì e rese la cosa di pubblico dominio, i suoi allievi della scuola crotonesemisero a morte il disubbidiente. Per i politici di quel tempo, l’irrazionale era semplicementeintollerabile.

Tutto il contrario, si direbbe, dei politici dei giorni nostri.Piero Fabbri

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G o v e r n i r a z i o n a l i

Niente bende sull’occhio e mano uncinata, i piratidel nuovo millennio si presentano sotto la veste assaimeno romantica di biologi ricercatori e non sispostano sui velieri, ma a bordo di jeep con lequali setacciano il continente africano in cerca dimicrorganismi.Prendiamo il caso della multinazionale Genencor:i suoi biologi si sono recati in Kenya per studiare lebiodiversità dei laghi del paese e hanno scovato unmicobatterio adatto a scolorire i jeans; il ricavo di taleimpiego si aggira sui 3,4 miliardi di dollari annui, mail governo keniota non ha visto un centesimo.La Procter&Gamble estrae un microrganismo dal lagoNakuru per produrre un detersivo molto diffuso,mentre la Sygenta si è appropriata dei bulbi diuna pianta della Tanzania nota come impatiensusambarensis, la terza pianta ornamentale più vendutanegli USA.Come mai questi signori sfruttano le risorse di paesi acui poi non versano un centesimo? L’escamotage legale è offerto dalla leggeamericana: basta depositare presso l’ufficiobrevetti il microrganismo, il bulbo o il micobatterioafricano e se ne acquista la proprietà intellettuale ecommerciale. La Sail&Corp Improvements è arrivata addirittura abrevettare il tiff, il cereale che sfama da secoli lapopolazione etiope e ora gli abitanti di Addis Abeba,per creare nuovi prodotti dalla loro farina, devonopagare una multinazionale olandese.Il fatto è che la legge è uguale per tutti, ma non tuttihanno la stessa idea e la stessa conoscenza della legge;il concetto di proprietà intellettuale appartiene aldiritto delle società moderne occidentali ed è statoimposto a gente che non lo contempla nella propriacultura giuridica. In altre parole, nessuno ha avvertito gli etiopi chedovevano sbrigarsi a brevettare il cereale che glicresce intorno alla casa per tutelarlo. Comunque questi nuovi pirati che depredano i benidella terra (da cui il nome biopirati) si spingono moltopiù in là dei laghi e dei campi dell’Africa: la nuovaisola del tesoro ambita dagli emuli di sir Francis Drakeè la mappa genetica dell’uomo; si calcola che già unquinto dei geni del nostro corpo sia di proprietà diprivati. Questo vuol dire che per fare ricerca sui geni patogenibisogna pagare, e lautamente, chi ne detiene i diritti,ecco perché le terapie e i medicinali per patologiemolto gravi hanno un costo elevatissimo. È il corpo umano il vero business del domani. L’ufficio brevetti americano comunque non sempreaccetta di registrare la paternità di una scoperta se nonne è convinto… ne sa qualcosa il governo etiope chesta cercando da anni di registrare la terza pianta dicaffè nazionale, ma si vede ogni volta rifiutata larichiesta; ed ha una certa fretta, dal momento che lacatena di coffe-bar Starbucks possiede già le altre suedue piante! Francesco Patrizi

I biopirati del nuovo millennio:dai Caraibi all’Africa passando per le vene

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L a c r e a t i v i t à a l p o t e r e !

Adattarsi, improvvisare e rag-giungere lo scopo, non sarà forsetra le citazioni più scientifiche,ma la celeberrima frase di ClintEastwood (alias Gunny, nel-l’omonimo film di fine anni ‘80)rende bene l’idea. Volendo invece ricorrere a qual-cosa di più alto si può scomo-dare Erich Fromm: “Che cos’èla creatività?…è la capacità divedere…e di rispondere”. Il risultato comunque non cambia.E’ ormai riconosciuto a livelloglobale e si sono scritti fiumi diparole sul tema: la creatività

aggiunge valore alle persone, permette di affrontare il mondo contando pienamente sulleproprie risorse e non solo su ciò su cui ci si sente più preparati e quindi più sicuri.Ma la creatività non è innata, va “tirata fuori” ed educata, costa impegno ed energia da partedi tutti coloro che sono coinvolti nel processo.Ad oggi, in Italia, l’investimento nei confrontidei giovani e della loro creatività risulta essere scarso e poco incisivo. I luoghi tipicamentedeputati a questo, come scuole, università, ecc., indirizzano i loro sforzi principalmente versoattività ampiamente codificate, che mirano ad uniformarli verso un dato livello di conoscenza,mentre poco tempo viene dedicato a stimolare e valutare le loro capacità creative, le loro dotied i loro talenti. E’ per questo che merita di essere conosciuta un’iniziativa decisamente fuori dai canoni, ilCreativity Camp, un percorso dove i giovani hanno la possibilità di esprimere le loro ideeinnovative condividendole, in un contesto di gioco, di lavoro di gruppo e insieme ad altrigiovani, di verificarne la fattibilità e l’efficacia tramite l’incontro con le imprese del territorio.E non si tratta di qualcosa che funziona solo sulla carta, ma anche nella realtà e riscuote ampiconsensi. Basta leggere i feedback entusiasti dei giovani ternani creativi, Silvia Santarelli,Jessica Sini, Gabriella Quadro, Daniela Veneri, Stela Haxhiraj, Emiliano Leti, AnnalisaMicanti e Mattia Francescangeli, che si sono messi in gioco partecipando all’ultima edizioneternana che si è tenuta a metà ottobre. Esperienza unica, speriamo ripetibile, con delle persone altamente qualificate capaci diinteragire con noi tutti attraverso attività volte a far emergere la nostra personalità e sviluppareun approccio di risoluzione a problematiche di vario genere mettendo a dura prova la nostraintelligenza. Attività e persone di questo genere dovrebbero trovarsi più spesso! e poiL’esperienza al Creativity Camp è stata sicuramente interessante, formativa ma soprattuttoSTIMOLANTE! Tutte le attività fatte mi hanno aiutato a capire molto su quello che potrebbeessere il mio futuro quindi GRAZIE di questa opportunità! e ancora E’ stata un’esperienzasicuramente originale, molto importante per cercare di manifestare o di esprimere la propriacreatività che molto spesso mettiamo da parte. Un’iniziativa coinvolgente da ripetere poiE’ stata un’esperienza davvero bella, entusiasmante! L’idea di creare qualcosa per stimolarei ragazzi è geniale ed originale soprattutto perché non ci viene mai dato spazio. Le attivitàsono state divertenti e coinvolgenti oltre che interessanti. Ho appreso molto in questi giorni,soprattutto che devo lavorare molto sulla mia idea! Grazie.L’iniziativa www.creativitycamp.it rientra nelle Azioni ProvencEgiovani Anno 2010 delMinistero della Gioventù in collaborazione con l’Unione Province d’Italia. I Creativity Camp sono dei momenti ludico/formativi durante i quali i giovani partecipanti,tra i 17 e i 22 anni, sviluppano e perfezionano un’idea innovativa imprenditoriale con l’aiutodi esperti di settore. Hanno solitamente una durata di 3 giorni e si svolgono in residenzeturistico-alberghiere che facilitano l’operatività e la collaborazione. Insomma, oltre ad essere un investimento sul proprio futuro, non si può dire che ci si annoi!

[email protected]

Locale climatizzato - Chiuso la domenicaTerni Via Cavour 9 - tel. 0744 58188

www. lap iazze t tar i s torante . i t l a p i a z z e t t a . t e r n i @ l i b e r o . i t

Dietro il titolo pro-vocatorio del pre-sente articolo, c’è unfatto ben noto:Anoressia, Bulimia eVomiting, i disturbipsicogeni dell’ali-mentazione, sono unprivilegio dei popoliricchi: quelli poverinon li conoscono.In certi paesi del-l’Africa o dell’Asiamolti affamati sareb-bero sinceramentestupiti se sapesseroche da noi le donnecercano, in generale, di mangiare poco e che alcunesi spingono tanto avanti da morire di fame.Ci sarebbe quasi da fare dell’ironia, se non fosse chel’anoressia è davvero una malattia grave, nei casiestremi mortale.Ma attenzione: l’ossessione per il mangiare poco nonè della sola anoressia: paradossalmente anche lebulimiche che si abboffano vorrebbero calare di peso,non aumentare; solo che, imponendosi diete assolutamenteirrealistiche, finiscono col causare esse stesse propriociò che più temono: il mangiare compulsivamente,smodatamente, sguaiatamente fino a scoppiare, colrisultato di sentirsi dei vermi non solo perché hannomangiato a quel modo, ma perché pensano di nonessere state capaci di non mangiare, lontanissime dalcapire che la loro volontà non c’entra né tanto né pocoe che la natura ha le sue (provvidenziali) leggi. Se rimediano a questo vomitando dopo l’abboffatamantengono il proprio peso, ma al posto di un disturbone hanno due, dati i gravi guasti che il vomitarefrequente e prolungato nel tempo provoca all’organismoe a parte lo schifo.Caratteristica infatti tanto delle anoressiche quantodelle bulimiche è di proporsi un moderato calo di pesorispetto a quello attuale, qualunque esso sia; e diproporsene uno successivo non appena il pesodesiderato sia stato raggiunto; la differenza è che leanoressiche ci riescono fino a ridursi in scheletri e lebulimiche no. Queste ultime tendono a evitare grossiproblemi con la famiglia perché pubblicamente stannoa dieta e si abboffano di nascosto; le vomitatriciinvece riservano il segreto non alla fase del mangiare,ma a quella del vomito. Le anoressiche, forti e coriacee nella loro malattia,digiunano coram populo o quasi. Ciò provoca tutta una serie di tentativi dei familiari edell’ambiente in genere per indurle a mangiarealmeno un po’.Occorre che chi ha a che fare con un’anoressicasappia che questi tentativi, lungi dal risolvere ilproblema lo aggravano. Più ci si affanna nel tentativodi farle mangiare, più esse si intignano a resistervi;inoltre si finisce con il fare il loro gioco, riconoscendoimplicitamente che il mangiare è la cosa piùproblematica del mondo, che è proprio l’inammissibilepresupposto filosofico alla base di questi disturbi.E allora i poveri genitori che vedono consumarsi laloro figliola e giustamente se ne struggono, chedevono fare? Per prima, la cosa più difficile: nonintervenire. Per seconda, la più opportuna: mettere lafaccenda nelle mani di un buon terapeuta. Oggi vi sono approcci diversi a questo disturbo,purtroppo dei più resistenti alle terapie; d’altra partenon vi sono alternative, in casa e da soli difficilmentesi risolverà qualcosa. A meno di non pensare che le vie del Signore sonoinfinite e contare su padre Pio. Hai visto mai? Dr. Vincenzo Policreti

Psicologo, psicoterapeuta [email protected]

I p o v e r i m a n g i a n o , i r i c c h i d i g i u n a n o

P S I C H E

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Il carcinoma della mammella è il tumore più diffuso nelle donne dei paesi occidentali perle quali il rischio di ammalarsi nel corso della vita giunge fino al 10 %.La prognosi è relativamente buona se la diagnosi viene eseguita precocemente. Esistono situazioni in cui un importante fattore di rischio è rappresentato dalla familiarità:circa il 10-15 % delle donne che sviluppa un carcinoma della mammella ha una parente di1° grado che è stata colpita dalla malattia.Obiettivo primario è trovare il tumore in fase pre-clinica, condizione che aumenta la curabilitàdella malattia riducendo la demolizione chirurgica. L’unica tecnica che permette di identificare la lesione in fase preclinica è la mammografia,metodica che offre una sensibilità elevata.Cos’è la mammografia? E’ una particolare radiografia delle mammelle che impegna unabassissima dose di raggi X, grazie alle moderne apparecchiature che utilizzano sistemi digitali.Proprio in virtù della bassissima dose di raggi X è possibille eseguire periodicamentemammografie senza rischi significativi.Questo permette, infatti, di ripetere l’esame anche una volta l’anno, cominciando dopo i 40/45anni a seconda dei casi. Non procura dolore, al massimo solo un lieve e momentaneo disagioper il delicato sistema di compressione sulla mammella, necessario per ottenere immaginipiù nitide e precise. Essa consente di individuare le lesioni (v. le microcalcificazioni) che spesso rappresentano lafase iniziale della formazione di un tumore; infatti i segni mammografici per individuare uncarcinoma iniziale sono spesso minimi. La sensibilità è strettamente correlata alla corretta metodologia: l’uso di apparecchiature nonidonee e la non perfetta esecuzione tecnica inficiano la diagnosi.Dai tempi di Salomon, chirurgo tedesco che, nel lontano 1913, riprese le prime immaginiradiografiche su campioni di tessuto mammario ad oggi di strada se ne è percorsa. Dai mammografi tradizionali che erogavano una dose media di 2 mGy per esposizione aimoderni mammografi digitali che riducono la dose del 40% si è avuta una grande evoluzionetecnologica.L’innovazione tecnologica più incisiva infatti è rappresentata dai sistemi digitali che, oltre aridurre sensibilmente la dose, possiedono un miglior potenziale diagnostico e permettonol’elaborazione dell’immagine.Le domande più frequenti che le donne rivolgono al medico senologo sono:1. Quando devo iniziare ad eseguire la mammografia? Risposta: generalmente dai 40 anni,salvo in casi dì familiarità nel qual caso si inizia almeno 5 anni prima l’età di insorgenza delfamiliare malato più giovane.2. Ogni quanto tempo va eseguita? Risposta: ogni 12-18 mesi tranne nelle pazienti ad altorischio o già operate per le quali la cadenza è annuale.3. Quale rischio ho di cancro indotto dalle radiazioni? Risposta: il rischio cumulativoaumenta del 10% dopo 20 anni di screening biennale iniziato dai 40 anni, a fronte delvantaggio che, per ogni cancro radioindotto, 300 vengono identificati grazie alla mammografiain fase preclinica.4. Perché non eseguire l’ecografia esente dal rischio di radiazioni? Risposta: perché nonconsente di visualizzare le microcalcificazioni o comunque i segni minimi di cancro, tuttaviatale indagine è molto utile come completamento diagnostico nei seni densi o nelle donnegiovani.5. Quali accorgimenti devo osservare? Risposta: la fase del ciclo mestruale non ècondizionante ai fini della qualità delle immagini; tuttavia è preferibile eseguire l’esamemammografico evitando la fase periovulatoria (metà ciclo) e/o premestruale qualora lamammella risultasse particolarmente dolente per tali periodi.6. Come si svolge? Risposta: l’esame mammografico viene generalmente eseguito instazione eretta, a seno nudo, appoggiando una mammella alla volta su un apposito ripiano adaltezza regolabile. L’apparecchio determina una leggera compressione sulla ghiandola chemigliora la qualità dell’immagine mammografica. Normalmente vengono eseguite 2 o 3radiografie per ciascuna mammella con ripresa dall’alto verso il basso, obliquamente olateralmente, per una completa visione di tutta la ghiandola.

L’esame dura pochi minuti e può essere completato anche da una valutazione clinica dellamammella.

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Mi è capitato di andare nel cuore della Sardegna per lavoro; inizialmente ero un po’contrariata, pensavo che la Sardegna fosse solo sinonimo di bel mare, belle spiagge e buoncibo, poi, costretta da cause di forza maggiore, sono andata a visitare i paesini dell'entroterrae con mia grande sorpresa li ho trovati molto interessanti. Queste piccole realtà non abbandonano le loro radici e le loro tradizioni bensì cercano ditramandarsele da genitori in figli. Sapevo già quanto fosse particolare l'arredamento sardo, ma non sapevo che tutto quello concui arredano le proprie case è fatto con le proprie mani! Tappeti, coperte, tende, cesti, utensili,mobili e preziosi tutto può essere fatto a mano da qualche artigiano locale che con pazienza eprecisione certosina crea il proprio oggetto d'arte.L’artigianato sardo può essere definito vera e autentica arte popolare, in quanto tutto il popolodi questa bellissima isola esprime con l'artigianato le proprie origini e la propria cultura.Girando per i paesini non è difficile imbattersi in qualche anziana signora che, seduta sugliscalini della propria casa, intreccia cestini, oppure, scovare in qualche cantina mani esperteche, con l'ausilio di telai, creano arazzi, coperte o tappeti.Questa cultura ha la propria particolarità in base al paese di appartenenza, in modo che unocchio allenato possa riconoscere un tappeto di Sassari piuttosto che di Cagliari, così comeun cestino di Castelsardo piuttosto che uno di Oristano. Il tipo di intreccio o di nodo determinail luogo di appartenenza come se fosse una garanzia di autenticità del prodotto.Il bello del “fatto a mano” è anche l'esclusività! Ogni cesto può essere fatto a richiesta ed anchesu misura; c'è quello che serve per abbellire il centrotavola oppure per mettere la biancheriasporca in bagno, quello per le riviste in salotto, basta dire a cosa ci serve, quanto grande lo vogliamo e aspettare che la fantasia e la bravuradi queste donne lo realizzino. Discorso analogo per i tappeti e gli arazzi realizzati a mano con l'ausilio di telai (verticale, tipico della Barbagia o quello orizzontale in legnodiffuso in tutta l'isola). Queste non sono le uniche arti che vengono coltivate in Sardegna, l'arte orafa ha il suo fascino, molte donne al rientroda un viaggio in Sardegna le vediamo con al dito una fedina sarda fatta con la filigrana d'oro.Il bello di questo artigianato è che, nonostante le mode ed il consumismo, non ha perso il suo fascino e valore in questa isola.

Claudia Mansueti [email protected]

Sardegna: arredamento tipico e non solo

Il Padiglione Degustazioni delle eccellenze: la novità 2011della Mostra del Tartufo di Fabro (TR).

La novità dell’anno 2011 è il nuovissimo Padiglione delleEccellenze alimentari del territorio a cura dell’AssociazioneCentroDentro di Fabro Scalo e allestito in Piazza IVNovembre a Fabro Scalo.Il padiglione consiste in un elegante gazebo in cui saràpossibile gustare in orario pranzo/cena i prodotti localicucinati sul momento dallo chef Maurizio di Mario, notoper le sua partecipazioni alla trasmissione televisiva “Chefper un giorno” in onda su La7, su Discovery Real Time e suLei di Sky, e lo chef Alessandro Lestini. Il menù prevederà tutti prodotti locali che andranno dal paneal vino, dall’olio alle carni suine e chianine, formaggi eprodotti dolciari.Allo stesso tempo, in un gazebo più piccolo adiacente saràpossibile degustare e acquistare durante tutta la giornata iprodotti locali, che saranno presentati direttamente dalproduttore, in modo da creare contatti e interazione tra ilvisitatore e il territorio.Aprendo il Padiglione delle Degustazioni, si è volutopresentare il territorio direttamente nel “piatto” con leproduzioni d’eccellenza di questa zona in modo da crearenel visitatore una “memoria del gusto”, memoria ricca disuggestioni e sensazioni che, essendo positive, loindurranno a tornare e a far partecipi amici e parenti,trasformando il territorio fabrese e orvietano in un luogospeciale per tutti coloro che sono alla ricerca di cose buonee gustose.

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In realtà, guardando la produzione dell’artista,appare difficile scindere le diverse tecniche,essendo una produzione unitaria nelle proposteestetiche, nelle pur diversificate tematiche,nelle soluzioni poetiche, nelle strutturazioniarticolate ed a volte complesse.In sostanza ci sembra che la produzione diFatati parta inevitabilmente dal segno grafico,che poi si trasfigura negli oli, negli acquarelli,le “acque colorate”, e rimane intatto, incisivo,vigoroso e limpido nei disegni, nella “pitturain bianco e nero”. Mino Valeri

La Fondazione della Cassa di Risparmio diTerni e Narni ha promosso e organizzatonella sua sede di Corso Tacito 49 a PalazzoMontani Leoni, una mostra antologica sulpittore ternano Felice Fatati affidandone lacura al critico d’arte Mino Valeri. Si tratta della rassegna più organica realizzatasino ad oggi sulla figura dell’artista che vienegiustamente considerato tra le personalità piùimportanti e rilevanti del novecento umbro.La mostra comprende 87 opere, molte dellequali inedite, tra dipinti, disegni ed acquarelliche abbracciano un arco di tempo che va dal1937 al 1977, anno della morte dell’artista.Si tratta di una importante iniziativa culturalela quale, oltre a rendere omaggio ad unarilevante figura di artista che ha onorato lacittà di Terni e l’intera Umbria, vuol anchefar ricordare la figura di Felice Fatati a tutticoloro che lo hanno conosciuto come medicopediatra e farlo conoscere alle giovani generazioni. La rassegna è accompagnata da un catalogo di circa 150 pagine. Contiene la presentazione del Presidente della Fondazione Carit, Mario Fornaci, unsaggio critico del curatore e un ricordo del nipote del pittore, Giuseppe Fatati. Nel volume sono riprodotte tutte le opere esposte mentre i repertori comprendono lavita, le mostre personali effettuate, le presenze in collettive e una ampia bibliografia.Completa il catalogo una vasta documentazione fotografica.

Felice Fatati, pittore, uomo di scienza, poeta, epigrammista, nasce ad Arrone (TR) nel 1908.Dopo gli studi a Terni, frequenta, prima a Perugia, poi a Roma, la facoltà di medicina. Nella capitale prende parte alla vita culturale frequentando i cenacoli che facevano capo aMarinetti, Bontempelli, Bragaglia. Nel 1929 pubblica un poemetto futurista dal titolo “Gioiadegli aeroplani”, premiato dal Sindacato Scrittori. Nel 1931 si laurea in medicina e nel 1934 ottiene laspecializzazione in pediatria. Nel 1936 sposa Maddalena Sigismondi e l’annoseguente nasce la figlia Viviana chiamataaffettuosamente Kytta. Nel 1937 si registra la sua prima presenza in unamostra. Inizia così la sua intensa, qualificata attivitàartistica. Nel 1955 tiene a Roma la suaprima mostra personale ed un suodipinto viene acquistato dallaGalleria Nazionale d’arte moderna.Nel 1959 muore la moglieMaddalena e per l’artista è uncolpo durissimo. Si dedica con crescente impegnoall’attività di pediatra eseguendo,in un isolamento spirituale,centinaia di opere grafiche, poesie,epigrammi. Sulla spinta di estimatori, sue opere sono presenti incollettive e nel 1961 consegue il primo premio allarassegna internazionale per il centenario dell’Unitàd’Italia. Realizza, nel 1972, 35 inchiostri per illustrareil Cantico delle Creature di San Francesco. Un nuovo lutto lo colpisce nel settembre del 1977 conla morte dell’adorata figlia Kytta. Tre mesi dopo, nel dicembre del 1977, Felice Fatatimuore e viene sepolto nel cimitero di Arrone.

La mostra sarà aperta nei giorni di venerdì, sabato e domenicadalle ore 11 alle 13 e dalle 17 alle 19

fino al 31 dicembre 2011Catalogo in sede Ingresso gratuito

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LL ee aa nn ii mm ee ss aa nn tt ee ee gg ll ii ss pp ii rr ii tt ii mm aa ll ii gg nn iiIntorno agli anni trenta del ‘900 si raccontava che in ogni paese, anche se piccolo, c’erano almeno unpaio di persone dedite allo spiritismo, ai riti esoterici e a fare e disfare fatture e malefici, dietro compenso.Questa attività veniva integrata dalla vendita di erbe curative per le malattie più frequenti e temute, erberaccolte nelle notti particolari, con un preciso rituale, mescolando tradizioni tramandate da unagenerazione all’altra, con esorcismi e preghiere. Interrogare le anime dei defunti aveva lo scopo ditentare di conoscere il futuro o, meglio ancora, di tentare di scoprire monete d’oro e altri preziosi,nascosti da briganti o da chissà chi, nei secoli passati. Il problema era riuscire a decifrare i segnali chegiungevano dall’aldilà e per questo bisognava essere addetti ai lavori. Un bel pezzo di terreno di mio nonno, seminato a granturco, era compreso in una zona dove si dicevaci fossero sepolti dei tesori. Il nonno era preoccupato perché negli anni precedenti qualcuno gli avevadevastato le colture in atto, facendolo imbestialire. Invece di arare e seminare i campi come faceva lui, quel ristretto gruppo di fannulloni e perdigiorno,vegliava la notte per fare quelle cretinate e in più danneggiava il lavoro degli altri. Bonariamente li detestava. Quel venerdì d’estate, con una luna piena che sembrava una frittata di mille uova, poteva essere la nottepropizia per chi si dilettava a scavare, pensò il nonno. Detto, fatto, cenò presto quella sera, poi, caricatoil fucile ad avancarica, si recò nel terreno mettendosi di guardia. Si sistemò a un centinaio di metri di distanza dal luogo dei probabili scavi, in una posizione sopraelevata,mettendosi seduto, con la schiena appoggiata al tronco di una quercia secolare che lo teneva nascosto con la sua ombra. Dopo appena un minuto, avvinto dal sonno, cercò di mettersi più comodo. Piegò l’inseparabile giacca di velluto con passatora (tasca passantedietro la schiena) a mo’ di cuscino, si sdraiò per terra, allungò le gambe e si addormentò. Poco dopo, quatti, quatti, silenziosi e con fare furtivo, arrivarono tre individui armati di zappe, pale e vanghe. Dopo una serie di scongiuriper tenere buoni gli Spiriti Maligni e la promessa di far dire Messe a suffragio delle Anime Sante, se avessero reso facile il ritrovamento dellafamosa pentola piena di monete d’oro, iniziarono a scavare. La terra era rossa e soffice, senza sassi e quindi facile da rimuovere senza farrumore. Un po’ di fruscio lo avevano prodotto solo per estirpare le piante di granturco per farsi uno spazio di manovra di circa cento metriquadrati. Lavoravano alacremente alla luce della luna piena ma ogni tanto si fermavano per captare un rumore o un segnale: poteva essereun avvertimento delle Anime Sante per dare loro indicazioni sul gradimento dello scavo. Erano quindi vigili e sospettosi come un asino con le formiche sul culo. Avere a che fare con le Anime impalpabili, che non vedevi ma le sentivi attorno, metteva loro addosso un sudore freddo che colava lungo laschiena. Avevano fatto tutto quello che le Anime Sante avevano loro chiesto, compreso l’ordine assurdo di cenare con una frittata cotta conle parole. Cotta con le parole? Ma che richiesta era mai questa? Ma l’esperto di esoterismo aveva spiegato con sussiego che si trattava dicuocerla non col fuoco di legna, bensì con quello prodotto bruciando libri e giornali. Erano perciò consapevoli di correre grossi rischi perchécon il Mondo dei Morti non si poteva scherzare. Appena un refolo di brezza faceva vibrare le foglie secche della piantagione di granturco, sobbalzavano col cuore in gola immaginando illamento delle Anime disturbate nel loro Sonno Eterno. In una parola sola, se la stavano facendo sotto per la paura! Ci mancava pure quellacivetta, regina degli uccelli del malaugurio, che squittiva poco lontano dalla cima di un vecchio olmo, nel cui tronco cavo allevava la prole.All’improvviso, il nonno cambiò posizione e attaccò a russare. Chi non ha mai sentito mio nonno russare, difficilmente può rendersi contodella varietà di lugubri mugolii che era in grado di emettere. Sembrava, a volte, una segheria disastrata, con pochi rumori costantemente ripetutie molti altri assolutamente variabili, sia come tono che come cadenza. All’inizio si partiva con sbuffi e sospiri di varia tonalità che gradatamentediventavano sempre più rauchi finché iniziavano lentamente a scemare, fino a spegnersi del tutto quando andava in apnea respiratoria. Dopo un lungo e pericoloso silenzio, per recuperare tutta l’aria che gli era mancata, si scatenava in un crescendo catastrofico di ahaa...,ahaaa..., ahaaaa…, ahaaaaa…. Poi, in rapida successione, si passava a rantoli, lamenti e grugniti luciferini, come di un essere straziato dasevizie indicibili e infine sgozzato come un capretto, con l’urlo che si spegneva come un eco lontano. I nostri scavatori, al primo rumore percepito, drizzarono subito le orecchie per decifrare se le Anime Sante manifestavano ancora compiacimento

per lo sterro. In una notte estiva, in mezzo a un campo, non è facile analizzare un suono in mezzo a tantialtri. Si andava dal frinire delle cicale al cri-cri di una moltitudine di grilli, dallo squittire delle civette alcra-cra di rospi e ranocchie della vicina pozza d’acqua, col sottofondo del fruscio della brezza, intervallatodall’abbaiare secco di una volpe lontana.Dopo il silenzio dell’apnea, i successivi catastrofici rumori emessi dal nonno, rumori che sembravanoprovenire dalle viscere fetide della terra, furono immediatamente interpretati come una ribellione degliSpiriti Maligni a chi li stava disturbando nel loro Sonno Eterno. E con gli Spiriti Maligni è peggio che con le Anime Sante: si salvi chi può. Balzarono fuori dalla buca e via a gambe levate, biascicando ...Madonna mia aiutace…, col cuore in golae l’aria che non riusciva a entrare nei polmoni. Quando venne giorno il nonno si svegliò, convinto che non fosse venuto nessuno e dispiaciuto per aver dormitoscomodo sulla terra dura, invece che in un comodo e crepitante letto col materasso di camiciòle (le bratteedel granturco usate per riempire lu pajacciu). Poi vide lo scempio del suo granturco (...m’ho’carpitu ‘na pasina de ranturcu e ho’ fattu ‘na pistarecciache ‘n te dico!), e la grande buca; fece un paio di santi e qualche madonna di buon mattino, poi prese pale,

zappe e vanghe abbandonate, se le mise sulla spalla sinistra, sulla destra il fucile, e lentamente si avviò verso casa. Da quella volta, dopo che si era sparsa la voce, nessuno ha più avuto l’ardire di andare a scavare di notte nel nostro campo. Vittorio Grechi

[email protected] Chiusura Domenica

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È cambiato, sicuramente maturato, non solamente a livello professionalema anche nell’aspetto e nel suo particolarissimo modo di interpretare lecanzoni. Sicuro e audace con un qualcosa in più negli occhi. Occhi profondi, scuri come la notte avvolti in una brillantezza da angelonero, elemento fondamentale del suo fascino. Marco Mengoni, poco più che ventenne ha già una carriera da fareinvidia a chi vorrebbe diventare una pop star e magari vincere il premiopiù ambito nella musica: conquistare il cuore della gente e avere tantifan, pronti a seguirti ovunque, anche in capo al mondo, per ascoltare latua voce. Attrae e affascina il “fu Re Matto”; dopo il grandioso successo delpassato che per mesi lo ha visto in vetta alle classifiche, Marco haricominciato il suo nuovo tour in tutta Italia scatenando l’urlo di gioia dicentinaia di ammiratori. Proprio lo scorso 27 settembre è uscito il suoprimo album di inediti dal titolo Solo 2.0, dove il primo singolo si chiamaSolo, una delle canzoni più scaricate su iTunes. Tantissime le visite su YouTube, per vedere il videoclip musicale, tanti i

fan che su facebook ogni giorno si iscrivono sulla sua pagina. Marco è tornato con una consapevolezza in più, svelata in questa intervista intima ed esclusiva. Allora Marco, ti imbarazzano le interviste… Diciamo di sì. Non mi piace parlare molto con la stampa, trovo i giornalisti dei ficcanasi, anchese poi svolgono un importante lavoro d’informazione e gliene sono grato. Il tuo nuovo singolo si intitola Solo, ti senti mai solo? Sì, mi capita spesso di sentirmi solo, anche quando mi trovo in compagnia di altrepersone. Sono io che cerco la solitudine, mi piace, è un modo che ho per estraniarmi, per non pensare, per rilassarmi. È una cosa che fin daadolescente ho sempre cercato, ma non perché sono asociale, semplicemente perché mi serve per staccare la spina ogni tanto. Il filo conduttore che lega i dodici inediti dell’album Solo 2.0 è la solitudine, come mai questa scelta? Perché con il passare degli anni mi stoaccorgendo che una peculiarità della nostra epoca è l’isolamento delle persone. Persone che vivono in completo isolamento dal mondo, senzaamici, senza affetti, soli dietro i computer, i social network e le illusioni della rete web. Mi spaventa tutto questo. Con il mio nuovo album hovoluto raccontare questa tendenza, crediamo che face book ci riempia di amici ma non è così. Io credo nel contatto diretto con le persone,ho una visione forse troppo romantica dell’amicizia e del suo valore, mi piace la chimica quando due persone si conoscono, come si guardano,il profumo che ognuno di noi emana. Inoltre la solitudine a cui mi riferisco è la stessa che ho provato dopo la fine del mio primo tour:nessuno mi chiamava, la tristezza di sentirmi escluso, non sapevo che fare, sono stato malissimo, poi ho iniziato a lavorare al nuovo album.Su Facebook hai tantissimi amici e nella vita reale? Ho pochissimi amici, sono persone genuine che mi vogliono bene e di cui mi fido. Loro,insieme a mia madre, sono le persone che mi stanno vicino nei momenti difficili e in quelli belli, grazie alla loro presenza mi sento forte.Quando sono lontano da casa mi mancano, così prima di iniziare un concerto telefono a tutti e mi danno la giusta dose di coraggio per iniziare.Hai paura prima di salire sul palco? Sembra stupido ma all’inizio avevo molta paura, delle volte mi tremavano persino le gambe. Ora sonopiù tranquillo, ho imparato a giocarmela di più, a lasciarmi andare, spesso anche improvvisando delle cose senza senso, come un vero folle,poi sono o non sono il ‘Re Matto’?Cosa ti dice tua madre, quando la chiami al telefono prima di un concerto? Posso essere sincero?Assolutamente, devi… Merdaaaa!! (urla e sorride con leggerezza). È una sorta di rituale portafortuna e fino ad ora ha sempre funzionato.Inoltre mi dice che mi vuole bene, che mi pensa e prega per me tutte le sere. Io la sento sempre vicina, è una donna straordinaria, la donnadella mia vita. E oltre a tua madre c’è un’altra donna nella tua vita sentimentale? Ho due amiche favolose, sono praticamente l’opposto, un po’ come l’acquasanta e il diavolo, con loro mi confido per ogni cosa, insieme sono il giusto equilibrio nella mia vita. Delle volte litighiamo, arriviamo anchea dirci cose molto pesanti, ma siamo legati da un affetto assoluto e grandioso. Io intendevo se hai una ragazza, se frequenti una donna? Sì lo so, ho capito perfettamente, è questo che non sopporto dei giornalisti! No, nonfrequento nessuna donna (se la ride sotto i baffi). Come ti senti attualmente, spiritualmente parlando? Mi sento bene, sono felice e completo. È una cosa difficilissima da spiegare, ma per laprima volta da quando sono nato mi sento veramente bene, realizzato e con tutto ciò che mi serve per essere sereno. Sono un tipo moltonervoso, in passato ho sofferto di attacchi d’ansia, tremendi e difficili da curare, poi con lo yoga e l’aiuto di mia madre sono guarito. Attualmente vivo in un equilibrio perfetto, ho più sicurezza e mi sento realizzato, anche sapendo perfettamente che la strada è tutta in salitae non si finisce mai di imparare. Sbaglio o sei cambiato, hai qualcosa di diverso? Sì è vero, è una consapevolezza nei confronti della vita e del mio lavoro. Ho maggiore fiducia in me stesso e in chi mi circonda, pur parlando di solitudine nel mio album credo che le persone siano il vero potenzialedi cui ogni uomo non dovrebbe mai fare a meno. In questi ultimi mesi ho imparato ad apprezzare maggiormente le piccole cose della vita. I complimenti e ogni altra forma di riconoscenza che i fan mi dimostrano, li assimilo come un dono bellissimo, come una forma di energia

in grado di ampliare la mia.Sono felice perché mi sento amato, mi sento più accettato dal pubblico.Mi sembra che sei stato sempre accettato dal pubblico, fin dagli esordi!Sì, e ne sono felicissimo, ma prima vedevo il pubblico come delle persone chedecidono se piaci oppure no, in grado di fare il successo o l’insuccesso di un artistacon il loro giudizio e questo mi spaventava. Adesso, invece, vivo la vita con più serenità: so che mi vogliono veramente bene. Cosa fa Marco Mengoni quando non è impegnato con la musica?Sembra strano ma ascolto altra musica. I favolosi Beatles sono i miei preferiti, inquesto periodo poi Amy Winehouse almeno una volta al giorno l’ascolto, ho piantoper la sua morte, una perdita terribile, era la mia cantante preferita, lei eraveramente sola e soffriva. Per lei ho cantato al Festival Teatro Canzone dedicatoa Gaber, lo scorso luglio, un momento indimenticabile che porterò sempre con me,ho pianto e tanto.Mi anticipi i tuoi progetti futuri? Ho un tour favoloso e ricco di sorprese, la miaattenzione è tutta concentrata lì. Inoltre sto pensando di organizzare un evento incollaborazione con l’Unicef ad anno nuovo, voglio dedicarmi ai bambini, quellibisognosi di amore e cure, i bambini sono una ricchezza per lo spirito e per la vita.Poi non so, penso di essere già molto impegnato così.

Lorenzo Bel lucci [email protected]

Terni - Via dello Stadio 63

Tel. 0744 401995

Marco Mengoni Intervista con il “Re Matto” adesso anche “Solo”

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Salve professoressa, come sta?Ho appena letto un post sul forum del Corriere“Avanti Pop” che parlava della polemica scuola-pubblica contro scuola-privata. Seguo le notizie dall’estero. Le scrivo dalla Francia, mi sono laureata infretta e furia alla Luiss ed ho fatto i salti mortaliper entrare in specialistica alla Sciences Po diParigi. Dopo l’Erasmus a Bruxelles, ho preso la decisionedefinitiva di andarmene dalla nostra povera patria.Sulla scia di un’epifania di pirandelliana memoria,mi è venuto il riflesso incondizionato di scriverle.Ho conosciuto il mondo delle università private,sia in Italia che qui a Parigi. Coniugano alte competenze didattiche eaccademiche con una solida organizzazioneamministrativa; la preparazione che offrono, eil prestigio del nome, sono un biglietto davisita eccelso per entrare nel mondo del lavoro. E me ne sto rendendo conto proprio in questigiorni in cui sono alla ricerca di uno stage e di una prima esperienza lavorativa. Ma non mi fa paura competere con studenti di Cambridge o di Harvard, perché la scuola pubblicaitaliana mi ha dato tanto.Quello che volevo dirle è che io non sarei qui senza quei cinque anni tanto amati e tanto odiati nelTacito di Terni. Mi ha insegnato il metodo, il rigore, l’analisi, la precisione e la capacità di sintesi. Mi ha permesso di coltivare la mia passione per le lingue, senza le quali una laurea in relazioniinternazionali è senza valore. Lo studio del greco e del latino, lingue morte tanto biasimate, mi hanno insegnato il senso della sfida:le lingue orientali sembrano meno impossibili se si pensa che c’è stato un tempo in cui si è compresol’ottativo e si è tradotto da un alfabeto totalmente estraneo. Senza quei ritmi serrati che mi hanno insegnato a coniugare quotidianamente esperienze curricolaried extracurricolari non sopravvivrei in queste dure settimane a metà tra lavoro, studio e preparazionedi concorsi.Non di meno, il livello degli insegnanti è elevato, tanto da essere paragonabile a quello universitario. Poche volte, in ambito accademico, ho incontrato professori al suo livello, o a quello di alcuni suoicolleghi, con tanta passione e un’infinita capacità di trasmettere l’amore per la materia, e per laconoscenza in generale, agli studenti. Sono uscita da quel liceo con tanto senso critico e un bagaglio culturale invidiabile. E questo non dipende soltanto dal fatto che fossimo una buona classe, ma che fossimo seguiti daprofessori eccelsi che ci hanno sempre saputo valorizzare.Me ne resto a Parigi ancora per un anno e mezzo, quasi sicuramente. Sto in un master in affari europei e spero di passare il concorso per la Commissione europea aBruxelles. Ho rinunciato al concorso per la diplomazia italiana perché è semplicemente medievale. In più, non ci sto a rappresentare l’Italia all’estero. Se di diplomazia si tratta, che sia europea.La saluto dicendo che non ci sto quando i politici attaccano la scuola pubblica italiana, perché soquanto vale. Tenete duro!!!

Parigi, 4 marzo 2011 Un abbraccio, Gilda

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Serve a qualcosa studiare?

A volte capita. Capita che una provocazionegiornalistica susciti reazioniemotive e impegnate riflessioni. E’ successo di recente in terzaliceo dove un’alunna, MariaCaterina, ha proposto di leggere l’articolo di Ivo Diamanti, pubblicato recentemente suRepubblica.it, dal titolo Cariragazzi, non studiate!L’amara requisitoria del giornalista ripeteva -con dubbio gusto per i giochi antifrastici- l’invito a non studiare, e soprattutto nellascuola pubblica, perché poco onulla utile ai fini lavorativi e diaffermazione, in una societàdove contano veline e calciatori e dove sono clientelee parentele ad avere la megliosul merito. Di qui reazioni diverse: sconcerto, dolore, assenso, ripulsa …Ne è nato un dibattito, che hacoinvolto anche la classe seconda e che si è arricchitodel contributo della mailricevuta nel marzo scorso daGilda, un’ex alunna (maturità2007), che reagiva a una analoga provocazione. Ve la proponiamo con l’auspicio di suscitare un dibattito sul valore della cultura e sul ruolo della scuolapubblica, insieme alle lettere dirisposta al giornalista, due tra letante, spontaneamente prodottein classe II e III IF.Prof.sse Annarita Bregliozzi

Marisa D’Ulizia

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Le serie difficoltà dei giovani e le prospettive incerte stanno mettendo a rischio il loro futuro e quello del Paese. La crisi, chedal 2008 sta colpendo il Paese, ha aggravato ancora di più il problema e sono i giovani a subirne i contraccolpi più forti.È l’allarme lanciato da Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, secondo cui: la crescita economica non può fare ameno dei giovani né i giovani della crescita…le difficoltà da loro incontrate” -ha aggiunto- devono preoccuparci non solo perequità ma per un problema di inutilizzo del loro patrimonio di conoscenza e capacità di innovazione, quindi, uscire dallastagnazione riavviando lo sviluppo con misure strutturali è oggi una priorità assoluta della politica economica del nostro Paese.Un periodo drammatico per il Paese giunto sull’orlo del baratro in cui è difficile andare avanti. Stiamo assistendo pertanto adun vero e proprio esodo, un’ondata migratoria che coinvolge i giovani italiani costretti ad andare all’estero per aspirare ad unfuturo migliore.

Infatti, ciò che manca in Italia è uno spazio, uno spazio fisico e mentale che consenta di avere futuro e speranze. Come afferma Mario Calabresi,direttore della “Stampa” nel suo recente Cosa tiene accese le stelle, questa sensazione di apertura e lo stimolo a pensare in positivo sono stati il motoredella nostra crescita nel dopoguerra. Oggi gli ostacoli sono tanti e non ci sono più quelle garanzie e quelle sicurezze che avevano le generazioniprecedenti. È la società stessa che non offre più soluzioni valide per tutti e quindi ognuno è costretto ad intraprendere un percorso individuale. È proprio all’interno di questo clima di sconforto e di rassegnazione che il nichilismo e la sfiducia prendono il sopravvento. Viviamo in un presente dilaniato e paralizzato in cui manca ogni riferimento al passato e ogni idea di progettazione futura. Oggi, quindi, tutto è nelle nostre mani e soltanto la grinta e la determinazione ci consentiranno di affrontare le sfide raggiungendo un esito positivo.Lo studio, quindi, è la carta vincente in un periodo in cui i giovani italiani non investono più nel loro futuro perché sono attanagliati da un malesseree da uno sconforto che genera in loro soltanto delusione nel momento in cui si misurano con la realtà di un Paese che non crede più in loro. Pertanto, è necessario studiare poiché è la cultura che rende liberi, critici e consapevoli.Studiare, tuttavia, non ha come unico obiettivo il titolo di studio, perché nessun titolo di studio può garantire una riuscita automatica. L’importante è invece credere nelle proprie capacità e non smettere mai di aspirare ad un futuro migliore convinti che saremo noi giovani a decidereil nostro futuro, dando una svolta definitiva ad un Paese che sta collassando. Oggi, infatti, che cos’è l’Italia se non un Paese in cui regna l’indifferenza e il convincimento che per fare la velina, il tronista e il precario non sianecessario avere una cultura, perché l’importante non è essere ma apparire? Siamo noi giovani italiani che non dobbiamo mostrarci passivi ed indolenti nei confronti di questo cambiamento radicale che ci sta travolgendoaffinché le nostre menti non siano soggiogate. Ragazzi, studiate: meglio critici che ingenui! Novell i Vanessa II IF

La Provincia di Terniper la cultura

L o s t u d i o , c a r t a v i n c e n t e p e r i g i o v a n i i t a l i a n i

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Caro direttore, leggendo quella che io definirei, almeno in parte, una sua provocazione, mi

sono trovata a provare diverse sensazioni. Lei ci suggerisce di non studiare perchédella cultura non ce ne faremo niente, perché al giorno d’oggi sono avvantaggiatii tronisti, le veline, i “figli di papà” che molto spesso non sanno neanche cosavoglia dire passare gli anni più belli della vita sopra a dei libri che ogni singolopomeriggio ti osservano e ti incitano ad aprirli, seppur controvoglia. E’ vero, devo ammetterlo, sembra che frequentare un liceo, un’università, oggiequivalga a studiare inutilmente, a sprecare del tempo prezioso. Effettivamentenon posso negarlo, perché ne faccio esperienza quotidianamente: mia sorella, 28anni, laureata in economia e commercio a pieni voti, specializzata in marketing egestione delle aziende è disoccupata da circa un anno. A poco servono i continuicolloqui, dato che la maggior parte delle volte è superata da qualcuno che ha lefamose conoscenze, oppure i progetti che l’azienda si era prefissata di attuare nonpartono neanche più, o le aziende non riescono ad assumere nuovo personale inquanto sono già in crisi con quello esistente. Intanto, lei non ha un lavoro, nonpuò sposarsi, non può costruirsi una famiglia, perché farlo sarebbe un suicidio:significherebbe far nascere un bambino, pur essendo consapevoli di dargli unfuturo incerto, in cui la precarietà regna sovrana. Che cosa dovrei pensare di questarealtà, allora? Dovrei davvero continuare a studiare, ad impegnarmi, a sacrificarmi,se poi so che non c’è spazio per me nel mondo del lavoro? Dovrei davvero continuarea sentirmi umiliata quando persone che hanno una cultura nettamente inferiorealla mia riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati? Non ci sto. Nella mia vitaho sempre mal sopportato le ingiustizie ed essere posti in un angolo dopo che peranni hai faticato è un’ingiustizia. Un’ ingiustizia bella e buona!

Ma se da un canto studiare sembra essere una perdita di tempo, perchécomunque non riesci ad acquisire nella società il ruolo e l’incarico che vorrestiricoprire, dall’altra mi chiedo che cosa sarei io senza lo studio. Potrei godermi lamia adolescenza in completa tranquillità senza più l’ansia dei compiti e delleinterrogazioni quotidiane? Sì. Potrei uscire tutti i giorni con gli amici senza doversentirmi in colpa perché non ho finito di studiare il paragrafo di storia per il giornosuccessivo? Sì. Ma sarei davvero me stessa? Sarei davvero felice di avere questoillimitato tempo ozioso sine dignitate? Non sentirei la mancanza dei libri, dellostudio, delle parole che ti penetrano l’animo e ti fanno riflettere, hanno un effettocatartico, ti educano, ti fanno crescere? Non possiamo privarci della cultura. Lo studio deve essere pane per i denti, ti rende critico e consapevole della realtàin cui vivi, ti permette di scegliere il Bene ed è l’unica cosa che ti fa sentireveramente libero.Non possiamo smettere di andare a scuola, né tanto meno all’università perchéscegliere una facoltà significa essere consapevoli di quello che si vuole diventare,che non significa necessariamente ricoprire chissà quale alto incarico, ma vuol

dire sentirsi realizzato, appagato, libero e felice delleproprie scelte.Non si può abolire l’istruzione, la cultura e la scuola.Non possiamo estirpare le nostre radici che si nutrono dicultura da sempre. Lei pensa davvero che assumere untale atteggiamento può portare a un miglioramento? Se accogliessimo la sua tesi, da qui a qualche annosaremo tutti degli ignoranti, dei deficienti, nel senso chemancheremo di una parte della nostra formazione. L’Italia sarà un paese di asini; è davvero questo chevuole? Desidera davvero una degradazione e un cosìtotale annientamento degli italiani?

Concludo dicendo che credo fermamente nellaformula umanistica homo faber fortunae suae e, dato chenon ho mai amato raggiungere facilmente lo scopo chemi ero prefissata, ma ho sempre avuto un certo interesseper le sfide, accolgo anche questa. Continuerò a studiare,proprio così come ho sempre fatto, in primis per la miaformazione culturale, poi perché la speranza è l’ultima amorire e, se devo sperare in un futuro che non siaprecario come è la realtà attuale, allora voglio forgiare ilmio destino senza che nessuno mi tolga la voglia diandare avanti per la mia strada.

Sara Paciosel l i III IF

Alessandro Pieroni II IF

Caro diret tore

� Analisi della postura

� Ipertermia

� Onde d’urto focalizzate

� Rieducazione ortopedica

� Rieducazione posturale globale

� Tecarterapia

� Test di valutazione e rieducazione isocinetica

Terni - Via Botticelli, 17 - Tel 0744.421523 - 401882

Fisioterapia e RiabilitazioneDir. San. Dr. Michele A. Martella - Aut. Reg. n. 8385 del 19/09/01

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All’inizio del 2010, causa il contagioso entusiasmo di alcuni giovaniternani formatisi per operare professionalmente nel mondo dellacultura, nasceva l’associazione “NahArti”, che fin dalla scelta delnome dimostrava la volontà di riallacciarsi alle memorie storichelocali traendone linfa vitale per ideare e dar vita a nuove proposteculturali, al fine di far conoscere ed apprezzare il territorioanticamente abitato dalla tribù dei Naharti.Ne nacque in tempi rapidi, intuendo la potenziale attrattiva di unodei molteplici aspetti affrontati dalla mostra dedicata a Piermatteod’Amelia al CAOS, un evento che, ruotando intorno alle operedell’eccelso pittore rinascimentale dislocate in contesti extra-museali, offriva il pretesto per invogliare turisti e conoscitori avisitare alcuni centri minori, fornendo al contempo l’occasione dientrare in luoghi altrimenti inaccessibili. L’appuntamento era inoltre abbinato ad un convegno che fu tenutonella meravigliosa cornice di Palazzo Petrignani: il tutto -visiteguidate agli itinerari comprese- ebbe la durata di tre giorni e fuincoraggiante il notevole afflusso di pubblico che vi partecipò.Anche se l’associazione sembrava nata per gioco, visto quel primoinaspettato successo i NahArti ci hanno preso gusto. Ad Aprile 2011 promuovono così l’evento “Amelia, la piccolaRoma”, dove si alternano una giornata di studi incentrata sui palazziamerini e sulle loro pregiate decorazioni di età manierista e baroccae visite guidate al centro storico che includono non solo le lussuosedimore d’epoca ma pure le Cisterne romane, il Teatro settecentesco,il Museo archeologico. Il secondo giorno registra un boom di presenze, specialmente dipersone provenienti da fuori regione, in prevalenza da Roma. Era inevitabile pertanto che anche a Terni, presto o tardi, ci siaccorgesse della loro preparazione e competenza: così, nell’ultimofine settimana di settembre, l’associazione NahArti ha organizzatoe realizzato per la prima volta in città un ambizioso progetto diapertura straordinaria di beni culturali solitamente chiusi alpubblico, offrendo visite guidate gratuite a residenze storiche, inalcuni casi di proprietà privata.L’Assessorato alla cultura ha patrocinato la loro idea, avendo così lapossibilità di fare dono all’evento Terni On, la nostra Notte Bianca,di una sferzata di cultura in più, aprendo le porte dei palazzi nobiliaritra i più interessanti del centro storico. Un’occasione ghiotta sia per i cultori della storia dell’arte, sia per ipiù curiosi che non si trincerano dietro un “tanto a Terni non c’èniente da vedere”. I NahArti hanno dato vita a piacevoli visite guidate, supportati, perquanto riguarda il primo appuntamento del pomeriggio a palazzoGiocosi Mariani, dagli studenti del Liceo Artistico Metelli. All’interno dell’edificio, i visitatori sono stati accompagnati daibrani eseguiti dai musicisti dell’Istituto Briccialdi che qui ha sede;nel mentre hanno potuto ammirare gli splendidi affreschi fiamminghidel Cinquecento. A palazzo Morelli, distante pochi passi, è stato protagonista il grandesalone ricco di allegorie di gusto barocco voluto dal cardinaleSaverio Canale, protettore delle scienze e delle arti. L’ultima visita in programma è stata quella a palazzo Gazzoli,dimora della più potente e filoclericale famiglia ternana, sorto su

preesistenze romane testimoniate dalla vasca termale, dai mosaicie dalle scuderie edificate sulle strutture del teatro romano. Il palazzo ha conseguito le forme attuali alla fine del Settecento edè tornato agli antichi fasti solo dopo i recenti restauri che hannorestituito intatto il suo grande fascino di edificio “stratificato” neisecoli.Poi, sulla scia delle Giornate Europee del Patrimonio, c’è stata lapossibilità di raddoppiare l’offerta e di aprire le porte di altre treresidenze storiche. Nella silenziosa mattina che ha seguito gli stravizi della NotteBianca è stata la volta di palazzo Montani Leoni: attuale sede dellaFondazione CARIT, era una magione aristocratica fondata daiFazioli nel XVI secolo, ma venne notevolmente modificata inseguito all’apertura di Corso Tacito: presenta oggi al suo internosignificative decorazioni liberty. Nel pomeriggio è stata la volta di palazzo Spada che ha saputostupire i moltissimi che, pur abitando nella città di Terni, nonavevano mai avuto occasione di osservare da vicino il vasto edoriginale ciclo ad affresco opera di Karel Van Mander, artistafiammingo giunto da Roma per lo stretto legame che univa ilconte Michelangelo Spada alla corte pontificia. L’ultima visita proposta è stata a palazzo Bianchini Riccardi:anch’esso sorto su antiche vestigia di età romana, presentaun’imponente quanto misurata facciata rinascimentale, compostada un lieve bugnato che offre tenui passaggi di luce e presental’edificio come vero e proprio orgoglio d’arte per la nostra città. Al suo interno le grottesche cinquecentesche e gli stucchi fanno dacornice a scene riprese dalla mitologia greco-romana, di cui è statospiegato il loro carattere allusivo agli interessi del committente,Ludovico Rosci, amante dell’arte, erudito, raffinato collezionistae proprietario di una ricca biblioteca, membro dell’Ordine deiCavalieri di Malta e protetto da Paolo III Farnese.Il bilancio, alla fine del week-end, è stato quello di un autenticosuccesso in termini sia di critica che di affluenza. Alcuni giornali scrivono che per la prima volta Terni è apparsa aivisitatori che hanno partecipato agli itinerari urbani in programma“come una città non solo industriale, ma polo artistico emonumentale in grado di competere con le altre città dell’Umbria”. L’ottimo risultato riscosso presso il pubblico, inoltre, non può faraltro che regalare ulteriore slancio ai NahArti, che si sono giàriversati sul lavoro di progettazione dei prossimi impegni peroffrire nuovi spunti e temi di interesse, agire in nome dellavalorizzazione di un territorio ricco di storia e di arte e nonsoltanto delle acque della Cascata e delle vestigia contemporaneedell’industrializzazione. Pare proprio, in definitiva, che i tempi siano maturi per potersfruttare turisticamente il patrimonio storico di Terni insieme aquello naturalistico e alle peculiarità antropiche della zona,unitamente alle eccellenze eno-gastronomiche, alla possibilità didedicarsi al relax e al benessere e di praticare sport outdoor, senzamai dimenticare le numerosissime attrattive del territoriocircostante, colmo di opportunità in attesa di esser colte e fruiteda tutti. Federico Li Gobbi

L’associazione NahArti e la sua missione: valorizzare il patrimonio storico della città e del comprensorio

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Incredulo da qualche giorno e allo stesso tempo perplesso, Osvaldo, contadino settantenne diCollescipoli, da anni dedito alla cultura agricola e al lavoro nei campi, la sua vita, la sua passione.A inquietarlo il ritrovamento in uno dei suoi campi del corpo di un animale morto, che più cheanimale sembra essere un mostro, una sorta di incrocio tra un grande cinghiale, la testa di un maialee la bocca di un lupo. Grande e pesante, ben 164 Kg, il pelo corto color ruggine e la testa incassatanel corpo senza collo, il muso senza peli, liscio e bianco come quello di un suino, gli occhi bianchi,i denti aguzzi e grandi più di un lupo, le zampe simili a quelle di una capra. Che roba è? -si domanda Osvaldo da giorni- Giaceva morto a terra con le zampe sporche diterriccio e fango, la bocca digrignata come se volesse ancora mordere. Mai visto un animale delgenere! A vederlo bene sembra proprio una mutazione genetica, simile a quelle che si vedono in tantifilm americani di fantascienza, ma qui non c’entra, qui il mostro è in carne e ossa.

Non si sanno le cause della sua morte, non si sa neanche di che cosa possa nutrirsi una creatura del genere e neanche quanti anni abbia. Una cosa è certa, la sua fisicità è spaventosa. Quando l’ho trovato -continua il contadino- pensavo fosse un cinghiale, ma è strano trovarli da queste parti, così ho chiamato il mio veterinariodi fiducia, ma neanche lui a parte le ipotesi è stato in grado di identificarlo.Sembra strano perché l’animale, privo di coda, orecchie e organi di riproduzione, tipici di tutti gli animali, presenta invece, al suo interno un apparatoorganico identico a quello di un maiale. Le ipotesi fornite dal dott. Fulvio Rossini, veterinario spoletino, sono due. La prima è che potrebbe trattarsidi un animale nato dall’accoppiamento riproduttivo tra una scrofa e un cinghiale, difficile da credere se pensiamo che il maiale e il cinghiale pursimili nel genere non potrebbero mai accoppiarsi, per la loro diversità istintiva sita nella loro naturale predisposizione, ma pur sempre un’ipotesi.La seconda è che si tratterebbe di una malformazione avuta nel feto, magari di un animale simile al cinghiale. Come esistono le malformazioni umane lo stesso potrebbe essere accaduto per l’animale in questione. Supposizioni che non trovano una veritàscientifica ma che cercano di spiegare questo fenomeno anomalo quanto impressionante. Segnalazioni passate della sua presenza o di uno stranoavvistamento non sono mai giunte al Corpo Forestale dello Stato, tanto meno gli abitanti della zona non hanno mai notato qualcosa del genere. Non ci sono animali uccisi, tracce del passaggio di questa creatura. Non resta che fare delle supposizioni. Dalle analisi del sangue effettuatesull’animale e dalla successiva autopsia, non ci sono chiare tracce di sostanze nutritive assimilate, neanche nello stomaco, informazioni importantiche avrebbero permesso l’identificazione alimentare, ciò di cui si nutre la creatura. L’ipotesi allora più accreditata è che forse sia morto di fame e questo spiegherebbe anche la mancanza di ferite o perdite di sangue sul suo corpo.Sempre nel segno del dubbio l’idea che l’animale sia nato da un parto naturale tra due maiali o cinghiali e che l’allevatore fino a quando l’animaleera piccolo ha deciso di tenerlo, magari sorpreso dalla sua forma mostruosa, poi, cresciuto troppo, abbia deciso di liberarlo e questo, trovandosi senzanutrimento, sia morto perché non abituato a cacciare. Non risultano, inoltre, dichiarazioni da parte di allevatori che in passato abbiano denunciatola nascita di un animale particolare. La sua origine è sconosciuta, uno scherzo cromosomico? Chi sa? Forse veramente un mostro. E se il mostro avesse altri figli sparsi in giro? Se qualcuno allevasse di nascosto creature mostruose come questa o si divertisse a fare degli strani incroci genetici? Non perdiamo tempo in futili fantasie, sarà stato solamente un caso. Anche se, da quando Osvaldo ha fatto questo ritrovamento, sia lui sia i suoicoetanei della zona, controllano con più attenzione ciò che si muove nei campi e se prima pensavano a una volpe, a un istrice o un piccolo innocuoriccio, adesso si pensa a qualcosa di diverso. Lorenzo Bellucci

C o l l e s c i p o l iTrovato in un campo agricolo un animale mostruoso

C A S A D E L L A D I V I N A P R O V V I D E N Z Aresidenza protet ta e residenza comunitaria

05016 Ficulle (TR), zona Cappuccini n° 9Tel. 0763 86021 - Fax 0763 86214

email [email protected]

La residenza è in un ex convento dei fraticappuccini situato su tre piani.

La vita residenziale si svolge tutta alpiano terra, ove sono anche tre ampi

saloni per le varie attività.Scopo principale della casa è recuperaree mantenere, dove possibile, le capacità

cognitive e motorie dei propri ospiti.Il personale, dai medici fino ad arrivare

al personale assistenziale e religioso, è altamente specializzato.

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L a c a s t a s u l t e t t o c h e … c o s t aAnno 2007, mese maggio, i giornalisti Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella pubblicano la prima edizione del libro La Casta nel quale traccianoun quadro impietoso e crudamente realistico della classe politica italiana nel suo insieme senza risparmiare alcun schieramento sia del governoche dell’opposizione. Ne esce il quadro sconfortante di un paese in cui la brama di poltrone spinse ad inventare comunità montane al livello delmare, dove il Quirinale spende più di Buckingham Palace, dove un pasto a Montecitorio costa meno di una qualsiasi mensa aziendale! Ricordo il senso di frustrazione impotente misto ad indignazione provato nel leggere quelle pagine in cui si snocciolavano cifre, dati, tabulati,da far venire prima il capogiro poi un nauseabondo dolore allo stomaco, manco si viaggiasse con il mare forza 7. Allora, come tanti lettori misono chiesto: le cose stanno proprio così? E’ questo che fa la nostra classe politica che puntualmente viene a corteggiare noi elettori ad ognitornata elettorale? Così finiscono i soldi di noi contribuenti ai quali vengono ormai cronicamente chiesti sacrifici per fronteggiare una crisi senzafine? Abbiamo a questo punto un barlume di speranza? Da quella data sono passati quattro anni lunghi come quattro secoli per tutte le vicissitudini storiche, politiche, economiche, interne ed esterne,nazionali ed internazionali avvenute nel frattempo. Sono anche usciti altri libri, altri giornalisti hanno fatto sentire la loro voce polemica controuna classe dirigente sempre più barricata dietro un’oligarchia fatta di privilegi assurdi, sprechi, abusi e soprusi. Basti pensare a La Deriva (2008) degli stessi autori, poi Sanguisughe (2011) di M.Giordano, L’Orda… è perfettamente inutile proseguire l’elencoaltrimenti occuperemmo lo spazio dell’intero articolo. Si tratta di autori diversi sia per formazione culturale che per orientamento ideologico, manello sciorinare dati, fatti, cifre concordano tutti su di un punto: troppo spesso la politica costosa ed impotente… parla di altro dimenticando lereali esigenze del paese e dei suoi cittadini. Puntualmente all’uscita di ognuno dei libri citati scoppia la solita bomba editoriale, migliaia di copie vendute, dibattiti, forums, conferenze, specialtelevisivi, gazzarre in diretta tra esponenti del governo e dell’opposizione che si rinfacciano errori ed omissioni… il solito teatrino a cui le reti pubblichee private ci hanno ormai abituati! Insomma dopo tutto questo can-can mediatico, qual è il seguito? Cosa fa di concreto la nostra classe dirigente?Come reagisce ad accuse così gravi? Quali iniziative intende prendere? Risposta: ben poche per non dire nessuna, salvo una serie di promesse,buoni propositi, solenni rassicurazioni destinate a rimanere sulla carta o perdersi nelle onde elettromagnetiche della telecomunicazione. Ciò che si recepisce è uno sconfortante quanto frustrante senso di immobilismo in cui le regole del gioco sembrano già scritte e non possonoessere cambiate per le complesse alchimie degli equilibri politici delle forze in campo. Da una parte abbiamo una compagine governativa sempre più ingessata nei palazzi di potere, attaccata alle proprie poltrone e preoccupata diassicurare i necessari equilibri interni per garantirsi lasopravvivenza fino alla fine della legislatura, dall’altraun’opposizione variegata, eterogenea, spessissimo divisa elitigiosa che anch’essa occupa i palazzi di potere, magari nonai piani alti (sarebbe troppo!) più preoccupata di cercare lacontrapposizione che elaborare un programma costruttivo,serio e soprattutto unitario di vera alternativa al governo attuale.Il premier invece si mostra indaffaratissimo a garantirsi aqualsiasi costo (todo modo!) la propria carica fino al 2013,incurante delle sollecitazioni che gli vengono da varie partidi fare il passo indietro che egli si guarda bene dal fare…il potere logora, ma è meglio non perderlo, secondo quantoha affermato una vecchia volpe della politica italiana,l’on. G. Andreotti. All’esterno degli storici palazzi di poteredove governo e opposizione continuano ad accapigliarsi, sitrova il paese reale con le sue urgenti problematiche, unpaese invecchiato biologicamente con una marea digiovani in cerca di prima occupazione, di precari ormai over40 che reclamano una sistemazione stabile, di pensionatiche debbono tirare avanti con un misero assegno mensile,di padri e madri di famiglia che di punto in bianco si sono trovati senza lavoro e non sanno come campare. Un paese sostanzialmente immobileche non riesce a sfruttare le sue positive qualità universalmente riconosciute (inventiva, genialità, capacità di adattamento) gestito da una castaoligarchica volta soprattutto al mantenimento dei propri privilegi fatti di auto blu, pensioni d’oro, incarichi super pagati, favolosi assegni che sicumulano ecc. Sembra che la storia abbia fatto un brusco passo indietro all’epoca dell’Ancien régime quando oltre i cancelli della dorata reggiadi Versailles c’era il terzo stato che viveva nella miseria o, per stare a casa nostra, ai tempi della Serenissima quando potenti famiglie come iMocenigo, i Dandolo, i Vendramin… lottavano per la supremazia, mentre il resto della popolo doveva imbarcarsi sulle navi a far la guerra controi Turchi, se voleva sopravvivere. Tangentopoli, Parentopoli, Sprecopoli… sono i neologismi divenuti ora di uso comune, tutti puntualmente conil suffisso poli, ma che, per ironia, con la polis (città-stato) e soprattutto con la gestione di essa hanno ben poco a che vedere. Si è creata una frattura sempre più profonda, una vera e propria forbice, tra il paese reale e la classe politica nel suo insieme che il cittadinocomune giudica inadeguata e nella quale non si riconosce. Sintomatici sono gli appelli lanciati sempre più spesso del presidente G. Napolitanoaffinché la politica, non le lotte di potere o peggio quelle di parte, riprenda la sua centralità.I fatti di Roma (non entro nello specifico perché esula dal tema dell’articolo) dove la cieca e deplorevole follia distruttrice di una minoranza benorganizzata si è abbattuta sulla città deturpandola nel suo patrimonio e sui cittadini inermi che hanno visto andare i fumo in pochi attimi anni disacrifici, suonano, al di là delle valutazioni tecnico-politiche di circostanza, come un drammatico campanello di allarme che la classe politica hail dovere di non ignorare. A complicare un quadretto degno delle migliori statuette di via S. Gregorio Armeno a Napoli, ci si mette anche una folla di telepredicatori, comici,vignettisti che rispondono ai nomi di Da Vinci, Fazio, Santoro, Crozza, Gruber, Floris ecc. i quali da tutte le reti pubbliche e private irromponoprepotentemente e puntualmente quasi ogni sera nelle nostre case impartendoci, da perfetti tuttologi, lezioni di politica, di economia, di moralecivica ecc. e girando, come recita un vecchio proverbio, il coltello nella piaga. Ma attenzione! Con questo non si vuole per nulla affatto mettere in discussione la libertà di parola che resta un pilastro fondamentale dellademocrazia e nemmeno mettere in dubbio la giustezza delle critiche che vengono in tali trasmissioni mosse, ma la cosa certa è che il cittadinoin tale situazione si sente sempre più disorientato e sempre meno garantito da uno stato diventato nolente o volente espressione di una ristrettacerchia di persone i cui interessi appaiono lontani anni luce ai suoi. Insomma, se è vero che nel tal settore siamo ultimi, in quell’altro al 37° postoe via discorrendo, ci sarà pure qualche settore in cui la situazione è così catastrofica! In ogni caso, se veramente le cose stanno così, è arrivatoil momento che i signori della casta che si coprono sotto varie sigle, si diano una mossa una volta per tutte e senza ritardi, prima che il paesesfugga loro di mano. La frustrazione e l’impotenza potrebbero tramutarsi in rabbia…Che si diano da fare anche loro a riparare il costoso tetto che occupano e che hanno reso pieno di falle, senza infilare le mani nelle tasche delcittadino, come è stata prassi fino a questo momento. Una via di uscita va trovata perché esiste, basta volerlo.Concludo con le parole del celebre giornalista G. Bocca: Dio benedica questo sgangherato, ma amato paese! Pier lu ig i Ser i

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Un viaggio nella storia di Braccio, Bingo, Don eCantante. E, soprattutto, la scoperta di un luogoimmaginario capace di raccontare vizi e virtùdell'Italia degli ultimi trent'anni. Un romanzo certo complesso, Santa Croce, anche dalpunto di vista della struttura narrativa, e popolato datanti personaggi attraverso i quali si raccontano leesperienze che hanno portato i protagonisti a viverela vicenda legata a Braccio, alla sua malattia e allavoglia, in un modo o nell'altro, di raggiungere unobiettivo, con l'aiuto dei suoi amici.Il libro può essere acquistato presso la libreria Alterocca.

Il 2012, segnerà davvero la nostra f ine?

Interpretazioni sul calendario Maya, inversione del campo magnetico terrestre,impatto con una cometa o un asteroide, variazione dell’inclinazione dell’asseterrestre, allineamento dei pianeti, esplosione di una supernova vicina e formidabilitempeste solari, sono solo alcune delle ipotesi che si stanno sbandierando da moltotempo, da tanti profeti e su tutti i canali dei mass-media.Tutti i cittadini interessati a questo argomento e desiderosi di approfondimenti, nonpotranno mancare all’appuntamento di sabato 26 novembre a Terni, PalazzoPrimavera, Via Giordano Bruno, 3 (inizio ore 17.00), dove il famoso astronomotorinese Walter Ferreri presenterà il suo libro: La verità sul 2012. Autore di una ventina di libri di carattere astronomico che spaziano dalla fotografiaastronomica, ai cannocchiali e telescopi, al Sole, alla Luna fino a spingersi ai confinidell’Universo alla ricerca di forme di vita, Walter Ferreri ha prontamente rispostoal nostro invito e ci regalerà un pomeriggio davvero interessante.

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A = E6, F8, G2, G4, G7 B = E7C = B3, B4 D = B7, F4E = A2, C2, C4, D2, D5, D8, F2, F5 F = A8 G = G6I = B1, B8, C7, E8 L = F1, F6, F7, G3N = A1, A6, C1, D3, E4, G5O = B2, B5, E3 P = E2R = D7 S = A3, A4, C6, D1, E1, E5 T = D4U = A5 V = C3, G1

L’autore dell’aforisma è Stanisław Jerzy ...

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C o m p o s t o a p i ù m a n iLo scritto, composto a più mani e a più pensieri dasemplici cittadini, non impegnati nella politica attivache, liberatisi della dicotomia destra-sinistra, si accordano,non ideologicamente né a difesa di padroni, sul dafarsi e sui comportamenti da tenere. Nessuno, tra noi,è interessato al vigente mercato politico o amministrativo;ci limitiamo ad indicare proposte, progetti, azioni perla città. Ci rivolgiamo a chi è nauseato dai vergognosiesempi messi in mostra, vuoi dall’omuncolo smaniosodi potere, vuoi da quello che tenta di sbarcare il lunariocon la politica. Penseremo ai giovani, per cercare dioffrire loro un futuro migliore. Non indicheremo chi,a nostro parere, dovrebbe essere eletto. Segnaleremoinvece la tipologia del candidato che, per il bene delleistituzioni, dovremmo evitare di eleggere. Ci impegneremo perché gente senza arte né parte nonseguiti a fare del male al decoro pubblico. Ci siamo autoeletti Senatori della città. L’investitura è legittima perché riteniamo di averecarte culturali e morali in regola e perché siamo prontia dare senza chiedere, men che meno denaro pubblico. Pensiamo anche che dopo due mandati i politicanti,se si sentono così importanti e sempre che lo sianodavvero, invece di brigare per continuare la loroopera, spesso devastante, dovrebbero mettere il lorosapere a disposizione dei giovani della città, giovaniintelligenti, colti, attivi, quelli che intendono vivereesclusivamente con il proprio ingegno e con il propriolavoro. La precisazione si impone poiché la politicava sempre più infoltendosi di personaggi che maihanno lavorato e che sono privi delle capacità dicontrollo necessarie alla gestione anche solo di unabancarella di semi salati. Questi avventori, tuttavia, vogliono farci credere disaper amministrare i nostri beni comuni!Il libro è gratuito per tutti coloro che ne faranno richiesta.

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Senatoridel la c i t tà

La pubblicazione curata dall’ex giocatore rossoverde e dal giornalista ternano,Ivano Mari, ripercorre, nella prima parte, la carriera del calciatore ternano ed ècorredata da tantissime fotografie che raccontano i momenti più interessanti. Nella seconda, invece, Riccardo racconta degli aneddoti curiosi (gioie, liti furiosecon allenatori, grandi gesti di generosità) che hanno caratterizzato la sua esperienzamentre la terza parte raccoglie le testimonianze di allenatori, dirigenti ed excompagni di squadra che hanno condiviso con Riccardo la splendida avventuracalcistica. Nella quarta ed ultima parte, invece, c’è l’album dei ricordi con Riccardoalle prese con giocatori del calibro di Maldini, Totti, Zanetti, Veron, Materazzi,Mihajlovic, Mexes, Buffon e tanti altri campioni ancora. L’intero ricavato della vendita del libro verrà destinato all’acquisto di unmammografo digitale da donare all’Ospedale di Terni. Da segnalare che prima della partita di addio al calcio di Zampagna, che si èdisputata al Liberati la sera del 2 luglio 2011, Riccardo ha consegnato a “Terni XTerni anch’io” un assegno di 20.000 euro, quale prima tranche della vendita dellibro per l’acquisto del mammografo digitale. Si spera che con l’arrivo del Natale si possano vendere altre copie per aumentareil contributo e procedere con un ulteriore versamento.

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Storicamente il problema della tolleranza sipose a partire dalla Riforma protestante,quando l’unità religiosa del mondo cristiano sispezzò e il potere politico si trovò a doversiconfrontare con sudditi che aderivano ad unapluralità di credi differenti. La tolleranza dunque venne a porsi con grandeurgenza come problema non solo teologico-religioso ma anche politico e giuridico. In questa situazione l’Europa visse tra ilCinquecento e il Seicento un periodo di forteinstabilità e di guerre di religione e si assistetteal trionfo dell’intolleranza. Vi era infatti diffusa, sia tra i cattolici che tra iprotestanti, la convinzione che la fede fosse lacondizione necessaria per la salvezza del-l’anima e che essa fosse incarnata in un com-plesso di dottrine dogmatiche (ortodossia) e inun’organizzazione ecclesiale esclusiva chedovessero valere in modo assoluto come verità. Se questa era la premessa, risulta chiaro comel’errore dovesse essere perciò perseguitato contutti i mezzi, anche con la forza, se si volevanosalvare le anime. In tale situazione cominciarono a levarsi,seppur isolatamente, voci e movimenti a favoredella tolleranza religiosa. Le spinte provenivano da vari fattori: quelloteologico-religioso, quello politico, quelloculturale, quello economico. È proprio nell’ambito teologico e religioso chenacquero idee a favore della tolleranza.In campo cattolico cominciarono a diffondersile posizioni umanistiche di Erasmo da Rotter-dam che ponevano il valore del Vangelo e dellacarità al di sopra della ortodossia dogmatica,mettendo l’accento sulla libera scelta dellacoscienza in fatto di religione. In campo protestante si svilupparono, sotto laspinta del principio luterano del libero esamedei testi sacri, tutta una serie di sette che rinun-ciavano al fanatismo dottrinale per sostenereforme chiare di tolleranza. Ad esempio i cosiddetti Sociniani (dai fratelliFausto e Lelio Socini da Siena) che a livellodottrinale si distaccavano sia dai cattolici chedai luterani, poiché negavano la Trinità, ilpeccato originale, la predestinazione e lamediazione della Chiesa tra uomo e Dio, esostenevano, nel loro catechismo del 1605, la

Problema della tolleranza nel cinque-seicentotolleranza tra i loro princìpi fondamentali. Essa per i sociniani era il frutto del ricorso allaragione critica per interpretare la Bibbia e dellaconvinzione della preminenza dell’etica sulladogmatica, cioè della idea che l’essenza delcristianesimo si trovasse non in una serie didogmi ma nel messaggio evangelico del-l’amore e della carità, messaggio che, a loroavviso, concordava con le esigenze dellaragione. Anche la separazione dello Stato dallaChiesa era per loro condizione essenziale perl’affermazione della tolleranza.In Inghilterra il latitudinarismo insisteva sullaesistenza nel cristianesimo di un nucleo diverità fondamentali comuni a tutte le chiese,fondate sulla Scrittura e ammesse da tutti. Per questa setta le divergenze dottrinali nonpotevano essere motivo di divisioni e intolle-ranza in quanto riguardavano questioni oscuree incomprensibili.In Olanda gli Arminiani (da Arminio prof.all’Università di Leida) contestavano la rigidadottrina calvinista della predestinazione,secondo la quale Dio dall’eternità aveva giàstabilito chi si sarebbe dannato e chi si sarebbesalvato indipendentemente dai meriti indivi-duali e sostenevano la responsabilità e la colla-borazione dell’uomo alla propria salvezza,attraverso le opere buone. Questo principio della libertà umana li portavaa sostenere il pluralismo religioso e quindi latolleranza. Dietro questa posizione tollerante c’era laspinta della ricca borghesia dei ceti mercantiliaperti al pluralismo ideologico e al pacifismo.Quanto al contributo al dibattito sulla tolle-ranza del fattore politico, esso era inevitabiledal momento che gli scontri religiosi andavanoad incidere negativamente sulla pace sociale ein qualche modo lo Stato doveva intervenire.Si cominciò a discutere sul rapporto Stato-Chiese e, accanto alla posizione che sostenevala necessità da parte dello Stato di far propriauna dottrina religiosa e di imporla a tutti, siandava sviluppando la concezione secondo cuiStato e Chiese devono essere separati, avendolo Stato come compito primario quello digarantire a tutte le posizioni religiose la libertàdottrinale e di culto. In altre parole cominciò a nascere la dottrinadello Stato laico e aconfessionale. Era la posi-zione di Johann Crell, convinto sociniano, o diJohn Milton e molti altri fino a John Locke.Anche il fattore culturale contribuì in mododeterminante all’affermarsi dell’esigenza di uno

spirito di tolleranza.Sulla scia della rivoluzione umanistica erinascimentale, che poneva al centro l’uomocome soggetto libero e razionale e la naturacome oggetto di ricerca e di conoscenza,cominciava ad affermarsi la rivoluzione scien-tifica, ossia lo studio sperimentale della naturaalla ricerca delle leggi che la regolano. In tal modo l’uomo moderno sconfiggeva lavecchia cultura aristotelica e la sua coscienzadiventava il centro della libera scelta anche incampo religioso.Da ultimo il fattore economico: con l’emergeredella nuova classe borghese e soprattutto nellaseconda metà del Seicento con lo sviluppo delcapitalismo finanziario e commerciale nasceval’esigenza di superare le divergenze religioseper preservare relazioni sociali stabili e pacifi-che che favorissero i commerci.È il caso soprattutto dell’Olanda che, per la suapolitica di tolleranza, divenne rifugio di moltiperseguitati religiosi europei e sviluppò unanotevole floridezza economica, al contrariodella Spagna che, con la sua politica intolle-rante e inquisitoria, che condusse alla espul-sione degli ebrei e degli arabi, ostacolò laformazione di un forte ceto borghese e si avviòcosì al declino economico e politico.

Marcel lo Ricci

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A = A1, A4, B7, C4, C7, E5, F6D = B3E = A7, B4, D1, D8, G2G = E4I = C2, D5, E7L = A2, A3, B5, B6, F4M = D2, F7N = D6O = D3, F8R = A8, C8, E1, E2, G1S = A6, C6, F1T = C3, D7, E6U = F2V = C1X = B1Y = E3Z = F3

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QQuasi un mese fa è morto uno degli uomini che ha collaborato a rendere il mondo “di allora” il nostro mondo contemporaneo, quello stesso mondocontroverso e complicato che tanto ci debilita ma che tanto amiamo, in fondo, anche se non lo ammettiamo poi così spesso.Un uomo che non verrà dimenticato facilmente: un uomo che, con i suoi difetti e con i suoi pregi, ha saputo emozionare e dare un esempiodecisamente importante e valido da seguire.Un egoista, un cinico e un egocentrico, chiaramente, che è riuscito a cambiare le vite di milioni di persone, portando un’azienda nata da un sognodi libertà a diventare l’azienda leader nel suo campo, paragonata a un tiranno, che però tanto ha dato alla nostra società.Una persona senza paura di andare controcorrente, un grande uomo che ha saputo giocare le sue carte nel modo migliore e nel momento piùappropriato, pur facendo i suoi errori e pagandone le conseguenze. Un uomo che ha fatto scelte assolutamente opinabili e ostacolate da molti, mache è riuscito a farsi valere, fino alla fine, anche sul male che lo ha afflitto negli ultimi sette anni e che, normalmente, porta a morire entro un annodalla contrazione della malattia.Steve Jobs non potrà essere semplicemente un uomo che verrà ricordato negli annali, nei libri di storia e negli articoli specializzati: il suo nome rimarràben impresso nel cuore e nella mente di coloro che devono ringraziare Steve per il lavoro che ha fatto e per il gigante che ha messo in piedi e chesta guidando le imprese del settore verso un mercato completamente nuovo.Ma Steve Jobs non era solo un genio del marketing (oltre che di informatica, chiaramente): era un uomo in grado di incantare intere masse dipersone, non solo con le sue creazioni, ma anche con le sue parole, che hanno saputo commuovere e stimolare alcune delle ultime generazioni acontinuare sulla propria strada. In un momento come questo di crisi e incertezza una personalità del genere ha svolto un compito importante, dando fiducia a chi, di fiducia, ne vedeben poca e dando l’esempio a chi, di esempi validi, ne ha avuti davvero pochi.Penso non ci sia conclusione migliore di uno stralcio del discorso che ha tenuto a Stanford qualche anno fa e che penso dovrebbe essere fatto vederenelle scuole medie e superiori, ovviamente unite ad un’opera di risveglio delle coscienze per cercare di scuotere dall’apatia che sta divagando lemasse di coloro che sono il futuro dell’oggi e del domani.Bisogna trovare quel che amiamo. E questo vale sia per il nostro lavoro che per i nostri affetti. Il nostro lavoro riempirà una buona parte della nostra

vita, e l’unico modo per essere realmentesoddisfatti è di fare quello che riteniamo essereun buon lavoro. E l’unico modo per fare un buonlavoro è amare quello che facciamo. Chi ancora non l’ha trovato, deve continuare acercare. Non accontentarsi. Con tutto il cuore,sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie d’amore,diventerà sempre migliore mano a mano che glianni passano. Perciò, bisogna continuare acercare sino a che non lo si è trovato. Senza accontentarsi. Chiara Colasanti

NNon ci sono dubbi sul fatto che la sua eredità,sia morale sia tecnologica, continuerà a vivereanche dopo la sua morte, influenzando il mododi vivere di tantissime persone. Una perdita di valore mondiale Steve Jobs,scomparso poco più di un mese fa, dopo avercombattuto per anni contro una grave forma ditumore al pancreas.

Un grande uomo che ha saputo nell’arco della sua intensa vita, rivoluzionare il modo di comunicare tra le persone e vedere il mondo, regalando lameravigliosa possibilità di interagire attraverso la tecnologia in modo nuovo, cambiando il rapporto tra mondo digitale e vita reale. Steve Jobs con il suo ingegno, la sua tenacia è morto all’età di 56 anni, troppo presto per un genio del suo calibro, gettando le basi della modernaindustria hi-tech, è stato il leader buono del grande dono: la Apple. Grazie a lui si sono aperte le porte di una nuova era, dove il digitale di altadefinizione ha raggiunto livelli mai visti prima e le capacità interattive dei computer, iPod, iPhone e ultimo iPad sono diventati straordinari, ingrado di cambiare anche i nostri gesti e la nostra idea di realtà. La Apple sotto la sua guida è stata la fautrice di una sorta di rivoluzione industriale,non solamente per i numerosi posti di lavoro impiegati nella realizzazione dei prodotti, ma soprattutto per la creazione di una linea basata tutta sulprincipio del touch screen, dell’interattività dei contenuti e lo scambio degli stessi tra diverse forme di dispositivi. Nella vita conta solamente unacosa: quello che lasci dopo la tua esistenza, il senso del tuo vivere, il cambiamento o miglioramento che porti con le tue idee. Steve Jobs, è statouno dei rari uomini a cambiare il mondo, regalando all’umanità intera, qualcosa di prezioso e utile. Figlio di una ragazza-madre che lo diede in adozione, Jobs ha avuto un’adolescenza difficile, tra povertà e speranza, e quando nel 2004 gli fudiagnosticato un tumore al pancreas dal quale poi guarì, nel 2009 fu sottoposto a un trapianto di fegato. Una salute difficile e piena di ostacoli, maciò nonostante una grandissima forza di volontà, tanto da portarlo ad andare avanti e credendo nei suoi progetti. Memorabile il suo discorso nel giugno 2005 agli studenti della Stanford University in California, un discorso diventato un vero testamento moraleai giovani e che da anni spopola sul Web. Stay hungry, stay foolish, Restate affamati, restate folli -disse commosso ai giovani- Il vostro tempo èlimitato, allora non buttatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciate che il rumore delle opinioni degli altri affoghi la vostra voce interiore.Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno già cosa voi volete davvero diventare. Tutto il restoè secondario. In quell’occasione Steve Jobs ha descritto ai ragazzi in procinto di concludere il loro percorso di studio non un futuro roseo e digloria, non ha parlato dei suoi successi o delle sue idee geniali, ma ha parlato dei suoi fallimenti, di quando lasciò l’università, delle continueindecisioni che lo tormentavano, del suo licenziamento alla Apple. Perchè? Perchè la lezione più importante da imparare nella vita è che i fallimentinon sono altro che opportunità, nel senso che fallire in qualcosa ci costringe a fare qualcos’altro, e chissà? Forse è proprio lì che troveremo la grandezza.Per Jobs è stato così, sia quando ha deciso di abbandonare il college prima della laurea, sia quando è stato licenziato dalla sua stessa Apple. Se questidue fallimenti non fossero avvenuti, probabilmente oggi non avremmo l’iPad e i film della Pixar. Dovete credere in qualcosa, il vostro intuito, ildestino, la vita, il Karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella miavita -disse sempre in quell’occasione Jobs- e parlando del suo rapporto con la morte dichiarò: Ricordarmi che morirò presto è il più importantestrumento che io abbia mai incontrato per aiutarmi a fare le grandi scelte della vita. Nelle sue parole nel suo modo di fare c’è un chiaro riflessodel professore di lettere interpretato da Robin Williams nel film L’attimo fuggente, una volontà a dire: Cogliete l’attimo, Carpe diem, non lasciatevivivere ma vivete. È stato questo il senso della sua missione, il segno lasciato per le future generazioni. Lorenzo Bel lucci

SS TT EE VV EE JJ OO BB SSUn maestro di v i ta nel l ’era del l ’hi- tech

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Il tempo: un qualcosa diestremamente misteriosoper tutti, poiché diamoormai per scontato il suoscorrere regolare, ininter-rotto. Nel momento in cuiperò si deve fornire unasua definizione, la mag-gior parte di noi si trovaallora a riflettere sulla suanatura: nel corso dei mil-lenni, ad esempio, moltifilosofi ne hanno negatol’esistenza, considerando-lo una mera convenzione,mentre, una buona partedei culti religiosi lo credeun limite umano, poichéla nostra vita si articoladurante lo svolgere deglianni rendendoci mortali,a differenza delle divinità,eterne grazie alla caratte-ristica di non essere subor-dinate a qualsiasi tipo dilegge naturale. Perfino lascienza, nonostante abbiaottenuto dei risultati,spesso ha fornito risposteincerte e contraddittorie.E’ comunque certo che lasuccessione di più eventisimultanei chiamata Storiaè dagli albori della civiltàindividuata all’interno diuna cronologia temporale,dunque si può affermareche, come fino ad ora nonsi è riusciti a traslare delle

L a R e s t a u r a z i o n e

persone nel passato, non èquindi possibile nemmenofar ritornare la nostra si-tuazione sociale e politicaindietro di un determinatoperiodo.E’ proprio a causa di que-sta condizione umana chefallì uno dei tentativi piùfamosi di invertire il nor-male corso delle lancettedella storia, conosciuto datutti con il nome diRestaurazione.Il contesto in cui quest’ul-tima si inserì è uno deipiù importanti dell’epocamoderna, poiché l’oziosoe piuttosto monotonoXVIII secolo venne bru-scamente interrotto dallaRivoluzione Francese, laquale fece capire all’élitedell’ancien régime che ilpopolo, non più dispostoa sottostare al dominiodell’odiata nobiltà edell’alto clero, era ormaipronto a prendere inmano autonomamente leredini della proprianazione, difendendola daogni ingerenza straniera,anche ricorrendo all’usodelle armi.Ciò, in effetti, fu quasiesattamente quello cheaccadde, poiché la clamo-rosa sconfitta di variecoalizioni create dallegrandi potenze reaziona-rie, aprì la strada al-l’ascesa di NapoleoneBonaparte, il quale, dopoaver dato vita ad unimmenso impero conti-nentale, coinvolse nel-l’amministrazione localedegli stati nuove classi

dirigenti come quella bor-ghese, la quale modernizzòl’apparato burocratico,venendo inoltre a cono-scenza di nuovi valoricome quello della libertà,dell’uguaglianza fra le per-persone e della democrazia.Quest’ esperienza innova-tiva si interruppe nel 1815,anno in cui, dopo ladisfatta dell’esercito fran-cese causata dalla campa-gna di Russia e dallabattaglia di Waterloo, leMonarchie ultra-conser-vatrici convocarono ilCongresso di Vienna, ilquale, guidato da perso-nalità come il Principe diMetternich ed il Duca diWellingtone, stabilì unquasi totale ritorno aiconfini politici precedential 1789, rafforzando inoltrela Dinastia degli Asburgo,degli Hohenzollern e deiRomanov, le quali crea-rono la Santa Alleanza,basata, almeno formal-mente, sulla comune fedecristiana, ideata però, inrealtà, per poter reprimerecon la sola forza militareogni tentativo di cambiarel’ordine costituito.Quest’ultima avrebbe quindidovuto garantire a tempoindeterminato i princìpi dinon supremazia di unostato su degli altri ed inol-tre quello della legittimitàdel potere dei sovrani, iquali, tornati ad esercitareil proprio presunto man-dato divino dopo esserestati deposti dalle forzerivoluzionarie, almenoteoricamente avrebbero

dovuto regnare per sempre,in modo da applicare ildovere di mantenere l’op-pressivo sistema politicoricreato. Codesta alleanza avrebbeavuto ancora un senso,almeno secondo il mioparere, nel periodo delleguerre di successione peri vari troni europei, manon ormai nel quartolustro del 1800.Erano infatti mutati moltidei princìpi che avevanocaratterizzato i decenniprecedenti: era finital’epoca dei despoti illu-minati mentre era iniziataquella dei moderni sovrani costituzionali, antichiprivilegi medievali appar-tenenti a determinateclassi sociali apparivanoobsoleti ed infine erachiaro che il corso deglieventi stava vigorosa-mente virando verso per-corsi diversi.Coloro che si oppone-vano a tutto ciò nonadeguandosi ai diversicambiamenti, volendoquindi mantenere inalte-rato il proprio potere as-soluto, stavano in realtàfirmando con il sangue lacondanna a morte delleproprie casate.Ovviamente adesso sipotrebbe pensare che, es-sendo io un contempora-neo, stia giudicando inmaniera eccessivamente

presuntuosa degli errori lecui conseguenze nonerano allora minima-mente immaginate, ma, inrealtà, non è così.Lo stesso Principe diMetternich, pur defi-nendo ufficialmente lanostra una semplice“espressione geografica”,aveva segretamente ca-pito che, nella nostra na-zione, durante gli anni sisarebbero sviluppati troppimovimenti di opposi-zione al controllo au-striaco, al quale prestonon sarebbe più stato suf-ficiente la repressioneeseguita dall’esercito, peril semplice fatto che ilsecolo che iniziò dopo ilCongresso di Vienna eterminò con la fine dellaGrande Guerra avrebbeinevitabilmente portatoalla dissoluzione dell’Isti-tuzione dell’Impero, can-cellando per semprel’Europa politica fino adallora conosciuta.Il pensiero politico delfamoso ministro è rac-chiuso infatti nella sua fa-mosa frase: Gli abusi delpotere generano le rivo-luzioni: le rivoluzionisono peggio di qualsiasiabuso. La prima frase vadetta ai sovrani, la se-conda ai popoli.

Francesco NeriClasse IIA

ScM L. Da Vinci

Orrori & SplendoriDECORTICARE (secondo il dizionario di GiacomoDevoto e Gian Carlo Oli): se riferito ad una pianta,asportarne la corteccia; se riferito a salumi, privaredella cotenna; Decorticare (secondo me): se riferito adun palazzo cinquecentesco, operazione da incolti eanalfabeti.Quanto ancora dovremo aspettare perché PalazzoSpada sia deterso da uno sporco secolare, intonacato etinteggiato come ad esempio lo splendido PalazzoBianchini?

Orrori e splendori, a cura di Paolo Leonelli

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Anassagora, Democrito e Cleante dicono che tutte le stelle si muovono da oriente a occidente. Aëtius, II 16, 1 [Doxographi graeci 345]

A n d i a m o i n o r b i t a - L’ e s p l o r a z i o n e d i P L U T O N EPartiti da Mercurio, ci siamo, di puntata in puntata (come dire di pianeta in pianeta), allontanati dal Sole eora con Plutone siamo arrivati ai confini del Sistema Solare. Proprio alla fine non direi, dal momento che dopo Plutone si trova quella Fascia di Kuiper che si estende finoad una distanza approssimativa di 50 U.A. (7,5 miliardi di Km.) dove sono stati già scoperti centinaia digrossi asteroidi e se ci allontaniamo ancora entriamo nella Nube di Oort, enorme serbatoio di miliardi dicomete a lungo periodo. Plutone non è più considerato un pianeta vero e proprio, poichè il 24 agosto 2006, a Praga, 2000 astronomidi tutto il mondo decisero di declassarlo a Pianeta Nano dal momento che non possedeva le caratteristicheprincipali di tutti gli altri pianeti. A tenere compagnia a Plutone, sono stati inseriti Cerere (il più grande degliasteroidi che orbita tra Marte e Giove) e tre grossi asteroidi della Fascia di Kuiper: Haumea, Makemake edEris (Vedi foto 1).

Così distante dalla Terra, Plutone non è stato mai avvicinato da sonde artificiali e dobbiamo aspettare ancora quattro anni circa quando la navicellaamericana New Horizons arriverà a destinazione per studiare Plutone e le sue Lune. La New Horizzons, lanciata da Cape Canaveral il 19 gennaio 2006, con una velocità di 58.536 km/h(circa 16,26 km al secondo!), è l’oggetto artificiale più veloce che abbia mai abbandonato la Terraed al suo interno, oltre alla ricca strumentazione scientifica, viaggiano parte delle ceneri di ClydeTombaugh, scopritore di Plutone nel 1930 dall’osservatorio astronomico di Lowell in Arizona.Nel frattempo, ci dobbiamo basare sulle osservazioni effettuate dai maggiori telescopi terrestri esu quelle del telescopio spaziale Hubble. La Foto n° 2 effettuata da quest’ultimo solo quattro mesi fa, mostra Plutone con il suo maggioresatellite Caronte (scoperto nel 1978) , gli altri due Nix e Hydra (scoperti nel 2005) e una nuovapiacevole sorpresa, ovvero una quarta Luna, denominata provvisoriamente P4 (diametro stimatofra 13 e 34 Km.), che impiega 31 giorni per fare un giro completo intorno a Plutone. Continuate a seguirci, cari lettori, fra quattro anni vi daremo informazioni più dettagliate!!

Tonino Scacciafratte Presidente A.T.A.M.B. - [email protected]

P a r l i a m o d e l L A L U N A

I moti della Luna - Se l’astronomia è la scienza più antica, certamente essa è iniziata conl’osservazione della Luna, delle sue fasi, del suo moto rispetto alla Terra e al firmamento.La scoperta delle leggi che regolano la gravità ci ha fatto capire come i moti della Luna nonsiano soltanto la conseguenza del rapporto che la lega alla Terra e al Sole, ma essi subiscono,anche se in modo blando, l’influenza gravitazionale del sistema solare, della galassia edell’universo nel suo insieme. Guardando la volta celeste, abbiamo la sensazione che si muova da est verso ovest in modocontinuo ed inarrestabile. Per la Luna, osservandola attentamente nell’arco di un mese,notiamo che le cose avvengono in modo diverso poiché essa, rispetto alle stelle fisse, ritardail suo sorgere di circa tre quarti d’ora ogni sera. Se una sera la vediamo spuntare dall’orizzonte

vicina ad una stella di riferimento, vedremo che nella serata successiva la Luna si è allontanata dalla stella medesima di circa 13 °, la sera ancorasuccessiva di 26°, la terza sera di 39° e così via, sorgendo nuovamente in prossimità di quella stella, circa 27 giorni dopo (Fig. 1).Cosa è avvenuto? Cerchiamo di seguire i movimenti del nostro satellite.Il movimento di rotazione la Luna lo effettua intorno al proprio asse in senso Ovest-Est (così come avviene per la Terra). La velocità angolaremedia è di circa 13 gradi al giorno, per cui una rotazione completa su se stessa avviene in 27 giorni, 7 ore, 43 minuti e 12 secondi, precisamentelo stesso tempo che la Luna impiega per percorrere una rivoluzione completa intorno alla Terra. E’ a causa di questo sincronismo che il nostro satellite volge a noi sempre la stessa faccia. Il movimento di rivoluzione intorno al nostro pianeta avviene anch’esso in senso antiorario, alla velocità di circa un chilometro al secondo,lungo un’orbita ellittica di cui la Terra occupa uno dei due fuochi. Non vorrei complicare la vita al lettore, ma la durata di una rivoluzione lunareè diversa se essa viene riferita a una stella fissa della sfera celeste (mese sidereo, che dura poco più di 27 giorni), o se viene riferita nuovamenteal raggiungimento dell’allineamento Terra-Sole (mese sinodico). Esso dura circa 29 giorni e mezzo perché nel frattempo la terra è progredita nelproprio moto di rivoluzione e la Luna è costretta ad allungare la rotazione di oltre due giorni per ritrovarsi di nuovo allineata con il Sole. Questoconcetto, di per sé semplice, risulta complicato renderlo comprensibile in poche parole, per questo, invito il lettore interessato a frequentarcinelle nostre sedi ogni Martedì o l’ultimo Venerdì di ogni mese, dove potrà incontrare personale disposto afornire chiarimenti. I moti finora descritti riguardano più direttamente il rapporto Terra-Luna, che ruotandoinsieme intorno al Sole, generano il movimento di traslazione lunare. Esso non è altro che la traiettoria descritta dalla Luna mentre ruota intorno alla Terra e con essa intorno alSole nel periodo di un anno (Fig 2). Anche questo movimento si presenta abbastanza complesso. La Luna, nel compierlo rispetto al Sole, descrive un andamento sinusoidale,trovandosi ora al di qua, ora aldi là della linea dell’orbita terrestre. Così, cambiando continuamente posizione rispetto alla sorgente di luce,vista dalla Terra, la Luna ci mostra le sue fasi, di cui avrò modo di parlare in seguito. Le librazioni lunari ci danno la possibilità di vedere, da Terra, porzioni di superficie lunare maggiori dellametà precisa, che in teoria ci dovrebbe essere mostrata se la Luna fosse dotata di moto coassiale e contraiettoria circolare intorno alla Terra. Queste condizioni in realtà non avvengono perché la Luna percorre un’orbita ellissoidale, a velocità variabile (leggi di Keplero), posta su unpiano diverso (5,09°) dall’eclittica. Inoltre, la Luna, avendo la forma non perfettamente sferica con densità non omogenea, è sottoposta aoscillazioni continue sia nel senso della longitudine che della latitudine di cui nell’insieme le librazioni sono il risultato visibile da Terra.

Enrico Costantini

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Celebrato in tutte le grandi e piccole città d’Italiacon spettacoli, rievocazioni storiche di eventi,battaglie e personaggi risorgimentali, sta perconcludersi l’anno del centocinquantesimodell’Unità della nostra nazione. Ma il 1861 fu un anno particolarmente prolificoanche in campo astronomico: innanzitutto, vistoche parliamo dell’Italia, vanno ricordati i dueasteroidi Ausonia ed Esperia, scoperti da duegrandi astronomi italiani rispettivamente a Napolie Milano (e l’ubicazione delle due città sembraquasi voler sottolineare l’unità). Il 10 febbraio 1861,all’Osservatorio astronomico di Capodimonte (Napoli),Annibale De Gasparis scoprì l’asteroide (o pianetino) Ausonia non senza difficoltà, comeegli stesso asserisce nelle memorie con cui comunica la scoperta: … concludo col dichiarareche devo attribuire la scoperta di questo nuovo ospite celeste … all’affettuosa gentilezzadel Ch.mo Barone Plana, che ha messo a mia disposizione l’Osservatorio e fornitomi tuttii mezzi necessari … averlo, direi quasi, riscoperto dopo la lunga interruzione di quindicigiorni a cagione del continuo cattivo tempo. L’apparenza è quella di una stellina didecima grandezza. Ausonia, nel latino arcaico, era l’antico nome dell’Italia centrale emeridionale, esteso in seguito a identificare tutta l’Italia.Il 26 aprile di quello stesso anno, a Milano, presso l’Osservatorio Astronomico di Brera,un altro grande astronomo, Giovanni Schiaparelli, scopriva il pianetino Esperia (il nomecol quale gli antichi greci identificavano l’Italia). Così scriveva un giornale dell’epocacirca la scoperta: … mentre si prestava ad osservare il pianeta Ausonia, scoprì un altropianeta finora incognito, e che appartiene alla classe numerosa di quei piccoli astri chedescrivono intorno al sole le loro orbite comprese fra quelle di Marte e di Giove. Esso èsituato nella costellazione del Leone non molto lontano da Saturno, ed è molto difficile avedersi, non essendo la sua apparenza per nulla diversa da quella di una stella dellaundicesima grandezza. Il nome Esperia fu dato in omaggio all’unità d’Italia, avvenutapoco più di un mese prima, il 17 marzo.L’11 novembre 1861 avvenne un altro rilevante evento astronomico: il transito di Mercuriosul Sole, che fu osservato da tutti i più importanti Osservatori d’Italia.Ma in quell’anno la scoperta che ebbe più risonanza a livello mondiale fu la scoperta diuna grande cometa, conosciuta come C/1861 J1, o cometa di Tebbutt, o anche semplicementela grande cometa del 1861, scoperta il 13 maggio da John Tebbutt, un giovane agricoltoreaustraliano, il quale pochi giorni dopo scrisse al giornale the Sydney Morning Herald unalettera che venne pubblicata il 25 maggio: … mentre ero intento ad osservare il cielo conun piccolo telescopio la sera di lunedì 13 ultimo scorso, una stella nebulosa di quintamagnitudine circa posta nella costellazione Eridano ha attratto la mia attenzione …constatando che nel catalogo di Lacaille non c’erano stelle nebulose in quella stessaposizione, ho immediatamente ipotizzato che doveva essere una cometa … ho comunicatola scoperta a Mr. Scott, dell’Osservatorio di Sidney, il quale, non ho dubbi, è riuscito adeffettuare alcune osservazioni dell’oggetto. In Europa fu visibile solo alla fine del mesedi giugno, ma destò lo stesso scalpore. In Gran Bretagna venne così descritta: Pochecomete hanno suscitato una maggiore sensazione della Grande Cometa del 1861. È statascoperta dal Sig. J. Tebbutt, un osservatore dilettante nel New South Wales, il 13 maggio,prima del suo passaggio al perielio, che ha avuto luogo l’11 giugno. Passando dal sud delmondo nel nord divenne visibile in questo paese (Inghilterra) il 29 giugno, anche se fuvista solo la sera successiva.La cometa ha un lungo periodo di 408 anni, il che significa che riapparirà nei nostri cielisolo nel 2269, ovvero qualche anno dopo che si saranno svolti i festeggiamenti per iquattrocento anni dell’Unità d’Italia!. . . f o r s e . . . Fiorella Isoardi Valentini

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O s s e r v a t o r i o A s t r o n o m i c o d i S . E r a s m oOsservazioni per i l g iorno venerdì 25 Novembre 2011

Con la Luna sotto l’orizzonte abbiamo l’occasione di osservare oggetti deboli ed estesi,come galassie e nebulose. Punteremo quindi la famosa Galassia del Triangolo (M33) dipochi gradi sotto la Galassia di Andromeda e la nebulosa planetaria NGC 1514 nellacostellazione di Perseo. Non mancheremo di osservare Giove che in questo mese è nellemigliori condizioni di osservabilità. A seguire ci spingeremo ancora più lontani nel sistemasolare (2.85 miliardi di Km di distanza): ingrandendo un piccolo puntino luminoso appariràun dischettino verde/celeste: Urano! Come al solito, osservazioni ad occhio nudo della volta celeste e dimostrazioni al computer. TS

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‘N bo’ de tembu fa… co’Zzichicchiu e ‘n andruamicu erimo annati suppe’ l’osservatoriu deSantu Rasimu e stavamoa ggustacce la vordaceleste. Se vedevono ‘nsaccu de stelle ma tirava ‘na strina che tte la sintivi pe’ll’ossa... nonostante tuttu Zzichicchiu ‘nsistiva ‘mperter-ritu a ‘mparacce ‘n saccu de cose ‘stronommiche... Tuttiquill’astri che stete a vvede’... Sirio... Procione... Ca-pella... Aldebaranne... Arturo... fanno parte de la ga-lassia nostra ch’è la Via Lattea... se chiama ccucì perché‘n tembu a l’antichi je paréa ‘na svordicata de latte. Se-condo lu mitu se dice che Ercole quann’era picculu...mentre steva a ppoppa’... ha strizzatu’n bo’ troppu fortee j’è schizzatu lo latte de Era fino su lu celu... a ppropo-situ... vedete quella striscia biancastra su la vorda cele-ste... quella è la Via Lattea... e anche noi famo parte deessa! L’amicu nostru lu vedevo ‘n bo’ titubbante...‘nfatti è ‘ntervinutu e... Finché mme dici che Ercole, pe’cciuccia’, pòle ave’ strizzatu le zzucche de Era e j’hafattu schizza’ lo latte fino a llassù... ce posso anchecréde... ma che nnoi che stemo qqui... me dici che stemoanche dentro a la Via Lattea che sta llassù... me scom-bussula tuttu lu comprendoniu!?Zichicchiu… carmu carmu… proseguenno j’ha spicificatu...Caru amicu miu... cerca de capimme... quanno guardamoquella specie de chiarore biancastru... noi stemo agguarda’ a lu centru de la Via Lattea... devi sape’ che èccome ‘n discu appiattitu co’ ‘n rigonviamentu llà ppe’mmezzu... tipu ‘n discu volante ma fattu de stelle. Noi cetrovamo da ‘na parte... se po’ di’ sull’ale e... è ccome sestassimo a gguarda’ verso l’abbitaculu ‘n do’ de stelle cene stanno tante de più!... Stemo sembre sussopra ma jestemo da ‘na parte... e issu… Me pare chiccosa d’ave’ccapitu... cumunque... ammazzi se cche ffriddu... ciò lifettoni de jiacciu... mo’ me vojo mette a ffa’ ddu’ sardi pe’scallammeli. Io lu guardavo mentre zzombava e j’hodittu... Ammappete se cche ssardazzipperu che ssì!?... No’l’éssi mai dittu... t’ha datu ‘na capocciata su ‘n ramu de‘n pinu che steva bbassu bbassu... e simurdaneamente t’ha‘ttaccatu ‘na sòrfa che pressappocu facéa ccucì...Ahiaiai... ammazzi se qquante stelle... ahiaiai... ammazzise qquante stelle... A ‘llu puntu ho ccercatu de consolallu‘n bo’ dicennoje... Amicu miu... nn’hai sintitu cheZzichicchiu cià dittu che vvedemo più stelle quannoguardamo versu lu rigonviamentu!?... Allora ringrazzialu celu che non te poli vede’ ‘llu bbernocculu che tt’èspuntatu su ppe’ la capoccia. [email protected]

L a V i a L a t t e a

ASTROrime... Vega

Stella alfa della Lira… (costellazione)bianco azzurro il suo colore…e nel cielo la si ammiraanche per il suo splendore.Questa “aquila in picchiata” (al-Nasr al-Waki)neo polare… lei sarà (fra 11.500 a)ma si dice… lo sia stata (per la precessione)certo pure… in vetustà. (14.300 anni fa)

PC

La cometa Tebbutt in una illustrazione di

Edmund Weiß (1837-1917), studioso di comete

e direttore dell’osservatorio di Vienna

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