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Dr. Gaetano C. Campagna Via Lazio 32 Varese pag. 1 DR. GAETANO C. CAMPAGNA Medico Chirurgo Specialista in Ostetricia e Ginecologia Studio: Via Lazio 32 Varese tel. 0332/262111 338/2454237 Gentile Signora, grazie al materiale messo a disposizione da una casa farmaceutica (Janssen-Cilag S.p.A.) sono in grado di fornirle questo fascicolo contenente ampi consigli su comportamenti e scelte migliori in gravidanza, che ho solo parzialmente modificato. Le consiglio quindi di leggerlo e resto a Sua disposizione per ulteriori chiarimenti. LA NUTRIZIONE DURANTE LA GRAVIDANZA Scegliere per due. Nonostante siamo ormai nel Duemila, il luogo comune che la donna in gravidanza debba mangiare per due è molto duro a morire: le nostre nonne e mamme hanno affrontato la propria gravidanza con questa convinzione e, a loro volta, cercheranno di trasmetterla alle nostre generazioni. In effetti, però, questa è solo una falsa credenza: l’introito calorico giornaliero deve sì aumentare, ma solo di 150-300 calorie, secondo il periodo di gestazione (tabella 1). Quello che conta è invece la qualità dei cibi che costituiranno il nutrimento in questa fase così importante della vita di una donna e del nascituro: è fondamentale mantenere un’alimentazione bilanciata, in cui siano presenti tutti i principi nutritivi indispensabili alla corretta formazione e crescita dei tessuti. La bilancia per amica. Per tutta la durata della gravidanza è molto importante mantenere il proprio peso corporeo “sotto osservazione”. Lo stesso ginecologo, ad ogni visita, eseguirà il controllo del peso oppure vi chiederà di riferire il peso da voi rilevato: non mentite né a voi stesse né al medico su questo parametro. Il controllo del peso al concepimento e del suo andamento nei mesi successivi, è fondamentale per prevedere eventuali problemi: un accrescimento eccessivo e troppo repentino, per esempio, potrebbe far aumentare, nei soggetti predisposti, il rischio di complicanze (diabete gestazionale, gestosi); allo stesso modo, anche un introito calorico troppo basso può portare a gravi problemi (ridotto peso alla nascita, nascita prematura, ecc.). L’apporto calorico dovrà perciò essere personalizzato in base al peso di ogni donna prima del concepimento ed al suo metabolismo: una situazione di normopeso, sovrappeso o sottopeso porterà il medico a consigliare differenti tipi di dieta, mantenendo contemporaneamente il peso della gestante entro giusti limiti. In una gravidanza normale l’aumento di peso dovrebbe essere quasi trascurabile nei primi tre mesi mentre, dalla dodicesima settimana in poi, una crescita graduale media di circa 500 grammi/settimana è da considerarsi fisiologica (tabella 2). Pur affermando che non esiste un unico comportamento nutrizionale per tutte le donne in gravidanza, si può prospettare uno schema generale che inquadri i principali nutrienti in relazione al loro apporto calorico. Considerando naturalmente una gravidanza normale si può affermare che il 15-20% delle calorie deve provenire dalle proteine, il 30% dai grassi e il 50-60% dagli zuccheri (o carboidrati), con preferenza verso gli zuccheri complessi (pane, pasta, riso, cereali, legumi) (tabella 3). Le proteine: per la struttura e non solo. Le proteine sono indispensabili per formare la struttura delle ossa, dei muscoli e di tutti gli organi del corpo: si può ben capire la loro importanza in gravidanza, per la costruzione di una nuova vita. Le proteine sono inoltre necessarie per la produzione di ormoni, enzimi, emoglobina: tutte sostanze che collaborano al corretto funzionamento dell’organismo. Le proteine, a loro volta, sono formate da strutture dette aminoacidi, alcuni dei quali sono chiamati essenziali perché l’organismo umano non è in grado di produrli ed è necessario introdurli con il cibo. Solo le proteine animali contengono tutti gli aminoacidi essenziali: si capisce perciò la grande importanza di assumere le proteine di una grande varietà di cibi durante la gravidanza. Grandi quantità di proteine si trovano nella carne, nel pesce, nelle uova, nel latte e nei suoi derivati. Anche i legumi sono ricchi di proteine, ma non contengono tutti gli aminoacidi essenziali. Proteine si trovano infine nei cereali, nella verdura e nella frutta. Tabella 1 Tabella 2 Tabella 3 Corretto aumento calorico Corretto aumento di peso Provenienza delle calorie Peso al concepimento Incremento Tipo di nutrienti Introito calorico Primo trimestre + 150 kcal/giorno Donne sottopeso + 12,5/18 kg Proteine 15-20% 2° e 3° trimestre + 300 kcal/giorno Donne normopeso + 11,5/16 kg Grassi 30% Donne sovrappeso/obese + 7,0/11,5 kg Zuccheri (princ. complessi) 50-60%

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Dr. Gaetano C. Campagna Via Lazio 32 Varese pag. 1

DR. GAETANO C. CAMPAGNA Medico Chirurgo Specialista in Ostetricia e Ginecologia Studio: Via Lazio 32 Varese tel. 0332/262111 – 338/2454237

Gentile Signora, grazie al materiale messo a disposizione da una casa farmaceutica (Janssen-Cilag S.p.A.) sono in grado di fornirle questo fascicolo contenente ampi consigli su comportamenti e scelte migliori in gravidanza, che ho solo parzialmente modificato. Le consiglio quindi di leggerlo e resto a Sua disposizione per ulteriori chiarimenti.

L A N U TR I Z I ON E DU R AN T E L A G R AV I D AN Z A

Scegliere per due. Nonostante siamo ormai nel Duemila, il luogo comune che la donna in gravidanza debba mangiare per due è molto duro a morire: le nostre nonne e mamme hanno affrontato la propria gravidanza con questa convinzione e, a loro volta, cercheranno di trasmetterla alle nostre generazioni. In effetti, però, questa è solo una falsa credenza: l’introito calorico giornaliero deve sì aumentare, ma solo di 150-300 calorie, secondo il periodo di gestazione (tabella 1). Quello che conta è invece la qualità dei cibi che costituiranno il nutrimento in questa fase così importante della vita di una donna e del nascituro: è fondamentale mantenere un’alimentazione bilanciata, in cui siano presenti tutti i principi nutritivi indispensabili alla corretta formazione e crescita dei tessuti.

La bilancia per amica. Per tutta la durata della gravidanza è molto importante mantenere il proprio peso corporeo “sotto osservazione”. Lo stesso ginecologo, ad ogni visita, eseguirà il controllo del peso oppure vi chiederà di riferire il peso da voi rilevato: non mentite né a voi stesse né al medico su questo parametro. Il controllo del peso al concepimento e del suo andamento nei mesi successivi, è fondamentale per prevedere eventuali problemi: un accrescimento eccessivo e troppo repentino, per esempio, potrebbe far aumentare, nei soggetti predisposti, il rischio di complicanze (diabete gestazionale, gestosi); allo stesso modo, anche un introito calorico troppo basso può portare a gravi problemi (ridotto peso alla nascita, nascita prematura, ecc.). L’apporto calorico dovrà perciò essere personalizzato in base al peso di ogni donna prima del concepimento ed al suo metabolismo: una situazione di normopeso, sovrappeso o sottopeso porterà il medico a consigliare differenti tipi di dieta, mantenendo contemporaneamente il peso della gestante entro giusti limiti. In una gravidanza normale l’aumento di peso dovrebbe essere quasi trascurabile nei primi tre mesi mentre, dalla dodicesima settimana in poi, una crescita graduale media di circa 500 grammi/settimana è da considerarsi fisiologica (tabella 2). Pur affermando che non esiste un unico comportamento nutrizionale per tutte le donne in gravidanza, si può prospettare uno schema generale che inquadri i principali nutrienti in relazione al loro apporto calorico. Considerando naturalmente una gravidanza normale si può affermare che il 15-20% delle calorie deve provenire dalle proteine, il 30% dai grassi e il 50-60% dagli zuccheri (o carboidrati), con preferenza verso gli zuccheri complessi (pane, pasta, riso, cereali, legumi) (tabella 3).

Le proteine: per la struttura e non solo.

Le proteine sono indispensabili per formare la struttura delle ossa, dei muscoli e di tutti gli organi del corpo: si può ben capire la loro importanza in gravidanza, per la costruzione di una nuova vita. Le proteine sono inoltre necessarie per la produzione di ormoni, enzimi, emoglobina: tutte sostanze che collaborano al corretto funzionamento dell’organismo. Le proteine, a loro volta, sono formate da strutture dette aminoacidi, alcuni dei quali sono chiamati essenziali perché l’organismo umano non è in grado di produrli ed è necessario introdurli con il cibo. Solo le proteine animali contengono tutti gli aminoacidi essenziali: si capisce perciò la grande importanza di assumere le proteine di una grande varietà di cibi durante la gravidanza. Grandi quantità di proteine si trovano nella carne, nel pesce, nelle uova, nel latte e nei suoi derivati. Anche i legumi sono ricchi di proteine, ma non contengono tutti gli aminoacidi essenziali. Proteine si trovano infine nei cereali, nella verdura e nella frutta.

Tabella 1 Tabella 2 Tabella 3

Corretto aumento calorico Corretto aumento di peso Provenienza delle calorie

Peso al

concepimento

Incremento Tipo di nutrienti Introito

calorico

Primo trimestre + 150 kcal/giorno Donne sottopeso + 12,5/18 kg Proteine 15-20%

2° e 3° trimestre + 300 kcal/giorno Donne normopeso + 11,5/16 kg Grassi 30%

Donne

sovrappeso/obese + 7,0/11,5 kg

Zuccheri (princ.

complessi) 50-60%

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L E AS S U N Z IO N I G I OR N AL I E R E R AC C O M AN D ATE

Gli zuccheri: la più veloce fonte di energia. Gli zuccheri sono in grado di fornire all’organismo energia di pronto impiego: infatti, se sono assunti in quantità adeguate, vengono bruciati completamente e senza lasciare residui. Gli zuccheri (chiamati anche glucidi o carboidrati) sono in forma semplice o complessa: i primi sono formati da poche molecole (una, due o tre) ed in pochi minuti vengono assorbiti, trasformati in glucosio e bruciati. Tra gli zuccheri semplici ci sono il saccarosio, cioè lo “zucchero” per eccellenza, il glucosio, il fruttosio (zucchero della frutta), il lattosio (zucchero del latte). Gli zuccheri complessi, chiamati anche polisaccaridi, sono formati da molte molecole legate e sono assorbiti in modo graduale, fornendo energia più lentamente. Tra i polisaccaridi, gli amidi sono molto diffusi e molto importanti per una corretta alimentazione, anche in gravidanza: non a caso, come indicato in tab. 3, dovrebbero costituire la percentuale più elevata nell’introito calorico quotidiano che dovrebbe comprendere solo un 10-12% di zuccheri semplici, mentre il rimanente dovrebbe essere costituito da polisaccaridi. L’amido, la più importante fonte di polisaccaridi, è presente nei cereali (pasta, pane, orzo e riso), nelle patate, nei legumi.

I grassi: indispensabili, nella giusta quantità. I grassi, chiamati in linguaggio scientifico lipidi, hanno il maggior contenuto calorico; per questo costituiscono la nostra riserva di energia. I grassi servono normalmente per isolare il corpo dal freddo, e sono indispensabili per l’assorbimento delle vitamine liposolubili: A, D, E e K. I grassi sono componenti delle membrane cellulari e forniscono gli acidi grassi essenziali, che il nostro corpo non sa fabbricare e che sono importanti per il corretto funzionamento del nostro organismo. Esistono grassi di origine vegetale e animale: i nutrizionisti consigliano di preferire i grassi di origine vegetale, che devono rappresentare circa i 2/3 della quantità totale. Tra i grassi vegetali l’olio d’oliva e l’olio di semi sono ricchi di acidi grassi insaturi e polinsaturi, che aiutano a ridurre la produzione di colesterolo. Al contrario, gli acidi grassi saturi presenti nei grassi animali (burro, panna, strutto, lardo) hanno un effetto negativo sul colesterolo. Sarebbe bene evitare del tutto le margarine o almeno bisognerebbe leggere attentamente l’etichetta e accertarsi che siano prodotte solo con oli nobili come mais, girasole, soia, vinacciolo. Esistono infatti margarine che, pur essendo di origine vegetale, contengono oli meno salutari come l’olio di cocco, di palma o di palmistro. A volte, per abbattere i costi, vengono addirittura usati grassi di balena, sego di bue e grassi idrogenati dell’industria. Sempre a proposito di grassi, sarebbe bene nella nutrizione quotidiana, ma ancor di più in gravidanza, inserire nella dieta cospicue quantità di acidi grassi omega-3 e omega-6 di cui è ricco il pesce azzurro e che sono importanti per lo sviluppo del cervello e dei principali organi del nascituro. Concludendo, nell’assunzione dei grassi bisogna ancora una volta prestare attenzione alla qualità ma, in questo caso, è bene anche misurare la quantità, dato l’elevato apporto calorico.

Le fibre: per “dare una mano” all’intestino. Le fibre sono la parte dei vegetali che il nostro organismo non riesce a digerire e proprio per questa ragione sono molto importanti. Se assunte nella giusta quantità e accompagnate dall’introduzione di acqua che le fa gonfiare, provocano un senso di sazietà e aiutano la motilità intestinale: possono perciò prevenire il fenomeno della stipsi, fastidioso ma inevitabile in gravidanza. Sono ricchi di fibre i cereali integrali, i legumi, la frutta e la verdura.

Vitamine e minerali: indispensabili per un corretto equilibrio metabolico. Un adeguato consumo di frutta e verdura fresche è quasi sempre sufficiente a garantire il giusto apporto di vitamine e sali minerali che il nostro corpo non è in grado di produrre e la loro carenza può causare malattie; le vitamine, inoltre, vengono distrutte con la cottura. Tra i minerali, invece, bisogna distinguere tra quelli che vanno assunti in quantità maggiore (calcio, fosforo, magnesio, sodio) e i cosiddetti oligoelementi, necessari in quantità piccolissime (ferro, fluoro, zinco, manganese, rame, selenio e iodio).

Alcuni consigli in breve In gravidanza sono assolutamente proibiti i superalcolici, i cocktails ed i vini ad alta gradazione, perché l’alcool è dannoso per il feto. Anche il consumo del caffè, del the e della cioccolata, poiché sostanze stimolanti, dovrebbe essere minimo. Conviene limitare il consumo dei dolci e delle bevande zuccherate, per prevenire sia un eccessivo aumento di peso, sia l’insorgenza di un’intolleranza agli zuccheri ed è bene non usare dolcificanti a lternativi ma solo quelli permessi in gravidanza. Evitare tutto ciò che può favorire l’accumulo di aria a livello gastrointestinale (le bevande o l’acqua gassate, le castagne, i cavoli ed i cavolini di Bruxelles, i carciofi ed i legumi in genere). È consigliabile ridurre le fritture ed utilizzare metodi di cottura semplici e con pochi grassi, con poco sale da cucina.

Cinque “pasti” al giorno. Prima di approfondire, per ogni singolo nutriente, le quantità giornaliere, è importante capire che in gravidanza bisogna adeguare le proprie abitudini alimentari alle esigenze del corpo che cambia, ciò significa imparare a considerare la prima colazione come un vero e proprio pasto in cui privilegiare la frutta, il latte o lo yogurt ed i carboidrati (pane, fette biscottate, cereali). Bisognerà cercare di evitare lunghi periodi di digiuno durante i quali l’organismo brucia i grassi dando origine ai corpi chetonici, sostanze forse dannose al futuro bambino. Sarà bene abituarsi ad aggiungere, ai classici pasti principali, spuntini magari a base di yogurt, frutta o crackers, a metà mattina e metà pomeriggio, che eviteranno calo delle energie.

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Un’avvertenza per interpretare le porzioni. Ognuna delle successive sezioni di questo breve vademecum enuncerà il numero di porzioni da introdurre per ogni nutriente. Naturalmente esistono alcuni alimenti che rientrano in più di una categoria e le corrispettive porzioni non dovranno essere sommate. Per esempio, il formaggio è una preziosa fonte di proteine, ma anche di calcio. In una sola porzione, perciò si assumono due importanti nutrienti.

Proteine: 3 porzioni al giorno Sono indispensabili per la crescita e la salute del feto. Proprio per questa funzione è importante scegliere proteine ad alto valore biologico, cioè quelle che contengono gli aminoacidi essenziali, che sono sostanze indispensabili al nostro organismo e che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare. Queste proteine sono contenute in gran parte nella carne, nel pesce, nelle uova, nel latte e nei latticini. Legumi, verdura e frutta contengono delle proteine, ma non sono proteine ad alto valore biologico: questo, naturalmente, non significa che devono essere eliminate dalla dieta, ma che non possono sostituire completamente le altre. Per evitare eccessivi aumenti di peso sarà bene scegliere tagli magri di carne e pesce (vitello e pollame, sgombro, sardine, tonno fresco), latte scremato, formaggi a basso tenore di grassi (quartirolo, primo sale, mozzarella, scamorza, ricotta, robiola). Per quanto riguarda la quantità, basterà aumentarla di 10 gr/die nel secondo trimestre e di 20 gr/die nel terzo trimestre.

Carboidrati: 5 porzioni al giorno . I carboidrati (definiti anche zuccheri o glucidi) sono una grande “famiglia” e costituiscono per il nostro organismo, la principale fonte di energia. Esistono due tipi di carboidrati: quelli semplici, formati da poche molecole e bruciati dal nostro organismo in pochi minuti, e quelli complessi, i cosiddetti polisaccaridi, che sono bruciati più lentamente. Anche nel caso dei carboidrati è bene attuare una scelta, preferendo quelli complessi, come l’amido. L’amido è contenuto nei cereali (pane, pasta, riso), nei legumi, nelle patate e in alcuni ortaggi e nella frutta. È utile preferire alimenti integrali, ricchi di fibre molto utili all’intestino. Limitare invece il consumo di dolci e di bevande zuccherine, che sono ricchi di zuccheri semplici, sia per prevenire un eccessivo aumento di peso, sia per evitare l’insorgenza di un’intolleranza al glucosio o del diabete gravidico. Una delle porzioni quotidiane di carboidrati potrebbe essere composta da 50-70 gr. di pasta o riso e da mezzo panino o uno intero a seconda della grandezza.

Cibi ricchi di calcio: 2 porzioni. Il calcio in gravidanza è di fondamentale importanza per la formazione del tessuto osseo del feto al punto che, in caso di ridotta assunzione da parte della futura madre , il calcio sarà prelevato dalle sue ossa. Se il fabbisogno di una donna in età adulta è di 800 mg/die, in gravidanza arriva a 1200 mg/die. Per assumerne tale quantità bisogna bere un litro di latte al giorno oppure consumare formaggi e yogurt. Tra le verdure sono ricche di calcio il prezzemolo, il crescione e i fagioli bianchi. Come già detto nel capitolo riguardante le proteine, sarebbe bene preferire formaggi a basso contenuto in grassi per evitare un’assunzione calorica troppo elevata.

Cibi ricchi di ferro: 2 porzioni. Il ferro si trova nei cibi in piccole quantità, ma è fondamentale nella formazione dell’emoglobina, la sostanza che nei globuli rossi, trasporta l’ossigeno. In gravidanza anche il feto deve produrre i suoi globuli rossi e deve costruire una riserva di ferro per i bisogni dei primi mesi dopo la nascita. Ecco perché è possibile che la gestante, nel corso dei nove mesi, soffra di anemia. Per una buona integrazione di ferro, bisogna considerare che la carne, anche quella bianca, contiene ferro che viene molto ben assorbito dal nostro organismo. Al contrario di ciò che normalmente si crede i famosi spinaci contengono una forma di ferro che non è facilmente assorbita. Tra le verdure, invece, il radicchio è un’importante fonte di ferro. Inoltre, poiché la presenza di vitamina C facilita l’assorbimento del ferro, sarebbe consigliabile aggiungere alla carne un po’ di succo di limone. Anche uova e pesce contengono ferro.

Verdura e frutta: 2 porzioni di ognuna Tutti sanno che la verdura è un alimento utile e salutare, anche se a volte si tende a consumarne meno del necessario. È una preziosa fonte di vitamine (soprattutto A e C) e sali minerali, senza contare il prezioso contenuto in fibre, indispensabili per stimolare la corretta motilità intestinale, contrastata in gravidanza sia dagli ormoni che dal peso del feto. Ideale sarebbe inserire sempre almeno una porzione di frutta o verdura ricche di vitamina A ed una porzione di frutta o verdura ricche di vitamina C (vedi tabella 4). È consigliabile comunque consumare sempre verdura e frutta di stagione, più ricche di vitamine.

Acqua: 2 litri al giorno. L’assunzione di otto bicchieri d’acqua al giorno, da bere principalmente lontano dai pasti, svolge molteplici funzioni: aiutano a mantenere i reni in buona salute e ad eliminare le scorie che aumentano nei nove mesi, l’acqua gonfia le fibre ingerite con le verdure e consente loro di agire sulla stipsi migliorandola. È bene bere acqua naturale e non gassata, per evitare un’eccessiva dilatazione dello stomaco e i possibili bruciori.

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Tabella 4

Alimenti ricchi di vitamina A Alimenti ricchi di vitamina C

Ortaggi:

carote, zucca, peperoni, spinaci, broccoli, cicoria,

indivia, lattuga, radicchio.

Ortaggi:

pomodori, peperoni, cavolfiori, cavolini di Bruxelles,

broccoli, patate novelle.

Frutta:

albicocche, pesche, cachi, melone.

Frutta:

arance, limoni, clementine, mandarini, pompelmi, cachi,

ananas, fragole, lamponi, kiwi.

G L I AL I M E N TI R I C C HI D I FE R R O

Una premessa: perché più ferro. Il ferro è un minerale essenziale per la nostra vita perché costituente dell’emoglobina che trasporta l’ossigeno in tutti i tessuti del nostro corpo. Normalmente la nostra alimentazione, se bilanciata, è sufficiente per introdurre nel nostro organismo la quantità di ferro richiesta; in gravidanza però, per rispondere alle richieste d’ossigeno dell’insieme mamma+bambino, il volume del sangue aumenta del 40%, così come aumentano anche i globuli rossi. Per bilanciare l’aumentata richiesta, l’organismo della donna si modifica aumentando la capacità di assorbire questo importante minerale (tabella 5). Queste variazioni hanno anche una precisa ragione poiché, negli ultimi tre mesi della gravidanza, il feto comincia ad accumulare il ferro che gli servirà nei primi mesi dopo la nascita.

Quali le conseguenze di un’insufficienza. La carenza di ferro si ripercuote principalmente sulla futura mamma perché il feto assorbe da lei tutto quanto gli serve, anche a costo di “danneggiare” la madre. La prima conseguenza della carenza di ferro sulla gestante è l’anemia, con sintomi di stanchezza e debolezza. In presenza di anemia ci sono inoltre delle possibilità che il parto avvenga prematuramente o che il bambino alla nascita sia di basso peso.

Due tipi di ferro. Esistono nei cibi due tipi differenti di ferro, che hanno un differente grado di assorbimento: ferro emico e ferro non emico. Il ferro emico è così chiamato perché deriva dall’emoglobina ed è assorbito dal nostro organismo in percentuali variabili dal 20 al 25%. In ferro non emico, al contrario, viene assorbito in quantità più variabile e solo in percentuali dal 2 al 20%.

Come evitare questa insufficienza. Prima di pensare di ricorrere a integrazioni farmaceutiche a base di ferro, che del resto sono utilissime, bisogna cercare di evitare che l’insufficienza di ferro diventi anemia ricorrendo a un’alimentazione ricca di cibi che lo contengono. Innanzitutto bisogna precisare che sarebbe meglio ricorrere preferibilmente a cibi contenenti il ferro emico poiché, come già detto prima, è più facilmente assorbibile. Ci sono fattori che possono influenzare, in un senso o nell’altro, l’assorbimento del ferro: l’aggiunta di vitamina C ad un alimento contenente ferro, sia emico sia non emico, ne migliora l’assorbimento. È importante però che le due sostanze siano ingerite insieme. Ecco spiegata la ragione dell’aggiunta di limone alla fettina di carne. Anche il consumo di broccoli, ricchi di vitamina C, insieme alla carne favorisce l’assorbimento del ferro. Un espediente per migliorare l’assorbimento del ferro non emico è quello di assumerlo insieme a quello emico: per es. carne con verdura condita con un po’ di limone. Esistono anche alcuni alimenti che non dovrebbero essere consumati insieme con quelli che contengono il ferro, giacché ne riducono l’assorbimento, come il the ed il caffè, a causa dei polifenoli in essi contenuti; il pane e i cereali integrali, per gli ftalati. Anche il latte ed i latticini, per la presenza sia di calcio sia di fosfati, possono impedire l’assorbimento del ferro. Quando alla carenza di ferro si sovrappone anche l’anemia, potrebbe risultare molto utile un’integrazione farmacologica. Sarà in ogni caso il ginecologo, che conosce a fondo la situazione personale, a decidere.

Tabella 5 Tabella 6

Variazioni dell’assorbimento del ferro

nella donna in gravidanza

Ferro emico

Ferro non emico

Periodo Variazione assorbimento

del ferro carni rosse

(soprattutto fegato) germe di grano

cereali

Primi mesi pollame legumi

Dalla 20a settimana circa pesci uova (tuorlo)

Verso il termine 3-4 volte vegetali (radicchio,

prezzemolo, spinaci)

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Alimenti ad elevato contenuto di ferro (quant i tà per 100 g d i a l iment i )

Tipo di alimento mg di ferro Calorie

Cereali e derivati Corn flakes 2,8 364

Farina d’avena 4,2 388

Fette biscottate 3,8 410

Pane integrale 2,5 243

Pasta all’uovo 2,1 368

Legumi e verdure Ceci 6,1 334

Fagioli freschi 3 104

Fagioli secchi 6,7 311

Fave 5 342

Fiori di zucca 2 12

Lenticchie 5,1 325

Piselli 4,5 306

Prezzemolo 4,2 20

Radicchio verde 7,8 14

Spinaci 2,9 31

Frutta secca e conservata Castagne 2,0 349

Fichi 3,0 242

Mandorle 4,6 542

Olive da tavola conservate

3,5 268

Prugne 3,9 220

Uva 3,3 283

Arachidi 3,5 597

Pesce Cozze 5,8 84

Ostriche 6 69

Stoccafisso fresco 3,3 358

Acciuga 2,8 96

Tipo di alimento mg di ferro Calorie

Frutta secca e conservata Arachidi 3,5 597

Castagne 2,0 349

Fichi 3,0 242

Mandorle 4,6 542

Olive da tavola 3,5 268

Prugne 3,9 220

Uva 3,3 283

Carne Carne di cavallo 3,2 113

Carne di tacchino 2,5 193

Carne di vitello 2,3 92

Cuore di bovino 4,6 123

Fegato di bovino 8,8 146

Fegato d’equino 9 145

Fegato di suino 18 140

Prosciutto crudo magro

2,2 218

Rene di bovino 8 118

Trippa di bovino 4 108

Uova Uova 2,5 156

Tuorlo d’uovo 6,1 355

Varie Cioccolato fondente 5,0 542

Cioccolato al latte 3,0 565

Cacao amaro in polvere

14,3 355

Caffè tostato 4,1 287

Lievito di birra 4,9 56

The (foglie) 15,2 108

I L C A L C I O I N G R A V I D A N Z A

Un minerale prezioso. Il calcio è un minerale fondamentale in tutta la vita, ma esistono situazioni in cui ne servono maggiori quantità. Per capirne l’importanza basta pensare che il calcio è il minerale più diffuso nell’organismo umano, che il 99% è presente nelle ossa e che è indispensabile per il corretto funzionamento di alcuni meccanismi del metabolismo. La gravidanza e l’allattamento sono due tipiche situazioni in cui il bisogno di calcio è aumentato.

Quanto calcio serve in gravidanza? Il feto, per formare il suo scheletro, “preleva” alla mamma, nel corso dei nove mesi di gestazione, grandi quantità di calcio: nel terzo trimestre fino a 300 mg al giorno. Per evitare che le richieste del feto vadano ad intaccare le riserve personali della gestante, i nutrizionisti consigliano di assumere per tutti i nove mesi della gravidanza e durante l’allattamento 1.200 mg di calcio al giorno, cioè circa 400 mg al giorno in più rispetto a quanto consigliato alle donne di età maggiore a 25 anni* non gravide. È molto importante soddisfare le richieste di questo surplus di calcio perché l’impoverimento delle riserve materne potrebbe portare la donna, in età più avanzata, ad avere problemi ossei (osteoporosi). L’apporto di calcio dovrà poi essere aumentato ulteriormente se la futura mamma ha meno di 25 anni, cioè ha un’età in cui non ha ancora completato le sue riserve personali. * Il riferimento ai 25 anni è legato al fatto che è a quell’età che la donna ha completato la formazione dello scheletro.

Un aiuto dalla natura. Il corpo della donna in gravidanza si modifica fisiologicamente anche per compensare le perdite di calcio materne. In questo periodo, infatti, si verifica un aumento della produzione di ormoni estrogeni e di vitamina D, indispensabile perché questo minerale sia assorbito dall’intestino: il calcio viene perciò assorbito e accumulato in modo ottimale. Naturalmente è indispensabile che l’alimentazione della futura mamma sia corretta e ricca di cibi contenenti calcio. Esistono in farmacia degli integratori specifici, ma anche in questo caso come per medicinali e vitamine, è importante parlare con il proprio ginecologo prima di deciderne l’assunzione.

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Alcuni consigli utili. • La prima fonte di calcio è sicuramente l’alimentazione: latte, yogurt e formaggi contengono grandi quantità di calcio,

ma anche le alici, i calamari, le sardine sott’olio, il radicchio e la cicoria, la cioccolata al latte. • L’acqua è di fondamentale importanza in gravidanza per svariati motivi. Uno di questi è proprio il suo contenuto in

calcio: alcune acque minerali ne contengono anche 250 mg per litro. Capire quali sono le acque minerali più ricche in calcio è molto semplice: basta leggere l’etichetta della bottiglia che per obbligo di legge deve riportare il contenuto in minerali. Il calcio è spesso indicato solo con la sua sigla (Ca

++) e la quantità è generalmente espressa in mg per litro.

Soprattutto durante l’allattamento, quando la sete aumenta ed è fondamentale introdurre grandi quantità di liquidi, l’acqua può diventare una fonte molto preziosa di calcio, senza aggiungere calorie. Per l’assorbimento del calcio è indispensabile la presenza di vitamina D che, oltre ad essere presente nei cibi (pesce: soprattutto aringhe, salmone, sardine, sgombri, burro, latte e tuorlo d’uovo), è sintetizzata dall’organismo sotto lo stimolo dei raggi ultravioletti: una passeggiata all’aria aperta tutti i giorni è di grande aiuto per fare una “scorta” di vitamina D.

• È noto che l’attività fisica, anche solo camminare, in gravidanza è molto importante: tra i molti benefici del movimento c’è anche il fatto che stimola le ossa a rinnovarsi e perciò a rinforzarsi.

Il calcio negli alimenti (quant i tà per 100 g d i a l iment i )

Tipo di alimento mg di calcio calorie

Latte e latticini Grana 1310 381

Pecorino 1160 366

Emmental 1145 403

Fontina 870 343

Caciocavallo 860 431

Caciotta 750 300

Gorgonzola 612 358

Stracchino 565 300

Formaggini 430 310

Mozzarella 403 244

Ricotta 275 160

Latte scremato 122 37

Latte parz. scr. 120 50

Yogurt 120 45

Latte intero 119 62

Mascarpone 68 453

Pesce e crostacei Rombo 38 81

Sgombro 38 168

Tonno 38 158

Sarde 33 129

Merluzzo 25 70

Spigola 20 82

Trota 14 86

Sogliola 12 86

Palombo 3 80

Uova Tuorlo * 147 355

Intero * 50 156

Ortaggi Carciofi 86 23

Spinaci 78 31

Piselli 47 77

Lattuga 45 18

Carote 44 35

Asparagi 25 30

Melanzane 14 16

Patate 10 72

Pomodori 10 19

Tipo di alimento mg di calcio calorie

Cereali Biscotti 22 413

Pasta all’uovo 22 360

Pasta 17 350

Pane 15 250

Pizza 12 240

Riso 6 354

Frutta Arachidi 64 600

Arance 49 34

Mandarini 32 72

Pompelmo 17 25

Albicocche 16 28

Banane 7 65

Pere 6 40

Mele 5 40

Pesche 4 24

Dolci Cacao 50 452

Marmellata 18 237

Condimenti Margarina 20 760

Burro 15 758

Carne e derivati Mortadella 39 344

Salame * 35 460

Tacchino 23 150

Coppa * 20 490

Cotechino 20 389

Prosciutto crudo * 20 370

Salsiccia * 20 335

Coniglio 15 150

Gallina 15 194

Vitello 14 90

Fagiano 13 144

Faraona 12 110

Cavallo 10 113

Maiale 10 200

Manzo 10 300

Prosciutto cotto 10 412

*AVVERTENZA SPECIALE: se dagli esami eseguiti la gravida non risulta protetta dalla TOXOPLASMOSI, cioè non si è

ammalata in passato e quindi non ha acquisito gli anticorpi protettivi (Ig.G assenti) dovrà evitare di mangiare per tutta la gravidanza ogni tipo di carne cruda (prosciutto crudo, salumi, ecc.) e ricordare di lavare accuratamente la frutta e la verdura crude e lavare bene le mani prima di toccare ciò che poi mangerà crudo.

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L ’ E S E RC IZ IO F I S I C O I N GR AV I D AN Z A

Ormai è detto e scritto ovunque: la gravidanza non è una malattia, ma un fenomeno naturale e come tale deve essere considerata, tenendo però presente che è un periodo di grandi modificazioni per il corpo e la psiche della futura mamma, modificazioni che possono portare ad un certo grado di stress psicofisico, che potrà essere sicuramente alleviato da una corretta attività fisica. Se la gravidanza non presenta particolari problemi, una moderata attività fisica è sicuramente salutare.

Prima di tutto: parlarne con il ginecologo. Naturalmente, il primo esperto da consultare è proprio il ginecologo: una gravidanza gemellare, l’ipertensione gravidica, la presenza di problemi alla placenta (placenta previa), perdite ematiche o precedenti di parti pre-termine, spingono il medico a sconsigliare l’attività fisica. In altri casi, come la presenza di diabete, malattie cardiache, vascolari o polmonar i, l’esercizio fisico non è completamente sconsigliato, ma deve essere attentamente valutato.

Non affidarsi al “fai da te”. Quando si decide di praticare una qualsiasi attività sportiva è sempre importante farsi seguire da persone competenti. Questo è ancor più vero nei nove mesi della gravidanza perché qualsiasi tipo d’esercizio fisico dovrà essere commisurato ai cambiamenti dell’organismo. Chi già pratica un’attività sportiva dovrà fare presente al proprio allenatore la nuova situazione e concordare con lui un programma di esercizi modulati relativamente al periodo della gravidanza. Ogni donna dovrebbe cercare di impegnarsi in qualche attività fisica, scegliendo magari i corsi che sono appositamente organizzati in palestre e consultori in cui, oltre a svolgere un’adeguata attività fisica, la futura mamma potrà confrontarsi con altre donne che stanno vivendo la stessa esperienza. Esistono poi corsi di preparazione al parto, da seguire nell’ultima fase della gravidanza, che sono organizzati dalle strutture ospedaliere. In questa sede vengono insegnate le tecniche di respirazione e rilassamento importantissime per lo svolgimento del parto nel migliore dei modi: se praticati correttamente, infatti questi esercizi sono in grado di attenuare in parte il dolore del travaglio e facilitare il recupero delle forze tra una spinta e l’altra.

La trasformazione del corpo e l’esercizio fisico.

Polmoni La frequenza respiratoria, in gravidanza, aumenta naturalmente perchè l’organismo deve lavorare di più per portare al feto tutto l’ossigeno di cui ha bisogno. Ne deriva una riduzione della quantità d’ossigeno disponibile per lo sforzo fisico, con conseguente riduzione della resistenza e senso di affanno.

Apparato muscolo-scheletrico Il progressivo aumento di volume dell’utero comporta un’accentuazione della curvatura della colonna vertebrale ed uno spostamento del baricentro corporeo che può causare cambiamenti nel senso dell’equilibrio richiedendo variazioni della postura e quindi, secondo il periodo della gestazione, modificazioni del tipo d’esercizi da effettuare. In gravidanza il corpo della donna produce un ormone: la relaxina. Quest’ormone è importante perché serve a far rilassare le articolazioni della zona pelvica e a prepararle al parto. Contemporaneamente, però, questo rilassamento interessa tutte le articolazioni del corpo, con maggior rischio di distorsioni e strappi muscolari.

Metabolismo L’organismo della donna in gravidanza consuma più velocemente i carboidrati. Un consumo superiore al normale è comportato anche dall’esercizio fisico. L’abbinamento di questi due fattori può portare ad un deciso abbassamento degli zuccheri nel sangue. Ecco perché, in caso d’attività fisica, è importante incrementare l’introito calorico.

Apparato cardiovascolare In gravidanza il volume del sangue aumenta del 40% e la frequenza cardiaca di circa 15 battiti al minuto: questo consente un più efficiente trasporto al feto dell’ossigeno e dei nutrienti. Con l’aumento di volume e di peso dell’utero, comunque, la circolazione può diventare più difficoltosa; la gestante può provare, per questo motivo una sensazione di “testa vuota”.

Tutto il bene di un po’ di sport. Praticare un po’ d’esercizio fisico in gravidanza procura vantaggi sotto molti punti di vista: • riduce i livelli d’ansia e depressione che i notevoli cambiamenti ormonali di questo periodo possono provocare,

aumentando la consapevolezza del proprio corpo e la propria autostima; • aiuta a tenere sotto controllo il fisiologico aumento di peso (vedi tabella 2 pag. 1): a questo proposito è bene rilevare

che l’aumento di peso in gravidanza può essere controllato, ma non deve essere ostacolato, perché fondamentale per la salute della madre e del feto; l’esercizio fisico aiuterà anche, dopo il parto, a ritrovare la forma fisica;

• aiuta a ridurre alcuni disturbi legati alla gravidanza come stipsi e vene varicose; • consente di mantenere un buon tono muscolare e a prevenire il mal di schiena, mantenendo nel contempo una buona

agilità nei movimenti; • incrementa i livelli d’energia; • migliora la qualità del sonno.

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Quello che è bene evitare sempre. Devono essere evitati tutti gli sport competitivi in generale e quelli in cui ci sia il rischio di cadere come lo sci, l’equitazione, il judo, l’alpinismo. È indispensabile evitare colpi e scatti o sport tipo il tennis, il basket e l’atletica dove è necessario correre ed interrompere bruscamente la corsa. Bisogna comunque evitare ogni forma di esercizio estremo e tutte le situazioni che fanno aumentare la temperatura corporea, come praticare sport nelle ore più calde o alla presenza di caldo-umido: un’elevata temperatura corporea potrebbe danneggiare il feto.

I segnali di pericolo. La cosa più importante è ascoltare il proprio corpo ed i suoi segnali. Naturalmente, quando compaiono i primi segnali di stanchezza è bene smettere. Il respiro affannoso, le palpitazioni o la tachicardia, la presenza di vertigini, la comparsa di una sensazione di nausea o di vomito, una certa difficoltà nel camminare sono tutti indizi che devono spingere a prendersi una pausa. Non deve essere sottovalutata anche la comparsa di qualsiasi genere di dolore, di contrazioni uterine con intervallo di 20 minuti una dall’altra, la presenza di perdite ematiche o di liquido amniotico, una riduzione dei movimenti fetali: tutte condizioni da segnalare al proprio ginecologo.

Le “Linee Guida” dell’esercizio fisico in gravidanza. L’Associazione dei Ginecologi Americani ha preparato una serie di consigli che, in aggiunta a quanto detto finora, suggeriscono il giusto esercizio fisico per la futura mamma. • È preferibile eseguire gli esercizi con costanza, tre-quattro volte la settimana per circa 30 minuti, piuttosto che praticare

saltuariamente dell’attività fisica. È bene comunque non superare questa frequenza se non con un fisico molto allenato e sotto stretto controllo.

• Gli esercizi devono essere eseguiti con calma, senza arrivare all’esaurimento delle forze o al respiro affannoso: una gestante dovrebbe riuscire ad eseguire gli esercizi e contemporaneamente parlare. Questo perché è importante che il feto abbia sempre tutto l’ossigeno di cui ha bisogno.

• Tenere sotto controllo la frequenza cardiaca, che non deve superare circa i 150 battiti al minuto (consultate il ginecologo a tal proposito).

• Scegliere un abbigliamento e delle scarpe idonee al tipo d’esercizio che si vuole eseguire, evitando comunque gli indumenti troppo stretti e fascianti.

• Programmare delle soste durante gli esercizi e non dimenticarsi di bere abbondantemente acqua, per prevenire la disidratazione.

• Dopo aver eseguito esercizi a terra, rialzarsi lentamente per evitare vertigini dovute al cambio di posizione. • Evitare i terreni rocciosi o comunque sconnessi sia a piedi che in bicicletta perché le articolazioni durante la gravidanza

tendono ad essere meno resistenti. • Eseguire gli esercizi su una superficie di legno oppure su un tappetino. • Evitare tutti gli sport di contatto per i nove mesi della gravidanza. • Durante il secondo e terzo trimestre è bene evitare di eseguire gli esercizi che richiedono di sdraiarsi sulla schiena,

perché la posizione supina riduce l’afflusso di sangue all’utero e quindi al feto. • Eseguire esercizi tonificanti, soprattutto per i muscoli della parte inferiore del corpo e per l’addome. • Prima e dopo l’attività sportiva è bene dedicarsi ad esercizi di rilassamento e di stretching (allungamento), senza

forzare i movimenti perché in questa fase i tessuti connettivi tendono a rilassarsi. • Cercare di alimentarsi in modo bilanciato, includendo nella propria dieta grandi quantità di frutta, verdura e carboidrati

complessi (pane, pasta, ecc.).

Le attività fisiche più indicate. Ferma restando l’importanza del colloquio con il ginecologo e con persone esperte di attività sportiva, esistono alcuni

sport od esercizi che sono più adatti alle gestanti. Uno di questi è sicuramente il nuoto, che può essere praticato

durante tutta la gravidanza. Poiché l’acqua riduce la forza di gravità, gli esercizi in piscina e il nuoto stesso risultano molto piacevoli e meno faticosi. Anche il semplice camminare, almeno mezz’ora al giorno in zone con poco traffico, è un esercizio non costoso, ma molto salutare. La bicicletta o la cyclette sono utili soprattutto per la circolazione delle gambe e per mantenere il cuore “in allenamento”: per prevenire il rischio di cadute sarebbero da evitare zone a traffico intenso o strade sconnesse. Come già anticipato in precedenza, esistono anche strutture che offrono corsi di ginnastica appositamente studiati, con esercizi per la colonna vertebrale, per i muscoli addominali, e per il rilassamento.

Gli esercizi per il piano perineale. Di fondamentale importanza sono gli esercizi per il perineo, zona compresa tra la vulva e l’ano maggiormente sollecitata durante il parto, che aiutano a prevenire problemi post-parto come incontinenza urinaria e prolasso dei genitali, che possono comparire in chi è predisposto. Per aumentare l’elasticità dei muscoli del perineo bisogna “allenarli” con contrazioni volontarie ripetute di massima intensità. Sono esercizi molto semplici da eseguire: 1. fermare più volte l’uscita dell’urina dalla vescica durante la minzione; 2. contrarre e rilassare più volte lo sfintere anale; 3. contrarre i glutei e rilassarli; 4. mettersi sedute, incrociare le braccia, appoggiare il palmo delle mani all’interno delle ginocchia ed esercitare una

spinta verso l’esterno delle ginocchia.

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L AV O R AR E I N G R AV I D AN Z A

Compatibilità o incompatibilità? Lavoro e gravidanza non sono certo incompatibili tra loro: naturalmente la gestazione deve procedere regolarmente e il lavoro svolto dalla futura mamma non deve avere caratteristiche di pericolosità di nessun tipo. La compatibilità tra gravidanza e lavoro viene oggi in un certo senso confermata dalla nuova legge sui congedi parentali che consente alla donna di scegliere se attuare il periodo di astensione obbligatoria 2 mesi prima e 3 dopo il parto, oppure 1 mese prima e 4 mesi dopo il parto. Naturalmente la scelta di lavorare fino al termine dell’ottavo mese dovrà essere concordata con il proprio ginecologo, l’unico in grado di valutare lo stato di salute della mamma e del nascituro.

Una legge che vale. È doveroso ricordare che la legge italiana tutela la maternità in modo esemplare sia per il periodo della gravidanza, sia durante la successiva maternità: è tenuto in gran considerazione il fatto che nei nove mesi l’organismo della donna subisce numerose modificazioni, che sono fisiologiche, ma che potrebbero trasformare situazioni normali di lavoro in condizioni a rischio, sia per la futura mamma che per il feto. Esistono poi anche dei lavori sempre a rischio, dai quali una donna in gravidanza dovrà forzatamente essere esonerata. A questo proposito è importante informare il più precocemente possibile il proprio datore di lavoro.

Molto dipende dal tipo di lavoro. Anche se la gestante gode di ottima salute, ci sono infatti situazioni lavorative che obbligano il datore di lavoro a spostare la donna ad altre mansioni, in ambienti differenti, dal momento in cui è messo a conoscenza della gravidanza in corso. È importante tra l’altro precisare che se anche le nuove mansioni fossero di livello inferiore, la futura mamma continuerebbe a percepire il suo normale salario. In altre situazioni, per esempio in presenza di stress psicofisico, potrebbe rendersi necessaria una riduzione dell’orario di lavoro. Se non ci fosse la possibilità di un trasferimento di mansione, la legge prevede l’allontanamento della gestante dal lavoro (maternità anticipata retribuita) che potrà essere prolungato fino a sette mesi dopo il parto. Molte sono le situazioni considerate a rischio: l’esposizione ad agenti pericolosi, chimici (per es.: sostanze tossiche, cancerogene o con effetti negativi sul nasci-turo), fisici (per es.: colpi, vibrazioni o movimenti, rumore, radiazioni, sollecitazioni termiche) o biologici (per es.: toxoplasma, virus della rosolia), condizioni di lavoro pericolose, obbligo a posizioni affaticanti, eccessivo sforzo fisico, lavoro notturno.

Esami senza problemi. La legge italiana tutela la futura mamma anche dal punto di vista degli accertamenti medici necessari alla corretta evoluzione della gravidanza: ogni lavoratrice ha infatti diritto a permessi retribuiti per esami prenatali, visite specialistiche e accertamenti clinici che debbano essere eseguiti in orario di lavoro. È sufficiente presentare al datore di lavoro una documentazione giustificativa che precisi la data e l’ora dell’effettuazione dell’accertamento.

Qualche accortezza in più. Con il progredire dei mesi, anche la gravidanza più lineare tende a diventare “pesante”. Ogni donna, in relazione al tipo di lavoro e ai propri disagi, potrà chiedere consiglio al proprio Ginecologo. Ci sono poi alcuni semplici accorgimenti che ogni futura mamma dovrebbe seguire per rendere più accettabili le ore di lavoro: • per facilitare la circolazione agli arti inferiori, tenere le gambe un po’ sollevate; • cercare ogni tanto di interrompere il lavoro e camminare; • cambiare frequentemente la propria posizione è utile per sentirsi meno affaticate; • imparare a fare i giusti movimenti per rilassare la schiena e le altre parti del corpo sottoposte a tensioni e ritagliarsi dei

brevi momenti per eseguirli.

V I AG G I E V AC AN Z E I N G RAV I D AN Z A In gravidanza, quando non ci sono problemi particolari, sicuramente le scelte di vita e di divertimento della futura mamma devono comunque tenere conto del nascituro e della sua salute. Ecco perché per i viaggi, sia per lavoro che per divertimento, è bene affidarsi al buon senso e ai consigli del proprio medico.

Quando. In linea di massima è bene cercare di non spostarsi oltre la 36° settimana e comunque evitare di intraprendere viaggi impegnativi nel terzo trimestre della gravidanza. Oltre ad essere più faticoso esistono anche rischi di parto pre-termine. Potendo scegliere, il momento migliore per fare un viaggio, soprattutto se di lungo percorso, è sicuramente il secondo trimestre della gravidanza. In questo periodo l’organismo si è infatti “abituato” alla sua nuova situazione: di solito sono scomparsi i disturbi che caratterizzano il primo trimestre: le nausee mattutine, la facile affaticabilità, i cali di pressione. Ci si sente più in forma e le “dimensioni” sono tali da permettere di muoversi agevolmente e senza stancarsi eccessivamente.

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Come. Tranne la moto, tutti i mezzi di trasporto possono essere usati. Ci sono in ogni modo alcuni accorgimenti importanti per prevenire disturbi e complicanze: i viaggi in aereo sono sicuri per la mamma e per il nascituro e sono un modo rapido di percorrere grandi distanze; sarà in ogni caso importante non superare le 3-4 ore di volo. Bisogna inoltre tener presente che le compagnie di solito consentono di viaggiare fino alla 36° settimana e a volte richiedono un certificato medico, meglio informarsi prima di prenotare il biglietto. Sarà utile sedersi in un posto lontano dallo spazio dedicato ai fumatori e dove sia facile allungare le gambe e anche raggiungere il bagno; indossare vestiti e scarpe comode, consumare brevi spuntini e soprattutto bere molta acqua perché l’aria condizionata delle cabine degli aerei è molto secca e bere un litro d’acqua ogni 2-3 ore di volo aiuta a mantenere il corretto grado di idratazione. Se si soffre di mal di mare sarà bene evitare di fare viaggi in nave o traghetto e comunque non assumere nessun tipo di farmaco prima di aver chiesto al proprio medico. L’automobile è sicuramente un mezzo di trasporto accettabile, anche se sarà bene evitare di viaggiare nelle ore più calde, prevedendo soste brevi ma frequenti in cui camminare un po’ e riattivare la circolazione degli arti inferiori. L’ideale sarebbe programmare viaggi della durata massima di 5-6 ore, soprattutto se a guidare è la futura mamma, e portare sufficienti quantità d’acqua e qualche spuntino; può rivelarsi salutare anche l’uso di un cuscino per sorreggere la schiena. Naturalmente valgono sempre le raccomandazioni che si fanno a chiunque prima di mettersi al volante per lunghi viaggi: evitare pasti abbondanti, cercare di essere riposati e indossare abiti comodi. Al contrario di quanto si possa pensare, è sempre importante allacciare le cinture di sicurezza, anche in gravidanza, perché non danneggiano il bambino; esistono studi scientifici che dimostrano che, in caso d’incidente se le cinture sono allacciate, subiscono danni di minore entità sia la futura madre sia il feto. Viaggi in treno o in pullman non sono controindicati anche se la posizione “ obbligata” potrebbe dopo un po’ di tempo, diventare faticosa; bisogna inoltre considerare che i servizi igienici, in questi mezzi di trasporto, sono posti di solito in spazi ristretti.

Dove. Se la gravidanza procede normalmente, sono molte le mete adatte per un viaggio. Esistono però alcune località che è bene evitare: sono i paesi dove sono presenti malattie endemiche per le quali è indispensabile vaccinarsi, come per esempio le zone della malaria. Infatti, non tutte le vaccinazioni possono essere fatte durante la gravidanza: su questo argomento è indispensabile consultare il proprio medico di fiducia. Anche i luoghi con temperature troppo elevate o troppo basse potrebbero portare disagio ad una donna in stato di gravidanza. La scelta ideale è per luoghi “confortevoli”, dove siano anche facilmente raggiungibili, in caso di necessità, ospedale e farmacia. Una vacanza al mare è sicuramente possibile, così com’è utile nuotare e camminare nell’acqua, oppure fare gite in barca (naturalmente, non quando il mare è mosso). È consentita anche l’esposizione al sole, anche del seno, per brevi periodi e non nelle ore più calde, senza trascurare che utilizzare creme protettive. Durante la permanenza in spiaggia è bene cercare di bere molto, soprattutto acqua o comunque bevande non gassate. Nelle vacanze in montagna è consentito fare passeggiate, anche su lunghi tragitti: l’importante è che il percorso sia semplice e non impegnativo dal punto di vista fisico. Sono possibili anche escursioni ad alta quota, ma solo per brevi periodi, perché l’ossigeno è più rarefatto. Tutte le attività, il nuoto come le passeggiate, devono essere fatte con estrema calma, lentamente, prendendosi anche i giusti periodi di riposo.

Prima. Prima di prenotare viaggi o vacanze è molto utile fare una visita dal proprio ginecologo per assicurarsi che tutto proceda bene e per chiedere un parere sul tipo di viaggio che si è programmato di fare: esistono infatti alcune destinazioni in cui, per il tipo di clima, per la necessità di vaccinazioni e per il rischio di contrarre malattie, sarebbe meglio non recarsi. Le zone malariche, per esempio, sono da evitare perché non esiste una profilassi antimalarica completamente efficace e sicura, soprattutto in gravidanza e la malaria può essere pericolosa sia per il feto che per la gestante. In caso di viaggi verso paesi esotici, sarà bene chiedere al medico come comportarsi in caso di diarrea e in ogni modo è meglio non assumere nessun tipo di farmaco senza aver chiesto prima ad un esperto. Del resto, per prevenire questi problemi valgono le precauzioni che chiunque dovrebbe attuare: bere solo acqua o bevande imbottigliate; evitare assolutamente il ghiaccio; lavarsi i denti con l’acqua minerale, consumare solo verdura cotta e frutta a cui si può togliere la buccia. Prima di partire sarebbe bene anche premunirsi per un’eventuale necessità d’assistenza sanitaria: per molti paesi europei basta recarsi presso la propria ASL e chiedere il rilascio dell’apposito documento che consente di usufruire all’estero delle prestazioni sanitarie. Qualora la destinazione non rientrasse in questi accordi, potrebbe essere utile stipulare un’assicurazione privata valida per tutta la durata del viaggio. Sarà anche utile portare una copia della documentazione medica riguardante la gravidanza e la tessera sanitaria.

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D I A G N O S T I C A E P R E V E N Z I O N E

LA DIAGNOSI PRENATALE La diagnosi prenatale è diventata uno strumento molto utile sia per il medico che per i futuri genitori; con l’applicazione di diverse tecniche, infatti, oggi è possibile avere una grande quantità d’informazioni sullo stato di salute del feto e sul rischio di far nascere un bimbo colpito da una malattia genetica e/o da malformazioni. Le tecniche di diagnosi prenatale sono di due tipi:

Tecniche non invasive: con queste tecniche il feto può essere analizzato dall’esterno, senza nessun rischio né per la madre, né per il nascituro. Tra le tecniche non invasive, la più famosa è l’ecografia. Recentemente sono stati introdotti anche il duotest e il tritest ed altri tests combinati.

Tecniche invasive: queste tecniche comportano la penetrazione all’interno della cavità uterina per il prelievo di materiale che dovrà essere poi analizzato con tre differenti tecniche di analisi: biochimica, citogenetica, molecolare. Le principali tecniche diagnostiche invasive sono l’amniocentesi, la villocentesi e funicolocentesi.

“Il peso degli anni” Per ogni gravidanza esiste un rischio di anomalie dei cromosomi (piccole strutture che contengono il materiale genetico ereditato dai genitori, cioè tutte le informazioni necessarie alla “costruzione” della nuova vita), ma questo rischio, oltre ai possibili “errori occasionali”, è principalmente correlato all’età della madre ed è per questo che la scelta del tipo di analisi diagnostica da eseguire è fatta considerando soprattutto questo parametro. Una delle anomalie cromosomiche più diffuse e la più frequente forma di ritardo mentale è la Sindrome di Down (detta anche trisomia 21 o mongolismo) che nel 98% dei casi non è ereditaria, ma che diviene più probabile quanto più è avanzata l’età materna. Attualmente, quando l’età della donna è al di sopra dei 35 anni, è riconosciuto un rischio aumentato rispetto alla popolazione in generale. Ciò non significa che al di sotto di questa età il rischio sia nullo o trascurabile: infatti, la maggior parte dei bambini Down (il 70%) nasce da madri di età inferiore ai 35 anni. Questo ha una spiegazione statistica: sono molto più numerose le gravidanze in donne al di sotto di questa età e sono meno frequenti i controlli. Questo dato è comunque destinato a modificarsi in futuro, perché la gravidanza si programma oggi in età sempre più avanzata. La Sindrome di Down è causata dalla presenza di un cromosoma in più nel patrimonio genetico del nascituro nella posizione 21 e può essere diagnosticata precocemente, come tutte le anomalie cromosomiche, con l’analisi citogenetica, che usa il microscopio per analizzare e fotografare i cromosomi, avendo a disposizione alcune cellule del feto.

Ecografia: l’esame di base per tutte L’ecografia è un esame innocuo sia per la mamma che per il feto ed è fatto su tutte le donne in gravidanza. Questo esame sfrutta gli ultrasuoni (particolari onde sonore ad alta frequenza non udibili dall’orecchio umano) che, venendo riflessi creano degli echi che, sul monitor dello strumento, sono trasformati in immagini dell’interno dell’utero e del feto. Attualmente l’ecografia può essere eseguita sia impiegando una sonda “esterna” che una sonda “intravaginale”. Sono molte le informazioni fornite dall’ecografia: • il numero di feti e lo stato e la posizione della placenta • la localizzazione intra od extra-uterina della gravidanza • l’epoca della gravidanza • la crescita, la posizione e la vitalità del feto • il sesso del feto • la quantità di liquido amniotico (il liquido che circonda il feto all’interno dell’utero) • la presenza di malformazioni fetali Normalmente sono eseguite tre ecografie, una per ogni trimestre della gravidanza. La prima ecografia (11

a–13

a

settimana) consente, con la misurazione della lunghezza del feto, di dare una datazione precisa della gravidanza, oltre a verificare l’attività del cuore, i movimenti fetali e naturalmente il numero dei feti. Tra la 18

a e la 22

a settimana viene

effettuata una seconda ecografia, che serve a controllare più a fondo la morfologia fetale; a quest’epoca è di solito possibile anche conoscere il sesso del nascituro. Alla 30

a–34

a settimana viene eseguita un’ulteriore ecografia che

misura l’accrescimento, il liquido amniotico e la localizzazione della placenta. Purtroppo comunque esistono limiti tecnici che non permettono di riconoscere “in ogni caso” le eventuali anomalie, a volte anche se importanti.

Probabilità di concepire un figlio affetto da sindrome di Down

Età materna Probabilità

meno di 19 anni 1 su 2500

20-24 anni 1 su 1640

25-29 anni 1 su 1150

30-34 anni 1 su 700

35-39 anni 1 su 230

40-44 anni 1 su 60

più di 45 anni 1 su 47

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Dall’esame del sangue alcune utili indicazioni Sono tests di screening che si basano su una probabilità statistica e perciò non permettono di conoscere la situazione cromosomica del feto, ma il calcolo del rischio che un’eventuale anomalia possa esistere. Unendo parametri biochimici, ottenuti prelevando il sangue materno, con l’età materna e l’età gestazionale, tramite un apposito programma computerizzato, si ottiene una percentuale di rischio di partorire un bambino affetto da Sindrome di Down od altre anomalie cromosomiche rilevanti. Per convenzione è stabilito che l’esame indica un rischio significativamente aumentato di feto con anomalia per valori superiori ad 1:280 (per esempio 1:150): in tal caso esiste l’indicazione ad eseguire la diagnosi invasiva sul feto. Il test che dà maggiore affidabilità e precocità di diagnosi è il test combinato, basato sul prelievo di sangue materno per duo-test, che dosa due sostanze prodotte dalla placenta, associato all’ecografia eseguita tra 11

a e 13+6

a settimana. La

misurazione della sola “traslucenza nucale” del feto permette di riconoscere il 75% dei feti affetti da anomalia cromosomica, l’associazione con il bi-test ne aumenta la sensibilità fino all’85-90%, soprattutto se con l’ecografia vengono valutate altre strutture fetali come l’osso nasale, la valvola tricuspide ed altri parametri che si aggiungono con gli studi più recenti. Esistono infine tests di screening più complessi basati su valutazioni ( test integrato, test contingente ) che portano ad avere l’esito nel secondo trimestre, oltre la 16

a settimana.

Per tutti questi esami esiste mediamente un rischio di falsi positivi del 5%.

L’amniocentesi L’amniocentesi è una tecnica invasiva: con un sottile ago si aspirano circa 20cc. di liquido amniotico, cioè il liquido che circonda il feto all’interno dell’utero. È prevista una profilassi antibiotica, da iniziare due giorni prima del prelievo. L’introduzione dell’ago nell’addome avviene sotto controllo ecografico per evitare danni alla madre e al feto. Questo esame viene normalmente eseguito tra la 14

a e la 18

a settimana, non è più doloroso di una normale puntura e non

richiede anestesia. La donna, dopo un riposo precauzionale di circa 30 minuti, può tornare a casa senza nessuna terapia. Dopo il prelievo può essere utile un po’ di riposo per 24 ore. Il giorno dopo si potrà riprendere la normale attività evitando di stancarsi, di avere rapporti sessuali, di intraprendere viaggi lunghi o attività sportive per una settimana. In caso di contrazioni uterine, crampi addominali, presenza di perdite di sangue dalla vagina, insorgenza di febbre elevata (vicina ai 38°), sarà bene rivolgersi al proprio ginecologo od al primo intervento ostetrico in ospedale. Per avere gli esiti dell’esame è necessario aspettare almeno 15-20 giorni. L’amniocentesi non comporta particolari rischi per la madre, ma a causa dell’invasività, questo tipo di prelievo ha una percentuale di rischio di aborto intorno 0,5-1% in più rispetto alle donne in gravidanza non sottoposte a questo esame.

La villocentesi La villocentesi, o prelievo dei villi coriali, viene fatta generalmente tra la 9

a e la 11

a settimana. In questo esame viene

prelevato un piccolo frammento di tessuto della placenta, o più precisamente del corion, cioè di quella parte di placenta che appartiene al feto. Viene abitualmente eseguita attraverso la parete addominale (come l’amniocentesi), naturalmente sempre sotto controllo ecografico. Anche questo esame viene fatto senza necessità di un ricovero ed è minimamente doloroso. Il rischio di aborto è sovrapponibile a quello dell’amniocentesi; rispetto all’amniocentesi, la villocentesi ha il sicuro vantaggio di poter essere praticata più precocemente e viene perciò utilizzata quando si prospetta un rischio maggiore di alterazioni genetiche o malformazioni. Per l’analisi dei cromosomi i tempi di risposta di questo esame variano tra 1 e 3 settimane. Dopo il prelievo sarà bene osservare le stesse precauzioni descritte per l’amniocentesi. Spero che le informazioni qui contenute possano esserLe utili per meglio affrontare la gravidanza in corso e Le porgo i più cordiali saluti.

Dott. Gaetano Claudio Campagna P.S.: anche se può sembrare ovvio, voglio aggiungere infine che il fumo fa male in tutte le sue forme (attivo e passivo) alla gestante ed al feto (il peso dei neonati di madri fumatrici è mediamente inferiore del 30% rispetto alla popolazione dei non fumatori) e, mantenendo il vizio dopo il parto, continuerà a far male ai polmoni del bambino anche dopo la nascita per tutta l’infanzia. Inoltre il cattivo esempio degli adulti in famiglia lo porterà quasi sicuramente a provare lui stesso a fumare. Vi consiglio pertanto di smettere totalmente di fumare durante la gravidanza e l’allattamento (ed anche dopo, perché no?!) e di non far fumare coloro che vi circondano.