La nuova primavera delle fiduciarie

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100 & Successioni e Protezione Patrimoniale LUGLIO SETTEMBRE C ’è una sottile linea che separa la riser- vatezza dalla segretezza di un patri- monio. E su quella linea si muovono oltre 260 società duciarie e duciarie di revisione, secondo l’ultimo aggior- namento del ministero dello Sviluppo economico, datato 14 aprile 2016, che amministrano e proteg- gono la ricchezza patrimoniale dei loro clienti e, al tempo stesso, rappresentano la strada maestra per riportare in Italia i capitali detenuti all’estero. Una piccola galassia che è tornata a brillare grazie agli oltre 129 mila contribuenti che, per regolariz- zare la propria posizione nanziaria all’estero, nel 2015 hanno aderito alla voluntary disclosure (colla- borazione volontaria), facendo emergere 60 miliardi di imponibile e consentendo all’Erario di incassare circa 3,8 miliardi di euro. Tanti? Pochi? Secondo recenti stime della Banca d’Italia, i capitali italiani all’estero non dichiarati ammontano a oltre 200 mi- liardi di euro. E per colmare il gap, il Governo sta studiando l’ipo- tesi di riaprire una procedure di rientro dei capitali. Secondo la stampa specializzata, la voluntary disclo- sure-bis sarà presentata entro luglio e, stando alle prime analisi, dovrebbe assicurare un gettito tra 1 e 2 miliardi di euro derivante dall’emersione di altri 20-30 miliardi di euro. LA NUOVA PRIMAVERA DELLE FIDUCIARIE La voluntary disclosure ha rimesso in moto un settore che vale 107 miliardi euro. Sempre più lontane dai luoghi comuni, oltre 260 società amministrano e tutelano il patrimonio degli italiani, senza temere il fisco. di Valentina Pignataro /H ³QXRYH´ ¿GXFLDULH STRUMENTI & PROTEZIONE PATRIMONIALE

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100 &Successioni e Protezione Patrimoniale

LUGLIOSETTEMBRE

C ’è una sottile linea che separa la riser-vatezza dalla segretezza di un patri-monio. E su quella linea si muovono oltre 260 società fiduciarie e fiduciarie di revisione, secondo l’ultimo aggior-

namento del ministero dello Sviluppo economico, datato 14 aprile 2016, che amministrano e proteg-gono la ricchezza patrimoniale dei loro clienti e, al tempo stesso, rappresentano la strada maestra per riportare in Italia i capitali detenuti all’estero.Una piccola galassia che è tornata a brillare grazie agli oltre 129 mila contribuenti che, per regolariz-zare la propria posizione finanziaria all’estero, nel 2015 hanno aderito alla voluntary disclosure (colla-borazione volontaria), facendo emergere 60 miliardi di imponibile e consentendo all’Erario di incassare circa 3,8 miliardi di euro. Tanti? Pochi? Secondo recenti stime della Banca d’Italia, i capitali italiani all’estero non dichiarati ammontano a oltre 200 mi-liardi di euro.E per colmare il gap, il Governo sta studiando l’ipo-tesi di riaprire una procedure di rientro dei capitali. Secondo la stampa specializzata, la voluntary disclo-sure-bis sarà presentata entro luglio e, stando alle prime analisi, dovrebbe assicurare un gettito tra 1 e 2 miliardi di euro derivante dall’emersione di altri 20-30 miliardi di euro.

LA NUOVA PRIMAVERADELLE

F I D U C I A R I ELa voluntary

disclosure ha rimesso

in moto un settore che

vale 107 miliardi euro.

Sempre più lontane

dai luoghi comuni,

oltre 260 società

amministrano e

tutelano i l patrimonio

degli italiani, senza

temere il f isco.

di Valentina Pignataro

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«In occasione della voluntary di-sclosure la società fiduciaria si è dimostrata lo strumento più ido-neo per garantire e affiancare la procedura di rimpatrio e dichia-razione attraverso forme di garan-zia e riservatezza assolutamente uniche», commenta Matteo Sago-na, responsabile area normativa e regolamentare di Assofiduciaria, l’associazione che conta oltre 160 società fiduciarie e rappresenta cir-ca 900 operatori e una massa gesti-ta pari a circa 107 miliardi di euro. «Se il bene all’estero è intestato ad un intermediario sostituto d’impo-sta italiano ossia un soggetto che garantisce l’assolvimento delle im-poste italiane, a quel punto, poco importa dove sia il bene».Da una parte il contribuente, dall’altra il fisco. Al centro la so-cietà fiduciaria, ormai divenuto il sistema di gestione e protezione del patrimonio. Una triangolazio-ne trasparente che ha reso possibile la regolarizzazione di quei beni per i quali sarebbe stato impossibile il rimpatrio fisico in Italia o il rim-patrio giuridico, che ha consentito a numerosi contribuenti italiani di lasciare i loro beni all’estero pur facendoli divenire “fiscalmente” italiani. Dopo il primo rodaggio del 1976, quando fu approvata la prima sa-

Non ha più un rapporto diretto con la sua banca, con la compagnia di assicurazione con l’immobile. Quindi per qualsiasi operazione il cliente deve “passare” per la fiducia-ria con un aggravio di tempistica.Si perde quel rapporto diretto che c’è con il bene e ovviamente delle spese di gestione del bene derivanti dalle commissioni proprie della so-cietà fiduciaria.Ma la tracciabilità che garantisce la fiduciaria è un servizio impagabile che assicura al cliente una notevole tranquillità nelle transazioni com-merciali e personali». Senza considerare gli indubbi van-taggi in termini di gestione e che, in alcuni casi, può essere preferibile al trust, istituto con il quale spesso si confonde.È la specificità della fiduciaria come impresa, in grado di svolgere l’attività di professionale di ammi-nistrazione di beni. Insomma, è nel suo DNA che si ritrova la capacità

natoria in Italia (la famosa legge n. 159/76), e con le successive edizio-ni dello scudo fiscale (2001, 2003, 2009), la prima fase della voluntary disclosure ha reso giustizia alle so-cietà fiduciarie, cancellando ombre e sospetti di quanti (e sono ancora molti) le additavano come veicolo per mascherare forme di elusione. «La società fiduciaria non può es-sere un utile strumento per coprire o nascondere dei beni.Nei confronti dei creditori, del Fi-sco o di altri soggetti che hanno titolo e diritto ad avere indicazio-ni sulla consistenza patrimoniale dei soggetti, la società fiduciaria è completamente trasparente».È categorica Lucia Frascarelli, Se-gretario Generale di Assofiduciaria. «La riservatezza commerciale è in-dubbiamente una caratteristica della società fiduciarie ma quando si parla di fiducia è riduttivo immaginare e pensare soltanto a una fiducia nel senso di opacità e oscuramento del soggetto che ci sta dietro. Quando si parla di fiducia ci riferisce al si-gnificato della parola stessa: cioè un soggetto a cui viene affidato il bene e di cui si ha fiducia perché è profes-sionalmente capace».«Utilizzando la fiduciaria» aggiun-ge Sagona «il rapporto che il clien-te ha con il patrimonio oggetto del mandato è sempre mediato.

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di gestione e difesa del patrimonio. «Quando si parla di patrimoni e so-prattutto di tutela, ritengo che non si possa prescindere da una società fiduciaria perché è il soggetto che professionalmente e, più di ogni altro, è in grado di dare indicazioni e di consigliare ma anche di ope-rare in modo tale da difendere il patrimonio», aggiunge Frascarelli, sottolineando gli indubbi vantaggi in termini di gestione e che, in al-cuni casi, può essere preferibile al trust, istituto con il quale spesso si confonde. «Il trust ha uno schema contrattuale strutturato sulla falsa-riga del mandato.La società fiduciaria può essere un trustee, ossia fare il fiduciario in un trust: una cosa è l’istituto e una cosa è il soggetto. Quando si

parla di società fiduciarie si parla di soggetti e non di istituti ed è la volontà contrattuale delle parti che regola il da farsi: se questa vuole un trust, la società fiduciaria svolgerà un ruolo di trustee o anche di pro-tector/guardiano.Se invece il soggetto non vuole spogliarsi della sua proprietà ma vuole solo della sua titolarità, può adottare un mandato di intestazio-ne fiduciaria. Se vuole mantenere inalterata la sua intestazione, ossia non vuole trasferire neanche la ti-tolarità alla società fiduciaria, que-sta amministrerà con un mandato senza intestazione.Quindi, quando si parla di fiducia-rie si fa riferimento a soggetti che possono operare e non di istituti che vengono applicati ai rapporti

contrattuali sottostanti». Non solo. Nel trust il disponente si spossessa del bene e la gestione e amministrazione del bene è affida-ta completamente al trustee, sen-za alcuna forma di intromissione. Nell’amministrazione fiduciaria gli equilibri sono diversi: non c’è mai un trasferimento di disponibilità perché la fiduciaria non ha potere discrezionale e qualunque attività che pone in essere è fatta dietro impulso del fiduciante. Forse è per questo motivo che lo strumento della fiduciaria è molto utilizza-to per il passaggio generazionale dell’azienda: dal un lato agevola e schematizza il passaggio del testi-mone ma dall’altro sostiene l’im-prenditore uscente, il quale man-tiene il controllo della sua azienda.

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LUCIA FRASCARELLISEGRETARIO GENERALE ASSOFIDUCIARIA

MATTEO SAGONARESPONSABILE AREA NORMATIVA E REGOLAMENTARE ASSOFIDUCIARIA

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