La necessità di proporre dei percorsi - figlidellashoah.org Kindertransport.pdf · BBC un appello...

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La necessità di proporre dei percorsi interdisciplinari sulla Shoah nasce dalla convinzione che il ruolo della scuola non sia semplicemente quello di trasferire un sapere ma che debba formare degli essere umani portatori dei valori fondanti della nostra società. L’intero corpo docente, senza distinzione, è chiamato alla creazione di un percorso che travalichi i confini di ogni singola disciplina per mirare alla formazione dell’individuo in quanto essere umano dotato di una coscienza civile, etica e critica che si sviluppa nel tempo grazie al confronto con i pari e con gli insegnanti.

Per gestire le problematiche poste dall’insegnamento della Shoah, è necessario che il docente non affronti da solo questo tema ma che lo rilegga nell’ambito di una riflessione tra insegnanti di più discipline, poiché la sua valenza etica investe di responsabilità la scuola tutta, in quanto istituzione preposta all’insegnamento di valori morali. Da un lato, infatti la vastità del tema offre la possibilità di creare percorsi di approfondimento, di costruire mappe interdisciplinari e di condividere obiettivi educativi tra discipline differenti, dall’altro, la condivisione con i colleghi permette al singolo insegnante il confronto e l’elaborazione delle emozioni e dei valori esistenziali che la Shoah inevitabilmente sollecita e risveglia.

Ecco dunque che l’interdisciplinarietà si pone come la risposta ai tanti interrogativi davanti ai quali noi insegnanti ci troviamo quando pianifichiamo l’insegnamento della Shoah. Oltre all’insegnante di Storia e a quello di Italiano, la Shoah può essere toccata dagli insegnanti di lingua straniera per affrontare testi in lingua originale, dall’insegnante di Scienze, per tutti gli aspetti relativi alla genetica e alla cosiddetta “teoria della razza”.

Nei mesi che vanno dalla Kristallnacht (9-10 novembre 1938) allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, circa 10.000 bambini provenienti da Germania, Austria, Polonia e Cecoslovacchia trovarono accoglienza e salvezza nel Regno Unito.

Il 15 novembre 1938 un gruppo di eminenti ebrei

britannici, tra i quali il leader sionista Weizmann, furono ricevuti dal primo ministro britannico, Neville Chamberlain. Essi chiesero al primo ministro di concedere ingresso temporaneo nel Regno Unito a bambini e ragazzi provenienti dalle aree sottoposte alla legislazione antiebraica nazista. La Comunità Ebraica promise di corrispondere una somma di garanzia per ogni bambino.

Sull’ingresso dei bambini furono poste condizioni

molto rigide: i bambini dovevano essere sotto l’età di diciassette anni e non accompagnati. Le agenzie per i rifugiati dovevano sostenere economicamente l’operazione e garantire che i bambini non sarebbero stati un peso per i conti pubblici, per ogni rifugiato sarebbe stata corrisposta la somma di 50 sterline, circa 1000 sterline odierne, a garanzia del successivo rientro in patria.

Nel giro di poco tempo il Movement for the Care

of Children from Germany, più tardi chiamato Refugee Children’s Movement, RCM, inviò i propri rappresentanti in Germania e Austria per attivare il processo di selezione e trasporto dei bambini.

Il 25 novembre il Visconte Samuel trasmise alla BBC un appello per cercare famiglie affidatarie.

Il primo trasporto partì il 1° dicembre 1938.

Il primo trasporto da Berlino durante le procedure d’imbarco

L’ultimo trasporto partì il 1° settembre 1939, due giorni prima dell’ingresso del Regno Unito nella Seconda Guerra Mondiale.

Parlare di vicende che, pur nella loro

drammaticità, presentano un lieto fine; Favorire l’empatia, in quanto i protagonisti di

queste vicende sono ragazzi approssimativamente dell’età dei nostri studenti;

Presentare vicende narrate da una pluralità di punti di vista (i ragazzi, le famiglie d’origine, le famiglie affidatarie, gli organizzatori e i volontari del movimento);

Parlare delle motivazioni che hanno spinto le famiglie affidatarie ad accogliere bambini da altre nazioni, quindi parlare di quei piccoli gesti che possono salvare delle vite umane.

Il Double Entry Journal è una strategia di approccio

al testo, che permette ai discenti di: analizzare in profondità un brano ed entrare in

relazione con i protagonisti delle vicende narrate;

esprimere i propri pensieri e quindi di essere attivamente coinvolti nella lettura.

Colonna sinistra Informazioni/fatti

Colonna destra Reazioni/Riflessioni

Si possono inserire: •Citazioni •Riassunti di paragrafi •Fatti /concetti •Parole chiave •Immagini •Descrizioni di eventi

Possibili richieste: •Reazione immediata •Risposte a domande •Sei d’accordo? Non sei d’accordo? Perché? •Paragoni/Contrasti •Collegamento a prerequisiti/ad altre fonti •Interpretazione personale di ciò che si è letto (sensazioni, emozioni….) •Analisi del testo (figure retoriche)

L’insegnante può scegliere i brani o le citazioni da inserire nella colonna di sinistra oppure lasciare che sia lo studente a stabilire quali citazioni scegliere in un determinato testo.

Tale approccio, permettendo di relazionarsi in modo individuale con una fonte, di esprimere sentimenti e opinioni sul materiale proposto, può essere proficuamente utilizzato per affrontare documenti sulla Shoah, poiché aiuta lo studente a elaborare e canalizzare la forte componente emotiva che questi testi presentano.

Brani scelti da Into the Arms of Strangers Stories of the Kindertransport M. J. Harris, D. Oppenheimer Bloomsbury Publishing Plc London, 2001 Destinatari della proposta didattica: studenti del

biennio della scuola superiore.

Il papà di Ursula è stato arrestato e deportato a Buchenwald durante la Kristallnacht. Poco dopo Ursula, tredicenne, e sua sorella Hella sono state mandate in un orfanotrofio poiché la madre non poteva più far fronte al loro mantenimento. Partite con un Kindertransport l’anno successivo, le due bambine sono state accolte da una vedova a Brighton. La mamma di Ursula non è sopravvissuta alla guerra. Ursula è rimasta in Inghilterra, a Manchester, dove è diventata magistrato.

Nei brani proposti Ursula parla delle pesanti

discriminazioni subite prima della guerra e della separazione dalla madre. I suoi ricordi offrono la possibilità di riflettere su quelle dinamiche di inclusione/esclusione presenti tra i ragazzi che possono condurre a episodi di bullismo.

Le riflessioni sulla separazione dalla madre possono essere un momento di riflessione sull’immagine idealizzata che i figli hanno dei genitori e sul “genitore reale”.

Hedy è arrivata a Londra a quattordici anni. Dopo la guerra è tornata in Germania alla ricerca dei suoi genitori, scoprendo che entrambi sono stati assassinati ad Auschwitz. Ha pubblicato le sue memorie in un volume dal titolo Remembering is not enough. Vive negli Stati Uniti.

Nel brano che ho scelto, Hedy parla della rabbia che l’ha colta quando ha saputo che i suoi genitori avevano deciso di mandarla nel Regno Unito. Il suo racconto permette di riflettere sulle motivazioni che sottendono decisioni dolorose e sulle forti emozioni che la separazione porta con sé.

Bertha proviene da una famiglia di origine polacca che viveva a Monaco. Giunta nel Regno Unito a sedici anni, è stata accolta da una famiglia perché facesse la cameriera. Le memorie di Bertha ci offrono la possibilità di riflettere sulle motivazioni che muovono le nostre scelte. Inoltre, parlando della famiglia affidataria, la ragazza mostra un’insolita capacità di immedesimazione che può essere di spunto per una riflessione di classe.

Kurt è un ragazzino austriaco giunto nel Regno Unito a sette anni. È rimasto con la sua famiglia affidataria, i Cohen, fino all’età di sedici anni. I suoi genitori si sono salvati scappando dall’Austria e trovando rifugio nel sud della Francia. Kurt si è riunito alla sua famiglia d’origine nel 1947 e nel 1956 sono emigrati negli Stati Uniti. Oggi vive a New York.

Ho abbinato la testimonianza di Kurt a quella della signora Cohen, con la quale combacia nel ricordo di un’accoglienza calda e intima. Tuttavia l’esperienza vissuta ha lasciato una cicatrice scura nella mente del ragazzo, che non è più stato in grado di parlare la sua lingua madre, il tedesco.

Norbert Wollheim è un organizzatore dei Kindertransport. Nel brano scelto ci presenta il ricordo di un momento cruciale che ha deciso della vita di un giovane ebreo tedesco. La testimonianza offre la possibilità di riflettere sulle responsabilità di ciascuno di noi e sulla nostra capacità di prendere una posizione davanti all’ingiustizia, agendo secondo coscienza.