La moda: Morrely dossier... · generazioni di stilisti. Su facebook ho fondato una Fashion academy...

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La moda: CHI LA FA, CHI LA INDOSSA, CHI NE PARLA Per capire la natura specifica delle imprese del sistema moda è necessario partire dall’etimologia del termine e dalle definizioni che di questo concetto sono state date nel corso del tempo. Le ragazze cominciano a svolgere la professione di modella già attorno ai 16 anni di età, in piena adolescenza, una fase del ciclo di vita di grandi trasformazioni che spinge alla ricerca di nuovi modelli di riferimento, al desiderio di rompere con tutto ciò che infantilizza (Onnis), di liberarsi del controllo degli adulti sulla propria vita alla ricerca di autonomia e di una definizione del sé. Il sentimento di onnipotenza legato all’età, alla natura di questa professione, all’esperienza della nuova situazione, alla novità del lavoro, alla libertà, all’aspetto fisico attraente, alle attenzioni ricevute, possono far perdere di vista il senso di realtà e di umiltà e condurre la ragazza verso situazioni pericolose ed abitudini dannose. Ecco perché è importante che ci sia molta serietà nelle persone che svolgono la professione di manager…ed ecco perché sono qui a presentare Morel Bolea fondatore di Kasta Morrely ( 72) servizio a pagina DIETRO: LE QUINTE DELLA MODA www.donnaimpresa.com 21

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PER QUANTO ATTIENE ALL’ETIMOLOGIA DELLAPAROLA MODA, LE INTERPRETAZIONI NON SONOUNIVOCHE; ALCUNI FANNO RISALIRE IL TERMINE ALFRANCESE MODE E QUINDI AL LATINO MODUS CON ILSIGNIFICATO DI MODO, FOGGIA, MANIERA. ALTRI,INVECE, FAREBBERO DERIVARE LA PAROLA DALLATINO MOS, ANZICHÉ MODUS, CON UN SIGNIFICATODI USANZA, COSTUME, ABITUDINE, REGOLAPIUTTOSTO CHE DI MODO, MANIERA, NORMA COMEINVECE LA PRIMA INTERPRETAZIONE INDURREBBE APENSARE. DIFFERENTI SONO ANCHE LE DEFINIZIONICHE SONO STATE DATE DEL CONCETTO MODA.Si è affermato che “nel linguaggio comune, un fenomeno èconsiderato di moda se, nell’istante in cui se ne parla, ha raggiunto undiffuso apprezzamento da parte di un certo pubblico e in undeterminato contesto che può essere geografico o di tiposocioculturale”. Tale definizione centra l’attenzione sul fatto che unprodotto è di moda, quando è gradito da un gruppo abbastanza ampiodi persone in uno specifico contesto. Il fatto che si faccia riferimento alconcetto di fenomeno, sottolinea l’ampiezza e la diffusione del terminenon più associato esclusivamente al settore dell’abbigliamento, comeinvece avveniva in passato. Oggi si può a buona ragione affermareche quasi tutto può essere o non essere di moda, da un’automobile,ad un vestito, ad una marca di computer. Resta, però, il fatto che solonel campo dell’abbigliamento il continuo cambiamento negli stili e nellemode è stato riconosciuto e sancito con tanta forza da divenire ormaiun’abitudine irrinunciabile. Il termine moda è definito anche come“aspetto e comportamento di una comunità sociale secondo il gustoparticolare del momento per lo più a proposito dell’abbigliamento siamaschile che femminile”, e come “foggia, corrente del vestire edell’acconciarsi, legata ad una determinata epoca e al gusto di unadeterminata società” e, ancora, “modo, costume passeggero di viveree di comportarsi”. Tali definizioni mostrano una caratteristica propriadei prodotti di moda: la temporaneità e la brevità; le mode sono perloro natura passeggere, destinate a rinnovarsi nel corso di unastagione. La stagionalità di queste attività, se, da una parte, le rendedi difficile interpretazione, dall’altra, costituisce uno dei fattorifondamentali del loro successo; il continuo rinnovarsi di anno in anno,di stagione in stagione, offre sempre una nuova platea di potenzialiclienti. Ciò si traduce in un notevole vantaggio anche per i nuovientranti perché, dal momento che sorgono nuove modecontinuamente, tutti, in teoria, possono concorrere a dettarne unanuova e, quindi, a giocare un ruolo nelle collezioni di quella stagione.

TRATTARE DELL’EVOLUZIONE DEL FENOMENO MODA ÈQUESTIONE LUNGA E COMPLESSA POICHÉ SI PUÒ BENAFFERMARE CHE L’ATTENZIONE ALLE DIVERSEMANIERE E FOGGE NEL VESTIRE RISALE A TEMPIANTICHISSIMI ESSENDO QUESTO UN FATTOINDISSOLUBILMENTE LEGATO ALLA VANITÀ UMANA.LE PRIME TRACCE DI TALE MANIFESTAZIONEPOSSONO ESSERE RISCONTRATE NELLE ANTICHECIVILTÀ MEDITERRANEE; LE EVOLUZIONI STILISTICHE

ERANO, PERÒ, PIUTTOSTO LENTE E CON DIFFERENZEMINIME TRA INDUMENTI MASCHILI E FEMMINILI. AQUEI TEMPI LA DISTINZIONE SOCIALE SULLA BASE DEICAPI DI ABBIGLIAMENTO INDOSSATI ERA LIMITATA ESI PREFERIVA RICORRERE ALL’UTILIZZO DI ACCESSORIED ORNAMENTI RICCHI E PREZIOSI PER SEGNAREL’APPARTENENZA AD UNA CASTA PIÙ IMPORTANTEDELLE ALTRE.Nell’antico Egitto si cominciò a delineare il gusto per i colori vivaci e lelinee stilizzate: gonnellini per gli uomini e tuniche senza maniche perle donne sono i modelli più ricorrenti nelle numerose raffigurazionigiunte fino a noi della vita degli antichi faraoni. Stili e fogge nel vestiresi sono susseguiti, poi, anche nell’antica Grecia e ai tempi dei romanianche se, per entrambe le civiltà, non si può ancora parlare di nascitadel fenomeno moda; le vesti sono abbastanza semplici e nonpresentano particolari cambiamenti di stile nel corso degli anni. Lanascita vera e propria del fenomeno può essere fatta risalire al primoRinascimento quando l’attenzione all’abito e alla distinzione socialesulla base di esso diventa sistematica. Sarà con l’affermarsi dellanuova classe dei commercianti che sorgeranno nuovi sistemivestimentali caratterizzati dalla ricerca di una propria legittimazionesociale e non più distinti solo sulla base della loro funzione d’uso. Lamoda ha così cominciato a significare distinzione e differenziazione traclassi più o meno benestanti; l’abito non è più solo un elemento diprima necessità per coprirsi dal caldo, dal freddo e dalle avversitàdelle stagioni, ma diventa strumento di ostentazione del propriobenessere, nonché della propria posizione sociale. Diverse sono leteorie elaborate nel corso del tempo sulle motivazioni del continuosusseguirsi di mode diverse nel corso degli anni e delle stagioni.Un’ipotesi interessante è quella così detta del trickle-down, vale a diredel “gocciolamento verso il basso” secondo la quale le mode vengonocreate perché le classi più abbienti possano così distinguersi dallealtre. Tale teoria ritiene che le stesse mode, che nascono e sisviluppano presso le classi più elevate e abbienti della società,passino, poi, ai livelli inferiori della società, in modo graduale,diventando così patrimonio di tutti. L’oggetto di moda costituisce,quindi, un elemento di differenziazione solo nei primi stadi del suociclo di vita; quando raggiunge il suo picco di successo, comincia già acovare dentro di sé i primi sintomi del suo declino. Tanto più il capo diabbigliamento o l’accessorio è diventato di moda, tanto più si diffondetra i consumatori e tanto meno costituisce elemento didifferenziazione. Nel momento in cui tutti possono disporne cessanecessariamente di essere alla moda perché ha ormai perso lecaratteristiche di originalità, creatività e unicità che un tale prodottodeve avere. Ecco allora che, secondo la teoria del trickle-down, primache ciò avvenga le classi più benestanti avranno nuovamente trovatoun diverso gusto con il quale identificarsi e distinguersi che col tempotroverà anch’esso diffusione presso il resto della società. Se è a partiredal Rinascimento che il fenomeno inizia ad assumere una certaconsistenza, ulteriori sviluppi si sono avuti poi nel corso dei secoli. Lamoda si è, infatti, adeguata nel tempo ai filoni culturali e religiosi che divolta in volta hanno caratterizzato la vita sociale: una moda piùestetica e fastosa ai tempi del Rinascimento, più austera e severa aitempi della Riforma e della Controriforma. Dall’epoca di Luigi XIV e,poi, soprattutto nel diciannovesimo secolo, fulcro dell’alta moda èParigi che accoglie alla metà dell’800 Charles Frederick Worth chepuò essere considerato il primo couturier indipendente. Si tratta di unostilista che non realizza più solo abiti su commissione per le signoredell’aristocrazia, ma apre una vera e propria boutique. La Francia e,

quindi, Parigi restano leader indiscussi del settore perpiù di un secolo almeno fino a quando, negli annisettanta del secolo scorso, nascono nuovi filoni nelsettore; i profondi cambiamenti avvenuti nel secondodopoguerra con l’emersione di nuove classi sociali,nonché la contestuale emancipazione della donnanella società e nel mondo del lavoro hanno prodottouna democratizzazione della moda. E’ di quegli annila nascita e la rapida affermazione del prêt-à-porter. Inquel periodo il nostro paese cominciò ad assumereun peso importante a livello mondiale attraverso lesfilate fiorentine di Palazzo Pitti e l’indissolubilelegame moda-industria che si viene a creare aMilano. L’Italia, infatti, decise di concentrarel’attenzione su di un filone diverso rispetto a quello deigrandi couturier francesi, volto alla realizzazione diprodotti ricercati, dotati di elevato contenuto stilistico ecreativo, ma più accessibili sia economicamente chedal punto di vista della portabilità del capo diabbigliamento, dedicato, quindi, non solo alleoccasioni mondane, ma anche alle giornate di lavoro.

NELLA SOCIETÀ OCCIDENTALECONTEMPORANEA, QUASI NESSUNO PUÒORAMAI SOTTRARSI AI SUOI DETTAMI. E’LA MODA CHE È RITENUTA COSÌ TANTOIMPORTANTE DA SUSCITAREATTENZIONE, O È TUTTA QUESTAATTENZIONE PER LA MODA A RENDERLAIMPORTANTE?Vero è che la moda influenza la maggior parte dellerelazioni delle persone, con se stesse e con gli altri.Evidenziamo dunque una rottura con la tradizione ecostante visione al “nuovo”. Walter Benjamin parleràdi “eterno ritorno del nuovo”. La nuova moda ha unagrande rilevanza nella comprensione della nostraidentità. La parola “moda” deriva dal latino modees(misura, maniera, forma). Adam Smith affermava chela moda acquista valenza in ambiti dove il gusto èfondamentale: abiti, mobili, poesia, architettura, maanche della morale. Secondo il grande filosofo Kant,tutte le mode sono maniera di vivere, poichécomportano cambiamenti generali nelle abitudini divita. Lipovetsky parlò invece di un meccanismosociale generale, non limitandosi ai vestiti, ovvero lamoda nell’abbigliamento è una delle tantemanifestazioni della moda. Definizione di “moda”: unoggetto è moda se e solo se funziona come elementodi distinzione sociale ed è parte di un sistema che losostituisce con relativa rapidità con qualcosa dinuovo. Tuttavia possiamo dare esempi di ciò chechiamiamo “moda” e di ciò che non chiamiamo tale,ma non possiamo dare una definizione. SecondoThomas Carlyle, lo scopo originario dei vestiti non è ilcalore o la decenza, bensì l’abbellimento. Gli abitidunque sono “chiave di lettura del mondo”, e ciòfunzionerà se l’esteriorità corrisponde all’interiorità.Esiste un collegamento tra moda ed identità, poichénoi siamo attraverso la nostra apparenza esteriore.

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Impossibile piacere a tutti e soprattutto a tutte senon siamo lei. Brillante e arguta, bellissima,instancabile lavoratrice, respira e vive la moda. Inmolti addirittura sostengono che lei “sia” la moda.Ve la presentiamo: il suo nome è

GOTTARDIERIKA

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ERIKA GOTTARDI Direttrice di Woman & Bride, brillante e seguitissima blogger di moda, opinionista web tv, direttrice diproduzione di shooting e campagne moda. La moda è la sua passione. L’eleganza la sua cifra stilistica che si fonda sullaconoscenza e la ricerca della storia del costume. La nascita dello stile e la sua evoluzione fino alle epoche più recenti,attraverso lo studio del grandi Maestri della Moda. nella foto con Anton Giulio Grande (a sinistra) e Massimiliano Piccinno

FUCSIA TVtutto il fashion

minuto per minuto

Le telecamere di Fucsia TV le seguiranno in giro per le sfilate, ibackstage, gli eventi e le feste mondane senza tralasciare i momentidi pausa e relax registrati all’interno di una suite del The First LuxuryArt Hotel in cui alloggeranno per tutta la durata della kermesse. Da quile protagoniste partiranno ogni mattina per raccontarci la fashion weekcapitolina dall’interno: un inedito dietro le quinte visto dagli occhi didue speciali “addette ai lavori “che, tra ritmi serrati, continui cambi

d’abito, fugaci pranzi con le amiche e riunioni di lavoro, promettono difarci respirare l’aria della fashion week romana! Il plot è originale:seguire le vicende professionali ed umane delle due protagoniste ed,allo stesso tempo, documentare in maniera minuziosa la settimanadell’AltaModa con annesse sfilate e presentazioni. Un modo nuovoanche per avvicinare il pubblico al mondo dell’Alta Moda e del lusso,facendogli conoscere da vicino i protagonisti, i luoghi e le esperienzeumane che si celano dietro una Maison o un Ufficio Stampa.Letelecamere saranno onnipresenti e registreranno le intere giornate.Per questo sarà molto importante anche la parte “privata” del reality,ovvero i momenti di vita quotidiana delle protagoniste che saranno“coinquiline” per cinque giorni all’interno di una suite nell’esclusivo TheFirst Luxury Art Hotel, che fungerà quindi da quartier generale. Quisaranno “spiate” come in una sorta di Grande Fratello in tutte le loroazioni: al mattino mentre decidono cosa indossare, nei momenti di“trucco e parrucco”, nella hall mentre si confrontano sui reciprociimpegni o si interfacciano con i propri collaboratori mentre aspettanola macchina che le porterà ai vari eventi.Parallelamente alle ripreseper il programma televisivo, il pubblico a casa avrà la possibilità diseguire, in tempo reale, le vicende delle due protagoniste cheposteranno, con una certa frequenza, resoconti ed impressioni dellaloro esperienza attarverso un’apposita pagina Facebook e Twitter, ilche servirà anche per avvincere il maggior pubblico possibile e crearecuriosità ed aspettative nei confronti del programma che andrà inonda, nei giorni successivi, su Fucsia TV.

DOPO IL SUCCESSO DELLA VFNO TORNA IL FORMATTUTTO IL FASHION MINUTO PER MINUTO, IL DOCU-REALITY SULLA MODA CHE QUESTA VOLTA SARÀAMBIENTATO DURANTE LA SETTIMANA DELL’ALTAMODA ROMANA.DUE LE PROTAGONISTE, UNA FASHIONEDITOR, ERIKA GOTTARDI, DIRETTRICE DEL MAGAZINEWOMAN & BRIDE E UNA CONDUTTRICE TELEVISIVAESPERTA DI MODA, MARZIA PONZI, VOLTO DELLA WEBTV FUCSIA TV.

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SENZA FIDUCIA SONO POSSIBILI SOLO FORME MOLTO SEMPLICI DI COOPERAZIONE UMANA, QUELLE CHEPREVEDONO UNA TRANSAZIONE IMMEDIATA. PERSINO L’AZIONE INDIVIDUALE È TROPPO SUSCETTIBILE DIDISORDINE E DISTRUZIONE PER POTER ESSERE PIANIFICATA, SENZA FIDUCIA, AL DI LÀ DELL’ISTANTEPASSEGGERO” AFFERMA N. LUHMANN IN TRUST AND POWER. L. ZUCHER RITIENE CHE LA FIDUCIA SIA UNELEMENTO COSÌ IMPORTANTE PER LA COOPERAZIONE IN OGNI FORMA DI SOCIETÀ DA ASSERIRE CHE ESSA SIA“VITALE PER IL MANTENIMENTO DELLA COOPERAZIONE NELLA SOCIETÀ E NECESSARIA COME TERRENO DI BASEANCHE PER LA PIÙ BANALE ATTIVITÀ QUOTIDIANA”. SENZA FIDUCIA NON PUÒ ESISTERE UNA RELAZIONE, DATOCHE VIENE MENO IL CANALE CHECOLLEGA TRA LORO LE PERSONE.LA SFIDA ETICA È APPENACOMINCIATA, LA RISORSA UMANAHA RICONQUISTATO IL CENTRO DELMONDO DEL LAVORO, DI UN LAVOROCHE È STRUMENTO PER LAPERSONA E NON VICEVERSA E LACOMUNICAZIONE COME CANALE DICOSTRUZIONE DELLA RELAZIONERICHIEDE NUOVI STRUMENTI. LAPERSONA DEVE RIDIVENTAREPROTAGONISTA DEL LAVORO: PERPOTER RAGGIUNGERE QUESTOTRAGUARDO DEVE FARSI OGGETTOETICO DEVE SFORZARSI DI FAREPROPRI E VIVERE QUEI VALORI CHELE AZIENDE OGGI PROCLAMANOCOME PROPRIO ELEMENTOQUALIFICANTE E CHE IN REALTÀSONO VECCHI COME IL MONDO:ONESTÀ, LEALTÀ, MAGNANIMITÀ,PAZIENZA, FEDELTÀ, CORAGGIO,FERMEZZA, PRUDENZA, GIUSTIZIA,LUNGIMIRANZA, SACRIFICIO,GENEROSITÀ E COSÌ VIA. E’ GRAZIEA QUESTE QUALITÀ UMANE, AQUESTE VIRTÙ, CHE L’UOMO SARÀIN GRADO DI OFFRIRE VANTAGGIOCOMPETITIVO A SE STESSO, ALLAPROPRIA AZIENDA.Questa è la storia del mio rientro nel campodella moda, dove ho lavoarto e dato moltonel mio passato quando, dal 1985 al 2002circa ho lavorato con i marchi più prestigiosidel made in italy e dall'alta moda: sorelleFontana, Lancetti, Biagiotti, Gattinoni eGianni Versace, maestri e stili di vita chehanno frastagliato le mie giornate più o menofortunate nel mondo dell'effimero e dellabellezza. Mondo che ho trascurato per unperiodo lungo, fino all'avvento dei social

TERRIBILIARMANDO

La fiducia, la comprensione reciproca e i valoricondivisi e i comportamenti che legano fra loro lepersone e le comunità e rendono la cooperazionepossibile E' con noi.

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network e dei fashion blog,frequentati da personaggi avolte non proprio benpreparati, non così comedovevamo esserlo noi inpassarto quandoaffrontavamo il discorsomoda. Quindi dopo averletto strafalcioni e svarionisu vari post e editoriali hodeciso di rimettere in giocole mie competenze nelsettore e dire la mia, conl'occhio puntatospecialmente alle nuovegenerazioni di stilisti. Sufacebook ho fondato unaFashion academy Free, unaccademia virtuale gratuitadove promuovo giovanidesigner e le loro strabiliantiidee, ho varie fashion pagedove mi occupo dipasserelle, red carpet,profumi, moda maschile, mail punto forte sono gli albumdi giornali vintageprovenienti dal mioimmenso archivio, doveripropongo il meglio dellafotografia di moda e dellecollezioni del passato digrandi couturier come DiorValentino Ferrè o leimmagini delle mitiche topmodel che tanto turbarono inostri sogni di adolescenti.Ebbene, le mie dissertazionisono state noate dapersonaggi più o menoimportanti del settore, Giancarlo Giammetti con il ValentinoMuseum e Rita Airaghi della Ferrè Foundation usano le mieimmagini per integrare i loro archivi, il Gianni Versace tribute cheamministro è il più grande blog fotografico mai dedicato alla figuradi uno stilista, Michele Miglionico e Franco Ciambella mi hannosegnalato a questo gradito premio Città dei Sassi di Matera per lamia competenza messa a disposizione del vasto pubblico delWeb. Grande onore ed emozione essere considerati daiprofessionisti di oggi e di ieri, scoprire ancora l'emozione negliocchi dei ragazzi che partecipano a questi concorsi di moda conle valigie piene di abiti e sogni, il tutto sullo sfondo di una cittàmagica come Matera dal paesaggio naturale ricco di fascino.Essere premiati non per la mia arte o il mio stile, ma il bagaglioculturale che mi sono creato mi ha reso più forte nei confrontianche della quotidianità da affrontare tutti i giorni e mi gratifica esprona ad andare avanti a cercare di fare del bello e delmeraviglioso la ragione di vita di sempre più persone.La modache sfila in passerella è il risultato di ricerca e dedizione di grandiprofessionisti, che spesso inizia molto prima della stagionepresentata, in epoche in cui bisogna creare tendenze, stili e coloriazzeccando ogni volta quelli giusti affinchè diventino appunto... dimoda. Dietro la realizzazione di una sfilata ci sono corsefrenetiche, ricerche spasmodiche, grandi silenzi e piccoli tormenti,

il tutto per poco più di mezz'ora di spettacolo dove modelle senzatempo incedono altere con creazioni che sono state sognate,realizzate, trasformate, ricamate, smontate e ricostruite prima diottenere l'idea finale giusta. E stai lì dietro le quinte, a sperare chel'applauso in platea coincida con l'abito con il quale volevitrasmettere il tuo messaggio stilistico. Solo allora si puòconsiderarsi "arrivati", non tanto perchè la bella attrice haindossato la tua creazione sul red carpet oppure hai conquistatola copertina di un magazine famoso, ma quando la "gente"capisce il messaggio che vuoi trasmettere, perchè per molti stilistila moda è l'unica espressione che hanno per manifestare i propriideali, non solo di "bello" e "raffinato". Ed arriviamo a coloro cheparlano di moda, non sempre a ragione o con la dovutapreparazione, personaggi che neanche si rendono conto a voltecon le loro parole di distruggere mesi di lavoro se una collezionea loro non è piaciuta più per noia che vero disprezzo. Certo,l'Italia è piena di firme prestigiose che hanno dato lustro a marchiimportanti nel periodo d'oro della moda italiana, ma il problema èche la classe politica non ha mai appoggiato veramente il sistemamoda come succede in altri pasesi come la Francia o gli StatiUniti dove l'industria Moda è un vero business con regole einvestimenti mirati a far crescere le aziende che producono e lepersone che ci lavorano...

DELLA VALLEMARIAPIA

È cambiato tutto. Io la chiamo "la democratizzazione del fashion".E non è solo un'informazione segreta per quelle centinaia digiornalisti sparsi nel mondo. Nelle passate stagioni le sfilate sonostate trasmesse online in tempo reale, i blog aprono una finestrasulle nuove idee.

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La maggior parte dei bloggeracquistano capi di moda e scrivonoperché animati da una grandepassione. Fra una rosa di candidateche svolgono questa professione, noine abbiamo scelta una, che incarnala donna contemporanea: una iconadi stile ma anche tanto studio edeterminazione nel raggiungere ipropri obiettivi. In più, cosa che larende irresistibile, è un'instancabilesognatrice.Ci parli un po' di lei, racconti al nostro pubblico di lettrici e lettorichi è Mariapia della Valle.Non è semplice parlare di sé, anche per chi, come me, gioca con leparole e le loro mille combinazioni come una bambina gioca con i

corallini facendone collane e bracciali, in combinazioni e forme semprenuove. Sono laureata in Comunicazione Istituzionale e d’Impresa, P.R.,opinionista televisiva, esperta di eventi non convenzionali e di guerrillamarketing, giornalista freelance e Fashion Blogger, una delle più letted’Italia. Sono alcune delle cose che faccio con passione edeterminazione. Tante, a volte credo troppe, perché il mio perfezionismomi porta a chiedere sempre di più a me stessa e a chiedermi se facciotutto al meglio in cui potrei farlo, ma, fortunatamente, si tendeinfinitamente senza arrivarci mai davvero. Vivo a Caserta, anche sesono spesso in giro per l’Italia. La moda e i progetti che seguo miportano su e giù per la nostra bella penisola. Che sia la Milan FashionWeek, Alta Roma, un concorso per stilisti emergenti o un evento chereputi interessante, il trolley è sempre a portata di mano e sonodiventata anche abbastanza brava a fare la valigia, cosa non sempliceper noi donne, che vorremmo farci entrare sempre tutto l’armadio. Indefinitiva mi descriverei come una persona semplice, sempre pronta a

dire la sua, costantemente alla ricerca delle emozioni giuste e delleparole più corrette per raccontarle.Quali sono, a parer suo, le nuove chance per i fashion designerportate dalle nuove tecnologie? Ci racconti della sua esperienzamaturata attraverso il suo Blog (Modi di Moda) e, non di meno,relativa ai social network che conferiscono a chiunque lapossibilità di comunicare le proprie idee e visioni da qualsiasi partedel mondo. Una cosa che 5 o 10 anni fa non poteva succedere.L’avvento delle nuove tecnologie ha cambiato il modo di lavorare di interisettori: dall’organizzazione del lavoro alla produzione, dallacomunicazione alla gestione di fattori esterni non c’è nulla che non abbiarisentito dell’evoluzione tecnologica (innovazioni di processo, di prodotto,informatizzazione, interconnessione, etc.). Uno dei settori che più havissuto questa evoluzione è proprio quello del fashion. Il settore dellamoda è particolare, bisogna essere costantemente informati, farericerca, cool hunting. E’ fondamentale, poi, intrattenere relazionipubbliche, per fini sia commerciali che artistici. Bisogna essere semprepresenti, in contatto con colleghi, clienti, professionisti del settore di tutto

il mondo. Tutto questo oggi è possibile con un click. I fashion designeroggi vivono ciò che lei stessa ha definito, proprio con parole che ancheio amo adoperare, la “democratizzazione della moda”, che permette achiunque di essere presente, sulla scena e sul mercato. Oggi come oggiun designer emergente, magari anche giovane e con poco investimento,può far conoscere al mondo il suo brand. La presenza sui socialnetwork, gestita con sapienza e costanza, può rendere moltissimo intermini di notorietà, un buon e-commerce può permettere la vendita intutto il mondo.Com'è nata la sua passione per il web applicato al fashion?Nasce in realtà da un’esigenza precisa che è alla base di tutti i blog:condividere. Iniziai a sentire il bisogno di condividere con gli addetti alsettore e gli appassionati di moda tutte quelle esperienze, quelle novità,quelle “chicche” che la mia vita da giornalista e responsabile relazioniesterne di un magazine mi portavano a fare. Il blog mi permetteva diraccontare aneddoti divertenti che mai avrei potuto inserire in un articolo,

potevo scrivere la mia personale opinione su una precisa tendenza, omeglio su un “modo di moda” da qui nasce il nome del mio blog (Modi diModa). La passione si moltiplicava post dopo post, commento dopocommento, condivisione dopo condivisione. Ora mi sento in colpaquando, per motivi di lavoro o personali, sono costretta a trascurare “lamia creatura” che da poco ha compiuto un anno e che dopo soli settemesi di vita è entrata nella classifica dei blog più letti d’Italia.Per lei che cosa c'è di divertente nello scrivere di moda? Informarele persone, o avere il privilegio di andare per feste e vivere una vitafavolosa (sorrido)?Di divertente c’è molto, tanto, anche perché il mio blog è un blog moltoironico, che prende un po’ in giro quelle esagerazioni che le tendenze ela moda stessa a volte ci impongono. La moda in realtà è una cosa moltopiù seria di quanto pensiamo, ma noi “fashionisti” o esperti del settore,finiamo sempre per essere bollati come persone superficiali, senzasapere quanto studio possa esserci nella moda. Io ho studiato materieeconomiche e la moda è un fenomeno sì di costume ma alla base c’è

moltissima economia, non capisco perché le persone se ne dimentichino.La facciata è scintillante, brillante, affascinante … E’ un mondo dorato incui però non è facile arrivare, ci vogliono anni di duro lavoro e sacrificio.Le sfilate e gli eventi sono la cosa più bella ma, anche in questo, sonouna blogger sui generis. Andavo già a tutti questi eventi. Non nascondoperò, che il blog mi ha dato la possibilità di far sapere chi sono, dimostrare le mie potenzialità.I social, lo sappiamo, sono "the place to be" sia per l'utente che perl'azienda: fashion blogger come lei, giornalisti, aziende e designerhanno pagine in cui dialogano costantemente con i fan ...Sono totalmente d’accordo con lei. I social network hanno rivoluzionatola nostra vita e il nostro approccio alla vita e ai contatti. Nel mondo in cuiviviamo tutto ruota attorno al concetto di network, di rete. Avere unapropria rete di contatti e gestirla al meglio fa davvero la differenza. E’fondamentale essere presenti e connessi con il mondo. Io stessa sono

molto presente sui social network, che mi danno la possibilità di essere incontatto con tutti gli addetti ai lavori del fashion, di essere informata sulleloro iniziative e nuovi progetti. Il mio blog ha una vita molto attiva suisocial network dove, sia tramite la mia pagina personale sia quella delblog, aggiorno tutti i follower delle iniziative, eventi o semplicemente delnuovo post. Ho anche un gruppo di social-opinionisti che “taggo” quandocondivido un nuovo post e, commento dopo commento, nascono dellevere e proprie discussioni su tematiche come la moda, il costume, letendenze, l’amore.Il settore moda si sta arricchendo di figure professionali simili allasua: secondo lei quali sono i nuovi lavori su cui puntare?Il fashion è un settore sempre pieno di fermento e molto recettivo aicambiamenti. Non è un caso che ci sia una continua evoluzione dellefigure professionali, bisogna essere in continuo aggiornamento. Noncredo che ci sia un ruolo professionale su cui puntare maggiormente.Bisogna seguire le proprie predisposizioni e proporsi in modi creativi,essendo al passo con i tempi. Un fotografo oggi può aprire un blog per

rendere pubbliche le sue foto, realizzare uno shooting e pubblicarlo suface book in modo da renderlo visibile a milioni di contatti, cosaimpensabile fino a qualche anno fa. Essere blogger per me è una cosamolto naturale, che ha unito alcune mie grandi passioni: la scrittura, lamoda e il marketing. Ho fatto delle esperienze che non avrei potuto faresenza il mio blog. Sono stata una delle blogger protagoniste del progetto“Golden Curvy” di Golden Lady che mi ha portato in contatto con unagrande azienda, vedere come lavora per poi essere coinvolta in primapersona dall’azienda nella co-creazione di una linea che tenesse contodelle esigenze delle donne curvy e plus size. Un’altra esperienzaimportante per me è stata tenere un workshop sul blog al Master WebCommunication e Social Media all’Università degli Studi di Parma.Questa esperienza è stata particolarmente soddisfacente, perché è statopreso sul serio il fenomeno blogging sia da parte dei docenti che deimasteristi. Ho raccolto molte curiosità e molto interesse dalla classe, mi

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IL CORPO DUNQUE È UN UNIVERSO SIMBOLICOIMMEDIATAMENTE DISPONIBILE E SPERIMENTABILEDA PARTE DELL'INDIVIDUO. LA CAPACITÀ DEL CORPODI PRODURRE SIGNIFICAZIONE È LEGATA AL SUOESSERE CENTRO DI OGNI PRODUZIONE IMMAGINIFICADELL'UOMO, CENTRO DEL DESIDERIO E DELLEPULSIONI, PIÙ O MENO CONTROLLATEDALL'EDUCAZIONE E DALLA CULTURA(M.COMBI,1998). IL CORPO È QUINDI SEGNATO,DISEGNATO, GESTITO E MOSTRATO DALLA CULTURA DIAPPARTENENZA. IN MOLTE SOCIETÀ NONOCCIDENTALI IL CORPO NON RAPPRESENTA LAFINITEZZA ANATOMICA, ALTRA RISPETTO AL MONDOCONTINGENTE, MA È IL CENTRO DIQUELL'IRRADIAZIONE SIMBOLICA PER CUI IL MONDONATURALE E SOCIALE SI MODELLA SULLEPOSSIBILITÀ DEL CORPO, E IL CORPO SI ORIENTA NELMONDO TRAMITE QUELLA RETE DI SIMBOLI CON CUIDISTRIBUISCE LO SPAZIO, IL TEMPO E L'ORDINE DELSENSO.Molti studiosi si sono sforzati di chiarire l'ultimo misterioso haiku delpoeta Junichiro Kawasaki: "Senza rimpianti è la mela, non sa di nonessere pesca". Fu scritto la mattina del 3 novembre 1996, poco primache il vecchio poeta e sua moglie assumessero la dose di arsenicoche li avrebbe ammazzati. Kawasaki parlava di sé, parlava di loro,parlava di noi con la voce di chi guarda la vita dal margine. Laparabola mi è ritornata alla mente leggendo di Bronnie Ware,l'infermiera australiana trapiantata a Londra che ha raccolto i rimpiantidei malati terminali che ha assistito e li ha pubblicati in un libro disuccesso: The top five regrets of the dying. "I cinque rimpianti di chista per morire" sono non avere vissuto secondo le proprie inclinazioni,ma secondo le aspettative degli altri (1); avere lavorato troppo (2), nonavere avuto il coraggio di esprimere i propri sentimenti alle personecare (3); avere perso di vista gli amici (4); non essersi permessi diessere felici (5). È una la lista che sulle prime può avere effettidevastanti perché ti costringe a guardare la tua esistenza da fuori,tutta insieme, e a trarre un bilancio in corsa, probabilmentecatastrofico. La tentazione è precipitarsi a dare le dimissioni oabbandonare figli e marito per coronare il sogno, mai inseguitodavvero, di diventare cantante.

LA VERITÀ È CHE I RIMPIANTI SONO SEMPREORIGINATI DALLA VITA E NON VICEVERSA. SONO LAMETÀ MANCANTE DI QUELLO CHE SIAMO.Se l'indagine fosse fatta tra ergastolani, tossici e rockstar maledette inpunto di morte si otterrebbero molto probabilmente opinioni contrarie:non avere dato retta ai consigli, avere lavorato poco, averesovrastimato sentimenti, amici e felicità. Ma la storia personale diognuno si presenta sempre al crocevia con la storia profonda degliuomini. Un contadino lucano del 1700, un gladiatore romano, unacortigiana assira difficilmente si sarebbero dispiaciuti di non avereavuto la vita che volevano. Una Storia universale dei rimpiantiracconterebbe, forse, che in punto di morte gli antichi provavanorimorsi più pratici, legati a episodi specifici, per condotte sbagliate o

occasioni perdute. Non rimpiangevano altre vite per la sempliceragione che non potevano neppure concepirle attraverso la fantasia. Ilnodo da cui scaturisce la nostra idea di felicità si annida proprio qui.Oggi, è doloroso il peso delle strade non imboccate, delle scelte nonfatte, delle vite che non abbiamo vissuto perché il Novecento èfondato sulla vastità della scelta. È questa la sua invenzione piùimmensa.

OGNI UOMO È LIBERO DI DIVENTARE QUELLO CHE ÈDAVVERO. E ALLORA PERCHÉ GLI SCAFFALI DELLENOSTRE VITE NON SONO STIPATI COME QUELLI DELSUPERMARKET? LA TEORIA DEL MULTIVERSO - GLIINFINITI UNIVERSI PARALLELI DELLA MECCANICAQUANTISTICA - È LA TRADUZIONE SCIENTIFICA DIQUESTA FANTASMAGORIA CULTURALE EDECONOMICA. PER MILLENNI, POI, SI AVEVANO POCHEESISTENZE-MODELLO, OGGI OGNUNO È SOTTOPOSTOA UN BOMBARDAMENTO DI VITE POSSIBILI. DI EROI EVITE IMITABILI. AVERE UN'UNICA VITA APPARE UNALIMITAZIONE. IO SONO L'ARMONIA DI UNA VITA E LASUA ELEGANZA RISIEDONO, INVECE, NELL'ADESIONEPERFETTA A SE STESSI, NELL'ACCETTAREQUELL'IRRIPETIBILE, DENSO, AGGLOMERATO CARICODI MEMORIA E CONFINATO NELLO SPAZIO E NELTEMPO IN CUI CONSISTE LA NOSTRA IDENTITÀIn fondo, è la storia narrata da Martin Buber di rabbi Sussja che inpunto di morte, esclamò: "Dio non mi chiederà perché non sono statoMosè, ma perché non sono stato Sussja". Tanto più la vita ci regalaopportunità e attitudini, tanto più difficile è ricordarsi che siamo “umanitroppo umani” e che la misura del nostro valore non coincide con ilnostro successo o il nostro potere. Tanto più condizioniamo la vitadegli altri, tanto più dobbiamo diventare persone migliori, dunqueetiche, vere e modeste, capaci quindi di cavalcare e dominare il nostronarcisismo, cioè il nostro io. Troppo spesso successi professionaliinducono una crescita a dismisura del nostro io e ci portano atrascurare il nostro essere “umani troppo umani” e a considerare ivalori materiali della società (potere, ricchezza, visibilità) come valoricentrali per la nostra crescita. E dunque il pericolo insito nella fortunadi avere e sviluppare delle capacità personali è quella di considerarsiesseri “superiori” e non semplicemente “umani troppo umani”,perdendo il valore centrale della modestia e della tolleranza verso glialtri. Avere dei talenti e svilupparli non è indice della nostra superioritàma semplicemente della nostra fortuna, e non è indice del nostrovalore come esseri umani ma della responsabilità di diventare miglioridi ciò che siamo per mettere a disposizione noi stessi agli altri. Laparabola dei talenti del Vangelo esprime molto bene questa idea:avere di più, non vuol dire essere di più ma semplicemente di avereuna responsabilità sempre maggiore verso un utilizzo etico e morale diciò che abbiamo. Non che ciò sia facile, ma è necessario perchépossiamo essere qualcosa e non semplicemente possedere tanto.

DUNQUE TANTO PIÙ ABBIAMO POTERE, TANTOMAGGIORE DEVE ESSERE LA INDIVIDUALERESPONSABILITÀ NEL RICORDARCI CHE SIAMO“UMANI TROPPO UMANI” E METTERE AL SERVIZIOQUESTO POTERE DEL BENESSERE DI TUTTI.

NINO

Scrittore, autore del libro: "Diario di una vecchiachecca" edito da Minerva Edizioni (Bologna) è natoa Taurianova (RC), ma romano d’adozione, è ideatore didiversi format, tra i quali spiccano “La Fattoria”, “Lacapitanessa” e “Forum” ha collaborato per 17 anni conquest’ultimo e all’età di 28 anni ha ottenuto un contratto alteatro “Du Campagnol” a Parigi, dove ha tenuto interessantiseminari su Goldoni e Pirandello.

CAMBIANOcoseche

Il Dalai Lama spiega bene questa idea in “UnaRivoluzione per la Pace”, titolo che forse nonesprime bene il titolo originale “Ethics for a NewMillennium” cioè “Etica per un Nuovo Millennio”indicativo della responsabilità di tutti noi verso losviluppo di un mondo migliore. Il valore di unapersona non si misura da quanto guadagna, dalpotere che ha o da quale ruolo abbia nella società,bensì da ciò che fa e come vive…. E qui tocchiamoun punto fondamentale: il come si vive. “Come sidiventa ciò che si è…” cioè la ricerca di noi stessiche è, a mio modesto parere, legato alla necessitàprofonda di ognuno di noi di ritrovare una sintonia earmonia tra come viviamo e ciò che siamo, cioè allanecessità di vivere onestamente con noi stessi econ gli altri, che vuol dire in fin dei conti null’altro cheil credere nel valore assoluto dell’onestà quale asseportante della nostra vita. Allora perché, pur inbuona fede, siamo troppo spesso maschere di noistessi? Perché la società ci porta a dover nonessere noi stessi? Forse semplicemente perché ivalori che la società sostiene, cioè potere, successoe ricchezza materiale non sono in comunione con leaspirazioni più profonde dell’essere umano edunque ci obbligano a mascherarci e aver paura dimostrare noi stessi al confronto con la societàmoderna e i suoi falsi miti.

L’INQUIETUDINE E L’ANSIA CHEACCOMPAGNA IL NOSTRO VISSUTOQUOTIDIANO, QUANDO NON SIA LEGATOA MOTIVAZIONI PATOLOGICHE, PUÒESSERE IL RISULTATO SIA DELLEETERNA RINCORSA VERSO L’AVERESEMPRE DI PIÙ CHE DELLA DISSINTONIATRA CIÒ CHE SIAMO COSTRETTI AESSERE E CIÒ CHE SIAMO VERAMENTE.MA FORTUNATAMENTE QUALCOSA STACAMBIANDO … LA SOCIETÀ SI STAPROGRESSIVAMENTE ORIENTANDOVERSO LA RICERCA DI UNA BENESSEREMENTALE E SPIRITUALE SEMPRE MENOLEGATA ALL’AVERE E SEMPRE PIÙORIENTATA ALL’ESSERE E, DUNQUE NOITUTTI, ABBIAMO IL DOVERE DIGUARDARE NOI STESSI RECUPERANDO IVALORI DELLA UMILTÀ, CIOÈ DELNOSTRO ESSERE “UMANI TROPPOUMANI” E DELLA NOSTRA ONESTÀ, ENON DIMENTICARCI MAI CHE LA VITA ÈUN PROCESSO CONTINUO DI RICERCA DINOI STESSI E DELLA SINTONIA CON IVALORI PROFONDI CHE APPARTENGONOALLA NATURA UMANA. SPIRLI

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Siamo individui, prima ancora che uomini e donne, sebbene anche la struttura molecolare consegni un’identificazione di genere.Niente di più drammatico, presumo, Nino, il vivere sulla propria pelle, così come è accaduto a lei, il disagio di porsi al cospetto delmondo in relazione a quello che gli altri si aspettavano da lei, e non sulla base di ciò che intimamente era, conscio che quel misto dinette opposizioni che popolano le menti puritane dei benpensanti non avrebbero accettato la sua omosessualità se non comeespressione di quelle “torbide mescolanze” da cui l’uomo comune tende a prender le distanze, se non fosse altro, per status.Smontate alla grande le tentazioni di alcuni terapeuti di promettere impossibili conversioni, la comunità scientifica offre oggi nuovestrade divergendo all’unisono su quanto di più, anche immediatamente scontato, si potesse intuire pur non possedendo nozioni daCattedra (Sarà un pure un parallelismo coraggioso, il mio, però mi pone non poche curiosità il fatto che il sostantivo cattedra nellasua esemplificazione da dizionario indichi anche “trono papale” e/o vescovile ) ovvero che l’omosessualità non è una patologia dacurare, e qualora vi fosse davvero interesse per un obiettivo da raggiungere, quello non può prescindere dal costruiresull’omosessualità un’apertura «su un orizzonte di valori» di giustizia e di eguaglianza. In ballo dunque c’è oggi per la comunitàscientifica (e non solo) la sfida di liberare esostenere l’omosessualità entro un orizzontesociale e politico che tuteli la persona elegittimi la pluralità delle identità sessuali.L’esclusione è razzismo ...Ho avuto la grande fortuna, Cara Valeriana, dinascere in una famiglia, la mia, per la quale ladifferenza non era l’eccezione, ma la regola.Essere differenti, diceva il mio adorato PapàMimmo, significa essere vivi. Per lui, come perme, esistono tante categorie quanti sono i viventiin quel momento sulla Terra. E, dunque, nonesistono categorie. Le Società Umane, peresempio, quante sono? Una mi sembra poca,considerando usi, religioni, pensieri politici,sentimenti, comportamenti personali, e, visto cheormai è di moda parlarne, necessità sessuali. Ah!Il sesso! Quante pagine, quante riviste, quantispeciali tg, quante ciance su una cosa chedovrebbe rimanere privata … Ma io ho scritto ilDIARIO DI UNA VECCHIA CHECCA che ne ha disesso dentro … E, dunque? Parlo bene e agiscomale? No: il DIARIO nasce proprio per affermareuna cosa importante: volete sapere com’è unomosessuale? Come vive? Come mangia ecosa? ... La risposta è una, e spontanea: Unomosessuale, o, meglio, un omosentimentale ècome è! Come qualsiasi altra persona. Non è unessere speciale. È solo diverso da un altroomosessuale, da un altro eterosessuale, da unaltro asessuale e così via per circa sei miliardi diviventi … Io ho avuto una vita serenamentedrammatica, tragironica, direi: fra gioie, dolori,violenze, cadute, risalite … Tutte in nome di unsolo credo: vivere libero. Non ho mai dovutolottare, per ottenere il rispetto per chi ero, sono esarò. Ho lottato per ottenere lavoro, come tutti,per acquistare una casa, come tutti, per pagareun bollettino alla posta, come tutti. Ho lottato peramore, sofferto per amore, pianto per amore, risoper amore, come tutti. Vivo una vita normalmenteomosentimentale, omosessuale, omomorale …Come tanti …Lo sviluppo di una compiuta personalità èindubbiamente assai più faticosa nella societàdi odierna. Una società complessa è molto piùdifficile da decifrare; una società fortementepluralistica, in cui predomina la varietà deimodelli, rende più ardua l'identificazionesecondo le proprie caratteristiche easpirazioni; una società instabile esigecontinui adattamenti e mutazioni; una societàcaotica in cui sembra che il fare debbapredominare sul pensare, l'avere debbaprevalere sull'essere, fa apparire la ricercadella gratificazione personale più importanteLA

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il ruolo del corponel gioco

Non siamo che corpi con pochi diritti etanti desideri. Ho sempre pensato chenon solo non è giusto il ragionarepensando che la società siadicotomicamente identificabile ma ancheche questo dualismo tra santi e peccatori,tra donne e uomini, tra italiani e stranieri,tra moralismo e libertarismo, trastrumentalità e passione, tra vittime ecarnefici, tra bene e male, tra giusto esbagliato, tra etero e omosessuali, tra noie l’altro, non è che un limite entro il qualeespiare l’individuale incapacità dicomprendere che ci sono infinite cosedelle quali non teniamo conto nel nostroragionare per ripartizione. Il pensare peropposizione porta a distinguere e dunquea regolamentare, a disciplinare. Rifiutareil dualismo vuol dire non rifiutare le

differenze, non annullare le sfumature,non prendere posizione. Ed a me, ledifferenze piacciono.Mi piace che individui provenienti da percorsi diversi, nel lorodirigersi in direzioni anche opposte, abbiano l’occasione diincontrarsi e sostenersi vicendevolmente nelle loro differenze.Dalle differenze, e solo da quelle, nascono nuovi mondi.L’obiettivo primo di ciascuno dovrebbe essere la sua liberazione.Approfondisco questa tematica con lei, Nino, in quantoconsapevole che, più di altri, possiede l’abilità di riconoscere edesplicitare l’ambiguità e la complessità del reale, complice il suotormentato vissuto del quale ognuno di noi può nutrirsi attraversole pagine del suo libro “Diario di una vecchia checca” edito daMinerva Edizioni, affinché la sua sofferenza sia da monito al chenon si compiano ancora sciagure a danno dell’individuo. Le dicoquesto perché penso che la società contemporanea si barcameniancora, a volte, nonostante le conquiste sociali, nello spiccioloqualunquismo di dividere i comportamenti umani in maschili efemminili stereotipandoli entro cliché di massima ma soprattuttonon considerando che il genere biologico (maschio o femmina) dasolo, non basta per definire l'appartenenza ad un genere.Dovremmo cominciare a percepirci diversamente, a porci delledomande sulla costruzione sociale dell'identità e dei ruoli digenere smettendola di idolatrare un polo o l'altro in modo cosìcampanilistico ma in particolare non attribuendo cliché di sorta.

"Ti ringrazio di avermi concesso la mia Meravigliosa Famiglia: mio Padre, chesicuramente Ti sta accanto, mia Madre, che mi da la forza con la sua forza, le mieAdorate Sorelle con le loro Famiglie, che mi assicurano l'Affetto, il Coraggio e ilConforto. Ti ringrazio per avermi regalato l'Amore, e per ben due volte: c'è chi non loha mai conosciuto. E Ti ringrazio per i miei Amici, che mi saldano a Te con la loroFedeltà di Sentimento. Per tutti questi regali, Ti sono grato per sempre..."Liberamente tratto da "Lettera di Nino a Gesù Bambino" dell'anno 2010. Nella fotoNino con la mamma.

Alcuni momenti dellapresentazione del libroal White di Roma"Diario di una vecchiachecca" vincitorePremio "Metauros2013" sezionenarrativa. Nelprestigioso parterre diospiti fra gli altri:l'Editore RobertoMugavero, LunaBerlusconi, RiccardoGubiani, ManuelFerrarini, Marina Ripadi Meana, Rita DallaChiesa, GianniSapone, MarinaMansanta, ErikaGottardi, ValerianaMariani e lo stilista GaiMattiolo.

L'intervista continua a pagina 35 ne "La politica del corpo"