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Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 – DCB Milano - Contiene I.P. in primo piAno ConsumAre meno per vivere megLio La contemplazione come specchio delle proprie azioni di Wittfrida MITTERER LA quALità deLLe Costruzioni Revisionata la norma UNI 10721 La nuova edizione della norma UNI 10721 Il ruolo degli organismi di ispezione accreditati Transition Towns a Roma Il BIM e il sistema delle costruzioni merCi e prodotti Interventi di liberalizzazione dei mercati Campagna Amica di Coldiretti Prodotti difettosi e merci contraffatte Approfondimenti & rubriChe Competenze per i servizi Le parole creano la realtà Knowledge Creating Management Rischi nei processi e metodologia FMECA La valutazione delle scuole: minaccia o risorsa? n.2 marzo/aprile 2014

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I.P.

in primo piAno

ConsumAre meno per vivere megLio

La contemplazione come specchio delle proprie azioni di Wittfrida MITTERER

LA quALità deLLe Costruzioni Revisionata la norma UNI 10721

La nuova edizione della norma UNI 10721

Il ruolo degli organismi di ispezione accreditati

Transition Towns a Roma

Il BIM e il sistema delle costruzioni

merCi e prodotti Interventi di liberalizzazione dei mercati

Campagna Amica di Coldiretti

Prodotti difettosi e merci contraffatte

Approfondimenti & rubriChe

Competenze per i serviziLe parole creano la realtà

Knowledge Creating Management

Rischi nei processi e metodologia FMECA

La valutazione delle scuole: minaccia o risorsa?

n.2marzo/aprile

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>> Il Direttore

La lezione

di Icaro

Editoriale

La mitologia greca ci tramanda l’affascinante ed esemplare storia di Dedalo e di Icaro. «Costretto a fuggire da Creta assieme alfiglio Icaro, Dedalo costruì per entrambi delle ali, saldando le penne con la cera. Inebriato dalla velocità, Icaro volò verso il so-le: il calore sciolse la cera ed il giovane precipitò nel mare annegandovi». In un affascinante e coltissimo dibattito a distanza, nel1924 due illustri pensatori del secolo scorso John B.S. Haldane [genetista, 1892 - 1964] e Bertrand Russell [filosofo della scien-za, 1872 - 1970] si sono confrontati, con tutto l’armamentario culturale, sulla vicenda della particolare coppia padre/figlio.Dedalo rappresentava «la scienza ed il futuro» mentre Icaro simboleggiava «il futuro della scienza». Nel dibattito l’orgoglio del-lo scienziato parteggia per Dedalo, mentre il filosofo sceglie Icaro, sottolineando che “la scienza avrebbe effetti benefici solo sel’uomo fosse (stato) un essere razionale”. Le preoccupazioni di Bertand Russell si sono, purtroppo, rivelate delle profezie; al ri-guardo, infatti, scriveva: «mi trovo dunque costretto a temere che la scienza venga usata per promuovere il potere dei gruppidominanti piuttosto che per rendere felici gli uomini. Icaro, che imparò a volare da suo padre Dedalo, fu rovinato dalla sua av-ventatezza. Temo che il medesimo destino attenda i popoli ai quali i moderni uomini di scienza hanno insegnato a volare …».Ma già nel seicento Bacone propose di questo mito-ammonimento una interpretazione rimasta famosa: “Dedalo è il prototipodello scienziato moderno, dell’inventore di ordigni pericolosi e incontrollabili”.Oggi se ne potrebbe dare una ulteriore lettura in chiave qualitologica ed organizzativa. Dedalo è il progettista-artigiano, il de-tentore di competenze, esperienze, saggezza e metodo; ha gli strumenti idonei per poter gestire direttamente fasi e i processidelle filiere organizzative-operative (quella che chiamiamo la supply-chain). Anch’egli ha il limite, però, di non riuscire a dia-logare con le nuove generazioni, cioè non riesce a far comprendere al giovane ed esuberante figliolo quali siano i limiti intrin-seci delle soluzioni adottate e quali siano le soglie costituite da punti di debolezza oggettivi delle soluzioni utilizzate (differen-ziandole dalle semplici paure).Icaro, in questa rilettura contemporanea, sembra tanto rappresentare quelle organizzazioni che hanno introiettato le metodo-logie mutuate dall’acquisto: esternalizzazione/delocalizzazione di attività produttive, outsourcing sia di funzioni aziendali, siadi competenze organizzative, progettuali, di studio & ricerca e così via. Gli eredi di Icaro, quindi, anche oggi maneggiano so-luzioni metodologiche e/o materiali delle quali non conoscono né potenzialità, né limiti.La piena e consapevole padronanza delle conoscenze e delle competenze - continuamente e sistematicamente aggiornate dalritorno delle dirette esperienze quotidiane - consente di evitare di andare oltre gli obiettivi prefissati e che sono stati presumibil-mente dimensionati in rapporto alle risorse disponibili; il possesso di un adeguato know how esperienziale consente di disporredi quella necessaria sensibilità utile per poter monitorare e tenere sotto controllo il percorso cogliendo tempestivamente i segna-li deboli. Osservando le scelte quotidiane operate dalla classe dirigente del Paese - e soprattutto vivendo gli effetti conseguenti -si può affermare che questa lezione sembra volutamente e sistematicamente rimossa. Le energie, l’esuberanza e l’ambizione so-no anch’esse degli strumenti delicati da maneggiare che possono diventare estremamente pericolosi per sé e per gli altri. Per convogliare positivamente ed efficacemente le proprie energie ogni moderno Icaro dovrebbe frequentare proficuamente uncorso AICQ sulle metodologie, le teorie e le tecniche della Qualità.Attraverso le pagine di questa storica Rivista, AICQ vuole quindi continuare a diffondere correttamente la cultura della Qua-lità ed i metodi per l’efficace utilizzazione dei sistemi di gestione. Il presente numero è dedicato a tre aree tematiche impor-tanti: la qualità del mondo delle costruzioni; le merci e i prodotti; le competenze per la gestione dei servizi.Desidero rinnovare il mio ringraziamento agli autorevoli autori per gli importanti, competenti e innovativi contributi che han-no voluto mettere a disposizione degli affezionati lettori della nostra Rivista che mi auguro vogliano diffonderla ai propri col-leghi e conoscenti. A tutti buona lettura!

Sergio BINI

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Editoriale la lezione di Icaro 1Sergio BINI

tema 1 la qualità delle costruzionirevisionata la norma UnI 10721 5Antonino SANtONOCItO

la nuova edizione della norma UnI 10721 7Cesare FOSSI

Il ruolo degli organismi di ispezione accreditati 9giorgio gALANtE

transition towns a roma 12Silvia CALABRESI

Il BIm e il sistema delle costruzioni 17La redazione di QUALItà

tema 2 - merci e prodottiInterventi di liberalizzazione dei mercati 19Enrico Maria MOSCONI

Campagna amica di Coldiretti 23Rolando MANFREDINI

prodotti difettosi e merci contraffatte 26Mario FINZI

tema 3 Competenze per i servizile parole creano la realtà 28Erika LEONARDI

Knowledge Creating management 33Kazuo INUMARU

rischi nei processi e metodologia FmECa 39Francesco CARROZZINI

la valutazione delle scuole: minaccia o risorsa? 44Emiliano PANCALDI

Dal mondo degli auditor 47A cura di Sergio AttINgENtI

osservatorio 50a cura della REDAZIONE

Vita dell’associazione 52a cura della REDAZIONE

In conformità a quanto previsto dal D.lgs. 196 del 30 giugno 2003 e fatti salvi i diritti dell’interessato ex art. 7 del suddetto decreto, l’invio di Qualità autorizza AICQ stessaal trattamento dei dati personali ai fini della spedizione diquesta pubblicazione.distribuzione: La rivista è stampata in 8.000 copie a numeroe viene inviata a tutti i Soci AICQ in abbonamento postale, eai responsabili qualità delle aziende.

Spedizione in abbonamento postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - DCB Milano.Prezzi di vendita per l’Italia: una copia € 5,00, copiaarretrata € 5,00, abbonamento annuo (6 numeri) € 55,00.Per l’estero: una copia € 10,00.Il pagamento può essere effettuato tramite bonifico sul c/cbancario: IBAN IT33N0569634070000002372X67intestato a Mediavalue srl

n. 2 marzo/aprile 2014Edizione Nazionale AICQAutorizzazione del Trib. di Torino n. 783 del Registro del 28/11/52ISSN 2037-4186direttore responsabile: Sergio BINIredazione: Annalisa ROSSISegreteria di redazioneAICQ - via Cornalia, 19 - 20124 MilanoTel. 02 66712484 - Fax 02 [email protected]: Mediavalue srlVia G. Biancardi, 2 20149 Milano - tel.0289459724 - www.mediavalue.itredazione e grafica:[email protected]:[email protected]à: [email protected]: Italgrafica - NovaraGli articoli vengono pubblicati sotto laresponsabilità degli Autori.

I n p r I m o p I a n o

Consumare meno per vivere meglio 3la contemplazione come specchio delle proprie azioni

Wittfrida mItterer

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ile Un UltErIorE altro salto DI qUalItà pEr «qUalItà»Con questo numero si insedia il primo nucleo del Comitato Tecni-

co-Scientifico della Rivista composto da autorevoli accademici ita-

liani “di Qualità” ed amici della federazione AICQ.

A loro va la mia gratitudine per aver accettato di collaborare con la

nostra storica Rivista sia per accrescere ulteriormente la reputazio-

ne scientifica, sia per ampliare la platea internazionale dei lettori al

fine di consolidare il ruolo di veicolo della conoscenza della “Qua-lità made in Italy”.

Rimane l’ambizione di poter vedere «QUALITÀ» consultata ed uti-

lizzata dove c’è più bisogno di cultura gestionale: scuole/universi-

tà, aziende/organizzazioni,uffici della PA, le stanze della politica.

s o m m a r i o

- prof. alessandro rUGGIerI, Magnifico Rettoredell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo,presidente;

- prof.ssa fiammetta mIGNella CalvoSa, profes-sore ordinario di Sociologia dell’Ambiente e delTerritorio presso l’Università LUMSA di Roma;

- prof. ing. massimo troNCI, professore ordinariodi Impianti Industriali Meccanici presso il Diparti-mento di Ingegneria Meccanica e Aerospazialedell’Università di Roma la Sapienza;

- prof. Salvatore la roSa, professore ordinario diStatistica Aziendale e Controllo della qualità pressola Facoltà di Economia dell'Università degli Studi

di Palermo;- prof. enrico maria moSCoNI, direttore Centro per

l’Innovazione Tecnologica e lo Sviluppo del Territo-rio presso Dipartimento di Economia e Impresadell'Università degli Studi della Tuscia di Viterbo;

- prof. ing. antonio SCIPIoNI, direttore del CentroStudi Qualità Ambiente presso il Dipartimento diIngegneria Industriale dell’Università degli Studi diPadova;

- prof. arch. maria antonietta eSPoSIto, professoreassociato di Tecnologia dell’architettura presso ilDipartimento di Architetture dell’Università degliStudi di Firenze

C o m I t a t o t e C N I C o S C I e N t I f I C o d e l l a r I v I S t a

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Wittfrida mIttErEr

www.aicqna.com marzo/aprile 2014

il nostro lavoro, costruendo indiscriminatamente ed utiliz-zando energie prodotte in milioni di anni e racchiuse nel sot-tosuolo, si finisce per danneggiare il paesaggio naturale, in-quinando l’aria, le falde e il territorio. Come possiamo contemplare una cosa del genere?Il nostro sistema economico è basato sul costante aumentodella produzione di oggetti e servizi commercializzati. Losforzo per produrre più del necessario richiede sempre piùquantità di risorse, crea impatto ambientale, genera rifiuti,penalizza e deturpa il territorio. I luoghi di lavorazione dellemerci, speso superflue e destinate ad essere subito trasforma-te in rifiuti, sono repellenti e non ospitali. Conseguenze ine-vitabili, derivanti da un progresso economico e tecnologicoincapace di riconoscere i suoi limiti.Attraverso la contemplazione possiamo osservare che noi,con gli animali e le piante, formiamo una rete unitaria, con laconsapevolezza e l’obbligo, anche per tutte le generazionifuture, di intervenire in casi di manomissione e pericolosedeviazioni.

Viene fatta osservare da più parti autorevoli, la neces-sità di compiere un salto di qualità nella tuteladelle giovani generazioni, senza attendere l’e-mersione dei disagi manifestati attraverso unmalessere diffuso spesso represso. Dobbiamo cambiare stile di vita, i nostri com-portamenti, guardare in positivo, contribuiretutti insieme in maniera autentica e responsa-bile, ad accrescere la nostra consapevolezzaecologica.Nella dichiarazione di Venezia, siglata da Gio-vanni Paolo II e dal Patriarca nel giugno del

2002, si affermava che il problema non è meramenteeconomico e tecnologico; esso è di ordine etico e spirituale.Si può trovare una soluzione, allo stato economico e tecnolo-gico, soltanto se nell’intimo del nostro cuore si verificherà un

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Consumare menoper vivere meglioLa contemplazione come specchio delle proprie azioni

prendersi cura di questa nostra terra attraverso il lavoro è ilruolo assegnato all’umanità.

Il potere che Dio conferisce all’uomo o, in termini laici, chela scienza e la tecnologia danno all’uomo, è quello di domi-nare sugli altri esseri viventi … ma esso non è fine a se stes-so. Il fine non è produrre e conquistare sempre più merci,spesso inutili, ma custodire con saggezza e migliorare il giar-dino dell’Eden.Siamo investiti da una grande responsabilità: fare del bene efarlo con qualità. Solo in questo caso sarà possibile ammiraree contemplare quanto di buono sia stato realizzato per mi-gliorare il nostro ambiente, rendendolo più bello eaccogliente di prima.Spesso invece con

«Il silenzio della montagna e il candore delle nevi - affermò

Papa Giovanni Paolo II a Campo Imperatore (AQ) nel 1993 -

ci parlano di Dio e ci additano la via della contemplazione,

come strada maestra e condizione per umanizzare la nostra

vita e i rapporti tra di noi».

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e nella via del dialogo per raggiungere unaccordo sul destino del pianeta.Affinché la quota di risorse a disposizionedei popoli poveri si possa consolidare senzaintrodurre pesanti restrizioni nel tenore divita dei popoli occidentali, non basta solopromuovere lo sviluppo di tecnologie capa-ci di accrescere l’efficienza e di attenuarel’impatto ambientale dei processi produttivi,ma occorre soprattutto attivare una nuovaeducazione alla sostenibilità, mirando aduna rivoluzione culturale capace di definiree rendere desiderabili nuovi stili di vita piùsobri e responsabili.Il risparmio energetico non deve essere vi-sto come una riduzione della qualità dellavita, ma deve essere quest’ultima a ricerca-re nuovi significati nel risparmio, con laconsapevolezza che spesso il meglio coin-cide con il meno.

Una casa ben costruita consuma meno energia di una casamal costruita, perché non ne disperde, richiede una tecnolo-gia più evoluta, quindi un progresso scientifico e tecnologi-co, riduce le emissioni di CO2 ed incrementa il PIL. Contri-buisce, per poco che sia, a migliorare il mondo e la qualitàdella vita non solo di chi ci vive, ma anche di chi ci vivrà,proprio perché comporta una decrescita del consumo di mer-ci che non solo non hanno una utilità effettiva, ma generanodanni ambientali ed alla salute. Alle follie che si proporrannonell’ambito di questa visione distopica1 del futuro occorrecontrapporre una visione realistica del futuro.Non è troppo tardi: il futuro mondo ha un incredibile poteredi guarigione. Nell’arco di una sola generazione, potremmo imprimere allaterra il giusto orientamento per il futuro dei nostri figli, a con-dizione che sia questa nostra generazione a farlo il più rapi-damente possibile.

n Note1 Per “distopia” (o “antiutopia” “pseudo-utopia” o “utopia negativa”) si intende

una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Il termine è stato coniato

proprio come contrario del concetto di “utopia”; viene utilizzato in riferimento

alla rappresentazione di una società fittizia nella quale le tendenze sociali sono

portate ad estremi apocalittici [n.d.r, rielaborando la voce di Wikipedia]

marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

cambiamento quanto più possibile radicale, che potrà indur-ci a cambiare il nostro stile di vita, e di i nostri insostenibilimodelli di consumo e di produzione.In primo luogo dobbiamo riacquistare l’umiltà, riconoscendoi limiti delle nostre forze e, ciò che è più importante, i limitidella nostra conoscenza e della nostra capacità di giudizio.Abbiamo preso decisioni, intrapreso azioni ed attribuito valo-ri, che ci stanno discostando da come dovrebbe essere ilmondo, ci stanno allontanando da tutto ciò che essenzialeper la salute del pianeta e della comunità umana. Occorre un modo nuovo di affrontare le cose ed una nuovacultura, che si basino sulla centralità della persona umananella rete del creato, e che si ispirino ad un comportamentoetico nei confronti dell’ambiente. Dobbiamo riflettere sull’importanza dei seguenti obiettivi etici:• pensare ai bambini ed alle generazioni future quando ri-flettiamo sulle nostre scelte e le valutiamo prima di agire;

• studiare i veri valori basati sulla legge naturale che costitui-sce il fondamento di ogni cultura umana;

• adoperare pienamente ed in modo costruttivo scienza e tec-nologia, riconoscendo che le acquisizioni della scienza van-no valutate alla luce della centralità della persona umana;

• ricercare l’umiltà ed aprirsi alla solidarietà, considerando ilnostro come un breve transito su questo pianeta e dunquenon intraprendendo azioni irreversibili e dannose rispetto aciò che scegliamo di considerare come nostra proprietà.Siamo persone a servizio di una eredità comune;

• riconoscere la diversità delle situazioni e delle responsabi-lità nell’opera di miglioramento ambientale, sapendo, sullabase del principio della sussidiarietà, che tutti possono as-sumere alcuni dei compiti, parte di uno sforzo condiviso;

• promuovere un approccio pacifico tra le diverse propostedi intervento, credendo nella capacità della ragione umana

4In

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WIttfrIda mItterer Architetto, professore presso la Facoltà di Architettura dell’Università

Statale di Innsbruck (Austria);

Direttore del Master «CasaClima-Biorchitettura» presso l’Università

degli Studi LUMSA di Roma;

Direttore responsabile della Rivista Bioarchitettura di Bolzano

[email protected]

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Il Settore Costruzioni dell’AICQ (Asso-ciazione Italiana Cultura Qualità) è

presente ormai da più di un decennionel contesto delle costruzioni, e tra isuoi obiettivi principali, oltre che crea-re momenti di formazione ed appro-fondimento, sulle varie specifiche te-matiche inerenti la realizzazione delleopere, si è dato l’obiettivo di crearemomenti dialogo tra tutte le compo-nenti ed i vari attori presenti nell’interocomparto delle costruzioni; rendendopossibile il confronto tra le varie espe-rienze maturate e la discussione sullenuove metodologie e sui modelli orga-nizzativi, che possono rendere più effi-cace la governance d’impresa e miglio-rare la competitività. A tal fine il Settore Costruzioni, oltre atrattare argomenti inerenti i sistemi e imodelli organizzativi specifici, e più stret-tamente correlati all’accezione comunedella qualità, si pone l’attenzione su tut-te le tematiche, che interessano l’interoprocesso costruttivo: dalla progettazio-ne, alla realizzazione, con particolare at-tenzione alle modalità realizzative e al-la scelta e qualificazione dei materiali,sino agli aspetti correlati alla manuten-zione e al ciclo di vita delle opere.Nell’ambito di tali obiettivi, alcuni com-ponenti del Consiglio Direttivo del SettoreCostruzioni hanno partecipato fattiva-mente al gruppo di lavoro istituito per larevisione della Norma UNI 10721. L’ap-

plicazione di tale norma, finalizzata nel-lo specifico al controllo tecnico per finiassicurativi, rappresenta in generale unvalido strumento per il controllo dei la-vori di realizzazione delle opere. La Norma UNI 10721, pubblicata nelsettembre 2012 e che individua le mo-dalità operative del controllo e i criteridi affidamento del servizio di controllotecnico, riguarda gli interventi di nuovacostruzione, di ristrutturazione e riqua-lificazione, sia nel campo dell’edilizia,che in quello infrastrutturale.La nuova edizione della norma pone par-ticolare attenzione soprattutto all’aspet-to di prevenzione dei rischi legati allarealizzazione delle opere; rischi che in-teressano gli aspetti tecnici, economici,finanziari, legali, di sicurezza, di fruibi-lità e durabilità delle opere.La Norma, inoltre risulta allineata, ai set-te requisiti fondamentali individuati dalRegolamento UE n. 305/2011 sui pro-dotti da costruzione, dando così parti-colare importanza alla scelta, qualificae controllo dei prodotti e materiali uti-lizzati.In particolare per ciascuno dei requisitifondamentali:• resistenza meccanica e stabilità;• sicurezza in caso di incendio;• igiene, salute ed ambiente;• sicurezza e accessibilità nell’uso;• protezione contro il rumore;• risparmio energetico e ritenzione del

calore;• uso sostenibile delle risorse naturali. La Norma UNI 10721 individua:• l’esplicitazione del requisito;• l’obiettivo dei controlli;• l’oggetto dei controlli;• il controllo del progetto;• il controllo dell’esecuzionedando dettagliati e concreti elementi perespletare il servizio di controllo tecnico. La sensibilizzazione di tutti i partecipantial processo di costruzione è, quindi, fon-damentale per il raggiungimento degliobiettivi, che il controllo tecnico si po-ne. Infatti, la committenza, che defini-sce gli obiettivi dell’intervento, i proget-tisti, che individuano i requisiti tecnici,le imprese di costruzione, che applica-no le metodologie e le tecnologie co-struttive, la direzione lavori, che attua leforme di controllo al fine di garantire laconformità, i fornitori, di prodotti e ser-vizi, gli organismi di ispezione, devonoattuare una efficace integrazione dandociascuno un concreto contributo per ilsuccesso dell’intervento costruttivo. Ciascuna delle componenti coinvolte ef-fettua delle specifiche attività di control-lo, ma l’attività di controllo tecnico, af-fidato ad un organismo di ispezione diterza parte, garantisce un incremento diaffidabilità e credibilità alla conformitàdelle opere ai documenti normativi e con-trattuali, riducendo la probabilità di difettie/o di vizi più o meno occulti.

Strumenti per tenere sotto controllo i processi di progettazione e costruzione

y La qualità delle costruzioni y

Revisionata la norma UNI 10721

>> antonino santonoCIto

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Al fine di rendere efficace la gestione delrischio riveste particolare importanza ilmomento di pianificazione ed attivazio-ne del servizio di controllo tecnico, trop-po spesso, infatti, si ricorre e si attiva ilcontrollo tecnico ad opera finita, snatu-rando e svilendo il precipuo scopo delservizio stesso, che assume a volte i con-notati di una “due diligence”.Il controllo tecnico nella sua specificaaccezione è opportuno che sia pro-grammato sin dalle fasi iniziali dell’in-tervento costruttivo, ancor meglio nelleprime fasi decisionali, al fine di massi-mizzare l’effetto di prevenzione, per-mettendo una “normalizzazione del ri-schio”. Risulta, quindi, auspicabile una efficacesinergia tra l’organismo di ispezione e

progettisti, ancor prima dell’esecuzionedelle opere, pur mantenendo ciascunoil ruolo di indipendenza che gli è pro-prio.Per poter dare maggiore efficacia al con-trollo tecnico e per far sì che tale servi-zio raggiunga lo scopo per cui è statoconcepito, nel corso del convegno sonoemersi alcuni spunti, le cui possibili azio-ni potrebbero dare un maggiore contri-buto al servizio e alle attività del con-trollo tecnico. Come per esempio, atte-so che l’attivazione del servizio di con-trollo fin dalle fasi iniziali del processocostruttivo risulta oltremodo essenziale,sarebbe opportuno incentivare la sensi-bilità istituendo degli elementi premian-ti nelle polizze assicurative. Come, d’al-tronde, sarebbe auspicabile che le po-

lizze assicurative tengano conto dei set-te requisiti essenziali, garantendo con-gruità con quanto previsto dalla Norma,secondo i criteri della quale viene effet-tuato il controllo tecnico, e le garanzierichieste ed offerte.In definitiva la Norma UNI 10721 rap-presenta un valido strumento di control-lo del processo di progettazione e co-struzione, nonché un essenziale riferi-mento per una maggiore omogeneità diapproccio, da parte degli organismi diispezione, nell’espletare il servizio dicontrollo tecnico.

y Revisionata la norma unI 10721 y

tem

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marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

aNtoNINo SaNtoNoCItoPresidente Settore Costruzioni AICQ

[email protected]

2013 ANNO RECORD PER I SUICIDI DA “CRISI ECONOMICA” Il suicidio come risposta al depauperamento

Il laboratorio di ricerca socio-economica «lINK laB» dell'Università degli Studi link Campus Univer-

sity di Roma ha pubblicato i dati del biennio 2012-2013 relativamente al fenomeno dei «suicidi per cri-

si economica»; una interessantissima analisi di un fenomeno drammatico che, però, non trova spazi nei

mezzi di informazione ufficiali. la crisi economica ha sulla coscienza almeno un suicidio ogni 2 giorni

e mezzo!

Nell’anno 2013 complessivamente sono 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni econo-

miche rispetto agli 89 casi registrati nel 2012. Sale quindi a 238 il numero complessivi dei suicidi per motivi legati alla crisi economica registrati

in Italia nel biennio 2012-2013. Il sociologo Nicola Ferrigni - direttore link lab - sottolinea: «dietro al tragico gesto vi è un sistema Paese che

fatica a trovare soluzioni a problemi ormai divenuti insormontabili: perdita del lavoro, impossibilità di pagare l’affitto o la rata del mutuo, de-

biti accumulati, stipendi non percepiti, tasse, bollette da pagare. Con il solo stipendio, quando arriva, si riesce a far fronte alle spese ordinarie

come quelle per affitto e utenze. ... mentre le analisi delle ultime ore dell’ISTAT evidenziano che: il reddito delle famiglie italiane diminuisce

in valori correnti in tutte le regioni italiane». Lo studio registra, con estrema preoccupazione, che ben il 40% dei suicidi registrati nel 2013 è

avvenuto durante l’ultimo quadrimestre e più precisamente: settembre (13); ottobre (16); novembre (12); dicembre (18).

le famiglie dei suicidi: la ricerca ha quantificato che: il 45,6 % dei suicidi riguarda un «imprenditore» [49 casi nel 2012 e ben 68 casi duran-

te il 2013]; si è raddoppiato il numero dei suicidi tra i «senza lavoro» [26 nel 2012 e 58 nel 2013]; sono quasi triplicati, rispetto al 2012, gli

«occupati» che si sono tolti la vita perché stretti nella morsa dei debiti a causa di stipendi non percepiti [7 nel 2012 e 19 nel 2013].

Il fenomeno ha uniformato il Sud al Nord: mentre nel 2012 il maggior numero di suicidi per motivi economici si registrava nelle regioni del

Nord-Est [27 casi, pari al 30,3%], durante il 2013 il fenomeno ha interessato con la medesima forza tutte le aree geografiche; anche il Mezzo-

giorno registra un allarmante incremento del numero dei suicidi [29 nel 2013 contro i 13 casi del 2012]. Nord-Ovest [35 casi nel 2013, contro

i 12 casi del 2012]; regioni del Centro [33 casi del 2012, contro i 23 del 2012]; il Nord-Est [32 casi nel 2013, contro i 27 casi nel 2012]; Isole

[19 casi nel 2013, contro i 14 casi nel 2012].

la crisi interessa strati crescenti della popolazione: anche nel 2013, la crisi economica - intesa come mancanza di denaro o come situazione

debitoria insanabile - costituisce il motivo principale del tragico gesto: è stata la causa dei 108 suicidi del 2013 (72,5%), rispetto ai 44 del

2012. La 2ª causa è la perdita del posto di lavoro con 26 casi, con un lieve aumento rispetto ai 25 casi del 2012. La 3ª causa è i debiti verso

l’erario: 13 persone si sono tolte la vita nel 2013 nell’impossibilità di saldare i propri debiti nei confronti dello Stato.

allarme “tentati suicidi”, che sono raddoppiati rispetto al 2012. Nel 2013, 86 persone hanno provato a togliersi la vita per motivazioni sem-

pre riconducibili alla crisi economica [erano 48 nel 2012]: tra cui 72 uomini e 14 donne. SoS, persone in cerca di lavoro: 50 disoccupati

hanno tentato il suicidio nel 2013; nel 2012 erano stati 2012! [sb]

spig

olat

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Il gruppo di lavoro 14 «Controllo tecni-co in esecuzione» della CommissioneUNI «Prodotti, processi e sistemi per l’or-ganismo edilizio” nel 2012 ha terminatoi lavori di aggiornamento della normaUNI 10721 “Servizi di controllo tecnicoapplicati all'edilizia e alle opere di inge-gneria civile”, rendendone così disponi-bile una nuova versione. Facevano parte del gruppo di lavoro i rap-presentanti di tutte le componenti coinvoltenel processo di costruzione, mentre rela-tore della norma è stato l’ing. A. De Prisco.Interessante è stato il dibattito iniziale sucome impostare la riedizione della norma,nel corso del quale è emerso più volte ilfatto che accurati controlli, per tutte le fa-si del processo, sono già previsti dal nostrocorpus normativo nazionale, quasi semprea livello di leggi e regolamenti cogenti, conuna articolazione completa e spesso com-plessa. Si è infine convenuto sulla utilitàdella norma UNI in questione e su una suarevisione finalizzata a reimpostarla, ag-giornarla, integrarla, sottolineando e svi-

luppando la sua funzione di linea guidaper un controllo di qualità industriale ap-plicato al processo edilizio, naturalmentesulla base dei controlli previsti dalla legis-lazione nazionale.Principalmente la norma è infatti indiriz-zata agli organismi di controllo, come ba-se per la loro attività ispettiva, ma può es-sere utile a tutti i soggetti coinvolti (ad esem-pio al direttore dei lavori o all’impresa), permonitorare il corretto svolgimento della lo-ro parte di processo.Durante i lavori di aggiornamento sono sta-ti esaminati e discussi molti problemi, e lerelative considerazioni e conclusioni sonoespressi nella parte generale della norma.Se ne riassumono i principali.Il processo edilizio trova nel suo svolgi-mento una serie di ostacoli che non facili-tano il raggiungimento della qualità. C’èintanto una pluralità di fasi e di soggetti co-involti, con le relative interfacce, che ren-de difficile applicare metodologie di con-trollo di qualità di tipo industriale. Il pro-cesso è complesso, con molta normativacogente, con attribuzione di ruoli e re-sponsabilità non sempre chiara. Il risultatoè che la normativa, anche quella cogente,non sempre è rispettata appieno. Oltre aciò (ed è un aspetto di estrema importan-za) ogni opera è uguale solo a se stessa,cosa che rende difficoltosa l’applicazionedi controlli sistematici standardizzati.La UNI 10721 è concepita in due parti:• la prima parte è generale ed espone i

principi che devono essere seguiti e lemetodologie da rispettare nel controllodelle costruzioni civili in genere;

• la seconda parte, costituita dall’Appen-dice A, è dedicata specificamente all’e-dilizia, intesa come nuove costruzionie ristrutturazioni.

La parte generale può anche essere affian-cata in futuro da altri allegati che riguardi-no altre categorie di costruzioni, per esem-pio le infrastrutture, perché i concetti ge-nerali della norma vanno bene per tutte letipologie e la metodologia seguita per l’Ap-pendice A può essere adottata anche perle altre opere.Si ritiene opportuno soffermarsi sul come siastata impostata la norma sul controllo tec-nico in un quadro così complesso.Il controllo tecnico è un controllo di qua-lità applicato al processo edilizio. Esso de-ve tenere conto del complesso quadro nor-mativo esistente (spesso cogente), deve ve-rificare che questo sia stato applicato, edeventualmente integrare i controlli effettivicon altri integrativi o atti a superare le ca-renze di applicazione.È stato previsto ogni aspetto del controllodi qualità, ma in modo elastico da potersiadattare alle specifiche opere. È previstaanche una applicazione modulabile ai fi-ni della valutazione del rischio di sinistro.Ci sono delle opere dove la valutazione delrischio deve essere molto raffinata (questoanche per quanto riguarda la polizza assi-curativa) e altre per le quali è sufficiente

I lavori del gdL 14 «controllo tecnico in esecuzione» di UNI

y La qualità delle costruzioni y

La nuova edizione della norma UNI 10721

>> Cesare FossI

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www.aicqna.com marzo/aprile 2014

Discusses the work that led to the up-

dating of the standard UNI 10721 de-

voted to “technical control services ap-

plied to construction and civil enginee-

ring works”, an important rule to keep

under control all stages of the building

process in a systemic and in relation to

the complexity of the specific work.

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una verifica più leggera.I destinatari/beneficiari dei risultati del con-trollo tecnico sono:• le committenze, gli investitori sia pub-blici che privati,

• gli operatori di attività assicurative; finoad ora il controllo tecnico è stato prin-cipalmente rivolto a loro,

• gli acquirenti e utenti dell’opera chesono la parte debole da salvaguardare.

Oggetto del controllo tecnico sono: • il progetto esecutivo e/o costruttivo;• l’esecuzione dell’opera (il cantiere),• gli elaborati destinati alla tracciabilitàdell’opera ai fini di uso, esercizio, emanutenzione. Si introduce, così, unelemento relativamente nuovo nel no-stro paese: il controllore tecnico verifi-ca che vi sia, ad esempio, un elaboratografico che indichi i percorsi degli im-pianti, che esista un manuale di manu-tenzione programmata, ecc.

La verifica del progetto è un controllo dicompletezza, chiarezza e coerenza. Èinoltre un controllo di affidabilità e di ri-spondenza dei requisiti della costruzio-ne. Per ognuno di questi requisiti del pro-getto ci sono delle generiche liste di con-trollo, con le verifiche da fare e le indica-zioni dei risultati attesi. La verifica della esecuzione è parte fon-damentale della UNI 10721. Dopo il con-trollo del progetto, l’organismo di ispezio-ne deve redigere un piano dei controllipossibilmente insieme alla direzione deilavori e all’impresa, cosa che rende l’attivitàpiù facilmente attuabile. Sul piano dei con-trolli sono evidenziati:• i momenti della lavorazione ritenuticritici che saranno oggetto di verifica;

• la frequenza dei controlli a campione,modulata sul rischio che si vuole otte-nere;

• i controlli interni dell’impresa su mate-riali e lavorazioni da rendere disponi-bili all’organismo di ispezione, anchein correlazione con il Sistema di Ge-stione per la Qualità dell’impresa econ il suo piano della qualità.

Per quanto riguarda la verifica dell’esecu-zione, l’attività ispettiva di controllo pren-de in esame i risultati dei controlli eserci-tati dai diversi soggetti, li completa, li si-

stematizza e li interpreta al fine di una va-lutazione risultante da correlare al livellodi rischio prefissato. A tale livello di rischioè correlata anche la frequenza dei controllidiretti in cantiere.Da notare che una metodologia come quel-la prevista dalla norma può costituire la ba-se operativa anche, ad esempio, per formedi certificazione globale della costruzione.L’appendice a contiene i criteri guida perl’individuazione del contenuto dell’attivitàdi controllo tecnico in relazione ai requi-siti della costruzione edilizia. Rispetto allaprecedente edizione della norma questaparte è stata fortemente ampliata e detta-gliata, in modo da rappresentare una lineaguida applicativa per le costruzioni edili.La metodologia di controllo dell’Appendi-ce A è impostata secondo i requisiti fon-damentali previsti dal recente Regolamentoeuropeo UE 305/2011:• resistenza meccanica e stabilità;• sicurezza in caso di incendio;• igiene, salute e ambiente;• sicurezza e accessibilità nell’uso;• protezione contro il rumore;• risparmio energetico e ritenzione delcalore;

• uso sostenibile delle risorse naturali.Il Regolamento europeo fa precedere la lo-ro elencazione e descrizione dalla seguenteintroduzione: “Le opere di costruzione, nelcomplesso e nelle loro singole parti, de-vono essere adatte all’uso cui sono desti-nate, tenendo conto in particolare della sa-lute e della sicurezza delle persone inte-ressate durante l’intero ciclo di vita delleopere. Fatta salva l’ordinaria manutenzio-ne, le opere di costruzione devono soddi-sfare i presenti requisiti di base delle ope-re di costruzione per una durata di servizioeconomicamente adeguata”Si può perciò rilevare che la direttiva 89/106e il Regolamsento 305/2011 hanno otte-nuto tre risultati fondamentali:• uniformare le caratteristiche dei pro-dotti che così possono circolare attra-verso le frontiere; infatti è in base aquesti requisiti che, su mandato, ilCEN elabora le norme di prodotto;

• costituire la base di riferimento per tut-te le forme di controllo e di esame ditutte le costruzioni, come è stato ap-

punto fatto nell’Appendice A;• introdurre come fondamentali i con-cetti di manutenzione e di vita ulitedella costruzione.

Con riferimento ad ognuno dei requisiti delRegolamento 305/2011, l’Appendice A del-la nuova UNI 10721 specifica e descrivele attività di controllo da eseguire secondola seguente articolazione:• esplicitazione del requisito (è adottatala descrizione del requisito formulatanel Regolamento UE 305/2011);

• oggetto dei controlli (sono individuatele parti del sistema edilizio che sonochiamate in causa ai fini del soddisfa-cimento del requisito in esame e vienespecificato dove intervenire con con-trolli, in forma di check-list);

• controllo del progetto (vengono speci-ficati i controlli da effettuare ai fini diuna verifica sia formale che sostanzialedegli aspetti del progetto relativi allospecifico requisito in esame);

• controllo dell’esecuzione (relativamen-te allo specifico requisito, deve esserecontrollato, seguendo il piano dei con-trolli: la rispondenza dell’esecuzioneal progetto ed ai suoi elaborati, il cor-retto interfacciamento con il piano diqualità dell’impresa, la correttezza deidati di controllo acquisiti da altri sog-getti con loro eventuale integrazione,la correttezza e completezza delle cer-tificazioni, attestazioni, ecc. relative amateriali e componenti; sono ancheindicati controlli ispettivi da effettuarein corso d’opera sulla costruzione osulle sue parti, ritenuti essenziali ai finidel requisito in esame).

Poiché il controllo tecnico non si limita cer-tamente alle opere di edilizia, si può con-cludere con l’auspicio che all’Appendice Ane vengano affiancate altre per le altre ti-pologie di opere.

y La nuova edizione della norma unI 10721 y

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www.aicqna.commarzo/aprile 2014

CeSare foSSIAss. Nazionale Costruttori Edili - ANCE

Coordinatore del GdL 14 «Controllo tecnico

in esecuzione» della Commissione UNI

«Prodotti, processi e sistemi per l’organismo

edilizio”

www.ance.it

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le società di controllo tecnico o organismi di ispezione in ItaliaASCOTECO, fondata nel 1984, è l’asso-ciazione per il controllo tecnico delle co-struzioni. L’associazione è costituita tra so-cietà che esercitano il Controllo Tecnicodi terza parte nel campo delle costruzio-ni, per conto di committenti pubblici o pri-vati, al fine del rilascio di una certifica-zione di conformità di un’opera nel suocomplesso o di sue singole componenti.L’Associazione ha svolto negli anni unacontinua attività, nell’ambito dello studiodelle modifiche ed integrazioni di norme,leggi e regolamenti di settore, in particolarenelle apposite commissioni e gruppi di la-voro di diversi Enti, quali: ACCREDIA,ANIA, Ministero Infrastrutture e Trasporti,Consiglio Superiore dei lavori Pubblici,Autorità per la Vigilanza sui Lavori Pub-blici e UNI, ecc. ASCOTECO fa parte del CCI Comitato diCoordinamento Interassociativo, costitui-to tra le seguenti otto Associazioni: AIOI-CI, AIZS, ALA, ALPI, ASCOTECO, CISQ,CONFORMA e UNOA, associazioni chedi fatto rappresentano gran parte dei sog-getti che in Italia svolgono attività di valu-tazione della conformità e delle societàaccreditate di terza parte. Il Controllo tecnico nasce in Italia neglianni settanta-ottanta, come attività di con-trollo di terza parte nel campo delle co-struzioni richiesta dal mondo assicurati-

vo, ai fini dell’emissione delle polizze de-cennali postume (così come già succede-va in Europa, in particolare in Francia e inBelgio). Le società di controllo tecnico verrannopiù recentemente (dall’anno 2000 in poi)denominate anche Organismi di Ispezio-ne, da quando cioè hanno cominciato adessere accreditate quali organismi di ispe-zione dall’ente nazionale di accredita-mento SINCERT, oggi ACCREDIA.

la norma UnI 10721I rappresentanti delle società di controllotecnico hanno partecipato alla stesura del-

la prima edizione della UNI 10721, pub-blicata nel 1998, per mezzo della quale siè cercato di definire principalmente: • lo scopo ed i contenuti del servizioispettivo di controllo;

• le modalità di affidamento dell’incari-co di controllo;

• la qualificazione degli organismi dicontrollo.

All’ultima revisione della norma, emessanel settembre 2012, hanno partecipato, ol-tre ai Controllori Tecnici, gli altri operato-ri della filiera delle costruzioni, le Impre-se, gli Assicuratori, gli Ordini professiona-li, e così via; si è cercato insieme di ela-

Il Controllo tecnico come strumento indipendente di verifica

y La qualità delle costruzioni y

Il ruolo degli organismi di ispezione accreditati

>> Giorgio GalantE

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www.aicqna.com marzo/aprile 2014

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borare una norma che potesse avere unapiù ampia possibilità di utilizzo e diffu-sione, che potesse essere usata anche inrealtà diverse da quelle previste dalla nor-ma precedente, finalizzata alle sole nuo-ve costruzioni, ovvero che potesse essereadoperata sia per gli interventi sulle co-struzioni esistenti, sia per quelli legati al-le infrastrutture. Questa nuova norma po-trebbe permettere in particolare agli assi-curatori l’utilizzo sul mercato di una polizzadecennale postuma più articolata e congaranzie più estese rispetto a quelle at-tualmente sul mercato. La prima parte della nuova UNI 10721 haun carattere generale, la seconda invece,dove sono stati utilizzati come matrice isette requisiti fondamentali, di cui alla le-gislazione europea vigente richiamati nelregolamento 305/2011, si caratterizza peressere di fatto come un libro bianco chenegli anni futuri potrà e dovrà essere am-pliato e dettagliato nelle varie parti e sche-de tecniche, soprattutto per quanto riguardai lavori relativi alle infrastrutture e alle ri-strutturazioni.

organismi di Ispezione odI - terzietà e tipo aIn una qualsiasi attività, quindi anche inquella delle costruzioni, per essere sog-getti super-partes è necessario essere so-stanzialmente indipendenti dagli altri at-tori della medesima attività, si deve esse-re cioè parte terza con una chiara divi-sione dei ruoli. Il fatto che le società di controllo tecnicosiano accreditate conferisce a tali organi-smi una ulteriore garanzia: l’accredita-mento è una condizione necessaria per laterzietà. Le società di controllo tecnico accredita-te da ACCREDIA in conformità alla nor-ma UNI CeI eN ISo/IeC 17020, quali or-ganismi di ispezione di tipo A, sono sog-getti che possono dare questa garanzia diterzietà (ved. articolo 6 della UNI 10721,e l’Appendice A.1 della 17020). Negli al-tri paesi europei gli organismi di ispezio-ne (OdI) da sempre sono indipendenti da-gli altri attori del processo. Già 35 anni fala legge francese n.78-1978 “Spinetta”,tuttora vigente, recitava nell’articolo 10:

“L’attività di controllo tecnico prevista nelpresente Titolo è incompatibile con l’eser-cizio di qualsiasi attività di progettazione,di esecuzione o di perizia di un’opera….”.

servizio di Controllo tecnicoCome già detto, il Controllo Tecnico na-sce in Italia, e prima in Europa, ai fini diuna verifica sui lavori e le costruzioni ri-chiesto dagli assicuratori: gli Assicuratoriin Italia hanno da sempre optato per unControllo Tecnico effettuato da controllo-ri tecnici qualificati come OdI di tipo A:questa è una condizione necessaria, an-che se non sufficiente per avere un buonorganismo di controllo. Per offrire al mercato un valido Servizio diControllo Tecnico, oltre all'accreditamen-to e alla terzietà, per gli OdI sono altret-tanto importanti: • la capacità tecnica, la preparazioneprofessionale e l’esperienza degliIspettori dell’OdI;

• la struttura e l’organizzazione dell’OdI; • l’utilizzo per ogni singolo incarico diun Piano dei Controlli quale strumen-to di controllo programmatico e ope-rativo, strumento da condividere colcliente e/o committente dell’incarico.

Il Servizio di Controllo Tecnico viene svol-to, in funzione del relativo contratto (adoggi in generale sottoscritto dall’organi-smo di ispezione con l’imprenditore im-mobiliare committente dei lavori o conl’impresa esecutrice dei lavori), per verifi-care le parti e i sottosistemi dell’opera og-getto diretto delle garanzie della polizzadecennale. Il Servizio è composto principalmente dadue fasi:• la verifica del progetto;• le ispezioni in cantiere.La verifica del progetto consta della veri-fica degli elaborati e delle relazioni tecni-che di progetto, dei documenti del capi-tolato d’appalto, della verifica delle certi-ficazioni e delle schede tecniche dei ma-teriali utilizzati, ecc.; deve essere semprenecessariamente eseguita, deve essere so-stanziale e non formale per le parti inte-ressate al controllo e per quelle ad esse in-terconnesse, all’inizio e durante l’esecu-zione delle opere.

Le ispezioni/sopralluoghi in cantiere van-no effettuati sulla base delle frequenze pre-viste dal piano dei controlli e sono foca-lizzate in particolare sui rischi e sulle pa-tologie previste dalla polizza decennale,e si basano anche sull’esperienza dell’I-spettore o degli Ispettori coinvolti nel so-pralluogo in cantiere. Nell’attività di controllo tecnico è impor-tante sviluppare una sinergia tra l’OdI egli altri principali attori della filiera dellecostruzioni: il progettista e la D.L., il com-mittente e l’impresa esecutrice, il projectmanager, il responsabile della qualità, ilCollaudatore, ecc. Il controllo tecnico non deve essere vistocome un mero obbligo imposto, ma co-me un’occasione e una possibilità di mi-glioramento del processo: gli OdI di par-te terza possono e devono infatti essere deicatalizzatori di una maggiore efficienzanell’attività della filiera delle Costruzioni,contribuendo alla creazione di un sistemadi garanzie basato sui principi della pre-venzione e controllo del rischio, e del con-trollo della qualità, attuati realmente e conun’assunzione di responsabilità da partedegli OdI medesimi.

Il Controllo tecnico e la polizzaDecennale postumaindennitariaNel campo privato, ai sensi della legge n.210/2004 e dell’articolo 4 del Dlgsn.122/2005, si prevede la copertura deigravi difetti costruttivi delle opere, a mez-zo di un’apposita polizza decennale po-stuma indennitaria. Per i lavori Pubblici vi è la polizza tipo exDM 123/2004 e s.m.i., così come previ-sto dal Codice Appalti Dlgs 163/2006 (ved.articolo 129 c.2, ove è prevista anche inquesto caso la copertura dei gravi difetti).La Giurisprudenza sta ampliando negli an-ni la portata del concetto di “difetti”, ov-vero “vizi” della costruzione: ai fini dellaresponsabilità dell'appaltatore ex art. 1669c.c., non sono solo quelli incidenti sullastruttura e sulla funzionalità dell'opus, masono anche i vizi costruttivi che meno-mano apprezzabilmente il normale godi-mento della cosa o impediscono che que-sta fornisca l'utilità cui è destinata, ovve-

y La qualità delle costruzioni y

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marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

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ro che alteri il normale godimento del-l'immobile e la sua funzione economica(es. disfacimento del rivestimento esterno,distacco intonaco, problemi di umidità su-perficiale con condense e muffe, ecc). Sul mercato attualmente esiste una poliz-za decennale postuma indennitaria, in usodall’anno 2005 a seguito dell’emissionedel Dlgs n.122/2005, che nella sua formapiù semplice, denominata anche Polizzabase “ANIA standard”, copre solo le strut-ture; vi è inoltre, per tale polizza, la pos-sibilità di quattro estensioni con copertu-re facoltative relative all’involucro, alle im-permeabilizzazioni delle coperture, ai pa-vimenti e rivestimenti interni, e agli intonacie i rivestimenti esterni. L’iter attuale per questa Polizza base “ANIAstandard”, che copre le parti strutturali edeventualmente i sottosistemi relativi allequattro suddette estensioni prevede che: -l’Appaltatore e l’Assicuratore firmino uncompromesso di polizza con l’obbligo diattivare il controllo tecnico con una so-cietà accreditata come OdI di tipo A; • l’Appaltatore ed il Controllore firminoseparatamente un contratto di control-lo;

• alla fine dei lavori, dopo l’emissionedel rapporto finale da parte dell’OdI,l’appaltatore richieda l’attivazione del-la copertura all’Assicurazione.

Non sempre vi è un rapporto diretto traOdI e assicuratore se non attraverso l’Im-presa; vi sono perciò a volte difficoltà perun controllo tecnico effettuato a posterio-ri e/o non allineato alle garanzie attivate a

monte nei contratti di polizza decennalepostuma. Per le Assicurazioni si può prospettare unapiù ampia attenzione sulla qualità dei con-trolli necessari e sulla responsabilità delControllore, quale strumento per una piùefficace normalizzazione del rischio e dun-que per una riduzione dei sinistri. Si po-trebbe definire un maggiore dettaglio nelprofilo di controllo, in relazione ai diver-si sottosistemi oggetto di garanzia diretta,e con la possibilità di avere polizze e con-trolli tecnici con modifiche ed integrazio-ni ad hoc, se necessari.Nel Convegno organizzato dalla MunichRe “Un nuovo approccio per il controllotecnico”, svoltosi a Milano il 25 ottobre2011, si è prevista la possibilità di un Con-tratto di controllo con tre sottoscrittori: l’Ap-paltatore (o Impresa esecutrice, od opera-tore immobiliare) contraente di polizza,l’Assicurazione ed il Controllore tecnico.In tale maniera si crea l’opportunità di ave-re un contratto di Controllo Tecnico il piùcompleto ed ampio possibile, nell’inte-resse di tutte le parti coinvolte, e funzio-nale ad una polizza con coperture più am-pie, più attinente tra l’altro alla coperturadei gravi difetti costruttivi delle opere.

sviluppo del servizio di Controllo tecnicoUn ampliamento del Servizio di Control-lo Tecnico deriva dalla possibile richiesta,anche in funzione dello sviluppo della nor-ma UNI 10721, del controllo relativo aisette requisiti fondamentali di cui alla le-

gislazione europea vigente e al regola-mento 305/2011; ad esempio: i possibilicontrolli tecnici sui requisiti per l’acusticanell’edilizia, aspetto sensibile per le im-prese che vedono il rischio concreto di ri-chieste di danni in questo campo. Altri esempi di possibili nuove estensionidel servizio di controllo tecnico nelle co-struzioni possono essere: la verifica dellafattibilità, della tempistica, e della confor-mità tecnico-amministrativa dei lavori; inparticolare l’estensione del controllo tec-nico all’ambito dell’uso sostenibile dellerisorse naturali. Il servizio di Controllo Tecnico può nonsolo, come già detto, contribuire alla crea-zione di un sistema di garanzie basato suiprincipi della prevenzione e controllo delrischio, e del controllo della qualità, at-tuati realmente e con un’assunzione di re-sponsabilità da parte degli Organismi diispezione, ma può anche dare un appor-to per una reale “Spending review” nelprocesso delle Costruzioni, sia nel privatoche nei Lavori pubblici, soprattutto quan-do vi sono casi eclatanti di appalti pub-blici che durano 10 o più anni anziché i 3o 4 previsti, con costi iniziali aumentati adismisura rispetto a quanto previsto e fi-nanziato inizialmente.

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y Il ruolo degli organismi di ispezione accreditati y

www.aicqna.com marzo/aprile 2014

GIorGIo GalaNtePresidente di ASCOTECO - Associazione

per il Controllo Tecnico delle Costruzioni

Presidente di BTP Italia srl

www.ascoteco.org - www.btpitalia.it

LA gRANDE bELLEzzAdi Paolo Sorrentino

ha vinto l'Oscar per il migliorfilm straniero

A Los Angeles, dopo 15 anni, l’Oscar per il “mi-

glior film straniero” torna in mani italiane con il

film «La grande bellezza». La Rivista «QUALITÀ»

esprime la sua grande gioia e soddisfazione per-

ché la Qualità italiana si fa largo, nonostante la

classe politica e le burocrazie nazionali ed euro-

pee; resta l’augurio che questo possa risultare un

segno del riscatto!

spigolature

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storia e struttura del quartiereTerritorialmente il quartiere si collocaall’interno dell’ottavo municipio, nelsettore est della Capitale, un territoriomolto esteso, in prossimità delle arteriestradali di via Casilina, via Prenestina edel G.R.A. e storicamente sorge per do-tare di infrastrutture le aree abusive li-mitrofe di Torre Gaia e Torre Angela.Tor Bella Monaca nasce negli anni Ot-tanta a seguito di un lungo periodoche, dal dopoguerra in poi, ha visto unforte incremento demografico portandola popolazione di Roma dai 1.650.000abitanti del 1951 agli oltre 3 milionidel 1961.Per far fronte alla necessità abitativa,nel 1962 viene varata la Legge sull’edi-lizia economica e popolare, obbligan-do i Comuni con più di 50.000 abitantia dotarsi di zone da destinare ad allog-gi di tipo economico o popolare. Na-scono così negli anni Settanta i faraoni-

ci quartieri monumentali romani: Tibur-tino sud, Vigne nuove, Laurentino38 eCorviale. E’ il periodo delle sperimentazioni, dellespese ingenti e dei grandi ritardi, spessolegati a ritrovamenti archeologici.Arrivano così gli anni Ottanta, segnatida un declino politico che si ripercuotesul settore edilizio: stop allo spreco dirisorse pubbliche.I lavori per Tor Bella Monaca duranocosì due anni, operazione di bandieradella giunta dell’epoca, che, allo scopodi massimizzare la rendita dell’opera-zione, contiene tempi, risorse ed inevi-tabilmente la qualità dell’intervento.Le tecniche costruttive impiegate per larealizzazione del quartiere basate sullaprefabbricazione e sull’industrializza-zione dei getti di calcestruzzo hannoavuto forti ripercussioni sulla qualitàdegli alloggi, portando alla riduzionedell’assortimento dimensionale, almassimo sfruttamento della volumetria,

transition townsa Roma

alla riduzione degli aggetti e alla scarsaflessibilità degli appartamenti dovutaalla rigidezza delle strutture a setti.Inoltre da una prima analisi urbanisticaemerge una forte frammentazione delquartiere in quattro aree a causa dellapresenza di un’arteria a scorrimentoveloce che lo attraversa: via di Tor BellaMonaca. Quello di “Tor Bella Monaca” è unquartiere dotato di pochi servizi, scar-samente diversificati, e ricco di areeverdi indiversificate.Il quartiere è organizzato in comparti,ovvero aree con caratteristiche unitarie,con una prevalenza di comparti a ca-rattere residenziale, che ha portato allaprogressiva degenerazione dell’insedia-mento che è divenuto essenzialmenteun quartiere dormitorio. Il comparto denominato r5 è l’emble-ma di Tor Bella Monaca: 610 metri dicalcestruzzo, pari a due navi da crocie-ra, un edificio in linea che ospita 3500residenti e che a causa del suo isola-mento è continuo teatro di situazioni didegrado fisico e sociale.

l’intervento del 2010 del sindaco di romaNell’estate del 2010, il Sindaco di Ro-ma Gianno Alemanno annuncia di vo-ler abbattere il quartiere, apostrofando-lo come una “cisti urbana”, e ricostruir-lo affidandone la progettazione all’ar-

In 2011, the Faculty of Architecture of Rome "Ludovico Quaroni" has developed dif-

ferent designs (as subject for several thesis) concerning the re-development of some

districts of the Capital subject to urban and social degradation.

Particularly felt in that year, it was the theme of the re development of the popular

area "Tor Bella Monaca", object of the municipal "breaking" proposal and subse-

quent controversy.

Below we want to briefly illustrate the lines of the development of the planning solu-

tion developed by the University about the 'regeneration of the district titled "Tor

Bella Monaca: metropolitan transition.

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a >> silvia CalaBrEsI

Un progetto per il quartiere di “tor Bella Monaca:transizioni metropolitane”

12y La qualità delle costruzioni y

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chitetto Leon Krier.Nonostante il progetto fosse stato pre-sentato come necessario per il risana-mento dell’area ed improntato ai prin-cipi di sostenibilità, in realtà si ha il ra-gionevole dubbio che servisse a sanareil debito di 55 milioni di euro che ilComune contrasse con la famiglia Va-selli, proprietaria delle aree di Agro Ro-mano limitrofe al quartiere, al momen-to dell’esproprio negli anni ’80 per lacostruzione del nuovo impianto urba-nistico.Oltre alla scarsa qualità dell’intervento,il nuovo masterplan presentava eviden-ti problemi: per reperire le aree da edi-ficare, andava in deroga agli strumentiurbanistici vigenti, senza rispettare ivincoli del Piano Paesistico, causandoun forte impatto ambientale, e preve-dendo un ulteriore incremento delladensità demografica e l’incentivazionedell’uso del mezzo privato .In questo quadro di riflessioni, sorgevaspontanea una domanda: «poteva esse-re l’abbattimento di un quartiere l’uni-co modo per riqualificarlo socialmenteed urbanisticamente?»Ovviamente no, e l’elaborazione dellaproposta progettuale è stata l’occasione

per approfondire alcune importantiteorie europee e internazionali sul re-cupero sostenibile urbano.

le transition townsUn ambito importante di ricerca allabase dell’incremento della qualità ur-bana è la “Transition Town - la trans-izione”, che è il metodo di analisi e diprogetto che utilizzato per impostare lariqualificazione dell’area.La transizione è un movimento cultura-le impegnato nel traghettare la nostrasocietà industrializzata dall’attuale mo-dello economico, profondamente basa-to su una vasta disponibilità di petrolioa basso costo e sulla logica di consumodelle risorse, a un nuovo modello so-stenibile non dipendente dal petrolio ,che sia in grado di fronteggiare il suoeventuale esaurimento senza collassa-re. Questa capacità di adattarsi ai cam-biamenti è detta resilienza.L’approccio alla transizione è multidi-sciplinare e spazia dalla produzione dienergia alla salute, dall’educazioneall’economia e all’agricoltura.Le “Transition Towns” nascono da co-munità che cercano di aumentare lapropria resilienza, basandosi sulle ri-

sorse locali e sulla volontà di ridurredrasticamente le proprie emissioni diCO2 in tutti gli aspetti della loro vita edelle loro attività. Le comunità sono in-coraggiate a ricercare metodi per ridur-re l'utilizzo di energia ed incrementarela propria autonomia a tutti i livelli.Esempi di iniziative riguardano la crea-zione di orti comuni, riciclaggio di ma-terie di scarto come materia prima peraltre filiere produttive, o semplicemen-te la riparazione di vecchi oggetti nonpiù funzionanti in luogo della loro dis-missione come rifiuti. Per avviare una transizione sono neces-sarie varie azioni che comportano la ri-pianificazione energetica e la rilocaliz-zazione delle risorse.Le città che adottano questa politicaambientale vengono dette “transitiontowns” e hanno caratteri comuni: in-terventi incisivi sulla mobilità, bassedensità abitative e ambiti di interventolimitati. “transurban: Charting experiments forCities of the future” è una ricercadell’Università di Harvard sui recentiesperimenti urbani per la costruzionedi nuove città. Lo studio ha evidenzia-to, in particolare, cinque insediamentieuropei che a partire dagli anni Novan-ta hanno iniziato un percorso “sosteni-bile”: SolarCity (Austria), Sarriguren(Spagna), Vauban (Lussemburgo), Mal-mo (Svezia) e Valdespartera (Spagna).Caratteri comuni sono: l’incentivazionedei trasporti pubblici, la valorizzazionedegli spazi comuni e l’uso di fontienergetiche alternative. In Europa su 102 città in transizione,solo una è italiana: Monteveglio, inprovincia di Bologna.Applicare il metodo della transizione avasta scala non è semplice e fino adora si sono dimostrati validi solo gli in-terventi per piccole entità urbane conbasse densità abitative.L’intero quartiere di Tor Bella Monaca,con la sua estensione e i suoi 28 milaabitanti rappresentava perciò uno sce-nario troppo vasto.L’idea è stata quella di sfruttare la fram-mentazione del quartiere, trattando

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ogni nucleo come una piccola città, dariconnettere alle altre tramite un net-work.E’ stata scelta come area di interventola zona nord dell’R5, quella che evi-denziava i maggiori problemi.Alla luce delle transitions, sono statielaborati due grafici: uno sui problemigenerali del quartiere a l’altro sugliobiettivi stabiliti per la zona di studio.Essi hanno evidenziato come, a causadella complessità delle problematicheriscontrate, fosse necessario un approc-cio interdisciplinare con varie scale diintervento.

problemi e strategie a scala territorialeA scala territoriale sono state redattedelle mappature per valutare i livelli dicriticità delle aree secondo vari para-metri, quali qualità delle aree verdi,problemi sociali e caratteristiche del-l’insediamento in relazione a soleggia-mento e ventilazione.Successivamente sono state elaboratedelle strategie che hanno permesso diimmaginare uno scenario futuro dell’a-rea, permettendo così un raffronto conla situazione attuale. Alcune di queste azioni prevedevano:• la rinaturalizzazione dei fossi percontrastare i fenomeni di subsidenzae la tutela della biodiversità tipicadell’Agro romano;

• la valorizzazione dei tracciati storicie il miglioramento della accessibilità;

• l’incremento delle aree verdi interneper contrastare il fenomeno dell’isoladi calore;

• l’abbattimento delle emissioni diCO2 tramite il potenziamento del tra-sporto pubblico;

• l’inserimento di attività produttive el’offerta di nuovi posti di lavoro attra-verso il recupero dei casali dell’Agroromano in chiave turistica;

• la dotazione di nuove attrezzatureper il verde in modo tale da incenti-vare la frequentazione delle aree e loscoraggiamento di fenomeni di mi-crocriminalità;

• il potenziamento e la riqualificazio-

ne dei servizi “a chilometri zero”prevedendo tempi di percorrenza peril loro raggiungimento di 15 minuti;

• la riqualificazione funzionale e tec-nologica del comparto R5 introdu-cendo il concetto di mix funzionalee di nuove soluzioni abitative.

Alla luce delle strategie da attuare edella logica delle transitions, è stato re-datto poi un masterplan generale del-l’area.Le tre linee guida dell’intervento sonostate tre relative a mobilità, attività pro-duttive e aree verdi:• l’interramento di un tratto di via diTor Bella Monaca, prevedendo unalinea su ferro e delle aree di parcheg-gio decentrate;

• la volontà di far relazionare tra loro inuclei residenziali, superando il reci-proco isolamento, inserendo attivitàpensate in relazione all’effettiva fre-quentazione dei luoghi a secondadelle fasce d’età;

• la creazione di connessioni “verdi “tra i nuclei residenziali e di orti urba-

ni ai margini dell’insediamento.Seppure la proposta elaborata si siamossa in un ambito teorico riguardantegli insediamenti a grande scala, il suomaggiore pregio consiste nella dimostra-zione che con un approccio omnicom-prensivo è possibile introdurre un nuovomodello urbanistico sostenibile social-mente ed energeticamente, una alterna-tiva alle periferie metropolitane indiffe-renziate e di come possa portare a nuo-vi modelli di città di cui Malmo o Vau-ban sono testimonianza tangibile.

n Note1 La soluzione progettuale illustrata nel presente

scritto è una sintesi della omonima tesi di laurea

magistrale in Architettura presso la Facoltà di Ar-

chitettura di Roma “Ludovico Quaroni”; il lavoro

è stato seguito come relatore dalla prof. arch. Ro-

salba BELIBANI.

y Transition Towns a Roma y

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SIlvIa CalaBreSIArchitetto in Londra, United Kingdom

[email protected]

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Agenzia di Comunicazione

UNA SCELTA DI VALORE.

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Venerdì 31 gennaio, presso la sededel Ministero delle Infrastrutture e

dei Trasporti di Porta Pia, il Consiglio Su-periore dei Lavori Pubblici ha ospitato,nella storica cornice del suo Parlamenti-no, un convegno internazionale sul tema«Il bim e il sistema delle costruzioni».Relatori di levatura internazionale si so-no avvicendati nell’ambito di un pro-gramma impegnativo e molto intenso,che ha catturato l’attenzione di una vastaplatea di professionisti provenienti anchedall’estero.L’attualità del tema, l’interesse nei con-fronti degli argomenti trattati ha cala-mitato un numero considerevole diprofessionisti ed accademici, al puntoda richiedere l’attivazione di altre duesale per far seguire in videoconferenzai lavori.Il BIm - che è l’acronimo di «Il BuildingInformation Modellling and Manage-ment» - è una metodologia incentratasulla raccolta e sull'uso delle informazio-ni riguardanti una “Commessa”, dallaprogettazione alla gestione e manuten-zione dell'opera, basata sulla rappresen-tazione tridimensionale di oggetti che,essendo parametrici e relazionali, riman-dano a una base dati non grafica e chepossono essere trasferiti da un software aun altro (di carattere interoperabile) inmodo tale da poter utilizzare un solo da-to (univoco e verificato all’atto dell’im-missione) per tutte le simulazioni e le

modellazioni necessarie. Non si tratta, quindi, di tecniche CADutili per il disegno dell’opera, bensì dimetodi e di strumenti gestionali, che tro-vano il loro punto di forza nella collabo-razione e nell'integrazione tra gli opera-tori, dalla committenza ai progettisti, aiproduttori, alle imprese di costruzioni,che permettano di conseguire economiedella spesa pubblica e incrementi di pro-duttività: ottenere più con meno. Cioèconsente di realizzare una gestione effi-cace (realizzare gli obiettivi prefissati) eprogressivamente efficiente (con un mi-glioramento progressivo dell’uso delle ri-sorse, dei tempi e dei costi).Focus centrale del BIM è la gestione del-la catena di fornitura in vista anche delle

esigenze della sostenibilità, tanto che siparla normalmente anche di Green Buil-ding Information Modelling and Mana-gement. La finalità è, dunque, quella di creare lecondizioni affinché si possano consegui-re la collaborazione e l'integrazione tra idiversi Operatori coinvolti nella “Com-messa” grazie a una definizione da partedel Committente/Promotore del quadrodi richieste a Progettisti, Produttori e Im-prese (tempi, costi, qualità, quantità, sa-lute e sicurezza, ambiente, sostenibilità). Il Building Information Modelling andManagement è, di conseguenza, unametodologia che presuppone l’agire inrete e non solo un insieme di tecniche edi strumenti.

Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha ospitato il Convegno

y La qualità delle costruzioni y

Il BIM e il sistema delle costruzioni

>> la redazione di qUalItà

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Proprio per questo motivo che l’evento èstato organizzato dal Consiglio Superioredei Lavori Pubblici con la partnershipscientifica ed organizzativa del SettoreCostruzioni dell’AICQ - AssociazioneItaliana Cultura per la Qualità; è l’Asso-ciazione che dal 1955 rappresenta ilpunto di riferimento per la diffusionedella cultura dei sistemi di gestione edelle tecniche e delle metodologie siste-miche finalizzate al miglioramento con-tinuo delle performance delle organizza-zioni e della soddisfazione delle parti in-teressate (gli stakeholder).

I lavori sono stati aperti con gli interventidell’ing. Massimo SESSA (PresidenteReggente del Consiglio Superiore LLPP),dell’ing. Filippo ROMANO (DirettoreGenerale Vigilanza sui Contratti Pubblici- AVCP), dell’ing. Armando ZAMBRA-NO (Presidente Consiglio Nazionale In-gegneri) e dell’ing. Sergio BINI (Presi-dente dell’Associazione Italiana Culturaper la Qualità centro-insulare e vice Pre-sidente di AICQ nazionale).Il Presidente Settore Costruzioni AICQ,ing. Antonino SANTONOCITO, nellasua prolusione ha illustrato il quadro

scientifico del Convegno, contestualiz-zando le tematiche affrontate dalle rela-zioni degli esperti:• il prof. Angelo CIRIBINI (Università diBrescia): «BIM - Building InformationModelling»;

• ing. Pietro BARATONO (ProvveditoreInterregionale delle OOPP per la Lom-bardia e la Liguria): «Il BIM come inve-stimento a lungo termine per la Pubbli-ca Amministrazione»;

• Adam MATTHEWS (UK BIM TaskGroup): «Strategia nelle costruzioni al2025 del Regno Unito, la rete UE deiCommittenti Pubblici»;

• arch. Alberto PAVAN (ANCE): «Il pro-getto InnovANCE e il BIM»;

• ing. Alberto GALEOTTO (UNI): «Il ruo-lo e i programmi della normazione tec-nica volontaria» .

Sono state, quindi, illustrate delle testi-monianze sulle prime esperienze italianeed internazionali:• Pietro FEDELE e Federico SABLO NE(ITALFERR): «Le Committenze»;

• Francesca FEDERZONI (POLITECNI-CA): «Le società di Progettazione»;

• Francesco LEI (CMB): «Le Imprese diCostruzioni»;

• Marius SEKSE (COWI): «BIM in Infra-structure for Public Clients in Nor-way»;

• Phil JACKSON (INTRA TEAMIT CON-SULTANTS): «BIM in Infrastructure forPublic Clients in UK»

Nel corso dei lavori, il dott. Enrico Seta,Responsabile della Segreteria Tecnica delMinistero, ha portato il suo saluto e quel-lo del Ministro Lupi, sottolineando l’inte-resse per questo innovativo strumentoculturale.Al termine dei lavori, dopo il dibattito,Andrea DARI di INGENIO (Sistema Inte-grato di Informazione Tecnica) ha illu-strato i risultati di un apposito sondaggio,e Bruno ZAVAGLIA ha presentato la piat-taforma per i 50 anni del SAIE. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici,l’AICQ e le altre importanti Istituzioni co-involte si sono date appuntamento ad al-tri prossimi eventi di approfondimento edi coinvolgimento dei professionisti edoperatori del settore delle Costruzioni.

y Il bIm e il sistema delle costruzioni y

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premessaLe dinamiche del commercio internazio-nale rappresentano l'aspetto più direttoper valutare la complementarietà e le in-terconnessioni economiche dei paesi delmondo. E’ immediato come il valore del-le esportazioni rappresenti non solo ilpeso dei paesi e delle aree di aggrega-zione negli scambi commerciali ma an-che, quando messo in relazione con leimportazioni, della posizione di equili-brio o squilibrio commerciale1. Gli operatori sanno che lo scenario dilungo periodo non vede modificata laproblematica prioritaria di aumentare lacapacità delle economie avanzate nelfronteggiare le crisi del debito. In più laglobalizzazione dei sistemi economicinazionali si traduce in un aumento pro-gressivo della complessità e intensitàdelle relazioni di carattere commerciale,

produttivo e tecnologico tra paesi. Dopo la seconda guerra mondiale, la ri-costruzione prima e l'incremento neglianni 60 del reddito procapite dei paesiindustrializzati (USA, Europa e Giappo-ne) hanno visto un ritmo di crescita delcommercio mondiale in termini di volu-me delle merci superiore a quello dellaproduzione. L'apertura dei mercati favorita dai nego-ziati commerciali in sede GATT2 dove sirealizzarono sostanziali riduzioni dellebarriere tariffarie e la formazione di im-portanti aree doganali3 contribuì note-volmente a dare una spinta all’aumentodelle transazioni. Prima del lungo periodo di crescita deglianni 80, invece, la contrazione dellaproduzione e del commercio mondialidovuti agli shock petroliferi degli anni 70fu compensata dalla graduale liberaliz-

zazione degli scambi, espansione delleimprese multinazionali, miglioramentodei trasporti e delle telecomunicazioni.Negli anni 90 la realizzazione dei mer-cati comuni e delle unioni economichesegnarono la fase del processo di inte-grazione delle economie anche se lespinte protezionistiche rimasero per tuttoil decennio. Nel quinquennio che va dal‘95 al 2000 l’incremento degli scambi èstato di 10 volte del volume e 40 voltedel valore. Oggi, l'impulso al commer-cio è spinto per mezzo degli organismidi coordinamento internazionale e devepassare per un percorso di armonizza-zione per tendere al libero scambio deibeni. Con la “Joint statement regarding tradein environmental goods”4 le grandi po-tenze commerciali mondiali del WTO sisono impegnate alla riduzione di barrie-re tariffarie per la liberalizzazione dei“beni verdi” entro il 2015. Un impegnoche nello specifico si concentra sull'eli-minazione dei dazi relativi ai beni am-bientali con un impatto positivo sulle bi-lance commerciali stimato di 1.400 mi-liardi di dollari. Anche l'accordo in viadi negoziazione tra USA e ContinenteEuropeo, il Transatlantic Trade and In-

vestment Partnership porta ad una rica-duta potenziale positiva di aumento de-gli scambi commerciali a livello mondia-le, con un incremento della ricchezzaglobale attesa di circa 100 mld euro.

The effectiveness of the liberalization actions for enabling to a long term growth are

affected by important elements and gaps of the structure market of the single coun-

tries.The level of international openness on the trade dynamics of countries is one of

the most important of these elements. A concept of global value chain that embraces

the firms, consumers and organizations. Complementarities and interconnections of

the markets make that the No tariff barriers are today constraints and they delay the

develop international trade flows. Furthermore Ntb reduction is a basic strategy to

encrease arm’s length conditions and must be tackled into the World trade agree-

ments for trade and develop. The weight of these themes into the “Transatlantic Trade

and Investment Partnership” for the market union between USA and the European

continent brings to comment on the different systems of rules for the two commer-

cial areas and their implication.

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Interventi di liberalizzazione dei mercati

>> Enrico maria mosConI

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le dinamiche del commercionelle economie Il rallentamento dei Paesi industrializzatiè contrapposto ai sostenuti ritmi di cre-scita mostrati da alcune economie emer-genti che solo ieri erano definite in via disviluppo e oggi invece identifichiamo inparte come BRICS. Queste avanzanocon ritmi elevatissimi come la Cina chead esempio incrementa la propria ric-chezza ad un tasso del 7% di PIL all’an-no. I circuiti commerciali seguono duetraiettorie: i paesi avanzati importanodalle economie emergenti soprattuttomaterie prime e prodotti agricoli mentrevi esportano manufatti industriali. Il valo-re degli scambi a 18.213 miliardi di europer i beni e per gli Investimenti DirettiEsteri a 1.351 Miliardi.Nell’aggiornamento delle previsioni sul-lo scenario mondiale il FMI stima per il2015 una crescita complessiva mediadel Pil mondiale a prezzi costanti5 del3,9%, dei paesi avanzati del 2,3% e diquelle dei mercati emergenti del 5,4%.Per assicurare questa opportunità di cre-scita le raccomandazioni riguardano inmaniera differente i paesi avanzati equelli delle economie emergenti. Per iprimi i fattori di crescita riguardano: evi-tare premature politiche di rigore mone-tario, il risanamento dei bilanci, l’ado-zione e la realizzazione di riforme strut-turali che spingano alla crescita.Anche se il FMI segna stime future cheportano l’economia mondiale da una fa-se di recessione ad una di recupero, i ri-

schi dello scenario attuale sono quelli diincorrere nella deflazione per le econo-mie avanzate, indebolimento della do-manda da parte dei mercati emergenti,volatilità dei flussi di capitale selettiva inriferimento ai mercati emergenti6.Già oggi i flussi di investimento (IDE) deigrandi gruppi si muovono verso aree amaggior potenzialità di sviluppo comel'Asia dell'est mentre nelle regioni euro-pee vanno solo per diversificare i porta-fogli degli impieghi. Comportamentoche nel complesso porta a selettivi pro-cessi di crescita su aree di interesse spe-cifico fino ad un punto di congestioneche dirotta poi i capitali in altre aree piùvantaggiose.

Nel complesso l’Unione Europea e gliStati Uniti sono i detentori delle princi-pali quote del commercio (tabella n. 1) edegli investimenti mondiali (rispettiva-mente il 25,1 % e 21,6 % del PIL mon-diale ) con un interscambio commercia-le tra i due continenti che arriva a 497,5miliardi di euro.

l'accordo di libero scambioUsa UE e l'impatto sul valoredegli scambiL'interim report è stato il primo risultatodel lavoro della commissione UE - USA7

che ha originato l’avvio di negoziati perun accordo di libero scambio tra StatiUniti ed Europa. Tale accordo, il “Trans-atlantic Trade and Investment Partners-hip” (TTIP) ha, tra i suoi obiettivi la eli-minazione delle barriere sia al commer-cio che agli investimenti per mezzo del-la cooperazione regolamentare al fine diconsolidare la convergenza negli stan-dard ed evitare l’introduzione di nuovebarriere.Il perimetro all’interno del quale lavorareper la riduzione di questi ostacoli per-mea trasversalmente tutti i settori indu-striali e dei servizi ed è delimitato daiprincipi fondamentali di: accesso al mer-cato, liberalizzazione degli investimentie collaborazione su temi globali di co-mune interesse.

y merci e prodotti y

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2003 2012

UE 41,7 31,2

Europei non UE 5,3 6,8

Africa sett. 0,8 1,0

Altri Africa 1,5 2,2

America sett. 13,3 11,2

America Centro Merid. 5,2 6,3

Medio Oriente 3,7 7,0

Asia Centrale 1,4 2,5

Asia Orient 25,9 30,2

Oceania e altri territori 1,2 1,7

> Tabella n. 1 - Le quote di mercato sulle esportazioni

mondiali di beni per area geografica nel 2003 a confronto

con il 2012 Fonte: ICE Rapporto 2013

aggiunte rimosse

Argentina 119 2

Brasile 38 0

Cina 30 1

Corea del sud 20 4

India 24 5

Russia 86 14

Sud Africa 22 4

USA 8 21

Vietnam 22 2

> Tabella n. 2 - Regolamenti intesi come barriere non

tariffarie adottati e rimossi per alcuni paesi

Fonte: Confindustria: “Transatlantic Trade and Inve -

stment Partnership - TTIP” Analisi e osservazioni 13

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In estrema sintesi, studi congiunti degliorganismi statunitensi ed europei hannostimato gli effetti positivi dell'accordo supiù scenari simulati .A determinate condizioni8, l’impatto perla regione europea derivante da una libe-ralizzazione degli scambi tra USA e UEvede una crescita annua media del PILdello 0,48% in più nel decennio che vadal 2017 al 2027, pari a circa 86,4 miliar-di di euro e per gli Stati Uniti dello 0,39%del PIL, pari a circa 65 miliardi di euro. Intema di bilancia commerciale l’export eu-ropeo verso la regione nord americanaaumenterebbe di 187 mld euro.

I principali ostacoli Usa UE nel commercio e le non tariffbarriers Se fino agli anni 70 i contenuti del GATTsi occupavano prioritariamente delle bar-riere tariffarie, la fiorente letteratura giuri-dico internazionale in tema di “non tariffbarriers” oggi affronta e mira a prevenir-ne la formazione negli scambi interna-zionali (tabella n. 2).In particolare si stima che l’80% dei be-nefici attesi dall’accordo TTIP per il mer-cato Unico tra Usa e Unione europeaderiverebbe dall’abbattimento dei costilegati alla burocrazia ed alla regolamen-tazione, dalla liberalizzazione dei servizie degli appalti pubblici. Le barriere non tariffarie sono sostanzial-mente dei contenuti a carattere tecnico

regolamentare che vengono poste a dife-sa di settori commerciali o aree di inte-resse economico ed hanno manifestazio-ni differenti. Un primo esempio riguarda tutte quellenorme che si basano su principi che ten-dono ad identificare in maniera discrimi-natoria l'origine di un bene. Queste sonodenominate le regole di origine ed il cri-terio di identificazione che utilizzanoserve a poter applicare una specifica mi-sura commerciale come ad esempio ta-riffe agevolate, dazi antidumping piutto-sto che marchi di origine.Nello specifico le regole di origine pos-sono essere preferenziali e non preferen-ziali. Nel primo caso ad esempio quando sicreano aree di integrazione regionaledove, al proprio interno, i beni oggettodi scambio fruiscono di condizioni pre-ferenziali. Nel secondo caso si tratta di misure ap-plicate direttamente alle categorie e alleprovenienze come i dazi antidumping omisure di salvaguardia.Anche le politiche adottate nel settoredegli appalti pubblici possono tradursi inuna sorta di barriera non tariffaria quan-do la preferenza, sia in fase di prepara-zione che di aggiudicazione, ricade a fa-vore dei fornitori nazionali anche in pre-senza di elementi fortemente concorren-ziali da parte di quelli internazionaliquali la qualità e il prezzo.Il marchio d’origine, se inteso come re-strizione quantitativa atta a prevalere sul-le esigenze della libera circolazione del-le merci, può essere anche esso soggettoad interpretazioni di tipo discriminato-rio. In questo caso la questione è ancorapiù complessa e alimenta il dibattito in-ternazionale. Come noto negli Stati Unitiil “made in country” cioè la normativache obbliga l'indicazione di origine èpienamente in atto mentre nell'UnioneEuropea non si applicano norme comuniper l'attestazione di origine del prodotto. Sono esclusi in questo senso la denomi-nazione di origine e DOP IGP9 checomportano soltanto un collegamentotra le caratteristiche tipiche del prodottoe il luogo di produzione, ma non dello

Stato d’origine.Le difformità delle misure regolamentari,degli standard, dei requisiti tecnici diconformità di sicurezza, salute e tuteladell’ambiente sono tra le barriere che li-mitano gli scambi tra Stati Uniti e Unio-ne Europea (tabella n. 3). Oltre a questenella figura sono riportate le principalitematiche di divergenza regolamentaresu cui concentrare l'attenzione per il mi-glioramento degli scambi nell'ottica del-la liberalizzazione degli scambi tra i duecontinenti.

riflessioni conclusiveGli interventi di liberalizzazione deimercati per il rilancio dei flussi commer-ciali hanno potenzialmente un impattodifferenziato sui paesi, condizionato siada fattori strutturali che legati al dinami-smo degli scambi. In termini di vantaggicomparati tale differenza si commisuraanche con il grado di apertura interna-zionale di un singolo paese. L'impattopotenziale della chiusura del negoziatoin merito al Transatlantic Trade and In-vestment Partnership soprattutto in termi-ni di crescita attesa del PIL si lega in mo-do particolare alla riduzione delle NTBsbilaterali attraverso una maggiore con-vergenza regolamentare, che determine-rebbe a sua volta l’affermazione di stan-dard globali.A livello produttivo l’ aumento dellaconcorrenza, derivante dall’aumento delflusso degli scambi, provoca la fuoriusci-ta delle imprese meno efficienti, e quindiuna maggiore omogeneità nei livelli diefficienza tra le impreseIn questo contesto anche l’organizzazio-ne d’impresa è profondamente modifica-ta. La delocalizzazione sia della produ-zione che del mercato ha portato ad unaframmentazione e ad una trasversalitàdella formazione del valore che ne ha ri-definito i contorni. Oggi il concetto dellacatena globale del valore porta l’impresaalla formazione di nuove competenze eforme di governance d’impresa.Sicuramente gli standard privati possonorivestire un ruolo di definizione del per-corso per ulteriori sviluppi regolamentarida parte degli organismi regolatori ma

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a

Ispezioni sanitarie

Normative sicurezza prodotti - etichetta-

tura

Supporto legale legato alle difficoltà

regolamentari

Disomogeneità regolamenti statali

Non corrispondenza codici doganali

Simbologia nell'etichettatura

Sistema di brevettazione

Mancanza di reciprocità in materia di

sicurezza sul lavoro

Container and security initiative

> Tabella n. 3 - Principali tematiche di regolamenta-

zione intese come barriere non tariffarie tra USA e UE

Fonte: Confindustria: “Transatlantic Trade and Inve -

stment Partnership - TTIP” Analisi e osservazioni 13

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bisogna anche dire che la loro prolifera-zione ed evoluzione oltre ad essere unfattore fondamentale di accesso al mer-cato (specialmente per i paesi occidenta-li) tende a creare un ulteriore livello dicomplicazione di accesso ai mercatiesteri, che in molti casi si sovrapponeagli accordi di riduzione delle barriere inambito WTO. In tema di sincronizzazio-ne dei regolamenti della denominazionedi origine paese di cui si è fatto cenno, siprospettano due alternative principaliper l’Unione Europea che da una parteportano alla approvazione e alla messain funzione di un sistema di riconosci-mento dell'origine “made in” mentredall'altra all'utilizzo delle regole interna-zionali dell'OMC per ipotizzarne la ri-mozione o non applicazione da partedell’ordinamento Statunitense.

n Note1 E.Chiacchierini, MC Lucchetti, Materie prime Tra-

analysis of the structural problem of the function of

research and development in relation to firm size

in Italy. In: Tipuric D., Dabic M. (a cura di): Tipuric

D., Dabic M, Management Governance, and En-

trepreneurship. LANCASHIRE:Access Press UK

• Confindustria : “Transatlantic Trade and Investment

Partnership - TTIP” Analisi e osservazioni 2013

• FMI - World Economic Outlook Update jan. 2014

• E.Chiacchierini, M.C. Lucchetti, Materie prime Tra-

sformazione ed Impatto Ambientale - Ed Kappa 1996

• Commercio estero e attività internazionali delle im-

prese - istat 2013

• Rapporto ICE 2013

sformazione ed Impatto Ambientale - Ed Kappa 1996

2 Dillon Round e Kennedy round

3 Come ad esempio CEE e NAFTA

4 successivo all’accordo Asia-Pacific Economic Co-

operation (APEC) di Bali che riduce, entro il 2015,

i dazi su di una lunga lista di beni “ambientali”.

5 Calcolato equiparando i poteri d’acquisto delle eco-

nomie avanzate e quelli dei paesi emergenti, e quin-

di conferendo maggior enfasi alla crescita di questi

ultimi - ICE

6 FMI - World Economic Outlook Update jan. 2014

7 l’High Level Working Group for Jobs and Growth

8 Condizioni: totale liberalizzazione tariffaria; -25%

delle Non-Tariff Barriers; -25% delle barriere nei ser-

vizi; 50% liberalizzazione degli appalti pubblici.

9 Regolamento (CEE) n. 2081/92

n BIBlIoGrafIa•World Economic Forum Wto - JOINT STATEMENT

REGARDING TRADE IN ENVIRONMENTAL

GOODS 24 January 2014at Davos, Switzerland

• Ruggieri A., Mosconi E.M., Silvestri C., Braccini

A.M., Poponi S., Serpico E. (2012). An economic

y Interventi di liberalizzazione dei mercati y

eNrICo marIa moSCoNI Professore e direttore del Centro per

l’Innovazione Tecnologica e lo Sviluppo

del Territorio

Dipartimento di Economia e Impresa

dell'Università degli Studi della Tuscia

[email protected]

marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

tem

a22

OUTLET ITALIA Cronache di un Paese in (s)vendita

A fine 2013 è stato pubblicato per Datanews Editrice un interessantissi-

mo studio curato da Gian Maria Fara (presidente dell’Istituto EURI-

SPES) e da Benedetto Attili (Segretario Generale UIL Pubblica Ammini-

strazione) sul drammatico fenomeno della svendita dei principali e sto-

rici «marchi» del Paese. E’ un fenomeno che sta impoverendo in manie-

ra irreversibile il Paese; è di pochi giorni fa la vendita di “Poltrone Frau”

a nuovi proprietari USA: è il 437° caso! Questo studio è dedicato alla

vendita di aziende simbolo del Made in Italy, che è stato realizzato nel-

la consapevolezza della criticità del momento storico, per stimolare l’attenzione e la riflessione del sistema politico e istituzionale su

un tema troppo trascurato: «vendute, ricomprate, spesso passate da una proprietà all’altra, da un paese all’altro. È la storia di molti

marchi d’eccellenza nati in Italia, ma che di italiano oggi hanno ben poco». E’ stata raccolta ed analizzata una selezione di 130 im-

portanti marchi che negli ultimi 20 anni hanno registrato cambiamenti nella proprietà. La lettura dei dati è stata affrontata aggre-

gandoli in quattro macro aree del made in Italy: alimentare-bevande [43], automazione-meccanica [16], abbigliamento-moda [26]

e arredo-casa [9]; sono state registrate altre 36 aziende nella categoria “altro” (chimica, edilizia, telecomunicazioni, design, energia

e gas, ecc.). Al riguardo, Fara evidenzia che: «molte delle nostre migliori realtà imprenditoriali sono state schiacciate dalla congiun-

tura economica negativa, unita all’iperburocratizzazione della macchina amministrativa, a una tassazione iniqua, alla mancanza di

aiuti e di tutele e all’impossibilità di accesso al credito bancario. L’intreccio di tali fattori ha inciso sulla mortalità delle imprese

creando una sorta di mercato “malato” all’interno del quale la chiusura di realtà imprenditoriali importanti per tipologia di produ-

zione e per know-how si è accompagnata spesso a una svendita (pre o post chiusura) necessaria di fronte all’impossibilità di prose-

guire l’attività. L’afflusso di capitali esteri nel nostro Paese non è quindi avvenuto secondo le normali regole di mercato e le aziende

si sono dovute piegare a una vendita “sottocosto” rispetto al loro reale valore …

Spesso le nostre aziende vengono acquistate da altre aziende di paesi stranieri, vengono svuotate dei macchinari e del know-how, e

mai più riaperte …». E’ un testo da leggere e da studiare per comprendere meglio le informazioni quotidiane! [sb]

spig

olat

ure

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premessaPer lungo tempo i mercati rionali hannorappresentato per tanti cittadini una del-le fonti principali di approvvigionamen-to di prodotti freschi (ortofrutta, carne,pesce, formaggi), ma la loro importanzaè rapidamente diminuita per il dilagaredella grande distribuzione organizzata,nonché per effetto del cambiamento de-gli stili di vita e di consumo, assecondatida una sempre maggiore “industrializ-zazione” nella produzione del cibo. Tuttavia, negli ultimi anni accanto aimercati tradizionali si sono diffusi sem-pre di più i mercati degli agricoltori (co-siddetti «farmers’ market»), nei quali sirealizza la vendita diretta dal produttoreal consumatore (filiera corta, anzi “cor-tissima”) che rappresenta la principaledifferenza rispetto ai mercati rionali, do-ve i venditori sono intermediari, nonproduttori del cibo.I «farmers’ market» sono un fenomenonato molti anni fa negli Stati Uniti do-ve, secondo i dati USDA (United StatesDepartment of Agriculture), nel 1994erano circa 1700, nel 2008 circa 5.000ed oggi sono più di 8.150 quelli censitinella National Farmers Market direc-tory, l’albo nazionale dei mercati degliagricoltori. In Italia negli ultimi cinque-sei annihanno avuto una crescita importante,sotto la spinta di una fase critica dell’e-conomia, in cui si registra una flessione

dei consumi anche dei prodotti alimen-tari, ma anche per una diversa sensibili-tà da parte del consumatore.Infatti, la filiera corta, ed in particolarela vendita diretta, va incontro all’evolu-zione delle preferenze dei consumatori,i quali, oltre a ricercare prodotti conprezzi più contenuti, sono particolar-mente attenti alle caratteristiche di qua-lità, nutrizionali e di sicurezza degli ali-menti ed all’arricchimento delle espe-rienze di acquisto con la conoscenzadei luoghi e delle modalità di produzio-ne. Il valore di un prodotto risulta sem-pre meno legato alle prestazioni funzio-nali risultanti dalle caratteristiche mate-riali possedute, per dipendere, diversa-mente, dai significati che il consumatorericonosce ed apprezza nella sua deci-sione di acquisto. La stessa occasionefornita dal luogo di vendita e le modali-tà di presentazione degli alimenti contri-buiscono, quindi, a creare valore nel ci-

clo produttivo.In questo contesto, Coldiretti ha avviato,alla fine del 2000, un progetto ampiocon la costituzione della FondazioneCampagna Amica, rivolgendosi a consu-matori, produttori agricoli, cittadini, permettere insieme le risposte ai temi piùsentiti di oggi: alimentazione, turismo eecologia, per inaugurare una nuovaqualità della vita.Nel 2009 Coldiretti ha lanciato il Pro-getto per una Filiera Agricola Tutta Italia-na, con l’obiettivo di valorizzare il veromade in Italy, dare valore aggiunto agliagricoltori italiani, riequilibrare i rappor-ti di forza all’interno della filiera agroali-mentare e consentire ai consumatori difare acquisti sani e consapevoli. E’ nato così il marchio «Campagna Ami-ca», che identifica quei luoghi in cui sipossono trovare i prodotti degli agricol-tori aderenti alla rete Campagna Amica,di provenienza certa, italiana e garanti-ta. In «Campagna Amica» confluisconoquindi tutte le iniziative tese a promuo-vere, valorizzare ed esaltare la qualitàdelle produzioni tipiche ed il legameche esse hanno con la storia, la culturae le tradizioni locali ed alimentare re-sponsabilità e competenze del cittadino-consumatore, inteso come referente ebeneficiario delle biodiversità, delle tra-dizioni e delle culture dei territori.Cosa distingue i produttori aderenti a«Campagna Amica» da tutti gli altri che

Un caso di successo nel panorama dell’offerta agroalimentaresostenibile

y merci e prodotti y

Campagna Amica di Coldiretti

>> rolando manFrEDInI

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www.aicqna.com marzo/aprile 2014

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effettuano la vendita diretta in Italia? Lagaranzia che i prodotti venduti dagliaderenti sono AGRICOLI e ITALIANI. I prodotti sono AGRICOLI perché sonoproposti dall’agricoltore che li ha pro-dotti o che li ha acquistati sotto la suaresponsabilità da un altro agricoltore,secondo quanto previsto dalla legge, esono ITALIANI perché provengonoesclusivamente da coltivazioni o alleva-menti Italiani, e come tali offrono tuttele garanzie di salubrità e genuinità ri-chiesti dalla legislazione italiana ed eu-ropea (la più restrittiva del mondo).In tal senso, il marchio collettivo «Cam-pagna Amica», registrato dalla Fonda-zione presso l’Ufficio UE dei brevetti, èdisciplinato da un Regolamento d’Uso etutelato da un sistema di controllo e cer-tificazione di tracciabilità per garantirel’origine agricola e italiana dei prodotti.Il marchio «Campagna Amica» può es-sere concesso in uso solo alle impreseche commercializzano prodotti agricoliitaliani, che si accreditano all'Albo Na-zionale di Campagna Amica per diven-tare “Punti Vendita” dei prodotti dellaFiliera Agricola Italiana; l’origine deiprodotti è garantita da un sistema ditracciabilità, da un unico marchio di-stintivo, dalle stesse regole comporta-mentali che valgono per tutto il territorionazionale e dallo stesso sistema di con-trollo, che prevede controlli di parte pri-ma (autocontrollo), di parte seconda (leImprese Verdi sul territorio), di parte ter-za (Organismo di Certificazione), non-ché un controllo ispettivo diretto dellaFondazione (NES).La Rete è “aperta” a tutte le aziendeagricole che condividono il progetto e ivalori della Filiera Agricola Italiana eche rispettano il Regolamento del Mar-chio Campagna Amica: ad oggi, l’AlboNazionale di Campagna Amica contaoltre 9.000 punti accreditati, di cui8.700 punti della rete principale (1.200mercati, 7.400 fattorie e 170 botteghe) e425 punti della rete “complementare”,ossia costituita da soggetti che condivi-dono le finalità di CA (237 ristoranti e137 orti urbani), tutti consultabili dal si-to www.campagnamica.it.

Questi numeri rendono la rete «Campa-gna Amica» il circuito distintivo del si-curo MADE IN ITALY che non ha egualiin Europa ed è secondo nel mondo soloagli USA, per estensione territoriale edampiezza del numero di operatori agri-coli.È una rete che, solo con i mercati, è statacapace di coinvolgere all’anno circa20.000 produttori agricoli, più di 30.000giornate di mercato, oltre 900 milioni dieuro di vendite ed intercettare circa 10milioni di cittadini consumatori, con unindice di soddisfazione superiore al 70%.In un periodo di così forte crisi econo-mica e di disoccupazione dilagante iMercati di «Campagna Amica» hannogenerato nuove opportunità di lavoroper oltre 3.500 persone ed offerto pienaoccupazione a migliaia di aziende agri-cole; ma è una rete virtuosa anche sottol’aspetto ambientale, perché ha fatto ri-sparmiare circa 40 milioni di Kg diCO2, che espressi in Km equivalgono apercorrere in auto 15.000 volte la cir-conferenza terrestre, rendendo la propo-sta di «Campagna Amica» realmenteuna offerta agroalimentare sostenibile.Si tratta di una rete che rappresenta unnuovo modello di produzione e distri-buzione, incentrato sull’economia di

prossimità/filiera corta e che è diventatauno straordinario patrimonio materialedella “offerta di campagna” dei nostriterritori e allo stesso tempo anche unformidabile patrimonio immaterialecomposto da valori etici, ambientali, sa-lutistici e sociali, che sotto un unicomarchio riassume per l’immaginariocollettivo concetti positivi come “pro-dotto locale”, “chilometri zero”, “filieracorta”, “dal produttore al consumatore”o “dal campo alla tavola”.I vantaggi per il consumatore sono for-midabili: convenienza, qualità del pro-dotto, freschezza, informazioni comple-te sulla provenienza, sulla tecnica diproduzione, sull’uso del prodotto e so-prattutto maggiori garanzie, perché sache esistono delle regole comportamen-tali accettate e condivise dai produttori.Anche per i produttori i vantaggi sonosostanziali: la possibilità di determinareil prezzo di vendita dei loro prodotti, ri-appropriandosi del valore aggiunto chealtrimenti andrebbe all’intermediario, dipotersi distinguere sul mercato, offrendoprodotti non omologati secondo i diktatdella Grande Distribuzione Organizzata[GDO] e di utilizzare le informazionidirette dai consumatori per orientare lapropria produzione.

y merci e prodotti y

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È nata così la prima rete organizzata diproduttori in vendita diretta che si frap-pone sul mercato come “terzo incomo-do” nella distribuzione, una rete alter-nativa ai poteri forti dell’agroalimentareitaliano costituita da:• filiere lunghe, dove le intermedia-zioni commerciali creano disecono-mie e speculazioni (dall’origine allatavola il prezzo aumenta di 5 volte);

• multinazionali, che attuano deloca-lizzazioni produttive, furti di imma-gine, mancanza di trasparenza sullacomposizione dei prodotti, traggonoin inganno il consumatore

• Gdo, che ha il monopolio della dis-tribuzione alimentare (70%), trattie-ne il 60% del prezzo pagato dal con-

sumatore ed impone tempi di paga-mento e contratti “capestro” ai forni-tori.

In tal senso, è evidente la valenza poli-tica della costruzione della Filiera Agri-cola Italiana perché consente di riequi-librare i rapporti di forza all’internodella filiera agro-alimentare, aumentareil potere contrattuale dei produttori, re-cuperare valore aggiunto alle imprese eriorientare le scelte dei consumatorinei confronti del vero Made In Italy. Per questo, le maggiori difficoltà incon-trate su questo cammino vengono daaltri soggetti economici che operanonella catena alimentare, in particolaredella distribuzione, che temono di es-sere scalzati e perdere i propri guada-

gni se si accorcia la filiera distributiva. Ma il progetto di Coldiretti ha una va-lenza politica anche per il sistema pub-blico e gli enti locali, perché i mercatied i punti vendita Campagna Amicapossono essere un mezzo straordinarioper rivitalizzare i territori rurali ed unpunto di riferimento per la società ita-liana per generare benessere e coesio-ne a beneficio di tutta la collettività.

25t

ema

y Campagna Amica di Coldiretti y

www.aicqna.com marzo/aprile 2014

rolaNdo maNfredINICapo Area Sicurezza Alimentare

e Produttiva di COLDIRETTI

Responsabile Ufficio Sicurezza Alimentare

e Nutrizione

[email protected]

gLI ITALIANI SONO CONTRARI AgLI OgM! Uno studio di Coldiretti registra che il 76% degli italiani sono contrari

alle manipolazioni genetiche degli alimenti.

Il 76 % degli italiani sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati (OGM)

in agricoltura e reputano positiva la decisione dell’Italia di partecipare al gruppo di dodi-

ci Paesi che chiedono formalmente alla Commissione UE di ritirare la proposta che au-

torizza la coltivazione del nuovo mais transgenico 1507. Roberto Moncalvo, presi-

dente di COLDIRETTI, commenta positivamente la lettera inviata al commissario alla

Salute Tonio Borg dai Ministri di 12 Paesi Europei: «un atteggiamento che si deve tra-

durre in comportamenti coerenti anche a livello nazionale dove in Friuli non si è

adeguatamente intervenuti sulla semina clandestina di mais OGM con problemi di

inquinamento ambientale. L’Italia che è leader europeo nella qualità e distintività del-

le produzioni agricole ha il dovere di porsi a capofila nelle politiche di difesa del terri-

torio dalle contaminazioni. Gli OGM in agricoltura non pongono solo seri problemi di si-

curezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il

grande alleato dell'omologazione e il grande nemico del Made in Italy».

Sarebbe, pertanto, del tutto assurdo e contrario allo spirito comunitario un eventuale via libera della Commissione Europea e del

commissario Borg alla coltivazione del mais OGM 1507 di fronte alla contrarietà della maggioranza dei Paesi Europei e dell’Europar-

lamento, come pure di quasi due cittadini europei su tre che si oppongono alle coltivazioni biotech secondo l’ultimo sondaggio Eu-

robarometro . E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente la posizione assunta dall’Italia che, con il Ministro alle

politiche comunitarie, si è detta contraria all’autorizzazione nell’ambito del dibattito che si e' svolto in consiglio affari generali. Non-

ostante le proprietà miracolistiche propagandate dalle grandi multinazionali che producono OGM, sono rimasti solo cinque su ven-

tisette i paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare OGM nell’ Unione Europea, con appena 129

mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2012. Al riguardo Coldiretti spiega che: «una percentuale irrisoria della super-

ficie agricola comunitaria pari a molto meno dello 0,001 per cento della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa,

secondo le elaborazioni Coldiretti su dati ISAAA. Gli OGM in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e

alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della ti-

picità, della distintività e del Made in Italy».

Nonostante queste preoccupazioni si ha notizia che sarebbe stato modificato geneticamente anche il prodotto simbolo della dieta

mediterranea: il pomodoro, che in Canada starebbe diventando viola. [notizie tratte dal sito http://www.coldiretti.it/News]

spigolature

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Conoscere il fenomeno perpoter agire correttamenteSe c’è un campo nel quale la maggiorparte dei consumatori non chiede e nonvuole essere tutelata sembra essere quel-lo della contraffazione. Le ragioni nonsono così semplici come sembra: nonbasta dire che “costano di meno” perspiegare le ragioni di questo atteggia-mento. Spesso c’è dell’altro e di più. Enon è detto che tutti i prodotti contraffattisiano percentualmente più difettosi diquelli originali. Per avere un quadro sociologico del fe-nomeno contraffazione visto dal puntodi vista degli acquirenti il Ministero dellosviluppo economico ha chiesto alle As-sociazioni dei Consumatori di partecipa-re ai suoi programmi anticontraffazione.Ci stiamo lavorando da due anni e pro-seguiremo per i prossimi 18 mesi. Tra lealtre iniziative da svolgere sui territoriabbiamo avuto l’incarico di condurre unsondaggio di mercato presso i consuma-tori.E’ stato un lavoro interessante e, benché

ci si sia avvalsi di una delle più accredi-tate e professionali agenzie di indagini dimercato, è risultato più difficile del pre-visto. Infatti, ai primi dati rilevati dal pre-test del questionario, solo il 12 % degliintervistati ammetteva di aver acquistatomerci contraffatte e per avere dati più at-tendibili e somiglianti alla evidente real-tà che abbiamo sotto gli occhi ogni gior-no, abbiamo dovuto lavorare moltissimosulle parole e sul contesto delle intervi-ste.I termini “contraffazione” e “prodotticontraffatti” lasciavano incerti i consu-matori e, per essere chiari e ben compre-si, sono stati sostituiti da “prodotti nonoriginali che imitano grandi marche”; lerisposte di ammissione di aver acquistatoprodotti contraffatti sono arrivate solodopo aver specificato che il questionarioera sottoposto dalle Associazioni deiConsumatori, infondendo sicurezza eparlando subito di prevenzione, salute,sicurezza, anonimato. Insomma il con-sumatore ammetteva gli acquisti solo do-po aver capito che volevamo indagare i

rischi e non i reati.Inoltre per alcuni prodotti, apparente-mente e inspiegabilmente mai acquistatidagli intervistati, come CD musicali e vi-deo, i numeri delle ammissioni sono cre-sciuti a dismisura solo se veniva solleci-tato un ricordo specifico: «le è mai capi-tato di acquistare un cd musicale o unfilm su una bancarella?». A questo puntol’acquisto, precedentemente non citatotra quelli già effettuati era ammesso daalte percentuali di intervistati. Se ne èdedotto che quello di acquistare CD suuna bancarella non è inteso, soprattuttodai giovani, come un modo anomalo maquasi come l’unico ormai normalmentepraticato per acquistare quei prodotti. L’altro aspetto interessante è stato quellodella conferma definitiva di ciò che so-spettavamo già e cioè che nella maggiorparte dei consumatori e per la maggiorparte dei prodotti offerti dalla contraffa-zione non esiste l’”inconsapevolezza” diacquistare prodotti non originali. Questaesiste solo in specifici settori, come glielettrodomestici, pezzi di ricambio auto-mobilistici, caschi e poco più. Per il restola scelta del consumatore di acquistarefuori dai canali ordinari del commercioprodotti non originali e imitati è fatta inmodo cosciente e il rifiuto del prodottocontraffatto si ha solo quando ne va dimezzo la salute.Anche su questo aspetto abbiamo trattodall’indagine alcuni risultati interessanti.

26

A sociological picture of the phenomenon of counterfeiting, seen from the point of view

of the buyers, done by consumer associations. Some results are surprising: Italians are

aware of buying non-genuine products, knowing also to take some risks to health. They

are not quite aware about the economic damages they cause to the national economy,

nor the responsibility of organized crime in this business. They think, mistakenly, to be

able to manage the risks in health and safety and, occasionally, they pay hard conse-

quences. European legislation adequately protect consumers from defective products.

La tutela dei consumatorit

ema

y merci e prodotti y

Prodotti difettosi e merci contraffatte

>> mario FInZI

marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

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Il primo è che i rischi per la salute nonsono abbastanza conosciuti, se non peril comparto giocattoli e in generale per iprodotti alimentari destinati all’infanzia.Su questo c’è ormai una vigile attenzio-ne. Ma nessuno si preoccupa più di tan-to dei coloranti e dei materiali usati negliabbigliamenti o degli ingredienti dei pro-dotti igienici e di bellezza o della qualitàdelle lenti degli occhiali da sole.

Il ruolo della correttainformazione è fondamentaleIl secondo atteggiamento pericoloso èche molti consumatori pensano di esseresufficientemente informati sui rischi perla salute e quindi di essere in grado di af-frontare il rischio e di saperlo dominare.E invece sbagliano facilmente. Se si visita il reparto di chirurgia dell’o-spedale Bambin Gesù di Roma, nella sa-la di aspetto c’è una bacheca in cui sonoesposti i pezzi di giocattoli estratti daimedici nelle gole, negli stomaci e negliintestini dei bambini. Ed i ricoveri diadulti e bambini per intossicazioni ali-mentari sono in crescita con la crescitadel fenomeno contraffazione. I danni agli occhi per l’uso di lenti dibassa qualità sono in crescita. E non par-liamo dei farmaci venduti on line, chetroppo spesso sono contraffatti e, nellamigliore delle ipotesi, non curano la ma-lattia, mentre nella peggiore ne possonoindurre di nuove.

quali tutele? Innanzitutto servono iniziative di preven-zione: 1) serve una comunicazione chiara sucosa intendiamo per prodotti contraf-fatti;

2) serve chiarire cosa è vietato acquista-re, diverso da ciò che non è sicuro ac-quistare;

3) le campagne informative sulla pirate-ria video e audio hanno cominciato afunzionare ma per ogni tipo di prodot-to occorre una diversa strategia di co-involgimento del consumatore

La prima su cui insistere è una massicciacampagna di informazione sui rischi perla salute, segnatamente per i prodotti ali-mentari, per i farmaci e per i cosmetici. Un’altra è la diffusione della coscienzache la contraffazione è in mano alla cri-minalità organizzata ed è un danno gra-ve per la nostra economia. Se si può ave-re un sentimento di comprensione perl’extracomunitario che sbarca il lunariocon il suo piccolo commercio di stradasi deve sapere anche che quell’uomo èsfruttato dall’industria del malaffare cheproduce illegalmente le sue merci con-traffatte, sfruttando anche altri operai pa-gati al nero e senza diritti sindacali im-pegnati nella produzione. Ma finché si comprano disinvoltamentequesti prodotti ci sarà qualcuno che avràinteresse a produrli e distribuirli.Dunque il primo presidio è l’informazio-ne, che può cambiare il punto di vista,l’atteggiamento e la consapevolezza delconsumatore. Alcuni comportamenti po-sitivi e di contrasto devono diventareabituali. Pretendere dal riparatore dellanostra auto o moto l’uso di pezzi di ri-cambio originali e farsi dare la fattura diacquisto di essi dovrebbe diventare ilmodo normale di assicurasi della propriasicurezza alla guida. E se il capo di abbi-gliamento o un elettrodomestico di mar-ca acquistati in un negozio o in centrocommerciale ordinario risultano essere

contraffatti è doveroso rivolgersi allaGuardia di Finanza per segnalare la fro-de in commercio (e, ovviamente, preten-dere dal commerciante il rimborso delprezzo pagato e degli eventuali dannisubiti).

Beni contraffatti e prodotti difettosi: due concetti differentiAnche da parte della produzione, delladistribuzione e del commercio poi c’èda assumersi una parte di responsabilitàper aver alimentato una corsa al consu-mo con messaggi pubblicitari che hannoindotto un incontenibile desiderio dipossesso di beni irragionevolmente co-stosi e fuori della portata delle grandimasse. Su questo desiderio, diventato bi-sogno di inclusione sociale attraversol’acquisto di beni “status simbol”, si èimpiantato il business della contraffazio-ne. Forse una politica di prezzi contenuti emessaggi pubblicitari meno socialmenteescludenti per i meno abbienti avrebbemesso fuori gioco gran parte del busi-ness della contraffazione.E’ vero che non tutti i beni contraffattisono pericolosi e non tutti quelli di mar-ca sono sicuramente esenti da difetti.Per i prodotti difettosi la normativa co-munitaria è ormai chiara nell’individuarenel commerciante il primo interlocutoredel consumatore. Dunque controllarebene e presto il prodotto e conservarescontrini e fatture di acquisto, e bolle diconsegna se ve ne sono. La disciplina or-mai copre in modo chiaro tutte le formedi acquisto, dentro e fuori dai localicommerciali, per posta e on line. Ogniprodotto gode di un periodo di garanziaampio e, a seconda del tipo di acquistoeffettuato, di un diritto di ripensamento.In caso di dubbi esistono ed operano suquesti temi molte ed efficienti Associa-zioni dei Consumatori, in grado di consi-gliare i migliori percorsi di tutela.

y Prodotti difettosi e merci contraffatte y27

tem

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www.aicqna.com marzo/aprile 2014

marIo fINZIVicepresidente di ASSOUTENTI

[email protected]

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Itemi della Qualità spaziano in ambitimolto ampi: dalle relazioni nell’am-

biente interno a quelle con gli stakehol-der, dalle competenze delle singole per-sone e alle loro interazioni, dal presen-te verso una proiezione di medio/lungotermine, da modalità consolidate aquelle indirizzate all’innovazione e almiglioramento. In tutti questi contestic’è una nota comune che condiziona ene promuove il successo: la capacità dicomunicare. Pensiamo alle fasi operati-ve, progettuali, contrattuali o correttive:una comunicazione interna carente oinadeguata, complica il modo di lavora-re, compromette il buon esito delle atti-vità e, inevitabilmente, genera stress.

la comunicazione: compagnadi lavoro misteriosaÈ una capacità innata, eppure sovente citradisce. L’apprendimento del linguaggio

non basta: per farne un uso proficuo do-vremmo, con una certa periodicità, ap-profondire le diverse sfaccettature per ar-ricchire le nostre potenzialità. Potremmocosì scoprire che c’è sempre qualcosa damigliorare. È un percorso costellato datappe intermedie e mai da traguardi fi-

nali. Ciò non devestupirci né

demora-lizzarci: è l’aspettointrigante di questanostra grande capa-cità!

Gli studi su questo tema sono appassio-nanti. Per puntare ad effetti concreti è ne-cessario adottare il giusto approccio: co-stantemente mettere a fuoco i propri pun-ti di forza e, soprattutto, le proprie criticità.Un ottimo ingrediente è un sano spiritodi autocritica: la comunicazione toccaanche il modo di essere, gli atteggiamentie i comportamenti, che possono esseremodificati solo se c’è una determinazio-ne a livello personale, e non a seguito diimposizione.Sono tanti i fattori che influenzano il buonesito del nostro dire (Fig. 1). Analizzia-mone alcuni.

la comunicazione nelle relazionila finalitàCosa vuol dire comunicare? Banalmenteè “farsi capire”. Operare in modo tale che

i nostri destinatari reagiscanocome noi vorremmo: rispon-

dere, fare, documen-tare, spostarsi, ese-guire un compito,completare un la-

voro, contattare un in-terlocutore, etc. Usiamo le pa-

role per far accadere le cose, per gene-rare effetti nelle relazioni. Eppure, non-ostante le buone intenzioni e l’impegno,non sempre gli eventi procedono comeatteso. Ma sarà sempre colpa degli altri,della loro sordità mentale, della loro ri-

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Believing in the power of internal communication, rewards: the words create reality.

Shortcomings and mistakes affect both business results and a good working climate.

Communication is a mysterious work companion: we need to know in depth how it

works. Communicate means simply: “make oneself understood”. To be successful we

must consider that the “how” has a great influence on the “what” of our message; fur-

thermore we must have clear purpose and encourage the involvement of the addressee.

The Author proposes an original approach on written communication. A text is made up

of three components: content, linguistic form, graphics. Likewise in non-verbal commu-

nication, one of them overcomes on the others: graphics.

We own reality as we describe it; owning the reality is the first step to being able to ma-

nage and change.

Credere nel potere della comunicazione interna,ripagat

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y Competenze per i servizi y

Le parole creano la realtà

>> Erika lEonarDI

marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

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le, può diventare un annuncio di acco-glienza o di pesante rifiuto, in relazioneal tono della voce, allo sguardo, all’e-spressione del viso, alla postura, ai mo-vimenti del corpo, etc.Questo concetto è sugellato dalle pro-porzioni espresse in percentuale proposteda questi studi: le parole 8%, la voce 35%,il corpo 55%. Attenzione: questi valori vanno interpre-tati come ordini di grandezza, non de-vono dare luogo a distorsioni dello stu-dio. Si possono parafrasare così: più del-la metà del significato del nostro messo èespresso dal corpo, a seguire dalla vocee infine dalle parole. È come dire: le stes-se parole possono esprimere pensieri bendiversi, quasi opposti (Fig. 2).l’obiettivoLa consapevolezza e la chiarezza dell’o-biettivo sono un fattore condizionante ilsuccesso della comunicazione. Il ventaglio degli obiettivi può essere mol-to ampio: far sapere, chiedere un parere,predisporre una documentazione, pro-porre una soluzione, ricostruire un even-to negativo, sollecitare partecipazione,premiare, rimproverare, etc. La scelta delcanale, del linguaggio e la struttura del-le frasi avranno un taglio ben diverso! Altro aspetto. Dobbiamo distinguere fral’obiettivo formale e quello recondito. Unesempio può chiarire bene questa trap-pola: la convocazione di una riunione.Questa è la motivazione formale. Ma sec’è un malumore dovuto a precedenti ri-tardi, carenze, inadempienze, l’emitten-te corre il rischio di strutturare il messag-gio facendo trapelare lo stato d’animo ne-gativo: l’esito della comunicazione risul-ta compromesso.I destinatari nell’informazione e nella comunicazioneConsapevoli dell’importanza di integra-re il “cosa” e il “come”, e dopo un sere-no impegno a chiarire innanzitutto consé stessi la finalità, prendiamo in esameun terzo aspetto: i destinatari. Questi ele-menti non vengono gestiti in sequenza,ma rimbalzano in ordine sparso nellamente dell’emittente.Chi abbiamo di fronte? In che misura èdisponibile a sentire, leggere, agire? Qua-

•le parole, •la voce,•il corpo.Le parole, organizzate in frasi e periodi,si integrano con la voce (timbro, volume,pause, etc.) e con i messaggi del corpo(espressione del viso, gestualità, postura,distanza, etc.). Quando le parole, la vo-ce e il corpo esprimono hanno lo stessosignificato, ovvero la nostra comunica-zione è coerente su questi tre livelli, il de-stinatario è fortunato! Riceve un messag-gio chiaro, senza contraddizioni: con po-co impegno può capire!Cosa accade quando questi canali sonodisallineati? Ce ne sarà uno che sovrastagli altri: quello del corpo. Non è una fan-tasia: i messaggi del corpo sono sponta-nei, partono dalla parte antica del nostrocervello, quella istintiva. Quindi ci pos-sono tradire. Un saluto, a parità di paro-

gidità o stupidità? Forse, ma non sempre.E c’è un motivo. Per metterlo in luce ènecessario conoscere meglio questo fan-tastico strumento.la dualitàPartiamo da un assioma: i nostri messag-gi sono costituiti da un “cosa” e un “co-me”. Semplicisticamente possiamo rac-contare: contenuto e contenitore. Ma que-sta dualità è asimmetrica, nel senso chei due elementi non hanno lo stesso peso.Potrebbe sembrare insensato: il destina-tario comprende e ricorda più facilmen-te il significato del come/contenitore piut-tosto che il cosa/contenuto. Proseguiamoin questa analisi. Gli studi di Albert Meh-rabian sulla Non-verbal communication(1967) hanno messo in evidenza una “tria-de”. Ovvero nella comunicazione nellerelazioni, istintivamente, mettiamo in gio-co di tre componenti:

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> Fig. 1 - Banale incomprensione (da «Un mondo di servizi» di Erika Leonardi, Quotidiano llSole24ORE, 1997)

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y Competenze per i servizi y

Quando l’emittente vuole comunicare,la dinamica è più complessa: potrà so-stenere di aver comunicato soltanto do-po aver ricevuto il feed back dal destina-tario sulla comprensione. Attenzione: si-gnifica che anche il destinatario qui haun ruolo attivo, al punto che possiamosostenere che condiziona il felice esitodella comunicazione. In quest’ottica l’e-mittente non può limitare il suo impegnoa produrre un messaggio chiaro e com-pleto, ma deve anche motivare il desti-natario affinché sia attivo.

la comunicazione scrittaQuanto fin qui presentato può essere tras-lato ai nostri testi, con opportune riela-borazioni. Sono validi:•la dualità del cosa e del come,•l’importanza cruciale della chiarezzadell’obiettivo,

•il focus sul destinatario per indirizzarlonel suo ruolo,

•la differenza fra informazione e comu-nicazione.

Una peculiarità: il cosa e il comeIl primo aspetto menzionato merita e ri-chiede una personalizzazione: manca al-l’emittente la visibilità della reazione del“corpo”! Sulla scia degli studi di Albert Mehrabiansul non verbale, propongo un mio ap-proccio analogo e originale, frutto deimiei studi ed esperienze di consulenza edi formazione. La comprensione di un te-sto (lettera, report, relazione, email, bro-chure, cartello, etc.) è il risultato di trecomponenti che si integrano con moda-lità analoghe a quelle della comunica-zione nelle relazioni (Fig. 4):•il contenuto,•la forma linguistica,•la grafica.Un testo è valido, ovvero riesce a farsi ca-pire, a condizione che il contenuto sia:•espresso con una forma linguistica sem-plice (parole comuni, frasi dirette, strut-tura del periodo piana, etc.),

•presentato con una grafica che dia il giu-sto rilievo a certe parti del messaggio,facilitando la lettura e la memorizza-zione (parole chiave in grassetto, testo ablocchi, titoli, punti elenco, etc.).

le linguaggio èpiù familiare?Quale canale èpiù familiare? E itempi più ido-nei?Gli interrogativimirano a defini-re e a mettere inatto azioni fina-lizzate a solleci-tare il suo ruoloattivo. E quiemerge la diffe-renzia fra l’in-formazione e lacomunicazione.Analizziamo emettiamo a con-fronto i due con-testi. Stessi i pro-tagonisti (Fig. 3):• l’emittente,• il messaggio,•il destinatario.Quando l’emit-tente vuole in-formare, devepreoccuparsi diconfezionare unmessaggio chia-ro e completo, efarlo giungereal/ai destinatari:nulla di più!

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> Fig. 2 - La comunicazione non-verbale nelle relazioni (da «Communication: the indispensable quality tool» di Erika

Leonardi, ISO 9000 + ISO 14000, 7, 1998

> Fig. 3 - Confronto fra l’informazione e la comunicazione (da «Ricostruire il processo» di

Erika Leonardi, Sperling & Kupfer, 2005)

> Fig. 4 - Confronto fra le componenti della comunicazione (da «Gestione del servizio» di

Erika Leonardi, Il Sole 24ORE, 2009)

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È come dire che un testo con un conte-nuto valido e utile, perderà la sua capa-cità comunicativa se redatto con un lin-guaggio arcaico, termini specialistici, pe-riodi lunghi costituiti da frasi inscatolate,

editato in un monoblocco che appare, eviene vissuto, come un mattone!altra peculiarità: il destinatarioAbbiamo dato evidenza al fatto che il de-stinatario ha un ruolo cruciale e che è

compito dell’e-mittente adope-rarsi per renderlopartecipativo, af-finché usi il suotempo per legge-re. Da questopunto di vista lacomunicazioninelle relazioni èavvantaggiata dal-la possibilità dicogliere in direttala reazione verba-le e non verbale. E poi… verba vo-lant, scripta ma-

nent! Le parole usate possono essere let-te e rilette, più volte, dando diversi signi-ficati al testo. A maggior ragione, l’emit-tente dovrà suggerire al destinatario didare un feed back, fornendo anche le mo-dalità. È un sano gesto di natura egoisti-ca: serve per sapere se l’altro ha capitobene!Non regole ma indicazioni e suggerimentiPer comunicare bene non esistono rego-le, la cui applicazione possa dare risul-tati certi. È più corretto parlare di “pro-babilità” di successo di un atto comuni-cativo, in quanto ha una natura multifat-toriale. Ciò non toglie che l’impegno afarsi capire debba essere costante: saràgià un buon risultato se a fallire sarà so-lo il 20% dei messaggi piuttosto chel’80%!La Fig. 5 propone semplici ma utili indi-cazioni in cui si integra una forma lin-guistica semplice e una grafica parlante.È utile sottolineare l’importanza della gra-fica. Non vogliamo dare l’accezione del-la mera estetica: un testo non è un qua-dro! Spunti utili:•Scegliere la dimensione del carattere edell’interlinea per facilitare la lettura.

•Usare il grassetto per fa emergere le pa-role chiave; ma diverse righe di testo ingrassetto perdono questo effetto.

•Scomporre un testo lungo in blocchi contitoli, aiuta la lettura e la comprensio-ne; un testo monoblocco è faticoso damemorizzare.

•Usare il punto elenco per indicare unaserie di azioni; per essere chiaro, ri-chiede l’applicazione della regola del-la coerenza sia di contenuto, sia di strut-tura linguistica.

•Attenzione all’uso del maiuscolo: in unaemail, dà l’effetto dell’urlo! Va usato conparsimonia.

Un uso attento della grafica è espressio-ne di maggiore padronanza da parte del-l’emittente del suo messaggio. È un in-tervento che può nascere nella stesuraoppure nella revisione del testo. E toc-chiamo qui un aspetto determinante perun testo efficace: il metodo. Ben venga ilsaggio PDCA. Riproponiamolo per la re-dazione di un testo (Tabella 1).

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UN GIoCo lINGUIStICo

Selezione dei “38 consigli di buona scrittura” di Umberto Eco, in Sator Arepo

1. Evita le frasi fatte: è una minestra riscaldata

2. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni

3. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando indispensabile) interrompe il filo del dis-

corso

4. Stai attento a non fare … indigestione di punti di sospensione

5. Usa meno virgolette possibile: non è “fine”

6. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridon-

danza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).

7. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente. Non usare

metafore incongrue anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.

8. Metti, le virgole, al posto giusto.

9. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.

10.Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso

el tacòn del buso

11.Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!

12.Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.

13.Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva anche il

maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del “Cinque maggio”.

Plan Definizione dell’obiettivo; focus sui destinatari; scelta del canale e del mezzo; nota

con i concetti chiave da esporre.

do Redazione del testo, in linea con quanto impostato nel Plan.

Check Rilettura del testo, controllando che quanto indicato nel Plan sia applicato.

act Modifica, correzione, conferma.

> Fig. 5 - Suggerimenti per un messaggio chiaro (da «Disegnare i processi» di Erika

Leonardi, Franco Angeli, 2012)

> Box nº 1

> Tabella nº 1

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Se applicato correttamente, il PDCA faràemergere che la fase più lunga è quella delCheck. Qui l’imperativo è “togliere”, ter-mine simile a “tagliare”, con un cambiodi vocale. Gli strumenti? Iniziare con l’ac-cetta e proseguire con il cesello: avverbiche fanno fumo, frasi fatte, incisi inutili,

precisazioni superflue, ridondanze, etc.Vantaggi su due fronti: •l’emittente si è chiarito le idee, sfron-dando il testo da inutili orpelli,

•il destinatario può accedere al pensie-ro dell’emittente con un impegno di tem-po inferiore.

le parole creano la realtàDisponiamo di un dono prezioso utile enecessario nel lavoro e nella vita privata.In ogni settore produttivo, la parola è unostrumento di lavoro. Non va usata comecapita, ma con discernimento. Le parolehanno peso e consistenza, non sono vo-latili, hanno un forte potere e richiedonoquindi un senso di responsabilità e di con-sapevolezza. Piccoli e semplici suggerimenti:•Lasciamo al passato le espressioni bu-rocratiche, involute e ricercate.

•Scriviamo con forme semplici e dirette:è un vantaggio per tutti.

•Scegliamo i termini con attenzione: l’u-so un sinonimo può descrivere realtàdiverse.

•Guidiamo le persone che lavorano inun gruppo, di progetto o di processo,ad avere la stessa visione: dal loro rac-conto potremo avere conferma.

Alle parole di Luis Sepulveda “Noi pos-sediamo la realtà per quello che descri-viamo di essa”, aggiungo “Possedere larealtà è il primo passo per poterla gesti-re e cambiare”.Buona comunicazione!

n BIBlIoGrafIa• Carrada L., Il mestiere di scrivere, Apogeo, 2007

• Carofiglio G., La manomissione delle parole, RCS

Libri, 2010

• Eco U., Sator Arepo eccetera, Nottetempo, 2006

• Fioritto A., Manuale di stile, il Mulino, 1997

• Leonardi E., Disegnare i processi, Franco Angeli,

2012

• Leonardi E., Gestione del servizio, Il Sole 24 ORE,

Milano, 2009

• Leonardi E., Ricostruire il processo, Sperling & Kup-

fer, 2005

• Leonardi E., Communication: and indispensable

quality tool, ISO 9000 + ISO 14000 NEWS , 1998

• Severgnini B., L'italiano, Rizzoli, 2007

•Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson, Pragmatica

della comunicazione umana, Astrolabio, 1971

y Le parole creano la realtà y

erIKa leoNardIConsulente, formatore e scrittore

sulla gestione aziendale e dei servizi.

www.erikaleonardi.it

[email protected]

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marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

eSemPIo 1 - versione 1Il Call Center è un soggetto esterno o un’articolazione organizzativa interna che fornisce, per

conto del committente, il servizio di contatto all’utente, gestendo e organizzando, mediante l’a-

dozione di idonee procedure, un insieme di risorse umane e di infrastrutture specializzate che

consentono contatti e comunicazioni multicanale (attraverso più mezzi, per esempio telefono,

internet, posta) sia in entrata (inbound) sia in uscita (outbound).

1 PERIODO. 61 PAROLE

eSemPIo 1 - versione 2Il Call Center è un soggetto esterno o un’articolazione organizzativa interna che fornisce il ser-

vizio di contatto con l’utente, per conto di un committente. Mediante idonee procedure gesti-

sce e organizza un insieme di risorse umane e di infrastrutture specializzate. Mette così in atto

contatti e comunicazioni multicanale (attraverso più mezzi, per esempio telefono, internet,

posta) sia in entrata (inbound) sia in uscita (outbound).

3 PERIODI. 23, 15, 24 PAROLE

eSemPIo 2 - versione 1L’applicazione delle norme ISO 9001, nate per promuovere la libera circolazione di prodotti e

professionalità nel mercato globale (obiettivo ambizioso e sempre attuale), continua ad essere

un impegno vissuto spesso in una forma burocratica, atteggiamento responsabile di applica-

zioni poco felici con danni sia a livello di tutte le persone dell’organizzazione, che della imma-

gine fornita al mercato, e con seri riflessi sulle relazioni con il cliente, il che non promuove il

reale successo dell’organizzazione. Questo panorama risulta ancora più complesso se voglia-

mo provare ad ampliare la chiave di lettura di un fenomeno variamente articolato. È nostro

intento qui fare menzione, in modo semplice chiaro e diretto, al ruolo del manager che si trova

a dover decidere. Non sempre si ha una reale conoscenza e non si dispone di validi criteri nella

selezione del supporto consulenziale, con difficoltà a cogliere le differenze fra prezzi differen-

ti.

COMMENTO. Si fa fatica a comprendere il significato del primo paragrafo: lungo e troppi con-

cetti. Graficamente nell’insieme il testo è un pesante monoblocco.

eSemPIo 2 - versione 2Le norme ISO 9001 sono nate per promuovere la libera circolazione di prodotti e professiona-

lità nel mercato globale: obiettivo ambizioso e sempre attuale. Le organizzazioni però conti-

nuano spesso a viverlo come una pesante burocrazia.

Questo atteggiamento è responsabile di applicazioni poco felici con danni a più livelli:

• vissuto delle persone,

• immagine verso il mercato,

• riflessi nelle relazioni con il cliente.

Inoltre, quando il manager coinvolto non è ben documentato, non dispone di validi criteri nella

selezione del supporto consulenziale: avrà difficoltà a cogliere le differenze fra prezzi differenti.

COMMENTO: A parità di contenuto sono stati fatti interventi sulla forma linguistica e sulla

grafica.

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Diventa sempre più difficile parlare dimassimizzazione dei profitti e di

competizione da vincere. Dobbiamodiscutere di cooperazione con altri enti edi valori sociali, costruendo il passaggiodal principio di mercato all’interesse so-ciale ed al comunitarismo. Una strategia senza un obiettivo positivoanche per la società non può esserebuona. La crisi finanziaria del 2008 harivelato questa caratteristica che Aristote-le aveva già espresso nella sua Etica Ni-comachea. Il principio del libero merca-to e dei problemi dell’economia classicae moderna sono sempre più in discussio-ne. L’economia moderna, che si fa risali-re ad Adam Smith, in realtà deriva dall’e-tica filosofica, e molti concetti che discu-teremo qui sono frutto anche di una rivi-sitazione di pensatori come Confucio,Hayek, Schumpeter o M. Polany. Il management nord-americano ha tenu-to separati la ricerca accademica e lateoria dalla pratica, essendo deduttiva. IlKnowledge Creating Management tental’approccio opposto, partendo dalla pra-tica e ricostruendo la teoria, che diventa

induttiva. Il KCM propone un modello dicapitalismo prudente o saggio, dove ilbene comune é sempre in vista. Unconcetto base è la sostenibilità dello svi-luppo economico-sociale. Ci sembra che ci sia un bisogno globaleper innovare anche il mondo dell’impre-sa e delle organizzazioni, compresequelle pubbliche e senza scopo di lucro.Peter Drucker diceva che il nuovo secolosarebbe stato il secolo della conoscenza,da aggiungersi ai fattori tradizionali: ca-

pitale, uomini, impianti. O, in altre paro-le, l’utilizzo maggiore delle competenzedegli uomini (e delle donne), con accen-to sulle conoscenze personali come frut-to dell’esperienza incorporata (cono-scenza tacita) in ognuno. Il prof. Ikujiro Nonaka dell’UniversitàHitotsubashi di Tokyo ed i suoi collabo-ratori da decenni stanno facendo ricer-che in tema di leadership, strategie, mar-keting ed organizzazione in ottica di in-novazione e sono arrivati ad una sintesi

Knowledge Creating management

y Competenze per i servizi y

The KCM is important because the keys

that move the strategy and manage-

ment are interpersonal relationships

and the dynamics of the relationships

between all the fields in which the indi-

vidual is placed.

>> Kazuo InUmarU

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(provvisoria, come tutte le teorie) di unsistema di management eco-sostenibilebasato sulla saggezza e sulla prassi. I principi di questo Knowledge CreatingManagement sono:1. idea di Ba (Campo) come luogo per irapporti interpersonali di scambio ecreazione di nuova conoscenza;

2. una metodologia pratica per il mana-gement;

3. un processo organizzativo basato sul-la teoria della creazione di conoscen-za (KCM);

4. un approccio alla strategia basato sul-la narrazione;

5. un pensiero strategico pratico basatosul sillogismo;

6. una leadership phronetica, basatasulla saggezza;

7. una organizzazione non gerarchicacon un design di posto di lavoro fun-zionale;

8. un business model creato come rela-zione tra customer value e asset dellaconoscenza;

9. un design di conoscenza come meto-dologia che integra la conoscenza delmercato con la tecnologia;

10.concetto di città come uno spazio dimercato centrato sull’uomo.

Nel KCM, la chiave che fa muovere lastrategia ed il management non è l’effi-cienza da sola ma le relazioni interper-sonali e la dinamica dei rapporti tra tuttii campi in cui l’individuo è collocato. Nonaka vede l’impresa e l’organizzazio-ne come una entità che sintetizza lecontraddizioni, in una tensione creativatra il vecchio paradigma ed il nuovo(Thomas Kuhn). Il vecchio paradigma so-no le teorie classiche sul management,basate su una visione dell’impresa comeautonoma e con principi universali deri-vanti dall’economia e dal mercato, conla tecnologia che deriva da una scienza“oggettiva” ed universale. In questa vi-sione, il fattore umano è spesso messo insecondo piano, con tutto il mondo del-l’empatia e del sentimento dei lavoratori.Le comunità (Gemeinschaft) sono secon-darie alle collettività (Gesellschaft).Nella visione del KCM, la conoscenza èil mattone portante, soggettiva, processo-

relazionale, estetico e creato attraversola pratica (modello SECI). Il dialogo traindividui e tra gruppi è fondamentale. La leadership di chi incarna anche lastrategia ed i valori dell’organizzazione ècentrale nell’attività organizzativa e deri-va da un pensiero di Aristotele sullaPhronesis (saggezza pratica, una strate-gia just-in-time (Weick, 2001). La conoscenza individuale è creata so-cialmente, e molte organizzazioni hannouna visione della realtà e del mondoidiosincratica (ad esempio: Steve Jobs).La conoscenza è creata dalla credenzadi un individuo nel valore di una espe-rienza che ha vissuto, e tale credenzadeve essere giustificata come verità. Laconoscenza emerge in una serie di giudi-zi di valore che dipendono da come noipercepiamo la verità, il bene, la bellezza.In altre parole, dal nostro senso estetico. Questo senso estetico non ci serve soloper giudicare (valutare) la conoscenzacreata, ma anche per determinare qualetipo di conoscenza creare. La conoscen-za si crea nel mondo pratico: poiché laconoscenza è inizialmente soggettiva,processo-relazionale e estetica, può es-sere creata nella prassi in ciascuna situa-zione reale tramite una sintesi di pensie-ro ed azione compiuti da parte di indivi-dui che interagiscono all’interno ed all’e-sterno dei confini dell’organizzazione. Il KCM fu all’inizio oggetto di interesseda parte dell’IT americano, ma nel nuo-vo millennio lcrebbe anche l’interesseper il concetto di Ba (campo) come are-

na ottimale per la creazione di cono-scenza. L’azienda IDEA negli USA è un esempiodi come nuova conoscenza (e prodotti)possano essere creati grazie all’interazio-ne di esperti di campi completamentedifferenti, come medici ed esperti dipompe per innaffiamento. Uno dei mo-menti chiave di questo interesse globaleva collocato nella pubblicazione del li-bro di Nonaka e Takeuchi, The Kno-wledge Creating Company nel 1995.

Caratteristiche del KCm Il KCM si distingue da un modello di ela-borazione di informazioni perché essocrea nuova conoscenza, non solo la ela-bora. Il modello si ispira alla filosofia (fe-nomenologica) e alla neurologia, piutto-sto che scienze della cognizione, meta-fore della biologia, e non dei computer. Michael Polany (1891-1976) concettua-lizzò la credenza che gli atti creativi(specialmente di scoperta) fossero cari-chi di un forte coinvolgimento personalee di emozioni: una teoria scientifica èfortemente sostenuta dal suo creatoreche tenta di renderlo accettato da tutti.Non necessariamente i concetti possonoessere espressi in una proposizione for-male e logica: «noi sappiamo più diquello che sappiamo dire”. Questa è lafase pre-logica, secondo Polany». Frederich Hayek (1899-1992) concettua-lizzò la conoscenza tacita come una for-ma esplicativa della dinamica di merca-to. Il mercato è un ecosistema formato

y Competenze per i servizi y

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> Fig. 1 - Il processo SECI Fonte: Nonaka e Takeuchi, 1997, p. 115

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www.aicqna.com marzo/aprile 2014

y Knowledge Creating management y

da conoscenza tacita ed esplicita, cheassume significato quando solo entrambisono presenti. Ignoranza del futuro e deitempi sono fattori fondamentali. Lo svi-luppo economico è realizzato grazie allapadronanza e creazione di conoscenzada parte di individui messi nel “cam-po”(Ba) connesso all’ecosistema delmercato. Il processo di mercato è un processo discoperta da parte degli imprenditori chenon conoscono mai tutti i fattori chemuovono il mercato stesso (Israel Kirz-ner, 1930). E’ necessario avere una crea-zione di conoscenza organizzativa pertrasformare la conoscenza tacita in co-noscenza formale, la capacità di elabo-rare un nuovo prodotto o servizio nell’a-zienda, o organizzazione, sulla base del-la conoscenza condivisa. L’organizzazio-ne può diventare così un corpo attivo diinterpretazione della realtà, di creazionedi nuovi prodotti e servizi che creanosviluppo economico e sociale. Una organizzazione può auto-apprende-re e può diventare in grado di impararead apprendere meglio. (auto-poiesi -H.Maturana 1972). Nicklas Luhmann(1927-1998) sostiene che i sistemi socia-li sono sistemi di comunicazione, dovele organizzazioni funzionano da zonedove la comunicazione è più ordinatache all’esterno, dove essa è più caotica.

Il criterio per cui le organizzazioni scel-gono solo le informazioni da processareè il significato. Sia i sistemi sociali chequelli psichici operano processando si-gnificati.Nonaka e Takeuchi hanno sviluppatouna matrice chiamata SECI dall’inizialedelle parole inglesi: Socialization, Exter-nalization, Combination e Internaliza-tion, che denotano le quattro fasi delprocesso di conversione della conoscen-za organizzativa per cui l’esperienza in-dividuale di un lavoratore passa ad altridiventando conoscenza esplicita e an-che sviluppa nuovo contenuto tramitel’interazione tra la conoscenza tacita equella esplicita di una organizzazione. In quest’ultimo senso, la creazione di ri-ferisce all’attività di identificazione dellaconoscenza nell’ambiente organizzativoe nella sua trasformazione in una rappre-sentazione che può essere internalizzatae utilizzata dentro l’organizzazione.

Contestualità La conoscenza non è statica, ma mutacostantemente nell’interazione delle per-sone, in cui la rete informatica ha sem-pre più peso. La teoria della creazione diconoscenza si basa sul concetto di flussocontinuo, dipendente dal contesto. Que-sto contesto, o spazio, campo, è chiama-to ba da Nonaka, che aiuta le imprese a

innovare rispetto al passato e crea nuoveopportunità. Il ba può essere sia fisicoche virtuale, ed è il posto dove la condi-visione della conoscenza riesce al me-glio. Esso interagisce con il modello SECIed il suo funzionamento. Il ba è un con-testo condiviso con altri, ed anche Twit-ter o Facebook lo sono, anche se noncon lo stesso grado di confini organizza-tivi di un’azienda. Un ba importante è ilcontatto con il cliente, che determina ilgrado di soddisfazione del cliente (e dellavoratore) ed il futuro del rapporto. Il bapuò anche attraversare i confini di unaistituzione, come nel caso delle reti so-ciali. L’origine di Facebook è la piccolarelazione tra due persone, che sono lafondazione della società (Mark Zucker-berg). L’importante è il grado di autenticità e diverità che possiamo immettere in questorapporto, come in tutti i rapporti sociali,per non generare anomia o devianza. Phronesis è un concetto aristotelico sino-nimo di conoscenza pratica. Traducibilecome prudenza, etica, saggezza pratica,è l’abilità di realizzare l’azione migliorein una situazione pratica e nel tempo piùappropriato per il bene comune. Sonoserie di micro-decisioni che aggiustanoman mano la situazione. E’ necessarioche venga diffuso a tutti i livelli dell’or-ganizzazione. Mentre il management classico mante-neva a distanza il concetto di phronesis,affidandosi solo alla teoria ed al pensieroscientifico, solo la phronesis può risolve-re i problemi quotidiani, trattandoli prati-camente e immediatamente. Il leader phronetico è colui che costrui-sce il ba, che incarna la strategia azien-dale e sa emettere giudizi autonomi sen-za essere individualista, interagendo conil contesto e le persone con le quali la-vora. Questo talento consiste nella capa-cità di condividere la visone del mondo,creare il ba e le varie conoscenze pre-senti nel reparto o gruppo. Il ba che illeader phronetico crea deve portarecomprensione per i sentimenti degli altri,empatia, un profondo insight nelle per-sone e nelle cose, un buon tempismo,una buona comunicazione e supporto

> Figura 2.

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tra i membri dell’organizzazione. Come Steve Jobs capì o intuì duranteuna visita al PARC (laboratorio di ricercadi Xerox a Palo Alto) che in futuro tutti icomputers avrebbero avuto un mouse eduna interfaccia grafica, il leader phrone-tico deve farsi un senso ed essere capacedi mettere ordine in una realtà percepitain maniera incompleta, per iniziare laconcettualizzazione della situazione. Il leader phronetico deve avere l’abilitàdi giudicare cosa è il buono, di stringerel’essenza di una situazione, di ricostruireil particolare in un linguaggio universalee vice-versa attraverso la lingua e colti-vare phronesis in altri, oltre al potere direalizzare concetti per il bene comune. E’ importante ricordare che le organizza-zioni possono essere centrate sul proces-so o sulla pratica. Quelle centrate sul pro-cesso hanno una forma selettiva di lea-dership, per cui le persone sono messedentro le “caselle” dei ruoli che servonoper il processo. In questo modo i lavora-tori devono sottostare alle strategie sceltedalla direzione. Le organizzazioni centra-te sulla pratica invece contempla leaders-hip diffuso e condiviso, con coinvolgi-mento di tutti e che mette al centro la per-sona, non il ruolo. Queste organizzazioniapplicano i valori centrati sulla persona atutti i livelli e creano meglio delle altreforme di organizzazione nuovi prodotti eservizi perché le persone sono messe alcentro dell’organizzazione stessa.

scrum Un metodo concreto spesso utilizzato

per valorizzare quanto fin qui espressoconsiste nella metodologia pratica del-l’Agile scrum, utilizzato all’inizio nellosviluppo del sofware nelle aziende spe-cializzate. Lo schema nella Fig. 2. Lo scrum è una metodologia pratica dilavoro in piccolo gruppo per la realizza-zione di progetti innovativi, con una se-rie di ruoli, di eventi e competenze. E’nato negli USA. Lo scrum agisce in cicli di attività chia-mati sprint (una-quattro settimane), e allafine del periodo i teams devono conse-gnare un deliverable (che consiste in ri-sultati pratici) con realizzazione dellefunzioni richieste dal back-log iniziale,tra le specifiche desiderate dall’organiz-zazione, ed identificati all’inizio nella ri-unione Sprint Planning Meeting. I team Scrum sono auto-organizzati e in-terfunzionali, in modo da non dover di-pendere da altri all’infuori del team. Lacreatività, la flessibilità e la produttivitàsono le caratteristiche del team scrum,che deve rilasciare versioni incrementalidel prodotto. Il feedback realizzato dagliutenti/clienti è fondamentale per permet-tere al team di migliorare ulteriormenteil prodotto/servizio. Lo scrum si può ap-plicare al processo di selezione per as-sunzione di lavoratori, un processo chenon coinvolge lo sviluppo di software. Si prevede una diffusione della metodo-logia in tutti i settori dell’industria e deiservizi.

ConclusioniIl KCM è una visione radicalmente nuo-

va del management delle risorse umanee la concezione dell’organizzazione ri-ceve nuove angolature grazie all’immis-sione dei fattore bene comune e creativi-tà individuale. Credo che vi sia materiasu cui meditare per molti anni, ancheperché dobbiamo disimparare molti pra-tiche date per scontate, come il riempirele caselle di una organizzazione gerar-chica, oppure assegnare lavori indivi-dualmente. La visione propostaci dal KCM potrebbeportarci verso un modo migliore per rea-lizzare più rapidamente una società so-stenibile anche dal punto di vista dellasoddisfazione dei lavoratori motivati ecoinvolti in una impresa di cui vedonogli obiettivi nella loro realtà quotidiana,perché il loro leader è testimone di cosasia la phronesis. Il percorso della gestione delle personecomincia da Gilgamesh, e naturalmenteproseguirà finché ci sarà l’umanità. IlKCM rappresenta un tentativo per mi-gliorare la qualità del lavoro di noi tutti,attraverso il recupero del valore del sin-golo e della sua creatività.

n BIBlIoGrafIaNonaka, I., H.Takeuchi, The Knowledge Creating

Company, 1997, Guerini.

y Knowledge Creating management y

KaZUo INUmarU,Antropologo giapponese; consulente

di fama internazionale opera

tra Giappone, USA e Italia

[email protected]

tem

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marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

> Tabella 1.

Ruoli

Deliverable

Eventi

Product owner

Team di sviluppo

Scrum master

Incremento / Miglioramento

Product backlog

Sprint backlog

Sprint

Programma sprint

Scrum quotidiano

Sprint review

Retrospettiva

Decide cosa sviluppare

Le persone che sviluppano concretamente

Persona che supporta e gestisce - abbatte gli ostacoli.

Servizio o prodotto proponibile sul mercato, con funzioni realizzate in sprint.

Lista delle funzioni dei prodotti in ordine prioritario.

Lista delle funzioni da sviluppare durante lo sprint.

Unità di cicli di sviluppo.

Incontro in cui viene deciso cosa sviluppare nello sprint.

Incontri quotidiani (mattina) di sviluppo.

Riesame dei miglioramenti che si effettua alla fine dello sprint.

Attività di Kaizen che si effettua alla fine dello sprint.

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FmECa = Failure mode, Effectsand Criticality analysisIn questa sede si vuole prendere in con-siderazione la modalità fmeCa - utiliz-zata in campo spaziale per l’analisi, ilcontrollo e la gestione dei rischi associatiad un sistema hardware (ma anche soft-ware) - adattandola ad un particolareprocesso aziendale; lo scritto potrà risul-tare utile per una possibile applicazionead un qualsiasi altro processo aziendale.Per evitare confusioni, si premette che:•la parola «failure» sarà utilizzata nel si-gnificato di “anomalia” intendendo conciò una qualsiasi circostanza che possaavere impatto negativo sul regolare flus-so del processo: in altre parole si dirà“anomalia” per intendere “guasto”;

•non verrà data nessuna enfasi alla paro-la «mode» in quanto la modalità con cuiuna anomalia esiste e interferisce col re-golare flusso del processo che sarà ana-lizzato è collegata al comportamentoumano, tipicamente sarà una decisione,l’interpretazione di una decisione o unanon decisione;

•per quanto concerne i termini «effect»ed «analysis» essi avranno il significatoconsueto e condurranno all’esistenza, omeno, ed alla consistenza della criticitàdel rischio eventualmente individuato;

•l’analisi dei rischi verrà condotta attra-

Un esempio per la gestione ed il controllo dei rischi nei processi aziendali

y Competenze per i servizi y

Rischi nei processi e metodologia FMECA

>> Francesco CarroZZInI

39t

ema

www.aicqna.com marzo/aprile 2014

Importanzaa1 esiste una probabilità molto piccola che la causa esista

e dia inizio all’anomalia

a2 esiste una probabilità piccola che la causa esista e dia inizio all’anomalia

a3 è probabile che la causa esista e dia inizio all’anomalia

efficacia1 c’è una probabilità bassa che i mezzi di controllo rivelino la causa dell’anomalia

2 è probabile che i mezzi di controllo rivelino la causa dell’anomalia

3 è molto probabile che i mezzi di controllo rivelino la causa dell’anomalia

effICaCIaImPortaNZa

a1 a2 a33 I II III2 II III Iv1 III Iv v

PeSo ClaSSe ProBaBIlItà (QUalItatIva)I a Estremamente poco probabile

II B Molto poco probabile

III C Poco probabile

Iv d Probabile

v e Molto probabile

CodICe deSIGNaZIoNe defINIZIoNe0a Molto grave Impatto significativo su tutti i macroprocessi (MP)

0B Grave Impatto significativo su un macroprocesso (MP)

1 Maggiore Impatto significativo su un processo P di un MP

2 Minore Impatto su un processo

3 Trascurabile Impatto zero o trascurabile> Nelle colonne a fianco dall’alto

Tabella 1, 2, 3, 4, 5

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verso un procedimento a matrici abba-stanza elementare che obbliga tuttavia aprendere coscienza di alcuni fatti e cir-costanze inerenti alla propria realtà azien-dale e a tenerne conto in maniera ordi-nata e documentata, dopo che sono sta-ti sottoposti a critica da parte dell’anali-sta o degli analisti;

•per «analisti» si devono intendere tuttequelle persone che hanno titolo ad espri-mere un giudizio sui suddetti fatti e cir-costanze.

Come viene identificata la criticità di

un’anomalia? Innanzitutto andrà classificata la proba-bilità di accadimento delle anomalie chesi ottiene individuando:a) l’importanza della causa. L’importan-

za caratterizza la probabilità di un’a-nomalia dovuta a una causa “X”1;

b) l’efficacia dei mezzi di controllo. L’ef-ficacia è la probabilità di individuarela causa “X”2.

Per classificare le «cause» in base al loro“peso”, occorre introdurre tre livelli siaper la «importanza» che per la «effica-

cia»; più precisamente:La classe di probabilità di accadimentodell’anomalia si determina associando leclassi A, B, C, D, E ai pesi I, II, III, IV, V.Si può determinare la criticità dell’ano-malia per mezzo di una matrice che hadue ingressi: a) la classe di probabilità; eb) il livello di gravità, cioè la severitàdell’anomalia in funzione dei suoi effetti.Si può generare la matrice di criticitàdell’anomalia dove le aree ombreggiatein grigio rappresentano anomalie noncritiche e naturalmente quelle in rosso

y Competenze per i servizi y

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ProBaBIlItà GravItà0a 0B 1 2 3

edCBa

ProBaBIlItà GravItà0a 0B 1 2 3

edCBa

XXXXX

effICaCIaImPortaNZa

a1 a2 a33 I II III2 II III Iv1 III Iv v

> Tabella 10> Tabella 6

PeSo ClaSSe ProBaBIlItà (QUalItatIva)I a Estremamente poco probabile

II B Molto poco probabile

III C Poco probabile

Iv d Probabile

v e Molto probabile

> Tabella 8

CodICe deSIGNaZIoNe defINIZIoNe0a molto grave Impatto significativo su tutti i

macroprocessi (mP)

0B Grave Impatto significativo su un

macroprocesso (MP)

1 Maggiore Impatto significativo su un

processo P di un MP

2 Minore Impatto su un processo

3 Trascurabile Impatto zero o trascurabile

> Tabella 9

> Tabella 7

effICaCIaImPortaNZa

a1 a2 a33 I II III2 II III Iv1 III Iv v

> Tabella 11

PeSo ClaSSe ProBaBIlItà (QUalItatIva)I a estremamente poco probabile

II B Molto poco probabile

III C Poco probabile

Iv d Probabile

v e Molto probabile

> Tabella 12

CodICe deSIGNaZIoNe defINIZIoNe0a molto grave Impatto significativo su tutti i

macroprocessi (mP)

0B Grave Impatto significativo su un

macroprocesso (MP)

1 Maggiore Impatto significativo su un

processo P di un MP

2 Minore Impatto su un processo

3 Trascurabile Impatto zero o trascurabile

> Tabella 13

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rappresentano anomalie critiche. Tabelle di riferimento dalla 1 alla 6.

osservazioni su F1al verificarsi dell’anomalia:L’azienda si impegna ad onorare il con-tratto ignorando di non avere (tutte) le ri-sorse necessarie e quindi costringendosiad adeguarsi in un tempo successivo concosti non previsti nel momento della sot-toscrizione del contratto. mitigazione dell’anomaliaAlla revisione del contratto è necessariala presenza di una persona con profondaconoscenza delle risorse aziendaliLa situazione desiderabile sarebbe OA-A: questo significa peso “I” della Tabellan. 1.2 e cioè A1 -III della Tabella n. 1.1;

si vede subito che si deve aumentarel’efficacia dei mezzi di controllo, nonpotendosi diminuire la probabilità di esi-stenza della causa di anomalia. Tabelle di riferimento dalla 7 alla 10.

osservazioni su F2al verificarsi dell’anomalia:L’azienda si impegna ad onorare il con-tratto ignorando di non avere le compe-tenze tecniche necessarie e quindi co-stringendosi ad introdurre adeguamentiin un tempo successivo con costi nonprevisti nel momento della sottoscrizio-ne del contratto, generati da formazionedi competenze interne o ricerca di com-petenze esterne.mitigazione dell’anomalia

Alla revisione del contratto è necessariala presenza di una persona con profondaconoscenza del know how aziendale.La situazione desiderabile sarebbe OA-A: vale la stessa considerazione fattaper F1

osservazioni su F3al verificarsi dell’anomalia:L’azienda si impegna ad onorare comun-que il contratto entrando in conflitto conil Cliente, dovendo ridiscutere il docu-mento di specifica a contratto firmato.mitigazione dell’anomaliaE’ necessario comunicare al Cliente - ediscutere con lui - qualsiasi osservazionerelativa alla specifica prima della firma.Tabelle di riferimento dalla 11 alla 14.

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f1

f2

f3

f4

f5

f6

f7

richiesta/

domanda

i requisiti sono

raggiungibili?

no

no

si

si

possibile

conseguenza

negativa

il requisito non

è raggiungibile

rischio

inadeguatezza delle

capacità dell’azienda

requisiti nascosti

errore del cliente nella

definizione del requisito

anomalia

non si è compreso che l’azienda è inadeguata

(carenze di risorse umane, infrastrutture ...)

non ci si è accorti che il requisito del cliente

è impossibile da soddisfare (dal punto di vista

della mancanza delle competenze tecniche)

ci si è accorti dell’impossibilità di soddisfare

il requisito (ma non viene chiesta la modifica

o il rilassamento della specifica)

interpretazione errata del requisito

sono state ignorate le cogenze

sono stati ignorati i desidertata del cliente

(attesi ma non espressi)

non ci si è accorti che il requisito del cliente

è impossibile da soddisfarfe perchè

è un requisito irrealistico

tab 1

importanza

della causa

dell’anomalia

a2

a2

a1

a3

a3

a3

a3

tab 1

efficacia

dei mezzi

di controllo

2

2

3

1

1

1

3

> Esempio di applicazione: analisi dei requisiti della specifica del Cliente all’interno del processo “Revisione del contratto” del macroprocesso “Gestione contratti”

NOTA RIFERITA ALLA COLONNA DEL SÌ: il “SÌ” potrebbe essere la risposta sbagliata perché potrebbe esistere un rischio non valutato con conseguente anomalia come riporta-

to nella colonna “anomalie”. La risposta “NO” implica che è già in atto una valutazione sulla non raggiungibilità del requisito

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osservazioni su F4al verificarsi dell’anomalia:L’azienda si impegna ad onorare ilcontratto ma non è consapevole cheavrà costi aggiuntivi, potenzialmentemolto onerosi. mitigazione del rischioAlla revisione del contratto è necessa-ria la presenza di una persone con pro-fonda esperienza tecnica.La situazione desiderabile sarebbe OA-A: vale la stessa considerazione fattaper F1.Tabelle di riferimento dalla 15 alla 18.

osservazioni su F5al verificarsi dell’anomalia:L’azienda si impegna ad onorare il con-tratto ignorando che avrà dei costi ag-giuntivi, potenzialmente molto onerosi;l’azienda si trova, inoltre, nella posizionedi essere inadempiente di fronte alle dis-posizioni di legge.mitigazione del rischioAlla revisione del contratto è necessariala presenza di una persone con profondaesperienza tecnica e conoscenza dellenormative.La situazione desiderabile sarebbe OA-A:

vale la stessa considerazione fatta per F1

osservazioni su F6al verificarsi dell’anomalia:L’azienda si impegna ad onorare ilcontratto non essendo del tutto consa-pevole che potrà onorare il contrattoprobabilmente con costi aggiuntivi, po-tenzialmente molto onerosi; l’aziendasi pone in un rapporto poco amichevo-le col Cliente. mitigazione del rischioAlla revisione del contratto è necessa-ria la presenza di una persona con co-

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PeSo ClaSSe ProBaBIlItà (QUalItatIva)I a Estremamente poco probabile

II B Molto poco probabile

III C Poco probabile

Iv d Probabile

v e molto probabile

> Tabella 16

CodICe deSIGNaZIoNe defINIZIoNe0a molto grave Impatto significativo su tutti i

macroprocessi (mP)

0B Grave Impatto significativo su un

macroprocesso (MP)

1 Maggiore Impatto significativo su un

processo P di un MP

2 Minore Impatto su un processo

3 Trascurabile Impatto zero o trascurabile

> Tabella 17

ProBaBIlItà GravItà0a 0B 1 2 3

edCBa

XXXXX

> Tabella 18

effICaCIaImPortaNZa

a1 a2 a33 I II III2 II III Iv1 III Iv v

> Tabella 19

PeSo ClaSSe ProBaBIlItà (QUalItatIva)I a Estremamente poco probabile

II B Molto poco probabile

III C Poco probabile

Iv d Probabile

v e Molto probabile

> Tabella 20

CodICe deSIGNaZIoNe defINIZIoNe0a Molto grave Impatto significativo su tutti i

macroprocessi (MP)

0B Grave Impatto significativo su un

macroprocesso (MP)

1 Maggiore Impatto significativo su un

processo P di un MP

2 minore Impatto su un processo

3 Trascurabile Impatto zero o trascurabile

> Tabella 21

effICaCIaImPortaNZa

a1 a2 a33 I II III2 II III Iv1 III Iv v

> Tabella 15

ProBaBIlItà GravItà0a 0B 1 2 3

edCBa XXXXX

> Tabella 14

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noscenza delle esigenze non espressedel Cliente .La situazione desiderabile sarebbe OA-A: vale la stessa considerazione fattaper F1

osservazioni su F7al verificarsi dell’anomalia:L’azienda si impegna ad onorare il con-tratto per quanto questo contenga unrequisito non soddisfacibile, è as soluta-mente probabile un accordo di modificapost firma

mitigazione del ri-schioAlla revisione delcontratto è neces-saria la presenza diuna persone conadeguata esperien-za tecnica.Tabelle di riferi-mento dalla 19 alla22

ConclusioniÈ evidente che le domande che l’analistao il team di analisti si può porre, le rispo-ste che possono essere date, le conse-guenze che se ne possono trarre, dipen-dono dal tipo di processo e soprattuttodalla realtà aziendale. Nell’esempio si so-no trovate cinque anomalie critiche e dueanomalie non critiche; sempre a titolo diesempio è stata immaginata l’eliminazio-ne o la mitigazione del rischio più classi-ca, che potrebbe però non coincidere con

l’interesse e/o con la politica aziendale diuna particolare Azienda o momento; co-me provocazione e invito a ragionare sipotrebbe sostenere che il rischio insitonella F1 potrebbe essere ritenuto accetta-bile; nel qual caso: «cosa, però, sarebbenecessario prepararsi a fare?»

n Note1 La «IMPORTANZA» è la probabilità del verificarsi

della causa “X” moltiplicata per la probabilità

dell’accadimento dell’anomalia quando la causa

“X” effettivamente si verifica.

2 LA «EFFICACIA» è una caratteristica del processo

di controllo.

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y Rischi nei processi e metodologia FmECA y

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ProBaBIlItà GravItà0a 0B 1 2 3

edCBa

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> Tabella 22

fraNCeSCo CarroZZINIResponsabile RAMS & Ingegneria

dei Componenti in Rheinmetall Italia S.p.A.;

Presidente del Comitato Metodologie

di Assicurazione Qualità (Comitato MAQ)

[email protected]

QUANDO IL PRODOTTO è UN SERvIzIOla norma italiana UNI/TR 11346:2010

Dalle ceneri della UNI EN ISO 29004 -2:1994 «elementi di gestione per la qualità e del sistema qualità-Guida per i servizi» è stata

elaborata la norma italiana UNI/TR 11346:2010 «Sistemi di Gestione per la Qualità: linee guida per l’applicazione della UNI EN

ISO 9001:2008 nelle organizzazioni che erogano servizi»; è un documento che avrebbe meritato maggiore fortuna in relazione alla

carica innovativa dei suoi contenuti.

Nelle premesse viene sottolineato che: «l’efficace applicazione della gestione per la qualità ai servizi offre significative opportunità

per migliorare: le prestazioni del servizio ed il livello di soddisfazione del cliente e delle altre parti interessate; la produttività, l’effica-

cia, l’efficienza e l’economicità della gestione; la collocazione dell’organizzazione nel mercato. … un SGQ per le organizzazioni

che erogano servizi dovrebbe anche prendere in considerazione gli aspetti umani implicati nella realizzazione del servizio mediante:

la considerazione degli aspetti sociali connessi con il servizio; l’attenzione alle interazioni umane come aspetti determinanti per la

qualità del servizio; il riconoscimento dell’importanza della percezione che il cliente ha dell’immagine, della cultura e delle presta-

zioni dell’organizzazione; lo sviluppo della competenza (dell’abilità e della capacità) del personale; la consapevolezza e la motiva-

zione del personale a migliorare la qualità ed a soddisfare le aspettative del cliente e delle altre parti interessate». La norma si artico-

la: 0. introduzione; 1. scopo e campo di applicazione; 2. riferimenti normativi; 3. termini e definizioni; 4. S.G.Q. (requisiti generali

e relativi alla documentazione); 5. responsabilità direzione (impegno direzione; orientamento al cliente; politica; pianificazione; re-

sponsabilità, autorità, comunicazione; riesame direzione); 6. gestione delle risorse; 7. realizzazione prodotto (pianificazione; pro-

cessi relativi al cliente; progettazione e sviluppo; approvvigionamento; produzione/erogazione servizio; tenuta sotto controllo appa-

recchiature monitoraggio e misurazione); 8. misurazione, analisi e miglioramento (monitoraggio e misurazione; tenuta sotto control-

lo prodotto non conforme; analisi dati; miglioramento). Ha due Appendici: A. esempi categorie di servizi; B. prospetti di misure e

monitoraggi e delle prestazioni caratteristiche.

Le caratteristiche distintive di un servizio sono: intangibilità; contestualità e interattività; eterogeneità; dipendenza dalle risorse uma-

ne; gestione del disservizio [punto 0.1]; il diagramma di flusso del processo di «realizzazione e controllo del servizio» è riportato nel

punto 7.1 della norma.

spigolature

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Convegno nazionale AICQ Educationt

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y La qualità dei servizi ai cittadini y

marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

Il convegno1 svoltosi a Bologna, il 30

novembre scorso, nell’Aula Magnadella facoltà di Scienze dell’Educazionedell’Università di Bologna2, è stataun’occasione preziosa di riflessione eapprofondimento, per i quasi cento par-tecipanti, sul quadro attuale dei processidi valutazione nel sistema - scuola in Ita-lia.«minaccia o risorsa?» Il moderatore, ilprof. Paolo Senni Guidotti Magnani3, ri-corda che l'esame dei processi e le con-seguenti azioni di miglioramento richie-dono il consenso degli stakeholders peressere attivati. Lo stesso concetto è statoribadito anche da Giancarlo Cerini4 eMaurizio Conti5, intervenuti in rappre-sentanza istituzionale nei saluti iniziali:la valutazione va percepita come ri-sorsa.Nel primo intervento6 il prof. DinoCristanini7, ha illustrato come si èvenuto a delineare il sistema nazio-nale di valutazione. Con il documen-to del CENSIS “Per un servizio naziona-le di valutazione” (1990), è emersa l’esi-genza di istituire un servizio che permet-tesse di valutare l’efficienza e l’efficacia

del sistema scolastico nel suo complessoe nelle sue articolazioni territoriali e disupportare l’autovalutazione delle scuo-le. Dopo l'effettiva creazione dell’IN-VALSI (fine anni '90), diversi provvedi-menti legislativi, hanno definito le com-petenze dell’Istituto, fino ad arrivare allaLegge 10/2011 che prevede la sinergiadi tre attori: INDIRE - INVALSI - Ispettori.Prossimo passo, per l'IN VALSI sarà quel-lo di osservare i processi di apprendi-mento in classe per ricavarne modelli ef-ficaci sia per la didattica che per l'auto-valutazione deidocenti

precisando però che l'esigenza di mi-glioramento deve tenere conto del con-testo in cui la scuola opera, delle risorsedisponibili, dei processi che si intendemonitorare.La prof. Maria Luisa Giovannini8 alloradomanda: «Miglioramento, verso qualemodello di scuola? Verso quali valo-ri?»9. Non esiste ancora, in larga partedegli istituti di istruzione, una culturadella valutazione. È necessario però po-ter rendicontare ed esplicitare i risultatiottenuti dai singoli istituti (e anche i cri-teri di tale rendicontazione). Questo pervalutare l’efficacia, l’efficienza e la de-mocraticità del sistema. Nelle ricerchedella Giovannini sulla valutazione deiprocessi di apprendimento in classe,emerge che il valore aggiunto percepitodagli stakeholders è condizionato da

molteplici ele-menti e

How is it perceived the idea of a National Evaluation of the schools? What are the

actors involved in the creation of this national system? What are their duties?

The conference in Bologna (November, 30th 2013) has tried to give answers to these

and other questions from the fact that the word “Quality” in the school, it rhymes

with “wellbeing”, “sharing”, “meeting", “attention to the needs of others”.

La valutazione delle scuole:minaccia o risorsa?

>> Emiliano panCalDI

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45t

ema

www.aicqna.com marzo/aprile 2014

minime variazioni nei parametri produ-cono risultati estremamente oscillanti. Ilcampo di ricerca si annuncia quindi an-cora molto aperto e stimolante.Il dott. Marco Renzi10 ha illustrato11 ilcontributo dei social network a questaprospettiva. Il bisogno fondamentale deidocenti che si connettono ai social net-work è di “fare rete”, condividendo co-noscenze, risorse ed esperienze, crean-do però legami “liquidi”, dove le espe-rienze sono apprezzate solo se motivanoil docente all'uso di servizi web o soft-ware utili per la lezione. Nasce in rete laconsapevolezza, da parte dei docenti, dipoter migliorare il proprio stile di inse-gnamento attraverso l’interazione con icolleghi, ma anche organizzando incon-tri in presenza con esperti. Il concetto diauto-valutazione è ancora però la “Ce-nerentola” nei post pubblicati su Face-book.Il prof. Nerino Arcangeli12, parlando dicondivisione e di interazione, ha intro-dotto, nel suo intervento13, il punto foca-le dell’azione di AICQ Education. Nellacomunità scolastica “tutto è comunica-zione/relazione”: la qualità della mia vi-ta di stakeholder e la percezione del mioessere in armonia con me stesso sonofortemente condizionati dal rapportocon l’altro. I due fattori essenziali, i de-terminanti del benessere personale e l’i-

dea di qualità delle relazioni, sono alcentro di ogni processo di valutazione.Essi possono essere intesi come obiettivida raggiungere (per l’organizzazionescolastica), esiti percepiti (nell’interazio-ne con gli altri stakeholders) o effetti in-dotti dalla mia stessa azione di migliora-mento.life Skills, cooperative learning, sinergiefra diversi modelli di apprendimento14,creatività ed empatia (nelle relazioni in-terpersonali) sono "portatori" di benesse-re, in particolare oggi con i “nativi digi-tali”. Se ci chiediamo allora quali biso-gni (personali - professionali - interperso-nali) sono prioritari nel processo di mi-glioramento, cominciamo a “vivere laqualità” (come auspicato nel Manifestodi Scanno sulla valutazione15). Ma, con-clude Arcangeli: “Se il processo di valu-tazione non è svolto in funzione dellapromozione del benessere personale edella qualità delle relazioni all’internodella comunità scolastica, perché è po-sto in essere?”

La terza sessione16 dell’incontro, è stataintrodotta dal dott. Alessandro Mel-chionna17, che ha illustrato il processo dimiglioramento in atto nell'ambito uni-versitario, dove si mira a valorizzare l'ef-ficienza delle diverse tipologie di univer-sità e a introdurre “meccanismi premialinella distribuzione di risorse pubbli-che18”. È prevista la creazione di un si-stema di accreditamento” degli istituti, acura dell’ANVUR19. Tale sistema di ac-creditamento (iniziale e periodico)20 del-le università ci porta a parlare di Assicu-razione della Qualità (AQ) ovvero “del-l’insieme delle attività messe in operaper produrre adeguata fiducia che gliobiettivi della Qualità saranno soddisfat-ti”. La sinergia fra organi di governo diateneo, Presidio della Qualità, Nucleo diValutazione e Commissioni Paritetichepermette la promozione, la valutazionee la verifica di tale processo in tutte lesue fasi. Le visite in loco garantisconopoi quel processo di accreditamento initinere a cui fa riferimento la normativa e

y Competenze per i servizi y

“Qualità … significa semplicemente

fare ciò che dobbiamo fare”

Kaoru Ishikawa

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che consente al sistema universitario dimigliorare il suo contributo fattivo allacrescita e allo sviluppo del Paese.Caterina Pasqualin21 ha illustrato poi,nel suo intervento22 qual è lo scenarioattuale delle risorse disponibili per gliIstituti che intendano attivare processidi valutazione e di miglioramento. So-no già in uso diversi modelli di TQM,riconosciuti a livello internazionale epersonalizzati dagli stakeholders dellescuole. Tali modelli sono ottimizzaticosì in relazione alle “specifiche e di-versificate esigenze delle realtà scola-stiche”, con grande attenzione ai “fat-tori abilitanti”23, alla gestione dell’orga-nizzazione, all'evidenziazione deipunti di forza e di debolezza. Gliobiettivi futuri di AICQ Education ve-dono una mappatura sempre più ap-profondita delle risorse e l’istituzionedi un gruppo ad hoc, con il compitospecifico di favorire il passaggio dallarilevazione dei fattori abilitanti all’azio-ne effettiva di miglioramento, veroobiettivo di ogni processo di qualità.Vito Infante24 e Benito Scriva25 hannopresentato così la proposta del gruppoNazionale AICQ Education sul SNV26

per la scuola. Si parte dai processi di au-tovalutazione a cui seguono sessioni divalutazione esterna27 che permettano al-le istituzioni scolastiche di definire il per-corso più performante per arrivare all’o-biettivo di miglioramento. Si passa poialle azioni di miglioramento, con il loroimpatto sensibile sull’organizzazione (ri-negoziando valori, obiettivi, relazioni).Va chiarito che la progressione nei risul-tati va di pari passo con il numero di sta-keholders che si riescono a coinvolgere.Imporre nelle scuole un modello chestudia e mette in pratica processi di tipodeterministico (con relazioni causa - ef-fetto “preimpostate”) spesso non è effica-ce. Da ultima è necessaria la rendiconta-zione sociale: un riesame complessivodelle azioni messe in campo all'internodi un flusso in progress di miglioramentocontinuo28.La prof.ssa Marina Battistin29 ha presen-tato quindi la rete A.mi.co CAF30, natadall’esigenza di mettere in comune le

buone pratiche di miglioramento fra lescuole che partecipano all’omonimoprogetto, proposto da AICQ EducationEmilia Romagna31. Le scuole della reteappartengono ai due cicli di istruzione equesto permette proficui scambi dibench-learning fra gli stakeholders deidiversi gradi di istruzione. La costituzio-ne di tale rete è in linea con quanto pre-visto dal DPR 80/2013 in quanto mira auna visione sistemica dell’istituto scola-stico, all’individuazione dei punti di for-za/debolezza e alla focalizzazione suifattori strategici di successo.Nelle conclusioni il prof. Giancarlo Ceri-ni ha osservato che raccogliere dati nonè condizione sufficiente a provocare unprocesso di miglioramento e una logicadi comparazione (es: dati INVALSI) nonsempre è efficace. Bisogna condividerepiuttosto descrittori e obiettivi concreti,accettabili e contestualizzati. Non valu-tare solo gli apprendimenti, ma sviluppa-re una visione più ampia che compren-da l'esame dei processi organizzativi, di-dattici, relazionali e sociali, all’internodell’ambiente scuola e nello scambiocol territorio. Valutazione quindi comecostruzione di senso, con un supportoreale ai docenti da parte della comunitàscolastica.Ministero, INDIRE, enti di valutazione(INVALSI, ANVUR), associazioni sul ter-ritorio (AICQ) e scuole, insieme rendonopiù “stabile” questo tavolo della qualità.Le esperienze presentate a questo conve-gno, le risorse illustrare e le collabora-zioni che nascono (fra istituti e sul web)fanno ben sperare per un futuro in cui lacultura della qualità non sia una minac-cia, ma una vera risorsa per la scuola.

n Note1 Convegno Nazionale Education 2013 a cura di

Monia Berghella, coordinatrice AICQ Education

Emilia Romagna, [email protected]

2 tutti i materiali prodotti sono disponibili sul sito

www.aicqer.it.

3 Presidente Settore Nazionale AICQ Education.

4 Dirigente Tecnico MIUR - USR-ER.

5 Vice Presidente AICQ Nazionale.

6 "I decreti e la valutazione delle organizzazioni for-

mative".

7 già Dirigente Tecnico MIUR e Direttore INVALSI.

8 docente di Pedagogia Sperimentale dell’Università

di Bologna.

9 titolo dell'intervento della prof. Giovannini: “Assio-

logia e senso della valutazione”.

10redattore di “Chiamalascuola”.

11titolo dell'intervento: “Notizie dal web, i bisogni

delle scuole (BBS)”.

12psicoterapeuta, già Dirigente Tecnico del MIUR.

13titolo dell'intervneto del prof. Arcangeli: “Il miglio-

ramento del benessere personale e delle qualità

delle relazioni è essenziale e funzione (f) dei pro-

cessi di autovalutazione e di valutazione nella

scuola-comunità”.

14i diversi stili sono il ripetitivo, il co-costruttivo e

l'euristico.

15http://www.notiziedellascuola.it/eventi/eventi-

2013/seminario-nazionale-scanno-1-2-3-novem-

bre-2013/il-manifesto-di-scanno-le-10-tesi-sulla-va-

lutazione - LINK ABBREVIATO: http://goo.gl/tJz0fI

16dal titolo “Peer to peer: risorse da reti e associa-

zioni”.

17vicepresidente Nazionale AICQ Education.

18questi ultimi solo per le università statali.

19Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Uni-

versitario e della Ricerca.

20si parla di sistema “iniziale” per l'attivazione dei

corsi e “periodico” per la valutazione in itinere.

21vicepresidente Nazionale AICQ Education, già diri-

gente scolastico.

22titolo dell'intervento della Pasqualin: “Dai principi

e dai modelli alla vita di ogni giorno: la cassetta

degli attrezzi”.

23in particolare nei modelli EFQM e CAF.

24Rete SIRQ Torino.

25AICQ Piemonte.

26(Sistema Nazionale di Valutazione).

27Ecco un elenco non esaustivo: VALES, certificazio-

ne ISO, sistema di peer review S.A.P.E.R.I. o siste-

mi di peer assessment comunque indipendenti dal

MIUR e dalle scuole

28Si segnala il sito www.marchiosaperi.it, riferimento

online del centro di documentazione S.A.P.E.R.I.

29Dirigente Scolastico I.C. n.16 di Bologna

30Al momento sono 13 le scuole aderenti, ma è una

rete aperta a nuove adesioni.

31www.aicqer.it

y Competenze per i servizi y

tem

a46

marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

emIlIaNo PaNCaldI,professore presso IPSIA TADDIA CENTO

(Ferrara)

[email protected]

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47D

al “mondo degli a

uditor”y Dal “mondo degli Auditor” y

premessaCon il presente scritto si inten-de completare l'esame - se-condo la prospettiva dell'Au-ditor - dei cambiamenti intro-dotti dalla ISO/IEC 17021:2011nel processo di certificazionedei sistemi di gestione da par-te degli organismi di Certifi-cazione (odC), a seguito del-l'aggiunta all'edizione del 2006di requisiti specifici per l'atti-vità di audit e per la gestionedella competenza del perso-nale coinvolto, in conseguen-za dell'eliminazione della ISO19011:2011. In questa seconda parte ven-gono illustrati alcuni requisitidella ISO/IEC 17021:2011 lacui conoscenza da parte degliAuditor è ritenuta importante,perché potranno orientare i pro-pri comportamenti in modo daconsentire all'OdC di registra-re le informazioni utili alle esi-genze di valutazione e mante-nimento delle competenze. Cisi riferisce ai requisiti del pun-to 7 della ISO/IEC 17021:2011relativo alle risorse coinvoltenei processi dell'OdC, ed inparticolare a quelli pertinentigli Auditor. Essi sono propostilimitatamente agli Auditor e peromogeneità di illustrazione, diimpatti ed effetti.

appendice D(informativa)In ultimo si vuole proporre l'ap-pendice d a carattere non pre-scrittivo, ma decisamente im-portante, giacché attiene ai com-portamenti personali attesi per ilpersonale coinvolto nei proces-si di certificazione e quindi an-che per gli Auditor. Durante iprocessi di selezione, formazio-ne, addestramento, valutazionee monitoraggio, tali comporta-

menti personali attesi dovreb-bero essere presi in considera-zione ed utilizzati dagli OdC perle decisioni del caso, in mododa valorizzare le potenzialità in-dividuali e minimizzare l'impattodi eventuali debolezze. Esempi di comportamenti per-sonali attesi proposti dall'ap-pendice d sono:a) rispettoso dei principi etici, os-sia equo, veritiero, sincero,onesto e riservato;

b)di mentalità aperta, ossia dis-posto a prendere in conside-razione idee o punti di vistaalternativi;

c) diplomatico, ossia avere tattonei rapporti con altre perso-ne;

d) collaborativo, ossia capace diinteragire con gli altri effica-cemente;

e) dotato di spirito di osserva-zione, ossia attivamente con-sapevole delle condizioni

f) ambientali e delle attività;g) perspicace, ossia istintiva-mente percettivo di situazio-

ni e capace di comprenderle;h) versatile, ossia pronto ad ade-guarsi a situazioni differenti;

i) tenace, ossia perseverante econcentrato nel raggiungeregli obiettivi;

j) risoluto, ossia capace di per-venire a conclusioni tempe-stive basate su ragionamenti

k) ed analisi logici;l) sicuro di sé, ossia capace diagire e comportarsi in manie-ra autonoma;

m) professionale, ossia mostran-dosi cortese, coscienzioso egeneralmente in grado di

n) comportarsi sul posto di lavo-ro in maniera opportuna;

o)moralmente coraggioso, ossiadesideroso di agire in modoetico e responsabile,

p) anche se queste azioni pos-sono non essere sempre po-polari e qualche volta

q)possono comportare disac-cordo o confronto;

r) organizzato, ossia in grado dimostrare capacità di gestionedel tempo, di dare

AREE tECNIChE E vALUtAZIONE DELLE COMPEtENZE DELL'AUDItOR (2ª PARtE)

sergio attInGEntI>>

The issue of 2011 of ISO/IEC 17021 has introduced significant

changes in the process of evaluating, maintaining and improving

of the skills of the Auditor as a result of technical areas that any

Certification Body shall establish, with documented procedures

for evaluation, monitoring and measuring of the performance of

audits. In this article we examine the impacts of few require-

ments of ISO/IEC 17021:2011, whose knowledge and under-

standing is considered useful for the Auditor.

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www.aicqna.com

y Dal “mondo degli Auditor” y48

Dal

“m

ondo

deg

li a

udit

or”

marzo/aprile 2014

Sintesi requisiti ISo/IeC 17021:2011requisito 7.1.2

L'OdC deve determinare e documentare i criteri di competenza per il

personale coinvolto nella gestione ed esecuzione degli audit con rife-

rimento ai requisiti di ogni tipo di norma o specifica di sistema di

gestione e per ogni area tecnica, al fine di ottenere i risultati attesi.

I pertinenti elementi in uscita devono essere i criteri documentati della

conoscenza richiesta e delle abilità necessarie per eseguire i compiti

di audit. L’appendice A specifica la conoscenza e le abilità che un

OdC deve definire per le particolari funzioni.

Impatti ed effetti sull'auditor

Gli impatti sull'Auditor, come esaminato nei precedenti articoli, sono

una maggiore assunzione di responsabilità da parte del Gruppo di

Audit ai fini della credibilità dell'attività di certificazione, come con-

seguenza del fatto che i livelli di conoscenza e di abilità richiesti da

parte degli Auditor ed in particolare dei Responsabili dei Gruppi di

Audit sono più elevati rispetto a tutte le altre Funzioni coinvolte nel

processo di certificazione.

L'output di tale processo, trattato nell'articolo riportato nel n°5/2013,

trova esplicitazione nella tabella delle conoscenze e della abilità pre-

sentata nell'Appendice A della ISO/IEC 17021:2011, che nel

Regolamento ACCREDIA RG-02 [1] trova un interessante upgrade con

l'inserimento di ulteriori utili informazioni.

Ne consegue una maggiore attenzione da parte dell'Auditor nella

valutazione delle proprie effettive conoscenze ed abilità, anche tenen-

do conto delle possibilità di riscontro adottate dagli OdC, e quindi

nella riformulazione del proprio curriculum vitae, nonché nella com-

pilazione della modulistica allo scopo predisposta dagli OdC per l'as-

segnazione delle aree tecniche di competenza. Occorre riconoscere

agli OdC la necessità, nonché l'opportunità, di disporre di informa-

zioni quanto più possibile attendibili ed oggettive: l'Auditor si deve far

carico di ciò con piena consapevolezza.

Sintesi requisiti ISo/IeC 17021:2011requisito 7.1.3

L’OdC deve disporre di processi documentati per la valutazione ini-

ziale della competenza e per il monitoraggio continuo sia della com-

petenza sia della prestazione degli Auditor, applicando i criteri di

competenza stabiliti e dimostrando l’efficacia dei metodi di valuta-

zione.

appendice B (informativa)

L'Appendice B della ISO/IEC 17021:2011 fornisce un ventaglio di

metodi che posso essere utilizzati, raggruppati in 5 categorie:

1. riesame delle registrazioni,

2. informazioni di ritorno,

3. interviste,

4. osservazioni,

5. esami.

appendice C (informativa)

In aggiunta all'Appendice B, la ISO/IEC 17021:2011 propone con

l'Appendice C uno schema di flusso che illustra un modo per deter-

minare la competenza del personale coinvolto nel processo di certifi-

cazione, utilizzando i metodi proposti nell'Appendice B.

requisito 7.2.4

L'OdC deve disporre di definiti processi per selezionare, formare,

addestrare e autorizzare formalmente gli Auditor, la cui valutazione

iniziale della competenza deve comprendere una dimostrazione della

capacità di applicare le conoscenze e le abilità richieste nel corso

degli audit, sulla base di quanto rilevato da un Auditor competente

che osserva l’Auditor mentre esegue un audit, prendendo anche in

considerazione i comportamenti personali attesi dell'Appendice D.

requisito 7.2.10

L'OdC deve garantire prestazioni soddisfacenti da parte degli Auditor,

per mezzo di procedure e criteri documentati per monitorare e misu-

rare tali prestazioni, tenendo conto della frequenza di impiego e del

livello di rischio correlato alle attività assegnate, riesaminando le rela-

tive competenze alla luce di tali prestazioni e identificando le esigen-

ze di formazione-addestramento.

requisito 7.2.11

Tali procedure documentate di monitoraggio per gli Auditor devono

comprendere una combinazione di osservazioni in campo, riesami di

Rapporti di Audit ed informazioni di ritorno dai Clienti o dal mercato

e devono essere precisate in requisiti documentati.

requisito 7.2.12

L'OdC deve osservare periodicamente le prestazioni in campo degli

Auditor, con frequenza che tenga conto di tutte le informazioni dis-

ponibili per il monitoraggio.

Impatti ed effetti sull’auditorGli impatti di tali requisiti sull'Auditor sono conseguenti alle modali-

tà di valutazione proposti nell'Appendice B dalla ISO/IEC 17021:2011

e alle esigenze di monitorarne e misurarne le prestazioni, anche per

avviare azioni di formazione ed addestramento.

La conoscenza da parte degli Auditor dell'Appendice B può essere

utile perché potrebbe rappresentare il "metro" con cui le proprie cono-

scenze ed abilità verranno valutate e monitorate e dell'Appendice C

perché rappresenta un possibile procedimento per pervenire alle con-

clusioni di tale valutazione e alle eventuali azioni da attuare per

rimuovere eventuali carenze, così come degli ulteriori requisiti sopra

riportati perché rappresentano le azioni che l'OdC deve attuare nei

confronti degli Auditor.

Per ognuna delle categorie dell'Appendice B, la norma fornisce indi-

cazioni operative, evidenziando punti di forza e punti di debolezza e

criticità, auspicando quindi un utilizzo integrato e combinato delle 5

modalità di valutazione, al fine di disporre del maggior numero di

informazioni oggettive da utilizzare in relazione ai criteri di compe-

tenza allo scopo stabiliti. In particolare il requisito 7.2.11 prevede

analIsI DEI rEqUIsItI

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al “mondo degli a

uditor”y Dal “mondo degli Auditor” y

www.aicqna.com marzo/aprile 2014

s) priorità, di pianificazione edefficienza.

La chiarezza di tale Appendicela rende di fatto autoportante epertanto non si ritiene necessa-ria commentarla, ma solo sug-gerirne un’attenta lettura ed un'o-biettiva presa d'atto.

ConclusioniSi è esaminato come gli OdCsiano chiamati a dimostrare di

utilizzare Auditor competenti,per la cui valutazione occorrecomprendere che il solo curri-culum vitae, sistematicamenteaggiornato, non risulta esserepiù sufficiente, ma bisogna ren-dersi disponibili a farsi valuta-re con metodologie adeguatea far emergere le effettive co-noscenze ed abilità. Sebbene il ventaglio delle me-todologie offra diverse possi-

bilità, è molto ragionevole at-tendersi che gli OdC tende-ranno ad utilizzare metodolo-gie di valutazione diretta, qua-li affiancamenti e osservazio-ni in campo, esami e simula-zioni, con frequenza e perio-dicità relazionata all'impiegoe ai rischi connessi con le cri-ticità eventualmente indivi-duate per le specifiche areetecniche.

n BIBlIoGrafIa[1]Regolamento Accredia RG-01 "Re-

golamento per l’accreditamento de-

gli Organismi di Certificazione", Re-

visione 02 del 13.07.2012 in vigore

dal 01.11.2012

SerGIo attINGeNtIConsulente e Valutatore

di Sistemi di Gestione

[email protected]

almeno l'utilizzo della categoria 1, 2 e 4.

Ad esempio, per la modalità relativa alle informazioni di ritorno quale

indicatore di conoscenza ed abilità, può essere utile sapere che le

considerazioni espresse dalla ISO/IEC 17021:2011 sono le seguenti:

•i precedenti datori di lavoro talvolta desiderano escludere in modo

specifico informazioni negative;

•è improbabile che un candidato presenti referenze personali che for-

nirebbero informazioni negative;

•le informazioni di ritorno da un "soggetto pari" a quello in valutazio-

ne possono essere influenzate dalle relazioni fra "soggetti pari" e

quindi non oggettive;

•le informazioni di ritorno dai Clienti per un Auditor possono essere

influenzate dai risultati dell’audit.

Oppure per la modalità relativa alle osservazioni, può essere utile

sapere che la ISO/IEC 17021:2011 ritiene che osservare un Auditor

durante l'effettuazione delle attività assegnate può essere un'evidenza

diretta della sue conoscenze ed abilità (vedi anche requisito 7.2.4),

anche se ciò ha la limitazione costituita dal grado di difficoltà pre-

sentato dall’audit in questione. In tal senso è auspicabile un'osserva-

zione periodica, che garantisce maggiore efficacia (vedi requisito

7.2.12).

Pertanto è lecito attendersi da parte degli OdC un aumento della atti-

vità di osservazione in campo (witnessing), anche in conseguenza

delle sollecitazioni che potrebbero pervenire in tal senso da parte

degli Organismi di Accreditamento. Attività alla quale l’Auditor non

potrà sottrarsi, utilizzando semmai i risultati di attività analoghe di altri

OdC, perché le conoscenze e le abilità tecniche sono correlate alle

aree tecniche specifiche di ogni OdC.

Analoghe considerazioni possono essere fatte per la metodologia di

valutazione per mezzo di esami scritti e/o orali e/o pratici che hanno

il pregio di fornire indicazioni oggettive e documentate, ma che

dipendono fortemente dalle stessa competenza degli esaminatori.

Anche in tal caso, è lecito attendersi da parte degli OdC la richiesta

che l'Auditor si sottoponga ad un certo numero di esami, probabil-

mente anche in relazione al numero e/o alla tipologia di aree tecni-

che assegnate.

La stessa azione del monitoraggio e della misurazione delle presta-

zioni dell'Auditor non può che utilizzare metodologie operative che

possano migliorare l'efficacia dell'azione stessa e, assunto quanto pre-

scritto nel requisito 7.2.12, l'Auditor, oltre all'osservazioni in campo,

deve prestare particolare attenzione alla qualità dei propri Rapporti di

Audit e alla qualità dei propri comportamenti nei confronti dei Clienti

e del mercato.

Il tutto con frequenza che tenga conto dell'impiego dell'Auditor, dei

rischi connessi e non ultimo delle aree tecniche di pertinenza.

Sintesi requisiti ISo/IeC 17021:2011requisito 7.2.6

L’OdC deve garantire che gli Auditor siano a conoscenza dei suoi pro-

cessi di audit, dei requisiti di certificazione e degli altri requisiti perti-

nenti. L’OdC deve fornire agli Auditor l’accesso ad un insieme aggior-

nato di procedure documentate che riportino le istruzioni per gli audit

e tutte le informazioni pertinenti circa le attività di certificazione.

requisito 7.2.8

L’OdC di Certificazione deve identificare le esigenze di formazione ed

addestramento e deve offrire o fornire accesso a formazione ed adde-

stramento specifici, al fine di garantire che i propri Auditor siano com-

petenti.

Impatti ed effetti sull’auditorEntrambi i requisiti si riflettono fondamentalmente sull'utilità ed

opportunità che gli Auditor partecipino a tutti i momenti formativi allo

scopo realizzati dall'OdC, indipendentemente dalle modalità utiliz-

zate (formazione in aula, in campo, a distanza). Non partecipare a tali

momenti formativi, può rappresentate un ostacolo per l'OdC quando

è chiamato a dimostrare l'utilizzo di Auditor competenti.

In aggiunta, spesso i momenti formativi sono utilizzati per presentare

le procedure adottate dall’OdC nei propri processi e loro eventuali

aggiornamenti. Tale conoscenza è ritenuta importate dalla ISO/IEC

17021:2011 da prevedere lo specifico requisito 7.2.6, che prima

ancora di prevedere l'accesso a tali procedure (oggi assicurato dagli

OdC attraverso aree riservate sui propri portali web) ne sancisce la

conoscenza, che può essere efficacemente assicurata solo con ade-

guati momenti formativi iniziali e successivi ritorni dal campo.

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marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

L’ITALIA vOTA CONTRO

LA fUTURA ISO 9001

Si riporta di seguito il testo del comunicato-stampa emesso dall’UNI il 22 ottobre

2013 per argomentare la posizione assunta dall’Ente Nazionale di Normazione nei

confronti di ISO

Il testo è tratto da sito dell’UNI e viene messo doverosamente a disposizione dei

lettori della Rivista QUalItà:

[http://www.uni.com/index.php?option=com_content&view=article&id=

2493%3al-italia-vota-contro-la-futura-iso-9001&catid=111%3agenerale

&Itemid=546#!]

I lavori di revisione della norma più diffusa ed utilizzata al mondo - la ISO 9001 sui requisiti dei sistemi di gestione per la

qualità - sono entrati nel vivo con la bozza ISO/CD 9001 rilasciata dal comitato tecnico internazionale ISO "Quality mana-

gement and quality assurance - Quality systems", in particolare grazie all'attività del gruppo di lavoro "Revision of ISO

9001".

La bozza prefigura sostanziali modifiche rispetto alla norma attualmente in vigore, in linea con un approccio che vuole

una revisione significativa del testo di norma, imposto dai cambiamenti che hanno caratterizzato il sistema socioecono-

mico mondiale durante l’ultimo decennio, e che lo caratterizzeranno prevedibilmente in futuro. L'obiettivo generale è di

consentire alle organizzazioni, ai loro clienti e a tutte le parti interessate, di trarre un più concreto e durevole vantaggio

dai sistemi di gestione per la qualità.

La bozza sinora elaborata mostra tuttavia numerosi punti critici che hanno portato la Commissione tecnica unI "Gestione

per la qualità e metodi statistici" a esprimere un voto negativo (analogamente ad altri 10 Paesi, tra i quali Germania, Giap-

pone e Stati uniti) e a proporre degli interventi migliorativi che potranno essere oggetto di discussione alla prossima ri-

unione del comitato tecnico ISO che si terrà in Portogallo nella prima settimana di novembre.

“Il parere negativo dell'Italia è supportato da più di 80 commenti tecnici, tra generali e di dettaglio” - spiega mauro Riva-

ra, componente della Commissione unI "Gestione per la qualità e metodi statistici" e Delegato italiano all’ISO TC 176 - “E’

fondamentale evidenziare ora eventuali imperfezioni del Committee Draft, perché quando il documento sarà giunto alla

fase di ISO/DIS potrebbe essere oggettivamente più complesso intervenire, col rischio di perdere concrete opportunità

di miglioramento.”

Pur apprezzando gli sforzi sinora compiuti, la posizione italiana esprime dunque la necessità di effettuare alcune modifi-

che al testo.

“La norma sta andando nella direzione giusta”, prosegue Rivara. “Si stanno ottenendo gli obiettivi principali, tra cui avere

una norma più applicabile, più semplice anche per le piccole imprese. Tuttavia è strategico che le nostre perplessità sia-

no espresse in questa fase. L’ISO/CD 9001 introduce tre nuovi requisiti riguardanti: il contesto dell’organizzazione, le

parti interessate, il rischio. Il parere negativo dell’Italia è dettato anche dal fatto che questi tre nuovi requisiti non sem-

brano sufficientemente correlati allo scopo della norma, che è rimasto invariato: conformità del prodotto e soddisfazio-

ne del cliente.”

uno degli aspetti innovativi è dunque l’attenzione che la nuova ISO 9001 intende riservare al contesto in cui l’organizza-

zione opera e alle sue altre parti interessate, oltre ai clienti: un aspetto significativo che la Commissione unI chiede sia

espresso con maggiore incisività e chiarezza, evidenziando come la soddisfazione delle esigenze ed aspettative delle

parti interessate (inclusi la collettività e le persone che lavorano nell’organizzazione stessa) possa portare a più alti li-

velli di “customer satisfaction”, costituendo il nuovo fattore di competizione, dal momento che già ora per molte orga-

oss

erva

tori

oy Osservatorio y

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sservatorio

www.aicqna.com marzo/aprile 2014

nizzazioni le aspettative dei clienti per un prodotto “eticamente responsabile” rappresenta un elemento molto critico.

un’attenzione etica che si estende anche ai processi realizzativi, alle politiche e alle strategie dell’organizzazione e dei

suoi partners.

Il concetto di “rischio” è l’altro elemento sul quale l’Italia ha chiesto un approfondimento. La bozza di nuova ISO 9001 in-

clude infatti anche aspetti di “risk management”. Tuttavia l’Italia ritiene necessario, al fine di evitare ambiguità, avvicina-

re la definizione di “rischio” utilizzato nel testo con il concetto già consolidato in altre norme e documenti tecnici ISO, in

particolare con quello più completo definito per esempio nella norma ISO 31000 e nella Guida 73 (“Risk management -

Vocabulary”).

“non chiarire lascerebbe eccessivo spazio all’interpretazione ”, commenta Rivara. “bisogna invece dare maggiore con-

cretezza e aumentare la coerenza interna al sistema normativo.”

Per accrescere il valore della nuova ISO 9001 come efficace strumento di gestione che possa concretamente aiutare le

organizzazioni a migliorare la propria competitività e la capacità di soddisfare il cliente, il testo del Committe Draft do-

vrebbe inoltre evidenziare con maggiore forza alcune relazioni giudicate di particolare rilevanza, come per esempio la

politica per la qualità e gli indirizzi strategici, l’analisi dei dati e il livello di maturità dell’organizzazione, gli obiettivi per la

qualità e il “Return on Quality Investment” e, infine, i piani di miglioramento e le necessità di innovazione. Anche in questo

caso le relazioni risultano ancora non sufficientemente chiarite.

un ulteriore punto critico riguarda i riferimenti al coinvolgimento e alla competenza delle persone: questi risultano anco-

ra deboli e frammentari. Considerata l’importanza delle persone nelle organizzazioni, nonché il loro ruolo centrale nel-

l’efficacia di un sistema di gestione per la qualità, l’ISO/CD 9001 dovrebbe sviluppare specifici requisiti che riguardino il

loro coinvolgimento, motivazione e competenza nell’applicare il sistema, anche in coerenza con la nuova ISO 10018:2012

“People involvement and competence”.

“Si tratta di un altro significativo elemento di critica: il testo dell’ISO/CD 9001 non fornisce la sufficiente sottolineatura

dell'importanza della motivazione delle persone, elemento invece fondamentale per il successo di un’organizzazione.

Evidenziare questo aspetto significa dare un contributo sostanziale all'efficacia del sistema di gestione.”

Anche dal punto di vista del collegamento con le altre norme della famiglia ISO 9000, la bozza di futura norma presenta

alcuni aspetti che necessitano un approfondimento. In primo luogo è la coerenza interna tra la ISO 9001 e la ISO 9004 a

non essere messa in sufficiente evidenza, specie là dove si parla di “gestione responsabile della qualità”, che la prima

considera di fatto dal punto di vista del cliente mentre la seconda dal punto di vista delle altre parti interessate per il

successo durevole dell’organizzazione: una relazione che va debitamente espressa e rafforzata.

In secondo luogo andrebbe maggiormente evidenziato anche il collegamento con la ISO 9000 - anch’essa attualmente in

fase di bozza in revisione - in quanto ciò che essa esprime come fondamenti del sistema di gestione per la qualità, la fu-

tura ISO 9001 li traduce in forma di requisiti.

L’Italia si è ritagliata un ruolo autorevole nel campo dei sistemi di gestione per la qualità, anche in virtù del numero ele-

vato delle certificazioni di conformità alla ISO 9001 rilasciate nel nostro Paese (siamo al secondo posto nel mondo, pre-

ceduti solo dalla Cina). un dato che si spiega con il nostro particolare tessuto imprenditoriale, composto per lo più da

micro, piccole e medie imprese.

“E’ vero” - conferma Rivara - “Il numero delle certificazioni ISO 9001 in Italia è notevole, come notevole è il numero delle

nostre imprese. Il fatto sul quale riflettere è che la diffusione della certificazione di sistema potrebbe essere molto più

elevata e la domanda da porsi è: perché molte imprese non adottano ancora un Sistema di Gestione per la Qualità? Che

cosa le trattiene? Attualmente uno degli aspetti ‘demotivanti’ è che la norma ISO 9001 in vigore ha ancora un approccio

percepito come più formale che sostanziale, nonostante già dal 2000 ci sia stata una certa semplificazione proprio sotto

l’aspetto ‘documentale’. L’ulteriore passo è che sia l’organizzazione stessa a scegliere cosa documentare ed il livello re-

lativo più appropriato, in funzione del suo contesto, dei suoi prodotti e dei suoi obbiettivi, oltre quanto prescritto per la

dimostrazione di conformità.”

Importante è infatti spostare l’attenzione sull'efficacia pratica del sistema di gestione e su come liberare le risorse da

dedicarci.

“La nuova edizione della ISO 9001 sarà un passo in avanti in questa direzione, a vantaggio dei clienti, di altre parti interes-

sate e dell’organizzazione stessa, anche attraverso una più forte correlazione con i fondamenti della qualità espressi

nella ISO 9000 e il successo di lunga durata dell’Organizzazione a cui mira la ISO 9004”, conclude Rivara.

Secondo il calendario dei lavori, l’ISO/DIS 9001 dovrebbe vedere la luce entro il mese di febbraio 2014. La pubblicazione

finale della nuova ISO 9001 dovrebbe avvenire entro la fine del 2015.

y Osservatorio y

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y Vita dell’Associazione y

Il 14 febbraio a Palermo, neipressi della splendida localitàturistica di Mondello ed in unalocation importante tipica del-la grandi occasioni si è tenutoun affollato seminario organiz-zato congiuntamente dall’Or-dine degli Ingegneri di Palermoe da AICQ-Sicilia - con il pa-trocinio e il sostegno culturaledel Settore Costruzioni e del Set-tore Servizi per i trasporti diAICQ - sul tema: “Trasporti: po-litiche, qualità e soluzioni”.Hanno partecipato all’eventocirca 120 professionisti che han-no potuto confrontarsi con lavastità delle molteplici temati-che e dei diversi aspetti legatialla mobilità ed alla logistica.I lavori sono stati aperti dal Pre-sidente dell’Ordine degli Inge-gneri di Palermo, ing. GiovanniMargiotta, e del Presidente diAICQ-Sicilia, ing. Santino Pa-ternò, e sono proseguiti con lapartecipazione di numerosi re-latori di elevata competenza edesperienza nei vari ambiti. L’ing.Mario La Rocca - già Direttoredel Compartimento di Palermodelle Ferrovie dello Stato - hainquadrato la storia della reteferroviaria in Sicilia sin dalla lo-ro istituzione fino ai giorni no-stri. La relazione è stata com-pletata da un intervento dell’ing.Giuseppe Trapani - del Colle-gio Ingegneri Ferroviari Italiani- sulle nuove tecnologie appli-cate al controllo e alla gestionedel traffico ferroviario.E’ intervenuta, quindi, la dott.ssaAntonella Saeli - Quality Ma-nager della SAC, società di ge-stione dell’aeroporto di Catania- che ha mostrato, anche con i

dati risultanti dai monitoraggi,lo sviluppo della qualità dei lo-ro servizi e di come abbianotratto significativi vantaggi gra-zie all’adozione di un sistemadi gestione integrato per quali-tà e ambiente.L’arch. Leonida Giannobile - Re-sponsabile dell’area progetta-zione della Gesap, che gestiscel’aeroporto Falcone e Borselli-no di Palermo - ha invece mo-strato, con disegni rendering edinteressantissime foto, la storia,lo sviluppo ed il futuro dell’ae-rostazione.L’ing. Sergio Bini - già presidentedel Settore Servizi per i Trasporti

di AICQ ed attuale Presidentedella federata AICQ - centro in-sulare di Roma - ha sviluppatoil tema della mobilità e dei prin-cipi e dei valori della qualità adessa applicati. L’ing. Antonino Santonocito -Presidente del Settore Costru-zioni di AICQ - ha affrontato iltema della qualità nelle infra-strutture, esponendo in brevenumerosi argomenti quali lamarcatura CE, la certificazioneFPC e il controllo di qualità deimateriali. Il dott. Mario Cugno - Area Ma-nager Sicilia di Certiquality - haillustrato le numerose normati-ve applicabili ai trasporti e allalogistica, sia in termini di co-genza che di applicazione vo-lontaria, costituendo, questeultime, il vero valore aggiunto.L’ing. Vincenzo Cannatella -

Commissario dell’Autorità Por-tuale di Palermo - ha inquadra-to compiti e competenze del-l’Ente con l’attuale situazionedelle infrastrutture portuali e illoro prossimo sviluppo a Paler-mo e Termini Imerese.Ha concluso il seminario l’ing.Tullio Giuffrè - Assessore alla mo-bilità e infrastrutture del Comu-ne di Palermo - che ha esposto iprogrammi del Comune in temadi mobilità urbana, illustrandole difficoltà di approccio al tra-sporto pubblico locale, sia in ter-mini di politica e di scelte sulleinfrastrutture, che economici edi investimento.

IMPORtANtE SEMINARIO SUI tRASPORtI CON L’ORDINE DEgLI INgEgNERI

santino patErnò>>

SaNtINo PaterNòPresidente AICQ - Sicilia

[email protected]

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Cera una volta la Qualità (!?)Caro Direttore, ti scrivo percongratularmi con te el’Associazione che rappresenti orache ti accingi a dirigere la rivistaQualità, augurandoti di mantenerlaricca ed interessante. Purtroppo, ioho un’età ed una lunga esperienzalavorativa (iniziata nella SocietàOlivetti dell’ing. Adriano) che mi faricordare con una punta di nostalgialo spirito che animava l’argomentoQualità anche sino a pochi decennifa, ma che sembrano così lontani.Allora esistevano ancora valori chevenivano condivisi a livello diazienda, di colleghi associati e laQualità era concepitasostanzialmente come un obiettivoche desse orgoglio e soddisfazione achi la perseguiva e la vedevariconosciuta. In Italia esisteva ungrande patrimonio di aziendetrasformatrici, grandi e piccole, e laqualità era percepita come lacapacità di soddisfare le aspettativedel cliente sopratutto in termini diprodot-to, indipendentemente dalfattore economico, pure importante,ma seguito da altri settori aziendali.Seguivamo i dettami dei gururiconosciuti: Juran, Ishikawa,Feming, Taguchi ed altri. Conl’avvento delle norme ISO dellaserie 9000 - passate attraverso lafase EN 29000 - si cercò diincardinare il concetto di qualitànon solo “nel prodotto” maestendendolo a tutta l’azienda.Venne la certificazione di parteterza ed in Italia, come spessoavviene, ci fu un’ondata di richiesteche rapidamente ci portò a numeri

Caro Collega,ti ringrazio per le gentili parole e pergli auguri. La tematica che affronti èimportantissima e ti rispondo condue riflessioni prese in prestito. Ilcardinale Ravasi, nel suo Qohelet,cita Roland Barthes: «vi è un’età in

cui si insegna ciò che si sa; ma poine viene un’altra in cui si inse-gnaciò che non si sa: questo si chiamacercare. Ora è forse l’età di un’altraesperienza: quella di disimparare, dilasciar lavorare l’imprevedibilerimaneggiamento che l’oblioimpone alla sedimentazione dellecognizioni, delle culture, dellecredenze che abbiamo attraversato.Questa esperienza ha, credo, unnome illustre e démodé, che iooserò impiegare senza complessi,proprio nell’ambivalenza della suaetimologia. Sapientia: nessunpotere, un po’ di sapere, un po’ disaggezza, e quanto più saporepossibile». È proprio questasapienza che fa la differenza tra iveri maestri e … i divulgatori dinozioni. “La malattia che riguarda iltempo” è rappresentata dal notopasso del Qohelet: «tutto ha la suastagione, ogni evento il suo temposotto il cielo: il tempo di nascere eil tempo di morire, il tempo dipiantare e il tempo di sradicare, iltempo di demolire e il tempo dicostruire, il tempo di gettare lepietre e il tempo di raccoglierle …».Questo è il tempo di raccogliere lepietre dalle macerie, per poterricostruire il futuro, a partire dallaQualità. Ma, purtroppo, “il futuro non è piùquello di una volta”! Infatti, la«Qualità totale, …, come altre mo-de aziendali, è l’occasione perpulirsi la coscienza dopo essersioccupati per anni solo degli utili edei bonus manageriali. A Zzzoot(grande azienda di un immaginarioPaese, che sembra il nostro) laqualità totale ritorna di moda ognivent’anni, come la minigonna»; èuna esaustiva e cinica defi-nizionetratta dal glossario di un dissacrantee simpatico libro [Jack O. Selz,ZZZOOT-fulminati in azienda,2009] che ci dà una foto dellarealtà.

Caro direttore ti scrivo ...

di aziende certificate fra i più alti inEuropa. Ma questa fu anche la fine:molte delle aziende neofite nonerano in realtà interessate aiconcetti, ma volevano solo il“bollino” per scopi puramentecommerciali. È chiaro che un talmodo di agire porta a costimaggiorati senza benefici concreti;anche gli stessi ispettori,inizialmente, si accanivano apretendere formalismi che nonfacevano che accrescere lascontentezza. La bolla dellecertificazioni si è ra-pidamentesgonfiata, accelerata in questoanche dalla crisi economicasopraggiunta. L’unico valore rimastosembra essere il denaro: magariquesto è in parte una cadutadell’ipocrisia che si schermavadietro altri valori, ma per me è pursempre una delusione. Vi incoraggioa portare avanti la diffusione dellacultura della Qualità, che è lo scopoprincipale della nostra Associazione,ma è anche, a mio avviso, un mododi accelerare l’uscita dalla crisi delnostro Paese. I fatti culturali sono,per loro natura, di lunga durata erichiedono costanza ed esempio,oltre beninteso ad un diffusionecapillare delle nozioni fin dagiovane età. Cordialità

Andrea ALESSANDRI

www.aicqna.com marzo/aprile 2014

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Con questo numero, si attiva la rubrica «Lettere al Direttore»,

uno strumento importantissimo per consolidare il dialogo con i colleghi-lettori,

nonché per promuovere il miglioramento continuo del livello qualitativo

della Rivista. Scrivetemi l’indirizzo è [email protected]

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54 Per l’attività formativa, ove non indicata, fare riferimento al sito internet delle federate aICQ

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5 maggioGestione consapevole di unaimpresa: il Risk managementcome elemento portante5-7 maggioLe ISO 9001:2008. Principi,contenuti ed esercitazioni8-9 e 19-21 maggioCorso 40 ore SGA11-12 e 25-26-27 maggioCorso 40 ore 231 e MembriOrganismi di Vigilanza14 maggioLa gestione del rischio e il pia-no di autocontrollo secondo lanorma ISO 22000 19-20 maggioIl lato economico della quali-tà: perseguire il miglioramentoattraverso la gestione dei costi21 maggio

La sicurezza della produzionealimentare e il piano di auto-controllo HACCP nelle picco-le e medie imprese22-23 maggioLa gestione dei reclami nellepiccole e medie imprese26-28 maggioCorso auditor interni SGS29 maggioI prerequisiti. Come progetta-re, aggiornare, gestire gli am-bienti di produzione e mani-polazione degli alimenti 4 giugnoCome affrontare la pianifica-zione, la verifica e la valida-zione della progettazione 4-6 giugnoCorso auditor interni SGQ9 giugnoCome integrare i Sistemi di Ge-stione: Qualità, Ambiente, Si-curezza e Responsabilità So-ciale con i contenuti in sintesi

della specifica BS PAS 99/2006 9 - 13 giugnoCorso 40 ore SGQ16-17 e 30 giugno, 1-2 luglioCorso 40 ore SGS18-19 giugnoHACCP. La realizzazione di undettagliato piano di autocon-trollo18-20 giugnoCome sviluppare la documen-tazione del Sistema di Gestio-ne Ambientale secondo ISO14001/ EMAS: l'Analisi Am-bientale Iniziale, i Documentidi Sistema, la DichiarazioneAmbientale (aggiornato al nuo-vo Regolamento EMAS III - CE1221/2009)23-24 giugnoExecutive Auditor (NOVITA')25-27 giugnoLe Norme ISO 9001:2008.Principi, contenuti ed eserci-tazioni.

5-6 maggioAuditor per la gestione dei for-nitori8-9 maggio- Laboratori di prova e taraturasecondo la ISO 7025:2005

- La legislazione ambientale at-tuale

12 maggioQ.F.D. Quality Function De-ployment12-16 maggioAuditor dei Sistemi di Gestio-ne Salute e Sicurezza sul lavo-ro- 40 ore modulare NormaOHSAS 18001:200715-16 maggioIntroduzione ai Sistemi di ge-stione qualità. i contenuti del-la norma ISO 9001:200820-22 maggio

L’ATTIvITà fORMATIvA DI AICQ

Nella società della conoscenza è indispensabile assicurare il reale accrescimento dei saperi, delle competenze e delle tecni-calità! Al riguardo, torna alla mente l’eterno: «considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguirvirtute e canoscenza»; le parole affidate alla voce di Ulisse [Inferno, XXVI c.] con le quali Dante Alighieri sottolinea, con grande ef-

ficacia, l’importanza della conoscenza e della ricerca delle novità e delle innovazioni. Anelito che diviene la ragione permanente del-

la vita, a prescindere dall’età e dalle consuetudini. Secoli dopo Kaoru Ishikawa nel suo famosissimo libro “Che cos’è la qualità totale”

teorizzava che: «la qualità totale inizia con la formazione e termina con la formazione», perché la formazione è un processo di mi-

glioramento continuo dei singoli e delle organizzazioni. Nelle migliori orchestre i musicisti deve essere ottimi strumentisti, conoscere

bene le partiture ed essersi affiatati tra di loro per poter ovviare ad eventuali possibili criticità. In merita si vuole citare il documento

ISO-APG: Auditing “competence” and “effectiveness of actions taken”: «per soddisfare i requisiti di competenza ed efficacia diISO 9001, una organizzazione normalmente dovrebbe: individuare quali sono le competenze richieste al personale che ese-gue lavori che impattano sulla qualità; individuare chi, tra il personale che esegue tali lavori, ha già le necessarie competen-ze; decidere quali competenze aggiuntive sono necessarie; decidere come queste competenze aggiuntive possono essere ac-quisite: addestramento del personale, addestramento teorico/pratico, acquisizione di nuovo personale competente, destina-zione dell’attuale personale competente ad altri lavori; addestrare, acquisire/spostare il personale; riesaminare l’efficacia delleazioni intraprese per far acquisire le nuove competenze; riesaminare periodicamente le competenze del personale». Per ga-rantire questi requisiti “occorre che l’auditor verifichi che sia stato predisposto ed attivato qualche tipo di processo per un efficace

monitoraggio. Questo può essere attuato nell’ambito di un processo di sviluppo professionale continuo (come descritto nella ISO

19011), mediante regolare valutazione del personale e delle sue prestazioni, o mediante regolari ispezioni, prove o audit sui prodotti

di cui il personale o gruppi di personale sono responsabili. Anche le modifiche nel tempo dei requisiti di competenza possono indi-

care che l’organizzazione persegue il mantenimento dei livelli di prestazioni del personale”. La Federazione AICQ (attraverso le otto

AICQ territoriali) è impegnata da sempre per assicurare la corretta, autorevole ed autentica diffusione della “cultura della Qualità e

dei Sistemi di Gestione”. Sarebbe auspicabile che gli Auditor in sede di visita ne tengano correttamente conto in occasione della veri-

fica del possesso delle competenze possedute dalle principali figure dei Sistemi di Gestione.

ItALIA CENtRONORDMilanowww.aicqcn.it

PIEMONtESEtorinowww.aicqpiemonte.it

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Per l’attività formativa, ove non indicata, fare riferimento al sito internet delle federate aICQ

www.aicqna.com marzo/aprile 2014

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ttività formativa

Auditor interni sistemi di ge-stione qualità aerospaziale -UNI -EN 9100:200922-23 maggio- Strumenti per il controllo sta-tistico del processo

- Il capo qualità nel ruolo di re-sponsabile aziendale dei co-sti della qualità

29-30 maggioIl controllo dei costi come fat-tore critico delle PMI2-3 giugnoLa statistica che serve in azien-da5-6 giugnoL’affidabilità del prodotto e laquantificazione dei rischi12-13 giugnoEnterprise risk management(ERM) Il rischio manageriale diimpresa16-18 giugnoAuditor interni sistemi di ge-stione per la qualità19-20 giugnoDOE Design of experiments-statistica avanzata applicata17-19 giugnoCorso base di qualificazioneper mystery auditor25 giugnoI vantaggi dell’approccio SEISIGMA26-27 giugnoIl controllo costi come fattorecritico delle PMI

06 maggio Introduzione all’Eccellenza conil Modello EFQM - Seminario07-09 maggio Corso per Auditor SGQ07-08 maggio Corso - Six Sigma per ‘Esperti’(Green Belt)08-09 maggio I sistemi di valutazione dellaprestazione e i sistemi premianti

nelle aziende08 maggioStakeholder Generation: stru-menti per l’impresa che guardaoltre se stessa13-14 maggio La norma UNI CEI EN ISO/IEC17025:2005 per i laboratori diprova16 maggio Seminario di Project Manage-ment21-22 maggio Corso Lean Six Sigma- forma-zione per ‘Esperti’ (Green Belt)22 maggio Il Budget aziendale27-28 maggioValutatore di sistemi di gestionesecondo la norma UNI EN ISO19011:2012 nei laboratori diprova e medici accreditati UNICEI EN ISO/IEC 17025: 2005e/o UNI EN ISO 15189: 20123 giugnoCorso Base di Project Manage-ment4-5 giugnoCorso Il Teambuilding e le suestrategie10 -12 giugno- Corso per Auditor Interni SGQ- Corso per Auditor Interni SGS10 giugnoLa stima dell’incertezza di mi-sura nei metodi chimici17-19 giugnoCorso per Assessor R4E Reco-gnised for Excellence19 giugno Gestire informaticamente la do-cumentazione richiesta in unSistema di Gestione per Quali-tà25-26 giugnoLe basi per un sistema di Ge-stione Ambientale ed il regola-mento EMAS

5-6 maggio Business Planning: dalla Busi-ness Idea al Business Plan7-8 maggioSistema di Gestione per la Si-curezza: la norma BS OHSAS18001:2007 9 maggioMisurare la Qualità del servizio.Indicatori e cruscotto: consiglipratici e modelli per rilevare gliindicatori di un Sistema di Ge-stione (per la Qualità) e impo-stare un cruscotto aziendale12-14 maggioCorso per Auditor interni SGQ12-13 maggioProject Management15 maggioAnalisi ambientale iniziale16 maggioLa gestione dei rifiuti15-16 maggioCorso per auditor Audit interniSGQ settore alimentare19-23 maggioAuditor SA 8000 - accreditatoSAAS (Network Lavoro Etico)19-20 maggioCorso per auditor interni SGS21-22 maggioRedazione e gestione della do-cumentazione del Sistema diGestione per la Qualità22-23 maggioChange Management: dal SGQal cambiamento organizzativo23 maggioIntegrare la Gestione dei SistemiQualità, Ambiente e Sicurezza26-30 maggioCorso 40 ore SGQ3-4 giugnoCorso per Auditor interni SGA

4-5 giugnoLa UNI EN ISO 13485: 2012 ei Sistemi di Gestione per la Qua- lità applicati ai dispositivi medici5-6 giugnoCorso di aggiornamento e per-fezionamento Auditor Sistemidi Ge stione (19011:2012 e17021:2011)6 giugnoGestire l’outsourcing dei pro-cessi “non core” tenendo con-to delle metodologie e dellenorme sulla Qualità9 giugnoSupply Chain Management9-10 giugnoCustomer Satisfaction10-11 giugnoPeople Capability Maturity Mo-del (P-CMM) (in collaborazio-ne con Engineering)11-13 giugnoLa UNI EN ISO 9001: 2008 e i Si-stemi di Gestione per la Qualità12-13 giugnoGovernance Aziendale e Re-sponsabilità amministrativa: in-tegrare i Sistemi di Gestione16-20 giugnoCorso 40 ore SGA23-27 giugnoCorso 40 ore SGSSI23 giugnoSistemi di Gestione Sicurezza In-formazioni: il quadro normativoe i requisiti della ISO/IEC 2700125-26 giugnoCorso per Auditor interni SGQcon specifica applicazione aidispositivi medici30 giugno – 1-2 luglioCorso per Auditor interni SGS

SICILIAPalermowww.aicqsicilia.it

MERIDIONALENapoliwww.aicq-meridionale.it

tRIvENEtAveneziawww.aicqtv.net

EMILIA ROMAgNABolognawww.aicqer.it

tOSCO LIgUREFirenzewww.aicq-tl.it

CENtRO INSULARE Romawww.aicqci.it

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FEDERAZIONE NAZIONALEPresidente: Fazio CAROTIvicepresidenti: Maurizio CONTI, Sergio BINIassemblea: Federica GALLEANO, Giovanni MATTANA,Antonio SCIPIONI, Andrea MINARINI, Ettore LA VOLPE,Sergio BINI, Salvatore MINUCCI, Santo PATERNÒGiunta esecutiva: Maurizio CONTI, Ernesto SCURATI,Alberto BOBBO, Sergio BINI, Vittorio CECCONI, ClaudioROSSO, Santino PATERNÒ, Domenico GAISegretario Generale: Giacomo CASARINOSegreteria Nazionale: Annalisa ROSSI

ASSOCIAZIONI tERRItORIALI DELLA FEDERAZIONEAICQ - associazione Italia Centronord20124 Milano - via M. Macchi, 42 - tel. 02 67382158fax 02 67382177 - [email protected]: Giovanni MATTANAAICQ - associazione Piemontese10128 Torino - via Genovesi, 19 - tel. 011 5183220fax 011 537964 - [email protected]: Federica GALLEANOAICQ - associazione triveneta30038 Spinea (VE) - Via E. De Filippo, 80/1tel. 041 5084954 fax 041 5084981 - [email protected]: Antonio SCIPIONIAICQ - associazione emilia romagna40129 Bologna - via Bassanelli, 9/11tel. 3355745309 - fax 051 0544854 - [email protected]: Andrea MINARINIAICQ - associazione tosco ligurec/o CIPAT Via dei Pilastri n°1/3 50121 FirenzeTel. e fax 055 481524 - [email protected]: Ettore LA VOLPEAICQ - associazione Centro Insulare00185 Roma - via di San Vito, 17 - tel. 06 4464132fax 06 4464145 - [email protected]: Sergio BINIAICQ - associazione meridionale80125 Napoli - via Giulio Cesare, 101 - tel. 081 2396503fax 081 6174615 - [email protected]: Salvatore MINUCCIAICQ - associazione Sicilia90139 Palermo - via F. Crispi 120,c/o Ordine degli Ingegneri della Provincia di Palermocell. 3939033933 - fax [email protected]: Salvatore LA ROSA

COMItAtI tECNICIComitato ambiente e energiaPresidente: Antonio SCIPIONIComitato Salute e SicurezzaCoordinatore: Diego CERRAComitato metodi StatisticiPresidente: Egidio CASCINIComitato metodologie di assicurazione della QualitàPresidente: Francesco CARROZZINIComitato Normativa e Certificazionedei Sistemi Gestione QualitàPresidente: Cecilia DE PALMAComitato Qualità del Software e dei servizi ItPresidente: Mario CISLAGHIComitato risorse Umane e Qualità del lavoroPresidente: Piero DETTINComitato laboratori di Prova e taraturaPresidente: Massimo PRADELLAComitato responsabilità SocialePresidente: Sergio FORNAI

SEttORI tECNOLOgICISettore alimentarePresidente: Claudio MARIANISettore autoveicoliPresidente: Federico RIVOLOSettore Costruzioni CiviliPresidente: Antonino SANTONOCITOSettore elettronico ed elettrotecnicoPresidente: Giovanni MATTANASettore Servizi per i trasportiCoordinatore: Luigi ZANNISettore turismoPresidente: Caterina FIORITTISettore trasporto su rotaiaPresidente: Gianfranco SACCIONESettore educationPresidente: Paolo SENNI GUIDOTTI MAGNANISettore SanitàPresidente: Mauro TONIOLO

FEDERAtA DI SCOPO DELLA FEDERAZIONEAICQ - SICev20124 Milano - via Cornalia 19tel. 02 [email protected]

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assoCIaZIonE ItalIana CUltUra qUalItà

marzo/aprile 2014 www.aicqna.com

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