LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era...

81
Università degli Studi di Perugia Annali della Facoltà di Medicina e Chirurgia, voll. 96-98 ISBN 978-88-548-3664-8 DOI 10.4399/978885483664820 pag. 277-358 LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA MARCO MAOVAZ * , ILEANA GIAMBANCO § ROSARIO FRANCESCO DONATO § , BRUNO ROMANO * * Centro di Ateneo per i Musei Scientici – Università degli Studi di Perugia § Dipartimento di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche, Sezione di Anatomia – Uni- versità degli Studi di Perugia 1. LE SCIENZE MEDICHE DALLE ORIGINI ALLA FINE DEL XVIII SECOLO La storia degli insegnamenti scientifici a Perugia inizia con un sin- golare malinteso: il presunto insegnamento medico tenuto da Angelo da Camerino alla metà del XI secolo. Due storici seicenteschi, Felice Ciatti e Pompeo Pellini, sostennero l’antichità degli insegnamenti me- dici tenuti da Angelo da Camerino tra il 1058 e il 1063, praticamente due secoli e mezzo prima della bolla con cui Clemente V concesse al Comune di Perugia il privilegio di istituire lo Studio generale. Le ricer- che svolte dal medico ed erudito Annibale Mariotti alla fine del XVII confutarono questa tesi ; Mariotti stabilì che Angelo da Camerino era vissuto in realtà nel XIII secolo e che quindi «l’insegnamento della me- dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia- ne» 2 . La tesi degli insegnamenti cominciati nel XI secolo è spesso ri- tornata nella storiografia universitaria del Novecento 3 , ma sarebbe ba- stato «attenersi a’ monumenti innegabili» 4 , come consigliava Mariot- ti, per evitare tante inesattezze. I primi dati certi risalgono invece alla seconda metà del XIII secolo: nel 1276 e nel 1277 il consiglio comunale noticò lo svolgimento di le- zioni di legge, grammatica, logica, sica e «aliis artibus» 5 . Queste le pri- 277 1 6 7

Transcript of LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era...

Page 1: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

Università degli Studi di PerugiaAnnali della Facoltà di Medicina e Chirurgia, voll. 96-98ISBN 978-88-548-3664-8DOI 10.4399/978885483664820pag. 277-358

LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA

MARCO MAOVAZ*, ILEANA GIAMBANCO§

ROSARIO FRANCESCO DONATO§, BRUNO ROMANO*

* Centro di Ateneo per i Musei Scientici – Università degli Studi di Perugia§ Dipartimento di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche, Sezione di Anatomia – Uni-

versità degli Studi di Perugia

1. LE SCIENZE MEDICHE DALLE ORIGINI ALLA FINE DEL XVIII SECOLO

La storia degli insegnamenti scientifici a Perugia inizia con un sin-golare malinteso: il presunto insegnamento medico tenuto da Angeloda Camerino alla metà del XI secolo. Due storici seicenteschi, FeliceCiatti e Pompeo Pellini , sostennero l’antichità degli insegnamenti me-dici tenuti da Angelo da Camerino tra il 1058 e il 1063, praticamentedue secoli e mezzo prima della bolla con cui Clemente V concesse alComune di Perugia il privilegio di istituire lo Studio generale. Le ricer-che svolte dal medico ed erudito Annibale Mariotti alla fine del XVIIconfutarono questa tesi ; Mariotti stabilì che Angelo da Camerino eravissuto in realtà nel XIII secolo e che quindi «l’insegnamento della me-dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne»

2

. La tesi degli insegnamenti cominciati nel XI secolo è spesso ri-tornata nella storiografia universitaria del Novecento

3

, ma sarebbe ba-stato «attenersi a’ monumenti innegabili»

4

, come consigliava Mariot-ti, per evitare tante inesattezze.

I primi dati certi risalgono invece alla seconda metà del XIII secolo:nel 1276 e nel 1277 il consiglio comunale noticò lo svolgimento di le-zioni di legge, grammatica, logica, sica e «aliis artibus»

5

. Queste le pri-

277

1

6

7

Page 2: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

me segnalazioni di insegnamenti scientici che non devono comunquefar presupporre l’esistenza di uno Studium organizzato8.

Dopo il 1308, in seguito alla costituzione dello Studio Generale, le no-tizie sugli insegnamenti medici tenuti nella facoltà delle arti9 comincia-no a diventare più frequenti: i primi lettori di cui si ha notizia furono l’are-tino Tebaldo di Guido e il perugino Giovanni di Biondo10che tennero leletture ordinarie e straordinarie di medicina. Nel 1321 Papa Giovanni XXIIconcesse allo Studio il privilegio di conferire il dottorato in medicina11colvincolo per il Comune di far tenere le lezioni a lettori provenienti dalleprestigiose università di Parigi o Bologna12. Le prescrizioni della bolla fu-rono rispettate con la chiamata alla cattedra, nel 1325, di quello che vie-ne considerato il fondatore della scuola medica perugina, Gentile da Fo-ligno13. Formatosi a Bologna alla scuola di Taddeo degli Alderotti14, Gen-tile da Foligno insegnò prima a Siena, dal 1322 al 1324, per passare nel-l’anno successivo a Perugia dove la sua presenza è accertata ancora nel1339 e nel 134515. Gentile fu appellato “secondo Avicenna” e “nuovo Ga-leno”16, a indicare la sua profonda conoscenza della tradizione medica17,ma è ricordato anche per aver sostenuto, tra i primi, l’importanza dell’ana-tomia negli studi medici18 e per aver retticato alcune regole della tera-peutica galenica19.

Nel 1348 Gentile contrasse la peste e morì durante la grande epidemiache colpì la città tra aprile e agosto. Paradossalmente l’epidemia che pri-vò l’Ateneo del suo medico più famoso fu di stimolo ad altri medici perseguirne la raccomandazione sulle ricerche anatomiche: «Li medici fece-ro la noctomia de alcuni corpi»20 nella speranza di trovare l’origine del male21.

La fama di Gentile da Foligno si conservò nella seconda metà del se-colo, anche grazie ai suoi alunni, tra cui ricordiamo il orentino Tomma-so del Garbo22, lettore a Firenze e Bologna, e Francesco da Foligno, chelo assistette negli ultimi giorni di vita e fu chiamato alla cattedra del mae-stro nel 1351.

La fortuna critica di Gentile continuò durante il XV e il XVI secolo,come dimostrano le diverse edizioni a stampa delle sue opere e due suerafgurazioni del 1493 e del 1520 (Fig. 1)23. Ma cosa rimaneva delle in-novazioni24 di Gentile da Foligno nell’insegnamento universitario?Un’analisi attenta deve, in realtà, farci considerare le innovazioni del me-dico folignate alla luce degli insegnamenti del tempo.

Improntati sul rigido schema della medicina scolastica praticata a Pa-

MARCO MAOVAZ ET AL.278

Page 3: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 279

rigi e Bologna, gli insegnamenti nello Studio perugino resteranno infatti,con poche variazioni, sempre uguali a se stessi no alla ne del XVII se-colo. Né si deve pensare che il caso perugino fosse isolato, in quanto leuniversità erano di fatto realtà conservatrici e poco aperte alla ricerca e alcambiamento25. Base di questa conoscenza tradizionale erano i dettami deimaggiori medici delle scuole greca, romana ed araba: Ippocrate; Galeno;Avicenna e Averroè26, i cui testi erano le cosiddette auctoritates. L’insegna-mento era diviso in tre ambiti: quello teorico che consisteva nell’esposi-zione e nei commenti al Corpus Hippocraticum, una eterogenea raccoltadi scritti medici collegati alla scuola ippocratica, all’Ars parva di Galenoe al trattato di Avicenna Kitab Al Qanûn Al – Tibb, nella traduzione la-tina Liber canonis medicinae di Gherardo da Cremona; gli altri due am-biti erano quello della medicina pratica, che consisteva nell’attuazione del-le regole teoriche sui pazienti, e quello logico-losoco che doveva aiu-tare il medico a formulare la diagnosi e indicare una terapia27.

Era netta la distinzione tra l’insegnamento teorico–losoco e l’inse-gnamento pratico, meno considerato e professato. Precise gerarchie rego-

FIGURA1. Gentile da Foligno rappresentato come commentatore di Avicenna

Page 4: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

lavano poi i rapporti tra medici, chirurghi e bassi chirurghi28; la natura spe-culativa conferiva maggiore prestigio alla medicina nei confronti della chi-rurgia, per sua natura pratica e assimilabile pertanto alle arti meccaniche29.Campo d’azione dei medici-loso rimaneva la medicina interna, inter-pretata attraverso l’esame delle orine, del polso e secondo i dettami deigrandi medici del passato e della sica aristotelica. La distanza dei me-dici dalle pratiche chirurgiche fu tale che per il conferimento della laureasi richiese in alcuni collegi il giuramento di «non mai operare cum ferroet igne»30. L’impostazione dottrinale essenzialmente speculativa che ab-biamo descritto impedì per secoli l’affermarsi della medicina moderna.Non deve quindi stupire che la lunga contrapposizione tra la medicina spe-culativa e quella sperimentale sia diventata, dal XIX secolo, la chiave dilettura privilegiata degli studi di storia della medicina.

Tra XV e XVI secolo gli insegnamenti medici attraversarono una cri-si in diversi atenei31: a fronte di alcuni miglioramenti, riguardanti nel Cin-quecento gli insegnamenti dell’anatomia e della botanica32, la medicinateorica e pratica rimasero più che mai vincolate alle auctoritates.L’umanistico “ritorno agli antichi” ostacolò infatti il progresso della me-dicina con la rivalutazione delle teorie galeniche e ippocratiche33. Ancheil culto umanista per la forma e le belle lettere non favorirono l’avvici-namento dei medici universitari alla sperimentazione34. A Perugia eviden-ti ritardi caratterizzarono gli insegnamenti e la struttura didattica35: i ruo-li e gli statuti tra XV e XVI secolo indicano ancora una netta prevalen-za delle letture di medicina teorica sulla medicina pratica e la chirurgia.Un progresso si ebbe solo alla ne del secolo, quando gli insegnamentiteorici e pratici si equivalsero numericamente36. Altri miglioramenti ri-guardarono: l’istituzione di una lettura dei semplici intorno al 153737; l’in-segnamento della medicina teorica, dove vennero introdotte le prime no-zioni di siologia e patologia e dove venne invalidata l’inuenza dell’astro-logia nella medicina38. L’avvenimento più importante fu tuttavia l’istitu-zione, nel 1580, di una cattedra di anatomia e chirurgia, per cui è neces-saria una breve premessa. Al pari della medicina nel suo insieme, l’ana-tomia nel XVI secolo presentò due facce: quella della tradizione galeni-ca e quella dell’innovazione, che nel campo anatomico coincise con larivoluzione vesaliana39. L’uso delle dissezioni di cadaveri nelle lezioni dianatomia galenica si perpetuava ormai dal XIV secolo e consisteva in unrituale codicato, in cui tre gure, il sector, il demonstrator e il lector,

MARCO MAOVAZ ET AL.280

Page 5: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

davano luogo alla lezione. Il sector sezionava il cadavere, il demonstra-tor indicava al settore dove sezionare e il lector leggeva il testo anatomi-co. Questa modalità, che fu sicuramente seguita anche nell’Ateneo pe-rugino, non aveva intenti sperimentali o di verica dell’attendibilità deitesti antichi. Con un radicale rinnovamento procedurale, Vesalio incar-nò nelle sue lezioni padovane le tre gure precedenti e appurò almenoduecento errori dell’anatomia antica. Il dibattito scientico, tra galeni-sti e anti-galenisti, che si sviluppò in seguito alla pubblicazione delle ope-re di Vesalio, incrementò l’interesse verso l’anatomia e favorì la fonda-zione di nuove cattedre negli atenei40. Come accennato, nel 1580 venneistituita la lettura di anatomia e chirurgia tenuta da Pietro Paolo Galera,proveniente dall’Ateneo padovano41. Nei rotuli dei lettori dell’anno 1600lo troviamo ancora impegnato alla lettura di chirurgia e anatomia42, af-ancato da Costantino Costantini nella pratica di chirurgia e anatomia43.Nel 1602 venne istituito anche un insegnamento di incisione anatomica,afdato a Tommaso Grossi.

Nel periodo compreso tra due rivoluzioni, quella scientica del Seicen-to e quella francese del 1789, si delinearono alcuni cambiamenti nelle scien-ze mediche che sollecitarono le critiche ai dogmi della medicina antica,soprattutto alla medicina galenica e alla concezione aristotelica della na-tura44, mentre persistette il prestigio di Ippocrate45. Caratteristiche del pe-riodo furono comunque la gradualità dei cambiamenti; la mancanza di co-municazione tra le “scuole” di novatori46 e la coesistenza, negli insegna-menti e nei curricula dei medici, di elementi vecchi e nuovi.

L’evoluzione seicentesca della medicina si concretizzò grazie alla dif-fusione, quasi concomitante47, delle teorie e delle esperienze cartesiane48

e galileiane49. A Galilei si ispirarono Gian Alfonso Borelli50 e Santorio San-torio51, fondatori della scuola iatrosica che interpretò i processi siolo-gici come fenomeni meccanici. Dalle teorie di Paracelso sviluppate daJean Baptiste Van Helmont52, derivò invece la scuola iatrochimica, l’al-tra importante scuola siologica del periodo. Le due scuole presentava-no alcune caratteristiche e nalità comuni53, ma i rapporti tra i fautori del-le due scuole furono apertamente conittuali, creando confusione in chisi fosse voluto avvicinare alle nuove teorie, confusione aumentata poi dal-la modesta inuenza che la iatrochimica e la iatrosica ebbero sulla te-rapeutica e sulla pratica clinica54. La diffusione delle nuove teorie varia-va notevolmente all’interno dello Stato ponticio; a fronte di aree evo-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 281

Page 6: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

lute come quelle emiliane55, si trovavano aree più arretrate e altre più ar-ticolate come quella romana. La particolarità dell’ambiente romano eradata dalla struttura sociale della città, caratterizzata dalla presenza del-la corte papale, ma anche degli ordini religiosi e da numerose piccole cor-ti nobiliari. Questa articolazione del mecenatismo favorì, dagli anni set-tanta del Seicento, la formazione di gruppi di intellettuali non necessa-riamente schierati con l’ortodossia scientica56. La presenza a Roma de-gli iatrochimici Borelli57 e Malpighi58 e l’attività professionale e univer-sitaria di Baglivi59 e Lancisi60, dimostra palesemente il potere di attrazio-ne esercitato dalla capitale dello Stato ponticio.

La situazione a Perugia fu indubbiamente diversa: le università mar-chigiane e quella umbra avevano una «didattica scientica ristretta, fun-zionale al carattere più arretrato del tessuto sociale e con più vive pre-giudiziali speculative verso lo sperimentalismo»61. Sintomo della chiu-sura dell’Ateneo fu la riforma dello Studio operata da Urbano VIII nel1625 che stabilì come requisito per l’insegnamento universitario la cit-tadinanza perugina, interrompendo così gli scambi di professori con glialtri atenei62. La riforma ssò inoltre gli insegnamenti medici nel seguen-te schema, rispettato no alla ne del XVIII secolo: letture di medicinateorica e pratica; letture di chirurgia-anatomia teorica e pratica; letturedei semplici teoriche e pratiche63. La diffusione delle nuove dottrine ne-gli ambienti universitari non fu facile; neppure i contatti del matemati-co perugino Giuseppe Neri con Galilei servirono a far penetrare nello Stu-dio il nuovo metodo scientico64. Nel 1671, a trenta anni dalla morte diGalilei, il losofo napoletano Francesco D’Andrea rimase stupito nel ve-ricare la scarsa conoscenza che i professori perugini avevano dello scien-ziato pisano. Nella sua visita a Perugia, D’Andrea si imbatté inoltre inun medico incredulo delle teorie sulla circolazione del sangue65.

Uscire dall’ambiente perugino e confrontarsi con altri ambienti acca-demici diventò quindi una necessità per i professori che volessero veni-re a contatto con le nuove teorie mediche. Fu questa la strada intrapresada Ludovico Pacini Viti66, precursore della medicina moderna nell’Ate-neo perugino. Viti, dopo aver seguito gli insegnamenti medici a Perugia,si trasferì a Roma dove venne a conoscenza dei lavori di Paracelso e del-la scuola jatrochimica di Van Helmont e Thomas Willis67. Si trasferì suc-cessivamente a Firenze, dove frequentò nel 1688 l’ospedale di Santa Ma-ria Nuova per istruirsi nell’anatomia, e a Bologna, dove prese contatti con

MARCO MAOVAZ ET AL.282

Page 7: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

lo iatrosico Marcello Malpighi che divenne la sua guida68 indirizzando-lo verso l’empirismo ippocratico69 e la semplicazione delle terapie70. Tor-nato a Perugia nel 1689, Viti intraprese la carriera medica e successiva-mente la carriera universitaria, che gli diede maggiori soddisfazioni71. Allasua scuola si formò infatti la generazione di medici che «avrebbero con-tinuato ad affermare la bontà delle teorie mediche più recenti in un con-testo che invece tendeva a privilegiare la consunta tradizione galenista»72.Tra gli alunni di Viti si ricordano Filippo Belforti73, Virgilo Cocchi74, Pro-spero Mariotti e il più noto di tutti, Alessandro Pascoli75.

Pascoli76 (Fig. 2) fu il maggiore esponente della iatromeccanica e delcartesianesimo nell’Ateneo perugino. Dopo la laurea conseguita a Peru-gia, gli interessi medici e losoci lo spinsero a compiere un viaggio diistruzione che toccò Firenze, dove entrò in contatto con l’aretino France-sco Redi77, l’interprete più moderato della scuola medica galileiana78. Tor-nato a Perugia, Pascoli riannodò i contatti con Viti e con Francesco Neri,nipote di Giuseppe, e cominciò nel 1693 la carriera universitaria con l’in-segnamennto della logica che tenne per diciotto anni a Perugia, per poi pas-sare alla Sapienza di Roma79.

Al volgere del secolo Pascolipubblicò la prima edizione de IlCorpo umano, il suo libro più ce-lebre80 e manifesto della medicinaiatromeccanica perugina. Ma comeerano cambiati gli insegnamentiuniversitari all’inizio del XVIIIsecolo? Le letture di medicina e dianatomia tenute da Vincenzo Sal-vatori81 prevedevano lezioni sulCanone di Avicenna82, sugli Afori-smi di Ippocrate83, sull’Ars Parva diGaleno84, praticamente gli stessi in-segnamenti dei secoli passati. Undocumento in volgare degli stessianni è tuttavia interessante per lacompresenza di elementi vecchi enuovi. Tra gli elementi tradiziona-li che il lettore consigliava per

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 283

FIGURA2 Alessandro Pascoli

Page 8: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

l’apprendimento della medicina guravano: la lingua latina; la retorica;la “notomia” di Galeno e gli insegnamenti di Ippocrate; tra le novità sonointeressanti i riferimenti alla Filosoa corpuscolare, derivata dalle teoriedi Robert Boyle85, e alla chimica che «insegna a notomizzare tutti i mistie fa scoprire i di loro componenti»86. La iatrochimica e una losoa con-traria a quella aristotelica convivevano quindi con Ippocrate e con l’ana-tomia galenica.

Tra gli altri allievi di Viti ricordiamo poi Prospero Mariotti87, che in-segnò medicina e botanica nell’Ateneo perugino. Socio dell’Arcadia, Ma-riotti fu tra i fondatori dell’Accademia Augusta. Si rammenta inoltre ilsignicativo carteggio scambiato da Mariotti e da Vincenzo Cavallucci88

col fondatore dell’anatomia patologica, Giovan Battista Morgagni89. Inuna lettera del 1755 il docente forlivese si complimentò cogli studiosi pe-rugini per l’invenzione di una «macchinetta perfezionata» utilizzata permisurazioni fisiologiche90. Al di là dell’importanza del corrispondente, lalettera è una delle prime testimonianze della medicina sperimentale a Pe-rugia, fatto che giustica la fama di «rinnovatore della medicina» attri-buita a Prospero Mariotti91. Altro importante merito di quest’ultimo, fuquello di favorire e indirizzare l’attività scientica del glio Annibale92

(Fig. 3), il più grande intellettuale del Settecento perugino. La formazio-ne di Annibale seguì uno schema tri-partito ormai collaudato da Viti e daPascoli: studi universitari nell’Ate-neo perugino, un viaggio di forma-zione – quasi un Grand Tour scien-tico – a Roma e nelle realtà più re-cettive del centro e nord Italia93 e l’in-contro, durante il viaggio, di unimportante luminare da prenderecome guida.

Dopo gli incontri di Viti col Mal-pighi a Bologna e di Pascoli col Redia Firenze, il giovane Mariotti incon-trò nel 1761 il «garbatissimo» Mor-gagni a Padova94. Tornato a Perugia,Annibale cominciò a dissipare «quel-la torbida caligine, che barbaramen-

MARCO MAOVAZ ET AL.284

FIGURA3 Annibale Mariotti

Page 9: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

te al progresso della medica scienza, e al vantaggio si opponeva degli stu-diosi di lei amatori e seguaci»95, facendosi sostenitore della medicina mo-derna «nelle aule ancor risonanti di ippocratiche, aristoteliche, peripate-tiche sentenze»96. Nelle lezioni, che per la prima volta nella storia dell’Ate-neo furono tenute a braccio97, il giovane Mariotti illustrò le teorie di Hoff-mann98 e Boerhaave99 e avvalorò la semplicazione delle terapie, seguen-do gli insegnamenti di Viti e del padre Prospero100. L’importanza di Mariot-ti nell’evoluzione delle discipline scientiche a Perugia è legata inoltre alleattività che intraprese collateralmente alle docenze di medicina e botani-ca: le prime ricerche di storia della scienza nell’Ateneo101e soprattutto ilsuo impegno politico e amministrativo durante il periodo giacobino. No-minato governatore del Trasimeno, Mariotti si impegnò «nella realizzazio-ne di un buon governo e nella promozione delle riforme più urgenti»102, com-presa la riforma dell’Università dove per breve tempo ricopri la carica didirettore degli studi tutelando «con dignità e fermezza e retta coscienza,democratica e non settaria, gli interessi della sua città e particolarmentequelli del suo Studio»103.

2. LA MEDICINA A PERUGIA NEL XIX SECOLO

Nel periodo compreso tra la rivoluzione francese e la ne dell’impe-ro napoleonico, la medicina registrò diversi risultati importanti: il cur-riculum medico incentrato sull’attività ospedaliera; i tessuti consideraticome sedi delle malattie; l’applicazione di nuovi metodi diagnostici; lacorrelazione tra quanto osservato in vita e quanto era possibile osserva-re con l’autopsia e la rivalutazione della gura del chirurgo104. Questi ifrutti che la Francia portò in dono all’Europa conquistata dalle truppe ri-voluzionarie e imperiali. Il recepimento delle novità francesi fu però tut-t’altro che omogeneo e immediato, soprattutto in Italia dove si registrònella prima metà del secolo «il periodo forse meno fecondo della scien-za italiana»105.

In questa incerta fase storica fu inevitabile che a Perugia luci e om-bre caratterizzassero l’evolversi degli insegnamenti medici106. Gli anni com-presi tra il 1798 e il 1814 furono contrassegnati da numerose propostedi riforma dell’insegnamento della medicina, ma l’attuazione delle stes-se riforme fu vincolata alle vicende politiche che videro avvicendarsi in

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 285

Page 10: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

pochi anni i giacobini, i pontici, i napoleonici, e nuovamente i ponti-ci, tanto che lo storico Raffaele Belforti descrisse efcacemente l’U ni -versità come una fortezza contesa dalle forze in campo107. La riorganiz-zazione dell’Ateneo sortì comunque due effetti: la separazione della me-dicina dalle arti e dalla losoa e le prime aperture verso la medicina stra-niera, che troveranno forma compiuta dopo l’unità nazionale.

Il distacco formale della medicina dalle altre arti si ebbe con le pro-poste di riforma universitaria apparse tra il 1798 e il 1799108. Le rifor-me ebbero vita efmera, in quanto nell’ottobre del 1800 si ritornò al-l’ordinamento urbaniano del 1625 con le tre antiche facoltà, ma questoritorno all’antico non impedì nel 1802, come si vedrà tra breve, l’isti-tuzione dell’Accademia anatomico-chirurgica e dell’annesso teatro ana-tomico. All’inizio del secondo periodo francese, cominciato il 19 luglio1808, gli insegnamenti medici erano i seguenti: patologia e semeiotica;cura delle malattie; arte ostetrica; anatomia e siologia; aforismi d’Ip-pocrate; igiene e terapeutica; anatomia; incisioni anatomiche; pratica chi-rurgica; teoria e pratica dei semplici109. Due anni dopo venne compila-ta dal rettore Giuseppe Antinori, su richiesta del prefetto, una propostadi riforma che prospettò l’istituzione di una facoltà di medicina con in-segnamenti di medicina teorico-pratica, pratica e clinica, anatomia e -siologia, e istituzioni chirurgiche e ostetricia. Quelle che no ad alloraerano state “scienze ausiliarie della medicina” – sica sperimentale, chi-mica e botanica – vennero assimilate dalla facoltà di sica e matema-tica110. Terminata nel 1814 l’avventura napoleonica, l’Università man-tenne per qualche anno gli stessi insegnamenti medici del periodo pre-cedente111. Dieci anni dopo, nel 1824, venne pubblicata la bolla Quod di-vina sapientia che trasformò la scuola di medicina in una facoltà ‘se-condaria’; dopo poco più di cinque secoli l’Ateneo veniva spogliato delbenecio di conferire lauree in medicina ottenuto nel 1311. La bolla leo-nina stabilì infatti che le università primarie dello Stato, Roma e Bolo-gna, fossero le uniche dove si poteva ottenere la laurea che consentival’accesso ai collegi professionali e all’insegnamento universitario. Glistudenti perugini potevano ottenere laurea e matricola solo dopo due annidi corso nelle università primarie112. Tra la riforma leonina e l’unità d’Ita-lia avvennero alcuni cambiamenti nella facoltà medica, ma più che sof-fermarci sulle variazioni del numero e delle attribuzioni delle cattedre113,è interessante seguire le sorti dei singoli gabinetti e cliniche, la cui gra-

MARCO MAOVAZ ET AL.286

Page 11: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

duale e sofferta costituzione fu la chiave di volta per l’ammodernamen-to delle scienze mediche114.

3. L’ANATOMIA UMANA NORMALE E IL GABINETTO ANATOMICO

Gli studi anatomici a Perugia ricevettero un notevole impulso a par-tire dal 1802 grazie all’istituzione dell’Accademia anatomico-chirurgi-ca, i cui fautori furono il delegato apostolico Agostino Rivarola e il pro-fessore di medicina pratica Luigi Pacico Pascucci. L’Accademia, cheebbe sede nell’ospedale e un’amministrazione separata da quella univer-sitaria, fu dotata di un teatro anatomico per le dissezioni dei cadaveri eper le esperienze di anatomia umana normale e patologica115. Direttoree preparatore anatomico dell’Accademia fu, n dai primi anni, il chirur-go Goffredo Belisari116 (Fig. 4) che viene reputato l’iniziatore dell’ana-tomia umana pratica a Perugia117 e il formatore del primo nucleo di pre-parazioni annesse al tea-tro anatomico118. Le dis-sezioni, che nel tardoSettecento erano diventa-te una rarità, cominciaro-no a essere effettuate piùfrequentemente: «piùcentinaia di cadaveri sisezionarono a istruzionedei giovani; e la anatomiapatologica con questomezzo poté meglio cono-scersi»119.

Nel 1810 l’insegna-mento anatomico vennetrasferito, insieme aglialtri insegnamenti medi-ci, dalla vecchia sede uni-versitaria del Sopramuronella nuova sede di Mon-te Morcino120. La distan-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 287

FIGURA4 Goffredo Belisari

Page 12: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

MARCO MAOVAZ ET AL.288

za della nuova sede dal teatro anatomico e dalle sale settorie dell’ospe-dale rese necessario per l’Università dotarsi nel 1814, su proposta di Ce-sare Massari121 (Fig. 5) e Goffredo Belisari, «di quegli oggetti che servirpossono all’istruzione» tra cui le «preparazioni in cera pel Gabinetto ana-tomico da formarsi»122. Fu questo l’atto di fondazione del gabinetto ana-tomico, il primo gabinetto medico nella storia dell’Ateneo123.

L’istituzione del gabinetto aveva richiesto la soluzione di due ordinidi problemi: quelli nanziari124 che furono risolti con un apposito stan-ziamento, e quelli relativi alla scelta della tipologia dei pezzi da acqui-sire o preparare. Per formare un gabinetto anatomico all’inizio del XIXsecolo si potevano infatti seguire due vie: quella dell’anatomia articia-le e quella dell’anatomia naturale125. La prima consisteva nel rappresen-tare il corpo con sculture in gesso, terracotta e cera, e fu seguita da Bo-logna e Firenze, la seconda, preferita a Pavia, si poneva lo scopo di «pre-sentare piuttosto la natura, anziché un’imitazione fatta dall’arte»126, cioèdi utilizzare parti di cadaveri in secco e sotto liquido per la formazionedelle collezioni.

I primi decenni delsecolo videro una tempo-ranea preferenza perl’anatomia articiale, an-che per il prestigio inter-nazionale che aveva as-sunto l’impresa dellaSpecola orentina patro-cinata dal granduca Pie-tro Leopoldo. Nel 1771cominciarono infatti avedere la luce le primecere anatomiche prodot-te su incarico di FeliceFontana127 per il Museo disica e storia naturale.Nel giro di pochi anni lecere prodotte nei labora-tori orentini da Cle-mente Susini128 e dai suoi FIGURA5 Cesare Massari

Page 13: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

collaboratori diventarono centinaia129 e la loro fama si diffuse in tutta Eu-ropa130. Tra le ragioni del successo delle cere si può ricordare quanto af-fermava lo stesso Fontana, e cioè che studiosi, medici e artisti «avrebbe-ro trovato in ogni tempo eguali, incorrotti – e inodori – i modelli deside-rati»131, ma il successo dei preparati articiali fu dovuto anche al fatto che«popolarizzarono, per così dire, l’anatomia, perché ne tolsero tutto ciò cheproduceva ribrezzo o disgusto»132. Dopo la morte di Susini, nel 1814, legestione dei laboratori orentini fu assunta dal suo discepolo più dotato,Francesco Calenzuoli, che estese l’uso delle cere alla rappresentazione del-l’anatomia comparata, dell’anatomia patologica e della botanica133.L’Università di Perugia si rivolse a Calenzuoli con cui, alla ne del 1814,venne stilato un contratto per la fornitura dei manufatti134. Firmatari delcontratto furono lo stesso Calenzuoli e Francesco Righetti, un medico o-rentino che, insieme a Filippo Uccelli135, mediò i rapporti tra il ceropla-sta e l’Ateneo. Gli articoli del contratto prevedevano la realizzazione diuna Venere smontabile, di cinque tavole con i sensi della vista, dell’udi-to, dell’odorato, del gusto e voce, del tatto, di una tavola con il cervelloe cervelletto e di due tavole con le parti genitali maschili e femminili136.Per ogni preparato il contratto riportava dettagliatamente le caratteristi-che richieste, a dimostrazione della realizzazione su misura delle cere. In-teressanti sono i riferimenti alle ultime scoperte che dovevano essere rap-presentate, come per l’udito dove venne richiesta la rappresentazione di«tutte quelle parti recentemente scoperte dallo Scarpa»137, e per il tatto percui fu richiesto di formare «quattro pezzi piccoli all’intorno dimostran-ti l’anatomia della cute ingrandita a Microscopio». Il prezzo delle cere ven-ne ssato in dieci zecchini per le tavolette e in cento zecchini per la Ve-nere138. Nel novembre del 1816 il «convoglio» delle cere sistemate in cas-se provvisorie partì da Firenze139. Arrivate a Perugia, le tavole più picco-le furono sistemate in «8 urne […] di noce lustre secondo il costume» pog-giate su quattro tavolini marmorizzati140 e la Venere in un «un letto a urnalavorato come sopra»141, con la testa poggiata su di un cuscino e un guan-ciale ricoperti di seta turchina. L’allestimento nale della Venere fu unasingolare dimostrazione della cura nel reperire i materiali: dall’Orienteproveniva il manto in tessuto levantino color perla che pudicamente ri-copriva la statua; dalla Francia la frangia d’oro del manto; dalla Boemiai cristalli delle urne; da Milano i «Capelli e fattura della parrucha con ladivisa sul fronte»142. Le cere erano corredate inoltre di un apparato espli-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 289

Page 14: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

cativo143 composto da diciannove disegni anatomici realizzati da Ferdinan-do Moretti144 e da altrettante spiegazioni scritte dal calligrafo Gaetano Giar-rè145.

Nel 1831, dopo venti anni di servizio, Massari veniva allontanato dal-la cattedra di anatomia e siologia per motivi politici; nello stesso annola cattedra e la direzione del gabinetto passarono ad Alessandro Ferro-ni146, che prese a cuore le sorti del gabinetto e cercò di incrementarlo147.Ferroni collocò nel gabinetto una sua preparazione «dei vasi sanguignial naturale»148, che può ritenersi il primo preparato di anatomia naturaledel gabinetto anatomico. Presentò poi nel 1840 un progetto in cui, rinun-ciando a parte dello stipendio, proponeva l’acquisto di altre cere e la rea-lizzazione di preparati anatomici, per cui vennero acquistati gli «istro-menti indispensabili per le dissezioni, e per le iniezioni»149. Il program-ma di Ferroni venne approvato dal cardinale Luigi Lambruschini, ma nel1841 sopraggiunse la morte del docente a impedirne l’attuazione150. Laproposta era comunque indicativa di un rinnovato interesse per l’anato-mia naturale, causato da un miglioramento delle tecniche di dissezionee conservazione151. La tecnica adottata per solidicare i vasi venosi e ar-teriosi consisteva nell’iniettare al loro interno cera o sali minerali, allane del XVIII secolo Paolo Mascagni andò più nel dettaglio utilizzan-do il mercurio per evidenziare il percorso dei vasi linfatici. L’anatomiamacroscopica si era poi avvantaggiata del metodo della macerazione checonsentiva di dividere gli organi del corpo in più strati; prima della mo-derna microscopia ottica, queste tecniche avevano consentito all’anato-mia di raggiungere l’importante traguardo della localizzazione delle ma-lattie nei tessuti152. Un altro fattore che causò il declino delle cere anato-miche fu la loro imprecisione, come dimostrò l’episodio che vide coin-volto, negli anni trenta del XIX secolo, proprio Francesco Calenzuoli, lecui cere fatte per l’Ateneo torinese furono giudicate inesatte e riutate.

Con Pasquale Bochi, successore di Ferroni alla cattedra, la preferen-za per i preparati di anatomia naturale diventò ancora più netta, Bochi fecepresente che le cere non erano «fedelissime e minute» come i campioninaturali e che non si potevano maneggiare d’inverno perché fragili e d’esta-te perché «rese molli dal calore» e aggiungeva: «la natura debbe studiar-si senza trasformazioni a ne di conoscerla al vero […] Le preparazio-ni in cera si riguardano al presente come oggetti di lusso, e non d’utile rea-le». Nel 1844 depositò le prime preparazioni di anatomia umana norma-

MARCO MAOVAZ ET AL.290

153

154

155

156

Page 15: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

le, patologica e di anatomia comparata all’interno del gabinetto157, ma nel1845 la sua morte impedì, nuovamente, il miglioramento del gabinetto.

Nello stesso anno venne indetto il concorso per la cattedra di anato-mia e siologia di cui fu vincitore Vincenzo Santi158. Col nuovo docen-te l’insegnamento anatomico, che dall’inizio del secolo era stato tenutoda medici moderni, tornò nei binari della tradizione. L’attività di ricer-ca di Santi, caratterizzata dalla predilezione per la losoa scolastica edall’avversione per il materialismo e l’evoluzionismo, rimane esempli-cativa della distanza ormai incolmabile che divideva la scienza gradi-ta alle gerarchie ecclesiastiche dalla scienza medica moderna159.

L’impostazione didattica, speculativa e teorica, del nuovo docente nongiovò neanche al gabinetto che rimase immutato no all’unità d’Italia,malgrado i solleciti delle autorità comunali per un suo miglioramento160.

Alla metà del secolo, in una missiva indirizzata al rettore, VincenzoSanti propose di dividere la cattedra di anatomia e siologia in due cat-tedre separate161; sostenendo che nell’insegnamento siologico si pote-va «dar prova del suo ingegno e spirito losoco», privilegio negato, asuo parere, all’anatomia in quanto nella sua esposizione bisognava «ne-cessariamente attenersi alla lettura al reale per sua natura invariabile […]dovendosi contentare di vericare, sul corpo umano fatto cadavere, le sco-perte dei grandi maestri».

Questa visione dell’anatomia, invariabile e priva di sviluppi, potevavalere per l’inizio del XIX secolo, quando l’anatomia macroscopica ave-va effettivamente raggiunto un livello di approfondimento difcilmentesuperabile162. Tuttavia nella prima metà del secolo, notevoli cambiamen-ti tecnologici ed epistemologici erano sopraggiunti a rendere l’anatomia“variabile” come non lo era mai stata. Tra il 1817 e il 1859 si ricordanoquattro avvenimenti fondamentali che cambiarono la biologia e conse-guentemente l’anatomia: la nascita dell’embriologia scientica nel1817; la produzione dei primi microscopi ottici moderni negli anni tren-ta; la teoria cellulare del 1839 per cui le cellule vennero riconosciute comeelementi fondamentali degli organismi163; la pubblicazione, nel 1859, delOn the Origin of Species di Charles Darwin164.

Considerata l’inerzia degli insegnamenti anatomici, la giunta muni-cipale nominò nel 1862 professore di anatomia pratica Filippo Carli165,che fu il primo docente di anatomia a esporre nozioni di citologia e di isto-logia166. Indetto nuovamente un concorso nel 1864, risultò vincitore del-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 291

Page 16: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

la cattedra di anatomia Elia Mortara167. La scelta di Mortara si rivelò par-ticolarmente felice, in quanto il nuovo docente si era perfezionato nel-l’Istituto di studi superiori di Firenze, sotto la guida di uno dei maggio-ri anatomisti dell’Ottocento, Filippo Pacini168, di cui era stato aiuto dis-settore e assistente169.

Con la nomina di Mortara e di altri docenti della facoltà di medicina l’Ate-neo perugino entrò in contatto con le più importanti università italiane170.La denitiva apertura alla modernità fu quindi resa possibile dalla forma-zione e dall’apprendistato dei professori negli altri atenei. Notevole stimo-lo per l’apertura dell’Ateneo furono inoltre le chiamate a Perugia, nelle com-missioni d’esame della seconda metà del secolo, dei più noti docenti ita-liani171 tra cui si ricordano Albertoni172, Antonelli173, Bizzozzero174, Foà175,Giacomini176, Giglioli177, Golgi178, Guareschi179, Todaro180, Vlacovich181 e Zoja182.

L’apertura all’esterno ebbe anche positive ripercussioni sul gabinet-to anatomico che si giovò dell’apprezzamento che la tecnica settoria ot-tenne nei curricula dei professori nelle altre università183. Pacini, che erastato dissettore a Pisa nel Museo di storia naturale, rimase pienamentesoddisfatto delle capacità manuali e tecniche che Mortara aveva dimo-strato nei preparati neurologici secchi e sotto liquido184. In pochi mesi dalsuo arrivo a Perugia185, Mortara mise in atto le competenze acquisite a Fi-renze, tanto da meritare l’elogio del sindaco e della giunta «per l’impe-gno e molta capacità» infusi «nell’attuazione del nuovo Gabinetto»186 cheil docente andava formando ex-novo nella sede dell’ospedale. Nell’Ate-neo rimaneva il vecchio gabinetto, lasciato immutato da Santi, che con-teneva ancora le cere anatomiche, il preparato dei vasi sanguigni del Fer-roni, un cranio “esploso” proveniente da Parigi187, le tavole dell’Anato-mia universa di Mascagni alle pareti188, e i pochi preparati di Bochi189. Nel1869, su proposta di Mortara, i due gabinetti vennero riunicati lascian-do nella sede centrale i preparati di anatomia comparata190. Nel 1872 Mor-tara stilò un elenco dei preparati che ascendevano al numero di cinque-centoventinove ed erano suddivisi nelle seguenti classi: osteologia (due-centoventi); legamenti (quarantadue); miologia e aponeurosi (diciasset-te); angiologia (ventiquattro); neurologia (tredici); splancnologia (cinquan-tanove); embriologia (sedici); teratologia (dieci); osteologia comparata(ventitré) e anatomia patologica (centocinquantasette)191.

Dopo il decesso di Mortara, la cattedra di anatomia venne assegnatanel 1886 a Pilade Lachi192. Al pari del predecessore, anche Lachi conta-

MARCO MAOVAZ ET AL.292

Page 17: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

va nel suo curriculum l’attività di settore che aveva svolto nell’Ateneosenese sotto la direzione di Guglielmo Romiti 193. Nella sua attività scien-tica e in quelle del suo successore Valenti, anche lui allievo di Romiti,si ritrova la nuova impostazione multidisciplinare che il docente livorne-se conferì agli studi anatomici a Siena e a Pisa, intesa a integrare l’ana-tomia con l’istologia, l’embriologia, l’anatomia comparata e la siolo-gia194. Nel 1887, un anno dopo il suo arrivo a Perugia, Lachi descrisse alrettore gli aumenti nelle collezioni anatomiche: «furono eseguiti e mes-si nel museo non meno di cento preparati di anatomia grossolana, fra iquali più specialmente le segnalo venti preparati di sistema nervoso colsistema di conservazione Giacomini. Gli altri riguardano la osteologia,la artrologia e l’angiologia […] poi si stanno facendo vari preparativi disistema nervoso periferico che dovranno essere conservati nell’alcool»195.Tra i preparati di Lachi si distinse la raccolta osteologica illustrante le va-rie fasi dello sviluppo delle ossa, dal secondo mese di vita intrauterinano all’età adulta, collezione analoga a quella che egli aveva realizzatoa Siena qualche anno addietro.

La permanenza di Lachi a Perugia fu contraddistinta anche dall’im-pellenza di trasferire il gabinetto anatomico e le sale settorie in altra sede196.Considerazioni igienico-sanitarie, polemiche con gli studenti e con l’opi-nione pubblica consigliavano ormai di trasferire le attività dell’istituto ana-tomico lontano dalle cliniche ospedaliere197. Il trasferimento fu attuato nel1893 da Giulio Valenti198, successore di Lachi199 alla cattedra. Finalmen-te la scuola di anatomia e il museo anatomico possedevano una sede fun-zionale e prossima alla sede centrale dell’Ateneo200. Nel 1897 la cattedrae la direzione del gabinetto201 passarono a Umberto Rossi202 (Fig. 6). Natoa Perugia, quest’ultimo si era formato a Firenze con Tafani203 e Chiaru-gi204 a loro volta allievi di Pacini e di Romiti. Fu grazie alla duratura e at-tenta gestione di Rossi se l’istituto di anatomia diventò «uno dei miglio-ri dell’Università di Perugia» e poté «reggere il paragone con vari altricongeneri italiani e stranieri»205. Il museo, notevolmente arricchito, fu do-tato di apparecchiature per la ricerca istologica e microfotograca «chepuò dirsi bastevole alle più svariate ricerche»206. Questi miglioramenti di-mostrano come Rossi sviluppò, oltre all’anatomia generale, gli altri in-dirizzi di ricerca dei docenti che lo avevano preceduto, dall’istologia, al-l’embriologia comparata, all’antropologia207; indirizzi cui abbiamo accen-nato, ma che meritano un approfondimento.

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 293

Page 18: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

Le ricerche istologiche furono le prime a essere affrontate nell’Ate-neo alla metà del secolo e il loro sviluppo fu strettamente legato alla dif-fusione della teoria cellulare e al perfezionamento dei microscopi acro-matici che consentirono elevati ingrandimenti208. L’arrivo del primo mi-croscopio moderno nell’Ateneo risale al 1853, quando il patologo Giu-seppe Severini fece acquistare dall’Università un modello acromatico pro-dotto da Giovanni Battista Amici209. Nel 1864 nei gabinetti scientici era-no conservati solo due microscopi210; per questo Elia Mortara chiese alsindaco la possibilità di acquistare per il gabinetto di anatomia un micro-scopio perfezionato da Filippo Pacini211. Negli anni successivi gli acqui-sti di microscopi diventarono più frequenti: nel 1881 Mortara ordinò peril gabinetto anatomico un microscopio Nachet212, nel 1886 Gustavo Pi-senti, direttore del gabinetto di anatomia patologica, acquistò il primo mi-croscopio Zeiss dell’Ateneo213. Oltre che per la ricerca, l’arrivo della nuo-va strumentazione fu importante per le ricadute didattiche. Nel 1863, comeaccennato, Filippo Carli trattò, a lezione di anatomia, le prime nozionidi citologia e istologia; da quella data le lezioni anatomiche hanno sem-pre incorporato ele-menti di istologia e ci-tologia214. Verso la nedel XIX secolo i diret-tori dei gabinetti, am-piamente forniti di mi-croscopi e microtomi dinumerose ditte italianeed europee215, comin-ciarono poi a formare leprime istoteche216. I pri-mi preparati microsco-pici conosciuti sonodue vetrini realizzati aFirenze col metodo diFilippo Pacini e conser-vati nel museo di ana-tomia: il più antico, del1862, espone un caso diesostosi ed è rmato da

MARCO MAOVAZ ET AL.294

FIGURA6 Umberto Rossi

Page 19: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

Pacini e Mortara217; della ne del 1864 è invece il vetrino rmato dal soloPacini che illustra, con la dovizia di particolari tipica del grande anato-mista, un caso di leucocitemia218.

Strettamente associate alle ricerche istologiche furono le ricerche diembriologia microscopica219. L’embriologia, che condivideva con l’isto-logia parte della strumentazione220, potè denirsi scientica dagli anni ven-ti del XIX secolo, grazie agli studi sui foglietti embrionali svolti da VonPander221. L’impulso maggiore agli studi embriologici fu dato comunquedalla diffusione dell’evoluzionismo, con cui si asserì che le disposizio-ni embrionali iniziali erano comuni in tutti i vertebrati222. A partire dal-la gestione di Pilade Lachi223 nei documenti contabili e nei preparati mi-croscopici dell’istoteca cominciarono a comparire embrioni di tutte le clas-si di vertebrati: pesci, come gli embrioni di Torpedo ocellata spediti a piùriprese dalla Stazione zoologica di Napoli224; anbi sotto forma di uovadi rane e rospi e di esemplari di Salamandrina perspicillata; rettili comeuova di lucertole; uccelli sotto forma di centinaia di uova di gallina “gal-late” e mammiferi, i più rappresentati, come uteri di almeno dieci spe-cie225. Gli sviluppi dell’embriologia furono illustrati anche a lezione: dal1887 Pilade Lachi tenne prolusioni di «anatomia topograca ed embrio-logia»226; nel 1889 lo stesso Lachi acquistò per scopi didattici dodici mo-delli embrionali in cera fabbricati da Adolf Ziegler227 in collaborazionecon l’embriologo Wilhelm His228; negli anni successivi Giulio Valenti isti-tuì un corso libero di «embriologia applicata alle scienze Mediche»229. Gra-zie alle ricerche embriologiche l’evoluzionismo aveva quindi trovato tragli anatomisti un favore incondizionato, attestato anche dalla sostanzio-sa presenza di monograe acquistate da Valenti e Rossi per la bibliote-ca dell’istituto230.

Il terzo indirizzo di ricerca dei docenti nell’Ottocento, quello antropo-logico, presenta le implicazioni culturali e sociali più interessanti. L’antro-pologia e la craniologia si erano gradualmente congurate come discipli-ne scientiche, tra la ne del XVIII secolo e la prima metà del XIX seco-lo, con l’introduzione di misurazioni sperimentali delle ossa, quali l’ango-lo facciale e gli indici cefalici231. Le misurazioni delle ossa furono utilizza-te dapprima per ricostruire «una storia dell’uomo biologico e delle sue cul-ture»232. Con l’emergere dei nazionalismi, l’antropologia e la craniologia di-ventarono, attraverso il determinismo anatomico233, uno strumento per con-validare una visione gerarchica delle razze umane e delle classi sociali.

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 295

Page 20: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

Tra le prime ricerche antropologiche si ricordano quelle di Gaddi a Mo-dena234, di Giglioli a Pavia, di Mantegazza a Firenze235, di Nicolucci a Na-poli236, di Sergi a Bologna e Roma237. Studi sui crani delle antiche popo-lazioni italiche furono condotti da Calori a Bologna238 e da Garbigliettia Torino239. Fondamentale fu poi l’attività scientica di Cesare Lombro-so240, il più famoso antropologo dell’Ottocento italiano e fondatore del-l’antropologia criminale, che ebbe un grande seguito anche nell’Ateneoperugino.

Il primo professore dell’Ateneo con interessi antropologici fu il sio-logo Francesco Bonucci che pubblicò nel 1866 il piccolo trattato Prin-cipi di antropologia o di siologia morale dell’uomo241. Tra i primi reper-ti di interesse antropologico si ricorda poi un cranio frenologico conser-vato nelle collezioni anatomiche242. Branca pseudoscientica della cra-niologia, la frenologia ipotizzava una precisa localizzazione anatomicadi funzioni cerebrali come l’intelligenza, la personalità, l’aggressività, ecc.;fondata da Gall243 e sviluppata da Spurzheim244, cui si riferisce il cranioperugino245, la frenologia fu gradualmente abbandonata nel corso del XIXsecolo246. Nel 1875 studi di frenologia erano svolti dal direttore del Ma-nicomio di Perugia, Roberto Adriani, che espresse al rettore e a Elia Mor-tara la volontà di osservare la testa di un decapitato247. A Mortara va poifatta risalire la prima collezione sistematica di crani: si tratta di venti cra-ni etruschi raccolti durante la sua permanenza a Perugia, per ricerche as-similabili a quelle di Calori e di Garbiglietti sulla conformazione crani-ca delle antiche popolazioni248. Un rapido sviluppo delle ricerche antro-pologiche si ebbe in seguito alla pubblicazione de L’uomo delinquente diCesare Lombroso nel 1876. Lombroso illustrò nella monograa il feno-meno dell’atavismo, un impulso primordiale che induceva al delitto e chepoteva essere ricondotto ad alcune caratteristiche siologiche, morfolo-giche e comportamentali. Le nuove teorie lombrosiane si diffusero rapi-damente, come dimostra una lettera del Ministero dell’istruzione pubbli-ca al rettore, in cui si concesse all’Università l’uso di cadaveri di condan-nati, a patto di compilare una scheda con le anomalie antropologiche249.Nel 1887 Pilade Lachi informò il rettore della preparazione di «11 cer-velli di delinquenti» condannati per furto, omicidio, falsa testimonian-za, falso con truffa, infanticidio, stupro, minacce di ribellione250: fu que-sto l’esordio a Perugia delle ricerche di antropologia criminale che con-tinuarono per decenni in quasi tutti gli atenei italiani, nché non venne

MARCO MAOVAZ ET AL.296

Page 21: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

dimostrata la totale infondatezza delle teorie lombrosiane. Le ricerche sul-la conformazione dei crani e dei cervelli continuarono a Perugia no aglianni venti del XX secolo, come comprovano i documenti contabili e lacospicua raccolta di crani e cervelli preparati col metodo Giacomini251.Alla collezione craniologica Umberto Rossi aggiunse una raccolta di ta-tuaggi sotto liquido e delle diapositive di individui tatuati da proiettarea lezione. Considerata la diffusione odierna della pratica del tatuaggio èinteressante ricordare quanto le teorie dell’antropologia criminale con-siderassero questa pratica così legata alla delinquenza da segnalarla «agliamministratori della legge» tra «i metodi nuovi e più certi nella scoper-ta del colpevole»252.

La descrizione più puntuale del museo anatomico venne fatta nel 1926dal successore di Rossi, Luigi Castaldi253, titolare della cattedra dal 1924al 1926:

il Museo è più che sufciente alle necessità dell’insegnamento. Esso anzi è or-mai così gremito di pezzi anatomici, che è l’unica parte dell’Istituto veramen-te abbisognevole di espandersi. Oltre le collezioni di bei preparati di vasi san-guigni iniettati a gesso in pezzi trattati coll’arsenico del Mortara, Lachi, Valen-ti, ecc., sono da segnalare le varie raccolte lasciate da Umberto Rossi, cioè quel-la di circa 300 crani di delinquenti, per la maggior parte accompagnati dal re-lativo encefalo preparato col metodo Giacomini, quella di tatuaggi, alcuni mi-rabili; di embrioni e di feti umani resi trasparenti per lo studio dei centri di os-sicazione, e quella inne di preparati del sistema nevoso. Sono da ricordare an-che una serie di 140 crani tutti con svariate anomalie, un’altra di 80 crani di bam-bini, 30 crani di tempi antichi (ma dell’era nostra), uno scheletro di gigante, vec-chi modelli in cera, tra i quali alcuni bellissimi della maniera del celebre Susi-ni, ecc., il tutto, si intende oltre i preparati osteologici, artrologici, splacnologi-ci, ecc. di uso didattico ordinario Di interesse storico è l’esistenza di un prepa-rato di fegato così detto “pietricato” del famoso Segato, e nella collezione dipreparati istologici alcuni del Pacini, del Tafani e di altri valenti istologi. Note-vole poi la importante raccolta Mortara di antichi crani del territorio etrusco, unadelle più numerose254.

Ma è la descrizione di un museo ormai “pietricato” (Fig. 7), come ilfegato preparato da Girolamo Segato255 che Castaldi descrive nel museo.Nello stesso anno in cui venne pubblicato l’articolo di Castaldi la catte-dra passò a Primo Dorello256 che, interrogato dal rettore nel 1928 sulle at-tività della cattedra, ritenne il «Museo dell’Istituto […] più che sufcien-temente fornito»257. Al pari della maggior parte dei musei anatomici uni-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 297

Page 22: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

MARCO MAOVAZ ET AL.298

versitari, quello perugino passava nell’oblio258. Chi scrive auspica che lecelebrazioni del VII centenario siano di stimolo per valorizzare uno deipiù importanti musei universitari che da museo didattico è diventato il piùinteressante specchio dell’evoluzione storica della medicina a Perugia259.

4. LE CLINICHE E GLI ALTRI GABINETTI NELLA STORIA DELLA FACOLTÀ

Seguendo l’evoluzione storica del gabinetto di anatomia si sono po-tuti apprezzare i diversi cambiamenti derivanti dall’avanzamento della scien-za medica, ma l’introduzione della medicina sperimentale è testimonia-ta anche dalle cliniche e dagli altri gabinetti universitari.

Alla ne del XVIII secolo la patologia era una materia meno deni-ta di quanto non lo sia attualmente; anche le proposte di riforma del 1799mantennero l’antica divisione tra medicina teorica e pratica. Solo all’ini-zio del XIX secolo il termine “patologia” comparve più frequentemen-te260 e si denirono le funzioni della clinica medica, prima fra tutte quel-la dell’ormai imprescindibile legame tra la formazione medica e l’esa-me dei pazienti261.L’iniziatore a Perugia della clinica medica moderna fu

FIGURA7 La raccolta craniologica del museo di anatomia negli anni Trenta del XX secolo

Page 23: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

Luigi Pacico Pascucci262 che, nel periodo napoleonico, stabilì che ogniletto avesse «un quadro sinottico, in cui si dimostra tutta la storia dellamalattia, e il metodo curativo»263. Il quadro sinottico era aggiornato quo-tidianamente durante le visite che i professori di medicina teorica e cli-nica effettuavano con gli assistenti e con gli studenti264. Qualche anno piùtardi Pascucci richiedeva agli studenti di «redigere le storie tutte delle os-servate malattie e formare i quadri sinottici che sono poi depositati e con-servati nell’archivio dell’istituto»265. Tra i libri di testo Pascucci consiglia-va le opere di uno dei creatori della clinica moderna, Johann Peter Frank266,e di Giovanni Battista Borsieri267. I testi per la terapia erano i Nuovi ele-menti di terapeutica di Jean-Louis Alibert268 e le lezioni del collega pe-rugino Domenico Bruschi269. Pascucci chiariva poi che «il metodo di me-dicatura si riduce a eclettico e perciò il professore, in voce commenta iltesto applicando le Dottrine Ippocratiche, tenendo poi dietro ai celebrimedici Boerave, Hoffman, Sydenham270, Sauvages271, senza trascurare ciòche può prendersi di opportuno dai Cullenisti272, dai Browniani273, e dal-la nuova medicina italiana»274.

Il “metodo eclettico” era purtroppo sintomatico della grande confu-sione che caratterizzava la medicina del tempo275. Indicativa era la com-presenza di teorie inconciliabili, come le terapie ippocratiche, quelle ia-trochimiche e la dottrina di Brown che fu «il tentativo più radicale di rea-gire alla dispersione casistica e all’eclettismo terapeutico»276 e che si ri-trovava, per ironia della sorte, inserita nel “metodo eclettico” con le teo-rie che intendeva demolire. Il collega Bruschi, titolare della cattedra dimateria medica, scrisse sulla terapia qualche anno più tardi: «La scien-za dell’uomo sico presenta tuttora un pelago ripieno di scogli, di cui èimpossibile evitare l’urto e conseguentemente deviare dal presso sen-tiero […] i cultori di questa scienza si trovano nell’interno d’intricato la-berinto dal quale non è facile l’uscire felicemente»277. Il successore di Pa-scucci alla cattedra fu Giuseppe Severini278 (Fig. 8), capostipite della fa-miglia che coi suoi medici e botanici diede lustro all’Ateneo279. A Seve-rini va attribuita l’introduzione dello stetoscopio a Perugia: «L’egregioprof. Severini […] anche in quest’anno avrebbe in animo di dare qual-che saggio pratico dello studio della percussione e della ascoltazione ap-plicata precipuamente alle malattie delle vie respiratorie»280. L’encomia-bile iniziativa di Severini conferma, nuovamente, il ritardo della medi-cina nel capoluogo umbro. Le sue dimostrazioni erano infatti tenute un

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 299

Page 24: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

secolo dopo l’ideazione della percussione del torace, concepita nel 1761dal medico austriaco Auenbrugger281, e dopo mezzo secolo dall’invenzio-ne dello stetoscopio, «strumento rivoluzionario»282, da parte di Laënnec283.Ottenuta la cattedra di clinica Severini rifornì il laboratorio delle primebasilari attrezzature come un urometro di cristallo, un termometro da os-servazione e pochi altri oggetti di vetreria284 con i quali affrontò casi difebbre tifoidea, meningite, vaiolo, tubercolosi polmonare e silide285. Conl’arrivo di Alberto Riva286 nel 1876 e di Pietro Grocco287 nel 1886 la stru-mentazione sperimentale e diagnostica aumentò notevolmente288. Sotto ladirezione di Vincenzo Patella289, alla ne del secolo, la clinica disponevaormai di strumentazioni complete dei seguenti settori: «semiologia del-l’apparecchio respiratorio; circolatorio; del sangue; del sistema nervoso;chimica urologica; batteriologia; armamentario per le vivisezioni; anato-mia patologica»290.

Strettamente le-gati alla patologiaerano gli studi di ana-tomia patologica cheebbero insegnamen-ti propri poco dopo il1860291. Lo sviluppopost-unitario impres-so alla disciplina fuun importante risulta-to determinato dal-l’aggancio dell’ana-tomia patologica conla pratica clinica.Grazie a questa unio-ne nacque nalmen-te la gura del medi-co–chirurgo e la cli-nica odierna292. I pri-mi reperti di anato-mia patologica furo-no raccolti a Perugiadopo il 1864293 da

MARCO MAOVAZ ET AL.300

FIGURA8 Giuseppe Severini

Page 25: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

Elia Mortara, in concomitanza con la rifondazione del gabinetto anato-mico normale294. Nel 1866 Luigi Severini assunse brevemente l’incari-co della prima cattedra di insegnamenti e dimostrazioni di anatomia pa-tologica, che passò, dal 1869 al 1884, a Giuseppe Marroni295. Durante lagestione Marroni, le sorti del gabinetto di anatomia e istologia patolo-gica furono abbastanza tormentate: nel 1870 furono fatti i primi acqui-sti per il gabinetto296 ma, a causa della rarità di cadaveri a disposizione,rimanevano molte incomprensioni tra il professore incaricato, il collegadi anatomia normale e i primari dell’ospedale297. Ancora nel 1872 il do-cente lamentava al rettore la mancanza di pezzi patologici, locali, inser-vienti e attrezzature298. Dopo l’abbandono della cattedra da parte di Mar-roni apparve chiaro che, per svilupparsi, l’insegnamento e il gabinetto do-vevano legarsi nuovamente alla patologia. Questo si concretizzò con unbreve passaggio dell’insegnamento al patologo Alberto Riva299 e con l’af-damento, nel 1896, del-l’anatomia patologica al ti-tolare della cattedra di pa-tologia generale, GustavoPisenti300 (Fig. 9). Con lameticolosità che caratteriz-zò la sua duratura carriera,il nuovo docente creò in po-chi anni uno dei più attivigabinetti universitari301. Laparte didattico–museale del-l’anatomia patologica com-prendeva nel 1895 ottocen-to preparati anatomici par-te in alcool, parte a secco302,preparati in cera302 e in ges-so (Fig. 10). Pisenti acqui-stò attrezzature completeper l’istologia patologica, lachimica patologica, le ricer-che ematologiche, e gliesperimenti su animali. Algabinetto era inoltre unita

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 301

FIGURA9 Gustavo Pisenti

Page 26: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

MARCO MAOVAZ ET AL.302

una sezione di «Bacteriologia» divisa in una parte didattica con colturee tessuti alterati, e una sperimentale con strumentazioni d’avanguardia304.

Un altro importante cambiamento si determinò, nel corso del XIX se-colo, in seguito all’avvicinamento e alla graduale equiparazione della pro-fessione chirurgica a quella medica. La chirurgia e l’ostetricia comincia-rono a ricevere attenzioni da parte delle autorità nel periodo napoleoni-co305, ma con la seconda restaurazione il processo si interruppe. La distan-za sociale rilevabile tra le carriere “salutari” era infatti ancora tangibilenegli anni trenta del secolo, come evidenzia il Progetto per distribuire ilcorso degli studi medici stilato dopo il 1833306 dove, a proposito della pre-parazione degli studenti, si riteneva disdicevole che i medici non conosces-sero a dovere le discipline umanistiche, ma «i chirurghi e i farmacisti […]potranno esser dispensati dall’attendere allo studio della lingua greca e del-l’eloquenza»307. Negli anni successivi gli studi chirurgici assursero a mag-giore considerazione anche grazie ai docenti che si alternarono alla cat-tedra. Tra i più dotati ricordiamo Achille Dottorini308, che fu docente di chi-rurgia e ostetricia dal 1832 al 1863309. Successori di Dottorini alla catte-dra di chirurgia furono Ruggero Torelli310 dal 1862 al 1888, ed Erasmo De

FIGURA10 Un particolare delle raccolte di anatomia patologica negli anni Trenta del XX secolo

Page 27: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 303

Paoli311 dal 1888 al 1912. Durante la gestione di De Paoli la clinica chi-rurgica era fornita «di tutti gli stromenti necessari alla diagnosi e alla curadelle malattie chirurgiche» e di un «Laboratorio per le ricerche scienti-che, ben fornito degl’istrumenti e apparecchi necessari»312; a scopi didat-tici fu poi istituito un museo di patologia chirurgica con centinaia di pre-parati sotto liquido, preparati istologici, fotograe e modelli in gesso «cheriproducono le lesioni più interessanti osservate»313.

Unita all’inizio del secolo con la chirurgia era poi l’ostetricia, di cuifu istituita una cattedra autonoma nel 1860, contemporaneamente a quel-la di siologia. Alla cattedra venne chiamato nel 1861 Giuseppe Madruz-za314 che la tenne no al 1896. Al pari del gabinetto di patologia chirur-gica, il gabinetto con preparati didattici fu istituito da De Paoli, succes-sore di Madruzza dal 1896 al 1906315.

Una menzione particolare merita poi il gabinetto di siologia che fufondato nel 1868. L’emancipazione della siologia dalle altre disciplinemediche aveva richiesto tempi molto lunghi, gli insegnamenti di siolo-gia cominciarono infatti aessere tenuti nel XVI seco-lo, all’interno della medi-cina teorica316. Si è poi vi-sto come, tra XVII e XVIIIsecolo, le nuove teorie -siologiche iatrochimichee iatrosiche fossero arri-vate a Perugia tramite Lu-dovico Viti e AlessandroPascoli. Tra il 1768 e il1769 ulteriori correlazionitra la sica e la siologiasi ritrovavano nelle lezio-ni del professore di sicasperimentale Luca Pellic-ciari, che trattò della sio-logia del corpo animale317.Nel 1790 la siologia ve-niva insegnata congiunta-mente alla patologia nelle FIGURA11 Francesco Bonucci

Page 28: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

MARCO MAOVAZ ET AL.304

lezioni di medicina teorica318 e pochi anni dopo, nelle proposte di rifor-ma del 1799, la siologia venne unita all’anatomia, cui rimase legata noal 1860319. Dopo l’annessione al Regno d’Italia della Provincia di Peru-gia, il commissario Gioacchino Napoleone Pepoli divise con decreto320

l’anatomia dalla siologia e assegnò la nuova cattedra a Francesco Bo-nucci321 (Fig. 11). Per le precarie condizioni di salute Bonucci fu afan-cato da Luigi Severini322 (Fig. 12) nel 1866323. Con la successiva nominadi Severini alla cattedra, la siologia perugina entrò in contatto con le spe-rimentazioni più avanzate svolte in Italia ed Europa. Del resto, non bi-sogna dimenticare che dopo l’Unità la siologia fu la disciplina chiaveper la modernizzazione della medicina. L’importanza che i governi sa-baudi attribuivano alla disciplina è dimostrata dalle chiamate a Torino nel1861 di Jakob Moleschott324 e nel 1863, alla cattedra orentina, di Mo-ritz Schiff325, «paladino della nuova siologia sperimentale basata sullevivisezioni e vessillifero del darwinismo»326. In Shiff e Moleschott i do-centi italiani327 più apertialle novità della siologiafrancese e tedesca328 tro-varono due validi punti diriferimento. Le innova-zioni nello studio della -siologia riguardarono inparticolare: l’accuratezzadella strumentazione concui si misuravano le fun-zioni animali329 e l’ap-proccio multidisciplinareconcernente la chimica, lamatematica e la micro-scopia330.

Nell’ottobre del 1868Luigi Severini si recò aFirenze per avere consiglie delucidazioni da Schiffsulle strumentazioni dielettrosiologia indispen-sabili per le sue prime ri- FIGURA12 Luigi Severini

Page 29: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 305

cerche331. Fin dagli esordi il metodo sperimentale introdotto da Severininell’Ateneo332 causò non pochi malumori agli «adulatori di un tempo pas-sato che vedono minacciata la loro autorità», come scrisse Schiff al col-lega perugino333. Nel 1870, incurante delle critiche, Severini inserì nel pro-gramma delle lezioni quello che si può considerare il manifesto della me-dicina sperimentale e positivista a Perugia:

L’odierna fisiologia non può più governarsi quale scienza indipendente, ma èmestieri che proceda come una disciplina di applicazione, e propriamente nonsdegni di essere riguardata quale una vera fisica dei corpi viventi. A questosolo patto le furono possibili in questi ultimi anni così rapidi progressi, e a que-sto solo patto essa può sperarne ancora in avvenire per arrogarsi il titolo di scien-za esatta. Imperocché quando anche le viete questioni sulla essenza della ma-teria abbiano a rimanere per sempre nel dominio della metafisica, e i proces-si animali propriamente detti debbansi credere quali manifestazioni di attivi-tà di un principio immateriale e per sempre inaccessibile alle fisiche indagi-ni, tuttavia sarà lecito sperare alla possibilità di una così detta “psicofisica”nel senso, che i processi fisici negli organi materiali del pensiero (cellule ner-vose) che accompagnano le azioni animali, trovino la loro conveniente fisicaspiegazione. […] la vita ne apparirà in sostanza quale è in realtà, il risultatocioè di un incessante scambio di materie, e la combustione dei materiali or-ganici, quale unica sorgente delle forze vive che sotto forma di movimenti dimassa o di movimenti molecolari producono dall’organismo per liberazionedi altrettante forze334.

Successivamente furono più chiari i termini di quella che si andava con-gurando come una polemica tra vitalisti e materialisti335 o, se si vuole,tra i docenti Santi e Santicchi336, medici tradizionalisti assunti durante ilperiodo ponticio, e Severini. I conservatori, che auspicavano una scien-za guidata dalla losoa e dalla tradizione ippocratica, consideravano losperimentalismo, la microscopia e l’impostazione sico-chimica della scien-za, come espressioni di un aborrito materialismo. La polemica si acce-se nel 1871, in un contesto sensibile e simbolico come l’inaugurazionedell’anno accademico, quando Luigi Santicchi tenne il discorso inaugu-rale attaccando apertamente gli orientamenti della moderna siologia. Ilbersaglio era evidentemente Luigi, mai nominato e, in particolare, l’orien-tamento moderno di ascendenza germanica337 che il giovane medico ave-va dato alla sua disciplina338. A sostegno delle sue tesi, Santicchi elencòle moderne teorie terapeutiche cadute in disuso339, facendo intendere che

Page 30: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

MARCO MAOVAZ ET AL.306

la via da seguire fosse ancora quella della tradizione. Nell’aprile dello stes-so anno scrisse una Rivista critica340, dove replicò alle accuse di Santic-chi: sulla questione dei rapporti tra scienza e losoa Severini ricordò «glierrori che la losoa ingenerò nella medicina e nelle scienze afni col-la pretensione di dar essa vita alla natura coi suoi concepimenti apriori-stici»341. Affrontando la fondamentale questione del metodo Severini so-stenne che la siologia «positiva […] si sbarazza gelosamente di tutte leparti della scienza non ancora costituite sopra solide basi»342, basi che egli,per controbattere all’accusa di germanesimo, vedeva ssate nel metodosperimentale di Galilei343. Il siologo concluse il suo intervento rammen-tando che «trenta anni di ricerche intraprese e guidate da questo spiritofruttarono alla scienza assai più che due secoli di sterili discussioni, e chequesto movimento progressivo il quale incalza senza posa tutte le scuo-le d’Europa non è che la conseguenza dell’impulso fecondo comunica-to loro dalla sica e dalla chimica»344.

Alla morte di Severini, av-venuta nel 1884345, l’Ateneovedeva ormai prevalere l’impo-stazione sperimentale di cui ilsiologo era stato l’iniziatore,relegando nella storia i dibat-titi tra scienza, religione e po-litica culturale del vecchio enuovo regime346. Con i succes-sori di Severini il metodo spe-rimentale portò alla fondazio-ne della terapia scientica, ul-timo tassello della medicinamoderna come la conosciamooggi347. Successori di Severinifurono: Arturo Marcacci348,che aggiunse una sezione di ri-cerche in chimica siologica;David Axenfeld349 che tra il1890 e il 1912 arricchì notevol-mente il gabinetto, no a far-ne il più fornito dell’Universi- FIGURA13 Osvaldo Polimanti

Page 31: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 307

tà350 e Osvaldo Polimanti351 (Fig. 13) che potenziò ulteriormente l’istitu-to e lo trasferì in una nuova sede352.

5. L’ILLUSTRAZIONE SCIENTIFICA IN MEDICINA

Per completare il panorama dell’evoluzione delle “scienze salutari” aPerugia è opportuno accennare a un importante settore della storia del-la medicina, indispensabile per ricostruire i rapporti tra scienza e arte, quel-lo dell’illustrazione scientica353. Insieme alla ceroplastica le rafgura-zioni grache fanno parte dell’anatomia articiale ma, rispetto alla scul-tura, la diffusione delle illustrazioni su carta fu incomparabilmente piùampia grazie alla stampa. Lo sviluppo dell’illustrazione scientica mo-derna viene fatto risalire al XVI secolo, quando le rappresentazioni na-turalistiche cominciarono a essere utilizzate a sussidio delle collezioni scien-tiche formate da medici, come il bolognese Ulisse Aldovrandi354, e dal-le corti principesche355. Le funzioni di queste immagini scientiche era-no diverse: colmare eventuali vuoti all’interno delle collezioni; testimo-niare l’aspetto di oggetti e reperti deperibili e consentire scambi di infor-mazioni tra gli studiosi356. La fortuna dell’illustrazione scientica fu inol-tre favorita dalla possibilità «di esprimere informazioni più precise e si-gnicative di quanto non possa la descrizione verbale», fornendo «un con-siderevole ausilio e impulso a quelle discipline, come la botanica, la zoo-logia e l’anatomia, che derivano proprio alcuni dei loro fondamentali pre-supposti teorici dall’osservazione del mondo naturale»357. I più antichi esem-pi di illustrazione anatomica a Perugia sono tre oli su tela conservati nelmuseo di anatomia. I quadri, di autore ignoto e realizzati tra XVI e XVIIsecolo358, erano presenti nelle collezioni universitarie già nel 1886359. Og-getto delle rappresentazioni sono degli scorticati o spellati360, un tipo digurazione del corpo che si diffuse a partire dalle pubblicazioni cinque-centesche di Jacopo Berengario da Carpi361 e di Andrea Vesalio362. Tra leprime opere di soggetto anatomico stampate a Perugia all’inizio del XVIIIsecolo ricordiamo poi Il Corpo Umano di Alessandro Pascoli363 che conle sue sette edizioni settecentesche fu uno dei maggiori successi edito-riali dello scienziato perugino364. Come ammise lo stesso Pascoli, l’ap-parato iconograco non era originale, le venti tavole incise dal franceseGarnoud, e riproducenti centotrentaquattro particolari anatomici, erano

Page 32: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

MARCO MAOVAZ ET AL.308

infatti riprese dalle opere di alcuni medici dell’epoca, come gli olande-si Isbrand Van Diemerbroeck (1609-1674) e Steven Blankaart (1650-1702),il danese Thomas Bartholin (1616-1680) e il francese Raymond de Vieus-sens (1641-1715)365. Il confronto tra le tavole dell’opera di Pascoli e le gran-di tavole366 dell’Anatomia universa di Paolo Mascagni367, realizzate nel XIXsecolo, consente di apprezzare l’evoluzione e l’accuratezza raggiunta dal-la tecnica settoria e dalla rafgurazione anatomica368 in poco più di un se-colo. Pubblicata postuma in nove fascicoli tra il 1823-1831 col titolo Ana-tomia Universa XLIV tabulis aeneis iuxta archetypum hominis adulti ac-curatissime repraesentata, l’opera del Mascagni presentava un livello didettaglio tale da poter sostituire il ricorso ai cadaveri per le dimostrazio-ni anatomiche, come affermò lo stesso Cesare Massari369. Nella secondametà del XIX secolo sono riportate nei documenti contabili dell’Univer-sità alcune richieste ad artisti per la realizzazione di disegni e si tratta deipochi accenni ad attività di illustrazione anatomica a Perugia370: Tra il XIXe il XX secolo la maggior parte dei gabinetti era ormai rifornita di mate-riale fotograco; le prime strumentazioni della nuova tecnica, che n da-gli esordi aveva dimostrato la sua utilità scientica371, si ritrovano nel 1891nel gabinetto di anatomia patologica372. Nel 1895 i gabinetti forniti di ma-teriali fotograci erano saliti a quattro373. Uno dei gabinetti più riforniti eraquello di anatomia normale: nel 1923 le collezioni conservavano infattiuna «grande raccolta di bellissime diapositive microfotograche»374; la se-rie di diapositive di individui tatuati nella sezione antropologica375; foto-grae per le lezioni di anatomia pittorica376; e l’Edinburgh StereoscopicAtlas of Anatomy , una raccolta completa di foto anatomiche che con ap-positi visori dava l’illusione della tridimensionalità. Nei primi decenni delXX secolo la diffusione della fotograa, favorita dalla fedeltà e dalla eco-nomicità di realizzazione378, relegava i disegni anatomici al ruolo di sup-porti didattici, come dimostrano i disegni di Bruno Bellucci379, conser-vati nel museo anatomico e illustranti la storia delle teorie sulla circola-zione sanguigna.

6. LA MEDICINA NEL XX SECOLO

All’inizio del XX secolo la facoltà di medicina e chirurgia contava die-ci docenti380 tra ordinari, incaricati e straordinari. I gabinetti, e laborato-

377

Page 33: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 309

ri della facoltà, compresi quelli di discipline non strettamente mediche,erano in tutto dieci: la clinica medica; la clinica chirurgica; i gabinetti dianatomia umana normale; patologia generale; anatomia patologica; chi-mica generale; siologia; sica; materia medica; farmacologia sperimen-tale; zoologia; anatomia; siologia comparata e il gabinetto e giardino bo-tanico381. Nel 1925, l’anno che vide la regicazione dell’Ateneo e l’auto-rizzazione a conferire nuovamente le lauree nali in medicina, si erano ag-giunti l’istituto di igiene, l’istituto di medicina legale, e le cliniche der-mosilopatica, oculistica, ostetrica ginecologica, pediatrica e delle malat-tie mentali-nervose382. Negli stessi anni, in seguito alla convenzione conl’amministrazione dell’ospedale civico, gli insegnamenti cominciarono aessere trasferiti nel nuovo ospedale di Monteluce383. Tra il 1925 e il secon-do conitto mondiale numerosi altri istituti e insegnamenti si aggiunse-ro alla facoltà medica384, tanto che nell’anno accademico 1939-1940 la fa-coltà contava nove professori di ruolo, diciotto incaricati, e ventisette li-beri docenti che tenevano trentatré insegnamenti diversi385. Le vicende bel-liche causarono un ridimensionamento del numero dei docenti e degli in-segnamenti, che nell’anno accademico 1948-1949 si ridussero a undici traordinari e straordinari386; ma già tre anni dopo erano risaliti a quindici387.La progressione del numero di docenti non conobbe soste dal dopoguer-ra in poi, no ad arrivare ai nostri giorni con un organico del personaledocente pari a duecentottanta unità. Rendere dettagliatamente conto del-l’evoluzione degli insegnamenti medici negli ultimi decenni è un’arduaimpresa, che del resto esula da quanto ci si era pressati col presente sag-gio; si preferisce pertanto ricordare alcune gure di studiosi che hanno ca-ratterizzato la storia della medicina a Perugia nel secolo appena trascor-so: Raffaello Silvestrini388 (Fig. 14), docente di patologia e clinica medi-ca, fu il medico più autorevole della prima metà del secolo e uno dei pri-mi a interessarsi agli studi oncologici nel capoluogo umbro, lone di ri-cerca che proseguì nell’Ateneo con Lucio Severi389 (Fig. 15), docente dianatomia patologica; tra gli igienisti si ricordano Alessandro Seppilli390 eMario Pitzurra391, docente di virologia, microbiologia e igiene. Ricordia-mo poi gli studi ematologici di Paolo Larizza392, docente di clinica medi-ca generale e terapia medica; gli studi cardiologici di Diogene Furbetta393,docente di medicina del lavoro, gli studi biochimici di Giuseppe Porcel-lati394 (Fig. 16), gli studi siologici di Franco Magni395 e gli studi istolo-gici ed embriologici di Paolo Carinci396.

Page 34: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

MARCO MAOVAZ ET AL.310

FIGURA14 Raffaello Silvestrini

Page 35: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 311

FIGURA15 Lucio Severi

Page 36: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

MARCO MAOVAZ ET AL.312

FIGURA16 Giuseppe Porcellati

Page 37: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 313

NOTE

1 FELICE CIATTI, Delle memorie annali, etistoriche delle cose di Perugia, Perugia, nellastampa episcopale, appresso Angelo Bartoli,1638, p. 196; POMPEO PELLINI, Dell’historia diPerugia, Venetia, appresso Gio. GiacomoHertz, 1664, p. 289.

2 LUIGI TARULLI, Documenti per la storiadella medicina in Perugia dalle epoche più re-mote al 1400, «Bollettino della Deputazione distoria patria dell’Umbria (BDSPU)», 25 (1922),pp. 160-162; GIUSEPPE ERMINI, Storia del-l’Università di Perugia, Firenze, Olschki,1971, I, pp. 16-17.

3 Le tesi di Mariotti furono poi riprese daGaetano Marini e Giuseppe Tiraboschi, ERMI-NI, Storia dell’Università, I, pp. 16-17.

4 BIBLIOTECA AUGUSTA DI PERUGIA (BAP),Carte Mariotti, Ms 1774, fasc. Varia ad Hysto-riam, et Iura Collegii Medicorum spectantia.

5 Citando i lavori di Oscar Scalvanti e di Fe-derico Augusto Perini, Ermini commenta:«Affermazioni generiche, supposizioni ed er-rate illazioni insomma, tutto nel confessato ten-tativo di retrodatare l’origine dello Studio, qua-si ne potesse derivare maggior lustro alla cit-tà», ERMINI, Storia dell’Università, I, pp. 16-17. In particolare Scalvanti scrive: «Non man-cano certamente indizi per ritenere che al se-colo XI vi fosse già in Perugia una scuola di di-ritto, in cui si insegnavano anche la medicinae le altre arti», OSCAR SCALVANTI, Cenni stori-ci della Università di Perugia, Perugia, Tipo-graa Perugina, 1910, p. 9. A sua volta Periniscrive: «Fin dal secolo XI esisteva in Perugiauno Studio di Diritto, di medicina e forse di al-tre Arti», FEDERICO AUGUSTO PERINI, Cenni sto-rici sulla Università degli Studi in Perugia, inRegia Università degli Studi di Perugia, Roma,Casa editrice mediterranea, 1937, p. 13.

6 BAP, Carte Mariotti, Ms. 1774, fasc. Va-ria ad Hystoriam.

7 ERMINI, Storia dell’Università, pp. 15-16.Annibale Mariotti interpretò le “altre arti”come l’oratoria, la poetica e la losoa, di cui

faceva parte la sica aristotelica, che no alXVIII secolo era parte integrante degli insegna-menti medici, TARULLI, Documenti per la sto-ria della medicina, pp. 174-175.

8 ERMINI, Storia dell’Università, I, p. 16.9 Le due facoltà delle origini furono quel-

la di diritto e quella, appunto, delle arti che com-prendevano la medicina, la losoa e la logi-ca, Ivi, p. 41. La separazione delle arti saluta-ri dalle altre arti avvenne solo alla ne del XVIIIsecolo.

10 Per la precisione il nome di Tebaldo diGuido compare nei documenti a partire dal1306, Ivi, pp. 168-169.

11 Ivi, p. 29.12 Ivi, pp. 170-171. Pochi anni più tardi una

prova dell’impegno del Comune per favorire glistudi medici fu l’aumento, da due a tre, dei let-tori nel 1339, si veda: Ivi, pp. 45-47. Sull’im-portanza di Parigi, Bologna e Montpelliercome facoltà mediche si veda: NANCY G. SIRAI-SI, L’insegnamento della medicina, in Storia del-la scienza, Roma, Istituto della Enciclopedia Ita-liana, 2001, IV, pp. 445-447. Nel corso del XIVsecolo anche lo Studio di Padova acquistò ri-nomanza internazionale.

13 PIETRO PIZZONI, Gli umbri nel campo del-le scienze, Perugia, Urbani editore, 1955, pp.233-242; ERMINI, Storia dell’Università, I,pp. 172-176. La fama di Gentile e il suo ruo-lo di “fondatore” degli studi medici lo hannoreso uno dei medici più citati della storia del-l’Ateneo. Ragioni di spazio ci impediscono diriportare la vasta bibliograa sul medico foli-gnate che è composta da almeno venticinque traarticoli e monograe dedicategli. Gentile da Fo-ligno è menzionato frequentemente nelle sto-rie dell’Ateneo e nelle monograe sulla storiadella medicina stilate da Puccinotti, da De Ren-zi, da Castiglioni, e da Pazzini. La storica Car-la Frova fa giustamente notare quanto sia lacu-nosa, tuttora,la biograa del medico folignate,si veda a questo proposito anche: FAUSTO BO-NORA, GEORGE KERN, Does Anyone Really

Page 38: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

Know the Life of Gentile da Foligno?, «Medi-cina nei secoli», 9 (1972).

14 Il orentino Taddeo degli Alderotti(1215/1223-1295) fu professore nell’Ateneo bo-lognese dal 1260 e commentatore di Aristote-le, Galeno, Ippocrate e Avicenna. Tra il 1501e il 1503 fu pubblicato a Venezia un trattato diAvicenna con commenti di Alderotti e di Gen-tile da Foligno: AVICENNA, Hic merito inscri-bi potens vite liber corporalis canonis librosquinque, Venetijs, Bernardinum Benalium,1501-1503. Su Alderotti si veda: NANCY G. SI-RAISI, Taddeo Alderotti and his Pupils. Two Ge-nerations of Italian Medical Learning, Prince-ton, Princeton University Press, 1981.

15 La permanenza a Perugia è messa in dub-bio da alcuni autori, come Pier Paolo Vergerio,che parlano di un suo trasferimento a Padovanel 1335, ERMINI, Storia dell’Università, I, pp.172-176.

16 Ibidem.17 Oltre ai commenti di Avicenna, Gentile

da Foligno compose trattati di farmacologia, ali-mentazione e terapeutica che furono pubblica-ti a partire dal trattato Consilium contra pesti-lentiam stampato nel 1475 a Colle Valdelsa daBonus Gallus. Per un elenco delle pubblicazio-ni di Gentile si veda: PLACIDO TOMMASO LUGA-NO, Gentilis Fulginas speculator e le sue ulti-me volontà secondo un documento inedito del2 agosto 1348, con un’appendice sulle edizio-ni delle opere di lui, Perugia, Unione Tip. Coop.,1909.

18 «L’anatomia umana doveva studiarsi nonsui vecchi libri seminati di errori […] ma suicadaveri […] Nos deinceps procedemus ad ca-pitulum de virtutibus sequendo communem er-rorem. Nam scientia anathomiae deberet pri-mo doceri introducendis, sicut docentur litte-re alphabeti debenti discere et legere», ERASMODE PAOLI, Gentile da Foligno, «Annali della Fa-coltà di Medicina di Perugia» s. 1, 2 (1912), pp.4-7; ERMINI, Storia dell’Università, I, p. 174.

19 Gentile corresse alcune teorie galenichenel suo trattato De proportionibus medicinarum;a questo proposito lo storico delle medicina Sal-vatore De Renzi scrisse: «Gentile in ogni cosa

cercava di retticare gli antichi con la osserva-zione della natura, e così senza mostrare di con-traddirli, dava il primo esempio di una criticagiusta e losoca […] In tal modo comincia-vano a fondersi le cognizioni di materia medi-ca raccolte dagli antichi greci e latini, con quel-le aggiunte dagli arabi, e le altre che vi anda-vano accoppiando tutti coloro che con lo sco-po di fare commenti, tuttavia andavano spargen-do i semi della critica, e propagando quella ri-forma allor cominciata, ma che non dovrà ve-dersi compiuta dopo molto altro tempo di esi-tazione e di errore», SALVATORE DE RENZI, Sto-ria della medicina italiana, Napoli, dalla tipo-graa del Filiatre Sebezio, 1848, II, pp. 226-228.

20 Cronaca detta Diario del Graziani, in Bo-nifacii veronensis Eulistea; Annali attribuiti aduno di casa Oddi; Cronaca detta Diario delGraziani con supplementi d’altre cronache ine-dite. 1150-1491, Firenze, G. P. Vieusseux,1850, p. 149. Per un panorama degli altri let-tori a Perugia nel XIV secolo si veda: ERMINI,Storia dell’Università, I, pp. 179-183.

21 Si rimanda a questo proposito a: VINCEN-ZO BUSACCHI, Necroscopie trecentesche a sco-po anatomo-patologico in Perugia in «Rivistadi Storia della Medicina», 9 (1965), pp. 160-164.

22 PIZZONI, Gli umbri nel campo dellescienze, p. 242. Su Tommaso del Garbo, gliodell’illustre medico Dino del Garbo, si veda PLI-NIO PRIORESCHI, A history of medicine, Lewi-ston, The Edwin Mellen Press, 1991, pp. 391-392.

23 SCHEDEL HARTMANNUS, Liber chronica-rum, Nuremberg, Anton Koberger, 1493. AVI-CENNA, Quartus canonis Avicenne cum precla-ra Gentilis fulginatis expositione, Venezia,Octaviani Scoti, 1520. L’Ateneo celebrò Gen-tile nel 1911 con una seduta scientica dell’Ac-cademia anatomico-chirurgica durante la qua-le fu inaugurato un busto dello scultore Venu-sto Mignini, attualmente collocato nell’atrio del-la biblioteca centrale di medicina.

24 Oltre che degli studi anatomici, Gentileda Foligno viene indicato anche come antesi-gnano della medicina legale, degli studi sulle

MARCO MAOVAZ ET AL.314

Page 39: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

acque terapeutiche, e della nefrologia, a que-sto proposito si vedano: PIZZONI, Gli umbri nelcampo delle scienze, p. 239; MARIO TIMIO, Gen-tile da Foligno, a pioneer of cardionephrology:commentary on “Carmina de Urinarum” and“de pulsibus”, «History of Nephrology», 3(1990).

25 Aperture e chiusure caratterizzano la sto-ria delle università italiane in epoca medieva-le e moderna. Tra gli atenei più aperti al cam-biamento, a partire dal XVI secolo, si rammen-tano quelli di Bologna, Padova e Pisa ma«non bisogna accentuare troppo l’importanzadi queste istituzioni di ricerca, ma situarle in uncontesto generalmente poco ricettivo all’inno-vazione», MARCO BERETTA, Storia materialedella scienza. Dal libro ai laboratori, BrunoMondadori, Milano, 2002, pp. 146-148.

26 ERMINI, Storia dell’Università, I, p. 166;ENRICO CAPODICASA, L’ospedale: spazio diagno-stico e terapeutico. Notazioni di storia della me-dicina, in “Domus Misericordie”. Settecentoanni di storia dell’Ospedale di Perugia. Con-vegno di studi (Perugia, 16-17 dicembre 2005),a cura di CLARA CUTINI, Perugia, Deputazionedi storia patria per l’Umbria, 2006, p. 164; SI-RAISI, L’insegnamento della medicina, p. 444.

27 ERMINI, Storia dell’Università, I, p. 166;SIRAISI, L’insegnamento della medicina, p.445; GIORGIO COSMACINI, Storia della medici-na e della sanità in Italia. Dalla peste europeaalla guerra mondiale. 1348-1918, Roma-Bari,Laterza, 1988, pp. 27-33.

28 La bassa chirurgia comprendeva le nume-rose cure empiriche della supercie esterna delcorpo. Al suo interno anche la bassa chirurgiacomprendeva una gerarchia che contemplavagure professionali più qualicate come i set-tori anatomici e i ebotomi che eseguivano sa-lassi, e gure meno qualicate come i cavaden-ti e barbieri. Sulla questione della gerarchie trai medici si veda: CLAUDIA MINCIOTTI TSOUKAS,Il Carteggio di Annibale Mariotti, in Anniba-le Mariotti 1738-1801: cultura scientica,storica e politica nell’Umbria di ne Settecen-to. Convegno di studi (Perugia, 13-14 dicem-bre 2001), a cura di MARIO RONCETTI, Perugia,

Deputazione di storia patria per l’Umbria,2002, pp. 42-43.

29 ERMINI, Storia dell’Università, I, p. 166;COSMACINI, Storia della medicina, pp. 27-33. Perlo sviluppo della chirurgia nel XIV secolo si veda:GIOVANNA FERRARI, Chirurgia e strumenti chi-rurgici in Storia della scienza, IV, pp. 447-460.

30 COSMACINI, Storia della medicina, pp. 27-33; MINCIOTTI TSOUKAS, Il Carteggio di Anni-bale Mariotti, pp. 42-43.

31 ERMINI, Storia dell’Università, I, pp. 553-555.

32 In campo anatomico la metà del secolovide compiersi la rivoluzione “vesaliana” cuisi accennerà più avanti; alla ne del secolo fufondato a Padova il primo teatro anatomico sta-bile (1594). Per quanto riguarda la botanica, nel-la prima metà del secolo furono istituite le pri-me cattedre dei semplici a Roma, Bologna e Pe-rugia e vennero fondati gli orti botanici di Pisa,Padova, Firenze e Bologna, BERETTA, Storia ma-teriale della scienza, pp. 146-148.

33 COSMACINI, Storia della medicina, pp. 71-74.

34 ERMINI, Storia dell’Università, I, pp. 553-555.

35 Riguardo alla medicina del periodo Er-mini scrive: «Si resta insomma nel secolo XVe ancora per buona parte del XVI ben lontanida quella via che sola potrà condurre al suo rin-novamento […] Consegue da ciò che sarebbevano ricercare nelle liste dei maestri saliti allecattedre perugine nel secolo XV e nel seguen-te, docenti la cui opera scientica abbia lascia-to orme veramente tangibili nel progresso del-la medicina», ERMINI, Storia dell’Università,I, pp. 553-555. Nel Quattrocento emerse co-munque tra i lettori dell’Ateneo la gura diMattiolo Mattioli, di cui è stato ultimamentepubblicato, per cura di Gemmarosa Levi Do-nati, il Tractatus de Memoria. Per un panora-ma degli altri lettori del XV e XVI secolo sirimanda a: ERMINI, Storia dell’Università, I, pp.555-570.

36 Ivi, pp. 233-236.37 Si rimanda a MARCO MAOVAZ – BRUNO

ROMANO, La botanica, in Scienza e scienziati

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 315

Page 40: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

a Perugia. Le collezioni scientiche dell’Uni-versità degli Studi di Perugia, a cura di MAR-CO MAOVAZ – ANTONIO PIERETTI – BRUNO RO-MANO, Milano, Skira, pp. 85-103.

38 «Giambattista Baf da Corinaldo, già sco-laro a Padova del Falloppio, che fu alla catte-dra medica perugina nel 1580 e in seguito, de-nunciava apertamente come in nessun sensol’astrologia dovesse considerarsi utile al medi-co né al teorico né al pratico, né ai paracelsi-sti né ai chimisti», ERMINI, Storia dell’Univer-sità, I, p. 571. Nella notizia, che Ermini ripren-de dalle Memorie istoriche della peruginaUniversità degli Studi e dei suoi professori diVincenzo Bini, è interessante anche il riferimen-to ai paracelsisti. Philippus Aureolus Theophra-stus Bombastus von Hohenheim detto Paracel-so (1493-1541) fu medico, alchimista, astrolo-go e chimico. Paracelso propose il ritorno allamedicina pratica empirica e l’uso terapeuticodei composti chimici. Per la sua contestazionedei testi di Galeno e Avicenna, fu detto il Lu-tero della medicina, posizione per la quale tro-vò molti oppositori nel mondo accademico. Nel-lo Studio perugino la conoscenza delle teoriedi Paracelso è accertata dalla ne del XVII se-colo attraverso la diffusione delle teorie iatro-chimiche. Sulla diffusione del paracelsismo inItalia si veda: MARCO FERRARI, Alcune vie didiffusione in Italia di idee e di testi di Paracel-so, in ISTITUTO NAZIONALE DI STUDI SUL RINA-SCIMENTO, Scienze, credenze occulte, livelli dicultura. Convegno di studi (Firenze, 26-30 giu-gno 1980), Firenze, Olschki, 1982, pp. 21-29.

39 Andreas van Wescle o Andrea Vesalio(1514-1564), lettore di anatomia a Padova dal1537. Vesalio segnò convenzionalmente la na-scita dell’anatomia moderna con la pubblica-zione, nel 1543, del De humani corporis fabri-ca. Quella di Vesalio fu tuttavia una rivoluzio-ne incompiuta per l’impossibilità all’epoca, daparte dei clinici, di «riconoscere nell’anatomiadel cadavere il punto fermo, d’appoggio, sul qua-le sollevarsi al rango di scienza sperimentale»,COSMACINI, Storia della medicina, p. 96; su Ve-salio si veda inoltre: ANDREA CARLINO, L’ana-tomia, in Storia della scienza, IV, pp. 865-881.

40 Cattedre anatomiche erano state istituitealla metà del secolo a Roma, nel 1551, e a Bo-logna, ADALBERTO PAZZINI, La medicina inUmbria dal secolo XV al XVIII, in Storia e cul-tura in Umbria nell’età moderna (secoli XV-XVIII). Atti del VII convegno di studi umbri (Gub-bio, 18-22 maggio 1969), a cura della FACOLTÀDI LETTERE E FILOSOFIA DELL’UNIVERSITÀ DEGLISTUDI, Perugia, Centro studi umbri, 1972, pp.367-368. L’insegnamento dell’anatomia galeni-ca non venne soppiantato rapidamente, in mol-ti atenei si dovette aspettare la metà del XVIIsecolo per avere cambiamenti signicativi nel-la didattica anatomica; si veda a questo propo-sito: CARLINO, L’anatomia, in Storia dellascienza, IV, pp. 865-881.

41 Pietro Paolo Galera (1548-1602), nato aPerugia, nel 1597 pubblicò nel capoluogo um-bro il Tractatus de pulsibus ac de nonnullorummedicamentorum cognitione de ponderibusac usu. Esprimere un giudizio sulla “moderni-tà” della cattedra anatomica perugina è arduo,in quanto nulla si sa degli insegnamenti anato-mici impartiti dal docente, ERMINI, Storia del-l’Università, I, p. 571; MARIO PITZURRA, Le ori-gini, «Annali della Facoltà di Medicina e Chi-rurgia della Università degli Studi di Perugia»,77 (1986), p. 9.

42 ARCHIVIO DELL’UNIVERSITÀ (AU), P I, DI. Nel 1602, ultimo anno di insegnamento, Ga-lera teneva la lettura di medicina pratica di mat-tina, di sera e la lettura di chirurgia e anatomia.

43 AU, P I, D I. A Costantini veniva corri-sposto un salario di 28 scudi, ma era obbliga-to a pagare l’incisore Agabito Benamato. Dal1602 Costantino Costantini divise l’in se gna -mento della pratica col fratello Lelio.

44 ANDREW R. CUNNINGHAM, La medicina,in Storia della scienza, V, p. 685.

45 Sulla rivalutazione di Ippocrate nei con-fronti di Galeno durante il XVIII secolo si ve-dano: CUNNINGHAM, La medicina, in Storia del-la scienza, V, p. 695; COSMACINI, Storia dellamedicina, pp. 171-178.

46 REGINA LUPI, Ludovico Viti e l’epidemiadi vaiolo del 1712: il sapere medico a Peru-gia nel primo Settecento, «BDSPU», 98

MARCO MAOVAZ ET AL.316

Page 41: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

(2001), pp. 409-415. L’eterogeneità delle teo-rie mediche induce alcuni storici a negare allamedicina un ruolo nella rivoluzione scientifi-ca e per cui si veda: CUNNINGHAM, La medi-cina, p. 700.

47 Il cartesianesimo, che trovò terreno fer-tile anche in campo universitario, si propagògrazie alla scuola galileiana, a questo proposi-to si vedano: BERETTA, Storia materiale dellascienza, pp. 146-148; VITTOR IVO COMPARATO,Alessandro Pascoli, Magliabechi e il meccani-cismo a Perugia tra ’600 e ’700, in Studi in ono-re di Paolo Alatri. L’Europa nel XVIII secolo,Napoli, Edizioni scientiche italiane, 1991, pp.8-10.

48 Per un panorama dell’inuenza della -losoa di René Descartes (1596-1650) sulle di-scipline scientiche si rimanda a: ROGERARIEW, ERIC P. LEWIS, Corpi materia e spazio,in Storia della scienza, V, pp. 369-383.

49 Per quanto attiene all’inuenza di Gali-leo Galilei (1564-1642) sulla medicina si veda:FRANCO A. MESCHINI, Giovanni Alfonso Borel-li e la scuola italiana, in Storia della scienza,V, pp. 675-676.

50 Gian Alfonso Borelli (1608-1679) profes-sore a Messina e Pisa, fu allievo di Galileo emaestro di Malpighi.

51 Santorio Santorio (1561-1636), professo-re nello Studio padovano, durante gli esperimen-ti sulla traspirazione fu tra i primi a utilizzarele misurazioni quantitative.

52 Jan Baptista van Helmont (1577-1644)medico e chimico ammingo, propose una spie-gazione della siologia basata su fenomeni fer-mentativi.

53 Secondo Cosmacini la iatrochimica e laiatrosica «hanno un denominatore comune nel-la teoria corpuscolare della materia, nata dal-la rivoluzione scientica e congeniale a entram-be», COSMACINI, Storia della medicina, p.184. Importante fu inoltre per entrambe le scuo-le l’adesione a misurazioni quantitative, per cuisi veda: ARTURO CASTIGLIONI, Storia della me-dicina, Milano, Società editrice Unitas, 1927,pp. 539-540. Sulla questione si veda anche:LUPI, Ludovico Viti, pp. 409-415.

54 COSMACINI, Storia della medicina, pp.168-190; COMPARATO, Alessandro Pascoli, pp.10-11; CUNNINGHAM, La medicina, p. 685.

55 UGO BALDINI, L’attività scientica nel pri-mo Settecento, in Storia d’Italia. Annali 3. Scien-za e tecnica nella cultura e nella società dal Ri-nascimento a oggi, a cura di GIANNI MICHELI,Torino, Einaudi, 1980, pp. 482-483.

56 BALDINI, L’attività scientica nel primoSettecento, pp. 482-483; LUPI, Ludovico Viti, pp.409-415.

57 Tra il 1680 e il 1681 fu pubblicato a Romail noto trattato di Borelli De motu animalum.

58 Marcello Malpighi (1628-1694) fu unodei maggiori rappresentanti della scuola iatro-meccanica, dopo la laurea a Bologna fu inse-gnante a Pisa, Messina e Bologna. Durante l’in-segnamento a Pisa Malpighi operò un «mutuoscambio di impulsi scientici» con Borelli, CO-SMACINI, Storia della medicina, p. 160. Precur-sore della microscopia nel campo dell’anato-mia umana e botanica, fu chiamato nel 1691 aricoprire la carica di archiatra da Innocenzo XII,BALDINI, L’attività scientica nel primo Sette-cento, pp. 482-483; LUPI, Ludovico Viti, pp. 484-485.

59 Giorgio Baglivi (1668-1707) si formò aBologna alla scuola di Malpighi e si trasferìsuccessivamente a Roma; dal 1696 tenne la cat-tedra di anatomia e chirurgia della Sapienza,per poi passare alla cattedra di medicina teo-rica. Come Malpighi, riuscì a conciliare la ia-tromeccanica col programma neoippocraticodi «ricondurre la prassi medica alla prisca ra-gion di osservare», COSMACINI, Storia della me-dicina, p. 173.

60 Giovanni Maria Lancisi (1654-1720) dinascita e formazione romana, fu insegnante nel-la cattedra di anatomia della Sapienza di Romadal 1685 al 1695, successivamente insegnò me-dicina teorica e pratica.

61 BALDINI, L’attività scientica nel primoSettecento, pp. 482-483.

62 COMPARATO, Alessandro Pascoli, pp. 5-7;ERMINI, Storia dell’Università, I, pp. 233-236.

63 Ivi, pp. 233-236.

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 317

Page 42: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

64 Giuseppe Neri (1586-1623) socio dell’Ac-cademia dei lincei, fu professore di pandette ematematica a Perugia, GIOVANNI BATTISTA VER-MIGLIOLI, Biograa degli scrittori perugini e no-tizie delle opere loro, Perugia, Baduel, 1829, II,pp. 136-138. Neri ospitò Galilei a Perugia nel1618, ERMINI, Storia dell’Università, I, p. 588.

65 «Havrei creduto che almeno per ombravi fusse stata notizia delle opere del Galileo chepur si può chiamar lor mezzo paesano, e de’nuovi trovati, che senza molto viaggio havreb-bon potuto giungervi da Firenze. Ma faccia con-to che se n’ha quella notizia che se ne potreb-be avere nella terra Australe», COMPARATO, Ales-sandro Pascoli, pp. 5-7.

66 Ludovico Pacini Viti (1662-1732) nacquea Orvieto e ottenne la cittadinanza perugina gra-zie alla quale poté insegnare nell’Ateneo. Perla biograa di Viti si rimanda a: PIZZONI, Gli um-bri nel campo delle scienze, pp. 272-279. Il la-voro più recente sulla gura di Viti è il già ci-tato: LUPI, Ludovico Viti. Riguardo all’attitudi-ne al viaggio d’istruzione, che diventò, dopol’esperienza di Viti, una regola seguita damolti altri, Regina Lupi scrive: «La biograadel Viti mostra come egli abbia sperimentatopersonalmente la necessità che l’intellettuales’apra a un mondo più vasto della propria pic-cola patria».

67 Thomas Willis (1621-1675), medico in-glese, fu un pioniere degli studi neurologici eco-fondatore, nel 1662, della Royal Society.

68 L’apertura di Viti all’esterno è rappresen-tata anche dai rapporti epistolari che ebbe concolleghi degli altri atenei. Tra questi si ricorda-no: Antonio Magliabechi (1633-1714), erudi-to orentino e bibliotecario di Leopoldo de’ Me-dici e della Biblioteca Palatina di Firenze; Apo-stolo Zeno (1668-1750) che fu il fondatore nel1710 del «Giornale de’ letterati d’Italia»; An-tonio Vallisneri (1661-1730) medico, naturali-sta e discepolo di Marcello Malpighi, insegnòmedicina pratica e teorica all’Università di Pa-dova. Nella biblioteca di Prospero Mariotti, al-lievo di Viti, si trovavano due manoscritti di Val-lisneri, ora conservati nella Biblioteca Augustadi Perugia: BAP, Ms 1796, De morbis capitis,

lezioni del 1701, 1704, 1707, e BAP, Ms 1797che contiene il libro dei consulti dal 1727 al1728.

69 LUPI, Ludovico Viti, pp. 409-415.70 I medici perugini seguaci della terapeu-

tica Galenica chiamavano Viti sprezzantemen-te «medico dell’acqua e della mentuccia»,COMPARATO, Alessandro Pascoli, p. 11. A pro-posito della semplicazione dei medicamentioperata da Viti, Felice Santi scrisse all’inizio delXIX secolo: «Affaticato già molto si era il chia-ro nostro professore Lodovico Pacino Viti[…] a togliere la quanto dispendiosa, altrettan-to inutil farragine dei medicamenti», FELICESANTI, Delle lodi del dottore Annibale Mariot-ti pubblico professore di medicina teorica e dibotanica nella Università di Perugia sua Patriamorto il dì 17 giugno 1801. Orazione detta nelgiorno del suo funerale da Felice Santi peru-gino, Perugia, Carlo Baduel, 1810, pp. 12-14.

71 LUPI, Ludovico Viti, pp. 409-415. Sullacoesistenza delle teorie iatrosiche e ippocra-tiche Comparato scrive: «I medici iatromecca-nici, nel momento stesso in cui demolivano latradizione galenica, si trovarono privi degli an-tichi strumenti terapeutici e optarono pruden-temente per una prassi medica il più possibilerispettosa della “natura” e degli equilibri sio-logici che essa mostrava di poter spontaneamen-te ristabilire. Questo fu l’indirizzo malpighia-no, e quello di Giorgio Baglivi, suo allievo, ar-chiatra ponticio e professore di anatomia e chi-rurgia alla Sapienza dal 1696, predecessore delPascoli e suo corrispondente», COMPARATO,Alessandro Pascoli, pp. 10-11.

72 LUPI, Ludovico Viti, pp. 409-415.73 Filippo Belforti (1672-1745), laureatosi

a Perugia, come Cocchi, si trasferì a Roma perperfezionarsi con Gaspare Reali, professore dimedicina alla Sapienza. Insegnò medicina teo-rica a Perugia dal 1708 al 1717, successivamen-te passò alla cattedra di teoria dei semplici, PIZ-ZONI, Gli umbri nel campo delle scienze, pp.121-122.

74 Virgilio Cocchi (1692-1736) nativo di Pie-garo, si laureò in medicina a Perugia. Dopo ilperfezionamento a Roma, tornò nel capoluogo

MARCO MAOVAZ ET AL.318

Page 43: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

umbro dove fu il primo titolare della cattedradi sica nel 1730.

75 Oltre ai nomi citati, altri innovatori sonoricordati da Felice Santi all’inizio del XIX seco-lo: Francesco Neri; Ludovico Mariotti; Bernar-dino Pasqua; Francesco Pasqualucci; Carlo Co-lacicchi e Niccolò Cappelletti, SANTI, Delle lodidel dottore Annibale Mariotti, pp. 12-14. Su Fran-cesco Neri, nipote del matematico Giuseppe econdente di Ludovico Viti si vedano: VERMI-GLIOLI, Biograa degli scrittori perugini, II, p.136; COMPARATO, Alessandro Pascoli, pp. 9-10;ERMINI, Storia dell’Università, I, p. 589.

76 Alessandro Pascoli (1669-1757), nato aPerugia da una famiglia originaria di Ravenna,compì i primi studi presso i gesuiti per laure-arsi a Perugia in losoa nel 1690. Oltre allacarriera accademica svolse la professione me-dica per numerosi regnanti di passaggio aRoma e per quattro ponteci: Clemente XI; In-nocenzo XIII; Benedetto XIII e Clemente XII.Fu protomedico generale di Roma e di tutto loStato ponticio ma non ricoprì mai la carica diarchiatra pontico che gli venne più volte pro-posta. Per un prolo biograco si rimanda a:PIZZONI, Gli umbri nel campo delle scienze, pp.279-288. Per gli aspetti losoci della carrie-ra di Pascoli si veda: CORNELIO FABBRO, Il car-tesianesimo di Alessandro Pascoli (1669-1757), in Storia e cultura in Umbria nell’età mo-derna. Tra gli studi più recenti segnaliamo:COMPARATO, Alessandro Pascoli e LUIGI GUER-RINI, Il grande affare della sapienza umana.Scienza e losoa nell’opera di Alessandro Pa-scoli (1669-1757), Firenze, Le Lettere, 2000.

77 Francesco Redi (1626-1697), laureatosia Pisa in medicina e losoa nel 1647, si tra-sferì in seguito a Roma e poi a Firenze. Nellacapitale granducale venne assunto dalla cortemedicea. Fu accademico della Crusca, del Ci-mento e insegnante nello Studio orentino. Lesue ricerche naturalistiche lo portarono a con-futare la generazione spontanea.

78 COSMACINI, Storia della medicina, pp.160-168. Comparato aggiunge: «Redi mantie-ne una posizione morbida verso l’autorità po-litica (il Granduca) e quella ecclesiastica (la Cu-

ria, i Gesuiti). Evitando ogni formulazione me-tasica, lascia sussistere l’impressione di unacompatibilità tra metasica scolastica tradizio-nale e sica sperimentale», COMPARATO, Ales-sandro Pascoli, pp. 7-8.

79 AU, P I, D II; dalla lettura dei rotuli, Pa-scoli risulta lettore di logica dal 1693 al 1710.Secondo Pazzini nei rotuli della Sapienza ilnome del Pascoli compare già nel 1701, PAZ-ZINI, La medicina in Umbria, pp. 368-369. Chia-mato a Roma per ricoprire la cattedra di ana-tomia, passò successivamente all’insegnamen-to della medicina teorica e pratica, che tenne noal 1751. Per le date degli insegnamenti aRoma si rimanda a: ERMINI, Storia dell’Univer-sità, I, p. 576. La sovrapposizione tra le date diinsegnamento di Pascoli nell’Ateneo romanoe nell’Ateneo perugino fa ipotizzare una sua pre-senza stagionale nelle due città.

80 ALESSANDRO PASCOLI, Il corpo umano, obreve storia, dove con nuovo metodo si descri-vono in compendio tutti gli organi suoi, e i loroprincipali uzi, per istruire a bene intendere,secondo il nuovo sistema, la teorica e praticamedicinale, Perugia, Costantini, 1700.

81 Vincenzo Salvatori fu lettore di anatomiae medicina teorica dal 1670 al 1712, quando fusostituito da Ludovico Pacini Viti e da Giovan-ni Battista Salvatori, ERMINI, Storia dell’Uni-versità, I, p. 573; AU, P I, D III.

82 Nelle raccolte di manoscritti di Prospe-ro e Annibale Mariotti, conservate nella Biblio-teca Augusta di Perugia, si trovano le prime tra-scrizioni di lezioni universitarie nell’Ateneo, sivedano a questo proposito i manoscritti in: BAP,Ms 1506. Le lezioni sui canoni di Avicenna sonodegli anni 1693, 1697 e 1707.

83 BAP, Ms 1506, si tratta di una prelezio-ne sugli Aforismi di Ippocrate del 1696.

84 BAP, Ms 1506, si tratta di una prolusio-ne, non datata, di scienze anatomiche con laspiegazione dei «Microtechni» (Mikrotéchn),l’Ars Parva nella traduzione latina.

85 Robert Boyle (1627-1691) chimico e -sico irlandese; nella pubblicazione The scepti-cal chymist del 1661 Boyle sostenne la naturacorpuscolare della materia, in netto contrasto

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 319

Page 44: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

con la dottrina aristotelica, allora in voga, checonsiderava la materia formata dalle quattro ma-terie fondamentali (terra, aria, fuoco e acqua).

86 BAP, Ms 1506, il manoscritto, non data-to, è conservato con le altre lezioni citate. Il let-tore conclude il periodo con le seguenti paro-le: «la storia di tutti i mali, i segni per conoscer-li, i prognostici, ed il modo per curarli».

87 Prospero Mariotti (1703-1767) glio di unchirurgo pratico, nacque a Fratta, un piccolo bor-go del territorio perugino. Dopo essersi iscrit-to nell’Ateneo perugino, si addottorò nel 1726,dal 1727 al 1738 fu medico condotto ad Assi-si e a Todi. Nel 1739 entrò nel collegio dei me-dici. Fu titolare della cattedra di medicina dal1732 e della cattedra di teoria dei semplici dal1740. Nel 1763, quattro anni prima della mor-te, associò il glio Annibale alla cattedra di bo-tanica, ORESTE FERRINI, Commemorazione di An-nibale Mariotti tenuta dal prof. Oreste Ferrinial liceo di Perugia il 30 giugno 1901, Perugia,Tipograa Umbra, 1901, pp. 9-10; ANDREA CA-PACCIONI, Annibale Mariotti: la vita, i libri (1738-1801), Perugia, Era nuova, 2001, pp. 15-17; LAU-RA MARCONI, Annibale Mariotti membro delCollegio dei Medici, Filoso e Artisti di Peru-gia, in Annibale Mariotti 1738-1801, p. 156.

88 Vincenzo Cavallucci (1700-1787), natoa Perugia da una famiglia modesta, rimane unadelle gure più interessanti del Settecento pe-rugino. Iniziò gli studi presso i gesuiti e i do-menicani e, dopo aver seguito lezioni di teolo-gia, giurisprudenza e matematica, accettò l’in-segnamento della retorica nel monastero olive-tano di Monte Morcino. Ordinato sacerdote nel1728, dopo qualche anno decise di rinunciarealla carriera ecclesiastica. Nel 1739 si trasferìa Venezia per dedicarsi alla correzione di boz-ze in una tipograa, nel capoluogo veneto ven-ne in contatto con l’ambiente padovano e conGiovanni Battista Morgagni. Nel 1753 rientròa Perugia dove allacciò rapporti con ProsperoMariotti e dove gli venne afdata la cattedra dimatematica nell’Ateneo, MARIO RONCETTI,Vincenzo Cavallucci, in Dizionario Biogracodegli Italiani, Roma, Istituto della Enciclope-dia italiana; XXIII, pp. 5-8. Sulla gura di Ca-

vallucci si veda anche: GIUSEPPE LELMI, Vincen-zo Cavallucci, in LICEO GINNASIO STATALE AN-NIBALE MARIOTTI, Studi storici e letterari deiprofessori e studenti del Liceo Ginnasio A. Ma-riotti di Perugia in memoria di Annibale Ma-riotti: 10 giugno 1801-10 giugno 1901, Peru-gia, Tipograa Guerra, 1901, pp. 135-151. Sulcarteggio in volgare tra Cavallucci e Morgagnisi veda: CLEMENTE PIZZI, Il carteggio italianotra Vincenzo Cavallucci e G. B. Morgagni,«BDSPU», 36 (1939).

89 Giovanni Battista Morgagni (1682-1771)nativo di Forlì si laureò in medicina e losoaa Bologna nel 1701. Dopo essere stato assisten-te dell’anatomista Antonio Maria Valsalva, fuchiamato nel 1711 alla cattedra di medicina teo-rica dell’Ateneo padovano. Successivamente ri-coprì la cattedra di anatomia nello stesso Ate-neo. Morgagni rimane una delle gure più im-portanti della storia della medicina. Per primomise in relazione nella sua opera De sedibus etcausis morborum per anatomen indagatis, del1761, le alterazioni anatomiche con quelle pa-tologiche, creando di fatto una moderna pato-logia “per organi”, contrapposta alla imperan-te patologia umorale di ascendenza galenica.

90 «A Lei, ed il dottissimo Signor Mariot-ti ringrazio […] della sorprendente osservazio-ne dell’ingegnoso ritrovamento, e del nuovo si-stema che mi fanno l’onore di comunicarmi.Delle quali cose tutte giudizio più giusto no sipuò da me dire, se non che degnissime sono dilode […] La Machinetta perfezionata che fos-se dall’istesso ingegno che l’à ritrovata, e ne ànotate alcune imperfezioni, come accade in tut-ti i nuovi ritrovamenti, potrebbe in più di un casoaver molto uso, tanto più perché col provarla eriprovarla ne Bruti, e gl’effetti in essi viventi,e notomizzati osservandone, sarebbe facile, achi per avventura alcun nocumento ne temes-se accertarsi dell’utilità innocente della mede-sima. Il nuovo sistema ristretto a certa sorte diFebri, mostra di avere non meno di verisimili-tudine, che di novità», BAP, Ms 1506, lettera diGiovanni Battista Morgagni a Vincenzo Caval-lucci, Padova, 2 maggio 1755. Nella progetta-zione della “macchinetta” Mariotti dovette

MARCO MAOVAZ ET AL.320

Page 45: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

applicare le sue conoscenze di sica sperimen-tale confermate dalla sua pubblicazione: Let-tera scritta ad una dama dal signor dottore Pro-spero Mariotti sopra la cagione de’ fenomenidella macchina elettrica, Perugia, per li Costan-tini e Maurizi, 1748 e dalla donazione di alcu-ne macchine siche al gabinetto universitario.

91 Citazione di Giuseppe Belforti in: PIETROPIZZONI, I medici umbri lettori presso l’Univer-sità di Perugia, «BDSPU», 47 (1950), p. 166.

92 Annibale Mariotti (1738-1801), laurea-tosi nel 1754, a soli sedici anni, affrontò nel1758 il concorso per la cattedra di logica cheera stata tenuta per tanti anni da Pascoli; dal1763 Annibale insegnò botanica afancando ilpadre Prospero e tenendo contemporaneamen-te l’insegnamento della medicina pratica. Nel1777 passò alla cattedra di medicina teorica. Inoccasione del secondo centenario della morte,la gura di Mariotti è stata oggetto di un con-vegno di studi dove sono state affrontate le di-verse attività del medico ed erudito perugino:Annibale Mariotti 1738-1801: cultura scienti-ca, storica e politica nell’Umbria di ne Set-tecento. Convegno di studi (Perugia, 13-14 di-cembre 2001), a cura di MARIO RONCETTI, Pe-rugia, Deputazione di storia patria per l’Umbria,2002. Sulla carriera di Mariotti si rimanda inparticolare a: MARCONI, Annibale Mariottimembro del Collegio dei Medici; CAPACCIONI,Annibale Mariotti, pp. 31-40.

93 Roma, Firenze, Bologna, Padova, Ferra-ra, Venezia, Mantova, Parma e Pisa furono letappe dei viaggi che Mariotti intraprese tra il1756 e il 1761, si vedano a questo riguardo: SE-RENA INNAMORATI, Prolo bio-bibliograco diAnnibale Mariotti, in Annibale Mariotti 1738-1801, pp. 11-14; MINCIOTTI TSOUKAS, Il Car-teggio di Annibale Mariotti, pp. 36-38.

94 Il vecchio cattedratico, «garbatissimo»,mise al corrente il giovane medico del «pianodell’opera che ora stampa a Venezia presso ilRemondini e questa intitolata De Sedibus etCausis Morborum per Anatomen Indagatis»,CAPACCIONI, Annibale Mariotti, pp. 25-26.

95 SANTI, Delle lodi del dottore Annibale Ma-riotti, pp. 12-14. Sull’attività scientica e sul-

le opere edite e inedite di Mariotti si rimandaa: REGINA LUPI, Mariotti e il sapere medico-scientico, in Annibale Mariotti 1738-1801, pp.169-180; MINCIOTTI TSOUKAS, Il Carteggio diAnnibale Mariotti, pp. 37-38; CAPACCIONI,Annibale Mariotti, pp. 38-40; SANTI, Delle lodidel dottore Annibale Mariotti, p. 37. Per rag-guagli sui testi di contenuto scientico nella bi-blioteca di famiglia si vedano: MARIA ALESSAN-DRA PANZANELLI FRATONI, La Biblioteca di An-nibale Mariotti, in Annibale Mariotti 1738-1801, pp. 102-104 e ANDREA CAPACCIONI, Il let-tore ibrido e altre considerazioni. L’esperien-za di Annibale Mariotti (1738-1801), in Anni-bale Mariotti 1738-1801, p. 92.

96 ORESTE FERRINI, Annibale Mariotti nel-l’opera sua, in LICEO GINNASIO STATALE ANNI-BALE MARIOTTI, Studi storici e letterari, pp. 13-14. Aggiunge Ermini: «Egli è stato ben detto“un uomo nuovo fra gente vecchia”, ed è perlui che lo Studio medico di Perugia dà nel Set-tecento il primo chiaro segno, in continuazio-ne dell’azione già intrapresa dal Viti e da altri,di una decisa volontà di svincolarsi dalla vec-chia medicina per attingere la nuova nel seco-lo seguente», ERMINI, Storia dell’Università, I,pp. 577-578.

97 «Si può ben dire, che nella medica facol-tà fosse il primo fra noi ad abolire il barbaro sti-le di dettare i proprii scritti, sostituendo a que-sti la spiegazione de’ migliori Autori», VERMI-GLIOLI, Biograa degli scrittori perugini, II, p. 83.

98 Friedrich Hoffmann (1660-1742) medi-co siologo meccanicista tedesco, formatosi aJena ed Erfurt, introdusse nella terapia diver-si nuovi medicamenti. Insegnò nell’Universi-tà di Halle medicina e losoa naturale.

99 Herman Boerhaave (1668-1738) fu unumanista, chimico e medico olandese di famaeuropea. Laureatosi in losoa a Leida nel1689, nel 1693 si addottorò in medicina nel-l’Università di Harderwijk. Nel 1709 diventòprofessore di botanica e medicina a Leida. Fon-damentale fu il contributo di Boerhaave all’evo-luzione della clinica moderna. Riguardo al sa-pere medico di Mariotti e ai suoi collegamen-ti con le teorie di Boerhaave, Regina Lupi scri-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 321

Page 46: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

ve: «cercava sempre di orientarsi attraverso lesistemazioni più organiche e ragionevoli, soprat-tutto faceva perno su quella di Boerhaave chelasciava sì ampio spazio al recupero dellefonti più antiche, ma apriva la medicina ancheall’apporto delle altre discipline scientiche»,LUPI, Mariotti e il sapere medico-scientico, pp.179-180. Le conoscenze che Annibale avevadelle opere di Hoffmann e Boerhaave deriva-vano sicuramente dal padre; in una relazionesull’idropisia scritta negli anni Trenta del Set-tecento Prospero scrisse: «chi volesse di più in-tendere la forza del Fuoco, giacché il Boerha-ve nominai, può nella sua dotta, ed erudita chi-mica ultimamente stampata, vederne a’ bella po-sta la Sperienza», BAP, Ms 1766, relazione diProspero Mariotti sull’idropisia, Perugia, apri-le 1738. Il testo cui faceva riferimento era sta-to pubblicato sei anni prima dall’autore olan-dese: HERMAN BOERHAAVE, Elementa che-miae, quae anniversario labore docuit, in pu-blicis, privatisque, scholis, Lugduni Batavorum,Isaacum Severinum, 1732.

100 Sulla semplicazione delle terapie nel-la seconda metà del XVIII secolo si rimanda a:COSMACINI, Storia della medicina, pp. 204-205.

101 L’ampia erudizione e l’approccio filo-logico gli consentirono di effettuare i primi im-portanti studi di storia della scienza e dell’Uni-versità. Rimasti in buona parte inediti, e con-servati principalmente nella biblioteca Augu-sta di Perugia, gli scritti di storia della scien-za di Mariotti meriterebbero un’edizione cri-tica.

102 CAPACCIONI, Annibale Mariotti, pp. 51-53.103 ERMINI, Storia dell’Università, II, pp.

634-635.104 WILLIAM BYNUM, Medicine, in The Ox-

ford companion to the history of modern scien-ce, ed. by JOHN L. HEILBRON, New York, Ox-ford University press, 2003, p. 505.

105 Il brano di Adriano Carugo è citato in:COSMACINI, Storia della medicina, p. 311. Aquesto proposito si veda anche: ANTONIO CAZ-ZANIGA, La grande crisi della medicina italia-na nel primo Ottocento, Milano, Hoepli, 1951.

106 Sulla modernizzazione dell’Università

durante il periodo francese si rimanda a: ERMI-NI, Storia dell’Università, II, pp. 731-732. Trai ritardi della medicina a Perugia nella primametà del secolo vanno rilevate le grandi resi-stenze opposte alla vaccinazione al vaiolo: «Lavaccinazione urta dovunque, e urterà ancora perdecenni, contro un mondo di arretratezze cul-turali e di scarso civismo, prospero soprattut-to nelle campagne e composto da genitori ne-gligenti, parroci refrattari ai compiti di sensi-bilizzazione, medici vaccinatori disincentiva-ti e lassisti. Sempre negli Stati della Chiesa,dopo che un editto del cardinale Consalvi im-pone nel 1822 l’obbligo della vaccinazione […]in Umbria “a Perugia non si riusciva quasi a pra-ticare vaccinazioni”. Nel 1824 addirittura, conla caduta del Consalvi, si giunse ad abolire gliobblighi di vaccinazione, scatenando anche rea-zioni internazionali, polemiche e interpretazio-ni sul pregiudizio religioso», COSMACINI, Sto-ria della medicina, p. 281.

107 «Spira attorno ad essa un’aura di batta-glia, come intorno ad una contesa fortezza. Vis’avvicendano assalti e difese, conquista eresa dei principii allora in lotta. Col proclama-to regime repubblicano, colla ripristinata auto-rità ponticia, collo stabilito Governo imperia-le, col restaurato Stato ecclesiastico si succe-dono nell’Ateneo mutamenti radicali di costi-tuzione, d’amministrazione, d’ordinamentodegli studi», RAFFAELE BELFORTI, Riforma re-pubblicana della Università degli Studi di Pe-rugia, «Rassegna Storica del Risorgimento», 27(1940), pp. 959-976.

108 Le prime due riforme del periodo repub-blicano, compilate nel luglio del 1798 e nel mar-zo del 1799, si riferirono agli insegnamenti me-dici con la denominazione di «scienze saluta-ri»; a queste seguì il Piano pel riaprimento del-l’Università presentato al vescovo nell’ottobredel 1799 dai reggenti della città. Si vedano aquesto proposito: ANTONIO FRANCESCHI, Stabi-limenti per la provvisoria riforma della Univer-sità di Perugia, Perugia, presso Carlo Baduele Figli, 1799; ERMINI, Storia dell’Università, IIpp. 636-637 e pp. 734-739, LUCIO SEVERI, Lascuola medica perugina nell’800, «Annuario

MARCO MAOVAZ ET AL.322

Page 47: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

della Università degli Studi di Perugia», (1952-1953), pp. 25-28.

109 ERMINI, Storia dell’Università, II, pp.739-741.

110 Ivi, II, pp. 741-743.111 Ivi, II, pp. 755-756.112 Ivi, II, pp. 676-677. Aggiunge Ermini:

«diritto di laureare che le verrà nuovamente ri-conosciuto ma con notevole limitazione prati-ca solo nel 1860 dal Commissario del gover-no di Vittorio Emanuele II marchese Pepoli, perbenevolenza politica e sembrando essere stateeliminate le decienze che lo avevano a suo tem-po fatto perdere, e che, malgrado le istanze ei tentativi più volte ripetuti, Perugia non potràriavere in pieno godimento che nel 1925», Ivi,II, pp. 907-917. Riguardo alla laurea nell’im-mediato periodo post-unitario si segnala una let-tera del ministero al rettore Pennacchi: «potràcontinuarsi in codesta Università a conferire lalaurea in medicina agli studenti che avrannocompiuti i quattro anni degli studi teorici. Ot-tenuta la qual laurea dovranno gli studenti me-desimi frequentare per due anni le cliniche opresso l’Università di Bologna, o presso l’Isti-tuto superiore di Firenze, e sostenere ivi gli esa-mi relativi, per poter poscia ottenere la matri-cola di libero esercizio», Archivio di Stato diPerugia (ASP), fondo Archivio Storico delComune di Perugia (ASCP), serie 1860-1870,busta 31, lettera del direttore Rezasco per il mi-nistro della istruzione pubblica al rettore Gio-vanni Pennacchi, Torino, 1 luglio 1863.

113 E per cui si rimanda a: ERMINI, Storia del-l’Università, II, pp. 760-764 e pp. 770-783. Sisegnalano inoltre due interessanti proposte diriforma stilate subito dopo l’Unità. La prima fucomposta dal patologo Giuseppe Severini:«corso medico chirurgico; anno primo sicasperimentale, chimica, botanica, anatomia congli esercizi sul cadavere, siologia; anno secon-do zoologia, anatomia con gli esercizi sul ca-davere, siologia, patologia generale, farmacia[cancellato e sostituito con] botanica pratica;anno terzo materia medica, medicina legale epolizia medica, patologia speciale, con inizia-mento allo esercizio pratico, chirurgia con ini-

ziamento allo esercizio pratico, farmacia; annoquarto materia medica, medicina legale e po-lizia medica, patologia speciale, con iniziamen-to allo esercizio pratico, chirurgia con inizia-mento allo esercizio pratico, ostetricia», ASP,fondo ASCP, serie 1860-1870, busta 4b, Propo-sta di riforma della facoltà medica rmata daGiuseppe Severini e indirizzata al prof. Fran-cesco Bartoli, Perugia, 31 dicembre 1860. Dipoco posteriore è poi un rapporto del rettoreEmilio Barbanera: «Anno primo sica speri-mentale, chimica, zoologia, anatomia, siolo-gia; anno secondo chimica, botanica anatomia,siologia, patologia generale, esperienze di -sica chimica anatomia pratica sul cadavere, eanatomia microscopica pratica questi esperi-menti sono comuni anche alle scuole del pri-mo anno; anno terzo materia medica; medici-na legale e polizia medica, medicina pratica einiziamento alla pratica medica, chirurgia e ini-ziamento alla pratica chirurgica, farmacia pra-tica; anno quarto materia medica, medicina le-gale e polizia medica, medicina pratica e ini-ziamento, chirurgia con iniziamento, ostetricia»,AU, 1860-1861, Sul nuovo riparto delle lezio-ni annuali nelle scuole della facoltà Medico-chirurgica nell’Università libera degli Studi inPerugia, Rapporto del rettore Emilio Barbane-ra, Perugia, 14 febbraio 1861.

114 «Quella scienza infatti, lo studio dellaquale aveva trovato una volta la sua base nel-la lettura e interpretazione dei classici della me-dicina antica e medievale, portata ora sul ter-reno esclusivamente sperimentale e d’osserva-zione, esigeva d’improvviso, per essere degna-mente coltivata, una complessa e costosa attrez-zatura scientica e didattica di gabinetti, di mu-sei e di cliniche, che la esiguità dei mezzi, deiquali il glorioso ma nanziariamente modestoAteneo di Perugia disponeva, non era in gradodi fornire», ERMINI, Storia dell’Università, II,p. 910.

115 Nel 1819 fu compilato il secondo statu-to dell’Accademia comprendente 464 articoli;le attività accademiche furono interrotte nel1839 e ripresero nel 1847 con un cambio di de-nominazione dell’istituzione, che divenne l’Ac-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 323

Page 48: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

cademia medico-anatomico-chirurgica di Peru-gia. Fino al 1894 le esercitazioni anatomicheuniversitarie si svolsero nel teatro anatomico del-l’Accademia: «Questa Università non ha annes-sa al locale destinato alla scuola ed ai gabinet-ti una camera anatomica per le autopsie cada-veriche […] La camera anatomica per lo stu-dio esiste nell’ospedale civile ed è diretta dal-l’Accademia Medico-Chirurgica dotata al-l’uopo dall’Amministrazione dell’Ospedalesuddetto», ASP, fondo ASCP, serie 1817-59, bu-sta 171, lettera del gonfaloniere di Perugia algonfaloniere di Macerata, Perugia, 2 marzo1859. Con la costruzione nel 1894 del nuovoistituto anatomico e del nuovo teatro anatomi-co, l’Accademia fu trasferita dalla sede stori-ca dell’antico ospedale. Seguirono alcuni annidi disinteresse, durante i quali l’Accademia funuovamente chiusa dal 1899 al 1905. Alla riaper-tura, nel 1906, assunse la denominazione di So-cietà umbra di scienze mediche, sico-chimichee naturali; nel 1911 si tornò alla vecchia deno-minazione di Accademia anatomico-chirurgica,SEVERI, La scuola medica perugina, p. 42; ER-MINI, Storia dell’Università, II, pp. 642-644. Nel1923 il trasferimento dell’Accademia nel nuovoospedale di Monteluce favorì la ripresa delle at-tività scientiche, soprattutto per l’opera dei do-centi succedutisi alla sua Presidenza, i professo-ri Carlo Righetti, Raffaello Silvestrini e Osval-do Polimanti. L’Accademia, tuttora in funzione,si congura come un ente morale che si dedicaa ospitare sedute scientiche in ambito biome-dico, a patrocinare premi di laurea o di dottora-to, a ospitare letture magistrali di eminenti stu-diosi, e a collaborare all’attività didattica del cor-so di laurea in medicina e chirurgia dell’Ateneo.

116 Goffredo Belisari (o Bellisari) (1766-1836) si laureò a Perugia nel 1783 e si trasfe-rì a Roma per fare pratica nell’ospedale dellaconsolazione e nell’ospedale lateranense di S.Salvatore. Ritornato a Perugia durante il perio-do francese, fu eletto chirurgo capo delle trup-pe stanziate in città. Alla sua scuola si forma-rono Achille Dottorini, uno dei più valenti chi-rurghi della prima metà del secolo, e Pasqua-le Bochi, professore di anatomia e siologia di

cui si parlerà più avanti, PIZZONI, Gli umbri nelcampo delle scienze, pp. 310-315.

117 A esprimersi così fu, nel necrologio diBelisari, il professore di anatomia CesareMassari. Nel 1823 Belisari afancava, in qua-lità di settore, il professore di anatomia Cesa-re Massari nel gabinetto di anatomia dell’Ate-neo, PIZZONI, Gli umbri nel campo delle scien-ze, pp. 310-315; Ruolo della ponticia Univer-sità di Perugia. Anno 1823-1824, Perugia, Ti-pograa Garbinesi e Santucci, 1823, p. 12. Espe-rienze anatomiche sono comunque accertate peri periodi precedenti, lo attestano la presenza deisettori anatomici e di spese per le preparazio-ni anatomiche nei rotuli universitari e il seguen-te promemoria del 1797: «Per dare esecuzio-ne al generoso condono che fanno i lettori eser-centi sul diritto, che avevano negli Annui scu-di quaranta assegnati al defonto macchinista, eche erogare si devono in acquisto di nuove mac-chine e per gli annui sperimenti sici e anato-mici», AU, P I, D VIII, Rotuli DD. Lector Stu-dii ab anno 1791 usq. ad 1800, Promemoria,si veda inoltre: ERMINI, Storia dell’Università,II, pp. 917-921.

118 «Nei primordi del secolo corrente fon-davasi in Perugia nell’Ospedale Civile un’Ac-cademia anatomico-chirurgica, e per cura del-l’esperto prof. Giuseppe Belisari sorgevano i pri-mi incunabuli del Museo Anatomico» Cennostorico della libera Università di Perugia, Pe-rugia, Tipograa Santucci, 1873, p. 27. Nel 1822il teatro e il gabinetto vengono descritti nelmodo seguente: «Fu restaurato nel 1802. La suagura è semicircolare ed à in mezzo al suo vol-to la simbolica immagine della Notomia dipin-ta da Andrea Appiani. Una tavola di marmo ser-ve alla anatomiche dimostrazioni, e 4 ordini disedili allo intorno apprestano agio ad assister-vi. Un Gabinetto dove si conservano varie pre-parazioni, due camere incisorie colle respetti-ve tavole di marmo, una camera mortuaria, unapel Segretario», SERAFINO SIEPI, Descrizione to-pologico-istorica della città di Perugia, Peru-gia, Garbinesi e Santucci, 1822, II, pp. 462-463.

119 Il brano citato è di Massari, si veda: SE-VERI, La scuola medica perugina, p. 42.

MARCO MAOVAZ ET AL.324

Page 49: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

120 Dal 1799 al 1811 si erano succeduti allacattedra anatomica: Vincenzo Veracchi; Bene-detto Bernardi; Luigi Pacico Pascucci; Feli-ce Santi; Antonio Mezzanotte e Cesare Massa-ri. Vincenzo Veracchi risulta insegnante in: AU,P I, D VIII, Rotuli DD. Lector, Noticazione perla riapertura dell’Università compilata dal ve-scovo Alessandro Maria Odoardi. Per notizie suVeracchi si rimanda a: PIZZONI, I medici umbrilettori presso l’Università di Perugia, p. 116.Nel 1800 la cattedra fu contesa tra Luigi Paci-co Pascucci e Vincenzo Veracchi. BenedettoBernardi, che aveva tenuto la cattedra no a po-chi anni prima, presentò un’istanza in cui as-seriva che Pascucci, in qualità di suo ex assi-stente, aveva più titoli per tenere l’insegnamen-to. Si tenne una votazione che vide vincitore Pa-scucci, il quale però non ottenne la cattedra chevenne assegnata al vecchio docente Bernardi,AU, P I, DVIII, Rotuli DD. Lector. Negli anniseguenti, no al 1809, il lettore risulta Benedet-to Bernardi, con Pascucci come assistente e sup-plente. Nel 1807 anche Felice Santi tenne, nel-la lettura ordinaria di medicina, lezioni dianatomia e siologia, per cui si veda: AU, P II,D IV. In un documento del periodo napoleoni-co Felice Santi risulta come lettore di «anato-mia e siologia in generale» e Pascucci come«Lettore di anatomia pratica», AU, P II, E V, Ri-parto degli stipendi dei professori. Nell’apri-le del 1810 la situazione era immutata: AU, PII, E V, Stato dell’Università degli Studi di Pe-rugia per il mese di aprile del 1810. Nell’ot-tobre del 1810 le cattedre vennero riassegna-te: a Felice Santi venne afdata la medicina teo-rica e pratica; a Pascucci la medicina pratica eclinica e ad Antonio Mezzanotte la cattedra dianatomia e siologia, AU, P II, A I, lettera delprefetto del Trasimeno alla consulta per l’orga-nizzazione dell’Università, Spoleto, 12 ottobre1810.

121 Cesare Massari (1784-1857) laureato aPerugia nel 1804, insegnò dal 1807 elementi dilosoa e logica e, nel 1810, la botanica per po-chi mesi in sostituzione di Felice Santi. Nel 1811gli venne assegnata la cattedra di anatomia e -siologia che tenne no al 1831. In quell’anno

Massari fu allontanato dall’Università e dal col-legio dei medici per ragioni politiche. Nel 1839il cardinale Rivarola, riconoscendone il valo-re, lo volle direttore del Manicomio di SantaMargherita, dove pose in atto terapie innovati-ve per la cura delle alienazioni mentali. Nel1846 venne riammesso nel collegio medico enel 1847 venne insignito dell’onoricenzadell’ordine Piano. Nel 1857, anno del decesso,la sua biblioteca fu donata, per sua disposizio-ne, all’Ateneo. Per maggiori ragguagli sulla -gura del docente si vedano: PIZZONI, Gli umbrinel campo delle scienze, pp. 310-315; ERMINI,Storia dell’Università, II, pp. 915-917; SEVE-RI, La scuola medica perugina, p. 40. Nell’ar-chivio universitario è conservata la documen-tazione del concorso che Massari sostenne nel1807 per accedere alla cattedra di logica. Sonoriportati tra gli studi umanistici: «studj della La-tina Favella, della Umanità, e Rettorica» con Fe-derico Pascucci e Giuseppe Spiganti e quattroanni di logica e metasica con Nicola Bruca-lassi. Tra gli studi «della difcile arte di Escu-lapio» sono ricordati il corso di anatomia e -siologia con Vincenzo Veracchi «col quale in-traprese pur anco la pratica medica per il rio-ne dei poveri», la patologia e semiotica con Mar-cello Bonucci, l’igiene terapeutica, e materiamedica con Vincenzo Fazi «quindi ha eserci-tato con esso, e per esso son già due anni la ca-rica di medico de poveri per Porta Sole nellaquale incombenza ha dimostrato sempre la pre-mura cristiana e vantaggiosa per l’utile de’ mi-seri infermi» e inne, quattro anni nello studiodella sica e della chimica con Luigi Canali. Èriportata inoltre la frequenza per due anni del-l’ospedale di S. Maria della misericordia conFelice Santi e Luigi Pacico Pascucci, con lacarica «di giovane addetto al taglio per le ana-tomiche lezione della Accademia anatomico-chirurgica di Perugia». L’esame di Massari con-sistette in un tema sull’elettricità animale dovetrattò delle ricerche di Franklin, Coulomb, Vol-ta, Beccaria e, in particolar modo, delle espe-rienze di Galvani sulle rane. Nella seconda par-te dell’esame egli trattò delle reazioni sichedovute a febbri intermittenti, in spiegazione del

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 325

Page 50: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

quarantottesino aforisma del IV libro di Ippo-crate, AU, P II, D IV, Estratto dei requisiti del-l’Ecc.mo Sig.r Dott. Cesare Massari da Peru-gia, Perugia, 11 giugno 1807.

122 AU, P II, E III, Atti del consiglio, Sedu-ta del consiglio del 17 novembre 1814.

123 Una citazione del gabinetto e delle altrecollezioni universitarie, risalente alla metà delXIX secolo, è contenuta in: DE RENZI, Storia del-la medicina, V, p. 940: «Dal principio di que-sto secolo [la città di Perugia] è decorata diun’Accademia anatomico-chirurgica; di unGabinetto anatomico, e patologico; di una col-lezione anatomica in cera, di un museo ornito-logico; di un gabinetto chimico; di un altro mi-neralogico; di un altro sico; di un orto botani-co; di un osservatorio meteorologico ed astro-nomico; di ospedali, di manocomii, di case disoccorso, ec.». L’opera di De Renzi è una inte-ressante fonte per la storia dei primi gabinetti-musei anatomici in Italia. De Renzi ricorda in-fatti, tra i primi gabinetti di anatomia normale,quelli di Bologna (1742) e Pavia (1774) ed elen-ca le collezioni settecentesche e i professori del-le Università di Modena (Antonio Scarpa, do-cente a Modena dal 1773 al 1783), Parma (Mi-chele Girardi) e Ferrara (Giovanni Tumiati), DeRenzi ricorda inoltre la collezione orentina for-mata da Felice Fontana, DE RENZI, Storia del-la medicina, V, pp. 920-954. Per un panoramaaggiornato dei musei anatomici italiani si riman-da a: Guida ai musei italiani di anatomia, Na-poli, Società italiana di anatomia, 1999.

124 «Udita dai Sig.ri Consiglieri la suddet-ta proposizione unanimemente convenneroche debbano farsi le spese sopraindicate tantopel gabinetto anatomico, quanto pel giardinoBotanico erogando in queste i sopravvanzi chepotranno esservi in quest’anno, rimettendoalla saviezza dei Sig.ri Amministratori di pro-curare in tutte i maggiori risparmi possibili»,AU, P II, E III, Atti del consiglio, Seduta del con-siglio del 17 novembre 1814.

125 GIACOMO GIACOBINI-CRISTINA CILLI-GIANCARLA MALERBA, Il Museo di anatomiaumana, in La memoria della scienza. Musei ecollezioni dell’Università di Torino, a cura di

GIACOMO GIACOBINI, Torino, Fondazione CRT,2003, p. 144.

126 Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIXsecolo il maggiore sostenitore delle prepara-zioni naturali fu l’anatomista Antonio Scarpa;scrive De Renzi: «Scarpa successore di Rezial’ampliò [il museo pavese] con molto sennofin dal 1783, soprattutto col desiderio diemulare, ed, ove il potesse, sorpassare quel-lo di Hunter in Londra, e quello di Walther inBerlino, e volendo contrapporre le preparazio-ni naturali a quelle in cera, delle quali si ar-ricchiva il Museo di Firenze, e pose tanto ca-lore in quest’opera, che già nel 1804 ricchis-sima n’era la raccolta», DE RENZI, Storia del-la medicina, V, p. 925.

127 Felice Fontana (1730-1805), fu profes-sore di logica nell’Ateneo pisano. Nel 1766 ven-ne insignito del titolo di sico di corte a Firen-ze. Impegnato in studi biologici, chimici, sio-logici e anatomici, che gli diedero fama euro-pea, fu il direttore del Museo di sica e storianaturale no a 1805. Per le vicissitudini dellecollezioni di ceroplastica orentina si rimandaa: MUSEO LA SPECOLA FIRENZE, Encyclopaediaanatomica, Koln, Taschen, 1999.

128 Clemente Susini (1754-1814) fu il più ce-lebre esponente della scuola ceroplastica oren-tina. Fu chiamato da Fontana alla Specola nel1773 e vi rimase no all’anno della morte. Ol-tre che alla Specola le sue opere sono conser-vate a Vienna, Cagliari e Bologna.

129 Attualmente la Specola conserva circamillequattrocento cere anatomiche prodotte dal1771 alla metà del XIX secolo.

130 Nel 1780 Giuseppe II, fratello del gran-duca Pietro Leopoldo, ordinò ottocento cere aFirenze per un museo anatomico da lui fonda-to e denominato Josephinum.

131 MARIA LUISA AZZAROLI PUCCETTI - BE-NEDETTO LANZA, La venere scomponibile,«Kos», 4 (1984), pp. 70-74.

132 DE RENZI, Storia della medicina, V, pp.933-934.

133 Francesco Calenzuoli (1796-1829) lavo-rò, in collaborazione col fratello Carlo, utiliz-zando gli stampi fabbricati da Susini. Opere dei

MARCO MAOVAZ ET AL.326

Page 51: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

Calenzuoli si trovano nei musei anatomici diFerrara e Torino e nel museo di storia natura-le di Parigi. AZZAROLI PUCCETTI - LANZA, La ve-nere, pp. 70-74; RAFFAELE BATTAGLIA-SILVANOCAPITANI-CLAUDIO CHIARINI, Museo Anato-mico «G. Tumiati», in UNIVERSITÀ DEGLI STU-DI DI FERRARA, Verso un museo delle scienze.Orto botanico, musei e collezioni storico-scientiche dell’Università di Ferrara, a curadi CARMELA LORIGA, Bologna, Editograca Ra-stignano, 2001, p. 17; GIACOBINI-CILLI-MALER-BA, Il Museo di anatomia umana, p. 144.

134 Una copia del contratto, datata 7 dicem-bre 1814, è conservata in: ASP, fondo ASCP, se-rie Università, busta 27.

135 Filippo Uccelli (1770-1832) medico diformazione ospedaliera fu, dal 1793, dissetto-re a Pisa. Insieme a Tommaso Bonicoli e Pao-lo Mascagni fece parte dello staff che coadiu-vò Fontana e i ceroplasti nella formazione del-la collezione della Specola. Le sue idee poli-tiche liberali gli procurarono, al pari di Cesa-re Massari, non pochi problemi.

136 Alcune tavole e la stessa Venere eranocomposte da più pezzi separati. Il totale dei pez-zi commissionati ammontava a quaranta, AU,inventari 2490B-2493B, Oggetti in cera, iqua li si conservano nel gabinetto per la scuo-la di anatomia.

137 Antonio Scarpa (1752-1832), formato-si a Padova con Vallisneri e Morgagni, fu unodei maggiori anatomisti italiani. Docente a Mo-dena e a Pavia, è ricordato per i suoi studi sul-l’innervazione del cuore, sull’anatomia della co-scia, dell’occhio e dell’orecchio, di cui descris-se il ganglio vestibolare e il timpano seconda-rio. A livello didattico Scarpa è ricordato qua-le «primo professore universitario che all’inse-gnamento dell’anatomia accoppiò quello del-la clinica chirurgica», COSMACINI, Storia del-la medicina, p. 234.

138 «In tutto Francesconi 360», ASP, fondoASCP, serie Università, busta 27, Contratto perla fornitura delle cere.

139 La consegna avvenne con ritardo di unanno rispetto alla data ssata. L’imballaggio eraa carico di Calenzuoli e il trasporto a carico del-

l’Università. Ancora vivo alla Specola dovevaessere il ricordo dell’epico viaggio con cui fu-rono trasportate nel 1786, attraverso le Alpi, lecere commissionate al Susini per il Josephinum.

140 «Al pittore Cencioni per marmorizzatu-ra delli suddetti tavolini per sostenere detteurne» ASP, fondo ASCP, serie Università, bu-sta 27, Conto di spese.

141 ASP, fondo ASCP, serie Università, bu-sta 27, Conto del falegname.

142 ASP, fondo ASCP, serie Università, bu-sta 27, Spese per le cere. Alle spese partecipòanche Cesare Massari.

143 In un primo momento si pensò di afda-re a Filippo Uccelli il compito di compilare lespiegazioni dei lavori anatomici, ma l’incom-benza fu svolta dallo stesso Calenzuoli. AU, PII, E V, lettera di Francesco Righetti al rettoreGiovanni Antinori, Firenze, 20 ottobre 1815. In-terpellato sulla questione Goffredo Belisariscrisse «Supponendo che tali preparazioni sa-ranno conformi a quelle del gabbinetto di Fi-renze, sembra inutile l’opera di un bravo ana-tomico potendosi copiare quelle dello stessogabbinetto», AU, P II, E V, lettera di GoffredoBelisari, Perugia, 3 novembre 1815.

144 «Io Francesco Calenzuoli devo dare aFerdinando Moretti quanto appresso a di 169mbre 1816 per avere dipinto numero 19 tavo-le di anatomia corrispondenti a gure 34 conaltrettanti sbozzi […] £ 250» ASP, fondo ASCP,serie Università, busta 27, Conto di spesa peri disegni anatomici. Ferdinando Moretti, che rea-lizzò anche i disegni alla Specola, era un allie-vo del pittore neoclassico Giuseppe Piattoli(1743-1823) la cui attività è documentata a Fi-renze dal 1782 al 1807.

145 Calenzuoli pagò nel febbraio del 1817: «Alsig. Giarrè per avere scritto nei disegni e le sud-dette spiegazioni», ASP, fondo ASCP, serie Uni-versità, busta 27, Conto di spesa. Gaetano Giar-rè fu un famoso calligrafo. Nel 1797 pubblicò aFirenze un Alfabeto di lettere iniziali adorno dianimali e proseguito da vaga serie di caratteri,nel 1825 un Nuovo metodo per bene scrivereespresso in n.° XVII rami. Inventato ed inciso dalcelebre maestro di scritto sig. Gaetano Giarrè.

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 327

Page 52: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

146 ERMINI, Storia dell’Università, II, pp.917-921.

147 Resosi conto del fatto che, dal 1817, ilgabinetto non aveva subito incrementi di sor-ta, Ferroni scrisse una lettera al rettore dove siespresse nei seguenti termini: «Mi aiuti ondepotere una volta veder migliorata la condizio-ne del più utile e necessario gabinetto, che è poiil più povero, il più orfano», AU, 1838-1839, let-tera di Alessandro Ferroni al rettore Filippo Frig-geri, Perugia, 14 giugno 1838.

148 Il preparato era conservato nella primacamera del gabinetto, AU, inventario genera-le 1838-1839.

149 «Altra richiesta vien fatta dal professo-re di anatomia P. Dott. Alessandro Ferroni il qua-le accompagna la istanza con un progetto chedimostra quanto sia in lui il disinteresse, l’amo-re per i buoni studi, e l’impegno a vantaggio diquesta Università. Esso offre di cedere per lo spa-zio di sei anni l’assegnamento che ha di scudi24 come direttore del gabinetto anatomico pererogarli in acquisto di apparati in cera di che trop-po è mancante il gabinetto stesso. […] nello stes-so tempo si propone di dare allo stesso gabinet-to altre preparazioni che intende di fare, aven-do di già tutto acquisto colla mia intesa degliistromenti indispensabili per le dissezioni, e perle iniezioni del che dette saggio colla prepara-zione de’ vasi arteriosi già depositati nello stes-so» ASP, fondo ASCP, serie 1817-1859, busta 59b, lettera del gonfaloniere di Perugia al cardi-nale Luigi Lambruschini prefetto della Sacracongregazione degli studi, Perugia, 10 novem-bre 1840. Gli “istromenti” per le dissezioni e leiniezioni dei vasi linfatici erano stati ordinati aParigi, ASP, fondo ASCP, serie 1817-1859, bu-sta 59 b, lettera del gonfaloniere al rettore Frig-geri, Perugia, 29 aprile 1841.

150 ASP, fondo ASCP, serie 1817-1859, busta59 b, lettera del cardinale Lambruschini al gon-faloniere di Perugia, Roma, 10 novembre 1840.

151 GIACOBINI-CILLI-MALERBA, Il Museo dianatomia umana, p. 144.

152 La siopatologia istologica del medicoMarie François Xavier Bichat (1771-1802) fuun fondamentale gradino intermedio tra l’ana-

tomia patologica “per organi” del Morgagni ela patologia cellulare di Rudolph Virchow(1821-1902), RENATO G. MAZZOLINI, Dal-l’anatomia animata alle scienze delle forze vi-tali. L’osservazione anatomica e la sua rappre-sentazione, in Storia della scienza, VI, pp. 603-609; LUCIANO BONUZZI, La medicina padova-na fra ‘800 e ‘900. Ascesa ed evoluzione del co-stituzionalismo, «Annali di storia delle univer-sità italiane», 3 (1999), p. 172; COSMACINI, Sto-ria della medicina, p. 272.

153 GIACOBINI-CILLI-MALERBA, Il Museo dianatomia umana, p. 144.

154 Subito dopo il decesso di Ferroni la cat-tedra venne assegnata temporaneamente al chi-rurgo Achille Dottorini per la parte anatomicae al clinico-patologo Giuseppe Severini per la par-te siologica, ASP, fondo ASCP, serie 1817-1859,busta 59 b, lettera del cardinale Lambruschinial rettore Friggeri, Roma, 24 aprile 1841. Pasqua-le Bochi prese servizio dopo sette mesi, in quan-to risulta stipendiato dal mese di novembre 1841,AU, 1841-1842, esercizio dal 1841 al 1842, ono-rari ai signori professori impiegati e giubilati del4° trimestre dell’anno 1841. Per cenni biogra-ci su Bochi si rimanda a: LUIGI MARRONI, Ne-crologia del prof. Pasquale Bochi, «Giornalescientico letterario di Perugia», 1844.

155 «Le preparazioni da farsi dovrebbero es-sere al naturale, siccome è costume praticarsinei primi Musei, e non in cera», ASP, fondoASCP, serie 1817-1859, busta 59 b, lettera diPasquale Bochi al gonfaloniere Lippi, Perugia,20 settembre 1843.

156 ASP, fondo ASCP, serie 1817-1859, bu-sta 59 b, lettera di Pasquale Bochi. Il docenteinformava inoltre il gonfaloniere delle notevo-li carenze del gabinetto: le cere conservate nelgabinetto non costituivano che una «quindice-sima parte di quanto abbisognerebbe per lo sco-po» e «manca inoltre tutto ciò che costituiscele altre parti di anatomia: l’osteologia, la mio-logia, la nevrologia, l’angiologia, l’adenologia,la splacnologia».

157 Per l’anatomia umana normale furono de-positati «quattro scheletri di feti di differente gran-dezza conservati nello spirito», una cassa tora-

MARCO MAOVAZ ET AL.328

Page 53: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

cica e un teschio diviso a metà, per l’anatomiapatologica «tre acefali» e per l’anatomia com-parata «uno scheletro di cavallo; vari altri pez-zi ossei slegati di Cavallo; un Gufo; una Billa;altro volatile detto Limosa Melinura» ASP, fon-do ASCP, serie 1817-1859, busta 59 b, Nota del-le preparazioni contenute nel gabinetto.

158 Vincenzo Santi (1819-1892) nato a Peru-gia si laureò in medicina a Roma nel 1839. Dal1841 al 1842 svolse attività di medico condot-to nelle Marche, in Sabina e in Umbria. Fu sup-plente di Bochi nel 1844 e vincitore della cat-tedra nell’anno successivo. Nel 1860 dal suo in-segnamento fu separata la siologia, assegnataa Francesco Bonucci. Quattro anni più tardi lacattedra di anatomia passò, come si vedrà, a Fi-lippo Carli. Nel 1866 gli venne assegnata la cat-tedra di anatomia comparata e zoologia, ERMI-NI, Storia dell’Università, II, pp. 917-921.

159 Santi, di orientamento neotomista, ven-ne denito da Odoardo Turchetti un «validocampione» del «vitalismo ippocratico», cioè del-la scuola jatrolosoca che fu fonte, secondolo storico Cosmacini, di «elucubrazioni e va-niloqui che non hanno più diritto di cittadinan-za scientica». Per la recensione di Turchetti,si veda: ODOARDO TURCHETTI, Della forma, ge-nesi, corso naturale e modo dei viventi: saggiosiologico esteso da Vincenzo Santi. Perugia,1858-analisi bibliograca del dott. Comm.Odoardo Turchetti, «Annali universali di me-dicina» s. 4, 171 (1860), pp. 598-605. Nella re-censione, Santi venne associato agli altri espo-nenti dell’ippocratismo vitalista: «alla paridel Bonucci, del Brentazzoli, del Liverani, delBelli e altri giovani professori delle provincieromagnole, militanti tutti sotto gli stendardi deiFranceschi, dei Puccinotti, dei De Renzi, deiBosi»; si vedano inoltre: COSMACINI, Storia del-la medicina, p. 324, LUCIANO MALUSA, Neoto-mismo e intransigentismo cattolico, Milano,IPL, 1986, p.184.

160 «Mi trovo in dovere di […] esporle il de-siderio del Magistrato ch’ella si occupi nel pro-curarne l’incremento […] Il gabinetto ha intan-to disponibile pel corrente esercizio una som-ma di scudi 124.69 […] È motivo di ramma-

rico al Magistrato che tal somma rimanga ino-perosa in cassa mentre potrebbe essere eroga-ta utilmente a fornire il gabinetto delle cose lepiù essenziali alle dimostrazioni della scienzala invito pertanto a farmi conoscere le sue in-tenzioni circa il gabinetto che alla sua direzio-ne è afdato e specialmente se possa ella oc-cuparsi nel fornirlo di qualche preparazione alvero secondo chi avevano divisato di fare ed an-che incominciato i defonti professori Ferroni eBochi, essendo desideroso il Magistrato di pro-curare per quanto è possibile che i gabinetti sia-no di anno in anno accresciuti non solo a de-coro del patrio stabilimento di pubblica istru-zione, che gli è dato ad amministrare ma prin-cipalmente pel vantaggio della studiosa gioven-tù e per l’incremento degli studi», ASP, fondoASCP, serie 1817-1859, busta 59 b, lettera delGonfaloniere di Perugia a Vincenzo Santi,Perugia, 22 gennaio 1846. Per tutta risposta allalettera del gonfaloniere che chiedeva un aumen-to dei preparati naturali, Santi propose l’acqui-sto di trenta tavole di cere anatomiche fabbri-cate dal medico bolognese Michele Pasi, ASP,fondo ASCP, serie 1817-1859, busta 59 b, let-tera di Vincenzo Santi al gonfaloniere, Perugia,27 ottobre 1846. Le preparazioni anatomichedi Pasi erano un prodotto seriale, come dimo-stra la pubblicazione MICHELE PASI, Spiegazio-ne delle 30 tavole anatomiche di plastica colo-rite al naturale, Bologna, dai tipi del Nobili ecomp., 1834. La predilezione di Santi per le cereanatomiche venne riconfermata al rettore Gio-vanni Pennacchi nel 1863: «Apro il cuore allasperanza di vedere completato il gabinetto ana-tomico colle preparazioni in cera, […] Quandole preparazioni in cera sono esatte, sono meglioche il cadavere, perché non soggiacciono a quel-la scomposizione cui il cadavere va sottoposto.Avressimo così un vero apparato dimostrativocompleto dell’anatomia Topograca, assai più uti-le, che una preparazione di vasi e nervi isolata,anche lavorata sul cadavere e conservata a sec-co», AU, 1863 I, lettera di Vincenzo Santi a Gio-vanni Pennacchi, Perugia, 22 aprile 1863.

161 AU, 1847, lettera di Vincenzo Santi al ret-tore, Perugia, 22 agosto 1847.

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 329

Page 54: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

162 Escludendo i campi dell’antropologia edella neurologia che ebbero un notevole svilup-po, come si vedrà più avanti: ADALBERTO PAZ-ZINI, Storia della medicina, Milano, Società edi-trice libraria, II, 1947, pp. 335-337. Castiglio-ni scrive: «L’anatomia […] non è più la fred-da scienza che si limita all’osservazione dell’or-ganismo morto, ma quella che, in stretta e con-tinua collaborazione e comunità d’intenti conla biologia e con la siologia, considera l’es-senza e i caratteri di tutti gli elementi che com-pongono l’organismo animale per scoprirne leorigini e le funzioni», CASTIGLIONI, Storiadella medicina, pp. 781-784.

163 Matthias Jakob Schleiden (1804-1881)professore di botanica a Jena, affermò per pri-mo, nel trattato Beiträge zur Phytogenesis del1838, che le diverse parti dei vegetali eranocomposte da cellule. L’anno seguente il sio-logo Theodore Schwann (1810-1882) pubbli-cò il trattato Mikroskopische Untersuchungenuber die Uebereinstimmung in der Struktur unddem Wachstum der Thiere und Panzen, doveconfermò le affermazioni di Schleiden e deci-frò l’origine delle singole cellule, fondando difatto la moderna istologia. Nel 1858 RudolphVirchow (1821-1902) associò la teoria cellula-re con la patologia, creando le basi della mo-derna patologia.

164 Il titolo completo della prima edizioneera: CHARLES DARWIN, On the Origin of Spe-cies by Means of Natural Selection, or the Pre-servation of Favoured Races in the Struggle forLife, London, John Murray, 1859.

165 Filippo Carli nacque a Comacchio nel1834, nel 1860 si laureò in medicina e chirur-gia all’Università di Bologna. Dopo aver svol-to per un anno l’attività di medico condotto nel-la città natale, venne nominato professore allacattedra di anatomia pratica dalla giunta muni-cipale di Perugia. Nel 1864 rinunciò alla cat-tedra per motivi di salute, AU, Notizie biogra-che di alcuni professori universitari del seco-lo XIX°; ERMINI, Storia dell’Università, II, p.923.

166 AU, 1863 I, Lezioni di anatomia prati-ca. Il registro delle lezioni riporta, tra gli altri,

i seguenti argomenti: «Delle cellule […] del nu-cleo e del nucleolo, formazione libera delle cel-lule […] metamorfosi delle cellule […] del tes-suto connettivo, suoi caratteri sici, chimici emicroscopici».

167 Elia Mortara (1833-1885) nato a ReggioEmilia nel 1833, nel 1854 fu approvato dotto-re di medicina e chirurgia all’Università di Pisa.Dopo un apprendistato a Firenze venne nomi-nato, nel 1864, professore di anatomia descrit-tiva e istologica a Perugia. Mortara fu anche di-rettore dell’ospedale civile e titolare della cat-tedra di anatomia pittorica all’Accademia di bel-le arti. Nel 1880 scrisse un Trattato di anatomiatopograca, RUGGERO TORELLI, Elia Mortara,«Annuario della Università degli Studi di Pe-rugia», (1885-1886), pp. 31-37; AU, Notizie bio-grache di alcuni professori.

168 Filippo Pacini (1812-1883), pistoiese dinascita, nel 1835 presentò, ancora studente, unarelazione in cui illustrava la scoperta dei cor-puscoli digitali del tatto, denominati da alloracorpuscoli di Pacini. Nel 1844 presentò una re-lazione sulla costituzione della retina. Dal1847 tenne per primo in Italia un corso di isto-logia e anatomia all’Istituto di studi superioridi Firenze. Nel 1854 individuò i vibrioni del co-lera in un preparato della mucosa della paretemedia dell’intestino tenue, PAZZINI, Storia del-la medicina, II, p. 332.

169 Mortara fu nominato aiuto dissettore allacattedra di anatomia chirurgica e istologia di Fi-renze nel 1861.

170 Gli atenei coi quali si strinsero i rappor-ti più saldi furono: Bologna; Firenze; Modena;Padova; Pavia; Pisa; Roma; Siena e Torino.

171 L’Università di Perugia e i suoi istitutibiologici, Perugia, Tipograa umbra, 1895, p.23.

172 Pietro Albertoni (1849-1933) fu profes-sore di siologia a Bologna e senatore del re-gno.

173 Giovanni Antonelli (1838-1914), fuprofessore di anatomia a Modena e direttore delmuseo anatomico dal 1872 al 1914.

174 Giulio Bizzozero (1846-1901) laureatoa Pavia, vinse a 26 anni la cattedra di patolo-

MARCO MAOVAZ ET AL.330

Page 55: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

gia a Torino. Fu uno dei più importanti emato-logi e patologi del XIX secolo in Italia.

175 Pio Foà (1848-1922), laureato a Pavia sot-to la guida di Giulio Bizzozero, fu professorea Modena e Torino. Viene ricordato per i suoistudi ematologici e per le ricerche sull’anato-mia patologica del midollo osseo.

176 Carlo Giacomini (1840-1898) laureatoa Torino nel 1864, fu prima settore e poi pro-fessore nell’istituto di anatomia dal 1873 al1897. I suoi studi sulla neurologia e il suo me-todo di preparazione degli encefali furonomolto seguiti a Perugia. Per notizie su Giaco-mini si rimanda a: GIACOBINI-CILLI-MALERBA,Il Museo di anatomia umana, pp. 144-145.

177 Giuseppe Vincenzo Giglioli fu incarica-to nel 1860, da Terenzio Mamiani, dell’insegna-mento dell’antropologia associato a quellodella logica nell’Ateneo pavese. Nel 1862 Gi-glioli diventò docente a Pisa.

178 Bartolomeo Camillo Emilio Golgi (1843–1926), laureato a Pavia nel 1865 con CesareLombroso, collaborò con Giulio Bizzozero nellaboratorio istologico dell’Università di Pavia.Al 1898 risale la scoperta del complesso cel-lulare che prenderà il suo nome, l’apparato delGolgi. Fu professore di istologia (dal 1875) edi patologia generale (dal 1881) all’Universi-tà di Pavia. Nel 1906 ottenne il Nobel per i suoistudi sull’istologia del sistema nervoso.

179 Icilio Guareschi (1847-1918) originariodi Parma, fu docente di chimica farmaceuticaa Siena; si trasferì a Torino nel 1879 dove svol-se numerosi studi di chimica organica e tossi-cologica.

180 Francesco Todaro (1839-1918) fu inse-gnante di anatomia a Messina, e a Roma dal 1871.

181 Giampaolo Vlacovich (1825-1899), fuprofessore di anatomia e rettore dell’Ateneo pa-dovano.

182 Giovanni Zoja (1832-1900), laureato nel1858 a Pavia, fu nello stesso Ateneo professo-re di anatomia umana, antropologia e dissezio-ni dal 1863 al 1899. Fu inoltre direttore del mu-seo di anatomia pavese dal 1864 al 1890.

183 FRANCESCA VANNOZZI, L’anatomia sene-se: storia di un percorso dal XIII secolo al 1950,

in Il museo anatomico “Leonetto Comparini”.Gli strumenti scientici, a cura di GIGLIOLA TE-RENNA-FRANCESCA VANNOZZI, Siena, Nuova im-magine editrice, 2004, pp. 47-48.

184 Nel museo anatomico di Firenze sonoconservati, approntati da Mortara, un prepara-to della aponevrosi palpebrale e delle vie lacri-mali. La stima di Pacini per Mortara è confer-mata dalla presenza di alcuni preparati conser-vati nel gabinetto di Perugia e ascrivibili all’ana-tomista pistoiese: due vetrini, di cui si parleràpiù avanti, realizzati col metodo Pacini e la ri-produzione in cera di un corpuscolo del tattoingrandito, simile a quelle che Pacini commis-sionò nel 1863 a Remigio Lei, di cui si cono-scono altri due esemplari a Firenze e Torino.

185 ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, busta70, Nota di oggetti occorrenti per la lezione dianatomia pratica, Perugia, 3 dicembre 1864.

186 Mortara aveva consegnato i primi prepa-rati all’inizio del 1865: «ho l’onore di preve-nire la S. V. Illustrissima che avendo riunite unnumero sufciente di preparazioni anatomicheda me eseguite posso ritenere iniziato il Gabi-netto Anatomico-siologico di questa liberaUniversità». Nel contempo il docente proposedi trasformare il silicomio dell’ospedale in «ga-binetto complessivo cioè di anatomia siolo-gica e Patologica e di anatomia Comparata»,ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, busta 70,lettera di Elia Mortara al sindaco di Perugia, Pe-rugia, 22 gennaio 1865. Il brano che si cita conl’elogio è in: AU, 1865 I, lettera del sindaco Re-ginaldo Ansidei al rettore Giovanni Penacchi, Pe-rugia, 16 maggio 1865. La giunta comunale de-liberò quanto segue: «osservando quindi i Signo-ri … che per parte del prof. Mortara con vero di-sinteresse ed amore alla scienza allestendo unbuon corredato Gabinetto di preparati Anatomi-ci fu risoluto di scrivergli lettera di congratula-zione e ringraziamento facendogli travedereche l’amministrazione col volger del temponon lascerà dimenticato questo suo tratto di amo-re per la scienza e per quest’istituto ch’era affat-to privo di simili preparati», ASP, fondo ASCP, se-rie 1860-1870, busta 70, delibera della giunta co-munale, 30 marzo 1865.

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 331

Page 56: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

187 Il cranio esploso fu ordinato da Ferronipoco prima del decesso nel 1841, ASP, fondoASCP, serie 1817-1859, busta 59 b, lettera delrettore Filippo Friggeri al gonfaloniere di Pe-rugia, Perugia, 26 aprile 1841. Si tratta del piùantico reperto osteologico conservato tuttora nelmuseo di anatomia. Vincenzo Santi lo descri-ve così nel 1863: «Finalmente un lavoro ammi-rabile e veramente preziosissimo, cioè un te-schio venuto da Parigi, che fa vedere le otto ossadel cranio, le quattordici ossa della faccia coidenti inssi nelle rispettive mandibole, il decor-so del nervo mascellar superiore, l’arteria e venacorrispondente, il nervo dentale della mandi-bola inferiore coll’arteria e vena corrisponden-te. Nei temporali poi, in uno vi è la preparazio-ne della cavità del Timpano, colla membranadel timpano, il martello e l’incudine, nell’altrovi è la preparazione del laberinto cioè chioccio-la vestibulo, e canali semi circolari», AU, inven-tari 2490B-2493B, inventario del gabinetto Ana-tomico di Perugia nella libera Università di Pe-rugia.

188 Per notizie sulle tavole di Mascagni si ri-manda al paragrafo sull’illustrazione scienti-ca del presente saggio.

189 A questi si aggiungeva uno scheletro fem-minile: «Nella seconda sala del gabinetto ana-tomico abbiamo lo scheletro umano, che appar-tenne ad individuo di sesso muliebre. Dettoscheletro si trova collocato in una credenza mo-bile con cristalli», AU, inventari 2490B-2493B,inventario del gabinetto Anatomico. Nel 1868il rettore descriveva al sindaco il gabinetto inquesti termini: «le due camere consacrate al ga-binetto anatomico presentano una ben deplo-rabile povertà, le tavole del Mascagni, una Ve-nere di cera, alcuni pezzi anatomici in cera, duescheletri di animali, e poche altre coserelle for-mano l’intero gabinetto. Non sarebbe egliconveniente, decoroso ed utile o riunire quag-giù tutti gli oggetti anatomici o raccoglierli tut-ti all’ospedale, dove appunto si danno le lezio-ni di anatomia umana? […] lo sparpagliare leproprie forze e i propri mezzi, quando special-mente questi non sono grandi, non parmi pru-dente. Un solo gabinetto anatomico che raccol-

ga le poche nostre dovizie, e le presenti schie-rate a chi forestiero visita i nostri istituti, ci ri-sparmierà qualche censura ed umiliazione»,ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, busta 175a, lettera del rettore Giovanni Pennacchi al sin-daco di Perugia, Perugia, 24 dicembre 1868.

190 ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, bu-sta 175 a, lettera del rettore al sindaco di Pe-rugia, 21 marzo 1869. AU, 1869, inventario de-gli oggetti del gabinetto di Monte Morcino pre-si in consegna da Mortara, 19 aprile 1869. Inun’altra lettera del 1869 Mortara certica la con-segna delle tavole di Mascagni, AU, 1869. Laproposta di riunicazione risaliva al 1867: ASP,fondo ASCP, serie 1860-1870, busta 135 b, let-tera di Elia Mortara la rettore Giovanni Pennac-chi, Perugia, 22 novembre 1867.

191 AU, 1873 I, Quadro riassuntivo dei pre-parati esistenti nel Museo Anatomico della li-bera Università di Perugia, Perugia, 15 mag-gio 1872. Dei preparati veniva riportato ancheil valore, ammontante a £ 3577. Nel 1873 ven-nero attribuiti a Mortara «circa 1000 prepara-ti», Cenno storico della libera Università, p. 27.In una lettera al rettore Mortara auspicava chela collezione potesse «fra breve tempo aver rag-giunto tale sviluppo che non la renderà inferio-re a quella di qualcheduna delle altre nostre uni-versità». Il docente informava inoltre il retto-re di altre sue iniziative: si era avvalso dell’ope-ra di un giovane scultore perugino, Giulio Mac-cioni, per riprodurre in cera degli oggetti di ana-tomia umana normale e patologica. Maccioni,che era stato due mesi per impratichirsi allascuola orentina della Specola, risulta esserenora l’unico scultore anatomico operante a Pe-rugia. Un’altra iniziativa proposta da Mortarafu quella di istituire «un premio annuo a quelgiovane studente che […] avrà nel corso del-l’anno eseguito e depositato nel Museo il mi-glior lavoro anatomico», AU, 1872, lettera diElia Mortara al rettore, Perugia, 15 maggio1872. Tra il 1872 e il 1875 Maccioni realizzò17 preparati in cera per il gabinetto, si vedano:AU, 1872, lettera del rettore al sindaco di Pe-rugia, Perugia, 6 settembre 1872; AU, 1873 I,lettera del rettore al sindaco di Perugia, Peru-

MARCO MAOVAZ ET AL.332

Page 57: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

gia, 15 settembre 1873; AU, 1874 I, lettera diElia Mortara al rettore, Perugia, 29 settembre1874; AU, 1875 I, lettera di Elia Mortara al ret-tore, Perugia, 21 agosto 1875. Nel 1885 i pre-parati anatomici furono donati al gabinetto ana-tomico dagli eredi di Mortara, morto nel set-tembre dello stesso anno, ASP, fondo ASCP, se-rie 1871-1953, busta 53 b, lettera di Arturo Te-deschi al sindaco di Perugia, 6 ottobre 1885.

192 Tra il decesso di Mortara e la nomina diLachi l’insegnamento venne afdato tempora-neamente al vecchio docente Vincenzo Santi,cui fu negata la responsabilità delle sale ana-tomiche, che venne assunta dal patologo Pie-tro Grocco, AU, 1885-1886 I, lettera di Vincen-zo Santi al rettore Ruggero Torelli, Perugia, 16febbraio 1886. In AU, 1885-1886 II, è conser-vato il Registro delle lezioni di anatomia uma-na per il Sig. prof. Vincenzo Santi, in BAP, Ms3072 sono conservati gli appunti delle Prolu-sioni alle lezioni di anatomia Umana premes-sa al corso dell’anno scolastico 1885-86. È in-teressante notare che, ancora nel 1886, Santi nonfece accenni alla teoria cellulare e all’istologia.

193 Guglielmo Romiti (1850-1836), dopo averseguito gli studi universitari a Pisa e Firenze, siperfezionò a Vienna, Strasburgo e Berlino.Docente di anatomia a Siena dal 1877 al 1886e a Pisa, dal 1886 al 1926. Rifondatore del mu-seo anatomico senese, la sua preparazioneestera impresse un carattere multidisciplinare aisuoi studi, che si ritroverà in molti dei suoi al-lievi, come Giulio Chiarugi, Pilade Lachi e Giu-lio Valenti, che seguì Lachi nella cattedra peru-gina. Lachi era stato pro-settore e successiva-mente settore di Romiti dal 1877 al 1886. Nel1883 Lachi e Romiti rmarono il Catalogo ra-gionato del Museo Anatomico della R. Univer-sità di Siena a conclusione del riordinamento ecompletamento del museo. Allegato al catalo-go Lachi scrisse Ossicazione delle ossa uma-ne. Illustrazione di una collezione di prepara-ti esistenti nel Museo di Siena, «due lavori fon-damentali che danno una quadro esatto dell’esi-stente all’epoca», VANNOZZI, L’anatomia sene-se, pp. 51-60. Nel 1884, prima di trasferirsi a Pe-rugia, Lachi tenne un corso di anatomia nell’Uni-

versità di Camerino. I registri delle lezioni di La-chi sono conservati in: AU, 1886-1887 I, Regi-stro delle lezioni di anatomia topograca-annoscolastico 1886-1887, Registro delle lezioni dianatomia generale-anno scolastico 1886-1887.

194 Questa impostazione si evince anche daiventicinque lavori che Lachi pubblicò dal1880 al 1894, riguardanti l’anatomia generale,l’embriologia comparata e la teratologia.

195 AU, 1886-1887 I, lettera di Pilade Lachial rettore, Perugia, 16 febbraio 1887. Il docen-te mise in atto il nuovo sistema di preparazio-ne a secco ideato dal docente torinese Carlo Gia-comini. In una lettera dello stesso anno Lachiscrisse: «dal 15 novembre al dì 10 giugno 1887furono consegnati alle sale anatomiche n. 56 ca-daveri […] Gli studenti hanno avuto agio di faren. 225 preparazioni per loro esercizio […] puredallo stesso scarso materiale sono uscite circa100 altre preparazioni […] Dai 56 cadaveri nonsono uscite meno di 360 preparazioni, AU,1886-1887 I, lettera di Pilade Lachi al rettore,Perugia, 10 giugno 1887. Aggiornamenti al ret-tore sulle attività svolte sono anche in: AU,1886-1887 I, lettera di Pilade Lachi al rettore,Perugia, 14 giugno 1887; AU, 1886-1887 I,Elenco dei preparati eseguiti nell’anno scola-stico 1886-87 per il museo anatomico dell’Uni-versità.

196 In una lettera al rettore il docente scris-se: «l’impressione provata nell’accedere per laprima volta in questo istituto è stata per me an-che più penosa inquantoché provenivo ultima-mente da Camerino dove avevo non meno di set-te sale, tutte nelle migliori condizioni di igie-ne… […] con sommo rammarico ho trovatol’istituto anatomico molto sprovvisto di stru-menti e dei più indispensabili per insegnarecome si deve. Noto solo la mancanza di bistu-ri, forbici e pinzette, di un microscopio ben cor-redato per l’insegnamento, di reagenti, di un mi-crotomo, e di tante altre cose insomma veramen-te indispensabili», AU, 1885-1886 I, lettera diPilade Lachi al rettore, Perugia, 8 aprile 1886.Il rettore chiese a Lachi e ad altri docenti di sti-lare una relazione: AU, 1885-1886 I, Relazio-ne al rettore dei componenti della commissio-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 333

Page 58: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

ne amministrativa, Bellucci, Torelli, Grocco, Pi-senti e Lachi, Perugia, 10 maggio 1886. Dueanni più tardi, prendendo come esempio i casidi Bologna, Torino e Siena, Lachi presentò unprogetto dove proponeva il trasferimento del-l’anatomia umana normale e di quella patolo-gica in un edicio da costruirsi ex novo nel «ter-reno che trovasi situato al di sotto e al di die-tro del giardino Botanico», AU, 1897, Proget-to di sistemazione da darsi alle scuole di ana-tomia umana normale e patologica, Perugia, 14aprile 1888.

197 Gli studenti lamentavano le pessime con-dizioni della sala settoria: tre o quattro cadave-ri sull’unico tavolo; mancanza di luce e quin-di necessità di effettuare le incisioni in giorninon nuvolosi; mancanza di acqua calda e fred-da «senza contare altri innumerevoli inconve-nienti abbastanza gravi che quivi si vericanoe che non avvengono in altre università. Oltrea ciò ci si obbliga di apprendere unitamente al-l’anatomia anche l’istologia, mentre poi non cisi danno i mezzi di farlo […] se le esercitazio-ni anatomiche sono difcoltose dalla malage-volezza del locale, quelle istologiche ci man-cano affatto, e noi terminiamo i nostri studi sen-za, si può dire, conoscere il microscopio», AU,1897, lettera degli studenti del corso di anato-mia a Pilade Lachi, Perugia, maggio 1889. Nel1890 gli studenti disertarono le lezioni e rese-ro pubbliche le loro rimostranze con un comu-nicato pubblicato ne «L’Unione liberale» del 9-10 gennaio 1890.

198 Giulio Valenti (1860-1933), nato a Siena,si laureò a Bologna nel 1884; dopo aver tenutola libera docenza di anatomia a Pisa, diventò di-mostratore anatomico nello stesso Ateneo dal1887 al 1891. Come Lachi fu allievo di Romi-ti e tenne lezioni di anatomia a Camerino, dovevenne nominato professore straordinario dianatomia umana nel 1890. Nel 1891 si trasferìa Perugia dove rimase no al 1897, per trasfe-rirsi poi brevemente a Catania. Nel 1898 passòalla cattedra di anatomia umana normale a Bo-logna, AU, Stato di servizio dei professori 1830-1860; Cenno biograco di Giulio Valenti, «An-nuario dell’Università degli Studi di Bologna»,

(1933-1934), pp. 637-640. Valenti pubblicòcirca settanta monograe, compresi trattati di ana-tomia generale, topograca e artistica e studi distoria della scienza. Altre pubblicazioni riguar-darono le ricerche svolte nei campi della citolo-gia, dell’istologia, dell’embriologia, della tera-tologia, dell’igiene e dell’antropologia.

199 Pilade Lachi aveva accettato nel 1890 lacattedra di anatomia a Genova.

200 Nel 1893 vennero stilati il preventivo eil progetto della scuola anatomica a San Fran-cesco al prato, in un edicio costruito accan-to alla chiesa di San Matteo dell’orto. Alla nedell’anno vennero ultimati i lavori murari; nel1894 iniziò la costruzione del teatro anatomi-co; per la documentazione dei lavori si veda: AU,1897. A lavori ultimati, la scuola di anatomiaera fornita al piano terreno di una sala per le le-zioni con anteatro, una stanza del taglio, unaper le necroscopie, una per le dissezioni e unaper l’assistente. Al piano superiore si trovava-no il museo, il laboratorio di istologia con ven-ti postazioni, gli studi per i professori di ana-tomia normale e patologica. Tutti gli ambien-ti erano «bene areati, provveduti di gas, di ac-qua calda e fredda e di mezzi per il riscaldamen-to», L’Università di Perugia e i suoi istituti bio-logici, pp. 117-120.

201 Durante la gestione di Valenti non risul-tano vistosi incrementi di preparati di anatomiamacroscopica nel gabinetto. Alcuni preparatianatomici risultanti dai documenti di spesa fu-rono acquistati in Toscana nel 1892. A Siena Va-lenti acquistò da Giovanni Maccari, inser-viente dell’i stituto anatomico, «teste sciolte» ebacini d’uomo e di donna. Dall’istituto anato-mico di Pisa furono acquistati un cranio, unamano, un piede e ossa sciolte, AU, 1897-1900,Documenti di spesa del gabinetto di anatomiaumana normale.

202 Umberto Rossi (1863-1923), laureato nel1887, svolse il suo apprendistato nel Regio isti-tuto di studi superiori pratici di Firenze, dovefu secondo dissettore dal 1888 al 1889, secon-do aiuto dal 1889 al 1890 e primo aiuto dal 1890al 1896. A Firenze, dal 1892, tenne lezioni dianatomia umana normale come libero docen-

MARCO MAOVAZ ET AL.334

Page 59: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

te; all’inizio del 1897 venne nominato profes-sore straordinario di anatomia normale umanaa Perugia. Rossi ricoprì anche altre cariche nel-l’Ateneo, fu preside di facoltà nell’anno acca-demico 1910-1911 e nel 1919-1920, fu inoltrerettore dal 1909 al 1911 e nuovamente nel 1922,AU, Stato di servizio dei professori 1830-1860; ERMINI, Storia dell’Università, II, p. 921.

203 Successore di Pacini a Firenze, Alessan-dro Tafani è ricordato per i suoi studi sull’or-gano dell’udito, sulla placenta e sulla segmen-tazione dell’uovo, MAURO TRIDENTE, Manua-le di storia della medicina, Città di Castello, So-cietà tipograca editrice Leonardo da Vinci,1948, p. 304.

204 Giulio Chiarugi (1859-1944), dissetto-re e libero docente nell’Ateneo senese, fu in-caricato degli insegnamenti anatomici nello stes-so Ateneo nell’anno accademico 1886-1887.Nel 1889 si trasferì a insegnare a Firenze, dovetrasformò l’istituto di anatomia in uno dei mag-giori centri di formazione italiani; fu il primorettore dell’Università orentina dal 1924 al1926, VANNOZZI, L’anatomia senese, p. 55; CA-STIGLIONI, Storia della medicina, p. 784.

205 LUIGI CASTALDI, Il Museo anatomico del-l’Università di Perugia, «Rivista di Storiadelle Scienze Mediche e Naturali», s. 3, 17(1926), p. 3.

206 CASTALDI, Il Museo anatomico, p. 3.207 Il pistoiese Luigi Castaldi, successore di

Rossi alla cattedra, descrisse così l’istituto ana-tomico perugino: «Così da lunghi decenni, nodal Mortara, allievo del sommo Pacini, l’istitu-to anatomico perugino mantiene la tradizione o-rentina, o per lo meno, col Lachi e col Valenti,allievi del Romiti, quella toscana», Ivi, p. 4.

208 L’ideatore delle prime lenti acromatichefu il mercante di vini londinesi Joseph J. Lister(1786-1869) che commissionò, nel 1826, la fab-bricazione del primo microscopio perfeziona-to. Lister corresse negli anni seguenti altri duedifetti ottici: l’aberrazione cromatica e l’aber-razione sferica. Dal 1830 cominciò la produ-zione di microscopi corretti, BRIAN BRACEGIR-DLE, Microscopia e istologia, in Storia dellascienza, VII, pp. 708-711.

209 Giovanni Battista Amici (1786-1863), diformazione ingegneristica, fu incaricato nel1815 degli insegnamenti di Geometria, Alge-bra e Trigonometria nella facoltà losoca del-l’Università di Modena. È noto soprattutto peri notevoli perfezionamenti apportati alla micro-scopia, con i primi microscopi catadiottrici del1815 e con i primi obiettivi a immersione crea-ti nel 1847. Amici produsse microscopi per di-verse università italiane ed estere. A Perugia lepratiche per l’acquisto del microscopio eranoiniziate nel 1852: «fra i mezzi che l’odierna sa-pienza ha rinvenuto per il progresso dellescienze siche uno si è certamente il microsco-pio da osservazione dal prof. Amici di Firen-ze perfezionato. Quest’istromento nei tempi pre-senti viene applicato nello studio della anato-mia generale speciale e patologica della pato-logia speciale, non che della chirurgia; talmen-te che i medici delle più colte Nazioni il riguar-dano come un oggetto essenzialissimo per lo av-vantaggio e progresso dello scibile medico. Lanostra ponticia Università degli Studi è man-chevole di questo utilissimo ottico istromentoper cui Giuseppe Severini a nome pur anche deisuoi Colleghi professori Dottorini, Marroni, eSanti, supplica la sapienza dell’EccellenzaVostra Reverendissima perché, mediante i fon-di presi dall’erario della nostra Università fac-cia acquisto del Microscopio del sullodato prof.Amici, il cui prezzo è di Mille Lire», ASP, fon-do ASCP, serie 1817-1859, busta 59 b, letteradei professori universitari al vescovo Gioacchi-no Pecci. Si veda inoltre: ASP, fondo ASCP, se-rie 1817-1859, busta 59 b, lettera del vescovoGioacchino Pecci al gonfaloniere Antinori,Perugia, 30 settembre 1852.

210 I due microscopi, di cui uno era l’acro-matico del 1853, erano conservati nel «gabinet-to di sica e di chimica». AU, 1864 I, lettera delsindaco di Perugia al rettore, Perugia, 21 dicem-bre 1864.

211 Il microscopio, acquistato per settanta lire,fu messo a disposizione anche degli insegnantidi siologia e botanica, ASP, fondo ASCP, serie1817-1859, busta 70 b, lettera del sindaco di Pe-rugia al rettore, Perugia, 21 dicembre 1864; AU,

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 335

Page 60: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

1865 I, lettera del sindaco di Perugia al rettore,Perugia,21 dicembre 1864. Mortara possedevapersonalmente un microscopio di Amici che fudonato all’Università insieme ai preparati ana-tomici nel 1885: «lascio per uso della scuola unmio microscopio modello Amici e relativi obbiet-tivi», ASP, fondo ASCP, serie 1871-1953, busta53 b, lettera di Arturo Tedeschi.

212 AU, 1881 I, lettera di Elia Mortara al ret-tore, Perugia, 25 febbraio 1881. Fondata nel1839 da Camille Sébastien Nachet (1799-1881), la Nachet & Fils era una ditta pariginaspecializzata in strumenti di precisione. Nel cor-so del XIX secolo diventò la ditta francese piùnota per la microscopia di precisione. Vanto del-la ditta fu la fornitura di strumentazioni micro-scopiche all’iniziatore della microbiologia,Louis Pasteur (1822-1895).

213 Il preventivo che Zeiss scrisse di suo pu-gno a Pisenti è in francese, Zeiss sbagliò la gra-fia del professore chiamandolo Visenti, AU,1885-1886 I, lettera di Carl Zeiss a GustavoPisenti, Jena, 9 aprile 1886. Carl FriedrichZeiss (1816-1888) ottico tedesco fondatore del-la ditta omonima. Si associò con Ernst Abbenel 1866 e con Otto Schott nel 1888. Abbe nel1879 presentò la prima serie di obiettivi acro-matici alla fluorite che diede agli obiettivi Zeissun notevole vantaggio sui concorrenti. Nel1887 anche Pilade Lachi acquistò per il gabi-netto anatomico «un eccellente microscopioZeiss, grande modello», AU, 1886-1887 I, let-tera di Pilade Lachi al rettore, Perugia, 14 giu-gno 1887.

214 Accenni all’attività microscopica diCarli sono anche in: Ordine degli studi nella li-bera Università di Perugia, anno accademico1863-1864, Perugia, Stabilimento tipogracolitograco in San Severo, 1864, pp. 41-42. Li-mitandoci a Mortara e Lachi si ricorda che nel1870 Mortara trattò a lezione i seguenti temi:«Microscopia e sue applicazioni allo studio deitessuti organici; Teoria cellulare-origine e me-tamorfosi delle cellule-elementi istologici», AU,1870-1871. Nel 1886 Pilade Lachi illustrò i se-guenti temi: «Della cellula in generale […] fun-zioni della cellula-respirazione-nutrizione-se-

crezione-riproduzione», AU, 1885-1886 II,Registro delle lezioni di anatomia generale peril Sig. prof. Pilade Lachi.

215 Apparecchiature delle ditte Zeiss, Har-tnack, Koristka, Verick e Reichert comparve-ro sempre più di frequente nel carteggio e ne-gli inventari dei gabinetti. Per un panorama del-le attrezzature nei vari gabinetti si rimanda a:L’Università di Perugia e i suoi istituti biolo-gici, 1895.

216 Nel 1887 Pisenti informò il rettore del-la formazione di una collezione di ottocento pre-parati microscopici di istologia normale e pa-tologica, AU, 1885-1886 I, lettera di GustavoPisenti al rettore, Perugia, 11 giugno 1887. Nel-lo stesso anno Pilade Lachi informò il rettoredi avere formato «una collezione di preparatidi microscopia, che relativi specialmente allaSplacnologia ammontano a qualche centinaio»,AU, 1886-1887 I, lettera di Pilade Lachi al ret-tore, Perugia, 16 febbraio 1887. Sull’importan-za delle collezioni storiche di preparati micro-scopici si rimanda a: ERNESTO CAPANNA-MA-RIA GRAZIA IANNELLI, La collezione storica dipreparati microscopici del museo di anatomiacomparata dell’Università di Roma, «Museo-logia scientica», 14 (1997).

217 L’esostosi è il più frequente tumore be-nigno dell’osso.

218 Attualmente meglio conosciuta come leu-cemia. Sul fronte del vetrino Pacini scrisse:«Leucociti della leucocitemia trattati con aci-do acetico. Da Viola Masi di 35 anni, madre di4 gli» Il vetrino è importante in quanto docu-menta l’interesse di Pacini per una patologia cheera stata trattata ampiamente nel 1845 dal fa-moso patologo Rudolph Virchow (1821–1902),PAOLO LARIZZA, Trattato delle malattie del san-gue. Introduzione allo studio delle malattie delsangue, Padova, Piccin, I, 1991, p. 13. Per quan-to attiene all’interesse degli studiosi orentiniper la leucocitemia si veda: RAFFAELLO MAT-TEI, Di un caso di leucocitemia con tumori leu-cocitemici; memoria letta alla società Medico-sico orentina nell’adunanza del 28 agosto1859 dal Dott. Raffaello Mattei, «Lo Sperimen-tale», s. 4, 11 (1859), pp. 193-209.

MARCO MAOVAZ ET AL.336

Page 61: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

219 Preparati di embriologia macroscopica era-no già presenti nella collezione che Pasquale Bo-chi formò negli anni quaranta del XIX secolo.Sedici preparati embriologici erano inoltre pre-senti nell’elenco stilato da Mortara nel 1872.

220 Se si escludono le incubatrici e gli em-briogra. Nel gabinetto di anatomia di Perugiaerano presenti un’incubatrice d’Arsonval e unembriografo di His, L’Università di Perugia ei suoi istituti biologici, pp. 117-120. Altri em-briogra di His sono presenti nelle collezionidel museo anatomico di Firenze e nel CUTVAPdi Siena.

221 Christian Heinrich von Pander (1794-1865), anatomista tedesco che attraverso lo stu-dio degli abbozzi embrionali di pollo sviluppòla teoria dei foglietti embrionali, costituenti leprime fasi di sviluppo dell’individuo, JEAN LO-UIS FISHER, L’embriologia, in Storia dellascienza, VII, pp. 740-741.

222 GIULIO TRINCI, Derivazione storica, con-quiste ed orizzonti della moderna biologia, «An-nuario della Università degli Studi di Perugia»,(1910-1911), p. 34. Nel necrologio Valentiviene denito «convinto seguace e appassiona-to assertore» della «dottrina dell’evoluzione»,Cenno biograco di Giulio Valenti, pp. 637-640.

223 Tra le preparazioni anatomiche di Lachinel 1887 si ritrovano: «sviluppo dell’encefalonegli embrio di vitella, cervello di un bambi-no di 3 mesi, cervello di un neonato, idem diun embrione di 4 mesi», AU, 1886-1887 I. Nel-lo stesso anno Lachi informò il rettore di averrealizzato «circa 30 preparati da microscopiadi embriologia relativi alle prime fasi succes-sive alla fecondazione», AU, 1886-1887 I, let-tera di Pilade Lachi al rettore, Perugia, 14 giu-gno 1887.

224 Nel 1897 ci fu la prima spedizione di«embrioni di Torpedo ocellata da 3 a 10 mm»,per cui si veda: AU, 1887-1900, Documenti dispesa del gabinetto di anatomia umana. Le ri-cerche sugli elasmobranchi erano state inizia-te a Napoli da Francis Maitland Balfour (1851-1882), uno dei maggiori esponenti dell’embrio-logia comparata evoluzionistica. Formatosinel Trinity College di Cambridge, nel 1870 se-

guì le lezioni di embriologia di Michael Fosterche lo indirizzarono verso le ricerche sugli ela-smobranchi. Successivamente si trasferì alla Sta-zione zoologica di Napoli dove svolse la mag-gior parte dei suoi studi. Pubblicò nel 1878 unaimportante monograa con cui fece luce sul-lo sviluppo embrionale del sistema nervoso euro-genitale dei vertebrati: FRANCIS MAITLANDBALFOUR, A monograph on the development ofelasmobranch shes, London, Macmillan,1878.

225 Nei documenti sono riportati acquisti dalmattatoio e da privati di uteri di vacche, peco-re, cagne, coniglie, cavie, gatte, scrofe, caval-le, asine e scimmie, AU, 1887-1900, Documen-ti di spesa del gabinetto di anatomia umana.

226 AU, 1886-1887 I, lettera di Pilade Lachial rettore, Perugia, 10 giugno 1887.

227 «Serie preparati di cera del Ziegler per£ 104», AU, 1887-1900, Documenti di spesa delgabinetto di anatomia umana normale, Fattu-ra della ditta Martin Wallach, Kassel, 30 ago-sto 1889. Adolf Ziegler (1820-1889), dopo es-sersi formato a Praga e Jena, fondò uno studiodi ceroplastica a Friburgo dove collaborò coni maggiori istologi ed embriologi dell’epoca, so-prattutto con Wilhelm His; l’attività ceroplasti-ca fu continuata dal glio Friedrich Ziegler(1860-1936). Cere embriologiche di Zieglersono presenti in Italia anche nelle collezioni diTorino e Ferrara, GIACOBINI-CILLI-MALERBA, IlMuseo di anatomia umana, p. 148; BATTAGLIA-CAPITANI-CHIARINI, Museo Anatomico «G. Tu-miati», p. 17. Per l’attività degli Ziegler si ri-manda a: NICK HOPWOOD, Embryos in wax. Mo-dels from the Ziegler studio, Cambridge, Whip-ple Museum of the History of Science, 2002.

228 Wilhelm His (1831-1904) anatomista sviz-zero, fu allievo di Rudolf Virchow a Würzburg;diventato professore ordinario di anatomia e -siologia a Basilea nel 1857, si dedicò agli studimicroscopici diventando uno dei maggioriesperti mondiali di embriologia e della forma-zione dei tessuti nervosi. Nel 1865 inventò il mi-crotomo e successivamente l’embriografo.

229 L’Università di Perugia e i suoi istitutibiologici, pp. 117-120.

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 337

Page 62: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

230 Segnaliamo le opere di embriologiaevoluzionista di Wilhelm August Oscar Hertwig(1849–1922), Charles Marie Debierre (1853-1932) e Angelo Rufni (1864-1929); l’operacompleta di Charles Darwin (1809 –1882), e lepubblicazioni di Ernst Haeckel (1834-1919) eGiovanni Canestrini (1835-1900), traduttore, nel1864, della prima edizione italiana de L’origi-ne delle specie e principale divulgatore dell’evo-luzionismo in Italia nella seconda metà dell’Ot-tocento.

231 Per le origini della disciplina si riman-da a: RENATO G. MAZZOLINI, L’antropologia -sica, in Storia della scienza, VII, pp. 707-708.

232 MAZZOLINI, L’antropologia sica, pp.707-708.

233 ANITA GUERRINI, Anatomy, in The Oxfordcompanion, p. 27.

234 Paolo Gaddi (1805-1873) fu docente dianatomia a Modena e direttore del museoanatomico dal 1840. Nel 1869 tenne i primi cor-si di Antropologia. Nel museo modenese è an-cora conservata la sua collezione etno-antropo-logica, una delle prime d’Italia. Sulla gura diGaddi e in generale sugli esordi dell’antropo-logia nelle università italiane si veda: FRANCE-SCO FEDELE, Giustiniano Nicolucci e la fonda-zione dell’antropologia in Italia, in Giustinia-no Nicolucci alle origini dell’antropologiamoderna, a cura di FRANCESCO FEDELE, Isoladel Liri, Comune di Isola del Liri, 1985.

235 Paolo Mantegazza (1831-1910) siolo-go e antropologo, fondatore del Museo nazio-nale di antropologia e etnologia. Dal 1869 Futitolare della cattedra di antropologia nell’Isti-tuto di studi superiori di Firenze.

236 Per la gura e l’attività di Giustiniano Ni-colucci (1819-1904) si veda: FEDELE, Giustinia-no Nicolucci.

237 Giuseppe Sergi (1841-1936) fu professo-re di antropologia a Bologna nella facoltà di let-tere, nel 1884 passò all’Università di Roma conl’istituzione della cattedra di antropologia. «Alui si devono il sistema di classicazione cranio-logica, basata sui caratteri descrittivi del cranio,e la concezione del tipo dell’uomo mediterra-neo», CASTIGLIONI, Storia della medicina, p. 784.

238 Luigi Calori (1807-1896), laureatosi aBologna, fu professore nello stesso Ateneo dal1844 al 1896. Calori si occupò anche di ana-tomia patologica, teratologia e anatomia com-parata.

239 Antonio Garbiglietti (1807-1877) fu ilfondatore nel 1861 del museo craniologico del-la regia Accademia di medicina di Torino. Nel1913 la collezione craniologica passò al museodi anatomia dell’Università, dove si trova tut-tora, GIACOBINI-CILLI-MALERBA, Il Museo dianatomia umana, pp. 148-150.

240 Cesare Lombroso (1835-1909) fu inse-gnante a Pavia e Torino, dove fondò nel 1898il museo di psichiatria e criminologia. Nelle suericerche fu inuenzato dalla siognomica e daldarwinismo sociale. Lombroso, che rimane ilpiù discusso e studiato antropologo italiano, èstato oggetto di numerose monograe, tra cuisi ricordano: GIORGIO COLOMBO, La scienza in-felice. Il museo di antropologia criminale di Ce-sare Lombroso, Torino, Boringhieri, 1975;RENZO VILLA, Il deviante e i suoi segni. Lom-broso e la nascita dell’antropologia crimina-le, Milano, Franco Angeli, 1985; sul suo mu-seo segnaliamo: SILVANO MONTALDO-PAOLOTAPPERO, Il Museo di Antropologia criminale«Cesare Lombroso», in La memoria dellascienza.

241 FRANCESCO BONUCCI, Principi di antro-pologia o di siologia morale dell’uomo, Pe-rugia, Tipograa Santucci, 1866.

242 Nella biblioteca di anatomia è ancoraconservata la seguente monograa di interes-se frenologico: PIERRE MARIE JEAN FLOURENS,De la phrenologie et des etudes vraies sur le cer-veau, Paris, Garnier frères, 1863.

243 Franz Joseph Gall (1758-1828), anato-mista e siologo, studiò medicina a Strasbur-go e Vienna e cominciò a sviluppare la sua teo-ria nel 1785. Nel 1796 tenne nella capitale au-striaca le prime lezioni di frenologia che gli cau-sarono diversi problemi con le autorità. Trasfe-ritosi a Parigi poté dedicarsi alla divulgazionedella disciplina da lui fondata.

244 Johann Gaspar Spurzheim (1776-1832)studiò medicina all’Università di Vienna dove

MARCO MAOVAZ ET AL.338

Page 63: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

conobbe Gall e ne diventò l’assistente. Nel 1812i due studiosi si separarono e seguirono approc-ci diversi alla disciplina.

245 Il cranio presenta le trentacinque facol-tà della mente ipotizzate da Spurzheim.

246 L’ultima difesa della frenologia fu la mo-nograa: MATHIEU WILLIAMS, A vindication ofphrenology, London, Chatto and Windus, 1894e per cui si veda: FRANK EGERTON, Phrenolo-gy and Physiognomy, in The Oxford companion,pp. 639-640.

247 AU, 1875 I, lettera di Roberto Adriani alrettore, Perugia, 24 settembre 1875; AU, 1875I, lettera di Elia Mortara al rettore, Perugia, 5ottobre 1875.

248 «La collezione Mortara […] compren-de 20 crani di Chiusi, Città della Pieve, Sartea-no e Perugia, la maggior parte completi e an-che altri in discreto stato di conservazione», ER-COLE RAGNOTTI, Nota sui crani del territorioetrusco conservati nel Museo Anatomico di Pe-rugia, «Monitore Zoologico Italiano», 36(1925), pp. 31-34.

249 AU, 1885-1886 I, lettera del Ministero del-l’istruzione pubblica al rettore, Roma, 5 genna-io 1884. La scheda modello era stato compila-ta nel 1883 e resa nota con una circolare indi-rizzata ai prefetti. Venivano richiesti numerosi datisulla presenza di tatuaggi, di traumi, sull’abbon-danza e particolarità della disposizione dei pelie sulle anomalie di conformazione del corpo, inparticolare del cranio e del cervello. Una copiadella scheda è conservata in: AU, 1885-1886 I.

250AU, 1886-1887 I, lettera di Pilade Lachial rettore, Perugia, 14 giugno 1887.

251 Dal 1920 al 1922 il preparatore Espar-tero Vicaroni conferì al gabinetto di anatomiaalmeno trentasette crani di carcerati e carcera-te. AU, 1914-1922. La collezione craniologicacomprende attualmente più di cinquecentocrani di individui adulti, sono inoltre conserva-ti circa centocinquanta encefali preparati a sec-co. Collezioni craniologiche di grande entità siritrovano a Bologna (duemila crani), Torino(millecinquecento crani), Siena (ottocento cra-ni), Firenze e Roma. Si riporta il commento fat-to alla collezione craniologica di Lombroso:

«Una montagna di teschi abbandonata in unapiccola stanza. Così è nita la meticolosa cra-niologia lombrosiana: i crani dei delinquenti,segati per metterne a nudo la congurazione in-terna e permettere l’analisi del cervello, con-servato col metodo del professor Giacomini,giacciono, con o senza cartellino numerato, in-teri o dimezzati, in un dimenticato ripostiglio»,COLOMBO, La scienza infelice, p. 76.

252 Il brano riportato è di Enrico Ferri, se-guace di Lombroso, citato in: STEPHEN JAYGOULD, The mismeasure of man, New York,Norton, 1981, trad. it. Intelligenza e pregiudi-zio, Milano, Il saggiatore, 1998, p. 139. Sull’in-terpretazione antropologica dei tatuaggi dei cri-minali si vedano anche: VILLA, Il deviante e isuoi segni, pp. 152-153; PIERPAOLO LESCHIUT-TA, Le pergamene viventi. Interpretazioni deltatuaggio nell’antropologia positiva italiana,«La ricerca folklorica», 27 (1993), p. 129.

253 Luigi Castaldi (1890-1945), dopo avertenuto la cattedra perugina, si trasferì a Caglia-ri per ricoprire la cattedra di anatomia no al1943. Nel 1929 fu uno dei fondatori della So-cietà Italiana di anatomia e uno dei soci più at-tivi della Società italiana di storia delle scien-ze mediche e naturali. L’attività scientica diCastaldi è rappresentata da più di duecento pub-blicazioni inerenti l’istologia, la radiologia, lagenetica, l’anatomia ed embriologia compara-ta, la siologia, la patologia e l’antropometria.Negli anni venti e trenta del XX secolo fu unodegli studiosi più sensibili alla conservazionee valorizzazione delle collezioni storiche,come testimoniato dai suoi articoli sui museidi Firenze, Perugia, e Cagliari, dove fece rie-mergere dall’oblio un importante nucleo di cereanatomiche di Clemente Susini. LUIGI CASTAL-DI, Il museo nazionale di antropologia ed et-nologia di Firenze, Napoli, Stabilimento tipo-graco G. Barca, 1924; LUIGI CASTALDI, Fran-cesco Boi 1767-1860, primo cattedratico dianatomia umana a Cagliari e le cere anatomi-che orentine di Clemente Susini, Firenze, Ol-schki, 1947. La sua attività di storico dellascienza fu molto apprezzata dai colleghi:«Soprendente attività ha spiegata l’anatomico

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 339

Page 64: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

Luigi Castaldi, testé rapito ai vivi, instancabi-le ricercatore di fatti relativi agli sviluppi del-l’anatomia, della siologia e della microbio-logia», TRIDENTE, Manuale di storia della me-dicina, p. 448; «storico acuto e geniale dellaanatomia», PAZZINI, Storia della medicina, p.612; si veda anche CASTIGLIONI, Storia dellamedicina, p. 890.

254 CASTALDI, Il Museo anatomico, p. 5.255 Girolamo Segato (1792-1836), origina-

rio della provincia di Belluno, fu esploratore,egittologo e naturalista. Rimane una delle gu-re più affascinati dell’anatomia ottocentesca perl’ideazione di una particolare tecnica di conser-vazione dei materiali organici impropriamen-te denominata pietricazione. Il dipartimentodi anatomia, istologia e medicina legale del-l’Università di Firenze ha organizzato nel2006 una mostra intitolata “Il segreto dei cor-pi” sui reperti di Segato.

256 Primo Dorello, nato a Narni nel 1872, fuallievo di Francesco Todaro a Roma; professo-re di anatomia umana normale dal 10 marzo 1926al 1946, fu inoltre professore incaricato di isto-logia ed embriologia generale. Tra le altre cari-che dell’Ateneo si segnalano la presidenza dal-la facoltà di medicina e chirurgia nel 1939-1940e la presidenza della facoltà di farmacia nel 1938-1939. A Dorello è intitolato il ‘canale di Dorel-lo’, un canale osseo che si ritrova in alcuni casinell’osso temporale, per notizie sui suoi insegna-menti si rimanda a: «Annuario della Universi-tà degli Studi di Perugia», (1939-1940).

257 «Per quanto riguarda i mezzi didattici nonho sentito il bisogno di fare altri acquisti. Il Mu-seo dell’Istituto è più che sufcientemente for-nito, ed avrebbe solo bisogno di una maggio-re ampiezza di locali per presentarsi sotto unaspetto più decoroso. Le tavole da dimostrazio-ne che noi possediamo sono poche e non bel-le, ma io le ho sostituite in gran parte con dia-positive, che io ho fatto da me e che quindi han-no richiesto una spesa quasi insignicante» AU,1929 III, lettera di Primo Dorello al rettore, Pe-rugia, 19 gennaio 1929. Le attenzioni di Dorel-lo si erano incentrate sulla biblioteca: «la biblio-teca invece ha potuto essere oggetto delle mie

cure più assidue ed ha avuto un notevolissimoincremento […] senza ombra di esagerazionesi può affermare che in questi ultimi tre anni ilvalore della biblioteca è quasi triplicato» La con-sistenza dei campioni nel 1926 era la seguen-te: «371 pezzi anatomici parte secchi parte con-servati in vasi nel museo, 250 crani di delin-quenti della raccolta Rossi, 20 vasetti con fe -ti-em brioni, 100 encefali di delinquenti meto-do Giacomini, 500 diapositive da proiettare».AU, inventario del materiale scientico e mo-bili dell’Istituto di anatomia umana normale-anno 1926. Va rilevato che l’inventario non spe-cica la natura dei pezzi e che mancano sicu-ramente molte tipologie citate da Castaldi nel-la descrizione del museo. Nel 1928 erano sta-ti aggiunti solo 5 preparati al museo: AU, inven-tari 2490B–2493B; lettera di Primo Dorello alrettore, Perugia, 6 ottobre, 1928.

258 Si vedano gli emblematici casi di Napo-li e Torino: DAVIDE VIGGIANO-COSIMO PASSIATO-RE, Il Museo di anatomia di Napoli. Catalogo ag-giornato e breve storia, «Museologia scienti-ca», 19, 2002 (2003), p. 6; «l’evoluzione degliinteressi di ricerca nell’ambito della scuola ana-tomica, hanno determinato subito dopo il trasfe-rimento nella nuova sede un sostanziale disinte-resse per il museo e una sorta di sua “fossilizza-zione”», GIACOBINI-CILLI-MA LERBA, Il Museo dianatomia umana, pp. 146-147. Nel 1963 ilmuseo e l’istituto di anatomia di Perugia venne-ro trasferiti nel palazzo degli Istituti Biologici invia del Giochetto dove si trovano tuttora.

259 A proposito del signicato storico del-le collezioni anatomiche si rimanda a: GIACO-BINI-CILLI-MALERBA, Il Museo di anatomiaumana, pp. 146-147.

260 Per le vicende degli insegnamenti pato-logici tra XVIII e XIX secolo si rimanda a: ER-MINI, Storia dell’Università, II, pp. 928-932.

261 FRANÇOIS DUCHESNEAU, L’evoluzione del-le scienze biomediche nel Settecento, in Storia del-la scienza, VI, p. 554. Sull’origine della clinicaall’inizio del XVIII secolo, in seguito all’attivi-tà di Hermann Boerhaave nell’Università diLei da si veda: BERETTA, Storia materiale dellascienza, p. 150-151.

MARCO MAOVAZ ET AL.340

Page 65: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

262 Luigi Pacico Pascucci (1774-1852) na-tivo di Perugia si laureò in medicina nel 1793;nel 1795 cominciò la carriera universitaria conla cattedra di logica; dal 1800 agli inizi del 1810tenne la cattedra di anatomia e siologia insie-me a Benedetto Bernardi. Nell’ottobre del1810 gli venne assegnata la medicina pratica eclinica. Dal 1810 al 1844 ricoprì anche le cat-tedre di medicina legale-polizia medica e oste-tricia. Tra le cariche ricoperte fuori dall’ambi-to universitario si ricordano quelle di medicocondotto a Perugia, medico primario del-l’ospedale maggiore e medico delle carceri. Uninteressante manoscritto conservato nell’archi-vio universitario documenta la carriera segui-ta dal docente prima del 1795. Pascucci ripor-ta le seguenti discipline e relativi insegnanti:l’anatomia con Benedetto Bernardi, di cuisarà assistente nei primi anni del XIX secolo;la medicina e pratica ospedaliera con Anniba-le Mariotti; la siologia e la terapeutica con Fe-lice Santi; le «Cognizioni per l’esercizio dellaclinica» con Giuseppe Ludovisi; le lezioni diFrancesco Pasqua, probabilmente gli aforismidi Ippocrate. Fondamentale nella formazione diPascucci fu inoltre la componente losoca eumanistica, tra i suoi requisiti egli elenca le le-zioni di eloquenza con Felice Calindri; la logi-ca appresa da Giuseppe Spiganti; la lingua gre-ca con Vincenzo Marcarelli; la losoa con Lui-gi Canali e Odoardo del Giudice. Pascucci ram-menta inoltre la frequenza per due anni del-l’ospedale di Perugia, l’assistenza fornita Fran-cesco Pasqua nel visitare gli infermi poveri delrione di Porta sole e la professione di medicosvolta a Bettona e Valfabbrica. AU, P I, D VIII,Sommario dei requisisti esibiti dal signore Lui-gi Pacico Pascucci del 1795. Per il prolo bio-graco del Pascucci si rimanda a: PIZZONI, I me-dici umbri lettori presso l’Università di Peru-gia, pp. 144-147; CAPODICASA, L’ospedale: spa-zio diagnostico e terapeutico, p. 168.

263 AU, P II, E V, fascicolo facoltà medica-dal 1812 al 1821, il documento è senza data,ma risale all’anno accademico 1813-1814.

264 «In tal modo i giovani hanno un corso dimedicina teorica e pratica all’Università, men-

tre passano ogni mattina alla clinica nello spe-dale», AU, P II, E V, fascicolo facoltà medica.

265 AU, P II, A II, Relazione di Luigi Paci-co Pascucci sull’insegnamento nel 1824. Larelazione fu stilata in base al nuovo regolamen-to leonino sugli studi superiori pubblicato nel-lo stesso anno. Per la relazione di Pascucci sirimanda anche a: ERMINI, Storia dell’Univer-sità, II, pp. 765-767.

266 Il libro di testo adottato da Pascucci eraJOHANN PETER FRANK, De curandis hominummorbis epitome, Mediolani, apud Maspero etBuocher: ex typ. J. Pirotae, 1807-1813. JohannPeter Frank (1745-1821) medico tedesco, fu unpioniere delle ricerche sull’igiene pubblica. Nel-la pubblicazione System einer vollständigen me-dicinischen Polizey considerò i vari aspetti del-l’igiene, quali la salubrità dell’acqua, del cibo,l’igiene sessuale, la questione della prostituzio-ne e la compilazione di statistiche ospedaliere.Nel 1785 venne nominato professore e diretto-re degli studi medici a Pavia, contribuendo al-l’eccellenza dell’Ateneo pavese voluta dagliAsburgo. Sul ruolo della scuola di Pavia nel-l’evoluzione della clinica alla ne del XVIII se-colo si rimanda a: DUCHESNEAU, L’evoluzionedelle scienze biomediche nel Settecento, p. 555.

267 GIOVANNI BATTISTA BORSIERI, Institutio-num medicinae practicae quas auditoribussuis praelegebat Jo. Bapt. Burserius de Kani-feld, Venetiis, apud Josephum Orlandelli, 1786-1789. Giovanni Battista Borsieri (1725-1785),laureatosi a Bologna, praticò la medicina nel-l’ospedale di Faenza, poi passò all’insegnamen-to a Pavia.

268 Jean-Louis Alibert (1768-1837), medi-co francese noto per le sue ricerche dermato-logiche. Il testo adottato da Pascucci era: JEANLOUIS ALIBERT, Nuovi elementi di terapeuticae di materia medica seguiti da un saggio sul-l’arte di ricettare e da un ristretto sulle acqueminerali le piu celebri del sig. professore Ali-bert, Firenze, Guglielmo Piatti, 1816-1817.

269 Per la gura di Domenico Bruschi si ri-manda a: MAOVAZ – ROMANO, La botanica, inScienza e scienziati a Perugia, pp. 88-90. Nel1824 Bruschi non aveva ancora pubblicato le

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 341

Page 66: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

Instituzioni di materia medica che videro la lucedieci anni più tardi.

270 Thomas Sydenham (1624-1689), medi-co inglese i cui campi di interesse furono le epi-demie, le febbri e la terapeutica. Venne consi-derato il “padre” e l’Ippocrate della medicinainglese per la sua predilezione per l’empirismoe l’osservazione. Entrambe le denominazionifurono postume, in quanto le sue idee innova-tive gli crearono diversi contrasti con i colle-ghi medici.

271 François Boissier de Sauvages de Lacroix(1706-1767) medico e botanico francese, fon-datore della nosologia.

272 William Cullen (1710 –1790) medico echimico scozzese, fu uno dei fondatori della Ro-yal Medical Society. Specializzato in chimica,materia medica e botanica. È noto anche per isuoi studi sulla refrigerazione. Sul ruolo di Cul-len per l’abbandono della patologia umorale ga-lenica si veda: DUCHESNEAU, L’evoluzione del-le scienze biomediche, p. 556.

273 John Brown (1736-1788) discepolo diWilliam Cullen, ipotizzò che le malattie fos se -ro originate da debolezza o da una non adegua-ta stimolazione dell’organismo. In Italia lateoria di Brown trovò un efcace divulgatore inGiovanni Rasori (1766-1837), docente a Pavia.La presenza di Brown nelle raccomandazioni diPascucci è interessante anche per le connotazio-ni politiche che la teoria del controstimolo as-sunse in alcune scuole mediche italiane, COSMA-CINI, Storia della medicina, 261. Si veda inol-tre: DINO CARPANETTO, La politica e la profes-sione. La scuola di medicina a Torino nell’etàfrancese, «Annali di storia delle università ita-liane», 5 (2001), p. 91; Carpanetto nega tutta-via per il Piemonte la sovrapposizione tra gia-cobinismo e brownismo tipica di Pavia.

274 AU, P II, A II, Relazione di Luigi Paci-co Pascucci.

275 Sull’inconciliabilità delle varie scuole ita-liane che «cercano ancora di spiegare i fenome-ni della vita siologica e patologica applican-do ad essi le teorie losoche del morente se-colo XVIII» si rimanda a: COSMACINI, Storiadella medicina, p. 325.

276 Ivi, p. 259.277 DOMENICO BRUSCHI, Instituzioni di ma-

teria medica, Milano, a spese della società edi-trice, 1834, I, p. 45. Prima di illustrare la ma-teria medica Bruschi ripercorse la storia dellaterapeutica, passando dalla teoria umorale ga-lenica, alle terapie in voga nel XVIII secolo ba-sate sugli studi di Hoffmann, Cullen, Sauvagese Brown; Bruschi citò inoltre le scuole italia-ne fondate da Rasori, Bufalini e Tommasini, evi-denziando la contrapposizione tra la scuola con-trostimolista-diatesista bolognese e quella par-ticolarista di Bufalini. Bruschi trattò inoltre leultime teorie terapeutiche formulate in In-ghilterra, Francia e Germania. A proposito del-le contrapposizioni tra scuole italiane Bruschiaggiunse: «Dal n qui esposto è facile il rile-vare che la patologia italiana non si trova esserconcorde ed unisona», Ivi, pp. 38-39.

278 Giuseppe Severini (1803-1875), nativo diGubbio fu approvato dottore in medicina all’Uni-versità di Roma nel 1827. Dieci anni più tardi,nel 1837, fu nominato medico primario dell’ospe-dale civile di Perugia dal visitatore apostolico.Nel 1839 vinse il concorso per la cattedra di pa-tologia generale, che insegnò no al 1846.Successivamente passò all’insegnamento dellamedicina teorico pratica e della medicina lega-le. Dopo l’unità d’Italia gli venne assegnata nel1862 la cattedra di patologia speciale e avviamen-to alla clinica medica. Fu preside della facoltàdi medicina e medico delle carceri, con nomi-na della consulta, dal 1837; fu inoltre membrodel collegio medico, della commissione sanita-ria provinciale e della commissione statistica, AU,Notizie biograche di alcuni professori.

279 Ricordiamo, oltre a Giuseppe, i gli Lui-gi, di cui si parlerà fra breve, e Severino che in-segnò nella scuola di farmacia della facoltà dimedicina, «Annuario della Università degli Stu-di di Perugia», (1901-1902), p. 27. Il glio diSeverino, Giuseppe (1878-1918), fu botanicoe patologo vegetale nel Regio istituto superio-re agrario di Perugia.

280 ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, busta70 b, lettera del rettore Giovanni Pennacchi al sin-daco di Perugia, Perugia, 18 dicembre 1864.

MARCO MAOVAZ ET AL.342

Page 67: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

281 Josef Leopold Auenbrugger (1722-1809)si formò a Vienna dove si laureò a ventidue anni.Svolse per dieci anni attività ospedaliera nel-l’ospedale militare di Vienna, dove perfezionòla tecnica ascultatoria che lo rese famoso.

282 «Primo strumento diagnostico d’uso ge-nerale, esso trasforma la pratica della medici-na, la percezione della malattia da parte del me-dico, il rapporto medico / paziente», COSMA-CINI, Storia della medicina, p. 271.

283 René Théophile Hyacinthe Laennec(1781-1826) si formò a Parigi con GuillaumeDupuytren (1777-1835) e con Nicolas Corvisartdes Marest (1755–1821); Laennec fornì impor-tanti contributi allo studio delle cirrosi e dellaperitonite, ma è famoso soprattutto per l’inven-zione dello stetoscopio. Le prime esperienze colnuovo strumento diagnostico furono fatte nel1816, e nel 1818 vennero presentate al pubbli-co, CAPODICASA, L’ospedale: spazio diagnosti-co e terapeutico, p. 173. Sul ritardo diagnosti-co e terapeutico della medicina romana e napo-letana nel 1820, rilevato dal medico lorenese Lo-uis Valentin nel suo Voyage médical, si riman-da a: COSMACINI, Storia della medicina, p. 270.Le prime applicazioni della stetoscopia avven-nero nel 1826 nell’ospedale di S. Giovanni aRoma da parte di Carlo Maggiorani, Ivi, p. 320.

284 «Stearina, Una lampada di cristallo a spi-rito, Un bicchierino a calice per reazioni chi-miche, Un urometro di cristallo, Un termome-tro da osservazione, Tre matracci per analisi chi-miche, Due pipette cilindriche, Quattro vaset-ti cilindrici da urometro, Otto vasetti con tap-po smerigliato da reagenti» per un totale di £22,92, AU, 1863 II, Nota di spese occorse perla scuola d’iniziamento Clinico nell’anno sco-lastico 1862-1863.

285 Severini cita nella relazione le seguentipatologie: «febbre gastro reumatica, febre tifoi-dea, febbre intermittente, meningite spinale, ot-tite, parotite, laringite, pleurite, bronchite,pneomonite, entero peritonite, artrite, metrite,gastricismo, eresipela, eritema, rubeola, mor-billo, vajolo, pellagra, pelle bronzina d’Addi-son, idrotorace, clorosi, itterizia, elminotis, tu-bercolosi polmonare, emottisi, sillide, cardio-

patie organiche, amenorrea, cachessia paludo-sa, corea s.ti Viti, nevralgia del sacro, eclam-psia puerperale». ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, busta 31, Quadro delle malattie curatenella scuola di iniziamento clinico dal 1° de-cembre 1861 a tutto maggio 1862 nell’Ospe-dale di Perugia. Severini fu coadiuvato dal -glio Luigi. È interessante notare che malgradole gravi patologie e gli scarsi mezzi, dei sessan-totto ricoverati ne guarirono cinquantatré, cin-que erano rimasti in cura nell’ospedale al mo-mento della relazione e dieci erano deceduti. Lealtre relazioni del Severini sull’andamentodella clinica dal 1864 al 1873 sono conserva-te in: AU, 1864 I; ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, busta 115 a; AU, 1868; ASP, fondoASCP, serie 1871-1953, busta 12.

286 Alberto Riva fu nominato alla cattedra dipatologia speciale e “iniziamento alla clinica me-dica” nel novembre del 1876. Nel 1884 fu in-caricato inoltre dell’insegnamento di anatomiapatologica. Nel 1886 si trasferì all’Università diParma, AU, 1876 I, lettera di Reginaldo Ansi-dei al rettore, Perugia, 26 novembre 1876.

287 Pietro Grocco (1856-1916) fu uno deimaggiori patologi dell’Ottocento; discepolo diFrancesco Orsi (1828-1899) nella facoltà me-dica di Pavia, si perfezionò a Parigi e Vienna.Fu professore incaricato a Pavia e, dal 1886, aPerugia, dove rimase per due anni. Passò suc-cessivamente a Pisa e poi a Firenze nel 1892.CASTIGLIONI, Storia della medicina, p. 816; SE-VERI, La scuola medica perugina, pp. 58-59;COSMACINI, Storia della medicina, p. 384.

288 «Tale gabinetto […] guadagnò l’attua-le sua splendida locazione e si fece ricco di stro-menti per 1’opera indefessa ed intelligente delprof. Grocco […] che forni il gabinetto in modoveramente esuberante di tutto quanto necessi-ta per le più minute ricerche di chimica clini-ca, e di costosissimi apparecchi graci per lasemiologia della circolazione.», L’Università diPerugia e i suoi istituti biologici, pp. 135-137.

289 Vincenzo Patella, nato a Padova nel1856, si laureò nel 1877 nell’Ateneo della sua cit-tà natale. Fu medico primario nell’ospedale di Vi-terbo dal 1889 al 1890. Nel 1890 gli venne as-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 343

Page 68: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

segnata la cattedra di clinica medica e patologiaspeciale a Perugia, nello stesso anno ottenne lacarica di primario nell’ospedale civile. Nel1899 si trasferì alla cattedra di patologia di Sie-na, AU, Stato di servizio dei professori 1830-1860.

290 L’Università di Perugia e i suoi istituti bio-logici, pp. 135-137, cui si rimanda per una de-scrizione dettagliata delle strumentazioni. Inotevoli incrementi della strumentazione risul-tano anche dallo spoglio degli inventari: nel 1897erano riportate centosessantasei voci d’inven-tario per la strumentazione scientica, nel1899 le voci aumentarono a centonovantadue,AU, inventario di clinica medica 1894-1897; AU,inventario di clinica medica 1896-1899.

291 A Perugia l’istituzione della cattedra dianatomia patologica recepì quanto riportava il

decreto approvativo del regolamentoper la facoltà medico-chirurgica delle Univer-sità del regno pubblicato il 23 ottobre 1865. Nel1866 il sindaco Ansidei scrisse al ministro del-la pubblica istruzione a Firenze che si era «prov-veduto che fossero mandate in esercizio tuttele scuole richieste dal nuovo regolamento del-le quali veramente non mancava che quella del-le istituzioni di anatomia patologica», AU,1866, lettera del sindaco Reginaldo Ansidei alministro dell’istruzione pubblica, Perugia, 4 gen-naio 1866.

292 COSMACINI, Storia della medicina, p. 231.293 Va rammentato che di insegnamenti

“anatomia patologica” si parlò esplicitamentenelle riforme napoleoniche del 1809-1810,ma la brevità del tempo intercorso tra le rifor-me e la caduta del regime napoleonico fu taleda impedire l’istituzione di una cattedra auto-noma. Grande rilievo alla materia fu dato da Ce-sare Massari durante i suoi anni di insegnamen-to e soprattutto, nel 1829, con l’inaugurazionedi un primo museo patologico. Questo museo,più che di pertinenza universitaria, era proba-bilmente unito all’Accademia anatomico-chi-rurgica, ERMINI, Storia dell’Università, II, pp.922-924; SEVERI, La scuola medica perugina,p. 45. Ancora da studiare è poi l’attività didat-tica nell’anatomia patologica dell’anatomistanormale Filippo Carli.

294 Illustrando il gabinetto in formazioneMortara scrisse che la sala del silicomio po-teva «essere assai utilmente convertita per usodi un gabinetto complessivo cioè di anatomiasiologica e patologica e di anatomia compa-rata», ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, bu-sta 70 b, lettera di Elia Mortara al sindaco diPerugia, Perugia, 22 gennaio 1865. Nel 1867Mortara rinunciò, nella denominazione delgabinetto, ai riferimenti siologici, ma manten-ne quelli dell’anatomia patologica, ASP, fondoASCP, serie 1860-1870, busta 135 b, lettera diElia Mortara al rettore, Perugia, 22 novembre1867. Nel 1872, come si è visto trattando delmuseo anatomico, Mortara aveva predisposto«105 preparati di anatomia patologica».

295 Giuseppe Marroni (1843-1886), glio delmedico Luigi, seguì i primi anni di studi me-dici a Perugia e si addottorò a Bologna. Alla do-cenza universitaria afancò una importante at-tività di sostegno delle campagne di vaccina-zione, PIZZONI, I medici umbri lettori pressoL’Università di Perugia, pp. 184-185.

296 Si veda: AU, 1867-1868. Marroni com-pilò tra il 1869 e il 1870 alcune note delle spe-se necessarie «per l’esperienze di istologia pa-tologica», AU, 1867-1868; ASP, fondo ASCP, se-rie 1860-1870, busta 175 a. Il rettore richiese alsindaco di cedere a Marroni il «camerino già untempo destinato alla visita delle prostitute rico-verate nel silicomio», ASP, fondo ASCP, serie1860-1870, busta 175 a, lettera del rettore Gio-vanni Pennacchi al sindaco di Perugia, Perugia,30 novembre 1869.

297 AU, 1870 II, lettera di Giuseppe Marro-ni al rettore, Perugia, 26, maggio 1870.

298 «Nel gabinetto da me diretto come inca-ricato manca tutto ed abbisogna tutto», AU,1872, lettera di Giuseppe Marroni al rettore, Pe-rugia, 7 maggio 1872. Giustamente Marroni ag-giungeva: «Si raccolgano i pezzi Patologici silasci nel resto il cadavere al professore di ana-tomia umana, si scrive la sezione in apposito Li-bro richiamando il numero della Storia Clini-ca o Nosograca e si avrà allora un completostudio del malato in vita ed in morte con un ma-teriale scientico da servire al clinico, ai sani-

MARCO MAOVAZ ET AL.344

Regio

Page 69: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

tari dell’ospedale ed al professore di anatomiapatologica», ma le sue proposte e richieste nonebbero seguito.

299 Nel 1878 Giuseppe Marroni aveva già ac-cettato di unire la clinica medica, diretta da Riva,al gabinetto di anatomia patologica «ritenendo-si così facilitato l’uso dei cadaveri», AU, 1878I, consiglio di facoltà, adunanza del 26 maggio1878.

300 Gustavo Pisenti, nato a Spilimbergo nel1861, si laureò a Bologna nel 1885. Pisenti fuuno dei professori più attivi del periodo a ca-vallo tra XIX e XX secolo. Nel novembre del1885 venne nominato professore straordinariodi patologia generale a Perugia, incarico che ten-ne no al 1918, dopo aver ottenuto l’ordinaria-to nel 1891. Nel 1888 attivò il corso libero dibatteriologia per gli studenti di medicina, rice-vette inoltre l’incarico delle “instituzioni di ana-tomia patologica” nel dicembre del 1885. Fu an-che insegnante di anatomia patologica veteri-naria, clinica oculistica e medicina legale, Trale cariche all’interno dell’Ateneo ricordiamo lapresidenza della facoltà di medicina e la cari-ca di rettore tenuta dal 1894 al 1896. Un elen-co delle sue pubblicazioni è in: AU, Stato di ser-vizio dei professori 1830-1860. Si rimanda inol-tre a: ERMINI, Storia dell’Università, II, pp. 928-932; Gustavo Pisenti lo scienziato che volle av-viare a Perugia l’insegnamento della batterio-logia, «Annali della Facoltà di Medicina e Chi-rurgia della Università degli Studi di Perugia»,77 (1986), pp. 40-42. Per gli altri professori suc-cedutisi alla cattedra nel XX secolo si riman-da a: ERMINI, Storia dell’Università, II, p. 924.

301 In AU, 1885-1886 I, è conservata la Notadel materiale scientico richiesto dal prof. Gu-stavo Pisenti per il laboratorio di patologia Ge-nerale e di anatomia patologica.

302 Pisenti incorporò nella collezione anchei preparati di Mortara: «Nel museo di anatomianormale esiste una notevole quantità di prepa-rati di anatomia patologica. Nell’interesse del-l’insegnamento che mi venne afdato doman-derei alla S. V. Ill.ma che quei preparati venis-sero dati a me, trasportati in un locale dell’Uni-versità, in modo da utilizzare quei materiali»,

AU, 1885-1886 I, lettera di Pisenti al ret-tore [s. d. ma del 1886]. Nel 1887 i preparatiammontavano a cinquecento pezzi: «Nel 1886[…] non esisteva il museo di anatomia patolo-gica. Nel museo di anatomia normale il prof.Mortara aveva raccolti alcuni preparati di ana-tomia patologica, i quali trasportati dell’ospe-dale dell’Università furono il primo nucleo diformazione del museo che oggi esiste: il qua-le conta ormai n. 500 preparati parte a secco par-ti in alcool disposti in n. 5 grandi vetrine. Ab-bastanza ricca è la raccolta delle malattie del-le ossa» AU, 1885-1886 I, lettera di Gustavo Pi-senti al rettore, Perugia, 11 giugno 1887. Il mu-seo si arricchì notevolmente nel corso degli annigrazie alle necroscopie: «In media il numerodelle necroscopie dal novembre al maggioammonta a 80 […] I pezzi patologici più inte-ressanti servono per la lezione di anatomia pa-tologica del giorno successivo e per farnepreparazioni istologiche e macroscopiche daconservarsi in Museo», L’Università di Peru-gia e i suoi istituti biologici, pp. 121-123.

303 Le cere erano ssate in ventidue tavolet-te con rappresentazione delle principali malat-tie renali donate da Orazio De Albertis, antro-pologo e assistente di anatomia patologica de-gli ospedali civili di Genova; AU, 1885-1886 I,lettera del pro-rettore a Orazio De Albertis, Pe-rugia, 30 novembre 1885.

304 Stufe d’Arsonval, apparecchi di steriliz-zazione di Koch, pompe a vuoto, e una «una ric-ca collezione di vetrerie».

305 ERMINI, Storia dell’Università, II, p. 924.Sull’unione tra medicina e chirurgia nell’Uni-versità torinese durante il periodo francese sirimanda a CARPANETTO, La politica e la profes-sione, pp. 83-84.

306 AU, P II, E VIII, Progetto per distribui-re il corso degli studi medici, il documento èsenza data, ma fu stilato dopo il 1833.

307 AU, P II, E VIII, Progetto per distribuireil corso. Sui «radicatissimi pregiudizi» chepermanevano alla metà del XIX secolo nei con-fronti dei chirurghi nella facoltà di medicina diSassari si rimanda a: EUGENIA TOGNOTTI, Per unastoria della facoltà di medicina dell’Universi-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 345

Gustavo

Page 70: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

tà di Sassari (1632-1968), «Annali di storia del-le università italiane», 6 (2002), pp. 136-138.

308 Achille Dottorini (1796-1863), nato a Pe-rugia, si formò a Roma e Napoli. Fu la gurapiù rappresentativa della chirurgia perugina peralmeno quaranta anni. Tra le numerose carichesi ricordano le seguenti: chirurgo astante dal1819 nell’ospedale di Perugia; chirurgo opera-tore dell’Accademia anatomico-chirurgica dal1826 al 1847; chirurgo primario del Pio stabi-limento di S. Martino; dell’ospedale civile e mi-litare; dell’ospedale degli incurabili; chirurgoper servizio della gendarmeria; delle carceri;capitano chirurgo maggiore della guardia na-zionale. Dottorini fu inoltre ufciale sanitarioaddetto alla piazza di Perugia e vice-presiden-te della commissione sanitaria. AU, Notizie bio-grache di alcuni professori. Per gli altri docen-ti di chirurgia nell’Università tra XVIII e XIXsecolo si veda: ERMINI, Storia dell’Università,II, pp. 924-925.

309 Come nella clinica medica, anche nellaclinica chirurgica si cominciarono a compila-re resoconti delle attività svolte dopo il 1860.Tra i casi riportati nella nota del 1862 si cita-no: «ascesso alla parotide destra; ferita alcapo con commozione di 1° grado; cangrenasenile ad ambo gli arti inferiori; keratite acu-ta con abrasione all’occhio destro; ferita lace-ro contusa alla coscia sinistra e gamba destra;blefarite ciliare; congiuntivite granulosa; feri-ta d’arma da fuoco alla coscia destra; antraceal collo; pietra vescicale», ASP, fondo ASCP, se-rie 1860-1870, busta 31, Nota degli infermi trat-tati nella clinica elementare Chirurgica nell’an-no 1862 dal 15 marzo all’ultimo di giugno.

310 Ruggero Torelli (1820-1894), laureato-si a Bologna e perfezionatosi a Roma e Napo-li, sostituì Dottorini alla cattedra dalla ne del1862. Fu titolare della cattedra di patologia spe-ciale chirurgica no al 1888. Tra le cariche ri-coperte nell’Ateneo si ricordano quelle di ret-tore nel 1884-1885 e di preside della facoltà me-dica. Il 14 settembre del 1865 Torelli effettuòla più nota operazione chirurgica dell’Ottocen-to perugino, resecando un tratto di stomaco ditale Alessandro Streghini che era stato accol-

tellato all’addome. Assistito da Luigi Severini,Elia Mortara e Giuseppe Marroni «al lume diuna candela di sego tenuta dall’infermieredella sala», Torelli salvò la vita al paziente, chevenne dimesso dopo cinque settimane. ERMI-NI, Storia dell’Università, II, pp. 924-927;SEVERI, La scuola medica perugina, p. 56.

311 Erasmo de Paoli, perfezionatosi a Hei-delberg, fu preside della facoltà dal 1890-1891e dal 1898 al 1906; fu inoltre titolare della cat-tedra di ostetricia dal 1896 al 1906, ERMINI, Sto-ria dell’Università, II, pp. 926-927; ERASMO DEPAOLI, Ricordi di alcuni mesi di studio ad Hei-delberg. Primavera 1888, Perugia, Stabili-mento Tipograco Guglielmo Donnini, 1902.

312 L’Università di Perugia e i suoi istitutibiologici, pp. 140-141. Per la strumentazionedella clinica si veda anche: Cenno storico del-la libera Università di Perugia, pp. 29-30.

313 Ivi. Per il 1891 l’inventario del museo ri-porta duecentocinquantadue preparati di patolo-gia chirurgica e cinquecento preparati istologi-ci per l’insegnamento della patologia chirurgi-ca, AU, inventario di patologia chirurgica 1891.

314 Giuseppe Madruzza (1828-1896), nati-vo di San Marino, si addottorò a Bologna nel1849. Svolse dal 1851 al 1854 attività ospeda-liera a Bologna, Fano e Gubbio, dove venne no-minato chirurgo primario. Nel 1856 ricoprì lacattedra di anatomia e chirurgia nell’Universi-tà di Camerino. Nel 1857 ottenne la condottaostetrica «per le donne povere in Perugia» e nel-l’anno successivo fu nominato chirurgo prima-rio di turno all’ospedale civile e militare di S.Maria della Misericordia, sempre a Perugia. Nel1861 ottenne la cattedra di ostetricia e nel 1875venne nominato direttore della sala di mater-nità. Madruzza fu inoltre preside della facoltàmedica dal 1891 al 1896. AU, Notizie biogra-che di alcuni professori; ERMINI, Storia del-l’Università, II, p. 927.

315 Nel 1864 il rettore informava il sindacodell’insufcienza dei mezzi didattici a dispo-sizione: «una fantoccia ed un bacino secco diproprietà del Municipio», AU, 1864 II, letteradel rettore al sindaco di Perugia, Perugia, 19maggio 1864. Dopo dieci anni, malgrado le in-

MARCO MAOVAZ ET AL.346

Page 71: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

sistenze di Madruzza, il Municipio non avevaancora trovato le risorse per costituire un gabi-netto: «Si assicura che questa giunta […]quanto prima disporrà per l’impianto e l’ordi-namento regolare di un gabinetto d’ostetricia»,AU, 1875 I, lettera del sindaco di Perugia al ret-tore, Perugia, 19 aprile 1875. Incrementi nel-la dotazione del gabinetto sono rilevabili solodurante la gestione di De Paoli e dei suoi suc-cessori, come attestano i documenti contabiliin: AU, 1896-1924, Materiale scientico del ga-binetto di Ostetricia. Per i professori che si suc-cedettero alla cattedra si veda: ERMINI, Storiadell’Università, II, p. 927.

316 Ivi, I, p. 571.317 AU, P I, D V.318 ERMINI, Storia dell’Università, I, p.

238.319 Ivi, II, p. 737. Nel 1814 Cesare Massa-

ri adottò per le lezioni il testo ANTHELMEBALTHASAR RICHERAND, Nuovi elementi di -siologia, Pavia, G. Capelli, 1803, AU, P II, AII, Esercizio della censura sull’insegnamentouniversitario, anno 1814; come si è già accen-nato, trattando del gabinetto di anatomia, Vin-cenzo Santi aveva proposto nel 1847 la divisio-ne delle due cattedre. Santi propose nuovamen-te, alla Sacra congregazione degli studi aRoma, la separazione delle cattedre pochimesi prima dell’annessione dell’Umbria alRegno d’Italia; la sua proposta di dividere la cat-tedra fu accettata, ma non fu posta in essere perl’arrivo delle truppe piemontesi, AU, 1847, let-tera di Vincenzo Santi al rettore, Perugia, 22agosto 1847; ASP, fondo ASCP, serie Univer-sità, busta 19, lettera del vescovo di Perugia Gio-acchino Pecci a Vincenzo Santi, Perugia, 3 set-tembre 1860.

320 Decreto regio n. 237 dell’11 novembre1860, pubblicato il 15 dicembre 1860.

321 Francesco Bonucci (1826-1869) laurea-tosi a Perugia, è ricordato principalmente peri suoi innovativi studi sulle alienazioni menta-li che svolse nel manicomio di Perugia, di cuifu primario e direttore. Bonucci ricoprì inoltrela carica di preside della facoltà di medicina.Il suo indirizzo vitalistico nella siologia non

poteva sortire i miglioramenti che furono inve-ce apportati dal suo successore alla cattedra: ER-MINI, Storia dell’Università, II, p. 776; PIZZO-NI, Gli umbri nel campo delle scienze, pp. 166-171; LUIGI SEVERINI, Orazione funebre, in Inmorte del prof. Cav. Francesco Bonucci presi-de della facoltà di medicina e chirurgia nellalibera Università di Perugia, Perugia, stabilimen-to tipo-litograco di G. Boncompagni e Com.,1869; AU, 1860-1861, lettera del commissarioGioacchino Napoleone Pepoli al rettore EmilioBarbanera, Perugia, 15 novembre 1860.

322 Luigi Severini (1836-1884), nato a Pe-rugia era glio del patologo Giuseppe. Seguìgli studi nella città natale per poi addottorarsia Roma. Dal 1865 al 1866 si stabilì a Firenzeper specializzarsi in anatomia patologica e -siologia. Fu docente di istituzioni di anatomiapatologica dal 1866 al 1868. Supplente di Bo-nucci dal 1868, venne nominato professore stra-ordinario nel 1869 e ordinario nel 1875. Per unprolo biograco di Severini si rimanda a: RO-BERTO ADRIANI, Luigi Severini, «Annuariodella Università degli Studi di Perugia», (1884-1885).

323 Con dispaccio del 24 novembre 1866, Se-verini veniva incaricato delle «sperienze sio-logiche e patologiche» da tenersi all’Universi-tà; il 28 novembre Severini rispose: «se per lanovità e gravità di questi studi sono sproporzio-nate senza dubbio le mie deboli forze, suppli-rà la costanza ed il buon volere che m’infon-de l’ardente amore che io nutro alla scienza […]spera poi il sottoscritto che non gli verrannomeno l’aiuto e il favore della S.a V.a Ill.ma e diquesta onorevole giunta, afnché gradatamen-te il piccolo laboratorio che và ad istituirsi siacorredato dei necessari mezzi ed istrumenti, coiquali solamente si può raggiungere l’appren di -mento della siologia e della anatomia patolo-gica, discipline che fecero prendere a’ giorni no-stri un indirizzo eminentemente positivo ed uti-le alla scienza», ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, busta 115 a, lettera di Luigi Severini alsindaco Reginaldo Ansidei, Perugia, 28 novem-bre 1866. Severini venne segnalato dal rettoreal sindaco:«Luigi Severini che con amore sin-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 347

Page 72: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

golare coltivò gli studi medici e più singolar-mente questa specialità, per approfondirsi nel-la quale s’intrattenne nel trascorso anno parec-chi mesi in Firenze frequentando con molta lodele lezioni e le esperienze di que’ chiarissimi uo-mini», ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, bu-sta 115 a, lettera del rettore Giovanni Pennac-chi al sindaco di Perugia Reginaldo Ansidei, Pe-rugia, 14 ottobre 1866.

324 Jakob Moleschott (1822-1893), compiu-ti gli studi in Olanda e Germania, cominciò ainsegnare all’Università di Heidelberg. Le sueinnovative teorie sulla trasformazione delle so-stanze inorganiche in organiche e viceversa glicrearono problemi col rettore dell’Università nel1854. Dimessosi da Heidelberg, si trasferì nel1856 a Zurigo per insegnare siologia e qui co-nobbe Francesco De Sanctis. Nel 1861 vennechiamato da De Sanctis, all’epoca ministro del-la pubblica istruzione, a ricoprire la cattedra disiologia nell’Ateneo torinese. Nel 1878 si tra-sferì all’Università di Roma. Senatore del Re-gno e membro del Consiglio superiore dellapubblica istruzione, fu uno dei maggiori soste-nitori del positivismo e dello sperimentalismoin Italia; sulla chiamata del Moleschott siveda: COSMACINI, Storia della medicina, pp.327-331.

325 Moritz Schiff (1823-1896) seguì gli stu-di medici a Heidelberg, Berlino e Göttingen;Ottenuta la laurea si trasferì a Parigi dove stu-diò siologia con François Magendie (1783-1855) e François Achille Longet (1811-1871).Fu professore di anatomia a Berna dal 1854 al1863, anno in cui venne chiamato a ricoprirela cattedra di siologia nell’Istituto di studi su-periori di Firenze. Svolse la parte nale dellacarriera all’Università di Genova. La chiama-ta alla cattedra orentina fu voluta dal nuovoministro della pubblica istruzione, l’elettro-siologo Carlo Matteucci. Gli esperimenti conanimali vivi causarono a Schiff non pochi pro-blemi con l’opinione pubblica orentina e in-ternazionale. In difesa di Schiff, il suo assisten-te e successore alla cattedra, scrisse una mo-nograa: ALESSANDRO HERZEN, Gli animalimartiri, i loro protettori e la siologia: udien-

za pubblica del Tribunale Civile della Ragio-ne, rapporto stenograco del dottore Alessan-dro Herzen, Firenze, Andrea Bettini, 1874. Her-zen sostenne che rispetto agli animali uccisi per«sostentamento, comodo, lusso, ghiotteria,ignoranza, capriccio, ferocia e vanagloria, di-vertimento», quelli utilizzati per gli esperimen-ti facevano almeno progredire la scienza a van-taggio di tutti.

326 COSMACINI, Storia della medicina, pp.327-331.

327 Laboratori e cattedre di siologia eranostati costituiti nella prima metà del secolo a To-rino, Napoli, Pisa e Parma e Siena. A Siena lasiologia era ancora associata alla patologia mail docente Corticelli iniziò alla metà del seco-lo sperimentazioni su animali, FRANCESCAVANNOZZI, Storia ed evoluzione della siologiain Siena (1781-1977), in La collezione deglistrumenti di siologia, a cura di GIGLIOLA TE-RENNA - FRANCESCA VANNOZZI, Siena, Nuovaimmagine editrice, 2006, pp. 13-14. Sulla rea-le modernità di alcune cattedre di siologia pri-ma dell’unità d’Italia rimangono diversi dub-bi. Cosmacini, riportando un parere di BattistaGrassi, scrive: «citerà al riguardo quanto det-to da Eusebio Oehl nell’assumere l’inse gna -mento straordinario di siologia sperimentalenell’Università di Pavia, nel 1861: “sana e sodae scientica siologia, m’è grave ma dovero-so il dirlo, non esiste da noi”. Il Grassi commen-terà: “eravi insomma a Pavia, come nelle altreuniversità italiane, soltanto la cattedra di sio-logia speculativa”», COSMACINI, Storia della me-dicina, pp. 319-320.

328 NEIL MORGAN, From physiology to bio-chemistry, in Companion to the history of mo-dern science, ed. by ROBERT OLBY-GEOFFREYCANTOR-JOHN CHRISTIE-JON HODGE, London,Routledge, 1996, pp. 495-496.

329 Le moderne ricerche siologiche con spe-rimentazioni su animali iniziarono tra il 1800e il 1810 in Francia, con gli studi di FrançoisMagendie (1783-1855) e del suo allievo Clau-de Bernard (1813 –1878), uno dei più impor-tanti e inuenti siologi dell’Ottocento per i suoistudi sul pancreas, sulla funzione glicogenica

MARCO MAOVAZ ET AL.348

Page 73: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

del fegato e sui nervi vaso-motori, FREDERIC LA-WRENCE HOLMES, Physiology, in The Oxfordcompanion, p. 649.

330 «La siologia moderna che si impone dametà del XIX secolo è ormai scienza positivi-stica, materialistica, sperimentale, multidisci-plinare, che va progressivamente a sostituire leprecedenti correnti scientiche di pensiero»,VANNOZZI, Storia ed evoluzione della siologiain Siena, pp. 13-14; HOLMES, Physiology, p. 649.

331 Tra le strumentazioni «indispensabili auno studio almeno elementare della siologia»,Severini comprò una bussola a specchio di Wie-demann costruita a Monaco, «ossia il più usi-tato e il più perfetto galvanometro per lo stu-dio e per la dimostrazione della elettrosiolo-gia», alcune pile, una lampada illuminante diBerselius, un sofetto per la respirazione arti-ciale, una stufa per bagno ad aria. Severini ag-giunse: «facendo assegnamento sulle promes-se fattemi sonomi presa la facoltà di far com-mettere per nuovo anno dallo Schiff alla fab-brica Hasler di Monaco un apparecchio di oro-logeria applicabile allo studio e alla misura diqualunque movimento siologico, un miogra-fo, un manometro elastico di Ficke, e una mac-china d’Induzione. Tutto ciò importerà, secon-do lo Schiff, la somma di circa 600 Lire», AU,1869, lettera di Luigi Severini al rettore [s. d.ma del dicembre 1868]. I contatti tra Schiff eSeverini continuarono per diversi anni come at-testa il carteggio conservato nell’archivio di fa-miglia, ARCHIVIO FAMIGLIA SEVERINI PERUGIA(AFSP), fondo Luigi Severini, busta II, fasci-colo Corrispondenze col prof. Schiff e altre let-tere. La corrispondenza fu tenuta da Severinicon Schiff e con la moglie Elisa. Schiff spin-se Severini a partecipare ai numerosi concor-si che si tennero in quegli anni per le nuove cat-tedre di siologia nelle facoltà di Palermo, Ge-nova e Siena.

332 Il siologo Polimanti sostenne giustamen-te che Severini fu il primo ad avere «introdot-to il metodo sperimentale nella nostra Univer-sità», SEVERI, La scuola medica perugina, p. 57.Una conferma di quanto afferma Polimanti civiene dalla lettera citata riguardo all’introduzio-

ne dello stetoscopio a Perugia da parte di Giu-seppe Severini. Nella missiva il rettore scrisseal sindaco che potevano afdarsi a Luigi Seve-rini degli studi «tutti moderni» d’analisi chimi-ca e microscopica dei «prodotti morbosi». Il ret-tore concludeva scrivendo: «credo che molto im-porti eccitare la gioventù a questi studi sperimen-tali». ASP, fondo ASCP, serie 1860-1870, busta70 b, lettera del rettore Giovanni Pennacchi alsindaco di Perugia, Perugia 18 dicembre 1864.

333 «Mi duole che anche Ella ha dovuto farel’esperienza che tutti quelli che coll’animo in-dipendente seguono la via del progresso e voglio-no introdurre i risultati nella vita pratica o nel-l’insegnamento devono per un certo tempoesporsi alle ingiurie degli adulatori di un tempopassato che vedono minacciata la loro autorità»,AFSP, fondo Luigi Severini, busta II, fascicoloCorrispondenze col prof. Schiff a altre lettere, let-tera di Moritz Schiff a Luigi Severini [s. d.].

334 AU, 1870 I, Programma per la scuola disiologia.

335 Sulla diatriba in Germania, sviluppata-si nella prima metà del XIX secolo, tra i vita-listi e i materialisti allievi del grande siologoJohannes Peter Müller (1801-1858), si riman-da a: COSMACINI, Storia della medicina, p. 318.

336 Luigi Santicchi (1820-1894), nato a Mon-te Corneo (Perugia), ottenne a Roma nel 1841il titolo di dottore di medicina veterinaria. Eser-citò per diversi anni l’attività professionale nelterritorio perugino alle dipendenze di numero-se famiglie di possidenti. Nel 1862 venne no-minato dal sindaco professore di igiene, poli-zia e patologia veterinaria. AU, Notizie biogra-che di alcuni professori.

337 «Che noi sorvolando sui vasti laghi delnebuloso sapere Germanico, nuovi Pindaricolle ale d’Icaro vi restiamo sommersi», LUI-GI SANTICCHI, Prolusione accademica lettaper la solenne inaugurazione della Universitàdi Perugia nell’anno 1870 al 1871, Perugia,Tipo-litograa G. Boncompagni, 1871, p. 16.

338 «I fatti della vita intima le forze e le leg-gi di essa non si discoprono dalla chimica nedal Microscopio», SANTICCHI, Prolusione ac-cademica, p. 13.

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 349

Page 74: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

339 Le teorie di Rasori, di Bufalini, di Tomas-sini e di Puccinotti, Ivi, p. 10.

340 LUIGI SEVERINI, Rivista critica orazioneinaugurale dell’anno universitario 1870-71 delprofessore Luigi Santicchi, Perugia, Tipo-lito-graa G. Boncompagni, 1871.

341 SEVERINI, Rivista critica, pp. 8-9.342 Ibidem.343 Ivi, p. 15.344 Ivi, p. 14. Nella polemica si inserì anche

Vincenzo Santi che scrisse al rettore, in dife-sa di Santicchi, quanto segue: «il chiarissimoprof. Luigi Santicchi inaugurava nella nostraUniversità degli Studi l’anno scolastico corren-te 1870-71 con franche e libere parole, sfolgo-rando la inettitudine e la tracotanza del preva-lente materialismo nella scienza della vitasana e morbosa […] la mania di render contodi tutto per mezzo delle vedute della chimica,ha così sminuzzato i fatti vitali, che ha tenta-to in qualche modo distruggerli […] le azionidella vita le forze e le leggi di essa, non disco-pronsi né colla chimica, né col microscopio.Questo avvalora meravigliosamente il senso del-la vita, ma gli occhi del corpo ancorché avva-lorati dal microscopio non sorprenderannomai i fatti intimi, le forze, le leggi della vita; ciòè dato soltanto all’intelletto, il quale interrogai fatti, e ne discuopre le cause»; nella lettera diSanti non manca un colorito accenno a Schiff:«volevo pure ribattere la stolta parola di quel-l’animale di Schiff prof. In Firenze, il quale de-nunzia alla vendetta pubblica come nemico del-la civiltà e della patria, chiunque sostiene la sem-plicità dell’anima» AU, 1871 I, lettera di Vin-cenzo Santi al rettore Giovanni Pennacchi [s.d. ma del 1871].

345 Gli strumenti di proprietà di Severini fu-rono donati dalla famiglia all’Ateneo: «Inter-pretando poi l’animo del mio povero fratello,ch’ebbe tanto a cuore l’incremento e il deco-ro di quel gabinetto, e per procurarne anche daparte nostra il vantaggio nel miglior modo checi sia dato […] siamo disposti a farne cessio-ne a codesta Università di tutti gli oggetti», ASP,fondo ASCP, serie 1871-1953, busta 98, lette-ra di Severino Severini al sindaco di Perugia,

Perugia, 20 ottobre 1884. Oltre a numerosi stru-menti la famiglia donò i seguenti preparati ana-tomici: «Preparazioni anatomiche in plastica surettangoli di terra cotta; Uno scheletro umanoin cattivo stato; Un cervello in cera e relativacassetta di cristallo sopra piano di legno; Un te-schio di uomo preparato dal Sig. Bordoni nel1879; Cinque cassette di legno dolce contenen-ti preparazioni siologiche e patologiche;Scheletro di cane, di scimmia e di serpe; Col-lezioni di n. 103 diversi insetti; Preparazioni mi-croscopiche», ASP, fondo ASCP, serie 1871-1953, busta 98, Nota degli oggetti esistenti nellaboratorio siologico della libera Universitàdi Perugia, di proprietà del fù professore Lui-gi Severini. Tra strumenti e preparati anatomi-ci il valore degli oggetti ammontava a £3596,21. Sulla strumentazione del laboratoriodi siologia si vedano inoltre: Cenno storico del-la libera Università di Perugia, pp. 28-29;L’Università di Perugia e i suoi istituti biolo-gici, pp. 115-116.

346 In una lettera di ringraziamento al retto-re, che si era prodigato per conferire a Severi-ni l’onoricenza di cavaliere della coronad’Italia, il siologo scrisse: «consacrato comesono agli studi di siologia io spero che que-sto atto di incoraggiamento infonderà nuova lenaalle mie povere forze perché siano pari al buonvolere di rendermi non indegno della patria nelculto delle scienze sperimentali. Le quali nel-l’ombra del vessillo nazionale incominciaronoa trovare anche fra noi quell’ampia libertà di svi-luppo e quel solido patrocinio che indarno erapossibile sperare sotto la dominazione teocra-tica sospettosa e intollerante», AU, 1875 I, let-tera di Luigi Severini al rettore Giovanni Pen-nacchi, Perugia, 30 giugno 1875.

347 Negli stessi anni in cui Severini costitui-va il laboratorio, il siologo Claude Bernardscriveva: «La medicina si avvia verso la riso-luzione scientica denitiva [...]. La medicinascientica, come tutte le altre scienze, deve ba-sarsi soltanto sul metodo sperimentale [...]. Il-lustreremo i principi della medicina speri-mentale dal triplice punto di vista della sio-logia, della patologia e della terapia». Il nesso

MARCO MAOVAZ ET AL.350

Page 75: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

tra la patologia e la terapia scientica portò allamedicina moderna tramite uno «spostamentotriplice, di luogo, di oggetto, di mezzo. Il luo-go medico privilegiato passa dalla corsiad’ospedale al gabinetto d’analisi; l’oggettodella ricerca medica dall’uomo malato al-l’animale da esperimento; il mezzo terapeuti-co dal preparato galenico, prescritto in base allapratica empirica, al principio attivo, isolato dal-la chimica e clinicamente sperimentato […]inaugurando una linea di sviluppo farmacote-rapico che continuerà nel Novecento», COSMA-CINI, Storia della medicina, p. 326.

348 Arturo Marcacci (1855-1915), tenne lacattedra di Perugia dal 1885 al 1890; si trasfe-rì in seguito a Palermo dove ricoprì anche la ca-rica di rettore dal 1896 al 1898. Nel 1904 pas-sò a dirigere l’istituto di siologia di Pavia perdieci anni. Per le sue lezioni a Perugia nell’an-no accademico1885-1886 si veda: AU, 1884-1885.

349 David Axenfeld (1848-1912) nativo diOdessa, fu uno dei primi professori stranieri del-l’Ateneo; ottenuto nel 1876 il grado di dotto-re in medicina e chirurgia nell’Università di Hei-delberg, si laureò in medicina e chirurgia an-che all’Università di Genova nel 1878. Tennela cattedra di siologia nell’Università di Ca-merino dal 1881 al 1889; il primo gennaio del1890 fu nominato professore di siologia a Pe-rugia. Venne incaricato nel 1892 dell’insegna-mento della sica sperimentale mentre era va-cante la cattedra per la morte di Enrico dal Poz-zo di Mombello. Nello stesso anno fu supplen-te per l’insegnamento della patologia genera-le. Nello stato di servizio sono riportare tren-taquattro monograe e articoli su riviste scien-tiche. Deceduto a Siena, è sepolto nel cimi-tero degli inglesi a Roma, AU, Stato di servi-zio dei professori 1830-1860.

350 Gli inventari del gabinetto contano quat-trocento voci nel 1892, quattrocentotrentatré vocinel 1896 e cinquecentottantasei voci nel 1913.Si vedano: AU, inventario del materiale scien-tico del gabinetto di siologia 1892; AU, inven-tario del gabinetto di siologia 1896; AU, inven-tario del gabinetto di siologia 1897-1928.

351 Nel 1913 la cattedra di siologia fu te-nuta provvisoriamente dal professore di anato-mia Umberto Rossi. Osvaldo Polimanti (1869-1947), nativo di Otricoli, seguì gli studi medi-ci a Roma dove fu allievo di Moleschott e diGiuseppe Colasanti (1846-1903), fondatore edirettore dell’istituto di farmacologia sperimen-tale. Tra il 1893 e il 1896 Polimanti fu assisten-te alla cattedra di siologia di Genova. Tra il1896 e il 1899 si specializzò in Germania, a Ber-lino e Friburgo. Tornato a Roma, fu assistentedi Luigi Luciani (1840-1919), successore di Mo-leschott alla cattedra di siologia. Successiva-mente di trasferì a Napoli dove lavorò no al1913 nella sezione di siologia della Stazionezoologica. Nel dicembre del 1913 fu chiama-to alla cattedra di siologia di Perugia che ten-ne no al 1939. Fondatore della «Rivista di bio-logia», di cui fu l’unico redattore no all’an-no della morte, Polimanti fu anche autore di cen-toventisette tra articoli e monograe, PIZZONI,Gli umbri nel campo delle scienze, pp. 175-180.

352 ERMINI, Storia dell’Università, II, pp.921-922. Per i miglioramenti nella strumenta-zione e nella biblioteca apportati da Poliman-ti si rimanda a: AU, inventario del gabinetto disiologia 1897-1928.

353 L’argomento e stato approfondito da di-versi autori negli ultimi anni, si rammentano,tra gli altri, i lavori di Lucia Tongiorgi Toma-si e di Alessandro Tosi dell’Università di Pisa,gli studi sulla toiconologia di Giulia Caneva,dell’Università degli Studi di Roma Tre, e di Mi-rella Levi d’Ancona.

354 Ulisse Aldovrandi (1522-1605), lau-reato in medicina a Bologna, fu professore dilogica e di lettura dei semplici nello stesso Ate-neo dove fondò, nel 1578, l’orto botanico. Lasua collezione, in parte ancora conservata, rap-presenta uno dei primi tentativi di formare unmuseo di storia naturale dove presentare le di-verse tipologie di prodotti della natura.

355 Come i Gonzaga a Mantova e i Medicia Firenze, tra le famiglie più attente al collezio-nismo scientico nel Cinquecento.

356 LUCIA TONGIORGI TOMASI, Collezioni eimmagini naturalistiche in Toscana dal Cinque

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 351

Page 76: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

al Settecento. La nascita dei musei scienticie il rapporto arte-scienza, «Museologia scien-tica», 5 (1988), p. 33; BERETTA, Storia mate-riale della scienza, p. 112.

357 LUCIA TONGIORGI TOMASI, Arte e naturanel giardino dei semplici: dalle origini alla nedell’età medicea, in UNIVERSITÀ DI PISA, Giar-dino dei semplici, a cura di FABIO GARBARI-LU-CIA TONGIORGI TOMASI-ALESSANDRO TOSI, Pisa,Edizioni Plus, 2002, p. 51. LUCIA TONGIORGI TO-MASI-PAOLO TONGIORGI, Il naturalista e il cappel-lano. Osservazione della natura e immagini “dalnaturale” in Francesco Redi, in Natura e imma-gine, il manoscritto di Francesco Redi sugli in-setti delle galle, Pisa, Edizioni ETS, 1997, p. 30.

358 Luigi Castaldi le attribuisce al XVI se-colo: «il grazioso teatro per le lezioni, abbel-lito da pitture cinquecentesche di soggetti dis-seccati», CASTALDI, Il Museo anatomico, pp. 3-5. Più recentemente sono state attribuite al XVIIsecolo: «Nella biblioteca sono inoltre conser-vati tre grandi quadri ad olio di anonimo del’600 rappresentanti l’uomo decorticato», Isti-tuto interfacoltà di anatomia umana normale,«Annali della Facoltà di Medicina e Chirurgiadella Università degli Studi di Perugia», 77(1986), p. 61.

359 Sul retro delle cornici è riportato il nu-mero 761 che sull’inventario del 1886 corri-sponde a «tre cornici di legno con telaio mo-vibile», purtroppo mancano indicazioni più pre-cise sulla provenienza dei quadri. AU, inventa-rio degli oggetti mobili esistenti nel 1886.

360 Rafgurazioni plastiche di spellati furo-no prodotte dal orentino Ludovico Cardi(1559–1613), detto il Cigoli, di cui rimane unesempio in cera detto la “Bella Notomia” nelmuseo del Bargello a Firenze. Nel XVIII seco-lo statue di spellati in legno e in cera furono pro-dotte dal bolognese Ercole Lelli (1702-1766)per il Teatro anatomico dell’Archiginnasio e perle collezioni anatomiche universitarie.

361 JACOPO BERENGARIO DA CARPI, CarpiCommentaria cum amplissimis additionibus su-per anatomia Mundini vna cum textu eiusdemin pristinum et verum nitorem redacto, Bono-niae, per Hieronymum de Benedictis, 1521.

362 ANDREAS VESALIUS, Andreae VesaliiBruxellensis, scholae medicorum Patauinae pro-fessoris, De humani corporis fabrica libriseptem, Basileae, ex ofcina Ioannis Oporini,1543. «Un’opera che viene considerata rivolu-zionaria nella storia dell’anatomia moderna pro-prio per lo splendido apparato iconograco»,BERETTA, Storia materiale della scienza, p. 81.

363 ALESSANDRO PASCOLI, Il corpo umano,o breve storia, dove con nuovo metodo si de-scrivono in compendio tutti gli organi suoi, ei loro principali uzi, per istruire a bene inten-dere, secondo il nuovo sistema, la teorica e pra-tica medicinale, Perugia, Costantini, 1700.

364 Il libro ebbe in tutto sette edizioni nei se-guenti anni: 1700; 1712; 1727; 1739; 1750;1772 e 1774.

365 COMPARATO, Alessandro Pascoli, p. 13.366 Nel gabinetto anatomico sono conserva-

ti due esemplari dell’opera del Mascagni, unaanatomia Universa in grande formato, acqui-stata originariamente dall’Accademia anatomi-co-chirurgica e una versione ridotta acquista-ta a Roma dall’Università per interessamentodel chirurgo Achille Dottorini, ASP, fondoASCP, serie 1817-1859, busta 59 b, lettera delrettore al gonfaloniere di Perugia, Perugia, 15maggio 1847. Documentazione sull’acquistodell’opera di Mascagni si trova anche in: AU,1847.

367 Paolo Mascagni (1755-1815), nativo diPomarance (Pisa), si laureò a Siena nel 1778.Allievo dell’anatomista Pietro Tabarrini (1702-1780), Mascagni ne fu supplente dal 1778 noal 1780, quando venne eletto lettore ordinariodella cattedra. Nel 1801 fu nominato professo-re di anatomia nell’Ateneo pisano. Mascagnimigliorò considerevolmente le conoscenze delsistema linfatico grazie a una tecnica di inie-zione nei vasi con mercurio tramite cannule divetro piegate, VANNOZZI, L’anatomia senese, pp.42-44.

368 Sull’avanzamento dell’illustrazionescientica tra XVIII e XIX secolo si rimandaa: MAZZOLINI, Dall’anatomia animata allescienze delle forze vitali, pp. 603-609. Mazzo-lini riporta che i grandi anatomisti dell’epoca,

MARCO MAOVAZ ET AL.352

Page 77: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

compreso Mascagni, erano «ossessionati da unideale di rigorosa rappresentazione dei loro pre-parati con parole, disegni o plastici».

369 La proposta d’acquisto fu accompagna-ta da una lettera di Cesare Massari che affer-mava esser l’opera: «utilissima alla istruzionede giovani nella anatomia del corpo umano spe-cialmente nella penuria de’ cadaveri alle pre-parazioni pratiche anatomiche necessarj», ASP,fondo ASCP, serie 1817-1859, busta 59 b, let-tera di Cesare Massari, Perugia, 9 maggio 1847.

370 Nel 1870, contestualmente alla riprodu-zione in gesso di un tumore asportato, Elia Mor-tara richiese all’artista Prudenzi di rappresen-tare il tumore gracamente, AU, 1870 II, lette-ra di Elia Mortara al rettore, Perugia, 30 apri-le 1870. Alla ne del secolo Umberto Rossi ri-chiese al pittore Eugenio Ciangottini la realiz-zazione di alcuni disegni per l’istituto anatomi-co, AU, 1887-1900.

371 Nel 1839 François Arago, durante la pri-ma comunicazione ufciale sulla dagherrotipia,parlò «delle preziose risorse che la scienza ri-caverà» dalla nuova invenzione. Tra il 1843 eil 1846 i calotipisti Hill e Adamson effettuaro-no in Inghilterra le prime fotograe di interes-se medico, ITALO ZANNIER, Storia e tecnica del-la fotograa, Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 74-75. Sui rapporti tra le scienze mediche e la fo-tograa in Italia si veda: Medicina e anatomianelle collezioni dell’Università degli Studi diFirenze e nelle fotograe degli archivi Alinari.Catalogo della mostra (Firenze 1998), Firen-ze, Alinari, 1998.

372 Nel 1891 fu acquistato da Pisenti, intestan-dolo al gabinetto di anatomia umana normale,un apparecchio microfotograco ditta Veyrat diTorino. Una macchina fotograca era presente,nel 1897, anche nel gabinetto di anatomia pato-logica, AU, 1887-1900, documenti di spesa delgabinetto di anatomia, esercizio 1891; AU, in-ventario di anatomia patologica, 1897-1898.

373 Nel 1895 apparecchi microfotogracierano presenti nei gabinetti di anatomia norma-le, anatomia patologica, materia medica; nel-la clinica chirurgica si andava formando una«collezione di fotograe e di modelli in gesso,

che riproducono le lesioni più interessanti»,L’Università di Perugia e i suoi istituti biolo-gici, p. 118, pp. 121-125, p. 141. Attrezzaturee fotograe erano presenti dal 1909 anche nelgabinetto di ostetricia, durante la direzione diEmilio Aleri. I documenti riportano «venti dia-positive ginecologiche», una «lampada rossa perfotograa» e «un iconografo per microfotogra-a», AU, 1896-1924.

374 CASTALDI, Il Museo anatomico, pp. 3-4.375 La fotograa fu molto utilizzata dagli an-

tropologi italiani dagli anni Ottanta del XIX se-colo, come dimostra l’attività scientica di Pao-lo Mantegazza e di Cesare Lombroso, ZANNIER,Storia e tecnica della fotograa, pp. 76-77.

376 AU, inventario di anatomia umana nor-male 1926.

377 Curato da David Waterson, l’Atlante dianatomia stereoscopica venne pubblicato dal1905.

378 WILLIAM EWING, The body. Photoworksof the human form, London, Thames and Hud-son, 1994, pp. 106-113.

379 Nato a Perugia nel 1891, Bruno Belluc-ci era glio del noto chimico ed etnologo Giu-seppe (1844-1921), rettore dell’Ateneo per trevolte dal 1886 al 1906. Laureatosi in medici-na a Roma nel 1916 con una laurea in radiolo-gia, Bruno Bellucci dopo la guerra tornò nel-la città natale, dove nel 1924 diventò assisten-te di Eugenio Milani nel reparto radiologico del-l’ospedale. Nel 1932 fu incaricato dell’insegna-mento di radiologia all’Università, che tenneno al 1962. Per maggiori ragguagli sulla gu-ra di Bellucci si rimanda a: MARIO BELLUCCI,Le generazioni dei Bellucci nella scuola di me-dicina, «Annali della Facoltà di Medicina e Chi-rurgia della Università degli Studi di Perugia»,77 (1986), pp. 31-35.

380 Gli insegnamenti erano tuttavia undici inquanto Gustavo Pisenti ricopriva due cattedre.I professori ordinari erano Giuseppe Bellucciper la chimica inorganica e organica, Carlo Rua-ta per la materia medica e la farmacologia spe-rimentale, Erasmo de Paoli per la patologia spe-ciale e la clinica propedeutica chirurgica, Da-ved Axenfeld per la siologia, Gustavo Pisen-

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 353

Page 78: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

ti per la patologia generale, Umberto Rossi perl’anatomia normale, Giuseppe Zagari per la pa-tologia speciale e la clinica propedeutica; i pro-fessori straordinari erano Giambattista Rizzo perla sica sperimentale, e Ercole Giacomini perla zoologia, l’anatomia e la siologia compa-rata; i professori incaricati erano Gustavo Pi-senti per le istituzioni di anatomia patologicae Osvaldo Kruch, professore ordinario nelRegio istituto superiore agrario, per la botani-ca; a questi si aggiungevano i professori ono-rari, Alberto Riva e Pietro Grocco, un libero do-cente e aggregato agli effetti didattici, CesareAgostini per psichiatria e due dottori aggrega-ti, Roberto Adriani e Carlo Berarducci, «An-nuario della Università degli Studi di Perugia»,(1900-1901), pp. 25-26. Dal conteggio sonoescluse le scuole di farmacia e veterinaria chediventarono autonome qualche anno più tardi.

381 «Annuario della Università degli Studidi Perugia», (1900-1901), pp. 30-32.

382 «Annuario della Università degli Studi diPerugia», (1925-1926), pp. 38-40, sulla regi-cazione e sulla laurea in medicina si rimanda a:ERMINI, Storia dell’Università, II, pp. 726-728.

383 La convenzione venne stipulata nel1923 e nello stesso anno furono trasferite nel-la nuova sede la clinica medica, la clinica chi-rurgica e l’ostetricia.

384 Nel 1926 si insediarono a Monteluce la«Clinica Oculistica, la Clinica Pediatrica, l’Isti-tuto di Radiologia, il . Nel 1929 ve-niva inaugurata la Clinica Dermatologica, nel1935 il Reparto Sanatoriale, nel 1940 l’Istitu-to di patologia chirurgica, nel 1948 la ClinicaOdontoiatrica», PITZURRA, Le origini, pp. 13-15.Nel 1937 rimanevano ancora nella sede centra-le gli istituti di medicina legale e infortunisti-ca, di siologia, di farmacologia, di chimica edi sica, RAFFAELLO SILVESTRINI, Cenni stori-ci sulla facoltà di medicina e chirurgia, in Re-gia Università degli Studi, pp. 43-44. Nello stes-so volume si veda inoltre: GALENO CECCAREL-LI, Il nuovo policlinico universitario di Perugia,in Regia Università degli Studi, pp. 45-48.

385 Gli insegnamenti erano i seguenti: ana-tomia e istologia patologica; anatomia umana

normale; anatomia chirurgica e corso di opera-zioni; biologia e zoologia generale; clinicachirurgica generale e terapia chirurgica; clini-ca delle malattie delle vie urinarie; clinica del-le malattie nervose e mentali; clinica dermosi-lopatica; clinica medica; clinica oculistica; cli-nica odontoiatrica; clinica ostetrico-ginecologi-ca; clinica otorinolaringoiatrica; clinica pedia-trica; cultura militare, farmacologia; sica; -siologia sperimentale; siologia umana; igiene;istologia ed embriologia generale; malattie in-fettive; medicina legale e delle assicurazioni;odontoiatria e protesi dentaria; ortopedia etraumatologia; patologia generale; patologia spe-ciale chirurgica e propedeutica clinica; patolo-gia speciale medica; patologia speciale medicadimostrativa; patologia speciale medica e me-todologia clinica; radiologia; radiologia medi-ca; tisiologia, «Annuario della Università degliStudi di Perugia», (1939-1940), pp. 60-65.

386 Gli ordinari erano: Angiola Borrino, daCrosato (Vercelli) per la clinica pediatrica; Ce-sare Finzi, da Parma per la chimica farmaceu-tica e tossicologica; Giorgio Dominici, da To-rino per la clinica medica generale e terapia;Ubaldo Sammartino, da Campo Reale (Trapa-ni) per la farmacologia; Filippo Caramazza, daCanicattì (Agrigento) per la clinica oculistica;Lucio Severi, da Perugia per l’anatomia eistologia patologica; Renato De Nunno, da Na-poli per la patologia speciale medica e meto-dologia clinica. I professori straordinari eranoinvece i seguenti: Giacomo Andreassi, daRoma per l’anatomia umana normale; Vincen-zo Famiani, da Naso (Messina) per la siolo-gia umana; Enrico Ciaran,da Firenze per la pa-tologia generale; Giovanni Paroli, da Brescia perla clinica ostetrica e ginecologica, «Annuariodella Università degli Studi di Perugia», (1948-1949), pp. 49-51.

387 «Annuario della Università degli Studidi Perugia», (1951-1952), pp. 51-53.

388 Raffaello Silvestrini (1868-1959), nati-vo di Pistoia, vinse il concorso per la cattedradi patologia e clinica medica a Perugia nel 1906.Direttore della clinica medica no al 1938, fuanche docente di anatomia e istologia patolo-

MARCO MAOVAZ ET AL.354

Brefotrofio

Page 79: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

gica. Nell’Ateneo fu rettore, dal 1914 al 1916,e preside della facoltà di medicina e chirurgiadal 1921 al 1923. Tra le altre cariche e onori-cenze ricordiamo le seguenti: grande ufcia-le della corona d’Italia; membro dell’Accade-mia medica di Perugia; membro corrisponden-te dell’Accademia medico-sica orentina;socio della Società italiana per il progresso del-le scienze, della Società italiana di medicina in-terna e della Società internazionale di micro-biologia, fu inoltre presidente della sezione pe-rugina della Società per lo studio del cancro.Sulla gura di Silvestrini si vedano: GIORGIODOMINICI, Raffaello Silvestrini. Commemora-zione, in «Annali della Facoltà di Medicina eChirurgia della Università degli Studi di Peru-gia», 51 (1959); MAURIZIO GIOVANNELLI, Raf-faello Silvestrini medico e ricercatore. Una per-sonalità nella cultura perugina, Perugia, De-putazione di storia patria per l’Umbria, 2005.

389 Nato a Castel del Piano (Perugia) il 31gennaio 1908, si laureò nell’Università di Pe-rugia nel 1933. Nel 1939, come ordinario, fuchiamato a dirigere l’istituto di anatomia pato-logica di Sassari; nel 1941 fece ritorno all’Uni-versità di Perugia, dove rimase no al 1983, ri-coprendo per venti anni le funzioni di presidedella facoltà di medicina e chirurgia e di pre-sidente dell’Accademia anatomico-chirurgica.Nel 1983 fu nominato professore emerito.Nel 1952 iniziò l’attività della Divisione di ri-cerche sul cancro, che meritò il frontespizio diun numero della rivista «Cancer Research». Lelinee di ricerca coltivate in quegli anni costitui-rono i temi delle sei conferenze quadriennali in-ternazionali sul cancro che si svolsero a Peru-gia tra il 1957 e il 1977, con la partecipazionedi illustri studiosi. Fu membro del comitato diesperti sul cancro dell’O.M.S., della U.I.C.C.,della ‘International agency for cancer research’,delle commissioni internazionali per la nomi-na dei professori di anatomia patologica dellefacoltà di medicina di Helsinki e Baltimora. Fupresidente della Società italiana di cancerolo-gia e della Società italiana di anatomia patolo-gica e fu insignito della medaglia d’oro dei be-nemeriti della scuola. Il suo interesse per la sto-

ria locale è attestato dal ricco archivio di docu-menti lasciato alla Regione Umbria. Aveva ap-pena terminato la stesura della presentazionedi una monumentale opera sul cancro di HansKaiser quando morì il 30 giugno 1991. Si rin-grazia Emilio Bucciarelli per aver fornito le no-tizie biograche di Lucio Severi.

390 Nato nel 1902 a Trieste, si laureò in me-dicina a Firenze nel 1926 ed entrò a far partedella scuola padovana diretta da Oddo Casa-grandi, iniziando dal 1928 la carriera di docen-te e di ricercatore nel campo dell’igiene e con-seguendo, nel 1932, la libera docenza in igie-ne. Dal 1935 al 1938 ricoprì la carica di pro-fessore incaricato di igiene e successivamentedi direttore dell’istituto di igiene dell’Univer-sità di Modena. A causa delle leggi razziali, fucostretto a emigrare in Brasile nel 1938; rien-trato in Italia nel 1946, fu reintegrato nell’in-carico all’Università di Modena e successiva-mente (1949), fu chiamato a ricoprire la catte-dra di igiene presso la facoltà di farmacia del-l’Università di Perugia, incarico che manten-ne no al 1977, data del suo collocamento a ri-poso. Per quattordici anni ricoprì, inoltre, l’in-segnamento di igiene presso la facoltà di me-dicina e chirurgia della stessa Università, conla direzione dell’istituto di igiene e della scuo-la di specializzazione in igiene. Dal 1960 al1977 fu preside della facoltà di farmacia e, nel1978, fu nominato professore emerito. Otten-ne altri importanti riconoscimenti, quali la me-daglia d’oro al merito della sanità pubblica daparte del Ministero della sanità e la medagliad’oro per i benemeriti della scuola, della cul-tura e delle arti da parte del Ministero della pub-blica istruzione. Ha progressivamente rielabo-rato la materia dell’igiene, conservandone il nu-cleo meno tecnicistico e la parte più vicina al-l’intervento sull’uomo. Si ringrazia LambertoBriziarelli per aver fornito le notizie biogra-che di Alessandro Seppilli.

391 Nato a Oristano il 26 marzo 1916, si lau-reò a Perugia nel 1941 con Giorgio Dominici.Nello stesso anno venne nominato assistentedella clinica medica, ma fu richiamato alle armipoco mesi più tardi. Dopo il secondo conitto

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 355

Page 80: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

mondiale tornò a Perugia ed entrò nell’istitu-to di igiene diretto da Alessandro Seppilli. Inquesto contesto Pitzurra cominciò a esprime-re le sue naturali capacità di studioso, attentoe originale osservatore nell’ambito delle scien-ze di base e cliniche. Denì le caratteristicheendemiche del gozzo in Umbria e in Lucaniachiarendone le cause. Fondò la virologia in Um-bria, e con la descrizione della retromutazionedel virus vaccinico del Polio 3 contribuì a unamigliore sicurezza del vaccino contro la polio-mielite. Gli originali studi sulle forme L dei bat-teri lo portarono in America alla Rudger Uni-versity del New Jersey. Nominato docente di mi-crobiologia nel 1968, fondò l’istituto che dires-se da ordinario no al 1983, istituendo inoltrela ‘scuola di specializzazione in microbiologiae virologia’. Fondamentali in quegli anni i suoistudi sul tetano che gli valsero i riconoscimen-ti della Organizzazione mondiale della sanità.Successivamente divenne direttore dell’istitu-to di igiene dove terminò la carriera nel 1991.In questo periodo, la sua originalità di studio-so si rivolse ad aspetti applicativi dell’igienedando contributi importanti alla potabilizzazio-ne delle acque e alla misurazione della caricamicrobica dell’aria, con la costituzione delGruppo italiano di studio sull’igiene ospedalie-ra. Preside della facoltà di medicina e chirur-gia tra 1984 e il 1987, Pitzurra fu anche pro-rettore e presidente dell’Accademia anatomi-co-chirurgica di Perugia. Si ringrazia Pierfran-cesco Marconi per aver fornito le notizie bio-grache di Mario Pitzurra.

392 Nato a Brancaleone (RC) l’11 febbraio1912, laureatosi in medicina e chirurgia pres-so l’Università di Pavia nel 1935, conseguì lalibera docenza nel 1942. Dopo aver ricopertola cattedra di patologia speciale medica e me-todologia clinica, nonché la direzione del rela-tivo istituto nell’Università di Cagliari (1957),si trasferì a Perugia, dove insegnò e diresse cli-nica medica generale e terapia medica dal 1961al 1982. In questa sede fu anche direttore del-le scuole di specializzazione in medicina inter-na, ematologia, cardiologia, endocrinologia, ga-stroenterologia. Tra le numerose ricerche scien-

tiche, condotte con l’impiego di metodologiedi avanguardia, di indubbia rilevanza furonoquelle sulla beta-talassemia major, nonchéquelle sulla enzimologia eritrocitaria nella po-polazione sarda, che hanno portato all’indivi-duazione del decit della G6PD eritrocitaria,quale causa dell’emolisi in corso di favismo it-tero-emoglobinurico, consentendo la denizio-ne del nuovo capitolo delle ‘anemie emoliticheenzimopeniche’. Non sono di minor conto fu-rono gli studi sul metabolismo delle porrie con-genite e sul turnover del ferro nelle anemie si-deroacrestiche. In occasione del II centenariodella fondazione, su proposta del presidente Ro-sario Francesco Donato e d’intesa con il retto-re Francesco Bistoni, gli è stata dedicata l’au-la magna dell’Accademia anatomico-chirurgi-ca. Tra le altre cariche si ricordano le seguen-ti: professore emerito di clinica medica gene-rale e terapia medica; cavaliere di gran crocedell’ordine al merito della Repubblica italiana;medaglia d’oro di benemerito della cultura. La-rizza morì a Pavia il 6 agosto 2000. Si ringra-zia Adolfo Puxeddu per aver fornito le notiziebiograche di Paolo Larizza.

393 Nato a Fabriano nel 1916, fin da studen-te frequentò con passione la clinica medica diPerugia diretta da Giorgio Dominici. Conse-guita la libera docenza in patologia specialemedica, dal 1958 insegnò medicina del lavo-ro e, nel 1968, ottenne l’ordinariato. Nel1944 fondò il centro cardiologico che, insie-me a quello di Milano e Roma, venne ricono-sciuto come «Centro di importanza sociale»dal Ministero della sanità. Nel 1951 si recò aParigi per approfondire le sue conoscenze car-diologiche e impadronirsi della tecnica del ca-teterismo cardiaco. Nel 1957 attivò la ‘scuo-la di specializzazione in cardiologia’. Le ricer-che compiute sull’onda “U” e sulla “sindro-me dei muscoli papillari” lo portarono all’at-tenzione dell’American college of cardiology,che lo invitò a collaborare alla stesura di al-cuni capitoli del Trattato di Cardiologia inquattro volumi. Sotto la sua direzione, alla qua-le fu chiamato dal 1972, l’istituto di medici-na del lavoro diventò un punto di riferimen-

MARCO MAOVAZ ET AL.356

Page 81: LA MEDICINA NELL’ UNIVERSITÀ DI PERUGIA · 2018. 4. 4. · dicina a Perugia» era «contemporaneo al resto delle università italia-ne» 2. La tesi degli insegnamenti cominciati

to privilegiato per lo studio della patologia pro-fessionale. Numerosi lavori di tossicologia deimetalli e dei solventi, di pneumologia ed epi-demiologia professionali, suoi o dei suoi col-laboratori, sono stati pubblicati nelle più noteriviste internazionali. Si ringrazia GiuseppeAbbritti per aver fornito le notizie biografichedi Diogene Furbetta.

394 Nato a Napoli nel 1929, si laureò nel 1952in medicina e chirurgia e, successivamente, inscienze biologiche e in scienze naturali. All’ini-zio della sua attività frequentò per due anni illaboratorio di Robert Thompson presso il Guy’shospital dell’Università di Londra, dove conse-guì il Ph.D. Tornato in Italia, spese la sua vitadi ricercatore a Perugia, poi a Pavia e di nuovoa Perugia (1970), dove rimase no alla sua pre-matura scomparsa avvenuta nel 1994. Nel1965 cominciò a interessarsi di metabolismo deifosfolipidi; utilizzando un rafnato accorgimen-to, riuscì a dimostrare che il processo di scam-bio delle basi azotate dei fosfolipidi cerebrali nonè frutto di un artefatto sperimentale, ma è piut-tosto un processo che, pur non essendone allo-ra chiari ruolo e funzioni, opera nel tessuto ner-voso e in altri tessuti. Negli stessi anni condus-se studio sul usso assonale dei fosfolipidi. Fumembro dei comitati direttivi di molte societàscientiche, fra le quali la Società italiana di bio-chimica, la European society for neurochemi-stry, la International society for neurochemistry.Gli viene conferita dal presidente della Repub-blica la medaglia come benemerito della scuo-la, della cultura e dell’arte (1983). Fu altresì se-gretario prima (1979) e poi presidente (1983)della International society for neurochemistry.Si ringraziano Luciano Binaglia e Gianfrance-sco Goracci per aver fornito le notizie biogra-che di Giuseppe Porcellati.

395 Nato a Pisa il 6 febbraio 1930, si laureòin medicina e chirurgia nel 1955. Con una bor-sa di studio della Fondazione Rockefeller, nel1959 iniziò l’attività di ricerca nell’istituto di -siologia della Australian University a Canber-ra, sotto la direzione di John Eccles. Durantequesto soggiorno si occupò anche di plasticità

neuronale, pubblicando dieci lavori. Tornato inItalia, dal 1970 insegnò siologia generalepresso la facoltà di scienze di Pisa. Compì ri-cerche con tecniche elettro-siolgiche morfo-logiche e biochimiche, che gli valsero un pre-mio speciale da parte dell’Accademia dei lin-cei (1974). Dal 1978 al 2002 insegnò siologiaumana nella facoltà di medicina e chirurgia del-l’Università di Perugia. Durante questo perio-do si interessò ad alcuni aspetti della sua disci-plina, tra i quali l’inuenza nervosa sulle fun-zioni epatiche, il controllo nervoso della rispo-sta immunitaria, la funzionalità cardiaca e i dan-ni da perossidazione lipidica. È stato autore dipubblicazioni e di monograe che lo hanno resonoto nel mondo scientico internazionale. Si rin-grazia Maria Pia Viola Magni per aver fornitole notizie biograche di Franco Magni.

396 Nato a Bologna nel 1937, si laureò in me-dicina e chirurgia presso l’Università degli Stu-di di Bologna (1961). Conseguì la libera docen-za in istochimica normale e patologica e in isto-logia ed embriologia generale; fu il primo vin-citore del concorso borse NATO per l’estero.Chiamato all’Università di Perugia, dal 1968 al1974 ha ricoperto la cattedra di istologia ed em-briologia generale, svolgendo anche le funzio-ni di direttore del relativo istituto. Dopo ven-tidue anni trascorsi all’Università di Ferrara,dove ricoprì anche la carica di preside della fa-coltà di medicina, nel 1996 si trasferì a Bolo-gna, come professore ordinario di istologia. Fusocio di molteplici società scientiche nazio-nali e internazionali, tra cui la New York aca-demy of sciences, l’International society of de-velopmental biology, l’European connective tis-sue society e l’American society of human ge-netics; nonché membro del roll of honour del-l’International union against cancer e accade-mico benedettino dell’Accademia delle scien-ze di Bologna. Tra le sue pubblicazioni si ricor-dano articoli e monograe nei campi dell’em-briologia, del differenziamento tissutale e del-la genetica delle patologie malformative. Si rin-grazia Ennio Becchetti per aver fornito le no-tizie biograche di Paolo Carinci.

l a me d ic in a n e l l ’u n iv e r s it à d i Perugia 357