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LA MAFIA A MONTALTO Sentenza 2 ottobre 1970 del Tribunale di Locri II Tribunale Penale di Locri - Sezione composta dai Signori: Dott. Guido Marino - Presidente Dott. Antonio Staltari - Giudice Dott. Luigi Cotrona - Giudice Con l'intervento del Pubblico Ministero rappresentato dal So- st. Procuratore della Repubblica sig. Tirteo Tavernese ha pronuncia- to la seguente Sentenza nella causa penale a carico di: 1 ) Zappia Giuseppe fu Vincenzo n. S. Martino di Taurianova il 1 /8/1 912 - arrestato il 26/10/1969; 2) Scopelliti Francesco fu Annunziato n. S. Stefano d'Aspr. il 4/1/1 91 9 - arrestato il 28/10/1 969; 3) Roda Andrea fu Tommaso n. Condofuri il 14/11/1942 - arrestato il 26/10/1969; 4) Giorgi Antonio fu Giuseppe n. S. Luca il 17/2/1 939 - ar- restato il 26/10/1 969; 5) Grecò Giuseppe di Mattep n. Bruzzano Z. il 2/1/1940 - arrestatoi! 26/10/1969; 6) Platea Antonio fu Francesco n. Palizzi il 2/4/1 937 - arre- stato il 26/10/1969; 7) Fortugno Domenico di Bruno n. Cardeto il 18/6/1926 - arrestatoi! 26/10/1969; 8) Morena Natale di Francesco n. Scilla il 13/9/1 936 - arre- stato il 26/10/11969; 9) Strati Domenico di Bruno n. Bruzzano Z. il 17/4/1944 - arrestatoi! 26/10/1969; 197

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LA MAFIA A MONTALTO

Sentenza 2 ottobre 1970 del Tribunale di Locri

II Tribunale Penale di Locri - Sezione composta dai Signori:

Dott. Guido Marino - PresidenteDott. Antonio Staltari - GiudiceDott. Luigi Cotrona - Giudice

Con l'intervento del Pubblico Ministero rappresentato dal So-st. Procuratore della Repubblica sig. Tirteo Tavernese ha pronuncia-to la seguente Sentenza nella causa penale a carico di:

1 ) Zappia Giuseppe fu Vincenzo n. S. Martino di Taurianovail 1 /8/1 912 - arrestato il 26/10/1 969;

2) Scopelliti Francesco fu Annunziato n. S. Stefano d'Aspr. il4/1/1 91 9 - arrestato il 28/10/1 969;

3) Roda Andrea fu Tommaso n. Condofuri il 14/11/1942 -arrestato il 26/10/1969;

4) Giorgi Antonio fu Giuseppe n. S. Luca il 17/2/1 939 - ar-restato il 26/10/1 969;

5) Grecò Giuseppe di Mattep n. Bruzzano Z. il 2/1/1940 -arrestatoi! 26/10/1969;

6) Platea Antonio fu Francesco n. Palizzi il 2/4/1 937 - arre-stato il 26/10/1969;

7) Fortugno Domenico di Bruno n. Cardeto il 18/6/1926 -arrestatoi! 26/10/1969;

8) Morena Natale di Francesco n. Scilla il 13/9/1 936 - arre-stato il 26/10/11969;

9) Strati Domenico di Bruno n. Bruzzano Z. il 17/4/1944 -arrestatoi! 26/10/1969;

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10) Romeo Antonio di Salvatore n. Roghudi il 27/12/1947 -arrestatoi! 16/10/1969;

11 ) Romeo Antonio di Giuseppe n. Casignana il 10/2/1947-arrestato il 26/10/1969;

1 2) Sergi Francesco di Santo n. Campo Calabro il 1 3 novem-bre 1 949 - arrestato il 26/10/1969;

13) Pellegrino Martino fu Rocco n. Taurianova l'I novembre1932-arrestato il 26/10/1969;

14) Battaglia G. Battista di Francesco n. Ceramida di Bagna-re il 30/3/1 946 - arrestato il 26/10/1 969;

15) Minniti Antonino fu Paolo n. Pellaro il 3/1/1928 - arre-stato il 26/10/1969;

16) Oliveri Angelo fu Gennaro n. Scilla il 1 8/6/1926 - arre-stato il 26/10/1969;

17) Calabro Carmelo fu Carmelo n. Bagnare il 4/4/1931 -arrestato il 26/10/1 969;

18) Tripodi Giovanni fu Antonio n. Bagnerà il 1 8/10/1933 -arrestatoi! 26/10/1969;

19) Furfari Antonino fu Giuseppe n. Brancaleone il 23 gen-naio 1937 - arrestato il 26/10/1969;

20) Gullace Giuseppe di Salvatore n. Gioia Tauro il 2 gen-naio 1926;

21) Palamara Pasquale di Giuseppe n. Chorio di S. Lorenzoil 10/7/1933 - arrestato il 9/11 /1969;

22) Fortugno Pietro n. Cardeto il 17/12/1934 - arrestato il3/12/1969;

23) Archino Rocco n. Siderno il 29/11 /I 936 - latitante;24) Ferrara Vincezo n. Taurianova il 5/3/1 932 - arrestato il

12/11/1969;25) Cannizzaro Francesco di Giuseppe n. S. Eufemia Aspra-

mente il 23/6/1930 - arrestato il 20/1 /I 970;26) Palumbo Concetto di Santo n. Bruzzano Z. il 21 giugno

1936-arrestato il 9/11/1969;27) Scriva Giuseppe di Francesco n. Scilla 29/10/1931 - ar-

restato l'I 1/11/1 969;28) Pitasi Nicola n. Cataforio il 20/4/1946 - arrestato il

22/11/1969;

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29) Zito Giuseppe n. Fiumara il 27/8/1 938;30) Manti Leonardo di Francesco n. Condofuri il 28 maggio

1947-arrestato il 9/11/1 969;, 31 ) Carriago Leandro n. Ravagnese il 24/3/1 942 - arrestato

il 9/11/1969;32) Cenereri Fortunato fu Francesco n. Motta S. Giovanni il

26/7/1932 - arrestato il 9/11 /1969;33) Tegano Giovanni di Angelo n. Archi l'8/l /1939;34) Garonfolo Rocco n. Campo Catalesi il 24/11/1943 - la-

titante;35) Nirta Antonio n. San Luca il 22/4/191 9;36) Tripodi Francesco fu Stefano n. S. Eufemia d'Aspromonte

il 22/7/1932 - arrestato il 9/11/1 969;37) Ficara Giuseppe di Giovanni n. Reggio Calabria il

19/4/1937 - arrestato il 9/11/1969;38) Alampi Giovanni di Matteo n. Ravagnese il 12/1/1946 -

latitante;39) Vadala Antonino n. Cardeto il 14/11 /I 923 - arrestato il

3/12/1969;40) Palamara Antonino di Santo n. Africo il 6/6/1 939;41) Versaci Antonio n. S. Luca il 13/7/1929 - arrestato il

3/12/1969;42) Misiti Sebastiano di Antonio n. San Luca il 7/9/1938 -

arrestato I'1/12/1969;43) Zavettieri Bonaventura di Sebastiano n. Roghudi l'I giu-

gno 1929 - arrestato il 9/11/1969;44) Micheletti Giulio fu Giuseppe n. Staiti il 15/10/1914 -

arrestatoi! 17/12/1969;45) Spanò Domenico n. Palizzi Sup. il 2/3/1931 - arrestato

il 9/11/1969;46) Carbone Pasquale n. Bagnare il 7/12/1929 - arrestato

il 9/11/1969;47) Gramuglia Rocco Giuseppe di Bruno n. Bagnare il

4/1 /I 937 - arrestato il 9/11 /I 969;48) Ferrara Domenico fu Giuseppe n. Casalinuovo d'Africo il

25/5/1898 - arrestato il 6/2/1 970;49) Marino Domenico di Carmelo n. Bova Marina il 21 mar-

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zo 1 940 - arrestato il 6/2/1 970;50) Mesiani Mazzacuva Mario n. Bova Marina il 6/6/1942

- arrestato il 6/2/1970;51) Scopelliti Vincenzo n. S. Stefano Aspromonte il 17 feb-

braio 1 950 - arrestato il 6/2/1 970;52) Macrì Antonio n. Siderno il 2/521940;53) Nirta Giuseppe fu Bruno in San Luca M/3/1913;54) Tripodi Domenico n. S. Giovanni di Sambatello l'I gen-

naio 1923 - detenuto per altro;55) D'Agostino Antonio n. Canaio il 15/3/1943 - arrestato

il 20/3/1 970;56) Vettori Antonio di Giuseppe n. San Luca il 21 novembre

1909 - arrestato il 20/3/1 970;57) Signati Domenico fu Giuseppe n. San Luca il 21 novem-

bre 1909 - arrestato il 20/3/1970;58) Mento Patrizio n. Reggio Calabria il 13/3/1970 - arre-

stato il 20/3/1 970;59) Costantino Giuseppe di Gregario n. Ravagnese il 6 ago-

sto 1 935 - arrestato il 20/3/1970;60) Romeo Antonio Domenico fu Sebastiano n. San Luca il

10 1 /1904 - arrestato il 20/3/1970;61 ) Nirta Francesco fu Bruno nato il 29/8/1921 - arrestato il

20/3/1970;62) Vettori Giuseppe di Antonio n. San Luca l'8/3/1945 -

arrestatoi! 20/3/1970;63) Sfrangio Antonio di Francesco n. San Luca il 1 2 giugno

1927-arrestato il 20/3/1970;64) Sfrangio Domenico di Antonio n. San Luca il 4 novembre

1945-arrestato i I 20/3/1970;65) Sfrangio Francesco di Antonio n. San Luca il 26 febbraio

1946 - arrestato il 20/3/1 970;66) Rizzata Domenico Antonio n. San Luca il 14/5/1944 -

arrestato il 20/3/1 970;67 Romeo Sebastiano di Antonio n. San Luca l'8/l/1931 -

soggiornante obbligato;68) Monterosso Carmela Eufemia fu Rocco n. S. Eufemia A-

spromonte l'I 1/1 1/1930 - libera;

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69) Tuscano Arcangelo di Francesco n. Statiti l'I/10/1 931 -libero;

70) Vitale Giuseppe di Andrea n. Staiti il 9/8/1 942 - libero;71) Battaglia Paolo di Sebastiano n. Staiti il 14/4/1930 - li-

bero;72) Palumbo Leonardo di Santo n. Bruzzano Z. il 14 marzo

1934-libera.

IMPUTATI

I primi 67: del delitto di cui all'art. 416 C.P. per essersi asso-ciati allo scopo di commettere più delitti, scorrendo la campagnaarmati, con l'aggravante per Macrì Antonio, Nirta Giuseppe e Tri-pode Domenico nella qualità di^ capi dell'associazione e con l'ag-gravante preveduta all'art. 7 della legge 31 maggio 1965 n. 575per Gullace Giuseppe, Cannizzaro Francesco, Palumbo Concetto,Manti Leonardo, Tegano Giovanni, Garonfolo Rocco, Nirta Anto-nio, Macrì Antonio, Nirta Giuseppe, Tripode Domenico, SfrangioAntonio, Romeo Sebastiano e Pizzuta Domenico Antonio.

Accertato in agro di San Luca il 25 ottobre 1 969.I primi 51, nonché il 55°, 56°, 57°, 58°, 59°, 60°, 61°, del

delitto previsto e punito dagli art. 81, 110, 112, 116, 337, 339C.P. per avere, in concorso tra loro, con più azioni esecutive delmedesimo disegno criminoso, quali associati per delinquere usatoviolenza e minacce — mediante colpi di arma da fuoco esplosi ma-terialmente dai primi sei all'indirizzo del Brig. Mondo, degli agentidi P.S. Falzarano e Mirabelli, e dell'appuntato dei carabinieri Paga-no, da Fortugno Domenico contro l'agente di P.S., Fazzio, da Mo-rena Natale contro il v. Brig. dei carabinieri Lombardi e il carabi-niere Curcuruto, nonché da uno sconosciuto (raffiche di mitra) con-tro il Brig. di P.S. Barracato e gli altri nove componenti la squadra— per opporsi alle forze di polizia e dei carabinieri che procedeva-no al loro arresto, avendoli sorpresi riuniti, in un luogo solitario dimontagna del territorio di San Luca, per trattare problemi pertinentiall'organizzazione associativa della malavita calabrese e, in parti-colare, per preparare un piano di difesa e di reazione contro le at-

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tività delle forze di polizia.In agro di San Luca il 26 ottobre 1969.

Il 14° (Battaglia Giovan Battista) e il 16° (Oliveri Angelo) i-noltre: del delitto di cui all'art. 337 CP per aver usato violenza alBrig. Barracato, all'appuntato Mangraviti Nicolo ed all'agente diP.S. Palma, ai quali cagionavano lesioni personali, nel mentre co-storo procedevano al loro arresto.

In agro di San Luca il 26 ottobre 1969.

Il 19° (Furfari Antonino) inoltre: del delitto di cui all'art. 367CP per aver falsamente denunziato ai carabinieri di Brancaleone, il26 ottobre 1969, che nello stesso giorno gli era stata sottratta «conminacce» la sua autovettura targata RC 64999 da quattro o cinquepersone ignote armate e travisate;

il 21° (Palamara Pasquale) inoltre: del delitto di cui all'art.367 CP per aver falsamente denunciato in questura che ignoti gli a-vevano sottratto l'autovettura targa RC 52572 lasciata il 24 ottobre1 969 in una piazza della frazione Prunella di Melito Porto Salvo.

In Reggio Calabria il 3 novembre 1969.

Il 68° (Monterosso Carmela Eufemia): del delitto di cui all'art.367 CP per aver falsamente denunziato ai CC di S. Eufemia d'Aspr.in data 7 novembre 1969 che l'auto del marito Cannizzaro France-sco targata RC 3771 2, parcheggiata il 25 ottobre 1 969 sulla piaz-za stazione di Villa San Giovanni, era stata rubata;

II 69° (Tuscano Arcangelo), il )é° (Vitale Giuseppe) e il 71°(Battaglia Paolo); del delitto di cui all'art. 378 CP per aver aiutatoPalumbo Concetto ad eludere le investigazioni della Squadra Mobi-le di Reggio Calabria che indagava sul Palumbo che, quale asso-ciato a delinquere, aveva partecipato ad una riunione tenutasi in a-gro di San Luca il 26 ottobre 1969;

II 72° (Palumbo Leonardo): del reato di cui all'art. 367 CPper aver falsamente denunciato ai CC di Bruzzano Zeffirio, il 4 no-

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vembre 1969, che in data 25 ottobre 1969 l'autovettura di suo ma-rito Tuscano Arcangelo, lasciata incustodita nei pressi dell'IstitutoOrtopedico di Reggio Calabria, era stata rubata da ignoti.

I FATTIStesura autentica del rapporto di polizia giudiziaria

al Procuratore della Repubblica

«La mattina di domenica 26 ottobre 1969 partirono da Reg-gio Calabria, con tre automezzi, sedici agenti e quattro sottufficialidi pubblica sicurezza nonché quattro militari dell'arma dei carabi-nieri di cui due sottufficiali, diretti alla zona di Montalto in Aspra-mente dove, secondo quanto risultava alla squadra mobile, in loca-lità da identificare si sarebbe tenuta un'assemblea degli esponentidella malavita della nostra provincia. I ventiquattro uomini al co-mando del maresciallo di P.S. Gregario Anello, giunsero nella zonadi Montalto verso le 10,15 e in un punto della strada lasciarono gliautomezzi cominciando ad avanzare in direzione del casello fore-stale di Cono. Ben presto, all'improvviso, si trovarono in presenzadi un gran numero di autovetture disposte disordinatamente nellaboscaglia, ai margini della strada; continuarono ad avanzare concrescente cautela essendo convinti che quel concentramento di autoavesse un preciso significato: l'assemblea della malavita era in cor-so di svolgimento proprio nelle vicinanze. Notarono subito quattrouomini, fermi in prossimità di alcune macchine, che sembrava fos-sero stati collocati in quel punto con compiti di vedetta. Muovendosisilenziosamente piombarono su di loro e la sorpresa fu così perfettache risultò del tutto vano l'accenno di fuga abbozzato da taluno diessi.

I quattro subito identificati, risultarono essere: Antonio e Gio-vanni Romeo di Giuseppe da Casignana, entrambi di 22 anni,Martino Pellegrino di 37 anni, nato a Taurianova e residente aBianco e il ventenne Francesco Sergi da Campo Calabro: il primomanovale, il secondo e il terzo autisti, il quarto carpentiere. Nessu-no di loro diede spiegazioni plausibili 'm ordine alle ragioni della

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propria presenza in quel luogo. Sebbene richiesti, non dissero dovesi trovavano le persone che si erano allontanate dalla autovettureivi lasciate. Il maresciallo Anello li affidò alla custodia del vice bri-gadiere di P.S. Antonio Licandro, del vice brigadiere dei carabinie-ri Pietro Medico, e delle guardie Giuseppe Calamusa, Pietro San-ces, Stefano Lo Forte, Vito Cantore e Giuseppe Failla. Tutti gli altriuomini, al comando del maresciallo Anello, controllarono somma-riamente le auto e proseguirono lungo la strada. Dopo qualche cen-tinaio di metri notarono fra gli alberi, in posizione dominante, uncamioncino Volswagen targato RC 77541 e nella cabina sorpresoun giovane, subito identificato per il diciannovenne studente univer-sitario Vincenzo Scopelliti, che aveva con sé un fucile da caccia au-tomatico con quattro cartucce nel caricatore. Anche nel giovaneScopelliti ravvisarono una vedetta e lo fermarono; senza alcun in-dugio pretesero da lui di essere condotti al luogo dove si teneval'assemblea. Lo Scopelliti aderì senza frapporre pretesti o difficoltà.Si formò quindi una piccola colonna che si mise in cammino con al-la testa la giovane guida che procedeva in una certa direzione. Benpresto il maresciallo Anello e i suoi uomini si convinsero che code-sta direzione era sbagliata e che volutamente era stata scelta dal-l'interessata guida; la zona infatti appariva sempre più tranquilla esempre meno idonea ad ospitare un'assemblea di malavita. Perciòil sottufficiale ordinò il ritiro al luogo dove era fermo il camioncino;quivi giunti egli stava disponendo una ricognizione esplorativaquando, unitamente ai suoi uomini, percepii dei clamori seguiti daapplausi. Tutti compresero che l'assemblea era in pieno svolgimentoin un luogo non lontano e il giovane Scopelliti fu imbavagliato af-finchè non fosse in grado di dare l'allarme.

Il maresciallo Anello decise allora di agire con rapidità edimmediatezza, disponendo e facendo muovere gli uomini in manie-ra da accerchiare l'intera assemblea. A tal fine una squadra di cin-que uomini comandata dal brigadiere Francesco Mondo prese adavanzare sulla destra, mentre un'altra squadra comandata dal bri-gadiere Pasquale Barracato e composta da dieci uomini, avanzavafrontalmente e sulla sinistra, rispetto al luogo dei clamori e degli ap-plausi, mentre il comandante Anello avanzava con lo Scopelliti im-bavagliato tenendo una posizione di centro in maniera da poter

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coordinare i movimenti e le azioni dell'una e dell'altra squadra.Il brigadiere Mundo e i suoi cinque uomini, attraversato un

ruscello e un reticolato, avanzavano con la speranza e la prospetti-va di sorprendere l'assemblea. Ad un tratto scorsero un centinaio dipersone riunite in un'ampia radura, ma non poterono realizzare lasorpresa perché qualcuno diede l'allarme. Gli agenti si lanciaronoal grido «fermi tutti... polizia» del brigadiere Mondo, con le armi inpugno , determinando sbandamento e scompiglio in seno all'as-semblea che si disintegrò istantaneamente e i partecipanti si diede-ro a fuggire in disordine. Alcune di essi, incalzati da vicino, reagi-rono sparando con fucili e pistole all'indirizzo degli agenti i qualifurono costretti ad appiattarsi. Continuarono però a muoversi peraggirare alla destra la posizione; sparando si avvicinarono ai mal-viventi che per tal modo furono costretti ad arrendersi gettando learmi, mentre dalla sinistra sopraggiungevano gli uomini dellasquadra Baraccato.

I malviventi che si arresero formarono un gruppetto di sei uo-mini che furono subito identificati. Essi erano:

1 ) II cinquantenne pregiudicato Giuseppe Zappia da SanMartino di Taurianova, pensionato di guerra e della previdenza so-ciale, padre di otto figli, già sottoposto alla sorveglianza specialedella pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno in un determina-to comune;

2) II cinquantenne Francesco Scopelliti da Gambarie d' A-spromonte, pregiudicato di recente riabilitato, fornaio e appaltato-re, padre di tre figli di cui due universitari;

3) II ventisettenne Andrea Roda da Condofuri, celibe;4) II trentenne Antonio Giorgi di San Luca, macellaio;5) II ventinovenne Giuseppe Grecò da Motticella, manovale:6) II più che settantenne Antonio Patea da Brancaleone pre-

giudicato e pensionato.Accanto a costoro furono trovati due fucili automatici calibro

1 2, una pistola calibro 7,65 con matricola cancellata, tre scuri enumerose munizioni. Non furono reperiti bossoli provenienti dallearmi usate dai malviventi, non essendo stati rinvenuti a causa delfitto manto di foglie che ricopriva il terreno oltre che per la possibi-le confusione con i bossoli dei colpi sparati dagli agenti.

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Nello stesso tempo alcuni degli uomini della squadra Barra-cato erano impegnati in conflitti individuali con singoli malviventi.La guardia Antonio Fazio in un punto vicinissimo alla radura intimòl'alt ad un individuo che cercò di puntare la pistola contro di lui, el'agente fu perciò costretto a sparare con il suo mitra, ma l'armas'inceppò al primo colpo dando così al malvivente la possibilità disparare ripetutamente contro l'altro; senonché la guardia AntonioTodaro entrò in scena con una raffica di mitra e il malvivente sigettò a terra fingendosi morto per balzare subito in piedi e ingag-giare una strenua colluttazione con il Fazio, avvicinatosi a lui chegiaceva ancora a terra finto morto. La collutazione si risolse in fa-vore dell'agente che riuscì a disarmare l'individuo e questi fu subitoidentificato per Domenico Fortugno da Cardeto, di quarantatré an-ni, custode della colonia montana per i figli dei ferrovieri sita in lo-calità Tre Aie di Gambarie.

Sempre in un punto vicinissimo alla radura si svolse altro con-flitto individuale che vide impegnati il brigadiere dei carabinieriAntonio Lombardi e il carabiniere Antonio Curcuruto, i quali face-vano parte della squadra Barracato e sopraggiungevano in appog-gio alla squadra Mondo. I due militari avanzavano verso la raduraquando videro un uomo che sparava ripetutamente con un fucile.Ad un tratto il carabiniere cadde a terra e quell'uomo si diede asparare all'indirizzo del brigadiere che si avvicinava al caduto peraiutarlo ad alzarsi; il brigadiere reagì sparando a sua volta e ilmalvivente tentò di dileguarsi dopo aver abbandonato il fucile, mafu subito arrestato, previa accanita colluttazione, del sottufficiale edell'agente Vincenzo Leonte. Questo individuo fu identificato nellapersona di Natale Morena di trentatré anni, nato a Scilla e residen-te in località Acqua Calda di San Roberto, coniugato, stuccatore.

Un altro individuo, identificato soltanto nei due dati somaticidella corporatura robusta e del giaccone da cacciatore che indos-sava, riuscì a fermare il brigadiere Barracato e alcuni dei suoi uo-mini, protesi verso la radura, sparando raffiche con il suo mitra. Gliagenti furono infatti costretti a defilarsi dietro gli alberi e a rispon-dere al fuoco, e il malvivente potette allontanarsi inseguito invanodal Barracato, nonché dall'appuntato Nicolo Mangraviti e dallaguardia Francesco Palma. Il Mangraviti e il Palma, giunti al fondo

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valle, fermarono due individui che tentavano di dileguarsi a passoveloce: costoro erano Giovanbattista Battaglia da Ceramida di Ba-gnara, di ventitré anni, incensurato, celibe, muratore, e Angelo Oli-vieri nato a Scilla e residente a Bagnara, di quarantatré anni, co-niugato, minatore.

Richiamati dagli spari, i vice brigadieri Licandro e Medico simossero verso il luogo della sparatoria e s'imbatterono in un giova-ne che, ostentando calma ma visibilmente pallido, si allontanava.Lo fermarono e l'identificarono per Domenico Strati da Motticella diBruzzano, venticinquenne, autista, coniugato.

Tutti i fermati furono condotti nel luogo dove erano concentra-te le autovetture; quindi il maresciallo Anello organizzò una battutaallo scopo di fermare altri individui segnatamente, almeno, coluiche doveva essere stato ferito, come risultava dalla macchie di san-gue che dalla radura si perdevano nella boscaglia. La battuta nondiede alcun risultato; poi sopraggiunse il dirigente della squadramobile dott. Alberto Sabatino con altri uomini e la battuta venne ri-presa con accresciute possibilità di successo. Furono infatti rintrac-ciati e fermati altri tre individui; Carmelo Calabrò di Bagnara, ditrentotto anni, autista, coniugato; Giovanni Tripodi di Bagnara, ditrentasei anni, carpentiere, coniugato; Antonio Minniti di Pellaro, diquarantuno anni; autista alle dipendenze dell'ospedale di ReggioCalabria, celibe. Il Minniti era armato di fucile automatico calibro1 2 con cartuccera e numerose cartucce.

Nel corso dell'operazione numerosi agenti riportarono contu-sioni varie; tra i fermati furono riscontrati ferite ad Antonio Patea ea Domenico Fortugno».

I fatti accaduti nella mattina di domenica 26 ottobre 1 969 nel-la zona di Montalto che poi risulterà denominata Serro Juncari, fu-rono esposti nei termini sopra riportati, dai sei sottufficiali che parte-ciparono all'operazione, nella relazione di servizio di pari data di-retta dal dirigente della squadra mobile al comandante del nucleo

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carabinieri di polizia giudiziaria maggiore Tommaso Stillitani.Nel trasmettere tale relazione al Procuratore della Repubblica

di Reggio Calabria con nota del 28 ottobre del 1 969, il dottar Sa-batino sottolineò che a carico dei diciannove dei ventuno individuifermati emergevano elementi di responsabilità per i delitti di tentatoomicidio, associazione per delinquere, detenzione e porto abusivodi armi, precisando che ancora non era stata definita la posizionedel giovane Vincenzo Scopelliti né quella di Mario Misiani Mazza-cuva. Quest'ultimo era stato fermato, ad alcune decine di metri dal-la radura, dalla squadra del brigadiere Mondo che avanzava cau-tamente verso il luogo dell'assemblea.

Si trattava di un giovane di ventisette anni, da Bova Marina,possidente, celibe. Il dott. Sabatino trasmise anche gl'interrogatoridi Giovanni Tripodi, Carmelo Calabrò, Antonino Minniti, AntonioRomeo di Salvatore, Antonio Romeo di Giuseppe, Giuseppe Zap-pia, Martino Pellegrino e Antonio Patea, precisando che tutti costo-ro sarebbero stati trasferiti al carcere entro le ore 15 dello stessogiorno 28 ottobre. Con altra nota del giorno successivo il funziona-rio trasmise gli interrogatori degli altri fermati, ponendo in eviden-za che Antonio Furfari, Angelo Oliveri, Giovanbattista Battaglia eFrancesco Scopelliti avevano dato notizie e indicazioni precise ecircostanziate intorno alla loro partecipazione all'assemblea, aimotivi per i quali questa era stata organizzata e realizzata, ai temiche erano stati discussi. Rilevò che gli altri — Domenico Strati, Giu-seppe Grecò, Andrea Roda, Domenico Fortugno, Francesco Sergi,Natale Morena e Antonio Giorgi — nel respingere ogni accusa enel tentativo di dare spiegazioni attendibili in ordine alla loro pre-senza in quei luoghi, avevano reso dichiarazioni vaghe, imprecisee incoerenti. Con la stessa nota diede notizia che Vincenzo Scopel-liti e Mario Mesiani Mazzacuva erano stati rilasciati, essendo venu-ti meno gli indizi a loro carico.

Con dettagliato rapporto del 31 ottobre 1969 il dottar Saba-tino denunziò le diciannove persone sopra menzionate per il delittodi associazione per delinquere; denunziò ancora lo Zappia, Fran-cesco Scopelliti, il Roda; il Giorgi, il Greco, il Patea, il Fortugno e ilMorena quali autori di tentato omicidio aggravato; inoltre il Fortu-gno, il Morena, il Battaglia e l'Olivieri, quali autori di resistenza a

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pubblico ufficiale; infine il Furfari quale autore di simulazione direato.

RAPPORTO SABATINO

Nel suo rapporto del 31 ottobre, che dev'essere consideratoil documento base nel complesso delle molteplici attività di poliziagiudiziaria svolte in pochissimi giorni dal dott. Sabatino e dai suoicollaboratori e dipendenti, il funzionario affermò innanzitutto che,per antica tradizione, la malavita della provincia di Reggio Cala-bria — denominata anche «onorata società» o «'ndrangheta» —teneva ogni anno in Aspromonte un'assemblea di esponenti e dele-gati di tutti i nuclei, in occasione dei festeggiamenti che si svolgonoa settembre in onore della Madonna nel Santuario di Polsi sito nelterritorio di San Luca. Mai la polizia aveva avuto modo di cogliereutili informazioni preventive sulle modalità e circostanze specifiche,di tempo e di luogo, con cui si organizzavano e si svolgevano taliassemblee, e sapeva tuttavia che ad esse partecipavano gli espo-nenti più qualificati di tutti i comuni: i «capi bastone» o «capi so-cietà», i «contabili», i «mastri di sgarro».

Il dott. Sabatino passò ad enunciare le materie devolute allacompetenza di cadeste assemblee: programmazioni di azione delit-tuose, soluzione dei conflitti di competenza territoriale, giudizi a ca-rico di coloro che eventualmente si fossero resi colpevoli di inde-gnità verso la società o verso i suoi capi. Accennò ad un'assembleatenutasi nel I960, della quale la squadra mobile aveva avuto pre-ventiva notizia senza però arrivare a sorprendere i partecipanti cheerano riusciti a disperdersi tempestivamente; soltanto alcuni di loroera stato possibile fermare, mentre, in numerose autovetture, scen-devano dalla parte di Gambarie lungo la strada statale che condu-ce a Gallico di Reggio Calabria, ma costoro non erano stati perse-guiti quali responsabili di associazione per delinquere a causa del-la mancanza di prove precise di reità.

Da quel tempo tuttavia — soggiunse nel suo rapporto il dott.Sabatino — erano stati intensificati i servizi di polizia nella zonadel Santuario di Polsi e durante il periodo dei festeggiamenti, con

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personale esperto e con posti di blocco, e mediante siffatte misure sierano create situazioni che quanto meno, rendevano difficoltosa latenuta stessa dell'assemblea. Le informazioni e le indicazioni, ricer-cate dalla polizia con crescente interesse, non avevano mai segna-lato con sufficiente tempestività il luogo dell'assemblea. A partiredal recente settembre la vigilanza sui pregiudicati ritenuti apparte-nenti alla malavita e il controllo dei sorvegliati speciali e dei sotto-posti a libertà vigilata erano ispirati al proposito di ricercare se ta-luno di essi era impegnato a stabilire collegamenti con gli esponen-ti di malavita dei vari comuni della provincia, in funzione e in vistadell'assemblea. Era stato così possibile cogliere, negli ambienti del-la malavita, a partire da lunedì 20 ottobre, i sintomi di un certo fer-mento che si palesava attraverso la presenza in Reggio Calabria diesponenti di Gioia Tauro e della zona jonica, osservati nelle caute ediscrete prese di contatto che essi avevano con esponenti del capo-luogo. Scene analoghe erano state osservate in alcuni centri dellaprovincia.

La valutazione degli elementi di fatto acquisiti induceva a rite-nere che, molto verosimilmente, l'assemblea della malavita dellaprovincia di Reggio Calabria si sarebbe svolta domenica 26 otto-bre. Rimaneva da conoscere quale località avrebbe ospitato l'avve-nimento, e non fu difficile supporre, avuto riguardo alle caratteristi-che di esso ed alle connaturate vitali esigenze di segretezza, chel'assemblea sarebbe stata tenuta in un luogo dal vasto altopianodell'Aspromonte, non lontano dal Santuario. Ma il problema nonera ancora risolto, non soltanto a causa della vestita della zona co-sì approssimativamente definita, ma anche a causa della natura delterreno montano, assai accidentato e coperto di fitta vegetazione.Cadesti, fattori vietavano di considerare realizzabile un'operazionea vasto raggio, magari con migliaia di uomini, avente l'obiettivo diaccerchiare con sicurezza e con completezza gli uomini di malavitariuniti in assemblea. Un'operazione così fatta era destinata a fallirecertamente perché chiunque avrebbe avuto modo di filtrare inosser-vato attraverso le maglie dell'accerchiamento; d'altra parte i con-centramenti e i movimenti di grosse forze di polizia avrebbero an-nullato senza rimedio l'esigenza essenziale della segretezza dell'o-perazione. La soluzione scelta dal questore di Reggio Calabria,

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dott. Emilia Santillo e dallo stesso dott. Sabatino fu pertanto incen-trata sulla formazione di agili colonne mobili che, muovendo dadeterminare punti, convergessero sulla zona del Santuario: una vol-ta identificato il luogo dell'assemblea, le colonne « reciproca-mente collegate con un sistema di radio portatili» si sarebbero ri-congiunte per poi rastrellare in forze il luogo anzidetto.

Elaborato il piano esecutivo sulla scorta di tali valutazioni,squadre formate da agenti di pubblica sicurezza e da carabinierifurono inviate al bivio di Samo, sui campi di Bova, ai piani di Car-melia e al bivio dei baraccamenti Crea sulla rotabile di Montalto. Inquest'ultimo luogo fu inviata la squadra affidata al comando delmaresciallo Anello.

Le fasi dell'operazione compiuta del maresciallo Anello e daisuoi uomini, le modalità di esecuzione e i singoli episodi furono e-sposti limpidamente, con piena aderenza alle relazioni dei sottuffi-ciali. Nel rapporto si diede notizia delle attività compiute dal perso-nale del gabinetto di polizia scientifica: ricognizione fotografica deiluoghi e rilevamento, anche fotografico, delle targhe di tutte le auto-vetture abbandonate, dalle quali furono prelevati i libretti di circola-zione e i documenti di guida dentro di esse rinvenuti. Si diede altre-sì notizia di una nuova e più attenta ricognizione della radura, rico-gnizione che aveva portato al rinvenimento di pochi bossoli soltan-to a causa dello strato di fogliame che copriva il terreno. I docu-menti automobilistici furono immediatamente utilizzati dal dott. Sa-batino il quale, servendosi del ponte radio del commissario di Si-derno, richiese di ricercare molti dei proprietari di auto e di esegui-re perquisizioni nelle loro case.

L'ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

II primo problema che il Tribunale è chiamato a risolvere at-tiene al delitto di associazione per delinquere. Intorno a questo te-ma fondamentale della vicenda si è sviluppato il dibattito, assai ele-vato, fra il rappresentante del pubblico ministero da una parte e tut-ti i difensori degli imputati dall'altra, in termini di contrasto irriduci-bile di tesi oltre che di concrete posizioni processuali, contrasto reso

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evidente dalle severe condanne postulate dalla pubblica accusa edalle trionfali assoluzioni invocate dai difensori.

È necessario esporre con rapidi cenni gli estremi salienti delletesi contrapposte, considerando che presupposto indefettibile dellatesi d'accusa è che la riunione tenutasi la mattina di domenica 26ottobre 1969 in località Serro Juncari di Montalto, nel cuore dell'A-spromonte, fu certamente l'assemblea della malavita della provin-cia di Reggio Calabria, manifestazione tutt'altro che solitària del-l'attività illecita multiforme, tipica di quell'associazione articolata edefficiente che è la malavita stessa. Per contro il motivo ricorrentenelle argomentazioni dei difensori è che quella di Montalto fu unapacifica riunione di onesti cittadini, non soltanto insuscettibile di es-sere presa in considerazione sotto il profilo penalistico o dal puntodi vista degli ordinamenti di polizia, ma addirittura resa legittima esacrosanta, sul piano dell'ordinamento democratico dello Stato ita-liano, della tutela costituzionale (Art. 17); quanto all'associazionedi malavita, non è mancato che, invocando l'art.. 18 della Costitu-zione, ne ha proclamato l'intrinseca legittimità, con l'unico limiterappresentato dalla tutela penale predisposta solo contro le formedi degenerazione criminosa delle attività associative.

In particolare il rappresentante del P.M. — dopo aver affer-mato che la malavita costituisce la varietà calabrese del più ampiofenomeno che si denomina mafia con termine mutuato dalla realtàsociale siciliana — ha ritenuto di poterne identificare l'essenzialeragion d'essere nel fine altamente criminoso di distruggere lo Stato,inteso come espressione organizzata dei pubblici poteri e delle re-lative funzioni come simbolo dell'organizzazione giuridica e civiledella società; distruzione dello Stato assunta della malavita comeproprio fondamentale e costante obiettivo, verso il quale tende lasua attività delittuosa, e tutto ciò al servizio e in funzione di un pro-sperare dei singoli, parassitariamente, ai danni dell'apparato pub-blico, con il correlativo svuotamento delle pubbliche istituzioni reseinefficienti e distorte per il trionfo di interessi illeciti. L'attività delit-tuosa della malavita è dunque il modo di essere naturale, la regolabiologica si potrebbe dire, di questa associazione che tende ad im-porre la propria filosofia etico-sociale, fondata sull'esigenza di so-stituire — in seno alle comunità nelle quali si annida ed opera —

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un sistema fatto di violenze, sopraffazioni, speculazioni illecite, pre-varicazioni, al sistema legale di tutela della società e dei cittadini.Sulla base di siffatte argomentazioni è scaturita spontaneamente,nella requisitoria del P.M., l'affermazione di una sorta di equivalen-za tra la mafia (o malavita, o onorata società, o, con termine dia-lettale in uso nella provincia di Reggio Calabria, «'ndrangheta») el'associazione per delinquere tecnicamente intesa secondo lo sche-ma penalistico dell'art. 416 CP. Ma la tesi del P.M. non si arresta al-l'enunciazione generica dell'equivalenza, poiché si preoccupa di ri-condurre la mafia sullo schema dell'associazione per delinquere inrelazione agli elementi caratteristici di questo delitto — il vincoloassociativo e il programma di delinquenza — postulando così unainterpretazione per così dire moderna della norma penale, con rife-rimento cioè ad alcuni aspetti deteriori dell'attuale realtà sociale ita-liana.

A questa concezione del rappresentante del P.M. si contrap-pone la tesi dei difensori, caratterizzata in primo luogo dal comunenetto rifiuto dell'equazione mafia-associazione per delinquere edalla correlativa feticistica fedeltà alla norma dell'art. 416 CP, ri-guardata secondo l'interpretazione tradizionalistica della giurispru-denza, pressocché ferma e costante nel pretendere, affinchè sia ri-tenuta l'esistenza del delitto in questione, la prova del vincolo asso-ciativo e del programma di delinquenza senza di che non sarebbeconsentito parlare di associazione per delinquere in senso penalisti-co. Sulla base di questa premessa è stato facile svincolare il delittodalla formula dell'equazione e presentare la mafia come entità so-ciale penalisticamente indifferente; e, sulla base di tale svincolo, lamafia è assurta, nella valutazione di taluno dei difensori, ad orga-nizzazione di persone che si associano per autodifendersi e nonper programmare delitti, di persone che sono costrette da necessitàprimordiali a reagire — peraltro in forma associativa lecitissima —contro l'apparato delle pubbliche istituzioni che non riescono adassolvere con un minimo di efficienza il compito primario della tute-la dei cittadini. Associazione irreprensibile dunque, ed anche meri-toria, del tipo di quelle numerose che, perseguendo finalità social-mente utili, sono ospitate con grande favore in seno all'ordinamen-to giuridico e civile della società italiana. E a questo proposito non

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è mancato il richiamo all'art. 18 della Costituzione che riconosce aicittadini il diritto di associarsi liberamente senza autorizzazione,per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.

E la concezione della mafia come club, perciò stesso assimi-labile, ad esempio, al circolo della caccia, al circolo di società, aiLions o al Rotary, della mafia intesa come istituzione di ordine, ma-gari dotata di funzioni pubblicistiche più o meno vicarianti a causadell'inefficienza dei pubblici poteri. Ma accanto a questa concezio-ne e con aderenza allo stesso piano spiccatamente sociologico, èstata affermata la concezione della mafia come fenomeno di dege-nerazione, diffuso ormai in tutto il territorio nazionale, presente nel-le vicende della vita pubblica oltre che nelle attività tipicamente cri-minose, si è parlato della mafia siciliana caratterizzata da un pro-cesso drammaticamente attuale di compenetrazione tra un sistemadi attività criminose; esercitate a fine di speculazione economica, ele attività dei pubblici poteri; dove il fenomeno non si esprimerebbenello scatenarsi del soggetto contro l'assenza e l'inefficienza delloStato e nel disprezzo per la legge che non tutela, così come avvienein Sicilia, ma sarebbe caratterizzato dal fatto che gli indifesi e gliinsicuri si associano per soccorrersi a vicenda, tentando di inserirsinel processo economico per paura di esserne tagliati fuori, e difronte alla società fondata sul privilegio sono sollecitati a riunirsiper difendersi.

Nascono così in maniera assolutamente lecita alcune associa-zioni che, come tutte le associazioni, sono esposte al pericolo dideformarsi in senso criminoso, ma la causa prima di siffatto feno-meno associativo rimane sempre la necessità della protezione, an-che della protezione politica, in dipendenza di una condizione diinsicurezza, di paura, di bisogno.

Quanto all'assemblea di Montalto i difensori, illustrandonesotto vari profili gli aspetti di liceità e d'innocuità, hanno anche po-sto in risalto il carattere addirittura ridicolo di una riunione priva dicapi, impegnata in discussioni stupide. Taluno l'ha definita unabuffonata, talaltro un raduno folcloristico, tutti hanno ravvisato inessa la nota saliente della perfetta vacuità, della mera coreografia,della liturgia affatto priva di contenuto, in uno sforzo di romanticoimpoverimento dell'episodio associativo, probabilmente autorizzato

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dalla circostanza che a questa associazione non era possibile attri-buire nemmeno un reato di competenza pretorile, laddove è risapu-to che l'associazione per delinquere viene alla ribalta come tipicafabbrica di delitti. Hanno negato i difensori che, comunque la riu-nione di Montalto potesse significare prova di una preesistente as-sociazione per delinquere, argomento che in una assemblea di cir-ca centotrenta persona era impossibile elaborare un programma didelinquenza. Per converso il rappresentante del P.M., configurandol'avvenimento come vera e propria assemblea, accuratamente or-ganizzata, dalla malavita — con le quattro vedette collocate dallato di Gambarie e il giovane Vincenzo Scopelliti dal lato di Polsi,nonché con il cerimoniere che aveva il compito di ricevere i delega-ti — ne ha posto in luce tutto il significato probatorio in ordine aldelitto di associazione per delinquere.

LE PENE E LE ASSOLUZIONI

Visti gli articoli 483, 488, 479 CPP, 416 commi 2° e ultimo,417, 230 CP e D.P. 22 maggio 1970 n. 283;

dichiara responsabili del delitto di associazione per delinque-re loro contestato, escluse le aggravanti della scorreria armata edell'art. 7 legge 31 maggio 1965 n. 575:

1 ) Zappia Giuseppe e lo condanna alla pena di anni tre emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

2) Scopelliti Andrea e lo condanna alle pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

3) Roda Andrea e lo condanna alla pena di anni due e mesisei di reclusione, di cui due anni condonati;

4) Giorgi Antonio e lo condanna alla pena di anni due e me-si sei di reclusione, di cui due anni condonati;

5) Grecò Giuseppe e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

o) Patea Antonio e lo condanna alla pena di anni due mesisette di reclusione, con la recidiva generica in luogo della recidivaspecifica contestata, di cui due anni condonati;

7) Fortunato Domenico e lo condanna alla pena di anni due

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e mesi sei di reclusione, di cui due anni condonati, esclusa la recidi-va contestata;

8) Morena Natale e lo condanna alla pena di anni due mesisei di reclusione, di cui due anni condonati;

9) Strati Domenico e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati, esclusa la recidivacontestata;

10} Romeo Antonio di Salvatore e lo condanna alla pena dianni due e mesi sei di reclusione, dio cui due anni condonati;

11 ) Romeo Antonio di Giuseppe e lo condanna alla pena dianni due e mesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

1 2) Sergi Francesco e lo condanna alla pena di anni due me-si sei di reclusione, di cui due anni condonati;

1 3) Pellegrino Martino e lo condanna alla pena di anni tre emesi quattro di reclusione, con la recidiva generica reiterata, di cuidue anni condonati;

14) Battaglia Giovanbattista e lo condanna alla pena di annidue e mesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

15) Minniti Antonio e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

16) Oliveri Angelo e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

17) Calabrò Carmelo e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

1 8) Tripodi Giovanni e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

19) Furfari Antonino e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

20) Fortugno Pietro e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

21 ) Ferrara Vincenzo e lo condanna alla pena di anni due emesi sette di reclusione, di cui due anni condonati, con la recidivacontestata;

22) Cannizzaro Francesco e lo condanna alla pena di annitre e mesi sei di reclusione, di cui un anno condonato, con la recidi-va contestata;

23) Palumbo Concetto e lo condanna alla pena di anni due e

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mesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;24) Scriva Giuseppe e lo condanna alla pena di anni due e

mesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;25) Pitasi Nicola e lo condanna alla pena di anni due e mesi

sei di reclusione, di cui due anni condonati;26) Zito Giuseppe e lo condanna alla pena di anni due e me-

si sei di reclusione, di cui due anni condonati;27) Carriago Leandro e lo condanna alla pena di anni due e

mesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;28) Cenereri Fortunato e lo condanna alla pena di anni due e

mesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;29) legano Giovanni e lo condanna alla pena di anni due e

mesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;30) Garonfolo Rocco e lo condanna alla pena di anni due e

mesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;31 ) Nirta Antonio e lo condanna alla pena di ani due e mesi

sette di reclusione, di cui due anni condonati, con la recidiva conte-stata;

32) Tripodi Francesco e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

33) Ficara Giuseppe e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

34) Alampi Giovanni e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

35) Vadala Antonino e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

36) Palamara Natale e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

37) Mesiti Sebastiano e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

38) Zavettieri Bonaventura e lo condanna alla pena di annidue e mesi sette di reclusione, di cui due anni condonati, con la re-cidiva contestata;

39) Carbone Pasquale e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

40) Marino Domenico e lo condanna alla pena di anni due emesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

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41 ) Mesiain Mazzacuva Mario e lo condanna alla pena dianni due e mesi sei di reclusione, di cui due anni condonati;

Ordina che i suddetti siano sottoposti alla libertà vigilata perla durata di anni uno, dopo l'esecuzione della pena, alle condizio-ni di legge. Condanna tutti al pagamento delle spese processuali.

Assolve per insufficienza di prove del delitto di associazioneper delinquere: 1 ) Michelotti Giulio, 2) Gramuglia Rocco Giuseppe;3) Spanò Domenico; 4) Archino Rocco, 5) Gullace Giuseppe, 6)D'Agostino Antonio, 7) Palamara Pasquale, 8) Costantino Giusep-pe, 9) Romeo Antonio Domenico, 10) Manti Leonardo.

Assolve per insufficienza di prove del delitto di associazioneper delinquere loro contestato, esclusa l'aggravante della scorreriaarmata: 1) Nirta Giuseppe, 2) Macrì Antonio, 3) Tripode Domeni-co.

Assolve per non aver commesso il fatto de delitto di associa-zione per delinquere come sopra modificato: 1 ) Versaci Antonio, 2)Ferrara Domenico, 3) Scopelliti Vincenzo, 4) Vottari Antonio, 5) Si-gnati Domenico, 6) Mento Patrizio, 7) Nirta Francesco, 8) VottariGiuseppe, 9) Sfrangio Antonio, 10) Sfrangio Domenico, 11 ) Sfran-gio Francesco, 12) Pizzata Domenico Antonio, 13) Romeo Seba-stione.

Assolve per insufficienza di prove del delitto di resistenzacontinuata pluriaggravata loro contestato: 1 ) Zappia Giuseppe, 2)Scopelliti Francesco, 3) Roda Andrea, 4) Giorgi Antonio, 5) GrecòGiuseppe, o) Patea Antonio, 7) Fortugno Domenico, 8) MorenaNatale.

Assolve per non aver commesso il fatto del delitto di resisten-za continuata pluriaggravata loro contestato:

1 ) Strati Domenico, 2) Romeo Antonino di Salvatore, 3) Ro-meo antonio di Giuseppe, 4) Sergi Francesco, 5) Pellegrino Marti-no, 6) Battaglia Giovanbattista, 7) Minniti Antonino, 8) Oliveri An-gelo, 9) Calabrò Carmelo, 10) Tripodi giovanni, 11 ) Furfari Antoni-no, 12) Gullace Giuseppe, 13) Palamara Pasquale, 14) FortugnoPietro, 15) Archino Rocco, lò) Ferrara Vincenzo; 17) CannizzaroFrancesco, 18) Palumbo Concetto, 1 9) Scriva Giuseppe, 20) PitasiNicola, 21) Zito Giuseppe, 22) Manti Leonardo, 23) CarriagoLeandro, 24) Cenereri Fortunato, 25) Tegano Giovanni, 26) Ga-

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ranfonlo Rocco, 27) Nirta Antonio, 28) Tripodi Francesco, 29) Fica-ra Giuseppe; 30) Alampi Giovanni, 31) Vadala Antonino, 32) Pa-lamara Natale, 33) Versace Antonio, 34) Mesiti Sebastiano, 35)Zavettieri Bonaventura, 36) Micheletti Giulio, 37) Spanò Domenico,38) Carbone Pasquale, 39) Gramuglia Rocco Giuseppe, 40) Ferra-ro Domenico, 41 ) Marino Domenico, 42) Mesiano Mazzacuva Ma-rio, 43) Scopelliti Vincenzo, 44) D'Agostino Antonio, 45) VottariAntonio, 46) Signati Domenico, 47) Costantino Giuseppe, 48) Ro-meo Antonio Domenico, 49) Nirta Francesco, 50) Mento Patrizio.

Dichiara non doversi procedere contro: 1) Furari Antonino,2) Palamara Pasquale, 3) Monterosso Carmela, 4) Palumbo Leo-nardo, in ordine del delitto di simulazione di reato loro attribuitocome in epigrafe, perché estinto per amnistia, nonché contro: 1 ) Tu-scano Arcangelo, 2) Vitale Giuseppe, 3) Battaglia Paolo, in ordineal delitto di falsa testimonianza, così modificata l'originaria imputa-zione di favoreggiamento perché estinto per amnistia.

Ordina la scarcerazione immediata di tutti gli imputati in sta-to di custodia preventiva, se non detenuti per altra causa, ad ecce-zione di Zappia Giuseppe, Pellegrino Martino e Cannizzaro Fran-cesco.

Ordina la restituzione agli aventi diritto delle cose sequestra-te.

Locri, 2 ottobre 1970

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