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ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO CO.B.A.S.L.I.D. Corso Biennale di Abilitazione di Secondo Livello ad Indirizzo Didattico INDIRIZZO ARTE E DISEGNO CLASSE DI ABILITAZIONE A025 La lettura dell’opera d’arte attraverso i simboli Bernini e la fontana dei quattro fiumi Tesi di Specializzazione all’insegnamento secondario Presentata da Relatore: Carmen Cuorpo Prof.ssa Cristina Marabini Anno Accademico 2006-2007

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ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO CO.B.A.S.L.I.D. Corso Biennale di Abilitazione di Secondo Livello ad Indirizzo Didattico

INDIRIZZO ARTE E DISEGNO

CLASSE DI ABILITAZIONE A025

La lettura dell’opera d’arte attraverso i simboli

Bernini e la fontana dei quattro fiumi

Tesi di Specializzazione all’insegnamento secondario

Presentata da Relatore:

Carmen Cuorpo Prof.ssa Cristina Marabini

Anno Accademico 2006-2007

INDICE

INTRODUZIONE .................................................................................................................4

CONTENUTI:.......................................................................................................................8

DEFINIZIONE DI SIMBOLO .............................................................................................8

IL SIMBOLO IN ARCHITETTURA - I CHIOSTRI CATALANI..................................................14

IL SIMBOLO IN PITTURA - PIERO DELLA FRANCESCA .....................................................17

GIAN LORENZO BERNINI: ............................................................................................22

IL SIMBOLO IN SCULTURA - LA FONTANA DEI QUATTRO FIUMI.........................................24

MODULO : LA LETTURA DELL’OPERA D’ARTE ATTRAVERSO I SIMBOLI ...............27

TIPOLOGIA DELLA CLASSE.........................................................................................27

OBIETTIVI GENERALI DEL MODULO...........................................................................27

PREREQUISITI..............................................................................................................27

OBIETTIVI SPECIFICI D’APPRENDMENTO .................................................................27

U.D. 1: IL SIMBOLO ...........................................................................................................29 lezione 1: definizione di simbolo ............................................................................................................. 29 lezione 2: origine del simbolismo sonoro................................................................................................ 29 lezione 3: simbolo e archetipo ................................................................................................................ 30

U.D. 2: IL SIMBOLO IN ARCHITETTURA E IN PITTURA ..............................................................30 lezione 4: San Cugat del Vallès e Gerona.............................................................................................. 31 lezione 5:il simbolo in architettura: i chiostri medievali ........................................................................... 31 lezione 6: Piero della Francesca............................................................................................................. 31 lezione 7: il simbolo in pittura: la Resurrezione ...................................................................................... 32

U.D. 3: IL SIMBOLO IN SCULTURA – BERNINI E LA FONTANA DEI QUATTRO FIUMI .....................32 lezione 8: Gian Lorenzo Bernini.............................................................................................................. 33 lezione 9: il simbolo in scultura: la Fontana dei Quattro Fiumi ............................................................... 33

U.D. 4: LABORATORIO INFORMATICO ..................................................................................34 lezione 10: CONSEGNA del laboratorio ................................................................................................. 34 lezione 11: analisi dei progetti................................................................................................................. 35 lezione 12: esecuzione degli elaborati .................................................................................................... 35

INDICATORI DI COMPETENZA MINIMI RELATIVI AGLI OBIETTIVI SPECIFICI ..........36

COLLEGAMENTI INTERDISCIPLINARI ........................................................................36

VERIFICHE E VALUTAZIONI – CRITERIO DI VALUTAZIONE ...............................................37

RECUPERO...................................................................................................................38 TEST DI RECUPERO............................................................................................................................. 39

3

ILLUSTRAZIONE DEI PUNTI FORMATIVI PEDAGOGICI DELL’UNITA’ DIDATTICA

PROGETTATA...............................................................................................................43

BIBLIOGRAFIA PER L’INSEGNANTE ...........................................................................45

BIBLIOGRAFIA PER L’ALLIEVO....................................................................................46

BIBLIOGRAFIA GENERALE............................................................................................47

4

INTRODUZIONE Il progetto del modulo dal titolo La lettura dell’opera d’arte attraverso i simboli è una

proposta formativa destinata ai ragazzi dalla scuola secondaria superiore, al quarto anno

del ciclo di studi, poiché essi dovrebbero possedere quei prerequisiti considerati

indispensabili per potersi predisporre all’apprendimento delle nuove conoscenze del

percorso didattico ipotizzato. Questo è considerato al’interno del programma scolastico e

come tale si rifà alle indicazioni ministeriali riguardo gli obiettivi e i contenuti.

Per il quarto anno del liceo scientifico,il Ministero prevede la trattazione dei seguenti

contenuti:

• Retorica, persuasione e meraviglia nell’arte barocca: i protagonisti e le opere.

• La pittura e i nuovi generi artistici.

• Morfologie urbane e architetture dell’età barocca.

In particolare, il modulo esposto di seguito, si inserirà, con l’approfondimento dell’opera del

Bernini, proprio nel primo e nell’ultimo dei punti enunciati, in quanto si parlerà dell’artista,

delle sue opere, analizzando lo stile dell’epoca tipicamente barocca, e riservando

particolare attenzione alla Fontana dei quattro Fiumi, che permetterà, grazie alla sua

collocazione urbanistica, di affrontare anche l’ultimo tema.

Ai contenuti descritti dal Ministero, fanno riferimento i seguenti obiettivi:

• Individuare i fattori innovativi dell’arte barocca e i relativi campi di esperienze.

• Valutare la spazialità barocca, nel disegno urbanistico e nell’architettura, con

riferimenti alle città italiane.

Naturalmente, tra gli obiettivi, ci sarà la capacità dei ragazzi di riconoscere i caratteri tipici

dell’epoca barocca, e proponendo il confronto con i periodi precedenti, si evinceranno i

caratteri più nuovi del movimento. Per quel che riguarda i secondo punto, esso verrà

esaurito argomentando circa l’opera del Bernini, dedicando la giusta attenzione proprio al

contesto urbanistico e architettonico in cui sarà posizionata la sua Fontana.

Naturalmente, il modulo, essendo una parte della programmazione, lascia spazio agli

interventi didattici successivi di esaurire le richieste ministeriali, anche perché, affianco a

questi, esso propone altri obiettivi, altrettanto importanti per lo studio della storia dell’arte e

ugualmente citati dal ministero:

• Identificare simboli e messaggi della iconografia, predisporsi cioè all’analisi

iconologia dell’opera d’arte;

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• Evidenziare il ruolo della matematica e delle scienze nelle arti figurative e

nell’architettura;

• Individuare possibili letture pluridisciplinari di opere e fenomeni artistici.

Questi, tra gli obiettivi ministeriali, pur non essendo specifici per l’anno scolastico cui ci si

riferisce con il modulo, risultano ugualmente congrui alle aspettative del progetto.

Con la proposta di questo modulo s’intende raggiungere alcuni obiettivi generali. Si

cercherà di avvicinare i ragazzi ad uno degli elementi fondamentali dell’arte, il Simbolo,

cercando di farne cogliere la vera natura. Si approfondirà l’argomento fina a far

comprendere il meccanismo attraverso cui operano i simboli e attraverso la loro

frequentazione si cercherà di insegnare ai ragazzi la giusta predisposizione per riuscire a

percorrerli. A questo punto i ragazzi dovrebbero essere in grado di riconoscere i Simboli

nelle opere d’arte, saperli contestualizzare e raccontare. Quindi si richiederà il

coinvolgimento dello studente in prima persona chiedendogli di produrre la lettura

simbolica delle opere studiate, filtrate dalla propria sensibilità. Dopo questa lunga

digressione sul senso del simbolo, si tornerà al programma istituzionale con lo studio della

vita di G.L. Bernini che gli studenti saranno tenuti a conoscere insieme alle sue opere più

famose. Dopodichè si analizzerà la sua Fontana dei quattro Fiumi , ma l’obiettivo in più da

raggiungere sarà l’applicazione delle conoscenze sui simboli alla lettura dell’opera

barocca. Alla fine i ragazzi dovranno produrre un elaborato significativo riguardo

l’argomento; in particolare si richiederà loro un fotomontaggio, grazie anche al gran

numero di immagini mostrate durante le lezioni, che inglobi il senso del Simbolo e dimostri

come esso diano nuovo significato al messaggio dell’arte.

Con questo percorso si immagina di far acquisire ai ragazzi prima di tutto delle

conoscenze che sono sintetizzabili nel conoscere il concetto di simbolo legato all’

etimologie della parola; conoscere i simboli più ricorrenti in tutte le culture e considerati

universali; conoscere gli elementi che ricorrono nelle sculture dei capitelli medievali, con

riferimento i chiostri catalani di san Cugat del Vallès e la cattedrale di Gerona; conoscere

in particolare La Resurrezione di Piero della Francesca, la vita e le opere di Gian Lorenzo

Bernini, e l’opera scultorea di quest’ultimo con particolare attenzione alla fontana dei

quattro fiumi in piazza Navona.

Poi ci sono gli obiettivi che riguardano le competenze, ovvero devono riuscire a

comprendere un simbolo utilizzando la giusta chiave di lettura; saper raccontare dei

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simboli, riuscendo ad assimilarli e a distinguerli, saper leggere i simboli scolpiti sui capitelli

dei chiostri catalani, saper ritrovare nella lettura dell’opera d’arte di Piero della Francesca il

senso del simbolo, ponendolo in confronto con i simboli di pietra; saper condurre la lettura

della fontana dei quattro fiumi, del Bernini mantenendo l’importanza dei simboli che

costituiscono il senso ultimo dell’opera.

Infine devono dimostrare le capacità di sentire il simbolo, distinguendolo da tutte quelle

situazioni immaginifiche che gli assomigliano ma che non hanno la stessa essenza; saper

cogliere il simbolo per produrre un discorso personale; saper cogliere nei simboli un

messaggio universale e contemporaneamente uno più personale e intimo.

In conclusione, il progetto proposto è stato pensato per essere totalmente aderente alle

direttive ministeriali e allo stesso tempo innovativo ed originale per il percorso attraverso

cui si propone di condurre l’apprendimento dei ragazzi. Quasi banale è il tema centrale,

ovvero La vita e le opere di Gian Lorenzo Bernini e l’analisi della Fontana dei quattro fiumi,

ma del tutto nuovo il percorso che conduce ad esso, con collegamenti che vogliono

proporre agli studenti una veduta più ampia possibile della Storia dell’Arte. In più, il

percorso didattico si auspica di riuscire a formare i ragazzi dal punto di vista pedagogico,

proponendo delle attività, oltre che dei contenuti, atte a sviluppare la loro personalità,

creando momenti di riflessione che vanno oltre la disciplina. Il progetto è solo teorico, ma

credo che risponda , in generale, a tutte le caratteristiche necessarie affinché possa

considerarsi attuabile nella realtà. Vorrei concludere dicendo che questo progetto è partito

da una passione personale verso la conoscenza dei simboli nell’arte, in quanto credo che

questo tipo di lettura avvii ad un percorso culturale che riesce, per la sua conformazione,

ad estendersi a tutto il sapere; propone dei sentieri apparentemente misteriosi e invoglia a

scoprirli. Per questo credo che possa essere un buon progetto per rendere i ragazzi

curiosi, partendo dalla storia dell’arte per farli aprire a nuove conoscenze che vanno anche

molto al di là di essa.

Molto spesso, infatti, gli studenti del liceo (e non solo) ritengono inutile la disciplina di

storia dell’arte in quanto questa si sofferma su “ruderi” ormai inutili. Trovo che una nuova

lettura di certe opere, una lettura ad ampio respiro, basata sulla ricerca di quel qualcosa in

più capace di sorprendere i ragazzi, possa far rivalutare ai loro occhi la disciplina. Il

tentativo è quello di riscoprire nell’Arte un patrimonio culturale altissimo che va oltre la

mera analisi formale o l’attribuzione. Avvicinare i ragazzi all’Arte per fargli scoprire una

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nuova via d’interesse , perché è questo ciò di cui i giovani sembrano avere più bisogno:

una alternativa sempre nuova . l’Arte può essere ancora attuale nei suoi messaggi e

soprattutto nei sentimenti, che negli adolescenti sono la dominante della personalità. I

ragazzi si chiedono tutto sulla vita, si pongono quelle domande esistenziali che gli adulti

poi mettono da parte, pur non avendone dato risposta. Invece gli adolescenti le ricorrono e

vogliono sapere “perché?”. Ritrovare nell’Arte quelle domande e scoprire che, qualcuno,

qualche risposta l’ha cercata di dare, può essere una scoperta che la fa vedere con occhi

nuovi, come un mondo da scoprire e che può ancora regalare qualche briciola di Verità.

CONTENUTI:

Figura 1 Tlaloc, dio azteco, indossava come corazza un serpente a due teste, incrostato di turchesi con denti di conchiglia; era la divinità della pioggia e della tempesta.

DEFINIZIONE DI SIMBOLO

“Simbolo” deriva dal greco “sym-ballein” e significa “ mettere insieme, unire”. In origine era

l’uso di possedere la metà di un oggetto per dimostrare l’unione con chi ne possedeva

l’altra parte. E’ interessante il termine contrario “dividere”, la cui derivazione greca è “dia-

ballein” che assai fortemente ci richiama il termine italiano “diavolo”, colui che porta

discordia, disunione, ci separa da Dio.

Dall’ origine della parola, traiamo uno degli aspetti fondamentali del simbolo: il dualismo.

Abbiamo detto che era la metà di un oggetto, ma per forza di cose, anche l’altra. Quindi il

simbolo si pone come ponte tra due realtà, mette in comunicazione i due opposti, ha la

capacità di sintetizzarli. Questo lo può fare perché in sé già li possiede. Esso è, infatti,

entrambe le parti dell’oggetto, sia nel loro essere due metà, sia nel loro partecipare all’

unità.

8

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Questo dualismo rende il simbolo una realtà totalmente dinamica. Grazie ad esso, la

mente collega un oggetto ad un altro, in un continuo di tensione e rilassamento,

rimandando dall’uno all’altro con un movimento che non è lineare, bensì ciclico.

La ciclicità garantisce il continuo movimento, il continuo svolgersi del tempo, degli eventi,

del mondo. Si parte da un punto, si arriva agli antipodi e si ritorna al principio, e si continua

all’infinito, con infiniti rinvii. Questo è il modo in cui si svolge il simbolo, il modo in cui si

presenta a noi, esseri umani, la realtà, come una ripetizione di cicli uguali ed è l’unico

modo in cui la nostra mente la può comprendere. Vediamo come ciclicità e dualismo siano

strettamente legati. Infatti, lo sviluppo della luce è sviluppo delle tenebre, un ciclo che si

ripete per far vivere entrambe, poiché esse non esistono di per sé, bensì in quanto

dinamica dell’una all’altra.

Il simbolo cammina tra due opposti estremi, non è solo un oggetto, ma un ciclo, che sarà

diverso a seconda del contesto in cui appare. Il suo significato dipende da dove è posto

nello spazio e nel tempo e questo avviene proprio grazie al suo carattere ambiguo, in

quanto, come si è visto, possiede in sé un significati e il suo contrario. Ad esempio, il

tamburo, in molte culture, viene usato tanto per i riti funebri, tanto per quelli di fecondità. Il

suo carattere dipende da un’infinità di varianti1 (il materiale con cui è stato costruito, la

forma , le decorazioni, quando lo si suona, chi lo suona, come, con che cosa) e nessuno

dei partecipanti, si confonde sul significato di quel ritmo.

L’ ambiguità fa sussistere la contraddizione tra essere e non essere e in questo frangente

nasce la questione del vero. Per il simbolo non esiste un vero assoluto, statico e definitivo,

perché esso no si può definire e comprendere, ma solo ascoltarlo, sentirlo, viverlo.

Il grande regno del simbolo è l’analogia, dove ogni cosa assomiglia ad un’altra, ma esse

non sono uguali. Questa gemellarità e necessaria alla nostra mente per capire e ricordare

le cose. Il simbolo ha proprio la capacità di rivelare l’uguaglianza nei diversi e la diversità

nelle cose uguali. Su questo funzionamento si basa la memoria, elemento essenziale per l’

apprendimento2.

La realtà si svolge come su un doppio binario e questo avviene sin dall’inizio: l’atto della

creazione3 (comune a tutte le culture del mondo) e quello della nascita, sono già di per sé,

sdoppiamento, divisione, lacerazione, sofferenza. Da questa genesi nasce l’idea della

1 A questo punto sarebbe interessante poter ampliare il discorso aprendo una parentesi e facendo una digressione sull’estetica dei materiali e su quanto essi influiscono sul significato ultimo delle cose e soprattutto delle opere d’arte. 2 Questa caratteristica dell’ambiguità del reale è riscontrabile in tutte le culture del mondo; si pensi allo yng e yang cinese, allo Janus bifrons del romani, e molti altri. 3 La creazione potrebbe costituire un argomento a sé, da approfondire in mille modi. Dal punto di vista artistico va comunque ricordato che spesso gli artisti si sono interrogati sulla questione e assai frequentemente si è passati dal macroscopico al microscopico, assimilando la creazione del mondo alla nascita del bambino.

dualità del reale, che si esplicita nel continuo passaggio da una ad un’ altra, in quanto la

realtà può essere scomposta in realtà uguali e disuguali. Qui si coglie il “ritmo comune”,

cioè l’affinità tra le cose, che implica contemporaneamente uguaglianza e disuguaglianza.

E’ questa discontinuità, questa interruzione, che permette la percezione4. Se tra una nota

e un’ altra non ci fosse il silenzio, non sentiremmo la musica.

L’uguaglianza, quindi, serve alla nostra mente per percepire e memorizzare, la

disuguaglianza per orientarci. Nel movimento si staglia l’ inversione, che possiamo

visualizzare come la curva mediante la quale la realtà torna indietro, assicurando la

continua ciclicità, e ci permette di considerare uniti elementi apparentemente inconciliabili.

Così gli opposti appaiono come

aspetti diversi di uno stesso fenomeno

e la loro caratteristica fondamentale è

la complementarità. Ogni cosa ha già

in sé, come essenza e necessità, il

suo opposto.

Figura 2: coperchio del sarcofago di Pacal, illustra il viaggio del suo spirito nel regno dei morti. La figura centrale è adagiata davanti e sotto l'albero sacro che, secondo i Maya, collega la terra al mondo sotteraneo e ai cieli.

Il senso del simbolo non è un oggetto,

ma un sentimento. Evoca un termine

che apparentemente si lascia

raggiungere, ma il cui polo opposto è

irraggiungibile: la razionalità, da sola,

non lo può comprendere. Il simbolo si

appella all’ interpretazione e ad una

certa predisposizione. Come la

musica, esso è una continua

metamorfosi, è la trasformazione di

ogni nota in un’ altra , ha senso solo in

rapporto alle altre, ha senso perché si

evolve, cambia, muta, ed è il

sentimento che essa genera in noi che

fa nascere il nostro assenso verso di

lei. Il simbolo stabilisce rapporti extra-

razionali, immaginativi, fra livelli di

esistenza e fra i mondi cosmico,

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4 Questo tripo di ragionamento è tipico delle teorie gestaltiche, che hanno documentato con esperimenti l’attendibilità di tale affermazione

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umano e divino. Di fronte alla musica, come al simbolo, sentiamo che la ragione non basta

a cogliere quella realtà, essa non è autosufficiente, ma ha bisogno di quel assenso

interiore.

La verità non deriva dagli eventi, ma da qualcosa di sconosciuto che nasce dentro di noi, e

il razionale poggia su un “quid” che non possiamo definire e che riporta verso e contro di

sé. Così si genera l’ autoconsapevolezza della propria fisicità e psichicità e l’accettazione

della realtà esteriore.

Quindi, quel qualcosa che rende stabile il nostro agire, non è in nostro potere, ma è figlio

della tensione che alberga spontanea in ognuno di noi, e per questo che noi attribuiamo

alla realtà forme di assenso-verità in un certo contesto storico-sociale. Quindi, nel mondo

del simbolo, non ci si può appellare al vero, perché è vero solo il mondo fantastico creato

dai nostri sentimenti e che nessuno può smentire. Per questo l’arte si rivolge sempre alla

fantasia ed è questo che le dà veridicità.

“Non si deve chiedere che cosa significano i simboli, perchè i simboli non significano”[U.

Galimberti, La Repubblica, 7 aprile 2000]. Questa affermazione di U. Galimberti sintetizza

tutta l’essenza del simbolo. I simboli occupano il centro della vita immaginativa e il loro

continuo uso denota la necessità di questo linguaggio per esprimere qualcosa di

profondamente intriso di realtà, ma, allo stesso tempo, inafferrabile. Per questo, il simbolo,

è il miglior modo per dire ciò che la parola non dice, perché esso stesso sfugge qualsiasi

definizione. Ogni volta che evochiamo il simbolo ci spingiamo in una dimensione in cui la

ragione appare inutile e forse, ancor più spesso, è proprio a causa di tale inutilità che,

inquieti, ricorriamo ad esso, affinché ci possa saziare, affinché ci possa evitare di

precipitare nella sofferenza di una definizione, che per sua essenza, è sempre una

lacerazione, in quanto separazione di una parte dal tutto. Paragonare l’utilizzo del simbolo

ad un processo biologico come quello dell’alimentarsi, significa riconoscergli un ruolo

importante. La parola latina, che individua questo processo, è “edere”, da cui deriva il

termine italiano “educare”. Ecco che trapela lo scopo del simbolo: darci il cibo di cui

abbiamo bisogno, l’ alimento capace di trarci dall’ ignoranza alla conoscenza di noi stessi

e del mondo. Ritorna la sua funzione educativa espressa nel secondo termine latino “e-

ducere”, estrarre, trarre fuori, proprio come fa quando ci conduce a significati e sensi

opposti5.

5 Questa funzione educativa si evidenzia particolarmente nell’arte gotica, il cui intento era assolutamente esplicito e dichiarato.

Il simbolo quindi è capace di educare, di trasmettere cioè il patrimonio di conoscenze,

credenze, valori, tradizioni di un sistema sociale, all’interno e all’ esterno da esso. Questa

trasmissione si attua attraverso i processi comunicativi che sono di diverse forme, verbale,

iconico, musicale, da cui deriva che incontreremo i simboli nelle parole, nelle immagini, nei

suoni, ma anche nei gesti, nei silenzi.

La comprensione del simbolo avviene con la percezione diretta da parte della coscienza.

Esso è un microcosmo da cogliere globalmente e non una successione di particolari da

sommare. E’ necessario uno sguardo sintottico, poiché la sua plurivalenza è rivelata

simultaneamente.

Il simbolo si percepisce come

sensazione che procede dalla persona

nella sua interezza, non è mai

acquisito una volta per tutte e la sua

comprensione non è identica per tutti,

ma nemmeno si confonde con il puro e

semplice indeterminato. Esso è

contemporaneamente acquisizione e

dato, poiché nella sua espressione

sensibile sono sintetizzate le forme

istintuali e spirituali presenti nell’uomo,

e che procedono secondo le stesse

leggi che governano anche il mondo

vegetale e il mondo animale. Così, il

simbolo, che vorremmo interrogare, c’

induce sottilmente al dialogo su noi

stesi, con noi stessi, e sentiamo le sue

potenzialità quando si espande

dall’uno verso il molteplice e poi

rifluisce verso l’ Unità.

Si deve ben distinguere quindi il

simbolo da tutte quelle forme

immaginifiche con cui spesso viene confuso, quei segni che non oltrepassano il livello

della significazione e sono buoni strumenti di comunicazione solo sul piano della

conoscenza immaginativa e intellettuale, sono convenzioni arbitrarie in cui significato e

Figura 3: disegno che orna una piastrella turca del XVIII sec. Al centro è raffigurata la Kaaba, "calamita" del mondo islamico.

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significante restano estranei. Questo non accade con il simbolo, che invece presuppone

omogeneità tra i due termini e che J. Chevalier definisce “dinamismo organizzatore”[J.

Chevalier, pag. 37].

Il simbolo è un prodotto della natura, il suo valore si afferma nel superamento del noto

verso l’ ignoto, del detto verso l’ineffabile e se il termine celato, ad un certo punto, si

rivelasse, il simbolo si estinguerebbe. Se il significato viene alla luce, il simbolo muore.

Il simbolo è quindi mistero e i misteri non s’ interpretano, ai misteri ci si accosta.

I simboli, carichi di grande potenza energetica, esprimono quegli schemi dinamici che

Jung [Jean C. Cirlot, pag 18 e 23] ha definito archetipi. Questi si manifestano come delle

strutture psichiche quasi universali, una specie di coscienza collettiva. Ciò che è comune

all’ umanità sono le strutture costanti insite in questi archetipi e non le immagini apparenti

che li figurano e che variano a seconda delle epoche, delle etnie, degli individui. Il simbolo

archetipo collega il generale al particolare e la sua trasposizione drammatica si presenta

nel mito. La funzione principale del mito6 è di fissare i modelli esemplari di tutte la azioni

significative. Esso è il “teatro del simbolo” e mette in scena le lotte interiori ed esterne che

l’uomo affronta nel corso della sua esistenza, quando si spinge alla conquista della sua

personalità. Il mito condensa in una storia molteplici situazioni analoghe al di là delle sue

immagini movimentate, permette di scoprire i tipi di relazioni costanti, le strutture.

Le immagini mitiche portano ad una comprensione immediata, non vanno intese nel loro

significato letterale, né come credenze più o meno infantili, ma come uno scrigno che

racchiude in sé un universo di conoscenza che a noi risulta spesso oscuro. Il linguaggio

del mito opera per generalizzazioni. Il merito principale è che può essere usato come

veicolo per trasmettere conoscenze concrete indipendentemente dal grado di

consapevolezza delle persone che raccontano le storie, le favole o altro. In questo senso,

il simbolo presenta le caratteristiche del processo educativo implicito, anche se non è da

escludere che molti miti siamo nati con un intento esplicito di educazione che via via è

andato dimenticato, ma che fortunatamente, nonostante la nostra inconsapevolezza,

persiste nelle narrazioni fantastiche.

I fatti storici non potranno mai spiegare i miti, che invece hanno sempre invaso la storia.

Tutti i miti presentano racconti che sono rappresentazioni parziali di un sistema che si

volge oltre essi, e, nella loro vastità e complessità, l’ unico modo per procedere è

6 A questo proposito si possono ricordare tutti i grandi miti greci antichi e in più va sottolineato che, non a caso, la stessa cultura greca, che ha generato questi miti imortali, è stata la grande protagonista della commedia e soprattutto della tragedia, che ancora oggi è da esempio per tutto il teatro moderno.

induttivamente, evitando i preconcetti e lasciando che sia l’ argomentazione a condurci

alle sue conclusioni.

IL SIMBOLO IN ARCHITETTURA - I chiostri catalani.

Nell’uomo primitivo, il ritmo è percepito fuggevolmente e viene espresso mediante un

14Figura 4: chiostro di San Cugat del Vallès - particolare dei capitelli.

simbolo vivo, mentre, gli animali favolosi, sono oggetti morti, scolpiti nella pietra; questi

sono il tentativo delle alte culture di esprimere la sostanza di un ritmo-simbolo.

Ma la

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riduzione di piani paralleli della realtà ad un piano comune, si può realizzare

usico-

a predilezione per le forme statiche e

ani paralleli nuovi, tra cui la relazione

suoni propriamente musicali.

ponde alla creazione del primo

iviene la più alta

apienza10; abbandona il carattere empirico e

reale ed è così che si passa ad

totalmente solo su quello acustico7; esso è il più fine, la sua sostanza è energia fluente, è

la realtà che si esprime nel suo negarsi, un andamento ascendente e discendente senza

corpo.

Le creazioni di pietra vengono quindi strutturate secondo “leggi musicali8”. Qui sta la

grande evoluzione: la musica si stacca dall’imitazione diretta dei modelli naturali. Ciò

avviene con la depurazione e il rifacimento della mistica grazie ai principi m

astronomici e astrologici. La nuova mistica mostra un

il nuovo spirito sistematizzatore origina una serie di pi

numeri-idee9 da cui avrà origine il sistema tonale con

Aumentando il numero di piani paralleli della

realtà, aumenta naturalmente il sistema di

corrispondenze mistiche e ritmiche. Il primo

tentativo di sistemazione ragionata delle idee

mistiche corris

sistema musicale-teorico, ovvero il primo sistema

tonale ragionato, che ha alla base la relazione

numeri-suoni.

Con il tempo, la musica d

s

passa ad un piano molto più astratto, riempiendosi

di filosofia cosmica speculativa.

Dalla transizione tra i vari piani paralleli, si

generano le corrispondenze tra i vari elementi delFigura 5: facciata della cattedrale di Gerona

accomunare idee , numeri, suoni, animali.

Un esempio, sono i due chiostri catalani medievali di San Cugat del Vallés e la

cattedrale di Gerona, risalenti alla fine del XII secolo.

7 Questo è un elemento tipico della cultura Indù. È da questa che ricaviamo un metodo evidente per accumunare aspetti del reale apparentemente lontani e inconciliabili 8 Bisogna ricordare che le leggi musicali di cui si parla sono quelle che stanno alla base dell’armonia. In particolare si dovrà approfondire la questione del circolo delle quinte. 9 La relazione numeri-ideeno non deve apparire così anomala in quanto deriva dall’antica scuola pitagorica. I pitagorici credevano nella forza del numero, portatore di qualità e non solo di quantità, tanto che il giuramento degli appartenenti alla scuola verteva proprio su questa verità. 10 Si ricorda che nell’Accademia Grca il più alto grado di studi era costituito dalla musica.

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i possono suddividere principalmente in tre tipi: gli animali favolosi,

e messo a terra, in lui si concentra la discesa di

qualcosa soccomba e muoia affinché qualcos’ altro

i volta

he possono apparire come idee infondate, hanno invece le loro

ciascun chiostro, attraverso gli “animali sonori”, intona l’inno del santo a cui venne eretto,

Appena si entra in questi luoghi, gli occhi vengono rapiti dalla serie di animali scolpiti sui

capitelli delle colonne che circondano i chiostri .Analizzando da vicino i vari tipi di animali,

ci si accorge che s

quelli più o meno stilizzati, quelli normali o più realistici. Sembra assente una spiegazione

soddisfacente per una così strana successione, e si pensa che in passato abbia costituito

un sapere segreto.

In questa serie di rappresentazioni animali, il bue ed il leone sono quelli più realistici e

quindi i più sicuri per l’interpretazione:su di essi non ci si può sbagliare. Il bue viene

sottomesso dal leone, soccombe, vien

tutte le cose; egli rappresenta tutto ciò che va in giù, che precipita. Al contrario, il leone,

vincitore della lotta, domina, e , fiero, si protende verso l’alto; egli è l’ascesa11, simbolo di

tutto ciò che percorre una strada in su.

Il leone ed il bue in lotta sono l’immagine ricorrente, l’immagine chiave ed esplicita;

si mette in scena il duello tra il re della luce e il dominatore delle tenebre, si rappresenta il

continuo alternarsi del dì e della notte, l’alterna vittoria dell’uno sull’altra; due forze che si

contendono la supremazia: una verso il sole, verso il cielo, l’altra verso le tenebre, l’abisso.

In queste immagini ritroviamo la tensione dell’ascesa e della discesa, vediamo espressa,

scolpita nella pietra, tutta la forza del semitono. E’ in questo scontro continuo tra elementi

opposti che si scorge la necessità che

viva. Ogni volta che un leone deve prendere il suo trono, un bue deve morire; ogn

che deve sorgere il sole, la luna deve tramontare. Qualcuno deve sacrificare la propria

esistenza per alimentare la vita altrui.

E’ proprio qui il paradosso: ogni vita è alimentata dalla morte violenta del sacrificio.

Queste c

fondamenta e prove di verità proprio nelle pietre scolpite dei due chiostri catalani. La

precisione delle rappresentazioni permette di passare dal piano della figurazione visiva a

quello acustico.

Credendo che alla base delle sculture ci siano delle motivazioni musicali12, si prova a fare

l’operazione inversa, cioè scoprire la musica che sta dentro le “pietre”. Seguendo l’idea di

simbolo finora sostenuta, e applicandola ai capitelli si è giunti ad attribuire a ciascuno una

nota, la cui successione ordinata ha formato una melodia. La vera prova è il fatto che,

11 A questo punto si farà riferimento alla corrispondenza evidenziabile nel circolo delle quinte. 12 A proposito di queste corrispondenze va ricordata la figura di Athanasius Kircher che ha dato un notevolissimo contributo con il suo lavoro, la Musurgia Universalis, creando questa simbiosi di numeri-note.

17

chiostro di San Cugat del Vallés scopriamo il

Inoltre la costruzione

ere l’ora mistica

ola la vita di quei animali di pietra.

ercorrere il chiostro è inneggiare al Santo;è una realtà dinamica che agisce anche senza

la nostra consapevolezza e volontà.

i di carattere religioso - servì come punto

una tonalità di colore ed

lo stesso che i monaci continuano a cantare da secoli, e che forse, una volta, era unito alla

camminata intorno al chiostro stesso. Dal

canto che innalza alla gloria il martire San Cucufante, mentre da quello di Gerona trapela

la triste melodia della Vergine Addolorata.

Naturalmente l’identificazione delle note musicali con gli animali di pietra, non è una

semplice corrispondenza. Siamo nel regno del simbolo e ciò implica che si colgono gli

elementi nella loro totalità e dinamicità, rimanendo fedeli al contesto. A contribuire

all’aspetto sonoro dei capitelli è l’intera costruzione; è importante la forma della pianta,

trapezoidale13 nella cattedrale di Gerona. Questa forma evoca la testa del bue sacrificale,

del dolore e della discordanza ad esso legata attraverso il semitono.

è stata orientata in modo che anche temporalmente possa esprim

dell’animale, la sera, a nord-ovest, cala il sole e regnano le tenebre.

C’è un continuo flusso che reg

P

IL SIMBOLO IN PITTURA - Piero della Francesca

Piero della Francesca (Borgo San Sepolcro Arezzo 1412/1420-1492) (l'anno di nascita

non è sicuro, poiché un incendio negli archivi comunali ha distrutto gli atti di anagrafe.

Giorgio Vasari nelle sue "Vite", racconta che Piero morì a 86 anni, quindi la data di nascita

è molto probabilmente l'anno 1406) fu un pittore e matematico italiano la cui opera

pittorica - centrata quasi esclusivamente su tem

di riferimento per molti artisti rinascimentali, primo fra tutti l'altro grande maestro della

prospettiva nel Quattrocento, Melozzo da Forlì.

Fu un uomo pienamente rinascimentale e dunque fiducioso nelle capacità umane tanto da

ritenere che queste, se ben indirizzate, potessero far affacciare l'uomo al dogma. Fin dalle

prime opere note si evidenziarono le caratteristiche tipiche di Piero: estrema attenzione

all'organizzazione prospettica e ritmica, semplificazione geometrica dei volumi, movimento

colto nell'attimo in cui esso può eternarsi, passaggi intermedi tra

un'altra per evitare bruschi contrasti, luce non fisica ma intellettuale, che pervade tutte le

sue opere: in generale, una realtà decantata dalla mente umana.

13 La questione delle forme geometriche apre la strada al discorso sulle corrispondenze mutuate dall’alchimia. In tal senso sarà opportuno citarle.

18

a contatto con il Beato Angelico, suo mediatore verso Masaccio e

vorò nel Castello

obbe Leon Battista Alberti, e si spostò ancora

rò in

no fra gli altri Luca Signorelli e il Perugino. Negli

sue opere, nell’estrema coerenza del suo mondo figurativo, che accorda visione

Piero della Francesca nacque da Benedetto de' Franceschi, commerciante di guado, e da

Romana di Perino da Monterchi. La sua formazione avvenne nella bottega di Domenico

Veneziano a Firenze e

Brunelleschi. Insieme al primo dipinse gli affreschi, oggi perduti, per il coro della chiesa di

Sant'Egidio a Firenze.

Nel 1442 ritornò a Borgo Sansepolcro dove, tre anni più tardi ricevette la commissione del

polittico per l'altare della chiesa della Misericordia. A Ferrara nel 1449 la

degli Este e nella chiesa di Sant'Andrea (affreschi perduti). Negli anni '40 del Quattrocento

dipinse alcuni pannelli destinato al cosiddetto Polittico della Misericordia.

Nel 1451 fu a Rimini, chiamato da Sigismondo Pandolfo Malatesta a lavorare al Tempio

Malatestiano dove lasciò l'affresco votivo raffigurante Sigismondo Pandolfo Malatesta in

ginocchio davanti a san Sigismondo. Qui con

ad Ancona, Pesaro e Bologna. L'anno successivo fu chiamato a sostituire Bicci di Lorenzo

negli affreschi di San Francesco ad Arezzo.

Nel 1453 ritornò ancora a Borgo San Sepolcro dove, nell'anno successivo, stipulò il

contratto per il polittico dell'altare maggiore della chiesa di Sant'Agostino. Poco dopo,

chiamato da papa Niccolò V, si recò a Roma, dove eseguì affreschi per la basilica di Santa

Maria Maggiore (dei dipinti restano solamente alcuni frammenti). In un secondo viaggio a

Roma nel 1455 lavorò ad affreschi oggi perduti nei Palazzi Vaticani. A questo periodo si

possono far risalire il Battesimo di Cristo, la Flagellazione, la Madonna del parto e la

Resurrezione. Fu quindi a Urbino alla corte di Federico da Montefeltro dove ent

contatto con Melozzo da Forlì e con Luca Pacioli. Dipinse il dittico con le immagini del

duca e di sua moglie, la Sacra Conversazione, la Madonna di Senigallia e la Natività.

Documentato a Rimini nel 1482, fece testamento nel 1487 e morì a Sansepolcro il 12

ottobre 1492. Alla sua bottega studiaro

ultimi anni scrisse il De Perspectiva Pingendi, il De quinque corporibus regularibus e un

manuale di calcolo intitolato De Abaco.

Figura chiave del quattrocento italiano, Piero della Francesca (1415/20-1492) partecipò da

protagonista alla cultura “matematica” urbinate, sebbene la sua effettiva permanenza nella

città marchigiana sia circoscrivibile, probabilmente, a pochi anni (forse dal 1469 al 1472).

Nativo di Borgo San Sepolcro, presso Arezzo, Piero compì numerosi viaggi nella penisola:

a Roma, Ferrara, Rimini, esercitando un forte ascendente sulla locale cultura figurativa. La

ragione dell’enorme fortuna della sua pittura risiede, oltre che nella qualità eccelsa delle

prospettica e geometrizzazione delle forme con un forte senso della figura umana,

protagonista dei suoi

19

dipinti ed immersa in atmosfere nitide e rischiarate da una luce

ssoluta e metafisica.

ANALISI DELL’OPERA – La Resurrezione

sentire tutto lo sconforto”.

te nel paesaggio, ma nemmeno qualcosa che

gni

orzione e rapporto, perfezione del dire, comunicazione inequivocabile.

a

Figura 6: la Resurrezione (1463-65), di Piero della Francesca

“Basta dare uno sguardo a questo affresco per

E’ la “Resurrezione” di Piero della Francesca.

L’opera è caratterizzata dall’estremo ordine della composizione. Tutta la costruzione è

volta ad esaltare la figura del Risorto; l’autore enfatizza lo stacco tra Cristo e il “mondo di

quaggiù”. Non appare alcun segno di mor

evochi “trionfali o primaverili resurrezioni”.

La figura sta; Egli appare eretto14, ben piantato, con il tronco irremovibile, giusto in o

fibra del suo corpo, costruito secondo perfette proporzioni, divine norme, aurei numeri.

Egli è Logos, prop

Verbum è Logos.

14 E’ opportuno far presente il richiamo all’Albero della vita, l’Albero dei Maya che guida gli spiriti nella vita ultraterrena, l’Albero che collega i tre mondi, quello celeste o superiore, quello terreno o di mezzo, quello sotterraneo o inferiore.

Questa figura riesce a dire conflitto, dissidio,

20

ricerca, nell’ordine del Logos, senza

te, ha la forza di interrogare. Nei suoi tratti si esprime la più

otranno cancellare questa figura che risorge;

ua libertà. Mai potranno annullare la

e, ribadisce l’assoluta verità della sua venuta.

a che il nemico è vincibile. Ma nessuno

ione

dono che la Croce rappresenta.

uesta

r

l’altro anche se l’altro mai dovesse venire.

patetismi, perché è misura, misura del Verbum.

Cristo è l’incarnazione del Verbum e del Logos15.

Il suo sguardo è penetran

calma misura di libertà che mai sia stata posta in immagine: di nessun destino questa

figura può esser schiava.

Le sue labbra serrate trasmettono genialmente una profonda malinconia.

La luce appare nelle tenebre.

La luce è nelle tenebre che si manifesta. Le tenebre non possono riceverne la rivelazione,

non hanno potere sul suo principio. Ma neppure s’illuminano alla sua venuta, l’accolgono

in sé, ne capiscono la vita. Mai le tenebre p

ma mai sapranno corrispondere alla misura della s

verità; ma mai potranno comprenderla in sé.

Solo il Cristo sofferente; solo il Cristo Risorto.

I soldati simboleggiano quasi l’ignoranza e impotenza delle tenebre che non

“comprehendono” la luce: dormienti, infatui, incapaci di proferire verbum.

Il Figlio è apparso e ora ri-appar

Riappare al mondo dopo la morte, a testimonianz

trova ad accoglierlo e “comprehenderlo”.

Mai il Verbum è stato predicato con più

forza che da questa figura silenziosa e sola.

In Lui s’incarnano contemporaneamente

la sofferenza della Croce e la gloria della

Resurrezione; quindi Croce e Resurrezione non

possono venir di fatto disgiunte. La Resurrez

compie il senso della Croce, rende “perfetto”

quel atto di

La tragedia è oltre lo sperare e il

disperare.

Questa figura si è liberamente decisa per

custodire aperto lo spaziosi q

interrogazione, e dunque si è decisa d’esser pe

Figura 7: particolare del volto di Cristo della Resurrezione di Piero della Francesca.

15 Si ricordi la citazione evangelica della creazione descritta dal Vangelo di Giovanni 1, 1-3

21

stesso la porta. In Lui s’incarna un passaggio sempre aperto, una

della Croce, evoca la stessa angoscia, la stessa malinconia, lo stesso

olo del bue sacrificale, vinto

rte, manifesta la gloria dell’ascesa, ma continua ad invocare il semitono e

e la

gativo.

e non in funzione l’una

nte quanto la Croce; la Croce dovrà quindi essere tanto

ionfale quanto la Resurrezione.

In Lui è resa la sospensione dell’essere.

Egli custodisce il passaggio tra la Vita e la Morte; attraversandolo si è soffermato sulla

soglia ed è divenuto Egli

via sempre percorribile.

E’ il ritorno

scoramento.

Si mette di nuovo in scena il semitono con la sua tensione; è lo stesso dolore. E’ la

raffigurazione del canto triste, tombale, in plagale. E’ la più alta espressione figurativa del

“Resurrexi” gregoriano. Nel canto, risalta il semitono; esso è sempre discendente, cioè

non si risolve mai sul “fa”, ma ricade sempre sul “mi”, simb

nella lotta, sottomesso, gettato giù nell’abisso, nelle tenebre.

Questo canto esprime la stessa atmosfera dell’affresco: non si esulta, non si gioisce ma si

rimane lì, inquieti. Nemmeno l’ “Alleluia”, che dovrebbe essere l’inno di trionfo per la

vittoria sulla Mo

la sua discesa.

Chi conosce la melodia del canto gregoriano “Resurrexi” non rimane sconcertato davanti

allo sguardo attonito di questo Cristo che , mesto, per nulla trionfante, annuncia: “Sono

risorto”. L’atmosfera (o sarebbe meglio dire, la Stimmung16) è la stessa: si percepisc

sospensione dell’essere, Egli indugia sulla sogli e questo lo fa apparire interro

Qui il Risorto evoca il Crocifisso: i due sono assimilati nella sua immagine17.

Croce e Resurrezione sono l’entrata e l’uscita attraverso la stessa porta, sono due argini

del fiume su cui poggia lo stesso ponte; non hanno senso s

dell’altra, non quindi strano applicare gli attributi dell’una all’altra.

La Resurrezione è tanto sconcerta

tr

Cosa succede quando vicino e lontano, discesa e salita si confondono? Tutti i punti si

accozzano, non sembrano più i rapporti che li hanno definiti e ne hanno statuito la

posizione prossima e remota, calante e ascendente: entrano in un vortice e di

conseguenza noi si cessa di essere rappresentati dal soggetto che sta di fronte alla

natura, non siamo più contrapposti all’oggettività. Questo vortice travolge tutto il nostro

16 La parola tedesca, difficilmente traducibile in italiano, se non approssimativamente, va ben sottolineata e approfondita nel suo senso più pieno. 17 Si ricordi, tra lle caratteristiche salienti del simbolo, proprio l’ambiguità.

m

22

ondo abituale, strappa le forme alle quali siamo in qualche misura abituati o conformati;

c’è da restare affranti, tale è la rovina inaudita di tutto il mondo e di ogni sua premessa.

à, il suo genio, le sue imprese

madre Angelica Galante si erano

Pietro ottiene la protezione del Borghes. In questo contesto ci sarà

e si fa manifesta nel tendersi dei muscoli, nella

Le opere del Bernini definiscono la sua personalità, forte

da una

GIAN LORENZO BERNINI:

Dominatore del secolo in cui visse, con la sua personalit

artistiche, Gian Lorenzo Bernini è stato per Roma e per il Seicento quello che

Michelangelo Buonarroti è stato per il secolo precedente.

Gian Lorenzo Bernini nasce a Napoli il 7 dicembre 1598, dove il padre Pietro, sculture, e la

da poco trasferiti. Nel 1606 la famiglia fa ritorno a Roma:

cardinale Scipione

occasione per il giovane Bernini di mostrare il suo

precoce talento.

Gian Lorenzo si forma alla bottega del padre e con lui

realizza i suoi primi lavori. Tra le sue opere principali di

questo periodo vi sono il "Ratto di Proserpina" (1620-23),

"Apollo e Dafne" (1624-25) e il "David": a differenza dei

David di Michelangelo e Donatello, Bernini s'interessa al

momento di massimo dinamismo, quando l'energia

esplode

violenta torsione a spirale del busto e nella fierezza del

volto.

Figura 8: Gian Lorenzo Bernini - Autoritratto

degli insegnamenti del padre ma nello stesso tempo innovatore dello spirito di tutta una

generazione.

E' ancora giovanissimo quando papa Urbano VIII Barberini, con il quale l'artista stabilirà un

durevole e proficuo rapporto di lavoro, gli commissiona il "Baldacchino di S. Pietro" (1624-

1633), un colosso bronzeo di quasi trenta metri. L'opera si erige sulla tomba di Pietro ed è

sostenuto da quattro colonne che colmano lo spazio sotto la cupola della Basilica, che

s'attorcigliano sul loro fusto come enormi rampicanti, e che sono raccordate in alto

incastellatura di volute a "dorso di delfino". Questo'opera non può considerarsi

un'architettura, nè una scultura, nè una pittura, ma centra perfettamente lo scopo.

23

una nuova

do realizza due dei suoi busti-ritratto più famosi: quelli di Scipione

II e si scatenarono le gelosie rivali tra Bernini e Borromini,

tro e realizza la "Fontana dei Quattro Fiumi"

il pontificato di Alessandro VII Chigi, Bernini ottiene l'incarico di dare una

iuto nel 1665 con le novantasei

rsailles, la fama di Bernini genera nell'ambiente accademico un clima di

e dei dieci angeli

Virginia.

Nel 1629 Papa Urbano VIII nomina Bernini architetto sovrintendente alla Fabbrica di S.

Pietro. Le fontane sono un prodotto tipico del gusto barocco; Bernini inaugura

tipologia, quella a vasca ribassata: sempre per il papa esegue la "Fontana del Tritone" in

Piazza Barberini e la "Fontana della Barcaccia" in Piazza di Spagna, a Roma.

Tra il 1628 ed il 1647 realizza la "Tomba di Urbano VIII" nella Basilica di San Pietro.

Sempre in questo perio

Borghese e Costanza Buonarelli, visi senza segreti che si mostrano in tutte le loro

sfumature caratteriali.

Nel 1644 muore papa Urbano VI

con il quale ci ebbe ripetuti attacchi e polemiche in occasione dei lavori per la facciata di

Palazzo Barberini, sin dal 1630.

In seguito Gian Lorenzo Bernini trova l'appoggio di Papa Innocenzo X per il quale esegue

la decorazione del braccio lungo di S.Pie

(1644) a Piazza Navona a Roma. In seguito realizza la "Verità", i busti di Innocenzo X

Pamphili e il busto di Francesco I D'Este.

Durante

configurazione confacente per significati e funzioni, alla piazza antistante la Basilica di San

Pietro.

Nel 1656 Bernini progetta il colonnato di San Pietro, comp

statue del coronamento. L'artista riprende lo spirito dell'architettura dell'impero, dandole

vita con le colonne e aggiungendo dei particolari scultorei.

Sempre nel 1665 si reca in Francia per eseguire il busto di Luigi XIV. Pur destando

ammirazione a Ve

diffidenza che fa naufragare ogni sua aspettativa, compreso il grandioso progetto per il

Louvre di Parigi.

Rientrato in Italia porta a compimento i lavori in San Pietro e si dedica, tra altre attività, al

Monumento funebre di Alessandro VII.

Clemente IX Rospigli succede ad Alessandro VII nel 1667: questi affida al Bernini la

sistemazione del ponte davanti a Castel Sant'Angelo. Bernini esegue du

che devono decorare il ponte: vengono giudicati talmente belli che si decide di collocarli

nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte per proteggerli dalle intemperie.

L'attività dell'artista si conclude sotto il pontificato di Innocenzo XI Odescalchi. L'ultima sua

scultura è il "Salvatore" che si trova custodita nel Museo Chrysler di Norfolk in

Dopo una lunghissima vita dedicata all'arte, dopo aver imposto il suo stile a tutta un'epoca,

Gian Lorenzo Ber

24

nini muore a Roma il 28 novembre 1680, all'età di 82 anni.

interpretare il messaggio trionfalistico della

lifica l’effetto d’insieme. Nel

momento in cui un lessico figurativo di questo tipo aderisce alle tematiche religiose, rende

A - la Fontana dei quattro Fiumi

stadio di Domiziano,

ella piazza vera e propria che ricalca l’antica

struttura preesistente. L’idea berniniana prevedeva la collocazione di tre fontane: una al

centro del lungo spazio e due agli estremi

Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) nasce a Napoli da madre napoletana e dallo scultore

fiorentino Pietro.

Bernini è l’artista che più di tutti impersona le istanze artistiche della Chiesa

controriformista: architetto, pittore, scultore e scenografo, egli ha saputo fondere le sue

diverse esperienze artistiche e la sua particolare attenzione ai diversi materiali per creare

una sapiente combinazione fra le diverse arti e

Chiesa post-tridentina: un’arte per stupire e per educare, di grande impatto emotivo e con

chiari intenti persuasori nei confronti dei fedeli.

La sua arte, nella combinazione scenografica di elementi architettonici e scultorei, uniti ad

un utilizzo del valore pittorico dei diversi materiali, amp

palese ed evidente la magnificenza universale della Chiesa.

IL SIMBOLO IN SCULTUR

La fontana più celebre della

prima fase barocca è la

cosiddetta Fontana dei

Fiumi, pensata da Bernini

come fulcro di piazza

Navona. Innocenzo X

Pamphili (1644-1655)

promuove, nel centro di

Roma, la sistemazione del

luogo su cui sorgeva lo

facendo progettare le

principali costruzioni

dell’attuale piazza: il palazzo Pamphili e la Chiesa di Sant’ Agnese, inizialmente

commissionate a Girolamo e Carlo Rinaldi, ma edificate con la collaborazione di

Borromini. A Bernini spetta l’articolazione d

Figura 9: gruppo scultoreo della Fontana dei Fiumi del Bernini

(è stata realizzata solo quella del lato sud, la

Fontana del Moro, mentre sul fronte opposto

si trova una vasca ottocentesca).

Il più arduo dei monumenti che l’ età barocca

eresse al sincretismo18: il gruppo dei quattro

fiumi, basato sui disegni del Bernini, in piazza

Navona. Quelle figure di marmo possono

costituire un testo, per chiarezza e

distinzione, almeno pari a un discorso

filosofico.

Bernini aveva progettato una roccia di granito

che facesse da volta a una caverna e

reggesse un obelisco19. Figura 10: particolare dell'obelisco della Fontana dei Fiumi del Bernini in PIazza Navona

L’ obelisco è l’emblema della luce che emana dall’ Uno20, la sua punta tocca l’invisibile e

scende fino alla sua base quadrata, simbolo dei quattro elementi, del mondo materiale.

L’ obelisco poggia sulla volta di granito, ma sembra librato su un buco della caverna

stessa, per un artificio barocco straordinario. E’ così significato che la luce originaria e

originante penetra direttamente, senza parole e senza immagini, nella caverna della

mente. Questa comunica col mondo esterno e illusorio, col divenire, che è simboleggiato

dallo stagno, attraverso i quattro sensi maggiori, simboleggiati dai quattro fiumi.

Figura 11: particolare del gruppo scultoreo della fontana: il Cavallo (dal greco "ippòs") e il Leone

18 Sarà opportuno dare una definizione del termine sincretismo. Questo serve per capire il suo senso rispetto all’universo dei simboli. 19 E’ importante far riferimento ai dizionari dei simboli cercando in essi il significato di Cavallo e obelisco. In questo modo si riuscirà ad avere una visione più ampia e si tornerà al circolo delle quinte per proporre una lettura più profonda.

2520 Si ricordi il simbolismo del centro.

26

Dalla caverna sbucano un leone e un cavallo che esce da un fiume: un cavallo, “ippos”, di

fiume, “potamòs”: un ippopotamo. Leone e ippopotamo erano per gli Egizi gli antipodi: la

dualità21. Ai quattro lati della caverna, che è la mente dell’uomo ed è il cosmo, sono

quattro figure sdraiate. A sud il Nilo, a nord il Danubio, a ovest il Rio de la Plata, a est il

Gange22: un rematore coronato d’ alloro, la pianta (dafne) del Sole. Simboleggiano i

quattro fiumi del Paradiso, che gli gnostici uguagliavano appunto ai quattro sensi, e che

rappresentano tutte le latitudini della terra.

Non si finisce di leggere il monumento, specie sulla scorta d’uno studio su Roma barocca,

che lo ritiene ideato da Athanasius Kircher per quello stesso Urbano VIII che celebrava riti

magici sincretismi. Urbano VIII aveva voluto a Roma Kircher, il consulente di Ferdinando

III, che scriveva libri emuli di quelli dei Rosacroce, in cui le incisione parlavano più del

testo scritto, in cui Cabbala e sufismo, miti egizi e qualche concetto indù e cinese

convivevano e convergevano.

21 E’ possibile accumunare questa dicotomia al tritono del circolo delle quinte, con la stesso senso prodotto dalla lotta tra leone e bue dei capitelli dei chiostri catalani. 22 Va ricordata la corrispondenza tra punti cardinali, elementi alchemici, note musicali.

27

MODULO : La lettura dell’opera d’arte attraverso i simboli

TIPOLOGIA DELLA CLASSE: IV liceo scientifico

OBIETTIVI GENERALI DEL MODULO:

⇒ Approfondire il metodo di analisi ICONOLOGICA;

⇒ Aprire gli alunni ad una nuova dimensione dell’Arte, che fa riferimento ad una realtà

più ampia di quella circoscritta alla Storia, ma che parte proprio dall’analisi dei segni

artistici;

⇒ Portare i ragazzi ad una ricerca spontanea, nelle altre discipline, dei contenuti

filosofici e morali scoperti sotto l’apparenza delle opere d’erte, per creare un

discorso pluridisciplinare;

PREREQUISITI: ⇒ Conoscere gli aspetti fondamentali dell’arte medievale, principalmente simbolica e

con scopi principalmente didattici;

⇒ Saper evidenziare il legame indissolubile dell’arte medievale con la chiesa

dell’epoca e in particolare con gli ordini monastici;

⇒ Conoscere gli elementi significativi del Rinascimento, sottolineando l’importanza

della filosofia che gli è stato alla base;

⇒ Saper argomentare riguardo alla questione della controriforma e dei suoi effetti

sull’arte di quel periodo;

⇒ Conoscere i caratteri generali del movimento manierista, ponendolo anche in

confronto con il Rinascimento;

⇒ Saper individuare nelle idee dell’arte di maniera, i fermenti del movimento che di lì a

poco prenderà il sopravvento: il Barocco.

OBIETTIVI SPECIFICI D’APPRENDMENTO:

CONOSCENZE:

⇒ Conoscere il concetto di simbolo legato all’ etimologie a alla filosofia che ricerca gli

archetipi nelle culture di tutto il mondo;

⇒ Conoscere i simboli più ricorrenti in tutte le culture e considerati universali;

28

⇒ Conoscere gli elementi che ricorrono nelle sculture dei capitelli medievali, con

attenzione al significato simbolico che veicolano;

⇒ Conoscere gli studi su i chiostri catalani di san Cugat del Vallès e la cattedrale di

Gerona;

⇒ Conoscere l’opera di Piero della Francesca in rapporto ai simboli contenuti al suo

interno, in particolare La Resurrezione;

⇒ Conoscere le principali vicende della vita di Gian Lorenzo Bernini, inserite nel

contesto sociale, politico e filosofico del periodo barocco;

⇒ Conoscere l’opera scultorea del Bernini con particolare attenzione alla fontana dei

quattro fiumi in piazza Navona.

COMPETENZE:

⇒ Saper comprendere un simbolo utilizzando la giusta chiave di lettura;

⇒ Saper raccontare dei simboli, riuscendo ad assimilarli e a distinguerli, proponendo

un discorso fluido e scorrevole, adoperando una corretta terminologia;

⇒ Saper leggere i simboli scolpiti sui capitelli dei chiostri catalani, facendo riferimento

alle conoscenze artistiche, storiche, filosofiche;

⇒ Saper ritrovare nella lettura dell’opera d’arte di Piero della Francesca il senso del

simbolo, ponendolo in confronto con i simboli di pietra;

⇒ Saper condurre la lettura dell’opera scultorea del Bernini, la fontana dei quattro

fiumi, mantenendo l’importanza dei simboli che costituiscono il senso ultimo

dell’opera.

CAPACITA’:

⇒ Saper sentire il simbolo, distinguendolo da tutte quelle situazioni immaginifiche che

gli assomigliano ma che non hanno la stessa essenza;

⇒ Saper cogliere il simbolo per produrre un discorso personale che parta da esso e

che esplori la diverse aree del sapere e l’arte in particolare;

⇒ Saper cogliere nei simboli un messaggio universale e contemporaneamente uno

più personale che faccia leva sulla personalità dell’osservatore;

PAROLA CHIAVE: SIMBOLO

Il modulo verrà suddiviso nelle seguenti unità didattiche:

29

U.D. 1: il simbolo

PREREQUISITI:

• Conoscere gli aspetti fondamentali dell’arte medievale, principalmente simbolica e

con scopi principalmente didattici;

• Saper evidenziare il legame indissolubile dell’arte medievale con la chiesa

dell’epoca e in particolare con gli ordini monastici;

• Saper argomentare riguardo alla questione della controriforma e dei suoi effetti

sull’arte di quel periodo;

OBIETTIVI:

• conoscere l’ampio significato del simbolo;

• conoscere i quattro simboli fondamentali;

• conoscere le caratteristiche e il funzionamento del simbolo;

• saper distinguere il simbolo da tutte le altre manifestazioni simili ma di tutt’altra

natura (segno convenzionale,metafora, allegoria,)

CONTENUTI:

lezione 1: definizione di simbolo

definizione etimologica della parola simbolo; caratteristiche fondamentali e funzionamento

del simbolo: dualismo, dinamicità, ciclicità, contestualizzazione, ambiguità, gemellarità,

autoconsapoevolezza,

TEMPO PREVISTO: 2 ore

lezione 2: origine del simbolismo sonoro

la riduzione dei piani della realtà nel simbolismo sonoro; corrispondenze mistiche e

ritmiche; la dinamica del sacrificio simbolico; il circolo delle quinte come meccanismo per

intraprendere la via del simbolo.

TEMPO PREVISTO: 2 ore

30

lezione 3: simbolo e archetipo

corrispondenze tra simboli ed elementi; rapporto tra simbolo e archetipo; simbolo e mito;

passaggio dalle note a tutti gli altri aspetti del reale, con particolare attenzione al ruolo

dell’arte come palcoscenico privilegiato per lo svolgersi dei simboli.

TEMPO PREVISTO: 2 ore

METODI: questa parte del progetto verrà affrontata in maniera assolutamente tradizionale

attraverso delle lezioni frontali in classe in cui il docente, come un attore sul palcoscenico

racconterà sui simboli e sulle strade emotive e psicologiche che aprono a chi si accosta ad

essi. Sarà assai importante in questa prima fase la retorica dell’insegnante, perché

costituisce essa stessa un elemento essenziale del simbolo.

STRUMENTI: sarà necessario fare riferimento a molti testi; affianco a quello adottato

dall’insegnante, si utilizzeranno almeno altri due libri di storia dell’arte, supportati da due

dizionari simbolici e l’etimologico. I testi di storia dell’arte servono ad avere dei contenuti

più ricchi, dato che ogni autore privilegia diversi aspetti di uno stesso argomento; i

dizionari simbolici servono per trarre una definizione, più specifica e completa, su quello

che è l’argomento principale, e il dizionario etimologico, completa i precedenti in quanto

fornisce l’origine del termine che è anche origine di un concetto che porta con sé

numerose implicazione soprattutto filosofiche, ma anche letterarie, storiche, religiose. Sarà

assai importante in questa prima fase la retorica dell’insegnante, perché costituisce essa

stessa un elemento essenziale del simbolo.

U.D. 2: il simbolo in architettura e in pittura

PREREQUISITI:

• conoscere l’ampio significato del simbolo;

• conoscere i quattro simboli fondamentali;

• conoscere le caratteristiche e il funzionamento del simbolo;

• saper distinguere il simbolo da tutte le altre manifestazioni simili ma di tutt’altra

natura (segno convenzionale,metafora, allegoria,).

31

OBIETTIVI:

• Conoscere gli studi su i chiostri catalani di San Cugat del Vallès e la cattedrale di

Gerona;

• Conoscere gli animali simbolici dei chiostri catalani;

• Conoscere l’opera di Piero della Francesca in rapporto ai simboli contenuti al suo

interno, in particolare La Resurrezione

CONTENUTI:

lezione 4: San Cugat del Vallès e Gerona

descrizione geografica e storica dell’abbazia di San Cugat del Vallès, dedicata al martire

San Cucufante, e della cattedrale di Gerona innalzata alla Madonna; analisi delle due

architetture.

TEMPO PREVISTO: 1 ora

lezione 5:il simbolo in architettura: i chiostri medievali

approfondimento sulla struttura dei chiostri delle due chiese catalane, analisi dettagliata

degli animali favolosi dei capitelli dei chiostri catalani con particolare attenzione alle

implicazioni simboliche; trattazione della lotta tra il leone e il bue come chiave di lettura

della melodia simbolica e reale, dei capitelli in particolare, e delle chiese in senso

macroscopico;

TEMPO PREVISTO: 2 ore

lezione 6: Piero della Francesca

storia della vita di Piero della Francesca, inserita nel contesto sociale del fervente

Rinascimento italiano.

TEMPO PREVISTO:1 ora

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lezione 7: il simbolo in pittura: la Resurrezione

cenni storici all’opera della Resurrezione; descrizione iconografica e spiegazione delle

diverse lettura dell’opera; lettura iconologia della Resurrezione, con particolare riferimento

al simbolismo sonoro, e alle coincidenze con la finalità tipica del canto gregoriano;

proposta di una lettura dell’opera che riconduca agli stessi simboli dei chiostri catalani

precedentemente studiati, sottolineando la persistenza della dinamica simbolica legata al

sacrificio, seppur espressa con altre forme.

TEMPO PREVISTO: 1 ora

METODI: in questa fase la dialettica potrà essere alleggerita a favore delle immagini, che

dovranno essere molte in modo che sarà più semplice per i ragazzi memorizzare i

contenuti. Si potrà proporre l’utilizzo del computer per mostrare le immagini, magari

attraverso la visione attraverso il power point. In questa fase i ragazzi dovrebbero ritrovare

nelle immagini tutti i racconti della fase precedente.

STRUMENTI: per le lezioni di questa unità didattica si intende utilizzare molte immagini, in

modo da favorire la memorizzazione dei contenuti. Si potranno utilizzare delle

presentazioni in power point. In questa fase i ragazzi dovrebbero ritrovare nelle immagini

tutti i racconti della fase precedente. Le foto, oltre che dai libri di testo, si potranno trovare

sui siti della rete internet.

U.D. 3: il simbolo in scultura – Bernini e la Fontana dei quattro Fiumi

PREREQUISITI:

• conoscere l’ampio significato del simbolo;

• conoscere i quattro simboli fondamentali;

• conoscere gli animali simbolici dei chiostri catalani;

• conoscere il simbolismo filosofico della Resurrezione di Piero della Francesca.

OBIETTIVI:

• conoscere i caratteri fondamentali e le innovazioni del movimento barocco;

• conoscere la vita e le opere più importanti di Gian Lorenzo Bernini;

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• conoscere la Fontana dei quattro Fiumi, la sua collocazione urbanistica, le sue

caratteristiche formali;

• saper effettuare una lettura simbolica del gruppo scultoreo della fontana del Bernini;

• saper proporre il confronto tra gli animali simbolici barocchi e quelli medievali.

CONTENUTI:

lezione 8: Gian Lorenzo Bernini

situazione storico-sociale di Roma all’epoca di Bernini; vita e opere dell’artista con

attenzione ai personaggi che lo hanno circondato e commissionato le più grandi opere.

TEMPO PREVISTO: 1 ora

lezione 9: il simbolo in scultura: la Fontana dei Quattro Fiumi

storia della Fontana dei quattro Fiumi; quando è stata eseguita, chi l’ha voluta, dov’è stata

collocata; analisi formale e strutturale della Fontana dei quattro Fiumi; confronto con gli

animali simbolici dei chiostri catalani per trovare il senso del simbolo anche in quest’opera.

TEMPO PREVISTO: 2 ore

METODI: anche per queste lezioni si intende adottare il metodo dialogico, che permette ai

ragazzi di comprendere e intervenire sugli argomenti sia per esporre il proprio punto di

vista sia per chiedere chiarimenti. L’intervento dei ragazzi durante la lezione, inoltre, è

sempre un buon sistema per capire fino a che punto essi sono attenti e coinvolti, così

come i loro interventi sono un segnale per percepire il loro grado di comprensione.

STRUMENTI:sarà utile la presentazione in power point, oltre che il normale libro di testo

affiancato da de testi specifici che saranno consigliati ai ragazzi, per aiutarli prima di tutto

nella memorizzazione e contemporaneamente nella comprensione, in quanto la visione

delle cose di cui si sta parlando, è scientificamente provato che aiuta l’apprendimento.

Inoltre la presentazione multimediale risulta sicuramente più coinvolgente e magari, in

questo modo, si riesce ad ottenere una maggiore attenzione da parte degli studenti.

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U.D. 4: laboratorio informatico

FINALITA’

Alla fine delle lezioni teoriche si prevede di dedicare alcune ore ad un progetto di

laboratorio. Questo verterà sulla realizzazione da parte dei ragazzi di alcuni fotomontaggi

originali basati sul tema dei simboli, costruiti grazie all’ausilio del computer e in particolare

del programma Adobe Photoshop. In questo ambito gli studenti dovranno far riferimento

alle conoscenze acquisite nelle lezioni teoriche e svilupparle secondo la propria sensibilità

e creatività per produrre un’immagine significativa rispetto ai contenuti proposti nel

modulo. Il laboratorio informatico si propone di essere utile all’acquisizione delle nozioni e

alla formazione della persona. Per produrre l’elaborato è infatti necessario conoscere e

sintetizzare i contenuti e poi filtrarli secondo il proprio modo di essere. Bisogna conoscere,

comprendere, saper fare e interpretare secondo l’esperienza personale ed è questo lo

scopo del lavoro proposto: stimolare l’apprendimento attraverso una modalità diversa da

quella della solita lezione in classe in cui è l’insegnante a gestire la situazione, perché qui

è l’alunno stesso l’operatore principale.

CONTENUTI:

lezione 10: CONSEGNA del laboratorio

Il laboratorio sarà proposto come momento di resoconto e sintesi dei contenuti delle

lezioni precedenti e,in più, fornisce la possibilità di mettere in evidenza gli aspetti personali

dell’apprendimento di ciascun ragazzo, in quanto per lo svolgimento della consegna e

richiesto l’apporto della fantasia e creatività. Durante il laboratorio lo studente deve

dimostrare di aver compreso, assimilato e fatto propri i nuclei fondanti del modulo.

Durante questa lezione si darà ai ragazzi la seguente consegna:

produrre un fotomontaggio, con il programma informatico Adobe Photoshop, utilizzando

alcune tra le immagini viste durante le lezioni, in modo da sintetizzare, attraverso

l’elaborato definitivo, le corrispondenze simboliche studiate nelle lezioni teoriche. In

particolare, il lavoro finale dovrà esaudire le seguenti richieste:

1. il fotomontaggio dovrà essere composto da almeno quattro immagini, almeno due

delle quali riprese da quelle mostrate durante le lezioni in classe;

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2. tra le immagini della composizione devono comparire almeno un animale e un colore

simbolici;

3. dall’ambientazione deve essere evidente l’elemento cui si fa riferimento (aria, acqua,

terra, fuoco)

4. la composizione deve essere coerente con la dinamica del simbolo cui si fa

riferimento (l’ascesa, la discesa, la lotta, l’armonia, la gemellarità);

5. l’elaborato deve essere intitolato con una sola parola, che indichi il senso del simbolo

cui ci si riferisce.

TEMPO PREVISTO: 1 ora

lezione 11: analisi dei progetti

discussione con i ragazzi per aiutarli a trovare le idee per il lavoro di laboratorio, per

consigliarli, chiarire i dubbi, aiutarli nella ricerca del materiale, spigare meglio la consegna

assegnata loro.

TEMPO PREVISTO: 1 ora

lezione 12: esecuzione degli elaborati

si dedicherà un po’ di tempo a scuola per avviare gli studenti al progetto in maniera

concreta, facendo iniziare i lavori che poi potranno terminare a casa.

TEMPO PREVISTO: 2ore

METODI: Dopo aver intuito, sentito e visto, si chiede ai ragazzi di fare, di produrre cioè,

attraverso il mezzo informatico, un elaborato “simbolico” ovvero che contenga quegli

elementi percorsi nelle prime due fasi. Questo sarà un mezzo per stimolare la creatività

dei ragazzi, favorire l’interiorizzazione delle nozioni che andranno riproposte in maniera

personale e per valutare l’apprendimento.

STRUMENTI: per la fase di laboratorio si utilizzerà il mezzo informatico con la consegna

di produrre un elaborato “simbolico” adoperando il programma Adobe Photoshop. Questo

strumento dovrebbe stimolare la creatività dei ragazzi, favorire l’interiorizzazione delle

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nozioni che andranno riproposte in maniera personale. L’utilizzo del computer da parte dei

ragazzi facilita l’approccio con la materia, soprattutto perché è un mezzo famigliare e,

anche per questo riescono ad esprimersi più agevolmente. La proposta poi del

fotomontaggio è un modo per dare un senso di libertà a delle lezioni che molto spesso

risultano assai rigide soprattutto nei metodi e negli strumenti.

INDICATORI DI COMPETENZA MINIMI RELATIVI AGLI OBIETTIVI

SPECIFICI: ⇒ Conoscere la derivazione etimologica della parola simbolo;

⇒ Conoscere i quattro simboli cardine (centro, cerchio, quadrato, cubo) riscontrabili in

tutte le culture di tutti i tempi;

⇒ Conoscere la differenza tra simbolo, metafora, allegoria;

⇒ Conoscere il periodo storico e lo stile dei chiostri catalani di san Cugat e di Gerona,

oltre che le caratteristiche salienti delle due architetture.

⇒ Saper indicare almeno quattro degli animali scolpiti sui capitelli dei chiostri catalani

di San Cugat del Vallès e della cattedrale di Gerona;

⇒ Saper esprimere il senso della lotta tra bue e leone, essenziale per comprendere

tutte le dinamiche simboliche;

⇒ Saper dare una lettura della Resurrezione di Piero della Francesca, che faccia

emergere gli elementi comuni del sacrificio espresso dalla lotta simbolica tra bue e

leone;

⇒ Conoscere il periodo storico in cui ha operato Gian Lorenzo Bernini (le date più

significative);

⇒ Conoscere gli elementi che compongono la fontana dei quattro fiumi; e la sua

posizione nel complesso urbano;

⇒ Saper dare una lettura simbolica della parte zoomorfa del gruppo scultoreo della

fontana, facendo riferimento al senso che assumono i vari animali.

COLLEGAMENTI INTERDISCIPLINARI: Il tema centrale del modulo, il simbolo, è una realtà che fa riferimento a molte discipline,

poiché interessa tutti gli aspetti della vita e quindi della conoscenza. In questo senso, per

poter dare ai ragazzi la visione più completa possibile del senso di questo elemento,

risulta indispensabile per lo svolgimento del progetto chiedere il supporto e la

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collaborazione dei docenti delle discipline che più appaiono attinenti all’argomento, quelle

umanistiche, quali la filosofia, la religione, la storia e la letteratura. Gli insegnanti di queste

materie saranno chiamati a fornire del materiale specifico per integrare quello già

posseduto, e, nel caso lo desiderassero, saranno invitati ad intervenire alle lezioni

inserendosi nelle spiegazioni con le loro conoscenze. In questa maniera le lezioni saranno

condotte da più insegnante aumentando la dinamicità delle stesse grazie all’integrazione

dei contenuti.

VERIFICHE E VALUTAZIONI – Criterio di valutazione:

Per verificare il raggiungimento degli obiettivi si intendono utilizzare due diversi tipi di

prove . la prima consiste nel produrre l’elaborato informatico riuscendo a soddisfare le

richieste esposte nella consegna e che riguardano i contenuti del modulo. Questo sarà

valutato secondo i criteri prefissati nella consegna stessa e perciò noti agli stessi studenti.

Questa prima valutazione servirà a verificare il raggiungimento, tra gli obiettivi, soprattutto

delle capacità, in quanto per essere realizzato, il lavoro di fotomontaggio richiede

l’intervento più personale dei ragazzi, ovvero ciò che dei contenuti li ha più colpiti,

interessati o anche semplicemente e stato compreso meglio. Non si punterà quindi

l’attenzione sulla parte grafica del lavoro, quanto piuttosto sul suo contenuto.

La seconda verifica consisterà in un colloquio sugli argomenti trattati e la valutazione

avverrà prendendo in considerazione principalmente le conoscenze e le capacità. La

prova orale infatti è più adatta ad attestare se gli studenti conoscono i contenuti e se

riescono ad agire su di essi secondo gli schemi insegnati. Si ipotizza di proporre agli

studenti delle immagini riguardanti le opere analizzate insieme in classe, su cui saranno

tenuti ad argomentare. Questo tipo di verifica sarà utile a valutare la conoscenza della

parte più tecnica dei contenuti, cioè, nomi, date, luoghi e la terminologia specifica. Inoltre,

è attraverso la logica del discorso che si riuscirà ad evincere la comprensione, avvenuta o

meno, della filosofia che si trova alla base di queste opere.

La valutazione degli obiettivi, in entrambe le verifiche, oltre a far riferimento agli indicatori

di competenza minimi, ovvero la soglia della sufficienza, sarà eseguita facendo riferimento

a dei giudizi atti a definire la qualità del loro raggiungimento.

La valutazione verrà considerata come segue:

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CONOSCENZA DEI CONTENUTI:

• Ampia ed approfondita – voto 9/10

• Adeguata e pertinente – voto 7/8

• Essenziale e schematica – 6

• Frammentaria e superficiale – 5

• Inconsistente – 3/4

COMPETENZA (utilizzo dei contenuti):

• Ampia ed approfondita – voto 9/10

• Adeguata e pertinente – voto 7/8

• Essenziale e schematica – 6

• Frammentaria e superficiale – 5

• Inconsistente – 3/4

CAPACITA’ di organizzazione, elaborazione, esposizione:

• Ampia ed approfondita – voto 9/10

• Adeguata e pertinente – voto 7/8

• Essenziale e schematica – 6

• Frammentaria e superficiale – 5

• Inconsistente – 3/4

Per ognuno dei tre tipi di obiettivi verrà attribuito un voto (espresso in decimi), la cui media

aritmetica costituirà il voto finale.

TEMPO PREVISTO:

risulta difficile prevedere il tempo che sarà necessario per effettuare la verifica del

raggiungimento degli obiettivi in quanto essa sarà orale e non è facile stabile a priori

quanto tempo si impiegherà ad interrogare ciascun allievo; in parte dipende dal numero

dei studenti e in parte da come essi si dispongono al colloquio. Per un’ipotetica classe di

18 studenti, sembra comunque realistico ipotizzare di dover impiegare almeno 3 lezioni da

2 ore ciascuna.

RECUPEROIl recupero è un momento pensato per dare la possibilità, ai che ragazzi che ne hanno

bisogno, di riuscire, in un secondo tempo e con una diversa modalità, a raggiungere quegli

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obiettivi minimi, che durante la prima verifica non sono riusciti a conquistare. Per questa

fase si è pensato di proporre un test a risposta multipla. Il test verrà sottoposto la

settimana dopo la verifica orale a quei ragazzi che non avendo raggiunto la soglia della

sufficienza, volessero appunto recuperare l’apprendimento dei contenuti altrimenti non

compresi o non memorizzati. La modalità del test viene scelta per facilitare lo studente che

così potrebbe sentirsi più a suo agio rispetto al colloquio orale e inoltre permette di

effettuare più facilmente la verifica degli obiettivi in quanto il test è costituito di domande

più oggettive possibili. Il recupero ha in più lo scopo di far raggiungere a tutto il gruppo

classe gli obiettivi minimi per poter proseguire con la spiegazione del programma didattico.

TEST DI RECUPERO

1.Qual è la derivazione etimologica della parola simbolo? B Dal latino symbolum B Dal sanscrito B Dal greco symballein B Dall’inglese symbol

2.quali sono i quattro simboli cardine? B Cubo, sfera, quadrato, cerchio B Cerchio, centro, quadrato, cubo B Cerchio, centro quadrato, triangolo B Cerchio, quadrato, triangolo, cubo

3. quale di queste è una metafora? B Giulietta è il Sole B Giulietta è come il Sole B Giulietta sembra il Sole B Giulietta splende come il Sole

4. l’allegoria è B Un discorso fatto di simboli B Una similitudine B Una metafora con più simboli B Un sistema coerente di metafore

5. quali, tra le seguenti, sono caratteristiche del simbolo B Bellezza B Ermetismo B Ambiguità B Gemellarità B Ciclicità B Similitudine

6. a che periodo risalgono l’abbazia di San Cugat del Vallès e la cattedrale di Gerona?

B X sec. B XV sec B XII sec. B XX sec.

7. Quali sono gli elementi architettonici che le caratterizzano?

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B Le navate B Le facciate B I chiostri B Gli absidi

8. dall’analisi di quali elementi si ricavano i significati simbolici delle due chiese catalane?

B I bassorilievi B Le lunette B I capitelli B Le vetrate

9. Quali sono gli animali visibili nelle due chiese? B Leone B Serpente B Cavallo B Agnello B Bue B Gallo B Pavone B Pesce

10. Qual’ è il simbolo del sacrificio? B Lotta tra il gallo e il pavone B Groviglio di tralci B Lotta tra leone e leonessa B Lotta tra leone e bue

11. a quando risale la Resurrezione di Piero della Francesca? B 1235-37 B 1687-89 B 1463-65 B 1801-03

12. la Resurrezione di Piero della Francesca è B Un quadro B Un affresco B Una pala d’altare B Un mosaico

13. Quale dinamica simbolica esprime l’opera? B Il principio generatore B La rigenerazione ciclica degli eventi B Il sacrificio B La gemellarità degli opposti

14. a quale melodia del canto gregoriano è assimilabile l’opera? B Al Resurrexi in plagale B All’Alleluja B Al Gloria trionfale B Al Kiryie

15. a quale degli animali simbolici scolpiti nei capitelli dei chiostri catalani è possibile assimilare, per messaggio simbolico, la Resurrezione?

B Il leone trionfale B Il pavone ambiguo B Il gallo solare B La lotta tra leone e bue

16. Gian Lorenzo Bernini è nato il B 1432 B 1653

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B 1598 B 1728

17. il Bernini lavorava principalmente al servizio B Del re B Del Papa B Dell’imperatore B Dei ricchi borghesi

18. Egli è definito artista poliedro in quanto era B Scultore e pittore B Poeta, scultore, architetto B Architetto, scultore, pittore,

scenografo B Esclusivamente scultore

19. quali tra le seguenti sono opere del Bernini? B Amore e Psiche B Ermes e Dioniso B La Pietà B Apollo e Dafne B Il ratto di Proserpina B Il doriforo B Il ratto delle sabine B Paolina Bonaparte

20.qual’è l’opera più significativa del movimento barocco creata dal Bernini per la basilica di San Pietro?

B La cupola B Il crocifisso

B Il baldacchino B Il portale

21. la Fontana dei Fiumi fu sistemata nella sua posizione attuale da B Innocenzo X B Urbano VIII B Sisto IV B Leone X

22. la Fontana si trova B Al centro di piazza di Spagna B Al centro di piazza Navona B In piazza San Pietro B Su uno dei fuochi dell’ellisse di

Piazza Navona

23. al centro della fontana si trova B Una colonna romana B Una scultura lignea B Una scultura classica B Un obelisco egizio

24. il gruppo scultoreo alla base comprende quattro statue antropomorfe rappresentanti

B I 4 continenti B I 4 elementi B I 4 fiumi B I 4 punti cardinali

25. dalla Grotta di granito scolpita dal Bernini escono

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B Un leone e un ippopotamo B Un cavallo e un ippopotamo B Un leone e un cavallo B Due pesci e un cavallo

Ogni risposta esatta verrà valutata 4 punti, ogni risposta non data 0 punti, ogni risposta

errata -4 punti. Il risultato finale espresso in centesimi verrà ridotto in decimi e costituirà il

voto finale da attribuire al test.

Ai ragazzi verrà data un’ora di tempo per completare il test.

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ILLUSTRAZIONE DEI PUNTI FORMATIVI PEDAGOGICI DELL’UNITA’

DIDATTICA PROGETTATA

L’ apprendimento viene diviso dagli psicologi in tre tipi: motorio, verbale e percettivo.

I processi che entrano in gioco nell’ apprendimento iniziano con l’ ispezione dell’ oggetto,

dalla cui conoscenza deriva la costruzione di una rappresentazione mentale dell’oggetto

stesso, costruzione che deve essere immagazzinata, conservata nel tempo, per poi poter

essere utilizzata. Vediamo come alla base ci sono i processi cognitivi interni che

esteriormente divengono visibili attraverso il comportamento.

Per quanto riguarda il modulo proposto, basato sull’insegnamento della storia dell’arte, si

fa riferimento principalmente all’apprendimento percettivo e verbale.

In generale, l’apprendimento verbale, possiamo ritenerlo costituito di due fasi: la prima in

cui si osserva, la seconda in cui si etichetta (secondo le etichette verbali che si

conoscono). [Quando appaiono delle soluzioni creative è ipotizzato che queste sono

guidate da stimoli ambientali che controllano l’ attivazione di un comportamento].

Inoltre Tolman afferma che l’apprendimento non è più solo condizionamento, ma

comprensione.

La conoscenza viene definita come entità concettuale che può riferirsi a oggetti, relazioni,

regole, meccanismi, processi.

Anche l’apprendimento della storia dell’arte si rifà a questi meccanismi e in particolare, con

questo progetto, si stimola il ragazzo ad una nuova formazione.

Questo progetto, si propone tra i vari obiettivi, quello di stimolare ed allenare la sensibilità

dei ragazzi , promuovendo la loro attenzione nei confronti delle cose artistiche. La prima

attività che viene richiesta agli studenti infatti è quella di notare, porre attenzione con lo

sguardo alle forme che gli si propongono innanzi, e dopo averle guardate, capire che esse

sono veicolo, di messaggi, sentimenti ed emozioni. Si cerca così di promuovere la

capacità di analisi delle forme e autoanalisi delle risonanze che queste hanno

nell’interiorità, collegandole a quelli che sono i messaggi più ancestrali. Così si consolida

la capacità di collegamento dei contenuti espressi dalle immagini. La capacità di

assimilare le cose,e allo stesso tempo di saper evidenziare la loro differenze, è un altro

degli obiettivi del modulo. Attraverso lo studio dei simboli, si allenano i ragazzi a cogliere i

significati meno evidenti della realtà, a prestare attenzione a quegli aspetti spesso

trascurati della realtà. Lo studio diventa quindi un momento di formazione che va al di là

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della comprensione delle nozioni , ma che aiuta lo sviluppo della personalità. A questo

collabora anche il lavoro di laboratorio, che richiede da parte dei ragazzi l’impegno

creativo. Questo momento viene riservato all’elaborazione personale da parte dei ragazzi

che possono mostrare la loro visione rispetto agli argomenti proposti. così il laboratorio

diventa momento riflessivo, di interiorizzazione ed esternazioni di sentimenti ed emotività,

una parentesi tutta dedicata ai ragazzi. La valutazione orale, invece, rappresenta un

momento impegnativo e questo è dovuto principalmente al tipo di argomento di cui tratta il

progetto proposto. Il colloquio, prevede infatti, da parte dei studenti, la capacità di

esprimere concetti astratti, a volte anche piuttosto complessi e articolati, il che implica

l’averli in precedenza compresi. La comunicazione deve avvenire quindi attraverso un

linguaggio adeguato, capace di essere veicolo del complesso universo di contenuti che

vuole esprimere. La capacità di utilizzare questo tipo di mezzo comunicativo, è una

conquista che si raggiunge gradualmente e che deve molto all’esperienza.

Se è vero, come è vero che l’ apprendimento è un cambiamento che coinvolge l’ individuo

nella sua totalità, con questa proposta di progetto didattico, si spera di contribuire alla

formazione di nuove persone, che sono anche studenti, ma prima di tutti degli individui da

rispettare e possibilmente da aiutare a crescere.

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BIBLIOGRAFIA PER L’INSEGNANTE

CACCIARI M., Il Risorto di San Sepolcro, in “Etruria Oggi” anno XVI, numero 49, dicembre

1998

L’articolo pubblicato apre gli occhi su una realtà tanto evidente e allo stesso tempo

trascurata. L’immagine di Cristo risorto deve essere gioiosa fiera e trionfale secondo

l’insegnamento della religione cattolica attuale, ma quello che ci appare nella

Resurrezione di Piero della Francesca, non è così. Nonostante la cosa sia tanto evidente,

molti sono ancora i critici che non sono capaci di staccarsi dalle convenzioni e di aprire gli

occhi forse anche perché non sanno dare una spiegazione a quella che appare una

incongruenza. Ed ecco che Massimo Cacciari fornisce un’ottima lettura su quel volto dallo

sguardo sospeso, ed è utile e interessante perché offre un arricchimento alla solita analisi

dell’opera proposta dagli insegnanti di storia dell’arte.

GALIMBERTI U., Quanti misteri nascosti in un simbolo, in “La Repubblica”, 7 aprile 2000

Questo articolo riesce a sintetizzare il senso del simbolo, la sua più profonda natura,

distinguendolo bene da immagini e segni che non hanno niente a che vedere con esso. Il

testo di Galimberti aiuta il letture a rivelare la vera natura del simbolo e dopo averla ben

acquisita sarà più facile raccontarla e farla vivere ai ragazzi.

SANTILLANA DE G., Il mulino di Amleto, Adelphi, Milano, 2000

Questo testo risulta fondamentale per comprendere il reale rapporto che esiste tra il mito e

il simbolo. L’autore riesce a dare una nuova visione al lettore di quel mondo considerato

solo della fantasia ma che invece, dietro alle sue spoglie di racconti favolosi, cela, con

precisione spietata, le vie del logos. Affrontando il tema del Tempo, ciclico e qualitativo,

fornisce dei strumenti in più per cogliere le realtà ultime espresse negli archetipi.

Il testo è un po’ complicato da per essere proposto ai ragazzi, ma è sicuramente di grande

interesse per il docente che riuscirà a cogliere innumerevoli spunti anche per

approfondimenti successivi.

SCHNEIDER M., Gli animali simbolici, Rusconi, Milano, 1986

È il testo che aiuterà il docente ad esporre durante la lezione del simbolo in architettura.

Schneider infatti è colui che ha raccolto i vari studi sui chiostri catalani e sulla loro

simbologia legata alla musica e ai Veda.

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ZOLLA E., Verità segrete esposte in evidenza, Marsilio, Venezia 1994

Questa è la fonte su cui si basa la lezione riguardante la Fontana dei quattro Fiumi e la

sua lettura simbolica. Il testo di Zolla non è semplice perché presuppone una conoscenza

dei simboli e delle dinamiche a cui esso è legato piuttosto profonde. Nonostante ciò si

consiglia all’insegnante perché fornisce le fonti su cui basa i suoi studi che lo conducono

ad affermazioni spasso sorprendenti, sempre curiose i inaspettate. In più da’ numerosi

spunti su ricerche riguardanti anche altre numerose opere d’arte.

BIBLIOGRAFIA PER L’ALLIEVO:

CHEVALIER JEAN, Dizionario dei simboli - introduzione, BUR, Milano, 1999

Questa parte iniziale del dizionario aiuta i ragazzi a comprendere cosa sia davvero il

simbolo, a che realtà fa riferimento. In questo senso risulta indispensabile per porre le basi

per affrontare tutto il progetto didattico, perché partire da un’idea errata comprometterebbe

la comprensione di tutto il lavoro.

GUÉNON R., I simboli della scienza sacra, Adelphi, Milano, 1999

È un ottimo testo, di semplice comprensione, per avvicinare gli studenti al mondo dei

simboli conoscendoli da vicino; il libro è una sorta di piccolo dizionario, con la differenza

che non risulta ugualmente noioso, ma apre gli occhi su mille mondi stimolando l’interesse

e la curiosità.

SCHNEIDER M., La musica primitiva, Adelphi, Milano, 2000

Qui il simbolo viene raccontato da Schneider nel suo aspetto più dinamico, più attivo. In

questo libro l’autore lo presenta in azione. Anche questo testo è di facile lettura, piuttosto

breve, ma ricco di spunti. Tra le varie digressioni, Schneider si sofferma sul significato dei

tamburi, sui loro poteri, sulla loro importanza nella cultura “primitiva”, sempre legata ad

infiniti fattori, ma che rendono ogni evento pieno, incredibilmente coinvolgente, ricco di

significato, vero. Questo libro, insieme ai due precedenti, è indispensabile per i ragazzi

che dovranno disfarsi dei preconcetti sul simbolo inteso come semplice corrispondenza,

per recuperare il suo senso più vero.

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BIBLIOGRAFIA GENERALE

BIANCHI A. –DI GIOVANNI P., Psiche e società – elementi di psicologia, sociologia e

statistica, ed. Paravia, Torino, 1998

CACCIARI M., Il Risorto di San Sepolcro, in “Etruria Oggi” anno XVI, numero 49, dicembre

1998

CHEVALIER JEAN, Dizionario dei simboli, BUR, Milano, 1999

CIRLOT JEAN-EDOARDO, Dizionario dei simboli, ECO, Milano, 1996

CORTELLAZZO M.,ZOLLI P., DELI – dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli,

Milano 1999

DORFLES G., BUGANZA S., STOPPA J., Storia dell’arte vol 2, Atlas, Bergamo, 2006

DURAND GILBERT, Le strutture antropologiche dell’immaginario, Dedalo Libri, Bari, 1972

GALIMBERTI U., Quanti misteri nascosti in un simbolo, in “La Repubblica”, 7 aprile 2000

GUÉNON R., I simboli della scienza sacra, Adelphi, Milano, 1999

JOB REMO, I processi cognitivi, Carocci Editore, Roma, 1998

MILLER PATRICIA H., Teorie dello sviluppo psicologico, Il Mulino, Bologna, 2002

DE SANTILLANA G., Il mulino di Amleto, Adelphi, Milano, 2000

SCHNEIDER M., La musica primitiva, Adelphi, Milano, 2000

SCHNEIDER M., Gli animali simbolici, Rusconi, Milano, 1986

ZOLLA E., Uscite dal mondo, Adelphi, Milano, 1992

ZOLLA E., Verità segrete esposte in evidenza, Marsilio, Venezia 1994