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1 STORIA CONTEMPORANEA LA GUERRA DIVENTA ATOMICA L’impiego della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale rappresenta uno dei capitoli più dolorosi della storia. Sganciata dagli Americani il 6 e il 9 agosto 1945 sulle città giapponesi di Hi- roshima e Nagasaki, provocò la morte di circa 150000 persone ed un numero imprecisato di decessi negli anni successivi, collegati alle radiazioni emesse dalle zone contaminate. I primi studi sulla bomba atomica vennero condotti tra gli anni ‘30 e ‘40 negli Stati Uniti, dove un gruppo di scienziati europei (tra cui Albert Einstein ed Enrico Fermi) fuggiti alla persecuzione nazista era impegnato nello studio dell’atomo. Il timore che i Tedeschi potessero impiegare per primi questa nuova tecnologia per fini bellici, spinse gli Americani ad avviare il “Progetto Manhattan”, facendo esplodere, in via sperimentale, il primo ordigno atomico in una località desertica statunitense. Malgrado i dubbi di alcuni scienziati, legati alla potenza devastante di tale arma, nel 1945 il presi- dente americano Harry Truman autorizzò l’utilizzo dell’ordigno contro il Giappone. Ufficialmente, una decisione così drammatica venne presa per porre fine alla guerra in maniera immediata, fre- nando il numero di vittime militari conseguenti a un’invasione terrestre del Giappone; in realtà, con tale gesto, gli Stati Uniti vollero mostrare il proprio potenziale bellico e intimorire l’URSS. L’impiego della bomba atomica segnò un punto di svolta per la storia contemporanea, inaugurando un periodo di nuove inquietudini e fragili equilibri diplomatici, legati allo spettro di una devastante guerra atomica globale. Io non mi sono mai pentito Paul Tibbets era il comandante del B-29 che sganciò la bomba su Hiroshima. Oggi ha 70 anni e dirige una società che noleggia aerei a Columbus, nell’Ohio. Nelle interviste televisive appare calmo, sere- no, imperturbabile. Ha la voce ferma anche quando descrive lo spettacolo che gli si presentò sotto gli occhi alle 8 e 17 del mattino del 6 agosto 1945 […] nel luogo fino a due minuti prima c’era una città giapponese: “Non c’era più niente, se non una nebbia nera e ribollente che mi sembrò una specie di catrame. In verità era fumo, rottami, polvere. Sembrava che tutto gorgogliasse nell’aria”. Allora Tibbets aveva poco più di 29 anni. […] Dei dodici uomini dell’equipaggio egli era il solo, al momento della partenza dall’isola di Tinian, a conoscere il vero scopo della missione. […] Tibbets sostiene di non ave- re avuto mai dubbi o rimorsi. Sentimenti come l’angoscia o il senso dell’orrore gli sono del tutto estranei: “Nel dopoguerra i russi cercavano di screditarci, dissero che l’equipaggio era formato da pazzi. Io posso asserire una sola cosa: nessuno dei miei uomini ha avuto il minimo disturbo emotivo né ha per- duto una sola notte di sonno […]. Sono tutt’altro che un uomo bellicoso. Non mi piace l’idea della guerra nucleare. Se volete sapere la verità, non mi piace nessuna guerra”. Dice l’ex pi- lota: “Fu Mitsuo Fuchida [comandante del raid aereo su Pearl Harbour del 7 dicembre 1941 che Tibbets incontrò nel 1959, ndr] a farmi notare che avevo salvato più vite di quante ne avevo distrutte. Senza la bomba atomica avremmo dovuto in- vadere il Giappone e ci sarebbe stata una lunga carneficina. […] Vi dico una cosa: se oggi esistessero le medesime condi- zioni del 1945, non esiterei un attimo a sganciare la bomba”. Tratto da G. Scardocchia, Io non mi sono mai pentito, in Corriere della Sera, 4 agosto 1985

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1 STORIA CONTEMPORANEA

LA GUERRA DIVENTA ATOMICA

L’impiego della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale rappresenta uno dei capitoli più dolorosi della storia. Sganciata dagli Americani il 6 e il 9 agosto 1945 sulle città giapponesi di Hi-roshima e Nagasaki, provocò la morte di circa 150000 persone ed un numero imprecisato di decessi negli anni successivi, collegati alle radiazioni emesse dalle zone contaminate.I primi studi sulla bomba atomica vennero condotti tra gli anni ‘30 e ‘40 negli Stati Uniti, dove un gruppo di scienziati europei (tra cui Albert Einstein ed Enrico Fermi) fuggiti alla persecuzione nazista era impegnato nello studio dell’atomo. Il timore che i Tedeschi potessero impiegare per primi questa nuova tecnologia per fini bellici, spinse gli Americani ad avviare il “Progetto Manhattan”, facendo esplodere, in via sperimentale, il primo ordigno atomico in una località desertica statunitense. Malgrado i dubbi di alcuni scienziati, legati alla potenza devastante di tale arma, nel 1945 il presi-dente americano Harry Truman autorizzò l’utilizzo dell’ordigno contro il Giappone. Ufficialmente, una decisione così drammatica venne presa per porre fine alla guerra in maniera immediata, fre-nando il numero di vittime militari conseguenti a un’invasione terrestre del Giappone; in realtà, con tale gesto, gli Stati Uniti vollero mostrare il proprio potenziale bellico e intimorire l’URSS. L’impiego della bomba atomica segnò un punto di svolta per la storia contemporanea, inaugurando un periodo di nuove inquietudini e fragili equilibri diplomatici, legati allo spettro di una devastante guerra atomica globale.

Io non mi sono mai pentitoPaul Tibbets era il comandante del B-29 che sganciò la bomba su Hiroshima. Oggi ha 70 anni e dirige una società che noleggia aerei a Columbus, nell’Ohio. Nelle interviste televisive appare calmo, sere-no, imperturbabile. Ha la voce ferma anche quando descrive lo spettacolo che gli si presentò sotto gli occhi alle 8 e 17 del mattino del 6 agosto 1945 […] nel luogo fino a due minuti prima c’era una città giapponese: “Non c’era più niente, se non una nebbia nera e ribollente che mi sembrò una specie di

catrame. In verità era fumo, rottami, polvere. Sembrava che tutto gorgogliasse nell’aria”. Allora Tibbets aveva poco più di 29 anni. […] Dei dodici uomini dell’equipaggio egli era il solo, al momento della partenza dall’isola di Tinian, a conoscere il vero scopo della missione. […] Tibbets sostiene di non ave-re avuto mai dubbi o rimorsi. Sentimenti come l’angoscia o il senso dell’orrore gli sono del tutto estranei: “Nel dopoguerra i russi cercavano di screditarci, dissero che l’equipaggio era formato da pazzi. Io posso asserire una sola cosa: nessuno dei miei uomini ha avuto il minimo disturbo emotivo né ha per-duto una sola notte di sonno […]. Sono tutt’altro che un uomo bellicoso. Non mi piace l’idea della guerra nucleare. Se volete sapere la verità, non mi piace nessuna guerra”. Dice l’ex pi-lota: “Fu Mitsuo Fuchida [comandante del raid aereo su Pearl Harbour del 7 dicembre 1941 che Tibbets incontrò nel 1959, ndr] a farmi notare che avevo salvato più vite di quante ne avevo distrutte. Senza la bomba atomica avremmo dovuto in-vadere il Giappone e ci sarebbe stata una lunga carneficina. […] Vi dico una cosa: se oggi esistessero le medesime condi-zioni del 1945, non esiterei un attimo a sganciare la bomba”.

Tratto da G. Scardocchia, Io non mi sono mai pentito, in Corriere della Sera, 4 agosto 1985

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2 STORIA CONTEMPORANEA

6 agosto 1945: la testimonianza di un sopravvissuto ad HiroshimaQuella mattina del 6 agosto 1945 mi ero alzato alle otto. La sera precedente c’erano stati due allarmi [...]. Ricevetti improvvisamente un colpo sopra la testa e davanti ai miei occhi ci fu solo buio. Lanciai un grido e alzai le braccia. Nel buio più completo non sentivo nient’altro che il sibilo di una tempesta [...]. Poi il mondo intorno a me ridivenne visibile, anche se ancora non nettamente ed ebbi l’impressione di trovarmi sul luogo di un immenso cataclisma.

Dietro le spesse nubi di polvere apparve un primo spazio blu, ben presto seguito da altri [...]. Intravvidi una folla di persone completamente sfigurate, ce n’erano ovun-que lungo il corso del fiume e le loro ombre si proiettavano sull’acqua. I loro volti erano così spaventosamente gonfi che si distin-guevano a fatica gli uomini dalle donne. I loro occhi erano ridotti a fessure e le loro labbra erano violentemente infiammate. Le persone morivano una dopo l’altra e nes-suno veniva a portare via i cadaveri. Con aria sconvolta i vivi erravano tra i morti. Era l’inferno divenuto realtà. Tutto ciò che era umano era stato cancellato.

Dalla testimonianza di Tamiki Hara, colpito dalle radiazioni ad Hiroshima, morto suicida nel 1951

1. Effetti della devastazione procurata dalla bomba atomica a Hiroshima.

2. Ogni anno la città di Hiroshima ricorda il tragico avvenimento con una solenne cerimonia.

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3 STORIA CONTEMPORANEA

9 agosto 1945: la testimonianza di un sopravvissuto a NagasakiIl 9 agosto 1945 stavo pranzando alla mensa ufficiali del Naval Corps di Hario. L’unità era stanziata su un’isoletta che distava da Nagasaki una trentina di chilometri […]. L’aviazione americana conti-nuava a farci piovere sopra carichi di bombe, giorno dopo giorno. Così anche quel giorno, quando suonò l’allarme aereo, andammo avanti a mangiare comodamente. La bomba atomica fu sganciata su Nagasaki alle undici e due minuti […]. Quel che mi ricordo chiaramente è che mentre mangiavamo avemmo la sensazione momentanea che l’edificio sussultasse, e per un istante fummo sbalzati dalle sedie. Nessuno disse una parola. […] Attraversai la grande piazza d’armi, e tornai alla mia camera. Solo allora, guardando fuori dalla finestra in direzione di Nagasaki, vidi l’enorme nuvola atomica che si levava sopra la città. Non sembrava un fungo, come spesso vediamo alla televisione o in fotografia. Forse perché era già passato troppo tempo dallo scoppio della bomba, non gli assomigliava affatto. Era troppo lunga e stretta per essere un fungo, era piuttosto identica a un tornado. Sembrava che un drago si fosse impossessato di tutte le anime di Nagasaki, le avesse afferrate e stesse scappando su nel cielo con loro. Sembrava anche una colonna di fuoco che univa il cielo e la terra. Ma quel tornado ardente continuava a bruciare. Intuitivamente ci rendemmo conto che quella che era stata sganciata era la bomba atomica. Verso sera, dentro la stazione venne portato un gran numero di feriti. Gli ospe-dali di Nagasaki non ce la facevano ad accoglierli, e vennero mobilitati tutte le strutture mediche e i luoghi dove i malati potevano essere adagiati. […] Chi li ha visti ricorda che avevano il bulbo oculare sporgente, la pelle così bruciata che si sbriciolava via, e soprattutto, ferite così orribili che chi non le ha viste non può immaginarle.

Tratto da Michio Morishima, Vidi un drago di fiamme su di noi, Corriere della Sera, 4 agosto 1985

Le rovine di una cattedrale cattolica romana a Nagasaki dopo la distruzione provocata dalla bomba atomica.

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4 STORIA CONTEMPORANEA

Le reazioni alla notizia del lancio della bomba atomicaDiversi intellettuali commentarono in tutto il mondo un evento epocale e terribile come il lancio della bomba atomica sul Giappone. Tra di essi, il francese Albert Camus mise in luce le contraddizioni insite nell’avvento della civiltà tecnologica e delle sue funeste conquiste.

Il mondo è quello che è, cioè poca cosa. È ciò che ciascuno sa dopo ieri, grazie al formidabile concerto che la radio, i giornali e le agenzie di stampa stanno scatenando circa il lancio della bomba atomica. Si apprende in effetti, in mezzo ad una miriade di commenti entusiasti, che una qualsiasi città di media importanza può essere completamente rasa al suolo da una bomba della grandezza di un pallone da calcio. I giornali americani, inglesi e francesi si diffondono in dissertazioni eleganti sul futuro, sul passato, sugli inventori, il costo, la vocazione pacifica e gli effetti militari, le conseguenze politiche e perfino il carattere indipendente della bomba atomica.Noi riassumeremo il nostro pensiero in una sola frase: la civiltà tecnologica ha raggiunto il suo ultimo grado di bestialità. In futuro si dovrà scegliere tra il suicidio collettivo o l’utilizzo intelligente delle conquiste scientifiche. Nell’attesa, ci sia permesso di pensare che è indecente celebrare così una scoperta, al servizio della più formidabile furia distruttiva di cui l’uomo abbia mai fatto prova.

Dall’Editoriale di Albert Camus, Combat, 8 agosto 1945

Perché venne usata la bomba atomica?Nel messaggio al popolo americano all’indomani del lancio della bomba atomica il presidente Truman addusse alcune delle ragioni morali e psicologiche che portarono a quella scelta. Vi era innanzi tutto l’intento della rappresaglia, della giusta punizione per l’attacco di Pearl Harbor; come quell’attacco, anche il bombardamento atomico sarebbe avvenuto senza preavviso e in deroga alle convenzioni di guerra; vi era la necessità di accorciare l’agonia della guerra [...].La decisione di sganciare la bomba atomica fu l’esito finale della logica che dominò incontrastata nel corso della Seconda Guerra Mondiale: la logica della necessità, dell’“emergenza suprema”, del non poter fare altrimenti. Non era possibile fare altrimenti a causa della disumanità del nemico e della giusta esigenza di ferma-re il massacro prima possibile [...].Nella primavera-estate del 1945, il clima politico e militare era radicalmente mutato [...] era ormai certo che la Germania avrebbe capitolato in brevissimo tempo e con il semplice impiego di armi convenzio-nali. […] Il Giappone, di certo, non rappresentava, come il nazismo, un rischio estremo contro l’intera umanità. La bomba atomica finalmente esisteva, eppure non serviva più allo scopo prefissato […].Era dunque necessario sganciare le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki? I consiglieri di Tru-man lo ritennero necessario per due ragioni di tipo utilitario. Innanzi tutto occorreva “convincere” il Giappone ad accettare la resa senza condizioni. […] In secondo luogo la bomba avrebbe messo subito fine alla guerra e quindi risparmiato vite umane. […]Dai documenti resi pubblici agli inizi degli anni Settanta risulta che nella decisione di usare la bomba pesarono “considerazioni secondarie”, oltre a quella di finire e vincere subito la guerra. Coloro che presero la decisione considerarono gli effetti diplomatici di una dimostrazione militare della bomba atomica: in primo luogo, l’impatto dell’attacco sui leader del Giappone; in secondo luogo, l’impatto sui leader sovietici. […]La bomba atomica venne subito usata e concepita in chiave di deterrenza. Furono le ragioni diplomati-che o politiche più che quelle strategiche e militari che indussero Truman a dare l’ordine di sganciare le due bombe atomiche.

Rid. e adatt. Da J. Rawls, Hiroshima, non dovevamo (a cura di N. Urbinati), Reset-Donzelli

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5 STORIA CONTEMPORANEA

Hiroshima e Nagasaki: le bombe uccidono ancoraLe bombe atomiche esplose quasi quarant’anni fa su Hiroshima e Nagasaki continuano a uccidere. Non qualche rara vittima che si sia trascinata nel tempo i propri mali. Dalla fine del 1945 al 1950: cen-toquarantamila morti. Dal 1950 a oggi: altri centomila. Sui certificati medici si parla di leucemia, di cancro allo stomaco, di linfoma, si fanno tutti gli altri nomi che abbiamo dato alla peste dei nostri giorni. Le cartelle cliniche cominciano con una frase sempre uguale: esposto a radiazioni atomiche. E con le stesse date. Il 6 agosto 1945, per chi era a Hiroshima. Il 9 agosto 1945 per chi viveva a Nagasaki: ed era un ragazzo seduto ad un banco di scuola o un ope-raio o una donna che sfornellava in casa [...] o non era allora neppure concepito. Perché esistono altre parole che prolungano – e non si sa fino a quando – l’orrore: effetti genetici [...]. Si sono dovuti rimuovere i sindaci di Hiroshima e Nagasaki per avviare, a metà degli anni Settanta, una indagine scientifica su ciò che realmente è accaduto in quell’agosto 1945. E su quel che continua ad accadere. Si sono messi all’opera 34 studiosi giapponesi. I risultati sono arrivati nel decennio se-guente. [...] Ma non c’è in realtà nessun conto finale. Perché le atomiche di Hiroshima e Nagasaki non hanno an-cora finito di uccidere.

Tratto da B. Rossi, Hiroshima e Nagasaki: le bombe uccidono ancora ne Il Corriere della Sera, 6 agosto 1983

La prima immagine che documenta lo sganciamento della bomba atomica su Hiroshima.