La Guerra Dei Droni IMerica 2013

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Transcript of La Guerra Dei Droni IMerica 2013

  • I Edizione

    iMerica 2013Giovanni Collot, Nicolas Lozito,

    Federico Petroni, Patricia Ventimigliawww.laguerradeidroni.it

    www.imerica.it

    [email protected]

    Tutti i testi e le infografiche sono stati elaborati e prodotti dagli autori del libro e so-no riproducibili solo previa autorizzazione.

    Le mappe interattive sono state create dagli autori del libro attraverso luso di Goog-le Maps e CartoDB e anchesse sono riproducibili solo previa autorizzazione. I dati su cui sono basate sono specificati nella didascalia di ciascuna mappa.

    Le fotografie utilizzate sono di dominio pubblico, rilasciate con licenza Creative Com-mons, sotto licenza Open Government License o concesse a scopo informativo. Lau-tore specificato tra parentesi nella didascalia di ciascun immagine.

    Immagine di copertina Crown 2013.

    Con la collaborazione di Limes Rivista Italiana di Geopolitica

    i

  • P R O LO G O

    41 . LE VALCHIRIE DI OBAMA 2 2OPERAZIONI CLANDESTINE, TEATRI GEOROBOTICI E LE REGOLE CON CUI LAMERICA UCCIDE

    Come e perch Obama impar ad amare il drone? E come lAmerica torn a uccidere i suoi nemici? Tra Pakistan, Yemen e Somalia, il mondo un campo di battaglia.

    2 . C I N G U E T T I I C O N T R O M I S S I L I 5 3GLI EFFETTI DEI DRONI SULLA GUERRA AL TERRORISMO

    Dar la caccia ad al-Qaida solo con i droni come attaccare un al-veare ape per ape: puoi uccidere tutte le api ma non distruggerai mai lalveare. Linevitabile cammino verso una guerra al terrori-smo permanente. possibile vincere perdendo i cuori della popola-zione?

    3 . I D R O N I S O G N A N O P E C O R E E L E T T R I C H E ? 7 1COME FUNZIONANO I PREDATOR E I REAPER

    Avete mai pensato di entrare in un drone? Lo abbiamo fatto per voi. Alla scoperta dei segreti del robot alato. Come fa a volare da solo, a osservare indisturbato e a sparare bombe e missili? I limiti di una macchina costruita per sapere troppo.

    4 . D R O N E U N C H A I N E D 9 8LA BASE LEGALE E LA LEGITTIMAZIONE INTERNAZIONALE DEGLI ATTACCHI CON I DRONI

    Tutti a lezione di diritto internazionale per scoprire se la guerra dei droni rispetta le regole della guerra giusta. E se la giustificazione degli Stati Uniti regge. Tra autodifesa e proporzionalit, come il mondo si prepara a regolare linvasione dei robot alati.

    INDICE 2

    INDICE

  • 5 . L E S T R E G H E T R I C O LO R I 1 24IL BIVIO ITALIANO TRA DIECI ANNI DIMPIEGO VIRTUOSO E I RISCHI DI UN FUTURO ARMATO

    Un esclusivo viaggio tra i Predator e i Reaper italiani. La storia di dieci anni dimpiego virtuoso in Iraq, Afghanistan e Libia attraver-so episodi inediti. Ora che il nostro governo intende armare i droni, lItalia si trova a un bivio. I rischi del futuro, anche per la salute dei piloti.

    E P I LO G O 1 5 4N OT E 1 59B I B L I O G R A F I A 1 8 0

    INDICE 3

  • Daraz Kahn non lo sa ma c qualcosa di peggio della povert. Es-sere il pi alto del villaggio.

    La scarpinata stata lunga. Coprire 16 chilometri su un erto pen-dio di montagna con le capre al seguito non semplice. Men che meno quando tutto intorno bianco. Lascesa a quota tremila non per fine a se stessa. Daraz, Jenhagir Khan e Mir Ahmed hanno una missione: guadagnarsi il pane. Quass, nei giorni scorsi, si combattuto. Forse non proprio combattuto. Di certo, si sparato. E sparato pesante.

    Quel 4 febbraio 2002 Daraz e compagni si sono mossi dai villaggi di Lalazha e Palatan in cerca di pezzi di metallo, avanzi di proietti-li, rifiuti di guerra. Dicono che servano a farci le armi, in Pakistan. Ma questo ai tre uomini non importa. Li pagano circa 50 centesi-mi ogni sacco caricato da una capra. Basta anche qualche spiccio-lo, in un Afghanistan martoriato da trentanni di violenze. Soprat-tutto ora che gli americani hanno iniziato a fare sul serio.

    Daraz non pu saperlo ma londata di fuoco che ha investito la ca-tena montuosa tra le province di Paktia e Khost era diretta al ricer-cato numero uno del mondo: Osama Bin Laden. Loperazione Ana-conda sui monti di Tora Bora si appena conclusa, mancando lo sceicco del terrore per pochissimo. Gli americani scandagliano le

    PROLOGO 4

    PROLOGO

    le loro tombe affondano nella cenere,

    gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

    ~ Salvatore Quasimodo

  • possibili vie di fuga e nel gennaio del 2002 ricevono indicazioni dallintelligence che Bin Laden possa aver trovato rifugio qui, nel feudo di un suo vecchio alleato, Haqqani. Per giorni e per notti i bombardamenti cambiano la morfologia della zona delle caverne di Zhawar Kili. Ancora un nulla di fatto.

    Sui picchi innevati sembra essere tornata a regnare una quiete ir-reale. Sembra. Perch Daraz e compagni non sono soli. O almeno non nel senso virtuale del termine. Diverse persone sono presenti senza esserlo fisicamente. Sono lontani, negli Stati Uniti, in un cu-bicolo della Cia. Osservano, studiano, decifrano i comportamenti dei tre uomini. Non ne conoscono lidentit, ma gli atteggiamenti destano sospetti: due di loro sembrano agire con reverenza nei confronti dellindividuo pi alto. Molto pi alto. E non quello di Zhawar Kili un vecchio nido di jihadisti? E non quello Bin La-den, dallalto del suo metro e novanta? Non si pu permettere che scappi. Non dopo averlo perso cos tante volte. Non ora che final-mente esiste unarma per colpirlo quasi allinstante.

    La morte, per i tre malcapitati, arriva in trenta secondi. A uccider-li un missile piovuto dal cielo. Ma non da un aereo normale. Da uno il cui pilota non a bordo ma a migliaia di chilometri di di-stanza. Un aereo mai provato prima in questa forma. Un aereo de-stinato a cambiare in profondit lesperienza della guerra.

    ESSERCI SENZA ESSERCICos ha inizio la guerra dei droniI. Daraz e compagni sono le pri-

    me vittime mietute da un drone al di fuori di un campo di batta-glia ufficiale. Questi velivoli avevano gi debuttato qualche mese prima in Afghanistan, ma solamente come sostegno alle operazio-ni belliche: si parla di un attacco gi l8 novembre 2001, che man-ca uno dei leader dei taliban. In altre parole, facevano parte di una guerra pi ampia.

    PROLOGO 5Nota I

  • Il 4 febbraio 2002 succede qualcosa di diverso: per la prima vol-ta, un drone compie unuccisione mirata. Targeted killing, la chia-mano gli americani. Un colpo isolato, contro persone ben precise (o almeno cos si pensa), i membri del terrorismo jihadista, i nemi-ci giurati dellAmerica, i responsabili dellUndici Settembre e tutti i loro alleati. Quello che uccide Daraz e i suoi due amici dunque il colpo inaugurale non della guerra al terrorismo ma della caccia ai terroristi. Una caccia che in quanto tale personalizzata, condot-ta contro singoli individui, senza bisogno di dichiarazioni belliche formali perch tanto, recita il mantra di Washington, il campo di battaglia il mondo.

    I droni sono gli strumenti principe di questo conflitto. Sono aerei senza pilota o, meglio, pilotati a distanza, dallaltra parte del mon-do. Lequipaggio sta seduto in una base degli Stati Uniti, combatte i terroristi e la sera va a casa dalla famiglia. Sono spie alate, dotate di occhi, anche abbastanza precisi. Volano a qualche migliaio di metri daltitudine, permettendo di cogliere molti dettagli di ci che succede a terra. Alloccorrenza, caricano missili e bombe e si trasformano in assassini. Piacciono perch sono veloci: concentra-no nella stessa arma lo strumento per avvistare lobiettivo e quello per colpirlo.

    I droni sono rivoluzionari. Per la prima volta nella storia, si va in guerra senza andarci fisicamente. Senza rischiare la propria vita. Sin dallinvenzione della catapulta, la storia della guerra stata contrassegnata da tappe che hanno allontanato i combattenti luno dallaltro: la freccia, la pallottola, il cannone, fino al missile nuclea-re intercontinentale. Mai per unarma aveva azzerato il rischio di essere uccisi, nemmeno la testata atomica che prometteva la reci-proca distruzione a chi la impiegasse.

    I droni fanno un salto di qualit. Lontani dal mandante, vicini al-la vittima. Rimuovono il guerriero dalla reciprocit della guerra. Ma non le sue ambiguit. Lenorme precisione di questarma crea

    PROLOGO 6

  • lillusione di poter colpire i propri nemici senza creare - almeno al-lapparenza - danni ingenti alla popolazione civile. Eppure, sono proprio le presunte chirurgia, economicit e invisibilit del drone a rischiare di renderlo estremamente appetibile e abusato. Una vol-ta, il generale Robert Lee disse: un bene che la guerra sia cos orribile, perch altrimenti finirebbe per piacerci. Luso smodato del drone pu eliminare alcune delle inibizioni nellordinare unuc-cisione. Se Piero, invece dellartiglieria, avesse avuto un drone, ora dormirebbe sepolto in un campo di grano?

    PERCH I DRONI?La domanda legittima. Fra tutte le cose che succedono nel mon-

    do, proprio di aerei senza pilota dobbiamo finire a parlare? Alt, un

    PROLOGO 7

    Predator A configurazione base. Sar il drone di riferimento in questo libro ( General Atomics)

  • attimo. Non dobbiamo commettere un errore. Si limitassero alla guerra, questi argomenti potrebbero restare confinati nellorticello dei patiti delle armi. Tuttavia, i droni non sono solo potentissimi aerei da combattimento confinati al mondo militare. Ce n di ogni specie e per ogni impiego, anche grandi come modellini. E come modellini possono essere usati.

    La tecnologia che sta alla base dei droni da combattimento la stessa che sta inondando la vita quotidiana. Le autorit di polizia americane chiedono sempre pi aerei senza pilota per pattugliare quartieri e inseguire criminali. Nei supermercati, piccoli droni gui-dabili con liPad si acquistano con poche centinaia di euro - non sparano, ovvio, ma osservano. E dagli Stati Uniti arriva il primo ca-so di scontro uomo-drone fuori da un campo di battaglia: nel feb-braio 2012, un gruppo di animalisti aveva noleggiato un drone per monitorare lattivit di alcuni cacciatori illegali; cacciatori che, ac-cortisi di essere pedinati, hanno aperto il fuoco sul drone, abbat-tendolo.

    Il drone si rivela per quello che in realt: una protesi dellessere umano. Porta luomo dove non pu o non vuole andare. Dove non si vuole mostrare. Consente di essere presenti virtualmente senza esserlo fisicamente. Un avatar metallico. Internet insegna che uninvenzione militare rivoluzionaria ha ottime probabilit di per-vadere anche il mondo civile. E nel nostro caso pone sfide impor-tanti alla privacy. Per dirne una, in America i droni che volano per addestramento o per sorvegliare le basi possono incidentalmente finire per spiare degli individui. Bene, lAviazione ha 90 giorni di tempo per stabilire se il materiale possa essere utilizzato o vada di-strutto.

    Il boom dei droni in corso. Silenziosamente. Se non siete dac-cordo, contattateci quando vi troverete un drone alla finestra. Noi vi avevamo avvisati.

    Perch sia impiegata in modo corretto nel campo civile, una tec-

    PROLOGO 8

  • nologia va regolata per prima cosa nelle sue iniziali applicazioni militari. I paletti vanno messi sin dai suoi primi impieghi. pro-prio nel mondo della guerra che i droni pongono gli interrogativi pi urgenti. Esiste un impiego virtuoso dei droni? Come li hanno usati gli Stati Uniti? Sguinzagliarli contro i terroristi una buona strategia o finisce solo per alimentare il problema? Questarma ri-spetta il diritto internazionale? Come dovr utilizzarla in futuro uno Stato che li voglia aggiungere al proprio arsenale?

    Tutte domande che La guerra dei droni cerca di affrontare, con-ducendovi alla scoperta di un tipo di particolare di drone, il Preda-tor, assieme al Reaper, la sua evoluzione. Qui ci occupiamo unica-mente di loro sia per evitare di scrivere unenciclopedia, ma soprat-tutto perch, per quanto la storia degli aerei senza pilota sia quasi centenaria, sono loro i protagonisti del boom dei droni dinizio mil-lennio. Pionieri senza esserlo.

    Il capitolo 1 descrive la guerra dei droni condotta dagli Stati Uniti contro al-Qaida e soci. Quali sono i motivi storici e politici per cui a Washington hanno imparato ad amare il drone? Dove infuria la guerra clandestina condotta a suon di attacchi dal cielo? Chi viene colpito e in base a quale processo decisionale?

    Il capitolo 2 si chiede invece quali siano gli effetti di questa strate-gia, se lalto numero di terroristi eliminati sia un successo o se in-vece i risultati non vengano offuscati da un discreto numero di civi-li coinvolti e dalla radicalizzazione della popolazione.

    Una volta capito come viene impiegato, il capitolo 3 cambia regi-stro e ci porta dentro il Predator, illustrando come funziona que-sta macchina, le sue potenzialit ma anche i suoi limiti.

    Il capitolo 4 affronta il problema della legittimit della guerra dei droni e in quali casi gli attacchi dal cielo violino o rispettino le nor-me del diritto bellico e del diritto umanitario internazionale.

    Il capitolo 5 guarda allItalia: dotato di Predator e Reaper da an-

    PROLOGO 9

  • ni, il nostro paese sta cercando di armarli. Momento opportuno per stilare un bilancio di come li abbiamo impiegati e dei rischi e delle opportunit di dotarli di missili e bombe.

    Potete leggere La guerra dei droni per intero, a pezzi, al contra-rio, in ordine sparso. Abbiamo pensato a tutti: da chi ha sentito parlare dei droni e non ha ancora capito bene di cosa si parli, agli specialisti a caccia di raccomandazioni e riflessioni esclusive. Un consiglio per tutti, prima di tuffarsi nel cuore delleBook: partite con calma e leggetevi i paragrafi che seguono. Etimologia e storia: due ottimi ingredienti per digerire quello che verr.

    C O M E L E G G E R L O

    Se state leggendo questo eBook con un iPad potrete godere di una serie di funzionalit aggiuntive. Linterattivit la parola chiave. Le immagini sono ingrandibili, le gallerie fotografiche sfogliabili, le citazioni e le note possono essere isolate e le mappe esplorate (per alcune caratteristiche ser-vir una connessione). Quando fate capolino su questi contenuti potete an-che ribaltare il vostro device per una migliore e pi grande visualizzazio-ne. Tutto molto intuitivo, e vi consigliamo di fare un po di prove cos da capire al meglio tutte le funzionalit. Putroppo queste funzioni sono dispo-nibili solo su iPad, non per nostro litismo, ma piuttosto perch lunico strumento che le rende possibili. Per chi legge il documento in Pdf da com-puter o altri tablet sar possibile cliccare su dei link che vi rimanderanno ai contenuti esterni, che vedrete sul vostro browser.

    PERCH SI CHIAMANO DRONI?Che il drone sia gi leggenda lo dimostra almeno un punto: attor-

    no allorigine di questo termine gira un gran numero di teorie. Neanche fosse un mostro mitologico. Serve un po di chiarezza. In questi casi, conviene sempre aprire il vocabolario. Secondo lOx-ford English Dictionary, drone vuol dire fuco. Proprio cos, il ma-schio dellape, drn, drn, in inglese antico.

    PROLOGO 10

  • Risalendo il torrente delletimologia, si arriva al termine germani-co risuonare. C infatti un secondo significato della parola dro-ne: produrre un brusio basso e continuo. Proprio come il ronzio di unape. Cos, attraverso varie derive semantiche, il termine drone si applica al rumore del traffico, a un discorso o a un tono di voce monotono, fino ad arrivare a un effetto musicale in cui una nota o un accordo sono suonati continuamente in sottofondo. In italiano, questo effetto si chiama bordone e indica anche tutte le parti di strumenti musicali come la cornamusa o il sitar che producono questo effetto. Ascoltatevi il preludio de LOro del Reno di Wagner per capire cosa sia un drone, o bordone, in musica.

    Escludendo lopzione che i droni discendano dalle cornamuse, ab-biamo due possibili radici per i nostri aerei senza pilota. Il primo il maschio dellape. Il secondo il brusio. Ora, molte fonti giornali-stiche riconducono il termine drone alla seconda alternativa. In ef-fetti, il pap del Predator, il drone Amber, era soprannominato ta-gliaerba per il discreto rumore che produceva. Inoltre, le persone che vivono sotto un cielo solcato costantemente da droni, come nelle aree tribali del Pakistan, riferiscono di sentire il ronzio di queste macchine.

    Eppure, nessun velivolo emette suoni proprio soavi. Perch affib-biare questa particolarit proprio agli aerei pilotati a distanza? For-se il fuco ci pu dare una mano. Il maschio dellape un insetto che, a differenza delle operaie, non lavora. Non produce miele. Non ha il pungiglione. Il suo unico compito fecondare le regine. Un ruolo tutto sommato molto parassitario. Tanto che, sempre se-condo lOxford English Dictionary, drone pu indicare anche una persona pigra, che vive sfruttando gli altri. La passivit potrebbe essere la caratteristica che ha attirato lattenzione degli inventori dei primi prototipi di aerei senza pilota.

    Un piccolo assaggio di storia (trovate bocconi pi consistenti nei prossimi paragrafi) corrobora questinterpretazione. I primi droni

    PROLOGO 11

  • nascono in ambito militare come strumenti passivi, velivoli da usa-re in addestramento come obiettivi per allenare le difese anti-ae-ree. Negli anni Trenta del secolo scorso, la Gran Bretagna speri-menta, grazie ai successi nel campo del radiocontrollo, il Fairey Queen, da cui nascer poi nel 1935 il DH.82 Queen Bee. Incuriosi-ti dai progressi dei pi avanzati britannici, gli americani si fanno raccontare qualche segreto. E in un documento del 1936 di un gruppo di ricerca della Marina statunitense appare il termine dro-neII. Metafora entomologica che piace e ha successo: un modello impiegato in Vietnam si chiama Firebee o Lightning Bug.

    PROLOGO 12

    Una delle prime dimostrazioni del Queen Bee, nel 1936 ( Suas News)

    Nota II

  • CENTANNI E NON MOSTRARLI: STORIA DEL DRONEChiedere let ai droni come farlo con le belle signore: spesso

    hanno molti pi anni di quanto non dimostrino. Lidea dellaereo senza pilota vecchia quasi quanto quella dellaereo stesso. Alme-no in America. Risalendo lalbero genealogico, si scopre che i dro-ni provengono da due stirpi preciseIII: quella dei missili da crocie-ra e quella degli aeromodelli, diletto radiocomandato delle fami-glie patrizie dAmerica e Gran Bretagna.

    Durante la prima guerra mondiale, gli Stati Uniti sinventano la bomba volante, progettata dallingegnere Charles Kettering. Il ri-sultato, il Kettering Bug, ha le fattezze dellaeroplano ed in grado di volare 50 miglia prima di colpire lobiettivo. Il primo test falli-sce ma la vera sconfitta la bomba volante la subisce contro il tem-po: prima ancora che potesse essere impiegata in battaglia, i tede-schi firmano larmistizio.

    Lidea delle bombe alate prosegue e nel corso del secondo conflit-to mondiale gli americani lanciano nel 1944 loperazione Afrodite, con bombardieri B-24 caricati di un migliaio di chili di esplosivo Torpex, il cui pilota, una volta fatto decollare laereo dalle portae-rei, si deve espellere dalla cabina. Il fallimento totale. A perdere la vita in questo programma Joseph Kennedy, fratello maggiore del pi famoso John Fitzgerald. Il quale inizia la carriera politica partecipando alla convention democratica del 1946, prendendo il posto proprio di Joseph.

    Quanto al progenitore civile, laeromodello, il protagonista lat-tore cinematografico Reginald Denny, che i cinefili pi attenti ri-corderanno nel cast di Rebecca di Alfred Hitchcock. Britannico dorigine trapiantato in America, tra un film con Sinatra e uno con la Garbo si dedica alla sua passione, il modellismo. Ed qui che fa fortuna. Con la seconda guerra mondiale, laviazione e la contrae-rea americana devono tenersi in allenamento e cercano bersagli mobili e manovrabili per addestrarsi. Nel 1941 Denny inizia cos la

    PROLOGO 13Nota III

  • produzione di massa dei suoi OQ-2 Radioplane, a tutti noti come Dennymite. La funzione di obiettivo rimarr la caratteristica sa-liente dei droni per decenni. Tra gli anni Cinquanta e Settanta, cir-ca 73mila droni fabbricati dallindustria Denny (poi acquisita dalla Northrop) verranno utilizzati da Stati Uniti e altri paesi.

    Parentesi da rotocalco. per ben altra star di Hollywood che il Dennymite passer alla storia. Il drone ha infatti lanciato, con la sua prima fotografia di sempre, quella che le ha garantito i primi ingaggi, nientemeno che Marilyn Monroe. Nel 1945, lallora 19en-ne Norma (non ancora Marilyn) lavora in un aeroporto alla manu-tenzione dei droni e un giorno viene notata dal fotografo militare David Conover, incaricato di un servizio sullo sforzo delle donne in guerra e l spedito da un altro personaggio che sarebbe diventa-to discretamente famoso: il capitano Ronald Reagan, futuro qua-rantesimo presidente degli Stati Uniti.

    Durante la guerra fredda, la ricerca sui droni viene messa da par-te in favore della missilistica. Comprensibile, visto che larma nu-cleare a dominare gli incubi del mondo. In ogni caso, in questo pe-riodo i droni compiono il primo salto di qualit: da bersagli a rico-

    PROLOGO 14

    Reginald Denny e un suo drone ( Monash Uni) Marylin Monroe ( David Conover)

  • gnitori. Un discreto impulso ai droni da ricognizione viene nel 1960, con labbattimento dellaereo-spia U-2 sui cieli dellUnione Sovietica: gli Stati Uniti si rendono conto di non potersi permette-re altre crisi come quella scaturita dalla cattura del pilota Francis Gary Powers. Cos, appena tre mesi dopo lincidente parte il pro-gramma Red Wagon, per studiare alternative alle missioni di sor-veglianza segrete.

    I primi droni ricognitori di massa sono i Firebee, le api di fuoco della Ryan che nel 1962 ottiene un finanziamento di 1,1 milioni di dollari. Lispirazione la Ryan la prende da un prototipo del 1955, il Falconer, dotato di fari e fotocamera, mezzora di autonomia e un sistema di pilota automatico molto semplice: traiettoria dritta, vi-rata di 180 gradi e ritorno per la stessa rotta. Aggiungendo sistemi di depistaggio, contromisure e radar, i Firebee diventano i modelli di riferimento. uno di loro a fotografare, quasi per sbaglio, i so-vietici che installano batterie di missili a Cuba, innescando la famo-sa crisi.

    PROLOGO 15

    Un Ryan BQM-34S Firebee della Marina americana, nel 1993. ( US Defence Imagery)

  • A molti generali si accende una lampadina: ingrandirli, mandarli pi in alto e sostituirli al lavoro dei ricognitori U-2. Il teatro in cui questi droni - o, meglio, la loro modifica, i Lightning Bugs - vengo-no impiegati il Vietnam: tra 1964 e 1975 eseguono 3455 missioni, senza grossi successi, anche perch ben il 16% dei velivoli si schian-ta.

    Un lungo buco temporale tra gli anni Settanta e Ottanta sembra portare i droni sulla strada delloblio: le star della sorveglianza so-no i satelliti. Una dimostrazione dellattenzione a luminaria natali-zia attorno ai droni il programma Aquila. Varato nel 1979 per progettare un drone da missioni di ricognizione, viene abbandona-to al primo lievitare dei costi (oltre un miliardo di dollari solo per i prototipi), segno che le esigenze strategiche non sono tali da giusti-ficare investimenti tecnologici ancora molto onerosi.

    A far capire al mondo che i velivoli senza pilota in battaglia han-no un futuro ci pensa Israele, per necessit esistenziale da sempre allavanguardia nella tecnologia bellica. Nel 1982 i droni vengono usati nella valle della Bekaa contro le forze aeree siriane: fatti de-collare per intercettare il segnale radar nemico, emettono segnali fasulli per attirare i colpi della contraerea avversaria, permettendo poi a veri jet di attaccare mentre questa si ricarica. Il successo se-gna lingresso in una nuova ra: quella dei battlefield drone, i dro-ni da battaglia, utilizzabili nel bel mezzo di uno scontro. Per la pri-ma volta i droni si possono schierare in prima linea, senza interfe-rire o essere distrutti.

    Gli americani sincuriosiscono. Quando il generale statunitense P. X. Kelley vede una registrazione video che ritrae guerriglieri del-lOlp (secondo alcuni lo stesso Arafat) effettuata da un drone Ma-stiff esclama: Ne voglio uno!. Inizia una collaborazione che porta qualche anno pi tardi a presentare il Pioneer, ispirato quasi inte-ramente ai progetti israeliani. La Marina lo impiega nella guerra del Golfo del 1991 per segnalare gli obiettivi di terra alle bombe

    PROLOGO 16

  • lanciate dalle navi. In quel conflitto, lAeronautica schiera un solo aereo senza pilota. Non ancora il tempo dei droni. Ma non man-ca molto al debutto del vero vincitore della selezione naturale dei droni e il protagonista del nostro libro, il Predator. I Balcani non sono lontani.

    NASCITA DI UN PREDATOR(E) il 1984. La Darpa, lagenzia del Pentagono incaricata della ricer-

    ca per nuovi armamenti, assegna un contratto di 40 milioni di dol-lari alla Leading Systems per sviluppare droni e missili da crocie-ra. Tra i ranghi dellazienda c Abraham Karem, ex capo progetti-sta per laeronautica israeliana dei primi droni. Negli Stati Uniti, Karem crea due prototipi, Amber e Gnat 750, i genitori del moder-no Predator. Nel frattempo per il Congresso americano taglia i fondi per gli assetti da ricognizione e la Leading Systems fallisce.

    Qui entrano in gioco i fratelli Blue, solo per assonanza assimilabi-li ai pi famosi bluesmen del cinema. Nel 1986, i due acquistano la General Atomics, una compagnia di ricerca nucleare, dalla Che-vron per 50 milioni di dollari. Nel 1990 vengono a sapere del falli-

    PROLOGO 17

    Un Mastiff israeliano, drone che ha ispirato gli americani a sviluppare droni pi sofisticati ( Bukvoed)

  • mento della Leading Systems e la rilevano, assieme ai suoi proget-ti. Tra questi c Amber, gi proposto senza successo al Pentagono. I Blue non si danno per vinti e decidono di iniziare a produrre lo stesso il drone: qualcuno prima o poi sar interessato. Quel qualcu-no la Cia, il cui interesse determinante nellottenere la vittoria della General Atomics nella gara dappalto del 1994IV.

    Lultimo decennio del secolo daltronde un periodo di grande impulso in America. Le aziende ritornano a sfornare prototipi, in campo militare ma anche in campo civile. Alcuni progetti sono in itinere ancora oggi, altri sono stati abbandonati mestamente. La Marina pensa a droni che riescano a decollare senza complicazio-ni, possibilmente da spazi ristretti come le piattaforme delle porta-erei; ed ecco che arriva lMQ-8 Fire ScoutV. La Nasa vuole una son-da per verificare le condizioni meteo in zone difficilmente raggiun-gibili e ottiene lAerosondeVI dalla AAI, usato anche in alcune cala-mit naturali, come luragano Ophelia nel 2005. La Boeing invece investe alla cieca 100 milioni in quello che doveva essere un drone dalle super prestazioni alimentato a energia solare, il CondorVII, flop che nessuno ha acquistato e ora trovate in un museo califor-niano.

    La vincitrice indiscussa per la General Atomics. Il primo volo della storia di un Predator datato 3 luglio 1994. Neanche quattro mesi e il velivolo finisce in prova in una base dellEsercito in Arizo-na. E dopo un anno, la prima missione. Nel 1995, nei Balcani infu-ria lo smembramento della Jugoslavia e gli Stati Uniti decidono di intervenire nel conflitto che ha la Bosnia come epicentro. luglio quando dallaeroporto di Gjader, in Albania, il Predator si libra in volo per la sua prima operazione, chiamata Nomad Vigil, sotto legida della Cia. I finanziamenti per la missione arrivano per il rot-to della cuffia, grazie allintervento di un avventato cronico come il deputato Charlie Wilson, lo stesso che negli anni Ottanta aveva fi-nanziato i mujahiddin in Afghanistan contro i sovietici, poi porta-

    PROLOGO 18Nota IV, V, VI, VII

  • to sullo schermo da Tom HanksVIII.

    Nessuno conosce le reali capacit del Predator: stato appena in-tegrato il sistema di guida Gps e il velivolo in grado di trasmette-re solo unimmagine alla volta. Va a scatti, come le telecamere dei supermercati. Compie 15 voli di ricognizione pre- e post-attacco e per linverno va in letargo: con temperature molto basse, il rischio di accumulare ghiaccio sulle ali troppo alto. Lanno seguente ve-de aggiungersi una nuova base per il drone, quella di Taszar, in Un-gheriaIX.

    Le prestazioni non sono delle pi straordinarie: letteralmente sca-raventato sul campo di battaglia, al Predator manca una dottrina dimpiego che ne sfrutti tutte le potenzialit. La contraerea serba ne fa fuori due, iniettando cautela nel loro uso. Il coordinamento con gli altri aerei risulta complicato e, per di pi, con buio o meteo sfavorevole locchio del drone del tutto inutile. Durante Allied

    PROLOGO 19

    Aerosonde della AAI ( AAI photos)

    GALLERIA Prologo.1 Droni moderni

    Nota VIII, IX

  • Force, la campagna di bombardamenti della Nato contro il regime di Milosevic del 1999, cade almeno una ventina di PredatorX.

    IL BOOM DEI DRONILo scoccare del millennio segna linizio del boom dei droni. Un

    autentico Big Bang che incrementer i droni nellarsenale america-no da 167 (nel 2002) a oltre 7500; che porter la flotta dei soli Pre-dator da 10 (nel 2001) a quasi 250 costantemente in volo nel 2013; che gonfier il bilancio del Pentagono da 284 milioni di dollari (nel 2000) a 3,8 miliardi (nel 2013)XI.

    Cos, nonostante le difficolt iniziali, Predator e Reaper diventa-no protagonisti assoluti della guerra al terrore statunitense e ogget-to del desiderio di tante semipotenze regionali, a cominciare dal-lItalia. Limpulso viene dato dallallineamento di tre particolari stelle:

    1. LUNDICI SETTEMBRELesigenza di dar la caccia a un nemico non in divisa, che si ali-

    menta del sostegno della popolazione e tra essa si nasconde rende improvvisamente imprescindibile la conoscenza del terreno e latti-vit di sorveglianza;

    FIGURA Prologo.1 La storia del Predator

    PROLOGO 20Nota X, XI

  • 2. IL PROGRESSO TECNOLOGICO I droni conoscono un miglioramento nelle tecnologie di comuni-

    cazione e di trasmissione dati, nella qualit delle immagini e nel-laffidabilit;

    3. LINVESTIMENTO POLITICO-BUROCRATICOI due fattori citati sarebbero stati quantomeno depotenziati se,

    ancora prima dellattentato alle Torri Gemelle, gli Stati Uniti non avessero preso la decisione di puntare sensibilmente sulluso dei robot in guerra. Nel 2000, infatti, il presidente dellArmed Service Committee del Senato Warner obbliga il Pentagono a far s che en-tro il 2010 un terzo dei velivoli e un terzo dei veicoli terrestri sia senza pilotaXII. Giustificando questa decisione, Warner indica due motivi. Primo, nelle guerre del futuro, gli Stati Uniti non si potran-no pi permettere tanti morti come nelle guerre mondiali o del Vietnam; di qui lesigenza di puntare sui robot. Secondo, occorre rendere le forze armate specializzate e tecnologicamente allavan-guardia, un centro deccellenza per la scienza e la ricerca, in modo da attirare le menti pi giovani e brillanti del paese.

    PROLOGO 21

  • Il 23 gennaio 2009 Barack Obama perde la verginit. mattina nei pressi della cittadina pakistana di Mir Ali. Incastonata in unampia valle circondata da alti picchi innevati, Mir Ali si trova nel Waziristan del Nord, una delle famigerate Fata, acronimo dal suono fiabesco che nasconde una verit meno incantata. L, il go-verno del Pakistan non arriva: le aree tribali sono amministrate in modo federale, eufemismo per dire che non sono proprio ammi-nistrate. La quiete del mattino rotta da tre esplosioni. Tre missili piovuti dal cielo. Ridotta in macerie la casa di uomo che i media

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 22

    LE VALCHIRIE DI OBAMA1

    Operazioni clandestine, teatri georobotici e le regole con cui lAmerica uccide

    Obama in aereo ( White House Photos)

  • locali identificano come Khalil. Dentro, quattro o cinque uomini, di origine araba. Probabilmente legati ad al-Qaida1.

    Passa qualche ora e un centinaio di chilometri a sud-ovest, nel-larea di Wana, Waziristan del Sud, altre due esplosioni squarcia-no un edificio. Stavolta una decina di persone perde la vita. Ma non si tratta di terroristi, militanti o di gente che offre loro soste-gno: labitazione appartiene a un leader locale favorevole al gover-no di Islamabad. I due missili lanciati da un drone americano dai cieli pakistani hanno colpito lobiettivo sbagliato2.

    A Washington non nemmeno sorta lalba sul quarto giorno da presidente di Obama che gi la Cia d il battesimo al nuovo inquili-no della Casa Bianca. Il duplice attacco - duplice anche nella natu-ra, luno a segno e laltro errato - il primo compiuto con i droni sotto lamministrazione democratica. Il primo di una serie di quasi 400 effettuati in teatri come Pakistan, Yemen e Somalia, paesi con cui gli Stati Uniti non sono formalmente in guerra. Ma dove infu-ria un conflitto clandestino, lontano dai titoli dei quotidiani e dai capitoli pi onerosi del budget federale, condotto contro singole persone o gruppi di estremisti che hanno giurato morte allAmeri-ca. Un conflitto dove i droni sono protagonisti assoluti.

    COME LAMERICA IMPAR A UCCIDEREEliminare i terroristi a suon di droni non uninvenzione di Oba-

    ma. Il Predator armato un figlio dellUndici Settembre. Pi preci-samente, del colossale riorientamento di investimenti, attenzioni, armamenti, uomini e donne da compiti tradizionali alla nuova mis-sione esistenziale degli Stati Uniti: la guerra al terrorismo. Una guerra nella quale lAmerica riscopre lassassinio mirato come le-gittimo strumento politico.

    Uccidere i nemici non da sempre lopzione madre per Washing-ton. Assuefatti da oltre un decennio di caccia ad al-Qaida e soci,

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 23Nota 1, 2

  • dimentichiamo che per un certo periodo lomicidio mirato stato vietato in America e che i servizi segreti si sono rifiutati di immi-schiarsi in queste faccende. Oggi, far fuori Bin Laden e compagnia appare scontato, quasi dovuto. Appena 14 anni fa, mica unra geo-logica, la sola opportunit di effettuare simili scorribande era inve-ce la miccia per furibonde liti allinterno dellamministrazione americana.

    Nel 1976, il presidente Gerald Ford stende linchiostro su un do-cumento epocale: lordine esecutivo 11905 con cui vieta gli assassi-nii mirati a scopi politici. Tra gli anni Cinquanta e Settanta infatti la Cia ha facilitato una serie di colpi di Stato, insurrezioni e omici-di di leader politici scomodi, soprattutto in America Latina. Pro-fonde cicatrici sono rimaste nellagenzia, consolidando una cultu-ra di aperto rifiuto delle operazioni clandestine3.

    Tutti i presidenti, da Bush padre in avanti, comunque trovano il modo di aggirare lostacolo del divieto delle uccisioni mirate. Sen-za per mai rovesciare la dottrina, intendendo le eccezioni come ta-li, dimostrando ladesione al principio in s. Quando lamministra-zione Clinton dibatte come rispondere ai primi attentati di Bin La-den, non tutti sono daccordo con lidea di eliminarlo, a comincia-re proprio dai vertici della Cia. I favorevoli allassassinio ci sono ma usano i guanti di seta. Bisogna essere molto attenti a quanto si espande lautorizzazione a usare la forza letale. Non penso che lesperienza di Israele di avere una vasta lista di obiettivi abbia avu-to cos successo, testimonia in privato al Congresso Richard Clar-ke, consigliere per lantiterrorismo di Clinton e Bush4.

    Qui entra in gioco il Predator. Nel settembre 2000 decolla dalla base uzbeka di Karshi-Khanabad e inizia a sorvolare lAfghanistan. Compie una dozzina di missioni e in una di queste avvista Bin La-den. Ma non pu mordere, armato solo di occhi, svolge voli di ri-cognizione, si limita a inviare immagini alla base. Il modo pi velo-ce per colpire lo sceicco del terrore veloce non : sei ore si impiega-no ad allertare un sottomarino americano nel Mare Arabico, lancia-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 24Nota 3, 4

  • re un missile Tomahawk e aspettare che questo copra le migliaia di chilometri che lo separano dellAfghanistan. Il tutto sperando che nel frattempo Bin Laden resti l dov. Il Predator va armato5.

    Nel gennaio 2001, nella semi-citt fantasma di Indian Springs, un tiro di schioppo dal deserto del Nevada, iniziano i test. Il 16 feb-braio il drone spara il suo primo colpo e il 21 centra tutti e tre gli obiettivi. In agosto, una riunione dei vice del Consiglio di sicurez-za nazionale americano sancisce la legalit di eliminare Bin Laden con il Predator6. Il programma per si arena, fra le liti di corridoio tra Cia e Aeronautica su chi debba gestirlo e la questione dellau-mento dei costi: 2 milioni di dollari, ununghia per il budget della Difesa americano7. Non passer lestate che tre aerei diretti verso Torri Gemelle e Pentagono spalancheranno le porte dellra di un altro aereo, stavolta senza pilota.

    LEREDIT DI BUSHLUndici Settembre spazza via la questione delle uccisioni mirate.

    Assassinare i propri nemici non solo legittimo ma un imperativo strategico. Il drone fa il suo debutto in battaglia. Due sono i tipi di operazione in cui impiegato: a supporto della guerra vera e pro-pria, quella convenzionale che la Casa Bianca scatena contro las-se del male, iniziando dallAfghanistan dei taliban e dallIraq di Saddam; e come protagonista di una guerra clandestina, condotta fuori dai teatri consueti a colpi di raid, isolati ma sistematici.

    I due mandati di George W. Bush hanno un impatto su entrambi gli aspetti di questo conflitto bipolare. In questo periodo vengono gettate le basi per la manifestazione clandestina della guerra al ter-rorismo ( durante la presidenza repubblicana che si compiono i primi attacchi in Yemen e in Pakistan) a cui poi Obama attinger a piene mani. Ma leredit di Bush consiste soprattutto nellaver pre-sidiato a unespansione vertiginosa delluso dei droni nelle opera-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 25Nota 5, 6, 7

  • zioni convenzionali. Nei primi due mesi della guerra aerea in Afghanistan iniziata nellautunno del 2001, i Predator acquisisco-no (cio indicano a chi li colpir direttamente) 525 obiettivi e nel primo anno dellintervento ne fanno fuori in prima persona 1158.

    La vera invasione dei droni avviene per quando gli Stati Uniti at-taccano lIraq. Gi nel 2005, a Baghdad e dintorni, le forze a stelle e strisce contano su 150 velivoli non pilotati. Nel 2010, nellarea di operazione del Central Command (Centcom, il comando america-no responsabile del Medio Oriente) i Predator oltrepassano quota 700 mila ore di combattimento, sganciando pi di mille bombe9. Per dare un assaggio della pervasivit dei Predator, nellanno tra giugno 2005 e giugno 2006, compiono 2073 missioni con 242 at-tacchi e 33.833 ore di volo, sorvegliando 18.940 obiettivi (una me-dia di 51 al giorno)10.

    Cosa fanno in concreto i droni in guerra per rendersi insostituibi-li? Consentono di distinguere un uomo che ripara buche per stra-da da un insorto che interra un esplosivo. Riconoscono un campo di addestramento di nemici o aiutano le truppe al suolo a rintrac-ciare i fuggitivi in seguito a un attacco. Possono seguire un veicolo sospetto, coglierlo in fallo mentre carica armi e colpirlo senza per-dere lattimo. Quando bombardano, contengono i danni collatera-li. O quantomeno sono meno distruttivi di un attacco compiuto da un jet normale.

    Un esempio per chiarire il punto. Nelle sue memorie11, il Tenente Colonnello Matt Martin racconta come, sorvolando Fallujah in Iraq, fosse in cerca col suo Predator di un bulldozer che aiutava gli insorti a costruire barricate. Prima di lui per lo ha trovato un jet F-18 che ha sganciato una bomba da 250kg, qualche razzo e centi-naia di colpi di mitragliatrice da 20mm. Uccidendo 20 persone e spazzando via un isolato. Un po troppo per un bulldozer.

    Non tuttavia questa lincarnazione del drone in guerra che inte-ressa a Obama e che egli espande vigorosamente. Lattuale presi-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 26Nota 8, 9, 10, 11

  • dente sale infatti alla Casa Bianca per chiudere il decennio di guer-re inaugurato da Bush. Lunico campo di battaglia ufficiale in cui sotto Obama i droni ampliano il loro ruolo lAfghanistan. Ma non al fianco delle truppe, bens al posto di esse. Il ritiro dallHin-du Kush prosegue a ritmo serrato. Nel 2012 cerano 34 mila solda-ti in meno rispetto al 2011. A fine 2013, altri 34 mila tornano in America. I droni vanno in senso inverso: rimasto piuttosto costan-te tra 2009 e 2011, il numero degli attacchi coi robot simpenna nel 2012. Sul totale degli attacchi aerei (che cala da 5409 nel 2011 a 4082 nel 2012), quelli condotti dai droni sale dal 5% al 12,5%. Addirittura, tra novembre 2012 e gennaio 2013, i raid dei droni ammontano a 205, quasi un terzo degli attacchi aerei totali12.

    PERCH I DRONI SONO LARMA PREFERITA DI OBAMA?

    I droni e le guerre clandestine diventano le superstar dellarsena-le a stelle e strisce perch sinseriscono perfettamente nella cosid-detta dottrina Obama sulla guerra. Meglio, perch contribuisco-no a plasmarla.

    Sin dal primo mandato, Obama determinato a riformulare il modo in cui lAmerica impiega la forza militare, abbandonando lo stile arrogante di Bush. Sa che gli Stati Uniti non possono permet-tersi altre guerre costose come quelle in Afghanistan e Iraq: oltre ad aver alienato simpatie, hanno prodotto pochi risultati, quando non plateali sconfitte. Tuttavia, Obama vuole rompere con una tra-dizione molto forte tra i democratici, quella dellestrema cautela nelluso dello strumento militare, inaugurata da McGovern, il falli-mentare candidato alle presidenziali del 1972, sulla scia del rifiuto del Vietnam13.

    Obama non sedotto n dalla prima personificazione dellimpero americano, quella dello sceriffo, n dalla sua negazione, quella del

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 27Nota 12. 13

  • pacifista. Lattuale presidente appartiene infatti alla prima genera-zione a non essere stato profondamente segnato dalla guerra in Vietnam: alla firma degli accordi di Parigi, Obama aveva appena 11 anni. N ha vissuto in prima linea un altro dei periodi formativi delle visioni di politica estera di molti funzionari governativi e par-lamentari americani: il 1989-2004, il quindicennio tra la caduta del muro di Berlino e linizio della guerra civile in Iraq. Un lasso di tempo in cui lAmerica la superpotenza solitaria, senza rivali dopo aver vinto la guerra fredda, si percepisce come nazione indi-spensabile. , in breve, affetta da un delirio di onnipotenza. LIraq costituisce un brusco risveglio da questo sonno della ragio-ne che ha determinato una sovra-estensione militare e finanziaria dellimpero.

    Obama diventa noto al grande pubblico proprio in opposizione al conflitto a Baghdad e dintorni. E dal 2009, una volta alla Casa Bianca, simpegna per voltare quella triste pagina. Ma non lo fa sta-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 28

    FIGURA 1.1 Progressione attacchi tradizionali/UAV in Afghanistan

  • bilendo un generale rifiuto alla guerra. Oltre a ordinare nel primo anno da presidente linvio di altre 54 mila truppe in Afghanistan,

    la vera pietra tombale sulle speranze che i pacifisti ripongono in lui, Obama la pone nel discorso di accettazione del Nobel per la pa-ce.

    Il dilemma esistenziale e affligge tutti i comandanti di una forza armata. A maggior ragione se il tuo budget per la Difesa deve af-frontare tagli di 500 miliardi di dollari in dieci anni perch demo-cratici e repubblicani non riescono a mettersi daccordo per ridur-re il debito pubblico, salito ben oltre quota 1500 miliardi. Al dub-bio amletico, lamministrazione Obama ha risposto elaborando una dottrina: ove possibile, luso della forza seguir i criteri di pre-cisione, economicit e scarsa rintracciabilit. E solo in risposta a minacce immediate a interessi vitali e strategici per gli Stati Uni-ti15.

    Qui entrano in gioco i droni perch nella guerra contro il terrori-smo firmato al-Qaida soddisfano tutti e quattro i principi elenca-ti:

    1. PRECISIONEGli attacchi condotti dagli aerei senza pilota sono pi precisi di

    uno effettuato da un aereo convenzionale, che impiega spesso mu-nizioni pi pesanti e che sorvola una zona senza poter osservare la situazione sul terreno;2. ECONOMICIT

    Per quanto costose, queste macchine non comporteranno mai una spesa pari allo schieramento di un contingente sul campo, eli-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 29

    Gli strumenti della guerra giocano un ruolo nel preservare la pace. Eppure, questa verit deve coesistere con unaltra: per quanto giustificata, la guerra promette tragedia per luo-mo. [...] Parte della nostra sfida riconciliare queste due verit apparentemente irreconcilia-bili: che la guerra a volte necessaria e che la guerra a un certo livello espressione della follia umana14

    Barack Obama Oslo, 10 Dicembre 2009

    Nota 14, 15

  • minando pure il rischio di perdere uomini in combattimento;

    3. SCARSA RINTRACCIABILITI droni permettono di negare la fonte: a volte in Yemen e Paki-

    stan, la responsabilit dellattacco viene addossata ai militari loca-li;

    4. FLESSIBILIT Lampio raggio di volo del drone consente di schierarlo, per esem-

    pio, oggi in Yemen e domani in Somalia, rispondendo allesigenza di affrontare un nemico fluido e mutevole, nonch a quella di dare priorit solo ai gruppi che minacciano direttamente gli Stati Uniti (motivo per cui ci si finora astenuti dal colpire i qaidisti in Mali o in Libia).

    Esiste tuttavia un ulteriore motivo della popolarit dei droni alla Casa Bianca, meno legato alla storia e pi alla politica nuda e cru-da. Alle elezioni del 2008, Obama fa campagna sul rifiuto della tor-tura, marchio dinfamia dellamministrazione Bush. Durante la transizione per si rende subito conto che qualunque esitazione sui temi scottanti della sicurezza nazionale sar massacrata dai transfughi dellamministrazione Bush. Il messaggio : denuncia pure la tortura, caro Obama, vedremo come te la caverai senza.

    Come evitare di mostrarsi debole e allo stesso tempo mantenere le promesse della campagna elettorale? Lo staff del presidente ascolta le opzioni del consulente legale della Cia John Rizzo: cattu-rare e interrogare i terroristi ancora possibile, basta esternaliz-zare le pratiche a paesi terzi. Ma la truppa di Obama non dac-cordo: troppo alto il rischio di critiche dai democratici pi liberal. Meglio affidarsi ai droni. I repubblicani non li hanno usati in modo massiccio e non si corre il rischio di essere additati come ere-di di Bush. N alcun democratico s ancora espresso contro que-sta tattica. La morale: se non possiamo catturarli, non resta che uc-ciderli16.

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 30Nota 16

  • DOVE OSANO I DRONI: I TEATRI GEOROBOTICIObama passer alla storia per lespansione senza precedenti della

    guerra clandestina al terrore, di cui i droni sono lemblema. Se Bush il primo presidente ad autorizzare le operazioni letali con i velivoli senza pilota, queste dovevano essere solo un supporto di ultima ratio rispetto alle guerre da combattersi in modo pi tradi-zionale in Iraq e Afghanistan. Obama, al contrario, ne fa subito un pilastro della propria concezione della guerra. A dirlo sono i dati: mentre Bush in cinque anni autorizza 52 attacchi, sotto Obama ta-le numero si moltiplicato fino ad arrivare a superare quota 350 nel 2013.

    Chiariti i motivi per cui gli Stati Uniti si stanno orientando a un uso meno invasivo e visibile della forza, dove viene condotto que-sto quotidiano conflitto a bassa intensit? Quali sono i palcosceni-ci della guerra dallalto? I teatri georobotici principali sono tre. In comune hanno un aspetto: non sono formalmente in guerra con gli Stati Uniti, i loro governi - l dove esistono - non hanno inten-zioni ostili nei confronti di Washington, anzi sono considerati al-leati, seppur con gradazioni diverse di inaffidabilit. Eppure, in certe regioni entro i loro confini, trovano rifugio gruppi terroristici contro i quali le autorit ufficiali sono impegnate in duri conflitti civili. E che la potenza a stelle e strisce aiuta a liquidare. Spesso perch questi militanti hanno progettato attentati contro gli Stati Uniti.

    Le similitudini finiscono qui. Perch in realt i tre teatri sono pro-fondamente diversi tra loro per problematiche, situazioni sul terre-no e motivi che hanno spinto lAmerica a impiegarvi i droni, pur nel contesto di una strategia di lotta al terrorismo globale, dimo-strandone il grado di flessibilit ed efficacia. Ecco perch utile soffermarsi su ciascuno di essi.

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 31

  • 1. PAKISTAN: LA PORTA DELLINFERNOLa guerra dei droni sbarca in Pakistan il 18 giugno 2004. Sono le

    dieci di una torrida sera a Kari Kot, Waziristan del Sud. In una mo-desta abitazione, Nek Muhammad sta cenando con quattro suoi ospiti, uno di essi accompagnato dai figli di 10 e 16 anni. Il padro-ne di casa non una persona qualunque: luomo forte della regio-ne. Appena tre mesi prima, Muhammad ha resistito con successo alloffensiva dellesercito pakistano nel Waziristan, operazione con-dotta per stanare i militanti stranieri legati ad al-Qaida a cui lui stesso dava rifugio. Non solo: nellimmaginario collettivo della po-polazione, Muhammad colui che si permesso dinfrangere la tregua con i militari pakistani, negoziata peraltro da un posizione di forza. Sono loro che sono venuti da me, si vantava con i gior-nalisti. Proprio con uno di loro al telefono il 17 giugno del 2004 quando, a uno dei suoi uomini, chiede cosa sia quelluccello metal-lico in cielo. Solo 24 ore pi tardi, luccello metallico spara un mis-sile sulla sua casa, uccidendo sul colpo tutti i suoi ospiti e trancian-dogli mano e gamba sinistra, ferite per le cui conseguenze morir sulla via dellospedale17.

    Assurdo, del tutto assurdo. Con i reporter locali, il Major Gene-ral Sultan, portavoce in capo delle forze armate pakistane, cate-gorico: Muhammad non stato eliminato con lassistenza degli Stati Uniti. Tutto il merito dellesercito di Islamabad. Falso. Muhammad la vittima sacrificale di un patto tra la Cia e i milita-ri pakistani, svelato da Mark Mazzetti del New York Times18: noi vi uccidiamo un nemico di Stato ma che per noi non una priori-t; in cambio voi ci permettete di far volare i Predator armati sul vostro territorio.

    Perch gli Stati Uniti hanno bisogno di espandere la guerra al ter-rorismo al Pakistan, Stato formalmente alleato? Perch le sue re-gioni nord-occidentali ad amministrazione tribale, le Fata, sono di-ventate, per la vicinanza allAfghanistan e il territorio montagnoso

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 32Nota 17, 18

  • e quasi inaccessibile, il rifugio ideale per al-Qaida e soci. Afghani-stan e Pakistan formano sempre pi un unico teatro di guerra, che verr battezzato dallamministrazione Obama AfPak: per stabiliz-zare lAfghanistan e sconfiggere al-Qaida, bisogna colpirla in Paki-stan, la base strategica in cui si riorganizza e alimenta linsurrezio-ne a Kabul e dintorni.

    Sin dal suo prologo, la guerra dei droni in Pakistan rivela almeno tre dei suoi nodi pi profondi:

    1. LACCORDO CON ISLAMABADI riluttanti militari pakistani si piegano alle richieste di Washing-

    ton pretendendo che tutti gli attacchi pianificati passino per la lo-ro approvazione e che gli americani condividano informazioni e vi-deo. Inoltre, la Cia non pu sorvolare che una porzione minima del paese, solo quella dove si concentra la maggior parte di insorti legati ai taliban o ad al-Qaida. Sino al 2009, infatti, solo tre raid colpiscono fuori dalle Fata, tutti nella provincia di Bannu, poco di-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 33

    La mappa mostra larea del Pakistan in cui al-Qaida maggiormente attiva, ovvero le FATA Aree Tribali di Amministrazione Federale. Sono evidenziate anche le posizioni delle basi americane in Afghanistan da cui sono operati gli UAV.

    (Dati Foreign Affairs)

    FIGURA 1.2 Al-Qaida in Pakistan

  • stante dallepicentro. In questo periodo, i droni decollano da Jaco-babad e da Shamsi.

    2. LA TOTALE OSCURITNon si deve mai sapere che gli Stati Uniti violano cos platealmen-

    te la sovranit del Pakistan. Al massimo, se scoperti, governo e mi-litari di Islamabad condanneranno in pubblico Washington per limpiego dei droni. Ma in privato continueranno a supportarlo. Il 23 agosto 2008, il primo ministro Gilani dice allambasciatore americano Anne Patterson: Non mi interessa cosa fanno fintanto che uccidono le persone giuste. Protesteremo allAssemblea Nazio-nale [dellOnu] e poi ignoreremo tutto. Il 12 novembre 2008, toc-ca al presidente Zardari: Uccidete i leader [di al-Qaida]. I danni collaterali preoccupano voi americani. Non me19.

    3. GLI OBIETTIVI NON PRIORITARIGli Stati Uniti eliminano militanti ed estremisti che non pongono

    minacce dirette e immediate. Non solo leader di al-Qaida ma faci-litatori (persone che forniscono un supporto) o membri di altri mo-vimenti violenti20. Muhammad ne un esempio ma pure Baithul-lah Mehsud, capo dei taliban pakistani ucciso il 5 agosto 200921, dimostra come i droni di Washington servano anche al governo di Islamabad per portare avanti le proprie campagne di contro-insur-rezione.

    Le aree tribali del Pakistan diventano la principale tenuta di cac-cia dei droni. Un enorme laboratorio della strategia di antiterrori-smo, un inaccessibile buco nero dove in nove anni di guerra clan-destina sono stati compiuti tra i 343 e i 372 attacchi con i droni, di cui fra i 298 e i 320 durante lamministrazione Obama. Le vittime di questa guerra dallalto ammonterebbero a una cifra compresa tra 2500 e 3500, a seconda delle fonti consultate, di cui un nume-ro tra 150 e 925 civili22. Stima molto pi alta rispetto ai dati ufficia-li dellamministrazione, che parlano di 60 morti civili. Una diver-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 34Nota 19, 20, 21, 22

  • genza che, come si vedr, punta dritto al cuore delle operazioni clandestine.

    I pakistani iniziano per a giocare un gioco sporco. Alcuni degli obiettivi, infatti, sfuggono sistematicamente ai raid. Cia e militari americani iniziano a pensare che i servizi segreti locali, le Isi, avvi-sino dellimminenza degli attacchi alcuni militanti. La collaborazio-ne con certi gruppi estremisti non certo una novit: i taliban afghani sono un prodotto delle Isi, che continuano a fornire loro un certo grado di protezione per garantirsi un braccio armato in grado di influenzare gli eventi in Afghanistan. A met 2008, Cia e militari riescono a convincere la Casa Bianca a smettere di notifica-re gli attacchi ai pakistani23. Dora in poi, la guerra dei droni sar unilaterale.

    I rapporti con il governo di Islamabad si fanno sempre pi tesi. Le evidenze che sono gli americani a compiere quei misteriosi e le-tali attacchi dal cielo aumentano. Nel marzo 2011, il Major Gene-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 35

    Fonte dati: stime New America Foundation

    FIGURA 1.3 Attacchi in Pakistan

    Nota 23

  • ral Mehmood Ghayur, comandante delle truppe pakistane in Wazi-ristan, ammette: Molti sono i miti attorno agli attacchi con i Pre-dator statunitensi. [...] S, c qualche perdita civile in questi attac-chi di precisione, ma i morti sono in maggioranza terroristi, anche stranieri24. Il Pakistan costretto a riconoscere lesistenza di que-ste operazioni. Ma sfrutta la rabbia dellopinione pubblica per ela-borare una narrazione, alimentata da media compiacenti, secondo cui la colpa dellinstabilit del paese anche dei droni.

    Chiaro lintento: salvarsi la faccia e usare i velivoli senza pilota co-me carta negoziale con Washington. Che, intanto, sempre pi fru-strata per landamento di una guerra, quella in Afghanistan, cui non riesce a imprimere una svolta, anche per colpa del doppiogio-chismo pakistano, alleato da un miliardo di dollari lanno ma pro-tettore di alcuni dei suoi nemici. Lapice si tocca a novembre 2011, quando sulla frontiera afghana, aerei americani uccidono per erro-re 24 soldati pakistani. Islamabad costretta a chiudere le basi da cui volano i droni. Anche se il divieto non sancir la fine degli at-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 36

    Fonte dati: New America Foundation

    FIGURA 1.4 I dettagli degli attacchi in Pakistan

    Nota 24

  • tacchi delle macchine senza pilota.

    2. YEMEN: IL VECCHIO-NUOVO EPICENTRO DEL TERRORISMO GLOBALE

    Non tuttavia in Pakistan che stata posta la prima pietra della guerra dei droni fuori dai campi di battaglia convenzionali. Il 3 no-vembre 2002 a Tampa, Florida, il vicecomandante del Centcom, generale DeLong, riceve una telefonata25. il direttore della Cia. Hanno avvistato lobiettivo. DeLong osserva il video che arriva in diretta dallocchio di un Predator nella provincia di Marib, Ye-men: su quella Land Cruiser c un terrorista che militari e servizi segreti cercano da due anni. Si chiama al-Harithi, uno degli uo-mini chiave di al-Qaida nella penisola araba e ha orchestrato lat-tentato alla nave U.S.S. Cole del 2000 in cui hanno perso la vita 17 marinai americani.

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 37

    INTERATTIVO 1.1 Mappa degli attacchi droni in Pakistan

    Per aprire la mappa interattiva cliccare sullimmagine. Potete anche girare liPad per una migliore visualizzazione. Cliccando sugli indicatori possibile visualizzare i dettagli di ciascun strike.

    Nota 25

    Per vederla su browser clicca qui.

  • Harithi ha commesso un errore. Ha fatto sentire la sua voce al te-lefono. Nellauto, uno dei suoi uomini ha usato il cellulare, e la chiamata stata intercettata da una squadra di Gray Fox, lunit di spionaggio dellEsercito americano penetrata in gran segreto in Yemen. Riconosciuta in sottofondo la voce del terrorista, il genera-le DeLong ordina di lanciare il missile dal drone26. Una trentina di secondi dopo, Harithi e cinque suoi uomini tolgono il disturbo.

    Se il Pakistan ha unimportanza strategica in quanto stampella su cui si regge la stabilizzazione dellAfghanistan, con lo Yemen ci si trova molto pi vicini alla lotta al terrorismo globale pi pura. Le sue statistiche sono molto diverse rispetto a quelle del Pakistan: dopo luccisione di Harithi, i droni hanno taciuto fino al 2009. Poi, il numero degli attacchi ha cominciato a salire vertiginosamen-te anche qui, arrivando a quota 42 nel solo 2012.

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 38

    INTERATTIVO 1.2 Mappa degli attacchi droni in Yemen

    Per aprire la mappa cliccare sullimmagine. Potete anche girare liPad per una migliore visualizzazione. Cliccando sugli indicatori possibile visualizzare i dettagli di ciascun strike, con anche il conteggio delle vittime. (Dati: Long War Journal)

    Nota 26

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  • Perch questo silenzio pluriennale? Il motivo risiede nellimpron-ta americana in Yemen: gli Stati Uniti non rappresentano la forza di guerra principale, qui svolgono un ruolo pi spiccatamente di sostegno al governo yemenita nella sua personale lotta ai terrori-sti27. Fin dallUndici Settembre, il presidente Ali Abdullah Saleh si ripromette di eliminare la presenza dei jihadisti, che in diverse zo-ne del paese trovano rifugio senza incontrare particolari ostacoli, una sfida che sintreccia con pi ampie insurrezioni secessioniste nel sud e nel nord. In questa missione, Saleh riceve fin da subito il sostegno di Washington. Ma il conflitto allinizio un affare pretta-mente interno.

    La situazione peggiora dal 2009 grazie al concorso di due fattori. Da un lato, nel gennaio di quellanno, due costole locali di al-Qai-da si uniscono per dar vita a una terza pi consistente organizza-zione: al-Qaida nella Penisola Arabica (Aqap). Dallaltro, lo Ye-men inizia a fornire rifugio a molti terroristi in fuga da Afghani-stan e Pakistan. Cos, in breve tempo, il paese diventa uno dei cen-tri nevralgici del jihadismo mondiale.

    A chiarire al mondo le intenzioni del nuovo gruppo yemenita, il giorno di Natale del 2009 un ragazzo sudanese di nome Umar Fa-rouk Abdulmutallab tenta di farsi esplodere sul volo Northwest Airline Flight 253, diretto da Amsterdam a Detroit. Lattentato fal-lisce e il terrorista, che aveva nascosto lesplosivo al plastico nella propria biancheria intima, confessa che il suo ispiratore un predi-catore che gli statunitensi conoscono bene: Anwar al-Awlaki. Al-Awlaki un cittadino americano convertito allislam e trasferitosi in Yemen dopo lo scoppio della guerra al terrore.

    Per la prima volta di fronte allincubo di un nuovo attentato ae-reo, la Casa Bianca si convince a intervenire in modo pi massic-cio in Yemen. Gi poco prima del Natale 2009, Obama aveva ordi-nato un attacco missilistico nel paese (finito in tragedia, con 14 donne e 21 bambini uccisi). Ma ora ogni titubanza rimossa. Lam-ministrazione spende in Yemen le sue punte di diamante nella

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 39Nota 27

  • guerra al terrore, a cominciare da John Brennan, il consigliere spe-ciale per lantiterrorismo, che, forte della militanza da agente della Cia nella penisola araba, si occupa personalmente di orchestrare un sostegno pi muscolare al governo di Saleh. Assieme al Genera-le Petraeus, allepoca capo del Centcom e del Vice Ammiraglio McRaven, comandante del Joint Special Operations Command (Jsoc), ossia delle forze speciali statunitensi.

    In cosa si traduce limpegno americano in Yemen? Stando a quan-to annunciato da Brennan nel febbraio 201228, lobiettivo dupli-ce: eliminare due dozzine di leader qaidisti e addestrare le trup-pe locali, in concerto con Arabia Saudita e altri paesi del Golfo, per combattere la loro contro-insurrezione. Continuando, al contem-po, ad appoggiarsi al governo di Sana che sin dal gennaio 2010 ga-rantisce - riporta un cablo svelato da Wikileaks29 - di addossarsi la responsabilit degli attacchi dal cielo. Eppure, la legittimazione del regime si sgretola via via, con le proteste di piazza che nel 2011 portano alle dimissioni del presidente Saleh e distraggono leserci-to yemenita dal combattere ribelli e jihadisti.

    A differenza del Pakistan, dove Obama eredita un programma im-postato negli anni di Bush, qui lamministrazione libera di pro-gettare la propria architettura clandestina. Tra le sabbie e le mon-tagne dello Yemen sono schierate forze paramilitari della Cia e al-cune decine di truppe speciali. Si tratta soprattutto di squadre di addestratori che coordinano le operazioni antiterroristiche, senza prendervi parte, che raccolgono dati, li analizzano e li condividono con i militari yemeniti. E forniscono informazioni vitali agli opera-tori dei droni, che decollano sia dalla base di Camp Lemonnier a Gibuti sia da un aeroporto segreto nel sud dellArabia Saudita. A volte vengono impiegati anche aerei convenzionali, missili da cro-ciera lanciati dalle navi americane nel Golfo di Aden o i vetusti veli-voli dellaviazione yemenita, fattori che rendono difficile identifica-re se un attacco sia stato compiuto da un drone o meno.

    Di certo, questi strike non sempre sono precisi. Nel maggio 2010,

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 40Nota 28, 29

  • un missile diretto a membri di al-Qaida finisce per uccidere il vice-governatore della provincia di Marib, impegnato in una delicata trattativa con gli insorti locali. La sua morte scatena violente rap-presaglie contro il governo centrale e loleodotto della regione, giu-gulare energetica cos vitale che i danni che subisce costano al po-verissimo Yemen ben 1 miliardo di dollari30.

    Ma la controversia maggiore riguarda il caso delluccisione di Anwar al-Awlaki, eliminato da un missile lanciato da un drone nel settembre 2011 assieme a un altro militante qaidista che aiutava il predicatore nella pubblicazione della pi importante rivista jihadi-sta, Inspire. Il problema che al-Awlaki era un americano del New Mexico: per la prima volta dalla guerra civile, il governo degli Stati Uniti compie lassassinio senza processo di un suo cittadino in una situazione di guerra. Vero, sempre in Yemen, nel primo at-tacco coi droni del 2002 aveva trovato la morte un altro qaidista cittadino americano; ma non si trattava dellobiettivo primario.

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 41

    Fonte dati: Stime Long War Journal

    FIGURA 1.5 Attacchi in Yemen

    Nota 30

  • Qui invece luccisione deliberata e pianificata. In America si sca-tena un dibattito feroce, anche perch poche settimane dopo, un altro americano trova la morte per mano di un drone: Abd al-Rah-man, il figlio 16enne di al-Awlaki. Inoltre, non nota alcuna prova che al-Awlaki fosse un membro di al-Qaida, oltre a una semplice simpatia evidente nelle sue prediche sempre pi violente nei con-fronti dellAmerica. Addirittura, il giornalista investigativo Jeremy Scahill avanza lipotesi che proprio la crescente avversione di Was-hington verso al-Awlaki lo stesse spingendo tra le braccia di al-Qaida31.

    La portata di questi precedenti storica e le controversie hanno raggiunto lapice a inizio 2013, durante il processo di conferma a direttore della Cia proprio di Brennan: lopposizione repubblicana in Senato ha condotto un filibuster (una pratica di ostruzione) di 13 ore sul tema della trasparenza del programma dei droni, pro-nunciando una domanda fatidica. Se il presidente pu ordinare lassassinio di un cittadino americano allestero senza regolare pro-cesso ma appoggiandosi solo sui risultati dellintelligence, ha do-mandato il senatore Rand Paul, quali sono i limiti al suo potere?

    La necessit di una risposta a questo interrogativo passer sem-pre in secondo piano fintanto che la paura di attentati firmati al-Qaida torner periodicamente alla ribalta. Ed proprio lo Yemen a togliere il sonno a Washington. A inizio agosto 2013, 21 missioni diplomatiche statunitensi tra Africa e Medio Oriente sono state chiuse ed evacuate per colpa di un presunto piano dei jihadisti per colpire una o pi ambasciate a stelle e strisce. Lintelligence ameri-cana ha intercettato una conversazione tra il capo di al-Qaida Za-wahiri e il suo nuovo comandante operativo, Nasir al-Wuhayshi, il principale esponente di Aqap, in cui si impartivano gli ordini per un attentato terroristico. La risposta della Casa Bianca ha avuto i contorni di unomerica ira funesta: nove volte in due settimane i droni hanno colpito lo Yemen a caccia di Wuhayshi e dei suoi uo-mini.

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 42Nota 31

  • 3. SOMALIA: LA COLLANA DI PERLEDei tre teatri georobotici, la Somalia quello attorno cui aleggia

    pi mistero. Nel Corno dAfrica si combatte nella penombra una guerra continua, che periodicamente conosce picchi di violenza, co-me dimostrano gli interventi negli anni Novanta di alcuni contin-genti occidentali (compreso quello italiano) o, pi di recente, le in-vasioni degli eserciti confinanti, come quello etiope o keniano.

    Lobiettivo principale delle operazioni clandestine americane al-Shaabab, una milizia estremista associata ad al-Qaida dal 2002. La sua pericolosit accentuata dalla critica situazione del-la Somalia: negli anni riuscita a controllare ampie zone del sud del paese, approfittando del vuoto di potere creato dal collasso del governo, tuttora in fase di lenta ricostruzione. Indebolito ma non sradicato dallinvasione etiope del 2006, dopo il ritiro di Addis Abeba nel 2009 il movimento riprende a crescere. Tanto che nel 2011 il Kenya conduce nel sud unoperazione congiunta con le trup-pe (poco) regolari somale per tamponare lemorragia di violenza

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 43

    Giuramento di John Brennan ( White House Photos)

  • degli estremisti.

    Al-Shabaab mostra tutta la sua letalit l11 luglio 2010 con un at-tentato non in Somalia bens a Kampala, la capitale ugandese, ucci-dendo 74 persone radunate in uno stadio per seguire la finale dei mondiali di calcio. Il massacro convince il Consiglio di sicurezza nazionale americano che il raggio dei terroristi sia in espansione e anche gli scettici, tra cui i consiglieri giuridici di Pentagono e di-partimento di Stato, cedono alle pressioni dei militari per accon-sentire a unescalation in Somalia32.

    La prima operazione offensiva con un drone risale al 2007, nei pressi della cittadina di Ras Kamboni. Ma in quelloccasione il veli-volo senza pilota non spara, bens indica a un AC-130 americano lobiettivo contro cui aprire il fuoco: il convoglio che trasporta Aden Hashi Farah, uno dei comandanti jihadisti nella regione33.

    Il primo vero attacco di un drone nel Corno dAfrica cade il 25 giu-gno 2011, quando un Predator elimina Ibrahim al-Afghani, uno dei leader di al-Shabaab, nel porto meridionale di Kismayo34. Al-lattacco sopravvive Bilaal al-Barjawi, lideatore dellattentato di Kampala del 2010. Ma non per molto. Nel gennaio del 2012, un drone fa fuori anche questimportante figura del jihad africano35.

    Sapere con certezza quanti attacchi abbiano compiuto i droni impossibile, vista linaccessibilit per i reporter di unarea di opera-zioni cos vasta. Tuttavia, numeri minimi si possono ricavare. E da questi si evince un lento ma costante aumento. Secondo una ricer-ca del Bureau of Investigative Journalism, dal 2007 si sarebbero svolte tra le dieci e le 23 operazioni segrete in Somalia, di cui da tre a dieci con i droni, uccidendo in tutto almeno 112 militanti, ma anche 57 civili36. Il reporter David Axe stima che, tra 2007 e 2012, i droni abbiano volato almeno 25 mila ore, circa 13 al giorno37. Per-centuale minima rispetto alluso massiccio altrove. Eppure un da-to considerevole, per un teatro in cui la proiezione della forza ame-ricana non entra nemmeno nel dibattito pubblico, a differenza di

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 44Nota 32, 33, 34, 35, 36, 37

  • Yemen e Pakistan.

    La natura cos sfuggente della guerra dei droni in Somalia dovu-ta al fatto che essa si inserisce in un contesto molto pi ampio, che presenta due sfaccettature.

    In primo luogo, le operazioni robotiche sono solo una delle mani-festazioni del conflitto clandestino in cui gli Stati Uniti sono impe-gnati. Un conflitto in cui Washington fornisce assistenza a un con-tingente multinazionale sotto legida dellOnu e dellUnione Africa-na, che porta avanti i combattimenti convenzionali quotidiani, composto soprattutto da truppe di Burundi e Uganda. Nella capita-le Mogadiscio, poi, la Cia presente con alcuni commando per rac-cogliere informazioni e gestire la rete di contractors (mercena-ri)38. I militari americani non compiono attacchi solo coi droni ma anche con aerei convenzionali e missili da crociera lanciati dal-lOceano Indiano da navi schierate, almeno una trentina, alcune delle quali servono anche da basi galleggianti per le forze speciali per compiere raid a terra e detenervi obiettivi catturati39.

    In secondo luogo, la Somalia un tassello, seppure il pi vistoso, del mosaico che gli Stati Uniti stanno realizzando in Africa boreale per contenere - o, obiettivo minimo, tenere docchio - la minaccia jihadista40. Attorno al Corno dAfrica, Washington costruisce una vera e propria collana di perle fatta di basi, occhi alati e piccole squadre di forze speciali sul terreno. Basta prendere una mappa per rendersene conto. Il perno della presenza militare americana in Africa Camp Lemonnier, Gibuti, dove sono stanziate pi di 2500 truppe e da cui decolla la maggior parte dei droni41. Ma il Pentagono ha negoziato permessi di utilizzare aeroporti (o di rica-vare piste datterraggio dal nulla) anche a Etiopia, Kenya, Sud Su-dan, Uganda, Burkina Faso, Mali, Mauritania (cooperazione per interrotta nel 2008). E pure alle Seychelles.

    Tra Africa orientale e occidentale, le forze armate a stelle e strisce gestiscono inoltre due missioni di ricognizione: Tusker Sand e

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 45Nota 38, 39, 40, 41

  • Creek Sand. Impiegano personale privato per volare aerei dalle sembianze civili ma equipaggiati di raffinati sensori elettro-ottici e infrarossi per raccogliere informazioni sulle attivit degli movi-menti estremisti. I dati sono poi smistati a centri danalisi in Burki-na Faso e in Uganda, dove le informazioni sono condivise con i mi-litari locali o i commando di forze speciali sparsi nel continente42. Uno dei quali impegnato nella jungla centrafricana nella caccia al signore della guerra Joseph Kony.

    Al momento questa collana di perle serve solo a monitorare grup-pi come al-Qaida nel Maghreb islamico tra Mali e Libia o come Bo-ko Haram in Nigeria. Ma un salto di qualit del copione dei jihadi-sti pu spingere gli Stati Uniti a intervenire pi massicciamente sul palcoscenico della guerra al terrore. I teatri georobotici lo inse-gnano.

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 46

    Fonte dati: Foreign Affairs, Washington Post, Wired Danger Room.

    FIGURA 1.6 Basi americane e gruppi terroristici in Africa e Penisola Araba

    Nota 42

  • DISPOSITION MATRIX: CHI DECIDE E CHI SPARADipingere un quadro particolareggiato della catena di comando,

    intrufolarsi nei corridoi e nelle stanze dove avviene il processo de-cisionale assai arduo. Lesistenza stessa del programma di ucci-sioni mirate stata ufficialmente riconosciuta da Obama a inizio 201243; fino ad allora, tutta la questione era coperta da un velo di silenzio e segretezza. Le poche informazioni disponibili sono sgoc-ciolate fuori dalle stanze del potere grazie a fonti anonime o a sto-rie giornalistiche da maneggiare con cautela in quanto potenziali tentativi della Casa Bianca di plasmare lopinione pubblica sul te-ma.

    Il primo aspetto da definire quello degli attori chiamati a preme-re il grilletto. Un luogo comune vuole i militari essenzialmente as-sorbiti in azioni di supporto alle azioni belliche in Afghanistan, la-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 47

    I meeting di Obama sulla sicurezza nazionale, con Brennan sempre presente ( White House Photos)

    GALLERIA 1.1 La sicurezza nazionale sotto lAmministrazione Obama

    Nota 43

  • sciando alla Cia le pi controverse missioni clandestine. In realt, entrambi le conducono, spesso nello stesso teatro e a volte collabo-rando tra loro.

    Complica ulteriormente lequazione il fatto che a gestire le missio-ni militari dei droni sia una branca speciale e avvolta dal massimo riserbo, il Joint Special Operation Command (Jsoc). Si tratta del comando che raccoglie le unit dlite delle forze armate america-ne, quelle addestrate per le operazioni pi segrete, letali e pericolo-se. Fondato nel 1980, sul Jsoc si sono accesi i riflettori con la guer-ra al terrorismo. Nelle parole di John Nagl, gi consigliere di alcu-ni generali, il Jsoc diventato una macchina per uccidere quasi su scala industriale44. Esso opera sotto lautorit di Aqn Exord, firmato da Bush nel 2003, un atto legale senza controllo del potere legislativo. In quellordine esecutivo, il Jsoc era autorizzato a ope-rare con i suoi corpi speciali in pi di una dozzina di paesi, tra cui Afghanistan, Yemen, Somalia e, soprattutto, Iraq, il paese dove si ritagliato la fama maggiore, uccidendo un elevato numero di uo-mini di al-Qaida, tra cui al-Zarqawi, leader qaidista a Baghdad. Due dei migliori comandanti americani dellultima generazione hanno guidato il Jsoc: Stanley McChrystal e William McRaven.

    La collaborazione tra Cia e Jsoc avviene in quasi tutti i teatri, in modi diversi, dalla semplice condivisione di informazioni a opera-zioni congiunte. Un esempio su tutti? Luccisione di Osama Bin La-den, realizzata grazie a una sinergia tra intelligence della Cia e ca-pacit operativa del Jsoc. Il problema che, accanto ai vantaggi di efficienza e praticit, ce ne sono altri pi ambigui: la cooperazione tra le due agenzie fa s che molto spesso i ruoli, e le conseguenti at-tribuzioni di responsabilit, tendano a confondersi. Secondo il Washington Post, molti funzionari pubblici, da membri del Con-gresso a dirigenti della Cia, affermano di fare molto spesso fatica a distinguere il personale dellintelligence da quello militare45. A farne le spese , ancora una volta, la trasparenza: a volte, il Jsoc opera sotto lautorit legale della Cia per godere della sua segretez-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 48Nota 44, 45

  • za.

    Negli ultimi mesi, in America si scatenato un dibattito sullop-portunit di togliere il programma dei droni dalle mani della Cia. Il nocciolo della questione sta nellobbedienza dei militari al titolo 10 del codice statunitense che, a differenza del titolo 50 cui rispon-de la Cia, impone obblighi di rendere conto delle proprie azioni e di tenere informati governo e istituzioni. I servizi segreti non han-no infatti sviluppato un processo di inserimento del rispetto delle leggi nella cultura condivisa allinterno dellagenzia. Per quanto non sia chiaro quanto questa operazionalizzazione del diritto sia avvenuta nel Jsoc, i militari garantiscono maggiore trasparenza e soprattutto maggior coordinamento con le altre branche della poli-tica estera46.

    Lamministrazione Obama pare intenzionata a spostare la respon-sabilit dei droni dalla Cia al Pentagono, anche se questo tentativo sembra pi guidato da esigenze dimmagine. O, piuttosto, da un al-tro dibattito, stavolta meno pubblicizzato: quello se Langley debba o meno tornare alla missione primaria, ossia spiare e non uccide-re. La militarizzazione della Cia nella pi che decennale guerra al terrorismo sta trovando i suoi fieri oppositori sia in ex funzionari sia in membri importanti dellesecutivo. A cominciare dallattuale segretario alla Difesa Hagel che nel 2012 ha presieduto un rappor-to diretto alla Casa Bianca in cui si chiedeva che i servizi segreti pensassero meno ad al-Qaida e pi a monitorare minacce strategi-che come il programma nucleare iraniano, lattivismo della Cina o gli sviluppi della guerra civile in Siria47.

    Il secondo aspetto della questione decisionale introno ai droni in-veste il metodo. Come si arriva a ordinare luccisione di un terrori-sta? La maggior parte degli obiettivi viene selezionata da speciali elenchi: le famose kill list.

    Il processo di elaborazione di queste liste segue diverse fasi. Ana-listi provenienti da Cia, dipartimento di Stato, forze speciali, ecce-

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 49Nota 46, 47

  • tera si radunano al National Counter-Terrorism Center (Nctc). Una volta esaminate le minacce poste dai vari jihadisti, il gruppo invia lelenco, non ancora operativo, al Consiglio di sicurezza na-zionale, dove una riunione tra i vicedirettori di Fbi e Cia, pi alti funzionari di dipartimento di Stato e della Difesa, decide le due dozzine di terroristi da sottoporre al presidente per linserimento ufficiale nella kill list. Ogni trenta o novanta giorni si ricomincia, rivedendo la gravit della minaccia posta dagli obiettivi ed elimi-nando o aggiungendo nomi alla lista. Obama approva ogni attacco fuori dalle zone di guerra aperta (ossia Somalia e Yemen) mentre solo un terzo di quelli in Pakistan (dove lautorit spetta invece al direttore della Cia, guida del programma)48.

    FIGURA 1.7 Mappa del potere decisionale

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 50Nota 48

  • In questa selezione, fino a poco tempo fa la parte del leone la face-va John Brennan, il consigliere del presidente per lanti-terrori-smo ora passato a dirigere la Cia: era lui a presiedere le riunioni dove si approvavano i nomi delle kill list ed era sempre lui a porta-re le opzioni nello studio ovale, dibattendo con il presidente lop-portunit di eseguire lattacco o meno. Un potere esclusivo che spesso ha suscitato timori, allinterno dellesecutivo, che lufficio di Brennan diventasse un gabinetto di guerra, facendo dipendere il destino dei militanti di al-Qaida da un ristretto numero di fun-zionari. Altri membri dellamministrazione lo descrivono invece come la bussola morale della Casa Bianca, perennemente impe-gnato in una lotta con i falchi tra i militari e la Cia49.

    Di certo, Brennan il custode delle regole con cui lAmerica ucci-de. Nel corso degli ultimi due anni, il processo decisionale ha subi-to un certo grado di istituzionalizzazione. Su spinta di Brennan, larchitettura dellanti-terrorismo ha come perno la cosiddetta Di-sposition Matrix50. Si tratta di un database unico che raccoglie e schematizza non solo i nomi dei terroristi e i loro dati biografici ma anche altre due voci cruciali:

    TUTTI I MODI PER NEUTRALIZZARE LA MINACCIA. Si va dallattacco coi droni al semplice arresto, dallinvio di forze

    speciali alla chiamata a servizi segreti amici. Fattore ancora pi im-portante: la matrice mappa le opzioni a disposizione degli Stati Uniti, cosicch se lobiettivo si sposta, la risposta viene adeguata velocemente.

    I CRITERI PER ORDINARE UN ATTACCO. Per quanto siano tenuti segreti, alcune rivelazioni alla stampa

    hanno provato a fare luce: limmediatezza della minaccia, la perico-losit nei confronti di interessi strategici per il paese, la certezza quasi assoluta di non produrre vittime civili, limpossibilit di pro-cedere con la cattura. Su questultimo punto, Brennan ha chiarito un importante fattore nella decisione dellimpiego dei droni: gli Stati Uniti cercheranno la collaborazione del governo locale ma, se

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 51Nota 49, 50

  • questo si rivelasse incapace o non intenzionato ad agire, lammini-strazione proceder in modo unilaterale.

    Lobiettivo della Disposition Matrix duplice. Primo, massimizza-re lefficacia della guerra al terrorismo in un momento in cui essa ha raggiunto unestensione rilevante, razionalizzando e semplifi-cando le procedure. Secondo, una mossa di marketing: mostrarsi chirurgici ed efficaci agli occhi di unopinione pubblica interna e internazionale sempre pi contrariate per un uso percepito come disinvolto dei droni in mancanza di criteri precisi.

    Il significato pi profondo della Disposition Matrix per un al-tro. Il nucleo, leredit della politica dei droni di Obama la nor-malizzazione delle operazioni clandestine. Larchitettura di anti-terrorismo progettata dalla sua amministrazione implica che le de-cisioni saranno, dora in poi, controllate da procedure prestabilite, sganciate dalla contingenza e dallemergenza. Diventando, appun-to, la normalit. Come ha ammesso un ex funzionario dellammini-strazione al Washington Post 51:

    Cos facendo, la Casa Bianca lancia un messaggio: la guerra al ter-rorismo non finita, al massimo fa la muta. Diventa un atto buro-cratico, un rituale, un istituto, al pari del dipartimento della Dife-sa. Da guerra al terrorismo senza quartiere a operazione di polizia di quartiere.

    Non intendevamo creare liste senza fine. Questo apparato di anti-terrorismo ancora utile. Ma la domanda : quando smetter di esserlo? Non lo so.

    LE VALCHIRIE DI OBAMA 52

  • Caro Obama, quando un missile di un drone americano uccide un bambino in Yemen, il padre ti far guerra, garantito.

    Niente a che vedere con al-Qaida

    Laccorato tweet51 di un avvocato yemenita d la cifra della com-plessit della guerra dei droni.

    Lidea di perseguire i terroristi a suon di attacchi dal cielo ha il suo fascino, soprattutto per chi fa i conti con una caccia ai qaidisti

    CINGUETTII CONTRO MISSILI 53

    Gli effetti dei droni sulla guerra al terrorismo

    CINGUETTII CONTRO MISSILI

    2

    Un Predator che sorvola lAfghanistan ( Todd Huffman)

    Nota 51

  • che dura da pi di dieci anni e con unopinione pubblica presso cui la legittimazione dellUndici Settembre si fa sempre pi flebile.

    Eppure, se davvero stiamo assistendo allevoluzione della guerra al terrorismo verso una forma di operazione di polizia globale, la domanda fatidica bisogna porsela. Quanto efficace la guerra tele-comandata? I conflitti clandestini a bassa intensit (soprattutto mediatica e fiscale) in teatri georobotici lontani migliaia di chilo-metri da chi li combatte sono davvero lopzione migliore? Che ef-fetti hanno i droni sulla popolazione civile, sulle sue percezioni? Quanto sono la soluzione e quanto invece parte del problema?

    Lespansione smisurata degli attacchi con i droni impone unana-lisi costi-benefici dellattuale strategia degli Stati Uniti. Per arriva-re a chiedersi se questa costituisca davvero una strategia e perch Obama continui a farne la propria stella polare.

    GLI SCALPI DI AL-QAIDASapete, se un Predator viene colpito e precipita, il pilota va a ca-

    sa e scopa con la moglie. Non c nessuna questione di prigionieri di guerra52. Le parole di Richard Clarke, consigliere per lanti-ter-rorismo di Clinton prima e Bush poi, riassumono la popolarit dei droni presso i decisioni americani.

    Il primo vantaggio oggettivo di questi velivoli sta nelle risorse. Laereo senza pilota permette di raggiungere lobiettivo massimo (leliminazione dei terroristi) con il minimo sforzo in termini di tempo e vite umane. Il drone in grado di offrire una mole senza precedenti di informazioni, facilitando di molto il lavoro dellintel-ligence e permettendo cos di identificare lobiettivo con una ridot-ta (seppur a volte fatale) approssimazione. Inoltre, la vicinanza, an-zi, la coincidenza tra occhio e arma consente di concentrare nello stesso sistema il cosiddetto percorso find-fix-finish: il drone tro-va (find) lobiettivo, si assicura che tutto sia in regola sul campo e

    CINGUETTII CONTRO MISSILI 54Nota 52

  • nella catena di comando (fix) e colpisce (finish).

    In secondo luogo, il velivolo telecomandato azzera il rischio di perdite per lattaccante. Per quanto macchine dallaffidabilit non superba, i guasti tecnici che hanno fatto precipitare i droni non hanno mai portato alla morte di personale americano e nemmeno creato la necessit di organizzare pericolose missioni di salvatag-gio o delicate trattative con i nemici. Meglio lasciare gli iraniani ad arrovellarsi su un robot prigioniero ( capitato a fine 2011) che ne-goziare il rilascio di ostaggi umani per 445 giorni ( capitato anche questo, nel 1979).

    Lefficienza del drone confermata da un terzo dato: quello degli scalpi dei terroristi. Stando ai dati delle operazioni in Pakistan rac-colti dalla New America Foundation53, dalla prima operazione nel 2004, gli aerei senza pilota hanno mietuto le vite di ben 55 militan-ti di alto livello o addirittura leader di al-Qaida o di gruppi affilia-ti. Tra le vittime pi celebri: Atiyah Abd al-Rahman, ucciso il 22 agosto 2011, e Abu Yahya al-Libi, nel giugno 2012, entrambi al-

    CINGUETTII CONTRO MISSILI 55

    FIGURA 2.1 3F: Find, Fix, Finish

    Nota 53

  • lepoca numeri due di al-Qaida; Badruddin Haqqani e Janbaz Sa-dran, due alti comandanti della rete Haqqani, un gruppo affiliato ai qaidisti e inserito dagli Stati Uniti nella lista ufficiale dei gruppi terroristici nel settembre 2012 (significativamente dopo lelimina-zione di entrambi i leader, rispettivamente nellagosto 2012 e nel luglio 2011); Badar Mansoor, ritenuto il pi anziano tra i qaidisti in Pakistan, colpito nel febbraio 2012; Sheikh Al Fateh, ucciso nel settembre 2010, epoca in cui era il capo della ramificazione locale di al-Qaida in Afghanistan e Pakistan.

    Non solo il drone fa bene il suo lavoro, ma lo fa in modo pulito. Politicamente, fino a oggi si rivelato uno strumento unico, con-sentendo ai decisori di fregiarsi delluccisione dei nemici senza ri-schiare perdite nel proprio contingente. Una guerra senza gli effet-ti negativi della guerra, almeno per chi la fa. A livello dimmagine, imbattibile.

    GLI EFFETTI SULLA POPOLAZIONE CIVILEIngolositi dallefficienza numerica promessa dai droni, gli Stati

    Uniti espandono gli assassinii con i robot per colpire non solo i lea-der dei terroristi ma anche obiettivi non prioritari come militanti di basso livello. Un simile allargamento non comporta per un sal-to di qualit strategico. E soprattutto non elimina, anzi aumenta, i pericoli di uccidere o danneggiare civili che ogni bombardamento porta con s. Con il risultato di alienarsi le simpatie della popola-zione locale. Un pesante punto in meno nella guerra al terrorismo. Per cogliere la portata di queste affermazioni, conviene sviscerarle una per una.

    In primo luogo, che i droni attacchino di proposito non solo i ver-tici del terrorismo ma anche la semplice manodopera jihadista lo dimostrano i numeri. Secondo la New American Foundation, sa-

    CINGUETTII CONTRO MISSILI 56

  • rebbero tra i 1980 e i 3980 i morti tra i semplici militanti in Paki-stan e Yemen. Lo scorso aprile, il giornalista Jonathan Landay ha avuto accesso a documenti segreti della Cia che ammettono come tra gli obiettivi non ci siano solo i vertici dellorganizzazione terro-ristica54.

    C una chiara discrepanza tra chi lamministrazione Obama di-ce di colpire e chi viene effettivamente ucciso, nota Micah Zenko, autore di un rapporto sulla necessit di riformare le politiche di an-ti-terrorismo americane55. Laccusa alla Casa Bianca di elaborare criteri che poi vengono disattesi, come quello di necessit e urgen-za, definito dal presidente in persona in unintervista alla Cnn il 5 settembre 2012: Deve trattarsi di una minaccia seria e non frutto di speculazione. Deve essere una situazione in cui non possiamo cattu