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La Grande guerra

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Le cause della guerra

Fattori internazionali: Conflitto economico e coloniale

tra Germania e Gran Bretagna Tensione tra Germania e Francia

per l’Alsazia e la Lorena Tensione nei Balcani tra Austria-Serbia-

Russia

Fattori legati alla politica interna:

Corsa agli armamenti Peso politico delle gerarchie militari Nazionalismo aggressivo

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Triplice Triplice INTESAINTESA

Triplice Triplice ALLEANZAALLEANZA

Il sistema delle alleanze

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Europa in guerra

iniziò subito la mobilitazione degli eserciti 28 luglio 1914: Austria – Serbia 29 luglio - 4 agosto: Germania,

Russia, Francia, Inghilterra

Le cause immediate

Crisi balcanicheAustria aveva annesso

Bosnia-Erzegovina, su cui cadevano le mire della Serbia

Attentato a Sarajevo l’erede al trono d’Austria fu

ucciso da un serbo

L’Italia si dichiarò inizialmente neutrale (perché la triplice allenza era difensiva) ma il dibatto

interno vedeva contrapposti:Interventisti irredentisti, nazionalisti, socialisti rivoluzionariNeutralisti socialisti, cattolici, liberali giolittiani

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6 agosto

28 luglio

4 agosto

23 agosto: GIAPPONE

24 mag 1915

11 agosto

La rete delle dichiarazioni di guerra

1 agosto1 agosto

3 agosto

12 agosto

6 agosto 5 novembre

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1914

28 giugno a Sarajevo in Bosnia l’arciduca austriaco viene assassinato da un serbo.

Gli eserciti si mobilitano. A un mese esatto l’Austria dichiara guerra alla Serbia.

Tutti si aspettavano una guerra lampo ma essa diventa una guerra

di logoramento.

Si definirino subito due fronti principali:

orientale dal Mare del Nord alla Svizzera, che contrapponeva francesi e tedeschi

la guerra lungo questo fronte fu soprattutto di trincea

occidentale dal Mar Baltico al Mar Nero, opponeva russi e austro-tedeschi

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Estate 1914: la corsa alla guerraQuesto il testo della notizia strillata in prima pagina dal quotidiano che uscì la mattina del 29 giugno 1914.

Sarajevo, 28, sera in "La Stampa" 29 giugno 1914

L'arciduca Francesco Ferdinando e sua consorte la duchessa di Hohenberg si recavano al municipio per il ricevimento delle autorità, quando fu lanciata una bomba. Questa cadde sulle braccia dell'arciduca, che la respinse con un movimento del braccio stesso.La bomba esplose dopo che l'automobile dell'arciduca era passata.Due persone che si trovavano in un'automobile che seguiva rimasero leggermente ferite, mentre furono gravemente ferite altre sei persone che erano tra la folla.L'autore dell'attentato è un tipografo nativo di Trebinje (Erzegovina), certo Cabrinovitch, di nazionalità serba. Esso è stato subito arrestato.Dopo il solenne ricevimento in municipio, l'arciduca continuava a percorrere le vie della città, quando avvenne un secondo attentato compiuto mediante una rivoltella "Browning". L'arciduca colpito al viso e l'arciduchessa all'addome. L'arciduca e l'arciduchessa furono subito trasportati al Konak ove spirarono.L'autore del secondo attentato è uno studente dell'ottava classe liceale, certo Prinzip, nativo di Grakovo (Bosnia). Esso è stato arrestato.I due assassini sono stati a stento sottratti alla folla che voleva linciarli.

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La cronaca. Una manovra sbagliata dell’autista offrì all’assassino l’occasione di sparare sul bersaglio

Corriere della Sera - 27 giugno 2004

Dopo aver scampato la prima granata la cerimonia ufficiale in municipio a Sarajevo è breve, tesa. Francesco Ferdinando è impaziente di andare, lo sconsigliano di muoversi prima che la città sia rastrellata: l’attentatore è stato catturato, ma potrebbero esserci dei complici. Lui, al solito, si ostina: acconsente soltanto a seguire un percorso diverso da quello programmato. Si riparte, la macchina verde-nera dietro a quella del sindaco. Ma l’autista di quest’ultima, ignaro, una volta giunto all’incrocio con viale Francesco Giuseppe riprende il vecchio percorso, portando con sé quella dell’arciduca. Appena si accorge dell’errore, il governatore Potiorek, seduto di fronte a Francesco Ferdinando, si alza e ordina di fermarsi. Dopo un attimo di incertezza, il convoglio comincia una lenta retromarcia. Così finisce per trovarsi a due passi da Gavrilo Princip, diciannovenne malato e fanatico, piantato lungo quella strada, da ore, con una Browning in tasca. Il terrorista punta e spara a colpo sicuro: la prima pallottola, passando attraverso il vetro della macchina, colpisce Sofia. La seconda penetra nel collo dell’arciduca, proprio sotto il colletto rigido con le tre stelle d’oro da generale. Il piombo recide di netto la vena giugulare, e in pochi attimi il viso è coperto di sangue. Anche il vestito bianco della donna si macchia di rosso. Lui fa in tempo a dirle: “Sofia, non morire, devi badare ai bambini” . La macchina si dirige precipitosamente verso il palazzo del governatorato e nessuno ha capito ancora che la coppia è ferita mortalmente. Sulla scalinata estraggono i corpi, già non c’è più nulla da fare.Gavrilo Princip, catturato, viene sottratto all’ira dei soldati e al linciaggio della folla. Al processo dichiarerà di avere agito per alti ideali rivoluzionari; non avendo ancora vent’anni, sfuggirà alla pena di morte.

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guerra di logoramento, di cui la trincea fu la grande protagonista.

"Le trincee ... erano delle buche profondamente scavate nel terreno per una lunghezza di cinque metri all'incirca e per la larghezza di un metro. Vi si penetrava per una scala a pioli collocata in posizione assolutamente verticale nell'apertura che affiorava al livello del terreno, e quando s'era dentro ci si trovava nell'oscurità più completa, le feritoie erano inservibili sia perché mancavano di campo di tiro, sia perché erano troppo alte per tiratori in ginocchio, e troppo basse per tiratori in piedi. Gravava sul capo il tetto fatto di travicelli assai sottili, sostenenti uno strato di terra che non avrebbe fermato, non dico il più piccolo proiettile d'artiglieria, ma neppure una pallottola di fucile. Una tana, una orribile tomba!" (A.Monti, Combattenti e silurati, Ferrara 1922)

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La spersonalizzazione del soldato

Neppure le azioni difensive ed offensive scuotevano il soldato dall’apatia e dal fatalismo nei quali era immerso. Nella stessa

epoca un sottotenente di Carrara scrisse al «Corriere della Sera »: «Io non so più che diavolo subentri nei cuori, ma è certo che si è di una durezza speciale. Vedi cadere colpiti per non rialzarsi soldati e colleghi, e vedi altri balzare in piedi per scendere giù, agitando le braccia ferite, o premersi un fianco o l’addome in mille posture di

persone straziate, e te ne rimani li, tranquillo, con solo un senso di noia per tutto quel frastuono, per tutto quel turbinio. E ti scappa come detto verso gli avversari: E smettetela un po’, noiosi! Se

ripenso alla mia sensibilità di quando ero borghese, non so come capacitarmi del mutamento»