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C NTIERE DI IDEE, FATTI, NOTIZIE DELLA PARROCCHIA SAN GIUSEPPE Parrocchia San Giuseppe in Monza, nella Comunità Pastorale Ss. Trinità d’Amore via Guerrazzi 30 - 20900 Monza (MB) OTTOBRE 2014 anno 55 n. 592 La fontana del villaggio I n una regione dell'Africa centrale pro- prio al confine della foresta, sorgono dei piccoli e semplici villaggi, fatti di capanne povere ma dignitose. Ognu- no di essi ha una sua particolarità che lo rende unico; ad esempio c’è il villaggio di FRESCHE FRASCHE, chiamato così per le grandi fronde di palma che formano il tetto delle capanne creando grandi zone d'ombra. Ma ce n’è uno che appa- rentemente sembra un qualunque vil- laggio africano, ma che, ad un occhio attento può rivelare il suo segreto na- scosto. È il villaggio di ACQUAVIVA. Al centro di Acquaviva sorge una grande fontana con un getto d'acqua fresca che zampilla. Non tutti gli abitanti di Acqua- viva però, fanno rifornimento d'acqua alla fontana. C’è chi si ostina ancora, non si sa bene il perché, a fare lunghi chilo- metri a piedi per giungere al vecchio pozzo. In questo villaggio vive un gio- vane di nome NDAMI; Ndami è un ra- gazzo allegro, simpatico, ama molto la compagnia, anzi, spesso sono gli amici stessi che lo vanno a cercare per diver- tirsi insieme; ma nonostante ciò Ndami,

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C NTIEREDI IDEE, FATTI, NOTIZIE DELLA PARROCCHIA SAN GIUSEPPE

Parrocchia San Giuseppe in Monza, nella Comunità Pastorale Ss. Trinità d’Amore

via Guerrazzi 30 - 20900 Monza (MB)

OTTObre2014

anno 55 n. 592

La fontana del villaggio

In una regione dell'Africa centrale pro-prio al confine della foresta, sorgono dei piccoli e semplici villaggi, fatti di

capanne povere ma dignitose. Ognu-no di essi ha una sua particolarità che lo rende unico; ad esempio c’è il villaggio di FRESCHE FRASCHE, chiamato così per le grandi fronde di palma che formano il tetto delle capanne creando grandi zone d'ombra. Ma ce n’è uno che appa-rentemente sembra un qualunque vil-laggio africano, ma che, ad un occhio attento può rivelare il suo segreto na-scosto. È il villaggio di ACQUAVIVA. Al centro di Acquaviva sorge una grande fontana con un getto d'acqua fresca che zampilla. Non tutti gli abitanti di Acqua-viva però, fanno rifornimento d'acqua alla fontana. C’è chi si ostina ancora, non si sa bene il perché, a fare lunghi chilo-metri a piedi per giungere al vecchio pozzo. In questo villaggio vive un gio-vane di nome NDAMI; Ndami è un ra-gazzo allegro, simpatico, ama molto la compagnia, anzi, spesso sono gli amici stessi che lo vanno a cercare per diver-tirsi insieme; ma nonostante ciò Ndami,

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non rinuncia a preziosi momenti di soli-tudine. A volte lo si vede appollaiato su un alto albero di cocco, altre volte seduto all'ombra di una palma. È proprio in uno di questi momenti che Ndami, in un'e-state torrida, va a sedersi sui bordi della fontana, e, preso dalla sete, beve l'acqua stranamente fresca nonostante i cinquan-ta gradi di calura. Ndami si sente rinasce-re, quell'acqua ha su di lui un'azione stra-ordinaria, sente che le forze gli ritornano nonostante il caldo. È stupito e meravi-gliato, "cos'ha di speciale quest'acqua?" si chiede. "Non è certo come l'acqua del pozzo o del fiume”. Ndami è felice di que-sta sua scoperta e non vede l'ora di con-dividerla con gli amici. Infatti nel giro di poco tempo la fontana è attorniata da ra-gazzi, bambini, adulti, contagiati dall'en-tusiasmo di Ndami. E più Ndami racconta più gli prende la nostalgia e il desiderio di dissetarsi alla fontana, e così comincia ad andarci ogni giorno con regolarità. La gioia di Ndami però, non è piena a causa di Mambu; Mambu è il suo migliore ami-co e non riesce a capire cosa sia accaduto a Ndami, la storia della fontana gli sembra una grande fesseria, e così fra i due amici comincia a insinuarsi il germe dell'incom-prensione. Finché un giorno Ndami non si decide ad affrontare con chiarezza l'a-mico; Mambu prima assume un atteggia-mento di rigidità e sicurezza, ma gli ba-sta incrociare lo sguardo dell'amico che crolla e dà sfogo a tutta la sua amarezza. “Io non capisco, non riesco proprio a ca-pire cosa tu abbia trovato in quella fonta-na, vedo che sei cambiato, sei molto sere-no, ma io, io non capisco!" "Caro Mambu, prima di tutto lascia che ti dica che mi sei

mancato immensamente; andando alla fontana ho scoperto un tesoro, ma il non poter condividere questa scoperta con te mi dà una grande sofferenza. Comunque tu non capisci perché ti ostini a ragionar-ci su, senza deciderti a scegliere di venire alla fontana; finché i tuoi piedi rimarranno inchiodati qui, la tua sete non troverà mai risposta. Supera la tua diffidenza, muo-vi i tuoi piedi, scegli di fare esperienza e allora poi mi dirai, se avrai capito o me-no." "Non lo so Ndami, mi sento confuso, ho bisogno di pensarci su; comunque mi ha fatto bene parlare con te”. I due amici si salutano perché ormai è notte fonda e Ndami ritorna alla sua capanna. È appena sorto il sole, in quella regione meraviglio-sa dell'Africa tropicale, che Ndami anco-ra immerso nel sonno, viene svegliato da un rumore; qualcuno bussa alla sua por-ta. Si alza ancora mezzo intontito, apre la porta e con stupore si trova faccia a faccia con Mambu. "Sono pronto" dice Mambu più vispo che mai. Ndami non sa ancora se sta sognando o se è sveglio, si strofi-na gli occhi e chiede: "Cosa hai detto?" "Sì sono pronto, voglio andare alla fontana, non mi lascerai certo andare da solo, no?" "Certo che no! Sono felice Mambu, ve-drai che non rimarrai deluso." I due amici si incamminano e lungo la strada parlano confidandosi desideri più profondi del lo-ro cuore. Arrivati in prossimità della fonta-na viene loro incontro il saggio GIMBAUE. "Benvenuto Mambu" dice con un grande sorriso che scalda subito il cuore, "Nda-mi mi ha parlato molto di te”. Mambu tira per un braccio Ndami e gli chiede: "E chi è quello? E cosa vuole?". "Non ti preoccupa-re Mambu, lui è il custode della fontana,

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colui che, consapevole del valore di que-sto luogo, lo custodisce come qualcosa di prezioso; ma ciò che a lui importa di più non è la fontana in sé, ma l’acqua e le per-sone che vengono alla fontana, si preoc-cupa di far maturare in loro la consapevo-lezza di avere sete, e poi offre loro l'acqua viva. L’acqua viva dell'amicizia, del gioco, dello stare insieme, dell'incontro con il SI-GNORE DELLA VITA.Questo è il segreto della fontana, comun-que ora basta parlarne, è ora che anche Tu cominci ad assaggiare quest'acqua.

Noi non siamo in Africa, ma in Brianza; i nostri nomi hanno un suono diverso, an-che se ci stiamo abituando ad accogliere “Nomi nuovi”; noi non abbiamo una fon-tana e dell’acqua…Ma abbiamo una comunità che si radu-na per bere l’acqua della vita. Abbiamo una comunità che si raduna per incontra-

re Colui che ci dà l’acqua della vita: Gesù di Nazareth.“Chiunque beve di quest'acqua, avrà an-cora sete, ma chi beve dell'acqua che io gli darò non avrà mai più sete in eterno; ma l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che zampilla in vi-ta eterna”.Riprendiamoci il gusto di muovere la no-stra libertà, di fare una scelta. Di far emer-gere i nostri desideri più veri che l’acqua che Gesù ci offre esaudirà. Ma soprattut-to riprendiamoci la meraviglia di invitare altri, i nostri Mambu, a gustare l’incontro con il Signore della vita. Allora vi propongo di riscrivere la finale del racconto: questo è il segreto della comunità cristia-na, occorre parlarne, ma è ora che insieme continuiamo a sorseggiare quest’acqua e a proporre a tutti di dissetarsi insieme.

Ciao, don Giuliano

VITA DeLLA COMUNITÀL’ARCIVESCOVO E PADRE ENRICO SCRIVONO

"Dai, butta giù 10 righe per presentarti, sul Cantiere". Mi dice d. Giuliano. Con poco buon senso, accetto. Mi verrà in mente solo dopo che non saprei cosa dire più di quanto ho già detto nelle due cele-brazioni che ho presieduto in Parrocchia nelle due domeniche precedenti.Sono arrivato a Monza il 1 settembre, co-me amministratore parrocchiale delle Parrocchie di s. Giuseppe, di s. Carlo e di Triante e con il compito di guidare la Co-munità Pastorale ss. Trinità d'amore, vi-

sta la malattia di don Claudio. Un compi-to affascinante: fare Chiesa, con tanti altri battezzati, altri preti, un diacono e del-le consacrate. Il conto era quello di stare particolarmente vicino a d. Claudio, che aveva ricevuto questo mandato dal Ve-scovo e che la malattia aveva impossibili-tato a svolgere a pieno. Ora lui ci assisterà dal traguardo, che già ha raggiunto. Spero di poter fare al meglio la mia parte: pos-so garantire almeno l'impegno. Confido nel fatto che ognuno darà il meglio di sè:

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don Felice, don Giuliano, don Alessandro, don Andrea, Franco, Mariella, Marinella con cui condivido la Diaconia, I Consiglie-ri dei diversi Organi di Condivisione della responsabilità di fare delle nostre Parroc-chie e della nostra Comunità Pastorale un volto bello della Chiesa del Signore Gesù, i tanti battezzati e battezzate che, qui a s. Giuseppe e nelle altre Parrocchie della Comunità danno generosamente, con sa-pienza e passione, il loro apporto, tutti i fratelli e le sorelle che condividono l'ap-partenenza a questa realtà che ci racco-glie e nella quale siamo chiamati a dare testimonianza all'amore crocifisso del Ri-sorto. Mi auguro e Vi auguro buon cam-mino.

Padre Enrico Beati

Carissimi fedeli, partecipo al vostro cordoglio per la morte di don Claudio Galli e mi unisco a tutti voi nell'eleva-re la preghiera cristiana di suffragio. Don Claudio venne ordinato nel 1976 e i suoi primi incarichi lo portarono a Sesto Calende e a Motta Visconti, do-ve rimase fino al 2010 quando entrò a far parte della Comunità Pastorale SS. Trinità d'Amore in Monza. Fu un mini-stero intenso quello di don Claudio, un ministero che, ad anni di distanza, vie-ne ancora ricordato con affetto e rico-noscenza dai ragazzi e dai giovani che ebbero modo di conoscerlo e apprez-zare le sue doti umane e spirituali. Ge-neroso e buono, accogliente e parteci-pe: queste le qualità di don Claudio che sapeva irradiare quella serenità d'ani-mo propria dell'abbandono fiducio so al Signore. I sacerdoti della sua classe

hanno ancora ben presente il suo spi-rito, la sua disponibilità anche nei mo-menti di stacco dallo studio in semina-rio come portiere della loro squadra di calcio. Poi una grave malattia, affron-tata con grande fede, lo colpì e lo co-strinse a un periodo di raccoglimento e di preghiera silenziosa, assistito pre-murosamente dai suoi familiari. Faccia-mo tesoro dell'esempio di don Claudio, che ora ringraziamo un'ulti ma volta af-fidandolo all'abbraccio del Padre cele-ste e chiedendogli di esserci accanto nel quotidiano cammino. Con affetto vi benedico uno ad uno.

Angelo Card. Scola - Arcivescovo

Ricorderemo don Claudio l’8 ottobre alle ore 21

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fEStA ORAtORIO

fEStA DI APERtURA ANNO ORAtORIANOEccoci nuovamente pronti a ripartire per un nuovo anno oratoriano

SOLO INSIEME!!!DOMENICA 5 OTTOBRE, inizia la grande avventura dell’anno oratoriano e per par-tire alla grande aspettiamo tutti, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, adolescenti e adulti, in oratorio per vivere SOLO INSIEME una grande festa di apertura con il seguen-te programma:

■ ORE 10.00 SANTA MESSA con mandato alle catechiste, agli educatori e agli allenatori S.P.B.

■ ORE 11.30: PARTITA CALCIO S.P. BAITA

■ ORE 13.00: SANGIUBURGER!!! un nuovo “pranzo-picnic” SOLOINSIEME in amicizia aperto oltre che alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi, anche a tutti i genitori che desiderassero condividerlo, rendendosi partecipi all’organizzazione.

■ ORE 14.15: PICNICCANDOSOLOINSIEME!! attività e divertimenti per tutti con i nostri super Animatori dell’oratorio.

SOLOINSIEME vivremo un bellissimo ed entusiasmante anno oratoriano!!!!!

fORMAZIONE ADULtI – DECANAtO DI MONZA

ExPO 2015: "OCCASIONE PER UN NUOVO UMANESIMO. LA COMUNItà MONZESE SI INtERROgA"Quest’anno pastorale le parrocchie e le comunità pastorali del decanato di Mon-za organizzano quattro incontri formativi per tutti. Il tema di cui sopra è lo sviluppo delle parole del nostro Arcivescovo Card. Angelo Scola: ““Parlando di “nuovo uma-nesimo” non ci limitiamo ai temi della nu-trizione materiale e spirituale al centro dell’Expo, ma siamo spinti ad affrontare il rapporto tra cultura e culture e quello del dono della nostra fede cristiana conside-rata in se stessa ed in relazione ad ogni re-ligione o mondovisione”

Ecco il programma

■ Venerdì 17 ottobre 2014 ore 21 "Expo 2015: facciamone un’occasione di sviluppo umano" interverranno: Prof. Paolo Foglizzo, Aggiornamenti Sociali Prof. Ermenegildo Conti, Facoltà Teologica Italia Settentrionale sede: Centro parrocchiale “A. Cazzaniga” Parrocchia Sacra Famiglia (Cederna) Via Muratori 3, Monza

■ Venerdì 14 novembre 2014 ore 21 "Il paradosso della scarsità nell’abbondanza"

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interverranno: Prof. Giancarlo Rovati, Università Cattolica Milano Prof. Ermenegildo Conti – Facoltà Teologica Italia Settentrionale sede: Oratorio di San Biagio Via Manara 10, Monza

■ Venerdì 27 febbraio 2015 ore 21 “Non di solo pane. Cibo, educazione, umanesimo” interverrà: Mons. Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità,

la Missione e l’Azione Sociale - Diocesi di Milano sede: Oratorio San Rocco Via S. Rocco 9, Monza

■ Venerdì 20 marzo 2015 ore 21 “ L’Uomo vive di pane e di parola: il bisogno di nutrimento e il mangiare con Gesù” interverrà: S.E Mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara sede: Parrocchia San Giuseppe via F. Guerrazzi 30, Monza

tERZA Età

IL MOVIMENtO DELLA tERZA Età A SAN gIUSEPPEIl Movimento Diocesano della Terza Età nasce a Milano nel 1972 per volere del Cardinal Colombo e tra i fondatori c’è una nostra parrocchiana: Antonia Maggioni. San Giuseppe ne fa parte da tantissimo tempo, autonomamente ma unito ideal-mente ad altri 450 gruppi e il primo co-ordinatore è stato l’indimenticabile Carlo Colombo che alcuni anni fa ha passato la palla al sottoscritto. È un’iniziativa parroc-chiale rivolta a tutti coloro che gradisco-no partecipare a incontri di tipo religioso, culturale e socializzante.Attualmente sono 70/80 le persone che aderiscono totalmente o saltuariamen-te ai nostri incontri. A chi si rivolge e co-sa offre il Movimento? Innanzi tutto non è richiesta alcuna iscrizione e si é liberi di partecipare a uno o a tutti gli incontri pro-posti; ogni persona, di qualsiasi età, uomo o donna, inserita o meno in parrocchia può vivere un’esperienza gratificante e si-

gnificativa e, perché no, diventare lei stes-sa animatrice e portare la propria umanità all’intero gruppo. Ci troviamo ogni merco-ledì dalle 15 alle 16.30 circa nei locali sot-to la Chiesa.Cosa propone? Conferenze culturali (let-teratura, pittura, scultura, teologia, storia della musica); vi sono pomeriggi dedicati a temi particolari sulla salute, sulla storia dell’arte, ….ed è sempre gradito il dibat-tito che arricchisce gli interventi dei con-ferenzieri di altissimo livello. Alcuni pranzi fanno da ottimo contorno per aumenta-re la conoscenza reciproca e l’amicizia fra gli aderenti, così pure un paio di gite fuo-ri porta che raggiungono normalmente il triplice scopo: religiosità, cultura, socializ-zazione (visite guidate a Santuari, musei e per finire una cenetta-merenda che non guasta mai).Sul Cantiere è descritto il programma di ogni mese e chiunque può scegliere

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quando partecipare e accogliere questa iniziativa che, da parte degli organizzato-ri, ha lo scopo di proporre e condividere momenti simpatici e interessanti che so-no pietre miliari nella quotidianità setti-manale.Vi aspettiamo numerosi, da metà otto-bre alla fine di maggio, perché sappiamo di poter offrire un dono: vivere insieme esperienze diverse e interessanti e non lasciatevi ingannare dal nome…. questo non è un Movimento per vecchi!

Roberto Temporin

PROGRAMMA OTTOBRE 2014 ■ Mercoledì 15, ore 15.00

L'umanità e l'impegno civile nell'opera di Giosuè Carducci, attraverso l'analisi della sua vita e

delle sue immortali poesie. relatrice: Prof. Palma Agati

■ Mercoledì 22, ore 15,00 Incontro con Don Giuliano

■ Mercoledì 29, ore 15.00 Viaggio in Terra Santa con alcuni parrocchiani – Prima parte Per chi l’ha visitata e per chi non ha ancora perso la speranza di andarci: - Da Sefforis ad Haifa passando da Nazareth, il Monte Tabor, il sito di Magdala, – la Chiesa delle Beatitudini, la Domus Galilea, Tabga (il primato di Pietro), il Lago di Tiberiade, Cafarnao, Cana, Cesarea, il Monte Carmelo e la grotta di Elia Un film realizzato da Osvaldo Carpani

CARItAS

PANE AMICOIl servizio Caritas “Pane Amico” si avvia ver-so il terzo anno di attività con un bilancio più che positivo, visto e considerato il pro-gressivo aumento dei soggetti assistiti e le frequenti richieste di sostegno avanzate alla nostra organizzazione. Finalità dell’i-niziativa è recuperare l’invenduto dai pa-

nificatori, altrimenti destinato allo smalti-mento, e consegnarlo a persone e famiglie in difficoltà, residenti sul territorio.Questo servizio di prossimità viene at-tualmente svolto da due squadre di vo-lontari che si alternano ogni giovedì se-ra, raccogliendo dai panificatori i prodotti da forno invenduti per poi ripartirli e ridi-stribuirli presso un centro di smistamento oppure a domicilio.Giusto per dare un’idea, ad oggi vengo-no assistite circa trenta famiglie, per un totale di almeno cento persone. Il confe-rimento avviene in maniera totalmente gratuita, grazie alla generosità dei panifi-catori che liberamente e con spirito altru-

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ista aderiscono e sostengono in maniera concreta l’iniziativa. Al valore fortemente simbolico del pane, si aggiunge la nobiltà nel gesto del donare verso chi vive situa-zioni quotidiane di difficoltà e panettieri in primis, volontari e coordinatori vivono con dedizione e gioia questo impegno.Lo sviluppo del progetto in prospettiva futura, determinato dal sempre maggior

numero di richieste di sostegno, richiede l’adesione di nuovi volontari e, per que-sto, l’organizzazione lancia un appello a chi volesse contribuire in termini di tem-po e disponibilità per condividere questa esperienza di volontariato.Contattare per questo Mario Spina al cell. 3388009300.

Carlo Lupetti

gRUPPO MISSIONARIO

gIORNAtA MISSIONARIA MONDIALE DOMENICA 26 OttOBRE 2014 “Periferie, cuore della missione” è lo slogan scelto da Missio, organismo pa-storale della Cei, per l’Ottantottesima Giornata Missionaria Mondiale. Pren-dendo lo spunto dal magistero di Papa Francesco, l’obiettivo è quello di richiama-re l’attenzione dei fedeli e delle comunità sulla centralità dell’impegno ad gentes, per raggiungere le periferie, le frontiere, tutto ciò che è distante da noi, non solo geograficamente, ma anche a livello esi-stenziale. Essere credenti, infatti, signi-fica assumerci le proprie responsabilità di battezzati, l’impegno alla conversione del cuore, al bene condiviso, alla pace, al-la giustizia, alla riconciliazione, al rispetto

del creato. Ecco che allora la periferia si qualifica come il lo-cus per eccellenza della missione, tra-guardo da raggiungere e dunque “dove andare” e “da cui ripartire”.Per preparare la giornata il gruppo missio-nario si troveràMercoledì 15 ottobre alle ore 21 in Aula chierichettiInizieremo con la preghiera a cui seguirà una riflessione di don Giuliano.Sabato 25 e domenica 26 vi aspettiamo per lo stand sotto “il Portico”

Per UN DISCerNIMeNTO

… MA LA MADONNA APPARE A UN'ORA StABILItA?Da un avviso parrocchiale: “Domenica al-le ore 16.30 recita del Santo Rosario; se-guirà la celebrazione della Messa. Alle ore

18.40 la veggente avrà l’apparizione della Madonna…”. Mi viene un sussulto: come? si può programmare anche giorno e ora

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dell’apparizione della Madonna? Imma-gino la Madonna che, assunta in cielo in corpo e anima, viene nella parrocchia x, nel momento in cui la veggente la invoca e mi sento un poco a disagio. Negli ulti-mi tempi le ‘apparizioni’ della Madonna si moltiplicano, tanto che si ha l’impressione di una strategia di rivelazione universale. Ai luoghi tradizionali (Lourdes, Fatima, La Salette…) se ne aggiungono molti nuovi, tanto che i vescovi fanno fatica a seguire tutto, a valutare la veridicità delle espe-rienze, a suggerire o scoraggiare l’afflusso dei pellegrini nell’uno o nell’altro luogo. Incoraggiare potrebbe essere un invi-to alla superstizione, al gusto dello stra-ordinario; scoraggiare potrebbe essere una mortificazione dello spirito religioso. Come comportarsi? Come vuole Dio che ci comportiamo di fronte a questi feno-meni? Si ricorre al criterio evangelico dei frutti: se i frutti sono buoni, vuol dire che è buono l’albero, e viceversa. Ma anche questo non è un criterio sicurissimo: bi-sognerebbe che i frutti fossero tutti di un tipo – o tutti buoni o tutti cattivi. Purtrop-po, di solito, i frutti si trovano mescolati; ci sono molti che si convertono e ritrova-no la fede, la voglia di pregare: frutti buo-ni; ci sono anche manifestazioni di fanati-smo o interessi economici ambigui: frutti acerbi. Partiamo da una domanda sem-plice: dove si trova il Signore Gesù risor-to? E dove si trova sua madre, risorta do-po di Lui e a motivo di Lui? Naturalmente non si trovano in un luogo particolare del mondo; in questo caso, sarebbe definibi-le il loro ‘luogo’ con delle coordinate car-tesiane. Non è così: il luogo del Signore risorto, quello che sarà il luogo di tutti i

risorti con Lui è semplicemente Dio. Gesù risorto vive in Dio; Maria assunta vive in Dio; noi risorgeremo in Dio. Naturalmen-te, né io né chiunque altro può spiegare come sia fatto questo misterioso ‘luogo’ che è Dio stesso o come si possa ‘abita-re' in questo luogo; non possiamo perché non conosciamo Dio se non in modo par-ziale, attraverso l’analogia. (...) Quando diciamo di Maria che ‘appare’ a qualcuno in un luogo e in un tempo particolare vo-gliamo dire in quel luogo e in quel tempo una persona (o un gruppo di persone) ha vissuto un’esperienza singolare e intensa della presenza di Maria; che ha ‘visto’ una forma umana riconoscibile come quella di Maria e udito parole umane la cui ori-gine viene attribuita a Maria. Il fatto che altre persone, presenti nello stesso luogo e tempo, non facciano la medesima espe-rienza (non vedano la stessa forma e non sentano le stesse parole) significa che la percezione di Maria non è una percezio-ne naturale (che ha origine cioè dai sen-si e dal loro funzionamento usuale), ma, eventualmente, un dono speciale con-cesso a qualcuno per un motivo partico-lare di Dio. La forma, la natura, le caratte-ristiche di questa esperienza dipendono dal dono di Dio (che è libero) e dipendo-no dalla capacità ricettiva della persona stessa (che è comunque limitata). Posto questo, posso rivedere le immagini che mi erano venute in testa leggendo: alle ore 18,40 (colpisce la precisione!) apparirà la Madonna. Questo non vuol dire che la Madonna accorrerà in quel momento nel-la parrocchia di x lasciando il paradiso di Dio; e nemmeno che chi sfortunatamente in quel momento si trovasse lontano dalla

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parrocchia di x dovrebbe necessariamen-te rinunciare a incontrare la presenza di Maria perché Maria è ‘altrove’. Vuol dire in-vece che la veggente, che vive una devo-zione mariana particolarmente intensa e ha avuto doni di preghiera particolar-mente vivaci, si porrà in quel momento in un atteggiamento di preghiera, nel con-testo di una comunità che pregherà con lei; che questa preghiera potrà renderla ‘ricettiva’ nei confronti della presenza so-prannaturale di Maria (una presenza che, in qualche modo, c’è sempre quando un cristiano prega, ma che qualcuno, in un momento particolare, per grazia, può per-cepire con maggiore intensità e chiarez-za); che addirittura, se Dio vorrà, in que-sta esperienza potrà accogliere un invito a un cammino di purificazione e di santi-ficazione; che questa esperienza intensa potrà sollecitare altre persone presenti a fare anch’esse, nella preghiera, esperienza della vicinanza di Maria e, attraverso que-sta esperienza, esperienza dell’amore (an-che) ‘materno’ di Dio stesso… Per questo assume grande rilevanza il giudizio sulla maturità, la fede, la sincerità, l’umiltà, il di-sinteresse dei ‘veggenti’.In ogni modo vale anche per questa espe-rienza un principio della filosofia scolasti-ca, secondo cui tutto ciò che viene rice-vuto, viene ricevuto secondo la capacità e il modo di ricevere di colui che lo rice-ve. La ‘veggente’ parla e descrive la sua esperienza religiosa, sembra avere quali-tà buone di ‘ricezione’, altre persone sono portate ad aver fiducia in lei e accolgono come vere le sue parole, sono attirate a pregare a loro volta; ma, come per tutti, anche la ricezione della ‘veggente’ non è

completa e perfetta e la sua esperienza non può diventare una regola che defini-sce l’esperienza religiosa degli altri. Ci po-tranno essere reazioni diverse: per alcu-ni pregare insieme alla veggente (o dove ha pregato la veggente) significherà fare un’esperienza particolarmente intensa, sentire un invito urgente alla fede, a una vita nuova e migliore; per altri quella esperienza rimarrà una semplice (che non significa banale!) esperienza di preghiera mariana. Bisogna però diventare attenti ai rischi che sono presenti in ogni esperien-za religiosa di questo tipo: il primo è che la fede cristiana venga ridotta ai fenome-ni straordinari mentre la vera misura della fede è l’obbedienza a Dio (“fare la volontà di Dio”) nel quotidiano; il secondo è che il gusto del miracoloso allontani dalla fati-ca di vivere la durezza del mondo per gu-stare la dolcezza dei mondi immaginari; il terzo è che nella figura di Maria vengano sottolineati elementi secondari e ci si al-lontani dall’essenziale: il suo ascolto del-la Parola di Dio, la sua fede obbediente, la sua maternità divina, la sua esemplari-tà nei confronti del mistero della Chiesa. In concreto: se qualcuno trova in queste esperienze un arricchimento della fede, se ne serva con semplicità. Ma stia bene attento a verificare in se stesso gli effetti reali: sappia distinguere una reale cresci-ta di maturità spirituale da un’emozione spirituale ambigua. È sempre possibile vi-vere processi di regressione nei quali di-minuisce il senso di responsabilità delle proprie azioni: andare dietro a illusioni non è senza conseguenze negative sul-la propria vita. Per un cristiano il criterio vero è Gesù Cristo: questa esperienza ti

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porta a conoscere meglio e ad amare di più Gesù Cristo? Ti spinge a una vi-ta più evangelica, cioè più ricca di fede in Dio, di amore verso gli altri, di do-minio di te stesso, di servi-zio umile…? O in questa esperienza sei portato a dimenticare Gesù Cristo, ad abbandonare la Mes-sa, a considerare superflua la Chiesa? Cer-chi forse una via di fuga facile dalla realtà troppo pesante? Se vuoi essere all’altezza della tua dignità di persona umana, de-vi porti questi interrogativi e devi rispon-dere con verità. Al contrario, se qualcuno non sente bisogno di queste esperienze o non trova in esse un nutrimento vero dal-la sua vita spirituale, rimanga tranquillo; non si faccia scrupoli come se stesse rifiu-tando una grazia, ma non diventi nemme-no accusatore impietoso della fede (con-siderata infantile) degli altri. Una cautela particolare debbono avere, però, i preti. Il motivo è che un prete appartiene struttu-ralmente a un presbiterio e quindi coin-volge il presbiterio intero nella sua pre-dicazione e nel suo ministero pastorale. I fedeli hanno il diritto di ricevere dai preti un insegnamento e una prassi sacramen-tale che li inserisca correttamente e in pie-nezza nel mistero della Chiesa, niente di meno (quindi un prete non può ‘facilita-re’ l’appartenenza alla Chiesa esoneran-do da comportamenti necessari) e niente di più (quindi un prete non può esigere niente di più di quanto esige la Chiesa). Per questo un prete deve stare attento che i suoi comportamenti non si confi-

gurino (e non possano essere interpreta-ti) come un’approvazione indebita di fe-nomeni sui quali la Chiesa non ha ancora dato un giudizio; si renderebbe respon-sabile delle illusioni e delle conseguen-ti deformazioni spirituali delle persone. Ho steso queste riflessioni senza riferir-mi a casi particolari. Ho parlato quindi di ‘apparizioni’ in genere, prescindendo dai ‘messaggi’ che a volte sono legati a que-sti fenomeni. Sui messaggi bisognerebbe aggiungere altre riflessioni: che debbono essere uno stimolo a un’autentica vita di fede, di speranza e di carità; che debbono essere conformi con l’insegnamento del vangelo, con la fede della Chiesa, con la morale cristiana; se un messaggio si op-pone alla fede (al Credo), il messaggio certo non viene da Dio. Soprattutto biso-gna essere cauti quando si tratta di ‘profe-zie’ che anticiperebbero eventi (general-mente paurosi) del futuro. Nella maggior parte dei casi queste profezie sono fughe da un presente difficile da capire e da vi-vere, nascono da un risentimento incon-sapevole nei confronti del mondo e della storia, distraggono le persone dalla re-sponsabilità di vivere qui, oggi, la volontà di Dio. Ma su tutto questo il giudizio ul-

Page 12: La fontana del villaggio I - decanatomonza.it mondo economia in documenti... · C’è chi si ostina ancora, non si sa bene il perché, a fare lunghi chilo-metri a piedi per giungere

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timo appartiene al Papa e al collegio dei vescovi insieme con lui. A me e al presbi-terio insieme con me il Signore chiede di vegliare perché il cammino dei credenti sia indirizzato correttamente verso una crescita di fede e non devii invece verso un desiderio non sano di cose straordina-rie. I segni sono certamente preziosi, ma, in sé, rimangono insufficienti (cf. Mt 7,22-23) e possono anche essere ambigui (cf.

Mc 13,22); la fede nel Signore Gesù mor-to e risorto, l’amore verso il prossimo so-no invece pienezza di bene e fondamento sicuro di speranza. A questo ci conducono la Parola di Dio e l’eucaristia che debbono essere la traccia centrale del nostro impe-gno di tutti i giorni.

da "lavocedelpopolo.it" di Luciano Monari, vescovo di Brescia

AGeNDA COMUNITÀ

BATTESIMI COMUNITARI ■ Domenica 12 ottobre, ore 16.30 ■ Domenica 16 novembre, ore 16.30

CONFESSIONI ■ Prima e dopo le S. Messe feriali ■ Al sabato dalle ore 17.00 alle ore 18.15

S. ROSARIONel mese di ottobre (mese del S. Rosario) prima delle S. Messe feriali

LA PAROLA DI DIO DELLA DOMENICA05 ott – XXVII Dom. T.O. A: Is 5,1-7 /

Sal 79 / Fil 4,6-9 / Mt 21,33-4312 ott – XXVIII Dom. T.O. A: Is 25,6-10 /

Sal 22 / Fil 4,12-14.19-20 / Mt 22,1-1419 ott – XXIX Dom. T.O. A: Is 45,1.4-6 /

Sal 95 / 1Ts 1,1-5 / Mt 22,15-2126 ott – XXX Dom. T.O. A: Es 22,20-26 /

Sal 17 / 1Ts 1,5-10 / Mt 22,34-401 nov – Tutti i Santi: Ap 7,2-4.9-14 /

Sal 23 / 1Gv 3,1-3 / Mt 5,1-12

2 nov – Commemorazione Fedeli Defunti: Gb 19,1.23-27 / Sal 26 / Rm 5,5-11 / Gv 6,37-40

I testi completi delle letture sono disponibili sul sito internet: http://www.chiesadimilano.it/cms/almanacco/letture-rito-romano

RECAPITI TELEFONICI “DIACONIA” COMUNITà PASTORALEPadre Enrico Beati 3488582016Don Giuliano Parravicini 0392146937 – c/o S. GiuseppeDon Felice Radice 039743133 – c/o Sacro CuoreDon Alessandro Colombo 039740134 – c/o S. FruttuosoDon Andrea Ceriani 039329922 – c/o S. CarloAusiliare diocesane 0392302094 – c/o S. Carlo