La filosofia e l' "altro": filosofia e noir nell'estetica e nel cinema

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GABINETTO SCIENTIFICO-LETTERARIO “G.P. VIEUSSEUX” – FIRENZE – P.zza Strozzi Lun. 06/04/09 La filosofia e l’ "altro": filosofia e noir nell’estetica e nel cinema. E' il frutto di 3 brevi relazioni, tenutesi a Firenze, di 3 giovani studiosi e ricercatori in materia. Nel complesso, questo brevissimo articolo si vuole appositamente collocare tra cinema, arte, filosofia, estetica.

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GABINETTO SCIENTIFICO-LETTERARIO “G.P. VIEUSSEUX” – FIRENZE – P.zza Strozzi Lun. 06/04/09 La filosofia e l’altro: filosofia e noir nell’estetica e nel cinema.

Relatori: 1. Prof. Francesco Galluzzi (docente di storia dell’arte, Accademia di Belle Arti di Palermo); 2. Dott. Mario Pezzella (ricercatore di estetica, Scuola Normale Superiore di Pisa); 3. Dott.ssa Katia Rossi (dottoressa di ricerca in estetica contemporanea, Università di Firenze). 1.Il tema del noir tocca sia la filosofia che la letteratura, per quanto riguarda il cinema ed il teatro. La filosofia è invece interessata per quanto concerne il “doppio”, lo sdoppiamento della personalità. Ludwig Wittgensteiun, in una lettera inviata ad un amico in America, chiede lumi sulla letteratura noir. Tra il 1902 ed il 1918 si afferma il noir nella letteratura: si recuperano elementi del romanzo gotico, poi esaltato da Sartre. Il noir si sviluppa con la nascita delle metropoli, come afferma Walter Benjamin, estetologo marxista della Scuola di Francoforte. Il noir si afferma nella letteratura poliziesca ed anche nel fumetto, da Fantomas ad Arsenio Lupin, a Sherlock Holmes a Il castello d’Otranto. Fantomas è l’eroe sena identità, che assume l’identità della propria maschera, in quanto appare sempre mascherato. Ciò si ritrova anche in Topolino, nel personaggio di Macchianera. Il noir è caratterizzato dalla malinconia, che nasce con la trasformazione del borgo in metropoli, come emerge ne I fiori del male e nello Spleen di Baudelaire. Giovanni Boine, recensendo martinetti, affermerà che il retroterra culturale della nascita del noir si ritrova nelle avanguardie e nel Futurismo, nella desacralizzazione del mondo nell’età della tecnica: è, per certi scrittori, l’ “americanizzazione” della società. L’arte, nella logica delle avanguardie, deve partecipare al “nuovo mondo”. 2.Il cinema noir è stato lungamente bistrattato rispetto ad altri generi cinematografici. In Francia, invece, nel primo ‘900, viene rivalutato il cinema noir: Hitchcock è un regista che privilegia il noir. Il noir classico ha una vita di due decenni, dal 1941 al 1959: “Vertigo” di Hitchcoch, nel 1959, chiude il noir classico.Il noir nasce in un momento di crisi profonda, dovuta alla II guerra mondiale ed al nazismo. Il detective rappresenta il bene, la luce contro le tenebre (cfr. Il mistero del falco, con H. Bogart), almeno inizialmente; in seguito, anche il detective viene investito dal male (cfr. L’infernale Queenland). Tuttavia, non è sempre facile districare bene e male nel cinema. Anche le donne sono coinvolte dal noir, ma sul versante erotico (si pensi alle varie figure di dark lady). Il cinema noir ruota spesso intorno a due fulcri: il denaro ed il potere (cfr. Rapina a mano armata, Giungla d’asfalto). Il denaro viene considerato, in senso marxiano, uno strumento di potere, ma è anche un mezzo demoniaco. I film di Orson Welles, Fritz Lang e quelli di propaganda nazista si collocano su questa linea. Nel secondo dopoguerra mondiale il noir è legato, storicamente, alla guerra fredda. Molto frequente è il tema dell’innamoramento di un ritratto, di un’immagine, di un’ombra, di uno specchio, in modo particolare nei film di Lang (La scala scarlatta), ma anche ne La signora di Shangai di Welles. Venturelli è l’ultima voce del cinema noir. In Vertigo abbiamo tutti i tipi del cinema noir, come il detective Scotti e la dark lady: la donna non è un’immagine reale, ma un’invenzione inventata da Hitchcock (La donna che visse due volte è infatti il titolo italiano), mentre all’inizio del film appare invece Magdalene, l’illusione di una donna reale, che in realtà è un fantasma. Il tema della vertigine è ricorrente in tutto il genere noir, come nel classico giallo La scala a chiocciola. Gli stessi capelli di Magdalene, in Vertigo, sono organizzati a spirale, come i giri in macchina che Scotti compie a San Francisco seguendo Magdalene. Dopo Hitchcock, il genere noir non toccherà comunque più le vette raggiunte con Hitchcock stesso. Letteratura, filosofia, psicoanalisi, cinema risultano quindi inevitabilmente intrecciati nel genera noir. 3.Il ventennio dal ’40 al ’60, nel cinema noir, tocca anche la dimensione onirica, che è una questione eminentemente filosofica. Sulla dimensione sogno/veglia si è interrogata la filosofia (si pensi a Cartesio circa le sue riflessioni sul dubbio metodico, relativo ai sensi). Vertigine (1944) e La donna del ritratto (1944) sono due film, rispettivamente, di Fleming di Lang, in cui è fortemente presente la dimensione onirica. Nel secondo film il protagonista, un docente di criminologia, s’innamora in un quadro visto in una galleria. In un momento in cui la donna è in vacanza, il protagonista incontra la donna del ritratto, ma solo alla fine scopriamo che è tutto un sogno. Ne La signora di Shangai di Welles, un film che non ebbe fortuna appena uscito, negli anni ’50, perché accusato di essere privo di valori morali, e che è stato riscoperto in seguito, si recupera la dimensione onirica e la separazione tra sogno e realtà non appare più così lontana. Si recupera, in Welles, la filosofia nietzscheana.