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La Famiglia protagonista dell’Educazione e dell’Iniziazione Cristiana, secondo le nuove indicazioni “Incontriamo Gesù”

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La Famiglia protagonista dell’Educazione e dell’Iniziazione Cristiana, secondo le nuove indicazioni “Incontriamo Gesù”

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Parrocchia di San Giacomo - CARRARA

PROGETTO “SCARABOCCHIO”

La Famiglia protagonista dell’Educazione e dell’Iniziazione Cristiana, secondo le nuove indicazioni “Incontriamo Gesù”

Carrara, Luglio 2014 ©

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PREMESSA

“Le dinamiche e i valori colti nella realizzazione della pastorale dei primi anni (0-6) non vanno confinati in questa fascia di età. A poco servirebbe, in ordine alla fecondità degli itinerari di iniziazione cristiana, se a partire dai 6-7 anni di età i percorsi di gruppo dei bambini e dei ragazzi fossero interamente delegati ai catechisti, lasciando sullo sfondo il possibile apporto dei genitori e il contesto offerto dalla stessa vita comunitaria.

L’accompagnamento dei genitori non potrà che continuare, evolvendosi nelle forme e negli stessi obiettivi, dal momento che con l’innalzarsi dell’età i ragazzi reclamano maggiore autonomia dalla famiglia.

Questa richiesta non va ignorata, ma preparata e gestita, perfezionando l’alleanza educativa con i genitori e con i contesti – innanzitutto ecclesiali – che possono offrire un grande contributo alla realizzazione dei percorsi di iniziazione.

Fruttuosi sono pure quei metodi che convocano genitori e figli in appuntamenti periodici, dove si approfondisce il medesimo tema con attività diversificate, rimandando poi al confronto in famiglia. Si tratta di non lasciare sole le famiglie, ma di accompagnarle, aiutando i genitori a trasmettere ai loro piccoli uno sguardo credente con cui leggere i momenti della vita”. (cfr. Orientamenti per

l’annuncio e la catechesi in Italia. n.60, CEI, 2014).

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IL PROGETTO (*)

Alla luce di queste concrete indicazioni ci sentiamo incoraggiati dall’episcopato nel compiere un importante passo in avanti nella

strada intrapresa dalla nostra Parrocchia di San Giacomo in Carrara sei anni fa con il Progetto ZEROSEI: accompagnare la

famiglia nel percorso educativo anche nell’età successiva 6-11 anni, guidati da un nuovo progetto parrocchiale; l’interpretare e

calare nella realtà le sollecitazioni che provengono dagli orientamenti, sarà per la nostra comunità la risposta agli Orientamenti

(Incontriamo Gesù) e al piano pastorale diocesano.

Di seguito i punti di riferimento (in corsivo), tratti dalle molteplici richieste dell’episcopato italiano, che saranno guida e

motivazione per dare il via a questo nuovo progetto di accompagnamento delle famiglie nel processo educativo, che a loro spetta di

diritto.

A - IL QUADRO DI RIFERIMENTO MOTIVAZIONALE

1 – Motivazioni psico-sociologiche

Centralità della famiglia che riprende il proprio ruolo nell’educazione alla vita e alla vita di fede ( rimane il taglio

impostato sull’evangelizzazione con la cultura di ZEROSEI), ma visto dalla parte dei bambini.

Generare continuità con l’ambiente educativo “SCUOLA dell’INFANZIA d. Bosco -PARROCCHIA” anche dopo i 6

anni.

Conservare il legame affettivo instauratosi Famiglia-Scuola dell’Infanzia: pensare quindi il luogo, Istituto S. Cuore, come il

“contesto ecclesiale” più adeguato per sperimentare la vita cristiana di “famiglie INSIEME”, di FAMIGLIA di

FAMIGLIE, ovvero di “CHIESA”, mantenendo il clima educativo già vissuto dai bambini e dalle famiglie negli anni

precedenti.

Offrire alle famiglie che hanno partecipato al Progetto ZEROSEI una continuità di attenzione da parte della Comunità.

Offrire il percorso a tutte le famiglie dell’Iniziazione Cristiana parrocchiale, che hanno i bambini provenienti da Scuole

dell’Infanzia diverse dalla Scuola d. Bosco, come accompagnamento nella crescita umana e cristiana dei propri figli: un

progetto “aperto”, quindi, anche ad altre realtà parrocchiali.

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2 - Motivazioni ecclesiali

L’azione pastorale della Chiesa è chiamata ad aiutare le famiglie nel loro compito educativo, tenendo presente il cammino già in atto

dell’iniziazione cristiana. Sostenere la famiglia in questo compito educativo per tutta la fase della seconda infanzia.

Riconoscere il compito insostituibile della famiglia nella crescita integrale della persona e del credente. I genitori, infatti, «ricevono nel

sacramento del matrimonio la grazia e la responsabilità dell’educazione cristiana dei loro figli».

Il cambiamento culturale sollecita la transizione: da «una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede […] ad una

pastorale missionaria che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione» (CVMC 1).

Comunicare la fede è annunciare e portare la salvezza di Dio nel mondo, «che ha bisogno di avere risposte che incoraggino, che diano

speranza, che diano nuovo vigore nel cammino» La comunicazione della fede non è semplice informazione, ma è parte integrante

dell’educazione cristiana. (EG 114).

3 – Motivazioni di pedagogia religiosa

Offrire a questi fedeli una partecipazione attiva alla vita della Chiesa, attraverso momenti di preghiera, momenti liturgici e attività

caritative.

L’educazione cristiana in famiglia si realizza, anzitutto, attraverso la testimonianza di vita dei genitori nei confronti dei figli.

Il metodo di trasmissione della fede non muta nel tempo, pur adattandosi alle circostanze: preghiera personale e familiare; ascolto

della Parola e testimonianza della carità. Là dove si vive questo stile di vita, la trasmissione della fede è assicurata, anche se i figli sono

sottoposti a pressioni di segno opposto.

In particolare, i presenti Orientamenti desiderano stimolare una riflessione sulla centralità dell’annuncio, sul significato e la fisionomia

dei percorsi di iniziazione cristiana dei piccoli e sull’importanza della catechesi in ogni fase della vita. Resta prioritario il riferimento

alla famiglia, prima ed insostituibile comunità educante, autentica scuola di Vangelo.

B - LA FISIONOMIA DEL PROGETTO

1 – Le finalità di fondo

Questo progetto punta a molteplici finalità che prendiamo direttamente dagli Orientamenti.

Nutrire e guidare la mentalità di fede: «Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a

scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo». Cristo è lo

«specchio» in cui il credente «scopre la propria immagine realizzata», per cui il cristiano «comprende se stesso in questo corpo, in

relazione originaria a Cristo e ai fratelli nella fede», realizzando così nella comunione ecclesiale lo «sguardo plenario di Cristo sul

mondo».

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Sviluppare uno sguardo e un ascolto continuo verso le istanze, le domande i bisogni del tempo e delle persone, in forza del «pensiero di

Cristo», con il conforto di un discernimento comunitario, sotto la guida dei pastori, nel continuo riferimento alla Parola.

Sostenere la fedeltà a Dio e all’uomo: «non si tratta di due preoccupazioni diverse, bensì di un unico atteggiamento spirituale, che

porta la Chiesa a scegliere le vie più adatte, per esercitare la sua mediazione tra Dio e gli uomini. È l’atteggiamento della carità di

Cristo, Verbo di Dio fatto carne».

Educare a esprimere con la vita e la parola ciò che si è ricevuto (redditio). Il cristiano è un testimone che, per rendere ragione della

sua fede, impara a narrare ciò che Dio ha fatto nella sua vita, suscitando così negli altri la speranza e il desiderio di Gesù.

Questo

avviene attraverso una circolarità virtuosa, un richiamo costante tra conoscenza ed esperienza, in cui la fede illumina la vita e le opere

di carità illuminano la fede: nel proporla evangelizzano.

A queste quattro finalità – e più in generale l’azione catechistica con e per gli adulti – non possono essere pensate in forma di

comunicazione unidirezionale; richiedono, piuttosto, il coinvolgimento attivo degli adulti stessi che non sono solo recettori, ma

depositari dello Spirito del Vangelo, nelle pieghe della loro vita.

Accompagnare la famiglia nel ruolo primario di “ generare alla vita di fede i propri figli” perché si realizzi quanto auspicato dagli

Orientamenti: -Il cambiamento culturale sollecita la transizione da «una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede […]

ad una pastorale missionaria che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione.

2 – La modalità ecclesiale

Compito della Chiesa è, dunque, secondo gli Orientamenti:

Portare la buona novella (evangelizzazione) in tutti gli strati dell’umanità e con il suo influsso trasformarla dal di dentro, rendere

nuova l’umanità stessa.

Quanto alle modalità, deve essere proposto con la testimonianza della vita, con la parola e la valorizzazione di tutti i canali espressivi

adeguati, nel contesto della cultura dei popoli e della vita delle persone. Tale azione ecclesiale è originaria e fondativa di tutto il

cammino, e comporta un legame molto forte con la Sacra Scrittura.

Al primo annuncio, che ha la funzione di proclamare il Vangelo e di chiamare a conversione, segue la catechesi che fa maturare la

conversione iniziale in ordine a una vita cristiana adulta. All’interno del processo di evangelizzazione la catechesi è un «momento

essenziale».

La comunità ecclesiale, in sintesi, deve necessariamente porre in sinergia l’attenzione per l’educazione alla fede e l’attenzione a

coltivare lo stupore davanti all’azione gratuita di Dio nei confronti di quanti sono nel cammino di maturazione della fede. Se non si è

incontrato Cristo e il suo amore, come si può sentire il desiderio di un’intelligenza della vita secondo il suo Vangelo?

3 – La missione

Il “Progetto Scarabocchio” si pone quindi dentro la missione della Chiesa concretizzandola nel proprio contesto parrocchiale, con

lo spirito di d. Bosco.

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Annunciare l’amore di Dio, che si è rivelato in Gesù Cristo crocifisso e risorto e che ci chiama a collaborare per costruire il Regno e

introdurre tutti gli uomini nella comunione con Lui.

Permeare la cultura del nostro tempo con l’annuncio del Vangelo, per rinnovare stili di vita, criteri di giudizio, modelli di

comportamento e ridare fondamento cristiano a quei valori che fanno parte integrante della nostra tradizione, ispirata dal

cristianesimo.

Testimoniare fiducia, gioia e speranza.

Tale dinamismo caratterizza – secondo le parole del Papa – una Chiesa «in uscita», rendendola «comunità di discepoli missionari

che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano».

La sfida che ci attende è far sì che ogni persona, nei molteplici ambiti di vita, possa sperimentare una Chiesa capace di comunicare il

Mistero di Cristo; una Chiesa sensibile, partecipe, vicina, “esperta di umanità”, ricca di buona notizia, compagna disinteressata di

viaggio.

L’evangelizzazione inizia fuori degli ambienti parrocchiali ed ecclesiali, ma deve trovare in essi una scuola di verità e un

«laboratorio» spirituale di idee, azioni e relazioni, a ogni età e in ogni condizione.

L’intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei

Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia). Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati

l’uno dall’altro.

4 – Lo sfondo educativo

Il Progetto Scarabocchio accoglie le proposte degli Orientamenti che faranno da sfondo alla realizzazione concreta del percorso per

“Incontrare Gesù”.

“Accompagnare – con la misericordia che viene da Dio solo – la storia delle donne e degli uomini è il più grande atto di amore È

anche il modo più bello, per annunciare il Vangelo, per mostrare a tutti il dono di vita buona che esso contiene.

Permettere al cristiano di entrare nel territorio affascinante degli interrogativi e delle esperienze umane come soglie di senso. Possono

essere valorizzate, anzitutto, le occasioni offerte dall’esistenza, soprattutto i momenti forti attraverso i quali tutti gli uomini e le donne

passano: l’essere generati, l’iniziazione degli adolescenti e dei giovani alla vita, la scelta vocazionale al matrimonio, al sacerdozio o

alla vita consacrata, la professione e la fedeltà nella vita adulta, la fragilità, la disabilità e la malattia, le gioie e i lutti, l’esperienza

della morte.

Le «soglie della vita»

sono un momento propizio per il primo annuncio del Vangelo, perché in questi snodi ogni uomo o donna

sperimenta che la vita è «di più», vale più di ciò che noi produciamo; sono snodi che provocano ad aprire il cuore e la mente al dono

di Dio.

In questa direzione, diventano luoghi di annuncio i «cinque ambiti» messi in luce nel Convegno ecclesiale nazionale di Verona: la vita

affettiva, il rapporto tra lavoro e festa, le esperienze personali e sociali della fragilità, le forme della tradizione, i mondi della

cittadinanza. Ognuno di questi ambiti fa incontrare le esperienze costitutive della vita umana: possono rivelarsi occasioni preziose per

la porta della fede, dove sentire la presenza di Gesù che guarisce, consola, sprona, accompagna e apre alla speranza. Di seguito,

proviamo a esemplificare alcune di queste “soglie” per mostrarne la fecondità per il primo annuncio” .

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5 – Lo sfondo culturale

Il Progetto Culturale della CEI indica l’opportunità di evangelizzare con la cultura. Il Progetto Scarabocchio proseguirà su questa

linea, già realizzata dal Progetto ZEROSEI, con una sostanziale prospettiva “a specchio” rispetto a quest’ultimo: dalla parte dei

bambini.

Il Progetto Scarabocchio valorizzerà principalmente un aspetto dell’esistenza in cui quotidianamente la famiglia è

coinvolta: le grandi domande dei bambini, che hanno necessità di risposta.

I “Temi educativi” , caratteristica del progetto ZEROSEI, che hanno dato e continuano a dare ai genitori la possibilità di

“cogliere” la valenza educativo/cristiana dei momenti che vivono in famiglia, lasceranno il posto alle “Grandi Domande dei

bambini”.

Le “Grandi Domande dei bambini”, costituiranno il nuovo approccio su cui faremo leva. I grandi “Perché”, che i bambini

pongono agli adulti, richiedono risposta “educativa” e possono essere “accolti” per introdurre anche nella vita della

comunità cristiana, che vive la fede nel Dio Trinitario.

Il Progetto Scarabocchio avrà proprio il compito di accompagnare i genitori e nonni in un percorso, sia di scoperta delle

grandi domande dei bambini, sia di possibili risposte e “risposte cristiane” alle medesime domande.

Anche i bambini saranno coinvolti, secondo le modalità proprie dell’età, sia nella scoperta delle domande, sia delle

risposte, cristianamente offerte.

C - LE FASI REALIZZATIVE

La realizzazione del Progetto sarà articolato in diverse fasi, in modo da garantire il rispetto dei ritmi della famiglia e le esigenze di

progressiva maturazione/crescita e “desatellizazione” dei bambini dalla famiglia e ovviamente anche la missione stessa della

Chiesa, madre che educa alla vita cristianamente vista e vissuta. I bambini sono in fase formativa, non hanno ancora una delineata

fisionomia ma hanno già dentro di sé la linfa della crescita… come appunto è lo “scarabocchio”: un segno non definito ma ricco di

mille volti.

1 – Il coinvolgimento della famiglia

Le famiglie avranno tre o quattro incontri ogni anno solare, come già avviene nel progetto ZEROSEI.

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In ogni incontro verrà affrontata una “Grande Domanda”, sia dal punto di vista culturale come dal punto di vista cristiano e

in quel contesto verrà lanciato il “racconto” su cui verterà lo spettacolo teatrale; i bambini metteranno in scena la realtà… e

i genitori, a casa, riprenderanno l’immaginario educativo del racconto per ricondurre alla realtà…

Ciascuno degli incontri sarà preceduto da una fase di preparazione che vedrà coinvolti sia i bambini che la famiglia stessa:

saranno i bambini a “parlare” in casa di ciò che stanno facendo settimanalmente con il team degli animatori.

Ogni incontro prevede una fase di verifica intermedia durante la quale i genitori saranno invitati a “dire” il “come” hanno

fatto per recuperare nella realtà famigliare i “valori” vissuti sulla scena dai bambini, in chiave educativa. Un momento di

preghiera insieme che coinvolgerà, genitori/nonni/bambini e team concluderà la serata.

Seguirà momento informale e conviviale.

2 – Il coinvolgimento dei bambini

I bambini avranno un incontro settimanale, previsto per il sabato pomeriggio, condotto il forma di “laboratorio”.

Gli animatori del team prepareranno varie attività di carattere ludico/culturale con le quali affronteranno una delle grandi

domande. Nelle attività verranno coinvolti anche genitori/nonni disponibili a prestare la propria competenza tecnica

necessaria per lo svolgimento delle attività

E’ previsto un momento di preghiera insieme e di convivialità condivisa, in stile salesiano.

3 – Il coinvolgimento del team

Il team è composto da una suora salesiana incaricata a guidare questo Progetto, dal parroco, dall’autore di teatro P.Poggi,

da animatori del teatro, della musica, della danza...ecc, che avranno il compito di rendere piacevole l’incontro settimanale.

Il team si riunirà, ogni volta si renderà necessario, ma soprattutto all’inizio d’anno per scegliere le quattro grandi domande,

da mettere “sulla scena” e che saranno di volta in volta oggetto dello “spettacolo” per tutta la famiglia.

Il team avrà periodicamente momenti formativi relativi ai cinque punti che riguardano la “fisionomia del progetto”.

4 – I luoghi del Progetto

Abbiamo già detto, nelle motivazioni psicosociologiche, che l’ambiente dell’Istituto s. Cuore è quello più corrispondente ed adatto

all’età dei bambini 6-11 anni, sia per l’accoglienza cordiale che hanno sempre avuto da parte delle Suore, sia per la disponibilità

degli spazi aperti e coperti che lo distinguono. La scelta prioritaria che gli Orientamenti hanno fatto non è sul versante

dell’apprendimento ma su quello dell’inserimento dentro la vita stessa della Famiglia di Dio, pertanto diventerà parte integrante del

progetto anche:

La chiesa parrocchiale sarà il luogo dell’incontro di tutta la Comunità liturgica che ogni domenica loda il Signore: le

famiglie saranno invitate a partecipare con continuità a questo appuntamento.

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Saranno valorizzati, come suggerisce il documento “Incontriamo Gesù”, anche altri luoghi di esperienza di fede e

d’incontro: santuari, gite, pellegrinaggi, incontri con altri bambini e famiglie organizzati sia a livello diocesano che

ispettoriale, e quant’altro di volta in volta sarà scelto come necessario per l’umanizzazione (nuova evangelizzazione) della

famiglia.

5 – I testi di riferimento

Le grandi domande dei piccoli, ELLEDICI, 2007

I vari libri e testi di Bruno Ferrero

Carrara – Parrocchia di s. Giacomo, Luglio 2014© a cura di d. Mario Tucci

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Note

(*) I motivi di un altro “PROGETTO” pastorale in parrocchia.

Questo “Progetto”:

1 - determina i passi da compiere: niente è lasciato all’improvvisazione, ma ogni parte è in funzione del tutto;

2 - “dice” cosa si vuol realizzare in forma sistematica, definendo finalità, modalità, persone coinvolte, tempi ecc…

3 - mette in risalto la “sana inquietudine” formativa della comunità ed è espressione reale di corresponsabilità;

4 - valorizza le competenze presenti nella comunità assegnando, a chi ne è coinvolto, un ruolo educativo complementare;

5 - stabilisce con chiarezza ciò che si vuol raggiungere e ne determina in anticipo i passi da compiere, anche se modificabili in corso d’opera;

6 - orienta la comunità verso una formazione sia del team coinvolto, come della famiglia “mirata” alla motivazione della costruzione del “regno di Dio”, in

spirito missionario, ma collegata alla fisionomia del progetto stesso.

7 - il progetto sarà verificato in tutte le sue componenti sopradescritte nel 2020.

©