La domesticazione del cavallo da...

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Queste pelli di cavallo appese a pali fanno parte di una rico- struzione realizzata in Danimarca di un rito ampiamente do- cumentato nell'Europa precristiana. I resti di uno stallone, ri- trovati insieme a quelli di due cani in un sito ucraino risalente a 6000 anni fa, in condizioni che fanno pensare a un rito ana- logo, mostrano tracce di usura dentaria provocata dal morso; questo animale rappresenterebbe quindi la più antica caval- catura conosciuta al mondo. Il complesso ricorda alcuni miti indoeuropei nei quali è un cavallo a trasportare le anime dei defunti alle porte dell'aldilà, dove i cani montano la guardia. I l giorno in cui un uomo balzò per la prima volta sul dorso di un cavallo e si guardò intorno da quella posi- zione sopraelevata il corso della storia cambiò radicalmente. Un appassionato di cavalli francese osservò una volta, so- lo un po' enfaticamente, che l'uomo, mi- nacciato dagli elementi naturali che co- spirano per distruggerlo e da animali più robusti e veloci di lui, sarebbe stato uno schiavo se il cavallo non lo avesse reso re. Si è generalmente supposto che l'im- piego del cavallo come animale da sella abbia avuto inizio nell'Asia centrale so- lo cinque secoli circa prima della com- parsa della cavalleria negli eserciti del Medio Oriente, verso il 1000 a.C. Tut- tavia questa opinione è erronea: nuovi dati, che si basano sull'usura dentaria causata dal morso in un cavallo preisto- rico, indicano che l'uso di questo anima- le come cavalcatura è molto più antico. La storica alleanza tra cavallo e cavalie- re ebbe origine nell'Età del rame, in se- no alla cosiddetta cultura di Sredni Stog che fiorì in Ucraina 6000 anni fa. L'im- piego del cavallo da sella ha quindi pre- ceduto quello della ruota, il che ne fa la prima innovazione significativa nella storia dei trasporti terrestri. Inoltre la sua datazione e collocazione geografica dan- no sostegno alla ben nota teoria secondo la quale cavalieri originari delle steppe dell'Eurasia avrebbero contribuito alla diffusione della famiglia delle lingue in- doeuropee, quella che oggi è la più dif- fusa del mondo. Prima del 4300 a.C. circa i cavalli si trovavano esclusivamente allo stato sel- vatico ed erano diffusi nella vasta fascia di steppe erbose e pianeggianti che si estende dall'Ucraina verso est, fino alla catena dei Tien Shan e alla Mongolia. Piccole popolazioni di cavalli vivevano anche nell'Europa centrale e occidenta- le, ma questi animali erano importanti per l'alimentazione umana solo nella re- gione delle steppe, dove senza dubbio formavano grandi branchi. Come i bi- sonti dell'America Settentrionale, i ca- valli erano i più numerosi fra i grandi erbivori delle steppe. I cavalli dei quali si sono rinvenuti i resti in vari siti preistorici potevano co- stituire selvaggina, animali domestici da carne o cavalcature. Per trovare un me- todo che consentisse di distinguere tra questi diversi impieghi si sono studiate due popolazioni attuali di cavalli selva- tici. Joel Berger dell'Università del Ne- vada si è occupato dei mustang della Granite Range nel Nevada, mentre Ro- nald R. Keiper della Pennsylvania State University e Daniel I. Rubenstein della Princeton University hanno studiato i pony delle isole di barriera della Eastern Shore, al largo della costa della Virginia e del Maryland; entrambi i gruppi di ri- cerca hanno trovato che in natura i ca- valli formano due unità sociali principa- li: branchi di giovani maschi privi di compagne e harem di femmine con i pu- ledri sotto la guida di uno stallone. I giovani maschi si spostano impreve- dibilmente in un vasto territorio mentre gli stalloni e i loro harem tendono a se- guire percorsi abituali, dando così origi- ne a piste contrassegnate da escrementi che possono aver facilitato i cacciatori nell'inseguimento di questi branchi. I resti di cavalli abbattuti dai caccia- tori dovrebbero perciò comprendere so- prattutto ossa di giumente adulte e di in- dividui subadulti. Invece fra i cavalli do- mestici abbattuti per la carne dovrebbe esservi una proporzione più elevata di giovani maschi, che sono riottosi e spes- so non necessari per l'incremento nume- rico del branco. Le strutture ossee legate al sesso e al- l'età riscontrabili nei resti di cavalli ab- battuti dalle popolazioni dell'Età del ra- me dovrebbero perciò indicare se questi animali erano selvatici o domestici. Pur- troppo la determinazione del sesso di un cavallo a partire dallo scheletro è spesso impossibile, in quanto dipende dalla conservazione dei denti superiori o infe- riori, che nei maschi includono i canini (normalmente assenti nelle femmine). Ma dato che la mascella del cavallo è una parte difficilmente commestibile, se ne trova un numero relativamente picco- lo fra gli scarti di cucina che costituisco- no il grosso dei materiali recuperati in un sito archeologico. I tentativi di indi- viduare i primi cavalli domestici si sono basati di conseguenza su caratteri diversi dal sesso, soprattutto sulle misure crani- che e sulle dimensioni della parte infe- riore degli arti, nessuno dei quali però può fornire prove definitive dell'avve- nuta domesticazione. T1 sito archeologico più importante per lo studio della domesticazione del ca- vallo è Dereivka, un villaggio scavato da uno di noi (Telegin) fra il 1960 e il 1967 e poi di nuovo nel 1983. Il sito, uno tra le centinaia di siti attribuiti alla cultura ucraina di Sredni Stog, risalente all'Età del rame, si trova circa 250 chilometri a sud di Kiev sulla sponda occidentale del Dnepr, in una zona ecologica di transi- zione fra la steppa boscosa a nord e la steppa vera e propria a sud. La cultura di Sredni Stog, così detta da un'isola del Dnepr dove fu scavato il primo sito di questo tipo, è datata fra il 4300 e il 3500 a.C. Quattro datazioni al radiocarbonio effettuate su campioni provenienti da Dereivka indicano che il villaggio fu oc- cupato intorno al 4000 a.C., con un mar- gine di errore di alcuni secoli. Il ritrovamento di mole di pietra e di falcetti di selce dimostra che la popola- zione di Sredni Stog praticava l'agricol- tura, e l'abbondanza di ossa di bovini, ovini e suini fa pensare che si dedicasse anche all'allevamento; tuttavia sono i cavalli a caratterizzare questa cultura dal punto di vista economico. Tra i resti alimentari dei siti apparte- nenti alla cultura di Sredni Stog, le ossa di cavallo sono presenti in percentuale circa doppia rispetto a .quanto si osserva per culture più antiche della stessa regio- ne. Oltre a dipendere maggiormente dal cavallo per l'alimentazione, la popola- zione di Sredni Stog ha lasciato testimo- nianze della presenza di questo equino in siti posti più a nord, all'interno di ba- cini ricchi d'acqua e in prevalenza bo- scosi che non costituiscono l'habitat usuale dei cavalli selvatici; è chiaro che gli animali sono stati portati sul luogo. L'abbondante consumo di carne di ca- vallo fa pensare che questo animale sia stato addomesticato come fonte di cibo dalla popolazione di Sredni Stog. Di fat- to sarebbe stato una risorsa alimentare molto conveniente: al contrario degli ovini e dei bovini, i cavalli sono origi- nari della regione, quindi richiedono me- no cure, specie nei rigidi mesi invernali. Così, disponendo di cavalli rinchiusi in un recinto, a qualcuno deve essere venu- ta l'idea di saltare loro in groppa. A Dereivka è stata rinvenuta un'am- pia documentazione di questa ten- denza verso uno sfruttamento più inten- sivo del cavallo. Le 2412 ossa equine rinvenute nei cumuli di rifiuti (probabil- mente depositatisi nel corso di diverse rioccupazioni del sito) costituiscono il 61,2 per cento di tutte le ossa identifica- bili di animali e rappresentano almeno 52 capi - quasi certamente molti di più - per un totale di circa 7500 chilogrammi di carne. Questa quantità assommerebbe al 60 per cento del peso in carne di tutti gli animali trovati nel sito. La determinazione del sesso è stata possibile solo per sei frammenti di man- dibola, che appartenevano tutti ad ani- mali maschi; questa osservazione fa pensare che quasi tutti i cavalli i cui resti sono stati rinvenuti a Dereivka - o alme- no una sorprendente maggioranza - fos- sero maschi. Sappiamo che in un gruppo costituito da uno stallone e dal suo harem i maschi sono solo il 30 per cento circa, inclusi gli individui molto giovani, e che il prelievo casuale da una popola- zione allo stato selvatico darebbe poco meno del 50 per cento di maschi. Sem- bra perciò che gli animali abbattuti siano stati scelti in un branco di cavalli addo- mesticati. D'altra parte, un'analisi re- cente dell'età dei cavalli di Dereivka in- dica che per lo più essi sono stati uccisi fra i sei e gli otto anni, ossia a un'età più avanzata di quanto ci si aspetterebbe se la scelta dei capi da abbattere fosse stata compiuta su un branco comprendente molti giovani maschi. Si può quindi sup- porre che il sito contenga i resti di ca- valli sia domestici sia selvatici. Il ritrovamento più notevole è stato quello di un cavallo cui era stata dedi- cata un'attenzione tutta particolare: si tratta di uno stallone di sette od otto anni di cui si sono trovati il cranio e l'arto anteriore sinistro in un deposito di signi- ficato rituale, insieme ai resti in connes- sione anatomica di due cani. Sembra che le pelli dei tre animali, complete della testa e delle ossa degli arti anteriori o della colonna vertebrale, siano state riu- nite intenzionalmente. Nei pressi si è rinvenuta una figurina di argilla a forma di cinghiale, insieme a frammenti di al- tre figure che sembrano rappresentare esseri umani. Vi erano anche due pezzi La domesticazione del cavallo da sella Questa innovazione, che influì notevolmente sull'evoluzione culturale e linguistica, risale a ben 6000 anni fa, come dimostrano i segni di usura da morso riscontrati in reperti di denti di cavallo trovati in Ucraina di David Anthony, Dimitri Y. Telegin e Dorcas Brown 48 LE SCIENZE n. 282, febbraio 1992 LE SCIENZE n. 282, febbraio 1992 49

Transcript of La domesticazione del cavallo da...

Queste pelli di cavallo appese a pali fanno parte di una rico-struzione realizzata in Danimarca di un rito ampiamente do-cumentato nell'Europa precristiana. I resti di uno stallone, ri-trovati insieme a quelli di due cani in un sito ucraino risalentea 6000 anni fa, in condizioni che fanno pensare a un rito ana-

logo, mostrano tracce di usura dentaria provocata dal morso;questo animale rappresenterebbe quindi la più antica caval-catura conosciuta al mondo. Il complesso ricorda alcuni mitiindoeuropei nei quali è un cavallo a trasportare le anime deidefunti alle porte dell'aldilà, dove i cani montano la guardia.

I

l giorno in cui un uomo balzò per laprima volta sul dorso di un cavalloe si guardò intorno da quella posi-

zione sopraelevata il corso della storiacambiò radicalmente. Un appassionatodi cavalli francese osservò una volta, so-lo un po' enfaticamente, che l'uomo, mi-nacciato dagli elementi naturali che co-spirano per distruggerlo e da animali piùrobusti e veloci di lui, sarebbe statouno schiavo se il cavallo non lo avessereso re.

Si è generalmente supposto che l'im-piego del cavallo come animale da sellaabbia avuto inizio nell'Asia centrale so-lo cinque secoli circa prima della com-parsa della cavalleria negli eserciti delMedio Oriente, verso il 1000 a.C. Tut-tavia questa opinione è erronea: nuovidati, che si basano sull'usura dentariacausata dal morso in un cavallo preisto-rico, indicano che l'uso di questo anima-le come cavalcatura è molto più antico.La storica alleanza tra cavallo e cavalie-re ebbe origine nell'Età del rame, in se-no alla cosiddetta cultura di Sredni Stogche fiorì in Ucraina 6000 anni fa. L'im-piego del cavallo da sella ha quindi pre-ceduto quello della ruota, il che ne fa laprima innovazione significativa nellastoria dei trasporti terrestri. Inoltre la suadatazione e collocazione geografica dan-no sostegno alla ben nota teoria secondola quale cavalieri originari delle steppedell'Eurasia avrebbero contribuito alladiffusione della famiglia delle lingue in-doeuropee, quella che oggi è la più dif-fusa del mondo.

Prima del 4300 a.C. circa i cavalli sitrovavano esclusivamente allo stato sel-vatico ed erano diffusi nella vasta fasciadi steppe erbose e pianeggianti che siestende dall'Ucraina verso est, fino allacatena dei Tien Shan e alla Mongolia.Piccole popolazioni di cavalli vivevanoanche nell'Europa centrale e occidenta-le, ma questi animali erano importanti

per l'alimentazione umana solo nella re-gione delle steppe, dove senza dubbioformavano grandi branchi. Come i bi-sonti dell'America Settentrionale, i ca-valli erano i più numerosi fra i grandierbivori delle steppe.

I cavalli dei quali si sono rinvenuti iresti in vari siti preistorici potevano co-stituire selvaggina, animali domestici dacarne o cavalcature. Per trovare un me-todo che consentisse di distinguere traquesti diversi impieghi si sono studiatedue popolazioni attuali di cavalli selva-tici. Joel Berger dell'Università del Ne-vada si è occupato dei mustang dellaGranite Range nel Nevada, mentre Ro-nald R. Keiper della Pennsylvania StateUniversity e Daniel I. Rubenstein dellaPrinceton University hanno studiato ipony delle isole di barriera della EasternShore, al largo della costa della Virginiae del Maryland; entrambi i gruppi di ri-cerca hanno trovato che in natura i ca-valli formano due unità sociali principa-li: branchi di giovani maschi privi dicompagne e harem di femmine con i pu-ledri sotto la guida di uno stallone.

I giovani maschi si spostano impreve-dibilmente in un vasto territorio mentregli stalloni e i loro harem tendono a se-guire percorsi abituali, dando così origi-ne a piste contrassegnate da escrementiche possono aver facilitato i cacciatorinell'inseguimento di questi branchi.

I resti di cavalli abbattuti dai caccia-tori dovrebbero perciò comprendere so-prattutto ossa di giumente adulte e di in-dividui subadulti. Invece fra i cavalli do-mestici abbattuti per la carne dovrebbeesservi una proporzione più elevata digiovani maschi, che sono riottosi e spes-so non necessari per l'incremento nume-rico del branco.

Le strutture ossee legate al sesso e al-l'età riscontrabili nei resti di cavalli ab-battuti dalle popolazioni dell'Età del ra-me dovrebbero perciò indicare se questi

animali erano selvatici o domestici. Pur-troppo la determinazione del sesso di uncavallo a partire dallo scheletro è spessoimpossibile, in quanto dipende dallaconservazione dei denti superiori o infe-riori, che nei maschi includono i canini(normalmente assenti nelle femmine).Ma dato che la mascella del cavallo èuna parte difficilmente commestibile, sene trova un numero relativamente picco-lo fra gli scarti di cucina che costituisco-no il grosso dei materiali recuperati inun sito archeologico. I tentativi di indi-viduare i primi cavalli domestici si sonobasati di conseguenza su caratteri diversidal sesso, soprattutto sulle misure crani-che e sulle dimensioni della parte infe-riore degli arti, nessuno dei quali peròpuò fornire prove definitive dell'avve-nuta domesticazione.

T1 sito archeologico più importante perlo studio della domesticazione del ca-

vallo è Dereivka, un villaggio scavato dauno di noi (Telegin) fra il 1960 e il 1967e poi di nuovo nel 1983. Il sito, uno trale centinaia di siti attribuiti alla culturaucraina di Sredni Stog, risalente all'Etàdel rame, si trova circa 250 chilometri asud di Kiev sulla sponda occidentale delDnepr, in una zona ecologica di transi-zione fra la steppa boscosa a nord e lasteppa vera e propria a sud. La culturadi Sredni Stog, così detta da un'isola delDnepr dove fu scavato il primo sito diquesto tipo, è datata fra il 4300 e il 3500a.C. Quattro datazioni al radiocarbonioeffettuate su campioni provenienti daDereivka indicano che il villaggio fu oc-cupato intorno al 4000 a.C., con un mar-gine di errore di alcuni secoli.

Il ritrovamento di mole di pietra e difalcetti di selce dimostra che la popola-zione di Sredni Stog praticava l'agricol-tura, e l'abbondanza di ossa di bovini,ovini e suini fa pensare che si dedicasseanche all'allevamento; tuttavia sono i

cavalli a caratterizzare questa cultura dalpunto di vista economico.

Tra i resti alimentari dei siti apparte-nenti alla cultura di Sredni Stog, le ossadi cavallo sono presenti in percentualecirca doppia rispetto a .quanto si osservaper culture più antiche della stessa regio-ne. Oltre a dipendere maggiormente dalcavallo per l'alimentazione, la popola-zione di Sredni Stog ha lasciato testimo-nianze della presenza di questo equinoin siti posti più a nord, all'interno di ba-cini ricchi d'acqua e in prevalenza bo-scosi che non costituiscono l'habitatusuale dei cavalli selvatici; è chiaro chegli animali sono stati portati sul luogo.

L'abbondante consumo di carne di ca-vallo fa pensare che questo animale siastato addomesticato come fonte di cibodalla popolazione di Sredni Stog. Di fat-to sarebbe stato una risorsa alimentaremolto conveniente: al contrario degliovini e dei bovini, i cavalli sono origi-nari della regione, quindi richiedono me-no cure, specie nei rigidi mesi invernali.Così, disponendo di cavalli rinchiusi inun recinto, a qualcuno deve essere venu-ta l'idea di saltare loro in groppa.

ADereivka è stata rinvenuta un'am-pia documentazione di questa ten-

denza verso uno sfruttamento più inten-sivo del cavallo. Le 2412 ossa equinerinvenute nei cumuli di rifiuti (probabil-mente depositatisi nel corso di diverserioccupazioni del sito) costituiscono il61,2 per cento di tutte le ossa identifica-bili di animali e rappresentano almeno52 capi - quasi certamente molti di più- per un totale di circa 7500 chilogrammidi carne. Questa quantità assommerebbeal 60 per cento del peso in carne di tuttigli animali trovati nel sito.

La determinazione del sesso è statapossibile solo per sei frammenti di man-dibola, che appartenevano tutti ad ani-mali maschi; questa osservazione fapensare che quasi tutti i cavalli i cui restisono stati rinvenuti a Dereivka - o alme-no una sorprendente maggioranza - fos-sero maschi. Sappiamo che in un gruppocostituito da uno stallone e dal suoharem i maschi sono solo il 30 per centocirca, inclusi gli individui molto giovani,e che il prelievo casuale da una popola-zione allo stato selvatico darebbe pocomeno del 50 per cento di maschi. Sem-

bra perciò che gli animali abbattuti sianostati scelti in un branco di cavalli addo-mesticati. D'altra parte, un'analisi re-cente dell'età dei cavalli di Dereivka in-dica che per lo più essi sono stati uccisifra i sei e gli otto anni, ossia a un'età piùavanzata di quanto ci si aspetterebbe sela scelta dei capi da abbattere fosse statacompiuta su un branco comprendentemolti giovani maschi. Si può quindi sup-porre che il sito contenga i resti di ca-valli sia domestici sia selvatici.

Il ritrovamento più notevole è statoquello di un cavallo cui era stata dedi-cata un'attenzione tutta particolare: sitratta di uno stallone di sette od otto annidi cui si sono trovati il cranio e l'artoanteriore sinistro in un deposito di signi-ficato rituale, insieme ai resti in connes-sione anatomica di due cani. Sembra chele pelli dei tre animali, complete dellatesta e delle ossa degli arti anteriori odella colonna vertebrale, siano state riu-nite intenzionalmente. Nei pressi si èrinvenuta una figurina di argilla a formadi cinghiale, insieme a frammenti di al-tre figure che sembrano rappresentareesseri umani. Vi erano anche due pezzi

La domesticazionedel cavallo da sella

Questa innovazione, che influì notevolmente sull'evoluzione culturale elinguistica, risale a ben 6000 anni fa, come dimostrano i segni di usurada morso riscontrati in reperti di denti di cavallo trovati in Ucraina

di David Anthony, Dimitri Y. Telegin e Dorcas Brown

48 LE SCIENZE n. 282, febbraio 1992

LE SCIENZE n. 282, febbraio 1992 49

La domesticazione del cavallo non è attestata con certezza damanufatti dell'Età del rame, come questo «scettro» a forma ditesta equina (in alto a sinistra) rinvenuto a Drama in Bulgaria.La prima testimonianza certa è data da una incisione rupestredell'Età del bronzo raffigurante un cavallo e un cavaliere (inbasso a sinistra) che si trova a Kammenaja Mogila in Ucraina.

Le popolazioni che utilizzavano il cavallo come animale da sel-la si diffusero rapidamente verso oriente in steppe non ancoraabitate, ma occorse loro più tempo per addentrarsi nelle re-gioni a occidente, già occupate da insediamenti. Bighe trainateda cavalli raggiunsero il Medio Oriente intorno al 1800 a.C.,circa 2000 anni dopo la domesticazione del cavallo da sella.

DR> MA •

REGGIMORSODI CORNO

MORSODI METALLO

STALLONESELVATICO

STALLONEDI DEREIVKA

SMUSSATURA

di corno perforati che potevano esseredei reggimorso.

L'intero complesso è un deposito disignificato cultuale: il fatto che il cavallosi trovi associato a cani e a figurine an-tropomorfe indica chiaramente che essoera addomesticato. L'usanza rituale incui una pelle di cavallo completa di testae zampe viene esposta su un palo percontrassegnare un sito sacro è ampia-mente documentata nell'Europa precri-stiana. Il rito veniva praticato ancora inquesto secolo dai buriati e dagli oirati,due popolazioni che vivono fra i MontiAltai e il Lago Bajkal, ed è possibile chesi conservi a tutt'oggi.

Lo stallone di Dereivka risale con cer-tezza all'epoca della cultura di SredniStog. É stato rinvenuto su un piano dicalpestio relativo all'Età del rame, dovecadde o venne posato per essere poi ri-coperto da rifiuti attribuibili alla culturadi Sredni Stog. I particolari della scoper-ta sono in accordo con l'ipotesi che lapelle e il cranio dello stallone fosserostati esposti in cima a un palo come of-ferta a scopo propiziatorio e rendono as-sai improbabile la possibilità che i suoiresti provengano da una buca scavata al-l'interno del deposito da abitanti di epo-ca posteriore.

I reggimorso di corno - se proprio diquesto si tratta - sono simili ad altriesemplari che sono stati citati a riprovadel fatto che nell'Età del rame il cavallo

veniva impiegato come animale da sella.Fra questi vi è una coppia di reggimorsoproveniente da una tomba della culturadi Sredni Stog rinvenuta ad Aleksandrija(e priva di resti equini); alcuni sono statiritrovati anche in siti coevi della Poloniae della parte orientale della Germania.Tuttavia, benché reggimorso di cornomolto simili siano stati certamente usati2000 anni dopo in finimenti dell'Età delbronzo, questi esemplari dell'Età del ra-me non forniscono una prova assolutadell'impiego del cavallo come animaleda sella.

Un altro gruppo di reperti significati-vi, analizzati in dettaglio da uno di noi(Telegin), è costituito dalle teste di maz-za in pietra levigata che sono state ri-trovate in un gran numero di siti dellatarda Età del rame nelle steppe e nelleregioni adiacenti dell'Europa sudorien-tale. Sembra che le mazze più antichenon siano decorate con figure di animali,mentre gli esemplari posteriori, risalential 3500-3000 a.C., sono lavorati in mo-do da rappresentare teste di cavallo, ri-producendo a volte anche le cinghie e ifinimenti. Questi oggetti più tardi sem-brano associati alla cultura di Yamna,successiva a quella di Sredni Stog, ecombinano l'immagine del cavallo conun simbolo di ricchezza, essendo fattiper lo più con una pietra importata, ilporfido. La mazza in sé rappresenta an-che la potenza militare. Nessun altro ani-

male è stato oggetto di analoghe raffigu-razioni nell'Età del rame in Europa, etuttavia le mazze non dimostrano l'im-piego del cavallo come animale da sella.

Poiché i manufatti non erano in gradodi far luce sul nostro problema, abbiamodeciso di dedicarci all'esame dei restiossei. Abbiamo supposto che, se i primicavalli da sella portavano il morso, siapure fatto di corda, i premolari avrebbe-ro dovuto recare tracce microscopiche diusura. Questa ipotesi iniziale è stata ac-colta con scetticismo da diversi veteri-nari, i quali ci hanno fatto notare che ilmorso dovrebbe idealmente poggiaresulle zone più delicate della bocca delcavallo, dove un leggero strappo delleredini basta per provocare notevole fa-stidio all'animale ed esercitare così unpreciso controllo su di esso. Un morsoben posizionato dovrebbe essere a con-tatto con la lingua e le gengive, inseren-dosi nello spazio (detto barra) fra gli in-cisivi e i premolari.

Tuttavia, come abbiamo appreso da al-i cuni allevatori di cavalli, il morso

non è portato sempre nella posizioneideale. Questa osservazione empirica èstata confermata da immagini radiosco-piche di cavalli che mordevano il morsoottenute da Hilary M. Clayton dell'Uni-versità del Saskatchewan. Nelle imma-gini si nota che, se il morso non è posi-zionato perfettamente, il cavallo può

spostarlo contro i premolari anteriori al-zando e ritraendo la lingua. Gli angolidella bocca dell'animale sono in posi-zione anteriore rispetto ai premolari cosìda costringerlo a spingere fortemente ilmorso contro le parti guanciali e affer-rarlo con i premolari per impedire chescivoli in avanti a contatto delle gengive.

Un cavallo che per abitudine si ribellaal morso lo sposta quindi ripetutamentecontro il margine della superficie di oc-clusione (ossia di masticazione) dei pre-molari anteriori, dove la precarietà dellastretta fa sì che il morso scivoli sopra ilbordo del dente. La forza enorme concui il cavallo stringe il morso fra i dentie la tendenza di quest'ultimo a scorrereavanti e indietro sul bordo anteriore deldente provocano usura.

Due di noi (Anthony e Brown) hannoesaminato i premolari inferiori di 10 ca-valli domestici attuali sottoposti al mor-so e di 20 cavalli selvatici del Nevada edelle isole di barriera della Virginia, iquali non avevano mai portato il morso.Al microscopio elettronico a scansione idanni provocati dal morso erano facil-mente distinguibili da quelli causati dal-l'usura naturale della superficie di oc-clusione. I danni prodotti dal morso so-no caratteristici per diversi aspetti. Inprimo luogo la posizione è costante: losmalto della superficie della prima cu-spide in contatto con il morso è scalfitosui lati buccale e linguale nonché sulmargine anteriore del dente. Inoltre letracce di usura hanno un andamento ca-ratteristico, con piccole fratture che si ir-radiano dal centro dei rilievi dello smal-to e talvolta si uniscono a formare nettespaccature che decorrono lungo tutta lacresta. In terzo luogo, lo scorrimento inavanti e all'indietro del morso sullosmalto danneggiato produce aree irrego-lari (fratture «a gradino» abrase) all'in-terno delle fratture principali. Infine laprima cuspide è spesso smussata versola parte anteriore della bocca.

Nei cavalli attuali che portano i segnimicroscopici dell'usura da morso il mar-gine anteriore del premolare mostra unarretramento medio di 3,56 millimetri,mentre nei premolari dei cavalli selvaticiil valore medio è di soli 0,82 millimetri.Oltre a ciò, lo smalto della superficie diocclusione di questi ultimi è in generemolto liscio, completamente privo deglievidenti solchi che ricoprono la primacuspide nei denti dei cavalli sottoposti almorso. In circa un terzo dei cavalli sel-vatici si osservano fratture dello smaltosul lato buccale della prima cuspide, manon su quello linguale. (Nei cavalli idanni al lato buccale del dente sono ilrisultato naturale della masticazione.)Anche in questi casi non si sono mai ri-scontrate in cavalli selvatici alterazionidentarie che potessero essere scambiateper usura da morso.

porti di queste conoscenze, due di noi(Anthony e Brown) si recarono a

Kiev su invito dell'Accademia delle

La ricostruzione dello stallone di Dereivka (in alto) lo mostra come un animale dalcapo piuttosto grande, munito di un morso di corda con reggimorso di corno. Ilmorso impiegato sui cavalli attuali (in basso) dovrebbe idealmente poggiare sulleparti morbide della bocca, ma gli animali tendono a spostarlo contro i premolari.

Il confronto fra i premolari di un cavallo selvatico (in alto) e quelli dello stallone diDereivka (in basso) dimostra che i primi hanno un profilo non alterato e presentanofratture solo sul lato buccale della superficie masticatoria (nella microfotografia),mentre i secondi sono smussati e coperti di fratture, a riprova dell'uso del morso.

\'134 1E`KSANìì'FIIJA''

DEREIVKADNEPRKAMMENAJA

50 LE SCIENZE n. 282, febbraio 1992

LE SCIENZE n. 282, febbraio 1992 51

IMPIEGO EFFETTI PRIMARI EFFETTI SECONDARI

L'introduzione del cavallo nell'America Settentrionale

52 LE SCIENZE n. 282, febbraio 1992

LA DIMENSIONEDEL GRUPPO SOCIALE

AUMENTAANCHE DI 10 VOLTEFONTE ALIMENTARE

LE RISORSEDI SUSSISTENZANELLE PRATERIE

DIVENTANOPIÙ ABBONDANTI

E SICURE

IL POSSESSO DI CAVALLICREA DIFFERENZE SOCIALI. 'A.

TRASPORTO DI MERCI

I BENI OTTENUTICON COMMERCI E RAZZIE

DIVENTANO PIÙ VARIE ABBONDANTI

CAUSANDO LA COMPARSADI NUOVE STRUTTURE

SOCIALI

TRASPORTO DI PERSONEIL TERRITORIOSFRUTTABILE

AUMENTADI SEI VOLTE

AUMENTA IL CONFLITTOPER LA TERRAE LE RISORSECAVALCATURA PER LA CACCIA

I GUERRIERIA CAVALLO

SI AVVANTAGGIANORISPETTO

ALLE POPOLAZIONISEDENTARIE L'ABILITÀ

IN COMBATTIMENTOCONFERISCE PRESTIGIO

T

CAVALCATURA PERLA GUERRA

Ritratto Cliente Swissair 104: Maddalena De Padova, proprietaria di una azienda di mobili di design, Milano.scienze ucraina per studiare, in collabo-razione con Telegin e con l'archeozoo-loga Natalja Belan-Timéenko, i denti diun vasto campione di cavalli preistorici.Abbiamo realizzato calchi estremamentedettagliati di premolari inferiori equinirinvenuti in siti la cui datazione va da25 000 a 1000 anni fa. L'analisi dei cal-chi, effettuata in seguito negli Stati Uni-ti, ha indicato che i denti databili a un'e-poca anteriore al 4000 a.C. non presen-tano segni di smussatura o tracce micro-scopiche di usura da morso. Nello stal-lone di Dereivka, tuttavia, i premolarianteriori appaiono smussati, con un ar-retramento di 3,5 millimetri che corri-sponde quasi esattamente all'arretra-mento medio dei premolari dei cavallidomestici del nostro gruppo di controlloed è ben lontano dalla misura di 0,82millimetri osservata nei cavalli selvatici.

Quando abbiamo esaminato al micro-scopio elettronico a scansione i calchidei premolari dello stallone di Dereivka.abbiamo potuto osservare tutti i segnimicroscopici dell'usura da morso. Unanetta smussatura, fratture che hanno ori-gine nel centro dei rilievi dello smalto efratture a gradino abrase erano ben evi-denti su tutta la superficie della primacuspide. L'usura si limitava all'areasmussata e non si estendeva alla porzio-ne posteriore del dente. Oltre a ciò, acausa delle particolari modalità di depo-sizione dello stallone di Dereivka, se neè conservata anche la mascella superio-re; facendola combaciare con quella in-

feriore, si è visto che l'usura non potevaessere spiegata da una malocclusione.quindi chiaro che lo stallone portava ilmorso, il che significa che doveva essereguidato dal retro, ossia da un cavaliereo dal conducente di un veicolo munitodi ruote. Cinquecento anni prima dell'in-venzione della ruota, si può tranquilla-mente scartare la seconda ipotesi; lostallone di Dereivka è dunque il più an-tico cavallo da sella conosciuto nelmondo.

Stranamente nessuno degli altri quat-tro premolari inferiori equini rinvenuti aDereivka mostra tracce evidenti di usurada morso. Questi denti sono stati ritro-vati in mezzo agli scarti di cucina delsito e probabilmente provengono da ca-valli abbattuti a scopo alimentare. L'a-nimale prescelto per essere incluso neldeposito rituale insieme ai due cani è ilsolo a essere stato verosimilmente im-piegato come cavalcatura.

A bbiamo tentato non solo di dataref--1 l'uso del cavallo come animale dasella, ma anche di determinarne gli ef-fetti sulle culture della tarda Età del ra-me in Europa, fra il 4000 e il 3000 a.C.circa. Diversi studiosi, in particolare An-drew Sherratt dell'Ashmolean Museumdell'Università di Oxford e Sandor 1345-kònyi dell'Accademia delle scienze un-gherese, hanno avanzato l'ipotesi cheprofondi cambiamenti sociali ed econo-mici siano stati provocati dall'impiegodi animali per ottenere beni quali lana e

prodotti caseari e per il trasporto di per-sone e merci. Se l'uso di cavalcatureprecedette quello di veicoli dotati di ruo-te, i suoi effetti dovrebbero essere distin-guibili da quelli causati dalla trazioneanimale.

Le modificazioni culturali documen-tate nel Nuovo Mondo forniscono unmodello per ricostruire l'impatto avutodall'impiego di cavalcature in Ucrainadurante l'Età del rame. I cavalli potreb-bero essere stati fra le prime «importa-zioni» europee a giungere nell'AmericaSettentrionale, a opera dei colonizzatorispagnoli che li introdussero nel NuovoMessico alla fine del XVII secolo. Al-cuni di questi animali potrebbero esseretornati allo stato selvatico o essere statioggetto di scambio fra diverse popola-zioni indigene, finendo così per raggiun-gere la zona centrale del continente. Ecerto che le tribù stanziate in questa re-gione iniziarono a impiegare cavalcaturemolto prima di venire a contatto con learmi da fuoco, le malattie europee, lenuove merci e altri aspetti della vita deicolonizzatori. Gli effetti di questa inno-vazione possono quindi essere esaminatiin maniera almeno parzialmente indi-pendente da altre influenze europee nelperiodo che va dal 1680 al 1750.

L'acquisizione dei cavalli rivoluzionòpressoché tutti gli aspetti della vita nellaregione corrispondente alle attuali GreatPlains. Un cavaliere può muoversi dadue a tre volte più velocemente e coprirein un giorno una distanza da due a tre

La posizione scorretta del morso è evidente in questa fotografia di cavalieri afghani.I cavalli tendono a spostare il morso contro i premolari per evitare che prema sulleparti molli della bocca, provocando così la comparsa di segni caratteristici sui denti.

I GRANDI SCIENZIATIAi personaggi che hanno fatto fare passi da gigante

al pensiero umano e ai retroscena delle loro scoperte

LE SCIENZEedizione italiana di SCIENTIFIC AMERICAN

ha dedicato numerosi articoli tra cui:

COPERNICO E TYCHO BRAHEdi O. Gingerich

(n. 67, marzo 1974)

La scoperta della copia del libro di Coper-nico annotata da Tycho Brahe.

ALFRED WEGENER E L'IPOTESIDELLA DERIVA DEI CONTINENTI

di A. Hallam(n. 82, giugno 1975)

Nel 1912 questo scienziato avanzava l'i-potesi che i continenti si muovono e pro-poneva una teoria della loro migrazione.

GAUSSdi I. Stewart

(n. 111, novembre 1977)

Si trovava a suo agio sia con le astrazionidella teoria dei numeri sia con i lunghicalcoli dell'astronomia e le applicazionipratiche della fisica.

LA MELA DI NEWTONE IL DIALOGO DI GALLE°

di S. Drake(n. 146, ottobre 1980)

Fu probabilmente un diagramma visto neiMassimi Sistemi di Galileo a far sì cheNewton collegasse la caduta della famosa

, mela al moto orbitale della Luna.

SADI CARNOTdi S.S. Wilson

(n. 158, ottobre 1981)

È noto per l'analisi di una macchina termi-ca ideale, ma i suoi interessi erano rivoltialle applicazioni pratiche dell'energia delvapore.

LA BREVE VITADI ÉVARISTE GALOIS

di T. Rothman(n. 166, giugno 1982)

Secondo la leggenda il giovane matema-tico formulò di getto la teoria dei gruppinella notte precedente il duello che loportò alla morte.

GEORG CANTOR E LA TEORIADEGLI INSIEMI TRANSFINITI

di J.W. Dauben(n. 180, agosto 1983)

Cantor ha dimostrato che esiste una ge-rarchia di infiniti, ciascuno più “grande,,del precedente; oggi la sua teoria degliinsiemi è uno dei cardini della matematica.

MONDINO DE' LIUZZIdi P.L. Lollini e L. Pelegatti

(n. 182, ottobre 1983)

Ebbe il merito di rinnovare la scienzamedica medievale introducendo nell'aulauniversitaria la dissezione a scopo didat-tico e di ricerca.

DARWIN GEOLOGOdi S. Herbert

(n. 215, luglio 1986)

Nei cinque anni passati sulla Beagle lasua principale attività di ricerca riguardòla geologia.

WILLIAM HERSCHEL E LA NASCITADELL'ASTRONOMIA MODERNA

di M. Hoskin(n. 216, agosto 1986)

Mediante i telescopi da lui stesso costruitiHerschel scoprì migliaia di stelle enebulose.

I CONTRIBUTI DI LEONARDOALLA MECCANICA TEORICA

di V. Foley e W. Soedel(n. 219, novembre 1986)

Un esame approfondito dei Codici di Ma-drid fa emergere l'importanza delle intui-zioni di Leonardo su quattro aspetti fonda-mentali della meccanica.

ANDRÉ-MARIE AMPÈREdi L. Pearce Williams(n. 247, marzo 1989)

Fu il primo ricercatore a valutare quantita-tivamente gli effetti magnetici della cor-rente elettrica, ma si interessò anche difilosofia della scienza.

volte superiore rispetto a un individuo apiedi. Questo fatto rendeva improvvisa-mente raggiungibili risorse, alleati, ne-mici e mercati che prima erano troppodistanti. Le possibilità di sopravvivenzanelle aride praterie, che erano semprestate precarie per popolazioni di caccia-tori costrette a muoversi a piedi, diven-nero più facili e sicure. I villaggi di agri-coltori sedentari i cui insediamenti nellevalli fluviali erano centri di popolamen-to e di produttività economica divennerovulnerabili a incursioni fulminee di ne-mici a cavallo che erano pressoché al si-curo da inseguimenti e azioni punitive.Molti di questi villaggi furono abbando-nati e i loro abitanti divennero cacciatoria cavallo per autodifesa, come accaddeai Cheyenne, agli Arapaho e ai Crow.

Le azioni belliche aumentarono di in-tensità e assunsero una maggiore impor-tanza sociale, sia perché i cavalli diven-nero un simbolo di ricchezza di cui erafacile appropriarsi, sia perché il posses-so di cavalcature spinse a ridefinire iconfini fra tribù che erano stati stabilitiin base a distanze percorribili a piedi. Isistemi di commercio e scambio si fece-ro più complessi ed estesi e interessaro-no un volume di beni (cavalli inclusi)maggiore di quanto fosse possibile inprecedenza. Trasformazioni simili av-vennero indipendentemente anche nel-l'America Meridionale.

Analoghi cambiamenti sembrano es-sersi verificati anche all'epoca della cul-tura di Sredni Stog, che è oggi ben co-nosciuta grazie agli scavi compiuti in ol-tre 200 siti delle valli steppose dell'U-craina. Gli insediamenti comprendevanoun piccolo numero di abitazioni se-

mipermanenti, in materiale da costruzio-ne leggero, dove vivevano probabilmen-te gruppi familiari allargati che si dedi-cavano alla caccia, alla pesca, all'agri-coltura e alla sorveglianza degli armentio delle greggi, forse servendosi di caval-li come animali da sella. I morti veniva-no sepolti in piccole necropoli di 10-30tombe, con un corredo funebre ridottoper lo più a un paio di semplici utensili.Alcune tombe però contenevano orna-menti in rame, perline di conchiglie epregiati utensili di selce, a riprova delfatto che si andava costituendo una stra-tificazione sociale.

E logico attendersi che la popolazionedi Sredni Stog, una volta acquisite le ca-valcature, abbia radicalmente modificatoi propri rapporti con i vicini, come ac-cadde agli indigeni americani. In effettisi osservano trasformazioni importanti.Nel tardo periodo di Sredni Stog, docu-mentato a Dereivka, gli ornamenti in ra-me cominciano a essere presenti nelletombe in numero e varietà mai visti pri-ma a est del Dnepr.

Questi ornamenti mostrano chiara-mente l'influenza della cultura di Cucu-teni-Tripolje, che fiorì tra il 4500 e il3500 a.C. negli altopiani boscosi com-presi tra il Dnepr e i Carpazi e fu carat-terizzata da grandi centri agricoli e danumerosi piccoli villaggi con edifici adue piani, dalla metallurgia del rame, dacerimonie che associavano i cereali a fi-gurine femminili e da ceramiche poli-crome di grande raffinatezza tecnica.Inoltre ornamenti in rame di tipologia ecomposizione chimica analoga a quellidella cultura di Cucuteni-Tripolje sonostati ritrovati in necropoli di quest'epoca

situate anche 900 chilometri a est di De-reivka. Questi ornamenti furono traspor-tati fino a Khvalynsk, che sorge lungo ilmedio corso del Volga, presumibilmenteda intermediari che appartenevano allapopolazione di Sredni Stog.

L'impiego del cavallo da sella, per-mettendo contatti fra culture lontane,sembra aver favorito sia il commerciosia la guerra. I più grandi insediamentidella cultura di Cucuteni-Tripolje ebbe-ro una crescita impressionante e arriva-rono a occupare una superficie di oltre300 ettari e a comprendere anche 1000costruzioni. La spiegazione più plausibi-le per questa concentrazione senza pre-cedenti della popolazione è di natura di-fensiva. Inoltre necropoli simili a quelledella popolazione di Sredni Stog compa-iono verso il 3800 a.C. circa 600 chilo-metri a ovest del Dnepr, nell'Ungheriaorientale e nella Romania occidentale.L'impiego dei cavalli da sella dovrebbeaver prodotto proprio trasformazioni diquesto tipo: l'arricchimento della culturadi Sredni Stog, l'estensione delle viecommerciali e di comunicazione attra-verso le praterie, la concentrazione ascopo difensivo delle popolazioni seden-tarie di agricoltori e il trasferimento digruppi portatori della cultura di SredniStog in aree ricche di risorse che in pre-cedenza non avevano potuto sfruttare.

Epossibile che i primi cavalieri par-lassero una lingua che oggi prende

il nome di proto-indoeuropeo. I glotto-logi hanno tentato di ricostruire questalingua, da lungo tempo estinta, a partireda quelle da essa derivate, fra cui il san-scrito, il greco antico e il latino, oltre alingue moderne come il francese, il te-desco, il russo e il persiano.

Nel secolo scorso alcuni archeologi eglottologi hanno cercato la «patria indo-europea» nelle steppe dell'Ucraina, con-centrandosi soprattutto sui siti - ricchi diossa equine - della cultura di Yamna, di-scesa in parte da quella di Sredni Stog ediffusasi nelle steppe a nord del Mar Ne-ro e del Mar Caspio. James Mallory delQueen's College di Belfast ha ripropostola teoria della patria ucraina. In alterna-tiva, altri studiosi hanno recentementeipotizzato che le lingue indoeuropee sia-no state diffuse, a partire dall'Anatolia,dall'espansione dei primi agricoltori du-rante il Neolitico, molto prima della do-mesticazione del cavallo (si veda l'arti-colo La storia antica delle lingue indo-europee di Thomas V. Gamkrelidze eVjaéeslav V. Ivanov in «Le Scienze»n. 261, maggio 1990).

Anche gli autori di questo articolo so-no in disaccordo tra loro per quanto ri-guarda l'origine indoeuropea. Ma se lepopolazioni che parlavano alcuni deiprimi dialetti indoeuropei vivevano ef-fettivamente nelle steppe dell'Ucraina -un'affermazione sulla quale concordia-mo unanimemente - allora l'introduzio-ne qui avvenuta dell'impiego del cavalloda sella verso l'inizio del IV millennio

a.C. fornisce un possibile meccanismoper la diffusione di queste popolazioni.

L'espansione verso oriente potrebbeessere stata compiuta grazie a una nuovaorganizzazione sociale ed economicabasata sullo sfruttamento delle praterieper il pascolo e delle valli fluviali perun'agricoltura a piccola scala. La steppaera un ambiente ostile ché non potevaconsentire una rilevante presenza umanaprima dell'adozione di cavalcature; tut-tavia questa innovazione contribuì a tra-sformare le vaste distese pianeggianti traEuropa e Asia da barriera a via di comu-nicazioni e scambi.

La diffusione verso est delle primepopolazioni che impiegavano il cavallonon deve aver trovato ostacoli nei pochiabitanti qui insediatisi in precedenza,mentre l'espansione verso occidente siscontrò inevitabilmente con le societàagricole dell'Età del rame, già ben con-solidate. I dati archeologici e i modelliteorici delle migrazioni tendono a con-fermare l'ipotesi che questi spostamentiebbero luogo, prima verso est e poi ver-so ovest, fra il 3500 e il 3000 a.C.

In tutti questi sviluppi il cavallo ebbeun ruolo fondamentale, un ruolo checontinuò ad avere nei successivi 5000anni di storia. Ma è ormai chiaro che oc-corse molto tempo prima che l'impiegodel cavallo da sella si diffondesse versosud, nel Medio Oriente. Quando final-mente i cavalli fecero la loro comparsain questa regione, fra il 2200 e il 2000a.C., vennero impiegati per compiti af-fidati in precedenza ad asini e ibridi asi-no-onagro, vale a dire come animali datraino per carri da guerra. La maggioretaglia e velocità dei cavalli e forse nuovisistemi di controllo basati sul morsocontribuirono al perfezionamento dellabiga da guerra, avvenuto intorno al 1800a.C. Fu come animale da traino che ilcavallo fece il suo ingresso nella storia,due millenni dopo essere stato sottopo-sto per la prima volta alle redini.

BIBLIOGRAFIA

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TELEGIN DIMITRI Y., Dereivka: A Settle-meni and Cemetery of Copper Age Hor-se Keepers on the Middle Dneiper in«British Archaeological Reports», Inter-national Series 287, 1986.

ANTHONY DAVID W., The Domestica-tion of the Horse in Equids in the An-cient World, vol. 2, a cura di Richard H.Meadow e Hans-Peter Uerpmann, Lud-wig Reichert Verlag, 1991.

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