La crisi germanica e i conflitti Con l'Occidente romano

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IL REGNO DI ARCADIO: LA CRISI GERMANICA E I CONFLITTI CON L'OCCIDENTE STILICONE, RUFINO E ALARICO Teodosio I si spense a Milano il 17 gennaio 395. Gli succedettero i figli Arcadio in Oriente e Onorio in Occidente. Entrambi si rivelarono deboli e poco adatti al governo di uno stato e, pur regnando, di fatto non governarono, demandando gli affari di stato ai loro ministri. Parimenti, non presero mai l'iniziativa di condurre in battaglia l'esercito romano, ma preferirono gli agi della vita di corte, dove le notizie venivano deformate ad arte dai loro ministri, che approfittarono della debolezza e dell'inettitudine dei due imperatori per governare lo stato in vece loro. 1 E così lo stato, pur essendo retto nominalmente da Arcadio e Onorio, si trovò di fatto ad essere governato in realtà dal prefetto del pretorio Rufino in Oriente e dal generale Stilicone in Occidente. Quest'ultimo era un generale di origine vandalica che aveva scalato rapidamente le gerarchie dell'esercito romano sotto Teodosio I, arrivando addirittura a sposarne la nipote, Serena. Quando Teodosio I spirò, essendo Onorio ancora undicenne e quindi incapace di reggere da solo uno stato, lo pose sotto la tutela di Stilicone, di cui Teodosio si fidava enormemente. Stilicone, che era molto ambizioso, asserì che Teodosio gli avesse affidato anche la tutela di Arcadio, Imperatore d'Oriente, ma potrebbe essere stata una menzogna diffusa ad arte da Stilicone per potere assumere un enorme potere anche nella parte orientale dell'Impero. Inoltre, asseriva che Teodosio, spirando, avesse assegnato ad Onorio la prefettura del pretorio dell'Illirico, con le diocesi di Dacia e Macedonia, che tuttavia appartenevano all'epoca all'Impero d'Oriente. Le pretese di Stilicone, sia di divenire tutore anche di Arcadio, sia che tutto l'Illirico venisse assegnato all'Occidente, gli provocarono l'ostilità dei primi ministri di Arcadio, primo tra tutti Rufino, e la rottura dei rapporti tra le due metà dell'Impero portarono, per forza di cose, ad un ulteriore indebolimento dello stato romano. 2 Arcadio, asceso al trono all'età di diciasette anni, era un imperatore debole e imbelle, facilmente influenzabile dai suoi ministri. Nei fatti, agli inizi del 395, il potere effettivo in Oriente era detenuto dal prefetto del pretorio d'Oriente, Flavio Rufino, originario dalla Gallia Aquitania. Rufino viene descritto dalle fonti come un politico corrotto, e viene da esse accusato di aver tramato di impossessarsi del trono, giungendo persino a sobillare i barbari ad invadere l'Impero, in modo che gli riuscisse più facile detronizzare Arcadio. Queste voci di tradimento, tuttavia, potrebbero benissimo essere infondate. Certo è comunque che Rufino intendesse imparentarsi con la famiglia imperiale, tentando di convincere Arcadio a sposare la sua figlia unica: in questo modo sarebbe diventato suocero dell'Imperatore d'Oriente, e avrebbe potuto così esercitare una presa più salda del potere. Non aveva però fatto i conti con Eutropio, un cortigiano eunuco suo rivale che convinse l'Imperatore a sposare piuttosto Eudossia, la figlia del generale Bautone. Le nozze furono celebrate il 27 aprile 395 e indebolirono la posizione di Rufino, che pur tuttavia rimaneva l'uomo più potente dell'Oriente romano. Nel frattempo, i Foederati Goti, eletto loro capo Alarico, si rivoltarono. Essi erano quei Goti che si erano insediati all'interno dei confini dell'Impero, più precisamente in Mesia, in seguito al trattato del 382: in cambio del permesso di insediarsi intra fines godendo di parziale autonomia dall'Impero in virtù delle sconfitte inflitte ai Romani sotto Valente e lo stesso Teodosio, erano obbligati a fornire truppe mercenarie alle armate romane con la qualifica di Foederati. I Foederati Visigoti avevano combattuto per Teodosio I nella battaglia del Frigido, e avevano subito perdite consistenti nella battaglia; sorse in loro il sospetto che l'Imperatore li avesse schierati in prima linea per indebolirli al punto da poter riscrivere il trattato del 382 in modo favorevole ai Romani, cancellando ogni loro autonomia. 3 Per questi e per altri motivi, i Goti, dopo aver eletto un nuovo capo unico, Alarico, in 1 RAVEGNANI, p. 40. 2 RAVEGNANI, p. 45. 3 HEATHER, p. 263.

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Trattazione degli avvenimenti del regno dell'Imperatore Arcadio (395-408): vengono trattati i saccheggi dei Visigoti di Alarico, i governi di Rufino ed Eutropio, la rivolta di Gainas, la vicenda del Patriarca di Costantinopoli Giovanni Crisostomo, e i rapporti conflittuali con Stilicone e l'Occidente romano.

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IL REGNO DI ARCADIO: LA CRISI GERMANICA E I CONFLITTICON L'OCCIDENTE

STILICONE, RUFINO E ALARICO

Teodosio I si spense a Milano il 17 gennaio 395. Gli succedettero i figli Arcadio in Oriente e Onorioin Occidente. Entrambi si rivelarono deboli e poco adatti al governo di uno stato e, pur regnando, difatto non governarono, demandando gli affari di stato ai loro ministri. Parimenti, non presero mail'iniziativa di condurre in battaglia l'esercito romano, ma preferirono gli agi della vita di corte, dovele notizie venivano deformate ad arte dai loro ministri, che approfittarono della debolezza edell'inettitudine dei due imperatori per governare lo stato in vece loro.1 E così lo stato, pur essendoretto nominalmente da Arcadio e Onorio, si trovò di fatto ad essere governato in realtà dal prefettodel pretorio Rufino in Oriente e dal generale Stilicone in Occidente. Quest'ultimo era un generale diorigine vandalica che aveva scalato rapidamente le gerarchie dell'esercito romano sotto Teodosio I,arrivando addirittura a sposarne la nipote, Serena. Quando Teodosio I spirò, essendo Onorio ancoraundicenne e quindi incapace di reggere da solo uno stato, lo pose sotto la tutela di Stilicone, di cuiTeodosio si fidava enormemente. Stilicone, che era molto ambizioso, asserì che Teodosio gli avesseaffidato anche la tutela di Arcadio, Imperatore d'Oriente, ma potrebbe essere stata una menzognadiffusa ad arte da Stilicone per potere assumere un enorme potere anche nella parte orientaledell'Impero. Inoltre, asseriva che Teodosio, spirando, avesse assegnato ad Onorio la prefettura delpretorio dell'Illirico, con le diocesi di Dacia e Macedonia, che tuttavia appartenevano all'epocaall'Impero d'Oriente. Le pretese di Stilicone, sia di divenire tutore anche di Arcadio, sia che tuttol'Illirico venisse assegnato all'Occidente, gli provocarono l'ostilità dei primi ministri di Arcadio,primo tra tutti Rufino, e la rottura dei rapporti tra le due metà dell'Impero portarono, per forza dicose, ad un ulteriore indebolimento dello stato romano.2 Arcadio, asceso al trono all'età di diciasetteanni, era un imperatore debole e imbelle, facilmente influenzabile dai suoi ministri. Nei fatti, agliinizi del 395, il potere effettivo in Oriente era detenuto dal prefetto del pretorio d'Oriente, FlavioRufino, originario dalla Gallia Aquitania. Rufino viene descritto dalle fonti come un politicocorrotto, e viene da esse accusato di aver tramato di impossessarsi del trono, giungendo persino asobillare i barbari ad invadere l'Impero, in modo che gli riuscisse più facile detronizzare Arcadio.Queste voci di tradimento, tuttavia, potrebbero benissimo essere infondate. Certo è comunque cheRufino intendesse imparentarsi con la famiglia imperiale, tentando di convincere Arcadio a sposarela sua figlia unica: in questo modo sarebbe diventato suocero dell'Imperatore d'Oriente, e avrebbepotuto così esercitare una presa più salda del potere. Non aveva però fatto i conti con Eutropio, uncortigiano eunuco suo rivale che convinse l'Imperatore a sposare piuttosto Eudossia, la figlia delgenerale Bautone. Le nozze furono celebrate il 27 aprile 395 e indebolirono la posizione di Rufino,che pur tuttavia rimaneva l'uomo più potente dell'Oriente romano.

Nel frattempo, i Foederati Goti, eletto loro capo Alarico, si rivoltarono. Essi erano quei Goti che sierano insediati all'interno dei confini dell'Impero, più precisamente in Mesia, in seguito al trattatodel 382: in cambio del permesso di insediarsi intra fines godendo di parziale autonomia dall'Imperoin virtù delle sconfitte inflitte ai Romani sotto Valente e lo stesso Teodosio, erano obbligati a forniretruppe mercenarie alle armate romane con la qualifica di Foederati. I Foederati Visigoti avevanocombattuto per Teodosio I nella battaglia del Frigido, e avevano subito perdite consistenti nellabattaglia; sorse in loro il sospetto che l'Imperatore li avesse schierati in prima linea per indebolirli alpunto da poter riscrivere il trattato del 382 in modo favorevole ai Romani, cancellando ogni loroautonomia.3 Per questi e per altri motivi, i Goti, dopo aver eletto un nuovo capo unico, Alarico, in

1 RAVEGNANI, p. 40.2 RAVEGNANI, p. 45.3 HEATHER, p. 263.

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aperta violazione del trattato del 382, si rivoltarono: i loro obbiettivi erano riscrivere il trattato del382 a condizioni ancora più favorevoli per essi, e costringere Arcadio a nominare il loro capo,Alarico, magister militum.4 Quest'ultima richiesta era dovuta alle ambizioni del loro nuovo capo:secondo Zosimo, Alarico, che aveva servito come federato l'Imperatore Teodosio I nella battagliadel Frigido, era adirato con l'Impero perché Teodosio I gli aveva promesso la carica di magistermilitum, promessa poi non mantenuta, e, ora, a quanto pare, intendeva, con la rivolta, costringerel'Impero a concedergli la carica da lui tanto bramata.5 I Goti devastarono la Tracia senzaopposizione, approfittando del fatto che l'esercito di campo dell'Impero d'Oriente era in quelmomento in Italia con Stilicone, e non aveva ancora fatto ritorno in Oriente. Essi evitarono conmolta cura di saccheggiare i possedimenti di Rufino, e ciò suscitò i sospetti che Rufino fossecolluso con i Goti. Alla fine Rufino, travestito da goto, si recò nell'accampamento di Alarico e loconvinse ad allontanarsi da Costantinopoli, dirigendo la sua orda in direzione della Grecia:Costantinopoli era salva. I dettagli dell'incontro tra Alarico e Rufino non sono noti, ma è possibileche Rufino lo abbia sobillato ad occupare la Grecia con il compito di fermare l'eventuale avanzatadi Stilicone verso Costantinopoli. Rufino aveva infatti il timore che Stilicone tramasse di marciaresu Costantinopoli per sostituirsi a lui nell'amministrazione dell'Impero d'Oriente, e pensò che, conAlarico in possesso dell'Illirico orientale, per Stilicone sarebbe stato arduo raggiungereCostantinopoli, in quanto avrebbe dovuto prima affrontare i Visigoti.6 Inoltre, Rufino era aconoscenza delle mire di Stilicone sull'Illirico orientale: il generalissimo d'Occidente sosteneva cheTeodosio avesse, poco prima di spirare, espresso il desiderio che l'intero Illirico fosse assegnatoall'Occidente, e Rufino temeva che effettivamente, prima o poi, Stilicone avrebbe invaso quelleregioni per unirle ai domini di Onorio. Rufino non aveva truppe a sufficienza né per fermare i Goti,né per opporsi alle mire di Stilicone, né per fermare i saccheggi degli Unni nelle province asiatiche.Pensò dunque di usare i Goti contro Stilicone, in modo da allontanare Alarico da Costantinopoli e alcontempo ostacolare le mire del generalissimo d'Occidente. Stretto un qualche accordo con Rufino,dunque, Alarico si diresse verso la Grecia.

Nel frattempo, Stilicone, alla fine della primavera del 395, marciò in direzione di Costantinopolialla testa degli eserciti di campo sia d'Occidente che d'Oriente: il generalissimo d'Occidente motivòla spedizione con l'intenzione di reprimere la rivolta dei Foederati di Alarico, ma è plausibile cheavesse anche altri motivi. Stilicone rivendicava infatti per l'Occidente le diocesi di Dacia eMacedonia, appartenute all'Occidente fino al 379, ma che poi erano state trasferite all'Imperod'Oriente sotto Teodosio I. L'Illirico Orientale aveva da sempre fornito all'Impero ottimi soldati, eStilicone mirava a costringere Costantinopoli a restituire all'Occidente romano le due diocesicontese in modo da poter rinforzare il suo esercito.7 L'esercito di Stilicone, attraversando laDalmazia, giunse in prossimità degli accampamenti dei Goti verso la fine del 395, e sembrava sulpunto di scontrarsi con essi, quando all'accampamento di Stilicone giunsero ambasciatori inviati daArcadio: le lettere portate da essi contenevano l'ordine per Stilicone di rispedire le truppe orientali aCostantinopoli e di ritornare egli stesso in Italia. Stilicone eseguì l'ordine immediatamente, non si saper quali motivi: è plausibile che temesse che nel caso non avesse eseguito l'ordine, la moglieSerena e i suoi figli, che si trovavano in Oriente in quel momento, avrebbero potuto subire larappresaglia da parte di Rufino.8 Insomma, Rufino, persuadendo Arcadio a scrivere quelle lettere aStilicone, aveva ottenuto il ritiro del rivale.

Non aveva, tuttavia, fatto i conti con Stilicone, che ordinò alle truppe orientali che aveva rimandatoin Oriente, comandate dal generale di origini gotiche Gainas, di uccidere, al loro ritorno, proprio

4 HEATHER, p. 264.5 ZOSIMO, V,5.6 TS BURNS, p. 153.7 JB BURY, p. 111.8 JB BURY, p. 112. Il fatto che Serena e i suoi figli fossero in quel momento in Oriente sembrerebbe essere

confermato da CLAUDIANO, In Rufin. II.95 e Laus Serenae, 232 (“Serena mantenne Stilicone informato con letteredelle novità in Oriente”).

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Rufino. Secondo la tradizione, l'esercito sarebbe stato ricevuto dall'Imperatore e dalla sua corte neipressi del Campo Marzio all'Hebdomon. Non appena Rufino si avvicinò alle truppe esse locircondarono e lo uccisero. Era il 27 novembre 395.

In quell'anno, il 395, l'Impero d'Oriente dovette fronteggiare non solo la rivolta dei Foederati Goti,ma anche le invasioni degli Unni, che stavano devastando Siria e Palestina senza trovareopposizione. L'Impero d'Oriente si trovava, insomma, in guai seri.

L'ASCESA AL POTERE DI EUTROPIO

In seguito all'uccisione di Rufino, assunse un enorme influenza a corte Eutropio, un eunuco di corteche divenne di fatto l'uomo più potente dell'Impero d'Oriente. Per rafforzare la propria autorità,ridusse l'autorità del prefetto del pretorio, trasferendo alcune delle sue prerogative al magisterofficiorum.9 Eutropio viene descritto come crudele e corrotto: venne accusato di vendere le cariche,e di essere crudele e vendicativo. Giunse al punto di escludere l'intera popolazione della Liciadall'assunzione di cariche pubbliche, semplicemente perché un licio, tal Taziano, lo avevaingiuriato. Anche due generali valorosi, Timasio e Abundanzio, furono vittime della vendetta diEutropio: Timasio fu in particare accusato falsamente di tradimento e condannato all'esilio all'Oasi,pena equivalente, a dire delle fonti, alla pena capitale.

Nel frattempo, mentre Stilicone si recava sulla frontiera del Reno per rinnovare i patti di alleanzacon le tribù barbare confinanti e ottenere da esse nuove reclute, all'inizio del 396 i Goti di Alaricoinvasero la Grecia, occupandola senza trovare opposizione. Le fonti accusano Geronzio, ilcomandante della guarnigione delle Termopili, e Antioco, il proconsole di Acaia, di collusione con iGoti di Alarico.10 Alcuni studiosi moderni hanno congetturato quindi che l'invasione di Alarico inrealtà non era un'invasione: Alarico avrebbe ottenuto il permesso dal governo di Costantinopoli dioccupare l'Illirico orientale con l'incarico di difenderlo da Stilicone, che mirava a unirloall'Occidente romano.11 In questo modo si spiegherebbe perché Eutropio usò le truppe orientalirimandate a Costantinopoli da Stilicone per combattere gli Unni in Asia, ma non per opporsiall'occupazione della Grecia ad opera dei Goti di Alarico. E' anche vero, tuttavia, che le fonti fannomenzione a saccheggi e massacri da parte dei Goti di Alarico. In ogni modo ciò non esclude lapossibilità che l'occupazione della Grecia fosse stata autorizzata da Costantinopoli, in quanto inaltre occasioni capitò che un esercito mercenario saccheggiasse gli stessi cittadini che in teoria eratenuto a difendere: ad esempio gli Unni ingaggiati da Ezio tra il 435 e il 439 per difendere la Galliada Visigoti, Burgundi e separatisti Bagaudi. Inoltre non va trascurata la parzialità delle fonti,entrambe antibarbariche: Claudiano aveva tutto l'interesse per dipingere i Goti di Alarico comebarbari selvaggi invasori per giustificare così le spedizioni di Stilicone nell'Illirico e presentarlocome liberatore di quelle province mentre in realtà mirava a unirle ai domini di Onorio; mentreEunapio era notoriamente contrario alla politica di imbarbarimento dell'esercito e, esagerando isaccheggi dei Goti di Alarico, intendeva gettare discredito su Rufino e Eutropio e al contempodimostrare la sua tesi che i mercenari barbari, simulando lealtà, avessero stretto in realtà un pattosegreto per distruggere l'Impero romano dall'interno; senza contare che Eunapio consideraval'occupazione della Grecia da parte dei Goti di Alarico una calamità anche per motivi religiosi:asserisce, infatti, lo storico pagano, che con i Goti giunsero in Grecia anche monaci cristiani, cheavviarono una nuova persecuzione contro i pagani.12 Secondo alcuni studiosi, che i Goti compirono

9 JB BURY, p. 115.10 ZOSIMO, V,5.11 TS BURNS, p. 158.12 Da una lettura del testo di Zosimo, che fino a V,25 epitomò in pratica la storia sopravvissuta solo in frammenti di

Eunapio (cfr. FOZIO, Biblioteca), si nota come Alarico avesse occupato la Grecia con il consenso delle autorità imperiali, che non si opposero al suo passaggio e gli permisero di impossessarsi di città “senza fatiche e battaglie” (ZOSIMO, V,7); ciò sembrerebbe confermare un accomodamento tra Alarico e le autorità imperiali, che avrebbero incaricato Alarico di difendere la Grecia dalle mire di Stilicone. Certo, Zosimo non tace che i Goti di Alarico

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devastazioni rilevanti in Grecia nel 395-397, sembrerebbe essere smentito da dati archeologici: lepossibili devastazioni devono essersi limitate alle campagne e ai luoghi di culto pagani, e nondovettero essere troppo gravi.13 In ogni modo, al di là della prevenzione di Eunapio nei confronti deiFoederati Goti, è innegabile che la concessione ai Goti di insediarsi nell'Illirico sia pure comeFoederati, e quindi, formalmente, soldati romani, presentava aspetti molto negativi: significava, inpratica, indebolire l'autorità romana in quella regione a tutto vantaggio di alleati barbari della cuilealtà si poteva a ragione dubitare. Il rischio era la formazione di un regno federato visigotonell'Illirico, solo formalmente dipendente dall'Impero. Comunque, per la carenza di truppe adisposizione, e per la minaccia degli Unni in Asia, difficilmente si poteva fare di meglio: le autoritàromane furono per forza di cose costrette a venire a patti, almeno per il momento, con Alarico.14

Nella primavera del 397, tuttavia, Stilicone, alla testa di una nuova armata, sbarcò in Acaia,ufficialmente per liberarla dai Goti di Alarico, ma in realtà per annetterla ai domini di Onorio.Sbarcato a Corinto, circondò l'esercito goto intorno a un colle. Ma esitò per ragioni ignote adannientarlo e Alarico riuscì a trovare una via di fuga non sorvegliata da cui riuscì a sfuggireall'accerchiamento. Come se non bastasse, Stilicone perse il controllo dei suoi soldati indisciplinati,costituiti prevalentemente da Germani reclutati da oltre Reno, che cominciarono a saccheggiare glistessi provinciali della Grecia che in teoria avrebbero dovuto difendere da Alarico.15 Insomma, allafine, mentre Alarico si era ritirato in Epiro, Stilicone, fallita la sua impresa di impadronirsidell'Illirico, imbarcò di nuovo la sua armata per l'Italia, senza aver ottenuto nulla a parte aver persoil controllo dei suoi soldati non riuscendo a impedire loro di saccheggiare ciò che i Goti stessi nonavevano saccheggiato. Nel frattempo Eutropio, in seguito al ritiro di Stilicone dalla Grecia, decisedi ufficializzare gli accordi fino a quel momento soltanto ufficiosi stretti tra Alarico e Rufino nel395: Alarico aveva occupato infatti la Grecia con il consenso ufficioso delle autorità imperiali, masenza che la sua posizione di comandante imperiale fosse stata ufficializzata. Ora Eutropiointendeva mettere definitivamente per iscritto gli accordi fino a quel momento soltanto ufficiosi,concedendo ai Goti nuove terre dove insediarsi all'interno dell'Impero e ad Alarico la carica dicomandante imperiale da lui tanto bramata. E' possibile anche che Alarico stesso avesse fatto

devastarono le campagne, compirono uccisioni e conquistarono un ampio bottino (ZOSIMO, V,5); ma queste affermazioni potrebbero essere state in parte esagerate dall'atteggiamento fortemente antibarbarico, nonché antirufiniano e antieutropiano, di Eunapio, usato in questo caso come fonte da Zosimo. Eunapio utilizzava molto spesso figure retoriche, iperboli e allegorie, e questo portava a raffigurare in modo grottesco, accentuando in modo vistoso i loro vizi, tutti coloro con cui fosse prevenuto o ostile (per esempio, i Foederati barbari e gli Imperatori e i monaci cristiani). Eunapio era convinto che i Foederati Goti avessero stretto un patto segreto per distruggere l'Impero dall'interno fingendosi suoi alleati (EUNAPIO, fr. 60): è ovvio che fosse prevenuto nei loro confronti; inoltre Eunapio, essendo pagano, considerava l'invasione della Grecia una calamità anche per motivi religiosi, in quanto asserisce che con le truppe gotiche di Alarico giunsero in Grecia anche dei monaci cristiani, che avviarono una nuova persecuzione contro i Pagani (EUNAPIO, Vita di Massimo). Per tali motivi, Eunapio potrebbe aver esagerato i saccheggi dei Foederati Goti. In ogni modo Eunapio e Zosimo smentiscono molte delle esagerazioni di Claudiano, secondo cui Alarico avrebbe dato alle fiamme Corinto e fatto prigioniere le matrone di Atene. In ogni caso, anche gli Unni ingaggiati come mercenari da Ezio dal 436 al 439, devastarono i territori della Gallia che in teoria avrebbero dovuto difendere, quindi che i Goti abbiano compiuto qualche saccheggio nell'Illirico è comunque compatibile con l'ipotesi che fossero all'epoca stati assoldati da Rufino prima e Eutropio poi per difendere la Grecia dalle mire di Stilicone.

13 BURNS, p. 158.14 Per una differente ricostruzione più tradizionale delle campagne balcaniche di Alarico, in cui viene supposto che

quando i Goti di Alarico occuparono la Grecia erano ancora in rivolta, cfr. RAVEGNANI, pp. 45-47. E' da notare la problematicità delle fonti. Zosimo è poco chiaro e grossolano, fondendo due distinte campagne di Alarico (quella del395 e quella del 396) in una sola, e collocando l'assassinio di Rufino al termine di esse, quando in realtà avvenne in mezzo tra le due. Probabilmente gli errori cronologici erano già presenti almeno in parte in Eunapio, ma Zosimo, nelcondensarlo, potrebbe averne introdotti altri. Claudiano è di parte e deforma gli avvenimenti storici a tutto vantaggiodi Stilicone, essendone il panegirista, anche se indubbiamente è molto utile per individuare e correggere gli errori cronologici di Zosimo. Vista la qualità delle due fonti in questione, comunque, è molto difficile ricostruire con esattezza le circostanze esatte degli avvenimenti e, difatti, gli studiosi sono stati costretti a formulare congetture che non è possibile né confermare né smentire con certezza.

15 ZOSIMO, V,7.

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pressioni su Eutropio affinché la sua posizione come comandante imperiale fosse ora ufficialmentericonosciuta, e che queste pressioni potrebbero essere consistite anche in prepotenze contro lepopolazioni locali, magari non troppo gravi come le descrivono le fonti enfaticamente di parte, mache comunque avrebbero rischiato di degenerare in devastazioni gravissime nel caso Eutropio nonavesse fatto in fretta ad ufficializzare un trattato definitivo con i Goti. Eutropio, di fronte al ricattodi Alarico di devastare in modo gravissimo la Grecia, di cui si era tra l'altro insignorito con il suoconsenso, nel caso non avesse accettato di firmare un trattato definitivo con i Goti con cui accettavatutte le loro pretese, si risolse ad accontentarlo. Mentre Alarico era in Epiro, ottenne dal governoorientale la carica di magister militum per Illyricum, mentre i Goti ottennero nuove terre doveinsediarsi a condizioni maggiormente vantaggiose rispetto al trattato del 382.16 Ora, secondoClaudiano, panegirista di Stilicone, “il devastatore dell'Acaia e dell'Epiro”, ovvero Alarico, “entracome governatore nelle città che poco tempo prima aveva assediato per giudicare i casi di queimariti le cui mogli ha violentato e i cui figli ha ucciso”, chiedendosi retoricamente se questa fosse lapunizione da riservare a un nemico dello stato; lo stesso Claudiano asserisce che Alarico sfruttò lacarica di magister militum per Illyricum per rinforzare il suo esercito munendolo di armi prese dagliarmamenti romani, accusando di questo il governo di Costantinopoli, troppo accondiscendente neisuoi riguardi.17

Nel frattempo, l'intromissione di Stilicone negli affari orientali, nonché i saccheggi compiuti dal suoesercito ai danni dei provinciali della Grecia, indussero Eutropio a far dichiarare dal senatobizantino Stilicone nemico pubblico dell'Impero d'Oriente.18 I possedimenti di Stilicone in Orientefurono così confiscati per suo ordine. Una volta fatto dichiarare Stilicone nemico pubblico, Eutropiopensò bene di indebolirlo, sobillando il Comes Africae, Gildone, alla rivolta. Gildone, sobillato daEutropio, interruppe così i rifornimenti di grano che Roma riceveva da secoli dall'Africa,dichiarando di voler passare sotto la giurisdizione dell'Impero d'Oriente. Stilicone intervenneprontamente per reprimere la rivolta di Gildone: inviò in Africa un'armata comandata da Mascezel,che ebbe successo sul ribelle. Stilicone, tuttavia, invece di premiare Mascezel per aver sconfittoGildone, decise di tramare la sua uccisione: mentre Mascezel stava attraversando su un ponte unfiume, i soldati al suo seguito, per ordine di Stilicone, lo gettarono in acqua, uccidendolo. Stiliconeprobabilmente non si fidava di lui, e preferiva affidare il governo dell'Africa a una persona difiducia, difatti nominò Comes Africae proprio un suo parente, Batanario.19

Nel frattempo Eutropio, constatato che i generali che aveva inviato contro le incursioni unne inOriente si erano rivelati incompetenti, decise di assumere egli stesso il comando dell'esercito. Nelcorso del 398 Eutropio riuscì a liberare quelle province dalle incursioni degli Unni, venendoricompensato, all'inizio del 399, con il consolato. Eutropio aveva così raggiunto il culmine del suopotere. Si era fatto tuttavia molti nemici. In Occidente il suo consolato non fu riconosciuto. InOriente si era formata una forte opposizione intorno a lui che aspettava il momento propizio perdeporlo. E il momento propizio giunse presto.

LA CRISI GERMANICA: GAINAS E TRIBIGILDO

Eutropio si era fatto molti nemici, come il generale di origini gotiche Gainas, magister militumpraesentalis e sostenitore di Stilicone, e quei senatori scandalizzati per la nomina a console di uncortigiano corrotto e per di più anche eunuco, nonché allarmati per il fatto che le più alte carichedell'esercito fossero detenute da Germani; questi senatori ostili a Eutropio erano capeggiati da

16 HEATHER, p. 265.17 CLAUDIANO, Contro Eutropio, II, 228-235 (Alarico governatore militare dell'Illirico); CLAUDIANO, La guerra

gotica, 571-575 (sfruttamento da parte dei Goti degli armamenti romani per rinforzare il loro esercito).18 ZOSIMO, V,11.19 RAVEGNANI, p. 48.

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Aureliano, che aveva detenuto in precedenza la carica di Prefetto della Città.20 Il momento propizioda parte degli oppositori di Eutropio per deporlo giunse nella primavera del 399, allorché un'armatadi mercenari goti, insediati in Lidia da Teodosio I nel 386 e posta sotto il comando di Tribigildo, sirivoltò contro Eutropio, cominciando a devastare l'Asia Minore. Eutropio affidò ai generali Leone eGainas il compito di reprimere la rivolta. Commise un errore. Infatti, Gainas faceva parte del partitoostile ad Eutropio e, pur di provocarne la rovina, pensò bene di allearsi con Tribigildo. E così,quando le truppe di Leone sembravano essere in grado di poter prevalere su quelle di Tribigildo,esse furono attaccate a tradimento dai soldati di Gainas, che uccisero Leone e permisero al ribelle disalvarsi dalla sconfitta. Gainas a questo punto, fingendo ancora di essere nemico di Tribigildo, inviòun messaggio ad Arcadio descrivendo Tribigildo come un nemico formidabile e consigliandolo digiungere a patti con lui. Tribigildo richiedeva la destituzione e l'esecuzione di Eutropio, e Arcadioacconsentì, influenzato anche dalla moglie Eudossia che era diventata ostile all'eunuco. Eutropiotentò di rifugiarsi nella Chiesa di Santa Sofia, ma quando entrarono nella chiesa le guardie imperialiper arrestarlo, accettò di uscire a condizione che gli venisse risparmiata la vita. Eutropio fu privatodel rango consolare, condannato all'esilio a Cipro, e le sue proprietà vennero confiscate. Vennerocoinvolti nella sua rovina anche i suoi uomini di fiducia, come il prefetto del pretorio d'OrienteEutichiano, destituito e sostituito da Aureliano. Costui inizialmente collaborò con Gainas,acconsentendo a richiamare Eutropio dall'esilio, a processarlo e a condannarlo alla pena capitale.Ben presto, tuttavia, emersero conflitti con Gainas, probabilmente perché il generale goto, cheambiva a una posizione più elevata a corte, si sentiva messo in secondo piano da Aureliano. Perottenerne la destituzione, Gainas e Tribigildo ripresero a devastare l'Asia Minore, avvicinandosiminacciosamente a Costantinopoli. Per ottenere la fine della rivolta, Arcadio fu costretto acondannare all'esilio Aureliano, Saturnino e Giovanni. Gainas divenne così la persona piùimportante dell'Impero d'Oriente (aprile 400).

La tirannia del generale di origini gotiche Gainas durò soli pochi mesi. Il 12 luglio 400, sospettandoche Gainas stesse tramando qualcosa ai danni dell'Imperatore, Costantinopoli insorse contro di luiuccidendo migliaia di goti presenti nella Capitale. Tale massacro fu autorizzato da Arcadio stesso,che ritenne fondati i sospetti. Gainas, dichiarato nemico pubblico dall'Imperatore, cominciò adevastare con i soldati goti superstiti la Tracia, progettando di invadere l'Asia Minore attraversandoil Bosforo a bordo di zattere rudimentali. Il passaggio dello stretto fu impedito da una flottacomandata da Fravitta, un generale di origini gotiche da sempre leale all'Impero. Dopo essere statosconfitto dalle truppe di Fravitta, Gainas, disperato, tentò di attraversare il Danubio con le trupperesidue ma fu catturato e ucciso dagli Unni di Uldino (dicembre 400). In questo modo finì la rivoltadi Gainas. Fravitta fu ricompensato per il successo conseguito ottenendo la carica di console,mentre l'esercito finì per liberarsi, almeno parzialmente, dall'influenza dei barbari al suo interno.

Intorno al 400, qualche tempo dopo la caduta di Eutropio, il governo romano-orientale dichiarò nonpiù valido il trattato che Eutropio aveva stretto con i Visigoti, e privò Alarico della carica dimagister militum per Illyricum.21 A questo punto Alarico avrebbe potuto di nuovo devastare iterritori dell'Impero romano d'Oriente per costringere Costantinopoli a ritornare sulla propriadecisione; ma, per ragioni ignote, decise di spostarsi più ad Occidente, minacciando da allora in poii territori di Onorio e non più di Arcadio. Il perché di ciò non è ben chiaro. Alcuni studiosi modernihanno congetturato che la diocesi di Pannonia fino al 400 appartenesse all'Impero d'Oriente e che iGoti di Alarico sarebbero stati trasferiti da Eutropio proprio in quella regione; quando nel 400l'Impero d'Oriente decise di liberarsi di Alarico, lo avrebbe fatto trasferendo la diocesi di Pannoniaall'Impero d'Occidente, in modo che i Goti di Alarico, trovandosi all'improvviso insediati in unadiocesi ora appartenente all'Occidente, sarebbero passati così al servizio di Stilicone.22 Nonostantefossero passati sotto la sua giurisdizione, Stilicone si rifiutava di venire a patti con loro, e così

20 JB BURY, p. 127.21 HEATHER, p. 266.22 TS BURNS, p. 178.

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Alarico, per ottenere da Onorio il riconoscimento dei Goti a Foederati dell'Impero d'Occidente enuove terre dove insediarsi intra fines, invase l'Italia nel novembre del 401, approfittando del fattoche Stilicone era impegnato in Rezia e Norico a respingere un'incursione di Vandali e Alani. In ognimodo, sconfitti i Vandali e Alani, Stilicone reclutò parte dei nemici vinti nel suo esercito, in mododa rinforzarlo, e andò incontro ad Alarico, costringendolo a levare l'assedio di Milano, dove il revisigoto stava assediando l'Imperatore Onorio in persona. Alarico fu sconfitto da Stilicone per duevolte a Pollenzo (402) e Verona (403), accettando di ritirarsi dall'Italia e di stabilirsi nell'Illiricooccidentale, come federato dell'Impero d'Occidente. Stilicone viene accusato da Orosio di averevitato di annientare Alarico per fini personali: Orosio nota che Alarico era “saepe victo, saepeconcluso, semperque dimisso” (“spesso vinto, spesso circondato, e sempre lasciato andare”).23

Stilicone avrebbe avuto in effetti un serio motivo per non annientare Alarico: intendeva allearsi conlui contro l'Impero d'Oriente, per riottenere da Arcadio le diocesi contese di Dacia e Macedonia.24 Ilpretesto per Stilicone per riprendere le ostilità contro l'Impero d'Oriente sfruttando l'alleanza conAlarico giunse dalla vicenda di Giovanni Crisostomo.

GIOVANNI CRISOSTOMO

Fu durante la tirannia di Gainas che Eudossia, che aveva partorito due figlie, fu incoronata Augusta(9 gennaio 400). Nonostante fosse di origini franche, non aveva simpatie per il partito germanico,tanto è vero che non si oppose alla caduta di Eutropio, e anzi la agevolò.25 L'Imperatrice era dicarattere forte e impulsivo, e dopo la caduta dell'eunuco esercitò una forte influenza sul debole eimbelle marito, l'Imperatore Arcadio. L'Importanza storica di Eudossia poggia sul suo conflitto conil patriarca Giovanni Crisostomo. Quest'ultimo era stato eletto patriarca nel 398, e nei primi anni,fino ad almeno al 401, aveva avuto rapporti cordiali con l'Imperatrice. E' interessante notare comeCrisostomo non fosse tanto interessato alle controversie teologiche, quanto piuttosto alla riformamorale della società. Nei suoi discorsi denunciò il lusso, la ricchezza, i vizi dei ceti ricchi,mettendolo a confronto con la miseria dei ceti più poveri. Predicava per una società più giusta erispettosa dei ceti meno agiati, e in un certo senso le sue idee erano socialiste.26 Fino al 401 non vierano stati problemi con l'Imperatrice. Nel 401 cominciarono, tuttavia, le prime incomprensioni.Nell'aprile del 401 era giunto a Costantinopoli Porfirio, vescovo di Gaza, con lo scopo di indurre ilgoverno a prendere misure rigorose per la sopressione dei culti pagani nella zona. Porfirio incontròCrisostomo, chiedendogli di intercedere per loro presso l'Imperatrice. Crisostomo rispose tuttaviache i rapporti tra lui e Eudossia si erano deteriorati in quanto il patriarca l'aveva rimproverataaspramente per un qualche atto ritenuto immorale, e l'Augusta si offese al punto che cominciò adavversarlo.27 I rapporti tra Patriarca e Imperatrice migliorarono leggermente allorché Crisostomobattezzò il figlio di Eudossia ed erede al trono, Teodosio, il 10 aprile dello stesso anno, ma Eudossianon era disposta a perdonare del tutto il patriarca per l'affronto subito, e attendeva il momento

23 OROSIO, VII,37.24 Non va dimenticato che Stilicone portò avanti la politica filogotica di Teodosio, e considerava i Goti di Alarico non

degli invasori, ma dei federati ribelli da ricondurre all'obbedienza. Inoltre, come asseriscono alcuni studiosi nel tentativo di giustificare Stilicone, è possibile che le vittorie di Stilicone su Alarico in Grecia, a Pollenzo e a Verona, siano state esagerate da Claudiano per esaltarlo, ma in realtà non furono così nette, bensì di misura. Insomma, secondo questi studiosi, Stilicone, disponendo di poche truppe a disposizione soprattutto dopo le perdite subite dall'esercito d'Occidente nella battaglia del Frigido, non annientò mai Alarico semplicemente perché non ne aveva lapossibilità; probabilmente il generalissimo riteneva che un'alleanza con le truppe federate di Alarico, che tra l'altro aveva già combattuto dalla stessa parte di Stilicone nella battaglia del Frigido, avrebbe rafforzato l'esercito romano, che non disponeva di sufficienti soldati per difendere tutti i fronti. Non potendo o non volendo dunque annientare i Goti, Stilicone decise di allearsi con essi contro l'Impero d'Oriente, sperando che con l'aiuto di Alarico sarebbe riuscito a costringere Arcadio a cedere le diocesi contese di Dacia e Macedonia all'Occidente romano. Le due diocesi contese erano tra l'altro attraenti per Stilicone in quanto erano da sempre state fonte di ottimi soldati, e la loro riconquista gli avrebbe permesso di rinforzare il suo esercito.

25 JB BURY, p. 138.26 JB BURY, p. 139.27 JB BURY, p. 143.

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opportuno per vendicarsi. Il patriarca, tra l'altro, nel denunciare il lusso e la ricchezza dei ceti piùricchi, si era fatto molti nemici, tra cui molte nobildonne, che erano tra l'altro nel seguitodell'Imperatrice: tra queste spiccavano Marsa, la moglie di Promoto, nella cui casa era cresciutal'Imperatrice stessa, Castricia, la moglie di Saturnino, e infine Eugrafia, la cui abitazione eradiventato luogo di raduno per tutti gli oppositori di Crisostomo.28 Tuttavia se Crisostomo avesseagito con più prudenza, i suoi nemici non avrebbero avuto il pretesto per provocarne la deposizione.Verso la fine del 401, dopo che il vescovo di Efeso, Antonino, era stato accusato di simonia,Crisostomo decise di intraprendere un viaggio di cinque mesi per le diocesi dell'Asia Minore, con loscopo di indagare su eventuali abusi: durante il viaggio, tuttavia, agì con più zelo che con prudenza,deponendo ben tredici vescovi giudicati colpevoli, giudicando anche casi oltre la sua giurisdizione,e così agendo si fece ancora più nemici. Quando ritornò a Costantinopoli, trovò la diocesidisorganizzata. Durante la sua assenza aveva affidato la diocesi temporaneamente al vescovoSeveriano, che, aspirando al titolo di patriarca in sostituzione dello stesso Crisostomo, si era unitocon i suoi nemici. Tra Crisostomo e Severiano si ebbe una rottura dei rapporti, anche sel'Imperatrice Eudossia tentò di convincere Crisostomo a fare pace con Severiano. Alla fine, per leinsistenze dell'Imperatrice, Crisostomo accettò di riappacificarsi con Severiano.29

La posizione di Crisostomo presto si indebolì. Teofilo, patriarca di Alessandria, invidiavaCrisostomo per la posizione raggiunta nella gerarchia ecclesiastica, ben maggiore della propria. Inprecedenza sostenitore dell'eresia di Origene, il quale rigettava la concezione antropomorfa delladivinità, cominciò ben presto a perseguitare i seguaci di Origene, tra cui un gruppo di monaci egizi.Teofilo ordinò al prefetto augusteo d'Egitto di arrestare i monaci eretici, che riuscirono però afuggire a Costantinopoli implorando la protezione del patriarca di Costantinopoli. Crisostomo liricevette con cortesia, ma non potendo comunicare con essi finché la loro causa non fosse statagiudicata, li alloggiò per il momento nella chiesa di Santa Anastasia. Il gruppo di monaci seguaci diOrigene si rivolse all'Imperatore, denunciando il comportamento a loro dire iniquo del patriarca diAlessandria, e un inviato imperiale fu inviato presso Teofilo per costringerlo a recarsi aCostantinopoli affinché potesse rispondere della propria condotta nel corso di un sinodo.30 Nelgiugno del 403 Teofilo giunse a Costantinopoli: stava per essere processato per la sua condotta daun tribunale presieduto da Crisostomo stesso, ma il patriarca di Alessandria era determinato ainvertire le parti, facendo in modo che egli divenisse l'accusatore e Crisostomo l'accusato. Tra l'altrol'Imperatrice aveva preso in simpatia i monaci eretici ed è proprio per questo che decise di prenderele loro parti, ordinando che Teofilo venisse processato per rispondere della propria condotta. Sequindi Crisostomo avesse agito con prudenza avrebbe ottenuto l'appoggio dell'Imperatrice eprevalso su Teofilo. Invece Crisostomo, offeso per l'atteggiamento cortese dell'Imperatrice neiconfronti di Epifanio, un vescovo suo oppositore, lanciò un sermone contro le donne che contenevaallusioni all'Imperatrice; Eudossia, quando ne fu informata, assunse di nuovo un atteggiamentoostile nei confronti di Crisostomo, e decise di appoggiare i suoi oppositori.31 Quando a Crisostomofu chiesto di presiedere il processo contro Teofilo, il patriarca di Costantinopoli declinò, in quantoconsiderava illegale presiedere un processo su atti compiuti al di fuori della propria giurisdizione, equesto liberò Teofilo dalla posizione di accusato, e gli permise di diventare l'accusatore. Teofiloformulò una serie di accuse nei confronti di Crisostomo, sufficienti per spingere l'Imperatore adavviare un inchiesta contro il Patriarca di Costantinopoli. Crisostomo fu accusato, tra le altre cose,di aver venduto il marmo che decorava la chiesa di Santa Anastasia; di aver ingiuriato Epifanio; diaver intrigato contro Severiano; di aver accusato il clero di corruzione; e di aver deposto vescovi inAsia sostituendone con altri in modo improprio.32 Il sinodo condannò Crisostomo e lo privò dellacarica di Patriarca di Costantinopoli non perché giudicato colpevole dei reati attribuitegli, ma

28 JB BURY, p. 148.29 JB BURY, p. 149.30 JB BURY, p. 150.31 JB BURY, p. 151.32 JB BURY, p. 152.

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perché rifiutò di presentarsi al processo. Crisostomo fu condannato all'esilio.33 Tuttavia, quando lapopolazione di Costantinopoli scoprì che il loro amato patriarca era partito, insorse chiedendo il suoritorno; e Costantinopoli fu colpita persino da un terremoto. Eudossia, essendo superstiziosa,interpretò il terremoto come un segnale del fatto che avesse sbagliato a provocare la rovina delpatriarca e si affrettò a scrivere a Crisostomo, implorandolo di ritornare nella Capitale perriprendere il suo posto come Patriarca. Crisostomo accettò e si riappacificò con l'Imperatrice,venendo reinsediato come patriarca. Crisostomo intendeva regolarizzare la propria posizioneconvocando un sinodo che si pronunciasse di nuovo sulle accuse mosse sia contro Teofilo checontro lui stesso.34 Se fosse riuscito a mantenere permanenti la riappacificazione con Arcadio eEudossia sarebbe riuscito a mantenere la posizione. Invece, un altro incidente gli mise perl'ennesima volta contro Eudossia. Alcuni mesi dopo il suo ritorno, fu eretta un'immagine d'argentoraffigurante Eudossia nelle vicinanze della Chiesa di Santa Sofia: la cerimonia di inaugurazione eracaratterizzata da elementi pagani, e fu accompagnata da danze e musica; tanto fu il rumore che ilpatriarca, infastidito, si lamentò con il prefetto dell'Urbe per i riti pagani; l'Imperatrice lo consideròcome un affronto personale, e ritornò ad assumere per l'ennesima volta un atteggiamento ostile neiconfronti del patriarca.35 Il patriarca convocò un concilio che potesse assolverlo definitivamentedalle accuse mossegli dagli oppositori; ma l'Imperatrice gli era di nuovo ostile, e fece in modo cheal concilio partecipassero quanti più oppositori possibile alla politica del patriarca. Ai vescoviradunati a Costantinopoli fu poi suggerito di fare uso del canone del Concilio di Antiochia del 341secondo il quale un vescovo che era stato deposto da un sinodo, se si fosse appellato al poteresecolare, la sua deposizione sarebbe stata definitiva e irrevocabile. Il problema è che il Concilio diAntiochia era considerato illegale in quanto aveva appoggiato l'Arianesimo, dunque sarebbeapparso improprio fare uso contro Crisostomo delle deliberazioni di un concilio eretico. Inoltre alconcilio, che si tenne agli inizi del 404, parteciparono anche molti vescovi sostenitori diCrisostomo, dunque la posizione degli oppositori del patriarca si era fatta difficile. Alla fine fusuggerito a loro, alla presenza dell'Imperatore, che, se il canone fosse stato accettato come valido,essi avrebbero dovuto sottoscrivere gli atti del concilio, ed essi lo fecero, con molta vergognaperché il concilio in questione si espresse in favore dell'Arianesimo.36 Mentre la questione prendevafuoco, Crisostomo continuò a svolgere le sue mansioni ordinarie, finché, il giorno di Pasqua del 404gli fu impedito di celebrare la festività in quanto deposto e scomunicato da un sinodo. Gli fuimposto di rimanere nel suo palazzo per ulteriori due mesi. Infine, il 20 giugno, per ordine diArcadio, gli fu imposto di lasciare la Capitale. Quella stessa notte, un incendio danneggiò la Chiesadi Santa Sofia. Crisostomo e i suoi seguaci furono accusati di averlo provocato e furono duramenteperseguiti.37 Crisostomo visse in esilio per altri tre anni, dapprima in Cappadocia e in Armenia, poiad Arabisso, sempre in Asia Minore.

Il trattamento riservato a Giovanni Crisostomo mise di nuovo l'Oriente romano in contrasto conl'Impero d'Occidente. Papa Innocenzo I, una volta letti gli atti del Sinodo che decretò la deposizionedel Patriarca, prese le parti di Crisostomo, a cui inviò una lettera di consolazione. Convintodell'irregolarità del Sinodo, pensò che fosse necessario un concilio generale della Chiesa perprendere una decisione definitiva: convocò, pertanto, un sinodo in Italia, che dichiarò illegale lacondanna di Crisostomo e richiese che venisse convocato un concilio generale a Tessalonica.38

Onorio, influenzato da Papa Innocenzo, aveva già scritto per due volte al fratello Arcadio,condannandolo per il trattamento riservato a Crisostomo. Dopo che si tenne il Sinodo in Italia,Onorio scrisse una terza lettera ad Arcadio, che doveva essere consegnata da una delegazione divescovi per informare la corte di Costantinopoli della deliberazione del sinodo svoltosi in Italia.Scortati da Atene a Costantinopoli, non fu loro permesso di entrare nella Capitale, ma furono

33 JB BURY, p. 153.34 JB BURY, p. 154.35 JB BURY, p. 155.36 JB BURY, p. 156.37 JB BURY, p. 157.38 JB BURY, p. 158.

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rinchiusi in una fortezza della Tracia, privati delle loro lettere, e infine, tenuti prigionieri perqualche tempo, finché non fu loro permesso, nel 406, di ritornare in Italia. Poiché Onorio avevaraccomandato ad Arcadio di trattare con cortesia la delegazione di ecclesiastici che gli avevainviato, il loro maltrattamento fu considerato un affronto per la corte di Ravenna, e Stilicone pensòbene di approfittarne per riprendere i progetti ostili contro Costantinopoli.39 Nel frattempo, poichéArcadio si era rifiutato di convocare un concilio generale, Onorio e Innocenzo si arresero eabbandonarono Crisostomo al suo destino. Onorio e Arcadio non si scrissero più. I loro rapporti sierano deteriorati. Il generale Fravitta, che si era segnalato per la vittoria su Gainas, accusò il comessacrarum largitionum Giovanni di aver contribuito a generare, con la sua politica, nuova discordiatra i due Imperi, presumibilmente riferendosi al trattamento del Crisostomo.40 Giovanni era l'amantedi Eudossia e il presunto padre di Teodosio II, per cui è possibile che avesse appoggiatol'Imperatrice nelle trame ordite contro il patriarca di Costantinopoli. Fravitta pagò caro il suo ardire:Giovanni, a quanto pare, ordinò al governatore della Pamfilia, che Eunapio chiama Ierace detto losparviero, di cercare prove che potessero permettergli di accusare Fravitta di tradimento.41 Fravittaera stato in passato magister militum per orientem e aveva operato proprio in Pamfilia per liberarladai saccheggi dei banditi Isauri: Giovanni sperava che Ierace potesse trovare prove compromettentiproprio nella regione dove aveva operato in passato Fravitta per poterlo accusare di tradimento.Ierace, che, invece di prendere misure efficaci contro i banditi Isauri che devastavano la provincia,pensava unicamente ad arricchirsi con la corruzione e il depredamento della popolazione insieme almagister militum Arbazacio, lo accontentò: reperite le prove, forse con testimoni falsi, Fravitta fuingiustamente accusato di tradimento e giustiziato. Poco tempo dopo, Ierace fu arrestato dal vicarioErenniano, che lo processò per corruzione insieme al magister militum Arbazacio: ma i contattiprivilegiati con la corte di Costantinopoli, in particolare con Giovanni, permise ai due ufficialicorrotti di cavarsela con il pagamento di una somma di denaro.42 Nel frattempo, il 6 ottobre 404

39 JB BURY, p. 159.40 EUNAPIO, fr. 85. Secondo alcuni studiosi, l'esecuzione di Fravitta sarebbe avvenuta intorno al 402 e il rimprovero

della politica contraria all'Occidente di Giovanni sarebbe risalente sempre intorno al 401-402. Secondo i suddetti studiosi, infatti, i rapporti tra Impero d'Occidente e Impero d'Oriente si erano deteriorati già nel 402, con la presunta restaurazione di Aureliano come prefetto del pretorio d'Oriente (che sembrerebbe trattarsi di una congettura sbagliata), che Stilicone non aveva riconosciuto come console nel 400, anno del suo primo consolato. Alcuni studiosi hanno supposto che Giovanni avesse spinto Alarico a invadere l'Italia e che questa sarebbe la motivazione del rimprovero di Fravitta. Tuttavia, non vi sono prove che Alarico avesse invaso l'Italia sobillato dai ministri di Arcadio e, inoltre, dopo la caduta di Eutropio, sembra che i rapporti tra Occidente e Oriente fossero migliorati. Infatti, Stilicone riconobbe il consolato di Fravitta nel 401, e nel 402 Arcadio e Onorio assunsero insieme il consolato, a conferma di un sia pur relativo miglioramento dei rapporti tra i due Imperi. La concordia tra i due Imperatori è peraltro confermata anche da omelie di Severiano di Gabala risalenti al periodo 402-403, e dalle raffigurazioni sulla base della Colonna di Arcadio, eretta sempre nel 402, che rappresentano la ripristinata concordia tra le due parti dell'Impero. Inoltre Giovanni assunse una posizione di rilievo a corte solo nel 404. E' quindi verosimile che il peggioramento dei rapporti tra i due Imperi e l'esecuzione di Fravitta sarebbe da datare al 404, contemporaneamente alla vicenda del Crisostomo (CAMERON-LONG-SHELLY, pp. 244-250). Infatti, proprio a partire dal 404, Stilicone non riconobbe il console orientale per due anni di seguito, dapprima Aristeneto (404) e poi Antemio (405), segno di un nuovo peggioramento dei rapporti, che poi sarebbe sfociato nell'alleanza con Alarico perriunire ai domini di Onorio le diocesi contese dell'Illirico orientale.

41 Eunapio è l'unico a riferire di questo Ierace, che a quanto pare era di origini egiziane e proveniva da Alessandria (EUNAPIO, fr. 83). E' possibile che Ierace non fosse il suo vero nome ma una sorta di pseudonimo affibiatogli da Eunapio. Secondo un'ipotesi del Muller, contenuta nella sua edizione dei frammenti di Eunapio, Ierace andrebbe identificato con Arbazacio, il generale le cui malefatte in Isauria vengono denunciate da Zosimo (ZOSIMO, V,25). Tuttavia, non se ne può essere certi. Lo stile di scrittura di Eunapio è spesso poco chiaro e alcune frasi si prestano a interpretazioni diverse. In questo caso viene presa per buona la traduzione del frammento 86 compiuta da Cameron-Long-Sherry (CAMERON-LONG-SHELLY, p. 242) in cui un passo ambiguo viene tradotto con “Ierace investigò alla ricerca di tutto quanto il necessario per uccidere Fravitta”: la differenza sostanziale con le traduzioni precedenti consiste nel fatto che “epi tw Frabiqon fonw” viene tradotto in genere con “dopo aver ucciso Fravitta”. I tre studiosi giustificano la loro differente scelta traduttiva sostenendo che le traduzioni precedenti sarebbero sbagliate inquanto non in accordo con le regole della grammatica greco-antica, a differenza della loro traduzione.

42 EUNAPIO, fr. 86. Secondo Muller, Ierace andrebbe identificato con Arbazacio, il generale corrotto le cui malefatte in Isauria vengono narrate in Zosimo (ZOSIMO, V,25). Tuttavia, questa congettura non sembra plausibile. Ierace eraun governatore civile, mentre Arbazacio era un comandante militare, e ciò farebbe propendere per la loro non

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l'Imperatrice Eudossia si spense. Arcadio le sopravvisse per tre anni e mezzo, perendo il 1 maggio408. In questi suoi ultimi anni, il governo effettivo dell'Impero d'Oriente fu detenuto dal prefetto delpretorio d'Oriente Antemio, che si rivelò un abile ministro, e fronteggiò con successo l'insurrezionedei banditi isaurici, che durò per circa tre anni, dal 404 al 407.

L'ABORTITA SPEDIZIONE ILLIRICA DI STILICONE E ALARICO

Nel 405 Stilicone riprese i piani contro l'Oriente romano: rivendicava per l'Occidente l'Illiricoorientale (diocesi di Dacia e Macedonia), che fino al 378 appartenevano all'Occidente, ma furonotrasferite all'Impero d'Oriente sotto Teodosio I. A tal fine si alleò con Alarico: nel 403, dopo labattaglia di Verona, aveva ottenuto la ritirata di Alarico dall'Italia in cambio della nomina del revisigoto a Comes Illyrici, in pratica governatore militare della diocesi dell'Illirico occidentale; i Gotidi Alarico ottennero da Stilicone il permesso di insediarsi nelle province di Pannonia II eDalmazia.43 Questa era tuttavia solo una soluzione temporanea: Stilicone voleva infatti riottenere daArcadio le diocesi di Dacia e Macedonia in modo da permettere ai Goti di Alarico di insediarsi lì econcedere ad Alarico la tanto agognata per lui carica di magister militum per Illyricum; sperando dirabbonire i Goti concedendo loro i territori da loro pretesi e ad Alarico il ruolo di comandonell'esercito romano da lui bramato, sperava così di fare dei Goti degli alleati (Foederati) leali, chegli potessero essere utili per fronteggiare altre minacce.44 E' anche possibile che Stiliconedesiderasse tanto riottenere le province dell'Illirico orientale perché erano da sempre state fonte digenerali e soldati capaci: gli Imperatori illirici che nel III secolo salvarono l'Impero dalladisgregrazione provenivano appunto dalle province illiriche.45

Nel 405 Stilicone sfruttò l'arresto per ordine di Arcadio degli ambasciatori inviati da Onorio perprotestare contro il trattamento riservato a Giovanni Crisostomo per riprendere le ostilità control'Oriente romano: impedì alle navi provenienti dall'Oriente di sbarcare in Italia interrompendo difatto i commerci tra i due Imperi, e ordinò ad Alarico, che era alle sue dipendenze, di invadere con isuoi Foederati Visigoti l'Epiro, provincia sotto la giurisdizione di Costantinopoli.46 Alarico avrebbedovuto poi rimanere in Epiro in attesa dell'arrivo dell'armata romana comandata da Stilicone, e i duegenerali avrebbero dovuto poi conquistare insieme l'intero Illirico orientale. Stilicone aveva persinogià assunto un prefetto del pretorio d'Illirico, Giovio, forse per garantire ad Alarico i rifornimentinecessari, dato che i prefetti del pretorio avevano, tra i tanti incarichi, quello di garantire ilrifornimento delle armate.47 Una nuova minaccia trattenne però Stilicone dal raggiungere Alarico inEpiro: i Goti di Radagaiso, pressati dall'espansionismo unno, furono costretti verso la fine del 405ad attraversare il Danubio per invadere l'Italia; per tutto l'anno del 405 l'intera Italia Settentrionalefu soggetta ai saccheggi di Radagaiso, e Stilicone, per fronteggiare la nuova minaccia, dovetterimandare la spedizione illirica. Con un'armata costituita da mercenari goti e alani, nonché rinforziunni inviati dal loro re Uldino, Stilicone riuscì ad annientare Radagaiso nei pressi di Fiesole (23agosto 406), reclutando 12.000 dei guerrieri nemici nell'esercito romano. Sconfitto Radagaiso,Stilicone poté dunque riprendere (fine del 406) i suoi progetti ostili contro Costantinopoli:

identificazione. C'è un ulteriore incongruenza che sembrerebbe smentire l'identificazione: la denuncia da parte di Zosimo della corruzione della corte di Costantinopoli che permise ad Arbazacio di conservare parte del denaro illecitamente accumulato, con ogni probabilità redatta riassumendo un analogo giudizio di denuncia da parte di Eunapio, è difficilmente conciliabile con la contentezza di Eunapio per la giusta punizione riservata a Ierace, reo di aver cagionato l'esecuzione di Fravitta e giustamente punito con il versamento di 40.000 solidi d'oro (EUNAPIO, fr. 87). Inoltre Arbazacio era armeno (EUNAPIO, fr. 84), mentre Ierace era egiziano e proveniva da Alessandria (EUNAPIO, fr. 83). Sembrerebbe quindi che l'ipotesi del Muller vada rigettata.

43 SOZOMENO, VIII,25.44 HEATHER, p. 272.45 HEATHER, p. 271.46 JB BURY, p. 169.47 SOZOMENO, IX,4.

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sennonché l'arrivo di due notizie fermarono definitivamente la spedizione.48 La prima notizia era lavoce che Alarico fosse deceduto; questa notizia si rivelò poi infondata. La notizia che però fermòdefinitivamente la spedizione era che, dopo l'invasione della Gallia compiuta da Vandali, Alani eSvevi (31 dicembre 406), l'esercito della Britannia in rivolta aveva eletto usurpatore Costantino III(inizi del 407), il quale, con il pretesto di combattere gli invasori barbari, aveva invaso la Gallia,strappandola al governo legittimo di Ravenna. La notizia dell'usurpazione di Costantino IIIimpensierì parecchio Onorio, che, su consiglio di Serena, che del resto desiderava che venissemantenuta la concordia tra i due Imperi, scrisse ad Alarico, imponendogli di fermare la spedizione.Con la Gallia invasa da Vandali, Alani e Svevi, nonché dalle truppe ribelli dell'usurpatoreCostantino III, non era proprio il caso di intraprendere una guerra civile contro l'Impero d'Oriente.

Alarico obbedì e si ritirò dall'Epiro, ma arrabbiato perché i suoi Goti non avevano ricevuto nessunaricompensa né uno stipendio per tutto il tempo in cui avevano occupato l'Epiro per conto diStilicone, marciò minaccioso fino in Norico, da dove inviò ambasciatori ad Onorio. Alaricopretendeva che il governo di Ravenna gli versasse un tributo di 4000 libbre d'oro, come rimborsospese per tutto il tempo in cui i Goti avevano occupato l'Epiro per conto di Stilicone senza riceverenulla in cambio; in caso contrario, si sarebbe rivoltato e avrebbe invaso l'Italia. Il senato romano siriunì alla presenza dell'Imperatore Onorio e di Stilicone per decidere se accettare o meno le pretesedi Alarico: i più erano maggiormente propensì alla guerra, ma alla fine Stilicone, con un discorso,riuscì a convincere il senato a versare il tributo ad Alarico: il magister utriusque militiae fece notareal senato che Alarico era al servizio dell'Impero come federato, e che giustamente pretendeva glistipendi arretrati che il governo di Ravenna non gli aveva versato; rammentò inoltre i servigiprestati da Alarico in favore dell'Impero d'Occidente nell'Illirico e fece notare che la spedizioneillirica sarebbe riuscita se solo Onorio non avesse scritto delle lettere ad Alarico, comunicandoglil'annullamento della spedizione e imponendogli di ritirarsi dall'Epiro. Alla fine, un senatore,Lampadio, disse “Questa non è una pace, ma un patto di servitù”, finendo per poi rifugiarsi in unachiesa, timoroso delle insidie di Stilicone.49

Nel frattempo era giunta in Occidente la notizia che Arcadio si era spento. Onorio e Stilicone siincontrarono a Bologna per decidere quale decisione intraprendere. Onorio intendeva recarsi dipersona a Costantinopoli per assicurare la successione al trono di Teodosio II, figlio di Arcadio, maStilicone non era dello stesso parere: fece notare all'Imperatore che la sua presenza in Italia eranecessaria, con Alarico e Costantino III in agguato; e ribadì che si sarebbe recato lui stesso inOriente, alla testa di quattro legioni, per assicurare la successione di Teodosio II; propose inoltre adOnorio di utilizzare i Goti di Alarico come Foederati contro l'usurpatore Costantino III. Onorio,convinto, affidò a Stilicone due lettere, una per Alarico e una per l'Imperatore d'Oriente, e partì daBologna per dirigersi a Pavia, dove intendeva visionare l'esercito romano in vista della spedizioneprevista contro Costantino III.50

Stilicone, tuttavia, esitò a muoversi da Bologna, e i suoi avversari ne approfittarono per provocarnela rovina. Un cortigiano originario dal Ponto, Olimpio, durante il viaggio di Onorio verso Pavia,insinuò di fronte all'Imperatore che Stilicone intendeva recarsi a Costantinopoli non per assicurarela successione di Teodosio II, ma per detronizzarlo e imporre sul trono di Costantinopoli suo figlioEucherio; accusò inoltre Stilicone di molti altri crimini: lo accusò di aver brigato con Alarico e diaver sobillato i Vandali, Alani e gli Svevi a invadere la Gallia in modo da approfittaredell'indebolimento dell'Impero per detronizzare Onorio stesso e diventare il dominatore assolutodell'Impero.51 Molte delle sue accuse erano con ogni probabilità infondate, ma è innegabile che il

48 ZOSIMO, V,27.49 ZOSIMO, V,29.50 ZOSIMO, V,31.51 Secondo Zosimo e Sozomeno, che utilizzavano come fonte comune Olimpiodoro, Olimpio accusò Stilicone di aver

intenzione di recarsi in Oriente per detronizzare Teodosio II e porre sul trono di Costantinopoli il figlio Eucherio (ZOSIMO, V,32 e SOZOMENO, IX,4); secondo invece Orosio, Olimpio accusò Stilicone di aver brigato con i Goti

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comportamento sospetto di Stilicone le rese almeno in parte plausibili. Arrivato a Pavia, Olimpioripeté le stesse accuse di fronte all'esercito, sobillandolo a rivoltarsi.52 L'esercito insorto uccise aPavia tutti i principali sostenitori di Stilicone e ben presto anche Onorio si convinse dellafondatezza delle accuse di tradimento che pendevano sul generale, ordinando la sua esecuzione.Stilicone fu così giustiziato a Ravenna il 23 agosto 408.53

Dopo l'uccisione di Stilicone, i rapporti amichevoli tra i due Imperi ripresero. Concordia ecooperazione si susseguirono alla discordia e all'ostilità esistente ai tempi di Stilicone, consideratoun nemico pubblico dello stato dalla parte orientale fin dai tempi di Eutropio. L'editto che Stiliconeaveva spinto Onorio ad emanare, che interrompeva i traffici commerciali tra i due imperi, furevocato. E l'Impero romano tornò ad essere come se fosse nominalmente uno, soltanto diviso indue parti, almeno per qualche tempo. Mentre però l'Impero d'Oriente era riuscito a superare la crisigermanica che caratterizzò i primi anni di regno di Arcadio, l'Impero d'Occidente, anche per viadegli errori di Stilicone, non riuscì a lungo termine a difendere le frontiere dagli invasori e, invasosu tutti i fronti, si avviò verso la rovina definitiva.

BIBLIOGRAFIA

Fonti primarie

EUNAPIO, Delle Cronache di Eunapio dopo Dessippo, traduzione a cura di Spiridione Blandi; contenuto in Storici minori greci, volgarizzati ed illustrati, Tomo IV, Milano 1831.

ZOSIMO, Della nuova storia, traduzione a cura di Giuseppe Rossi, Milano, 1850.

SOZOMENO, Storia Ecclesiastica.

OROSIO, Storia contro i Pagani.

Studi moderni

J.B. BURY, The History of the Later Roman Empire, Vol. I, 1923.

CAMERON-LONG-SHELLY, Barbarians and Politics at the Court of Arcadius, 1993.

T.S. BURNS, Barbarians within the gates of Rome, 1994.

P. HEATHER, La caduta dell'Impero romano: una nuova storia, Garzanti, Bologna, 2012.

G. RAVEGNANI, La caduta dell'Impero romano, Il Mulino, Bologna, 2012.

di Alarico e sobillato Vandali, Alani e Svevi ad invadere le Gallie in modo che, con l'Impero indebolito, gli riuscisse più facile detronizzare Onorio e sostituirlo con Eucherio; lo stesso Orosio, molto ostile e prevenuto nei confronti di Stilicone, asserisce che Eucherio avesse intenzione di favorire i Pagani e avviare una nuova persecuzione contro i Cristiani (OROSIO, VII,38). Da queste due fonti in contrasto non si capisce se Olimpio avesse accusato Stilicone di voler detronizzare Onorio o Teodosio II; è possibile che Olimpio avesse accusato Stilicone di voler detronizzare entrambi.

52 ZOSIMO, V,32.53 ZOSIMO, V,34.