La cospirazione cristiana

14
Ivan Illich Giuseppe Sermonti La cospirazione cristiana nella tirannia della scienza e della tecnica Dialogo coordinato da Giannozzo Pucci con interventi di Paolo Blasi, Giovanna Carocci, Fabrizio Fabbrini, Domenico Galbiati, Francesca Garavini, Antonio Martino, Giosuè Mursia, Sergio Paderi, Giorgio e Anna Tavecchio in appendice: Giorgio Campanini, don Carlo Cappi, Ernesto Burgio, mgr. Franco Gualdrini, Muska von Nagel (mother Jerome) Libreria Editrice Fiorentina

description

"La cospirazione cristiana" è la trascrizione dell’incontro tenutosi a Camaldoli nel maggio 2002, preparato da una Lettera aperta, “La terza via”, una visione etica antica e nuova oltre le ideologie della destra e della sinistra che hanno monopolizzato le idee politiche per oltre due secoli. Il dialogo di Camaldoli, coordinato da Giannozzo Pucci, ha il suo centro nelle relazioni di Giuseppe Sermonti sulla scienza e di Ivan Illich sulla tecnica. L’incontro di Camaldoli è stato l’ultimo avvenimento pubblico di più giorni a cui ha partecipato Ivan Illich prima della sua morte, nel dicembre del 2002. Dialogo coordinato da Giannozzo Pucci. con interventi di Paolo Blasi, Giovanna Carocci, Fabrizio Fabbrini, Domenico Galbiati, Francesca Garavini, Antonio Martino, Giosuè Mursia, Sergio Paderi, Giorgio e Anna Tavecchio in appendice: Giorgio Campanini, don Carlo Cappi, Ernesto Burgio, mgr. Franco Gualdrini, Muska von Nagel (mother Jerome)

Transcript of La cospirazione cristiana

Page 1: La cospirazione cristiana

Ivan IllichGiuseppe Sermonti

La cospirazione cristiananella tirannia della scienza e della tecnica

Dialogo coordinato da Giannozzo Pucci

con interventi di Paolo Blasi, Giovanna Carocci,Fabrizio Fabbrini, Domenico Galbiati,

Francesca Garavini, Antonio Martino, Giosuè Mursia,Sergio Paderi, Giorgio e Anna Tavecchio

in appendice: Giorgio Campanini, don Carlo Cappi, Ernesto Burgio, mgr. Franco Gualdrini, Muska von Nagel (mother Jerome)

Libreria Editrice Fiorentina

Page 2: La cospirazione cristiana

3

Presentazione

Il titolo La cospirazione cristiana si riferisce alla comunità di fede che anima una solidarietà libera e felice non ingabbiabile in nessuna norma e accompagnata dal respiro della vita. Il sottotito-lo invece richiama i problemi presenti nei primi secoli fra i cristia-ni e l’impero romano loro persecutore, oggi sostituito dall’impe-ro della tecnologia, della scienza e del commercio illimitato, che è assoluto perché, a differenza dell’impero romano, non lascia vivere le culture diverse da sé e usa tutti i mezzi per omologare e spazzar via ogni identità locale.

La cospirazione cristiana lievita anche i non cristiani, perché è schierata per la luce della coscienza morale che è sempre solidari-stica, nonostante i dogmi in contrario della società globalizzata, digitalizzata e virtuale.

D’altra parte fra i cattolici, come retaggio del passato e de-siderio di apostolato, c’è anche una forte tendenza a contentare e inglobare più clienti possibile, il che potrebbe nascondere un desiderio di potere travestito di pietà per i lontani. Non può es-sere questo che spinge ad adeguarsi al mondo allargando il più possibile le porte della Chiesa, come se l’essere cristiani non pre-supponga una conversione, un capovolgimento di direzione della propria vita?

Don Milani nel 1957:Il cappellano (trent’anni) è portato a considerare l’attuale si-

tuazione un ateismo ormai quasi completo e già da generazioni.Non nota poi una concezione meno materialistica della vita

ISBN: 978-88-6500-073-1

© 2015 Libreria Editrice FiorentinaVia de’ Pucci, 4 – 50122 FirenzeTel. 055 579921Fax 055 [email protected]

Impaginazione di Elisa Grimaldi

Trascrizione musicale a p. 65 di Laura Naef

Crediti fotografici: Dreamstime - www.dreamstime.comImmagine in copertina: Printed Circuit Board Photo © Stoupa - Dreamstime.comFoto a p. 59: Macro Fly Eye Photo © Tomatito26 - Dreamstime.comFoto a p. 60: Chambered Nautilus © Suzanne Tucker - Dreamstime.comFoto a p. 61: Macro photo of drop cow milk over black © Mikhail Popov - Dreamstime.comFoto a p. 63: Singing Bluethroat © Menno67 - Dreamstime.com

Page 3: La cospirazione cristiana

4 5

nei democristiani che nei comunisti del luogo. Né vede un’inte-riore differenza tra i cristiani delle feste e gli apostati dichiarati (cioè chi non vien mai).

Per questo considera il facile diffondersi del comunismo (ateo) non la causa ma la conseguenza di un materialismo che da ge-nerazioni era già ben radicato anche sotto forme religiose (e forse tra il clero stesso).1

A ciò fa eco 35 anni dopo Ivan Illich:Il carattere unico dell’epoca in cui viviamo non può essere

compreso razionalmente se non si capisce che è il risultato di una corruptio optimi quae est pessima. Ecco perché il regime della tecnica, sotto il quale il contadino messicano vive proprio come me, solleva questioni profondamente inquietanti: questo regime ha partorito una società, una civiltà, una cultura in tutto, ma veramente in tutto, l’opposto di ciò che leggiamo nella Bibbia, di quello che è il testo indiscutibile sia della Torah, dei profeti, di Gesù e di Paolo.2

Manca una traduzione diffusa del decalogo nei tempi moderni. Che significa oggi “idolatria” in un ambiente tecnologico, te-

levisivo, elettronico? È onorare i genitori, santificare le feste, ru-bare… là dove ogni tradizione è demonizzata, dove le feste sono sostituite dal tempo libero, dove non esistono limiti all’econo-mia, si brevettano semi, parti di esseri viventi e si rubano le mate-rie prime ai popoli affamati?

Esistono responsabilità gravi nel progettare e collaborare in

1 Don Lorenzo Milani, Esperienze pastorali, Libreria Editrice Fiorentina, Fi-renze 1958, p. 118.2 Ivan Illich, La perdita dei sensi, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2009, p.149.

qualsiasi modo alla realizzazione di una città dove sia ostacolata una solidarietà di vicinato, non esistano mescolanze di funzioni, di ceti sociali e quindi manchi l’umanità?

Se testimoniare il falso lo fanno i giornali o le televisioni o la pubblicità pagati da grandi interessi finanziari o influenzati dai governi, che partecipazione comporta da parte delle masse e che differenza c’è rispetto a una falsa testimonianza personale?

Nella Chiesa cattolica è indicato come moralmente illecito l’uso del preservativo nei rapporti intimi fra uomo e donna perché contro natura, ma esiste una colpa da dichiarare in confessione e di cui emendarsi nell’uso dei sacchetti di plastica che a miliardi nuo-tano negli oceani e costituiscono un preservativo fra l’umanità e la creazione?

Assistiamo nel mondo alla progressiva distruzione delle con-dizioni di salute, a un aumento incontrollabile della polarizzazio-ne fra ricchi e poveri, a una crescita del potere nelle mani di poche corporazioni finanziarie sovranazionali che tentano di monopo-lizzare le risorse alimentari, senza un’obiezione di coscienza cri-stiana all’uso e consumo di prodotti che presuppongono l’ingiu-stizia e la cancellazione dei diritti originari dei popoli.

Nella società dei consumi c’è la rivendicazione ad avere tut-to e il contrario di tutto senza il rispetto di alcun limite. Persino il sacramento viene da alcuni concepito come un diritto anche in mancanza di una qualsiasi evidente preferenza per la “porta stretta” della vita cristiana, capita perciò che molti cattolici non avvertano alcun problema morale nell’usufruire dei benefici della società dei comodi senza preoccuparsi dei costi per i popoli e per la creazione.

Ai tempi di Diogneto “né per regione, né per voce, né per costu-mi” i cristiani erano “da distinguere dagli altri uomini”, ma oggi?

Page 4: La cospirazione cristiana

6 7

Possono continuare a non farsi riconoscere in mezzo a Babilonia o peggio alla società anticristiana della tecnoscienza e dei rifiuti illi-mitati? Possono, senza un briciolo di problema di coscienza, farsi regolarmente superare in attenzione al creato dai non cristiani? Maritain aveva capito il dramma della sostituzione della fede e del-la morale col principio dell’efficienza scientifica, e noi?

L’intervento di Giuseppe Sermonti nelle pagine che seguono rompe il vetro della scienza dogmatica come massima autorità religiosa, chiusa a dati oggettivi che scuotono le sue ipotesi apo-dittiche. Successivamente anche autorevoli riviste scientifiche3 hanno cominciato a evidenziare la falsità di molte delle scoperte scientifiche pubblicate: ciò in parte per risultati non sufficiente-mente verificati e in parte per uno sfruttamento pubblicitario.

Secondo l’ideologia che è stata dominante fra i verdi italiani non esisterebbero leggi naturali ma tutto sarebbe cultura, e qui in Italia l’unica filosofia che ha prevalso fra gli ecologisti politici è stata quella dell’ambientalismo scientifico. Sembrava impossibi-le ribattere con le evidenze più ovvie a questa ideologia. Finché Vandana Shiva non ha messo a tacere gli ambientalisti scientifici chiedendo a chi sostiene che la natura è cultura di provare a stare una mattina senza respirare.4

Questo che pubblichiamo è stato l’ultimo incontro pubblico di più giorni a cui ha partecipato Ivan Illich prima della sua morte e costituisce un documento unico in quanto è una delle poche volte

3 John P.A. Ioannidis, Why Most Published Research Findings Are False, PLoS Medicine, www.plosmedicine.org.4 Modena, Festival della Filosofia, 2008.

in cui parla a un uditorio di cattolici, perché da quando il papa Pa-olo VI affermò che il suo lavoro avrebbe fatto del male al mondo cattolico, Illich si è sospeso, ha rinunciato a esercitare la sua voca-zione di prete della Chiesa cattolica, rivolgendosi pubblicamente extra moenia e in partibus infidelium. Qui, alla fine della sua vita, chiarendo bene di non avere mandati, parla da credente a credenti.

Ma al contrario dei timori del papa, Illich ha forse raggiunto uno dei punti più alti di analisi sui condizionamenti del potere assoluto della scienza e della tecnologia del XX e XXI secolo. La sua alterità rispetto ai dogmi di sinistra e di destra costituisce un contributo insostituibile alla liberazione del pensiero dall’ideolo-gia modernista... Oliver Rey spiega bene tutto ciò:

“Fintanto che esiste fra gli uomini e le donne qualche frontie-ra non attraversabile, anche altri limiti possono essere ammessi. Per esempio, la limitazione della logica economica entro dati tipi di attività. Nel caso contrario, ogni limite è suscettibile di essere rimesso in discussione e ripudiato come arbitrario. Viene allora scatenata una dinamica di livellamento generale, di taglio raso delle distinzioni pazientemente edificate dalle culture umane per strutturare lo spazio, il tempo e i loro usi; allora tutto diventa equivalente a tutto, tutto può essere consegnato all’arbitrio delle imprese tecnologiche e degli scambi economici. Questa è una del-le tesi che si deduce da Genere e Sesso, opera in cui Illich indica un legame fra alcuni dei mali contemporanei che molti concordano di fustigare e una dinamica d’indifferenziazione fra gli uomini e le donne che gli stessi concordano spesso a considerare come molto positiva e non abbastanza completata. È dire poco affer-mare che quest’opera ha seminato la costernazione nella maggior parte di coloro che prima incensavano Illich. Si sentivano traditi. Il mio ragionamento disturbava i loro sogni: il sogno femminista di

Page 5: La cospirazione cristiana

8 9

un’economia egualitariamente neutra, sprovvista di ruoli obbliga-toriamente sessuati; il sogno di sinistra di un’economia politica che conosce solo gli “umani”; il sogno futurista di una società moderna nella quale la gente sarebbe flessibile, col potere di decidere come gli pare di essere dentista, maschio, protestante o genetista, dato che ogni scelta merita lo stesso rispetto.5

Illich era già infrequentabile per la destra. Divenne allora al-trettanto infrequentabile per la sinistra. Era difficile, davanti al suo impegno dalla parte dei poveri, alle lotte che aveva condotto personalmente contro le autorità politiche o ecclesiastiche, e a causa del credito che gli era stato accordato, di farne seduta stante un reazionario o un fascista. Era meglio dimenticarlo, il che fu fatto: non se ne sentì più parlare. Quanto alla sinistra cattolica, imbarazzata che si potesse sospettare che non fosse abbastanza progressista, non poteva continuare a compromettersi con un personaggio così discutibile.”6

Recentemente si è parlato7 di un “rischio” di reclutamento post-mortem di Illich da parte della Chiesa cattolica. A parte il fatto che, come si dimostra in queste trascrizioni, Illich non ha mai lasciato la Chiesa cattolica; se è vera la sua tesi che la modernità è un ca-pitolo dell’ecclesiologia, allora l’uso del potere morale e simbolico della Chiesa per condannare, ad esempio, i brevetti sugli esseri vi-venti e altri aspetti importanti del regime della tecnica, potrebbe contribuire non poco a cambiare il corso della modernità, anche consentendo contro leggi ingiuste forme di obiezione di coscienza

5 Ivan Illich, Le Genre vernaculaire, in Oevres Complètes, 2, p. 258 (Genere e Sesso, Mondadori, Milano 1984).6 Olivier Rey, Une question de Taille, Stock, 2014, pp. 147-148.7 Franco La Cecla, Ivan Illich e la sua eredità, Medusa, Milano 2013.

di massa per motivi etici. Infatti sostituire la legge naturale con la destituzione della natura che San Paolo riserva ai soli cristiani pieni di Spirito Santo, è un'evidente violazione del comando di Gesù sec-ondo cui non una virgola della legge cadrà prima del Suo ritorno.

Si pubblicano queste trascrizioni dell’incontro di Camaldoli 2002 con 12 anni di ritardo per varie circostanze come approfon-dimenti tecnici su punti poco decifrabili dei nastri, riflessioni su cosa trascrivere dei dibattiti e altri imprevisti, di cui mi scuso con gli amici.

Nell’affidare questo lavoro alle stampe mi auguro che possa collocare la riflessione su terreni di novità con radici antiche, fuori cioè dalle concezioni di sviluppo materiale infinito tipiche del pen-siero liberale e socialista che ancora dominano nei governi, i quali come negli anni ’50 non hanno altro orizzonte se non la crescita dei consumi. Non si sono accorti che questa politica antieconomica è un continuum della guerra sia come metodo produttivo che come distruttività: oltre a produrre un genere di benessere chiuso, disu-mano ed egoista per una minoranza dell’umanità col diritto di affa-mare il resto dei popoli, distrugge la terra anche per i propri figli.

A tutto ciò, dopo un periodo di decrescita come disintossi-cazione, si dovrebbe sostituire una politica economica che mira alla stabilità, fondata sulle attività primarie, in grado di dare un futuro nel rispetto del bene comune e dei diritti fondamentali di ciascuno sempre basati su doveri nei confronti degli altri e della comunità, una rielaborazione moderna dei principi medioevali di etica politica ed economica.

Ma perché un processo simile possa iniziare occorre che fra i cattolici impegnati nella politica si avvii una conversione.

Dopo le lotte agrarie degli anni ’50 per la distribuzione delle terre incolte dei latifondi, vi è stato l’esodo in massa dalle campagne

Page 6: La cospirazione cristiana

10

incentivato anche da politici cattolici. Sostenendo la modernizza-zione secondo gli interessi industriali, i cattolici hanno collaborato alla soppressione di un’ispirazione cristiana della vita sociale.

Senza una profonda conversione su questi temi, la critica alla concezione progressista della storia non sarà in grado di ridare all’etica e alla spiritualità il loro posto capace di invertire la deriva autodistruttiva.

Questo incontro tenutosi a Camaldoli il 17, 18 e 19 maggio 2002 fu anticipato da una Lettera Aperta ai leaders del G8 di Ge-nova 2001 che rispondeva sia al Manifesto di associazioni cattoli-che (vicine alla sinistra), sia all’appello “Non conformatevi” i cui redattori erano vicini al centro-destra: i due si possono leggere in Appendice insieme a alcune risposte alla Lettera Aperta arrivate prima del maggio 2002.

La Lettera Aperta, scritta allora e che qui segue come intro-duzione col titolo “La terza via”, traccia una direzione diversa sia dal Manifesto che dall’Appello di cui sopra, ma anche dal Codice di Camaldoli del 1943 redatto da uomini di cultura cattolici che intesero costruire dei principi ispiratori per la politica dopo la ca-duta del fascismo.

Il seminario si svolse in 3 giornate, la prima, cioè il venerdì sera, riguardò la figura di Maritain e la sua posizione nei confronti del-la cultura tecnologica con ricordi personali di Illich. La giornata centrale è stata la seconda con le due relazioni principali, la prima di Giuseppe Sermonti sulla scienza e la seconda di Ivan Illich sul regime della tecnica con il dibattito che le ha seguite. Nell’ultima giornata, la domenica mattina, Illich ha approfondito il significa-to per il cristiano della sostituzione della Parola con la statistica. Qui è trascritta la seconda giornata con elementi delle altre due.

Giannozzo Pucci

Introduzione

La terza viapiù a sinistra dell’estrema sinistra e più a destra

dell’estrema destra, cioè altroveLettera Aperta alle associazioni cattoliche

che hanno sottoscritto il Manifesto ai leaders del G8 di Genovae ai firmatari dell’appello “Non conformatevi”

Page 7: La cospirazione cristiana

13

Non crediate che io sia venuto per demolire la legge o gli ispira-ti. Sono venuto per realizzare, non per demolire. E infatti – è cosa certa quello che vi dico – fino a che il cielo e la terra non vadano via, nemmeno un accento o una virgola andranno via dalle legge in attesa che tutto incominci a esistere. Perciò se qualcuno nel dare alle persone il suo insegnamento abolirà uno solo di cotesti artico-li, anche di quelli che sono i più insignificanti, verrà considerato lui come l’essere più insignificante nel regno del cielo infinito.1

(Vangelo di Matteo 5,17-20)

Se, rispetto alle risorse naturali, si è affermata, specie sotto la spinta dell’industrializzazione, un’irresponsabile cultura del dominio, con conseguenze ecologiche devastanti, questo non ri-sponde certo al disegno di Dio.

(Giovanni Paolo ii, Discorso al mondo agricolo,11 novembre 2000)

1 La Buona notizia, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2010, traduzione di Giuseppe Sandri, pp. 244-245.

Interveniamo dopo aver meditato sia il Manifesto delle Asso-ciazioni cattoliche ai leaders del G8, sia l’appello Non conformate-vi, G8 e Anti G8.

In ambedue queste posizioni, seppure in modi diversi, ci paio-no dominanti le ideologie che si sono dimostrate in contrasto con l’idea di “disegno di Dio” sulla terra.

L’annuncio cristiano e l’impegno politicoIl Manifesto Non conformatevi dice che “il primo e fondamen-

tale contributo che i cristiani portano all’umanità, anche per la promozione sociale e civile dei popoli, è l’annuncio di Gesù Cri-sto”, lo condividiamo in questo ma dobbiamo aggiungere:

1) che l’annuncio deve riflettersi anche sul nostro modo di operare;

2) che l’incontro con coloro che restano indifferenti all’an-nuncio si basa sulle parole di Gesù “nemmeno un accento o una virgola andranno via dalle legge in attesa che tutto incominci a esistere”, le quali ci impongono di contribuire al recupero della coscienza morale di ciascuno, ispirando anche una politica più conseguente con la “legge scritta nel cuore” di cui fa parte l’inna-to sentimento della natura.

È anche qui, sul piano della legge di natura, e della società che a esso si adegua e conforma, che si colloca l’impegno politico del cristiano, vicino a quello degli antichi profeti ebrei i quali richia-mavano il popolo a ritornare alla “legge”, cioè a una separazione netta dalle mode, dai miti, dalle ideologie, dalle ragioni e dalle rivendicazioni del secolo per privilegiare la verità perenne della coscienza morale.

Page 8: La cospirazione cristiana

14 15

Le ideologie scientiste e le radici dell’OccidenteSiamo convinti che il liberalismo capitalistico e le ideologie di

sinistra siano episodi degenerativi che non rappresentano la parte vitale della civiltà occidentale.

Infatti ambedue queste correnti di pensiero, apparentemente contrapposte, si sono fondate sul primato della ragione scientifica rispetto alla fede, all’autorità divina, alla tradizione, alle ragioni della coscienza morale, che avevano ispirato per 15 secoli i mo-menti alti della civiltà europea, nonostante le contraddizioni che ne ostacolavano il cammino.

La distruzione di ogni ispirazione trascendente prodotta dal dominio della ragione fine a se stessa si è manifestata emblematica-mente nelle dittature sovietica e nazista giustificate dal materialismo scientifico e dal darwinismo sociale, ma è onnipresente anche nelle democrazie consumiste. I programmi di sterilizzazione, l’aborto legittimato dallo stato, le manipolazioni genetiche, le clonazioni, l’utero artificiale, l’accanimento terapeutico, l’eutanasia ecc. sono fondati sul medesimo primato dell’ideologia scientista.

Il popolo di Seattle e la ChiesaChi fa di ogni erba un fascio, unificando il variegatissimo “po-

polo di Seattle” in una generica condanna, corre il rischio di negare anche il vero ecumenismo, cioè la via per la salvezza che il Padre ha dato a tutti, anche fuori della Chiesa.

Ridurre il movimento contro la globalizzazione economica alla sola componente marxista “che si esprime come odio ideologico dell’Occidente capitalistico e del libero mercato e che riesce perfino a demonizzare lo sviluppo, la tecnologia e la scienza” (vedi Manife-sto Non conformatevi) significa stravolgere il senso sia del marxismo

che del capitalismo (sempre e senza eccezione industrialisti) e dimen-ticare la distanza che esiste fra ambedue queste ideologie e i principi della tradizione cattolica. E proprio nel solco di questa tradizione si pone inconsapevolmente la parte più avanzata della riflessione con-tro la globalizzazione economica, con le sue esigenze comunitarie, di autonomia locale, di limitazione del profitto e di responsabilità eco-logica. È interessante notare quanto queste esigenze corrispondano a quelle della teologia morale millenaria elaborata dalla Chiesa (ad esempio contro l’usura) e rappresentata fra l’altro nella Summa di san Tommaso, nella Commedia di Dante, nella profezia savonaroliana fino ai moderni attualizzatori del tomismo come Maritain e La Pira.

Oltretutto un’area dell’ecologismo riconosce l’imperativo mo-rale di una positiva presenza dell’uomo sul pianeta, in quella sua capacità di “simbiosi” con la natura che produce rispetto e un me-raviglioso dispiegarsi dalla varietà delle forme di vita. Lungi dal de-monizzare o angelicare la tecnologia, in questo modo si riafferma il libero arbitrio e l’inevitabile presenza in ogni epoca delle conse-guenze del peccato originale, che le visioni progressiste e tecnologi-ste tendono a occultare.

Progresso, tecnologia ed eticaLa Chiesa cattolica dà un esempio mirabile di non accettazio-

ne succube della tecnologia nel fatto che da oltre un secolo rifiuta di riconoscere la legittimità di ogni moderna pratica di sospen-sione della fecondità umana (condom, spirale, pillola ecc.). La condanna di queste tecnologie si basa sul riferimento alla natura come indicazione morale.

Bisogna estendere questa libertà di critica anche agli altri cam-pi della tecnologia che incidono profondamente sui costumi e

Page 9: La cospirazione cristiana

16 17

alle tecnologie belliche di distruzione di massa incompatibili per-sino con la teoria della “guerra giusta”. Come cristiani dobbiamo non stancarci di riaffermare che non esiste progresso nel campo etico, i cui imperativi vanno riscoperti anche nell’ideologia che è presente nella tecnologia visto che si tratta di un’attività umana ancorché meccanizzata.

“La storia dell’umanità dimostra che il progresso scientifico, tecnologico, culturale ed economico generato dall’uomo ha reso il nostro pianeta più vivibile”: questa affermazione del Manife-sto Non conformatevi contrasta con la sua proposta iniziale pro-fondamente condivisibile che condanna “la presunzione di servire alla costruzione del Regno di Dio, assumendo quanto più possibile dal cosiddetto mondo d’oggi: i suoi modi di vita, il suo linguaggio, i suoi slogans, il suo modo di pensare”. Che cosa più del progresso scientifico, tecnologico, dello sviluppo capitalistico e della globa-lizzazione economica domina e incarna “il mondo” oggi? E come considerare “più vivibile” un mondo attanagliato da emergenze come la crisi climatica? o definire “più vivibile” per i piccoli un sistema finanziario che costringe persino grandi gruppi industriali a unirsi per adeguarsi alle dimensioni del mercato mondiale?

Un mondo in cui in assenza di riferimenti etici comuni ven-gono sottoposti a decisione politica e legalizzati comportamenti in contrasto con principi morali plurimillenari, in cui sono pub-blicizzati delitti abominevoli, in cui a livello di massa si assiste alla diffusione della droga, di modelli di vita e immagini che osta-colano la crescita interiore, non può certo essere definito “più vivibile” rispetto a civiltà meno tecnologiche ma prive di simili degenerazioni. La storia degli ultimi due secoli mostra che molti dei progressi tecnologici ed economici annunciati come miracoli stanno determinando danni, violenze e squilibri per l’umanità e

la natura senza proporzioni con il passato e ciò fa pensare alla so-stanziale diversità esistente fra la concezione di “natura” propria della rivelazione rispetto a quella illuminista e progressista.

Le tecnologie di guerra hanno invaso la pace quo-tidiana

Ci rendiamo sempre più conto della necessità di riscoprire, come società, quei perenni criteri morali che devono indirizzare e limitare la ricerca e l’applicazione tecnologica, riportarle da sco-po a strumento, sottraendole al terreno dello sfrenato sviluppo militare.

Attualmente tutte le attività di cui andiamo così fieri e che l’ONU usa come parametro di civiltà pacifica (aeronautica, mec-canizzazione, radiocomunicazione, telefoni o telefonini, satelliti ecc.) sono sottoprodotti di una parossistica ricerca e produzione di guerra. La profezia di Isaia del trasformare le spade in aratri e le lance in falci può essere intesa per i cannoni, ma molto meno per la catena di montaggio ed altri sottoprodotti dell’industria bellica che hanno esteso la guerra anche all’interno della pace moltiplicando i rifiuti e i consumi che sono un bombardamento continuo contro la natura e contro la capacità di sussistenza dei popoli. La storia peral-tro ci ricorda che le idee di progresso, sviluppo, espansione, crescita possono corrispondere a periodi di decadenza della civiltà.

La pace fa parte del disegno di Dio sulla creazione e come tale è un diritto naturale, inscindibile dai doveri e compiti dell’uomo. La nonviolenza, o meglio la forza e il potere della verità, è la for-ma di testimonianza politica personale e comunitaria compatibi-le col cristianesimo, è il modo per costruire la pace nonostante la violenza.

Page 10: La cospirazione cristiana

18 19

La medicinaLa modernità pretende di essere accettata in toto per i suoi

progressi medici. Pur riconoscendo i benefici effetti di una par-te delle scoperte in campo medico, non si può dimenticare che le morti per malattie infettive si erano ridotte a una piccola fra-zione del numero iniziale prima dell’intervento della medicina moderna e che nuove malattie si stanno diffondendo nonostante l’immenso mercato di prodotti farmaceutici e la titanica organiz-zazione medico sanitaria che hanno trasformato l’uomo dei paesi ricchi in un insaziabile consumatore di farmaci.

Nell’Unione Europea i nuovi casi di cancro sono ogni anno 1.300.000 e i morti per questa malattia 900.000, numero in au-mento continuo, nonostante l’enorme impegno di ricerche e in-vestimenti.

L’agricolturaLungo tutta la storia dell’umanità, l’agricoltura è sempre stata

biologica e come tale ha nutrito le popolazioni più diverse nelle condizioni più estreme quando è stata esercitata con giustizia e per piccoli poderi.

Anche i dati attuali sulla produzione complessiva dimostrano che i piccoli poderi che praticano la policoltura e non dipendono da concimazioni chimiche o mezzi industriali occupano più persone e producono di più, per unità di superficie, delle grandi aziende monocolturali, specializzate in produzioni record per un solo pro-dotto. Inoltre nei piccoli poderi l’attività umana mantiene valori e significati... I dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro già da 25 anni documentano che in quei paesi dove la “rivoluzione verde” (cioè l’uso di macchine, concimi chimici, diserbanti e altre

tecniche industriali come gli OGM che hanno favorito l’aumento della dimensione delle aziende agricole) ha fatto aumentare inizial-mente la produzione unitaria di cereali, è aumentata anche la fame e l’impoverimento delle popolazioni rurali. La ragione sta nel fatto che solo il decentramento della produzione può garantire che gli alimenti vadano a chi ha fame, a cominciare dai piccoli coltivatori.

Lo squilibrio fra i popoli e la mancanza d’acquaSecondo il Rapporto delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Umano

per l’anno 2000, il quinto più ricco della popolazione mondiale ha un reddito che è superiore di 150 volte a quello del quinto più povero, mentre nel 1820 era superiore di appena 3 volte.

Il “progresso” nel consumo delle risorse sta portando all’im-poverimento della Terra. Il Manifesto Non conformatevi affer-ma: “Le famiglie rurali che non hanno accesso all’acqua salubre sono passate da nove decimi a un quarto”. Non si capisce da dove venga questo dato, che è in contrasto con tutti gli indici ufficiali e come tale figlio di uno “schematismo ideologico inconciliabile con quella positiva apertura alla ricerca della verità a cui ci educa l’esperienza cristiana”. Secondo le Nazioni Unite 31 paesi si trova-no in gravi carenze idriche e il 26% della popolazione mondiale, cioè oltre un miliardo di persone, vive oggi in condizioni di man-canza di un’adeguata disponibilità di acqua da bere pulita.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni gior-no nel mondo muoiono 10.000 persone a causa della mancanza d’acqua o della sua pessima qualità: circa il 70% delle malattie presenti sul pianeta è dovuto alla siccità, alla carenza d’acqua, alla sua cattiva utilizzazione: ciò dà la misura di questa drammatica emergenza.

Page 11: La cospirazione cristiana

20 21

Lo sviluppo come causa della miseriaDopo la fine della seconda guerra mondiale il commercio

internazionale è cresciuto di 19 volte e la crescita economica ha avuto un aumento di oltre sei volte: se lo sviluppo e la globalizza-zione commerciale fossero veramente la risposta alla miseria, que-sta dovrebbe essere già ridotta a una lontana memoria del nostro passato. Invece sta accadendo il contrario.

La percentuale del reddito mondiale percepita dal 20% più po-vero dell’umanità è passata fra il 1960 e il 1997 dal 2,3% all’1%, di-minuendo di più della metà, mentre negli ultimi 5 anni le persone in miseria sono aumentate di 200 milioni, soprattutto nell’Africa subsahariana, nell’Europa dell’Est e nell’Asia centrale e sudorien-tale. Perciò in nessun campo il produttivismo è rimedio alla miseria. Infatti la miseria sta aumentando anche nel mondo ricco, in cui 37 milioni di persone sono disoccupate, 100 milioni senza casa e quasi 200 milioni hanno una speranza di vita di meno di 60 anni ( John Carvel, responsabile degli affari sociali del giornale “The Guardian”, 11 dicembre 2000). In realtà la soglia monetaria della miseria si alza continuamente nei paesi consumatori perché nuovi prodotti industriali si presentano come beni di prima necessità. Il cittadino americano che guadagna dieci volte di più del salariato agricolo africano è più in miseria del secondo perché i soldi sono il suo unico collegamento coi beni essenziali.

Ciò che vale non è la ricchezza di strumenti ma la dignità della vita. Orbene l’esistenza della parte più ricca della popolazione del pianeta è di qualità sempre più bassa. Un cittadino medio ameri-cano consacra ogni anno più di mille e seicento ore alla sua auto-mobile e il 25% delle ore di veglia le passa in automobile, mentre almeno un altro 40% le passa davanti a uno schermo.

L’umanità consuma annualmente le riserve fossili che la Terra

ha impiegato un milione di anni ad accumulare: a miliardi di ton-nellate l’industria trasforma combustibili fossili, metalli e altri minerali, introducendo nella biosfera legami chimici mortali per le forme viventi, di cui la diffusione dei rifiuti di plastica su scala planetaria è la più visibile testimonianza per le nuove generazio-ni. Tutto ciò ricade anche su coloro che hanno alti redditi.

La guerra alla povertà che aumenta la miseriaI dati dell’ONU sulla povertà li abbiamo citati solo perché

testimoniano come stiano crescendo la devastazione e miseria su gran parte della terra per soddisfare i consumi effimeri di un’infi-ma minoranza dell’umanità, ma ci opponiamo alla visione della povertà che contengono. L’abbondanza di beni d’uso essenziali che era tipica della gran parte delle popolazioni del pianeta, non toccate dal furto industriale delle fonti di sussistenza, viene clas-sificata in questi dati esattamente come la miseria di chi non ha nulla da mangiare, non ha casa, non ha famiglia ecc. solo perché ambedue hanno un basso reddito in denaro.

Definendo la povertà esclusivamente in termini monetari, si dà per scontato un dato falso: che il denaro sia sempre stato e sempre sarà il requisito essenziale per soddisfare i bisogni reali. Le ricorrenti guerre alla povertà sbandierate dagli organismi in-ternazionali, compreso l’appuntamento di Johannesburg, si ma-nifestano nelle loro conseguenze pratiche come guerre contro l’autonoma sussistenza dei popoli: la via maestra per estendere il mercato dei paesi ricchi e aumentare la miseria. Si colloca sulla stessa linea anche il Manifesto delle Associazioni cattoliche ai leaders del G8 quando chiede di “onorare da subito l’impegno, assunto e non mantenuto, di finanziare l’aiuto allo sviluppo con lo 0,7% del

Page 12: La cospirazione cristiana

22 23

PIL dei nostri paesi [...]. Promuovere e rafforzare, nelle sedi inter-nazionali, l’utilizzo dei programmi di riduzione della povertà che prevedano un autentico coinvolgimento della società civile”.

L’idea che domina queste statistiche delle Nazioni Unite, e che ambedue i manifesti avallano, è che la dignità dell’uomo si misura dal reddito in dollari e che lo scopo da raggiungere è uniformare i popoli nei consumi alla società sviluppata. In questo modo si identifica la povertà con la miseria, si contraddice il messaggio delle Beatitudini e si elimina la possibilità di pensare un modo di vivere sociale coerente con la tradizione cattolica.

Il consumismo piaga strutturale del mondo della crescita

Non possiamo fare a meno di riconoscere che il consumismo è contrario alle virtù cardinali, un ostacolo a quella vita semplice, nobile e parca suggerita da tutte le tradizioni religiose.

Il rapporto ONU sullo sviluppo, con l’ideologia del quale i vostri documenti concordano, nega che ci sia altra cultura, altra civiltà che quella economica e considera i popoli a basso reddi-to come in arretrato con l’evoluzione. Credere che il progresso tecnologico e la crescita economica siano gli unici strumenti per sanare le piaghe della fame, per vincere le malattie e difendere l’ambiente è un dogma del pensiero unico non solo in contrasto con l’evidenza dei fatti, ma parte di una religione assolutamente anticattolica, che si presenta come una regressione verso un para-diso terrestre tecnologico senza peccato originale, in alternativa al libero cammino verso il Regno di Dio.

Il mondo sta andando in rovina per l’abbondanza non per la povertà, per Ford non per san Francesco. È assurdo, perciò, dedi-

care una qualunque percentuale del nostro reddito allo sviluppo del Terzo Mondo, quando la causa della sua rovina è proprio lo sviluppo. Ed è assurdo cercare con una mano di aiutare la gente che riduciamo in miseria mentre continuiamo in un’economia ben più grave di rapina della terra, degli altri popoli e delle nostre anime.

Il mercato unico distrugge la libertà dei mercati e l’unità cattolica dell’uomo

È utopistico e in contrasto con la protezione dei deboli chiedere “una vera libertà di mercato, in cui tutti siano liberi di acquistare conoscendo con precisione che cosa viene loro of-ferto e a tutti sia data la possibilità di vendere i propri prodot-ti” (Manifesto delle Associazioni cattoliche ai leaders del G8). È incompatibile col principio della libertà di commercio, specie nei prodotti alimentari e di prima necessità, l’imposizione di un unico mercato globale che distrugge le miriadi di mercati locali in cui effettivamente si incarna il pluralismo, la libertà commerciale e il giusto rapporto fra natura e bisogni umani.

Non c’è perciò opposizione alla globalizzazione senza riguar-do per le piccole comunità, i valori delle tradizioni locali, la pietà per il “prossimo”, virtù che non possono essere sostituite da astrat-te sottoscrizioni o versamenti su conto corrente in soccorso di popoli sconosciuti appartenenti ai repertori TV o internet, op-pure associati a una generica Umanità. Le comunità che vivono lontane dal progressismo e dal modernismo rischiano di essere non soccorse ma soppresse dall’avanzamento del globalismo.

L’unità “cattolica” dell’uomo è combattuta dall’unità finan-ziaria del mondo.

Page 13: La cospirazione cristiana

24 25

Il ruolo dell’ItaliaIl ruolo dell’Italia è di promuovere l’armonia fra i popoli e la

natura.Cominciando da casa propria l’Italia ha il compito di lavorare

sulle cause della degradazione, e rilanciare l’autonomia economi-ca delle comunità e dei mercati locali come fondamento della sus-sidiarietà politica, secondo i principi della dottrina sociale della Chiesa. Ciò comporta un ridisegno dell’economia verso la stabi-lità, la fine dello “sviluppo” e un contenimento consistente della produzione e dei consumi entro i limiti compatibili con il bene comune, la ricostruzione del mondo rurale e del lavoro artigiano individuale e familiare, una deproletarizzazione della società a cui corrisponda una piena occupazione non salariata tesa al risana-mento della terra e alla correzione degli squilibri.

La scandalosa soggezione della ricerca agli interessi del mas-simo profitto e dell’industria può e deve essere sostituita da una ricerca impegnata strenuamente a sanare le ferite del pianeta e dell’umanità. La fede impone al nostro libero arbitrio di accettare la terra come Dio l’ha creata e di riconoscere la Sua volontà indo-vinandola anche nella bellezza della natura che siamo chiamati ad accrescere con l’umiltà del Figlio che rifiuta di cambiare le pietre in pani perché “non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

L’ottimismo cristianoL’ottimismo cristiano non minimizza gli aspetti negativi della

modernità.Come cristiani siamo sicuri che la creazione con le sue leggi

non sarà distrutta e sostituita dall’artificio dell’uomo, ma sarà ri-

generata al ritorno del Figlio che attendiamo con gioia. In Lui si concentra la nostra speranza.

Sappiamo anche che l’impegno di semplificare la nostra vita, renderla più giusta e avvicinare l’organizzazione della società alla natura fa parte del desiderio di seguire per quan-to possibile il disegno di Dio sul mondo, disegno che è l’uni-co che possa dare all’uomo un’esperienza tangibile di felicità. Dietro agli avvenimenti che inducono l’umanità al più nero pes-simismo stanno in agguato le ragioni dell’ottimismo, che ci dan-no la forza di rivolgerci verso mete giuste anche se irraggiungibili senza l’Aiuto di Dio.

Invito a redigere un nuovo Codice di CamaldoliQueste riflessioni, alla luce delle parole di Gesù: “Ecco il co-

mando, il mio: che vi amiate a vicenda così come io vi ho ama-ti” ci sollecitano di chiedere al Padre la forza del Suo amore per riscoprire continuamente l’unità fra di noi nel Suo Figlio e ritro-vare nella tradizione cattolica e nella dottrina sociale della Chiesa i principi ispirativi di un comune progetto, pur nella diversità dei rispettivi compiti e collocazioni.

A questo scopo vi chiediamo di lavorare, insieme ai cattolici impegnati nel volontariato e nelle questioni sociali, a un nuovo Codice di Camaldoli che all’alba del nuovo millennio ci permet-ta di affrontare le sfide del nostro tempo nella posizione di avan-guardia che si addice al cristiano.

primi firmatari:

Giannozzo Pucci, Giuseppe Sermonti, Fabrizio Fabbrini, Franco Cardini

Page 14: La cospirazione cristiana

Indice

Presentazione p. 3

Introduzione p. 11La terza via più a sinistra dell’estrema sinistra e più a destra dell’estrema destra, cioè altroveIntervista a Ivan Illich p. 26

La cospirazione cristiana p. 31nella tirannia della scienza e della tecnica

Maritain e la crisi neomodernista del mondo cattolico p. 33

La natura: da luminoso progetto soprannaturale a p. 39prodotto di cieche sopraffazioni di Giuseppe Sermonti

Il cristiano e il regime della tecnica di Ivan Illich p. 83

Appendici p. 143Appendice all’Introduzione p. 144Antefatti p. 144Manifesto delle associazioni cattoliche ai leaders del G8 p. 145Appello “Non conformatevi!” p. 153Prime osservazioni sulla Lettera Aperta “La terza via” p. 164Risposte alle prime osservazioni p. 167

Appendice all’intervento di Giuseppe Sermonti p. 181 Ultimo grande creazionista p. 182o primo neo-creazionista? di Ernesto Burgio

Appendice all’intervento di Ivan Illich p. 187Dalla lettera di mgr. Gualdrini in morte di Ivan Illich p. 188Messa per il trigesimo della morte di Ivan Illich p. 190Lettere di madre Jerome p. 200