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AZIENDA OSPEDALIERA OSPEDALE SAN MARTINO E CLINICHE UNIVERSITARIE CONVENZIONATE Largo Rosanna Benzi, 10 16132 Genova Manuale a cura di AnnaMaria Polimeni, Maria Adelia Rossi, Paola Stramesi “Gruppo di Lavoro sulla Movimentazione Manuale dei Carichi” Servizio Prevenzione e Protezione U.O. Servizio di Medicina Preventiva e del Lavoro U.O. Riabilitazione e Rieducazione Funzionale U.O. Formazione e Aggiornamento Azienda-Università La corretta movimentazione dei pazienti e dei carichi in ambito sanitario Guida teorico-pratica

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AZIENDA OSPEDALIERAOSPEDALE SAN MARTINO

E CLINICHE UNIVERSITARIE CONVENZIONATELargo Rosanna Benzi, 10

16132 Genova

Manuale a cura diAnnaMaria Polimeni, Maria Adelia Rossi, Paola Stramesi

“Gruppo di Lavoro sulla Movimentazione Manuale dei Carichi”

Servizio Prevenzione e ProtezioneU.O. Servizio di Medicina Preventiva e del Lavoro

U.O. Riabilitazione e Rieducazione Funzionale U.O. Formazione e Aggiornamento Azienda-Università

La corretta movimentazione dei pazienti e dei carichi in

ambito sanitarioGuida teorico-pratica

Autori Patrizia Bianchetti* Laura Camera* Elettra Casalegno° Francesco Copello° Elisabetta Del Carretto* Annamaria Polimeni§ Maria Adelia Rossi° Rosanna Sciutto* Dimitri Sossai§ Paola Stramesi* * U.O. Riabilitazione e Rieducazione Funzionale ° U.O. Servizio di Medicina Preventiva e del Lavoro § Servizio Prevenzione e Protezione Gli autori desiderano ringraziare per il prezioso contributo alla realizzazione di questo manuale Annamaria Renzini, Enrico Carosio e Carlo Potestà.

EDIZIONE 2002

Pubblicazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale San Martino di Genova e Cliniche Universitarie Convenzionate nell’ambito del Progetto INAIL (D.Lgs. 23/02/00, N° 38 art. 23).

RIPRODUZIONE VIETATA

La corretta movimentazione dei pazienti e dei carichi in ambiente ospedaliero

Guida teorico-pratica Pag. 3

INDICE Introduzione…………………………………….…………………….. Pag. 4 Definizione di Movimentazione Manuale dei Carichi…….. Pag. 4 Riferimenti normativi……………………………………………….. Pag. 5 Strategie aziendali………………………….……………………….. Pag. 7 Il Sistema Sicurezza………………………………………………… Pag. 8 La Sorveglianza Sanitaria…………………………………………. Pag. 9 La valutazione del rischio da Movimentazione Manuale

dei Carichi………………………………………………………………. Pag. 10

Movimentazione in ambiente ospedaliero…………………… Pag. 12 Che cos’è l’Ergonomia?…………………………………………….. Pag. 13 Cenni di anatomia e fisiologia della colonna vertebrale… Pag. 14 Il mal di schiena (low-back pain)………………………………. Pag. 17 Indicazioni ergonomiche per la movimentazione dei

pazienti e dei carichi………………………………………………… Pag. 20

Prese di base tra operatori……………………………………….. Pag. 32 Sollevamenti base in condizione di sicurezza………………. Pag. 33 La movimentazione del paziente: cosa occorre sapere… Pag. 36 La movimentazione del paziente: cosa occorre fare…….. Pag. 37 La movimentazione del paziente: procedure operative… Pag. 39 1. Spostamento sul piano del letto……………….…………… Pag. 40 2. Rotolamento sui fianchi………………………………………… Pag. 42 3. Passaggio supino/seduto sul bordo del letto…………… Pag. 44 4. Trasferimento letto/carrozzina e carrozzina/WC………. Pag. 46 5. Trasferimento carrozzina/letto………………………………. Pag. 48 6. Sistemazione del paziente seduto………………………….. Pag. 50 7. Spostamento da letto a barella o a doccia-barella…… Pag. 52 8. Sollevamento da terra in emergenza……………………… Pag. 54 Principali ausili ed attrezzature per la movimentazione

del paziente……………………………………………………………. Pag. 56

Uso corretto degli ausili minori………………………………….. Pag. 58 Informazioni utili……………………………………………………... Pag. 61 Bibliografia……………………………………………………………… Pag. 64

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INTRODUZIONE Le patologie cronico-degenerative della colonna vertebrale rappresentano uno dei principali problemi della salute dei lavoratori, soprattutto di quelli operanti in settori particolarmente esposti alla “movimentazione manuale di carichi”. In Italia tali affezioni rappresentano, dopo le affezioni delle vie respiratorie, comprendenti anche le sindromi influenzali, la seconda causa di assenza dal lavoro per malattia e la seconda causa di invalidità civile. Rappresentano, inoltre, la prima motivazione di richiesta di modifiche al giudizio di idoneità al lavoro da parte dei lavoratori. Poiché, in ambito sanitario, l’attività di movimentazione manuale dei carichi comporta soprattutto la movimentazione dei pazienti, procedura per la quale la “meccanizzazione dei processi” non è praticabile, questa nota intende contribuire ad informare gli operatori affinché diventino consapevoli sia dei rischi che delle modalità ergonomiche da adottare per la prevenzione del “mal di schiena” o LOW BACK PAIN. DEFINIZIONE DI MOVIMENTAZIONE MANUALE

DEI CARICHI Secondo la normativa vigente, per MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI (MMC) si definiscono le

operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico.

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RIFERIMENTI NORMATIVI

DECRETO LEGISLATIVO 626/94 TITOLO V – MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI

CARICHI (Art. 47 – 48 – 49)

Queste norme si applicano alle attività che comportano la movimentazione manuale dei carichi con i rischi, tra l’altro, di lesioni dorso-lombari per i lavoratori conseguenti alle operazioni di MMC o alle condizioni ergonomiche sfavorevoli. Identificano gli obblighi del datore di lavoro per evitare la MMC:

- adozione di misure organizzative - adozione di mezzi appropriati

Quando non è possibile evitare la MMC in base all’ALLEGATO VI:

- valutazione delle condizioni di sicurezza e salute connesse al lavoro e alle caratteristiche del carico

- valutazione dei fattori individuali di rischio, delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro e delle esigenze connesse all’attività

- adozione di misure organizzative - adozione di mezzi appropriati - sorveglianza sanitaria

Inoltre il Datore di Lavoro fornisce ai Lavoratori Informazione e formazione e mette a disposizione dei lavoratori attrezzature adeguate e istruzioni per l’uso, in rapporto alla sicurezza. Il D. Lgs. 626/94, inoltre, indica nell’ALLEGATO VI tutti i fattori che rappresentano, insieme al peso del carico, le criticità.

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ALLEGATO VI

Definisce le condizioni di rischio per: caratteristiche del carico

- carico troppo pesante (Kg. 30) - ingombrante o difficile da afferrare - in equilibrio instabile o il contenuto rischia di spostarsi - se deve essere manipolato lontano dal tronco o con

movimenti di torsione o inclinazione del tronco stesso

sforzo fisico richiesto - eccessivo - effettuabile solo con la torsione del tronco - può comportare un movimento brusco del carico - compiuto con il corpo in posizione instabile

caratteristiche dell’ambiente di lavoro - spazio libero (soprattutto in verticale) è insufficiente - pavimento presenta rischi di inciampo o di

scivolamento - ambiente di lavoro non consente la MMC ad una

altezza sicura o in buona posizione - pavimento o piano di lavoro presentano dislivelli - pavimento o punto di appoggio instabili - temperatura, umidità o circolazione dell’aria

inadeguate

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esigenze connesse all’attività

- sforzi fisici per la colonna dorso-lombare troppo frequenti e prolungati

- insufficiente periodo di riposo fisiologico o di recupero - distanze troppo grandi di sollevamento, abbassamento

e trasporto - ritmi imposti da processi non controllabili dal

lavoratore

fattori individuali di rischio - inidoneità fisica a svolgere il compito in questione - indumenti, calzature e altri effetti personali inadeguati - insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della

formazione

STRATEGIE AZIENDALI

Valutazione del rischio da movimentazione manuale dei carichi Valutazione ambientale tramite sopralluogo Sorveglianza sanitaria, mirata al personale esposto, attraverso la valutazione clinica dell’apparato osteo-articolare Corsi di formazione per il personale a maggior rischio Preparazione note informative, manuale e poster, di supporto ai corsi di formazione Preparazione schede tecniche per ausili, attrezzature, arredi e sanitari e valutazione in fase di gara

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Bonifica ambientale mediante interventi strutturali Riorganizzazione del lavoro e migliore impiego delle risorse umane Verifica dei risultati

IL SISTEMA SICUREZZA

Il D.Lgs. 626/94 ha riordinato la complessa normativa sulla prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, definendo le figure e i compiti dei vari interpreti del decreto legge.

Dalla collaborazione di queste figure nasce il Documento di Valutazione dei Rischi che stabilisce il rischio per ogni

SISTEMA

SICUREZZA

MEDICI

COMPETENTI

RAPPRESENTANTI

DEI LAVORATORI

LAVORATORI

DIRIGENTI E PREPOSTI

SERVIZIO

PREVENZIONE E PROTEZIONE

DATORE DI

LAVORO

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mansione, indicando le misure di prevenzione necessarie e gli eventuali Dispositivi di Protezione Individuali.

LA SORVEGLIANZA SANITARIA

Il Medico Competente, in base a quanto emerso dal Documento di Valutazione dei Rischi e dal risultato del monitoraggio ambientale, stabilisce il protocollo di sorveglianza sanitaria, definendo la periodicità delle visite (semestrali, annuali, biennali), gli accertamenti strumentali e gli esami ematochimici, ovvero gli indicatori precoci di un eventuale danno alla salute del lavoratore, indispensabili per emettere il giudizio di idoneità alla mansione specifica: Idoneo Idoneo con - prescrizioni (temporaneo o permanente)

- modifiche al protocollo sanitario - esclusione o limitazione di rischi specifici

Non idoneo

(temporaneo o permanente)

“Qualora il medico competente…esprima un giudizio sull’inidoneità parziale o temporanea o totale del lavoratore ne informa per iscritto il datore di lavoro ed il lavoratore” ( D. Lgs. 626/94, art.17, comma 3). Presso il Ns. Ospedale la convocazione a visita medica presso il Servizio di Medicina Preventiva viene effettuata individualmente tramite messaggio automatico sui terminali per la timbratura. Per i lavoratori che nel Documento di Valutazione dei rischi risultano esposti al rischio di movimentazione manuale dei

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carichi, viene attivato il protocollo di sorveglianza specifico, ovvero il protocollo che è stato formulato dall’Unità di Ricerca EPM (Ergonomia della Postura e del Movimento) Istituto di Medicina del Lavoro - Clinica del Lavoro Luigi Devoto - Milano.

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

Il D. Lgs 626/94 pone il limite di 30 Kg (per il sesso maschile e di 20 Kg per il sesso femminile Legge 635/34) per i carichi movimentabili manualmente dal singolo lavoratore. Oltre all’entità del peso stesso bisogna prendere anche in considerazione la modalità della movimentazione, l’ambiente e la tipologia del carico. Le metodiche utilizzate per la valutazione del rischio da movimentazione manuale di carichi sono: METODO NIOSH (National Institute of Safety Health – USA) E’ indicato in ambito industriale, in quanto prende in considerazione pesi e situazioni standardizzate molto differenti da quelle esistenti nell’ambiente ospedaliero. In breve, per ogni azione di sollevamento di carichi il metodo NIOSH ( National Institute of Safety Health – USA, 1993) partendo da un peso ideale sollevabile in condizioni ideali, considera sfavorevoli fattori quali l’altezza, la dislocazione, la distanza dal corpo, la frequenza, l’asimmetria e la presa, trattati come fattori demoltiplicativi. Quindi, viene calcolato il rapporto tra il peso effettivamente sollevato e il “peso limite raccomandato” ottenuto, attraverso il quale si ottiene un

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indicatore sintetico di rischio (<0,75 = assenza di rischio; 0,75 – 1 = situazione ai limiti del rischio; >1= rischio). METODO EPM (Unità di Ricerca Ergonomia della Postura e del Movimento – Milano) Il MAPO index (Movimentazione e Assistenza Pazienti Ospedalizzati) ha lo scopo di individuare livelli di rischio (alto, medio, trascurabile). Si basa sull’attribuzione di coefficienti numerici ai diversi fattori di rischio, comprendenti carico assistenziale (pazienti non o poco collaboranti), disponibilità di attrezzature (sollevapazienti, ausili minori, carrozzine), caratteristiche degli ambienti (camere di degenza, servizi igienici), svolgimento di corsi di formazione/addestramento. La valutazione consta nell’attribuzione di un certo peso ai diversi fattori da cui deriva il calcolo dell’indice e la posizione nei tre livelli: 0 – 1,5= rischio trascurabile, 1,51 – 5= rischio medio, >5= rischio alto. METODO RCN (Royal College of Nursing – UK) L’RCN methodology (Royal college of Nursing) è un metodo aperto, poiché segue un procedimento per livelli e valuta le diverse dimensioni del paziente (capacità residue, collaborazione), del reparto (spazi, attrezzature), dell’amministrazione centrale (corsi di formazione /addestramento, utilizzo di risorse). Vengono analizzate le modalità di svolgimento delle attività in senso qualitativo. Quest’ultimo metodo suggerisce una particolare attenzione all’organizzazione del lavoro (modalità di svolgimento del compito, tecniche e posture).

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MOVIMENTAZIONE IN AMBIENTE OSPEDALIERO

In ambiente ospedaliero la movimentazione più frequente consiste nella movimentazione dei pazienti, dei carichi, e nelle operazioni di traino e spinta: La movimentazione dei pazienti si attua durante le normali procedure assistenziali e terapeutiche (prevenzione dell’allettamento, nursing, recupero dell’autonomia) o in condizioni di urgenza; a volte in spazi ristretti, senza la collaborazione del paziente o con difficoltà di presa a seguito delle condizioni cliniche. Richiede l’intervento di uno o più operatori sanitari a seconda che il paziente non-autosufficiente sia parzialmente collaborante o non collaborante; se il paziente è collaborante, è necessario l’insegnamento dell’autonomia, assistendolo, piuttosto che sostituirsi a lui nel movimento.

La movimentazioni dei carichi, comprese le azioni di traino e spinta, si riferisce ad attività di supporto riguardanti l’immagazzinamento e la distribuzione di farmaci, di altri materiali sanitari e vari (confezioni di farmaci, flaconi, lenzuola, contenitori per ferri chirurgici, materassi, stampati ecc), la movimentazione di attrezzature diagnostiche, letti ecc..

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Al fine di ridurre il rischio da “Movimentazione Manuale dei Carichi” (MMC), e prevenire le patologie muscolo-scheletriche degli operatori, questo manuale suggerisce a tutti gli operatori le principali indicazioni ergonomiche e, specificamente al personale che movimenta i pazienti, determinate manovre ergonomiche; inoltre, individua alcuni dei principali ausili per le diverse attività: muletti o transpallet e carrelli per i carichi, sollevapazienti ed ausili minori per i pazienti.

CHE COS’E’ L’ERGONOMIA

L’Ergonomia è una scienza interdisciplinare che studia l’interazione uomo-macchina-ambiente di lavoro, in grado di analizzare, valutare e progettare le modalità con le quali si attua la relazione tra l’individuo e il contesto nel quale svolge le sue attività, ossia gli ambienti di vita, gli oggetti, gli strumenti e i servizi. Adattando il concetto alle attività sanitarie, operare secondo la concezione ergonomia significa ottimizzare le attività lavorative, le condizioni ambientali, le posture e le modalità di sollevamento e trasporto dei carichi, le attrezzature, alle esigenze psicofisiche ed alle caratteristiche individuali dell’uomo.

Ergonomia dal greco ergon=lavoro e nomos=legge naturale

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CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLA COLONNA VERTEBRALE

La colonna vertebrale è la struttura portante dell’organismo, responsabile della postura statica e del movimento, nonché della protezione del midollo spinale e delle radici nervose. E’ costituita da quattro porzioni che in senso cranio-caudale sono: cervicale, toracica, lombare, sacro-coccigea. Sul piano frontale la colonna è rettilinea e divide il corpo in due parti simmetriche, mentre sul piano sagittale presenta 4 curve:

- cervicale (convessità anteriore) - dorsale (concavità anteriore) - lombare (convessità anteriore) - sacrale (concavità anteriore)

Le diverse curvature presenti nella colonna hanno l’effetto di aumentare la resistenza alle sollecitazioni di compressione assiale, in base al principio di fisica secondo il quale tra due colonne elastiche in modo uguale quella a curve alterne oppone maggiore resistenza.

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L’elemento costitutivo della colonna vertebrale è la vertebra, sostanzialmente uguale ma con caratteristiche specifiche distinte per ogni segmento. Le vertebre sono 33-34, di cui 7 cervicali, 12 dorsali, 5 lombari, 9-10 sacro-coccigee.

La vertebra è formata anteriormente da un corpo e posteriormente da un arco che delimita il foro vertebrale in cui è contenuto il midollo spinale. Tra le due vertebre si viene a formare il cosiddetto foro di coniugazione, attraverso cui passa la radice spinale. Fra un corpo vertebrale e l’altro si trova il disco intervertebrale, una struttura costituita da un apparato di contenzione periferico, l’anello fibroso, e da un nucleo centrale semifluido, il nucleo polposo. Il disco intervertebrale funziona come un vero e proprio ammortizzatore tra i corpi vertebrali e partecipa alla stabilizzazione della colonna; infatti Il nucleo polposo, grazie ad un alto contenuto idrico, è incomprimibile, capace di spostarsi in senso anteroposteriore durante i movimenti di

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flesso-estensione e lateralmente durante i movimenti di inclinazione della colonna. La stabilità della colonna è garantita anche dalla presenza dei legamenti che la tengono “in forma”: i legamenti gialli, molto elastici, tesi fra una vertebra e l’altra, i legamenti interspinosi e sovraspinosi, i legamenti longitudinali anteriore e posteriore, che, estesi dall’occipite al sacro, limitano principalmente l’estensione. La muscolatura è costituita da vari strati di fasci muscolari, dai più corti che uniscono vertebre contigue, ai fasci longitudinali nei piani superficiale e intermedio, ai muscoli addominali che contengono la massa addominale e, unitamente ai muscoli dorsali, funzionano come un corsetto naturale. Il rachide lombare rappresenta il tratto di colonna maggiormente sottoposto a sollecitazioni meccaniche, basti pensare che il solo tratto lombo-sacrale è in grado di compiere il 60-75% dei movimenti della colonna e che i dischi intervertebrali tra L4-L5 e tra L5-S1 sopportano il maggior carico statico e dinamico. La valutazione biomeccanica dell’azione dei carichi sui dischi, effettuata con modelli matematici e modelli biomeccanici, ha fornito alcune indicazioni; indagini strumentali effettuate in laboratorio hanno valutato in 275 kg per le femmine e 400 kg per i maschi il carico discale massimo tollerabile. Nachemson(1965) ha individuato il carico discale in diverse condizioni, ad esempio in un soggetto di 70 kg. in postura eretta il carico discale è di circa 100 kg; Gagnon e coll.. hanno valutato in 641 kg. il carico discale massimo durante il sollevamento da seduto alla stazione eretta di un soggetto di

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73 kg. e Garg e coll. hanno valutato in 448 kg il carico medio sul disco L5-S1 nel trasferimento letto-carrozzina di pazienti con peso medio di 63 kg.. Recentemente l’EPM (Unità di Ricerca Ergonomia della Postura e del Movimento – ICP CEMOC Milano) ha valutato in 800 kg il carico massimo lombare nel trasferimento letto-carrozzina di un soggetto di 80 kg..

Il MAL DI SCHIENA (LOW-BACK PAIN) Quando si parla di “mal di schiena” ci si riferisce soprattutto alla lombalgia che nelle sue varie espressioni (acuta – frusta) rappresenta il sintomo principale di una patologia muscolo-scheletrica (artrosi, protrusione discale, ernia del disco, spondilolistesi, spondilolisi, ecc.). Per produrre un impulso doloroso vertebrale è necessario che vi sia stimolazione adeguata dei nocicettori, ovvero dei recettori del dolore, per irritazione chimica, per deformazione meccanica o per entrambe. Il mal di schiena rappresenta la principale causa di assenza per malattia: negli USA sono stati calcolati 28,6 giorni di assenza per malattia ogni 100 lavoratori, in Gran Bretagna 32.6. In Italia i dati INAIL segnalano un aumento degli infortuni in ambito sanitario: tra gli infortuni indennizzati nel 1999 il 18% riguardava la colonna vertebrale (dati INAIL sull’andamento degli infortuni sul lavoro – novembre 2000 n.11).

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Le strutture del rachide che possono evocare dolore sono: - Disco intervertebrale - Corpi vertebrali - Articolazioni inter-apofisarie - Strutture muscolo-legamentose - Dura madre - Plessi venosi

FATTORI DI RISCHIO Il lavoro può costituire uno dei fattori di rischio; gli altri sono: - Età : il rischio aumenta con il progredire dell’età; nella

donna può incidere anche il fattore osteoporosi - Sesso: in entrambi i sessi vi è una eguale prevalenza di

lombalgia - Sovrappeso e obesità: Rappresenta uno dei principali

fattori in quanto provoca l’aumento della pressione a livello delle strutture ossee, muscolari, tendinee; sovente si ha spostamento del baricentro per aumento di volume dell’addome con perdita del tono muscolare e aumento della sollecitazione lombare.

- Sedentarietà - Fumo - Caratteristiche psicosociali (insoddisfazione lavorativa,

monotonia, depressione)

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CORRELAZIONE TRA ATTIVITA’ LAVORATIVA E

DOLORE VERTEBRALE (NIOSH – National Institute for Occupational Health)

Le indagini epidemiologiche hanno consentito di classificare la correlazione tra attività lavorativa e dolore:

Lavoro fisico pesante = sufficiente evidenza Posture di lavoro statiche = insufficiente evidenza Sollevamento manuale di pesi e posture incongrue per frequenti flessioni e torsioni del tronco = forte evidenza Vibrazioni a tutto il corpo = forte evidenza

IDONEITA’ LAVORATIVA

A conclusione della visita medica e degli eventuali accertamenti strumentali e specialistici (Ortopedico e/o Fisiatra), il Medico Competente è in grado di esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica come precedentemente citato.

In Medicina del Lavoro vengono descritte: le malattie professionali in cui esiste una correlazione causa-effetto diretta tra lavoro e patologia (ad esempio esposizione a polveri di silice e silicosi) le malattie correlate al lavoro (Work Related Disease) ad eziologia multifattoriale, in cui l’ambiente di lavoro e le modalità di esecuzione del lavoro stesso costituiscono soltanto una delle cause di malattia, ed è in questo ambito che possiamo iscrivere le patologie correlate alla movimentazione manuale di carichi

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Per quanto riguarda la movimentazione manuale di carichi la prescrizione del Medico potrà riferirsi al massimo carico sollevabile ad esempio: “Idoneo con la seguente prescrizione: esclusione da movimentazione manuale di carichi >10 Kg.”; oppure, nel caso di reparti in cui sia stata effettuata la valutazione del rischio secondo l’indicazione EPM (pertanto con l’indice MAPO): “Idoneo con la seguente prescrizione: esclusione dai reparti con indice MAPO > 5.” Inoltre, sarà compito del Medico consigliare modificazioni delle abitudini di vita corresponsabili della sintomatologia dolorosa.

INDICAZIONI ERGONOMICHE PER LA MOVIMENTAZIONE DI PAZIENTI E DI CARICHI

L’operatore che si appresta a movimentare carichi o pazienti deve controllare di essere adeguatamente vestito e calzato e indossare i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) previsti per la sua mansione. Quando nella giornata lavorativa i compiti di movimentazione sono frequenti, l’operatore deve considerare l’ergonomia dei suoi gesti ripetuti. Se la postura è corretta questa contribuisce a prevenire il mal di schiena, se è incongrua realizza condizioni di sovraccarico

Postura = posizione che il corpo assume; può essere fissa se si mantiene nel tempo o dinamica se varia con il movimento. La correttezza della postura richiede un nostro controllo volontario e contribuisce a prevenire il mal di schiena.

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meccanico (eccessivo impegno di strutture articolari, tendinee e muscolari). Durante la mobilizzazione del paziente o del carico, la base di appoggio deve essere allargata con ginocchia semiflesse e tronco eretto

Porsi il più possibile vicino al paziente o al carico da movimentare e se il peso da sollevare è posto vicino al suolo, flettere le ginocchia (A) e non la schiena (B)

A B

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Evitare movimenti di torsione del tronco, specie se il tronco è già flesso; in taluni casi è meglio suddividere lo spostamento in più fasi

Utilizzare per lo spostamento del paziente, il trasferimento del proprio peso da un arto all’altro nella direzione del movimento (affondo), se necessario appoggiando un ginocchio sul letto del paziente

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Per sostenere un carico troppo pesante, avvicinarlo al corpo evitando di incurvare la schiena

Nel movimentare carichi, se è possibile, distribuire il peso sui due lati

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Se è possibile, suddividere carichi di peso elevato (A) in carico di peso minore (B)

A

B

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Se non è possibile suddividere un peso elevato, effettuare il sollevamento e lo spostamento in due operatori

Se si eseguono movimentazioni a postura fissa (in ginocchio o accucciati), cambiare spesso posizione o comunque alzarsi per rilassare e stirare i muscoli delle gambe e del tronco Sollevandosi da terra eseguire i movimenti lentamente e mai a strappi, specie sotto sforzo

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Nelle azioni di spinta o traino, è meglio spingere un peso (A) che tirarlo (B) A

B

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Se si sposta un grosso carico, appoggiarsi con la schiena al carico e spingere utilizzando la forza delle gambe lievemente piegate

Non sollevare un carico alzando le braccia al di sopra delle spalle; per spostare un peso in alto, salire su uno sgabello stabile o una scaletta

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Se si sta a lungo in piedi, appoggiare alternativamente un piede su un rialzo ed evitare di incurvare la schiena

Non mantenere posizioni protratte in posizione eretta e flessione del tronco; per attività che lo richiedano (medicazioni, prelievi, ecc.) è preferibile sedersi, evitando di incurvare la schiena

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Per la movimentazione dei carichi ricorrere ad attrezzature come carrelli e transpallet

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Per la movimentazione dei pazienti, utilizzare gli ausili eventualmente presenti in reparto (sollevapazienti, ausili minori, ecc.)

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PRESE DI BASE TRA OPERATORI Presa dei polsi

Presa delle dita

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SOLLEVAMENTI BASE IN CONDIZIONI DI SICUREZZA

SOLLEVAMENTO ORTODOSSO

Due operatori stanno in piedi, a lato del paziente,con ginocchia ed anche flesse, piedi separati di cui uno posto nella direzione del movimento e tronco diritto; le braccia degli operatori passano al di sotto delle ascelle del paziente e le mani sono poste sul dorso e sotto le cosce del paziente; presa di polso per le mani degli operatori Foto 1

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SOLLEVAMENTO CON PRESA CROCIATA Il paziente è seduto sul letto. Un operatore pone un ginocchio sul letto dietro il paziente mentre l’altro arto è posato a terra con ginocchio semiflesso; le braccia da dietro si portano in avanti passando sotto le ascelle e le mani afferrano i polsi del paziente; l’altra mano sorregge le gambe. In assenza di un operatore, se il paziente può usare almeno una gamba, piegarla chiedendogli di spingere sul tallone

Foto 2

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SOLLEVAMENTO DI SPALLA Il paziente è seduto sul letto; due operatori ai lati del letto,stanno in piedi spalla a spalla, leggermente dietro al paziente, ginocchia ed anche piegate, tronco eretto, piedi separati di cui uno orientato nella direzione del movimento; le spalle degli operatori sono sotto le ascelle del paziente e le mani sono sotto le cosce; presa di polso o dita per le mani degli operatori: il sollevamento si raggiunge raddrizzando anche le ginocchia

Foto 3

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LA MOVIMENTAZIONE DEL PAZIENTE:

COSA OCCORRE SAPERE

1. Quando non si conosce il grado di autonomia del paziente, far precedere alla movimentazione un esame rapido del paziente

2. Nel caso di disturbi accertati della motilità è necessario conoscere la patologia di cui il paziente è affetto

3. In certi casi, l’autonomia del paziente può variare

giornalmente (ad esempio dopo intervento chirurgico,…)

ESAME RAPIDO DEL PAZIENTE

Serve a valutare: - Udito - Vista - Comprensione - Motilità

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LA MOVIMENTAZIONE DEL PAZIENTE:

COSA OCCORRE FARE

L’ operatore deve vestirsi adeguatamente indossando le scarpe in dotazione A. Preparare il paziente vestendolo e facendogli

indossare scarpe chiuse

B. Spiegare al paziente ciò che si andrà a fare e, se possibile, richiedere la sua collaborazione

C. Se necessario, richiedere la collaborazione di uno

o più operatori; se la manovra è eseguita da due o più operatori, solo uno deve assumere la funzione di coordinatore, dando il tempo a colleghi e paziente per l’esecuzione del movimento

D. Preparare la zona di manovra

- frenare il letto - adeguarne l’altezza, se possibile, e

orizzontalizzarne il piano - abbassare e/o togliere le sbarre di

contenzione

La corretta movimentazione dei pazienti e dei carichi in ambiente ospedaliero

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E. Per trasferire il paziente dal letto alla sedia e viceversa

- preparare lo spazio adeguato di manovra

(90 cm. spazio minimo) - posizionare la sedia o la carrozzina dal lato

più idoneo per il paziente - bloccare la carrozzina, dopo averla preparata

F. Per trasferire il paziente dal letto alla barella/doccia-

barella e viceversa

- preparare lo spazio adeguato di manovra - frenare barella/doccia-barella - posizionarsi correttamente nel caso di

trasferimento a tre operatori senza ausili

G. Controllare la propria postura, soprattutto durante le attività di movimentazione

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MOVIMENTAZIONE DEL PAZIENTE:

PROCEDURE OPERATIVE

1. Spostamenti sul piano del letto 2. Rotolamento sui fianchi

3. Passaggio supino/seduto sul bordo del letto

4. Trasferimento letto/carrozzina, trasferimento

carrozzina/WC

5. Trasferimento carrozzina/letto

6. Sistemazione del paziente seduto

7. Spostamento da letto a barella o a doccia-barella

8. Sollevamento da terra in emergenza

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1. SPOSTAMENTI SUL PIANO DEL LETTO Paziente parzialmente collaborante: Insegnare al paziente come spostarsi da solo o con minimo aiuto

Paziente non collaborante: sollevamento ortodosso (Foto 1) sollevamento ortodosso modificato con telo di trasferimento o traversa (Foto 4) sollevamento ortodosso modificato con sostegno della

testa (Foto 5)

sollevamento di spalla (Foto 3) sollevamento con presa crociata (Foto 2)

EVITARE: - frizione cute - prese scorrette (rischio di

lussazione spalla/anca) - posizione scorretta del paziente

AUSILI: - TELI DI TRASFERIMENTO* - ACCESSORIO PER SOLLEVAMENTI* *sostituibile con traversa

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Foto 4

Foto 5

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2. ROTOLAMENTO SUI FIANCHI

Paziente parzialmente collaborante: Insegnare al paziente come rotolare da solo o con minimo aiuto

Paziente non collaborante: Posizionare il paziente vicino al bordo del letto,

flettendogli un arto nella direzione del rotolamento; le mani dell’operatore, poste dietro la spalla e sul bacino, muovono il paziente (Foto 6)

EVITARE: - prese scorrette (rischio di lussazione

spalla/anca) - scorretto posizionamento degli arti inferiori del

paziente - scorretto posizionamento degli arti superiori

del paziente - compressione cateteri venosi, arteriosi,

vescicali, drenaggi, ecc…

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Foto 6

AUSILI: - TELO DI TRASFERIMENTO PER

ROTAZIONI SUL LETTO sostituibile con una traversa

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3. PASSAGGIO SUPINO/SEDUTO SUL BORDO DEL LETTO

EVITARE: - prese scorrette degli operatori - prese scorrette del paziente - arti inferiori del paziente penzoloni dal

letto

Paziente parzialmente collaborante: “Pilotare” il movimento con opportuni suggerimenti

Paziente non collaborante: Suddividere lo spostamento in più fasi avvicinare il paziente sul bordo del letto (eventualmente ruotarlo sul fianco) Fargli scivolare gli arti inferiori fuori dal letto Ruotarlo “en bloc” sostenendogli il tronco e guidandogli

il bacino (Foto 7) N.B. valutare le potenzialità del paziente

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Foto 7

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4.TRASFERIMENTO LETTO/ CARROZZINA, CARROZZINA/WC

Paziente parzialmente collaborante: Posizionare la carrozzina correttamente; far appoggiare al paziente i piedi a terra e richiedergli il sostegno agli arti superiori (Foto 8)

Foto 8

EVITARE: - prese scorrette degli operatori - inadeguate calzature del paziente (non usare calze, lenzuola e pantofole)- scorretto uso degli ausili

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Paziente non collaborante: Sollevamento

ortodosso, con presa crociata (Foto 9) o di spalla con paziente seduto sul bordo del letto (Foto 10 e 12)

Foto 9 Il paziente con tronco debole richiede spostamento con presa crociata dalla posizione supina (Foto 13)

N.B. Ogni patologia presenta difficoltà diverse

Foto 10

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5.TRASFERIMENTO CARROZZINA/LETTO

Paziente parzialmente collaborante: Posizionare la carrozzina correttamente; far appoggiare al paziente i piedi a terra e richiedergli il sostegno agli arti superiori (Foto 11)

Foto 11

EVITARE: - prese scorrette degli operatori - inadeguate calzature del paziente (non usare calze, lenzuola e

pantofole)

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Paziente non collaborante: Sollevamento di spalla

e ortodosso con paziente seduto (Foto 10 e 12) Il paziente con tronco

debole richiede spostamento con presa crociata dalla posizione supina (Foto 9 e 13)

Foto 12 Foto 13

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6. SISTEMAZIONE DEL PAZIENTE SEDUTO

Paziente parzialmente collaborante: Insegnare al paziente come evitare lo scivolamento dalla carrozzina

Paziente non collaborante: Presa crociata attraverso le braccia con uno o più operatori: l’operatore si pone dietro al paziente seduto e fa passare le sue braccia da dietro in avanti afferrando i polsi del paziente (Foto 14); se il paziente è poco collaborante un altro operatore può posizionare e bloccare gli arti inferiori (Foto 15)

Foto 14

EVITARE: - prese improprie, dannose per

l’operatore e per il paziente - scorretta posizione arti e bacino

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Foto 15

AUSILI: - CUSCINO ANTIDECUBITO - TELO DI TRASFERIMENTO* - EVENTUALE CONTENZIONE PER IL BACINO O IL TRONCO * sostituibile con traversa

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7. SPOSTAMENTO DA LETTO A BARELLA O A DOCCIA-BARELLA

Paziente parzialmente collaborante: Utilizzo degli ausili ed istruzioni al paziente (Foto 16 e 17)

Paziente non collaborante: Utilizzo degli ausili o in mancanza di questi,sollevamento

a tre operatori (Foto 18 e 19)

Foto 16 Foto 17 N.B. controllo del capo del paziente

EVITARE: - prese scorrette - frizione cute

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Foto 18 Foto 19

AUSILI: - SOLLEVAPAZIENTI - TELO O SACCO DI TRASFERIMENTO* - IMBOTTITURA DI TRASFERIMENTO* *sostituibile con lenzuolo

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8. SOLLEVAMENTO DA TERRA IN EMERGENZA

EVITARE: - danni agli operatori - sollevamenti bruschi e scoordinati

Paziente parzialmente collaborante: Fissargli i piedi e utilizzare la presa crociata

Paziente non collaborante: Reclutamento di più operatori; durante l’esecuzione del sollevamento, utilizzo della flessione delle gambe Sollevamento con presa crociata attraverso le braccia,

sostenendo gli arti inferiori (Foto 20)

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AUSILI:

- IMBOTTITURA DI TRASFERIMENTO CON QUATTRO OPERATORI

sostituibile con lenzuolo

Foto 20

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PRINCIPALI AUSILI ED ATTREZZATURE PER LA MOVIMENTAZIONE DEI PAZIENTI

Gli ausili per la movimentazione dei pazienti:

- SOLLEVAPAZIENTI completamente elettrici sia con sistemi per corsetti sia con sistemi per barelle indicati per pazienti totalmente non collaboranti; sono indicati per spostamenti letto/carrozzina , letto/barella. E’ consigliabile che l’uso sia conseguente all’addestramento.

Gli ausili minori - sistemi di trasferimento:

- TELI DI TRASFERIMENTO, ad alto scorrimento, permettono cambi di postura e gli spostamenti sul letto del paziente

- TAVOLE DI TRASFERIMENTO, assi rigidi grandi in grado

di superare dislivelli tra letti e barelle, o piccoli in grado di facilitare il passaggio in posizione seduta tra letto e carrozzina

- CINTURA ERGONOMICA, fornita di maniglie, permette

di sostenere il paziente nei passaggi in postura eretta e durante il cammino

- PEDANA GIREVOLE facilita gli spostamenti che

prevedono la rotazione

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- ACCESSORI DI TRASFERIMENTO dotati di maniglie, per trasferire o sollevare il paziente

Le attrezzature ergonomiche:

- LETTO SANITARIO regolabile in altezza a movimentazione meccanica o elettrica, compatibile con l’utilizzo del sollevapazienti

- BARELLA regolabile in altezza

- CARROZZINA con poggiapiedi e braccioli estraibili,

schienale basso (max. cm.90 da terra), freni ben funzionanti e buona manovrabilità

Gli ausili e le attrezzature per operazioni di igiene del paziente:

- DOCCIA/BARELLA regolabile in altezza a movimentazione elettrica

- SEDIA COMODA PER DOCCIA E WC con poggiapiedi

estraibili, permette l’igiene del paziente se utilizzata per la doccia

- SOLLEVATORE IGIENICO A SEDIA PER DOCCIA E WC

- SOLLEVATORE IGIENICO A BARELLA PER VASCA

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USO CORRETTO DEGLI AUSILI MINORI Teli o sacchi di trasferimento

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Tavola o asse di trasferimento (in posizione supina)

Imbottitura di trasferimento

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Tavola o asse di trasferimento (in posizione seduta)

Cintura ergonomica

Pedana girevole

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INFORMAZIONI UTILI

PROCEDURE AZIENDALI INERENTI LA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

- RICHIESTA DI AUSILI ED ATTREZZATURE

ERGONOMICHE: utilizzare le SCHEDE TECNICHE AZIENDALI, presenti in ogni Direzione di Dipartimento, per richiedere ausili ed attrezzature; per particolari esigenze, non previste dalle schede tecniche, prendere contatto con i Servizi Prevenzione e Protezione e Medicina Preventiva e del Lavoro per la stesura di una scheda dedicata

- SOPRALLUOGHI: Il Servizio Prevenzione e Protezione e il

Servizio Medicina Preventiva e del Lavoro intervengono presso le UU.OO. con sopralluoghi specifici o su segnalazione dei Rappresentanti dei Lavoratori della Sicurezza

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SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE Padiglione B/1° piano

Responsabile Dr. Dimitri Sossai Tel. 2293 – 2680

Collaboratori Ing. Giuseppe Alì

Dr. Bernardo Odone Dr.ssa Annamaria Polimeni

Tel. 5079 Tel. 2264 Tel. 5080

Segreteria Sig.ra Maria Luisa Albinelli Sig.ra Maria Concetta Maioli

Tel. 2293 – 2680Fax 6756

RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

Sig. Roberto Benedettini Tel. 3671 Fax 6697

U.O. Bioingegneria Pad 6 - 2° piano

Dr. Angelo D’Elia Tel. 3219 Fax 6646

U.O. Anestesia e Rianimazione Monoblocco 2° piano

Dr. Michele Steinweg Tel. 777284 Fax 776719

U.O. Clinica Chirurgica 3° piano

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U.O. SERVIZIO MEDICINA PREVENTIVA E DEL LAVORO

MEDICI COMPETENTI Padiglione 7/piano terra

Direttore Dr. Francesco Copello Tel. 3111

Medici Competenti

Dr. Alessandro Poli Dr.ssa Elettra Casalegno Dr.ssa Maria Adelia Rossi Dr.ssa Maria Gabriella Mavilia

Tel. 3443 Tel. 5037 Tel. 3368 Tel. 3430

Assistenti Sanitarie

Sig.ra Doriana Corna Sig.ra Anna Manfrin Sig.ra Fiorenza Salomone

Tel. 2413 Tel. 3444 Tel. 3444

Caposala Sig.ra Maria Gabriella Marini Tel. 3436

Segreteria Sig.ra Laura Meneghello Sig.ra Elisabetta Ricupero

Tel. 2408 Tel. 2714

ORARI Lunedì – giovedì dalle h 8 alle h 17 Venerdì dalle h 8 alle h 14

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BIBLIOGRAFIA Linee guida per l’applicazione del D. Lgs 626/94 – a cura del Coordinamento Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome con la collaborazione dell’ISPESL e dell’Istituto Superiore di Sanità – 1996;

La movimentazione manuale dei pazienti nei reparti di degenza delle strutture sanitarie. La Medicina del Lavoro, vol 90, n° 2, aprile 1999;

Rischio da Movimentazione Manuale dei Carichi – informazione e formazione dei lavoratori nell’applicazione del D. Lgs. N° 626/94 e successive modifiche e integrazioni – ISPESL in collaborazione con Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Cattedra di Medicina del Lavoro, Istituti Clinici di Perfezionamento UOOML CEMOC Milano, SPRESAL ASL RMA RME Roma – 2000;

Woodhead-Faulkner. Handling the handicapped. The Chartered Society of Physiotherapy. Second Edition 1980.